1-15/16-31 Luglio - 1-15/16-31 Agosto 2008 - Anno XLV - NN. 37-38

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COPIA OMAGGIO In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Rom-Italy www.lapiazzaditalia.it Il primo atto di politica econo- mica del Governo Berlusconi della nuova legislatura, con il varo del DPEF 2009-2013, si svolge in un quadro dell'econo- mia internazionale ed europea piuttosto critico e lascia spazi di manovra sulla finanza pub- blica sicuramente esigui. Nel 2006-2007, l'Italia ave- va ricominciato ad inserirsi in una fase di ripresa ciclica, senza ovviamente avvertirne i timidi ed impercettibili segna- li di crescita (0,3% l'aumento tendenziale del PIL nel primo trimestre 2008), sotto il tetto della burrascosa instabilità dei mercati finanziari, del consi- stente ed insistente rincaro del petrolio e delle materie prime. Dunque, nell'ambito di frenate congiunturali e nuove tensio- ni inflazionistiche, le scelte di politica economica appaiono ardue e complicate, inducendo ad un atteggiamento di grande prudenza. Il Documento di programma- zione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013, presentato dal ministro dell'Economia e approvato dal Governo, conte- ne le linee guida (programma- tiche), della politica economia a medio termine, affiancandosi agli altri documenti ufficiali go- vernativi, che illustrano, invece, attraverso statistiche ed analisi, la situazione economica del paese. Il governo indica anche gli impegni politici da tradurre in atti concreti nella Legge fi- nanziaria per l'anno successivo (2009), essendo quest'ultima la parte del Dpef formalmente vincolante per l'azione futura. La novità del 2008 è rappre- sentata dall'anticipo che c'è stato a fine giugno, affiancan- dola al Dpef, della manovra di bilancio in orizzonte triennale (2009-2011), con i decreti le- gislativi che indicano gli inter- venti sulle spese e le entrate, il piano di stabilizzazione della finanza pubblica, a conferma dell'obiettivo del pareggio dei conti previsto tra il 2001 e il 2012. Il Dpef è, in particolare, un'an- teprima della Finanziaria, che illustra l'evoluzione dei conti pubblici per il prossimo quin- quennio, delinea gli interventi correttivi sui principali aggre- gati di entrata e di spesa nel periodo, individua le principali riforme da attuare nel corso della legislatura. Il decreto legge che contiene la manovra può essere emen- dato dal Governo, e appunto in sede di emendamenti, pos- Il DPEF 2009-2013 in uno scenario critico La politica economica del Governo trova ancora una volta il contesto meno adatto a produrre risultati positivi Le elezioni dello scorso Aprile oltre che a ridurre la patologica frammentazione partitica del quadro politico italiano, con la scomparsa ad esempio, almeno negli emicicli di Camera e Se- nato, dei rappresentanti della sinistra radicale e dei socialisti, hanno aperto forse definitiva- mente la strada alla creazione, anche in Italia, di due grandi partiti nazionali sull’esempio delle altre democrazie occiden- tali. Ufficialmente il “la” a questo vorticoso e per certi versi sto- rico processo è stato dato dalla creazione del Partito Democra- tico, la cui formazione e orga- nizzazione sono state il viatico alla caduta dell’ultimo Gover- no Prodi e alla conseguente rottura dell’alleanza elettorale tra l’oramai defunta Unione e sinistra radicale. La nascita del PD ha avuto inoltre il non trascurabile merito di aver co- stretto Forza Italia e Alleanza Nazionale a creare prima una sorta di embrione di partito unico del centro destra che in tanti sperano che in seguito si trasformi in una vera e propria formazione politica unica. A questo scopo c’è da dire che i vertici di F.I ed A.N sono faci- litati nella creazione di questo nuovo soggetto politico, dal fatto che possono imparare qualcosa osservando come il PD si è strutturato ed organiz- zato. Copiando, speriamo, le buone idee, ed accantonando i macroscopici errori effettuati dai responsabili politici di Ds e Margherita. Tra le novità che hanno carat- terizzato la creazione del nuovo partito e che più hanno favore- volmente colpito i cittadini e i commentatori c’è stato il ricor- so alle primarie, per la designa- zione sia del segretario sia per la scelta dell’assemblea genera- le nazionale e di quelle regio- nali ed a livello locale. Questo senza dubbio si è dimostrato un modo per permettere alle persone di poter direttamente eleggere i quadri del partito e di designare soprattutto il candidato alla premiership e La lunga strada verso il bipartitismo Alle elezioni europee 2009 la semplificazione del panorama politico italiano. Forse Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti www.lapiazzaditalia.it La Piazza d’Italia Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 Preso il genocida Karadzic L'ombra del '29 ATTUALITÀ — a pagina 5 — — a pagina 6— ESTERI L'Europa ci giudica di FRANZ TURCHI Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma 1-15/16-31 Luglio • 1-15/16-31 Agosto 2008 - Anno XLV - NN. 37-38 0,25 (Quindicinale) Sì, l’Europa deve capire co- sa stiamo facendo nei vari settori e per questo motivo ci sta analizzando. I settori principali restano l’Economia, la sicurezza, i diritti civili. Sull’Economia vuole capire cosa facciamo con il nostro debito pubblico e soprattutto come vogliamo affrontare la crisi che sta arrivando dagli U.S.A. Per questo punto come al solito il migliore è stato Tremonti che ha anticipato tutti e ha fatto la manovra finanziaria prima del tempo, con una strategia di lungo pe- riodo, identificando nell'ab- bassamento delle spese (la spesa pubblica), e nella riapertura dei cantieri delle grandi opere, il mix giusto per fare ripartire l'Economia e ridurre il deficit. Per la sicurezza (vedi il problema in generale e l'immigrazione), Maroni si è mosso insieme a La Russa in modo immediato ed efficace con il piano straordinario dell'Esercito sul territorio e con la nuova legge che dà l'aggravante del "reato" di immigrazione clandestina. Per quello che invece riguarda i diritti, consiglierei "Vox Populi" e anche rispetto ai richiami di Bruxelles di concordare prima con la commissione Europea eventuali altre norme stra- ordinarie (in particolar modo nei confronti dei Rom), in quanto, a mio avviso, qualche errore sia in termini di normativa che di presentazione è stato fatto. Ma non per questo credo che l'Europa ci debba sempre vedere in termini negativi ogni volta che il governo è presieduto da un uomo di centrodestra, perché a vedere poi indietro quello che hanno fatto con il governo Prodi... Il tempo è galantuomo e con le nuove elezioni europee l'Italia esprimerà una classe dirigente valida ed appropriata. Lo speriamo tutti e lo vogliamo tutti... crediamo di riuscirci. Buone vacanze. Abb. sostenitore da 1000 - Abb. annuale 500 - Abb. semestrale 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina A pagina 2 A pagina 4 L P ’I — Fondato da Turchi —

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Il DPEF 2009-2013 in uno scenario critico. La politica economica del Governo trova ancora una volta il contesto meno adatto a produrre risultati positivi. - Luglio-Agosto 2008 LA PIAZZA D'ITALIA - www.lapiazzaditalia.it - fondato da Franz Turchi 1-15/16-31 Luglio - 1-15/16-31 Agosto 2008 - Anno XLV - NN. 37-38 € 0,25 (Quindicinale)

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Il primo atto di politica econo-mica del Governo Berlusconi della nuova legislatura, con il varo del DPEF 2009-2013, si svolge in un quadro dell'econo-mia internazionale ed europea piuttosto critico e lascia spazi di manovra sulla finanza pub-blica sicuramente esigui.Nel 2006-2007, l'Italia ave-va ricominciato ad inserirsi in una fase di ripresa ciclica, senza ovviamente avvertirne i timidi ed impercettibili segna-li di crescita (0,3% l'aumento

tendenziale del PIL nel primo trimestre 2008), sotto il tetto della burrascosa instabilità dei mercati finanziari, del consi-stente ed insistente rincaro del petrolio e delle materie prime. Dunque, nell'ambito di frenate congiunturali e nuove tensio-ni inflazionistiche, le scelte di politica economica appaiono ardue e complicate, inducendo ad un atteggiamento di grande prudenza.Il Documento di programma-zione economico-finanziaria per

gli anni 2009-2013, presentato dal ministro dell'Economia e approvato dal Governo, conte-ne le linee guida (programma-tiche), della politica economia a medio termine, affiancandosi agli altri documenti ufficiali go-vernativi, che illustrano, invece, attraverso statistiche ed analisi, la situazione economica del paese. Il governo indica anche gli impegni politici da tradurre in atti concreti nella Legge fi-nanziaria per l'anno successivo (2009), essendo quest'ultima

la parte del Dpef formalmente vincolante per l'azione futura. La novità del 2008 è rappre-sentata dall'anticipo che c'è stato a fine giugno, affiancan-dola al Dpef, della manovra di bilancio in orizzonte triennale (2009-2011), con i decreti le-gislativi che indicano gli inter-venti sulle spese e le entrate, il piano di stabilizzazione della finanza pubblica, a conferma dell'obiettivo del pareggio dei conti previsto tra il 2001 e il 2012.

Il Dpef è, in particolare, un'an-teprima della Finanziaria, che illustra l'evoluzione dei conti pubblici per il prossimo quin-quennio, delinea gli interventi correttivi sui principali aggre-gati di entrata e di spesa nel periodo, individua le principali riforme da attuare nel corso della legislatura.Il decreto legge che contiene la manovra può essere emen-dato dal Governo, e appunto in sede di emendamenti, pos-

Il DPEF 2009-2013 in uno scenario criticoLa politica economica del Governo trova ancora una volta il contesto meno adatto a produrre risultati positivi

Le elezioni dello scorso Aprile oltre che a ridurre la patologica frammentazione partitica del quadro politico italiano, con la scomparsa ad esempio, almeno negli emicicli di Camera e Se-nato, dei rappresentanti della sinistra radicale e dei socialisti, hanno aperto forse definitiva-mente la strada alla creazione, anche in Italia, di due grandi partiti nazionali sull’esempio delle altre democrazie occiden-tali.Ufficialmente il “la” a questo vorticoso e per certi versi sto-rico processo è stato dato dalla creazione del Partito Democra-tico, la cui formazione e orga-nizzazione sono state il viatico alla caduta dell’ultimo Gover-

no Prodi e alla conseguente rottura dell’alleanza elettorale tra l’oramai defunta Unione e sinistra radicale. La nascita del PD ha avuto inoltre il non trascurabile merito di aver co-stretto Forza Italia e Alleanza Nazionale a creare prima una sorta di embrione di partito unico del centro destra che in tanti sperano che in seguito si trasformi in una vera e propria formazione politica unica. A questo scopo c’è da dire che i vertici di F.I ed A.N sono faci-litati nella creazione di questo nuovo soggetto politico, dal fatto che possono imparare qualcosa osservando come il PD si è strutturato ed organiz-zato. Copiando, speriamo, le

buone idee, ed accantonando i macroscopici errori effettuati dai responsabili politici di Ds e Margherita.Tra le novità che hanno carat-terizzato la creazione del nuovo partito e che più hanno favore-volmente colpito i cittadini e i commentatori c’è stato il ricor-so alle primarie, per la designa-zione sia del segretario sia per la scelta dell’assemblea genera-le nazionale e di quelle regio-nali ed a livello locale. Questo senza dubbio si è dimostrato un modo per permettere alle persone di poter direttamente eleggere i quadri del partito e di designare soprattutto il candidato alla premiership e

La lunga strada verso il bipartitismoAlle elezioni europee 2009 la semplificazione del panorama politico italiano. Forse

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EsTERiL'Europa ci giudica

di FRANZ TURCHI

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Sì, l’Europa deve capire co- sa stiamo facendo nei vari settori e per questo motivo ci sta analizzando. I settori principali restano l’Economia, la sicurezza, i diritti civili. Sull’Economia vuole capire cosa facciamo con il nostro debito pubblico e soprattutto come vogliamo affrontare la crisi che sta arrivando dagli U.S.A. Per questo punto come al solito il migliore è stato Tremonti che ha anticipato tutti e ha fatto la manovra finanziaria prima del tempo, con una strategia di lungo pe- riodo, identificando nell'ab- bassamento delle spese (la spesa pubblica), e nella riapertura dei cantieri delle grandi opere, il mix giusto per fare ripartire l'Economia e ridurre il deficit. Per la sicurezza (vedi il problema in generale e l'immigrazione), Maroni si è mosso insieme a La Russa in modo immediato ed efficace con il piano straordinario dell'Esercito sul territorio e con la nuova legge che dà l'aggravante del "reato" di immigrazione clandestina. Per quello che invece riguarda i diritti, consiglierei "Vox Populi" e anche rispetto ai richiami di Bruxelles di concordare prima con la commissione Europea eventuali altre norme stra- ordinarie (in particolar modo nei confronti dei Rom), in quanto, a mio avviso, qualche errore sia in termini di normativa che di presentazione è stato fatto. Ma non per questo credo che l'Europa ci debba sempre vedere in termini negativi ogni volta che il governo è presieduto da un uomo di centrodestra, perché a vedere poi indietro quello che hanno fatto con il governo Prodi...Il tempo è galantuomo e con le nuove elezioni europee l'Italia esprimerà una classe dirigente valida ed appropriata. Lo speriamo tutti e lo vogliamo tutti... crediamo di riuscirci. Buone vacanze.

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Sembra esser passata un’era ge-ologica da quando si era instau-rato - prima e durante l’ultima campagna elettorale culminata poi con la netta sconfitta del PD - un rapporto di reciproca stima tra l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni e il neo-eletto Presidente del Consiglio Sil-vio Berlusconi. Addirittura il notevole abbassamento del tono tra i leader del Pd e del

PDL avevano fatto temere agli anti-berlusconiani in servizio permanente effettivo (come La Repubblica, la CGIL, i Dipietristi, i Grillini ed i Gi-rotondini, la Sinistra oramai per fortuna del Paese solo ex-traparlamentare) un tentativo di “Grosse Inciucio” più che di una “Grosse Coalitione” di teutonica memoria. Ma, per l’appunto, passata la Primavera

con i suoi tepori, al contrario di quello che normalmente accade per le stagioni astronomiche, è ritornato l’Inverno. Un Inver-no anticipato che si annuncia rigidissimo e dalle conseguenze difficilmente calcolabili.Ma andiamo hai fatti. Cosa ha fatto peggiorare i buo-ni rapporti tra opposizione e maggioranza che sembravano essere latori dell’inizio di una

stagione di - seppur difficili ma oramai divenuti improcra-stinabili - riforme istituzionali “bipartisan”?L’input a tale serie di eventi è stata la volontà da parte del Consiglio dei Ministri di dare il via libera al Lodo Alfano, dal nome del Guardasigilli del Go-verno Berlusconi, che tenta di riproporre, riveduto e corretto, il noto “lodo Schifani” boccia-

to dalla Consulta nel 2004.In pratica è un Disegno di Legge che prevede l’immunità per quattro alte cariche dello Stato: a beneficiarne, una volta approvato tale DDL dal Par-lamento, saranno il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e quelli di Senato e Camera dei Deputati.Il provvedimento prevede inol-

C'eravamo tanto amatiIl “barometro” sullo stato dei rapporti tra maggioranza e opposizione segna un costante peggioramento

Palazzo Chigi approva il pia-no triennale da 34,8 miliardi di euro anticipando di fatto la legge Finanziaria 2009. "Il no-stro parere complessivamente è positivo" è il giudizio espresso dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sulla ma-novra triennale varata il 10 giu-gno dal Consiglio dei Ministri.Tagli alla sepsa pubblica, stan-gata su banche, assicurazioni e pterolieri. Aiuti agli anziani. Pareggio del bilancio nel 2011. Ineludibile il federalismo fisca-le nell'ambito di una organica riforma della finanza pubblica. Tagli a ministeri ed enti loca-li, liberalizzazione dei servizi pubblici e della rete dei carbu-ranti. sono queste alcune delle princiapli misure contenute nel decreto legge e nel ddl che

compongono la manovra trien-nale approvata dal Governo. per avere un'idea più precisa degli effetti che potrebbe esplicare tale manovra occorre analizzare meglio i principali capitoli. TAGLI: ammontano a circa 10 mld e si spalmeranno tra mi-nisteri ed enti locali. Per que-sti ultimi si tratta di 3,4 mld a regime. I costi intermedi dei ministeri dovranno scendere del 22%. Il risparmio annuale stimato e' attorno a 3-4 miliar-di di euro.PROVINCE E COMUNITA' MONTANE: Salta, almeno per ora, l'abolizione delle Co-munita' montane e di nove Province delle aree metropoli-tane. Si sarebbe invece deciso di rimandare la discussione di queste questioni a settembre.

Dopo l'estate verrebbe quindi ripreso il confronto ripartendo dal Codice delle autonomie per una riforma complessiva dei di-versi livelli istituzionali.ROBIN HOOD TAX: si trat-ta di una tassa 'una tantum' che colpisce la valorizzazione delle scorte stoccate dalle com-pagnie. Si tratta di tutti quei prodotti, cioe', che sono stati, acquistati quando il prezzo del petrolio era inferiore all'attuale. Gia' da quest'anno si impone di valorizzare le scorte in base ai prezzi attuali del greggio, agen-do con una tassazione calcolata sul 'delta' dell'Ires. L'intervento dovrebbe far incassare 800-900 milioni di euro. BANCHE E ASSICURAZIO-NI: Si allarga la base imponibi-

Un piano triennale da 34,8 mldPareggio di bilancio entro il 2011

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A carte scoperte

L'arte secondo Nietzsche

CULTURA

— a pagina 4 — — a pagina 7—

ESTERIStoria di un fallimento

di FRANZ TURCHI

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma 1-15/16-30 Giugno 2008 - Anno XLV - NN. 35-36 € 0,25 (Quindicinale)

Il Verde in Europa ha funziona-to tanto che alla fine è fallito.Perché inizio così? Perché è la realtà dei fatti, in quanto ormai l’Europa ha capito il movimento a tutela del verde e dell’ambiente in generale ed ha dato, in modo lento ma inequivocabile, la sua risposta: devono scomparire, come forza politica.Le politiche di tutela del territo-rio sono state portate avanti tra-mite progetti europei (tutte le li-nee di credito di 60 mld di Euro circa, annuali, per l’agricoltura tutelano l’ambiente) e non c’è normativa importante o meno che non riporti la frase “a tutela del nostro territorio….”.Ma questo tipo di approccio non ha prodotto risultati eccezionali ma anzi quando i movimenti verdi si sono trovati a ricoprire ruoli di governo, vedi in Italia, il loro estremismo nel chiudere le discariche (e nel negare i termo valorizzatori) ha portato i rifiuti in mezzo alla strada, e difficile ora sarà riportare il tutto alla normalità.Altro caso evidente oltre a Na-poli è il risultato del cambio di opinione della gente nell’ap-proccio al nucleare: nel 1987 un referendum sancì la scomparsa del nucleare in Italia, dopo una campagna referendaria dura ed estremista; nel 2008 il 62% degli Italiani vuole il nucleare in Italia e lo trova una fonte di energia pulita e sicura.Che differenza in 20 anni, ma simbolica della politica sbagliata fatta da questi movimenti.Pensiamo al problema sia del riscaldamento globale della Ter-ra, dovuto all’inquinamento e a quale sia la soluzione di tutto: secondo gli Europei sarebbe il protocollo di Kyoto.L’effetto di questo protocollo che oltre ad aver messo in fila tutte le nazioni europee, per quanto con una notevole e importante procedura, è stato pari a zero.L’inquinamento nelle nostre città del vecchio continente au-menta a dismisura e si fa a gara per scaricare su qualcuno le col-pe di tutto quanto.Altro ed ultimo esempio con-creto la scelta dell’Europa di in-vestire nelle energie alternative: nel 2010 dovremmo (secondo i burocrati di Bruxelles) stare su percentuali del 40% e ancora nel 2020 a sorpassare il 60%Risultato ad oggi: forse l’8%, quindi incredibile come auto-gol; inoltre i prezzi della benzina che aumentano e le famiglie che non ce la fanno, e quindi la re-azione verso i Verdi sarà sempre più aggressiva.Credo che tutto quanto possa servire agli USA per capire non ciò che si deve fare, ma ciò che non si deve fare se si vuole soste-nere una buona ed efficace poli-tica a tutela dell’ambiente.

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La Piazza D’Italia - InterniPag. 2 1-15/16-31 luglio • 1-15/16-31 agosto 2008

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La Piazza d’Italiafondato da TURCHI

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Luigi TurchiDirettore

Franz Turchico-Direttore

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Registrato al tribunale di Roma n.9111 - 12 marzo 1963

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FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI GIUGNO 2008

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Bandiera rossa. Ritornerà?I tre partiti maggiori della sinistra radicale tentano di riordinare le idee dopo la perentoria sconfitta elettorale

in definitiva la partecipazione numerica a tali elezioni prima-rie si è dimostrata adeguata e soprattutto ha rappresentato una ventata di aria pulita ri-spetto all’atmosfera “viziata” che da troppi anni si respira nel mondo politico italiano, caratterizzato oramai dalla au-toreferenzialità degli apparati partitici che da tempo in piena solitudine decidono chi deb-ba sedere in parlamento e chi no. Tutto ciò grazie alla legge elettorale vigente, che, non prevedendo le preferenze o il ricorso ai collegi uninominali, non permette la scelta diretta

dei propri rappresentanti po-litici ai cittadini. Altro fatto positivo è stato il tentativo di superare, almeno all’inizio, la consuetudine tipica della seconda repubblica di creare accozzaglie di Partiti - definirle alleanze dati i risultati sembra una boutade -che in occasione delle tornate elettorali si met-tono insieme per poi, sia in caso di vittoria che di sconfit-ta, inesorabilmente sciogliersi a causa della loro eterogeneità politica ed ideologica. C’è sta-to quindi un primo sforzo di costituire dei sodalizi politici che a grandi linee possono ri-sultare agli occhi degli elettori

il più possibile omogenei. Pur-troppo però almeno nel caso del Pd la sconfitta elettorale sembra aver fermato la corsa verso la creazione di un partito socialdemocratico moderno di stampo europeo. Infatti dopo la “debacle” primaverile sem-bra ci sia stato un momento di ripensamento riguardo le linee politiche fino a quel momento seguite da parte del Segretario Veltroni , il quale è strattonato a destra e a manca dalle varie correnti che compongono il PD - qualcuno ne ha contate ben 17 - che pretendono chi una nuova apertura politica alla sinistra radicale, chi l’op-posizione senza se senza ma al Governo del Cavaliere, chi verso la creazione di un partito socialista, chi medita vendetta per la defenestrazione di Prodi e di tutti gli “Ulivisti”. Insom-ma una babele di richieste che almeno al momento almeno Veltroni non sembra in grado di tradurre in un linguaggio chiaro poiché sembra essere ri-tornatoa prigioniero della ma-lattia che al tirar delle somme lo ha sempre caratterizzato: il veltronismo, inteso come la tendenza a dare sempre ragio-ne a tutte le ragioni all’insegna

di un falso ecumenismo che si riduce sempre, alla fine, col non decidere. E l’indecisioni-smo in questo momento po-trebbe mettere definitivamen-te una pietra tombale sopra la modernizzazione non solo del sistema partitico e quindi po-litico italiano ma del sistema Italia nella sua interezza. Parallelamente, sarà impor-tante per gli stessi motivi, che non si interrompa il processo, appena abbozzato, della cre-azione di un partito unitario del centro destra. Al momento infatti, complice anche la vit-toria elettorale, i dirigenti di FI e AN sembrano aver rallen-tato il processo unificatore dei due partititi.La speranza è che questa pausa di riflessione sia dovuta al fatto che si stia meditando con cal-ma e sangue freddo alle moda-lità che permetteranno prima la nascita vera della nuova “casa dei moderati” e poi del suo autogoverno. Come detto in precedenza si sono sottoli-neati gli aspetti metodologici e di principio che potrebbero essere “copiati “ dal Pd ma bi-sogna comunque stare attenti a non incorrere negli stessi er-rori che ingessano l’azione del

partito di Veltroni.In primo luogo si facciano si delle primarie che eleggano un segretario e gli organi nazio-nali, ma si stia molto attenti a coloro i quali viene permes-so di votare. Poiché un conto è scegliere il candidato per la Presidenza del Consiglio, per una regione o per una qual-siasi amministrazione locale dove è giusto che la platea che deve determinare una di que-ste candidature deve essere per forza la più ampia possibile. Per la scelta di un segretario di un partito invece è necessa-rio che siano gli attivisti, fino all’ultimo tesserato che deci-dano liberamente da chi farsi guidare. Senza che ci siano come nel PD - errore questo letale - liste bloccate con un numero di candidati decisi con il bilancino del farmacista da parte dei soliti noti, per far si che ogni satrapo di corrente abbia la propria rappresentan-za. Soprattutto senza che si creino, a tutti i livelli, organi-smi di auto governo elefantiaci come l’assemblea generale del PD - edizione rivista e corretta del comitato centrale del vec-chio PCus - con più di 2500(!) membri fatte apposta per far

credere che tutti possano par-tecipare alle decisioni finali che altri –in sedi diverse- real-mente prendono.Tale processo a detta sia di Ber-lusconi che dei vertici politici del centro destra avrà inizio tra pochi mesi culminando poco prima delle elezioni europee con la presentazione non solo di liste uniche di candidati a questo importante momento elettorale ma anche - finalmen-te - di un vero partito unico. Se tale percorso arriverà al tra-guardo - nonostante i possibili rovesci elettorali a cui si potrà andare incontro nel corso degli anni o alle incomprensioni di carattere governativo- dovreb-be portare il giovane soggetto politico verso la casa comune europea del PPE, in tal modo si dovrà trovare una sintesi non solo con alcuni esponenti del mondo politico di area cat-tolica ora poco rappresentati ma anche con l’UDC, che da anni a livello nazionale e loca-le, combatte le stesse battaglie politiche a fianco a fianco a fianco della ex CdL, e che per scelte elettoralistiche personali sono stati innaturalmente se-parati.

Giuliano Leo

I tre partiti maggiori della si-nistra radicale tentano di ri-mettere insieme i cocci dopo la perentoria sconfitta eletto-rale di aprile.Il dopo terremoto elettora-le per i partiti della sinistra radicale italiana non sembra ancora del tutto passato tanto che le scosse di “assestamento” che ancora attraversano PRC, PdCI e Verdi rischiano di far

crollare del tutto le loro logo-re strutture, provate -oltre che dalla storia- da Veltroni prima e dallo “tsunami” Berlusconi - PDL- Lega, poi.Di fatto lo scadente risultato in termini di voti ottenuto dalla Lista Arcobaleno alle recenti elezioni politiche dello scorso Aprile- ricordiamo che l’alle-anza tra PRC, Verdi e PdCI ha raggiunto uno striminzito tre per cento- ha innescato all’interno dei tre partiti delle “sanguinose” rese dei conti che si sono consumate o si appre-stano ad esserlo nei rispettivi congressi nazionali.Ma andiamo per ordine.Lo scorso 20 luglio si sono concluse le assemblee generali dei Verdi e del PdCI che hanno anticipato di una settimana il “redde rationem” interno a Ri-fondazione Comunista. Il congresso del partito del Sole che ride - che in quanto a risate ha oramai ben poche occasioni per esprimerle - ha eletto alla presidenza, pardon alla carica di portavoce, Grazia Francescato, storica esponente dell’ambientalismo italiano che già in passato aveva ricoperto lo stesso ruolo all’interno del Partito e che fa parte della me-desima “cordata” di riferimen-to del suo predecessore - per 7 anni - Pecoraro Scanio. La neo portavoce - nel congresso tenu-tosi gli 19 e 20 Luglio a Chian-ciano, ha ottenuto il consenso di 300 dei 507 delegati totali provenienti da tutta l’Italia.La sua vittoria rappresenta la con-tinuazione della linea politica tenuta da Pecoraro Scanio, Bo-nelli e Cento in questi ultimi

anni, nell’attesa che si diradino le nebbie intorno al futuro del PRC e riguardo la nuova legge elettorale per le elezioni euro-pee. Sconfitto è risultato essere l’ex deputato trentino Marco Boato, il quale auspicava un profondo rinnovamento della classe dirigente attraverso an-che l’apertura di un dialogo con l’ala ambientalista e rifor-mista confluita con Ermete Re-alacci nel PD, abbandonando quindi la politica che ha visto i Verdi dialogare di preferenza con i partiti della sinistra più radicale.Negli stessi giorni si è tenuto a Salsomaggiore il V congres-so nazionale del PdCI, che ha visto la scontata rielezione a se-gretario del partito di Oliviero Diliberto, eletto all’unanimità dai delegati presenti in quanto non hanno partecipato alla vo-tazione finale i rappresentanti della corrente capeggiata dalla Bellillo - il 12 % dei delegati totali - che si sono allontanati prima della conclusione dei la-vori in segno di dissenso con la maggioranza del partito accu-sata di essere poco democratica nei confronti della minoranza. L’elezione di Diliberto costitu-isce la vittoria di coloro i quali si battono per una riunificazio-ne dei due partiti che diretta-mente si rifanno al comunismo - PRC e PdCI appunto - senza però passare per la Costituente della sinistra che - voluta dalla corrente di Rifondazione gui-data da Bertinotti e Vendola, i socialisti, Sinistra democratica e da parte dei Verdi- viene vista come una “cosa” indistinta sen-za radici forti nel comunismo

troppo annacquata dal pensie-ro socialdemocratico. In soldo-ni Il buon Diliberto ritenendo troppi 2 partiti comunisti in Italia - in verità gli italiani han-no dimostrato col voto che ne hanno abbastanza pure di uno solo - cerca di aprire un dialo-go con PRC- soprattutto con la corrente capeggiata dall’ex mi-nistro Ferrero - al fine di ricu-cire lo strappo vecchio oramai di 10 anni che ha visto la crea-zione del PdCI da una costola di Rifondazione, in modo da avere un solo soggetto politico che rappresenti il comunismo “ortodosso” italiano tagliando definitivamente fuori, come dicevamo in precedenza, socia-listi e ambientalisti, e che quin-di abbia più peso “contrattuale “nei confronti del PD.Ma lo sguardo degli addetti ai lavori era rivolto al congresso nazionale di Prc a Chianciano Terme che si è svolto il fine set-timana appena trascorso.Ed è qui che si è giocata la par-tita più importante riguardo il futuro dei partiti di sinistra. Infatti dopo una battaglia pre-congressuale estenuante che si è protratta per mesi, nessuna delle due mozioni principali , quella capeggiata da Vendola e sostenuta dal gruppo dirigente uscente- Bertinotti, Giordano, Migliore per intenderci -che fortissimamente aveva volu-to la creazione della Sinistra arcobaleno insieme a Verdi e PdCI, e quella guidata dall’ex ministro Ferrero, era arrivata alla vigilia dell’appuntamento di Chianciano con la mag-gioranza assoluta dei delegati: 47% per i “vendoliani” contro

il 40% dei “Ferreriani”.Si è avuto quindi l’ennesimo scontro interno ad un partito della sinistra, tra riformisti e comunisti “ortodossi”. Ad evitare questo muro con-tro muro non è bastato nep-pure l’intervento – in veste di semplice delegato- di Fausto Bertinotti , il quale ha infiam-mato i presenti affermando che solo attraverso la costituzione di un’opposizione di sinistra unica essi potranno sperare di ritornare a breve termine a go-vernare. Questo perché-sempre secondo l’ex Presidente della Camera- in Parlamento non siede un vero partito di Sini-stra, non possedendo il PD i “fondamentali” per fare una vera opposizione , tanto che si lascia stabilire il calendario da un uomo di destra quale è Di Pietro. E per tutto ciò solo la mobilitazione dei lavoratori attraverso i sindacati e lo scio-pero generale(sai che novità!) si può ricominciare a ricompatta-re la sinistra radicale sulle stesse posizioni.

Il risultato del congresso - 342 voti per la mozione Ferrero, 304 per quella di Vendola - ha pertanto definitivamente sanci-to la spaccatura in due del par-tito. Spaccatura che sembra al momento di non facile ricom-posizione stando alle parole del Governatore della Puglia il quale ha affermato di escludere qualsiasi livello di compromis-sione nella gestione politica di PRC da parte degli esponenti della sua corrente, annuncian-do altresì una battaglia per ca-povolgere una linea che non ha il fiato necessario per rifondare il partito. Intanto sulle sinistre appena sgominate dal centrodestra e non ancora riunite pende la mannaia di un possibile accordo trasversale PDL-PD riguardo l’inserimento nella legge elet-torale per le prossime elezioni europee di uno sbarramento al 5%, tale che forse dopo quello italiano anche il Parlamento di Bruxelles potrebbe non vedere la presenza di onorevoli della sinistra radicale.

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Gruppo AlstomProtagonista nei settori dell'energia e dei trasporti

Leader mondiale nelle ap-parecchiature e servizi per la produzione di energia e il tra-sporto ferroviario, il Gruppo Alstom fornisce soluzioni globali per soddisfare le esi-genze individuali dei clienti. In un mondo nel quale la do-manda di energia elettrica e di mobilità continua a cresce-re, la competenza di Alstom e le sue tecnologie innovative, nel rispetto dell’ambiente, l’hanno resa uno degli attori principali nel suo settore a li-vello mondiale. Il treno V150 che il 3 aprile 2007 ha stabilito il nuovo re-cord mondiale di velocità su rotaia raggiungendo i 574,8 km/h, è stato realizzato da Alstom in collaborazione con le Ferrovie francesi, mentre il 25% della produzione mon-diale di energia elettrica pro-viene da centrali dotate della tecnologia Alstom.Alstom è presente in 70 paesi con oltre 76.000 dipendenti, 12 centri di R&D per la ge-nerazione d’energia e 32 cen-tri d’eccellenza per la produ-zione di materiale rotabile. Alstom Transport: tecnolo-gia e esperienza al servizio del trasporto su rotaiaCon il 16,3% del mercato mondiale del trasporto su rotaia, Alstom Transport è leader nei treni ad alta e al-tissima velocità (300 Km/h e oltre), di cui detiene il 70% del mercato, e occupa il se-condo posto nel mercato del trasporto urbano, dei treni locali e regionali, del segnala-mento, delle infrastrutture e dei servizi. Nel settore dell’alta e altissi-ma velocità, oltre 600 con-vogli Alstom sono in servizio sulle reti ferroviarie di Fran-cia, Belgio, Paesi Bassi, Re-gno Unito, Germania, Spa-gna e Corea del Sud. L’offerta Alstom comprende anche una serie di treni ad asset-to variabile ad alta velocità (Pendolino), appositamente progettati per essere utilizzati sulle linee tradizionali ad ol-tre 250 km/ora, e che sono

stati venduti in tutta Europa e in Cina. Alstom propone, inoltre, di-verse tipologie di treni regio-nali Coradia, alcuni dei quali sono stati appositamente adattati a condizioni clima-tiche estreme per essere uti-lizzati nell’Europa del Nord. Notevole anche la presenza nel mercato merci, incremen-tata da un recente ordine di 500 locomotive dalla Cina.Nella sfida del trasporto pub-blico urbano, Alstom offre una gamma di soluzioni con prestazioni elevate e una tec-nologia d’avanguardia. I tram Citadis sono stati ordinati da 28 città del mondo, in Fran-cia, Spagna, Irlanda, Tunisia, Algeria, Marocco e Australia. Il Gruppo si è aggiudicato un contratto in Francia per il “tram-treno”, un nuovo mez-zo ibrido che combina le ca-ratteristiche dei treni subur-bani (velocità) a quelle delle linee tranviarie (accessibilità). Ciò significa che i passeggeri non saranno più costretti a cambiare mezzo di trasporto spostandosi dalla periferia al centro città e viceversa. Alstom ha una vasta compe-tenza anche nel campo dei sistemi di metropolitana, sia per i sistemi di metropolitana automatizzata sia per quelli su gomma, e ha fornito un quarto delle metropolitane esistenti al mondo (a città quali Londra, New York, Montreal, Città del Messico, Parigi, Barcellona, Santiago, Singapore e Shanghai). Alstom è anche uno dei protagonisti del mercato mondiale del segnalamento ferroviario, e la sede di Bo-logna rappresenta il centro di eccellenza del Gruppo per la realizzazione e lo sviluppo dei sistemi e delle tecnolo-gie in questo settore, tra cui l’ERTMS (European Rail Traffic Management Sy-stem), il nuovo programma europeo di standardizzazione dei sistemi di segnalamento ferroviario.Alstom Transport in Italia,

tradizione locale e esperien-za internazionaleAlstom è presente sul mer-cato italiano dal 1998, data dell’acquisizione di SASIB Railway di Bologna, azienda leader nel settore del segna-lamento ferroviario, e delle sue 10 controllate in Europa e negli Stati Uniti, fra cui le unità italiane di Verona, Bari e Guidonia (Roma). La pre-senza che si è poi consolidata con l’acquisizione nel 2000 di Fiat Ferroviaria e le sue controllate Elettromeccanica Parizzi e Fiat-Sig (Svizzera).Oggi Alstom Transport, pre-sente in Italia con 7 sedi e oltre 2.800 dipendenti, è le-ader mondiale nel settore dei treni ad alta velocità basati su tecnologia tilting (i Pendoli-no) e centro di eccellenza per i sistemi di segnalamento fer-roviario. L’azienda è coinvol-ta in tutti i principali progetti che riguardano l’alta velocità in Italia.All’interno del consorzio Saturno, che comprende al-tre aziende di livello inter-nazionale, sta realizzando e impiantando le tecnologie di segnalamento più avanzate per l’alta velocità in Italia. In particolare ha avuto un ruolo di primo piano nella realizza-zione della Roma-Napoli, la prima linea ad altissima ve-locità al mondo equipaggiata con un sistema ERTMS - European Rail Traffic Mana-gement System, di livello 2, attiva da gennaio 2006. Ed è attualmente impegnata sulla linea Bologna-Firenze, una tratta quasi completamente in galleria, dove sta realizzan-do tutto l’insieme di impian-ti tecnologici per il segnala-mento ferroviario, compreso il sistema ERTMS. Sul fronte del materiale rota-bile Alstom Transport Italia sta realizzando 26 treni Nuo-vo Pendolino ad alta velocità per Ferrovie dello Stato e Ci-salpino e, a breve, inizierà la produzione di 11 dei 25 treni AGV (Automotrice à Grande Vitesse) ad altissima velocità

ordinati da NTV – Nuovo Trasporto Viaggiatori, il nuo-vo operatore privato italiano nel servizio ferroviario pas-seggeri.I Nuovo Pendolino, rappre-sentano l’ultima generazione del treno ad assetto variabile nato in Italia negli anni ’70, e famoso in tutto il mondo per la sua capacità di mantenere velocità elevate anche in per-corsi misti.Progettati da Alstom per Fer-rovie dello Stato e Cisalpino, i nuovi treni ad alta velocità si avvalgono della tecnologia tilting, una soluzione tecno-logica unica al mondo, che consente di utilizzare treni veloci anche su linee ferro-viarie tradizionali. Il funzio-namento ad assetto variabile, consente infatti al Pendolino di inclinarsi nelle curve fino ad un massimo di 8 gradi, e di raggiungere velocità supe-riori del 30-35% rispetto ai treni convenzionali, con la massima sicurezza e comfort per i passeggeri e risparmio sulle infrastrutture per gli operatori. Rispetto ai predecessori, (in Italia: ETR450, ETR460, ETR470 e ETR480), il Nuo-vo Pendolino è un treno a più alto contenuto tecnologi-co, più confortevole, meglio equipaggiato di servizi per il passeggero e del tutto rispon-dente agli standard di intero-perabilità internazionale. Per garantire il comfort ad alta velocità, i Nuovi Pendo-lino di Alstom sono dotati del sistema Tiltronix, un si-stema di controllo dell’incli-nazione unico e altamente tecnologico, che consente di

individuare e riconoscere le curve sul percorso. Il Pendolino, proprio grazie alla sua versatilità, rappresen-ta un esempio di prodotto di successo. Ad oggi nel mondo ne sono stati venduti oltre 400, in Paesi del tutto diver-si tra loro come: Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Slovenia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Finlandia e Italia. Complessivamente, questi treni hanno percorso oltre 300 milioni di chilometri.

L’AGV progettato da Alstom per NTV, è un concetto dif-ferente, che definisce lo sta-to dell'arte della tecnologia nell’altissima velocità ferro-viaria: il meglio delle capacità di progettazione e ingegneria francesi affiancato dalle spe-cifiche competenze italiane di fabbricazione, gestione del progetto e attiva collabora-zione con il cliente.

Progettato per viaggiare a 360 km/h, l’AGV è il primo treno che concentra tre tec-nologie alla base del record di velocità su rotaia di 574,8 km/h dell’aprile 2007: archi-tettura articolata, motorizza-zione ripartita e motori sin-croni a magneti permanenti. L’articolazione, con i carrelli disposti tra le carrozze, assi-cura vantaggi in termini di sicurezza, comfort e costi di manutenzione. I motori sono ripartiti sotto i pianali inve-ce di essere concentrati nelle motrici, una soluzione che li-bera spazio per posti a sedere. I motori stessi sono sincroni a magneti permanenti ed evitano gli sprechi di energia

tipici dei propulsori tradizio-nali. Nella configurazione a 11 carrozze, con sei carrelli motori, l’AGV sviluppa a 360 km/h una potenza su-periore del 23% rispetto al principale concorrente.

Primo treno ad altissima ve-locità progettato in confor-mità alle Specifiche Tecniche d’Interoperabilità dell’UE e agli standard di segnalamen-to ERTMS, l’AGV si adatta a tutti i sistemi europei di segnalamento e controllo. Inoltre, in conformità alle normative europee e nazio-nali in materia di ambiente e sicurezza, l’AGV rispetta an-che l’ambiente, con la gene-razione di ridotte emissioni di gas a effetto serra: 2,2 g/km/passeggero di CO2, vale a dire 70 volte meno di un aereo, e circa il 98% dei ma-teriali che lo compongono è riciclabile: alluminio, acciaio, rame, vetro. Una cura particolare è stata dedicata al design esterno, interamente progettato da Alstom, aerodinamico e fu-turistico e all'ottimizzazione degli spazi, delle luminosità e delle ergonomie.AGV e Nuovo Pendolino sono i nuovi prodotti con cui Alstom si presenta al mer-cato, pronta ad affrontare le sfide che si prefigurano con l’apertura a nuovi operatori privati e in vista della immi-nente gara per l’Alta Velocità in Italia.

NTV – Nuovo trasporto viag- giatori, primo operatore pri-vato nel trasporto ferroviario passeggeri in Italia

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La Piazza D’Italia - EconomiaPag. 4 1-15/16-31 luglio • 1-15/16-31 agosto 2008

L'Ue boccia il condono IVA 1998-2001dell'ItaliaLa Corte di giustizia europea ha bocciato il condono IVA 1998-2001 contenuto nella Finanziaria 2003

La Corte di Giustizia ha dato ragione alla Commissione eu-ropea. Tutti coloro che aveva-no evaso l'iva in quel periodo potevano presentare una di-chiarazione e pagare una som-ma forfettaria, evitando così di essere sottoposti a controlli ed accertamenti fiscali. Per la Commissione europea, che si è rivolta alla Corte, si trat-tava però di una disposizione che viola la sesta direttiva eu-ropea in materia di iva. Inol-tre, ad avviso dei giudici “la rinuncia generale e indiscri-minata all'accertamento delle operazioni imponibili favo-risce i contribuenti colpevoli di frode”. La legge italiana, sottolineano i giudici europei, induce “fortemente” i contri-buenti o a dichiarare soltanto una parte del debito effettiva-mente dovuto o a versare una somma forfettaria “invece di un importo proporzionale al fatturato realizzato, evitando in tal modo qualunque accer-tamento o sanzione”.Con il suo ricorso la Commis-sione europea chiede alla Cor-te di dichiarare che la Repub-blica italiana, avendo previsto in maniera espressa e generale, agli artt. 8 e 9 della legge 27 dicembre 2002, n.289, dispo-sizioni per la formazione del bilancio annuale e plurienna-le dello Stato, una rinuncia all'accertamento delle opera-zioni imponibili effettuate nel corso di una serie di periodi di imposta, è venuta meno agli obblighi ad essi incombenti in materia di armonizzazione

delle legislazioni degli Stati membri relative alle imposte sulla cifra di affari. Il contesto normativo comunitario ai sen-si dell'art. 10 CE stabilisce che gli Stati membri adottano tutte le misure di carattere generale e particolare atte ad assicura-re l'esecuzione degli obblighi derivanti dal presente trattato ovvero determinati dagli atti delle istituzioni della Comuni-tà. Essi facilitano quest' ultima nell'adempimento dei propri compiti. Essi si astengono da qualsiasi misura che rischi di compromettere la realizza-zione degli scopi del presente trattato.Considerando che il bilancio della Comunità sarà, senza pregiudizio delle altre entrate, integralmente finanziato con risorse proprie della Comu-nità, che queste risorse, tra l'altro, comprendono quelle provenienti dall'imposta sul valore aggiunto (IVA), e otte-nute mediante applicazione di una aliquota comune ad una base imponibile determinata in modo uniforme e secondo regole comunitarie; conside-rando che è opportuno tener conto dell'obiettivo della sop-pressione delle imposizioni all'importazione e delle detas-sazioni all'esportazione per gli scambi tra gli Stati membri e garantire la neutralità del siste-ma comune di imposte sulla cifra d'affari in ordine all'ori-gine dei beni e delle presta-zioni di servizi, ogni soggetto deve pagare l'importo netto dell'IVA al momento della pre-

sentazione della dichiarazione periodica. La Commissione, in sostanza, ritiene che la Re-pubblica italiana ha violato gli obblighi ad essa imposti dagli artt.2 e 22 della sesta direttiva e dall'art. 10 CE. La Commis-sione precisa che tali articoli impongono agli Stati membri un duplice obbligo, dato che questi ultimi sono tenuti ad adottare, da un lato, tutti gli atti legislativi di diritto nazio-nale necessari a dare attuazione alla sesta direttiva, e, dall'altro, ad attuare le misure di natura amministrativa necessarie ad assicurare l'osservanza da parte dei soggetti passivi IVA, degli obblighi derivanti dalla mede-sima direttiva, in particolare dell'obbligo di pagare, nell'ar-co di un certo periodo di tem-po, l'imposta dovuta a seguito dell'effettuazione di operazioni imponibili. La Commissio-ne sostiene, a tal proposito, che uno Stato membro non può sottrarsi unilateralmente all'obbligo di assoggettare ad IVA tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi, sottra-endole dalla determinazione della corretta base imponibile, o introducendo esenzioni di imposta non previste dal legi-slatore comunitario.La Repubblica italiana, che riconosce che la normativa comunitaria in materia di IVA impone agli Stati membri di applicare l'imposta a tutti i contribuenti e di effettuare il relativo controllo, sostiene che il meccanismo di cui agli artt. 8 e 9 della legge n.289/2002

non ha effetto né sugli obbli-ghi dei contribuenti né sugli elementi costitutivi dell'im-posta. Esso riguarderebbe, in-vece, gli ambiti di operatività del controllo e della riscossio-ne dell'imposta, in relazione ai quali gli Stati membri dispon-gono di un potere discreziona-le. Per questo la Commissione difetta a definire il meccani-smo previsto dagli artt. 8 e 9 della legge n.289/2002 come rinuncia “generale” indiscrimi-nata e preventiva di ogni atti-vità di accertamento e verifica in materia di IVA”, equivale ad impedire in generale agli Stati membri di ricorrere a strumen-ti di conciliazione o di defini-zione delle liti pendenti al fine di evitare contenziosi ed assi-curarsi un gettito immediato, mediante riduzioni concordate di tributi.La Corte ha dichiarato che tutti gli Stati membri sono te-nuti a garantire il rispetto degli obblighi a carico dei soggetti passivi e beneficiano, a tale riguardo, di una certa libertà in relazione, segnatamente, al modo id utilizzare i mezzi a loro disposizione. Questa libertà, tuttavia, è limitata dall'obbligo di garantire una riscossione effettiva delle ri-sorse proprie della Comunità e da quello di non creare diffe-renze significative nel modo di trattare i contribuenti, la sesta direttiva, pertanto, deve essere interpretata in conformità al principio di neutralità fiscale inerente al sistema comune dell'IVA, in base al quale gli

operatori economici che effet-tuano le stesse operazioni non devono essere trattati diversa-mente in materia di riscossio-ne dell'IVA. Ogni azione degli Stati membri riguardante la ri-scossione dell'IVA deve rispet-tare questo principio.Per questi motivi la Corte di giustizia europea statuisce che la Repubblica italiana ha ri-nunciato indiscriminatamente all'accertamento delle opera-zioni imponibili ed in via del tutto arbitraria contravvenen-do alla normativa comunitaria, per cui la Repubblica italiana è condannata alle spese.Stando alla sentenza della Cor-te, l'Italia, a fronte di una ope-razione di condono fiscale ha sanato gli illeciti IVA dei con-tribuenti ma ha pagato a caro prezzo questo condono perchè condannata a suo avviso ingiu-stamente dalla Commissione. Come al solito non vigendo la common law le normative sono sempre soggette ad inter-pretazioni istituzionali diver-genti, ma la cosa inquietante è che le sentenze si fondano sul-

le interpretazioni della legge e non sul tenore oggettivo delle legge medesima. Questo è un classico esempio di disfunzione giuridica ancora esistente nel sistema del diritto comunita-rio che non ha ancora raggiun-to un livello di compatibilità con quello dei rispettivi diritti nazionali. L'armonizzazione delle legislazioni nazionali è un obiettivo comunitario ancora lontano. Comunque nel frat-tempo si decide e si infliggono sanzioni ma restano sempre dubbi sulla giustezza dell'azio-ne sanzionatoria. Il rimedio? Stop alle interpretazioni legi-slative, il diritto comunitario deve oggettivarsi ma model-larsi sulle istanze giuridiche nazionali le quali esprimono casi ed esigenze diverse per ogni Stato membro. Solo in tal modo la commissione europea potrà armonizzare la normati-va e le sue sentenze usciranno con motivazioni condivise o eviteranno addirittura com-portamenti degli Stati contrari alle prescrizioni del diritto co-munitario.

Il DPEF 2009-2013 in uno scenario criticoLa politica economica del Governo trova ancora una volta il contesto meno adatto a produrre risultati positivi

sono giungere, in Commissio-ne Bilancio e Finanze riunite alla Camera, nuove proposte di modifica. Dopo il via della Camera anche il Senato si è pronunciato sulla manovra, ed è stata approvata dai senatori la risoluzione che accoglie i punti salienti del Dpef.Non sono "passate" disposi-zioni di tipo ordinamenta-le considerate incompatibili con i requisiti richiesti per i decreti legge o perché estra-nee alla materia. Si trattava di norme sul federalismo, alcune deleghe tra cui una sui lavori usuranti, sanzioni contro il lavoro sommerso, l'aspettativa per i dipendenti pubblici che vogliano iniziare un'attività

imprenditoriale e altro ancora. Tra le iniziative del Governo, l'emendamento al decreto a favore dell'autotrasporto. Vi figura un'indicizzazione del costo del carburante per i con-tratti di durata superiore ai 30 giorni. C'è poi lo sblocco di 116 milioni di euro, 106,5 nel 2008 e 9,5 nel 2010, destinati in parte (30 milioni) a coprire la detassazione delle trasferte fuori dal territorio comunale, altri 30 milioni ad agevolare il lavoro straordinario degli au-tisti, 40 milioni come credito d'imposta come rimborso del-le tasse automobilistiche per veicoli di massa non inferiore a 7,5 tonnellate. Infine, viene liberalizzata l'apertura di nuo-vi distributori stradali senza

più vincoli di distanza minima o di chiusura di altre stazioni di servizio. È la Cgil a segna-lare l'eliminazione del "tetto" agli stipendi nella pubblica amministrazione, fissato dal precedente Governo al livello di circa 290mila euro. Michele Gentile, coordinatore dei set-tori pubblici Cgil, ironizza sul-la «trasparenza» così realizzata dal Governo. Il Governo pensa ad inserire nel Dpef la Robin Hood Tax, la tassa sarà gene-ralizzata e non avrà effetti di-storsivi sulla concorrenza, oltre ad essere un'imposta etica. La proposta allo studio prevede la tassazione delle compagnie petrolifere per ridistribuire le ricchezze ai più deboli.Tremonti sostiene che l'idea è quella di ragionare sui profitti e non di applicazione dell'Iva alla pompa, anche perché tra il prezzo alla pompa e quello che c'è dietro in mezzo c'è il barile con sopra una bottiglia di champagne, che è la specu-lazione.Sulla tassazione straordinaria delle società petrolifere l'Italia procederà anche da sola, ha detto il ministro Tremonti, può e deve farlo, la gente che ha fame non aspetta.Caute le reazioni dei ministri riuniti per l'Ecofin: è compe-tenza degli Stati.

Il Governo poi, ha ribadito Tremonti, farà una correzione ai conti pubblici da 30 miliar-di in 3 anni, Verrà rispettata la scadenza del 2011 per il pareg-gio di bilancio, anche se il 2008 «ha comunque delle criticità». Il ministro dell'Economia ha confermato l'arrivo di un de-creto, accanto al Dpef, «che avrà la parte triennale di stabi-lizzazione finanziaria e un pia-no di rilancio dell'economia. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare quello che possiamo. Un provvedimento legislativo che anticipa la finanziaria e che pensiamo di fare entro l'estate. Subito dopo il collegato». La Finanziaria? «Un vecchio film dell'orrore». No quindi, a una Finanziaria che inizia al 15 set-tembre e finisce a dicembre: «vogliamo un decreto prima dell'estate con un contenuto triennale, che avrà la forma di una finanziaria, ma non un provvedimento omnibus che diventa un meccanismo di caos assoluto». Sul prestito Alitalia Tremonti ha detto che il Trattato Ue non vieta tutti i tipi di aiuti. «Ci sono aiuti consentiti. Un conto, infatti, sono gli aiuti a freddo e un conto sono quelli per favorire le privatizzazioni. Ci sono aiuti ammessi perché non sono fini a se stessi, ma strumentali ad

un'operazione di mercato». Poi, commentando le frasi di Jean-Cyril Spinetta secon-do cui per Alitalia servirebbe «l'esorcista», Tremonti ha det-to che «il 22 maggio lo stile era molto signorile, questa è una caduta rispetto ad allora».Comunque il Dpef 2009-2013 preannuncia l'intenzione del Governo di risolvere i proble-mi del Paese, quelli soprattutto di natura economica, l'abo-lizione dell'ICI sulla prima casa diventata definitiva con l'approvazione anche del Se-nato è ormai una realtà, ma è un primo sensibile passo verso l'alleggerimento della pressio-ne fiscale che in Italia si atte-sta al 43% del PIL, ed è tra le più alte d'Europa. Il potere di acquisto delle famiglie è sem-pre più in crisi, i redditi non seguono il costo della vita, inflazione torna a crescere e si attesta tra il 3,8% e il 4% la più alta negli ultimi 30 anni. La crisi internazionale, il PIL americano che viene sostenu-to dalle economie dei paesi emergenti, come Russia, India, Cina, è un dato storico di soli-to avveniva il contrario, il su-per euro, lo shock petrolifero, la crisi dei mercati finanziari sono tutti elementi che fanno presagire difficoltà e criticità dei sistemi economici a cresce-

re, da qui a prevedere la crisi del famoso '29 il passo è breve perché gli ingredienti sono i medesimi magari mescolati in un cocktail diverso. Allora la domanda per gli Stati è: come si pensa di tradurre i risultati di politica economica in uno scenario così critico se questi sono strettamente correlati e dipendenti alle dinamiche internazionali? Tremonti ed ogni altro ministro dell'eco-nomia non sono in grado di fornire una risposta risolutiva al problema ma possono so-lamente indirizzare la politica verso la difesa e la protezione di queste perturbazioni, ma ciò determina rallentamenti, sfiducia e crescita zero, è pur-troppo, l'Italia anche nel 2009 dalle previsioni più autorevoli raggiungerà un livello di cre-scita prossimo allo 0,4% con un deficit elevato. Le tensioni internazionali determinano la solita impossibilità a realizza-re risanamento dei conti pub-blici e quello dell'economia. Questo scenario è figlio della globalizzazione ma per noi ita-liano soprattutto a quel patto “scellerato” che ci ha costretti ad effettuare quel cambio lira/euro con raddoppio a differen-za di altri Stati membri.

Avanzino Capponi

Dalla Prima

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Mentre siamo qui ancora a chiederci perché l’antieuropei-smo abbia intravisto nella Po-lonia una roccaforte così osti-nata attraverso una consistente componente politica facente capo ai gemelli Kaczynski, sia-mo qui a piangere per una grave notizia che ha scosso la Polonia e non solo. L'europarlamenta-re euro-entusiasta Bronislaw Geremek migliore amico di Walesa è morto a 76 anni per un incidente automobilistico in Polonia. Maledette strade polacche. Geremek, fra i padri fondatori della democrazia in Polonia, viaggiava a bordo di una Mercedes accompagnato da una sua assistente, quando, per motivi non appurati, ha invaso la carreggiata opposta in località Lubien, vicino a Poznan, nell'ovest del Paese, scontrandosi frontalmente con un furgone.L’onore delle armi proviene da acerrimi avversari quali gli or-mai famigerati gemelli - anti-europeisti convinti e proprio ultimamente sciagurati avver-sari dichiarati e poi miracolo-samente pentiti del Trattato di Lisbona - che nella persona del presidente Lech ha reso omag-gio a Geremek con parole sen-tite, pur riconoscendo di essere stato nel recente passato suo avversario politico, e confer-mando la grandezza del perso-naggio storico e il suo ruolo di artefice della svolta democrati-ca del Paese. Nel cordoglio ge-nerale, fra gli omaggi più gra-diti si registrano anche quelli

dell’ex presidente Aleksander Kwasniewski, e del presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, che ha espresso immensa tristezza e profondo dolore per la sua im-provvisa scomparsa.Geremek, al contrario dei ge-melli Kaczynski è considerato in Polonia un vero statista, uno di quelli proiettato verso le prossime generazioni, non ver-so le prossime elezioni. Come Lech Walesa, nella cui palestra sia Geremek che i Kaczynski si sono formati, facendo dell’an-ticomunismo il loro credo po-litico. Poi le strade si sono se-parate e i secondi hanno preso altre direzioni targate strapaese e danno spettacolo collezio-nando gaffes su gaffes, come l’ultima sul trattato europeo prima boicottato e poi soste-nuto dopo un colloquio con Sarkozy in cui si saran detti o promesi chissà che. Una di quelle piroette cui i gemelli ci hanno oramai abituato e fran-camente anche un pò stufato e in cui Geremek non si è mai cimentato. Egli è sempre stato visto dai più come un uomo tutto d’un pezzo, non di cer-to simpatico – ma questo non è necessariamente un difetto. Certamente affidabile ed auto-revole – malgrado un po’ scor-butico e saccente – il polacco tipico diciamo. La sua vita del resto è la più autorevole testi-mone della sua integrità, che pone le proprie fondamen-ta nel suo passato tragico e cruento. Nato nel 1932 a Var-

savia da famiglia ebrea (il pa-dre morì ad Auschwitz) studiò Storia a Varsavia e a Parigi. I suoi studi più famosi attengo-no la povertà nel Medioevo e un saggio sulle prostitute nella Parigi medioevale peraltro tra-dotto in dieci lingue.La sua attività politica emerge nel 1968 quando, in segno del-la protesta contro l’invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia lasciò le file del partito comunista, di-ventando negli anni Settanta un punto di riferimento per la dissidenza nel suo Paese. Il 1980 fu segnato dall’approdo in Solidarnosc, del quale diven-ne consigliere e tecnico dando vita al progetto di «Repubblica autogestita», che divenne piat-taforma programmatica del sindacato fondato a Danzica da Lech Walesa. L’indole di un uomo si legge nel suo passato e, come tutti gli uomini di in-tegrità pubblica e privata an-che Geremek si accollò il peso delle proprie azioni – giuste ma sconvenienti – pagando in prima persona con l’interna-mento. Con la legge marziale introdotta nel dicembre 1981 dal generale Wojciech Jaru-zelski e la messa fuorilegge di Solidarnosc, a Geremek venne tappata la bocca per un anno.Poi, rimesso in libertà, nono-stante i patimenti, memore del-le disgrazie occorse alla propria famiglia 40 anni prima, non si diede per vinto, affiancando Walesa nelle strutture clande-stine del sindacato cattolico. E

in questo rinnovato contesto di azione, la sua intelligenza, in-sieme al suo prestigio e ai suoi rapporti personali con i mag-giori uomini politici europei dell’ epoca, contribuirono alla transizione della Polonia dalla dittatura alla democrazia.Nel ’91, inizia la stagione che consegnerà Geremek agli an-nali come il più europeo di tutti i polacchi.Una volta capo dello stato, Walesa volle Geremek premier, ma la nomina, osteggiata da al-tri partiti, fallì. Così, Geremek dovette “accontentarsi” - dal 1997 al 2000 – di ricoprire la carica di ministro degli esteri e nel marzo 1999 firmò l’ingres-so della Polonia nella Nato. Il 2002 fu particolare e signifi-cativo, direi chiave, rivelatore anche di due opposti schie-ramenti nati in Polonia. Due opposte visioni dello stato, due opposte collocazioni del paese nello scacchiere inter-nazionale: Europa versus Stati Uniti, volendo utilizzare uno slogan ad effetto. In quell’an-no Bronislaw Geremek fu in-signito della più alta onorifi-cenza polacca, l’Aquila Bianca, riconoscimento che i gemelli Kaczynski, il premier Lech e il presidente Jaroslaw quando cercarono di imprimere una svolta ultraconservatrice e ul-tracattolica al Paese, tentarono di togliergli. E per quale moti-vo dati gli ovvi meriti di Gere-mek? Perché aveva rifiutato di sottoporsi alla legge sulla “lu-stracja”, la decomunistizzazio-

ne, che imponeva a chiunque ricoprisse un incarico di pub-blico interesse di certificare di non aver mai collaborato con il passato regime comunista. La sua presa di posizione, ancora una volta coraggiosa e perfet-tamente in linea col suo rischiò di costargli anche il mandato a Strasburgo prima che nel mag-gio 2007 la Corte costituzio-nale polacca dichiarasse la leg-ge anticostituzionale, dando così ragione a Geremek, che in quel provvedimento vedeva una violazione dei diritti fon-damentali e creava ”una nuova polizia della memoria”.La rivolta di Geremek contro tale legge è segno di lungimi-ranza e dedizione alla causa pubblica. Lottando contro

tale anacronismo, a costo di perdere la poltrona (a più di una personalità, in Italia, non fischiano terribilmente le orec-chie?) ha contribuito a spegne-re il fuoco incontrollato di una nuova divisione lacerante che avrebbe indebolito il paese. Al punto di difendere anche i suoi avversari politici più ag-guerriti, quando nel corso di un’intervista gli è stato chiesto un commento alle parole di Daniel Cohn-Bendit, euro-parlamentare francese e leader dei Verdi europei, che aveva parlato di azioni “fasciste o sta-liniste” del governo polacco, negando tutto. Con un occhio - come sempre - alle nuove ge-nerazioni. Della serie, sempre i migliori se ne vanno.

Morto Geremek, padre europeista della nuova PoloniaAvversario dei Kaczynski con uno sguardo fisso verso le future generazioni

Preso il genocida KaradzicSi era riciclato come medico new age

Nel 1989 Karadzic fu tra i pro-tagonisti della fondazione in Bosnia Erzegovina del Partito Democratico Serbo (Srpska Demokratska Stranka) che si proponeva di proteggere e raf-forzare gli interessi dei Serbi di Bosnia Erzegovina.Il 3 marzo 1992 un referen-dum, a cui avevano parteci-pato solo i Croato-Bosniaci e i Bosniaci Musulmani (mentre era stato boicottato dai Serbi di Bosnia), sancì l'indipen-denza della Repubblica dal-la Jugoslavia, ormai formata solo da Serbia e Montenegro. Il 6 aprile 1992, la Bosnia Erzegovina venne riconosciu-

ta dall'ONU come uno stato indipendente e sovrano. La stessa costituzione titina pre-vedeva del resto per ciascuna delle sei repubbliche jugoslave il diritto alla secessione. I Serbi di Bosnia non riconobbero il nuovo stato e proclamarono la nascita nei territori a prevalen-za serba della Repubblica Ser-ba (Republika Srpska), di cui Karadzic divenne il presidente. Assumendo la presidenza della Repubblica, egli divenne il co-mandante in capo dell’Esercito serbo-bosniaco con il potere di nomina e revoca degli ufficiali. Qui ha inizio la storia del Ka-radzic criminale (massacro di

Srebrenica), col TPI in attesa di giudicarlo e la polizia alle calcagna per assicurarlo alla giustizia.L’hanno finalmente acciuffato e il mondo oggi è un po’ più pulito. Il criminale Karadzic, il boia di Srebrenica, leader dei serbo-bosniaci latitante da 13 anni è stato arrestato di notte, pizzicato mentre era a bordo di un autobus in viaggio verso la località serba di Batajnica, a 13 chilometri dalla capitale. La polizia lo ha ammanettato e incappucciato per poi trasfe-rirlo in un centro di detenzio-ne rimasto segreto.Si è chiuso in uno strategico

mutismo, limi-tandosi a sbot-tare: “Questo processo è una farsa”.O r g o g l i o s o come a quegli sciagurati tem-pi ha rifiutato i primi pasti of-fertigli in cella e il giudice Dil-paric ha firmato l’ordinanza che sancisce la sua consegna al tri-bunale penale internazionale dell’Aja.Radovan Ka-

radzic viveva a Belgrado sotto falso nome (Dragan Dabic) e lavorava negli ultimi tempi come medico in un ambulato-rio privato. Lo ha rivelato oggi il procuratore nazionale serbo per la lotta ai crimini di guerra, Vladimir Vukcevic, mostrando una foto dell’ex latitante in cui appare poco riconoscibile, con barba e capelli lunghi. Secon-do il procuratore, nell’ambula-torio - individuato dalle forze di sicurezza serbe nel quartiere residenziale di Nuova Belgra-do - nessuno sapeva chi fosse in realtà.La cattura del criminale ca-muffato fa ben sperare per quel che concerne le sorti di Mladic e Hadzic gli ultimi due super ricercati cui neopremier serbo Cvetkovic ha intima-to di arrendersi e consegnarsi spontaneamente. Anch’ essi rispettivamente ex comandan-te militare serbo bosniaco e ex leader dei serbi di Croazia, in-calliti e impenitenti criminali autori e/o complici di inauditi massacri. Il vanto di Cvetkovic del resto è garantire il rispetto del diritto internazionale as-sicurando i ricercati serbi alla giustizia.Per questo, ha tuonato il pre-mier serbo: “Le indagini non cesseranno fino a quando non verranno presi ed estradati

anche gli ultimi due latitanti inseriti nella lista nera del Tpi. Di qui l’appello ai fuggitivi a consegnarsi volontariamen-te”. Un atto - ha sottolineato Cvetkovic - che sarebbe «posi-tivo per loro come per tutto il popolo serbo».Tornando al rinvenimento del nostro, Dragan David Dabic, era stata l’identità assunta da Radovan Karadzic negli anni della sua latitanza.Manco a farlo apposta, per un medico (altro scherzo del de-stino) specialista in massacri, l’identità usurpata apparteneva a un soldato morto 15 anni fa a Sarajevo – come riferito dai media serbi. Che inoltre spie-gano che i documenti del mi-litare della repubblica Srpska erano perfettamente in regola, emessi a Ruma, una località distante una cinquantina di chilometri da Belgrado, pro-babilmente grazie a qualche funzionario compiacente. Una questione da affrontare è in merito alla attiene l’autenticità del documento in possesso di Karadzic. Difatti, in Serbia per ottenere una carta di identità è necessario avere la cittadinan-za, un certificato di nascita e un vecchio documento che attesti l'indentità, oltre a dare le im-pronte. Karadzic non è cittadi-no serbo. A questo proposito,

anche Stojan Zupljanin, altro accusato di crimini di guerra e arrestato l'11 giugno scorso a Pancevo, era in possesso dei documenti di un uomo morto oltre 10 anni fa. Ex comandan-te della polizia serbo-bosniaca, Zupljanin è stato incriminato dal Tribunale per i crimini di guerra dell'Aja per genocidio e crimini contro l'umanità.Radovan Karadzic, che si fa-ceva chiamare dottor Dragan David Dabic mentre era attivo a Belgrado, avrebbe per giun-ta lavorato come specialista in medicina alternativa anche in Italia e in Austria. Proprio una famiglia austriaca l’avrebbe ri-conosciuto, dalle foto trasmes-se in tv. Karadzic.Non gli è stato così difficile, attingendo al suo bagaglio di psichiatra specializzato in ne-vrosi e depressione, si era ri-ciclato come medico new age che raccoglieva un buon suc-cesso anche oltre i confini del suo paese.“Non è da escludere che l’ex presidente serbo-bosniaco sia entrato in Austria con docu-menti falsi”, ha detto all'agen-zia APA il portavoce del mi-nistero degli Interni austriaco Rudolf Gollia, aggiungendo però che «al momento non ci sono indicazioni in merito”.

Francesco Di Rosa

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L'ombra del '29La bancarotta di Indy Mac, la nazionalizzazione di fatto di Fannie Mae e Freddie Mac, tra le principali istituzioni fi-nanziare nel settore dei mutui ipotecari americani (circa il 60% del mercato americano) nelle scorse settimane ha solle-vato tensioni che ancora scon-tiamo sulle le Borse di tutto il mondo, pesanti oltre il dovuto nonostante indici economici fondamentali tutto sommato stabili.Hanno fatto il giro per il mon-do le immagini di cittadini americani in coda ai bancomat per ritirare i propri risparmi evocando da più parti, anche da primari dirigenti politici, il ’29 oramai come molto più di uno spettro.Così dopo aver passato il peggio del Credit Crunch dell’agosto scorso allorché scoppio la bolla dei mutui subprime, al di là delle gene-rose iniezioni di liquidità (e quindi di inflazione) che la FED ha immesso sui mercati internazionali, il dato di un +171% sull’avvio di proce-dure di pignoramento della casa per i proprietari america-ni (740.000 già pignorati ma con un rischio potenziale per 25.000.000), con un aumento trimestre su trimestre del 14% (fonte, RealtyTrac), ci ricorda

che il fiammifero resta acceso e comincia a passare di mano in mano.Al di là del problema casa, nel paese a stelle e strisce risolto dalla circostanza di fatto che i proprietari pignorati sono in condizione di trovare im-mobili in affitto a condizioni più vantaggiose dell’impegno finanziario già contratto per l’acquisto della casa, a destare maggiore preoccupazione agli addetti ai lavori e agli opera-tori finanziari è il manifesto disorientamento della dirigen-za politica e la continuità di notizie, accuse, provvedimenti cautelati che piove sulle istitu-zioni finanziarie e i suoi Top Manger spesso mostratisi scal-tro oltre il limite consentito.Così in un mondo scosso dalla scoperta di un vero e proprio vertiginoso “buco”, una perdi-ta finanziaria che ad un certo punto non si è più stati in gra-do di coprire contabilmente o finanziariamente, le Banche centrali e i Governi invece di lasciare che si giungesse alla naturale conseguenza della bancarotta e delle procedu-re concorsuali, vere deputate alla cancellazione ovvero alla riproposizione sul mercato di mezzi di produzione mal gestiti e/o obsoleti, si sono af-fannati a mettere soldi buoni

su quelli cattivi, con il risulta-to oltre che di aver innescato la spirale inflazionistica, di ingenerare disorientamento e sfiducia negli investitori: giac-ché coloro che avevano magari nel proprio portafoglio azioni delle ditte concorrenti a quel-le salvate dalla bancarotta, si sono visti derubare dei mag-giori profitti che avrebbero certamente ottenuto in nome di un non meglio precisato “interesse pubblico”.Disorientamento, sfiducia, causano vendite ed ulteriori perdite, che si sommano alle perdite già rendicontate in un loop che sta sfuggendo fuori di controllo e che seppure si stia manifestando in un per-corso temporale molto più di-latato rende difficile qualsiasi contraddittorio con i profes-sionisti del catastrofismo eco-nomico.Aggiungiamo a ciò la triste realtà dei sospetti o delle sco-perte che hanno già portato alla spettacolare maxi reta-ta di qualche mese fa che ha condotto alla sbarra una parte consistente dei Top Manager di Wall Street e che oggi muo-ve il procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, ad accusare di frode Ubs per le aste bond per aver ingannato gli investitori nella vendita di

obbligazioni avendo, peral-tro, nascosto rischi e mentre il mercato crollava, continuato a piazzare gli stessi prodotti in-criminati alla clientela ignara e scopriremo uno degli estre-mi del groviglio di nodi che vanno sciolti per far tornare il sereno sui mercati finanziari e il mondo sulla strada della prosperità.Un altro è certamente quel-lo di una delimitazione alla possibilità di creare strumen-ti finanziari troppo complessi (leggi derivati), facoltà che ha messo nelle mani di pochi un potere indimenticato fin dai temi dei Re taumaturghi, un

evo per fortuna perso nella preistoria.Cosa dovrebbe fare la politica? Quando c’è una perdita, bè allora ci sono solo due modi per uscirne, tagliare la spesa corrente per tornare in avanzo o quanto meno ridurre il defi-cit, vendere (leggi privatizzare) assets, che per uno Stato sono le sue aree di spesa, previden-za, sanità, ecc., maggiore è la perdita maggiore è la necessità di liquidizzare assets pena l’in-cremento del debito pubblico e lo spostamento alle future generazioni dei disastri pro-curati dalla classe dirigente di oggi; quindi tagliare le tasse,

ciò genererà nel medio termi-ne nuova crescita economica capace di “coprire” la perdita, una lezione che ha assicurato il benessere agli Stati Uniti per gli ultimi 28 anni.Una lezione, una memoria che appare poco chiara agli occhi dell’attuale amministrazione e che al di là delle ultime uscite oltre che di un Barack Obama che ha parlato recentemente di Ronald Reagan come mo-dello ispiratore, anche di John McCain, conservatore difficil-mente associabile alla visione dello Small Government, non sembra all’ordine del giorno.

Giampiero Ricci

Tra tentazione e crisi

E' uscito l'iPhone e tutto va beneA leggere i giornali ed i vari siti di informazione, a vedere le file che di notte si sono for-mate davanti ai negozi sembra che l’Italia e tutto il mondo occidentale non abbiano al-cun problema, politico, eco-nomico, o morale che sia. Si perché o i più che benestanti di tutto il mondo si sono riu-niti davanti agli store o qual-cosa non torna. Oramai il tozzo di pane che il signore dava ai miserabili che non avevano di che sfamarsi è un oggetto tecnologico con la differenza che, rispetto al tozzetto elargito dal ricco, un gadget tecnologico lo si paga (e tanto), costa pure usarlo e soprattutto non è vitale. C’è qualcosa di emblematico

in questo isterismo di mas-sa per un singolo oggetto. Un’evoluzione perversa verso il masochismo di una cultura che si sta avviluppando su se stessa e che non riesce più ad alimentarsi se non delle sue paure e delle fughe da esse. Nulla contro la tecnologia, anzi, pc, portatili, ipod tutti oggetti che hanno migliorato alcuni aspetti della vita lavora-tiva e privata facilitando ope-razioni ed allietando momenti di relax. Tutti oggetti che una volta acquistati non avevano altri costi se non marginali e che, magari, un piccolo sacri-ficio iniziale lo ricambiavano con il loro intenso utilizzo. Qui è la differenza, il colpo di genio di Steve Jobs padre pa-

drone di Apple, un’operazione che ha avuto prima l’incuba-zione (lunga un anno) di una limitatissima distribuzione territoriale solo in alcuni pa-esi, giusto per far crescere la febbre in tutto il mondo, poi l’esplosione con la vendita di un milione di telefoni in tre giorni. Come per l’ipod si è assistito ad una follia di massa che sta cambiando radicalmente la concezione del necessario nel-le nostre vite. La cosa che stupisce è come organi di stampa non specia-lizzata in tecnologia consu-mer ma che sono i siti dei più grandi quotidiani nazionali si siano dedicati al nuovo nato di Apple senza dedicare, ad esem-

pio, alcuno spazio al fallimen-to della Indymac Bank che sta ancora rischiando un effetto domino sul sistema creditizio statunitense e dell’intero occi-dente. Questo probabilmente perché a noi popolo basta poco per essere contenti, un telefonino o un buco nella sabbia dove infilare la testa vanno benis-simo tanto domani qualcuno risolverà il problema che si è presentato oggi e tutto conti-nuerà ad andare bene.Notizia: nulla sta andando bene. Senza voler scadere nel qua-lunquismo più becero, tra crisi diplomatiche, energetiche ed economiche, il pericolo che il mondo subisca una forte scos-sa e che quello che riteniamo sia uno standard di vita mini-mo diventi molto difficile da mantenere è molto concreto e molti di noi farebbero bene a pensare e a leggere le notizie, magari dal loro fiammante nuovo telefono con la mela morsicata. Il consumismo selvaggio, che nella tecnologia ha trovato il campo più fertile su cui far nascere profitti enormi, non è altro che l’illusione che le no-stre vite si possano rinnovare infinite volte con gli oggetti che compriamo febbrilmen-te, basta averne la possibilità. Poco importa se comprare una stampante nuova costa meno che cambiare le cartucce a

quella vecchia facendo così aumentare i rifiuti, il dispen-dio di energia e tutto l’indot-to. Poco importa se effetti-vamente non si dovrebbero comprare continuamente cose che alla fine potrebbero essere aggiornate senza quel piglio speculativo che il mercatismo ha dato anche ai più insignifi-canti aspetti dei nostri giorni. E allora perché leggiamo e ascoltiamo, quando le imprese produttrici hanno un decre-mento nelle vendite, che ciò è un male assoluto? Che sia un male non c’è dubbio ma che un andamento di qualsiasi genere vada sempre verso l’alto e mai verso il basso sembra alquan-

to improbabile ed un mercato che non riesce a comprendere e ad assorbire delle dinamiche più logiche e naturali è malato e anche contagioso. Che la gente si svegli, che comprenda che comprare un telefonino, fantascientifico e dalle applicazioni più impen-sate (ma quanti le useranno veramente), non è che un palliativo ma che la realtà sarà sempre davanti ai suoi occhi stanchi o svogliati che siano, e prima o poi gli dirà, a modo suo, che quel mondo che ha solo immaginato non esiste, che matrix non è altro che il petrolio a 200$ al barile.

Gabriele Polgar

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Karl Unterkircher. Una morte inutile?La ricerca del limite umano nel confronto con la purezza della natura

Il gardenese Karl Unterkircher ha perso la vita lo scorso 16 luglio, mentre con due compa-gni (salvati dai soccorsi pochi giorni dopo) cercava di aprire una via nuova di ascensione alla vetta del Nanga Parbat, uno dei più impegnativi otto-mila (8.125 mt) della catena montuosa dell’Himalaya (ad oggi il 30% degli alpinisti che hanno provato a scalarlo non sono tornati a casa). Cosa spin-ge un uomo di esperienza, che nel 2004 ha scalato nello stesso anno Everest e K2, con moglie e tre figli a sfidare il ghiaccio, il freddo, la rarefazione dell’aria, in poche parole la “zona della morte”?Il destino di Unterkircher non è unico, anzi se dovessimo qui riportare tutti i nomi degli al-pinisti deceduti non basterebbe

l’intero giornale. Per cercare di capire cosa porta l’uomo a con-frontarsi con l’estremo è possi-bile accedere ad una vasta lette-ratura, in particolare, restando in ambito montagna, è molto interessante quanto è stato scritto rispetto alle vicende av-venute sull’Everest nel maggio del 1996 in cui, nei giorni 10 e 11, persero la vita ben 9 al-pinisti e si scatenarono le po-lemiche. Era il periodo delle “spedizioni commerciali” nelle quali alpinisti non professioni-sti pagavano per “farsi porta-re” in cima al mondo. Di quei giorni esistono tre differenti resoconti, scritti da tre ottiche diametralmente opposte: “Aria sottile” di Jon Krakauer scrit-tore-alpinista e cliente, “Eve-rest 1996” di Anatolij Bukreev guida esperta, e “Lo sherpa” di

J. T. Norgay sherpa nepale-se. Dalle loro si possono trarre alcune considerazio-ne: primo non esistono due versioni ugua-li di quanto accade sopra i 7000 metri, ma non per-ché qualcuno mente consa-pevolmente, ma perché le

privazioni (di ossigeno, di ripo-so, di cibo) a cui è sottoposto un essere umano in quelle si-tuazioni impongono al cervello di “concentrarsi” esclusivamen-te sulle funzioni vitali, esclu-dendo in parte o del tutto la capacità di ragionamento, ana-lisi e immagazzinamento dati. Pertanto nessuno vede le stesse cose di chi gli sta a fianco, in una specie di allucinazione col-lettiva al contrario (non riesco-no neanche ad essere concordi su chi hanno incontrato lungo l’ultimo tratto di salita). Inol-tre si impara che in queste con-dizioni estreme nessuno può aiutare qualcun altro se non se stesso. Si può leggere di scala-tori che incontrano membri di altre spedizioni ormai prossimi alla morte per ipotermia e non fanno altro che….. scavalcarli e procedere verso la vetta. In questi libri ci sono professio-nisti che scalano l’Everest per soldi, non professionisti che lo fanno perché hanno i soldi, ma ci sono alcuni scalatori che lo fanno perché non possono far-ne a meno!Altre discipline sono accomu-nabili all’alpinismo: Patrick De Gayardon (paracadutista estremo deceduto nel 1998), Audrey Mestre (apneista de-ceduta nel 2002 e moglie del più conosciuto Pipin Ferreras), François Coli e Charles Nun-gesser (scomparsi in mare dopo

essere decollati dalla Francia l’8 maggio 1927, due giorni prima della partenza di Lindembergh con lo Spirits of San Louise, e diretti a New York), solo per citare altri “esploratori” che hanno perso la vita in ambien-ti naturali differenti da quello di Karl. Molti di loro hanno fatto della loro passione il loro lavoro, ma certamente il dena-ro non è la leva delle loro im-prese (Karl guadagnava di più a fare la guida alpina a pochi metri da casa che ad avventu-rarsi per mesi in Nepal), se così fosse stato avrebbero giocato a calcio o si sarebbero provati nella formula 1. Per loro è fon-damentale l’elemento natura-le allo stato puro. Quelli che riescano a farlo senza morire sono considerati “eroi”, anche se ci dimentichiamo di loro in fretta, pensiamo ad esempio a Messner, a Pellizzari o a Soldi-ni, per quelli che periscono ci poniamo la domanda “ma chi glielo ha fatto fare?”. Come sempre l’opinione pubblica ipocrita e qualunquista ha la memoria corta.Ma la morte di Unterkircher forse è stata non utile, non vo-leva scoprire nessuna nuova via del commercio come Marco Polo o Cristoforo Colombo, o provare su se stesso nuovi progressi della scienza o del-la tecnica, ma di certo non è stata inutile, perché ci ricorda

che nella nostra individuali-tà, fuori dagli alti ideali della collettività, possiamo vivere e quindi morire per ciò in cui crediamo, per ciò che amiamo, e che non tutte le nostre azioni possono avere quale fine i soldi, il sesso o il potere. In un pe-riodo storico i cui si muore con continuità per uno “sballo”, per una notte in discoteca, per aver assistito ad un incontro di calcio, per aver surfato sul tetto della metropolitana o solo per essere una donna al posto sba-gliato nel momento sbagliato, qualcuno che perde la propria vita confrontandosi consa-pevolmente con la maestosa grandiosità della natura non è morto inutilmente, fosse anche solo per assecondare il proprio bisogno di libertà. Il solo fatto che qualcuno ad oggi preferi-sca le privazioni ascetiche del-la montagna all’abbrutimento culturale dei reality è un segno di speranza.“[…] Sono cosciente che l'opi-nione pubblica non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: "Cosa sono andati a cercare là? ... Ma chi glielo ha fatto fare?". Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai!” Karl Unterkircher 28 giugno 2008, campo base.Ciao Karl, che ora il tuo passo sia lieve!

Dietro alla liberazione di In-grid Betancourt, dietro il suc-cesso della brillante operazio-ne dell’esercito colombiano, esiste un intricato meccani-smo di relazioni internaziona-li, contatti e colloqui segreti, una specie di mosaico di fili intrecciati dei quali il blitz nel nascondiglio delle Farc rap-presenta solo la facciata.Molti, dopo gli iniziali en-tusiasmi, dopo aver appreso il modo in cui erano stati liberati i 15 ostaggi, si sono giustamente chiesti come ha potuto una forza rivoluziona-ria come quella delle Farc, che per 6 anni ha tenuto nascosto l’ostaggio più famoso e ricer-cato del mondo, peccare di tanta ingenuità consegnando - senza essere costretto dalle armi - 15 ostaggi a presunti medici e collaboratori con tanta leggerezza e facilità?Cosa c’era in realtà dietro l’in-tera vicenda?Dietro l'operazione che lo scorso 2 luglio ha portato alla liberazione della Betancourt, non ci sarebbe solo l’esercito colombiano. Israele, Stati uni-ti e Francia avrebbero infatti giocato un ruolo importante, almeno secondo il quotidiano spagnolo “La Vanguardia” che tira in ballo il Mossad, i servi-zi israeliani, la Cia e l’intelli-gence francese: tutti avrebbe-ro lavorato per oltre un anno

con le autorita' colombiane per mettere a punto il piano", scrive il giornale spagnolo ci-tando fonti dell'intelligence israeliana.Dietro alla cooperazione vi sarebbero stati motivi diffe-renti: Israele, la Francia e gli Stati Uniti hanno partecipa-to all'operazione ognuno per proprie ragioni.La Francia interessata diret-tamente alla liberazione della Betancourt che ha anche la nazionalita' francese oltre a quella colombiana, gli Stati Uniti per la presenza di tre ostaggi americani e Israele per coltivare buoni rapporti con Bogota' e confermare quelli gia' ottimi con Washington. In particolare il Mossad sa-rebbe riuscito a infiltrare nelle Farc due agenti, l'uno all'insa-puta dell'altro. Francia e Usa, scrive “La Vanguardia”, hanno fornito "aerei spia senza piloti (drone)" per sorvolare le zone della foresta segnalate dagli infiltrati tra le Farc per indi-viduare il campo dove la Be-tancourt e i 14 suoi compagni erano tenuti prigionieri.I due agenti del Mossad, che non si conoscevano, erano stati preparate separatamen-te per infiltrarsi nelle Farc. I due sono riusciti a introdursi in seno alla guerriglia e han-no creato "una situazione che corrispondeva perfettamente

all'ambiente" delle Farc ma "che non era reale", così che "i servizi segreti hanno finito per controllare ciò che sape-vano o non dovevano sapere le Farc", racconta il giornale catalano.Parallelamente, i servizi se-greti israeliani e americani hanno applicato le tattiche di guerra elettronica utilizzando gli aerei-spia senza pilota che hanno permesso di ottenere immagini satellitari utilizzate dagli esperti per permette-re di scoprire i campi degli ostaggi.Informazioni che non trovano riscontro se confrontate con il racconto fatto dal Presiden-te colombiano Uribe dopo il blitz, che attribuisce tutti i meriti dell’operazione al pro-prio esercito, smentendo il coinvolgimento di terze parti. Tesi, questa, che non era stata creduta sin dall’inizio per di-versi motivi. Il primo, e forse il più importante, il ritardo con cui era stata portata avan-ti la manovra che, per molti osservatori internazionali, si sarebbe potuta svolgere già pochi giorni dopo la morte di Manuel Vélez, lo storico leader delle Farc la cui scom-parsa, il 26 marzo scorso, ha creato un vero e proprio vuo-to di potere all’interno delle forze armate rivoluzionarie.

Luca Moriconi

Ingrid BetancourtChe cosa c'è dietro la liberazione?

Dopo l’escalation nella globa-lizzazione del terrorismo cui abbiamo assistito negli ultimi anni, a seguire le agenzie di stampa non passa giorno in cui non ci si debba porre la do-manda se e per cosa la nostra società potrebbe essere pronta a sacrificarsi fino in fondo.La morte come concetto spa-venta e ci fa rinnegare quanto di spirituale la nostra coscienza riesce ancora a riconoscere.Ci sarebbe anche solo da fer-marsi più di un attimo per considerare solamente la gra-vità dell’essere costretti a porsi domande come queste.La contrapposizione della nostra cultura con quella del mondo integralista islamico che quando non ci minaccia ci porta al disgusto, ci obbliga ad interrogarci su noi stessi più di quanto non sia dato ammette-re.Un esempio lampante di que-sto è stato lo scambio cadaveri contro prigionieri che è avve-nuto tra Israele ed Hezbollah pochi giorni fa.Facendo un passo indietro, nel 2006 Hezbollah compie un attacco ad una pattuglia Isra-eliana in territorio israeliano uccidendo otto soldati e rapen-done due (Ehud Goldwasser ed Eldad Regev). La risposta dello Stato ebraico fu un'offensiva militare nella parte meridiona-le del Paese dei cedri, territorio in cui il Partito di Dio ha una totale egemonia senza alcun

controllo da parte delle istitu-zioni centrali libanesi.Malgrado le ripetute richie-ste da parte sia di Israele che di altri Stati, nessuno ha mai fornito notizie certe sulle con-dizioni dei due soldati rapiti, è stata più volte paventata la possibilità che fossero in vita ma nulla di concreto è mai sta-to mostrato, neanche di fronte al dramma delle famiglie che non volevano sapere altro se non quale sorte fosse toccata ai propri figli. Si scoprirà dopo lo scambio che i due ragazzi, se non subito, sono morti poco dopo l'attacco per le ferite ri-portate.E' qui la totale discrepanza tra la visione di matrice occidenta-le e quella integralista di Hez-bollah ma anche di altri movi-menti e Stati ideologicamente loro vicini. Nei nostri sistemi democratici un prigioniero viene recluso ma non vengono negate notizie ne visite da parte di organizzazioni come la Cro-ce Rossa internazionale. Nean-che Guantanamo è arrivato a questo tipo di negazione.Il risultato è stato che il debole Premier Olmert ha forzato il Governo che presiede per otte-nere uno scambio con Hezbol-lah: i due soldati o i loro resti (neanche in sede negoziale si è potuto o preteso di sapere qualcosa di certo in merito) contro la liberazione di cinque terroristi e i resti di miliziani e attentatori suicidi morti in ter-

ritorio ebraico durante i loro attacchi. Tra i cinque crimi-nali c'è anche un certo Samir Kantar, terrorista palestinese pluriomicida, condannato ad oltre 500 anni di reclusione per aver ucciso nel 1979 un padre davanti agli occhi del-la figlia per poi fracassare il cranio della piccola su degli scogli.Tralasciando il fatto che mal-grado il crimine e la sua effe-ratezza il soggetto sia ancora in vita (ci sarebbe da chiedersi cosa sarebbe successo al di là del confine per lo stesso fatto), bisogna fare attenzione all'ac-coglienza riservata a costui: tappeto rosso, le più alte cari-che dello stato ad accoglierlo, le congratulazioni del "mode-rato" Mahmud Abbas.E' questo l'aspetto su cui ri-flettere perché è evidente che tra la nostra concezione della vita e della sua dignità e quel-la dimostrata, non solo dagli estremisti di Hezbollah, ma anche dai cosiddetti moderati, esiste un abisso.La nostra venerazione per una vita a tutti i costi che, risultati alla mano, ci rende una cul-tura debole e minacciata da un’altra che vede nella propria morte un mezzo per la distru-zione di un nemico.Questa nostra attitudine ha radici poco profonde: fino a metà del secolo scorso il pensiero di una guerra veni-va visto come una tragedia ma l'idea che la propria terra venisse toccata da una forza straniera imponeva la possibi-lità del sacrificio. Ora al di là della contestatissima Dottrina Bush e della Guerra Preventi-va, la guerra è un concetto ai nostri giorni quasi astratto, la questione si è portata su un piano prettamente ideologico, e l'ideologia del nostro tempo si scontra ad occidente con un edonismo che riesce a relati-vizzare tutto, rapportando ciò che sarebbe macroscopico alla dimensione della singola per-sona e finendosi per ridurre tutto al nulla.Pensare ad un crimine contro un bambino ci fa rabbrividire, chi ha accolto e salutato con giubilo la liberazione di Samir Kantar evidentemente reputa un atto per noi tanto orribile una cosa lecita, giusta. Con queste idee ci dobbia-mo confrontare e qualora le nostre si mostrassero meno decise soccomberemo, non c’è alternativa.Ciò naturalmente non signi-fica che dovremmo abbassarci alla realtà con cui ci confron-tiamo, ma bisogna compren-dere che il loro limite è ben al di la del nostro e che non si può pensare solo a dialogare, si deve realmente imporre una visione etica che non dipende dalla cultura o dalla tradizione ma da un corretto ed assoluto rispetto per quello che l'essere umano e l'intero creato sono.Invertire un processo cultu-rale richiede tempo e non ne abbiamo molto.

Gabriele Polgar

L'estremismo batterà sempre la civiltà?

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La Piazza D’Italia - Tempo LiberoPag. 8 1-15/16-31 luglio • 1-15/16-31 agosto 2008

Miami, la gastronomia si costella di originalitàLa cucina nella città di Miami si sta arricchendo di elementi che conducono ad una piacevole ed inaspettata scoperta…

Alta Moda a RomaOraganizzate da Alta Roma le sfilate autunno - inverno 2008 2009

Et voilà! Siamo alla tredicesi-ma edizione delle sfilate roma-ne sponsorizzate da Alta Roma - Alta Moda, inaugurate con la Conferenza stampa nella splendida sala del complesso monumentale di S. Spirito in Sassia.La manifestazione svoltasi dal 6 all'11 luglio ha riservato molte novità. Prima tra tutte le sedi delle sfilate divise in due “location“ rappresentative di due momenti culturalmen-te significativi: da una parte S. Spirito in Sassia, edificio del XII secolo, dall'altra l'Audito-rium Parco della Musica, ful-gido esempio di architettura contemporanea.Una manifestazione ricca e versatile suddivisa tra catwalk-show, fashion-in-town (con le creazioni di giovani stilisti nei loro atelier), gallerie d'arte che rendono omaggio alla moda e gli eventi collaterali tra diverse forme d'arte.Come di consueto, nelle pas-serelle romane abbiamo visto sfilare i big Sarli, Gattinoni, Curiel, Balestra, Riva e poi ancora Bilotta, Miglionico ed un folto gruppo di stilisti liba-nesi come Tony Ward, Edward Arsuni, Ahbed Mahfouz. C'è stato anche il ritorno di Marco Coretti oltre la “new genera-tion“ e i giovani stilisti allievi delle Accademie.Who's next è a rassegna che ha aperto le sfilate. Un progetto di scouting promosso da Alta Roma in collaborazione con

Vogue Italia e che rappresen-ta l'incessante ricerca di nuovi talenti da inserire nel circuito internazionale della moda.Ma veniamo ai big.Fausto Sar-li si è ispirato al “cerchio“ che nell'antichità era considerato la figura geometrica più in-teressante ed affascinante dai cultori della matematica.Il cerchio, leit motiv della collezione, si divide in due trasformandosi in importanti maniche, degli splendidi cap-potti e delle giacche in cashme-re double. Belli i tailleur e le mantelle in flanella grigia dai revers rigorosamente maschili.Per la sera, preziosi tubini si al-ternano ad ampie costruzioni in “gazar" quasi a voler realiz-zare la quadratura del cerchio. Per le serate più importanti, Sarli suggerisce spacchi e scolli mozzafiato, sandali d'argento con zeppe altissime che hanno mandato in visibilio gli ospiti (mancavano molti politici da lui invitati, si è poi lamentato il sarto) e la stampa. A questo proposito la stessa Gabriella Fiorucci, Presidente di Alta Roma, ha lanciato il suo grido d'allarme: “La politica inter-venga!“.Sarli, infine, per le spose (cre-azioni di cui lui è maestro) ar-ricchisce il cerchio di virtuosi volants, pizzi e plissé. L'abito da sposa era indossato dalla top model Carla Boscolo.Nonostante le rimostranze, nella conferenza stampa, sono state date buone notizie per la

Haute Couture capitolina: Alta Roma ha ottenuto l'ingresso della Provincia che porterà in dote “location“ di prestigio come Villa Adriana e il Ca-stello di Santa Severa. Inoltre il Sindaco Alemanno ha rice-vuto gli stilisti in Campidoglio per ascoltare ed eventualmente risolvere i problemi.Una stilista “fuori calendario“, sfilata in un prestigioso alber-go romano, Tilù, ha riportato in auge deliziosi completi, tail-leur ed abiti in raso, merletto, pizzo, brevi giacchini in raso in tinta rendono molto porta-bili ed eleganti tutti i capi di alta moda.Sfila la new couture: l'israelia-na Galit Levi, Bianca Gerva-sio, Graziano Amadori, Celine Faizant e Bisrat Negassi (per il gemellaggio Roma-Parigi). Ettore Bilotta è presente con un gioco di doppie velture e divertenti fiocchi alle scarpe, calze rosse sotto brevi tubini, Marco Coretti si è ispirato, per il suo ritorno, Yves Saint Lau-rent con eleganti completi neri e blu scuri.Un docu-film per i cin-quant'anni di attività di Mila Schoen preceduto da un'espo-sizione di alcuni suoi capi più famosi nello splendido cortile di S. Spirito in Sassia, è stato promosso da Alta Roma.“Ragione e Spirito“ è la colle-zione “demi couture“ accanto alla Haute Couture ideata da Guillermo Mariotto per Gat-tinoni. Quindici creazioni ele-

ganti e raffinate nelle quali il lavoro più difficile e costoso è affidato a macchinari, riducen-do così il prezzo dei vari capi.“Aurora“ si intitola la colle-zione, leggera e fluttuante del libanese Tony Ward, che me-scola i colori della vita.“Omaggio al bon ton“ è l'at-tesissima sfilata della stilista milanese Lella Curiel, accom-pagnata, come sempre, dalla figlia Gigliola che, per l'in-verno prossimo, ha ideato gli stivali trasparenti.Renato Balestra ha ideato, per il prossimo inverno, le tute “da operaio chic“. Divertenti, di raso o ricamate con scritte Renato Balestra, brillanti e splendenti. Nuovi i pantalo-ni sotto bellissime giacche di cachemere in tinta, per lei e per lui. Nuovi gli smoking da sera per lui dai revers e botto-ni d'argento. Per lei la verni-ce, lucidissima, da luce ai neri con volute e trasparenze molto sexy.I suoi capi e ricami, tutti a mano, sono frutto di ore e ore di prove come pure molto cu-rato quel particolare "rosa tea" della ricca e ammirata colle-zione Autunno-Inverno 2008 2009. Un gruppo di pomposi abiti da gran sera, coloratis-simi, ispirati alle maliziose dame del '700 e un candido cigno spumeggiante attornia-to da quattro piccole ballerine dell'Opera, scatenano un mare di applausi nella affollatissima sala Lancisi.

“Quando la moda potrà essere ospitata al Quirinale?“ abbia-mo chiesto alla first lady Clio Napolitano, apparsa pacata ed elegante, alla sfilata di Lorenzo Riva, onorato ed emozionato per la sua presenza. Con molto garbo, divertita dalle creazioni anni '20 dello stilista, ci ha ri-sposto: “dipende dal protocol-lo. Io sono solo la moglie del Presidente! Non conto nulla“. Ammirevole per la sua sempli-cità.Accompagnati dalle musiche di Edith Piaf e Yves Montand, da Lorenzo Riva ecco abiti sci-volati con frange d'argento e ricami, cappe con collidi volpe bianca, mantelli neri da Gri-milde su un abito metà bian-co e metà nero. Il bouquet di fiori, rubato alla sposa, viene offerto dallo stilista alla Signo-ra Napolitano che dichiara, da esperta culinaria:“Anche nella moda, come nella cucina, van-no distinti i gusti“.Ha stupido Miche Maglionico con un abito incastonato da 50 brillanti ed il libanese Ah-med Mahfouz per la splendida e magica cornice nella quale ha fatto sfilare la sua collezio-ne, tutta da gran sera, ispirata all'art nouveau. Una collezione i cui tessuti e ricami riflettono quadri, vetrate, pitture e mo-menti storici dell'art nouveau (anche le vetrate del giardino delle civette di Villa Torlonia) e “contro tutti i tempi“, come dichiara lo stesso stilista che vuole “portare avanti la sua

missione di guardiano dell'arte e della bellezza“.Una targa è stata offerta ad Alemanno per la sua ospitali-tà.Le Accademie concludono questa lunga e dibattuta ker-messe di Alta Moda Autunno - Inverno 2008 2009.L'Accademia di Costume e di Moda: 23 giovani stilisti han-no proposto altrettanti capi da uomo in un concorso abbi-nato al premio Carlo Palazzi (vinto da Chiara Boschieri) con la giuria presieduta da Bruno Piattelli, e per l'elegan-za a Luca Barbareschi.L'Accademia Altieri: 21 i con-correnti che hanno interpreta-to con molta fantasia un tema ispirato a Dalì.Nonostante l'impegno che Alta Roma ha dedicato a que-sto evento, la dualità delle sedi ha creato non pochi problemi (nonostante le navette di servi-zio). La distanza tra i due centri sfilate, il traffico e la mancanza di aria condizionata nella bel-lissima sala Lancisi di S. Spi-rito in Sassia. Ma la moda ha le sue esigenze ed i suoi tempi, nonostante le rimostranze dei sarti per l'assenza forzata da parte della stampa, dato il fitto calendario, la scarsa presenza dei politici e la scelta dei gio-vani emergenti, per i quali le selezioni saranno ancora più severe. Si va avanti.Le promesse molte. Si riuscirà a realizzarle?

Anna Maria Vandoni

Trovare in una città degli Stati Uniti d’America -regno pro-pulsore della globalizzazione- tracce di un orientamento che vada oltre gli aspetti generali del consumo standardizzato è stato un impegno ma anche una scommessa.Certo è impossibile pensare di scindere la globalizzazione dall’America! Scartati gli og-getti più o meno dozzinali, il cibo sembra essere oggi la via di fuga. Sì, proprio a Miami dove impazzano sushi bar e ristoranti etnici. Lasciamo da parte hamburger, hot dog e patatine. Rintracciamo degli indizi che conducono verso un’originalità e un proprio stile in ambito culinario. Ciò è una nota allegra per quei visitatori che cercano, nel proprio viag-gio, qualcosa di particolare e di sorprendente.Miami è una terra che si affaccia sull’Oceano Atlantico, situata nella costa sud orientale della Florida, le sue spiagge sono estese e bianche, le palme sono onnipresenti quasi sembrano aggraziare l’imponenza dei grattacieli, le acque del mare sono calde, tipiche di un clima tropicale. Miami è divenuta con il tempo una sorta di ponte di collegamento tra gli USA e i paesi latini. Questo lo sa bene

lo chef Allen Susser che è tra i capostipiti di una cucina par-ticolare ovvero la “Floribbean”, un incontro tra la cucina ame-ricana e quella caraibica. Allen, newyorkese, ha un grazioso e piccolo ristorante lo “Chef Al-len’s” nel quartiere Aventura a sud di Miami, che conduce dal 1986, http://www.chefallens.com. Ha lavorato a New York nella City Teach, nell’Universi-tà Internazionale della Florida e del Cordon Blue, ma anche in Europa nel prestigioso Bri-stol Hotel di Parigi. Ha scritto diversi libri, l’ultima fatica è “The Great Mango Book”, edi-to nel 2001.Cosa ha di particolare que-sto ristorante? Non rientra nell’omologazione dei locali dal carattere etnico, non pre-para cibo dozzinale, l’atmo-sfera è raffinata e la cucina è molto curata.Allen propone piatti creati fondendo assieme elementi cu-linari americani e caraibici. Per dare un’idea di cosa vuol dire la gastronomia floribbean ecco una curiosa pietanza presente nel menù dello chef Susser, il nome originale della ricetta è “Pistacchio crusted grouper with rock shrimp, leeks and coconut rum” ovvero filetto di cernia cotto nel latte di cocco,

con peperoni, porri, pomodori pelati, pistacchi tritati e rum; il tutto decorato con erba cipol-lina.Altra nota particolare che si coglie a Miami è la simpatica bottega El Palacio De Los Ju-gos, 5721 W Flagler St; luogo ideale per spuntini gustosi e dissentanti e per sane colazio-ni. Il proprietario, d’origine cubana, prepara all’istante squisiti succhi di frutta utiliz-zando solo frutta locale come mango, banane, ananas, papa-ia… Queste delizie si possono gustare nei classici bicchieri “take way” – ad un costo di soli 2 dollari- oppure seduti nella veranda del locale dove si possono ammirare una ricca esposizione di frutta.Altro carattere singolare che traccia lo stile della cucina di Miami è la “Johnson & Wales University,” fondata nel 1914. Un’università privata senza scopo di lucro che conta oltre 15.000 studenti iscritti. All’in-terno vi è la Facoltà Culinaria “North Miami Campus”, nata oltre 30 anni fa, che accoglie 1.955 studenti provenienti da 55 nazioni. La Facoltà di Cuci-na, http://culinary.jwu.edu, ha quattro indirizzi orientati verso il mondo del commercio, del-la ristorazione, dell'istruzione,

dell'ospitalità e della tecnolo-gia. Nel settore ristorazione gli studenti vengono formati per diventare dei bravi cuochi la cui preparazione culturale spa-zia al di là dei semplici elemen-ti gastronomici; tutto sotto la direzione del bavarese Chris Wagner, membro della Fede-razione Americana di Cucina e dell’Associazione Internazio-nale degli Chef, che racconta la disciplina che viene imposta agli studenti:” I nostri ragazzi prima di entrare nei laborato-ri debbono rispettare le regole fondamentali:i capelli devono essere raccolti, la barba deve essere rasata e l’uniforme pu-lita”. Gli studenti trascorrono almeno otto ore al dì nei labo-ratori di cucina per apprendere e imparare l’arte culinaria e le sue correlazioni. “Quando rincasiamo conti-nuiamo a preparare cibo, per svolgere i compiti a casa” escla-ma sorridendo uno degli allie-vi della North Miami Campus mentre decora con delle fettine sottilissime di pera caramellata il gelato ai frutti della passio-ne accompagnato da un po’ di formaggio cremoso leggermen-te salato.A Miami, la valorizzazione della creatività nell’ambito gastronomico si va sempre

più tratteggiando; i risultati sorprendono anche chi ha dei pregiudizi nei confronti del-la cucina americana. Infatti, sembra essersi instaurata, in quest’ambito, una tendenza al sostegno e al recupero del-le proprie singolarità, le quali sommate assieme stanno ca-ratterizzando, sotto una forma

inattesa, l’identità culinaria di questa terra, grazie alla propria originalità e al proprio stile. Senza dimenticare che riuscire a cogliere le peculiarità di un luogo è l’obiettivo supremo di ogni viandante che si mette, appunto, in viaggio per visitare una nuova meta.

Alice Lupi