Ultr'Azzurro Marzo 2011

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Mensile tifosi napoletani

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III Trav. 2/A int. 14

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Tifosi NapoletaniMUGNANO (NA) • Via Cesare Pavese, III trav. 2/Atel/fax 081 745 14 33

Gli articolisti forniscono la propria prestazione a titolo spontaneo,gratuito e assumendosi la responsabilità.

EDITORIALE

IL MATCH8 PRESENTAZIONE

DI NAPOLI - CAGLIARI

5 DI GENNAROMONTUORI

52322012

la spedizione in 24/48hlavorative è a cura

del corriere espresso:

50 FARETELEVISIONE

52 VOLPECINA E LABOYS CASERTA

46 UN VIAREGGIODA DIMENTICARE

44 PARMANAPOLI

42 L’ACCUSA:MO’ BASTA

40 NAPOLIBRESCIA

36 MILAN    NAPOLI

28 NAPOLICATANIA

32 VILLARREALNAPOLI

26 NAPOLIVILLARREAL

22 LA FOTODEL MESE

20 L’ORO DI NAPOLI’A NAVICELLA

16 VENTI ANNI FA L’ADDIODI MARADONA

12 PAOLO CANNAVARO101% NAPOLETANO

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Carissimi amici, bentornati! Prima di addentrarci nelle que-stioni tecniche, vi voglio riproporre una mia lettera indiriz-zata a tutto il popolo napoletano, letta recentemente intrasmissione.

“Napoletano, è arrivato il momento di farci rispettare. Se vo-gliamo ritagliarci un ruolo importante nella nostra nazione bisognarestare uniti e compatti. Basta con le lotte intestine. Inizia a far gi-rare la voce che il programma “Tifosi Napoletani” dà inizio a unanuova era. Lealtà, passione, esperienza, rispetto, trasparenza, com-petenza e soprattutto amicizia. Questi sono gli ingredienti per crearela Napoli del futuro. Costruire e non distruggere. La tua voce, la no-stra voce. Il nostro orgoglio, il tuo orgoglio. Rivalutiamo Napoli ed ilNapoli. Passaparola. “Sono stufo di essere derubato”, me lo dicevamio nonno, lo diceva mio padre ed oggi anch’io lo dico ai miei figli edai miei nipotini. Basta, io non ci sto!

Protestiamo con civiltà. Organizziamoci e valorizziamo il Sud.Oroglioso di essere napoletano. Sono stanco di dare il 100% e di ri-cevere il 20%”.

Il nostro amato Napoli, dopo l’eliminazione dall’Europa League ei torti arbitrali degli ultimi tempi, si è riscattato nel migliore dei modiandando ad espugnare il Tardini di Parma con il rientrante Lavezziautentico mattatore del match. La vittoria sulla via Emilia, l’ottavain campionato, ha portato il Napoli ad abbattere il record dei 7 suc-cessi esterni detenuto dal Napoli di Garbutt e Bianchi, da un lato.Dall’altro, tiene ancora aperto il discorso scudetto, visti i concomi-tanti pareggi delle milanesi. Io credo nel tricolore, ma nello stessotempo sono d’accordo con Mazzarri quando parla di fare i bilanci allafine del torneo.

In questo numero, oltre alla presentazione del match con gli spa-gnoli a cura di Salvatore Caiazza, vi proponiamo, con Mimmo Car-ratelli, il ventesimo anniversario della fine dell’epoca-Maradona.Era, infatti, il 17 marzo 1991 quando di fatto terminò l’avventurain azzurro del nostro re. La copertina, invece, è per il nostro capitanoPaolo Cannavaro, che ha deciso di sposare il Napoli a vita con il rin-novo del contratto fino al 2015. Questo mese, inoltre, torna anchela rubrica “L’oro di Napoli”, a cura dell’avv. Enrico Tuccillo, eccellenteopinionista della nostra trasmissione. Poi, due servizi sui torti arbi-trali e del palazzo subiti dagli azzurri. Immancabili, altresì, le foto-cronache delle gare finora disputate e lo spazio del settore giovanile.

Vi ricordo, infine, l’appuntamento con "Tifosi Napoletani", inonda il giovedì (ore 20.45) sulle frequenze di Tele A e Sky 868, conreplica il venerdì (ore 22.30) su Tele A+ e Sky 929 e il sabato (ore10) su Sky 868 e Tv Capital. Siamo in onda anche il sabato (ore19.45) e il lunedì (ore 20.30) per i commenti pre e post-gara, sempresu Tele A, con rispettive repliche. Per tutti gli aggiornamenti potetesfogliare il nostro sito www.tifosinapoletani.it. Un bacio alle personeche soffrono, stiamo vicini ai nostri fratelli giapponesi, almeno conuna preghiera. Buona lettura e Forza Napoli

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TIFOSI NAPOLETANIIN

DIR

ETTA Giovedì ore 20.45

REPL

ICA

Venerdì ore 2.30

REPL

ICA

Venerdì ore 22.30

IN D

IRET

TA Lunedì ore 20.35

REPL

ICA

Lunedì ore 22.00

REPL

ICA

Martedì ore 2.30

IN D

IRET

TA Sabato ore 19.45

REPL

ICA

Sabato ore 22.40

REPL

ICA

Domenica ore 2.30

REPL

ICA

Sabato ore 10.00

Speciale TIFOSI NAPOLETANIpre-Gara

post-Gara

orari trasmissioni

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IL MATCHdi SALVATORE CAIAZZA

NAPOLI vs

CAG

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Ora guai a fermarsi. Sarebbe un peccato nonsfruttare questo posticipo casalingo col Ca-gliari per potersi avvicinare ancora di più

alla vetta della classifica. Il successo in casa delParma ha ridato al Napoli la giusta carica per tornarea correre come qualche settimana fa. Adesso che c'èanche Lavezzi, poi, è una ragione in più per blindareun terzo posto che vorrebbe dire Champions Leaguediretta. È l'Europa che conta l'obiettivo principale delclub azzurro ma se dovesse arrivare qualcosa in piùnessuno griderebbe allo scandalo. Dopo il colpaccionel girone d'andata, i partenopei devono sfatareanche il tabù casalingo contro i sardi. Da quando siè tornati in serie A non si è mai riusciti a vincere.Stavolta potrebbe essere la volta buona. Donadonipermettendo. Sì, perché dall'altra parte c'è quell'al-lenatore che De Laurentiis mandò via in fretta efuria per fare posto a Mazzarri. L'ex campione delMilan ha il dente avvelenato e sicuramente cercheràdi rovinare la festa al Napoli. Spetterà, dunque, al-

l'ottimo Walter riprendersi la scena. L'allenatore to-scano torna in panchina dopo aver scontato il turnodi squalifica. Mazzarri deve schierare una forma-zione in grado di dare continuità ai tre punti incas-sati al "Tardini". Per l'occasione rientrano glisqualificati Dossena e Aronica. Il primo si riprendeil posto sulla fascia sinistra, il secondo è in ballottag-gio col giovane Ruiz che a Parma ha fatto vederetutto il suo valore. Intoccabile Cannavaro centrale, adestra pronto Campagnaro. A centrocampo in tresgomitano per due maglie: Gargano, Pazienza eYebda. Zuniga, naturalmente, sostituisce lo squali-ficato Maggio. In attacco il solito Lavezzi trascinerài colleghi Hamsik e Cavani. Il Matador è stanco distare a digiuno e vorrebbe finalmente sbloccarsi e su-perare quota venti gol. La sfida contro il Cagliari ri-corda anche il passato. Tanti i doppi ex, a partire daRanieri, passando per Zola e finendo a Fonseca. Ilrecente passato appartiene a Edy Reja. Con il gori-ziano, però, ci si rivede il 3 aprile al San Paolo.

GLIARI

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PRIMO PIANO

Il rinnovo del contratto è il suggello di un amore sconfinato per icolori azzurri. Paolo Cannavaro e il Napoli, esattamente un mesefa, si sono giurati fedeltà fino al 2015. Il prolungamento dell’ac-

cordo rappresenta, per il difensore della Loggetta, il giusto e meritatopremio per quanto fatto in questi anni, dal punto di vista umano eprofessionale, sia nello spogliatoio che in campo.

La maglia della squadra più amata è come una seconda pelle per ilcapitano partenopeo, che l’ha indossata dal 1995 al 1999 (giovanilicomprese) e ha ripreso ad indossarla dal 2006, quando Pierpaolo Ma-rino lo riporta in riva al Golfo per allestire un organico competitivoappena promosso in B e in grado di tentare la scalata alla massimaserie.

Come è strana la vita, quando Paolo firma la prima volta con lasocietà di De Laurentiis viene presentato come il “fratello di”. Appenaqualche settimana prima, infatti, Fabio ha alzato al cielo la coppa delmondo in quel di Berlino. Oggi, invece, può dirsi probabilmente chei ruoli si sono invertiti. Paolo ha un cognome pesante e all’inizio devefare i conti anche con questo per guadagnarsi la stima e l’affetto deitifosi. Le sue prestazioni, in questo primo quinquennio in azzurro,sono state tutte in crescendo, condite da pochi ma significativi golcome la rovesciata in coppa Italia alla Juve nell’agosto del 2006 equello segnato al Catania lo scorso anno al San Paolo. Dopo aver in-dossato la fascia in alcune gare della stagione 2007-’08 e in quellasuccessiva, diventa definitivamente capitano lo scorso anno, periodoche coincide con la piena maturazione calcistica e imponendosi al-l’attenzione di club blasonati come la Roma che, fino all’ultimo, nonha mai smesso di corteggiarlo.

“Voglio essere una bandiera azzurra -ha detto il numero 28 par-tenopeo all’atto del rinnovo del contratto-. Sento la responsabilità diquesta maglia e spero di vincere qui per poter davvero diventare unsimbolo”.

Glielo auguriamo con tutto il cuore, magari realizzando un sognoche non è riuscito al fratello il quale, pur avendo vinto tutto, chiuderàla carriera con il grande rammarico di non aver conquistato uno scu-detto col Napoli.

Forza Paolo, tu, simbolo della napoletanità, portaci a vincere il tri-colore. Sarebbe bello già oggi vederti segnare contro il Cagliari. Pec-cato solo che la Nazionale, in questi anni, non ti abbia per nulla presoin considerazione. Avremmo di certo visto un’altra Italia anche in Su-dafrica se ci fossi stato tu tra i convocati. Ma non tutti i mali vengonoper nuocere: caro Paolo,l’azzurro più bello è quello del Napoli.

101% napo101% napoldi ANDREA PETRELLA

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oletanoletano

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Sono passati vent’anni. As time goes by. Cosìcantava il vecchio Sam al caffè di Rick, a Casablanca.Così il tempo è passato. Vent’anni fa, il 17 marzo1991. Quel campionato doveva solo finire.

Non aveva più senso per il Napoli. Mancavanonove giornate e il Bari venne a giocare al “SanPaolo”. Il Napoli vinse con un gol di Zola. Ricordoquello che Maradona diceva: “L’anno scorso ho chie-sto a Ferlaino di lasciarmi libero, lui non ha voluto.Volevo andare al Marsiglia perché là mi davano unmese di vacanza a Natale. Questo era l’unico motivoperché volevo andare in Francia.

Ora sono troppo vecchio per cambiare, ho duebambine. In campo, in panchina o per strada mi do-vrete sopportare fino al 1993, quando scadrà il miocontratto col Napoli. Ma se si continua a dire che ilNapoli vince nonostante Maradona e perde percolpa di Maradona, allora me ne tornerò in Argen-tina a giocare su un campetto vicino casa di miamadre. Non sto bene, sto pagando i malanni fisiciche mi affliggono da due anni”. Dimenticammo lapartita col Bari e il Napoli andò a Genova. Un tonfocon la Sampdoria: 1-4. Diego segnò su rigore controla squadra che avrebbe vinto il campionato. Ci sta-vamo abituando a perdere col pibe in campo. Nonsapevamo ancora che quella di Genova sarebbe statala sua ultima partita e il suo ultimo gol in maglia az-zurra.

All’esame antidoping dopo la gara col Bari Diegorisultò positivo. Tracce di cocaina. Puntuale arrivòil deferimento agli organi disciplinari. Immediatasospensione dall’attività agonistica. Secca l’accusa:“Diego Armando Maradona, in violazione all´arti-colo 32 del codice di giustizia sportiva, prima dellagara Napoli-Bari ha assunto cocaina, sostanza vie-tata dalle vigenti disposizioni in materia”. Nel girodi un mese si sarebbe tenuto il processo sportivo eavremmo conosciuto la sanzione. Il sindaco di Na-poli Nello Polese dichiarò: “Che Maradona pren-desse stupefacenti lo si sapeva da tempo, soltantoche la storia è venuta fuori adesso. D’altra parte, po-trei fare elenchi di calciatori eccellenti che lavoranoin altre città, anche europee, e che ne fanno uso”.Proseguì: “L’assunzione di stupefacenti appartienealla sfera privata, mentre sul piano pubblico contanole prestazioni. Maradona non si allenava da anni, ep-pure è riuscito a fare cose straordinarie. Dispiace chesi sia distrutto, che non sia riuscito a resistere acerte tentazioni”. La cocaina non era un eccitante,Diego non la prendeva per vincere le partite. Perquello bastava la sua arte anche se il fisico non ri-spondeva più come una volta. Era sempre il più

grande, Diego, benché malato inguaribile e prigio-niero senza speranze della polvere bianca.

Analisi e controanalisi confermarono le traccedi cocaina nelle urine. Quattordici anni dopo, Fer-laino ha rivelato: “Maradona è il mio amore amaro.Lui mi attacca sempre, mi ritiene un nemico che hafatto male a lui, al Napoli e a tutto il calcio. EppureMaradona l’ho salvato decine di volte. Con l’antido-ping soprattutto”. Il presidente chiarì: “Dalla dome-nica sera al mercoledì Diego, come qualcun altro delNapoli, era libero di fare quello che voleva, ma il gio-vedì doveva essere pulito. Basta non assumere co-caina per un certo periodo di tempo perché questanon risulti alle analisi del dopo-partita. I nostri me-dici chiedevano ai giocatori se tutto era a posto. Solodopo seppi di un trucco. Se qualcuno era a rischiogli si dava una pompetta contenente l’urina pulitadi un altro. L’interessato la nascondeva nel panta-lone della tuta e quando entrava nella stanza dell’an-tidoping ne versava il contenuto nel flaconcino delmedico della Federazione. Quel giorno del 1991,Moggi chiese a Diego se era pulito e Diego risposedi sì. Il fatto è che i cocainomani mentiscono persinoa se stessi. Risultò positivo. Il presidente federaleNizzola mi dette in via confidenziale la notizia. Maormai era troppo tardi”. Ma andò proprio così? Op-pure Diego era diventato ingombrante. Le sue pro-teste per il Mondiale ’90 avevano irritato igovernanti del calcio, il Napoli non vinceva più eperciò era giunto il momento di sbarazzarsi di lui.Da tempo Maradona era stato lasciato al suo de-stino. Fu ancora più solo il giorno del deferimentoalla Commissione disciplinare in seguito all’antido-ping dopo la partita col Bari.

Eravamo alla vigilia di Pasqua e la sera del 30marzo, un sabato, andai a casa sua in via ScipioneCapece. Mi aprì Juan Marcos Franchi, il procuratore.Yanina, due anni, nata il giorno in cui il Napoli vinsela Coppa Uefa, era già a dormire. Dalmita, quattroanni, nata il giorno del primo scudetto azzurro, eral’indiscussa regina della casa. C´erano venti bagaglipronti. La madre di Claudia, una signora minuta epaziente, con gli occhiali, chiudeva gli ultimi bor-soni. Claudia, gentile, un po’ tesa, preparò un buoncaffè. Non sapevo che cosa dire a Diego. Lui era intuta e aveva la barba lunga. Stava guardando alla tvun vecchio match di Tyson. L’aveva visto combatterea Las Vegas e Diego mi disse: “Ci andai con miopadre a vederlo, al mio vecchio piace la boxe. Ora checol calcio ho finito avrò molto tempo per mio padre.Troppo tempo è passato senza vederci. Il calcio miha dato tanto, ma mi ha tolto moltissime cose”.

Mi commosse il suo viso che si addolcì mentreparlava di papà Chitoro. Un po’ imbarazzato, glidieci un dolce pasquale napoletano, la pastiera. “E’per te, è molto dolce. L’ha preparata una mia amica,Maria Donadio, che ha un ristorante in via Arcoleo”gli dissi. Arrivò Massimo Crippa che lo abbracciò escoppiò a piangere. Poi vennero Careca, De Napoli,Ferrara, Alemao, Francini, Incocciati. Diego scher-zava con tutti rompendo l´atmosfera un po’ pesante.Chiamò da Vienna, dove giocava, il fratello Hugo. Ilpibe andò a rispondere al telefono. Fu una telefo-nata molto tenera e Diego scoppiò a piangere. Tornòsulla poltrona dov’era seduto e Dalmita gli saltò sulleginocchia. Lo guardavo e gli volevo bene. “La vitanon finisce qui”, disse, citando un detto argentino.“Ogni giorno ne impariamo una nuova, ma si deveandare avanti. Io andrò avanti”. Avevo un groppo ingola e avrei voluto abbraccialo. Lui disse ancora:“Uscirò dal tunnel. Si dice così? Lontano dal chiassoche si sta facendo qui, penserò molto, rifletterò, vi-cino a mio padre”.

Bevemmo il caffè. “Andremo via domani sera”disse. “Voglio un po’ di tranquillità, ma non scappo.Sono pronto a tornare quando i giudici italiani miconvocheranno. Porterò sempre Napoli nel cuore,soprattutto quelli che qui mi hanno voluto bene. Ese oggi sono pochi, se anche si contassero sulle ditadi una mano, questi pochi valgono tutte le folle chemi hanno applaudito quando giocavo”. Congedan-doci, ci abbracciammo. Avrei voluto dirgli che tuttoil mio affetto per lui andava oltre l’ammirazione perle mirabilie in campo. Io amavo il ragazzo sincero eistintivo, generoso e leale che era venuto a Napoli, equella sera amavo l’uomo in difficoltà, sotto il ma-cigno del doping in un giorno di tradimento totaleda chi lo aveva sfruttato e goduto. Balbettai: “Ce lafarai, Diego? Promettimi che ce la farai. Non voglioche torni per giocare, questo non ha importanza perme. Voglio che torni guarito, sereno. Prometti?”.

Mi guardò dicendo: “Te lo prometto”. Andai viacon un peso sul cuore. Avevo visto nei suoi occhil’ombra di una sconfitta irrimediabile, ma la suavoce e la sua promessa erano state sincere. Era il piùcaro ragazzo che avessi mai conosciuto. Il giornodopo, partirono Claudia, sua mamma e le bambine.Diego rimase con Franchi nella casa di via ScipioneCapece. “Sono a disposizione di chiunque” disse. Lu-nedì, primo aprile, decise di andare. “Domani è ildue di aprile, è il compleanno di Dalmita che è giàin Argentina, voglio stare con lei”. Andai a vederlopartire, la sera di lunedì. C´era una gran folla di gior-nalisti e fotografi davanti all’abitazione sulla collina

RICORDI STORIdi MIMMO CARRATELLI

Venti anni fa l’addio di Maradona

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di Posillipo. In casa, si fecela barba canticchiando unmotivo argentino: “Paja-rito, pajarito”. Un’aria tri-

ste di tango. Diego mangiò un piatto di pasta primadi partire. Disse: “Io non voglio far finta di non avereproblemi. Nella vita c’è chi sa di avere problemi evuole risolverli, ma c’è pure chi ha il problema evuole continuare a vivere ignorandolo. Io non vogliopiù ignorare”. Pensò a papà Chitoro. “Mio padre nondeve soffrire. L’infarto gli è venuto anche per tuttiquesti miei problemi. Andrò a pescare con lui, comeabbiamo fatto l’ultima volta. E parleremo, parle-remo tanto. E mi allenerò ancora, soltanto davantia lui”. Andò al telefono e compose il numero di VillaDevoto a Buenos Aires. “Hola, madre, sto tornando.Dejame hablar con papo”. Papà Chitoro non venneal telefono, era troppo emozionato. Si stava facendonotte ed era una dolcissima sera d’aprile. Poco dopole 22, Diego, scese di casa. Indossava blue-jeans az-zurri, una camicia gialla a pois di Versace, un giub-bino di pelle nera, occhiali scuri. Intravedemmotutti, oltre il cancello, la sua Bmw 850 scura. Dentroc’era già Franchi. Diego si mise al volante.

Il cancello si aprì e l’auto venne fuori lenta-mente. Poi, mentre scattavano i flash dei fotografi,lui accelerò d’improvviso e si allontanò con unasgommata. Questo accadde la sera del primo aprile1991. Diego aveva 31 anni. Era stato il nostro idoloper sette anni, la nostra gioia, le nostre domeniche,le vittorie, gli scudetti, dolce e arrogante, deliziosoe ribelle. Era stato la magia del “San Paolo” e le nottibianche allo “Zapata” e alla “Cachassa”, i locali chepiù frequentava. Se ne andò dopo aver detto: “Nonposso stare più qui. Napoli vuole il grande Maradonae io non sono più grande. Dite a Napoli che l’hoamata. Questo è il mio messaggio. Volevo restareancora. Avevo fissato qui la festa di compleanno perDalmita, il due di aprile. Ma nessuno mi ha dettoche dovevo restare”. Andò veloce la Bmw scura sul-l’autostrada da Napoli a Roma. A Fiumicino, Fer-nando Signorini sbrigò le pratiche per la partenza.L’aereo italiano per Buenos Aires, sigla AZ 576, partìall’1,05. Finì una favola.

Dall’Argentina mandò queste parole: “Ora chesono qui a Buenos Aires voglio affidarvi il messaggioche mi viene dal cuore e da un profondo senso dinostalgia perché sette anni passati tra di voi rappre-sentano molto della mia vita, la parte forse più bellae anche la più complicata. Dite a Napoli che l´hoamata, questo è il mio messaggio. Ritornerò per queidieci, cento napoletani che mi vogliono bene. Loromi bastano. Nessuno mai mi caccerà da Napoli. Nonsono fuggito. Nessuno mi ha detto che dovevo re-stare. E chi non fugge ritorna. Come farò io. Salutoancora la maglia azzurra, i compagni che m´hannovoluto bene. Aspetto serenamente le sentenze spor-tive. Qui ora ho i tifosi del Boca, ma quelli del SanPaolo restano nel mio cuore, per sempre”.A un giornale argentino dichiarò: “Vuelvo vencido ala casita de mis viejos”. Ritorno sconfitto alla casettadei miei vecchi. Il procuratore Franchi disse: “Diegorientra definitivamente in Argentina. Abbandona

provvisoriamente il calcio. Ha bisogno di tranquil-lità. Resterà per quindici giorni con i suoi e poi con-cederà tutte le interviste che gli verranno chieste”.

A Soccavo nessuno occupò il suo posto neglispogliatoi. Dissero: “Diego ci aveva detto che sa-rebbe partito, ma ci ha anche giurato che tornerà”.Disse Ciro Ferrara: “Diego ha pagato un prezzo al-tissimo alla sua vita che era, sì, fatta di clamori, soldie successi, ma probabilmente anche di profonda so-litudine per non potere avere una vita tutta sua, unavita privata come tutti quanti gli altri”. Careca ag-giunse: “Anche se lontano, Diego sarà con noi incampo domenica a Torino”. La domenica prima cheMaradona partisse, il Napoli pareggiò al “San Paolo”con l´Inter. Giunsero notizie amare dall’Argentina.Juan Marcos Franchi disse: “Maradona non torneràmai più a giocare nel Napoli né in Italia”. Seguivamole cronache di Buenos Aires. Su una Fiat Uno ama-ranto Diego faceva la spola fra casa sua, in Calle Cor-rea, e la casa dei genitori in Calle Cantilo. Giocavacon le bambine, riceveva qualche amico calciatore.Un giorno i giornalisti gli strapparono questa frase:“Ho fatto venticinque controlli antidoping, possibileche proprio l´ultimo fosse positivo?”.

Ecco il sospetto che fosse stata una trappola. Lopensammo in molti. Maradona dovevi pagare qual-cosa e, così come si stava riducendo con la coca, alNapoli non serviva più.

Sabato 6 aprile 1991 venne fuori la sentenzadella Commissione disciplinare della Federcalcio.Quindici mesi di squalifica per le traccedi cocaina nell´antidoping. Affermòla Disciplinare che la cocaina era unostimolante proibito dalla nuova nor-mativa come la fentermina che avevaportato alla squalifica di un anno deicalciatori della Roma Peruzzi e Car-nevale. La squalifica di 15 mesi sa-rebbe stata estesa in campointernazionale. Diego non avrebbepotuto giocare con la nazionale ar-gentina. Gli avvocati italiani, prota-gonista Vincenzo Maria Siniscalchi,avanzarono il dubbio che le provettecon le urine di Diego potessero es-sere state manipolate e chiesero unasuperperizia e un supplemento di in-dagini. Disse l’avvocato Siniscalchi:“Le tracce di cocaina trovate hannoun valore tanto modesto che bastaper dimostrare che Maradona nonintendeva certo assumere la so-stanza per migliorare le prestazionisportive, bensì per una scelta di be-nessere personale”. Chiese perciò chevenisse giudicato in base all’articolo1 del codice sportivo (era venutomeno a doveri morali) e non per l’ar-ticolo 32 che riguardava il doping.

Dopo quattro ore in Camera diconsiglio i giudici emisero la sen-tenza di condanna. Si disse che fuuna sentenza equa perché, Diego, ri-

schiava due anni di squalifica. I giudici sportivi chia-rirono: “La cocaina fa parte del primo gruppo di so-stanze dopanti e non interessa il motivo per il qualeè stata assunta, un calciatore sa che basta l’assun-zione per infrangere la regola”. Il Napoli fu scagio-nato da ogni responsabilità. Rischiava un’ammendadi 400 milioni. I giudici sportivi dissero che Mara-dona non poteva essere “governato” dalla società az-zurra e perciò il Napoli non aveva responsabilità perquello che faceva. Governato? Responsabilità? Loabbandonarono, ecco tutto. L’amarezza più grandefu che avemmo la conferma della droga. L’avevamosospettata, forse saputa, e taciuta. La Commissionedi appello federale confermò, il 20 aprile, la sen-tenza della Disciplinare: quindici mesi di squalifica.Dopo che Diego se ne andò, quel campionato 1990-91 continuò senza allegria. Ci sembrava assurdo ve-dere il Napoli in campo senza il pibe. GianfrancoZola indossò la maglia numero 10. La portò con ri-spetto e, poiché era cresciuto guardando le magìedel pibe a Soccavo, fece anche di più. Aveva imparatoa calciare le punizioni col tocco di incantesimo diDiego. A tenere il Napoli a metà classifica contribui-rono Careca, Alemao, Ciro Ferrara, Crippa, Renica,De Napoli. Zolino ci regalò le sue prime mirabilie.Andammo a vincere sul campo della Lazio. Maormai Albertino Bigon allenava una squadra di no-stalgia. Il vuoto che Maradona aveva lasciato eratroppo grande.

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Nella navicella spaziale si scatenò il putiferio: “La rotta è sbagliata” gridava uno degli astro-nauti. “No -diceva un altro- la velocità si è ridotta per qualche guasto sconosciuto”. “Miavete scocciato - urlò il terzo - qui comando io e decido io cosa fare”. Poverini, gli astronautinon si rendevano conto che a migliaia e migliaia di chilometri nella centrale spaziale ride-

vano di quei litigi. Le leve dei comandi che dirigevano il veicolo ce li avevano loro, i capi dei capi, e qua-lunque esito avesse avuto quell’inutile contesa, la navicella sarebbe arrivata dove e come loro avevanogià deciso che arrivasse! Quest’amara cultura, a noi napoletani tramandata da secoli anche attraversodetti antichi (attacca ’o ciuccio addò vò ’o padrone ) sembra sconfiggere ogni speranza, ma non è piùcosì!

Noi stiamo prendendo coscienzache dobbiamo reagire unendoci! Ilpopolo sta crescendo complessiva-mente e ora tocca all’arte, ai profes-sionisti, ai cosiddetti intellettuali ditrovare i modi per vincere le distrut-tive separazioni e capire sempre me-glio ed in maniera vincente chi sonoe dove si trovano quelli che decidonole nostre sorti e si permettono, poi,anche di ridere di noi. Quelli che cirubano i soldi, il lavoro, la salute, ladignità mettendoci gli uni contro glialtri. Quelli che scelgono ignobili per-sonaggi, talvolta anche sangue delnostro sangue, per governarci, vicerèmoderni, traditori al servizio di re-altà a noi estranee che, sfruttandoci,ci considerano stupidi e imbelli!

E la reazione come la compren-sione deve essere totale. Tutti icampi, tutte le occasioni devono es-sere lette e finalizzate a questa sto-rica liberazione!

Cominciamo dal fenomeno calcioche attrae ed emoziona la quasi tota-lità di noi Napoletani. Gli ultimi av-venimenti hanno ulteriormenterivelato, e con sconcertante evi-denza, quello che già conoscevamoattraverso il processo legato a “Cal-

L’ORO DI NAPO’A Navicella

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ciopoli”: gli esiti degli incontri sportivi vengono condizionati per raggiungere obiettivi predestinati.Ma attenzione! Come al solito, avendo creato le premesse ora ’e fetiente si aspettano le conseguenze!NON DOBBIAMO CADERE NEL TRANELLO! Si aspettano che perdiamo la calma, la gioia di quel gioco,che ci ha permesso di raggiungere quasi la vetta della classifica -nonostante i mancati e tanto richiestiacquisti- e “ciliegina sulla torta” (come dice il mio amico Palummella) vogliono metterci contro l’interaclasse arbitrale. Non deve succedere! Anzi, dobbiamo recuperare la nostra formidabile capacità di vit-toria. Considerate che, se è vero che abbiamo registrato quel calo fisiologico che è normale in ogni cam-pionato; e che abbiamo fatto qualche passo falso, anche se non sempre per colpa nostra; è altrettanto

vero che siamo al terzo posto, an-cora in corsa persino per lo scu-detto.

Quanto agli “errori” arbitrali te-nete presente che non è facile resi-stere ai pesanti condizionamentidei potenti, anche da parte degli ar-bitri che da quelli, direttamente oindirettamente, dipendono. E con-siderate che molti degli arbitri ri-mangono difensori della giustizia incampo. Per questi motivi noi dob-biamo dare loro fiducia, sostenerli,lodarli quando resistono alle insi-die. Vi ricordate l’episodio che hacomportato la squalifica di Lavezzi?Volevano che l’arbitro denunziasselo sputo. Invece si comportò benis-simo ripetendo che non aveva visto!Ed anche in altre precedenti occa-sioni gli arbitri sono stati giusti eleali. Perciò diamo fiducia a questiuomini per il loro difficile compitoe ne riceveremo solo bene! Quantoa te, Mazzarri, stai sereno. Ti sti-miamo e se qualche volta ti rivol-giamo critiche è solo perché tivogliamo ancora migliore perchénon dimenticarlo mai tu sei il Mi-ster della squadra della più bellaCittà del mondo.

FORZA NAPOLI!

OLIdi ENRICO TUCCILLO

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LA FOTO DEL MESE

Il bomber Cavani con lemani tra i capelli.L’atleta di Dio non segnada diverse domeniche.Forza bomber contro ilCagliari è il momento di ritornare al gol.

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In un San Paolo in cui a brillare sono le coreografie delle curve e delBattito Azzurro, l’andata dei sedicesimi di Europa League segna ilterzo pari a reti bianche per il Napoli di Mazzarri, costretto sullo

0-0 da un coriaceo Villarreal. Un risultato che, in vista del ritorno, puòandare comunque bene agli azzurri, a cui basterà un pareggio con retiper passare il turno. Squadra ostica il Villarreal, che scende in camposeguendo la logica del “primo non prenderle”, ma dimostra nel palleg-gio tutta la sicurezza propria delle squadre abituate da tempo ai palco-scenici internazionali. Napoli attento, ma troppo contratto nel primotempo. Senza Hamsik, sostituito da Mascara, manca l’uomo che verti-calizzi negli ultimi metri. Al 13’ brivido con Nilmar che sbuca in areaben imbeccato da Rossi: De Sanctis sventa. L’occasione migliore per ilNapoli arriva al 42’ quando Lavezzi fa filtrare un buon pallone per Ca-vani, che però da solo davanti al portiere avversario ha il problema digirarsi e viene fermato. Sul finire del tempo giallo in area spagnola perun fallo di mano di Borja Valero, l’arbitro lascia proseguire. Nella ripresail Napoli spinge sull’acceleratore. Gli ospiti arrancano, ma chiudonoogni varco. Mazzarri si gioca la carta Hamsik, in campo al posto di Ma-scara. La partita si infiamma al 25’ quando Cavani segna di testa ma èfuorigioco. I lanci lunghi mettono in difficoltà il Villarreal, al 27’ La-vezzi si ritrova solo davanti a Diego Lopez, bravissimo a chiudere lospecchio all’argentino. Stanchi, gli azzurri sembrano accontentarsi delpareggio senza reti. Nel finale, si assiste al ritorno del Villareal con unaconclusione velenosa di Borja Valero, De Sanctis ci mette i pugni e ri-manda ogni decisione alla sfida del Madrigal. Mancherà Aronica,espulso negli ultimi secondi per doppia ammonizione.

di MARIA BARBARO

Clattenburg (Inghilterra) 5

Diego Lopez 6,5Mario Gaspar 6

Gonzalo 6Musacchio 6Capdevila 6

Borja Valero 6.5Senna 6.5

(16’ st Marchena 6)Bruno Soriano 6

Cazorla 6 (42’ st Català sv)

Nilmar 5.5Rossi 6

(32’ st Ruben sv)A disp.: Diego Marino,

Cicinho, Cani e Marcos Gullon. All.: Garrido 6

NOTE: Spettatori: 50mila circa.Angoli: 5-1 per il Napoli.

Recupero: pt 1’; st 4’.

De Sanctis 6Campagnaro 7Cribari 6Aronica 6Maggio 6Gargano 5 (33’ st Sosa sv)Yebda 6.5 (23’ st Pazienza 5)Dossena 5.5Mascara 6 (16’ st Hamsik 5.5)Lavezzi 6Cavani 6A disp.: Iezzo, Santacroce,Ruiz e Zuniga.All.: Mazzarri 6

0 0

Trentaduesimi andata 17/02/2011

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(m.b.) Ancora secondo. Il Napoli soffre, ma risponde presentedopo le vittorie (discusse) delle due milanesi. Il successo col mi-nimo scarto contro il Catania regala agli uomini di Mazzarri lapossibilità di andarsi a giocare la supersfida di lunedì prossimocon il Milan, a tre punti di distanza dai rossoneri. Partita compli-cata per gli azzurri, resa molto più difficile dall’assenza di Lavezzi,insostituibile grimaldello contro squadre chiuse come quellamessa in campo da Simeone nel primo tempo. Eppure è il Cataniain avvio a sfiorare il vantaggio al 5’ con un colpo di testa di Sche-lotto, che si stampa sul palo. Il brivido scuote il Napoli, che pocodopo trova con Sosa -in campo in qualità di vice-Lavezzi- un calciodi rigore. Dal dischetto va Cavani, ma il Matador manda il pallonea baciare il palo alla destra di Andujar (10’). Il primo tempo è unosterile monologo azzurro. Sterilità spezzata per un attimo al 24’quando Zuniga, liberato da un rimpallo fa secco Andujar da pochipassi. Lo svantaggio spinge Simeone nel secondo tempo a varareuna squadra più coraggiosa. Il Napoli sembra comunque più inpalla. Hamsik al 1’ scalda le mani di Andujar, ma di altre vere oc-casioni non ne crea più. Gli etnei vengono fuori e creano pericolisoprattutto sui palloni alti, grazie ai centimetri di Spolli. Lodi al23’ ci prova su punizione: De Sanctis è attento. Il portiere abruz-zese è decisivo anche 9’ dalla fine quando deve intervenire in duetempi su un velenoso diagonale di Morimoto. Gli azzurri fini-scono con Santacroce in attacco (per lui problemi muscolari) e ri-schiano ancora nei minuti di recupero, quando Maxi Lopez mettealto di testa su cross di Ricchiuti.

Gava di Conegliano Veneto 6

Andujar 5.5Potenza 5.5

Silvestre 6Spolli 6

Marchese 5.5Schelotto 5

(18’ st Maxi Lopez 6)P. Ledesma 5.5

Lodi 5.5Martinho 5.5

(43’ pt Morimoto 5.5)Gomez 6

(27’ st Ricchiuti sv)Bergessio 5.5

A disp.: Kosicky, Augustyn,Alvarez e Carboni.

All.: Simeone 6

NOTE: Spettatori: 45 mila circa. Angoli: 5-2 per il Napoli. Recupero: pt 2’; st 4’.

Al 10’ pt Cavani sbaglia un calcio di rigore.

De Sanctis 6.5Santacroce 6.5Cannavaro 6Aronica 6Maggio 6Pazienza 5.5 (31’ st Gargano sv)Yebda 5.5Zuniga 7 (34’ st Dossena sv)Sosa 5.5 (16’ st Mascara 6)Hamsik 6Cavani 5.5A disp.: Iezzo, Ruiz, Cribarie Lucarelli.All.: Mazzarri 6

1 0

24’

26a Giornata 20/02/2011

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Un grande Napoli esce sconfitto dal Madrigal ma fa tremare il sottoma-rino giallo che accede agli ottavi di finale grazie ai gol di Nilmar e Rossi.Una serata stregata per gli azzurri che dominano fin dai primi minuti,

vanno a segno con Hamsik, sfiorano il colpo del ko e colpiscono due pali. Nelfinale di tempo due azioni fortunose segnano il sorpasso del Villarreal. Manella ripresa gli azzurri sono padroni del campo, colpiscono un palo clamorosocon Cavani ed un altro con il Pocho. Finisce 2-1 per il Villarreal ma è una qua-lificazione bugiarda perché il Napoli ha messo paura agli spagnoli. Sull’elimi-nazione pesano le occasioni mancate. Il Napoli voluto da Mazzarri, senzaCavani, Maggio, Pazienza e Cannavaro risparmiati in vista del big match di lu-nedì a San Siro, è sembrato funzionare sin dalle prime battute. Bene la difesacol debuttante Ruiz in luogo dello squalificato Aronica, benissimo Zuniga sem-pre presente sulla destra. Napoli subito pericoloso. Al 5’ Lavezzi spreca da pochipassi dopo un ottimo suggerimento di Dossena. Il vantaggio partenopeo arrivaal 17’ grazie a un inserimento di Hamsik che beffa tutta la retroguardia spa-gnola e di testa fredda Diego Lopez. Durante l’esultanza crolla la barriera delsettore in cui erano sistemati i tifosi napoletani, che finiscono così in campo.Niente di grave, solo qualche contuso. Il Villarreal non si scompone più ditanto, ma è costretto inevitabilmente a concedere qualcosa in difesa. Borja Va-lero mette paura dalla distanza, ma gli azzurri hanno gioco facile in contro-piede e al 28’ Lavezzi, lanciato da Sosa, spara su Diego Lopez da posizioneinvitante. Un errore che gli ospiti pagano a caro prezzo perché tra il 42’ e il 46’il Villarreal piazza l’uno-due qualificazione: prima con un diagonale chirurgicodi Nilmar, poi con Giuseppe Rossi, sinistro con deviazione decisiva di Zunigadopo una palla persa ingenuamente a centrocampo da Yebda. Mazzarri nel se-condo tempo lancia Cavani che sfiora tre volte il pareggio, ma non basta. Fini-sce 2-1 e i partenopei salutano l’Europa.

Cakir (Tuchia) 6.5

De Sanctis 6Campagnaro 6.5

Cribari 6 (37’ st Mascara sv)

Ruiz 6.5Zuniga 5.5Gargano 6Yebda 5.5

(19’ st Pazienza 5,5)Dossena 6Hamsik 6

Sosa 6 (8’ st Cavani 6.5)

Lavezzi 5A disp.: Iezzo, Santacroce,

Cannavaro e Maggio. All.: Mazzarri 6

NOTE: Spettatori: 35 mila con rappresentanza ospite.Angoli: 7-2 per il Napoli.

Recupero: pt 2’; st 4’.

Diego Lopez 6Mario Gaspar 5.5Gonzalo 6Musacchio 5.5Capdevila 5.5Cazorla 6,5 (32’ st Català sv)Bruno Soriano 6Borja Valero 7.5Cani 5.5 (35’ st Marcos Gullon sv)Nilmar 6.5Rossi 6 (43’ st Marco Ruben sv)A disp.: Juan Carlos, Cicinho, Kiko, Wakaso.All.: Garrido 6.5

2 1

17’

42’

46’

Trentaduesimi ritorno 23/02/2011

di ROSSELLA SAMBUCA

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(r.s.) Il Milan affonda il Napoli con un 3-0 e mantiene il ritmo verso lameta finale, scacciando gli azzurri a sei punti e mantenendo le cinquelunghezze sull’Inter. Bruttissimo Napoli quello visto al San Siro, campoche si conferma giudice severissimo per gli azzurri. Partenopei mai inpartita, perennemente schiacciati dai padroni di casa che per la veritàfino al gol di Boateng sbattono sistematicamente sul muro avversariofin quando non arriva un rigore generoso concesso da Rocchi a spianarela strada del vantaggio. Poca personalità e gambe molli. Il problema delNapoli viene a galla questo sin dalle prime battute di gara. A infonderecoraggio ai partenopei non basta nemmeno la scelta iniziale di Mazzarri,che lancia Mascara invece del più difensivo Zuniga. Il dominio del matchè subito rossonero, anche se De Sanctis resta praticamente inoperosoper tutta la prima frazione. Il trio Ibra-Robinho-Pato fa fatica a pungere.Ecco che allora l’uomo più pericoloso dei rossoneri è Van Bommel. Al 33’l’olandese spara a colpo sicuro verso De Sanctis, provvidenziale l’inter-vento in spaccata di Aronica. Il difensore azzurro è fondamentale ancheal 40’ quando Pato approfitta di un’indecisione di De Sanctis e cerca ilgol a porta vuota. La musica non cambia nel secondo tempo. Napoli ine-sistente in attacco e sugli esterni e poco aiutato dal duo Gargano e Pa-zienza, con il primo che si macchia ancora di errori grossolani in fase diimpostazione. Al 2’ Van Bommel impegna ancora De Sanctis. Tre minutidopo, sugli sviluppi di un angolo, Aronica tocca involontariamente il pal-lone con un gomito. Rocchi non ha dubbi, è rigore. Ibrahimovic batte DeSanctis che può solo sfiorare. Il portiere azzurro tiene a galla i suoi suPato e Robinho, ma l’ingresso di Boateng si rivela decisivo per i suoi. Pro-prio il nuovo entrato al 32’ sigla il 2-0 al termine di un ficcante contro-piede innescato da Pato. Il gioiello brasiliano 2’ dopo trova gloriapersonale, ancora in contropiede, con uno splendido tiro a giro, chechiude il match e la porta alle ambizioni di primato del Napoli.

Rocchi di Firenze 4.5

De Sanctis 7Campagnaro 6Cannavaro 5.5

Aronica 5Maggio 5.5

(33’ st Sosa sv)Pazienza 5.5

Gargano 5 (39’ st Yebda sv)

Dossena 5Hamsik 5

Mascara 5 (20’ st Zuniga 5.5)

Cavani 5A disp.: Iezzo, Santacroce,

Ruiz e Lucarelli. All.: Mazzarri 5

NOTE: Spettatori 75mila circa con folta rappresentanza napoletana.Angoli: 8-3 per il Milan. Recupero: pt 0’; st 4’.

Prima della gara, osservato 1’ di raccoglimento in memoria del ten. Massimo Ranzani, ucciso in Afghanistan.

Abbiati 6Abate 6(36’ st Oddo sv)Nesta 6Thiago Silva 6.5Jankulovski 6(27’ st Emanuelson sv)Gattuso 6Van Bommel 6Flamini 6Robinho 6(18’ st Boateng 7)Ibrahimovic 6Pato 7A disp.: Amelia, Yepes,Seedorf e Cassano.All.: Allegri 6.5

3 0

49’ rig.

77’

79’

27a Giornata 28/02/2011

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(r.s.) La voglia di riscatto del Napoli -dopo la batosta del Meazza- sbattesui guanti di Arcari, che nel primo tempo para tutto e salva un Brescia to-nico e lo tiene vivo nella corsa salvezza. Al San Paolo finisce 0-0, risultatoche probabilmente ridimensiona i sogni scudetto, parola peraltro mai pro-nunciata della squadra di Mazzarri, ora distante 8 punti dal Milan capolistae 3 dall’Inter, prima inseguitrice. Il Napoli ce la mette tutta, però, giocandoun primo tempo adeguato, e una ripresa nella quale, pur di provare a vin-cere, rischia di perdere. Ma l’occasione più nitida capita a Caracciolo, ipno-tizzato da De Sanctis, nel recupero. Il Napoli non sembra aver patito ilcontraccolpo psicologico del tracollo contro il Milan. Mazzarri lo presentacon Zuniga assieme ad Hamsik, a supporto di Cavani. E le occasioni fioc-cano sin dall’avvio: il Matador, scatenato, a caccia di gol, sfiora due volte ilvantaggio, anche con un tacco favoloso. Ma qui comincia a mettersi in evi-denza Arcari, che para tutto, nel primo tempo. Su Cavani, ma anche suHamsik e Zuniga, che interpreta bene anche il ruolo di attaccante esterno.Il Brescia non rinuncia mai a ripartire, soprattutto con Diamanti, ma dietropatisce le accelerazione dei padroni di casa. Mazzarri si imbufalisce quandoMaggio va a terra in area a contatto con Accardi: protesta in maniera pla-teale reclamando il rigore. “Ottiene”, invece, l’espulsione. All’intervallo è0-0, ma il Napoli avrebbe meritato molto di più. Nella ripresa, quando gliazzurri sono palesemente stanchi, quasi come fosse svuotato di energiesenza Mazzarri in panchina. Gli ospiti provano il colpaccio, e Diamantiprima e Caracciolo poi, che fa reparto da solo, ci vanno vicini. Il Napoli,però, è costretto anche a correre qualche rischio pur di vincere, così Maz-zarri fa inserire altri due attaccanti, prima Mascara, che reclama un rigoree fa a spintoni con Mareco, e poi Lucarelli, subito bene in partita e chesfiora il centro personale in un paio di mischie. Finisce 0-0, con i due por-tieri migliori in campo.

Mazzoleni di Bergamo 5

Arcari 7Zebina 6

Mareco 6Zoboli 6

Berardi 6.5Zambelli sv

(20’ pt Accardi)Vass 6.5

Hetemaj 5.5Konè 5

(37’ st Eder sv)Diamanti 6

(31’ st Lanzafame sv)Caracciolo 4.5

A disp.: Sereni, Bega, Baiocco e Possanzini.

All.: Iachini 6

NOTE: Spettatori 35mila circa.Espulsi: al 34’ pt Mazzarri per proteste.

Angoli: 12-5 per il Napoli. Recupero: pt 3’; st 5’.

De Sanctis 6.5Campagnaro 6.5Cannavaro 6.5Aronica 5.5 (36’ st Yebda sv)Maggio 5Pazienza 5.5 (28’ st Lucarelli sv)Gargano 4Dossena 5 (14’ st Mascara 5)Hamsik 6Zuniga 6Cavani 5.5A disp.: Iezzo, Santacroce,Ruiz e Sosa. All.: Mazzarri 6

0 0

28a Giornata 06/03/2011

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Mo’

L’ACCUSAdi STEFANO NAPOLITANO

ò basta, cantava conrabbia Pino Daniele di-versi anni addietro. Quel

titolo e quella rabbia sono stati ri-presi dai tifosi del Napoli, special-mente all’indomani dell’ultimagara casalinga disputata contro ilBrescia. I due rigori negati controle Rondinelle -sacrosanto quellosu Mascara nel secondo tempo-hanno riempito una misura giàcolma.

Al di là di ogni vittimismo, ilNapoli e la tifoseria tutta già sisentivano penalizzati per il calciodi rigore di Milano contro i rosso-neri. Quella che era stata presen-tata come una sfida scudetto, congli azzurri a tre punti dalla ca-polista, alla fine è stata decisa daun rigore quantomeno dubbio ecertamente viziato da un macro-scopico fallo di Ibra su Cannavaro.Certo, poi il Milan ha dilagato incontropiede, ma vi è anche dadire che quel rigore ruppe gliequilibri.

Ed è proprio questo il punto: inun campionato livellato comequello di quest’anno, dove non esi-stono partite facili e le gare sonoquasi tutte molto equilibrate, pareche vi siano partite che “aspet-

tino” l’episodio per potersi “sbloc-care”. Alle volte, l’episodio è la giocata di un campione ma, purtroppo, ed è triste ammetterlo, percerte squadre -sempre le solite poi- l’episodio è la “giocata” del direttore di gara... Si è sempre rac-contata la favoletta che, a fine torneo, i torti arbitrali finiscono per compensarsi. Ma in questo cam-pionato, dove certi distacchi potrebbero essere davvero minimi, questa storiella sembra ancora più

M

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bastastupida del solito. Il Napoli è una buona squadra,meritatamente terza in classifica. Ma non ècerto il Barcellona che, malgrado qualche svista,la gara la riprende. Purtroppo, certe dinamiche,nel calcio italiano, pare che non siano cambiateaffatto.

Ha alzato la voce anche il Presidente De Lau-rentiis, in genere fin troppo pacato e quasi re-missivo su quest’argomento. Lui, come tutti itifosi, certe gare le vuole anche perdere, mapretende che le stesse vengano giocate in ma-niera corretta e senza condizionamenti che conil calcio e lo sport in genere non hanno nulla ache fare.

Inutile e stucchevole sarebbe elencare tuttii torti arbitrali che il Napoli ha subito quest’annoe che, inevitabilmente, hanno finito per condizionare la classifica attuale. Anche perchè, a questo lungoelenco, andrebbero aggiunti anche i non pochi favori che le “solite note” hanno ricevuto. Ne verrebbefuori una classifica completamente stravolta nei numeri e nelle posizioni e che la squadra di Mazzarriquesta particolare graduatoria la guiderebbe è davvero una magra consolazione.

In genere, il campionato del dopo mondiale ha sempre regalato non poche sorprese e, anche questopare abbia voluto confermare questo trend. Si è così creata una situazione di grande equilibrio. Com-pagini quali il Napoli, ma la stessa Lazio e Udinese, hanno detto e stanno continuando a dire la loro.Per i media è stato un grande boom. Un campionato equilibrato e combattuto “tira” certamente di piùrispetto ad un torneo stradominato da un’unica squadra.

Ora, però, a poche giornate dal termine, pare che certe posizioni vadano “assolutamente” rista-bilite: il Milan del Presidente Berlusconi non può non vincere. E l’Inter di Moratti non può disputareuna stagione anonima. E la stessa Roma, purtroppo, con un monte-ingaggi dieci volte superiore aquello del Napoli e della stessa Udinese, non può restare fuori dall’Europa che conta. I giallorossi,tra l’altro, anche loro hanno avuto vantaggi arbitrali consistenti: le gare di Catania e Cesena sututte.

Dalle tre gionate di squalifica comminate a Lavezzi allo scandaloso arbitraggio di Napoli-Brescia,passando per il “sacco” di San Siro, sembra che si sia intrapresa una bruttissima strada tesa a ta-gliare le gambe e la testa al fantastico gruppo creato da Mazzarri. Restare uniti e compatti inqueste situazioni certe volte è impresa ardua. L’alibi del cattivo arbitraggio, per certi versi, puòfar più danni dello stesso direttore di gara. Ora il Napoli e l’ambiente tutto, specialmente certiorgani di informazione, hanno il dovere di fare fronte comune. Di essere un’unica forza, ancora piùforte di un potere che in Italia, sta minando anche il gioco più bello del mondo. Avanti Napoli!

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(r.s.) Arriva in rimonta l’ottavo centro esterno del campionato del Na-poli, record assoluto nella storia della squadra partenopea. La squadradi Mazzarri supera così il precedente record di 7 vittorie dei tecnici Wil-liam Garbutt ed Ottavio Bianchi. Al Tardini il primo dei tre gol con cuila truppa di Mazzarri ha steso il Parma racchiude l’essenza da cui eranonate le ultime due zoppicanti prestazioni azzurre: l’assenza di un ispi-ratore, Ezequiel Lavezzi, e una svista arbitrale, questa volta a favoredei partenopei, per una posizione irregolare di Hamsik. Il primo tempodel Napoli è da incubo. Il Parma gioca a ritmo forsennato, raddop-piando sistematicamente sui centrocampisti azzurri. Palladino lanciamessaggi di guerra sfiorando due volte il gol in avvio. La pecca princi-pale degli azzurri è l’incapacità di alzare il baricentro. Il pressing deipadroni di casa taglia fuori Hamsik, Lavezzi e Cavani, innescati spora-dicamente dalle intuizioni di Ruiz, subito lucido e autorevole all’esordioin campionato. Al 29’ Palladino corona l’ottimo primo tempo parmensegirando in rete al volo un pallone vagante in area partenopea. Timidisegnali di ripresa azzurri arrivano solo nel finale di tempo, quando Ca-vani chiama Lucarelli al salvataggio in extremis. Nella seconda frazionedi gioco, la musica cambia totalmente. Bastano pochi secondi per capireche i ruoli sono cambiati. Il Parma fa l’agnello, lasciando la parte dellupo al Napoli. I padroni di casa si sfilacciano, aprendo spazi invitantiad Hamsik e Lavezzi. L’argentino al 7’ va in percussione in area avver-saria e poi pesca Hamsik che, in fuorigioco, supera Mirante. Cinqueminuti dopo, lo slovacco rende il favore al compagno lanciandolo inprofondità, il Pocho davanti a Mirante realizza il vantaggio. Il Parma,nel frattempo rimasto in 10 per l’espulsione di Galloppa (14’) è perico-loso solo sui calci piazzati. Il tris che chiude la sfida arriva nel finalequando Maggio infila Mirante in uscita.

Morganti di Ascoli Piceno 6

De Sanctis 6.5Santacroce 6.5

(40’ st Cribari sv)Cannavaro 6.5

Ruiz 6Maggio 6.5

Yebda 6.5(33’ st Gargano 6)

Pazienza 6.5Zuniga 6

Hamsik 6.5(46’ st Mascara sv)

Lavezzi 7Cavani 6

A disp.: Iezzo, Vitale, Sosae C. Lucarelli.

All.: Frustalupi 6.5

NOTE: Spettatori 15mila circa con folta rappresentanza partenopea.Angoli 7-6 per il Napoli.

Recuperi: pt 1’; st 5’.

Mirante 6Zaccardo 6Paci 5A. Lucarelli 5Valiani 6Galloppa 4.5Dzemaili 6Modesto 5.5(43’ st Pisano sv)Candreva 5.5(24’ st Giovinco 6)Palladino 6.5Bojinov 5.5(14’ st Crespo 5.5)A disp.: Pavarini, Feltscher,Filipe e Morrone.All.: Marino 5

1 3

29’

52’

57’

87’

29a Giornata 13/03/2011

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SETTORE GIOVAUn V

di ROSSELLA SAMBUCA

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La Coppa Carnevale rimane ancora un sogno per il Na-poli Primavera. L’avventura nella 63esima edizione delTorneo di Viareggio, prestigiosa vetrina per i giovani ta-lenti del calcio mondiale, termina nel peggior modo pos-sibile per il Napoli: gli azzurrini escono dalla competizionedopo la terza gara del girone contro lo Spezia, terminatain una rissa che ha portato alla squalifica fino a giugno deltecnico Miggiano e di alcuni calciatori. Dopo un esordiopositivo, con la vittoria contro la Kallon per 2-1, e nono-stante la qualità tecnica, la Primavera non riesce a decol-lare. Nella seconda gara viene sconfitta di misura dalSiena, mentre nel terzo incontro gli azzurrini vengonoestromessi dal passaggio del turno dopo un rigore al 94’,rendendosi protagonisti di una rissa senza precedenti con-tro i pari età dello Spezia. Un carnevale nero ed un vero eproprio flop, dunque, per i baby del Napoli a Viareggio,tra botte da orbi, calci nella schiena e al petto degli avver-sari. Il giudice sportivo Emilio Battaglia ha squalificatol’allenatore Roberto Miggiano fino al 30 giugno, con la se-guente motivazione: “Miggiano, oltre ad avere picchiatocon calci e pugni i calciatori avversari avrebbe proseguitonel suo atteggiamento minaccioso all’interno degli spo-gliatoi, passando agli insulti con parolacce ed espressioniblasfeme”. Tre mesi e mezzo di squalifica, inoltre, per ilportiere e capitano Luigi Sepe accusato di aver colpito,nella foga, perfino un assistente dell’arbitro. Fino al 31maggio fermato anche Alessio Di Falco, limitatosi a qual-che “manata e pugni al volto i calciatori della squadraspezzina”. Il tecnico Miggiano ha subito contestato lasqualifica e la decisione dell’arbitro, spiegando la sua in-nocenza. “E’ una ingiustizia, io non c’entro. Sono interve-

nuto solo per dividere.Non farei mai una cosa delgenere. Ero lì per separarei ragazzi -ha spiegato piùvolte Miggiano- che si pic-chiavano. Non riesco pro-prio a capire cosa abbiapotuto vedere l’arbitro”.

Il Napoli, quindi, èstato costretto a studiare ilmodo in cui sostituire iltecnico azzurro in questastagione, in cui bisognaraggiungere l’obiettivodella qualificazione allafase finale, che manca dal2009, quando ci riuscironoi ragazzi di Canè, per poiessere eliminati agli ottavidi finale dal Genoa che ri-baltò in Liguria, con un pe-rentorio 6-2, la sconfittaper 3-1 subita a PalmaCampania. L’ipotesi piùquotata di cambio alla guida della Primavera porta il nomedi Pompilio Cusano, attuale allenatore degli Allievi Regio-nali. Una persona dalle grandi dote umane oltre che tecni-che, che due anni fa ha guidato in modo eccellente laBerretti, arrivando in semifinale contro il Milan. Ricor-diamo che dopo aver vinto 1-0 all’andata, i rossoneri pareg-giarono 0-0 sul campo degli azzurrini che, nonostante la

stanchezza per la gara di andata a causa di un lungo edestenuante viaggio in autobus per la trasferta a

Milano, furono davvero sfortunati. Il Viareggio ed il suo torneo sono ormai

una manifestazione di livello mondiale, un va-lore del calcio italiano che ha attraversato iltempo resistendo a tutto perché poggia sullapassione ma anche sulla volontà ferrea di chilo organizza. E se una vetrina così importantedeve essere macchiata da episodi che nonhanno alcun nesso con il calcio giovanile e coni valori ed i principi che questo sport dovrebbeinsegnare all’atleta e soprattutto all’uomo, al-lora bisogna fermarsi e riflettere.

ANILEViareggio da dimenticare

per gli azzurrini

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ontinua il linciaggio mediatico di Mediaset neiconfronti del Napoli. Lungo, infatti, è l’elencodelle nefandezze di cui si sono macchiate le

emittenti Mediaset: prima hanno lavorato e raffinato leimmagini del presunto sputo di Lavezzi, fornendole,poi, alla Caf (Commissione d’appello federale) inducen-dola, quindi, alla conferma della squalifica del Pocho conla sua conseguente assenza in campo nella sfida con irossoneri; poi si è passati a dovere essere costretti a sen-tirsi definire in un servizio di Bargiggia come “indianiaffamati usciti dalla riserva dopo venti anni di delu-sioni”; ed ancora, dopo essere stati penalizzati sia nellagara del Meazza, si è cercato di fare passare in secondopiano i decisivi errori del recidivo Rocchi; ed infine,dopo la gara con il Brescia, nella quale ad incidere sul ri-sultato è stato l´arbitro Mazzoleni, si è stati costretti asopportare anche i commenti di una pseudo-moviolista,tale Alessia Lazzaretto, ex arbitro e dipendente, guardacaso, di Mediaset Premium, la quale, prima ha definitodi grande carattere la pessima direzione di Mazzoleni,e poi ha etichettato scorretto il comportamento di unMazzarri che giustamente si sentiva penalizzato. An-cora peggio è andata la sera a “Controcampo” dove, no-nostante i tentativi poco convinti del conduttore

Alberto Brandi, si è celebrata l´ennesima beffa ai dannidel Napoli e dei napoletani davanti ad un gongolantePierpaolo Marino che si è ben guardato dal difenderegli azzurri.

Franco Ordine, in abbigliamento da clown con tantodi calzini a pois, non si è vergognato nell´affermare, inrapida successione, che: Lavezzi era stato squalificatogiustamente; il rigore del Milan fischiato da Rocchi eragiustissimo; Mazzoleni non aveva sbagliato nel non fi-schiare i rigori a favore del Napoli. Affermazioni deli-ranti spalleggiate da un certo Cruciani, altro opinionistaMediaset, che, con occhio “spiritato” e capello arruffatoben si sposava con le sue improponibili ed acide affer-mazioni anti-Napoli. Ogni commento è superfluo perun’emittente che, con questi comportamenti, si conti-nua a dimostrare nemica del Napoli e dei napoletani no-nostante il fatto che il Napoli rappresenti il terzomigliore cliente della rete a pagamento di Berlusconi!

Un atteggiamento vergognoso che meriterebbeun’adeguata risposta da parte del popolo napoletanocon il boicottaggio della Tv a pagamento facente capoalla famiglia Berlusconi. La cosa più irritante e che aquesti personaggi di Mediaset viene consentito di im-perversare anche sulle emittenti televisive e radiofoni-

di ANTONIO CORRADO

C

Lealta`, passione, competenza, esperienza, ri

FARE TELEVISI

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che napoletane dove vengono invitati dai loro servisciocchi locali che, per una manciata di fave, passanosopra alle infamie che vengono dette sul Napoli pen-sando unicamente ai loro interessi.

Non bastasse Mediaset, domenica sera ci si è messaanche la Rai che, alla “Domenica Sportiva”, ha ospitatoGalliani consentendogli di impedire agli altri ospiti diparlare di arbitri con atteggiamento dispotico ed arro-gante senza peraltro che nessuno dei presenti avesseuna levata di scudi. Eppure in studio c’erano personaggicome Zazzaroni e come Bagni che a Napoli vengonopuntualmente a prendersi il loro gettone di presenzasettimanale e che, come minimo, avrebbero dovuto spo-sare la causa azzurra non fosse altro per il fatto che ilNapoli è stato inconfutabilmente penalizzato dagli ar-

bitri. Forse Galliani aveva paura che si tornasse a parlaredel regalo che la sua squadra aveva ricevuto da Rocchila settimana prima o che si ricordasse dell’altro regaloricevuto da Banti a Verona nella gara contro il Chievo.Fatto sta che di errori arbitrali non se n’è parlato nean-che alla Domenica Sportiva. La sensazione che il cam-pionato sia stato già deciso a tavolino è ormai chiara atutti così come, adesso appare evidente, la volontà di ri-portare la Roma tra le prime quattro. La squadra gial-lorossa gode di indubbi appoggi politici e gli ultimiarbitraggi hanno visto grossolani errori arbitrali a suofavore. Lo stesso Moggi si è sentito di pronosticare laRoma al terzo posto e questo non fa altro che alimen-tare dubbi e sospetti su un campionato che ha persomolta credibilità

NO GRAZIE!!!

ispetto, trasparenza ma soprattutto amicizia

IONE

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DA MARADONA AI GIOV

La Boys Caserta nasce nel1996 per la tenacia el’amore per lo sport dicasertani autentici, tra

questi l’attuale vicepresidenteFrancesco Lerro. Negli anni suc-cessivi si consolida sul territoriopartecipando a campionati gio-vanili, sia provinciali che regio-nali, ed allo stesso tempo vedevala luce l’attività di base che rag-gruppava atleti dai 5 anni in su.In tutti questi anni l’attività cal-cistica portava alla ribalta delmondo professionistico alcunicalciatori, tutt’oggi in attività insocietà di buon livello. Nel decen-nale del club si è avuta una svoltacon l’avvento dell’attuale presi-dente Salvatore Aveta, che,mosso da una grande passioneper lo sport e principalmente peri giovani di tutta la provincia diCaserta, ha dato nuovo impulso atutto l’ambiente, assicurandocontinuità nella crescita tecnicae organizzativa.

Adesso, la Boys Caserta parte-cipa a campionati regionali Ju-niores, Allievi fascia A e fascia B,Giovanissimi fascia A e fascia Bed Esordienti, diventando sem-pre di più riferimento per i gio-vani calciatori e le loro famiglieche condividono in pieno i valorifondamentali dello sport, del-l’impegno, del rispetto e della le-altà.

La scuola calcio, diretta conpassione e professionalità, dal-l’indimenticabile ex azzurro e ca-sertano doc Peppe Volpecina, trevolte campione d’Italia con il Na-poli: con Maradona nel 1987, eprima ancora con gli Allievi na-

Dai 3 scudetti con il Napoli alla cre

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VANI DI CASERTA

zionali e con la Primavera. Puntodi riferimento per tutto il calciogiovanile casertano, Volpecina ècoadiuvato da uno staff di istrut-tori di ottimo livello che contri-buiscono alla crescita tecnica deigiovani calciatori. Le attivitàvengono svolte sull’impianto“Benedetta Ferone” di Casolla diCaserta, ad esclusivo uso dellaBoys, dove sono stati effettuatiinvestimenti importanti. Colpassare del tempo, la strutturasarà ancora migliorata.

Insomma, per la sociedtà ca-sertana il futuro è assicurato ecerto, visto l’impegno giorna-liero di tutto lo staff tecnico e di-rigenziale che -come detto- facapo al presidente Aveta. Ulte-riore motivo di soddisfazione è ilcontinuo monitoraggio dei gio-vani calciatori della Boys daparte di un numero sempre piùcrescente di società professioni-stiche.

escita del Boys Caserta

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È IN EDICOLALa casa editrice "Tifosi Napoletani" ha presentato con una conferenza stampa il libro "I due scugnizzi

PALUMMELLA & MARADONA", scritto da Eugenio Chartier e con la prefazione dell’Avv.Enrico Tuccillo, lanciato da pochi giorni sul mercato.

Dei due protagonisti, Palumella e Maradona, potrete leggerecose, che nei fiumi di inchiostro versati non sonostate mai scritte. Di Palumella, lacui passione per gliazzurri del Napolil’ha portato adividere con essafinanche gli affettifamiliari (chesono stati e sonoil vero scopo dellasua vita),trovereteaneddoti edavventure unici.Di Maradona, si èdetto tutto, miauguro trannequel poco da mescritto.Il libro (illustratoda meravigliosefoto) oltre cheaffascinarvi saràaccompagnato daun Cd contentetre brani scritti emusicati daEugenio Chartiere VivianaCozzolino, unbrano delMaestro Enzo DiDomenico eduno di PieroPalumbo.tre,potete ascoltaredi GennaroMontuori ladeclamazionedella poesia, dicui è autore, “’ACURVA B”.

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