Amministrative 2011 e il rilancio del centrodestra - 1-15/16-31 Maggio 2011 - Anno XLV - NN. 111 -...

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T urno elettorale ammini- strativo sostanzialmente negativo per il centrodestra quello appena trascorso e che ha visto la conquista da parte della sinistra e dei dipietristi rispettivamente delle munici- palità di Milano e Napoli oltre che di centri di secondaria importanza sparsi un po’ qua e là lungo tutto lo stivale. Le sfide più importanti erano ovviamente quelle che si so- no disputate nel capoluogo lombardo e all’ombra del Ve- suvio. A Milano dopo lustri di domi- nio incontrastato dei candida- ti di centrodestra, Letizia Mo- ratti - per di più sindaco uscente - è stata clamorosa- mente quanto sonoramente sconfitta dal Giuliano Pisapia rappresentante della sinistra radicale ma appoggiato pure dai Democratici ottenendo il 55 % dei voti scrutinati: già al primo turno il candidato del- la sinistra unita aveva sfiorato la vittoria raggiungendo il 48% delle preferenze totali. La città di Napoli invece ha visto l’ancor più clamoroso prevalere dell’eurodeputato dell’Italia dei Valori ed ex ma- gistrato De Magistris che è riuscito a raccogliere il 65% dei suffragi dei napoletani di- stanziando nettamente il can- didato del centrodestra Lettie- ri. Ha avuto quindi ragione la tattica di Di Pietro di far cor- rere in solitaria il proprio can- didato anche senza cercare l’accordo con il centrosinistra al primo turno elettorale. Tra le città capoluogo di pro- vincia da segnalare il risultato ottenuto dal PD a Cagliari con il Democratico Zedda che è riuscito a prevalere sul candidato del centrodestra, mentre anche a Trieste le sini- stre con Cosolini sono riusci- te a conquistare l’amministra- zione comunale sconfiggen- do il “pidiellino” Antonione con il 57% dei voti totali. No- vara è passata di mano grazie alla vittoria di Ballare (Demo- cratici) ottenuta con circa il 53% dei suffragi totali. Per quanto riguarda il voto delle amministrazioni provin- ciali i candidati del centrode- stra tengono Vercelli e strap- pano al PD la guida della provincia di Reggio Calabria, mentre le sinistre si riconfer- mano alla testa dell’ammini- strazione provinciale di Man- tova e levano di mano quelle di Pavia e Macerata all’asse PdL – Lega Nord. Tali risultati hanno logica- mente portato nuova linfa al- le dichiarazioni bellicose de- gli avversari del Cavaliere che quasi all’unisono - Bersani, Franceschini, Di Pietro, Ven- dola - hanno chiesto le dimis- sioni del Suo Governo; oltre si è spinto ovviamente il “su- per partes” presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale tra gli squilli di tromba ha annunciato la morte del Berlusconismo evidentemen- te dimentico della percentua- le da prefisso telefonico otte- nuta dalla sua creatura, Futu- ro e Libertà, alle prime elezio- ni a cui ha preso parte. Il Presidente del Consiglio dal canto suo oltre ad ammettere l’incontrovertibile sconfitta ot- tenuta dalla propria maggio- ranza a Milano e Napoli, ha aggiunto che ben presto riu- nirà coalizione e partito per fare il punto della situazione mettendo sul tavolo nuove ri- forme per il rilancio dell’eco- nomia e il suo rinnovato im- pegno per strutturare meglio il Popolo della libertà nel Paese. In ultima analisi né PdL, né Partito Democratico e Terzo Polo possono essere del tutto soddisfatti dell’esito di questo turno elettorale. Il centro destra perché non è riuscito a confermare Milano e altre amministrazioni in suo possesso anche se il proprio elettorato non sembra rifluire verso altri partiti politici ma piuttosto si volge all’astensio- nismo. Il Partito Democratico ha po- co da rallegrarsi poiché la vit- toria di Pisapia all’ombra del- la Madonnina è stata ottenuta con un candidato espressione della sinistra radicale mentre a Napoli il vero vincitore è stato Di Pietro, il concorrente ufficiale del PD al primo tur- no è stato capace di racimola- re la miseria del 20% dei voti totali. Inoltre in tutta Italia sembrano crescere le percen- tuali dei votanti di Sinistra e Libertà e delle liste civiche vi- cine al movimento di Grillo che ulteriormente assottiglia- no il bacino elettorale del partito di Bersani. Il terzo polo invece, come in Parlamento, è pressoché inin- fluente e la decisone presa di non schierarsi né con PdL – Lega né con il centrosinistra ha ancora di più acuito l’inu- tilità di tale cartello politico COPIA OMAGGIO Abb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy — Fondato da Turchi — Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb-Roma 1-15/16-31 Maggio 2011 - Anno XLV - NN. 111-112 E 0,25 (Quindicinale) ECONOMIA — a pagina 4 — APPROFONDIMENTI — a pagina 6 — LA PIAZZA D’ITALIA Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 Il rilancio a cura di FRANZ TURCHI S crivo poche righe di idee per il rilancio dell’Azione Governativa e Politica; tutto ciò proviene dalla passione e dalla voglia di fare poli- tica che ognuno di noi vuole espri- mere, a prescindere dalla propria storia politica o esperienza lavorati- va. Credo infatti che dobbiamo ri- lanciare la proposta a quella parte di elettorato moderato, cattolico, li- berale che sin dai tempi del ‘94 ci ha seguito e con noi combattuto per affermare quei valori che da sempre in azzurro abbiamo portato avanti. Non per questo non dobbiamo es- sere critici anche con chi di noi ha alzato troppo, esasperatamente i toni della polemica contro tutto e tutti, forse anche senza malizia, ma comunque danneggiando il pro- getto del PDL che andava sin dal- l’inizio in altra direzione e cioè verso il mondo moderato. Sono convinto che parlando di nuovo con la nostra lingua, che sono i nostri valori a partire dal Dio, Patria e Famiglia di antica me- moria, al rispetto delle istituzioni, alla difesa della nostra italianità co- me della nostra storia e delle no- stre consuetudini, vogliamo da una parte parlare al cuore delle persone ma dall’altra essere prag- matici nella soluzione dei proble- mi della gente, nel solco di quella rivoluzione liberale che da sempre abbiamo sognato. Infatti incomin- ciare a riparlare di economia delle famiglie, o delle piccole imprese, è fondamentale per risolvere il pro- blema della disoccupazione dei giovani come anche dei meno gio- vani, o del problema della terza settimana del mese. Le soluzioni possono essere porta- te avanti o dal governo o dal par- tito, ma con questi semplici e umi- li obbiettivi. Lo possiamo fare di nuovo tutti in- sieme portando avanti, ad esempio, la semplificazione burocratica, quella fiscale come la “No Tax area” fino a 20mila euro, o il paga- mento dell’IVA al pagamento della fattura o meglio ancora l’apertura non di mille cantieri ma di pochi (vedi le grandi opere), mettendo ovviamente risorse sul tavolo, euro- pee e non, che poco andrebbero a modificare la situazione strutturale dei nostri conti; come anche chie- dere la moratoria nelle normative Europee (tranne quelle sulla sicu- rezza). Senza dimenticare di parlare di ambiente, di sicurezza, di diritti civili, della politica estera che tanto ci ha visto vincenti in tante occasio- ni anche drammatiche a livello in- ternazionale. Essere quindi di nuo- vo centrali e propositivi, senza sta- re ad ascoltare rivendicazioni di parte o di gruppi o peggio di cor- renti che poco possono risolvere i problemi del paese; riparlare di sa- nità, strade, infrastrutture, sociale, cultura, ricerca, turismo, immigra- zione e dei successi riportati nei confronti della criminalità. Noi ci opponiamo a chi non vuole continuare a combattere o vede tutto negativo, come la sinistra fa ormai da generazioni dai tempi di Paietta o dei sindacati. Dobbiamo rilanciare l’azione gover- nativa e di partito nel quale abbia- mo sempre creduto, anche critican- do, ma passando per un cambia- mento di partito o di azione gover- nativa con un ringiovanimento dei primi livelli di questo paese a parti- re dall’economia e dalle istituzioni Con questo spirito e con questa voglia di fare e credere ho scritto queste poche righe forse incom- plete di temi e di argomenti, ma si- curamente piene di sentimento e di passione. Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti Segue a pagina 2 L’opportunità di un referendum Tornare alla crescita Non sottovalutare la sconfitta e non sopravvalutare la vittoria Amministrative 2011 e il rilancio del centrodestra www.lapiazzaditalia.it

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Il rilancio - Amministrative 2011 e il rilancio del centrodestra - L’incognita di Milano e Napoli - Elezioni amministrative in Italia e in UE - Obama 2.0 - Tornare alla crescita - 160 miliardi - Il ruolo strategico della BCE - Terremoto al FMI - L’opportunità di un referendum - L’integrazione europea - Il decreto per lo sviluppo senza spesa pubblica - The tree of life - The next three days – Scozia

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Turno elettorale ammini-strativo sostanzialmente

negativo per il centrodestraquello appena trascorso e cheha visto la conquista da partedella sinistra e dei dipietristirispettivamente delle munici-palità di Milano e Napoli oltreche di centri di secondariaimportanza sparsi un po’ quae là lungo tutto lo stivale.Le sfide più importanti eranoovviamente quelle che si so-no disputate nel capoluogolombardo e all’ombra del Ve-suvio.A Milano dopo lustri di domi-nio incontrastato dei candida-ti di centrodestra, Letizia Mo-ratti - per di più sindacouscente - è stata clamorosa-mente quanto sonoramentesconfitta dal Giuliano Pisapiarappresentante della sinistraradicale ma appoggiato puredai Democratici ottenendo il55 % dei voti scrutinati: già alprimo turno il candidato del-la sinistra unita aveva sfioratola vittoria raggiungendo il48% delle preferenze totali.La città di Napoli invece havisto l’ancor più clamorosoprevalere dell’eurodeputatodell’Italia dei Valori ed ex ma-gistrato De Magistris che èriuscito a raccogliere il 65%dei suffragi dei napoletani di-stanziando nettamente il can-didato del centrodestra Lettie-ri. Ha avuto quindi ragione la

tattica di Di Pietro di far cor-rere in solitaria il proprio can-didato anche senza cercarel’accordo con il centrosinistraal primo turno elettorale.Tra le città capoluogo di pro-vincia da segnalare il risultatoottenuto dal PD a Cagliaricon il Democratico Zeddache è riuscito a prevalere sulcandidato del centrodestra,mentre anche a Trieste le sini-stre con Cosolini sono riusci-te a conquistare l’amministra-zione comunale sconfiggen-do il “pidiellino” Antonionecon il 57% dei voti totali. No-vara è passata di mano graziealla vittoria di Ballare (Demo-cratici) ottenuta con circa il53% dei suffragi totali.Per quanto riguarda il votodelle amministrazioni provin-ciali i candidati del centrode-stra tengono Vercelli e strap-pano al PD la guida dellaprovincia di Reggio Calabria,mentre le sinistre si riconfer-mano alla testa dell’ammini-strazione provinciale di Man-tova e levano di mano quelledi Pavia e Macerata all’assePdL – Lega Nord.Tali risultati hanno logica-mente portato nuova linfa al-le dichiarazioni bellicose de-gli avversari del Cavaliere chequasi all’unisono - Bersani,Franceschini, Di Pietro, Ven-dola - hanno chiesto le dimis-sioni del Suo Governo; oltre

si è spinto ovviamente il “su-per partes” presidente dellaCamera, Gianfranco Fini, ilquale tra gli squilli di trombaha annunciato la morte delBerlusconismo evidentemen-te dimentico della percentua-le da prefisso telefonico otte-nuta dalla sua creatura, Futu-ro e Libertà, alle prime elezio-ni a cui ha preso parte.Il Presidente del Consiglio dalcanto suo oltre ad ammetterel’incontrovertibile sconfitta ot-tenuta dalla propria maggio-ranza a Milano e Napoli, haaggiunto che ben presto riu-nirà coalizione e partito perfare il punto della situazionemettendo sul tavolo nuove ri-forme per il rilancio dell’eco-nomia e il suo rinnovato im-pegno per strutturare meglioil Popolo della libertà nelPaese.In ultima analisi né PdL, néPartito Democratico e TerzoPolo possono essere del tuttosoddisfatti dell’esito di questoturno elettorale.Il centro destra perché non èriuscito a confermare Milanoe altre amministrazioni in suopossesso anche se il proprioelettorato non sembra rifluireverso altri partiti politici mapiuttosto si volge all’astensio-nismo.Il Partito Democratico ha po-co da rallegrarsi poiché la vit-toria di Pisapia all’ombra del-

la Madonnina è stata ottenutacon un candidato espressionedella sinistra radicale mentrea Napoli il vero vincitore èstato Di Pietro, il concorrenteufficiale del PD al primo tur-no è stato capace di racimola-re la miseria del 20% dei votitotali. Inoltre in tutta Italiasembrano crescere le percen-tuali dei votanti di Sinistra eLibertà e delle liste civiche vi-

cine al movimento di Grilloche ulteriormente assottiglia-no il bacino elettorale delpartito di Bersani.Il terzo polo invece, come inParlamento, è pressoché inin-fluente e la decisone presa dinon schierarsi né con PdL –Lega né con il centrosinistraha ancora di più acuito l’inu-tilità di tale cartello politico

COPIA OMAGGIOAbb. sostenitore da EE 1000 - Abb. annuale EE 500 - Abb. semestrale EE 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina

In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romaninaper la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy

— Fondato da Turchi —

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ECONOMIA

— a pagina 4 —

APPROFONDIMENTI

— a pagina 6 —

LA PIAZZA D’ITALIA

Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727

Il rilancio

a cura di FRANZ TURCHI

Scrivo poche righe di idee per ilrilancio dell’Azione Governativa

e Politica; tutto ciò proviene dallapassione e dalla voglia di fare poli-tica che ognuno di noi vuole espri-mere, a prescindere dalla propriastoria politica o esperienza lavorati-va. Credo infatti che dobbiamo ri-lanciare la proposta a quella partedi elettorato moderato, cattolico, li-berale che sin dai tempi del ‘94 ciha seguito e con noi combattuto peraffermare quei valori che da semprein azzurro abbiamo portato avanti.Non per questo non dobbiamo es-sere critici anche con chi di noi haalzato troppo, esasperatamente itoni della polemica contro tutto etutti, forse anche senza malizia, macomunque danneggiando il pro-getto del PDL che andava sin dal-l’inizio in altra direzione e cioèverso il mondo moderato.Sono convinto che parlando dinuovo con la nostra lingua, chesono i nostri valori a partire dalDio, Patria e Famiglia di antica me-moria, al rispetto delle istituzioni,alla difesa della nostra italianità co-me della nostra storia e delle no-stre consuetudini, vogliamo dauna parte parlare al cuore dellepersone ma dall’altra essere prag-matici nella soluzione dei proble-mi della gente, nel solco di quellarivoluzione liberale che da sempreabbiamo sognato. Infatti incomin-ciare a riparlare di economia dellefamiglie, o delle piccole imprese, èfondamentale per risolvere il pro-blema della disoccupazione deigiovani come anche dei meno gio-vani, o del problema della terzasettimana del mese.Le soluzioni possono essere porta-te avanti o dal governo o dal par-tito, ma con questi semplici e umi-li obbiettivi.Lo possiamo fare di nuovo tutti in-sieme portando avanti, ad esempio,la semplificazione burocratica,quella fiscale come la “No Taxarea” fino a 20mila euro, o il paga-mento dell’IVA al pagamento dellafattura o meglio ancora l’aperturanon di mille cantieri ma di pochi(vedi le grandi opere), mettendoovviamente risorse sul tavolo, euro-pee e non, che poco andrebbero amodificare la situazione strutturaledei nostri conti; come anche chie-dere la moratoria nelle normativeEuropee (tranne quelle sulla sicu-rezza). Senza dimenticare di parlaredi ambiente, di sicurezza, di diritticivili, della politica estera che tantoci ha visto vincenti in tante occasio-ni anche drammatiche a livello in-ternazionale. Essere quindi di nuo-vo centrali e propositivi, senza sta-re ad ascoltare rivendicazioni diparte o di gruppi o peggio di cor-renti che poco possono risolvere iproblemi del paese; riparlare di sa-nità, strade, infrastrutture, sociale,cultura, ricerca, turismo, immigra-zione e dei successi riportati neiconfronti della criminalità.Noi ci opponiamo a chi non vuolecontinuare a combattere o vedetutto negativo, come la sinistra faormai da generazioni dai tempi diPaietta o dei sindacati.Dobbiamo rilanciare l’azione gover-nativa e di partito nel quale abbia-mo sempre creduto, anche critican-do, ma passando per un cambia-mento di partito o di azione gover-nativa con un ringiovanimento deiprimi livelli di questo paese a parti-re dall’economia e dalle istituzioniCon questo spirito e con questavoglia di fare e credere ho scrittoqueste poche righe forse incom-plete di temi e di argomenti, ma si-curamente piene di sentimento edi passione.

Ricco, continuamente aggiornato:arriva finalmente sul web il nuovo punto

di riferimento per i giovani e per unnuovo modo di fare politica in Italia

www.lapiazzaditalia.itUna Piazza di confronto aperta aldibattito su tutti i temi dell’agenda

politica e sociale per valorizzare nuoveidee e nuovi contenuti

Segue a pagina 2

L’opportunitàdi un

referendumTornare

alla crescita

Non sottovalutare la sconfitta e non sopravvalutare la vittoria

Amministrative 2011 e il rilancio del centrodestraw

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Impaginato La Piazza d'Italia copia 7-06-2011 10:21 Pagina 1

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Risultati altalenanti quelliche sono usciti fuori do-

po il primo turno delle ele-zioni amministrative delloscorso 15 e 16 maggio chenon consentono al momentodi decretare un vincitore po-litico certo al di la delle so-lite dichiarazioni di rito chetutti i contendenti effettuanoil giorno dopo: sicuro è cheall’interno di tutte le forma-zioni scese in campo si pos-sono scorgere luci ed ombreche debbono in ogni casofar riflettere i rappresentantidi entrambi gli schieramenti.I dati numerici, oltre chequelli politici, sembranocontenere in se tutte le diffi-coltà di interpretazione checaratterizzano il momentopolitico italiano.Il segretario nazionale delpartito Democratico Bersani

a qualche ora dall’inizio de-gli spogli delle elezioni am-ministrative quando già siprofilavano le vittorie deicandidati della coalizione dicentro sinistra a Bologna eTorino, oltre che il ballottag-gio a Milano, ha dichiaratosicuro che oramai l’asse PdL– Lega era sconfitto al Norde che i risultati segnalavanoun inversione di tendenzaanche in campo nazionalespingendosi oltre afferman-do che anche a Milano neiballottaggi si sarebbe vintofacilmente. Certo è che i ri-sultati scaturiti dalle urne almomento non sono univoci.A Torino i cittadini hannoconfermato la storica appar-tenenza alla sinistra dellacittà eleggendo sindaco l’exsegretario del Partito Demo-cratico Piero Fassino che haconquistato la fascia tricolo-re grazie al 56 % dei suffra-gi totali ottenuti rispetto al28% dei voti avuti dal candi-dato del centrodestra Cop-pola: vittoria senza storia alprimo turno quindi, anchese il predecessore di Fassi-no, Chiamparino, cinque an-ni fa aveva ottenuto la ricon-ferma per il suo secondomandato con circa il 66% ditutti i votanti, quindi circadieci punti percentuali inpiù di quelli ottenuti adessoda Fassino.La conferma per i candidatidel Partito Democratico si èavuta pure a Bologna doveVirginio Merola con pocopiù del 50% dei suffragi hasuperato l’avversario di cen-tro destra Bernardini ferma-tosi al 30% anche se pocomeno di due anni fa il di-missionario Del Bono - tra-volto da uno scandalo - ave-va ottenuto, sempre al pri-mo turno, il successo su Al-fredo Cazzola con più del60% dei voti totali: anchequi come all’ombra dellaMole il centro-sinistra ricon-quista la guida della città,

storicamente “rossa” perden-do però una buona fetta diconsensi.A Milano invece, e qui c’èstato lo stop inatteso delcentro-destra, il sindacouscente Letizia Moratti con il41 % dei suffragi non è riu-scita ad ottenere la confer-ma al primo turno poiché ilsuo contendente alla caricadi primo cittadino, GiulianoPisapia, è riuscito a guada-gnare il 48 % dei consensidei cittadini meneghini co-stringendola quindi ad unpericolosissimo ballottaggioi prossimi 29 e 30 maggio.Tale risultato costringerà tut-to lo stato maggiore di PdL eLega a correre in “soccorso”alla Moratti perché unasconfitta della coalizione dicentrodestra porterà ed ine-vitabili contraccolpi all’inter-no dell’intera maggioranzapolitica che sostiene il Go-verno di Berlusconi e vistole bordate scaricate dal Car-roccio in queste settimane dicampagna elettorale riguar-do l’eventuale spostamentodi alcuni ministeri da Romaal Nord, il Cavaliere dovràsudare le fatidiche sette ca-micie per sedare i malumorisorti tra le fila dei propri so-stenitori.All’ombra del Vesuvio inve-

ce è stata certificata - dopola conquista del centro de-stra del Governo Regionalelo scorso anno - la definitivacaduta del modello Bassoli-no e del fantomatico rinasci-mento napoletano. Infatti ilcandidato del Popolo dellaLibertà, Gianni Lettieri, èriuscito ad ottenere il 38 %dei voti e se la vedrà al bal-lottaggio di domenica e lu-nedì prossimi non con ilconcorrente ufficiale desi-gnato dalle primarie del Par-tito Democratico, l’ex prefet-to Morcone, ma con l’aspi-rante sindaco dell’Italia deiValori, l’euro deputato ed exmagistrato Luigi De Magi-stris, che ha guadagnato ol-tre il 27% dei consensi con-tro il 18% appena, ottenutoappunto dal candidato uffi-ciale del centro-sinistra par-tenopeo. Ricordiamo solo per com-pletezza d’informazione checinque anni fa Rosetta Jervo-lino aveva ottenuto il “bis”con il 57% dei votanti totalie questo in parte riesce a farrendere l’idea di quanto ab-bia sperperato il PD campa-no in termini di credibilità inquesti ultimi anni di malaamministrazione comunaledi cui i cumuli di rifiuti so-no, purtroppo per i cittadini

partenopei, solo la puntadell’iceberg.Nel resto del Paese c’è statala significativa vittoria al pri-mo turno del Candidato delPopolo della Libertà - Gio-vanni Di Giorgi - a Latina,storico bastione della destraitaliana, mentre a Cagliari ètesta a testa tra il rappresen-tante del centro-sinistra Zed-da - 45% dei voti scrutinati -e quello del popolo della Li-bertà, Fantola fermatosi al47,4%. A Trieste invece è innetto vantaggio il candidatodel Partito DemocraticoConsolini che ha ottenuto il40% dei consensi contro il27 % guadagnato dall’espo-nente del centro-destra An-tonione ex presidente delConsiglio regionale della re-gione Friuli.Al tirar delle somme i duegrandi blocchi di centro de-stra e centro sinistra sem-brano avere al momento unpo’ il fiato corto perché an-che laddove si affermano,seppur di misura rispettoagli anni scorsi, perdonoconsensi nei confronti dipiccole formazioni politicheanche di carattere locale odi pura espressione di pro-testa: il partito Democraticonei confronti delle liste 5stelle di Grillo, Sinistra e Li-bertà o l’Italia dei Valori, ilPopolo delle Libertà rispet-to alla Lega o liste create daalcuni Governatori regiona-li - ad es. Città Nuove conmadrina di prestigio la Pol-verini presidente del Lazio -che più che attirare consen-si al di fuori del classico ba-cino di voti del centro-de-stra al momento creano so-lo disorientamento tra glielettori.L’unico rimedio a questolento dissanguamento intermini di consensi dei par-titi maggiori, che provoca atutti i livelli amministratividel Paese scarsa stabilità,potrebbe essere un radicale

rinnovamento degli organidi autogoverno e una mag-giore organizzazione localerispetto alla situazione at-tuale.Da segnalare inoltre lo scar-so “appeal” in termini di at-trazione di voti del così det-to “Terzo Polo” che solo aNapoli sfiora il 10% dei con-sensi mentre nel resto delPaese si è stabilizzato intor-no al 6-7% dei voti, segnoche quando i nuovi partitinascono solamente da ma-novre di Palazzo o da spo-stamenti che nulla hanno ache vedere con le reali esi-genze dei cittadini essi ven-gono sonoramente bocciatidall’elettorato. AddiritturaFuturo e Libertà - la forma-zione politica creata dal nul-la dal Presidente della Ca-mera Fini - in media ha rac-colto il 2-3-% dei voti, segnoche l’allontanarsi dell’expresidente di alleanza Na-zionale dalla tradizione poli-tica della destra non ha pa-gato in termini di voti otte-nuti.In ultima analisi i partiti dicentro destra oltre che arimboccarsi le maniche inquesti ultimi scampoli dicampagna elettorale do-vranno dimostrarsi agli oc-chi degli elettori più unitied amalgamati di quantofatto fin d’ora, sia per vince-re i ballottaggi amministrati-vi, sia in seguito per accele-rare il cammino delle rifor-me messe fino adesso inprogramma. Siamo certi che una vittorianetta a Milano e Napoli po-trà dare ulteriore spinta edimpulso non solo all’assePdL - Lega in vista degli im-portanti appuntamenti cheattendono nei prossimi mesiil Governo, ma anche al par-tito di maggioranza relativaimpegnato a darsi finalmen-te una propria stabile fisio-nomia organizzativa ai verti-ci e in periferia.

Pag. 2 1-15/16-31 maggio 2011

LA PIAZZA D’ITALIA - POLITICA

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Maggioranza e centrosinistra all’ultimo sprint per aggiudicarsi le amministrazioni delle due metropoli

L’incognita di Milano e Napoli

restando invariata la strategiapolitica pianificata da Casini,Fini e Rutelli.Negli ambienti politici dicentrodestra, invece, si discu-terà sui motivi che hannoportato alla traumatica scon-fitta nella città simbolo del“Berlusconismo” e alle pro-blematicità riscontrate in pa-recchie realtà locali italiane,ma da una prima analisi sipuò facilmente dedurre chemolto hanno pesato sul risul-tato elettorale due distinti fat-tori.Il primo è costituito dalle og-gettive difficoltà politiche in

cui da qualche tempo si tro-va incagliata l’azione del Go-verno Berlusconi preso piùad aumentare la maggioranzanumerica parlamentare a se-guito dell’emorragia provo-cata dalla fuoriuscita delgruppo dei Finiani che a por-tare a compimento i progettidi riforma solamente abboz-zati nei primi due anni diGoverno.Il secondo elemento di ri-schio per la stabilità dellamaggioranza è dato dalloscarso radicamento che ilpartito più grande d’Italia ècostretto tuttora a soffrire adoltre tre anni dalla propriafondazione e che molto

spesso lo costringe nelle di-verse realtà geografiche adessere succube delle sceltesbagliate che potentati loca-li, cristallizzatisi negli anni,impongono all’intera coali-zione di centrodestra. L’ulti-mo esempio in ordine ditempo è stato quello delladecisione, rivelatasi alla fineerrata e contestata fin dal-l’inizio da parecchie compo-nenti del PdL campano, delcandidato alla corsa a sinda-co di Napoli e fortementevoluta dal “cacicco” Cosenti-no.In senso diametralmenteopposto a questa situazioneci sono i casi di molte real-

tà, del Nord Italia soprattut-to, che al contrario, soffro-no della mancanza di unaleadership locale sufficien-temente forte per contrasta-re lo strapotere, in terminidi radicamento sul territo-rio, di progettualità e spes-sore politico degli uominiche compongono la classedirigente del partito dellaLega Nord.Purtroppo tale mancanzasembra poter impossessarsipure di importanti zone delcentro – vedi il Lazio – dovela debolezza e la litigiositàdel PdL romano, la cui primaavvisaglia si era avuta al mo-mento della mancata presen-

tazione della lista provincialein occasione delle elezioniamministrative regionali del-lo scorso anno, sta causandouno scollamento tra le diver-se anime del partito romanoe tra il PdL stesso e la Gover-natrice Polverini pur sempreamica di vecchia data delpresidente della CameraGianfranco Fini.Soluzioni a tutte queste pro-blematicità potrebbero esse-re rappresentate da una ulte-riore accelerazione dell’azio-ne di Governo soprattuttonel campo delle riforme fi-scali ed economiche, semprenel rispetto dei rigidi para-metri di contenimento della

spesa corrente e del deficitstatale, e attraverso una mag-giore azione di radicamentodel PdL nelle realtà locali at-traverso congressi , tessera-menti, rinnovamento dellaclasse dirigenziale locale chepotrebbe passare pure attra-verso il cambiamento dell’at-tuale legge elettorale, che difatto dà alle segreterie deipartiti uno strapotere oramaiinaccettabile per sperare inuna maggiore partecipazionedei simpatizzanti alla vita po-litica e soprattutto nega lorola scelta diretta dei propricandidati.Le dimissioni di Bondi (neseguiranno altri?) da coordi-natore nazionale del Popolodella Libertà e l’ipotesi fattacircolare nelle ultime ore dinominare Alfano coordina-tore unico nazionale delpartito possono essere con-siderate forse una prima manecessaria scossa capace dirimettere in carreggiata ilPdL.

Giuliano Leo

Non sottovalutare la sconfitta e non sopravvalutare la vittoria

Amministrative 2011 e il rilancio del centrodestra

Dalla prima

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Le amministrative, che aprescindere dal risultato

dei ballottaggi, hanno sancitoun preoccupante arretramen-to del centrodestra nelle pro-prie roccaforti del nord – Mi-lano in primis – sono un cam-panello d’allarme non trascu-rabile in grado di scuotere lecertezze del premier SilvioBerlusconi e di andare a inci-dere in maniera sostanzialesui futuri orientamenti del go-verno e sulle dinamiche dicoalizione. La Lega, sempre alguado, sbraita e non intendeaffondare con tutta la barca eha già chiesto il conto al Ca-valiere. La richiesta di decen-trare alcuni ministeri, se lì perlì può apparire la solita bou-tade del Carroccio, descrivebene l’insofferenza del più fe-dele degli alleati di Silvio.Il tentativo di dipingere il ri-sultato delle amministrativecome un qualcosa di pretta-mente locale, risultato di di-namiche territoriali non è rea-listico, non del tutto.Tredici milioni chiamati alleurne costituiscono un testprobante, cui bisognerà ov-viare attraverso una politicapiù incisiva, più fattiva al net-to delle polemiche e degliscontri verbali che da troppotempo affollano l’agenda po-litica nazionale. Per il sempli-ce fatto che polemica e scon-tro costituiscono il terrenoideale per chi si trova all’op-posizione, non certo per chigoverna.Da chi governa, il cittadino siattende risposte. E queste ri-

sposte, evidentemente latita-no nel nostro paese.In Italia e in Europa, le ele-zioni locali sono de factocomparabili alle “mid termelections” americane, perchésono il metro della popolaritàdei vari soggetti politici e de-gli stessi leader. Il fattore lo-cale è senza dubbio impor-tante, ma quando sono i lea-der nazionali a scendere incampo in prima persona, lacompetizione locale finisceper avere per forza di coseechi nazionali.Un fatto incontestabile èemerso dalla tornata elettora-le che ha via via coinvolto igrandi paesi europei: chi è algoverno del paese ha dovutoincassare sonore sconfitte inambito locale, segno che ilcarattere amministrativo dellevarie consultazioni è moltorelativo.In soldoni: ci si pronuncia inperiferia, ma si guarda al cen-tro.Il Partito socialista di Zapate-ro ha subito una dura sconfit-ta alle elezioni comunali e re-gionali, accusando un distac-co di ben dieci punti dal Par-tito Popolare di Rajoy(27,79% delle preferenze,contro il 37,53%):il peggiorerisultato alle amministrativedalla fine della dittatura fran-chista. Fra gli altri partiti, Iz-quierda Unida è terzo con il6,31%.In Spagna, troppo presto pre-so a modello dalla sinistra ita-liana, il clima si sta surriscal-dando. Lo scontro sociale, se-

polto sotto l’illusione di unintenso ma breve sviluppo –ancorato al boom edilizio –sta emergendo in tutta la suaforza. Le elezioni municipali eregionali in Spagna hannofatto registrare un record divoti bianchi o nulli, due op-zioni di cui si è discusso mol-to prima del voto nel quadrodelle mobilitazioni e protesteorganizzate dagli “Indigna-dos” di Movimento 15-M perchiedere cambiamenti socialie politici.Zapatero ha riconosciuto lasconfitta elettorale e il mo-mento difficile.Non solo. Il Premier spagno-lo si è poi congratulato con ivincitori, quali che fossero iloro partiti di appartenenza:“Abbiamo vinto molte volteed abbiamo saputo vincere.Sappiamo anche perdere”.Parole sagge. Una prassi pernulla scontata, visto le dichia-razioni che seguono ad ognitornata elettorale in Italia, dauna parte e dall’altra. Il rico-noscimento della vittoria del-l’avversario politico, qualun-que esso sia, ha il merito fon-damentale di unire, malgradole differenze, di legittimarel’altro a governare.Un’ovvietà, verrebbe da dire,ma che alle nostre latitudini èun’illustre sconosciuta.Malgrado la debacle, Zapate-ro ha assicurato – al pari diBerlusconi - che “non ci sa-ranno elezioni anticipate pervia delle riforme imprescindi-bili per la ripresa economica”.In Francia, l’autore della poli-

tica spettacolo Nicolas Sarko-zy, era consapevole del fattoche sarebbe stata dura, manon poteva immaginare peg-giore prologo alla lunga corsaverso le presidenziali dell’an-no prossimo. E l’UMP è anda-to letteralmente ko al secon-do turno delle elezioni pro-vinciali di fine marzo. Comevalutare infatti “locali”, elezio-ni cui partecipa “Napoleone”?Sarkozy s’è svegliato tardi. Laruggente politica estera nelquadrante libico, l’aggressivoshopping compulsivo diaziende italiane potrebberonon bastare.In Francia, come altrove, gliappuntamenti elettorali sonosempre determinanti, perchéin grado di influenzare oltreal consenso futuro, le politi-che (estere e interne) di bre-ve-medio periodo.Risultati deludenti sfascianocoalizioni e abbattono gover-ni. Elezioni chiamano altreelezioni.Per di più, la situazione fran-cese offre ulteriori assonanzecon quella italiana, presen-tando un panorama simile.I socialisti (assimilabili al PD)guidati da Martine Aubry han-no vinto e, sulla base dei ri-sultati locali delle correnti, af-filano le armi per le elezioniprimarie dalle quali uscirà ilcampione che affronterà ladestra nel 2012. O l’estremadestra. II Front National (unpo’ la nostra Lega) si è con-fermato un protagonista im-prescindibile. Ago della bilan-cia come Umberto Bossi, Le

Pen farà sudare ogni sfidante,in barba alla conventio ad ex-cludendum che da semprepenalizza il suo partito.Anche Angela Merkel si leccale ferite. Anche lei, come isuoi colleghi Sarkozy, Berlu-sconi e Zapatero, non fa spal-lucce pensando: si tratta dielezioni locali.Come gli altri guarda al futurocon preoccupazione e va allaricerca di rimedi che possanose non invertire i consensi,quantomeno lenire l’emorra-gia di voti. La disfatta è statastorica. In Baden-Wuerttem-berg, la più ricca regione delPaese, la Cdu del Cancelliereè stata estromessa dal potereconservato a Stoccarda inin-terrottamente negli ultimi 58anni. I Verdi, che oltre a rad-doppiare i loro voti e raggiun-gere il 25% dei consensi, sonoaddirittura riusciti nella storicaimpresa di superare il partitosocialdemocratico.Ciononostante, proprio come

in Francia e Spagna, la Can-celliera si è complimentatacoi vincitori.Del resto, come detto, si trat-ta delle basi - sconosciute (otaciute) in Italia - del proces-so democratico.Detto ciò, quel che pare evi-dente è che in tutti i paesi leconsultazioni non nazionalihanno echi decisivi che trava-licano il locale e si ripercuo-tono sulle attività del governonazionale.Tuttavia ciò che è notevol-mente diverso è la forma concui vengono accolti determi-nati verdetti (accettazionedella sconfitta e conseguentelegittimazione dell’avversarioa governare).La forma in politica è sostan-za. Essa produce fatti, prov-vedimenti buoni per sé e peril paese.In mancanza di essa c’è sololo scontro in grado di nonprodurre altro che il nulla.

Francesco di Rosa

Aquasi due anni dal discor-so che fece al Cairo, il

Presidente Obama, dalla sededel dipartimento di Stato, hapronunciato un nuovo discor-so rivolto alla stessa parte delglobo.Il momento è assai complica-to e l’amministrazione ameri-cana ha sentito la necessità dipronunciarsi per far sentire lapropria voce a tutte le parti incausa in modo più o menodiretto.Obama sente molto il pesodella speranza che una partedel mondo ha riposto in lui e,soprattutto, sente molto il pe-so di una politica estera privadi risultati.Non era la sede per celebrarel’uccisione del nemico pub-blico numero uno Osama BinLaden perché le masse delmondo arabo hanno digeritol’evento in modo poco omo-geneo, ha però detto che lerivolte nei Paesi oppressihanno fatto in pochi mesiquello che il terrorismo nonha fatto in anni. Ci sarebbe daaggiungere che anche le suemanovre nello scacchieremondiale hanno fatto moltomeno in confronto.Il momento, si diceva, è mol-to importante ed è per questo

che di fronte alla mancanzadi sostanza, ancora una volta,sono stati usati, in modo unpo’ troppo ardito, concettiastratti più da guru che daPresidente degli Statu Uniti.Le sfaccettature degli argo-menti trattati erano molte enon tutte considerate nel mo-do giusto.Il Presidente ha fatto sua lavoglia di democrazia che staalimentando i moti in Africa ein Medio Oriente, confonden-do anche la suddetta vogliacon l’esigenza di giustizia chein quei contesti può assume-re significati assai diversi ri-spetto a quello che noi inten-diamo.

Per chiarire basta citare il Mi-nistro degli esteri turco che fadei distinguo molto chiari al-lontanando il confronto tra laTurchia e il post-rivoluzionenelle aree limitrofe mettendoin guardia sulla vicinanza deimoti ai Fratelli Mussulmani.Suona strano quindi sentirel’accostamento di Obama deivalori fondanti degli USA aquelli della masse arabe infermento.Questa parte del discorso èstato un eccessivo atto dipiaggeria che vuole, si, pren-dere le distanze dalle dittatu-re in favore della volontà delpopolo ma che non menzio-na l’alleato più prezioso e più

discutibile: l’Arabia Saudita.Sarebbe stato opportuno giu-dicare in maniera più forte laSiria, viste le decine di vittimedi queste ultime ore; le san-zioni personali al PresidenteAssad sono poca cosa ma, fi-no a poco tempo fa, per gliUSA il Presidente Siriano eraun riformista quindi meglioglissare.Giusto sottolineare l’ipocrisiairaniana nel fomentare le ri-volte all’esterno reprimendonel sangue quelle interne, leprime di questa primaveraaraba.L’interesse del discorso, poi,viene portato sul conflittoisraelo-palestinse. Obama l’halasciato alla fine e quanto haespresso denota una certaconfusione o, peggio ancora,disarmo di fronte ad una si-tuazione che non è riuscito arisolvere, anzi.Il Presidente ha bacchettatoIsraele, ha espresso la sua vi-sione di uno Stato palestinesesui confini del 1967 ed ha poidato un contentino al Paesealleato sottolineando l’impor-tanza della sua sicurezza.Questa visione è stata stron-cata da Israele, da Hamas eaccolto con moderato favoredall’ANP.

Sembra che Obama abbia di-menticato quanto accadutonegli ultimi anni oppure ab-bia deciso di tirare i remi inbarca e di lasciare a qualcunaltro il peso della questione.Prima cosa, sottolineata anchedal premier israeliano, impe-gni ufficiali del 2004 hannosancito l’impossibilità di ritor-nare ai confini del 1967 per-ché sarebbero per Israele in-difendibili. La Cisgiordaniastringerebbe una parte nel ter-ritorio israeliano in manieratroppo pericolosa e, viste lecontinue dichiarazioni delladirigenza di Hamas in favoredella lotta armata come unicasoluzione al conflitto, la cosanon è fattibile.Altra questione è quella diGerusalemme: secondo quan-to detto da Obama ritornandoalla situazione del 1967, la cit-tà antica dovrebbe tornaresotto l’influenza araba, Murodel Pianto compreso. Inaccet-tabile per Israele.Con questa dichiarazione ilPresidente Obama cerca, for-se, di prendere tempo perscoraggiare l’intenzione diAbu Mazen di ottenere la pro-clamazione unilaterale alleNazioni Unite dello Stato pa-lestinese che porterebbe alta

instabilità nella regione. Que-sta intenzione si concretizze-rebbe nella richiesta di rico-noscere Israele, in questomomento inopportuna vistala difficile formazione di ungoverno di unità nazionale traFatah e Hamas dopo l’accor-do di pacificazione. Ciò peròpotrebbe indebolire il Presi-dente dell’ANP.In maniera curiosa, poi, Oba-ma ha chiamato Israele lo Sta-to ebraico, facendo, forse in-volontariamente, un regalo al-l’alleato che richiede da sem-pre il riconoscimento di Statodegli ebrei per eliminare allabase l’altrimenti irrisolvibileproblema dei profughi palesti-nesi, confinati da quaranta an-ni nei campi dai loro stessi fra-telli che si guardano bene dal-l’integrarli, in nome della cau-sa e della fratellanza, per poiutilizzarli come nuove armiper creare disordini e tensionimandandoli a violare i confiniin massa e per farli uccidere,alimentando quello che ormaiè la normalità: il caos.Al discorso di Obama hannofatto eco in molti, tutti lo han-no appoggiato, tranne le par-ti in causa. Sono stati sessan-ta minuti di parole che hannonascosto un imbarazzo edun’impotenza che ormai ècronica. Servono poche paro-le e fatti concreti e bisognaanche ricordare che da sem-pre la diplomazia non parlaalle masse, agisce su di essein modo silenzioso.

Gabriele Polgar

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LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI

Differenze tra le consultazioni in Italia e nel resto d’Europa

Elezioni amministrative in Italia e in UE

Il Presidente fa un altro discorso al mondo ma la realtà è lontana

Obama 2.0

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Il Governatore della Bancad’Italia Mario Draghi sceglie

di chiudere le sue ultime con-siderazioni finali, che rappre-sentano anche un bilancio deicinque anni e mezzo trascorsialla guida di Via Nazionale,con le stesse parole che avevautilizzato nella sua prima rela-zione, quella del 2006: “Tor-nare alla crescita”. E sottoli-nea: “Se la produttività rista-gna, la nostra economia noncresce”.Già nel primo inter-vento pubblico da Governato-re della Banca d’Italia, nelmarzo del 2006, notava comel’economia italiana apparisseinsabbiata, ma i suoi ritardistrutturali non andavano inte-si quali segni di un declinoineluttabile: potevano essereaffrontati, dandone conto conchiarezza, anche quando lesoluzioni fossero avverse agliinteressi immediati di seg-menti della società. Secondo ilGovernatore, oggi bisogna inprimo luogo ricondurre il bi-lancio pubblico a elemento distabilità e di propulsione del-la crescita economica, portan-dolo senza indugi al pareggio,procedendo a una ricomposi-zione della spesa a vantaggiodella crescita, riducendol’onere fiscale che grava suitanti lavoratori e imprenditorionesti. Per tale ragione serveuna manovra tempestiva,strutturale, credibile agli occhidegli investitori internazionali,orientata alla crescita limitan-do gli effetti sul quadro ma-croeconomico, ed in questadirezione andrebbero ridottein misura significativa le ali-quote, elevate sui redditi deilavoratori e delle imprese,

compensando il minor gettitocon ulteriori recuperi di eva-sione fiscale.Sempre secondo il Governa-tore di Bankitalia bisogna poi“riequilibrare la flessibilità delmercato del lavoro” per mi-gliorare le aspirazioni di vitadei giovani. Ci sono poi le re-tribuzioni reali dei lavoratoridipendenti che “sono rimastepressoché ferme nel decen-nio”. Quanto alla scarsa par-tecipazione al femminile almercato del lavoro è un fatto-re cruciale di debolezza delsistema. “Oggi, rileva Draghi,il 60% dei laureati è formatoda giovani donne: conseguo-no il titolo in minor tempodei loro colleghi maschi, conrisultati in media migliori,sempre meno nelle tradizio-nali discipline umanistiche”.Eppure in Italia l’occupazionefemminile, sottolinea, è fermaal 46% della popolazione inetà da lavoro, venti punti me-no di quella maschile, e piùbassa che in quasi tutti i pae-si europei soprattutto nelleposizioni più elevate e per ledonne con figli; le retribuzio-ni sono, a parità di istruzioneed esperienza, inferiori del10% a quelle maschili. Il tem-po di cura della casa e dellafamiglia a carico delle donneresta in Italia molto maggioreche negli altri paesi: aiutereb-bero maggiori servizi e unaorganizzazione del lavorovolti a conseguire una miglio-re conciliazione tra vita e la-voro, una riduzione dei disin-centivi impliciti nel regime fi-scale”.Per tornare alla crescita, so-stiene Draghi, bisogna andare

avanti con la riforme del si-stema di istruzione, già inparte avviata, con l’obiettivodi innalzare i livelli di appren-dimento, che sono tra i piùbassi nel mondo occidentaleanche a parità di spesa perstudente. Infine, l’Italia è in-dietro nella dotazione di in-

frastrutture rispetto agli altriprincipali paesi europei, purcon una spesa pubblica chedagli anni Ottanta del 2008 èstata maggiore in rapporto alPil. Ci vuole anche più con-correnza nei servizi di pubbli-ca utilità.Mario Draghi è in sintoniacon il Presidente della Repub-blica che già da qualche tem-po ha fondato il concetto del-la ripresa sulla combinazione

di riduzione della spesa e cre-scita. In Italia però c’è un al-larme che riguarda la crescitaspaventosa del debito pubbli-co. È vero che tagliando laspesa l’indebitamento do-vrebbe scendere, ma è altret-tanto vero che per ridimen-sionare questa massa debito-

ria la spesa dovrebbe rimane-re congelata per almeno 10anni e ciò in termini praticied operativi è davvero impos-sibile ed impensabile perchésignificherebbe non moder-nizzare il Paese.La sintesi del monito del Go-vernatore di Bankitalia è mol-to spietata, cioè oltre ad indi-care la strada da seguire, omeglio le priorità da affronta-re, pone l’accento su un fatto-

re che gioca un ruolo fonda-mentale nella efficacia dei ri-sultati economici cioè il fatto-re tempo, infatti, parla di “ma-novra tempestiva”. Il proble-ma risiede proprio qui: biso-gna intervenire nella direzioneindicata da Draghi ma con im-mediatezza altrimenti il ritorno

alla crescita diventa utopìa. Ladirezione giusta è quella delleriforme, questo Governo si ga-rantirà la sua sopravvivenza seriuscirà a fare le riforme masenza indugio.Un’economia quanto tempodeve attendere per essere si-stemata? Quanto tempo devesubìre l’inerzia dei politici? Lamaggioranza parlamentare sec’è e se anche risicata devedare il meglio, deve ottimiz-

zare le risorse per massimiz-zare i risultati mediante un la-voro sinergico, coordinato edincisivo.Quello italiano non è un decli-no ineluttabile, ma affinchènon lo divenga occorre unamanovra tempestiva di aggiu-stamento. La recessione haconsegnato all’Italia un contosalatissimo, costa circa 140 mi-liardi di euro, se a questi si ag-giungono gli oneri del debitopubblico, il mezzo milione didisoccupati del 2010, il calodei redditi, la contrazione deiconsumi, un’aspettativa di vitaposo rassicurante ed incerta,la crisi dell’euro, si comprendebene come i germi del dise-quilibrio siano presenti e vita-li. In più le recenti elezioniamministrative hanno messoin discussione la rappresen-tanza di centro destra che daqualche anno era stata la gui-da di molti enti locali, ed ave-va la sua massima espressionenell’attuale Presidente delConsiglio, Silvio Berlusconi.Oggi il quadro politico è ulte-riormente mutato, e nuove sfi-de attendono la maggioranzaparlamentare in termini di uni-tà e coesione.Un’economia per ripartire habisogno di un disegno strate-gico chiaro e supportato dauna maggioranza solida edunita, queste ultime due pro-babilmente potrebbero esseredeterminanti nei prossimi me-si per la politica economicadel Governo. Si auspica chepossano essere determinantiin senso positivo e per il be-ne del Paese.

Avanzino Capponi

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Serve una manovra tempestiva che possa far crescere il Paese, avanti con la riforma del sistema di istruzione

Tornare alla crescita

La Corte dei Conti nel Rap-porto 2011 sul coordina-

mento della finanza pubblicastima il costo della crisi ad unacifra impressionante calcolan-do una perdita permanentedel Pil di 140 miliardi a fine2010 che salirà a 160 nel 2013La grande recessione del2008-2009 porterà una perditapermanente del Pil a fine 2010di 140 miliardi che è previstacrescere a 160 miliardi nel2013. Le stime sono contenutenel Rapporto 2011 della Cortedei Conti sul coordinamentodella finanza pubblica. Per ri-spettare i vincoli UE l’Italia do-vrà ridurre il debito di circa 46miliardi l’anno. il fenomenoevasivo in Italia ha raggiuntoun livello di punta nel panora-ma europeo.Secondo il Ministro dell’Eco-nomia Giulio Tremonti, “lecause della crisi sono ancorapresenti. Pesante impatto del-la crisi sul lavoro: mezzo mi-lione di occupati in meno nelbiennio 2009-2010, le donnesono state retribuite il 20% inmeno e licenziate per gravi-danza. Nessuna paralisi, l’Italiacresce più del previsto”. Suiconti pubblici “abbiamo tenu-to e abbiamo tutte le basi per

continuare a farlo” è quantoafferma sempre Tremonti.“Nono è bastato tenere stabileil bilancio, ma abbiamo salva-guardato anche i bilanci dellefamiglie, la coesione sociale emantenuto aperto il canale delfinanziamento alle imprese.Molto è stato possibile anchegrazie alle banche che nonhanno richiesto risorse pubbli-che”, osserva il Ministro. C’èda sottolineare comunque chei bilanci delle famiglie non so-no stati affatto stabili, anzi sisono peggiorati notevolmentea causa della perdita del postodi lavoro, infatti mezzo milio-ne di persone sono diventatedisoccupate.Tremonti ribadisce la necessitàdi vigilare sull’eccesso di fi-

nanza che ha innescato la cri-si finanziaria. “Le banche han-no battuto una moneta fuoricontrollo, i derivati, che sonogià arrivati a livelli pre-crisi,quindi le cause della crisi so-no ancora presenti, con unamassa impressionante di fi-nanza che può causare nuova-mente una crisi. Quei fattoriche l’hanno causata sono an-cora tutti lì”. Di solito il Mini-stro eccede in ottimismo mase questa è davvero la sua vi-sione c’è da preoccuparsi sulserio.Come preoccupanti sono lestime della Corte dei Conti sulcosto della crisi. La magistratu-ra contabile sottolinea comevada tenuto conto delle impli-cazioni dell’inasprimento dei

vincoli europei, ed in partico-lare della nuova regola secon-do la quale i Paesi che regi-strano un rapporto debitopubblico e Pil superiore al60% dovranno ridurre lo scar-to fra il dato effettivo e questovalore soglia di un ventesimoall’anno, che per l’Italia corri-sponde al 3% l’anno, pari acirca 46 miliardi. Nel rapporto,le simulazioni evidenziano co-me un’ipotizzata continuazio-ne di tassi di crescita “moltomodesti”, il rispetto dei vinco-li Ue richieda un aggiustamen-to di dimensioni paragonabilia quello realizzato nella primaparte degli anni ‘90 per l’in-gresso nella moneta unica”.Tuttavia, a differenza di allora,sottolinea la Corte dei Conti,“gli elevati valori di saldo pri-mario andrebbero conservatinel lungo periodo rendendopermanente l’aggiustamentosui livelli della spesa, oltre cheimpraticabile qualsiasi riduzio-ne della pressione fiscale, conla conseguente obbligata ri-nuncia a esercitare per questavia un’azione di stimolo sul-l’economia”.È necessario “accelerare ecompletare il percorso di rico-gnizione, riflessione e propo-

sta di recente avviato dal go-verno, in vista di una riformacomplessiva del sistema impo-sitivo”, sottolinea la Corte deiConti che evidenzia inoltrel’opportunità di legare la rifor-ma all’attuazione del federali-smo fiscale. In questo quadro,secondo la magistratura conta-bile, si potranno “certamenteverificare anche gli spazi dimanovra per un incisivo pro-cesso di ridimensionamento diesenzioni e agevolazioni, fina-lizzato all’ampliamento dellebasi imponibili”.Sono stati “significativi” i risul-tati conseguiti attraverso glistrumenti di contenimentodella spesa. Cui però è asso-ciata la “principale distorsio-ne”di una evoluzione “non bi-lanciata, con la concentrazio-ne dei tagli alla spesa in contocapitale”. E si evidenzia un“andamento sostanzialmenteinvariato della spesa per inte-ressi”. Il vistoso rallentamentodella crescita della spesa cor-rente primaria, con un incre-mento nel 2010 dell’1,3%,mentre le spese in conto capi-tale si riducono di oltre il 18%.C’èpoi il fenomeno evasivoche in Italia ha raggiunto “unlivello di punta nel panoramaeuropeo”, con l’eccezione del-la Grecia e della Spagna. Nelrapporto si sottolineano gli“importanti risultati conseguitie l’opportunità di continuare arafforzare l’azione di contra-sto”, ma allo stesso tempo vaprestata “particolare attenzio-

ne alle condizioni da rispetta-re per consentire allo strumen-to di essere utilizzabile anchenegli anni a venire”. In pro-spettiva, secondo la magistra-tura contabile, gli effetti finan-ziari del contrasto fiscale, “po-tranno continuare ad esseredeterminanti nella misura incui si riuscirà a trovare il ne-cessario equilibrio tra azionerepressiva e induzione dellatax compliance”.In termini molto semplici, trail costo enorme della crisi equello del debito pubblico,l’Italia ha sostenuto un costocomplessivo pari a circa 186miliardi al 2010. Il vero pro-blema è la copertura di que-sto costo complessivo, a fron-te di un debito che continua acrescere, la disoccupazioneche continua a crescere, il Pilche è sostanzialmente stazio-nario attestandosi su tassi dicrescita molto modesti. Gliimpulsi alla copertura da dovearriveranno? Se a questi ag-giungiamo la crisi dell’euro leprospettive di tenuta dell’Italiasono davvero preoccupanti.In termini reali la crisi ancoraesiste, ci accompagnerà pur-troppo per almeno un paio dianni. La vera soluzione chepotrà alleggerire la crisi è da-ta dal riassorbimento dellaforza lavoro e dall’aumentodella occupazione, solo inquesto modo ci potrà essereun impulso decisivo alla cre-scita delle famiglie e quindidel Paese.

La crisi costerà tanto e senza il taglio delle tasse

160 miliardi

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Purtroppo non è gossipma si tratta di una nuda e

cruda realtà. Un’accusa chenon lascia spazio né a com-menti né a giustificazioni.L’accusa è stata emessa dalTribunale di Manhattan neiconfronti del Managing Di-rector del Fondo MonetarioInternazionale, DominiqueStrauss-Kahn, di stupro e disequestro di persona di unacameriera dell’Hotel Sofiteldi Mahattan. Non si sono fat-te attendere le dimissioni delnumero uno del FMI, rasse-gnate immediatamente dopol’accusa del Tribunale. Inuna lettera al Consiglio del-l’Organizzazione Strauss-Kahn scrive: “per proteggerequesta istituzione che hoservito con onore e devozio-ne”. “Soprattutto voglio im-pegnare tutta la mia forza,tutto il mio tempo e tutta lamia energia a dimostrare lamia innocenza”. “Il mio pri-mo pensiero è per mia mo-glie che amo più di qualsiasialtra cosa, ai miei figli, allamia famiglia, ai miei amici.

Penso anche ai miei colleghidel Fondo: insieme, negli ul-timi tre anni abbiamo rag-giunto importanti risultati ealtro” prosegue.Sul fronte giudiziario,Strauss-Kahn è arrivato al tri-bunale di New York, dove èattesa l’udienza, per la richie-sta di rilascio su cauzione,nuovamente chiesta dalla di-fesa dopo il primo no delgiudice Melissa Jackson. Laproposta, formulata dall’av-vocato Shawn Naunton, con-siste nella richiesta di arrestidomiciliari a Manhattan, conun braccialetto di controlloelettronico, e nel pagamentodi una cauzione di un milio-ne di dollari. Fioccano, intan-to, nuovi particolari sul fat-taccio della suite 2806 del So-fitel. Secondo una fonte del-l’albergo newyorkese, scriveLe Figaro, un altro dipenden-te di Sofitel si sarebbe trova-to nella camera nel momentoin cui la presunta vittima del-lo stupro vi è entrata. La testi-monianza dell’uomo, respon-sabile del servizio in camerache stava portando via deipiatti dalla suite, potrà servirea descrivere i luoghi e lo sta-to in cui si trovava la came-riera prima della presunta ag-gressione sessuale. Inoltre, sela porta era veramente soc-chiusa, la cameriera non hausato il tesserino d’accesso

per aprirla e la testimonianzadel collega può risultare utileper determinare l’ora del suoingresso.Chiaramente si apre la lottaalla successione, ed uno deicandidati più accreditati sem-brerebbe il Ministro delle Fi-nanze francese Christine La-garde candidatura più voltereiterata dal cancelliere tede-scoAngela Merkel. Il Direttore adinterim del FMI, John Lipskysi è detto “profondamenterammaricato per le circostan-ze che hanno reso necessariala sostituzione del direttoredel Fondo Strauss-Kahn”.Al di là delle manifestazionidi solidarietà dei colleghi edelle candidature alla suc-cessione per la guida delFondo, il fatto che ha sicura-mente sconvolto l’opinionepubblica internazionale enon solo, è l’eventuale ag-gressione e/o molestia ses-suale posta in essere daStrauss-Kahn, direttore diuna tra le più importanti isti-tuzioni finanziarie del mon-do. L’atto è uno scandalo giàdi per sé e non c’è dubbioche se posto in essere dauna persone di spessore in-ternazionale come il diretto-re generale del Fondo susci-ta ancor più scalpore.Il Fondo Monetario Interna-zionale è un’organizzazione

composta dai governi di 186paesi e insieme al gruppodella Banca Mondiale fa partedelle organizzazioni interna-zionali dette di Bretton Wo-ods, dalla sede conferenzache ne sancì la creazione. Gliscopi del Fondo sono quellidi promuovere la cooperazio-ne monetaria internazionale,facilitare l’espansione delcommercio internazionale,promuovere la stabilità e l’or-dine dei rapporti di cambioevitando svalutazioni compe-titive, dare fiducia agli Statimembri rendendo disponibilicon adeguate garanzie le ri-sorse del Fondo per affronta-re difficoltà della bilancia deipagamenti.Lo scandalo che ha colpito ildirettore generale del Fondonon può non intaccare la cre-dibilità della istituzione finan-ziaria nel suo complesso, an-che se il ruolo della medesi-ma nel contesto europeo edinternazionale non sarà in di-scussione. Quello che occor-re fare in queste situazioni èdi non perdere di vista l’effet-tiva attività che sta svolgendol’istituzione, gli obiettivi cheintende raggiungere senzacompromettere le sue princi-pali funzioni. È chiaro che in Europa la no-tizia dello scandalo ha susci-tato perplessità sia di caratte-re etico che deontologico.

Serve una guida più affidabi-le, più seria che sostenga re-almente l’economia mondialein questa particolare congiun-tura che sta attraversando unafase critica.Quando le istituzioni non di-ventano più credibili a causadi scandali a risentirne è tuttal’organizzazione e tutto ilcontesto in cui essa opera.Come dire ora ci mancava so-lo lo scandalo del FMI ad irri-gidire il mercato internazio-nale, a contrarre la fiducia de-gli Stati. Certamente la sciadello scandalo è arrivata aBruxelles, dove molti ministrieuropei si sono affrettati adissipare i dubbi che quantoaccaduto possa avere conse-guenze sulla partecipazionedell’FMI ai pacchetti di soste-gno a Grecia, Irlanda e Porto-gallo. Si tratta di problemimolto seri, per cui l’attivitàdel Fondo in questo sensoandrà avanti con o senzaStrauss-Kahn.L’Europa deve affrontare lacrisi del debito con il FMItravolto dallo scandalo, e lariunione dell’Eurogruppo èmolto importante per stabili-re le sorti dell’euro. In agen-da, temi di primissimo pia-no: la successione alla BCE,la crisi del debito con parti-colare attenzione alla situa-zione greca. Doveva essercianche il direttore del Fondo

Monetario InternazionaleDominique Strauss-Kahn, ilquale, invece, è andato da-vanti al giudice di New Yorkper rispondere delle accusedi tentato stupro, atto ses-suale criminale e sequestrodi persona.Il caso dell’arresto di uno de-gli uomini più potenti delpianeta ha fatto molto velo-cemente il giro del mondo.La vicenda non si limita agettare nel più totale imba-razzo una delle istituzionieconomiche più importantidel globo, ma si inserisce inun clima particolarmente de-licato, che vede il FMI impe-gnato nella crisi dell’euro,per non parlare delle riper-cussioni sulla politica france-se: Strauss-Kahn era il piùaccreditato sfidante a NicolasSarkozy alle prossime presi-denziali d’oltralpe.La vicenda “non avrà alcunimpatto sui piani messi apunto per la Grecia e perl’Irlanda e sulle altre decisio-ni che si accingerà a prende-re” ha affermato il portavocedel commissario europeoagli Affari economici e mo-netari, Olli Rehn , esprimen-do anche fiducia “che vi sa-rà una continuità totale nelprocesso decisionale del FMIche è e resta un’istituzioneforte, in grado di assicurarecontinuità”.

Il Tribunale di Manhattan ha accusato Strauss-Khan di stupro e sequestro di persona

Terremoto al FMI

Siamo al cospetto di unaBanca Centrale, la cui atti-

vità iniziale coincideva tradi-zionalmente con l’emissionee la gestione della valuta na-zionale, la quale è divenutauna componente imprescin-dibile della sovranità naziona-le. Con l’affermarsi delle ban-conote quali strumenti di pa-gamento nella vita economiamoderna, i loro emittenti, os-sia le banche centrali, hannoacquisito maggiore rilevanzala conduzione della politicamonetaria è divenuta un ele-mento essenziale della politi-ca economica di una nazione.In questo quadro storico, larealizzazione dell’Unione eco-nomica e monetaria (UEM)europea alla fine del ventesi-mo secolo ha rappresentatoun evento unico, avendo in-trodotto in una vasta area del-l’Europa un nuove regimemonetario imperniato su unamoneta unica. Il trasferimentodelle competenze di politicamonetaria a livello della Co-munità ha richiesto modifichesostanziali del quadro di rife-rimento europeo per l’attivitàdelle banche centrali. La BCEincarna la moderna attività dibanca centrale: l’obiettivo pri-mario della sua politica mone-taria è la stabilità dei prezzi,opera in modo indipendentesulla base di un mandatochiaro e preciso ed è piena-mente responsabile dell’assol-vimento di quest’ultimo neiconfronti dei cittadini e dei lo-ro rappresentanti eletti. I pa-dri fondatori dell’Europa, chenegoziarono i Trattati di Roma

negli anni Cinquanta, non sisoffermarono sull’idea di unamoneta comune. Gli obiettiviiniziali della CEE erano infattisostanzialmente limitati allarealizzazione di un’unionedoganale e di un mercatoagricolo comune, che non siriteneva presupponessero l’in-tegrazione monetaria. L’ideadi una moneta comune per gliStati membri della CEE emer-se per la prima volta nel me-morandum della Commissio-ne europea del 24 ottobre1962 (Memorandum Marjo-lin), che sollecitava il passag-gio dall’unione doganale aun’unione economica entro lafine degli anni sessanta con lafissazione irrevocabile dei tas-si di cambio tra le monete de-gli Stati membri.Nel giugno del 1988 il Consi-glio europeo confermòl’obiettivo della progressivarealizzazione dell’Unioneeconomica e monetaria e as-segnò a un comitato guidatoda Jacques Delors, all’epocaPresidente della Commissio-ne europea, il compito diproporre “tappe concrete”per il suo conseguimento. Il1 gennaio 1999 entrò in vigo-re la moneta unica denomi-nata “euro”, che comportò lafissazione irrevocabile deitassi di conversione delle va-lute dei primi undici Statimembri partecipanti all’unio-ne monetaria e la conduzio-ne della politica monetariaunica nell’area dell’euro sot-to la responsabilità dellaBCE.La BCE . istituita dal Trattato

CE, si inserisce nel quadrogiuridico e istituzionale speci-fico della Comunità europea.Pertanto, l’euro e la BCE si di-stinguono rispettivamentedalle valute nazionali e dallebanche centrali per il loro ca-

rattere sovranazionale, nelcontesto di una comunità diStati sovrani. A differenza dialtre banche centrali compa-rabili, quali il Federal ReserveSystem statunitense e la Ban-ca del Giappone, che sono leautorità monetarie dei rispet-tivi Stati nazionali, la BCE èun’autorità centrale che con-duce la politica monetaria perun’area economica costituitada Stati membri autonomi. Lamoneta unica, infatti, richiedeuna politica monetaria unicacon processi decisionali ac-centrati. Anche la politica delcambio è stata denazionaliz-zata e accentrata. Poiché unamoneta unica ha un solo tas-so di cambio, non può esiste-

re che una politica del cam-bio. Per l’area dell’euro le de-cisioni in tale ambito vengo-no adottate congiuntamentedalla BCE e dal ConsiglioEcofin, al quale spetta l’ultimaparola.

Diversamente dalla politicamonetaria e del cambio, lapolitica economica è rimastain ampia misura di competen-za degli Stati membri. Perquanto concerne la politicamonetaria, sempre più al cen-tro della strategia della BCEviste le difficoltà che gli Statimembri stanno attraversandonell’attuale congiuntura eco-nomica, l’obiettivo principaleè assicurare la stabilità deiprezzi nel medio periodo. Ta-le obiettivo si basa sul fattoche il sistema bancario dipen-de dalla moneta emessa dallabanca centrale (la c.d. basemonetaria) per soddisfare ladomanda di circolante, perregolare i saldi interbancari e

per assolvere agli obblighi diriserva presso la banca cen-trale.L’Eurosistema, avendo il mo-nopolio della creazione dibase monetaria, è in grado diinfluire in modo predomi-nante sulle condizioni delmercato monetario e sui rela-tivi tassi di interesse. Questomeccanismo genera un pro-cesso di trasmissione dellapolitica monetaria influen-zando e condizionando, seb-bene in vario grado, gli altrirendimenti del mercato, adesempio i tassi applicati dal-le banche ai prestiti e ai de-positi a breve termine. La po-litica monetaria della BCEpoggia su due pilastri: l’ana-lisi economica e l’analisi mo-netaria.L’analisi economica verte sul-la valutazione degli anda-menti economici e finanziaricorrenti e dei rischi ad essicollegati nel breve e mediotermine per la stabilità deiprezzi. L’analisi monetaria sifonda sulla stretta connessio-ne esistente fra la crescita del-la moneta e l’inflazione nelmedio-lungo periodo: asse-gnare alla moneta un ruolo diprimo piano sostiene, pertan-to, l’orientamento a mediotermine della strategia di poli-tica monetaria della BCE. In-fatti, prendendo decisioni dipolitica monetaria sulla scortanon soltanto delle indicazionidi breve periodo ma anchedelle considerazioni sulla mo-neta e sulla liquidità, la BCE èin grado di estendere il pro-prio orizzonte di analisi oltre

l’impatto transitorio dei varishock e di evitare la tentazio-ne di un attivismo eccessivo.Di fondamentale importanzaè anche l’operazione di mo-nitoraggio che la BCE effet-tua mediante la stesura diRapporti annuali sull’indebi-tamento pubblico degli Statimembri. Proprio su questopunto nascono i problemipiù rilevanti per l’economiaeuropea. Infatti, la BCE ha ri-chiesto qualche giorno fasanzioni finanziarie per chiviola le norme. Cresce il de-bito della zona euro: nel 2011dovrebbe attestarsi all’86,5%in salita del 2,4%. È quantoafferma la BCE ricordandoche Italia, Grecia e Belgio re-stano paesi con i livelli piùalti di Eurolandia, sopra il100%. La situazione dei contipubblici dell’area dell’euro“rimane precaria, contribuen-do ad accrescere le tensioninei mercati dei titoli di Stato”rimarca l’Eurotower. Per taleragione la BCE chiede l’intro-duzione di misure politiche ereputazionali, oltre a sanzionifinanziarie per promuovereun’osservanza più tempestivadel quadro di sorveglianza”previsto dal Patto di stabilità.Questo allarme è un classicoesempio di efficacia dellosvolgimento dell’attività dicontrollo della BCE al fine dipromuovere quella integra-zione economica, finanziariae monetaria che fin dalla co-stituente era comunque pa-trimonio privilegiato dellalungimiranza dei padri fon-datori della CEE.

La politica monetaria ed il monitoraggio sull’indebitamento pubblico degli Stati membri nell’Eurozona

Il ruolo strategico della BCE

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LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI

Il 12 e il 13 Giugno cisarà il referendum su

tre o quattro quesiti diindubbia importanza:modalità e gestione deiservizi pubblici locali dirilevanza economica,privatizzazione dell’ac-qua, nuove centrali perla produzione di energianucleare, legittimo im-pedimento.L’unica espressione didemocrazia diretta chel’Italia ha, è questa, ilReferendum; con esso ilpopolo viene chiamatoad esprimersi su unaquestione senza che ladiscussione passi per ilparlamento. È dunqueevidente che in questocaso si salta un passag-gio fondamentale per ilnostro sistema politico: icittadini non delegano ipropri rappresentantiper decidere su determi-nati argomenti, ma deli-berano e votano in ma-niera diretta.Si può riflettere sull’op-portunità che il popolostesso decida su mate-rie tanto fondamentalie forse anche tecniche,ma ragionare su que-sto, significa anche po-ter e dover allargare leconsiderazioni sullastessa credibilità di unsistema parlamentare erappresentativo, sulsuo stesso valore intrin-seco.Non siamo noi i primi achiederci se la volontàpopolare possa sbaglia-re nel valutare certi ar-gomenti ed eventualisoluzioni: Jean JacquesRousseau (Ginevra28/06/1712 – Ermenon-ville 2/07/1778) ne “Il contratto sociale”(1762) dedica un capi-tolo alla possibilità chela volontà generale pos-sa cadere in errore. Fer-mo restando che il suoconcetto di volontà ge-nerale è altro rispettoalla nostra idea attualedi cittadini che si espri-mono votando, egli di-ce, che essa è sempregiusta e tendente all’uti-lità pubblica, ma le de-liberazione del popolopossono anche non ri-

vestire così spesso lastessa rettitudine. Que-st’ultimo, afferma Rous-seau, non viene maicorrotto, ma può essereingannato e solo inqueste circostanze sem-bra volere ciò che èmale. Innanzitutto c’èuna grande differenzatra la volontà di tutti ela volontà generale: laprima guarda all’inte-resse privato, mentre laseconda all’interessecomune; di fronte alleconsorterie, alle asso-ciazioni particolari, aigruppi di interesse, nefa le spese la volontàgenerale, poiché la vo-lontà di ciascuna asso-ciazione diventa gene-rale rispetto ai suoimembri e particolare ri-spetto allo Stato. Quin-di si formano tanti vo-tanti quante sono le as-sociazioni e questo nongarantisce la schiettaenunciazione della vo-lontà generale. Con so-cietà parziali il cittadinonon pensa con la pro-pria testa, si pone un li-mite all’opportunità chela volontà generale siasempre illuminata es’incentiva la possibilitàche il popolo venga in-gannato.Una libera educazioneed una necessaria infor-mazione sono alla basedi una qualsiasi delibe-razione; il presuppostoper Rousseau non èquindi se l’individuo, in-

teso come parte delconcetto totalizzantedella volontà generale,sia in grado o meno diesprimersi, ma come ga-rantirgli la più libera ri-flessione, non volta al-l’interesse privato.Più recentemente, HansKelsen (Praga 11/10/1881– Berkeley 19/04/1973)in “La Democrazia” af-fronta da un punto di vi-sta filosofico/politico glielementi centrali di qual-siasi stato democratico,svelando però le illusionipur legittime che si cela-no in un tale ordinamen-to giuridico.Kelsen tra i diversi ar-gomenti, affronta anchela questione del parla-mento; il parlamentari-smo di sicuro vantasuccessi grandiosi nellastoria dei secoli XIX eXX, ma è stato ed è co-munque esposto a di-verse critiche e ne spie-ga i motivi.Esso “è la formazionedella volontà direttiva

dello Stato attraverso unorgano collegiale elettodal popolo in base alsuffragio universale edegualitario, vale a diredemocratico, secondo ilprincipio della maggio-ranza” (pag. 75).Elemento fondante diquesto sistema è la for-mazione indiretta dellavolontà, per cui la vo-lontà dello Stato non èopera diretta del popo-lo, ma di un parlamentoeletto dal popolo.Questo comporta inevi-tabilmente una divisionedel lavoro e una diffe-renziazione sociale.Ciò stona con l’ideastessa di libertà, che nel-la sua forma originariaesige che la volontà del-lo Stato venga formataimmediatamente da unasola assemblea di tutti icittadini aventi diritto alvoto.Dunque, il trasferire unafunzione statale ad unorgano che non sia ilpopolo stesso, significanecessariamente una re-strizione della libertà.Kelsen afferma che ilparlamentarismo non èche un compromessofra l’esigenza democrati-ca di libertà e l’esigenzadella distribuzione dellavoro, ma di fatto conesso, non è il popoloche forma la volontàdello Stato ma un orga-no assai diverso, seppurda esso votato.L’idea di libertà demo-cratica che vive nelparlamentarismo è soloun’illusione, una realefinzione a cui si è fattoricorso per bilanciarel’impossibilità di realiz-zare una primitiva for-

ma di democrazia di-retta, vista l’utilità inne-gabile della divisionedel lavoro: più grandeè la collettività stataletanto meno il popolosembra essere in gradodi realizzare immedia-tamente la volontà del-lo stato, dunque il suoruolo si riduce a con-trollare e limitare il po-tere stesso.Il parlamento nell’eser-cizio delle sue funzioniè giuridicamente indi-pendente dal popolo,ma la finzione della rap-presentanza serve a le-gittimarlo dal punto divista della sovranità po-polare.Kelsen propone peròuna soluzione a questainadeguata ma necessa-ria idea di rappresentan-za: un rafforzamentodell’elemento democra-tico, che si crea consul-tando gli elettori, senzalasciare la decisioneesclusivamente al parla-mento. Questo mezzo dirinforzo è l’istituto delReferendum, che insie-me ad un maggiore ri-corso all’iniziativa popo-lare, garantisce un con-trollo più forte del cor-po elettorale sui deputa-ti e riduce l’inevitabileirresponsabilità dei de-putati di fronte ai proprielettori.Anche se in maniera piùproblematica, decisa-mente più totalizzante eradicale, lo stesso Rous-seau esprime il suo pa-rere contrario a qualsia-si tipo di rappresentanzaparlamentare. La sovra-nità è inalienabile: solola volontà generale puòdirigere le forze delloStato secondo il finedella sua istituzione cheè il bene comune.La sovranità è l’eserciziodella volontà generale,dunque non può alie-narsi e il sovrano, essen-do un corpo collettivo,non può che essere rap-presentato che da sestesso.Al capitolo 15 del Con-tratto Sociale, egli parladei deputati o rappre-sentanti ed afferma che

non appena i cittadinidelegano l’esercizio delpotere e dei loro inte-ressi, lo stato è prossimoalla rovina.Se il denaro divental’elemento con cui essipagano affinché altri sioccupino dei propri af-fari, l’uomo avrà incambio catene; in unoStato davvero libero icittadini pagherebberoper adempiere i propridoveri di persona. “L’in-tiepidirsi dell’amor pa-trio, l’attività dell’inte-resse privato, l’immen-sità degli stati, gli abusidei governi hanno fattoescogitare il sistema deideputati e dei rappre-sentanti del popolo”(pag.137). La sovranità,afferma Rousseau nonpuò mai essere rappre-sentata, come non puòmai essere alienata poi-ché consiste essenzial-mente nell’eserciziodella volontà e la vo-lontà non si rappresen-ta: “o è essa stessa o èun’altra”. I deputati delpopolo non sono dun-que i suoi rappresen-tanti ma i suoi commis-sari e non possono con-cludere niente in ma-niera definitiva senzal’effettiva ratifica popo-lare. Infatti per Rousse-au, il popolo che si cre-de il più libero di tutti,quello inglese, è in ve-rità il più schiavo di tut-ti, perché nel momentoin cui ci si da dei rap-presentanti, un popolonon esiste più, non èpiù libero.Queste considerazionipossono non essereuna risposta convincen-te alla domanda inizia-le, ossia, se è legittimol’istituto del Referen-dum per materie deli-cate o più tecniche, madi sicuro sono riflessio-ni valide per arginare laderiva paternalistica epericolosa del poterequando afferma che unpopolo non è in gradodi comprendere un ar-gomento e deliberarein merito.

Ilaria Parpaglioni

Kelsen e Rousseau sul parlamentarismo

L’opportunità di un referendum

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L’idea di creare un’unioneeconomica e monetaria

in Europa risale a oltre mezzosecolo fa. A partire dagli anniCinquanta furono compiutiulteriori progressi nell’inte-grazione europea dopo lafondazione della Comunitàeuropea del carbone e del-l’acciaio (CECA) esattamentenel 1952. Nel 1958 i sei paesi:Belgio, Germania, Francia,Italia, Lussemburgo e PaesiBassi, istituirono la Comunitàeconomica europea (CEE) ela Comunità europea del-l’energia atomica (Euratom).Questa rete di relazioni si raf-forzò e approfondì nel corsodegli anni, sfociando nellacreazione della Comunità eu-ropea (CE) e in seguito del-l’Unione europea (UE) conl’adozione del Trattato diMaastricht nel 1993. Anche ilnumero dei Paesi membri èaumentato progressivamente.L’ammissione nell’Ue è subor-dinata al rispetto dei criteri diCopenaghen, che richiedonoai paesi candidati: una stabili-tà istituzionale che garantiscala democrazia, lo stato di di-ritto, i diritti umani e il rispet-to e la protezione delle mino-ranze, un’economia di merca-to funzionante nonché la ca-pacità di rispondere alle pres-

sioni concorrenziali, per esse-re in grado di assumere gliobblighi derivanti dall’appar-tenenza all’Ue, inclusi gliobiettivi di unificazione poli-tica, economica e monetaria.Gli Stati membri che intendo-no adottare l’euro come valu-ta devono conseguire un ele-vato livello di “convergenzasostenibile”. Il rispetto di talecondizione viene valutato inbase ai criteri contenuti nelTrattato di Maastricht, che ri-chiede ai paesi di soddisfarealcuni requisiti come un altogrado di stabilità dei prezzi,una solidità della finanzapubblica, un tasso di cambiostabile e tassi di interesse alungo termine bassi e stabili.I singoli paesi membri eranoeconomie relativamente aper-te prima del loro ingressonell’area dell’euro. Oggi, in-vece, fanno parte di un’eco-nomia più ampia e molto piùautonoma, comparabile perdimensioni agli Stati Uniti o alGiappone. Con una popola-zione di 329 milioni di abitan-ti nel 2009, l’area dell’euro èuna delle più vaste economieal mondo; l’Unione europeaconta, nel suo insieme, venti-sette Stati membri e una po-polazione di 501 milioni diabitanti.

La realizzazione dell’UEM harappresentato per l’Unioneeuropea un importante passoin avanti verso il completa-mento del mercato interno.Oggi, è facile per i consuma-tori e le imprese, confrontarei prezzi e individuare i forni-tori più competitivi nell’areadell’euro. Inoltre, l’UEM offreun contesto di stabilità eco-nomica e monetaria a livelloeuropeo, in grado di favorire

sia la crescita sostenibile siala creazione di posti di lavo-ro. Questo è quanto almenosulla carta dovrebbe facilitareed agevolare l’UEM. In prati-ca dai dati della BCE nonemerge un quadro propriocosì stabile ed incoraggiante,vista la precarietà dei contipubblici degli Stati membri,

l’elevato tasso di disoccupa-zione nell’area dell’euro e lacrescita economica che stentaancora a ripartire. C’è da direcomunque che in assenza diuna unione economica e mo-netaria i singoli Stati membriavrebbero sofferto maggior-mente di questi problemi.L’adozione della moneta uni-ca ha segnato un importantepasso in avanti nell’integra-zione dei mercati finanziari

dell’area dell’euro e conti-nuerà, in futuro, influenzarela struttura di tale economia.L’integrazione investe, in di-verso grado, tutte le compo-nenti del sistema finanziario:il mercato monetario inter-bancario, il mercato delle ob-bligazioni ed il mercato azio-nario. Lo spessore e la quali-

tà di un mercato finanziariointegrato dovrebbero soste-nere la crescita economica,promuovere la creazione diposti di lavoro. È vero che lagamma di possibilità per lescelte di risparmio e di inve-stimento risulta molto piùampia, ma è altrettanto veroche se ogni singolo Statonon offre tale possibilità aiconsumatori ed alle impresela qualità del sistema finan-ziario integrato non puòesplicare i suoi effetti di di-versificazione e di promozio-ne sul mercato.Verrebbe subito da chiedersia che punto è allora il pro-cesso di integrazione econo-mica, monetaria ed europeanel suo complesso? È statodavvero completato? Oppurenon è un problema di com-pletamento ma di aderenzadei suoi effetti alla realtà?Sulla carta il processo per lamaggior parte delle sue poli-tiche sembra funzionare be-ne ma nella realtà, il mercatocomune risente degli stessiproblemi che risente il mer-cato dei singoli Stati membri,cioè di un’elevata disoccupa-zione, di un’elevata differen-ziazione nei tassi di crescita,una scarsa performance deiconsumi e degli investimenti,

di una finanza pubblica inrosso.Prima di pensare di potercompletare o perfezionare ilprocesso di integrazione eco-nomica e monetaria, bisognacostruire gli Stati membri.Questi esistono, partecipano,adottano politiche, ma stenta-no a raggiungere gli obiettivicomunitari, hanno difficoltà asoddisfare i requisiti dellaUnione europea e quindi nonoffrono un contributo positi-vo al processo stesso. Sel’Unione europea prevede ilrispetto dei parametri di Maa-stricht e invece ci sono anco-ra molto Stati membri chenon soddisfano tali parametriè evidente che si finisce conl’inibire l’efficacia della politi-ca di bilancio dell’UE cioè latenuta di un basso indebita-mento pubblico ed il conse-guente raggiungimento dellasolidità finanziaria. Fin quan-do i singoli Stati non conse-guiranno gli obiettivi prefissa-ti a livello comunitario, l’UEnon potrà consolidare il mer-cato comune e non potràesplicare appieno le sue fun-zioni garantendo i vantaggipropri di una unione econo-mica e monetaria.

Avanzino Capponi

1-15/16-31 maggio 2011 Pag. 7

LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI

Il cammino verso la vera Unione è stato davvero completato?

L’integrazione europea

Il vero regista di questo prov-vedimento è stato Giulio

Tremonti, così ha sottolineatoSilvio Berlusconi dopo che ilConsiglio dei Ministri ha dato ilvia libera al decreto legge perlo sviluppo. “Un decreto di tut-ti”, visto che “il Ministro del-l’Economia ha fatto da registadegli altri ministri”, che non“graverà “ sui conti pubblici“con nuove spese nel bilanciodello Stato”.Berlusconi ha anche ringrazia-to il titolare dell’Economia, dicui “sono amico da 30 anni”.“Abbiamo tenuto i conti a po-sto e il merito va in particolareal ministro Tremonti che lo fa,anche a costo di apparire co-me il cattivo del Governo, e locapisco che non è un ruolo fa-cile quello di dire sempre noai colleghi, e lo ringrazio perquesto”. Intervenendo in con-ferenza stampa Tremonti hadetto che il decreto approvatosullo sviluppo “è il primo diuna serie di decreti che pre-senteremo nella logica euro-pea”, “è fatto da 10 articoli”,potrà essere “correggibile sualcuni punti”, e contiene “uncorpo legislativo molto ampio.È amplissimo, troverete dentromolte cose”. Il provvedimento,ha sottolineato il ministro, con-tiene norme per “la riduzionedegli oneri e la creazione di in-centivi, senza usare come mo-tore il bilancio pubblico. Quelpoco che costa è assolutamen-te coperto”, e nel decreto vi èanche “l’Autorità per l’acqua”.In arrivo anche sanzioni, infat-ti l’Agenzia delle Entrate con

una circolare, definisce i criterioperativi rilevando delle san-zioni per chi esagera con icontrolli alle imprese. “Unconto è chiedere le tasse, unconto è esercitare le formecoerenti con la legge” ha ri-marcato Tremonti.Nelle imprese, e in particola-re nelle pmi, grazie al provve-dimento approvato oggi, “gliaccessi saranno controllati da-gli uffici in modo che le ispe-zioni dai piccoli vengano fattiuna sola volta. Se vai più diuna volta gli altri sono nulli”.Inoltre la Gdf non farà piùispezioni in divisa, “già oggi èuna prassi ma la prevediamoper legge”. È polemica peròsulla concessione delle spiag-ge. “Fermo restando il dirittodi passaggio sulle spiaggeche è inviolabile tutto ciò cheè terreno su cui insistono in-sediamenti turistici (chioschi,stabilimenti balneari, strutturericettive) sarà oggetto di dirit-to di superficie” ha detto Tre-monti, precisando che “nonc’è nessuna vendita dellespiagge. La spiaggia rimanepubblica”. “Chi vuole, haspiegato, chiederà il diritto disuperficie e durerà novantaanni. Il diritto sarà a paga-mento e noi pensiamo chesarà pagato molto bene. Gliimprenditori però devono es-sere in regola con il fisco, conla previdenza e pensiamo chedebbano assumere giovani”.Non si è fatta attendere la du-rissima reazione di Legam-biente con il presidenteVittorio Cogliati Dezza che

punta il dito sull’articolo inquestione che “in modo total-mente illogico e anacronistico,di fatto privatizza il patrimoniocostiero cedendo a pochi sog-getti più ricchi a scapito del-l’intera cittadinanza cui vienealienato il diritto di usufruire li-beramente del territorio e del-le parti più preziose del nostropaesaggio”.Il Ministro dello Sviluppo eco-nomico Paolo Romani al ter-mine del Cdm che ha varato ildecreto interministeriale sul-l’energia da fonti rinnovabili,ha ammesso che sull’approva-zione del decreto “la discussio-ne è stata anche dura ma hol’impressione che il decreto siauno strumento di mediazioneassoluta. La cosa importante èche abbiamo condiviso con il

ministro Prestigiacomo e fir-mato il decreto sul fotovoltai-co”. “Era obbligatorio per noiprovvedere a dare stabilità an-che per lungo termine al setto-re che mi auguro prenda il de-creto per quello che è. Abbia-mo cercato di privilegiare leeccellenze italiane e dare lorocertezze. Gli incentivi econo-micamente importanti verran-no inseriti in un meccanismoche riprende il famoso sistematedesco dal 1 gennaio 2013.Il decreto per lo sviluppo si co-niuga bene con il via libera delCipe ai fondi pubblici per 740milioni e fondi privati per 2 mi-liardi, per il piano nazionale diedilizia abitativa, che consenti-ranno la realizzazione di15.200 alloggi. Il Cipe, si leggenella nota di palazzo Chigi, si è

espresso sugli schemi di accor-do di programma tra il ministrodelle infrastrutture e le regioni.Le risorse si aggiungono ai 140milioni di euro già stanziati afavore del sistema di fondi im-mobiliari per l’edilizia residen-ziale in risposta al fabbisognocomplessivo di abitazioni daparte delle categorie socialisvantaggiate. Il rilevante contri-buto privato permette di am-pliare la dimensione dell’inter-vento rispetto a quanto sareb-be stato possibile fare con i so-li fondi pubblici, in coerenzacon la politica di stabilità finan-ziaria intrapresa dal governo. IlCipe inoltre ha approvato trenuovi contratti di programmanel settore della produzione diautoveicoli, con un investimen-to complessivo di 630 milioni

di euro e la creazione di circa800 posti di lavoro. Il decretoper lo sviluppo è un provvedi-mento opportuno, che va sicu-ramente nella giusta direzione,bisognerà valutarne l’impattosull’economia reale a medio elungo termine. La stessa cosavale per il piano nazionale diedilizia abitativa. Nel decretoper lo sviluppo c’è da sottoli-neare anche la previsione de-gli incentivi per la ricerca sani-taria e farmaceutica annunciatie confermati dal Ministro dellasalute Ferruccio Fazio: “impre-se farmaceutiche, Universitàed enti di ricerca saranno ingrado di avere un credito d’im-posta”. Il decreto prevede an-che un piano triennale per l’as-sunzione a tempo indetermi-nato di docenti e personaleamministrativo sulla base dellegraduatorie vigenti. Lo svilup-po economico di un Paese èdeterminato da una serie coor-dinata e sinergica di fattori, al-cuni dei quali risiedono inquesto provvedimento. Tre-monti si è reso conto che ilPaese ha bisogno di sviluppoe crescita e forse con questodecreto le basi per avviare taliprocessi potrebbero quantomeno prefigurarsi.Ciò che ancora bisogna ancorafare è una vera riforma struttu-rale del mercato del lavoro ta-le da creare nuovi e cospicuiposti di lavoro. Finché non sivarerà questa riforma purtrop-po le basi per una crescita eco-nomica resteranno molto fragi-li ed impercettibili alle famiglieed alle imprese.

Il provvedimento non graverà sul bilancio dello Stato per questo è il primo in una logica europea

Il decreto per lo sviluppo senza spesa pubblica

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The Tree of Life è visiona-rio fino al midollo. Lo è a

livello narrativo, concettuale,visivo. È un’esperienza tota-lizzante che mette in azioneogni organo umano necessa-rio per la ricezione di unaqualsiasi opera “filmica”. Ter-rence Malick è uno dei registimeno prolifici nella storia delcinema, in 40 anni di carriera

solo sei le pellicole all’attivo(incluso un cortometraggio).Nel marzo del 2008 batte ilprimo ciak di questo suo se-sto lavoro e dopo due anni dimontaggio ha presentato lapellicola all’ultimo festival diCannes (da poco conclusosi)vincendone anche la Palmad’Oro, ma ovviamente, com’è sua tradizione non si è pre-sentato a ritirare il premio,preso in consegna dal pro-duttore del film, Bill Pohlad.La pellicola è visivamente stu-pefacente: dai viottoli dellaprovincia texana, la macchinada presa del regista sale finoalle stelle con tanto di BigBang, dinosauri e asteroidimostrati come mai prima erastato fatto. Come Kubrick conOdissea nello spazio ancheMalick crea il suo monumen-

to mistico alla specie umana,la cui vita è segnata da unaregola semplice nel dirla, madifficile nell’applicarla: l’uni-co modo per essere felici èamare.I pensieri intimi dei protago-nisti espressi con parole ap-pena sussurrate, risuonanocome bombe emotive nel-l’animo degli spettatori. Nellaprima ora si assiste a un ca-polavoro di immagini, nellaseconda il regista continua araccontare la storia di una fa-miglia del Texas degli anni‘50 affidandosi più a forza vi-siva e confessioni spiritualiche a un preciso percorsonarrativo. C’è una storia checi comprende tutti: singolar-mente, come parte di una fa-miglia e come parte del crea-to. Va dalla notte dei tempi e

del pensiero, passa attraver-so la mutazione della materiae arriva alla vita che si tra-sforma ripetutamente fino adiventare ciascuno di noi.Poi però la vita finisce e ...?La risposta di Malick (e nonè una sorpresa se lo si cono-sce) è che a quel punto ci ri-troveremo tutti, per primi inostri cari, stretti in un ab-braccio secondo una visionedell’al di là pacificamente mi-stica. Il film racconta, dun-que, il ciclo della vita sullaterra alternando l’approcciocosmologico a quello umani-sta. Il primo si materializza inuna lunga sequenza semi –astratta di forte impatto visi-vo (che ricorda il viaggio diBowman in 2001), mentre ilsecondo si traduce con lastoria di una famiglia ameri-

cana degli anni ‘50: padre(Brad Pitt) madre e tre figli,la cui narrazione viene scon-volta nell’ordine cronologicocon costruzione su più pianitemporali. Il tutto parte conla morte di uno dei tre figlialternando il dramma alleimmagini di uno dei ragazziormai adulto (Sean Penn) edirigente di una compagniafinanziaria. Salto temporaleindietro fino al Big Bang perraccontare l’origine della vitain generale e in particolare,concretizzandosi nell’esisten-za del figlio maggiore, di unuomo rigido e di una madremolto dolce. Nelle sequenzepiù visionarie il registra mo-stra il suo talento astrattomentre in quelle familiaripreponderante è la sua sen-sibilità, soprattutto nella de-

scrizione del rapporto tra ifratelli. La crescita è appren-distato alla vita, accettazionedel perturbante, consapevo-lezza che non siamo soli (lanascita dei fratelli minori) co-noscenza della deformità(bambino ustionato) e dellamorte (il ragazzino che affo-ga in piscina).The Tree of Life è sicuramen-te impegnativo e lo spessoreè di alto profilo, il linguaggionon è semplice, ma nel totalela pellicola vive di percezionitrasmettendo grande sugge-stione, l’importante è lasciareaperta la porta delle emozio-ni perché è questo il film piùpersonale e sincero che po-tessimo aspettarci dall’autorede La sottile linea rossa.

Raffaella Borgese

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LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ

Dopo aver rapito pubblicoe critica come sceneggia-

tore di Million Dollar Baby diClint Eastwood e come regi-sta e autore di Crash – Con-tatto fisico (2004, vincendol’oscar a sorpresa battendo Isegreti di Brokeback Moun-tain) Haggis firma il remakedi un film del 2008, il thrillerfrancese Pour Elle di Fred Ca-vayet. Lo aggiorna ai canonihollywoodiani e al contempogli permette di fare ciò cheama di più: indagare nell’ani-mo dei suoi personaggi emetterli di fronte a scelte eti-che e morali.John Brennan è un professo-re e la sua vita scorre tran-quilla, sembra perfetta conla moglie Lara e il figlio Lu-ke. Questa armonia viene in-terrotta quando Lara vieneaccusata di un omicidio chesostiene di non aver com-messo. Passano 3 anni, Johncontinua a lottare per tenereinsieme la sua famiglia, cre-scendo il figlio, insegnandoal college e cercando di di-mostrare l’innocenza dellamoglie. Quando l’appello fi-nale viene respinto quest’ul-tima tenta il suicidio e Johndecide che è rimasta solouna soluzione: far evadereLara di prigione. Con la con-sulenza di un mago delleevasioni ormai in pensione(Liam Neeson) escogita unpiano di fuga e si immergein un mondo pericoloso ri-schiando tutto per la donnache ama.Al centro di tutto c’è, appun-to, l’amore. L’attenzione delfilm non si focalizza sulloscioglimento del mistero (che per rispetto di cronacaverrà comunque chiarito nelfinale) ma sulla forza che puòdare l’amore che si prova peruna persona. Il regista deli-nea un uomo intelligente, conuna mente aperta data l’abitu-dine allo studio, che passainosservato e ciò gli torneràutile per portare a termine ilsuo piano.

Il film formula una domandaprecisa: cosa è disposto a fa-re un uomo per la donna cheama? Amore che è legato adoppio filo con la fiducia, dicome ogni essere umano lariponga nelle persone che glistanno accanto. Ed ecco chesi delinea un personaggio checrede fermamente nella suacompagna, non ha neanchebisogno di sentire dire da leiche è innocente. Lo sa. E sequalche spettatore avesse deidubbi lo chiarisce il protago-nista stesso: “non mi importaquello che dici e come lo di-ci. Io so che non sei stata teperché ti conosco. Non ci cre-derò mai”. Ed è proprio gra-zie a questa fiducia senza li-miti che il loro rapporto sisalverà.Il film non indaga sulla colpe-volezza o meno di Lara, mascava negli animi e studia lereazioni delle parti interessa-te, in un dramma che facil-mente potrebbe distruggereuna famiglia.Ciò su cui Haggis si concen-tra sono le sfumature psicolo-giche del protagonista: un uo-mo che mai si sarebbe imma-ginato di infrangere la legge esi trova, invece, disposto a fa-re di tutto grazie al coraggio ela volontà di farlo. RusselCrowe offre di nuovo un’in-terpretazione vigorosa, anchese non è più tonico come aitempi di Il gladiatore, masempre credibile quando sitratta di passare all’azione.

Il film si struttura con unanetta distinzione fra una pri-ma parte descrittiva dei pic-coli e grandi sconvolgimentidel quotidiano affrontati daJohn, la cui gestione del fi-glio mal si concilia con labattaglia per dimostrare l’in-nocenza della moglie primae poi con la preparazione delpiano di fuga, e una secondaparte più adrenalinica che

sale a piccole e ben miscela-te dosi permettendo di co-niugare con buoni risultatiun minimo di spessore narra-tivo con l’intrattenimento delbuon cinema di genere senzaannoiare lo spettatore impa-ziente e tanto meno aggredi-re quello più riflessivo alla ri-cerca di una trama articolata.Paul Haggis chiudeva il suoultimo film con una bandiera

americana issata al contrario.Sono passati 3 anni, ma nes-suno è venuto in soccorsodell’America perché non puòcontare né sulla polizia diCrash, né sull’esercito stan-ziato di Nella valle di Elah ein The Next Three Days sicelebra il funerale del “sognoamericano”. Il Sogno si trovaormai solo nelle pagine diCervantes, è da lì che John

trova la forza per attaccareun sistema le cui istituzionizoppicano e minano l’ameri-can way of life.Autentico valore aggiunto è laprova attoriale di Brian Den-nehy (lo sceriffo di Rambo)nel ruolo del padre di John euna bella conclusiva scenasotto la pioggia alla ricerca diprove, prima dello scorreredei titoli di coda.

Tra castelli e gustoso cibo

ScoziaLa Scozia, assieme a Galles, Irlanda del Nord e Inghilterra è

una delle quattro nazioni che costituiscono il Regno Unitodi Gran Bretagna, è famosa per una serie di peculiarità: l'inge-gnosità tecnologica dei suoi abitanti, il suono delle cornamusel'invenzione del golf, le verdi e infinite brughiere costellate dilaghi e di castelli, il mostro di Loch Ness, il forte spirito di clane il noto kilt, il buffo gonnellino di lanoso tartan colorato in-dossato dagli uomini.La Scozia, occupa la parte setten-trionale della maggior isola euro-pea, circondata ad ovest e a norddall'oceano Atlantico e ad est dalMare del Nord.Circondata da colline ideali per ilpascolo e la selvaggina dove spic-cano specie endemiche come ilcervo rosso, la pecora selvatica ela gallina di palude e nei fiumitrote e salmoni, circondate da co-ste alte e frastagliate incise da pro-fondi fiordi – regno di una nutritaavifauna – e al cui largo si conta-no ben 790 isole tra grandi e pic-cole dimensioni.La gastronomia scozzese è rinomata per la qualità di alcunisuoi prodotti come ad esempio il manzo e il salmone, ma an-che i frutti di mare, il pesce affumicato e i formaggi.Mince and tatties, è un piatto di carne trita di manzo stufata,servita con purè di patate. La cacciagione è molto utilizzata incucina, come ad esempio rabbit pie, uno stufato di coniglio,spolpato e ricoperto poi di pasta sfoglia, o roast venison, il dai-no arrosto, spesso servito con una salsa di mirtilli.La scozia è famosa per il salmone tra i piatti tradizionali trovia-mo Tweed Kettle, salmone bollito in acqua e vino, con anetoe alloro. Mentre il cabbie-claw è un piatto di baccalà bollito eservito con una salsa di rafano e pepe di cayenna.Stovies sono le patate tagliate a fette, prima fritte nel grasso di

arrosto (o burro), con le cipolle, e poi portate a cottura con ilbrodo che solitamente sono l'accompagnamento tipico delSunday roast, l'arrosto delle domenica.Tra i dolci vanno ricordati i famosi shortbread, biscotti di pastafrolla burrosa, e friabile mentre Dundee cake è una torta ric-chissima di uvette e buccia d'arancia candita. La Scozia produ-ce, da tempo immemorabile, un pregiato whisky tanto da di-venire oggi una fiorente industria.La Scozia offre una vasta scelta turistica. Qualsiasi percorso inScozia finisce sempre per assomigliare ad una strada dei castel-li, trattandosi di un elemento imprescindibile del paesaggio. In-fatti, sono innumerevoli i castelli, oltre 3.000 tra abitazioni rea-li e nobiliari, avamposti militari o fattorie fortificate, a testimo-nianza di una passata frantumazione territoriale, legata ad in-stabilità politica e insicurezza sociale. Tra i più noti: il castello reale di Stirling costituiva un'inespu-

gnabile fortezza, quello neogoticodi Inverary presenta torri coniche equello di Inverlochy ospita un ele-gante albergo dove si alloggia. Sul-l'isola di Skye, la maggiore delleEbridi interne, il castello di EileanDonan sorge in splendida posizio-ne con vista su tre laghi. Ad Inve-rewe si può trovare un esuberantegiardino botanico con piante rare especie subtropicali. A Cawdor, vi èun altro meraviglio castello conuno splendido giardino, dove Sha-kespeare ambientò il Macbeth, poiuna storica distilleria di wisky; il

Crathes castle, ottimo esempio di architettura tradizionale cin-quecentesca, le suggestive rovine del Dunnottar, il maggiormaniero medievale scozzese, e infine il tetro Glamis castle,simbolo per eccellenza dei castelli scozzesi e anch'esso scenadel Macbeth. Nel capoluogo Edimburgo, tra palazzi antichi, paesaggi mozza-fiato, colline verdi, tanti corsi d'acqua, da non perdere la for-tezza reale che domina lo skyline della capitale, questa rocca-forte rappresenta un simbolo nazionale.Edimburgo è stata dichiarata due volte patrimonio mondialedell'umanità per via della sua architettura medievale e per glieleganti edifici neoclassici del periodo georgiano.

Alice Lupi

Vincitore della Palma d’Oro a Cannes ecco il film più autobiografico di un regista che riprende la vita

The tree of life

L’acclamato regista e sceneggiatore Paul Haggis torna dietro la macchina da presa per dirigere Russel Crowe

The next three days

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