1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

8
Poste Italiane SpA- Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28 0,25 (Quindicinale) In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy Abb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina — Fondato da Turchi — COPIA OMAGGIO La democrazia di Hans Kelsen — a pagina 7 — CULTURA Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 LA PIAZZA D’ITALIA www.lapiazzaditalia.it LA PIAZZA D’ITALIA di FRANZ TURCHI — a pagina 3 — ESTERI Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti Negli ultimi giorni abbiamo visto un gran dibattito sulle alleanze e sugli accordi dei singoli schieramenti, con relativi litigi e minacce, e alla fine siamo quasi arriva- ti ad avere chiarezza di chi sta con chi, ma ancora non sappiamo per cosa. Infatti ritengo che la cosa più importante per questo Paese sia la base program- matica che gli schieramenti presentano all’elettorato e soprattutto la credibilità con la quale queste propo- ste vengono fatte. Partiamo infatti dall’assunto che al governo c’è il PD con Prodi, e quindi il loro programma che, se voglia- mo puntualizzare, si pote- va già attuare negli ultimi 18 mesi; e non vale la scusa di una maggioranza eterogenea, perché con quella maggioranza 18 mesi fa hanno chiesto il voto a tutti noi su un pro- gramma che diceva tutto e il contrario di tutto. Perché quindi credere a questa piattaforma, anche se Veltroni è bravissimo come ha fatto su Roma, a separare chi sta al Governo da lui, come se facesse maggioranza e opposizio- ne insieme? Da quest’altra parte invece oltre ovviamente ad appro- fondire bene i temi dei sin- goli settori che saranno presentati nei prossimi giorni, l’unica accusa che si può fare è di non aver fatto tutto nei precedenti 5 anni, ma “solo” l’85% del programma! Dico solo, nel senso che a mio avviso molto si è fatto anche se ancora molto c’è da fare, ma se la storia è storia, e conoscendo anche la determinazione di Berlusconi e di Fini, imma- gino che se ci saranno i numeri per governare, sicuramente gli obiettivi del programma proveranno a portarli a casa con una percentuale superiore a quella dell’85% precedente. Aggiungo però che le idee camminano con le gambe degli uomini e delle donne e quindi è impor- tante soprattutto ora che il PDL presenti in parlamen- to importanti liste di per- sone preparate e con voglia di fare, per recupe- rare quel senso di autorità e credibilità di cui la poli- tica tutta deve tornare ad appropriarsi. From Hero to zero In attesa del voto di aprile si fanno e si disfano le alleanze politiche di un tempo Big Bang I programmi Dopo mille giravolte, mille pre- cisazioni, mille inviti alla pru- denza, Casini vira sul “piccolo centro” Al di là delle strumentalizza- zioni tipo “svolta a destra”, “nascita del nuovo partito padrone”, il PDL costituisce la riconfigurazione del centrode- stra per una nuova stagione di cambiamento, con la dichia- rata ambizione di rialzare il paese. Quanto alle suddette elucu- brazioni, non bisogna scanda- lizzarsi più di tanto: siamo in piena campagna elettorale e fino alla fine ne vedremo delle belle. Comprese quelle di “politici kamikaze” alla Borghezio (che negli ultimi giorni ha citato l’indipendenza del Kosovo come precedente utile ai fini della futura indi- pendenza della Padania), e dei tanti “Tafazzi” che popolano la politica italiana. Un dato asso- lutamente nuovo è l’acqua sul fuoco gettata a turno da Veltroni e da Berlusconi, a spegnere sul nascere ogni polemica futile che allontani i cittadini dalle questioni impor- tanti del paese. Un dato con- fortante, che inaugura una netta cesura tra ciò che é stata la politica italiana nell’ultimo quindicennio e quello che sarà domani. In breve, si sta inesorabilmen- te (e augurabilmente) passan- do da un clima di battaglia a un clima di confronto, che possa rimarginare tutte le feri- te di questi anni e spingere le generazioni future verso il nuovo. É tempo di statisti, non di professionisti della politica mortadella e champagne, che hanno conferito all’Italia la dignità di una “tela di Penelope”. Statisti, che solo in un clima di civile confronto possono emergere dalle sab- bie mobili in cui si arranca da fin troppo tempo. La folta banda degli esclusi (in primis, l’accozzaglia ideologi- ca denominata sinistra arcoba- leno, a seguire il duo Storace- Santanché), quella miriade di partiti snobbati a destra e a manca dai due nuovi protago- nisti della scena politica - PD e PDL - agita lo spettro del papocchio, del Veltrusconi, di quella fase di consociativismo che - dicono - porterebbe indietro il paese di almeno venti anni. Senza considerare i danni forse irreparabili cagio- nati dall’ultima stagione di scontro violento tra antitetiche concezioni ideologiche e post- ideologiche. Alla causa del partito unico si è immolato anche Fini, che in Un centro piccolo piccolo A pagina 2 A poco più di un mese dalle elezioni politiche che si terran- no i prossimi 13 e 14 Aprile, il cittadino italiano ha assistito ad un vero e proprio terremo- to che ha colpito le coalizioni di centro-sinistra e di centro- destra disgregandole in un modo che nessuno tra i più acuti osservatori del teatro politico italiano avrebbe mai potuto lontanamente immagi- nare. Ma andiamo per ordine. La prima coalizione ad andare in pezzi - in verità ben prima che il Presidente Napolitano scio- gliesse le Camere - è stata quella che sosteneva(?) l’esecu- tivo Prodi. Dalla nascita del Partito Democratico in poi - ricordiamolo formatosi dalla fusione dei DS e della Margherita - abbiamo assistito a continui colpi di fioretto o di sciabola tra coloro i quali vedevano la creazione di questa formazione politica come l’ancora di salvezza dell’Unione oramai al naufra- gio e quelli che la considerava- no la pietra al collo del Governo Prodi. Col senno del poi i secondi - socialisti, radi- cali, sinistra DS, Rifondatori, Verdi e Comunisti Italiani - hanno visto giusto, infatti è stata la poca “accortezza” poli- tica di Walter Veltroni, in verità ben calcolata, a far rompere i fili che tenevano insieme il car- tello elettorale che poco meno di due anni fa aveva vinto di un incollatura le elezioni politi- che. Veltroni fin dal suo esor- dio come segretario del Pd ha di fatto iniziato un tentativo- poi fallito- di accordo con Berlusconi riguardo la scelta di come cambiare la legge eletto- rale ed in ogni occasione che gli si proponeva è sempre andato giù duro contro i suoi alleati minori, i così detti cespugli,accusandoli prima di frenare con il loro ostruzioni- smo ogni tentativo di riforma messo in campo da Prodi e dai suoi Ministri e infine con il suo annuncio- rivelatosi al solito un bluff-di far correre in solitario il PD alle prossime consultazioni elettorali ha acceso la miccia della crisi tutta interna al cen- tro sinistra. Infatti tutto questo affannarsi di Veltroni ha provocato, prima la caduta del “povero” Prodi- oramai senza più una colloca- A pagina 2 A chi può servire?

description

Big Bang. In attesa del voto di aprile si fanno e si disfano le alleanze politiche di un tempo. - Febbraio 2008 LA PIAZZA D'ITALIA - www.lapiazzaditalia.it - fondato da Franz Turchi 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28 € 0,25 (Quindicinale)

Transcript of 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

Page 1: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28 € 0,25 (Quindicinale)

In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romaninaper la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-ItalyAbb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina

— Fondato da Turchi —

COPIA OMAGGIO

La democrazia diHans Kelsen

— a pagina 7 —

CULTURA

Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727

LA PIAZZA D’ITALIA

ww

w.la

pia

zzad

ital

ia.it

LA PIAZZA D’ITALIA

di FRANZ TURCHI

— a pagina 3 —

ESTERI

Ricco, continuamente aggiornato: arrivafinalmente sul web il nuovo punto

di riferimento per i giovani e per unnuovo modo di fare politica in Italia

www.lapiazzaditalia.itUna Piazza di confronto aperta aldibattito su tutti i temi dell’agenda

politica e sociale per valorizzare nuoveidee e nuovi contenuti

Negli ultimi giorni abbiamovisto un gran dibattito sullealleanze e sugli accordi deisingoli schieramenti, conrelativi litigi e minacce, ealla fine siamo quasi arriva-ti ad avere chiarezza di chista con chi, ma ancora nonsappiamo per cosa. Infatti ritengo che la cosapiù importante per questoPaese sia la base program-matica che gli schieramentipresentano all’elettorato esoprattutto la credibilitàcon la quale queste propo-ste vengono fatte.Partiamo infatti dall’assuntoche al governo c’è il PDcon Prodi, e quindi il loroprogramma che, se voglia-mo puntualizzare, si pote-va già attuare negli ultimi18 mesi; e non vale lascusa di una maggioranzaeterogenea, perché conquella maggioranza 18mesi fa hanno chiesto ilvoto a tutti noi su un pro-gramma che diceva tutto eil contrario di tutto.Perché quindi credere aquesta piattaforma, anchese Veltroni è bravissimocome ha fatto su Roma, aseparare chi sta al Governoda lui, come se facessemaggioranza e opposizio-ne insieme?Da quest’altra parte inveceoltre ovviamente ad appro-fondire bene i temi dei sin-goli settori che sarannopresentati nei prossimigiorni, l’unica accusa chesi può fare è di non averfatto tutto nei precedenti 5anni, ma “solo” l’85% delprogramma!Dico solo, nel senso che amio avviso molto si è fattoanche se ancora molto c’èda fare, ma se la storia èstoria, e conoscendo anchela determinazione diBerlusconi e di Fini, imma-gino che se ci saranno inumeri per governare,sicuramente gli obiettividel programma proverannoa portarli a casa con unapercentuale superiore aquella dell’85% precedente.Aggiungo però che le ideecamminano con le gambedegli uomini e delledonne e quindi è impor-tante soprattutto ora che ilPDL presenti in parlamen-to importanti liste di per-sone preparate e convoglia di fare, per recupe-rare quel senso di autoritàe credibilità di cui la poli-tica tutta deve tornare adappropriarsi.

From Heroto zero

In attesa del voto di aprile si fanno e si disfano le alleanze politiche di un tempo

Big Bang

II pprrooggrraammmmii

Dopo mille giravolte, mille pre-cisazioni, mille inviti alla pru-denza, Casini vira sul “piccolocentro”Al di là delle strumentalizza-zioni tipo “svolta a destra”,“nascita del nuovo partitopadrone”, il PDL costituisce lariconfigurazione del centrode-stra per una nuova stagionedi cambiamento, con la dichia-rata ambizione di rialzare ilpaese.Quanto alle suddette elucu-brazioni, non bisogna scanda-lizzarsi più di tanto: siamo inpiena campagna elettorale efino alla fine ne vedremo dellebelle. Comprese quelle di“politici kamikaze” allaBorghezio (che negli ultimigiorni ha citato l’indipendenzadel Kosovo come precedenteutile ai fini della futura indi-pendenza della Padania), e deitanti “Tafazzi” che popolano la

politica italiana. Un dato asso-lutamente nuovo è l’acqua sulfuoco gettata a turno daVeltroni e da Berlusconi, aspegnere sul nascere ognipolemica futile che allontani icittadini dalle questioni impor-tanti del paese. Un dato con-fortante, che inaugura unanetta cesura tra ciò che é statala politica italiana nell’ultimoquindicennio e quello che saràdomani. In breve, si sta inesorabilmen-te (e augurabilmente) passan-do da un clima di battaglia aun clima di confronto, chepossa rimarginare tutte le feri-te di questi anni e spingere legenerazioni future verso ilnuovo. É tempo di statisti, nondi professionisti della politicamortadella e champagne, chehanno conferito all’Italia ladignità di una “tela diPenelope”. Statisti, che solo in

un clima di civile confrontopossono emergere dalle sab-bie mobili in cui si arranca dafin troppo tempo.La folta banda degli esclusi (inprimis, l’accozzaglia ideologi-ca denominata sinistra arcoba-leno, a seguire il duo Storace-Santanché), quella miriade dipartiti snobbati a destra e amanca dai due nuovi protago-nisti della scena politica - PD ePDL - agita lo spettro delpapocchio, del Veltrusconi, diquella fase di consociativismoche - dicono - porterebbeindietro il paese di almenoventi anni. Senza considerare idanni forse irreparabili cagio-nati dall’ultima stagione discontro violento tra antiteticheconcezioni ideologiche e post-ideologiche.Alla causa del partito unico siè immolato anche Fini, che in

Un centro piccolo piccolo

A pagina 2

A poco più di un mese dalleelezioni politiche che si terran-no i prossimi 13 e 14 Aprile, ilcittadino italiano ha assistitoad un vero e proprio terremo-to che ha colpito le coalizionidi centro-sinistra e di centro-destra disgregandole in unmodo che nessuno tra i piùacuti osservatori del teatropolitico italiano avrebbe maipotuto lontanamente immagi-nare.Ma andiamo per ordine. La

prima coalizione ad andare inpezzi - in verità ben prima cheil Presidente Napolitano scio-gliesse le Camere - è stataquella che sosteneva(?) l’esecu-tivo Prodi. Dalla nascita delPartito Democratico in poi -ricordiamolo formatosi dallafusione dei DS e dellaMargherita - abbiamo assistitoa continui colpi di fioretto o disciabola tra coloro i qualivedevano la creazione diquesta formazione politica

come l’ancora di salvezzadell’Unione oramai al naufra-gio e quelli che la considerava-no la pietra al collo delGoverno Prodi. Col senno delpoi i secondi - socialisti, radi-cali, sinistra DS, Rifondatori,Verdi e Comunisti Italiani -hanno visto giusto, infatti èstata la poca “accortezza” poli-tica di Walter Veltroni, in veritàben calcolata, a far rompere ifili che tenevano insieme il car-tello elettorale che poco meno

di due anni fa aveva vinto diun incollatura le elezioni politi-che. Veltroni fin dal suo esor-dio come segretario del Pd hadi fatto iniziato un tentativo-poi fallito- di accordo conBerlusconi riguardo la scelta dicome cambiare la legge eletto-rale ed in ogni occasione chegli si proponeva è sempreandato giù duro contro i suoialleati minori, i così detticespugli,accusandoli prima difrenare con il loro ostruzioni-

smo ogni tentativo di riformamesso in campo da Prodi e daisuoi Ministri e infine con il suoannuncio- rivelatosi al solito unbluff-di far correre in solitario ilPD alle prossime consultazionielettorali ha acceso la micciadella crisi tutta interna al cen-tro sinistra. Infatti tutto questo affannarsidi Veltroni ha provocato, primala caduta del “povero” Prodi-oramai senza più una colloca-

A pagina 2

A chi può servire?

Page 2: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

LA PIAZZA D’ITALIA - INTERNI

Pag. 2 1-15/16-29 febbraio 2008

Elezioni: Baccini, i partiti sono associazioniche fregano cittadiniRoma, 12 feb. (Adnkronos) - “Gli italiani non hanno più speranza dopo 14anni di sofferenze di questo sistema politico arroccato su se stesso, che pri-vilegia il bene particolare e non il bene comune’’. Intervenendo ai micro-foni di Radio città futura il segretario della Rosa bianca Mario Baccini haspiegato: “Il nostro progetto vincerà se sarà una cosa popolare se vorràprendere atto che in Italia c’é un sistema di gente che si cambia la casaccacome avviene adesso con Veltroni e Berlusconi. La verità è che in Italia i partiti non ci sono più, ci sono solo associazioni di persone che tentano difregare i cittadini. È tutta una finta”.

Elezioni: Berlusconi, cercherò di dare nomiministri prima del voto Roma, 12 feb. (Adnkronos) - “Immagino di essere in grado prima delle ele-zioni di dare i nomi dei ministri del governo, perchè tendo ad andare al votocon estrema chiarezza.Spero anche” ha aggiunto “di potermi rappresentare aglielettori con un bel rinnovamento della classe dirigente, con tanti giovani etante donne”.

Pdl: Rotondi, nuovo partito entra in storiaRoma, 13 feb. (Adnkronos) - “Berlusconi come De Gaulle ha segnato una sta-gione politica che porterà il suo nome: compresa la legislatura che verrà, Silvioentra nella storia italiana segnando un periodo lungo come il Fascismo e metàdell’era democristiana. Aveva detto che avrebbe chiuso in bellezza, e così èstato, la vittoria è a portata di mano. Questo nuovo partito è il suo capolavoro,torna a Palazzo Chigi e ritma il dopo Berlusconi’’. È questo il passaggio di unfondo sul PdL che il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie,Gianfranco Rotondi, ha scritto per un quotidiano campano.

zione politica attiva se siesclude quella onorifica diPresidente del PD- per manodell’Udeur di Mastella e inseguito la creazione dellacoalizione di sinistra denomi-nata Sinistra Arcobaleno com-posta, ricordiamolo, dai dissi-denti Ds capeggiati daMussi,dai Verdi, dal PdCI, eda Rifondazione Comunista.Questa neo-formazione politi-ca, dopo aver messo in soffit-ta finalmente anche in Italia ilsimbolo della falce e del mar-tello- era ora, a ben 19 annidalla caduta del muro diBerlino!-sostituito da un piùpresentabile arcobaleno , hadeciso di candidare alla caricadi Presidente del Consiglio,Bertinotti. Il sogno di tuttiquesti figli della rivoluzioned’Ottobre – resi orfani puredalla “prematura” dipartita,solo politica per carità, diFidel Castro- non è più il soledell’avvenire ma un ben piùprosaico raggiungimentodell’8% al Senato e del 4% allaCamera in maniera tale che inipotini di Stalin possanoancora sedere al caldodegli scranni dell’italicoParlamento. Naturalmente achiacchiere la neonata sinistraarcobaleno, ambientalista,operaia e comunista- oltre che

sindacalista- si dichiara alter-nativa oltre che ai reazionaridi destra capeggiati dalCavaliere , anche del PD, masempre pronti, se la situazio-ne uscita fuori dalle urne lorichiederà, a tornare a brac-cetto coi Veltroniani. Nel frat-tempo, per non perdere l’alle-namento, si accapigliano -molto demo cristianamente -per dividersi i posti migliorinelle liste delle candidature,in quanto a verdi e comunistiitaliani non và giù che i fuo-riusciti del Pd abbiano piùposti privilegiati dei loro.Intanto ,per far fronte a que-sta emorragia di voti a sinistra,il buon Walter si è subitoregalato un accordo a “destra”con l’Italia dei Valori di DiPietro e ha prontamenteimbarcato sulla sua arcademocratica i Radicali, com-perati a loro volta per un piat-to di lenticchie. Con questemosse si sono avute due con-ferme. La prima è quella dellapiù completa inattendibilitàpolitica dell’oramai ex sinda-co di Roma. Infatti pocomeno di un paio di settimanefa tuonava che il suo PD nonsi sarebbe legato in coalizionecon nessun altro partito inmaniera tale da non doversottostare a nessun ricatto,volendo cioè avere la libertà

di presentare agli elettori unprogramma tutto suo e poiportarlo a realizzazione senzadover subire diktat di even-tuali alleati come era successoa Prodi. Invece come abbia-mo visto ha subito firmato unpatto di ferro con l’ex Ministrodelle infrastrutture, per utiliz-zarlo come calamita dei votiper gli anti-berlusconiani e i

giustizialisti girotondini. Laseconda conferma è quelladella grande capacità diVeltroni di accorpare in sestesso tutto e il contrario ditutto - ad esempio candideràMatteo Colaninno, leader deigiovani imprenditori di CON-FINDUSTRIA, e l’unicosopravvissuto della tragediadella Thyssen-Krupp diTorino, Antonio Boccuzzi - efar credere alla “gente” – conl’aiuto dei grandi mass medianon dimentichiamolo- di rap-

presentare il volto nuovodella politica pur essendo par-lamentare da decenni e puravendo come compagni diPartito personaggi comeRomano Prodi, D’Alema eBassolino che proprio novelli-ni non sono. Infine Walter “ilmagnifico”, dopo aver elimi-nato dalle candidature perso-naggi oramai impresentabili

come Visco e De Mita, haconcesso “el buen retiro” aRutelli proponendolo- per laserie a volte ritornano- per laterza volta alla carica di sinda-co di Roma. Carica che siriconferma ancora di più l’i-deale per chi voglia conceder-si un comodo parcheggio invista di un salto di qualità perl’incarico a Primo Ministro,anche se i precedenti per ilcentro sinistra in verità nonsono per nulla incoraggianti.Il centro destra, non diversa-

mente dall’Unione , ha vistocompletamente ridislocato ilquadro delle alleanze. Dopol’oramai leggendario discorsodel “predellino” da parte diBerlusconi e la caduta delGoverno Prodi, si è avuto unveloce quanto inatteso riavvi-cinarsi delle posizioni diForza Italia ed AlleanzaNazionale. Il rapido accordotra le due forze politiche -causato anche dai sondaggiche al momento vedono lasomma dei due partiti al verti-ce dell’indice di gradimentodegli italiani - ha portato allanascita del Popolo delleLibertà. Con questa fusione -voluta principalmente dai dueleaders Berlusconi e Fini - econ l’alleanza strategica con laLega di Bossi, si è dato il la,anche in Italia, alla costituzio-ne di un moderno soggettopolitico legato ai valori e allatradizione del PartitoPopolare Europeo. Certo lastrada sarà ancora lunga- sidovrà ad esempio creare unanuova struttura locale e nazio-nale, magari attraverso vereelezioni primarie e congressicon regole tutte ancora da sta-bilire- ma il primo tratto delpercorso è stato lastricato,adesso bisognerà vedere sedalle buone intenzioni si pas-serà ai fatti concreti in manie-

ra da coinvolgere,ad esempio,anche le basi dei due ex par-titi , in verità fino ad oggirimaste escluse in gran parteda questo progetto politico.Questa mossa ha comunquespiazzato l’Udc che non rite-nendo utile confluire nel neo-nato PdL - nonostante gliinviti di Fini e Berlusconi – hacreduto bene di provare acorrere in solitaria alle prossi-me elezioni politiche. Per lomeno al momento Casini hadeciso di non allearsi con isuoi ex sodali politici, né conL’Udeur di Mastella - nel frat-tempo uscito (o cacciato?)dalla coalizione di centro sini-stra – né con la Rosa Biancadi recente creata dai fuoriu-sciti dell’Udc, Tabacci,Baccini e dall’ex sindacalistaPezzotta.A poco più di un mese dal-le elezioni quindi ancoraparecchie cose sono da deci-dersi ma di una sola se ne hala certezza: che PD e PdL lafaranno da padroni, o almenoquesto è quanto speranocoloro i quali hanno a cuorela creazione – finalmente-diun vero sistema politicobipolare libero dal peso deipartiti minori, siano essi didestra o sinistra estrema.

Giuliano Leo

attesa del congresso di Anprossimo venturo, ha aderitoal nuovo soggetto - non-ostante le scaramucce iniziali

legate per lo più alla tempi-stica e alla forma con cuiBerlusconi aveva preannun-ciato il nuovo soggetto politi-co. É stata una rinuncia dolorosaquella del presidente di An edel leader di FI, visto chehanno dovuto rinunciare aquei simboli che hanno carat-terizzato la vita politica loro equella del paese negli ultimi14 anni. Alla Lega - conside-rata una formazione d’area -è stata concessa una deroga.Vale a dire il permesso di cor-rere conservando comunqueil proprio nome e simbolo.Ad onor del vero infatti,ancorché giustificata dallasuddetta ragione, Bossi e isuoi - dopo il famigeratoribaltone che segnò la finedel primo governoBerlusconi - si sono ampia-mente guadagnati la patented’alleati affidabili. Così, a parte le sortite dialcuni personaggi scomodiquali Calderoli e Borghezio,la Lega resta un alleato diferro e irrinunciabile ai finidella competizione elettoraleal nord. A sud invece, la par-tita si fa più complicata, gra-zie alla defezione annunciatadell’Udc. Il partito di Cesa edi Casini che pure ha subitouna emorragia di rappresen-tanti (Giovanardi, tanto percitarne uno, è approdato alPDL), resta forte in alcune

aree del meridione come laSicilia e la Campania. É grazieal contributo dei “bianchi”,ad esempio, che la Casa delleLibertà ha sempre fatto ilpieno in Sicilia. Come rintuz-zare allora la defezionedell’Udc? Pare ormai certal’intesa con Lombardo (leaderdel Mpa) in vista delle prossi-me elezioni amministrative-politiche (ci sarà l’ elctionday) che parrebbe scongiura-re il periglio. Nel frattempo,masticando amaro, comeappare di consueto imbecca-to dalle telecamere nei milletalk show cui prende parte,Casini rimugina sul da farsi.Primo perché l’exploit del6,5% ottenuto alle ultime ele-zioni va contestualizzato nel-l’ottica di un’alleanza diversa,quella con Berlusconi.Secondo - ma non in terminidi importanza - l’invito con-giunto da parte di PD e PDLa votare solo per i grandi par-titi, al fine di semplificare ilpiù possibile la scena. Adonor di cronaca avrebberopotuto semplificarla loro,alzando la quota di sbarra-mento, “affogando” così i variMastella di Montecitorio. Erano mesi che Casini avevarinunciato a correre insiemeagli alleati. Ma da moderatoquale dice di essere non l’hamai detto apertamente. Hatramato sorridente e ha atte-so. Ha atteso impazientemen-

te il casus belli, cheBerlusconi gli ha posto su unpiatto d’argento: il partitounico. Un unico grande sog-getto che abbracciasseun’ampia fascia di elettoratoincluso il suo. E così, chi la fal’aspetti, Berlusconi l’ha sfida-to, dandogli un aut aut, cheha catapultato Casini in unangolo. E che per giunta si èvisto definitivamente supera-to dal collega Fini nella inter-minabile, estenuante corsa aldopo-Berlusconi. L’angolo di Casini si chiamaora “piccolo centro”. Ed èdavvero un angolino sesi pensa che - il centro - èstato quasi totalmente fagoci-tato da PD e PDL. Ufficialmente l’esponenteUdc si mostra ottimista elavora nemmeno troppo sottotraccia per la convergenzacon gli altri soggetti di centro:l’Udeur con le sue clientele ela sfiorita Rosa Bianca. Pocaroba davvero.Tuttavia, scottatosi un paio divolte e a forte rischio brucia-tura, non accettando di esse-re all’ultima spiaggia, Casiniha rilanciato: “Mi auguro chesi trovi una convergenza.Tutti i processi aggregativicostruiti sulla serietà sonopositivi”.L’ex presidente della Cameracontinua a sforzarsi di “intra-vedere un raggio luce tra ilPD e il PDL”. Ma la corsa si fa

disperata, poiché sono mille imotivi affinché gli elettoriboccino il terzo polo (ilquarto, se consideriamo lasinistra arcobaleno). In pri-mis, il profumo di DC, rievo-cata più volte dai suoi orfa-nelli, ma che rappresentauna stagione definitivamentesuperata, non riproponibile eoscurata dal dualismo PDL-PD che monopolizza il dibat-tito politico in barba a qual-siasi par condicio.In secundis, la precisazionedi Berlusconi che in milledichiarazioni ha ribadito diessere la componente di cen-tro del PDL. In tertiis, la corte sfrenata diBerlusconi all’Udeur, che seandasse a segno lascerebbeCasini, con una scarpa e unaciabatta - come si suol dire.Mai domo, Pier Ferdinandocontinua ad avere un ottimoappetito ma pessimi denticontinua ad abbaiare.Infastidito dalla strategia ber-lusconiana di logoramento,egli ha invitato il Cavaliere a“non prendere sottogambanessuno, perché il Milan ècampione del mondo ma avolte perde anche control’Empoli”.Ebbene, questa è la paraboladi un politico promettenteche si è fatto le ossa nellavecchia DC, sapendo reagireal tracollo della “casa madre”e che è passato dalla - a un

certo punto - possibile lea-dership di una grande forma-zione a quella nemmenosicura di una formazione che- proprio come l’Empoli -lotta per la salvezza. Tutto dasé.In un misto di ambizioneinconcludente (o moderati-smo), a tratti irritante e fuoriluogo, ha tentato prima diautopromuoversi come presi-dente della Camera (l’unicacarica che non scade), poideviando gradualmente dallalinea comune per acquistareulteriormente in visibilità,dando vita ad un simulacrod’azione politica autonoma.L’immagine conta, ma nonpiù dei voti e del consenso.Consapevole di tutto ciò,Casini ha sputato velenoanche sull’altro ex alleato,Gianfranco Fini: “Dice unacosa e ne fa una diversa.Parlava di comiche finali e celo siamo trovati alle comichefinali...”.Il presidente di An ha preci-sato alcune cose, tentando dinon alzare i toni. Egli ha pre-cisato che il divorzio tra Udce resto della coalizione non èstato provocato da SilvioBerlusconi, ma “é stato Casinia non aver accettato di met-tersi attorno ad un tavolo ediscutere”. Tutta la verità, nient’altro chela verità? Ni.

Francesco di Rosa

Dalla Prima

Per informazioni e abbonamenti chiamare il numero verde:

LA PIAZZA D’ITALIAfondato da TURCHI

Via E. Q. Visconti, 2000193 - Roma

Luigi TurchiDirettore

Franz TurchiCo-Direttore

Lucio VetrellaDirettore Responsabile

Proprietaria: Soc. EDITRICE EUROPEA s.r.l.

Registrato al Tribunale di Roma n.9111 - 12 marzo 1963

Concessionaria esclusiva per la vendita: S.E.E. s.r.l.Via S. Carlo da Sezze, 1 - 00178 Roma

www.lapiazzaditalia.itE-mail: [email protected]

Manoscritti e foto anche non pubblicati, e libri anchenon recensiti, non si restituiscono. Cod. ISSN 1722-120X

Stampa: EUROSTAMPE s.r.l.Via Emilia, 43/47 - 00187 Roma

FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI FEBBRAIO 2008GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI:L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati fornitidagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamentela rettifica o la cancellazione scrivendo a S.E.E. s.r.l. - Via S.Carlo da Sezze, 1 - 00178 Roma. Le informazioni custoditenell’archivio dell’Editore verranno utilizzate al solo scopo diinviare copie del giornale (Legge 675/96 tutela dati perso-nali). La responsabilità delle opinioni espresse negli articolifirmati è degli autori.

Big BangIn attesa del voto di aprile si fanno e si disfano le alleanze politiche di un tempo

Un centro piccolo piccoloA chi può servire?

Dalla Prima

Page 3: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI

1-15/16-29 febbraio 2008 Pag. 3

Povertà: Onu ipotizza tassare giochie commercio su internetL’Onu sta considerando la possibilità di tassare i giochi e il commercio suInternet per finanziare la lotta alla povertà. Lo ha indicato Philippe Douste-Blazy, consigliere speciale del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moonper i finanziamenti allo sviluppo. Douste-Blazy ha ipotizzato anche un con-tributo volontario da parte dei cittadini di uno o due euro come nuovomezzo di finanziamento (Ansa).

Castro, gli oppositori spagnoli vogliono processarloSecondo gli esponenti dell’opposizione castrista che vivono in Spagna, larinuncia di Fidel Castro alla presidenza di Cuba apre la porta ad un processocontro di lui per «genocidio» da parte della Audiencia Nacional spagnola. Ilprocedimento penale finora era stato respinto a causa dell’immunità di Castrocome capo di stato. La denuncia per “genocidio e crimini contro l’umanità”, èstata presentata contro Fidel Castro e il suo ex ministro Osmani Cienfuegos inrelazione alla morte per asfissia di nove prigionieri dopo la fallita invasionedella Baia dei Porci nel 1961 (Ansa).

Kosovo, palestinesi: ora indipendenza anche per noiL’entusiasmo per l’indipendenza unilaterale proclamata dal Kosovo contagiaanche l’irrisolto conflitto medio-orientale. I primi a voler emulare gli scono-sciuti e lontani «fratelli albanesi», sembrano essere proprio i palestinesi: «Sele cose non vanno nella direzione di un effettivo blocco dell’attività di colo-nizzazione e di negoziati continui e seri con Israele, allora anche noi dovrem-mo fare il passo di annunciare unilateralmente la nostra indipendenza perchè èa questo che ci sta portando Israele», ha annunciato il negoziatore Yasser AbedRabbo, uno dei consiglieri del presidente Abu Mazen (Ansa).

“From Hero to Zero”, cioè“Da eroe a zero”. Un impieto-so gioco di parole riassuntivousato dagli editorialisti ameri-cani, per descrivere la cadu-ta dell’antico paladino deinewyorchesi, RudolphGiuliani. L’ex sindaco di New York nonce l’ha fatta a fare di testa sua:puntando tutto sugli Stati piùgrandi dove pensava di poterottenere il maggior consenso,aveva saltato la campagna

elettorale in Iowa e NewHampshire, lasciando campolibero ai suoi avversari. Invece la Florida, terra imper-via e piena di sorprese, l’hatradito. Un misero 15% e ilterzo posto per la sua primavera giornata elettorale,accompagnati da una decisio-ne inevitabile: il ritiro. Un vera sorpresa per quantigià prefiguravano la sfida pre-sidenziale tra lui e la Clinton,un colpo di teatro messo a

segno in elezioni primariemai così incerte e combattutein America.“Non si puo’ vincere sempre”,e’ stato il paradossale com-mento di Giuliani, rilasciatoda un sobborgo di Miami aspoglio ancora in corso, maquando già le proiezioni nongli lasciavano speranze. Indubbiamente lui, che fino apochi mesi fa era accreditatodi un successo a mani bassesugli altri aspiranti repubbli-

cani, errori ne ha commessiparecchi, sia strategici sia tat-tici. Si e’ rivelata suicida lascelta di snobbare i ‘caucus’inaugurali nello Iowa e persi-no le primarie in NewHampshire, per tradizionerivelatrici del futuro anda-mento elettorale, per non par-lare delle scadenze minorisuccessive: gli avversari eranoall’onor del mondo, e lui nonsi vedeva mai. L’elettorato ha finito perdimenticarlo. Anche perché, e questo èstato lo sbaglio tattico, l’exsindaco non ha mai cercato diriguadagnare terreno suschermi e pagine con qualchesortita a sorpresa. Trinceratonel silenzio, tranne che nelristretto ambito del suo “zoc-colo duro”: ha così completa-to da sé l’oscuramento propa-gandistico, auto-affondandosidefinitivamente.Con la decisione d’isolarsi hafatto pure la figura del pre-suntuoso, che in politica pagaancora meno che in altri set-tori della vita sociale. In moltihanno criticato una sua pre-sunta arroganza, una sorta divoglia di non mischiarsi inuna lotta politica per lui“bassa dal punto di vista poli-

tico”.Per altri, il suo silenzio è statoobbligato per il riaffacciarsidel cancro che, già un annofa, lo aveva piegato ma nonspezzato. I problemi di salute,insomma, sarebbero stati lasua prima preoccupazione inbarba a qualsiasi campagnaelettorale. Così è andata male, anche dalpunto di vista finanziario: isoldi sono arrivati col conta-gocce e quei pochi ottenutisono stati spesi anche male.Tutti concentrati una solavolta in una campagna suici-da, quella in Flordia, doveGiuliani ha cercato di acca-parrarsi il favore della comu-nità ebraica spendendo700mila dollari a settimana inspot televisivi. Alla fine diquei 45 milioni di dollari dipartenza non è rimasto nem-meno il minimo indispensabi-le per pagare il suo staff, alquale ha dovuto chiedere dilavorare gratis. La debacle, insomma, era nel-l’aria, il ritiro dietro le quinteun passo che prima o poisarebbe arrivato, anche per ilbene di un partito che, alcontrario dei Democratici,con queste primarie ha cerca-to un candidato che potesse

raccogliere coesione all’inter-no. E Giuliani non era la cartamigliore. C’e’ chi sostieneche non avesse alternativa:sposato tre volte, consideratorelativamente un ‘liberal’, filo-abortista, abbastanza apertosui diritti dei gay, a giudiziodei ‘giustificazionisti’ nonavrebbe potuto competerecon i campioni della destrareligiosa come Romney o ilpredicatore battista MikeHuckabee. Nè sarebbe statoin grado di convincere irepubblicani più conservatoria turarsi il naso e sceglierecomunque lui per il bene delpartito. Gli sarebbe dunqueconvenuto piuttosto defilarsi,anche perché gli slogan anti-terrorismo e le dure prese diposizione in politica esteranon gli davano alcun crismadi originalità. Così, però, si e’ fatto rubare lascena quanto meno daMcCain, comunque più linea-re e coerente, ma soprattuttoonnipresente. Non a caso èstato proprio alla corte delsenatore dell’Arizona che si èconclusa la malinconicaavventura del padre della“Tolleranza Zero” di cui,ormai, rimane appunto quasisoltanto il numero.

From hero to zero

Il ciclone è ormai diventatotempesta. Non sono state ledieci vittorie di fila ad avvan-taggiare Barack Obama nellacorsa democratica per laCasa Bianca. Piuttosto è ilgrande appeal che il senato-re dell’Illinois ha avuto sullenuove generazioni che hagiocato un ruolo decisivo inun sorpasso che, solo fino apochi mesi fa, sembrava untraguardo agognato ma diffi-cile da tagliare.Obama ha battuto HillaryClinton sul tallone d’Achillepiù difficile da coprire perl’ex first lady: il voto dei gio-vani americani e della inter-net generation.Gli under 30 e 40 hanno par-tecipato a queste primariecome mai era succes-so prima d’ora, incantatida una figura carismaticache del rinnovamento, ancheanagrafico, ha fatto un laitmotiv della sua campagnaelettorale.Sono i nuovi democratici adaver deciso, quelli oramaicresciuti e diventati grandi,gli stessi che dieci anni fa,quando Bill Clinton lasciavail famigerato Studio Ovale,erano ancora studenti dellescuole elementari. Ragazzidiventati adulti mentre laloro politica restava semprela stessa, ingabbiata nellelogiche familiari di due dina-stie che avevano lottizzato

entrambi i partiti. La campagna elettorale diHillary è partita in realtà conun piede già zoppo, unastrategia che non considera-va influente un nuovo zoc-colo duro formato da chichiedeva rinnovamentoall’interno del partito. Unafetta di elettorato che non sisentiva sufficientementeascoltata e gridava il propriodisagio attraverso blog, chat,forum e community on line.La candidatura dell’ex firstlady è stata letta come unnuovo tentativo della vec-chia famiglia democratica dimantenere le redini di unpartito profondamente fiac-cato dalle due sconfitte con-secutive alle presidenzialidel 2000 e del 2004, che nonsarebbe mai stato in grado diporsi come reale alterna-tiva ad un’amministrazionerepubblicana proprio perchénon rappresentava la nuo-va America.Di fronte anche a una forterecessione economica, a unadisaffezione per un presi-dente, Bush jr, consideratotroppo incline all’uso dellaforza, anche i quarantennihanno sposato il motto Yes,we can. Ovvero, possiamorinnovare la politica, darne ilcontrollo a nuovi volti enuove idee finora rimastesolamente dentro un perso-nal computer.

Obama ha percepito subitoquesta richiesta e se l’è cuci-ta addosso, facendo dellasua scarsa esperienza, unpunto di forza. Per fare questo, il senatorenero, avvantaggiato anchedal fattore anagrafico, si èservito di uno strumentoche, mai come in queste pri-marie, si è rivelato un ottimoserbatoio di voti: Internet.L’uso dei blog, dei forum,delle community on line, haspostato l’ago della bilancia. La Clinton l’ha capito troppotardi, quando già la macchi-na si era messa in moto.Dopo la vittoria in NewHampshire, Hillary ha cerca-to di cambiare subito strate-gia puntando proprio sugliunder 30, mettendo a puntoricetta per strappare al sena-tore dell’Illinois consensi tragli elettori juniores: adottarela sua filosofia, promettendopiù trasparenza nel governoe una politica che faccia diInternet - e non più dellepotenti lobby di Washington- l’interlocutore privilegiatodella sua presidenza. Lo staffa dell’ex first ladyha studiato un uso piùattento della community“Facebook”, uno dei bacinipiù importanti per ottenerevoti da parte dell’elettoratogiovane (non a caso il fon-datore – il 23enne ChrisHughes – è entrato a far

parte dello staff elettoraledi Obama) completamen-te ignorato prima delladisfatta in Iowa.La prova del nove sull’im-portanza determinante del-l’elettorato giovane è venutapoi in New Hampshire, dovesolo il 17% degli elettori tra i18 e i 29 anni si sono recatialle urne: un assenteismorivelatosi fatale per Obama.Per accorciare le distanze colsuo rivale numero uno,Hillary si era affrettata acambiare registro comuni-cativo, indirizzandosi versoblogger e cibernauti, aiu-tata e consigliata anche dallafiglia Chelsea. Troppo tardi per nonapparire come un’altra stra-tegia studiata a tavolino perrisalire la china. Oggi la Clinton rincorreObama che l’ha staccata di100 delegati, un peso enor-me al punto che lo stessoclan della senatrice di NewYork ammette che difficil-mente, a meno di cambiarele regole della partita incorsa assegnando i dele-gati ‘squalificati’ di Michigane Florida, lo svantaggio potràessere colmato. Ohioe Texas sono l’ultima spiag-gia per Clinton, ma anchel’affermazione in questiimportanti Stati potrebbenon bastare. L’ex first lady conta ancora

di potere ottenere alcu0-ne importanti vittorie all’inizio di marzo edeventualmente anche inPennsylvania ad aprile. Ma il vantaggio di Obama intermini di voto popolare edelegati è un grande ostaco-lo: non solo il giovane sena-tore di Chicago ha vinto tuttii match dopo il super marte-dì del 5 febbraio, ma lo hafatto con un margine di van-taggio significativo, oltreventi punti percentuali.Obama ha inoltre rosicchiatoconsensi tra tipologie di elet-tori che nei precedenti con-fronti avevano preferitoClinton, come le donne e lefasce a basso reddito. Se latendenza fosse confermata,anche in Texas e in Ohio dif-ficilmente ci saranno i nume-ri per fermare l’avanzata diObama. Clinton tenterà iltutto per tutto, cercandoanche di forzare una decisio-ne su Michigan e Florida. I due Stati sono stati privatidel diritto di decidere lanomination quest’anno, peravere anticipato contro ilvolere del partito le primarie.Clinton era l’unico nomesulle schede in Michigan esulla scia della sua popolari-tà ha vinto il confronto dellaFlorida, dove nessun candi-dato ha fatto campagna elet-torale. Adesso che si trova incattive acque la senatrice

vorrebbe riscattare i votiottenuti nei due Stati e conquesti il bottino di delegati.Ma se fosse presa una deci-sione in tal senso, se i dueStati canaglia fossero ripe-scati, ci sarebbe una buferaall’interno del partito demo-cratico: Obama si trovereb-be improvvisamente insvantaggio per un cavillo. Ilvoto dei delegati eletti è cru-ciale perché deciderà in ulti-ma istanza lo schieramentodei delegati non eletti, icosiddetti super delegati.Governatori, deputati, sena-tori, dignitari del partito, chetuttavia difficilmente decide-rebbero di invalidare il votopopolare per promuovere laClinton, finora sconfitta aipunti sul campo. Anche suquesto fronte Obama eClinton non concordano: ilsenatore chiede che i superdelegati assecondino la scel-ta degli elettori democratici,Clinton chiede loro divotare in maniera autonomail candidato che ritengonopiù adatto a battere JohnMcCain.Così com’è ora, insomma, lalotta degli elettori democra-tici delle primarie rischia diessere stato uno sforzo inu-tile perché alla fine la deci-sione più importante saràpresa dalla solita elite.Quella del Congresso.

Luca Moriconi

La caduta del dio Giuliani

La Internet generation boccia HillaryLe difficoltà dell’ex first lady di attirare il voto giovanile

Page 4: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Pag. 4 1-15/16-29 febbraio 2008

Infortuni: Formigoni, in Lombardiadiminuzione 10% entro Milano, 13 feb. (Adnkronos)- “Gli infortuni sul lavoro sono inaccettabili,per questo abbiamo firmato questo piano che impegna tutti a lavorare con ilmassimo impegno per la diminuzione degli infortuni. È un piano con obietti-vi precisi, verificabili, anche se il vero obiettivo a cui tendere rimane quellodi eliminare gli infortuni”. Così il presidente della Regione LombardiaRoberto Formigoni ha annunciato la firma del Piano Regionale contro gliInfortuni insieme a imprenditori, sindacati e associazioni di categoria.

Petrolio: Up, a gennaio consumi in calo dell’1,7Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Consumi petroliferi in calo a gennaio. Secondo idati diffusi dall’Unione Petrolifera i consumi sono ammontati a circa 6,9milioni di tonnellate, con un calo dell’1,7% (-119.000 tonnellate) rispetto allostesso mese del 2007. La benzina nel complesso ha mostrato un calo del 10,5%(-100.000 tonnellate) con l’extra-rete in crescita del 2,1%, mentre il gasolioautotrazione ha mostrato un aumento dello 0,6% (+13.000 tonnellate), con larete in progresso dell’1,7%

Bce: Borghini (FI), non basta agire sullapolitica monetariaRoma, 14 feb. - (Adnkronos) - “Il prossimo governo dovrà agire con decisione sulla poli-tica monetaria della Banca centrale europea’’. Lo afferma Pierluigi Borghini, coordina-tore del Dipartimento Attività Produttive di Forza Italia, alla luce dell’allarme inflazionelanciato dall’Eurotower nel Bollettino di febbraio. “L’Europa -prosegue- deve dotarsi dicapacità strategica e non può più muoversi solo secondo esigenze monetarie: la Bce deveessere strumento di politica economica e industriale, non può limitarsi alla salvaguardiadelle banche centrali rispetto alla strategia monetaria’’.

Dimezzata allo 0,7% la previ-sione per il 2008: in autunnoBruxelles aveva stimato perl’anno in corso un Pil a+1,4%, rivista al rialzo l’in-flazione che passa dal 2% al2,7%. Mail calo delle stimeriguarda tutto il VecchioContinente. Bruexelles rile-va come la revisione siaparticolarmente pronunciataper l’Italia, dove la fortecontrazione della produ-zione industriale nell’ultimotrimestre del 2007 e anche undeterioramento più marcatodell’indicatore sulla fiducianel settore dei servizi, pesanosulla media annua per il 2008.Secondo le stime euro-pee l’inflazione annua delBelpaese salirà al 2,7% controla precedente stima che si fer-mava al 2%. La crescita del Pildell’Italia è la più bassa deisette Paese esaminati (glialtri paesi sono Germania,Spagna, Francia, Olanda,Polonia e Gran Bretagna),sottolinea il commissario Ueagli affari economici Almunia.L’attività economica in Italia èrallentata più che nel restodella zona euro, sottolinean-do che nel primo trimestredel 2008 la crescitadel Pilresta quasi piatta allo 0,1%. Inbase alle previsioni Ue inoltrenel secondo trimestre diquest’anno il Pil cresceràdell’0,2% e dello 0,3%, sianel terzo che nel quarto

trimestre. La Commissione haridotto le previsioni di cresci-ta del Pil dell’eurozona per il2008 a 1,8% contro il 2,2%della previsione di autunno.Anche per l’Ue a 27 Statimembri il taglio delle previ-sioni è di 0,4 punti, scendeinfatti dal 2,4% al 2,0%.L’Europa, ha commentato ilcommissario agli Affari eco-nomici e monetari JoaquinAlmunia, comincia chiara-mente a sentire l’impatto intermini di crescita più bassa einflazione più elevata. La situ-azione economica globale ele prospettive rimangonoinsolitamente incerte all’iniziodel 2008. Ciò deriva dalle per-duranti turbolenze sui mercatifinanziari, una percepibiledecelerazione della crescitanell’economia Usa, dove ilrallentamento si è esteso al dilà del mercato edilizio, a alboom dei prezzi delle merci.Ma c’è di peggio, le spe-ranze, scrive ancora laCommissione, che le tur-bolenze finanziarie potes-sero avere vita breve e chesi sarebbero gradualmenteappianate hanno ora lasciatoil passo alla presa d’atto chealtri problemi potrebberoessere all’orizzonte. A seguitodi un calo più pronunciatonell’economia Usa, la crescitaglobale dovrebbe rallentarequest’anno al di sotto del 4%.Infine, nota ancora Bruxelles,

sebbene prospettive piùdeboli per la crescita nelmondo sviluppato abbia con-sentito ai prezzi del greggiodi ridiscendere dai picchiall’inizio dell’anno, tuttavia iprezzi del greggio rimangonoelevati e volatili, trainati dalimitate capacità di riserva eda tensioni geopolitiche neipaesi produttori. L’impatto sivede. La crescita reale del Pil,sintetizza una nota dellaCommissione, è calata nelquarto trimestre del 2007 allo0,5% dallo 0,8% sua basetrimestrale nell’Ue, e allo0,4% nell’eurozona. Per il2007 nel suo complesso, tuttociò secondo le stime risulta inuna crescita economica del2,9% nell’Ue (a 27 Stati mem-bri) e del 2,7% nell’eurozona.E come per l’Italia ancheper il resto dell’Ue laCommissione ha rivisto alrialzole previsioni dell’in-flazione per il 2008. per l’eu-rozona dal 2,1% al 2,6% e perl’Ue a 27 da 2,4% a 2,9%.Undato, spiega una nota dif-fusa a Bruxelles, dovuto alforte incremento dei prez-zi alimentari ed energe-tici. Tuttavia, l’inflazione do-vrebbe tornare a livelli piùnormali nell’ultimo trimestredel 2008. Il quadro revisionale sullestime di crescita del Pil ital-iano non è sicuramente incor-aggiante, ciò determina uno

scenario di preoccupazioni edi incertezze. Quanto laprospettiva di sviluppo puòinfluire sulla crescita effettivadel Paese? L’influenza seppurminima è del tutto reale,esiste e incide sulle aspetta-tive delle famiglie. In partico-lare, ciò si traduce in unavariazione dei consumi, deirisparmi, e in un cambiamen-to della dinamica di spesa. Levariazioni di spesa e di inves-timenti influenzano forte-mente l’andamento del sis-tema economico nazionale,ne determinano cioè il ritmo.Il leader degli industriali LucaCordero di Montezemolo,lancia l’allarme dopo l’aggior-namento al ribasso del Pilitaliano da parte dell’Ue. IlPresidente dice che la nostracrescita sarà ancora inferiorea quella indicata dall’Europa,ci avvicineremo più allo 0,3%che all’1% se il petroliorimane sopra ai 90 dollari albarile. Inoltre, ha detto che sirischia una crescita infinitesi-malema non la recessione.Sulla crescita prossima allozero che si profila oggi,hanno pesato le scelte difondo che non sono statefatte per la modernizzazionedel Paese. Unduro attaccoalla classe dirigente che nonha saputo decidere sullequestioni rilevanti che assil-lano il Paese da tempo.Continua il leader degli

industriali sostenendo che lenon decisioni di questi anninon solo pesano oggi sullacrescita ma quanto peserannofra otto o dieci anni. Inoltreosserva che la crescita stadiventando un tema biparti-san. Tutti parlano di tagli alletasse, ma nessuno dice dovesaranno fatti i tagli perreperire le risorse. Abbiamouna spesa corrente dove icosti assorbono la metà dellaricchezza, abbiamo un debitopubblico che pesa come unmacigno sui giovani dipendi-amo dal petrolio, il che cidanneggia enormementedopo la follia di aver rifiutatoil nucleare. Questo è quantoha sostenuto Montezemolo,questa è la sua opinione sul-l’andamento dell’economiaitaliana, sul suo stato di salutee sull’operato del GovernoProdi. Non si limita ad unamorbida osservazione deifatti ma boccia decisamente ilGoverno, la sua inerzia e lasua totale assenza decision-ale. Purtroppodue anni divacatio determineranno seriproblemi anche per il futuronon prossimo, e la nuovamaggioranza che governerà ilPaese nei prossimi cinqueanni si troverà una ereditàmolto pesante, fatta di ritardi,di illusioni, e di interventi dis-attesi. In una logica di cresci-ta del processo di inte-grazione comunitario, dove

gli Stati membri debbono raf-forzare le proprie economieper poter contribuire alprocesso di crescita globale,l’Italia non può offrire il suocontributo perchégovernatada politici che non condivi-dono il modello europeo,così come congegnato, e se lecontraddizioni ideologichesull’europeismo sono presen-ti nelle ali estreme della sinis-tra italiana tra l’altro com-pagine determinante del gov-erno Prodi come potevamopensare di poter aumentare illivello di integrazione socialeed economica nell’Ue. Sel’Italia non inverte la tenden-za in atto, sia dal punto divista istituzionale che dalpunto di vista economico dif-ficilmente riuscirà a ribaltareuno scenario che non esclusi-vamente per l’Italia si vadelineando problematico, laforza produttiva dei paesiemergenti sta mettendo adura prova il livello di com-petitività delle impreseeuropee, solo i Paesi chehanno una autosufficienzaenergetica e produttiva riusci-ranno ad aumentare la pro-pria forza, altrimenti occor-reranno delle riforme percambiare i meccanismi chegovernano la produttività delPaese. Soltanto unGovernoforte, stabile e duraturo potràcogliere questa sfida.

Avanzino Capponi

UE: Italia non cresce “ultima in Europa”Il Pil dell’Italia crescerà dello 0,7% nel 2008

Il Paniere degli italiani sempre più eroso da rincari incontrollati

La spesa quotidiana costatroppo, i salari realirimangano fermi, e l’econo-mia italiana soffre.Proprio mentre termina la leg-islatura del Governo Prodi,l’Italia si trova in ginocchio difronte al balzo dell’inflazioneche a gennaio ha fatto regis-trare un aumento tendenziale,rispetto allo stesso mese del2007. L’impennata dei prezziporta l’inflazione al 2,9%,ailivelli massimi dal 2001. perquanto riguarda i prodotti adalta frequenza d’acquisto l’in-cremento è ben più alto del-l’indice generale ed è pari al4,8% (il dato più elevato dal1997). È quanto rileva l’Istat.Per prodotti ad alta frequenzadi acquisto si intendono oltreai generi alimentari, lebevande alcoliche e analcol-iche, i tabacchi, le spese perl’affitto, i beni non durevoliper la casa, i servizi per lapulizia e manutenzione del-l’abitazione, i carburanti, gior-nali e periodici, i servizi per laristorazione, le spese per l’as-sistenza, (pari al 39% dell’in-tero paniere dell’indice deiprezzi al consumo). Si trattadunque delle voci di spesagiornaliera. Trasporti, alimen-tari, abitazione, acqua ed elet-tricità. Sono questi i capitoliche a gennaio hanno registra-to gli aumenti inflattivi ten-denziali più alti. Trasporti darecord con un incremento del5,4%, mentre i prodotti ali-mentari e le bevande alcol-iche registrano un+ 4,5%. Variazioni nulle sisono registrate nei capitoliservizi sanitari e spese per la

salute e istruzione, mentrevariazioni negative si sonoverificate nei capitoli comuni-cazioni (-0,7%) e ricreazione,spettacoli e cultura (-0,6%).Ancora più nel dettaglio siregistra l’impennata a gennaiodei prezzi degli alimentari. Ilprezzo del pane è aumentatodel 12,3% rispetto al 2007,mentre quello della pasta ècresciuto del 10%. Tendenzeaccelerative segnala l’Istat,riguardano anche il prezzodel gruppo di prodotti latte,formaggi e uova, (la crescitapassa da +5,8% a +6,5%). Inparticolare l’incremento delprezzo del latte passa a +8,7%dal +7,7% di dicembre.Risultano elevati i tassi dicrescita tendenziali dellacarne (+3,6%) in particolaredel pollame (+6,7%) e dellafrutta (+4,8%), mentre si rile-vano tendenze accelerativeper i prezzi del pesce (dal3,1% al 3,6%).Secondo il Codacons, il datodiffuso dall’Istat del +4,8% rel-ativo ai prodotto di alta fre-quenza di acquisto, rappre-senta un piccolo passo versola verità, ma è ancora distantedalla realtà dei rincari sullaspesa quotidiana che assillanoi consumatori italiani. Laposizione della Confesercentinon si discosta molto da quel-la della Codacons, in meritoalle rilevazioni dell’Istat del-l’aumento record pari al 4,8%della dinamica inflazionisticadei prodotti ad alta frequenzadi acquisto. Infatti sottolineache la spesa quotidiana cosìcome congegnata non sembrautile per far chiarezza ma gen-

era solo confusione date lepoche voci selezionate nelpaniere e la loro scarsa etero-geneità. Il Presidente dellaCia, Giuseppe Politi, rinnova,invece, la ricetta per con-trastare i rincari. Occorreintrodurre il doppi prezzo,rapporti di filiera più stretti eOsservatori sia a livellonazionale e regionale per unmercato “trasparente”. Inoltre,occorre una continua azionedi monitoraggio.Descritto il quadro inflazionis-tico che caratterizza il nostroPaese, è opportuno chiedercicosa ha fatto la politica perevitare o per cercare di atten-uare gli effetti distorsivi del-l’aumento indiscriminato deiprezzi. La risposta non èmolto difficile, la politica èstata semplicemente aguardare. Il Governo Prodinel corso della legislaturabiennale, ha varato duefinanziarie che hanno prodot-to risultati negativi. Si ricordala prima finanziaria, definitada tutti lacrime e sangue, laseconda che avrebbe dovutodrenare risorse in modo darilanciare l’economia si ètradotta in un nulla di fatto.Qualche sgravio fiscale per lePMI mediante l’abbassamentodell’aliquota IRES, l’intro-duzione del regime fiscale deicontribuenti minimi, ma tuttociò è servito a poco, il risulta-to finale è stato lo scioglimen-to delle Camere annunciatodal Presidente della Repub-blica Napolitano a seguitodella crisi del Governo Prodi ilquale non poteva più contaresulla fiducia del Parlamento.

I rappresentanti del popolo,cioè i politici, cioè i deputati ei senatori non possono con-tinuare a votare finanziarieche rispecchiano la elevataframmentazione partitica pre-sente nel nostro paese per-dendo di vista quelle chesono le effettive esigenzedella popolazione e del mer-cato. Le misure inserite in unalegge finanziaria oltre adessere il frutto di convergenzefra i partiti debbono ripro-durre fedelmente le richiestedella collettività sociale, leemergenze economiche seguendo la logica della pro-grammazione e non dell’inter-vento tampone. Non è pens-abile che un paese comel’Italia fondatore del mercatounico europeo, possa convi-vere con i suoi partners aven-do un livello di competitivitàinferiore, un livello dei prezzitroppo alto, una produzioneindustriale troppo bassa, salarifermi, consumi bloccati. Nonè nemmeno ipotizzabile cheun Paese la cui economia èrivolta alla modernizzazionepossa concedersi instabilitàistituzionali, scandali finan-ziari e maggioranze politichecompromesse. È ora di edu-care il popolo ad esprimere ivoti sui programmi, sulla qual-ità e l’intensità delle misurepreviste, insomma bisognalegittimare i rappresentantiutilizzando maturità elettoralee profonda conoscenzaalmeno delle questioni più ril-evanti. Non può esserci mod-ernizzazione economica esociale laddove persiste unlocalismo partitico radicato

nello scambio dei voti,mirante alla soddisfazionedelle rispettive clientele elet-torali, la governance econom-ica non è un modus che siimprovvisa ma è il frutto diuna pianificazione che sup-pone stabilità, leggi snelle eun iter legislativo più rapido. Itempi di approvazione delleleggi in Italia sono troppolunghi, una riforma dellapubblica amministrazione èurgente, ma la ex classe diri-gente si è impegnata solo atrovare il senatore di turnoper sostenere una maggioran-za che era minoranza nelPaese.Ora che il Governo Prodi ècaduto, il nuovo Governo cheuscirà dalle elezioni delprossimo 13 e 14 aprile, si tro-verà di fronte ad uno scenarioeconomico negativo, avrà ilduro compito di far uscirel’Italia da una crescita prossi-ma allo zero, di far ripartire iconsumi e di porre fine inmaniera definitiva alla ques-tione salariale e a quella deiprezzi. Si auspica che laprossima maggioranza parla-mentare possa governare perl’intera legislatura ed abbiauna capacità decisionaleferma e decisa a raggiungeregli obiettivi prefissati. Il Paeseha bisogno di tornare a com-petere con i grandidell’Europa, occorre rafforzarel’economia mediante misuredi incentivazione allo svilup-po e alla crescita, intervenen-do nel mercato del lavoro edei beni e cercando diapportare i necessari aggiusta-menti idonei a riequilibrare i

relativi mercati e le relativecomponenti. L’Italia ha bisog-no di sprigionare le suerisorse, di mettere in campo leproprie potenzialità, ma èopportuno che il popolo com-prenda una volta per tutte cheun modello economico disviluppo prima di essere cor-retto deve poter funzionare, eper poter esplicare i suoieffetti ha bisogno di realizzareuna serie di progetti che nondebbono trovare ostacoli ide-ologici o partitici, di frontealla necessità di modernizzarenon può esserci un ostacoloambientalista che ne impedis-ca la effettiva realizzazione. Èinutile lamentarsi dei rincarienergetici quando in Italianon è possibile costruire unacentrale, dato che piùdell’80% dell’energia è d’im-portazione, i costi sono esaranno sempre maggioridelle entrate pur attraversointerventi in aumento da partedei gestori delle rete elettrica.Tutto ciò tradotti in terminipratici significa che finchénon si costruiranno centralielettriche le famiglie italianesaranno sempre più esposte alrincaro della bolletta energeti-ca. Il popolo italiano non puòpensare che i nodi dell’econo-mia si risolvono con le mani-festazioni di piazza perchéalcuni interventi debbonoessere strutturali e necessi-tano di scelte incondizionate.Il Governo Prodi ha fallitoperché era condizionatodalle ali estreme della sinis-tra italiana e anche perchénon è stato in grado didecidere su nulla.

Rincari: inflazione al 4,8%

Page 5: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

LA PIAZZA D’ITALIA - TEMPO LIBERO

1-15/16-29 febbraio 2008 Pag. 5

Turbolenze sui mercatiGli interventi di tecnici e politici rischiano di complicare il quadro

Nuove prospettive di stabilità

I progressi ottenuti grazie al“surge” di G.W. Bush apro-no le porte alla riconcilia-zione tra Sunniti e Sciiti

“Per sessanta anni le nazio-ni occidentali hanno con-sentito e permesso la man-canza di libertà nel MedioOriente non facendo nullaper renderci più sicuri -perché nel lungo termine,la stabilità non può essereacquisita a spese dellalibertà”. “In un mondo conarmi di distruzione dimassa sarebbe irresponsa-bile accettare lo statusquo.”. Così, nel Gennaio scorsodurante il suo viaggio inMedio Oriente in un dis-corso ad Abu Dhabi,G.W. Bush.Se nel 2005 il Presidenteamericano, in un analogoviaggio, parlando ad unMedio Oriente più incen-diato di oggi, all’alba delleconsultazioni democratichein Iraq e in Libano, assicu-rava minaccioso a governidi Stati che non brillavanoallora come non brillanocerto oggi per democrazia elibertà, che gli USA sareb-bero stati accanto a tutticoloro che si battevano peri propri diritti, rivolgendosidirettamente ad essi e spie-

gando loro come “gli StatiUniti non ignoreranno lavostra oppressione, o scu-seranno i vostri oppresso-ri”, oggi, preoccupato piùche altro di segnalare afutura memoria le tracce, leragioni e la visione della“sua” politica estera, ilPresidente deve acconten-tarsi di toni più sfumati.I recenti successi del“surge” a Baghdad e neltriangolo sannita, ottenutigrazie alla guida risolutadel Generale David H.Petraeus e strategia forte-mente voluta dall’ammini-strazione americana peraumentare l’efficacia nellacaccia porta a porta allemilizie qaediste, sebbenenon abbiano ancora per-messo di decretare la paro-la fine sulle violenze aidanni della popolazione edelle forze regolari irache-ne e non, se non altrohanno permesso una treguapolitica da cui è scaturitoun accordo di riconciliazio-ne nazionale tra sunniti esciiti, destinato a rappre-sentare un punto di svoltanella storia recente del Iraqpost Saddam.La vicenda è nota: ilGovernatore pro-temporeBremen, all’indomani delcompletamento dell’inva-

sione e a Baghdad caduta,scioglie d’imperio poliziaed esercito del defuntoStato baathista lasciandol’Iraq, la popolazione giàpiegata dalla guerra e la suacapitale in preda allo scia-callaggio, alla violenza,all’infiltrazione delle miliziestraniere e al misticismoanarchico figlio delle inter-pretazioni peggiori partori-te dall’estremismo islamico. Rumsfeld, il Segretario allaDifesa, dopo la cocentesconfitta elettorale delleelezioni di mid-term, rite-nuto responsabile, saràcostretto a dimettersi.Con l’approvazione delprovvedimento di riconci-liazione vengono rimossemolte restrizioni impo-ste ai membri di rangomedio (ma non a quellidi rango più elevato) delgià partito Baath, per lagran parte iracheni di con-fessione sunnita. Circa 30.000 ex baathistipotranno ora chiedere lapensione ovvero il reinseri-mento sul posto di lavoro,una misura che vuolecomunicare a quel cherimane della popolazioneindigena fiancheggiatricedei terroristi, come esistauno spazio democratico perla elite sunnita nel nuovo

ordine politico iracheno.Gli effetti del provvedimen-to, tuttavia, restano incerti.E bisognerà seguire gli svi-luppi per capire se essonon arrivi fuori tempo limi-te.I radicai sciiti ad esempiohanno aderito alla votazio-ne obtorto collo temendopassasse un messaggio per-donista verso i militantibaathisti per essi intollera-bile. Peraltro ancoramigliaia di ex funzionari delpartito che fu di SaddamHussein restano esclusi dal-l’intervento governativo(che a detta di alcune inter-pretazioni, precluderebbe ilreintegro ad esempio inposti di lavoro al Ministerodell’Interno ovvero dellaDifesa) e c’è tra essi chinon ha alcun interesse adusufruirne e pensa ad untranello architettato per sta-nare e uccidere chi vi ade-risse.Sotto il profilo della reazio-ne degli accoliti di BinLaden, essa non potevanon manifestarsi nel modopiù virulento possibile,come essi hanno oramaiabituato l’opinione pubbli-ca mondiale. Non hannoinfatti tardato a palesarsiondate di attentati suicidi,l’ultima delle quali ha pro-

vocato 33 morti e 35 feritinella città di Balad, nord diBaghdad e a Mosul con uncamion-bomba che ha ucci-so 4 persone. I successi del “surge” ave-vano l’obiettivo di creare lecondizioni perché si potes-se mettere in movimento ilprocesso di riconciliazionetra sunniti e sciiti, ma siapre adesso la querellesulla distribuzione dei rica-vati del petrolio, con i curdiche vedono minacciati ifrutti dell’oro nero diKirkuk, al centro di unamanovra amministrativo-istituzionale che vorrebbeuna delle città irachene piùricche di petrolio, fuoridalla loro influenza istitu-zionale. La reazione imme-diata della classe dirigentecurda è arrivata, con alcunefrange, a minacciare lasecessione.A complicare tale scenarioc’è anche la posizioneturca. Ankara non può enon vuole permettere lanascita di un Kurdistan sulsuo confine orientale.L’Occidente non può per-mettersi di perdere unalleato strategico come laTurchia.La situazione resta quindimolto complessa e le possi-bilità di successo del pro-

cesso democratico irachenorimangono appese ad unaintesa politica che oggi nonha più scuse per tardare. Gli States capiscono benecome in caso di soluzionepositiva della crisi, politicaprima che militare, la suaimportanza travalicherebbegli scontati effetti positivisul territorio iracheno,dando fiato alle tentazionidemocratiche presenti inIran, alla voglia di autode-terminazione della gentelibanese, infine al processodi pace israelo-palestinese,ma così come fu nel 2005dopo il voto democratico inIraq, le forze del terrore egli Stati Canaglia percepi-scono in modo altrettantochiaro come in tal caso leragioni del loro esistere ter-minerebbero in un attimo eora come allora è chiarissi-mo come faranno di tuttoper impedirlo.La novità rispetto a qual-che mese fa è che, final-mente, tra tante minacce diinstabilità, si è acceso illume di una speranza diaccordo politico tra le riot-tose etnie che compongo-no la terra oramai insan-guinata del Tigri edell’Eufrate. Poco ma pursempre un passo nelladirezione giusta.

Iraqi Freedom

Dopo le continue iniezionidi liquidità da parte dellebanche centrali, l’interventodei fondi sovrani arabi ecinesi giunti sui mercati(soprattutto statunitensi)come cavalieri bianchi, infi-ne i continui ribassi deitassi d’interesse, la con-giuntura mondiale sembraaver diluito la fosca minac-cia di recessione. Ma a quale prezzo?Giacché recessioni e fasi disviluppo costellano l’evocapitalista da sempre, carat-terizzandosi le recessioniper opportune e spessobrevi fasi di pulizia delmercato atte ad espelleresoggetti economici ineffi-cienti o dannosi all’ecologiamercatista, l’ansia di evitar-ne le conseguenze apparedisorientante per gli anali-sti.La locomotiva americanaha corso negli ultimi sedicianni prima sotto BillClinton ad una media dicrescita del PIL del 6%, poisotto G.W. Bush (in tempodi guerra) oscillando attor-no al 4,5%. Il pensiero diuna pausa o anche di un

breve arretramento causatoperaltro dall’ipertrofia delmondo finanziario america-no e non da patologie affe-renti l’economia reale, un’i-pertrofia finanziaria dinuovo salita alla ribaltadopo la crisi dei mutui sub-prime dell’agosto scorso,non avrebbe dovuto scuo-tere le certezze di tanti, inprimis di un Governatoredella Federal Reserve,Bernanke quasi auto pro-clamatosi per eccesso diverbosità, durante il peggiodella crisi (quando dal ver-sante creditizio essa siaffacciava su quello dellaborsa valori), come l’anellodebole della catena.I soccorsi sono arrivati.Arabi e cinesi, utilizzando isurplus di liquidità deposi-tati in fondi di proprietàstatale derivati dagli enormiguadagni petroliferi da unaparte e dalla impressionan-te e recente crescita econo-mica dall’altra, hanno effet-tivamente tirato fuori daiguai diverse istituzionifinanziarie chiave america-ne tra cui Citigroup, mahanno messo le mani su

partecipazioni strategicheche non è essere troppomaliziosi ritenere un doma-ni possano divenire stru-mento politico nelle rela-zioni internazionali tra areedel mondo che sannobenissimo di essere già incompetizione.Bernanke ha preferito sacri-ficare una parte di sovrani-tà economica in cambio delsalvataggio della borsa, dasempre unica e vera colon-na portante su cui si reggeil castello dell’economiareale a stelle e strisce, quel-la delle aziende e dellefamiglie. Ma l’operazione èriuscita? Le oscillazioni dei principa-li indici borsistici sonodiminuite in termini lordi,raramente superano più ditre punti percentuali, masono aumentate in terminidi frequenza.Le perdite per la crisi deimutui sub prime ci sonosempre e ogni trimestre neviene aggiornato il contounitamente a quello delleteste dei manager che vola-no, l’incertezza resta e non-ostante tutti i soldi spesi.

Il tutto quando è chiaro,come è da sempre chiaro,che perdite ingenti possonoessere assorbite in duemodi soltanto: vendendopatrimonio, quindi assets(l’invito quindi alleCorporation a concentrarsisul core business vendendoil resto), ovvero producen-do immediatamente ingentiguadagni. Liquidità e nuovi soci èinvece la strada scelta daiGoverni più colpiti dallacrisi scatenata dal CreditCrunch di agosto. Quindisempre liquidità, ma intanti si chiedono se iresponsabili di questigoverni sappiano realmen-te se serva o basti quantogià apportato.Ecco che la borsa noncapendo aumenta il ritmo,sospetti, aumenta anche irendimenti, speculazioni,con il concreto rischio digenerare un effetto dominospaventoso che può soloprodurre nuove e maggioriperdite. La strategia nel migliore deicasi e cioè ove la liquiditàapportata sarà effettivamen-

te sufficiente e non si regi-streranno speculazioni spe-ricolate ovvero altri fattiregistrati dal ceto economi-co come potenzialmentedirompenti, produrrà infla-zione, colpendo quindi illavoro dipendente e attra-verso al conseguente ridu-zione dei consumi ingros-sando le spinte recessive.Vale la pena ricordarecome una inflazione in cre-scita non aiuti certo il ten-tativo di contenere il valoredel barile di petrolio stabil-mente sotto i $100,00. E tragli analisti circola da tempoil passa parola di comequesta sia una condizionesine qua non, il barile dipetrolio sotto i $100,00, perevitare, in tempi come que-sti, prima o dopo, il crollodi Wall Street. Come si dice, un battitod’ali di farfalla a New Yorkpuò provocare un uraganoa Singapore, ma cosa suc-cede se si cerca di racco-gliere tutte le montanti cor-renti d’aria prodotte traNew York e Singapore den-tro una campana di vetro? Il risultato dell’azione com-

binata delle banche centralie dei governi, con l’ecce-zione di una giustamentedefilata BCE potrebbe tranon molto palesarsi comela peggiore possibile dellecongiunture: stagflazione.Crescita stagnante e infla-zione alta.C’è una poesia di RobertBurns che sembra descrive-re bene l’affannarsi dei ten-tativi dei governi di pianifi-care, programmare, interve-nire.

In proving foresight may bevain;the best-laid schemes o’mice an’ mengang aft agley,an’ lea’e us nought but griefan’ pain, for promis’d joy.

(Provare a prevedere puòessere vano;il migliore modo per uomi-ni e topiper andare a rotoli,e lascia a noi niente altroche pena e dolore,poiché prometteva gioia).

Giampiero Ricci

Caso Moro: Cossiga, alla vedova èconcesso dire ciò che vuoleRoma, 26 feb. - (Adnkronos)- “Ad una donna che non ha avuto per gran partedel suo percorso matrimoniale una vita pienamente felice e a cui è stato rapitoe ucciso il marito rispondo che una donna così ha il diritto di dire tutto quelloche vuole”. Il presidente Emerito Francesco Cossiga risponde così, in un’inter-vista a “La Stampa”, alle parole di Eleonora Moro, la vedova dello statista AldoMoro ucciso dalle Br, pubblicate ieri, proprio sul quotidiano torinese. EleonoraMoro, in un libro intervista di Imposimato e Provvisionato, di cui alcuni stralcisono stati pubblicati dal giornale diretto da Giulio Anselmi ha, per la prima voltadopo trent’anni, accusato “lo Stato” che “voleva la morte” del marito.

M.o.: Olmert, non sono sicuro che accordosarà raggiunto in 2008Tokio, 26 feb. (Adnkronos) - Ehud Olmert non è sicuro che Israele e l’Autorita’nazionale palestinese saranno in grado di raggiungere un accordo di pace entro lafine del 2008, come si sono impegnati a fare lo scorso novembre ad Annapolis.Lo ha dichiarato lo stesso premier israeliano durante la sua prima visita ufficialein Giappone. “Abbiamo il desiderio di raggiungere un accordo entro la fine del2008 - ha detto Olmert - non sono sicuro che ci riusciremo, ma siamo determi-nati a fare passi da giganti verso la fine di questa contesa una volta per tutte”.

Nordcorea: inno americano suonato dafilarmonica di New York Pyongyang, 26 feb. (Adnkronos) - La diplomazia della musica ha avuto il suoprimo risultato oggi a Pyongyang: i più alti funzionari nordcoreani si sono alzatiin piedi quando la Filarmonica di New York, diretta da Lorin Maazel, ha esegui-to “The Spar Spangled Banner”, l’inno americano, dopo quello nordcoreano inapertura dello storico concerto che si sta svolgendo nell’East Pyongynag GrandTheater. La televisione e la radio nordcoreane stanno trasmettendo in diretta ilconcerto che ha in programma la sinfonia “Dal nuovo mondo” di Dvorak, branidel “Lohengrin” di Wagner e di “Un americano a Parigi” di Gershwin.

Page 6: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI

Pag. 6 1-15/16-29 febbraio 2008

Medicina: autismo in aumento, nelmondo colpito 1 bimbo ogni 160Roma, 15 feb. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Sono in costante aumento i casi diautismo nel mondo: oggi infatti un bambino su 160 soffre di Disturbo generalizzatodello sviluppo (Dgs), con una incidenza maggiore in Giappone. Ma il problema fasentire il suo peso anche in Italia, tanto che molte famiglie colpite dalla malattia fini-scono col disgregarsi. Questi il quadro, tutt’altro che roseo, delineato oggi a Romadurante la presentazione del progetto “Aut non out - Ci sono anch’io”, voluto dal-l’associazione “Habitat per l’autismo” in collaborazione con il Comune di Roma.

Salute: gli psichiatri, liberiamo elettroshockdai pregiudizi per bene pazientiRoma, 15 feb. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Si chiama Tec (terapia elet-troconvulsivante), si legge elettroshock. Un nome che in Italia fa più paura chealtrove. Tanto che nel nostro Paese i centri in grado di offrirla ai pazienti sonopochi, pochissimi per gli psichiatri che, infatti, hanno pronta una petizione dainviare al ministero della Salute per chiedere più centri e una maggiore auto-nomia decisionale nel prescrivere la Tec quando necessaria.

Cassazione: È reato dire “ti faròrimpiangere...”Roma, 16 feb. (Adnkronos) - “Ti farò rimpiangere...” è reato. Lo sottolinea laCassazione, ricordando che l’espressione di minaccia va punita penalmenteanche se “il bene tutelato non sia realmente leso, essendo invece sufficienteche il male prospettato possa incutere timore nel soggetto passivo, menoman-done anche la sola sfera di libertà morale”. In questo modo, la Settima sezio-ne penale ha confermato la condanna per il reato di minaccia nei confronti diun genovese di 56 anni.

L’utilizzo del nucleare per laproduzione di energia è unapossibilità tutta da valutare,nei suoi aspetti positivi enegativi perché solo dopoun’attenta valutazione deipro e dei contro, si arrivaad una seria presa di posizio-ne riguardo l’argomento.Scegliere o meno il nu-cleare come energia alternati-va è un atto di responsa-bilità che non può esserecompiuto con sufficienza,poiché in entrambi i casi cisono comunque sia disagi chevantaggi; è giusto per cuiriflettere sulla questione siada un punto di vista più prati-co, che da un punto di vistapiù personale, perché la que-stione “nucleare si, nucleareno” a tratti sembrerà essereanche un fatto di coscienza.Sono circa 438 i reattorinucleari attivi nel mondo e ipaesi che ne possiedono dipiù sono USA, Francia,Giappone; complessivamentele centrali nucleari nel mondoproducono all’incirca 352gigawatt, pari al 16 % dellafornitura globale d’energia.La Francia soddisfatta colnucleare il 76% del suo fabbi-sogno energetico, l’Europadell’est il 40/ 50% e gli StatiUniti il 20%. Nel VecchioContinente e in Americanon ci sono stati altri investi-menti per la costruzione dinuove centrali, fatta eccezio-ne per la Finlandia; diversa lasituazione per l’Asia dovesono in cantiere almeno unaquindicina di nuove centrali(Iran, Cina, Corea del sud,India e Taiwan).Se si parla del solo processodi produzione di energia,i suoi costi sono di gran lun-ga inferiori rispetto allealtre energie alternative,quali il solare, l’eolico, lebiomasse etc; in più, un altrosuo vantaggio fondamentale èche se essa è ben gestita, conresponsabilità e severe normeda rispettare, risulta estrema-mente pulita, è lapiù ecologica, non contribui-sce all’effetto serra e i rifiu-ti che produce vengono,o almeno dovrebbero esse-re ben confinati e non rila-sciati nell’ambiente.Questa energia è la sola cherisponde ai criteri definiti daBruxelles:1. essere economicamentecompetitiva;2. assicurare l’indipendenzaenergetica europea;3. rispettare l’ambiente.Consideriamo infatti che inFrancia l’80% della produzio-ne elettrica viene dallo sfrutta-mento del nucleare e graziead esso il kWh francese èoggi il più pulito d’Europa.L’Italia, dopo il gravissimoincidente di Chernobyl e ilreferendum del 1987 ha dettono al nucleare e intenzioneprioritaria qui, è sottolineare ilritardo scandaloso dell’Italianel settore energetico neiconfronti anche delle altreenergie alternative. Rispettoagli altri stati europei e non

solo, il nostro bel Paese hainvestito pochissimo in questisettori; ad esempio prendia-mo in considerazione i nostri1000 MW di energia eolicacontro i 10.000 dellaGermania o del grande sfrut-tamento che ne fanno altripaesi europei( Spagna,Danimarca, Francia etc.); ol’irrilevante produzione dienergia fotovoltaica in Italiaparagonata sempre a quel-la della Germania o dellaTurchia: quest’ultima vantaun 80% di presenza dipannelli solari sul suo territo-rio, garantendo acqua caldaad una significativa partedel territorio a costo pratica-mente zero.Quindi in Italia, nucleare noper scelta popolare, ma nean-che si, ad altre energie alter-native e ciò ci rende sicurioggetti d’esportazione e inbalìa dei capricci e dei giochieconomici di chiunque. Purtroppo ora c’è un argo-mento piuttosto scottante daconsiderare e davanti al qualenon è lecito fare finta diniente: il problema delle sco-rie radioattive, altra facciadel nucleare.Qualsiasi centrale di questotipo ne produce e una mini-ma parte sono normalmentedisperse nell’ambiente senzaprovocare danni all’uomo,come ad esempio i reflui delraffreddamento che sonodirettamente scaricati neifiumi perché non consideratinocivi. Ma la preoccupazioneviene da quei materiali chetrovandosi nel reattore o neipressi, sono soggetti ad unacontinua emissione di radia-zioni: dal semplice bullone,alle componenti metallichepiù grandi come pareti, conte-nitori etc. Al termine del ciclodi vita della centrale questirifiuti devono esse-re trattati con estrema atten-zione e cautela perchéaltamente tossici.Ricordiamo che le scorienucleari non sono tutte ugua-li ma si differenziano in baseal loro grado di radioattività,da cui dipende il loro tempodi decadimento e ovvio,anche la loro pericolosità.Ci sono scorie di bassa attivi-tà o scorie di 1° grado (indu-menti usa e getta usati nellecentrali, carta, stracci, filtriliquidi), di media attività o di2° grado (incamiciatura delcombustibile, fanghi, resineesaurite) e di alta attività o di3° grado (combustibilenucleare irraggiato, scorie pri-marie del riprocessamento).I primi due tipi necessitano di“poche” centinaia di anni perdecadere, quelle dell’ultimotipo, che sono tutti quegli ele-menti vicini ai reattori e leceneri prodotte dalla combu-stione dell’uranio, impieganola bellezza di centinaia dimigliaia di anni per decadere,per non parlare del plutonioche ha un tempo di decaden-za di 250.000 anni. Tempiimpressionanti.Ora, viene spontaneo chie-

dersi dove vanno a finire que-ste scorie radioattive.Tutti i centri di stoccaggioeuropei sono temporanei epiù che spesso i residui sonodepositati nei pressi dellestesse centrali nucleari o incentri di stoccaggio ingegneri-stici di superficie. I principaliin Europa sono: Le Hague inFrancia, Sellafield in GranBratagna, Oskarshamn inSvezia, Olkiluoto in Finlandia.C’è da dire che ci sono diver-si modi per stoccare le scorie:i depositi di superficie, depo-siti di superficie con operaingegneristica, depositi incavità o miniera e depositigeologici. La matrice immobi-lizzante deve possedere leseguenti proprietà: compatibi-lità fisica e chimica con ilrifiuto da immobilizzare, inso-lubilità in acqua e impermea-bilità all’acqua, resistenzameccanica, agli agenti esterni,agli sbalzi termici, alle radia-zioni e stabilità nel tempo.Il costo per la conservazionedelle scorie è enorme, adesempio negli USA durantegli anni Novanta, solo perincapsulare e disporre in con-dizioni di sicurezza i residuidi alto livello si sono spesi piùdi 110 miliardi di dollari, inCanada sempre negli stessianni una cifra che si aggiraintorno ai 10 miliardi di dolla-ri e in Francia e Germaniarispettivamente oltre 7 e 5miliardi.La messa in sicurezza deirifiuti radioattivi è il primo tal-lone d’Achille del nucleare e aben guardare questo processodi produzione non è più cosìeconomico come poteva sem-brare inizialmente. Inoltre, i depositi definitiviesistenti nel mondo riguarda-no esclusivamente i rifiutinucleari a bassa radioattività enon per quelli di 3° livello;per questi ultimi è difficilereperire i mezzi ed avere legiuste conoscenze scientifichee tecniche per cercare di risol-vere un problema che ineffetti sembra andare oltre lepossibilità operative dell’uo-mo. L’alternativa più adattasembra quella di depositarequesti rifiuti dentro formazio-ni geologiche naturali, a cen-tinaia o migliaia di metri diprofondità. Ma oggettivamen-te, in tutti questi secoli, nes-suno sa cosa potrà accadere;qui si parla di un tratto ditempo che è difficilissimoanche solo immaginare, percui è improbabile riuscire afare delle realistiche conside-razioni per questo problema.Negli Stati Uniti nel 2002 èstato identificato nel Nevadaun possibile deposito geologi-co per scorie di 3 livello, sottoil monte Yucca. Ma solo pergli studi preliminari del terre-no e per il progetto sono statispesi all’incirca 7 miliardi didollari e per la costruzionedel deposito è previsto unimpiego di almeno 60 miliar-di. Il ventre della montagnadovrebbe conservare più omeno 77.000 tonnellate di

scorie radioattive, stipate inalmeno 12.000 contenitori.Per il trasporto dei rifiuti civorranno almeno 4600 treni esolo nel 2015 il deposito pro-babilmente verrà chiuso permancanza di ulteriore spazioda utilizzare.Intanto ricordiamo che l’ura-nio utilizzato da Enrico Ferminel 1942 è ancora in attesa diuna sistemazione finale.E’ lecito allora chiedersi dovevanno a finire queste scoriepericolosissime che ancoranon hanno avuto una sistema-zione; qui si insinua la minac-cia dei traffici illegali di scorieradioattive.Il traffico illecito di tale gene-re consiste in una qualsiasispedizione di rifiuti che avvie-ne senza il consenso delleautorità competenti interessa-te (paesi di transito e destina-zione).Le attività illecite legate allosmaltimento dei rifiuti, senzadubbio hanno avuto un allar-mante crescita perché ci sonoin ballo tanti più soldi, quan-to più è “scottante” il materia-le di cui disfarsi. Circa la destinazione di que-ste sostanze non si hannoprove certe e ammesse, nétestimonianze ufficiali, percui lasciamo all’immagina-rio collettivo (perché tantole persone con un certo sensocritico, un’idea se la fannodi come gira il mondo) l’ideadell’ubicazione finale diquesti rifiuti. Ricordiamo comunque che inItalia, dopo la chiusura dellecentrali nucleari, sono rimasti55.000 metri cubi di scorieradioattive, 35000 dei qualisono conservati nelle centraliin attesa di demolizione. Ilresto è conservato in altri siti,principalmente negli impiantidi Saluggia in Piemonte eCasaccia nel Lazio.Un altro problema che biso-gna per forza considerare perriflettere al meglio sull’energianucleare e le sue potenzialitàè la possibilità degli incidenti. Intanto diciamo che la gravitàdi un tale evento è classificatain base ad una scala di valoridetta “INES”: Intrnational

Nuclear Event Scale. Va da 1 a7, i primi 3 gradi riguardano: 1. semplici anomalie;2. guasti; 3. guasti gravi, con irradia-zione ai lavoratori tali da pro-durre effetti acuti sulla salute.I successivi 4 gradi misuranol’incidenza del danno sullepersone, all’ambiente e allecose, quindi si avrà: 4. incidenti senza conse-guenze significative all’ester-no ma con conseguente irra-diazione ai lavoratori checomporta probabilità dimorte; 5. incidente con conseguen-ze all’esterno dell’impiantocon effetti sulla salutedella popolazione;6. incidente grave con con-seguenti effetti nocivi sullasalute della popolazione;7. incidente molto grave,con effetti acuti immediati eritardati sulla salute dellapopolazione.Tra gli incidenti più gravi didominio pubblico nella storiadel nucleare ci sono:Kyshtym, URSS 1956 scalaines 6, Sellafield, UK 1957scala Ines 5, Three MileIsland, USA 1969 scala Ines 5,Chernobyl, URSS 1986 scalaInes 7, Tokaimura, GIAPPO-NE 1999 scala Ines 4.Per ognuno di questi inciden-ti le vittime non possonoavere un dato ufficiale perdiversi motivi, perché c’è chitende ad esagerare e chitende a minimizzare, come sela gravità del fatto dipendesseda un lugubre e triste numerodi morti, invece che dal fattoin se per se e sia perché glieffetti di questi drammaticieventi sulla salute delle perso-ne si valutano nell’arco di unavita intera.Prendiamo in considerazioneil più grave, Chernobyl: silevò nel cielo una nube pari a12.000.000 di TBq di materia-le radioattivo (iodio 131, cesio137, etc.)che si andò a disper-dere nell’aria; l’intera Europasubì in maniera maggiore ominore, in basa alle zone, l’in-quinamento velenoso. Circa30 persone a Chernobyl mori-rono immediatamente, altre

2.500 circa, poco dopo permalattie varie, leucemie etumori. I liquidatori (cioècoloro che per primi arrivaro-no per cercare di tamponarel’incidente) che non sonodeceduti subito, ancora lotta-no contro i tumori alla tiroideinsieme ai loro figli; tra questiultimi il 15% soffre di malfor-mazioni e patologie di originegenetica. I bambini infattifurono quelli che subirono idanni più gravi per aver respi-rato quell’aria e bevuto il lattedi animali ovviamente conta-minati dal cibo ormai nocivoche offriva la terra. Questibambini, oggi ormai grandi,devono ancora sottoporsi acontrolli medici perché loiodio radioattivo nella tiroidepuò provocare l’insorgere delcancro anche a distanza didecine di anni. La maggiorparte di quelle centinaia dimigliaia di persone che hannopartecipato alle opere dibonifica, ora sono invalide ohanno subito l’amputazionedegli arti e, le aree restanoancora contaminate. Si deve dire però che il disa-stro di Chernobyl è stato cau-sato dalla mancanza delle piùelementari regole di sicurez-za, quindi c’è stato erroreumano e la stessa centrale erapriva dei più basilari impiantidi protezione; una centraledel genere in occidente nonsarebbe mai stata messain uso. Da quel dì, in ognicentrale le misure di sicurezzasono incrementate e oggii sistemi di protezione per-mettono di affermare chela probabilità di un incidenteè ridotta ad un minimoinsignificante.E’ certo che qui non si vuolespingere nessuno verso alcu-na posizione ma solo, consi-derare a 360° ogni minimodettaglio di questo tema, per-ché ad un certo punto pareche questa diventi anche unaquestione di coscienza: allorache ognuno in base alledovute riflessioni arrivi conresponsabilità alla propriaconclusione.

Ilaria Parpaglioni

Il dilemma del nucleareDopo quasi 20 anni il referendum dell’isterismo collettivo presenta il suo conto

Page 7: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

LA PIAZZA D’ITALIA - CULTURA

Pag. 71-15/16-29 febbraio 2008

Scrittori: è morto Raymond Kennedy, autoredi “il frutteto di mio padre”New York, 26 feb. (Adnkronos) - Lo scrittore americano RaymondKennedy, noto per i suoi romanzi “dark”, dove l’assurdo fa spesso capoli-no, è morto, in seguito ad un infarto, nella sua casa di New York, all’etàdi 73 anni. Tra i suoi romanzi più famosi figurano “Il frutteto di miopadre” (1963), “Il fiore della Repubblica” (1983) e “L’avventura diEleanor Gray” (2003).

Arte: per la prima volta grande Buddhalascia Cina per FirenzeFirenze, 25 feb. - (Adnkronos) - Esce per la prima volta dalla Cina, per volarea Firenze, il Buddha della Grande Nube, una statua dal peso di quattro tonnel-late e dall’altezza di 240 centimetri. Arriverà nel capoluogo toscano mercole-dì 27 febbraio, alla vigilia dell’inaugurazione della mostra “Cina. Alla Cortedegli Imperatori. Capolavori mai visti dalla tradizione Han all’eleganza Tang(25-907)’’, che si terrà a Palazzo Strozzi dal 7 marzo all’8 giugno 2008.

Architettura: al via l’edizione 2008 di“Qualità Italia”Roma, 24 feb. - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - “Qualità Italia” è un pro-getto sperimentale di promozione e diffusione dell’arte contemporanea e valo-rizzazione di contesti architettonici e urbanistici nelle Regioni del Sud d’Italia.Il programma offre sostegno finanziario, supporto tecnico-scientifico e accom-pagnamento alle Amministrazioni locali delle Regioni del Sud d’Italia per larealizzazione di concorsi di progettazione, garanzia di una maggiore qualitàarchitettonica, urbana e territoriale.

A lezione di democrazia da Hans KelsenIn tempi caotici, in un’Italiastressata da litigi di corte,separazioni politiche e spu-meggianti bottiglie di cham-pagne stappate inParlamento, respiriamo unpo’ di aria sana e parliamoseriamente di democraziaattraverso Hans Kelsen; per-ché a onor del vero, noivogliamo riappropriarcidella serietà.Da tempo, è ormai eccessivala mancanza di credibilità;davvero, non se ne può più.Qui si discuterà di queglielementi che più caratteriz-zano il senso profondo dellademocrazia: concetto dilibertà, di popolo e di parla-mentarismo.Certo questi sembrerannodiscorsi più teorici che prati-ci, ma è ragionevole suppor-re che quando una sistema èin crisi, è bene anche rivol-gere l’attenzione a quei valo-ri che hanno contribuito allaformazione di una certa isti-tuzione; si vedrà inoltre, cheKelsen non parla in mododisincantato e idealista diquei tre elementi citati, ma èmolto pratico e realista nel-l’analisi che fa. Oggi più che mai, c’è lanecessita di parlare seria-mente di argomenti che pos-sano nobilitare l’animo eanche di fatti concreti, per-ché ciò che risulta più evi-dente è che il popolo si èstancato della maggior partedella classe politica che lorappresenta. Quest’ultimanon può più permettere chela politica sia un pettegolez-zo, un chiacchierare, unvuoto discutere, perché ilcittadino, colto o non coltoche sia, se ne accorge diquesta superficialità e ormairivendica uno scontro politi-co duro ma serio, un con-fronto tra ideologie sensatee delineate, dei dirigentiresponsabili, forti e decisi. Insomma, non importa nien-te delle nozze di Sarko eCarla Bruni; ciò che si vuoleè che l’Italia sia un paeserispettabile e rispettato gra-zie anche ad una classe poli-tica stabile, capace e respon-sabile, ideologicamenteschierata e democraticamen-te aperta al dialogo; capaceinfine, di non scordare e dirispettare quei valori chefondano una democrazia ein grado di non perdere ilcontatto con i cittadini chesono, per chi l’abbia scorda-to, coloro che decidono chiva al potere o meno.Hans Kelsen nasce a Pragal’11 Ottobre 1881; di famigliaebrea studia scienze giuridi-che e in seguito insegnadiritto all’Università diVienna e Colonia; è collabo-ratore del progetto per lacostituzione della Repub-blica austriaca ed occupa laposizione di giudice pressola Corte Costituzionaleaustriaca dal 1921 al 1930.Nel ’33, poco prima dell’av-

vento del nazismo, emigra aGinevra e poi nel ’41 si spo-sta definitivamente negliUSA, dove muore nel 1973,dopo aver insegnato adHarvard e a Berkley. E’ statoautore di molte opere giuri-diche e politiche, tra questericordiamo La dottrina gene-rale dello stato (1925), Ladottrina pura del diritto (1934), Teoria generale deldiritto e dello stato (1945),Essenza e valore della demo-crazia (1929). Andremo ariflettere su alcune parti diquesto ultimo testo citato,perché è qui che Kelsenesprime i suoi pensieri sulgoverno in generale, comeespressione di una liberacompetizione tra idee perottenere il consenso. Prima di tutto Kelsen, nelcapitolo dedicato alla libertà,afferma che la parola domi-nante nei secoli XIX e XX èil termine democrazia, mapurtroppo proprio per que-sto perde il suo senso piùprofondo: essa si usa perseguire la moda politica,per tutti gli scopi possibili,assumendo i valori piùdiversi, finchè arriva addirit-tura ad essere una frase con-venzionale che non esigepiù un senso determinato.Democrazia invece perKelsen, nel suo senso piùmoderno, è quella forma dicostituzione in cui allaproduzione delle normepresiedono i cittadini chesono ad esse soggetti, trami-te l’elezione dei proprirappresentanti.Nell’idea di democrazia siincontrano due istinti pri-mordiali che reclamano sod-disfazione: 1) la reazionecontro la costrizione risul-tante dallo stato di società;2) la protesta contro lavolontà esterna davanti allaquale ci si deve inchinare.Ciò accade perché è la natu-ra stessa che nell’esigere lasua libertà primordiale siribella alla società. Dalla pri-mitiva idea che si è tuttiuguali in un supposto statodi natura, ne deriva la con-vinzione che nessuno puòcomandare su un altro; mal’esperienza, suggerisceKelsen, insegna che se nellarealtà vogliamo essere tuttiuguali, dobbiamo lasciarcicomandare. L’ideologia politica dunque,unisce la libertà con l’ugua-glianza e la sintesi di questidue principi è l’essenza dellademocrazia.Kelsen riflette sul fatto chese prima, in quel suppostostato di natura, l’idea dilibertà era negazione diun’organizzazione sociale,ora quest’ultima ne è la con-dizione fondamentale.Se ci deve essere una socie-tà e più ancora uno Stato, cideve essere un regolamentoobbligatorio che concerne lerelazioni degli uomini tra diloro, quindi ci deve essere

un potere. Ma aggiunge ilnostro professore, nonvogliamo essere comandatiche da noi stessi.Il concetto di libertà assolu-ta, quella dello stato di natu-ra che non prevede legamisociali, si trasforma allora inlibertà politica o sociale: èpoliticamente libero chi èsottomesso alla propriavolontà e non ad una volon-tà esterna. La libertà in unasocietà organizzata, diventaespressione di una legalitàspecifica, cioè della legalitàsociale; dalla libertà dell’a-narchia si forma la libertàdella democrazia.E’ evidente che la nozione dilibertà subisce una trasfor-mazione semantica.In una democrazia, il princi-pio di libertà comporta la

possibilità che il peso di unadecisione presa dalla mag-gioranza e imposta allaminoranza, sia ridotto alminimo; da qui si convieneche l’esistenza della societàe dello stato stesso presup-pone che ci possa esserediscordanza tra ordine socia-le e coloro che ad esso sonosottomessi. Ne consegue chela libertà non ha un valoreinfinito perché se ci fosseuna coincidenza tra doveressere ed essere non sipotrebbe più parlare di citta-dini sottomessi ad un ordinericonosciuto. Diventa chiaro, affermaKelsen, che la democraziaal fine di formare un ordinesociale, rinuncia all’unani-mità e si accontenta delledecisioni prese dalla mag-

gioranza.In questo caso però, l’idea dilibertà subisce un ulterioremetamorfosi: poiché mentresi continua a parlare di auto-nomia e di non altra sotto-missione che alla propriavolontà, in realtà quella chevale è la decisione dellamaggioranza; anche coluiche ha votato per la forzapolitica che ha vinto le ele-zioni, si accorge di non esse-re sottomesso unicamentealla sua volontà, quandocambia opinione ed abban-dona la parte politica per cuiha votato.Malgrado ciò, non c’è alcunaombra di dubbio che ilprincipio della maggioranzarappresenta l’approssimazio-ne relativamente maggioreall’idea di libertà; un’idea

ragionevole porta a conva-lidare il principio di maggio-ranza: in una società, nontutti gli individui sono libe-ri, ma lo sono il maggiornumero di essi.Quindi dall’idea di una liber-tà dal dominio dello stato sipassa all’idea che la libertà siesprima nella partecipazionepolitica; si soddisfa il sensodella democrazia nella misu-ra in cui gli individui sotto-messi all’ordine dello stato,partecipano alla costituzionedi questo ordine stesso.Kelsen afferma che, nelmomento in cui si ponecome necessaria la costitu-zione di una società, ladiscordanza tra la volontàdell’individuo e l’ordine sta-tale che si presenta a suavolta come una volontà

esterna, è inevitabile. Ma inuno stato democratico que-sta discordanza è ridotta alminimo ed è chiaro allo stes-so tempo che il concetto dilibertà deve per forza subireuna mutazione: la libertàdell’individuo finisce perpassare in secondo pianorispetto alla libertà della col-lettività sociale.L’ultima tappa perciò delprocesso di trasformazionedel concetto di libertà si rea-lizza nella necessaria sostitu-zione della sovranità popo-lare alla libertà individuale. La democrazia porta con sél’antitesi tra ideologia e real-tà e ciò non accade solo conl’idea di libertà ma anche dipopolo. Democrazia, diceKelsen, significa identitàdi governati e governanti,di soggetto e oggetto delpotere, governo del popolosul popolo.Innanzitutto bisogna definirecosa sia un popolo; sicura-mente, allo stesso tempo,esso è una pluralità di indi-vidui e una unità. Esso èsenz’altro diviso in conflittid’interesse, contrasti econo-mici e religiosi e dopotuttosembra allora apparire piùcome una molteplicità digruppi distinti. Di esso si potrà dunque par-lare di unità solo in sensonormativo e giuridico. Mase il potere si presenta comevincolo, come sottomissio-ne a regole obbligatorie, ilpopolo è il suo oggettopiù diretto. Esso dunqueentra in campo come sog-getto del potere solo inquanto partecipa alla crea-zione dell’ordine statale. Qui subentra la fondamen-tale importanza dei partitipolitici che raggruppanouomini di una stessa opi-nione per garantire loro unaeffettiva influenza sullagestione degli affari pubbli-ci; la democrazia diceKelsen, non può esisteresenza partiti perché l’ideadi un interesse generalesuperiore e trascendente gliinteressi dei gruppi è unamera illusione metafisica.Quindi, data questa conflit-tualità d’interessi, la volontàgenerale, che per forza dicose non deve esprimereuna sola fazione, non potràche essere il compromessotra interessi opposti. La formazione del popoloin partiti politici è necessa-ria affinché la volontà gene-rale possa mantenersi lungouna linea media.Però secondo la costituzio-ne degli stati parlamentari,vige la regola che i deputa-ti non possono ricevereistruzioni obbligatorie daipropri elettori; allora Kelsensi domanda quale sia ilsenso del Parlamentarismo.Esso è la formazione dellavolontà direttiva dello statoattraverso un organo colle-giale eletto dal popolo in

base al suffragio universaleed egualitario; esso è carat-terizzato dalla formazioneindiretta della volontà. Delresto egli dice, oggi con ladivisione del lavoro e lavastità dello stato, unademocrazia diretta è impos-sibile.Dall’analisi della formazio-ne del parlamento risulta unfatto: la creazione dellavolontà generale risultaindiretta, essa non è emana-zione diretta del popolo madi un parlamento. La finzio-ne della rappresentanza ènecessaria per legittimaretale organo di governo dalpunto di vista della sovrani-tà popolare.Ma la natura del parlamen-tarismo può definirsi anchesenza ricorrere al concettodella rappresentanza. Bastaconcepire il parlamentocome indispensabile com-promesso tra l’idea assolutadi libertà politica e la divi-sione del lavoro.Inoltre, il principio di mag-gioranza tende ad ottenereche se non tutti siamoliberi, almeno lo è il mag-gior numero possibile degliindividui. Anche sotto unaltro aspetto il principiodi maggioranza rispondeall’idea di libertà politica:esso presuppone per defini-zione l’esistenza di unaminoranza. Ne consegueovviamente la possibilitàdi una protezione dellaminoranza nei confronti diuna maggioranza. Fondamentale è che il prin-cipio di maggioranza diven-ta un principio di compro-messo tra maggioranzae minoranza e compromes-so significa tolleranza. Edogni integrazione socia-le diventa possibile in ulti-ma analisi solo grazie alcompromesso.Nel parlamentarismo vigequindi la compensazionedelle antitesi politiche e l’in-tera procedura parlamenta-re mira ad una via di mezzofra opposti interessi.In base a quest’ ottica, i par-titi devono far passare inseconda linea le differen-ze di minor conto che lidividono per accordarsisugli interessi di maggioreimportanza.Kelsen ribadisce quindi,che lo scopo della procedu-ra politica non è quello diraggiungere una verità asso-luta, né la creazione di unavolontà assolutamente ade-guata, ma il fine è di otte-nere la via di mezzo fra gliinteressi della maggioranzae della minoranza, “ poichéin definitiva a noi uomininon resta che questo: difronte ai limiti posti allanostra conoscenza la rasse-gnazione e nella nostra atti-vità sociale la tolleranza”(La democrazia; pag. 188).Accogliamo tutti questogrande messaggio di civiltà.

Page 8: 1-15/16-29 Febbraio 2008 - Anno XLV - NN. 27-28

Pag. 8 1-15/16-29 febbraio 2008

LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITA’

“Mattarellum”, “porcellum”.Intorno a questi nomi altiso-nanti e francamente buffiruota il sistema politico ital-iano e le speranze di govern-abilità degli italiani.Ma cosa si staglia all’oriz-zonte del panorama poli-tico italiano?L’attuale sistema elettorale èriuscito nel non facile compi-to di scontentare tutti, destra,sinistra e cittadini. Balla unreferendum in proposito (ilquale referendum vede tra ifirmatari anche GianfrancoFini), ma se ne riparlerà amaggio. E quando sembravadavvero che ci si dovessemetter sotto per cambiarla,abbiamo assistito tutti - un pòallibiti e un pò gaudenti - al“colpo di teatro” di monsieurClemente Mastella. Nessuna legge elettorale,nonostante le pressioni dimetà Parlamento e diparte del mondo economicorappresentato dall’ormailogorroico Montezemolo.Soltanto elezioni, fissate peril 13 e 14 aprile.Così la legge elettorale èrimasta una priorità soltantoper coloro che guardano alleurne con timore, accusandogli altri di avidità di potere eper ora resta un capitolorimandato a nuovo governoinsediato.Ci permettiamo comunque dicredere che a ruoli invertitiavremmo assistito al medesi-mo teatrino. Ecco perché nonè affatto vero che alla basedegli inviti di Veltroni a fare leriforme vi sia il bene degli ital-iani. Vi è piuttosto la con-

sapevolezza di quanto siadura la partita per il PD e anecessità di prender tempo.La battaglia di Marini, dunque,era persa in partenza. Bastavaleggere i sondaggi: Berlusconistravincente, Veltroni straper-dente. Ovvie perciò le inten-zioni dei due leader. Anche se - è bene far presente- c’è tutta una campagna elet-torale da vivere e stando allastoria delle ultime elezioni, lerimonte (Rutelli prima,Berlusconi poi) sono una vari-abile da dover considerare.Ma veniamo al dettaglio tecni-co di questa legge elettoraleche divide anche nelle inter-pretazioni. A sinistra si diceche essa non garantirebbe lagovernabilità oltre ad averespropriato gli italiani del“diritto di preferenza”. Adestra si ribatte che la gover-nabilità questa brutta legge -lo riconoscono tutti, non soloa sinistra - la garantirebbeeccome visto che il centro-sinistra con soli 20mila votiin più ha trovato la forza direggere per due anni. Mausciamo dal teatrino e venia-mo al dato tecnico.Al cosiddetto „porcellum” -così battezzato a seguitodelle dichiarazioni dell’incorreggibile onorevole(?)Calderoli, che aveva definitola nuova legge elettorale cheporta il suo nome “una por-cata”, che lui stesso avrebbegettato nella spazzaturasenza problemi - si è giuntidopo quasi mezzo secolo disistema proporzionale a suavolta sostituito nel 1993 dallalegge Mattarella (leggi

276/93 e 277/93). Si è così passati ad un sistemaelettorale di tipo misto - perun 75% maggioritario ed un25% proporzionale - ma ledue parti venivano collegateattraverso il sistema delloscorporo. Il sistema venivasemplificato, in quanto laframmentazione cronica eralenita dalla formazione di dueblocchi alternativi, che hannocaratterizzato la politica ital-iana sino ad oggi. Tuttavia, ilrisultato non è stato soddis-facente, per via del carattereibrido della legge (75%+25).Il criticato disegno di leggen.3633 approvato il 14 dicem-bre 2005, successivamentetrasformato nella legge 270 didicembre 2005, ha superatol’ibridismo senza eliminare(esclusivamente per motivi diopportunismo politico, vistoche molti partitini costituivanol’ago della bilancia) - comemolti auspicavano - il 25%proporzionale, bensì ilrestante 75% , riportando cosìil sistema al proporzionale,corretto da un premio di mag-gioranza eventuale, che scattacioè solo a determinatecondizioni.La legge incriminata individ-ua per le elezioni allaCamera tre sistemi.Abbiamo la circoscrizioneestero divisa in ripartizioni,ciascuna delle quali elegge ideputati a lei assegnati con ilsistema proporzionale puro,senza sbarramenti né premi dimaggioranza. In totale la cir-coscrizione Estero elegge12 deputati.Inoltre, la regione Valle

D’Aosta elegge un deputatocol sistema maggioritario. Infine, nelle restanti 19regioni, i partiti hanno la pos-sibilità di coalizzarsi fra loro eper l’assegnazione dei seggi lacoalizione deve ottenere,sommando i voti di tutte le 19regioni, almeno il 10% dei votivalidi espressi e almeno unalista della coalizione deveottenere un minimo del 2%.Le liste non coalizzate devonoinvece ottenere almeno il 4%dei voti. Per le liste coalizzate,esiste una soglia di sbarra-mento del 2%. I seggi all’inter-no di ciascuna coalizionesono assegnati tra le liste chehanno raggiunto questasoglia, quelle sotto soglia marappresentative di minoranzelinguistiche e la migliore listasotto soglia (ovverosia ilMastella di turno che conl’1,4% ha sbriciolato Prodi). È previsto inoltre un premiodi maggioranza che scatta nelcaso in cui una coalizione osingolo partito abbia ottenuto,sommando i voti di tutte le 19regioni, la maggioranza relati-va. Il premio prevede l’asseg-nazione ad essa di 340 seggi,se col normale criterio pro-porzionale i seggi assegnatifossero di meno. Il paradigma dei tre sistemi siperpetua anche al Senato.La circoscrizione Estero, sta-volta elegge 6 senatori, comeprevisto dalla Costituzioneopportunamente modificata.La Valle D’Aosta e il TrentinoAlto Adige eleggono i proprisenatori (la Valle D’Aosta neelegge uno, come previstodalla Costituzione) col sistema

maggioritario, per preservarele minoranze linguistiche.Le altre 18 regioni eleggono ipropri senatori su baseregionale con sistema pro-porzionale. I seggi sono ripar-titi tra le regioni, partendo dalnumero minimo di sette seggiciascuna, sulla base dei risul-tati dell’ultimo censimentogenerale della popolazione; ilnumero esatto di seggi asseg-nati ad ogni regione vieneemanato contemporanea-mente al decreto di convo-cazione dei comizi. Faeccezione il Molise, al quale laCostituzione assegna 2 sena-tori. I partiti possono coaliz-zarsi e per l’assegnazione deiseggi la coalizione deveottenere almeno il 20% deivoti validi espressi a livelloregionale ed almeno una listadella coalizione deve ottenereun minimo del 3%. Le listenon coalizzate devono inveceottenere almeno l’8% dei votivalidi espressi, sempre a livel-lo regionale. Nella ripartizionedei seggi su base regionaleall’interno delle coalizionisono ammesse solo le listecollegate che abbiano conse-guito almeno il 3% dei votivalidi a livello regionale.Anche il premio di maggio-ranza al Senato è su baseregionale; la lista o coalizioneavente la maggioranza relativadei voti in una regione ottieneil 55% (arrotondati per ecces-so) dei seggi assegnati a quel-la regione, se col normale cri-terio proporzionale ne otter-rebbe di meno. Dopo questa sequela di datiurticanti ma preziosi ai fini

della costruzione di una opin-ione, rimarchiamo il fatto cheal Senato non è assicurata lamaggioranza dei seggi allacoalizione che ha ottenuto piùvoti (fatto emblematico, delleelezioni che hanno “incorona-to” Prodi). La ragione sta nelfatto che i singoli premiregionali potrebbero neutral-izzarsi a vicenda lasciandouguale, aumentando o dimin-uendo il numero dei seggiottenuti da una certa coal-izione. Non è pertanto garan-tito, che nei due rami delParlamento si formi la stessamaggioranza. Oltre che pocorappresentativa della volontàdegli italiani, tale legge pre-senta dei difetti pericolosi perchi vuole assicurare al paeseun governo stabile. Possiamo,non a torto, considerareinoltre che la complessità delsistema (dei tre sistemi!) stonaclamorosamente col dichiara-to intento e la disperata neces-sità di semplificazione delquadro politico. Dovrebbeinvece essere lapalissiano chesolo dalla semplicità si pro-duce semplificazione.Archiviate le elezioni che, ciauguriamo tutti, si concludanocon l’individuazione di unamaggioranza netta bisogneràmetter urgentemente manoalla riforma elettorale, lavo-rando d’ascia. Proporzionalepuro con premio di maggio-ranza uniforme e non con-traddittorio a Camera eSenato, quota di sbarramentoelevata (5%) senza acrobaziea vantaggio dei soliti feudatarie a scapito della stabilitàdemocratica.

E’ finita come era logico chefinisse. Con Marini che, dopoun breve giro consultivo -con gli esponenti dei partitipolitici di maggioranza edopposizione,con i rappre-sentanti sindacali dei lavora-tori , delle imprese e del restodelle attività produttive- hagettato la spugna rassegnan-do il proprio mandato nellemani di Napolitano. Maandiamo per ordine.Come al solito in questi casi, iprimi a salire dal PresidenteMarini per i colloqui “esplora-tivi” sono stati i rappresentan-ti dei piccoli partiti. I quali adistanza di poco più una set-timana dalla caduta dell’ese-cutivo guidato da RomanoProdi e dal primo”giro” diconsultazione avuto colPresidente della Repubblica incarica hanno ribadito più omeno quello che oramaianche le pietre sanno in Italia.Cioè che non esiste almomento una maggioranza“pesante”- sia pur essa tra-sversale- che affronti senzaindugio la riforma del sistemaelettorale in tempo per anda-re a votare a Giugno e per farsaltare il Referendum prima-verile.Ma vediamo in breve qualisono state le posizioni deidue schieramenti politici. I“piccoli” del centro- destra-Repubblicani, Nuova DC, LaDestra,Socialisti ed Udc -hanno dichiarato senza ten-tennamenti che oramai cipoteva essere solo il votoanticipato, e tutti si sono

dimostrati compatti a nonvoler entrare in un governo dilarghe intese se esso nonfosse stato di gradimento diSilvio Berlusconi, mentre laLega addirittura non ha parte-cipato alle consultazioni conMarini, ritenendole non soloun’inutile perdita di tempo,ma anche una tattica volta aprocrastinare più possibile ladata delle elezioni anticipateda parte del centro-sinistra.Anzi a voler essere più preci-si l’Udc, che da sempre si erareso disponibile a un governo“bipartisan” , adesso sbattevala porta in faccia a coloro iquali chiedevano, soprattuttoda sinistra, un governo dicoalizione per risolvere i pro-blemi dell’Italia. In questoatteggiamento dobbiamo direche oltre ai sondaggi favore-voli ai partiti della ex casadelle Libertà- nel caso di ele-zioni anticipate- sono conta-te, e molto, le dimissioni delPresidente della RegioneSicilia, Totò Cuffaro , espo-nente di spicco dell’Udc , acausa dei ben noti procedi-menti giudiziari a suo carico.Infatti Casini in caso di man-cato accordo col Cavaliereavrebbe messo a rischio lariconferma di un suo rappre-sentante alla candidatura allaPresidenza della RegioneSicilia, tanto è vero che dopole già citate dimissioni diCuffaro sull’Isola si torneràben presto a votare. I cespugli dell’Unione hannoinvece palesato opinionidiverse l’uno dall’altro. Verdi e

Pdci si ostinavano a chiederedi ripartire dalla coalizione dicentro-sinistra che avevasostenuto(?) Prodi , al contra-rio con un Governo appog-giato da pezzi della destra,non ci sarebbero in alcunmodo stati. Invece i LiberaliDemocratici di Dini, ribadiva-no il loro favore ad unGoverno composto da unanuova maggioranza politicarispetto a quella che caratte-rizzava la fallita esperienzadell’esecutivo Prodi . L’Italiadei Valori confermava la pro-pria disponibilità ad appog-giare governi a termine pur-chè non vi entrassero a farparte transfughi del centro-destra e che una volta appro-vata la nuova legge elettoralesi tornasse subito alle urnesenza tentennamenti. I radica-li invece erano a favore di unesecutivo di larghe intese cheponesse mano alle liberalizza-zioni e alle riforme economi-che. Dal canto loro quelli diRifondazione Comunista simostravano disponibili adappoggiare un governo aguida di centro-sinistra in cuifossero entrati anche partitidell’opposizione in manierada cambiare la legge elettora-le partendo da un ampia con-vergenza.Le 3 compagini politiche piùgrandi- P.D, F.I e A.N- , hannomostrato di ritrovarsi ancheloro su posizioni diametral-mente opposte. Le due dicentro destra estremamentefavorevoli ad andare senzaindugi alle elezioni anticipate-

addirittura Fini, seguito subitoa ruota da Casini, annunciavagià che Berlusconi sarebbestato il candidato naturale aguidare la coalizione di cen-trodestra –mentre il PartitoDemocratico si ostinava achiedere un governo di largheintese- anche a “ scadenza”-che modificasse la benedettalegge elettorale. Anche tra le parti sociali c’e-

rano dei distinguo. I sindacatiuniti facevano un’accoratarichiesta a Marini e alle forzepolitiche di destra e sinistra diformare un governo biparti-san per modificare la solitalegge elettorale e per cercaredi risolvere i veri problemi delPaese. Ma la loro posizioneera scontata in quanto nonessendo altro che la cinghia ditrasmissione tra mondo dellavoro e partiti di sinistra nonpotevano certo discostarsi dailoro manutengoli politici chie-dendo le elezioni immediate.Riguardo alla risoluzione dellegrane che affliggono l’Italiapoi, saremmo curiosi se nelleloro teste pensanti sia balena-ta l’intuizione che essi nesiano una delle cause di siffat-ti problemi, ma di certo chie-deremmo troppo. I rappre-sentanti degli imprenditori –Confindustria, artigiani e agri-coltori- sollecitavano ancheessi la formazione di ungoverno di larghe intese cheaffrontasse le riforme delPaese ma che come era nel-l’evidenza dei fatti, nell’im-possibilità di approdare a ciòsi andasse rapidamente alle

urne. E qui un commento èd’obbligo. Per tutta la settima-na il Presidente uscente diC O N F I N D U S T R I A ,Montezemolo, si è affannato aribadire quale fosse la propriaidea sulla situazione politicaattuale. Non c’è stato conve-gno, riunione, salotto, drink,party o conferenza stampa incui non si affannasse a ripete-re che solo attraverso la crea-zione di un governo costituitoda esponenti politici di Destrae Sinistra si sarebbero riuscitia creare i presupposti peruscire dall’impasse politica,sociale e culturale che l’Italiasi trova ad affrontare. Ma oraci chiediamo, e con noi tutti icittadini dello Stivale, dovemai fosse il presidente dellaFIAT quando tutto il centro-destra richiedeva , all’indoma-ni delle elezioni vinte (?) di unsoffio dal centro-sinistra gui-dato da Prodi, la costituzionedi un Governo di larghe inte-se, poiché era parso subitochiaro a tutti che con quelvantaggio striminzito nessu-no- tantomeno la coalizionearlecchino del centro sinistrasostenuta a suo tempo dallostesso Montezemolo - sarebbestato capace di governare.Ma alla fine ,l’evidenza dellasituazione ha fatto cambiareidea anche al buon Luca , e diciò tutti ne dobbiamo esserecontenti poiché egli non-ostante tutto rappresenta sem-pre una parte considerevoledegli industriali italiani. Chepoi con le elezioni anticipatealle porte non c’è più il tempo

per consentire una sua candi-datura a premier questo permolti è un altro motivo difelicità. Ma la ragione che ci fa bensperare è che molti oramai–sia nel mondo politico e sianella società civile- si sianoaccorti che dopo le elezionianticipate – qualunque coali-zione risulti vincitrice-sidovrà aprire una fase “costi-tuente” aperta a tutti, unmomento di riflessione chepermetta di svecchiare il siste-ma socio-politico italiano ora-mai allo stallo più completo. i Finalmente ci si è resi contoche non è colpa solo dellalegge elettorale che c’è questaingovernabilità. Il centro sini-stra non ha potuto terminarela legislatura, oltre che per lesue incapacità intrinseche ditrovare una sintesi tra tutte leanime che la componevano,perché semplicemente le ele-zioni non le aveva vinte e innessun paese democraticoesiste un sistema elettoraleche permette a chi prendemeno voti di governare. Se in60 anni di Repubblica- ericordiamolo in questo ampiolasso di tempo sono stati uti-lizzati i più disparati sistemielettorali –si sono avvicen-dati oltre 50 governi, la man-canza non è solo di questao quella legge elettoralema anche dell’ assettoIstituzionale uscito fuori dal-la Costituzione, oramai vec-chia, che non ha sempre con-sentito una piena governabili-tà a chi vinceva le elezioni.

Il dedalo elettorale

L’esploratoreCronaca di un fallimento annunciato

Cinema: oscar, Dante Ferretti e FrancescaLo Schiavo vincono per scenografie di“Sweeney Todd”Roma, 25 feb. - (Adnkronos/Cinematografo.it) - “Grazie grazieall’Academy”, dicono Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, molto emo-zionati. Premiati con l’Oscar per le scenografie di Sweeney Todd, dedicanoil riconoscimento a Tim Burton e Johnny Depp. È il loro secondo Oscardopo quello ottenuto nel 2005 per The Aviator.

Cinema: oscar, “il falsario” vince comemiglior film stranieroRoma, 25 feb. (Adnkronos/Cinematografo.it)- “Il falsario’’ miglior film stra-niero. È la prima volta che l’Austria vince un Oscar. Il regista Ruzowitzky haringraziato la famiglia. Il film ha avuto la meglio sul russo 12, sull’israeliano“Beaufort’’, sul polacco “Katyn’’ e sul kazakho “Mongol’’.

Cinema: oscar, trionfano i fratelli Coen con“non è un paese per vecchi”Roma, 25 feb. (Adnkronos/Cinematografo.it) - Miglior film e regia: Joel ed EthanCoen con “Non e’ un paese per vecchi’’ sono i trionfatori dell’80° edizione degliAcademy Awards, dopo le altre due statuette vinte per la miglior sceneggiaturanon originale e il miglior attore non protagonista (Javier Bardem). “Non abbiamomolto da aggiungere a quanto detto prima. Grazie. Facciamo film da quando ave-vamo 12 anni. Troppe sono le persone da ringraziare. Su tutte però, voi che con-tinuate a seguirci e a permetterci di giocare col nostro castello di sabbia”.