1-15/16-30 Aprile 2008 - Anno XLV - NN. 30-31

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Poste Italiane SpA- Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma 1-15/16-30 Aprile 2008 - Anno XLV - NN. 30-31 0,25 (Quindicinale) In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy Abb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina — Fondato da Turchi — COPIA OMAGGIO Exit poll Exit flop — a pagina 3 — INTERNI Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 LA PIAZZA D’ITALIA www.lapiazzaditalia.it LA PIAZZA D’ITALIA di FRANZ TURCHI — a pagina 5 — ECONOMIA Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti Si, finalmente abbiamo un Governo. Eletto a grande maggio- ranza dagli Italiani con una leadership forte, autorevole e con pochi partiti con i quali mediare. Infatti l’Italia con il 13/14 ha fatto a mio avviso il vero passag- gio alla seconda Re- pubblica con la sempli- ficazione degli schiera- menti, ma soprattutto dando a un leader (Berlusconi) la possibi- lità nel suo mandato di fare le riforme. Il voto politico ha san- cito da una parte la nascita dei due partiti nuovi con l’80% dei voti al centro dello scenario politico, dall’altra ha dato una sconfitta sono- ra e simbolica alla sini- stra, facendola scompa- rire dalla rappresentan- za parlamentare, e dal- l’altra una vittoria popo- lare alla Lega, ricono- scendogli un ruolo poli- tico di peso (il 9%) sia al Nord d’Italia, sia in tutta la Penisola. A questo punto mentre la sinistra si interroga sulla sconfitta e sul da farsi per rimettersi in campo (probabilmente per le Europee), Silvio Berlusconi cerca di dare da una parte segnali di Politica Estera (vedi la visita di Putin) e di cen- tralità dell’Italia e dal- l’altra un modo nuovo di fare Politica nel pre- sentare subito la squa- dra di Governo. Ora il Paese si aspetta molto, al Berlusconi Ter l’onore e l’onere di dar- gli le risposte che si aspetta. Dalla big alla long depression Una maggioranza schiacciante Marcia trionfale Il risultato delle urne, come solo pochissime volte è avvenuto in Italia, è stato inequivocabile. Gli Italiani hanno voluto mar- care - premiando in manie- ra quasi plebiscitaria la coalizione di centrodestra guidata da Berlusconi - la voglia di voltare pagina con il centro sinistra dopo la disastrosa, seppur fortu- natamente breve, esperien- za del governo Prodi. I numeri parlano chiarissi- mo e si prestano ad una sola interpretazione: la figura del Cavaliere e le proposte della sua coali- zione sono state reputate nettamente migliori al fine di risolvere i problemi che attanagliano il Paese rispetto a quelle dell’anta- gonista principale, Veltroni. Quando si ottengono circa 3 milioni e 100 mila voti in più al Senato e quasi 3 milioni e 500 mila alla Camera rispetto all’avver- sario più forte,vuol dire che la vittoria c’è stata ed è stata nettissima. Questa volta gli italiani non hanno dovuto fare mattina per sapere chi avesse vinto le elezioni come nel 2006. Questa volta non è stata la miseria di 23.000 voti o lo spoglio delle schede pro- venienti dall’Estero a deter- minare la vittoria di uno schieramento sull’altro. A livello nazionale, alla Camera, il PDL ha ottenuto il 37,4 % dei voti totali, che sommato alla strabiliante prestazione della Lega Nord, 8,3 %, e all’1,1 del MPA di Lombardo nel meridione - Sicilia soprat- tutto- hanno permesso di far raggiungere alla coali- A pagina 2 E ora un governo L’onda lunga del consenso per il centrodestra in Italia non accenna a fermarsi. Infatti a quindici giorni dalla strepitosa affermazio- ne di Silvio Berlusconi otte- nuta nei confronti di Veltroni, il candidato del PDL - Gianni Alemanno - conquista dopo il ballottag- gio la carica di Sindaco della Capitale ai danni del- l’ex Ministro dei Beni Culturali del Governo Prodi e già primo cittadino della “città eterna”, Francesco Rutelli. L’impresa, che non era riuscita neppure a Fini nel 1993- contro lo stesso Rutelli - quando ancora esi- steva solo il Movimento Sociale Italiano e si era alla fine della “prima repubbli- ca”, è stata per l’appunto raggiunta dall’ex Ministro delle Politiche Agricole del- l’ultimo Governo Berlusconi. Il Presidente della federa- zione romana di An quindi al secondo tentativo ha raggiunto il suo obiettivo- ricordiamo infatti che Egli era stato nettamente scon- fitto da Veltroni due anni fa nella corsa al Campidoglio -quello cioè di conquistare la carica di sindaco della città di Roma. Ma veniamo ai numeri che con freddezza fotografano meglio di ogni altro com- mento il clamoroso risulta- to politico ottenuto dall’e- sponente di An. Il secondo turno elettorale ha visto una netta diminuzione del numero dei votanti , si è passati infatti dal 73% circa di quindici giorni fa, al 63 % di Domenica e Lunedì scorso. Ma evidentemente coloro i quali hanno evita- to di recarsi alle urne sono stati per lo più - e forse mai era successo prima - i sim- patizzanti del Partito Democratico e quelli della sinistra più estrema. A conti fatti Alemanno ha ottenuto il 53,7% dei suffra- gi totali- 783.000 voti- con- tro il 46,3 % ottenuto da Rutelli - 676.000 i romani Il Centrodestra conquista il Campidoglio. Ora ricostruire Roma Bollito alla romana A pagina 2

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Marcia trionfale. Una maggioranza schiacciante. - Aprile 2008 LA PIAZZA D'ITALIA - www.lapiazzaditalia.it - fondato da Franz Turchi 1-15/16-30 Aprile 2008 - Anno XLV - NN. 30-31 € 0,25 (Quindicinale)

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In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romaninaper la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-ItalyAbb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina

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LA PIAZZA D’ITALIA

di FRANZ TURCHI

— a pagina 5 —

ECONOMIA

Ricco, continuamente aggiornato: arrivafinalmente sul web il nuovo punto

di riferimento per i giovani e per unnuovo modo di fare politica in Italia

www.lapiazzaditalia.itUna Piazza di confronto aperta aldibattito su tutti i temi dell’agenda

politica e sociale per valorizzare nuoveidee e nuovi contenuti

Si, finalmente abbiamoun Governo.Eletto a grande maggio-ranza dagli Italiani conuna leadership forte,autorevole e con pochipartiti con i qualimediare.Infatti l’Italia con il13/14 ha fatto a mioavviso il vero passag-gio alla seconda Re-pubblica con la sempli-ficazione degli schiera-menti, ma soprattuttodando a un leader(Berlusconi) la possibi-lità nel suo mandato difare le riforme.Il voto politico ha san-cito da una parte lanascita dei due partitinuovi con l’80% dei votial centro dello scenariopolitico, dall’altra hadato una sconfitta sono-ra e simbolica alla sini-stra, facendola scompa-rire dalla rappresentan-za parlamentare, e dal-l’altra una vittoria popo-lare alla Lega, ricono-scendogli un ruolo poli-tico di peso (il 9%) siaal Nord d’Italia, sia intutta la Penisola.A questo punto mentrela sinistra si interrogasulla sconfitta e sul dafarsi per rimettersi incampo (probabilmenteper le Europee), SilvioBerlusconi cerca di dareda una parte segnali diPolitica Estera (vedi lavisita di Putin) e di cen-tralità dell’Italia e dal-l’altra un modo nuovodi fare Politica nel pre-sentare subito la squa-dra di Governo.Ora il Paese si aspettamolto, al Berlusconi Terl’onore e l’onere di dar-gli le risposte che siaspetta.

Dalla big allalong depression

Una maggioranza schiacciante

Marcia trionfaleIl risultato delle urne,come solo pochissimevolte è avvenuto in Italia, èstato inequivocabile. GliItaliani hanno voluto mar-care - premiando in manie-ra quasi plebiscitaria lacoalizione di centrodestraguidata da Berlusconi - lavoglia di voltare paginacon il centro sinistra dopo

la disastrosa, seppur fortu-natamente breve, esperien-za del governo Prodi.I numeri parlano chiarissi-mo e si prestano ad unasola interpretazione: lafigura del Cavaliere e leproposte della sua coali-zione sono state reputatenettamente migliori al finedi risolvere i problemi che

attanagliano il Paeserispetto a quelle dell’anta-gonista principale,Veltroni.Quando si ottengono circa3 milioni e 100 mila voti inpiù al Senato e quasi 3milioni e 500 mila allaCamera rispetto all’avver-sario più forte,vuol direche la vittoria c’è stata ed è

stata nettissima. Questavolta gli italiani non hannodovuto fare mattina persapere chi avesse vinto leelezioni come nel 2006.Questa volta non è stata lamiseria di 23.000 voti o lospoglio delle schede pro-venienti dall’Estero a deter-minare la vittoria di unoschieramento sull’altro.

A livello nazionale, allaCamera, il PDL ha ottenutoil 37,4 % dei voti totali, chesommato alla strabilianteprestazione della LegaNord, 8,3 %, e all’1,1 delMPA di Lombardo nelmeridione - Sicilia soprat-tutto- hanno permesso difar raggiungere alla coali-

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L’onda lunga del consensoper il centrodestra in Italianon accenna a fermarsi.Infatti a quindici giornidalla strepitosa affermazio-ne di Silvio Berlusconi otte-nuta nei confronti diVeltroni, il candidato delPDL - Gianni Alemanno -conquista dopo il ballottag-gio la carica di Sindacodella Capitale ai danni del-l’ex Ministro dei BeniCulturali del GovernoProdi e già primo cittadinodella “città eterna”,Francesco Rutelli.L’impresa, che non erariuscita neppure a Fini nel1993- contro lo stessoRutelli - quando ancora esi-steva solo il Movimento

Sociale Italiano e si era allafine della “prima repubbli-ca”, è stata per l’appuntoraggiunta dall’ex Ministrodelle Politiche Agricole del-l’ultimo GovernoBerlusconi.Il Presidente della federa-zione romana di An quindial secondo tentativo haraggiunto il suo obiettivo-ricordiamo infatti che Egliera stato nettamente scon-fitto da Veltroni due anni fanella corsa al Campidoglio-quello cioè di conquistarela carica di sindaco dellacittà di Roma.Ma veniamo ai numeri checon freddezza fotografanomeglio di ogni altro com-mento il clamoroso risulta-

to politico ottenuto dall’e-sponente di An. Il secondoturno elettorale ha vistouna netta diminuzione delnumero dei votanti , si èpassati infatti dal 73% circadi quindici giorni fa, al 63% di Domenica e Lunedìscorso. Ma evidentementecoloro i quali hanno evita-to di recarsi alle urne sonostati per lo più - e forse maiera successo prima - i sim-patizzanti del PartitoDemocratico e quelli dellasinistra più estrema.A conti fatti Alemanno haottenuto il 53,7% dei suffra-gi totali- 783.000 voti- con-tro il 46,3 % ottenuto daRutelli - 676.000 i romani

Il Centrodestra conquista il Campidoglio. Ora ricostruire Roma

Bollito alla romana

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LA PIAZZA D’ITALIA - INTERNI

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zione di centro destra laquota del 46,8 %, più di 9punti percentuali superio-re a quella ottenuta dal-l’alleanza che sostenevaVeltroni - 38 %- dovutaalla somma dei voti di PDe IDV , rispettivamente33,7% e 4,3 %.Agli altri contendentisono rimaste le briciole.Evidentemente i continuirichiami di Berlusconi eVeltroni all’elettorato ita-liano per un voto utileche tagliasse fuori di fattoi partiti minori dalla con-tesa politica hanno sortitol’effetto sperato. L’UDCcon la sua politica dellosmarcamento dal centrodestra è riuscita a raggra-nellare solo il 5,4 % deivoti- molto meno del 6.7% di solo due anni fa-comunque sufficienti perottenere la rappresentan-za alla Camera, ricordia-mo che infatti bisognavaottenere più del 4% deivoti totali a livello nazio-nale per superare lasoglia di sbarramento chealla Camera permette dieleggere onorevoli. LaSinistra arcobaleno-Rifondazione Comunista,

Verdi e PdCI – clamorosa-mente è fuori dalParlamento italiano, infat-ti la lista che sostenevaFausto Bertinotti è statacapace di prendere solo il3,2 % totale dei suffragi .Pure senza rappresentan-za parlamentare sonorimaste La Destra – 2,1 %- e per la prima volta inoltre cento anni, nessunrappresentante del PartitoSocialista siederà ai ban-chi della Camera o delSenato poiché il partitoguidato da Boselli ha raci-molato poco meno dell’1% dei voti.Per effetto di questi risul-tati, la Camera dei depu-tati vedrà una netta mag-gioranza di onorevoli-340- eletti nel PDL, Lega eMpa- rispettivamente272,60 e 8- ed una mino-ranza composta da 239sostenitori di Veltroni- 211del PD e 28 del IDV di DiPietro- oltre che uno spa-ruto gruppo - 36 -dell’UDC, l’unico dei pic-coli partiti che, comeabbiamo visto ,allaCamera è riuscito a supe-rare la quota del 4%.Anche i risultati riguar-

danti il Senato sono statiper il Cavaliere moltopositivi e non si discosta-no molto dagli esiti otte-nuti alla Camera. A livellonazionale l’alleanza PDL-Lega-MPA che sostenevaBerlusconi ha ottenuto il47,3 % dei suffragi totali-rispettivamente 38,1 %, 8% ed 1 %- contro il 38 %della coalizione veltronia-na , con il PD al 33,7 % el’IDV al 4,3 %. Seguonopoi UDC al 5,7 %, SinistraArcobaleno al 3,2 % e LaDestra al 2 % e il PartitoSocialista che mestamentesi deve accontentaredell’1 % dei voti.Questi dati, riportati allivello delle circoscrizioniregionali- quelle chedanno il premio di mag-gioranza cioè e che pre-vedono uno sbarramentoall’8% - permettonocomunque al centrodestra di avere unaamplissima maggioranzarispetto al centro sini-stra,al contrario di quantoera successo nel 2006 e adispetto degli uccelli delmalaugurio che pronosti-cavano fino a ieri l’altroun pareggio al Senato

foriero di “inciucio” tra ledue coalizioni maggiori.Invece- quando mancanosolo le circoscrizioni degliItaliani residenti all’Esteroad essere scrutinate - ilPDL ha visto eletti 144senatori, la Lega 25 e l’MPA 2 , per un totale di171. L’alleanza PD-IDVpotrà al momento contaresu 130 senatori- rispettiva-mente 116 e 14- per potersvolgere il proprio compi-to di opposizione. Stessafunzione che svolgerannoi 3 senatori eletti nelle filedell’UDC in Sicilia - l’uni-ca regione dove il partitodi Casini è riuscito asuperare l’8% - e i 2 dellaSud Tiroler e l’unicodell’Unione Valdotaine.Da questi dati si evinceche solo nelle regioni tra-dizionalmente rosse -Emilia, Toscana, Umbria eMarche- Il PD ha potutoresistere alle ondate dellotsunami politico abbattu-tosi sul centro sinistra. Maanche qui il divario tra ledue coalizioni si è oramaiulteriormente rimpiccioli-to di 3-4 punti percentua-li. Regioni come laLiguria, l’Abruzzo e la

Campania sono “passatedi mano” - dal centro sini-stra al centro destra- einsieme alle oramai tradi-zionali roccheforti delcostituite dal Piemonte,Lombardia , Veneto eSicilia hanno fatto pende-re la bilancia nettamentein favore dell’asse PDL -Lega.Le ultime due considera-zioni sono di caratterepolitico. La prima è che sispera che con questalarga maggioranza intutte e due i rami delParlamento Berlusconitrovi il coraggio e la forzadi mettere in cantiere ecompletare quelle rifor-me sociali e istituzionalidi cui abbisogna il Paeseper risollevarsi da unasituazione di crisi a cuil’hanno portata la con-giuntura economica mon-diale sfavorevole edecenni di immobilismopolitico oltre che 2 annidi disastroso governoProdi. Questa pensiamopotrebbe l’ultima occa-sione per il sistema Italiadi rimettersi in carreggia-ta e per il mondo politiconostrano di risalire nella

classifica di gradimentodei cittadini. Rarissimevolte nelle democrazieoccidentali una coalizio-ne ha vinto con più di 9punti di scarto rispettoall’altra,adesso non sisprechi il credito incondi-zionato che i cittadini ita-liani hanno dato al centrodestra. La seconda valuta-zione è di carattere piùtecnico. Per la primavolta in sessanta anni diRepubblica nelParlamento italiano nonsiederanno esponenti dipartiti che si rifannodirettamente alla tradizio-ne comunista e al Partitosocialista, inoltre sembraessere cessata, almenoper il momento, la fram-mentazione politica dellerappresentanze partiti-che. Tra Camera e Senatoinfatti saranno presentinon più di 5-6 sodalizipolitici: PDL, PD, Lega,IDV, UDC e minoranzeTrentine e valdostane,unasemplificazione questache rappresenta il primorisultato utile di questalegislatura ai primi vagiti.

Giuliano Leo

che lo hanno preferito alsuo avversario-ribaltandocompletamente i risultatidel primo turno che vede-vano l’ex ministro di Prodicondurre le danze con unmargine di 80.000 voti

rispetto al portabandieradel centrodestra. Quindi sievince che alla fine lascelta del PDL di far corre-re un politico di razzacome Alemanno ha paga-to. Ha pagato il fatto cheall’indomani del primosfortunato tentativo di dueanni fa di conquistare ilCampidoglio egli si ècomunque rimboccato lemaniche facendosi caricodi coordinare l’opposizio-ne in consiglio comunale,dimostrando quindi dinon essere stato solo uncandidato mordi e fuggima di tenere al ruolooscuro – di controlloredella maggioranza - a cui icittadini lo avevanocomunque chiamato.Importante è stata poi lascelta di non fare alcunapparentamento al secon-do turno, correndo quindicon la stessa coalizioneche lo sosteneva nelprimo turno alle comunalie che appoggiavaBerlusconi nelle elezioniin tutta Italia. Ma soprat-tutto è stato decisivo per iltrionfo ciò che politica-mente esso rappresentaagli occhi degli elettori :una figura capace diaffrontare e risolvere iproblemi che gli si paranodi fronte – come era suc-

cesso quando sedeva sullapoltrona di Ministrodell’Agricoltura- senzafronzoli e con estremapraticità. Inoltre la storicavittoria a Roma di un rap-presentante della destra èanche esplicativa del fattoche -al contrario di quantoqualcuno malignamenteasseriva all’indomani delsuccesso di Berlusconinelle elezioni politiche -AN ed i valori che essaincarna non sono statiaffatto relegati in soffitta equindi sconfitti con lacostituzione del PDL.Le ultime considerazionida fare sono relative alperché di questa secondasconfitta del centro sinistranel giro di due settimane.I romani hanno fattopagare a caro prezzo aVeltroni e Rutelli 15 annidi bugie, di problemi nonrisolti, di aspettative mairipagate da successo, dimala amministrazionedella cosa pubblica insom-ma. Non è bastato avere alproprio fianco i soliti intel-lettuali, ballerine e calcia-tori. Non è bastato- alme-no stavolta- accontentare isoliti palazzinari con laredazione di un nuovopiano regolatore. E’ statodeleterio ripresentare allacorsa per la poltrona di

primo cittadino un sinda-co che già in precedenzaaveva abbandonato quellacarica – appena ottenuta -per tentare di fare il primoministro come in seguitoha fatto nuovamenteVeltroni. Sindaco di Romalo si deve essere a pienoservizio, senza altre distra-zioni, l’importanza e la

storia della Città lo esigo-no. I Romani questo lohanno capito ed hannopunito chi-ancora unavolta - pensava di gabbar-li.In meno di 15 giorni quin-di Veltroni ha visto misera-mente fallire prima il suotentativo di vincere le ele-zioni politiche e poi il

“sistema Roma” - sistemadi potere - da Lui creato etanto decantato ed osan-nato dai mass media. Oraall’interno del PD e dellasinistra più in generalesicuramente si aprirà unafase di conflitti interni e diregolamenti di conti chelascerà sul terreno più diqualche vittima.

Dalla Prima

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Marcia tr ionfaleUna maggioranza schiacciante

Il centrodestra conquista il Campidoglio. Ora ricostruire Roma

Bollito alla romanaDalla Prima

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LA PIAZZA D’ITALIA - INTERNI

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Rottamazione in corso

Per la seconda volta con-secutiva nessun istituto èriuscito a fotografare ilvoto reale con i suoi son-daggi. Colpa dei massmedia scollegati dallarealtà?

Dopo l’ennesimo flop,forse per gli exit poll è ilmomento del ripensa-mento. Non a caso nel giornodegli scrutini delle ammi-nistrative, gli exit poll peril Friuli Venezia Giulia eper il sindaco di Romanon sono stati diffusi,contrariamente a quantoera stato in precedenzaannunciato.Alla lista degli sconfittinelle politiche 2008 si èinfatti sicuramenteaggiunto un altro nome,quello dei sondaggi adurne chiuse che per l’oc-casione Rai e Sky aveva-no affidato alla societàConsortium dell’IstitutoPiepoli: dati su cui sisono cimentati nei com-menti, per un paio di lun-ghissime ore, autorevolipolitici e opinionisti invi-tati dalle Tv a discutere sutendenze e cifre poi rive-latesi comunque moltodistanti dalle prime proie-

zioni e, alla fine dei raf-fronti, erronee.Polemiche anche forti sierano già registrate nelprimo pomeriggio dellospoglio, con MarioLandolfi, presidente dellaCommissione di VigilanzaRai, che ha parlato di“spreco di soldi” e di “for-chette sterminate di 8-9punti percentuali”. Attacchi ripetuti anche daMaurizio Gasparri che, inun’intervista tv, ha inve-stito direttamente l’opera-to della Rai e del suodirettore generaleCappon che, ha detto,“deve essere chiamato arispondere” per i soldi deicittadini che a suo giudi-zio sarebbero stati “butta-ti” proprio con gli exitpoll.E un primo segnale dicambiamento si è avutosubito: contrariamente aquanto era stato annun-ciato in precedenza, nonsono stati diffusi gli exitpoll Consortium per laRai sulle elezioni regiona-li in Friuli Venezia Giuliae quelle per il sindaco diRoma.Sara’ colpa delle personeche all’uscita dei seggi sidivertono a esprimere

una preferenza diversa daquella espressa pocoprima nel segreto dell’ur-na, fatto sta che anche inquesta tornata elettorale,come accaduto spessoanche in passato, gli exitpoll hanno segnalato unrisultato alquanto lontanodal dato reale.Per quanto riguarda il raf-fronto fra i due maggioripartiti, gli exit poll diConsortium diffusi dallaRai indicavano allaCamera il Pd come possi-bile primo partito col 33-37% di consensi, davantial Pdl col 32-36%. Unrisultato opposto, quindi,al dato reale che vede ilPdl primo partito col37,2% rispetto al Pd cheha ottenuto il 33,3%. Exitpoll lontano, molto lonta-no dal bersaglio anche esoprattutto per quantoriguarda il risultato dellecoalizioni, indicate abba-stanza vicine (Pdl-Lega-Mpa al 38,5-45,5% e Pd-Idv al 37-43%) quandoinvece il dato reale indicauno scarto fra Berlusconie Veltroni di ben novepunti: il 46,7% rispetto al37,7%. Piepoli, interpella-to da diversi quotidiani, siè difeso, ha negato il flop

e ha affermato che lostrumento “ha dato quelloche poteva dare e cioè latendenza del voto”:“Abolirlo - ha sostenuto -non avrebbe senso: è piùche sufficiente adattarloalla realtà italiana e maga-ri dalle prossime elezioniesprimere la tendenzacon dei simboli piuttostoche con i numeri”.Ma secondo PierluigiMagnaschi, le elezioniche ci siamo messi allespalle sono state “laWaterloo non solo deisondaggisti, ma anche deigrandi media e degliuomini politici”.“Nessuno infatti – scriveMagnaschi su Italia Oggi -si è accorto dell’ondaverde che, come uno tsu-nami, stava investendo ilNord Italia. Eppure sareb-be bastato andare in girofra bar, treni dei pendola-ri, banche e bancarelledelle città del Nord percapire il vento che tirava”. Un vero e proprio buco(come viene definita ingergo la mancata notiziadata da un organo diinformazione, ndr)imputabile anche allastrategia sbagliata che imedia nazionali mettono

in campo per seguire lapolitica italiana:“Piazzano i loro giornal-isti – continua Magnaschi- su quattro chilometriquadrati dell’Italia, cioèsul quadrilatero che vadalle Camere alla presi-denza della Repubblica,passando per CorteCostituzionale, Csm,Banca d’Italia e varieAuthorities”.Il risultato? Ammucchiateselvagge di microfoni,parapiglia e ressa gen-erale per avere undichiarazione che è lastessa per ogni quotidi-

ano, radio e tv. “Per seguire invece i 300mila studenti universitaridi Milano, per fare unesempio, in un grandemedia del Nord non c’ènemmeno un cronista aloro dedicato a pienotempo”.Insomma, uno scollamen-to dalla realtà che poiconduce inevitabilmentea sottovalutare (o nonaccorgersi per niente) deisegnali importanti chearrivano dalla società chesi dovrebbe raccontare.

Luca Moriconi

Italian news

Chi di forchetta ferisce, di forchetta perisce

Exit poll, exit flop

Delle tante parole speseattorno al risultato eletto-rale delle recenti elezionipolitiche poche lo sonostate sulla ormai cronicadistanza tra il main-stream della carta stam-pata e il comune sentiredei cittadini italiani.Se nel 2006 lo sconcerto

del partito di Repubblica,cui da qualche anno èentrato a far parte ancheil Corriere di via Solferinooggi uniformatosi nonsolo sui contenuti maanche sul formato al quo-tidiano di Scalfari, fusonoro, assistendosi inTV al momento dello spo-glio delle schede, a scenedi isterismo dei vari diret-tori di giornale e degliillustri editorialisti, questavolta lo sconcerto per ilrovesciamento del risulta-to elettorale inizialmentetratto dalla pubblicazionedei primi exit poll si è tra-sformato in disincanto.

Rimarrà impressa nellamemoria degli addetti ailavori, la testa che scon-solata Paolo Mieli, diret-tore del Corriere dellaSera, tiene appoggiataalla mano durante unasequenza di Porta a Porta,

colto di sorpresa. La suaespressione amareggiatache forzosamente si tra-duce in un sorriso moltopiù berlusconiano dell’o-riginale racconta tuttoquello che c’è da raccon-tare su questo momentodel giornalismo italiano.Rottamazione del giorna-

lismo italiano?Ben inteso, il V-day di

Grillo, la rabbia contro ilgiornalismo “venduto” hapoco a che fare con tuttociò; il fenomeno Grillo èun qualcosa di assoluta-mente interno e riferibilesolamente al disastropolitico culturale prodot-to dalla disonestà intellet-tuale della sinistra negliultimi quindici anni, unasinistra che per impedireuna autentica rivoluzioneliberale (ammesso e nonconcesso che la destrasarebbe stata in grado -sia in grado - di farla perdavvero la rivoluzioneliberale) ha finito perarmare il mondo editoria-le da sempre in possessodel salotto buono dellafinanza italiana (è inutilericordarlo tutta schieratada quella parte). E la guerra da esso con-

dotta è stata a favore diun buonismo di manierache anticipando l’avventodi Veltroni cercava peri-colosi equilibrismi tentan-do di spiegare i distinguoe le lacerazioni internealla vecchia maggioranza,ad esempio in materia disicurezza, in un modostucchevole e lontanodalle esigenze dei cittadi-ni, alle prese con paureconcrete, come quella divedere una madre, vio-lentata e buttata di sottodal cavalcavia.Ma se il giornalismo si

vuole che abbia ancora ache fare con il raccontodei fatti e solamente inparte con il loro commen-to, allora i fatti che sonostati raccontati e la lorointerpretazione, essendostati così distanti dal sen-tire del paese, un analistaattento non dovrebbenon rilevare come sianostati forzati oltre il ragio-nevole, tentando aggiu-stamenti doverosi nelposizionamento delletestate nazionali di riferi-mento.

Nessuno chiede diabbandonare la faziosità,essa può anche essere un

pregio, ma la disonestàintellettuale, quella sì.Certo il nostro giornali-

smo come grande partedel giornalismodell’Europa continentale,storicamente, è un gior-nalismo basato più suicommenti che sui fatti,ma il paradosso vuole adesempio che sotto la dire-zione Mieli, una direzionetutta votata alla sua ten-sione riformatrice (che gliè valsa la perdita di centi-naia di migliaia di lettorigiornalieri) si denunci aiquattro venti di essersiispirati al New YorkTimes, un giornale – valela pena ricordarlo - chepur essendo in quota aidemocrats, se deve direche il “Surge” di G.W.Bush è stato un successo,lo dice punto e basta.

Iperboli a parte, unacosa è certa e incontro-vertibile. Il Paese ha biso-gno di chiarezza oltre chedi faziosità.La cessione di Alitalia a

tutti i costi ad Air Franceera una svendita o no? Inmateria, di opinioni nonse ne possono avere vistoe considerato che si trattadi numeri, di livello occu-

pazionale, di infrastruttu-re da abbandonare e dicosti di sviluppo da sop-portare: ebbene sullecolonne di questi giornalisembrava l’affare delsecolo. La missione in Libano è

stata davvero una presti-giosa iniziativa diplomati-ca italiana o l’inizio diuna partita a tennis con-tro il muro, giacché glihezbollah possono conti-nuare tranquillamente ascaricare camion di armimentre i nostri soldatidirigono il traffico?Il tesoretto esiste on non

esiste?Potremmo continuare

così ma non abusiamodella pazienza dei lettori.

Massimo D’Alema,tempo fa, aveva avuto adichiarare come il proble-ma per la sinistra italianafosse che purtroppo avotare non vanno sola-mente quelli che leggonoi giornali. Ebbene l’exMinistro degli Esteri,ancora una volta si sba-glia di grosso.Infatti come riconosciuto

da Ezio Mauro mesi fa, ilvero fenomeno giornali-stico di questi anni in

Italia si palesa come ilnascere e il crescere di ungiornalismo liberal-con-servatore che sta via viaacquisendo prestigio eautorevolezza.Il Foglio, il Domenicale ela galassia di siti internet(tra cui quello de LaPiazza d’Italia), i numeriraggiunti da Libero, iltutto in costanza di copievendute da Il Giornale.Riviste politico culturali ecentri di studio comeIdeazione, l’Istituto BrunoLeoni, Magna Carta, luo-ghi di riflessione e diinformazione che pianopiano stanno diventandoun punto di riferimentomediatico per un popolo,quello delle libertà, incerca di autore. Un popo-lo all’avanguardia nellaguerra dei blog, con ilprincipale aggregatorewww.tocque-ville.it feno-meno studiato da analistidi tutta Europa, che statrovando gradualmente lapropria voce.Con buona pace di tanti

e ivi compresi dei grilli-smi sinistrorsi, la rottama-zione è già iniziata.

Giampiero Ricci

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LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ

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Vincitori e vinti

La stampa estera sulle politiche 2008Ecco i commenti, acidi o entu-siastici, che hanno accoltoall’estero il trionfo del PDLNon che la stampa internazio-nale sia la Bibbia, tutt’altro.Specie se si considera che laquasi totalità dei media stranie-ri aveva parlato di disillusionedegli italiani e di probabileastensionismo che avrebbedovuto riflettere lo stato d’ani-mo di chi non crede più nellapolitica. Detto, non fatto: allepolitiche si è recato alle urnel’80% degli italiani. Non possia-mo tuttavia omettere dichiara-zioni e commenti provenientidall’estero per dovere di cro-naca e perché no curiosità.Le elezioni politiche italianesono rimbalzate alla grandesulla stampa straniera, che, indisparati modi, ha commentatola vittoria di Silvio Berlusconi. Non è sfuggita a nessuno lasalutare semplificazione delsistema con la drastica riduzio-ne della pletora di soggettipolitici che “ingolfava”i lavoriparlamentari (basti ricordarel’estenuante procedura delledichiarazioni di voto). Per que-sto motivo prevale un certoapprezzato stupore per talenovità del sistema politico otte-nuta peraltro senza passare dauna riforma elettorale. Negli Usa, giudizi contrastanti.Ora – commenta il Wall StreetJournal - la palla passa al lea-der del Pdl è chiamato allaprova del governo e dovràdimostrare di saper mantenere

quanto promesso in campagnaelettorale. Il Wall Stret Journalè un quotidiano vicino alleposizioni di Berlusconi e sotto-linea “il confortevole vantaggiodi Berlusconi”, che consentirà,“al magnate dei media di tor-nare a ricoprire agevolmentela carica di primo ministro perun terzo mandato”. Sul N.YorkTime Ian Fisher, amabile fusti-gatore del Belpaese, scrivedell’ “Italia di Berlusconi chetorna al potere”. La Cnn parladel “carismatico il miliardarioitaliano che ha vinto le elezio-ni” e che guiderà il prossimogoverno, “il 63.mo dalla finedella II Guerra Mondiale”. Ehsì, questo polemicamente sivuol sottolineare, un governoall’anno. Più che di repubblicaitaliana dovremmo parlare direpubblica romana, coi conso-li dal mandato annuale…Tuttavia, la rete all news diAtlanta ha spiegato agli ameri-cani che “le arcane leggi eletto-rali avendo dato ai piccoli par-titi in parlamento una spropor-zionata quantita’ di poteresono in parte responsabili deifrequenti cambiamenti digoverno”. Ed ora, non c’è piùquesto appiglio, ora il centro-destra deve andare avanti spe-dito e come annunciava lo slo-gan elettorale, rialzare l’Italia.Ampio risalto all’esito delleelezioni italiane anche sui gior-nali d’Oltralpe. In questo caso,il tradizionale snobismo france-se non si è lasciato attendere.

Il più duro contro la vittoriadel centrodestra è stato il quo-tidiano gauche Liberation cheha titolato con un perentorio“L’Italia a la mercé diBerlusconi”.Nel commento al voto italianosi afferma che malgrado “le ele-zioni avrebbero dovuto consa-crare il ritorno del ‘Cavaliere’in sella... ormai di fronte a luii democratici di Veltroni sem-brano un avversario capace diincarnare un’alternativa cre-dibile”. Per contro, il conservatore LeFigaro tuona: “Berlusconi pro-clama la sua vittoria”. Il quoti-diano francese pubblica ancheuna galleria fotografica suitrionfi del leader del centrode-stra (“L’eterno ritorno del cava-liere”) e ha parlato di “come-back eclatante, di ritorno inpista di un animale politico,che né le disfatte, né gli scan-dali hannoabbattuto”.Commenti esaltatied esaltanti.Il sito di Le Monde, al lavoromalgrado lo sciopero dei colle-ghi dell’edizione cartacea, hadato spazio alle dichiarazionidi Veltroni, che ha annunciatoche “la destra governerà ilPaese”. Il quotidiano della gau-che francese ha pubblicatoanche un esaltante collage difotografie della carriera del lea-der della Pdl con il titolo,“Berlusconi, le tappe di un’a-scesa folgorante”. Passando alla Spagna, fresca

l’affermazione di Zapatero, ElMundo ha parlato di “ampiamaggioranza” per questoterzo trionfo elettorale diBerlusconi; il quotidiano pro-gressista El Pais ha apertoriportando la churchilliana pre-monizione del Cavaliere:“Berlusconi celebra il trionfo eprevede ‘mesi difficili”. SempreEl Pais, che aveva definitoquello per Veltroni un voto di“speranza” e quello perBerlusconi un voto di “paura”,ha dato importanza al fatto cheil leader del Pdl si è detto aper-to al dialogo con l’opposizio-ne, una volta al governo. Facciamo un salto inGermania. “Applausi” e “buh”per la affermazione del centro-destra. “Berlusconi ottiene lamaggioranza assoluta” titolail settimanale Der Spiegel cheparla del “trionfo di SilvioBerlusconi” e ricorda che“adesso torna di nuovo alleleve del potere. Il Cavaliere,come in Italia lo chiamanocon un misto di ammirazionee disprezzo, e’ tornato”. Il setti-manale Focus titola che “ilCavaliere vince in entrambe leCamere e torna al potere”,mentre il settimanale Sternscrive che “Berlusconi siappresta a formare il governo”.Un “buh” articolato scaturisceda un lungo commento sul set-timanale Die Zeit che ha titola-to annoiato: “Berlusconi, anco-ra una volta” e scrive che si e’trattato di “un risultato amaro

per l’Italia, che non promettenulla di buono”. Sotto il titolo“Il ritorno di Silvio Berlusconi”il quotidiano conservatore DieWelt ha spiegato che ilCavaliere deve la sua vittoria“soprattutto al partito separati-sta della Lega Nord” ed aggiun-ge che “il Partito Democraticodi Veltroni non è riuscito adassumere la guida del Paese,ma ha ottenuto un successorispettabile, dopo essere partitoda una posizione sfavorevolein seguito alla caduta delgoverno Prodi”. Balzando inambito anglosassone, progres-sista Guardian ha aperto con leparole di Veltroni “l’ammissio-ne della sconfitta del “rivale diBerlusconi” facendo notareche dalla vittoria del leader delPdl dipenderà il futuro diAlitalia. “Vittoria schiacciante” di SilvioBerlusconi alle politiche inItalia, ha titolato il conservato-re Telegraph, che ha fattonotare - con immenso piaceredi Berlusconi - come il“71enne magnate dei mediaabbia sconfitto Walter Veltroni,52enne leader del PartitoDemocratico, con un conside-revole margine e una maggio-ranza abbastanza grande pergovernare l’Italia per cinqueanni”. Anche la famigerataedizione on linedell’Independent, più volte cri-tico con l’ex premier, si è limi-tato a riportare le notizie d’a-genzia, prive di commento,

sotto il titolo ‘Berlusconi sentegrande responsabilità’ dopoaver vinto le elezioni”. IlFinancial Times, spesso criticocon Berlusconi, sottolinea il“significativo cambiamento nelmake-up” del Parlamento ita-liano che queste elezionihanno portato. Il capo del Pdl- si osserva - “ha capitalizzatocon successo sull’ansia, umoreprevalente in Italia, dando lacolpa all’aumento delle tasse,dei pressi dei beni alimentari edel carburante e e alla cadutadei salari durante il governo dicentro-sinistra di RomanoProdi”. Abbiamo aperto con le previ-sioni fallite dei media interna-zionali sull’affluenza alle urne,chiudiamo con quelle del bri-tannico Times - sperando cheabbiano egual sorte – e unanota di humour tipicamentebritish targata BBC.Ecco il Times: “Gli italianidubitano, qualsiasi sia il mar-gine della vittoria in Senato delPdl, che il prossimo governopossa invertire il declino, favo-rire gli investimenti, introdurrela necessaria deregulation efrenare la corsa dei prezzi dibeni come il pane e la pasta”. La BBC: “Una volta si è para-gonato a Gesù Cristo, sicura-mente è di nuovo in sella, maSilvio Berlusconi sarà in gradodi operare i miracoli dei qualil’Italia ha bisogno?“.

Francesco di Rosa

Finalmente dopo due anni ditravagliato governo Prodi eduna campagna elettorale allacamomilla, resa interessantedai contendenti solo negli ulti-mi giorni, gli Italiani hannoindiscutibilmente scelto chimeglio, secondo loro, potràtraghettare il Paese fuori dallapalude in cui da troppo temposi è impelagato. Il risultatoelettorale uscito dalle urne haaltresì proposto alcune novitàpolitiche che è sicuramente ilcaso di analizzare a bocceferme.Il primo dato che risulta pale-se è che nonostante tutte lesue manchevolezze - mancan-za della preferenza, premio dimaggioranza al Senato distri-buito a livello regionale - lalegge elettorale, denominata“porcellum”, tanto porcatanon si è dimostrata. La scorsalegislatura Prodi non erariuscito ad avere i numeri inParlamento per governaresenza problemi, non perché lalegge elettorale fosse sbagliatama semplicemente perchénon aveva vinto le elezioni -alla Camera aveva ottenutocirca 23 mila voti in più rispet-to alla coalizione di centrodestra, mentre al Senato neera uscito un sostanzialepareggio rotto solo dai senato-ri eletti nelle circoscrizioniestere sappiamo come - e innessun Paese democratico almondo esiste un sistema elet-torale che permetta, a chi nonha avuto i voti sufficienti, digovernare a dispetto dellamatematica.In questa tornata elettorale si èvisto invece come, se i cittadi-ni votano inequivocabilmenteuna coalizione , si riesca adottenere una forte maggioran-za in entrambi i rami del

Parlamento. In ogni caso 3milioni di voti in più rispettoall’alleanza guidata da Veltroniottenuti al Senato e quasi 3 emezzo alla Camera non pote-vano lasciare adito ad ulterio-re polemiche.Tale distacco di preferenze trale due coalizioni sfidanti -ricordiamolo una novità siaper l’Italia che per quasi tutti iPaesi occidentali in cui chivince lo fa con uno scarto benpiù stretto di voti, vediUSA,Spagna, Germania ecc -ha fatto si che in pochi sianostati i vincitori a lasciare ilcampo di battaglia e molti glisconfitti a rimanere sul terre-no. Per la prima volta, nellastoria politica italiana, divideregli uni dagli altri per noiaddetti ai lavori è stato ungioco da bambini, anche per-ché nessuno dei contendentiha avuto in questa occasione,la possibilità di arzigogolare osu miseri guadagni in terminidi voti o discettare di infinite-simali cali di consensi. Il 13 e14 Aprile chi ha vinto hadominato, chi ha perso è statocolpito da una disfatta com-pleta.Iniziamo dai vincitori. In que-sta lista naturalmente, nonpuò mancare il nome di SilvioBerlusconi. Il quale dall’isola-mento politico in cui era statocacciato - anche dai suoi allea-ti e dagli ex alleati - dopo itentativi abortiti di spallate alGoverno Prodi, attraverso iltanto vituperato e deriso“discorso del predellino” e laconseguente creazione delPDL ha stravinto per la terzavolta la corsa verso laPresidenza del Consiglio.Insomma due volte nella pol-vere - le due sconfitte subiteper mano di Prodi - tre volte

sugli altari.Secondo vincitore indiscutibileè Umberto Bossi - insieme atutta la Lega Nord logicamente- il quale non solo ha avuto ilmerito di tenere duro riguardola coalizione col Cavaliere,dimostrandosi di fatto l’alleatopiù fedele dal 2001 in poi,maanche per aver avuto quello difar crescere il proprio partitosino all’8%. Risultato questonon pronosticato da alcun isti-tuto di rilevamento statisticoed ottenuto carpendo qualchevoto ad AN ma soprattuttotogliendoli alla sinistra arcoba-leno, completamente disinte-ressatasi quest’ultima, deicambiamenti sociali avvenutinelle zone industriali del NordItalia. Senza il boom delCarroccio sarebbe statoimpossibile al Nord ottenere lamesse di voti che la coalizioneche sosteneva Berlusconi haavuto. Di fatto oltre allaLombardia e il Veneto, vecchi“serbatoi” di consenso per ilcentro destra, si sono aggiuntezone storicamente “rosse”: laLiguria, il Piemonte - sia la lecittà della cintura torineseoltre che il capoluogo diregione stesso o la Val di Susa-, e l’Emilia Romagna dove i“padani”hanno raggiunto unostraordinario 7% di voti.L’ascesa è stata così forte daparte di PDL e Lega che essisono riusciti a conquistarenelle elezioni amministrativetenutesi in molti comuni inconcomitanza col voto politicola città di Brescia da anni tenu-ta nelle mani dal centro sini-stra e la regione Friuli dell’exoramai governatore RiccardoIlly.In definitiva vincitori si sonopure dimostrati Fini e tuttaAN. Il primo perché ha porta-

to di forza il partito che guidaalla coalizione con FI per for-mare il PDL contribuendo inmodo sostanziale - e non soloteorico come qualcuno imma-ginava - alla vittoria del centrodestra. La seconda perché èstato evidente che la temutaemorragia di dirigenti e di votiverso La Destra non c’è stata,dimostrando in questa manie-ra che il partito esiste ed è benconscio della propria missionein seno al nuovo soggettopolitico unico, ed i prossimipassi verso la formazione delPDL dovranno essere fatti inmaniera tale da non svilire inalcun modo questa senso diappartenenza. AN ha avuto inoltre il merito di aver permes-so la vittoria al Senato nelLazio e di aver costretto al bal-lottaggio a Roma e Provincia icandidati del PD. In particola-re nella Capitale c’è la sensa-zione che i 5 punti percentua-li che separano Rutelli daAlemanno - 45% a 40% infavore dell’ex ministro deiBeni Culturali e già ex Sindacodi Roma - possano essere,questa volta come non mai,recuperati.Al tirare delle somme anchel’MPA di Lombardo e L’IDV diDi Pietro si possono conside-rare dei vincitori .I primi poi-ché hanno portato a casa lavittoria schiacciante nelleregionali in Sicilia - 65% per ilcandidato autonomista controil 30% della Finocchiaro - isecondi perché hanno rag-giunto un insperato 5% a livel-lo nazionale che gli permettedi sedersi nei due rami delParlamento.Un tempo si era soliti dire chela sconfitta non aveva né padriné madri, nel nostro caso haperfino i nipotini fino al

secondo grado.Sconfitti in primo luogo sisono dimostrati i cantori del-l’anti politica. Quando va avotare più dell’80% degliaventi diritto non c’è BeppeGrillo che tenga.Sconfitto è il candidato allaPresidenza del Consiglio perPD ed IDV Walter Veltroni.Poiché, nonostante abbiatenuto ben nascosto in cantinaRomano Prodi - non è statocapace questa volta di “affabu-lare” gli Italiani dopo che perparecchi anni lo aveva fattocon successo con i romani.Nel complesso è stato capacedi azzerare i Socialisti alParlamento dopo 100 anni -obiettivo che neppureOcchetto era stato capace diottenere al tempo di Craxi e“mani pulite”- e di risucchiarea se il 70%dei voti della sini-stra radicale e non attrarre alPd i moderati centristi. Lo sce-nario di cartapesta insomma èstato strappato. E’ stata punitadagli elettori la sua falsa bono-mia, la sua pervicace proterviaa non nominare il nome delsuo diretto rivale Berlusconiper tutta la campagna elettora-le, quasi che quest’ultimo nonfosse degno di battersi a“duello” con cotanto rappre-sentante della democraticasocietà civile di cui sente diessere l’unico degno rappre-sentante. Aveva immaginato -sondaggi alla mano - il recu-pero nei confronti del centrodestra come la vittoriosa tra-sferta dei Mondiali di calciodell’82 da parte dell’Italia diBearzot. Ha fatto invece la finedella nazionale di calcio deimondiali del “66 battuta dallaCorea di dentisti,gente comu-ne ed operai. Con lui è statasconfitta tutta quella corte di

intellettuali ed affini, cantanti,cineasti, calciatori e ballerineche egli, neo mecenate - nonce ne voglia l’originale- haforaggiato ed appoggiato -ricambiato - con i pubblicidenari attraverso un turbiniodi feste ,notti- bianche o rosse- e baccanali.Travolti - non sconfitti - sonostati i comunisti della SinistraArcobaleno e le loro stantieideologie, i quali dopo 60 annidi repubblica,40 dal ‘68 equasi venti dalla caduta delMuro di Berlino e 2 anni diGoverno con Prodi - i piùdevastanti per il risultato elet-torale- non siederanno- sem-pre che qualcuno non cambinel frattempo casacca - nelParlamento italiano.Battuti, anche se in misuraminore, Storace e Casini. Ilprimo poiché non avrà rap-presentanza politica inParlamento e perché non èstato capace di dare un’alter-nativa a destra al PDL. IlLeader dell’UDC perché puressendo riuscito a salvarsi dalterremoto Berlusconi, conteràmolto di meno di quanto nonavesse sperato. Fare l’opposi-zione con una trentina dideputati e 3 Senatori saràdurissima.Tra tutte queste maceriecomunque un fatto positivoc’è stato: Prodi, Bertinotti,Boselli e Pecoraro Scanio sipresenteranno dimissionaridavanti ai direttivi dei rispetti-vi partiti. Per la prima voltain Italia - come del restosuccede normalmente dadecenni nelle democraziepiù avanzate dell’occidente -i leader politici dopo unasconfitta elettorale si dimetto-no. Della serie: non è maitroppo tardi.

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

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Dopo che nei giorni scorsida Washington è rimbalzatala notizia che la FederalReserve continua a mostrar-si sempre più preoccupataper l’andamento dell’econo-mia statunitense e che alcu-ni membri del comitato dipolitica monetaria dellabanca centrale americana“non escludono una pro-lungata e severa fase didepressione economica”per l’economia degli StatiUniti (lo si legge nelleminute della Fed sullariunione del Fomc del 18marzo scorso, in cui si èdeciso il taglio di un quartodi punto dei tassi d’interes-se negli Usa, passati al2,25%) tra gli addetti ailavori del mondo finanzia-rio e dei mercati inizia agirare il termine “LongDepression”.

Se la “Big Depression”quella che iniziò nel 1929con la caduta dei mercatidivenne tristemente famosaper aver provocato il collas-so delle economie indu-striali avanzate, l’insorgeree il progresso del totalitari-smo economico e politico,il tentativo della soppressio-ne duratura di quelle cheper noi sono oggi libertàelementari, la “LongDepression” non ha ancorasteso del tutto il suo mantosulfureo sul nostro cammi-no.Ma di manto sulfureo sideve pur parlare quando siassiste a fenomeni apocalit-tici come la Phillips cherinuncia a produrre TVnegli USA, oppure quandosi legge della Capital One,colosso mondiale nellecarte di credito che decide

di tagliare il 40% della suaforza lavoro in GranBretagna.Con il prezzo delle commo-dities alle stelle si assiste afenomeni grotteschi quantosignificativi come quantoaccaduto sempre in GranBretagna, dove la Chiesa diSt. Michel and All Angels èstata derubata di una sezio-ne enorme del suo tetto dipiombo da ladri che sonoriusciti a monetizzare il mal-tolto senza essere colti inflagrante.La St Jakob’s Hall di Basileaè sede di tornei di calcio odi hockey. Ma durante unamattinata di febbraio bacia-ta dal sole, lo stadio è statoteatro di un assembleaaziendale talmente contro-versa da consegnarla pro-babilmente alla storia. Piùdi 6000 soci del gigantebancario svizzero UBSerano lì per sfogare la lororabbia per le decine dimiliardi di perdite su mutuisubprime americani e perquello che hanno vissutocome un insulto ai valoritradizionali svizzeri dellaprudenza e parsimonia. L’obiettivo della loro rabbiaè stato non solo il dimissio-nario presidente di UBS,Marcel Ospel, o uno qual-siasi degli altri dirigenti, che

sono stati disposti su di unmaxischermo vicino ad unaporta da calcio. No, la mag-gior parte degli azionisti hadiretto la sua ira verso gliStati Uniti, rinverdendo losport europeo preferito daqualche anno a questaparte.“L’American El Dorado èdiventata una sceneggiataoccidentale”, ha dichiaratoun azionista. La verità è che la crisi è giàglobale e rischia di far but-tare il bambino con tuttal’acqua sporca.Con la recessione che avan-za impietosa i tribunaliamericani per la bancarotta,dopo anni di calma serafica,sono attanagliati da un’atti-vità frenetica che non dicenulla di buono.Si cercano nel mondo dellafinanza parametri di riferi-mento per misurare la tem-peratura del malato. Uno diquesti è notoriamente lospread tra le obbligazionispazzatura e quelle delTesoro americano. Un annofa lo spread era di 280 puntibase, nel marzo di quest’an-no sono stati superati gli800 punti base, raggiungen-do gli 862.Il tasso di default rilevati suibond è cresciuto modesta-mente dallo 0,87% del

novembre scorso allo 1,28%di oggi, ma alcune previsio-ni si aspettano una rapidarisalita del tasso. PerMoody’s in breve si arriveràal 5,4%.Infine il petrolio, di nuovosopra i 111$ a barile.Dopo il Credit Crunch del-l’agosto scorso, i mercatiglobali hanno evitato il col-lasso grazie alle continueiniezioni di dosi da cavallodi liquidità da parte dellaFederal Riserve e dellaBank of England e in misu-ra minore della BCE. Ma loscoglio è stato evitato gra-zie anche al permanere diuna crescita eccellente inCina e nell’India e tutto ciòha comunque voluto signi-ficare la perdita di partedella sovranità finanziariada parte degli USA chehanno dovuto pagare acaro prezzo il rischio di undefault di Wall Street. Oggi infatti grazie all’inter-vento dei fondi sovranicinesi e arabi che hannoacquistato significativequote di partecipazioninelle principali banche d’af-fari statunitensi in odore dicrisi, l’economia americanapuò continuare ad essere lalocomotiva dell’economiamondiale, ma resta unalocomotiva meno indipen-

dente.Inoltre c’è da chiedersi, conil profilarsi del rallentamen-to della crescita cinese inragione del fisiologicoaumento dei salari e dellerivendicazioni sindacali chenecessariamente si leganoall’innalzamento dei livellidi qualità della vita, perquanto il salvagente pechi-nese possa riuscire a teneresu di sé un peso così impo-nente.La scarsa chiarezza che si èaccompagnata in questianni all’utilizzo di strumentifinanziari troppo sofisticaticome i derivati o che si èandata anche accompa-gnando ad istituzioni finan-ziare come gli HedgeFunds, attentissime in que-sti giorni a speculare sullesituazioni di bancarotta ecapaci di produrre un effet-to doppler pericoloso sulleansie dei mercati, sembranooggi variabili fuori controlloper una Economia che habisogno di sapere dove sitrova e che è disperatamen-te in cerca di sapere doveandrà e chi la guiderà pertutto il tempo che sarànecessario a passare attra-verso la Long Depression.Le elezioni americane sonoquasi a sei mesi di distanza:In God we trust.

Dalla Big alla Long depression

Con questo Governo l’in-flazione galoppante ha rag-giunto il record negativodel 3,3%. Questo recordera già stato toccato nel ‘96e anche in quel caso c’eraProdi al Governo. Il pro-blema più grave però è chei prodotti alimentari di basehanno fatto registrareaumenti vertiginosi, il panead esempio ha raggiunto il12% ed il 14% per la pasta.Il dato sull’inflazione non èpervenuto inatteso, c’erauna stata una previsionedel tutto attendibile, a suf-fragare questa previsione èintervenuto un altro pro-blema come sostieneAngeletti, leader della Uil,la speculazione sugli ali-menti.Questa dato sicuramenterileva uno scenario grave epreoccupante, che se acco-stato a quello della crisiAlitalia, al caro petrolio,alle retribuzioni troppobasse dei lavoratori, defini-sce uno stato di salute delsistema economico italianomolto negativo. Non si vuole strumentaliz-zare l’andamento dell’eco-nomia addossando colpesolo alla uscente maggio-ranza di centro-sinistra,anche perchè la congiuntu-ra economica dipende damolti fattori internazionali,ma il governo Prodi haconcorso ad accentuare laproblematica congiunturaleperchè non è intervenuto asostenere lo sviluppo e adeliminare quei fattori di cri-ticità nel mercato del lavo-

ro e dei beni che hannosquilibrato il meccanismodi funzionamento del siste-ma nel suo complesso. Daquesto scenari negativo siparla di tutelare i consuma-tori, ma come è possibilesopravvivere in un sistemache da tempo non è statoaggiustato, l’interventopubblico avrebbe dovutoprevenire le attuali anoma-lie, ma la mentalità italianaè quella di curare la pato-logia quando è ormai trop-po tardi. L’inversione ditendenza è fondamentaleed urgente, per tale ragio-ne la domanda sociale èsempre più insistente, sichiede alla politica unamaggiore responsabilità,un potere decisionale piùincisivo, una politica eco-nomica che intervenga asostegno della crescita, deiredditi della famiglie, deiprezzi, ma nell’ottica dicreare sviluppo. Non èpensabile attuare misure dipolitica economica conpresupposto politici preva-lenti su quelli sociali, lafamiglia deve essere al cen-tro delle politiche sociali, ilmercato è l’ambiente privi-legiato dove si incontra ladomanda e l’’offerta, laconcorrenza è un fattoreindispensabile per la com-petitività delle imprese, lainnovazione tecnologica èaltrettanto vitale per il siste-ma imprenditoriale. Ormailo sviluppo non è più con-cepibile a compartimentistagni, l’ottica deve esserequella della integrazione

dei fattori di crescita siaendogeni che esogeni, è laqualità della sviluppo cheprevale sulla quantità dellepolitiche che si intendonoadottare. Ovviamente l’in-tegrazione presuppone unamaggioranza parlamentarestabile e capace di gover-nare senza clientelismi. Sel’interesse pubblico nonprevale su quello privatonon c’è crescita che possaessere sostenuta.

L’inflazione, cioè la crescitadei prezzi soprattutto regi-strata a marzo 2008 è dav-vero galoppante, i prezzidei principali beni alimen-tari cioè quei beni a cuitutte le famiglie possonodifficilmente rinunciare persopravvivere, pane e pasta,lievitano esponenzialmen-te. Il reddito delle famigliedal punto di vista retributi-

vo non consente di sop-portare il peso dei prezziche il sistema sta imponen-do a causa di una specula-zione incontrollata.Il tipico convincimentoall’italiana “tanto il governofa finta di controllare ed iofaccio come mi pare”.Questo accade perchè ilGoverno Prodi ha manife-stato tutta la sua debolezzae morbidezza decisionale,le economie avanzate che

debbono competere con igrandi sistemi economicinon possono permettersi diavere governi deboli,governi caratterizzati daun’elevata mole di chiac-chiere e da pochissimi fatti.Ormai nel Parlamento ita-liano tutti sono d’accordosui grandi temi dello svi-luppo, occorre sostenerlo,bisogna rilanciare la cresci-

ta, i salari, occorre moder-nizzare il paese attraversoinfrastrutture più moderne,occorre efficientizzare lepubbliche amministrazioni,ma quando si debbonoattuare le misure volte alraggiungimento dei sud-detti obiettivi, tutti quelliche avevano riempito isalotti della politica siatelevisiva che istituzionalecominciano a chiederelegittimazioni al rispettivielettorato, la risposta èquasi sempre negativa, nonsi possono costruire strade,centrali elettriche, non sitrova la maggioranza sulleriforme, migliaia di emen-damenti arrivano perostruire l’iter legislativo. Laparalisi istituzionale è allabase della stagnazione eco-nomica di un paese. Gli ita-liani non hanno più fiducianelle istituzioni, nella poli-tica che promette e poinon mantiene, i programmielettorali sono sempre piùspot televisivi che consen-tono ai partiti di raccoglie-re voti e di garantirsi rendi-te di posizione, e sonosempre meno vicini allagente, alle esigenze dellacollettività. A questo puntoè lecito chiedersi se lacostituzione italiana èancora rappresentativa egarante dei diritti sociali ecivili della cittadinanza. Lospirito democratico con laquale è stata redatta è oggimesso in discussione dalvenir meno di una serie digaranzie a supporto deidiritti dei cittadini, riguar-

danti il lavoro e la possibi-lità di avere una vita digni-tosa . Il governo Prodi oggi hasaputo anche accentuare imali di una costituzioneormai per certi versi obso-leta, non perchè i principiche la governano nonhanno più valore ma per-chè non esistono più quel-le garanzie sociali che con-sentono agli individui dipoter vivere liberamente,occorre che quei principisiano garantiti, il lavoro vatutelato in tutte le sueforme, ma non sono suffi-cienti tutele formali bensìoccorrono le condizionimateriali affinchè un indivi-duo possa vedersi garantitoil proprio pane quotidiano.Se la politica non si affrettaa farsi un esame di coscien-za, la principale causa delbaratro sociale ed econo-mico deve essere rintrac-ciata nella coscienza di unParlamento svuotato diquei valori che hannomodernizzato le grandidemocrazie occidentali.Non ci può essere libertàsenza lavoro, non ci puòessere inflazione senzaresponsabilità, ed è ora chechi ha contribuito a provo-care danni alla societàrisarcisca la stessa ricono-scendo quanto meno i suoierrori anche se ciò ovvia-mente non basta perchè civuole ben altro per farripartire l’Italia sotto tutti ipunti di vista.

Avanzino Capponi

Inflazione: con Prodi record negativo

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LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI

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I 26 Stati membri della Natohanno optato per il re-incon-tro, posticipando la decisionesulle sorti dell’ingresso diGeorgia e Ucraina. Lo hannoriferito fonti della Natodurante il vertice a Bucarest.Almeno, è stata annunciataufficialmente l’apertura delprocesso di adesioneall’Alleanza atlantica diAlbania e Croazia, slittandoinvece l’ingresso dellaMacedonia, a causa del vetodella Grecia. Riguardo allo scudo antimis-sile, in linea con le anticipa-zioni di “un alto funzionario”americano, i membri dell’or-ganizzazione “sostengonosenza riserve” il progetto discudo antimissilistico Usa inEuropa centrorientale e esor-tano la Russia ad accettare ilpiano e a lasciar cadere leproprie obiezioni. Difficile, visto che le buoneintenzioni dello scudo con-trastano nettamente con le -buone o cattive intenzioni diMosca.Lo scudo, sostengono i mem-bri aderenti al progetto, avràgrandi benefici in termini diconteniento del terroriso jiha-dista, fronteggiando in modoefficace la minaccia costituitada missili balistici a lunga git-tata provenienti dal MedioOriente. Il documento rico-noscerà i benefici delloscudo anti-missile per fron-teggiare una minaccia damissili balistici a lunga gittata,provenienti dal MedioOriente e in grado di rag-giungere l’Europa.Intanto –come detto - è stata

annunciata ufficialmente l’a-pertura del processo di ade-sione all’Alleanza atlantica diAlbania e Croazia. Un succes-so iportante per due paesiaffamati di Europa e di occi-dente. Un’adesione che nonrende felice la Russia, costret-ta ancora a masticare amaro.Bocconi agrodolci anche perBush, confezionati “vecchiaEuropa”.E’ la cosiddetta vecchiaEuropa infatti che ha blocca-to l’allargamento immediatodella Nato a Georgia eUcraina ed ora, il pressingincalzante del presidente Usaha provato a cogliere almenoun successo sull’Afghanistan.L’obiettivo sarebbe stato arri-vare ad incrementare le trup-pe della missione Isaf di altri5000 uomini. Anche qui, bic-chiere mezzo vuoto. Ma solomezzo. Bush chiedevaall’Alleanza atlantica unimpegno più forte inAfghanistan, ripassato di fattosotto il controllo nemico eche egli considera oggi ilfronte più importante dellaguerra al terrorismo islamico.Ebbene, il presidente Usanon è riuscito a convincereGermania, Spagna e Italia aimpegnare le loro truppe neicombattimenti sul frontesudorientale, ma ha ottenuto700 soldati in più dallaFrancia e la promessa di altri3.000 uomini dagli alleatiminori. Egli voleva fortemente l’allar-gamento della Nato a Ucrainae Georgia – nazioni fresche,forze fresche - osteggiato daMosca, ma indispensabile per

la salvaguardia della pacemondiale.Picche anche qui. Tuttavia,egli ha ottenuto un utile rin-vio, figlio del timore non soloreverenziale delle principalipotenze europee, ansiose dinon irritare la Russia. ma lapratica non è stata certoarchiviata, e se ne riparlerà indicembre. E non è risciuto nemmeno astrappare il via libera per lainstallazione di basi in Cechiae Polonia, che Putin conside-ra una minaccia diretta per laRussia. Il presidente russouscente ha ribadito il suoniet, ma se vogliamo trovareun aspetto positivo nella que-stione, possiamo sottolineareil mutato umore di Putin, cheha registrato dei “progressipositivi”. Vale a dire, se ne può parla-re, ma gli stati canaglia pos-sono attendere…L’obbiettivo possibile del ver-tice con Putin non eranocerto i baci e gli abbracciall’insegna dello “scordamu-ce ‘o passato”, ma quello diarrestare almeno la derivanegativa dei rapporti traWashington e Mosca dal 2002a oggi.Tuttavia, il commiato dei duepresidenti è stato contrasse-gnato da grande cordialitàpersonale e dalla firma di undocumento di partnershipstrategica ad onor del veropovero di elementi concreti,ma contraddistinto da unbuono spirito cooperativo. È pur vero che tutto ciò nongarantisce un felice sodalizioBush-Medvedev, ed è natu-

ralmente impossibile preve-dere come si configurerà ilrapporto tra lo stessoMedvedev e il prossimo pre-sidente americano. Almeno,Sochi ha prodotto un cambia-mento di clima che dovrebbedurare nel tempo. Come detto, nonostante lepressioni, l’Italia non aumen-terà le truppe in Afghanistan.Almeno per ora e in attesadel responso delle urne, chese vedesse il PDL al governoaprirebbe nuovi scenari.Intanto, il premier RomanoProdi ha ribadito che la pre-senza militare italiana inAfghanistan rimarra’ “inalte-rata”, con l’intenzione pero’di “intensificare le attivita’ diformazione delle forze dipolizia e le attivita’ di assi-stenza” civile.Ad oggi, la forza Isaf a guidaNato conta su 47 mila uomi-ni, e secondo le previsionipotrebbe arrivare a sfiorare le50 mila unita’ dopo il sum-mit, con i contributi aggiunti-vi di un’altra decina di Paesioltre la succitata Francia delfiloamericano Sarkozy.Secondo fonti ufficiali, manei giorni scorsi si è parlatodi 800 uomini in piu’ messi adisposizione dalla GranBretagna, 400 dalla Polonia,500 dalla Georgia e qualchecentinaio dalla Romania e daaltri paesi membri.La contrarietà di Germania eSpagna a rimpolpare il con-tingente, così come quellaitaliana, rompe un po’ leuova nel paniere del pressan-te Bush, a sua volta pressatodai propri generali. Sulla

decisione italiana, pendemoltissio l’esito elettoraleche, in caso di vittoria PDLprodurrebbe degli effetti, incaso di vittoria PD altri, e incaso di pareggio con conse-guente accordo Berlusconi-Veltroni, altri ancora. Nel frat-tempo, fonti diplomaticheitaliane hanno parlato dellapossibilita’ di “un contributoaggiuntivo” per l’addestra-mento dell’esercito afghano,ma non di un aumento delletruppe.Sul fronte francese, il presi-dente francese Sarkozy haannunciato di volere portarea compimento il processo diritorno della Francia nelcomando militare integratodella Nato dopo la fine del2008, quando giungerà a ter-mine il semestre di presiden-za francese dell’Unione euro-pea.Il presidente francese hadichiarato ufficialente: “Altermine della presidenzafrancese, sarà giunto ilmomento di concludere que-sto processo e di prendere ledecisioni necessarie perchéla Francia possa prendere ilsuo posto nelle strutture dellaNato”. E se “Messier Sarkò” èuomo di una sola parola,siamo certo che seguiranno ifatti. Parole i intenti che arricchi-rebbero la Nato di un fortepartner e colmerebbero ledistanze createsi tra Usa eFrancia nel corso degli anni.Il filo americanismo del pre-sidente francese, non è maistato un mistero e dal giornodel suo arrivo all’Eliseo, nel

maggio 2007, il presidentefrancese ha annunciato piùvolte la sua volontà di vede-re la Francia riprendere “inte-ramente il suo posto” nel-l’ambito del comando milita-re integrato della Nato, riget-tato dal Gen. De Gaulle nel-l’ormai lontano 1966.Nonostante i succitati riavvi-cinamenti tra Russia e Usa, ilvice ministro degli esterirusso Aleksander Grushko hatenuto counque a precisareche l’ingresso della Georgia edell’ Ucraina nella Nato, che ipaesi europei hanno decisodi rinviare nonostante lepressioni di Bush, saràcomunque un “grave errorestrategico con conseguenzeserie sulla sicurezza di tuttal’Europa”. Vale a dire che lapartita, ancorchè rinviata, è,in un senso o nell’altro tut-t’altro che chiusa.Per concludere sull’eventualeingresso nella Nato delle duerepubbliche ex sovietiche,c’è da dire che il segretariogenerale della Nato Jaap deHoop Scheffer ha spiegatoche tutti i leader hanno con-cordato sulla legittimità delleaspirazioni di Georgia eUcraina e hanno ribadito chela Russia non ha alcuna vocenella decisione, che spettasolo agli stati membridell’Alleanza. In verbis, ma de facto tuttisanno che non è così, tuttisanno quanto potrebbecostare un dispiacere allaRussia. Pertanto, il processodi allargamento della Natocontinua.

Francesco di Rosa

Allargamento NatoQuesta volta pochi abbracci fra Bush e Putin

La Clinton incassa la vittoriain Pennsylvania mentre ilsuo avversario si lecca le feri-teAnd the beat goes on. Lasfida continua, tutto secondoun copione ampiamentescritto che terminerà sola-mente il 25 agosto a Denver.Dopo sei settimane di aspracampagna elettorale, gli elet-tori democratici dellaPennsylvania hanno sceltol’ex first lady Hillary Clintoncome candidata del partitoper le presidenziali anche se,in maggioranza, si aspettanoche a novembre il candidatodel partito sarà il suo avver-sario, il giovane senatore diChicago Barack Obama. Ilmargine di vantaggio dellaClinton, assoluta favoritadella vigilia, è di dieci punti,55 per cento a 46 per cento.Una vittoria sì, ma forse nontale da ribaltare il camminodelle primarie che sembrasegnato: l’ex first lady avevabisogno di un trionfo, chenon c’è stato.Ma mai dire mai perchè lastoria americana insegna cheBill e Hillary hanno sempreottenuto quello che volevanoe, anche se stavolta sembraimpossibile, c’è chi scommet-te su un ripensamento dei

superdelegati democratici,vero ago della bilancia nellascelta del candidato da con-trapporre a John MacCain.Gli stessi che, Nancy Pelosiin testa, da due mesi a que-sta parte stanno lanciandosegnali alla senatrice di NewYork invitandola a mollare lacorsa per il bene del partito.La strada per il 1600 diPennsylvania Road, l’indiriz-zo della Casa Bianca, “passaper il cuore dellaPennsylvania”, risponde laClinton che incassa il favoredegli elettori e conferma:“Una vittoria è una vittoria”,un’occasione per ribadireche “non si ritira” e per chie-dere ai sostenitori di finan-ziare la sua campagna eletto-rale in rosso di 10 milioni didollari. “Il flusso della mareaè cambiato”, ha detto allaplatea di Filadelfia, in unboato di applausi. Molti nelpubblico indossavano guan-toni da boxe, in onore dellasenatrice che si è paragonataal pugile hollywoodianoRocky Balboa, una lottatrice,una che non molla mai. “Houn avversario formidabile -ha detto - un avversario cheha speso cifre mai viste inquesto Stato per mettermiko, ma gli elettori della

Pennsylvania la pensanodiversamente”.Gli addetti ai lavori mettonol’accento sul margine convin-cente ma non decisivo dellavittoria. Diecimila spot elet-torali e dozzine di comizi diObama hanno consentito diaccorciare lo svantaggio daClinton, che il mese scorsoera di 20 punti nei sondaggi.Dieci punti significano unaventina di delegati in più perClinton, su un totale di 158in palio nello stato diFiladelfia. Ma Obama ha unvantaggio praticamenteincolmabile nel computo deidelegati, è in testa di 800.000voti nel conteggio complessi-vo dei 41 Stati nei quali sisono tenute le primarie ed èin testa nella raccolta di fondiper la campagna elettorale.Nessuno dei due candidatiarriverà al quorum di 2025delegati per vincere la nomi-nation: per questo ogni scel-ta definitiva è rimessa nellemani dei 305 superdelegatiindecisi del partito. Quindiadesso la battaglia per con-vincerli è il vero confrontotra Clinton e Obama. Comunque sia andata ecomunque vada, resta il dub-bio sulla mancata spallatache Obama – fino a sei mesi

fa dato assolutamente per-dente e poi capace di unagrandissima rimonta – hasaputo assestare. Cosa è mancato per sfonda-re? E soprattutto perchè certefasce sociali dell’elettoratodemocratico non si fidanoancora di lui? Il senatore afroamericanoconquista i neri, i benestanti,e i giovani. Ma c’è uno zoc-colo duro dove non riesce apenetrare: in PennsylvaniaClinton ha vinto con il 69%contro il 30% del senatore frai lavoratori bianchi del cetomedio e popolare.Percentuali simili le avevaraccolte il mese scorso inOhio. E la ex first lady conti-nua a vincere anche fra idemocratici più anziani, siale donne che i bianchi,migliorando anche le suepercentuali fra i bianchi noncattolici.Qui non si tratta solo di elet-torato tradizionale, ma dellacapacità di conquistare certecategorie che fanno la diffe-renza nei cosiddetti “swingStates”: quelli che di elezionein elezione possono dimo-strarsi a maggioranza demo-cratica o repubblicana, aseconda dei candidati. Nellasfida per la Casa Bianca, in

novembre, ogni contendentesi porta via tutti i voti eletto-rali dello Stato in cui ottienela maggioranza. Dunque gli“swing states” e soprattuttoquelli più grossi, con più votielettorali, sono cruciali per ildemocratico che affronteràJohn McCain.Proprio su questa “eleggibili-tà” conta Clinton per convin-cere i ‘superdelegati’ a schie-rarsi con lei alla conventiondi Denver. Si tratta di ben800 voti sui 4.000 e rotti adisposizione: e non sonoattribuiti dagli elettori demo-cratici, bensì sono notabilidel partito - governatori, expresidenti, senatori, membridi comitati - che appoggianochi vogliono. Con loro,Clinton potrebbe sconfiggereObama a Denver anche seavesse meno voti popolari.Fuori dalle liti, come si dice,il terzo gode: John McCainride sotto i baffi e ringraziagli elettori democratici per laloro indecisione. La sua cam-pagna per il 4 novembreprosegue, il tour nelle princi-pali città va avanti serena-mente. “Che si prendano il lorotempo, non c’e’ fretta”, hacommentato Mark Salter,consigliere del candidato

repubblicano alla CasaBianca. Gli strateghi diMcCain ritengono che sia unvantaggio aver conquistato lanomination gia’ a marzo,lasciando i due sfidantidemocratici a logorarsi in unduro scontro che gli impedi-sce di prendere di mira ilsenatore dell’Arizona in vistadel voto di novembre.Lui, McCain, si e’ detto“assolutamente neutrale”nella corsa dei democratici:“Non ho mai auspicato chela sfida si prolunghi o meno,questo spetta agli elettoridemocratici deciderlo e ionon c’entro nulla”. E haricordato, del resto, che c’e’anche chi sostiene che lagrande mobilitazione per lasfida Obama-Hillary puo’favorire l’eventuale vincito-re, aumentando il numero dielettori che si registrano ealimentando la raccolta difondi. Il suo staff e’ gia’ allavoro sulle strategia perfronteggiare i due possibilirivali per la Casa Bianca,considerati entrambi “ossiduri”. Finora, pero’, gli attacchi diMcCain si sono concentratisu Obama, segno che ancheper gli avversari il favoritoresta lui.

Obama, la spallata che non c’è

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LA PIAZZA D’ITALIA - CULTURA

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Il centro destra ha vintole elezione con un decisomargine di governabilitàe sia il centro sinistra chela sinistra più radicalenon sono stati all’altezzadella situazione.Sulla scia di questi avvi-cendamenti, è opportunauna riflessione sull’azio-ne dello Stato e sulladeriva di quelle forzepolitiche che da pocosono diventate in Italia,extraparlamentari.Per fare questo, inizial-mente si prenderà inesame un testo di VonHumboldt “ Idee per unsaggio sui limiti dell’azio-ne dello stato” perchè lesue tesi sostengono unliberalismo classico enella storia, più o meno,questo ha vinto. La sini-stra dal canto suo, difronte a questa realtàaffermatasi contrariamen-te alle sue prospettive edavanti ad una società inrapida evoluzione, nonpare aver preso posizioninitide, comunicando solomarginalmente i nuoviscenari a quelle masse acui sempre ha fatto riferi-mento.Whilelm von Humboldtnasce a Potsdam il 22Giugno 1767 e muore aTegel l’8 Aprile 1835.Nella sua vita è stato unfilosofo, un diplomaticoed un linguista. Serve lostato Prussiano in vestedi diplomatico in Francia.Da ministro dell’educa-zione, riforma profonda-mente il sistema scolasti-co. E’ determinante lasua azione politica nelgoverno fino al 1819,anno in cui si ritira per-ché contrario alle ideereazionarie predominan-ti. Tra le sue opere prin-cipali si ricordano: Sullareligione 1789, Idee perun saggio sui limiti dell’a-zione dello stato 1792,Sullo spirito dell’umanità1797.Egli afferma che c’è unproblema che da sempreè stato poco trattato daimigliori teorici politici efilosofi ed è quello cheriguarda il fine che l’inte-ra organizzazione stataledeve perseguire e deilimiti che ne devono cir-coscrivere l’attività.Ad ogni riorganizzazionestatale si devono tenerpresenti diverse coseimportanti, tra le qualispicca l’individuazionedegli oggetti ai quali ilgoverno deve estenderee insieme limitare la pro-pria attività. Questa ulti-ma determinazione è trale più importanti perchéincide nella vita privatadei cittadini perché fissala quantità delle attivitàlibere da impedimenti ecostrizioni.L’indagine sui limiti del-l’attività dello stato deve

portare ad una superiorelibertà delle energie e aduna maggiore varietà disituazioni. Ma sottolineaHumboldt, che ad un piùalto grado di libertà corri-sponde un grado ugual-mente elevato di istruzio-ne. Perciò i mezzi coiquali operare le riformedovranno essere adatti aduna cultura progressiva.In diversi casi nel dirittopubblico si è discusso selo stato debba prefiggersisolo la sicurezza dei citta-dini o più in generaleanche il benessere fisicoe morale della nazione.La preoccupazione neiconfronti della libertàdella vita privata ha por-tato di solito a predilige-re la prima affermazione,mentre l’idea che lo statopossa garantire qualcosadi più della sola sicurez-za ha deposto in favoredella seconda.Malgrado questa consa-pevolezza, Humboldtafferma che tutto, artigia-nato, agricoltura, indu-stria, commercio, arti escienza, riceve orienta-mento dallo stato.Ma il vero fine dell’uomonon sta nel riceveredisposizioni, ma nella piùalta composizione dellesue forze in un tutto e inquesto senso la libertà èla condizione prima edindispensabile. In più, losviluppo delle forzeumane richiede necessa-riamente anche una mol-teplicità di situazioni.Posto in condizioni uni-formi, anche il più liberoed indipendente degliuomini raggiunge solo ungrado inferiore di educa-zione, mentre solo l’ener-gia e la molteplicità con-corrono a formare l’origi-nalità. Chiunque vogliaagire sugli uomini nondeve mai scordare lapeculiarità dell’energiaumana e la formazioneculturale.Dunque, l’attività dellostato deve essere sì, rife-rita al bene della societàma è da respingere ogniintenzione d’interventonegli affari privati dei cit-tadini, ogni qual voltaquesti non comportinouna lesione del dirittoaltrui.L’uomo deve proporsivarietà ed attività poichèsolo queste produconocaratteri complessi evigorosi; colui che è abi-tuato ad essere diretto siritiene esonerato dalleproprie responsabilità epiù facilmente rinuncia aquella poca autonomiache gli resta.Humboldt è sfavorevoleall’intervento dello stato,dall’economia all’educa-zione, se non la dove siastrettamente necessario;esso deve astenersi daogni cura per il benesse-

re positivo dei cittadini enon deve compiere nes-sun passo che non sianecessario alla sicurezzareciproca e nei confrontidel nemico esterno. Pernessun altro motivo lalibertà deve essere limita-ta. L’uomo non può esse-re sacrificato al cittadinoe la conservazione dellasicurezza sia interna cheesterna, deve costituire ilsuo scopo più importan-te.Per un pensatore liberalecome lui, contrario adogni paternalismo, lacostrizione e la tutelanon generano virtù maindeboliscono soltantol’energia umana. L’uomodi Humboldt non subisce

lesioni se non si è lesoalla sua libertà personale,se non si è invasa la suaproprietà e se non si èminacciata la sua sfera didiritti; e per prevenire taliabusi, il nostro filosofonon giustifica neanchel’introduzione di leggiproibitive.Le società occidentalipongono questi principialla base del loro esserein atto. A volte se nediscostano, a volte modi-ficano nel bene o nelmale, ma restano pursempre in un ambitoliberale. Ora, riprenden-do le considerazioni ini-ziali, riflettiamo su comela sinistra italiana si èposta di fronte ad un taledato di fatto e come diriflesso si è evoluta.Innanzitutto si può sere-namente rimarcare cheoggi non si può più par-lare di una sinistra ma disinistre. Se si fa un contodi quanti partiti di sinistraesistono in Italia, nondovrebbe bastare unamano. La cosa è piuttostoproblematica se si ricordache uno degli scopi fon-damentali della sinistra èfare leva su quelle masseche più ispirano unacoscienza di classe; èovvio che se non si ha

unità ai vertici del movi-mento, non la si troveràdi certo tra milioni dipersone. E se manca unatale coordinazione, figu-riamoci se si può parlaredi coscienza di classe.La storia si è evoluta edha portato alla caduta delmuro di Berlino, all’im-plosione del sistemaRusso ed ancor primaall’allontanamento deidiversi partiti comunistiin Europa dalle direttivesovietche. Il socialismo èdiventato in parte social-democrazia, ha accettatoil capitalismo e ha decisodi agire come forza rifor-matrice all’interno di unpanorama liberale, finoad arrivare al 2007 quan-

do lo Sdi ha rifiutato diaderire al PD diventandonuovamente PartitoSocialista. Ma cosa restiin Italia del reale e a trat-ti carismatico socialismoriformatore, non si sa.Il comunismo non havisto le rovine del capita-lismo e la storia ha per-sonificato in Stalin e nei“desaparecidos” sovieticile sorti del socialismorivoluzionario. La pro-prietà è rimasta privata equando è stata naziona-lizzata ha prodotto unostato elefante enorme-mente ingombrante eburocratizzato.Nel 1977 si compiono leprime tappe dell’euroco-munismo: EnricoBerlinguer a Madrid,insieme ad altri esponen-ti dei partiti comunistieuropei, fonda la “nuovavia” indipendente daMosca. La revisione ideo-logica è in fieri e si apreil dialogo con le forzedemocratico-riformiste. I“Miglioristi”, l’ala destradel PC, sono i precursoridi questa nuova visione:propensi all’accettazionedel capitalismo, distantidall’URSS anche se nonsempre, ma aperti al dia-logo con il PSI; sostenito-ri della svolta di Occhetto

nel 1989, convinti final-mente che l’assenza didemocrazia implica unamancanza di mandatopopolare. Da qui in poi,le cose cambiano.La sensazione prevalenteè che tutte queste modifi-che ed evoluzioni sianorimaste solo all’internodella classe politica diri-gente comunista, comese si trattasse di una real-tà in divenire che solipochi intellettuali e mili-tanti potevano o doveva-no comprendere. Il parti-to del popolo per eccel-lenza si chiude in unaroccaforte e dall’altodelle sue torri doratescorda di parlare alle sueforze reali, le masse. Lasinistra diventa organiz-zazione politica quasisolo per elitès, s’ imbor-ghesisce come maiavrebbe dovuto fare ecomincia a litigare inter-namente per battaglieideologiche adatte giustoa qualche intellettualoideconvinto che le teoriesiano più importanti dellapratica. Il lavoro parenon faccia più per i diri-genti di partito: c’è chipensa e chi lavora e laclasse operaia lavora emuore pure per lavorare.Non pare che il popolodella sinistra abbia senti-to annunciare in piazzache non si pensa più allacollettivizzazione deimezzi di produzione eche il liberismo è ormaiparte del programmapolitico.I partiti di sinistra hannosmesso di essere partiti dimassa, perché non hannopiù parlato delle loroevoluzioni e di quelledella storia; non hannopiù dichiarato la loroidentità, la loro ispirazio-ne ideologica, le loroteorie di riferimento orache il marxismo e lenini-smo non si adattano piùalla situazione. Nongestiscono più i movi-menti e non incanalanopiù ideologicamente lemasse operaie.La sinistra di oggi non hapiù sostanza alle spalle.Essa, a differenza delladestra che va di paripasso con l’evolversi delcapitalismo e che quindiha meno bisogno dimodificarsi anche ideolo-gicamente, ha la necessi-tà di ricrearsi un profilo,di parlare per informaresu qual è oggi la suavisione delle cose.Perché è indubbio che segià esiste un centrodestra che porta avantidei valori e delle politi-che ben definite, non sicapisce il motivo per ilquale si debba votarequesto centro sinistra chenon si sa bene cosa sia.Esso come pure l’estremasinistra, sono rimaste

ingabbiate in concetti chedovevano essere riforma-ti, invece sono rimasteanacronistiche nei valoridi riferimento. La classeoperaia del nord e nonsolo, forse ha votato Legaperché non è più la clas-se operaia di una volta.Essa ormai è più o menola classe media dellasocietà. Le sinistre nonhanno realizzato che esi-stono nuovi proletarioggi privi di una forte egiusta rappresentanza,non hanno riconosciuto inuovi underdogs. Oggi èstato fatto lo stesso erro-re che fece Marx a suotempo quando teorizzòl’avvento del comunismochiamando in causa solola classe operaia. Essehanno dimenticato, nonhanno comunicato, nonhanno coinvolto comeuna volta e non hannoriconosciuto a sufficienzaalla società il suo cambia-mento e la nascita dellenuove classi povere.Non hanno risposto alproblema dell’immigra-zione perché sono rima-ste arroccate nei loroprincipi senza osservarerealisticamente la società;riguardo l’argomento,non siamo di fronte adun problema di razzismo,bensì ad un dato di fatto:per forza di cose le fron-tiere vanno controllate. E’tanto banale quanto giu-sto il pensiero che se nonc’è lavoro, casa e dirittiper gli italiani e per que-gli immigrati che vengo-no qui legalmente, figu-riamoci se c’è spazio perchi entra clandestinamen-te. E’ una questione dibuon senso. Il problemac’è e la sinistra ha solocontinuato a trincerarsidietro ideali di tolleranzae giustizia, quando poi iprimi a rimetterci sonoquegli stessi immigratiche vivono, se va bene,di stenti.La destra, seppur condelle modifiche, agiscesempre nel contesto incui è nata. Perciò è parsapiù affidabile e solida eha persino dato dellerisposte che in altri tempisarebbero dovute esseredi sinistra.Concludiamo le nostreconsiderazioni con unafrase di Lessing: “Non laverità di cui un uomo è osi crede in possesso, mail sincero sforzo per giun-gervi, determina il valoredel singolo. Infatti le sueforze conseguono unmiglioramento non invirtù del possesso dellaverità, ma della sua ricer-ca e soltanto in questoconsiste il sempre cre-scente perfezionamentoumano. Il possesso rendepigri e presuntuosi”.

Ilaria Parpaglioni

Saggio sui limiti dello Stato e la sinistra oggi

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LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI/TEMPO LIBERO

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Irlanda insolitaUna recente relazione delleNazioni Unite, ha sancitol’Irlanda del Nord come unadelle zone con minor tasso dicriminalità, ciò vuol dire chesi può viaggiare sicuri tra leinusuali bellezze irlandesi. Per raggiungere l’Irlanda delNord ora è molto semplice,infatti la compagnia di ban-diera Aer Lingus ha attivatouna linea aerea diretta cheparte da Roma, quattro voltealla settimana, per raggiungel’aeroporto di Belfast . Il capo-luogo, che si trova nella con-tea di Antrim, è conosciutoper aver dato i natali allafamigerata nave Titanic.Indubbiamente, non solo.Belfast è un capoluogo riccodi negozi, ideale per chi amafare shopping sfrenato, maanche luogo dove trovarenumerosi pub, alcuni deiquali sono delle vere istituzio-ni risalenti anche a tre secolifa, come il “Kelly’s Cellars”fondato nel 1720 e il“McHughs” aperto nel 1711.Esiste una vera e propriapiantina organizzata la“Historical pub tours ofBelfast” -che si può richiedereall’Ufficio del TurismoIrlandese www.irlanda-tra-

vel.com-, per chi volesseintraprendere l’originale tourdei pub antichi e con l’occa-sione assaggiare la scura birralocale….senza esagerareovviamente! Sono oltre mille gli spunti persoddisfare l’appetito, quando,dopo aver girato per le vie delcentro di Belfast, si ha vogliadi mettere qualcosa sotto identi. Irrinunciabile gustaredel pesce in quest’isolabagnata dall’OceanoAtlantico, come salmone,gamberi…e ancora ostriche,granchi e molto altro. Per chinon ha grosse pretese adesempio c’è un locale in cen-tro città, il “Mourne SeafoodBar”, molto accogliente, nelquale si può gustare un ottimazuppa di pesce e patate. Ilfatto curioso è che nella zonaantistante il locale, vi è unbanco adibito alla vendita dipesce al dettaglio. Si potrebbe apprezzareBelfast guardandola anche daun’altra prospettiva, facendoun romantico giro sul fiumeLagan partendo dalla banchi-na dove è situato il “Big Fish”che è anche il simbolo dellacittà, ovvero un enorme pescericoperto da ceramiche bian-

che e celesti, un’opera dell’ar-tista John Kindness del 1999;da questa banchina partono lebarche turistiche.La vita notturna a Belfast èmolto intesa. I pub sonosempre affollati, a qualunqueora del giorno e della notte,non solo da irlandesi maanche da turisti, che qui s’in-contrano per scambiare duechiacchiere davanti un bocca-le di birra fresca e spumosa. L’Irlanda è famosa per le suevalli verdi, ma diciamo la veri-tà, anche per le sue pioggecontinue e per il freddo soste-nuto. Così i pub in Irlanda,sono un vero e proprio puntodi ritrovo, un luogo dovepoter socializzare al coperto eal caldo. Belfast non mancaperò di altre attrattive nottur-ne come diversi bar, cabaret elocali dove poter anche balla-re, specie nel quartiere uni-versitario Queen’s Quarter. Quando si arriva in Irlandadel Nord non si può non visi-tare lo splendido scenarionaturale del “Giant’sCauseway”. Uno dei puntipiù settentrionali dell’isola.Per raggiungerlo l’idealesarebbe prendere la stradapiù suggestiva ovvero la via

costiera orientale denominata“Causeway Coastal Route”,considerata, non a caso, unodei percorsi automobilisticipiù straordinari del mondo.Questo percorso costeggial’oceano per 80 miglia, a voltein modo molto tortuoso,passa valli verdeggianti dovele pecore pascolano nei recin-ti contornati da rigogliosepiante di ginestre. Gli studiosi ritengono cheGiant’s Causeway si sia for-mata circa 60 milioni di annifa, quando la lava liquida fuo-riuscita da un’eruzione vulca-nica si è improvvisamente raf-freddata a contatto con lefredde acque dell’oceano. Lacosa eccezionale è la formanaturale che queste pietre dibasalto hanno assunto con iltempo: colonne a forma perlo più esagonale (ve ne sonoanche a quattro, cinque, settee otto lati), alcune delle qualiraggiungono l’altezza di 12metri, esposte alle onde del-l’oceano e al forte vento. E’uno spettacolo naturale cheha visto l’Unesco assegnarvi,nel 1986, il titolo diPatrimonio dell’Umanità.L’inconsueto panorama haindotto la fantasia di molte

persone a “racconti leggenda”che potessero spiegare questostraordinaria meraviglia che laforza della natura ha genera-to. Così la “Giant’s Causeway”è così denominata in onore diFinn McCool, un gigante chegovernò gli esercitidell’Irlanda; leggenda vuoleche McCool invaghito di unabella donna, originaria delleisole Ebridi, costruì questoimponente selciato per rag-giungerla e convincerla avivere con lui.Lasciando questo raccontoromantico alle spalle, ci pos-siamo dirigere versoBushmills, dove sorge dal1608 l’antica distilleria omoni-ma, ovvero la casa del whi-skey di malto irlandese che èconsiderata una vera istituzio-ne. Questa è l’occasione perassaggiare il whiskey diBushmills! Una leggenda frale distillerie. Fu, infatti, laprima in tutto il mondo adottenere la licenza per la pro-duzione del whiskey. Chivolesse approfondire l’argo-mento, può visitare l’internodella distilleria e osservarel’affascinante arte della produ-zione di questo liquore,apprendendone tutte le fasi

che compongono il ciclo delwhiskey ovvero dalla la tra-sformazione dell’orzo inmalto a quella relativa l’im-bottigliamento. http://www.bushmills.com/.Caratteristica comune di tuttigli isolani è la forte religiosità,l’Irlanda non si sottrae certo aquesta “regola”; devotissimisono sia i cattolici che i prote-stati alla figura di San Patrizioche portò qui il cristianesimoestirpando il paganesimo.La contea di Armagh, più asud rispetto a Belfast, è unconcentrato di tracce chericonducono al passaggio diquesto acclamato Santo.Come la splendida Cattedraleanglicana di Down che sorgeisolata su di un colle verdeg-giante. Questo luogo religiosoè un crocevia d’innumerevolipellegrinaggi in quanto ilSanto irlandese fu qui sepolto,probabilmente sotto l’attualechiesa.E’ emozionante vedere il 17marzo di ogni anno, cattolici eprotestati uniti per celebrareSt. Patrick, lontani da un pas-sato infausto e legati ad unpacifico presente.

Alice Lupi

Cosa sono oggi le ideologieIn un acceso clima politico in

cui si discute sul da fare perquesta nostra Italia, andiamo aparlare qui di alcuni argomentiche fanno profondamenteparte di una società democrati-ca: stato di diritto, ideologieoggi e senso della democrazia.Per tutto ciò si prende comepunto di riferimento il testo diKarl Popper, “La lezione diquesto secolo”; la prima partedel testo è un’intervista al filo-sofo, mentre la seconda è unasua argomentazione. Non sirifletterà su tutte le considera-zioni trattate, ma solo su di unaparte di esse per ragioni ovvia-mente pratiche.Karl Popper ebreo di famiglia ebritannico di adozione, nasce aVienna il 28 Luglio 1902 e sispenge a Londra il 17Settembre 1994. E’ consideratouno dei più influenti filosofidella scienza del ‘900 e duran-te la sua carriera viene insigni-to di molti importanti ricono-scimenti. E’ inoltre consideratoanche un autorevole filosofopolitico noto per il suo forterifiuto di ogni totalitarismo eper la sua difesa continua delsistema democratico e liberale.In “La lezione di questo seco-lo”, a circa metà dell’intervista,a Popper si chiede che prioritàoggi la politica dovrebbe avereper mirare ad un effettivomiglioramento delle condizionidelle società; il nostro filosoforisponde dicendo che sono trele priorità a cui pensare: lapace e con essa la sconfitta deltraffico d’armi clandestino, ele-mento di grande minaccia perl’equilibrio geo-politico incorso, la necessità di fermarel’esplosione demograficapotendo tenere così, sotto con-trollo lo sfruttamento e la deva-stazione ambientale e puntaresu un netto miglioramento del-l’educazione. Su quest’ultimo punto egli sisofferma molto; la sua tesi èche oggi i bambini vengonoeducati alla violenza attraverso

la televisione e altri mezzi dicomunicazione. I bambini pernatura non amano la violenza,ma nel momento in cui qual-cosa si spezza in questo loroequilibrio, si abituano adaffrontarla e a chiederne sem-pre di più. Perciò afferma, inquesto senso c’è bisogno dicensura: il problema è che lalibertà dipende dalla responsa-bilità e se tutti fossero coscien-ti e ragionevoli per il modo incui vivono, di essa se nepotrebbe fare tranquillamentea meno; ma così purtropponon è e stiamo peggiorando.Popper ricorda che lo stato didiritto consiste prima di tuttonell’eliminare la violenza, “per-ché il mio pugno deve averecome limite il naso dell’altro” e“quando consentiamo chevenga abbattuta e tolta discena la generale avversionealla violenza, davvero sabotia-mo lo stato di diritto e l’accor-do generale in base al quale laviolenza deve essere evitata. Inquel modo sabotiamo la nostracivilizzazione” (pag. 37).Sicuramente la degradazionedei contenuti della comunica-zione di massa è un effetto delmercato, della libertà di merca-to e proprio per ciò, questanon può essere assoluta e que-sto vale per ogni campo dellasocietà civile. Come affermavaKant, noi abbiamo bisogno diuno stato in cui la libertà diognuno sia compatibile con lalibertà degli altri e l’ordina-mento serve per stabilire questigiusti limiti. Lo stato di dirittoesige che la legge sia contro laviolenza e contro l’omicidio. Sei bambini fin da piccoli vengo-no educati nel rispetto di que-sto principio fondamentaleallora il futuro vedrà più liber-tà per tutti, altrimenti vivremoin società in cui l’assassiniosarà il pane quotidiano. La democrazia è sicuramente ilmodello politico che più diogni altro si addice a migliora-re i nostri tempi, perché in essa

la gente ha la possibilità diessere culturalmente libera enon diretta dall’alto, ma questaopportunità non è scontataperché per prenderne consa-pevolezza, ci vuole prima ditutto una grande istruzione,poi altre cose. Popper affermache comunque nella conside-razione in se e per se dellademocrazia, c’è un grandefraintendimento; il terminenella sua traduzione letteralesignifica potere del popolo, maquesto in realtà è un concettopiuttosto deviante rispetto alpunto essenziale che vieneposto dalla questione demo-crazia. La classica domanda che fin daPlatone ci si pone riguardo alfunzionamento dello stato è :Chi deve comandare? Chi deveesercitare il potere dominante?Platone rispondeva, i filosofiperché sono i migliori; Marxrispondeva il proletariato;Hitler ha risposto, io. Ma in realtà questa domandanon è giusta, perché porta aconsiderare il proprio avversa-rio come nemico e soprattuttoperchè sottolinea un atteggia-mento che pone l’attenzionesul dominio invece che sullanecessità di dare un contributoalla limitazione del potere stes-so.Quindi Popper propone disostituire la domanda in que-stione con la formula: vi sonoforme di governo che permotivi morali sono riprovevolie vi sono forme di governoche ci permettono di liberarcidi un governo malvagio oanche solo incompetente, cheprovoca danni?Da ciò la deduzione giusta èche il vero scopo della demo-crazia è di fare di tutto per evi-tare l’inumano avvento di unadittatura o di qualsiasi forma dieccesso di potere. Istituire la democrazia significaimpedire l’avvento di un tipodi comando che non sia lostato di diritto; significa mobili-

tarsi contro l’illibertà e nogoverno del popolo. In sé la democrazia non èniente di particolarmentebuono, ma è solo un mezzoper evitare la tirannide. E nonvale neanche il fatto che in untale modello politico la mag-gioranza ha sempre ragioneperché in realtà essa può faredelle scelte nefaste e la storialo ha dimostrato. La questione non sta quindinel chi deve governare, macome si deve governare. E ilgoverno non deve governaretroppo nel senso che il popoloha il dovere/ diritto di difen-dersi dalle pretese dello stato edel potere.Le forme di governo occiden-tali che per equivoco quindi,vengono chiamate e intesedemocrazie, mirano in realtà adifendere la libertà personaleda tutte le forme di dominiotranne che da una: dalla sovra-nità della legge.In questi termini viene da séquanto sia importante assicura-re la libertà; ma esiste anche lapossibilità di abusare di essa: lastampa ad esempio lo fa spes-so quando da notizie false oquando spreca tempo perintrattenere con delle scioc-chezze, o può accadere cheanche lo stato non rispetti ilimiti della sua libertà. Il fatto èche abbiamo bisogno di unostato, ma se ne deve volere ilmeno possibile: nessuno statopaternalistico, totalitario oburocratico, ma uno il cuicompito essenziale sia garanti-re i nostri diritti.Una nuova domanda vieneposta a Popper e gli si chiedese oggi destra e sinistra conti-nuano ad avere un senso equali ruoli hanno dal momen-to in cui lo scontro ideologicotra comunismo e anticomuni-smo può essere dichiarato con-cluso.Innanzitutto egli afferma che lafunzione originaria della sini-stra era di sostenere i cosiddet-

ti underdogs, cioè i più sfavo-riti; e questo è giusto. Ma colpassare degli anni, non si èresa conto che gli operai si sta-vano avviando a non essere ipiù disagiati; non curante diciò ha continuato a puntare sulconflitto di classe,come untempo. Ora invece ci sidovrebbe guardare intorno ecapire chi sono i nuovi under-dogs: i bambini educati allaviolenza lo sono, i precari..; cene sono tanti e bisogna impe-gnarsi per loro.Ma la vera speranza di Popperè che con la sconfitta del mar-xismo si arriverà ad eliminarela pressione ideologica in poli-tica; perché c’è l’esigenza didare la priorità alle cose chedevono essere realizzate per lasocietà. Egli auspica al supera-mento del sistema dei partitiche permette ancora che i rap-presentanti parlamentari sianosolo in secondo tempo espres-sione di chi li ha eletti.Esportare questo atteggiamen-to in Italia non è facile vista lastoria dei nostri grandi movi-menti politici, ma sicuramenteciò è giusto nel concetto, datoche lo scontro ideologico,soprattutto ultimamente nonha prodotto che superficialità.C’è da chiedersi comunque sequesto processo di superamen-to delle ideologie, non sia giàin atto perché in verità gliatteggiamenti di questi giorniconfermano questa ipotesi.Non sono chiare come unavolta le ideologie alle quali ipartiti si riferiscono, quindiqualcosa sta accadendo e forsenon ne stiamo prendendocoscienza velocemente quantoil cambiamento richiede e siresta disorientati. Bisognariflettere su cosa significa esse-re di destra o di sinistra oggi,se è anacronistico parlare inquesti termini, dove sonoandate a finire le ideologie e sesi sono accantonate, perchéquesto è avvenuto. La politicaforse deve trovare la sua strada

in questo mutamento in atto,perchè bisogna vedere in baseai tempi che corrono veloci, sevale la pena di “accusarsi”nelle piazze di essere comuni-sti o fascisti. Chi pensa diesserlo, dovrebbero rifletteresul perché ritiene di esserloancora, su quali basi teoriche,storiche ed ideologiche sifonda la propria convinzione ea chi è rivolta la sua attenzionesociale; questo perchè i tempicambiano e col senno di poi lastoria arriva a dei traguardi, adelle conferme o smentite esicuramente a delle risposte. La politica italiana deve ripren-dere coscienza di sé e del suoruolo; deve lavorare sulla pra-tica ma anche sulla teoria, per-ché riconoscere la propriaidentità è fondamentale peragire con equilibrio.Il futuro è aperto dice Poppere dipende da quello che fare-mo e quello che faremo a suavolta dai nostri pensieri, desi-deri, speranze e timori. Ciòcomporta una grande e giustaresponsabilità che aumenta nelmomento in cui, di fronte alfuturo raggiungiamo una con-sapevolezza fondamentale: chenoi non sappiamo niente, omeglio, ciò che sappiamo ècosì poco che può essere con-siderato nulla rispetto a ciò chedovremmo conoscere perpoter prendere le decisionigiuste.Queste responsabilità non pos-sono essere soppresse dallostato attraverso forme totalita-rie di potere, perché altrimentisi ridurrebbe l’uomo ad essereun solo centesimo di quelloche potrebbe essere.“Dobbiamo sapere di nonsapere niente - o quasi nien-te….dobbiamo tastare il terre-no criticamente, come fannogli scarafaggi, cercare la veritàin tutta modestia. Non dobbia-mo più cercare di recitare laparte dei profeti onniscenti. Maciò significa: dobbiamo cam-biarci” (pag.96).

Karl Popper