1-15/16-31 Dicembre 2008 - Anno XLV - NN. 45-46

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COPIA OMAGGIO La Piazza d’Italia In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Rom-Italy — Fondato da Turchi — www.lapiazzaditalia.it Verrebbe da dire: chi di spada ferisce, di spada perisce. Si sa, i luoghi comuni, i detti popolari, sono tutti veri, ma in questa recrudescenza dell’azione giudiziaria, anche se principalmente volta con- tro il Partito Democratico, sarebbe ingiusto quanto inop- portuno non rilevare diversi profili sensibili che meritano la necessaria attenzione. Certo, vedere coloro che si sono autoproclamati deposi- tari della tutela del rigore mo- rale nel nostro Paese, messi così alla gogna, fa balenare per il cervello quel “noi lo dice- vamo” che si vorrebbe accom- pagnato ad una naturale sod- disfazione, ma non è così. Così come fu per il Partito Socialista Italiano e per la De- mocrazia Cristiana l’azione giudiziaria si accanisce medi- ante l’utilizzo indiscriminato della custodia cautelare e l’eco mediatica contro il partito politico oggi più debole, un partito politico, il cui rino- mato punto di riferimento nei confronti di certi ambienti della Associazione Nazionale Magistrati, Luciano Violante, solo qualche mese fa aveva es- presso pubblicamente la sua valutazione positiva sulle linee direttrici di una riforma del sistema giudiziario comples- siva, così come proposta dal Ministro Alfano. Utilizzo delle intercettazioni, separazione delle carriere, par- ità tra l’accusa e la difesa, snel- limento della giurisdizione civile giunta a livelli di lungag- gini che mettono il sistema Ita- lia ai margini della comunità internazionale, un’esposizione ai reclami presso la Corte di Giustizia Europea divenuta intollerabile, sono solo alcune delle aree di intervento. Più in generale un disincanto della cittadinanza nei confron- ti di un sistema giudiziario da una parte farraginoso e in- concludente, dall’altra sem- pre pronto ad imbarcarsi nei più disparati e costosi teoremi giudiziari pur tuttavia restan- do incapace di rendere certa la pena comminata, un sistema che al di là delle speculazioni dell’anti-politica costringe il Parlamento ad indulti ed am- nistie: un incapacità pagata dai cittadini stessi in termini di esposizione diffusa alla mi- crocriminalità. Su questo impianto di ineffi- cienza la sinistra italiana cos- truì il Golem mediatico della “questione morale” giacché Il fanatismo è una piaga che da sempre accompagna la storia dell’uomo, quest’ultimo a volte ne è promotore, protagonista, vittima o indifferente spettato- re; lo ritroviamo nella religio- ne, nella politica, nella ricerca del potere, nelle opinioni e nei gesti, ma che cosa è realmente il fanatismo e come possiamo curarlo? Amos Oz, grande esponente della letteratura israeliana, ri- sponde a queste domande nel saggio “Contro il Fanatismo”, dando una equilibrata lezione di compromesso. Il nome vero del nostro scrit- tore è Amos Klausner nato a Gerusalemme il 4 Maggio 1939; oltre ad essere autore di romanzi e saggi, è anche gior- nalista e docente di letteratura alla Ben-Gution University di Be’er Sheva. Fin dal 1967 è un autorevole sostenitore della “soluzione dei due Stati” del conflitto arabo-israeliano. Nel 2008 ha ricevuto una laurea honoris causa dall’Università di Anversa, il premio Dan Da- vid e ha vinto anche il premio Internazionale Primo Levi; nel 2007 gli sono stati assegnati il premio Principe de Austrias de Las Letras e il premio Fonda- zione Carical Grinzane per la cultura Mediterranea. Nella vita dello scrittore è stato determinante il suicidio del- la madre, avvenuto quando Amos aveva solo 12 anni; pre- sto l’elaborazione del dolore si è determinata in un contrasto con il padre e terminata con la decisione del ragazzo di entrare in un Kibbutz; qui cambiò il cognome originario Klausner in Oz, che in ebraico significa forza. Tra i suoi testi più importanti ricordiamo Michael mio 1968, In terra d’Israele 1983,Cono- scere una donna 1989, Una pantera in cantina 1995, Una storia di amore e di tenebra 2002, Contro il fanatismo 2004, Tua nonna è cattiva 2007, Non dire notte 2007, PD-Magistratura: divorzio all'italiana Contro il fanatismo Amos Oz Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti www.lapiazzaditalia.it La Piazza d’Italia Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 Osservatorio Russia Tassi americani prossimi allo zero ESTERI — a pagina 4— — a pagina 5— ECONOMIA Che fine d'anno! di FRANZ TURCHI Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma 1-15/16-31 Dicembre 2008 - Anno XLV - NN. 45-46 0,25 (Quindicinale) Abbiamo visto cadere le Borse e la Produzione Nazionale e Mondiale. Abbiamo visto ar- rivare una nuova guida, come presidente negli Stati Uniti e, purtroppo, abbiamo invece visto il dramma ed il dolore in India. Cosa dire, se non speriamo nel 2009! Speriamo che la crisi passi, dando un po’ di conforto alle nostre famiglie, in termini economici e pratici; inoltre la scelta della nuova leadership, ci auguriamo tutti, sia piena di nuove idee e di strategie per il rilancio, nel prossimo anno, non solo degli USA, ma anche del contesto internazionale. Crediamo pienamente che il cambiamento sia stato radicale e fondamentale e che serva an- che a cambiare e combattere non solo gli eventi economici ma anche il terrorismo interna- zionale. Noi tutti, infatti, ci auguriamo che, eventi come quelli indiani non capitino più, o meglio, che Al Quaeda e i suoi seguaci, siano sconfitti definitivamente. Credo infatti che da una parte la scelta della leadership e, dall’altra, il veloce processo de- cisionale che l’America ha da sempre, sia alla base del proba- bile rilancio sia della politica economica che di quella estera e di sicurezza . Quello che mi preoccupa è in- vece l’Europa, la quale, anche in termini economici, come parametri economici, sulla si- curezza e politica estera parte da basi sicuramente migliori rispetto agli USA ,ma ha una chiara carenza di leadership ed un processo decisionale trop- po lento. La mia paura è che, mentre gli USA, nel dramma, stanno trovando una via d’uscita, l’Europa si fermi per mancanza decisionale e di leadership. L’unico nel quale trovo respiro e punto di riferimento, in questo quadro difficile, è il nos- tro Pontefice. Ma di argomenti così importanti, mi chiudo nel rispettare le scelte religiose di ognuno di noi; vedo in lui però l’unico che ha una strategia ed una visione unica nel suo in- sieme e che sta dando un per- corso a chi è fedele, come me, ma anche a chi non lo è. A tutti Voi ed alle Vostre famiglie, và il mio sincero augurio di un Santo Natale pieno di serenità e di un Anno Nuovo ricco di soddisfazioni. Abb. sostenitore da 1000 - Abb. annuale 500 - Abb. semestrale 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina Segue a pagina 2 Segue a pag. 7

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PD-Magistratura: divorzio all'italiana - Dicembre 2008 LA PIAZZA D'ITALIA - www.lapiazzaditalia.it - fondato da Franz Turchi 1-15/16-31 Dicembre 2008 - Anno XLV - NN. 45-46 € 0,25 (Quindicinale)

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per la restituzione al mittente previo addebito - TaXE pERcUE tass. riscoss Rom-italy

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Verrebbe da dire: chi di spada ferisce, di spada perisce. Si sa, i luoghi comuni, i detti popolari, sono tutti veri, ma in questa recrudescenza dell’azione giudiziaria, anche se principalmente volta con-tro il Partito Democratico, sarebbe ingiusto quanto inop-portuno non rilevare diversi profili sensibili che meritano la necessaria attenzione.Certo, vedere coloro che si sono autoproclamati deposi-tari della tutela del rigore mo-

rale nel nostro Paese, messi così alla gogna, fa balenare per il cervello quel “noi lo dice-vamo” che si vorrebbe accom-pagnato ad una naturale sod-disfazione, ma non è così.Così come fu per il Partito Socialista Italiano e per la De-mocrazia Cristiana l’azione giudiziaria si accanisce medi-ante l’utilizzo indiscriminato della custodia cautelare e l’eco mediatica contro il partito politico oggi più debole, un partito politico, il cui rino-

mato punto di riferimento nei confronti di certi ambienti della Associazione Nazionale Magistrati, Luciano Violante, solo qualche mese fa aveva es-presso pubblicamente la sua valutazione positiva sulle linee direttrici di una riforma del sistema giudiziario comples-siva, così come proposta dal Ministro Alfano.Utilizzo delle intercettazioni, separazione delle carriere, par-ità tra l’accusa e la difesa, snel-limento della giurisdizione

civile giunta a livelli di lungag-gini che mettono il sistema Ita-lia ai margini della comunità internazionale, un’esposizione ai reclami presso la Corte di Giustizia Europea divenuta intollerabile, sono solo alcune delle aree di intervento.Più in generale un disincanto della cittadinanza nei confron-ti di un sistema giudiziario da una parte farraginoso e in-concludente, dall’altra sem-pre pronto ad imbarcarsi nei più disparati e costosi teoremi

giudiziari pur tuttavia restan-do incapace di rendere certa la pena comminata, un sistema che al di là delle speculazioni dell’anti-politica costringe il Parlamento ad indulti ed am-nistie: un incapacità pagata dai cittadini stessi in termini di esposizione diffusa alla mi-crocriminalità.Su questo impianto di ineffi-cienza la sinistra italiana cos-truì il Golem mediatico della “questione morale” giacché

Il fanatismo è una piaga che da sempre accompagna la storia dell’uomo, quest’ultimo a volte ne è promotore, protagonista, vittima o indifferente spettato-re; lo ritroviamo nella religio-ne, nella politica, nella ricerca del potere, nelle opinioni e nei gesti, ma che cosa è realmente il fanatismo e come possiamo curarlo?Amos Oz, grande esponente della letteratura israeliana, ri-sponde a queste domande nel saggio “Contro il Fanatismo”, dando una equilibrata lezione di compromesso.Il nome vero del nostro scrit-tore è Amos Klausner nato a Gerusalemme il 4 Maggio

1939; oltre ad essere autore di romanzi e saggi, è anche gior-nalista e docente di letteratura alla Ben-Gution University di Be’er Sheva. Fin dal 1967 è un autorevole sostenitore della “soluzione dei due Stati” del conflitto arabo-israeliano. Nel 2008 ha ricevuto una laurea honoris causa dall’Università di Anversa, il premio Dan Da-vid e ha vinto anche il premio Internazionale Primo Levi; nel 2007 gli sono stati assegnati il premio Principe de Austrias de Las Letras e il premio Fonda-zione Carical Grinzane per la cultura Mediterranea.Nella vita dello scrittore è stato determinante il suicidio del-

la madre, avvenuto quando Amos aveva solo 12 anni; pre-sto l’elaborazione del dolore si è determinata in un contrasto con il padre e terminata con la decisione del ragazzo di entrare in un Kibbutz; qui cambiò il cognome originario Klausner in Oz, che in ebraico significa forza. Tra i suoi testi più importanti ricordiamo Michael mio 1968, In terra d’Israele 1983,Cono-scere una donna 1989, Una pantera in cantina 1995, Una storia di amore e di tenebra 2002, Contro il fanatismo 2004, Tua nonna è cattiva 2007, Non dire notte 2007,

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Contro il fanatismoAmos Oz

Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto

di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia

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EsTERi

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Economia

Che fine d'anno!

di FRANZ TURCHI

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma 1-15/16-31 Dicembre 2008 - Anno XLV - NN. 45-46 € 0,25 (Quindicinale)

Abbiamo visto cadere le Borse e la Produzione Nazionale e Mondiale. Abbiamo visto ar-rivare una nuova guida, come presidente negli Stati Uniti e, purtroppo, abbiamo invece visto il dramma ed il dolore in India.Cosa dire, se non speriamo nel 2009!Speriamo che la crisi passi, dando un po’ di conforto alle nostre famiglie, in termini economici e pratici; inoltre la scelta della nuova leadership, ci auguriamo tutti, sia piena di nuove idee e di strategie per il rilancio, nel prossimo anno, non solo degli USA, ma anche del contesto internazionale.Crediamo pienamente che il cambiamento sia stato radicale e fondamentale e che serva an-che a cambiare e combattere non solo gli eventi economici ma anche il terrorismo interna-zionale.Noi tutti, infatti, ci auguriamo che, eventi come quelli indiani non capitino più, o meglio, che Al Quaeda e i suoi seguaci, siano sconfitti definitivamente.Credo infatti che da una parte la scelta della leadership e, dall’altra, il veloce processo de-cisionale che l’America ha da sempre, sia alla base del proba-bile rilancio sia della politica economica che di quella estera e di sicurezza .Quello che mi preoccupa è in-vece l’Europa, la quale, anche in termini economici, come parametri economici, sulla si-curezza e politica estera parte da basi sicuramente migliori rispetto agli USA ,ma ha una chiara carenza di leadership ed un processo decisionale trop- po lento.La mia paura è che, mentre gli USA, nel dramma, stanno trovando una via d’uscita, l’Europa si fermi per mancanza decisionale e di leadership.L’unico nel quale trovo respiro e punto di riferimento, in questo quadro difficile, è il nos-tro Pontefice. Ma di argomenti così importanti, mi chiudo nel rispettare le scelte religiose di ognuno di noi; vedo in lui però l’unico che ha una strategia ed una visione unica nel suo in-sieme e che sta dando un per-corso a chi è fedele, come me, ma anche a chi non lo è.A tutti Voi ed alle Vostre famiglie, và il mio sincero augurio di un Santo Natale pieno di serenità e di un Anno Nuovo ricco di soddisfazioni.

abb. sostenitore da € 1000 - abb. annuale € 500 - abb. semestrale € 250 - num. arr. doppio prezzo di copertina

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La Piazza D’Italia - Interni

PD-Magistratura: divorzio all'italiana

La Piazza d’Italiafondato da TURCHI

Via E. Q. Visconti, 2000193 - Roma

Luigi TurchiDirettore

Franz Turchico-Direttore

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Registrato al tribunale di Roma n.9111 - 12 marzo 1963

Concessionaria esclusiva per la vendita: S.E.E. s.r.l.Via San Carlo da Sezze, 1 - 00178 Roma

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Manoscritti e foto anche non pubblicati, e libri anche non recensiti, non si restituiscono. Cod. ISSN 1722-120X

Stampa: EUROSTAMPE s.r.l.Via Emilia, 43 - 00187 Roma

FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI GIUGNO 2008

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I pm di tutta Italia puntano la loro lente d’ingrandimento sui rapporti tra politici di centro-sinistra e lobby d’affari

Mentre lo stivale è sferzato oramai da più di un mese e mezzo da pioggia, neve e vento il mondo politico della sinistra nostrana è invece flagellato dalle continue in-chieste giudiziarie che le pio-vono addosso da ogni dove - alla faccia dei moralisti pro-gressisti a senso unico - ne-anche fossimo nella stagione dei monsoni.Sono poche oramai le Re-gioni o i Comuni più impor-tanti che sono amministrati da giunte vicine al partito gestito da Veltroni a risultare indenni dalla serie di investi-

gazioni che oramai quotidi-anamente investono i politici locali.La regione Campania gover-nata dal dalemiano Bassolino è stata travolta dall’inchiesta sullo scandalo della mala gestione del ciclo dei rifiuti - culminata con l’invio di nu-merosi avvisi di garanzia, allo stesso Governatore e ad alti funzionari regionali, e con l’arresto e il susseguente sui-cidio dell’assessore alla pro-tezione civile del capoluogo partenopeo, Nugnes - e in seguito il medesimo comune di Napoli amministrato dalla Jervolino è stato interessato da un indagine riguardante la gestione non chiarissima di un appalto milionario relativo alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade cit-tadine.La regione Lazio guidata da Marrazzo, invece è stata col-pita dal “fuoco amico”. Infatti dopo un’inchiesta giornal-istica di Rai 3 - non sospet-tabile di vicinanza al centro-destra - sono saltate fuori le contiguità e le responsabilità, se non proprio le complicità, tra un noto imprenditore del campo dei rifiuti - proprie-tario tra l’altro della discarica di Malagrotta e di un termo inceneritore - e l’assessore re-gionale Di Carlo, poi dimes-sosi in fretta e furia, incari-cato di persona dallo stesso Governatore, di fronteggiare il problema dello smaltimen-to della spazzatura nel Lazio. Intanto l’amministrazione di centrosinistra, paralizzata dai veti incrociati dei partiti che sostengono la maggioranza di governo e dalle mire non pro-prio limpide delle lobby af-

faristiche che ruotano intorno al remunerativo mondo dei rifiuti, decide di non decidere: piano regionale dei rifiuti bloccato, discariche sull’orlo dell’esaurimento, raccolta dif-ferenziata poco sopra 10%, impianti di termovalorizzazi-one e di compostaggio ancora privi di autorizzazione o fatis-centi dove esistono. Insomma il caso campano non è stato di alcuna utilità, ma si sa, al mo-mento dell’emergenza tutto può essere consentito ai soliti noti in deroga ad ogni regola e soprattutto in spregio ai dir-itti dei cittadini.La guerra scatenata in queste ultime settimane tra le pro-cure di Catanzaro e quella di Salerno invece ha riportato alla ribalta l’inchiesta “Why not” - quella riguardante la sparizione nel nulla di in-genti fondi provenienti dalla Comunità Europea e destina-ti alla regione Calabria - con-dotta dal Pm De Magistris, rimosso per altro dall’incarico dall’allora Guardasigilli Mas-tella - nella quale sarebbero indagati a vario titolo il gov-ernatore della regione Loiero, l’ex presidente del Consiglio Prodi, l’ex sottosegretario alla difesa Minniti ed altri uomini di primo piano del PD cala-brese. Ma neppure regioni storicamente “rosse” come l’Umbria, la Toscana o la Lig-uria si salvano dall’ondata di inchieste che sembrano da un momento all’altro travolgere il fragile assetto del PD.In Umbria, l’arresto per tan-genti e false fatturazioni di un rampante imprenditore vici-no alle coop rosse e di diversi funzionari di amministrazioni comunali, provinciali e an-

che magistrati, ha provocato un vero e proprio terremoto che potrebbe coinvolgere ben presto la governatrice region-ale Maria Rita Lorenzetti e il sindaco di Perugia Lotti, en-trambi in quota PD.In Liguria, poco prima della scorsa estate, sono stati ar-restati consiglieri comunali, dirigenti pubblici e imprendi-tori appartenenti ad ambienti vicini alla “Sindachessa” della Lanterna, Marta Vincenzi, accusa: aver ricevuto tan-genti per manovrare la gara d’appalto per le mense citta-dine di scuole ed uffici pub-blici del capoluogo ligure.Invece risale a poco più di una settimana fa l’”auto-arresto” con catena del sin-daco di Firenze, Dominici, di fronte la sede del quotidiano “La Repubblica” a Roma. Il sindaco gigliato - presidente pure dell’Anci, l’associazione che associa tutti i circa 8000 comuni italiani - ha voluto così protestare contro il gior-nale ed il gruppo editoriale dell’Espresso per come è stata trattata la vicenda po-litica innescata dall’inchiesta giudiziaria che vede coin-volti due assessori della sua giunta, indagati per corruzi-one, ed esponenti del grup-po Ligresti (Fondiaria-Sai) riguardo presunti favori che l’imprenditore avrebbe rice-vuto dagli amministratori - alcuni candidati nelle prima-rie per la scelta del successore di Dominici, alla scadenza del suo secondo mandato a sindaco - per costruire case in una zona destinata a verde pubblico a Firenze. Infine come non ricordare lo scandalo della “sanitopoli”

abruzzese che ha provocato prima l’arresto e poi le susseg-uenti dimissioni del Governa-tore Ottaviano del Turco?Insomma la “questione mo-rale“ sta travolgendo Veltroni e compagni, che di fronte a tale emergenza non trovano niente di meglio da fare che annunciare l’indisponibilità a future candidature o ad ab-bandonare sdegnati incarichi importanti - vedi Cofferati a Bologna o Soru in Sardegna - o a chiedere a gran voce coordinamenti del “nord” sul modello leghista come fa il Sindaco di Torino, Chia-mparino. Ma in questo bail-amme - che sembra sempre più rassomigliare ad una faida intestina al PD - c’è chi cerca di sfruttare a proprio van-taggio le inchieste che coin-volgono gli avversari politici appartenenti allo stesso schi-eramento: Dalemiani contro Veltroniani, Rutelliani e ex-socialisti contro tutti.Unica reazione pervenuta,

quella dello “struzzo” Vel-troni, il quale afferma can-didamente che al momento non esiste nessuna questione morale in seno al PD. Occhio non vede, cuore non duole.Da tutta questa situazione, coloro i quali sembrano al momento avvantaggiarsene maggiormente, sembrano es-sere il centrodestra e l’Italia dei Valori. Infatti secondo l’ultimo sondaggio commis-sionato da “La Repubblica”, il nascente PdL sarebbe net-tamente in testa nei confronti del disastrato PD - 40% con-tro circa il 29% nell’indice di gradimento degli italiani - con il partito di Di Pietro a quasi l’8% del gradimento totale.Terminati i rubli dall’Urss e finiti i bei tempi di Berlinguer è cessata pure la tanto sbandi-erata diversità antropologica e morale della sinistra rispetto alla destra. Con trent’anni di ritardo, purtroppo.

Giuliano Leo

questa situazione fu, sarebbe ed è, il frutto di uno sviluppo economico seguito al boom degli anni sessanta, un boom dipinto sino a ieri come im-morale, violento, socialmente ingiusto, poiché nato dallo sfruttamento dei lavoratori perpetrato dalle partite iva di tutta Italia e dal frutto avve-lenato dell’evasione fiscale. Loro e solo loro a difendere e chiedere giustizia.In questi giorni è salito chiaro a tutti come non solo non es-istesse una unicità sinistrorsa alla tutela della questione morale – visto e considerato che la sinistra italiana è pi-enamente parte ed a tutti gli effetti, del tessuto economico che vorrebbe redimere – ma come quella questione mo-rale per cui tutto ciò che era corrotto stava dall’altra parte, non esistesse affatto.Ad esistere è certamente il malaffare, come in tutti i

sistemi economici, né più né meno e nel rapporto tra politica ed economia italiana certamente una ipocrita legge sul finanziamento dei partiti ed una non-disciplina di legit-time attività lobbystiche che lasciano adito a speculazioni mediatiche e ad accertamenti giudiziari, ma non può non segnalarsi come molto spesso dagli accertamenti non segua necessariamente l’emergere di verità inconfessabili. In particolare nel caso scate-nato dall’azione della Procura di Napoli, un caso che, vista la trasmissione degli atti di qualche giorno fa, promette di travolgere anche le pas-sate gestioni consiliari del Comune di Roma, dalla trascrizione dei verbali delle intercettazioni, appaiano francamente molto vaghi se non inesistenti, i rilievi penali della condotta politica ed eco-nomica imputata a più di una posizione, una condotta per

cui senza se e senza ma però la magistratura inquirente non ha esitato a chiedere addirit-tura la carcerazione preven-tiva finanche di parlamentari eletti.Dai microfoni di Radio24 Piercamillo Navigo rinfocola la battaglia giudiziaria sos-tenendo come Mani Pulite non sia mai finita, come la corruzione si combatta con la custodia cautelare e la sepa-razione dei correi, come le condanne definitive in Cas-sazione siano un’appendice non del tutto rilevante in questi profili processuali visto e considerato che l’emersione di certe condotte dovrebbe porre di per se in mora, da-vanti ai cittadini, le persone implicate, ecc. ecc. , pensiero questo che dipinge bene come certa parte della magistratura si senta investita dal sacro fuoco del mandato senza se e senza ma a nettare della soci-età italiana.

Ma questa non è una no-vità e, per quanto discutibile l’assunto, la notizia è che il sostegno degli eredi del PCI, non è più strumentale a ques-to disegno, chi o cosa oggi lo

sia lo lasciamo all’intuizione dei lettori, una cosa è certa: ancora una volta, aveva ra-gione Silvio Berlusconi, le riforme il centrodestra è cos-tretto a portarle avanti da solo

se vuole ripristinare il necessa-rio equilibrio tra i poteri nelle istituzioni e regalare ai cit-tadini un sistema giudiziario possibile.

Giampiero Ricci

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Nel pacchetto anticrisi, il Go-verno affronta la problematica IVA sui servizi pay tv, che col-pirà Sky, con oltre il 90%, di fatto, del mercato satellitare.Giulio Tremonti ha ribadito che non c'era alternativa: la norma che raddoppia l'attuale aliquo-ta del 10% per gli abbonamen-ti Sky è un passaggio “obbli-gato”, ha spiegato, per evitare l'apertura di una procedura di infrazione Ue, il cui termine scadeva in questi giorni, non mancando di sottolineare che il governo Prodi si era impegnato con la Commissione europea “ad allineare le aliquote”.Non si è fatta attendere la re-plica di Sky: “la Commissione europea non ha mai chiesto di applicare l'aliquota al 20% e ha confermato nel maggio scorso che i servizi televisivi, e a maggior ragione la televisione digitale, sono ammessi al regi-me agevolato”. A Sky inoltre non risulta che il Governo pre-cedente abbia mai preso alcun impegno con la Commissione europea per aumentare l'ali-quota Iva. “Tutto ciò premesso, anche in questo contesto conti-nua a essere inspiegabile la scel-ta del Governo di raddoppiare le tasse a oltre 4,7 milioni di famiglie italiane su quello spe-cifico prodotto”.“Siamo certi che si tratti di un errore, perché sarebbe quan-tomeno improvvido, oltre che

sbagliato, da parte del Presi-dente del Consiglio colpire l'unica azienda privata in reale competizione con Mediaset”. Così il capogruppo dell'Unio-ne di Centro in vigilanza RAI Roberto Rao commenta la de-cisione di raddoppiare l'IVA a Sky e alle altre pay tv, contenu-ta nel decreto anticrisi adottato dal Governo.La parola definitiva spetterà al Parlamento che, se dovesse pro-nunciarsi favorevolmente me-diante votazione, convaliderà che dal 1 gennaio 2009 gli ab-bonati Sky pagheranno il 10% in più a titolo di imposta sui servizi televisivi a pagamento.A seguito di questo annuncio, come si può agevolmente im-maginare, si è scatenata la pole-mica da parte dell'opposizione cioè del PD, decisa è la presa di posizione di Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del partito democratico, che nota: “il raddoppio dell'IVA per la tv a pagamento, inserito a sorpresa nel decreto anticrisi del Governo, ha tutta l'aria di un blitz contro Sky, il principa-le concorrente privato di Me-diaset”. Si tratta di un aumento della tasse per 4 milioni e 600 mila famiglie. Questo anche se durante la scorsa campagna elettorale il governo aveva pro-messo di non aumentare le tas-se alle famiglie italiane. La po-lemica era inevitabile ma come

sempre per chiarire le polemi-che e verificare se hanno ragion d'essere occorre approfondire la questione.In realtà la Commissione euro-pea avrebbe aperto una proce-dura d'infrazione contro l'Italia se non avesse adeguato l'aliquo-ta agli standards europei. Nello specifico è stata rilevata una po-sizione di privilegio di Sky che era l'unica emittente a pagare l'IVA ridotta. La Commissione ha ordinato al Governo di uni-ficare il trattamento fiscale del-le TV a pagamento. A questo punto era il Governo a dover decidere se ridurre a tutti l'IVA o alzarla solo a Sky. Già questa procedura sarebbe sufficien-te a spiegare, senza polemiche partitiche e/o demagogiche, la decisione del Governo. Si tratta di una decisione e non di una scelta di politica della comuni-cazione, decisione che a norma del diritto comunitario tutti i Governi debbono adottare per adeguarsi alle direttive. Essen-do questo un periodo di crisi (sarebbe bene che la sinistra se ne rendesse conto nella sostan-za e non solo a chiacchiere) ed essendo il pluralismo televisivo un valore assoluto ma non un bene di prima necessità, bene ha fatto il Governo ad agire in questa direzione. Calcolando poi il reale aumento nelle ta-sche degli abbonati, arriviamo al paradosso delle polemiche.

Il portavoce del Commissario Ue al fisco ha messo la parola fine al contenzioso fra Roma e Bruxelles sull'allineamento dell'Iva per i servizi di pay tv, in assenza dell'allineamento dell'aliquota Iva la Commis-sione, ha aggiunto il portavoce, avrebbe aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia.La suindicata dichiarazione conferma quanto detto in pre-cedenza, cioè che la decisione del governo è stata dettata da un adempimento giuridico co-munitario, non dal blitz di cui parla Gentiloni.Ecco quello che non deve mai fare la politica: disinformare, distorcere il processo informa-tivo con esternalità di parte, partitiche, che falsificano la re-altà dei fatti. Sarebbe stato più ragionevole commentare que-sta decisione, senza strumen-talizzarla, cercando di spiegare le reali motivazioni che hanno indotto il Governo italiano ad adeguarsi alla direttiva. Il vero problema in Italia, è comunque dato dal fatto che il nostro Pre-sidente del Consiglio è titolare della televisione concorrente, e ogni volta che si prende una decisione in materia di comu-nicazioni la sinistra non fa altro che attaccare adducendo moti-vazioni del tutto infondate. Il Governo Prodi non ha adottato la decisione in materia di IVA perché non ha deciso su nulla,

l'Italia non dimentichiamo che ha attraversato quel periodo di non decisionismo assoluto tra l'altro non predisponendo mi-sure che potevano, oggi, preve-nire o minimizzare la crisi eco-nomica nel nostro Paese.L'Italia, dunque per non ri-schiare il deferimento alla Corte di giustizia europea in materia di IVA, ha dovuto ne-cessariamente adottare il prov-vedimento di adeguamento. In questa materia, non c'è pro-prio spazio alla polemica dema-gogica né all'esasperazione del conflitto di interessi, che, tra l'altro, il Governo Prodi non ha saputo risolvere nella sua sterile legislatura. Ora, in pre-senza di una questione delicata come l'aumento dell'imposta sui servizi a pagamento delle tv private, si cerca di infuocare il dibattito parlamentare sugli interessi privati del premier le-gati ad un concorrente che con questo inasprimento fiscale probabilmente vedrà ridursi il parco clienti.Sull'effetto della misura fiscale, si può e si deve discutere neces-sariamente, perché inevitabil-mente le ripercussioni saranno negative per l'emittente Sky in termini di abbonati e quindi di ricavi, ma queste devono esser lette in rapporto alla direttiva comunitaria non alla decisione del Governo che senza indugio deve adeguarsi. Ora che l'ade-

guamento venga effettuato dal Governo il cui Presidente è il titolare di emittenti private di-gitali terrestri, non deve trarre in inganno i lettori e gli elettori sulle falsità che la sinistra italia-na va propugnando cercando di far credere che Berlusconi abbia adottato di suo arbitrio una decisione che potrebbe ri-durre il mercato a Sky ed am-pliarlo a Mediaset.Oggi come non mai, nell'ottica di un accentramento decisio-nale detenuto dalle istituzio-ni europee su alcune materie, occorrerebbe informarsi bene, soprattutto lasciando da parte le dichiarazioni politiche ma cercando di conoscere le mo-tivazioni reali e giuridiche che inducono i Governi ad adot-tare certe decisioni in materia fiscale. Solo in questo senso si può aiutare il dibattito politi-co dall'esterno, informandolo bene laddove tende a disinfor-mare. Certo che non può essere prerogativa dei cittadini infor-mare i politici, ma nell'attuale contesto globalizzato è vero anche che la popolazione non può farsi più manipolare dal-le distorsioni informative che i politici producono al fine di garantirsi solo rendite di posi-zione all'interno dell'aula par-lamentare.Meglio un parlamentare in meno che una verità in meno.

Avanzino Capponi

La Piazza D’Italia - Economia

La Fed ha deciso di portare i tassi americani vicino allo zero. Questa decisione ha avuto l’effetto di aiutare Wall Street ma le borse europee, dopo una partenza al rialzo, hanno scelto a strada della prudenza. Tra i titoli più penalizzati Fondiaria-Sai e Mediobanca, che cedono circa il 5%. La Fed con una rapidità che resterà nella storia delle Banche centrali, ha agito ancor prima di annunciarlo sull’altra faccia della politica monetaria: la moneta ha un prezzo e una quantità. Se non si può più operare sul prezzo, cioè sui tassi, si opera sulla quantità. Dunque, l’intervento pubblico della Banca centrale americana, attraverso la politica monetaria, va nella direzione di una disinflazione globale e generalizzata. Persino la Bce si è accordata al grande ribasso, e il calo dell’inflazione è stato anche più rapido, con la strana conseguenza che i tassi reali stanno salendo.L’abbassamento dei tassi comporta sicuramente una maggiore possibilità per il sistema imprenditoriale di approvvigionarsi a tassi più convenienti del credito, necessario a finanziare i loro investimenti, e per le famiglie comporta una maggior possibilità di poter accedere al credito per finanziare la spesa per i consumi. Questa operazione finanziaria, attuata dalla Fed americana, comunque vuole avere anche l’effetto di disinflazionare il sistema, cioè

di contribuire alla riduzione dei prezzi, fondamentale in tempi di recessione per sostenere i consumi e gli investimenti, e quindi per far uscire i sistemi dalla crisi economica. La crisi avendo assunto una dimensione globale, ha imposto alle autorità finanziarie di adottare misure di politica monetaria tali che la circolazione di moneta nel sistema non aumentasse l’inflazione. Pur se in discussione il sistema capitalistici nel suo complesso nei suoi meccanismi di funzionamento che vedevano la regola del libero mercato esplicarsi nell’ambito di una autoregolamentazione, e nell’ambito di un processo autonomo di risoluzione delle problematiche relative alla funzionalità sistemica della domanda e dell’offerta di mercato. Fino ad oggi si sono susseguiti vertici internazionali che hanno deciso di indirizzare le politiche pubbliche nel settore dell’economia per alleggerire la pressione inflazionistica del sistema e per rilanciare i mercati attraverso la ripresa degli investimenti e dei consumi. Queste due dinamiche che determinano la crescita di un sistema economico ovviamente viste con apporti incrementativi, cioè sulla base di performances al rialzo, hanno una diretta connessione con i redditi delle famiglie e con la redditività aziendale. I redditi delle famiglie, quando il sistema economico attraversa una fase di recessione, deve necessariamente

alleggerirsi della pressione fiscale e di quella dei prezzi. Questo alleggerimento determina a sua volta una maggior espansione del vincolo di bilancio delle famiglie, le quali ottengono il vantaggio di poter spendere di più rispetto al loro budget o rispetto alle loro possibilità economiche. Questi effetti però, che in teoria sembrano così sistematici, in realtà sono strettamente condizionati anche dalla qualità del potere di acquisto delle famiglie, le quali hanno a disposizione un paniere di beni da poter acquistare ciascuno con un proprio livello di priorità. Inoltre, la spesa delle famiglie, dipende anche dal reddito delle stesse. Nel segmento finanziario, le famiglie e le imprese hanno due possibilità: quella di ottenere finanziamenti e quella di effettuare investimenti. È pacifico che nell’ambito di un’applicazione più bassa dei tassi d’interesse le suindicate operazioni diventano ancor più finanziariamente convenienti, perchè scendendo il livello dei tassi d’interesse, le famiglie otterranno finanziamenti a interessi più bassi mentre le imprese potranno investire in portafogli il cui rendimento finanziario avrà risultati più elevati. Nell’ottica di questo binario dei vantaggi comparati, i due attori più dinamici del sistema economico cominceranno ad introdurre moneta nel sistema che se iniettata in dosi eccessivamente

elevate e ad una velocità di circolazione troppo alta procureranno effetti inflazionisti a danno degli stessi, i quali appunto si vedranno aumentati i prezzi al cosnumo.L’economia è un circuito all’interno del quale è molto difficile gestire o meglio governarne le variabili, a maggior ragione quando il sistema economico viene scosso da shok imprevisti o da bolle finanziarie che determinano effetti rapidamente devastanti per l’economia nel suo complesso.In questa specifica fase dell’economia internazionale, il peso dell’elevato livello dei prezzi sta irrigidendo la crescita degli Stati, sta mettendo a duro rischio i capisaldi delle teorie

del liberismo economico, e per questo motivo gli Stati si stanno riunendo per reindirizzare il processo di crisi verso una strada di uscita nel più breve tempo possibile, in modo che si riprenda a crescere.Le banche centrali, dunque, hanno a che fare con la “trappola della liquidità”, quando i prezzi cominciano a scendere e i tassi nominali rimangono negativi, tipico problema di politica monetaria, che la Fed mediante l’abbassamento dei tassi ne ha ridotto l’impatto negativo agendo sulla quantità di moneta in circolazione. Quindi, visto che non si poteva agire dal lato dei prezzi è intervenuta da quello della quantità. Riducendo la quantità di moneta nel sistema, il pericolo di una inflazione

crescente diventa evitabile, anche se l’agire con rapidità da parte delle istituzioni non significa ottenere lo stesso risultato con i medesimi tempi dell’intervento pubblico.Sempre dalle dinamiche economiche del sistema americano emergono spunti interessanti per la scienza economia la quale ha offerto il suo contributo soprattutto in termini di politica monetaria anche questa volta, ma bisogna sempre tenere a mente che gli interventi pubblici nell’economia globalizzata sono sempre suscettibili di una variabilità di risultato non propriamente e completamente gestibile dalle istituzioni. Insomma le esternalità negative sono sempre al varco.

Manovra della Fed

Tassi americani prossimi allo zero

Caso Sky: parificata l'aliquota IVA delle PAY-TVPer evitare la procedura d'infrazione e il deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia Europea

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Pressoché contemporanea-mente ai fatti indiani, in Thi-landia si è avuta una rivolta che ha messo in ginocchio i Governo, bloccato il Paese, e creato infiniti disagi - anche qui - ai turisti. Ma visto che in India stavano avvenendo dei fatti apocalittici che ricordava-no - sia pure con mezzi e nu-meri diversi - l’11 settembre, la rivolta thailandese è passa-ta in secondo piano. Lungi da noi assonanze pericolose con le altre vicende, fatto sta che è curioso un fatto che ha coinvolto due delle tigri asiati-che. Gli altri, pare, per ragioni esterne - l’ISI pachistano e/o

Al Qaida - questi per ragioni interne.Ma ripercorriamo, commen-tandoli, i fatti Thailandesi.A loro modo, i rivoltosi sono stati di parola. Coloro che da questa estate stavano assediando - metafo-ricamente e fisicamente - la politica, l'avevano annunciato che ci sarebbe stato l’assalto finale. Hanno circondato il Parlamento, obbligandolo a rinviare la seduta. Con maglie gialle (il colore associato alla monarchia), cartelli, e bandie-re blubiancorosse, “quelli che non ci stavano “si sono messi in marcia. A fine giornata ave-

vano bloccato il vecchio aero-porto ma soprattutto lo scalo internazionale Suvarnabhumi, fulcro dell industria turistica. Tutti i voli annullati: un'altra fase di terrore per quei pove-ri turisti ignari che si erano improvvisamente trovati fra due fuochi era cominciata. Si è anche cominciato a sparare per le strade, la tv ha mostrato uomini mirare ai sostenitori del Governo. Tuttavia le scene da tregenda - oltre 180 morti - indiane era-no lontane. L'Alleanza Popo-lare per la Democrazia (Pad) sfidava il Governo da mesi, trasformando l' area intorno

alla presidenza del primo ministro Som-chai Wongsawat una sorta di presidio per-manente, accusando-lo di non essere che una protesi politica e affaristica di Thaksin Shinawatra, tycoon sceso in politica for-te di un populismo spinto, capace di fa-cile presa nelle aree rurali. Il suo Gover-no, carica dal 2001, era stato rovesciato da un golpe militare soft nel 2006 ma le elezioni del dicembre

2007 avevano riconsegnato la maggioranza al partito erede di quello di Thaksin, nel frat-tempo esule in Gran Bretagna in cui si era assicurato l’acqui-sto di un club della Premier-ship inglese… In settembre il premier Samak Sundaravej era stato costret-to alle dimissioni anche se il Pad non ha sotterrato affat-to l’ascia di guerra poichè: il capo del Governo, Somchai, era cognato di Thaksin, il quale nel frattempo era stato espulso dalla Gran Bretagna, ha divorziato a Hong Kong, avrebbe addirittura pensato di farsi una residenza principesca a Pechino, infine è stato con-dannato a due anni in contu-macia per corruzione. Ma il Pad osteggiava anche il rifiuto della monarchia di Thaksin, stigma micidiale in un Paese dove la semplice mancanza di rispetto per un’ immagine di re Bhumibol può costare anni di galera. Ci sono i ri-tratti del sovrano agitati nel-le proteste ed è stata la stessa moglie di Bhumibol a dare una sorta di benedizione alla protesta, quando il 14 ottobre ha assistito al funerale di un manifestante ucciso. In questo clima, in cui la politica impo-tente aveva lasciato il campo

ai facinorosi (la Thailandia ha un passato di sbrigativi colpi di Stato e repressioni feroci) è chiaro che la situazione era compromessa per il Governo, ormai alla mercè un po’ di tutti: rivoltosi, monarchici e militari. E se non hai i militari dalla tua - quando sei inviso al popolo meglio fare le valigie. Inoltre, le provocazioni fra le due piazze - filogovernativi e antigovernativi - si erano già bagnate di sangue e il divario fra le città dei ceti medi, schie-rati con il Pad, e le campa-gne si era inaspito. Il premier Somchai aveva assicurato: non mi dimetto. Ma poi, consta-tata l’impossibilità di andare avanti è stato costretto - come detto - a fare le valigie. Ed ecco che dopo quasi quat-tro mesi di disordini, in Thai-landia la Corte costituzionale ha azzerato l’esecutivo del Paese: interdetto dall'attività politica il premier Somchai Wongsawat per cinque anni. Sciolti i due principali partiti di Governo - il Ppp di Som-chai, il maggiore del Paese, e il Chart Thai, secondo partito della coalizione di Governo - riconosciuti colpevoli di bro-gli elettorali nelle elezioni del dicembre 2007. Con enorme sospiro di sollievo per insorti

e passeggeri.E allora, visti i fatti, cosa si può aggiungere?Che l’area del sud est asiatico - per diverse ragioni - merita di esser passata sotto stretta osservazione, poiché ha tutta l’aspetto di rappresentare il nuovo obiettivo del terrori-smo globale, il quale per natu-ra s’insinua nelle aree d’insta-bilità e debolezza. Bisogna giocare d’anticipo e cercare di vedere ciò che an-cora non si può notare niti-damente. E la Thailandia, un paese attraversato da tali con-flitti, in cui spesso e volentieri i militari hanno interpretato il ruolo di protagonisti, potreb-be essere una preda succulenta per i destabilizzatori, facil-mente ricattabile.Nel breve periodo, occhi pun-tati sull’Asia - area thailandese, indiana, pachistana e afghana. Sono questi i punti in cui le forze del male tenteranno di avere accesso “con le cattive”, impossessandosi di armi ed economie, tentando di met-terne in ginocchio governi e turisti col terrore.E in un 2009 che si preannun-cia ipercritico per le economie di tutto il mondo, debolezza e instabilità potrebbero risultare fatali: per loro e per noi.

La Piazza D’Italia - Esteri

E’ un 2009 di grandi sfide quello che si schiuderà di qui a poco per la Russia.Beghe interne ed esterne, cui la classe dirigente russa sarà chiamata a dare risposte con-vincenti. Sullo scenario in-ternazionale, crisi economica e instabilità politica si river-seranno su Mosca in misura non certo minore che altrove. Relativamente alle diatribe in-ternazionali che hanno recen-tissimamente preso fuoco - in India e Pakistan - il direttorio Putin - Medvedev le tiene sot-to stretta osservazione, visto che coinvolgono equilibri e si-tuazioni che gravitano attorno alla Russia. In particolar modo il terrorismo islamico - con Al Qaida in testa a tutte le altre sigle affiliate o meno, che di volta in volta si alternano. Esso costituisce un elemento di preoccupazione concreta per Mosca, visto che rappresenta il principale strumento di lotta delle repubbliche indipenden-tiste, che dalla disgregazione dell’Urss hanno dato vita a ri-petute spinte centrifughe, che la Csi non è in grado di gestire diplomaticamente. È il caso di Georgia e Cece-nia, con cui Mosca ha usato la mano pesante.Ballano poi i rapporti globali con Washington, che dall’ac-cordo con i paesi dell’est per l’installazione dello scudo anti-missile sono letteralmente pre-

cipitati. Si è parlato e si parla ancora di rischio guerra fredda e i toni che si sono toccati non hanno assolutamente smentito tale ipotesi.L’escalation che si è avuta negli ultimi mesi dell’amministra-zione Bush però, pare che con Obama, complici anche i pro-blemi economici cui il nuovo presidente Usa dovrà fare i conti (crisi dei mutui, aziende sull’orlo del fallimento), avrà uno stop e in vista di ciò l’esta-blishment russo ha salutato con soddisfazione il cambio al vertice della Casa Bianca.Si vocifera che se la nuova am-ministrazione Usa rinuncerà all’ampliamento in Europa orientale del sistema naziona-le di difesa anti-missilistica la Russia “risponderà senza alcun dubbio in maniera adeguata”. In altri termini, sarebbe pronta a mettere da parte i program-mi di rinnovo e sviluppo dei propri arsenali strategici che, oltre a rappresentare un costo poderoso, diverrebbero di im-portanza secondaria. C’è da fare i conti con la strate-gia americana, certo, ma come detto i problemi interni agli Stati Uniti potrebbero quan-tomeno rimandarne i progetti nel tempo. Certo è che in futu-ro la questione verrà riaperta, visto che la Russia - e su que-sto non c’è dubbio - considera i paesi dell’ex Patto di Varsavia come satelliti o perlomeno

come “cintura di sicurezza” del lebensraum moscovita.Il problema è che i governi di quei paesi di cui si parla colpe-volmente come fossero sempli-ci spazi di manovra guardano politicamente ed economica-mente altrove, ad occidente.Il tempo dunque non cancel-lerà i problemi, anche se la speranza è che porti almeno consiglio. Oltre allo scudo, la Russia sarà chiamata ad argi-nare l’espansione della Nato, in cui Georgia ed Ucraina chiedono insistentemente di entrare. Va ricordato, in pro-posito che l’attacco delle forze georgiane in Ossezia del Sud - regione filorussa che aspira alla separazione - è avvenuta proprio sull’onda di questa tensione-aspirazione. Ma Saa-kashvili aveva fatto i conti sen-za l’oste: la determinazione di Mosca a non indietreggiare di un millimetro e l’impossibilità degli Usa di aprire un nuovo fronte. Il tutto dinanzi alla ormai proverbiale impotenza dell’Europa.Veniamo al fronte interno. Anche qui, le grane vengono da fuori. Se, per quanto riguarda la po-litica estera, si tratta di rispon-dere colpo su colpo al terrori-smo, che anima le aspirazioni centrifughe di molte repubbli-che russe e agli Usa che aspira-no ad insediarsi militarmente nei paesi del vecchio Patto di

Varsavia, in chiave interna si dovrà lottare contro i venti di crisi finanziaria provenienti dall’America.Già si respira l’aria pesante di una crisi che difficilmente ver-rà risolta nel prossimo futuro. A pagare il prezzo più alto di questi tempi sono proprio i Paesi in via di sviluppo nonché quelli che dipendono mag-giormente dagli investimenti e dalle forniture estere come la Russia. In crescita ininterrotta dal 1999, la Russia ha subito uno stop proprio a causa del collas-so globale delle borse e delle difficoltà riscontrate in tutti i settori economici. Il settore più in ginocchio è proprio quello creditizio - fi-nanziario. È bene dire che il sistema bancario russo non è certo dei più solidi in quanto relativamente giovane ed in mano agli oligarchi. Istituti quali Svyaz, Moscow Bank, VEB (banca controllata dallo stato), Vneshtorbank (VTB) e la stessa Sberbank (prima ban-ca russa per capitalizzazione) hanno varato un piano straor-dinario di ricapitalizzazione, a seguito delle perdite riportate dal settore per un totale, relati-vo soltanto al mese di ottobre, di circa 40 mld di rubli (cir-ca 1.1 mld di euro). Il settore bancario non è l’unico ad esse-re minacciato. Infatti, anche il colosso dell’energia Gazprom

- udite udite! - avrebbe inol-trato una richiesta di finanzia-mento pari a circa 50 mld di rubli (1.4mld di euro). Parte di questa somma servirebbe a sostenere lo sforzo economico atto a rilevare gli asset della compagnia petrolifera nazio-nale serba NIS. Intanto, per tentare di arginare la crisi, il partito Russia Unita (Edinaia Rossija) ha abbozza-to una proposta parlamentare, rivolta agli istituti finanziari russi, per congelare le richieste di credito verso quei cittadini che, dopo aver perso il proprio posto di lavoro, rischiano ora di essere insolventi. Oltre a questo, il Primo Mi-nistro Vladimir Putin ed i rappresentanti del Ministero dell'Economia hanno varato una politica di svalutazione controllata della moneta russa al fine di evitare la fuga di ca-pitali, soprattutto stranieri, dal mercato nazionale. Tale misura straordinaria contrasterebbe la crescita dell’inflazione che fece carne di porco negli anni ‘90. Misura, questa, contrastata dai banchieri privati che reputano di vitale importanza l’aumento dei tassi di interesse in questo momento.Sul piano più strettamente politico poi, prosegue la stra-da putiniana verso la trasfor-mazione della Russia in un regime autocratico sempre più forte. Il governo russo del pre-

mier Vladimir Putin ha messo a punto una nuova legge per cui chi assume posizioni criti-che nei confronti del governo rischia di incorrere nel reato di tradimento, ed è quindi puni-bile con un periodo di carcere fino a venti anni. Fino a ora il reato di tradimento riguarda-va solamente violazioni della sicurezza esterna del Paese, danni all’ordine costituziona-le, all'integrità del territorio o della sovranità della Federazio-ne. Stalinismo? No, puntinismo e basta. Lo stesso premier, nella giornata nazionale delle forze di sicurezza, è tornato a mette-re in guardia chiunque intenda insidiare la potenza russa, tuo-nando: “Qualsiasi tentativo di inde-bolire o di destabilizzare la Russia, di danneggiarne gli interessi nazionali o i cittadini verrà duramente stroncato”.Destinatari? Tutti e nessuno.Non ultima l’opposizione in-terna - già messa a posto con la suddetta legge - additata da Putin come responsabile di trasformare la Russia in uno Stato “fragile e malato”. Ma la domanda è: tali dichia-razioni, tali provvedimenti (d’ogni natura e ordine) cosa ci dicono della Russia?Stato forte in grado di racco-gliere e vincere le proprie sfide o gigante dai piedi d’argilla.

Francesco Di Rosa

Si chiude un 2008 che non ha fugato le incertezze su quello che è e sarà il destino della Russia. La “parola” al 2009.

Osservatorio Russia

Ribellione in ThailandiaTensione di secondo piano

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La Piazza D’Italia - Attualità

UDC & C. nel PDL? L'utilità di morire"Per Casini e per l'Udc le porte della Pdl sono spalancate". Nei giorni, antecedenti alla presen-tazione dei Mille gazebo, sparsi in tutta la penisola per l'elezione dei delegati al Congresso nazio-nale del nascente Partito del Po-polo della Libertà convocato per Marzo 2009, Silvio Berlusconi inviava questo messaggio all'au-tonomo soggetto centrista.I diretti destinatari, oltre al già citato Casini vale a dire Loren-zo Cesa, Rocco Buttiglione ri-spondevano picche applicando quella che nella tattica difensiva calcistica suole definirsi la chiu-sura a riccio. Nella fattispecie dell'Udc consiste nella strenua difesa dello Scudo Crociato e dei valori al quale, lo stesso simbolo, a tutt'oggi si ispira. Se la posi-zione dell'Udc è intransigente, quella dell'Alleanza di Centro è più morbida perché aperta ad un dialogo con il Pdl. Francesco Pionati Fondatore del Soggetto politico così dichiarava : "Fare-mo tutto il possibile per raffor-zare il centrodestra e l'intesa coi nostri alleati. Non assumeremo nessuna iniziativa in contrasto. Abbiamo presentato a Berlusco-ni il progetto di una formazione che per un periodo intermedio cooperi autonomamente con le proprie liste per poi confluire nel Pdl. Credo che lui (ndr Berlu-sconi) abbia compreso la quali-tà e la bontà dell'iniziativa". La dichiarazione rilasciata dall'Ex Giornalista del Tg1 era di so-stanziale apertura al progetto culturale e politico del Pdl mi-rato alla costruzione di un con-tenitore moderato e alternativo

alla Sinistra fondato inizialmen-te sulla fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale ma ancor più, nella sua fase costituente, con il determinante apporto delle costole democristiane e li-beralsocialiste. In politica, si sa, le buone intenzioni svaniscono se alle parole non seguono i fat-ti. Se l'Adc ha dichiarato questa volontà, la Democrazia Cristiana delle Autonomie ufficializzava nel Consiglio Nazionale del 14 Dicembre, per voce di Gian-franco Rotondi, l'ingresso nella Pdl. Un atto che confermando quanto precedentemente men-zionato, contribuiva a prolun-gare quel sentiero democristiano nel nascituro soggetto pidiellino già segnato dai Popolari Liberali di Carlo Giovanardi. Limitare la presenza democristiana nella Pdl solo a questi ultimi e alla DCA, equivarrebbe a dimenti-care che nel 1994, suo anno di fondazione, aderirono a Forza Italia esponenti democristiani quali Pisanu, Schifani, La Loggia e Scajola. La loro provenienza partitica contribuì a controbi-lanciare l'altrettanto robusta presenza socialista personificata da Tremonti, Sacconi, Frattini e Cicchitto. Dinnanzi a questo quadro l'Udc continua a recita-re la parte di quel topolino che vuol sfidare il gigante convinto di avere la meglio e non renden-dosi conto che ( come conferma il 5,48% ottenuto nelle recenti regionali in Abruzzo unitamente al calo che lo attesterebbe al 3% relativo ai sondaggi per le pros-sime europee) uscirà con le ossa rotte. A rafforzare questa tesi è

il Caso Bari. Nel Consiglio Co-munale del capoluogo pugliese l'Udc condivide l'opposizione con Forza Italia e Alleanza Na-zionale in ragione della quale sa-rebbe più logica e normale quella unione politica ed elettorale con il Pdl anziché col Pd. I sostenito-ri di questo ragionamento poli-tico sono pronti ad entrare nella Pdl qualora Casini raggiungesse delle intese con Veltroni e D'Ale-ma. Quest'ultima ipotesi non corrisponde alla fantapolitica in quanto, come confermano le ul-time provinciali di Trento, l'Udc sosteneva il candidato del Partito Democratico alla Presidenza del-la Provincia Tridentina. Il Caso Trento conferma l'ambiguità dell'Udc e sopratutto l'ostina-zione a voler entrare nel Pdl. Se lo Scudo crociato in Parlamento ha approvato, negli ultimi mesi gran parte dei provvedimenti del Governo perché prendere e per-dere ancora del tempo in ordine a questa scelta? Questo mistero della politica italiana evidenzia ancor di più le proprie contrad-dizioni quando si scopre che l'Udc assieme a Forza Italia e alle altre schegge democristiane no-strane è componente del Partito Popolare Europeo. Uniti a Stra-sburgo, divisi a Roma. E' questa anomalia europea e italiana forse a rendere a tutt'oggi inspiegabili le ragioni per le quali sia l'Udc che l'Alleanza di Centro conti-nuano a manifestare la propria esitazione in merito ad un in-gresso nel Popolo della Libertà. Il perdurare della loro assenza continuerà a renderlo ancora e sempre meno democristiano.

Dalla Prima C’era una volta la svolta del Lingotto. Dopo l’esilio dorato sul Campidoglio, il momento della vittoria morale sulle in-crostazioni social-comuniste di quella che fu l’area politica che, direttamente o indiret-tamente, si identificava con il PCI prima, il PDS poi e ancora i DS e i DL, senza dimenticar-ci però dei catto-comunismi, dei Popolari di Marini e degli equilibristi di Rutelli, su tutti loro trionfava, solis invictis, Lui, il Walter. Walter il riformatore, Walter il liberal, Walter il prescelto, Walter quello del sogno ken-nediano, Walter lo scrittore, Walter il cinefilo e Lui, Lui, Walter già “il Grande”, men-tre inesorabile stendeva la sua ombra minacciosa sulla oscu-rantista destra berlusconiana e sul PDL tutto.Poi la favola finì e anche bru-scamente.Le cose andarono come sappia-mo: gli unici sondaggi giusti erano quelli di Silvio Berlusco-ni, incoronato da un successo elettorale da più parti parago-nato - almeno per i numeri - alla vittoria di De Gasperi con-tro il fronte social-comunista nel secondo dopoguerra e il no-stro arrivò in Parlamento con il 34% dei voti, uno scomodo amico-nemico, il PM della po-

litica Tonino Di Pietro, e la eco delle urla del nuovo Sindaco di Roma sui conti lasciati in Co-mune: 9.6 miliardi di debito sulla testa dei romani.Il leader dell’unico partito di opposizione che può seriamen-te ambire a contrastare il PDL per l’alternanza al Governo del Paese era atteso a dare prova di se stesso. Un partito d’opposi-zione al 34% - com’era il Par-tito Democratico all’indomani delle elezioni - non era poca cosa, in Europa ad oggi ci sono partiti di governo come i labu-risti di Brown che per lunghi periodi sono stati stimati sotto il 30%, figuriamoci! Ma il fat-to è che pur sempre di partiti si tratta. Ora ci si chiede: cos’è mai questo PD?Come dice il detto popolare, il cavallo buono si vede in salita e, messe da parte le foto con De Niro o Scorsese, il segreta-rio del PD doveva dimostrare il suo valore politico iniziando una traversata nel deserto che doveva consegnare al Paese una reale alternativa riformista, ma proprio in quel momento l’alternativa riformista moriva: iniziava il calvario di Walter e basta. La svolta riformista di Veltro-ni ha finito per crollare sotto i “che c’azzecca” di Di Pietro, i pizzini di Latorre, l’ennesimo

eterno ritorno di D’Alema, i requiem di Parisi, le disqui-sizioni tra partito del Nord e partito federale, i conflitti di interessi sull’IVA per la Pay TV sconfessati dalla Commissione Europea, la questione morale che attanaglia il PD di Napo-li dopo la svolta nelle indagini sullo scandalo rifiuti e sotto il pasticciaccio brutto della Vigi-lanza RAI.E già, come capita spesso, la tragedia si tramuta in farsa e la farsa per il nostro, per Wal-ter, ha il volto di Villari, quello dell’ex DC traghettato nel PD, un tipo con l’aria simpatica da mezzobusto di 90° minuto, che nella contesa per la poltrona della vigilanza RAI viene eletto con i voti dello stesso PD man-dando all’aria il progetto di-pietresco dell’Orlando furioso Presidente, che si voleva messo lì apposta a piantare grane ogni giorno al Governo, a sollevare conflitti di interesse anche sulla moca del caffè che si degusta a Piazza Mazzini, ma un tipo che manda all’aria il senso della re-torica all’allarme democratico che a Walter piaceva così tanto agitare e su cui ha costruito la manifestazione del Circo Mas-simo, quella manifestazione che doveva dare un’identità al partito e di cui già oggi nessu-no si ricorda più.

Ma ecco che mentre il Wal-ter è costretto ad affannarsi nel proporre il buon Zavoli alla presidenza della Vigilanza RAI e il suo partito diserta le riunioni in commissione, ora che presenta una candidatura che proposta un mese prima, sarebbe stata accolta tra gli applausi del Parlamento e del Quirinale con Standing Ova-tions e Olas in tutta Italia, il buon Villari punta i piedi e parla di “ROAD MAP per la pace in RAI” (?), quasi che

dentro il Partito Democratico, si stia davvero vivendo una de-riva parossistica con un senso dell’umorismo degno del mi-glior Guzzanti (quello del fra-tello di Sabina per intenderci), un senso dell’umorismo che rende paradossale e donchi-sciottesca la battaglia di un politico d’annata, Villari, che ha finalmente l’occasione per mettersi in mostra sul palco-scenico della grande politica in barba a tutto il sistema, tra la costernazione di Gianni Letta

per l’orrenda parcheggiatura di Zavoli, tra l’imbarazzo ad-dirittura del Premier e i silenzi rumorosi del Colle. Roba da Bagaglino povero Walter.Il 19 è dietro l’angolo, il diret-tivo del Partito Democratico si riunirà e Waler ha già fatto capire che chi non lo vuole dovrà uscire allo scoperto, ma purtroppo per lui chi può non volerlo?Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Giampiero Ricci

Uno strano scherzo del destino italiano. Non può essere altri-menti definito quel filo rosso che lega la Città alla Provincia di Torino. Fu nel capoluogo piemontese che nella Notte fra il 5 e il 6 Dicembre 2007, presso le Acciaierie della Tys-sen Kroup, sette operai persero la vita. A quasi un anno di di-stanza un'altra tragedia gettava nello sconforto la Comunità Torinese. Sabato 22 Novembre 2008 ; ultimo giorno di una delle tante settimane scolasti-che presso il Liceo Scientifi-co Darwin di Rivoli. Correva Mezzogiorno, quando in attesa del suono "liberatorio" della campanella, improvvisamente una tragedia bloccava il festoso avvicinarsi della Domenica. Un solaio cedeva in un aula provo-cando una vittima. A perdere incredibilmente la vita era il diciasettenne Vito Scalfidi. Due tragedie che aprono in ordine cronologico quel parallelismo luttuoso. Dopo la Tyssen, il 3 Marzo 2008 a Molfetta presso la Zona Industriale (Stabilimento Truck Center) 5 operai perdo-no la vita durante la pulizia di una cisterna inizialmente collo-cata su di un carro ferroviario. A quelle di Torino e di Molfetta seguiranno nei varii cantieri e stabilimenti italiani delle enne-sime tragedie giornalisticamen-te definite "Morti Bianche". Se sul versante lavorativo si consumano queste tragedie, su queste tragedie le morti sono

dietro l'angolo. Il 25 Novembre u.s., a pochi giorni di distanza dal crollo di Rivoli, un alunno di nazionalità cinese cade dal balcone della Scuola Elementa-re da lui frequentata. Tragedia fortunatamente evitata ma la sua insegnante verrà indagata per incustodia di minorenni. Sino a che punto si può accu-sare la maestra quando proba-bilmente il parapetto poteva non essere agibile? E' questo interrogativo a introdurre un altro spinoso tema della attua-lità italiana. Dopo le fabbriche anche le scuole italiane sono insicure? Alla luce dei recenti episodi pare proprio di SI. Non si possono imputare alla fatali-tà certe tragedie. Occorre che qualcuno risponda delle pro-prie responsabilità e omissioni. L'indice va puntato contro gli Uffici Tecnici Comunali rei di non programmare alla vigilia dell'iniziodell'anno scolastico gli oppor-tuni collaudi e controlli fina-lizzati ad accertare la stabilità e l'agibilità degli Edifici scolastici e a predisporre, qualora inagibi-li, i relativi interventi di messa a sicurezza. Nei giorni successivi al crollo di Rivoli e all'inciden-te di Milano si scopriva, ancora una volta in Puglia, l'inagibiltà a maggioranza delle scuole di Bari e Provincia. Scuole insicure in Puglia come anche nel resto d'Italia ? E' servita la morte di un alunno per scoprire improv-visamente che le scuole italiane

sono insicure? E' possibile che sia servita la morte di 12 operai fra Torino e Molfetta ( per non conteggiare gli altri feriti in siti edili e industriali) per conoscere che i luoghi di lavoro sono in-sicuri al punto da divenire dei Cimiteri. Nell'Italia del 2008 c'è ancora bisogno del singolo morto per intervenire con mi-sure teste ad evitare altri lutti. Perché non intervenire prima e sopratutto con largo anticipo confermando di essere meri-tatamente fra le Otto Potenze Industriali? Invece No!Si deve attendere un funerale per scoprire che questo è un Paese in cui morire è utile per-ché soltanto con la morte di un operaio e di uno studente si scopre che l'Italia è insicura. Non sarebbe più logica e giusta la ferrea applicazione di una cultura del controllo? Con op-portune e periodiche ispezioni si verificherebbe lo stato della sicurezza nei Cantieri, nelle Fabbriche e nelle Scuole. Ove si dovessero riscontrarsi delle violazioni e delle irregolarità si dovrà intervenire applicando le relative sanzioni e quelle misu-re preventive atte a scongiurare qualsiasi pericolo. No ! Bisogna attendere il Morto."Il prevenire è sempre meglio che curare" rimembrante una nota pubblicità non rientra nel-la cultura nostrana e quindi si deve tristemente annotare l'uti-lità della morte.

Nicola Zuccaro

Veltroni, Di Pietro, D'Alema, Parisi e gli altri tasselli della disfatta del riformismo "piddino"

Il triste costume di questo Paese

Quel pasticciaccio brutto del PD

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Amos Oz

Contro il fanatismo

La Piazza D’Italia - Approfondimenti

Veni, vidi, dixiDopo il rapido scioglimento di Forza Italia avvenuto un paio di settimane fa, e in vi-sta del Congresso di A.N. che dovrà ratificare la confluenza nel PdL, finalmente anche il più carismatico rappresen-tante politico della destra italiana- il Presidente della Camera, Fini- partecipa alle discussioni riguardo l’assetto che il sistema partitico del Bel Paese si ritroverà ad avere da qui a qualche mese.Infatti l’ex presidente di Alle-anza Nazionale intervenendo insieme al Ministro dell’Eco-nomia Tremonti e Anna Fi-nocchiaro capogruppo del PD al Senato a Montecitorio alla presentazione di un libro sui partiti politici italiani del deputato dell’IdV Pino Pisic-chio, ha colto l’occasione per puntualizzare il suo pensiero riguardo il modo secondo il quale il PD e il PdL dovreb-bero strutturarsi al fine di creare anche in Italia le con-dizioni per lo stabilirsi di una democrazia più matura ed efficiente.In sostanza il Presidente del-la Camera dei Deputati ha affermato che in una società “liquida” e post ideologica come quella italiana, un par-tito politico organizzato in modo “classico”come quelli esistenti ancora oggi o come

quelli a cui eravamo abitua-ti nello scorso secolo non ha più le caratteristiche, oltre che per andare incontro alle aspettative dei cittadini, an-che per essere funzionale ai bisogni di sostegno delle isti-tuzioni di un moderno stato occidentale. Insomma i par-titi non debbono essere più considerati come una sorta di “chiesa ideologicamente strutturata”.I sodalizi politici di nuova creazione - sempre secondo Gianfranco Fini - devono essere “leggeri” e più in sin-tonia con le aspettative della società odierna, pur tuttavia essi potrebbero comunque continuare a svolgere due funzioni importantissime per il corretto funzionamento della vita politica e governa-tiva del Paese: selezionare la classe dirigente e guidare - non limitandosi ad inseguire - le pulsioni della pubblica opinione. Partiti flessibili, quindi, ma non troppo.Inoltre Fini ha ribadito il concetto che, nei due più im-portanti partiti italiani - il Pd da poco formato ed il Pdl in via di nascita - la discussione sul metodo con cui si strut-tureranno è fondamentale, poiché se è vero che non c’è democrazia senza i partiti è altrettanto vero che essi al

loro interno debbano essere regolati da norme democrati-che e chiare. Insomma basta a partiti au-toreferenziali, a parlamentari o amministratori locali no-minati e non eletti ma calati dall’alto, e magari stop a pri-marie farsa di cui si conosce già in anticipo il vincitore. Mancando il filtro tra la so-cietà e le organizzazioni po-litiche - sempre secondo il Presidente della Camera dei Deputati - la leadership può

sfociare nel “cesarismo”, nel senso che la vita di un partito può essere fagocitata del tutto e condotta integralmente dal Leader e dagli uomini diret-tamente scelti da lui By-pas-sando attraverso tali scelte, non solo la base, ma l’inte-ro blocco elettorale e sociale di riferimento del Partito in questione. Si avrebbe cioè un corto circuito tra le scelte tra chi amministra le strutture politiche e istituzionali ed i veri azionisti di riferimento

del sistema repubblicano: i cittadini italiani. Da presi-denzialista convinto come è, il Presidente della Camera , ha messo poi in guardia dal pericolo che tale “malattia” - il Cesarismo appunto - si trasferisca dai Partiti alle Isti-tuzioni dello Stato afferman-do che l’unico antidoto a tale “influenza” sarà il rafforza-mento del bilanciamento tra le prerogative dell’esecutivo e quelle del Parlamento. Iniziano quindi le grandi

manovre in vista della cre-azione del nuovo soggetto politico del centro-destra e ci pare rilevante che final-mente a muoversi sia stato il Presidente della Camera, l’uomo di maggior peso po-litico all’interno di A.N. La destra italiana non può sen-tirsi rappresentata da micro partiti o schiacciarsi sempre e comunque su posizioni di co-modo del Governo ma deve in qualche modo cominciare a far sentire di più la propria voce - meglio se attraverso le dichiarazioni di un’alta istituzione della Repubblica - nei confronti anche di chi all’interno di Forza Italia e quindi del futuro PdL, non può assolutamente ritenersi il rappresentante unico dei moderati italiani. Insomma al momento di entrare a far parte del nuovo partito, il peso e la difesa di tematiche culturali e politiche da sem-pre care alla destra italiana non possono essere, oltre che disattese, messe all’angolo da chi all’interno di F.I. ha radici e provenienza politica - rispettabilissima sia chiaro - più vicine al centrosinistra che ad un qualsiasi partito popolare o conservatore eu-ropeo al quale si pretende giustamente di somigliare.

La vita fa rima con la morte 2008.Il fanatismo dice Amos Oz, è più antico dell’Islam, del Cri-stianesimo e dell’Ebraismo, più antico di ogni stato o governo, d’ogni sistema politico e più antico infine, di ogni ideologia e confessione del mondo. Il fa-natismo in verità, è purtroppo una componente onnipresente della natura umana: un gene perverso. Il conflitto in Medio Oriente tra Israele e Palestina riguarda l’antica guerra tra fanatismo e pluralismo, tra fanatismo e tol-leranza; esso spesso è profon-damente legato ad un contesto di profonda disperazione, la quale conduce inevitabilmen-te a forme di estrema violenza. Per combattere questi atteggia-menti e deviazioni è quindi ne-cessario diffondere speranza tra i moderati. Solo questi ultimi sono in grado di arginare i fon-damentalismi. Ma per far alzare questa voce urge concretamen-te migliorare le condizioni di vita e risolvere i problemi.Ma il fanatismo non è solo nella questione israelo-palesti-nese; Oz conferma che esso è ovunque: in quei non fumatori capaci di bruciarti vivo se solo accendi una sigaretta vicino a

loro, in quei vegetariani capaci di mangiare vivo qualcuno per avere ordinato una bistecca, in quei pacifisti capaci di spararti solo perché si è auspicata una strategia lievemente diversa per il processo di pace con i pale-stinesi.Quello che si intende dire è che non sono le opinioni fer-mamente convinte ad essere forme di fanatismo, ma il seme di questo male si annida in una rettitudine inflessibile.Nel conflitto Israele-Palestina, la questione vera non è quella che fanno sembrare i fanatici di entrambi i fronti, cioè un fatto religioso o culturale ma è realmente e concretamente una questione territoriale, è uno scontro dice Oz, tra due dirit-ti ugualmente validi, tra due vigorose rivendicazioni sullo stesso piccolo pezzo di terra: “I Palestinesi sono in Palestina perché la Palestina è la patria, l’unica patria del popolo pale-stinese. Allo stesso modo in cui l’Olanda è la patria degli Olan-desi e la Svezia degli Svedesi. Gli Ebrei Israeliani sono in Israele perché non esiste altro paese al mondo che gli ebrei, in quan-to popolo, in quanto nazione, abbiano mai potuto chiamare casa” (pag. 59). Entrambi i due popoli hanno avuto una storia

simile e parallela, ma la trage-dia è che rivendicano per sé, ognuno con delle motivazioni valide e diverse, la stessa terra.Allora ciò di cui si ha bisogno, dice Oz, è un compromesso, doloroso ma necessario: e ciò non significa che le due parti debbano inginocchiarsi o capi-tolare di fronte all’avversario di sempre, ma esso invece è l’uni-ca via per la pacificazione.Il termine compromesso non gode di un’ottima reputazio-ne, perché è considerato una mancanza di integrità e di consistenza, ma in quella realtà questo termine tanto pronun-ciato con sospetto è sinonimo di vita e dove c’è vita ci sono compromessi. Il suo contrario è fanatismo, morte. Compro-messo è incontrare l’altro più o meno a metà strada perciò di certo, non esistono compro-messi facili e felici.Oz dice meglio un equo divor-zio tra Israele e Palestina piut-tosto che quell’inferno che tutti vivono in quella terra: i palesti-nesi quotidianamente oppressi, braccati, umiliati e spodestati dalla crudele amministrazione militare israeliana e il popolo israeliano continuamente stra-ziato da attacchi terroristici in-discriminati contro i civili.Il divorzio deve portare alla

creazione di due stati le cui li-nee essenziali orientativamente potrebbero essere quelle prece-denti al 1967, con alcune mo-difiche approvate da entrambe le parti e accordi speciali per quel che riguarda i luoghi santi di Gerusalemme.Gli ebrei israeliani devono im-parare a dire forte e chiaro che la Palestina è la patria dei Pa-lestinesi e la leadership palesti-nese a sua volta deve affermare una volta per tutte che Israele non è un incidente della storia, che non è un intruso e che Isra-ele è la patria degli ebrei.Inoltre,il nostro autore afferma che ogni accordo di pace non dovrebbe essere firmato da par-te di Israele se questo non con-tiene una risoluzione dignitosa per i profughi palestinesi e ciò, non solo per questioni morali, ma anche per la stessa incolu-mità di Israele stesso.Gli accordi per la soluzione che vede la costituzione di due popoli e due nazioni non por-teranno certo gioia ma, pron-tamente vita, resurrezione. Ri-nunciare a dei territori sarà per entrambe le parti doloroso, ma non si può essere più ormai pro Israele o Palestina, ma necessa-riamente solo per la pace.Concludo questo articolo con un’immagine incantevole di

Gerusalemme evocata nel te-sto e con una mia considera-zione: ”Quando ero bambino, Gerusalemme era una città mista. C’erano quartieri arabi e quartieri ebraici e quartieri ameni, e uno tedesco e una colonia americana e una gre-ca - era insomma una delle cittadine più cosmopolite del mondo… in ogni quartiere si pregava in modo diverso, si parlava una lingua diversa e ci si abbigliava diversamente. Si, comunicavano”.Per quanto utopistico possa sembrare, è stimolante pensare che la soluzione più giusta da un punto di vista civile e uma-no a questo costante conflitto, sia la convivenza integrata dei due popoli in uno stesso terri-torio, in uno stesso stato, in una stessa unità nazionale. Oggi nessuno può permettersi più di dire che quella terra appartiene solo all’uno o all’altro perché ciò significherebbe avere sulla coscienza ancora scontri, anco-ra sangue e ancora ingiustizie e allora, che questo piccolo pezzo di terra appartenga ad entram-bi in modo libero, omogeneo e senza limitazioni. Tutti e due i popoli hanno diritto di vive-re lì, che ci vivano dunque da uomini liberi e non costretti in confini artificiali, avendo così a

disposizione illimitatamente il territorio tanto agognato. Che ognuno possa costruirsi casa dove vuole, passeggiare dove desidera e pregare nel sito che ama di più, perché paradossal-mente, finché si continuerà a parlare di divisioni e spartizio-ni territoriali, sempre si tirerà in ballo il legittimo possesso dell’uno o dell’altro e per for-za allora prevarranno vecchie ragioni, tormentati rancori e illusioni vanificate. L’Europa e gli Stati Uniti devo-no perciò lavorare per l’integra-zione dei due popoli, anche se il fine sarà quello di costituire due nazioni, perché a cose fat-te, i confini saranno così lievi che potranno significare tanto ma come niente.La religione, la cultura, la mo-rale, i costumi non sono altro che sovrastrutture della società e ogni popolo le assume come date per un proprio percorso storico, hanno valore perché danno identità e senso di ap-partenenza, ma il loro senso intrinseco è relativo. Ciò che non è relativo è l’individuo in quanto essere razionale ed è l’individuo allora che va valo-rizzato in tutti i processi storici, compresi quelli di pace.

Ilaria Parpaglioni

La destra italiana inizia a muovere le truppe in vista della nascita del PDL

Dalla Prima

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La Piazza D’Italia - Tempo Libero

Lungo la strada del tartufo

Torneo Integrazione da Goal

C’è un percorso che collega il sud dell’Emilia Romagna al nord dell’Umbria, passando per la Toscana fino a snodarsi per le vie delle Marche. E’ la strada del tartufo che unisce meravigliosamente quattro regioni italiane legate da un patto: quello dell’Appennino Centrale. Bianco o nero. E’ un percorso insolito. La strada del nobile tubero si può percorrere tutto l’anno; la ricchezza del terri-torio è tale che esso è prodot-to instancabilmente durante l’estate, l’autunno, l’inverno e la primavera; ovviamente ogni stagione ha il suo fungo sotterraneo. Lungo questa via, da novembre fino a marzo, si può degustare l’aristocratico tartufo nero (Tuber melano-sporum), mentre a cavallo del quinto e del sesto bimestre dell’anno si trova il pregiato tartufo bianco (Tuber magna-tum); durante i mesi più fred-di del calendario fino all’arri-vo della primavera la natura regala qui sia il bianchetto, detto anche marzolino (Tuber borchii), che il tartufo nero d’inverno (Tuber brumale); quello moscato (Tuber bru-male moschatum) abbraccia il periodo che va da novem-bre fino a marzo. Con i primi tepori dei raggi solari di mag-gio fino a dopo l’estate, lungo la strada del tubero nobile, si raccoglie lo scorzone, cono-sciuto meglio come il tartufo nero estivo (Tuber aestivum); il tartufo uncinato (Tuber un-cinatum) cresce da settembre a gennaio così come quello nero ordinario (Tuber me-sentericum); il tartufo nero

liscio (Tuber macrosporum ) si consuma fresco durante il periodo natalizio.Percorrendo questa inusuale via, per la qualità e la quan-tità del pregiato tubero, si attraversano numerosi luoghi di culto antichi, torri e castel-li medioevali…ma il fascino della zona, si esprime all’en-nesima potenza, osservando la natura incontaminata che raccoglie a sé salti di fiumi e colline, alberi di abete nero e castagni, valli e montagne… Una via che congiunge dei luoghi non battuti dal turi-smo di massa, dove il silenzio governa sovrano e l’appetito viene stimolato da profumi a volte intensi a volte leggeri, altri persistenti e ancora deli-ziosi, che si alternano nell’aria come una danza ritmata.Ad esempio nel Casentino, in provincia di Arezzo, in una delle valli dell’Appennino Centrale, si possono gustare piatti semplici della tradizio-ne contadina, come gli stroz-zapreti, attualizzati con una spolverata del prezioso tubero di stagione, e ancora ricette medioevali come la minestra di castagne e fagioli oppure fantasiose ricette nuove o ri-visitate dal design acrobatico tipiche degli chef innovativi.E’ nella provincia aretina, terra di battaglie tra guelfi e ghibellini e zona d’ispirazione di Dante Alighieri per la sua “Divina Commedia”, che sin dai tempi antichi -grazie ai numerosi alberi di castagni- si raccolgono e si conservano i nutrienti frutti autunnali che (ricchi di amido, di fibre, di potassio e di vitamine del

gruppo B) sono stati fonte principale di sostentamento delle popolazioni dell’Appen-nino durante l'autunno e l'in-verno grazie anche alla loro capacità di non essere facil-mente deperibili, ma conser-vabili, magari sottoforma di marmellata o semplicemente seccati oppure ridotti a fari-na. Proprio la farina di casta-gne areatine, si distingue dalle altre che sono sul mercato per essere particolarmente pregia-ta oltre ad essere profumata e saporita. Viene finemente macinata tanto da essere quasi impalpabile tra le dita. Il suo uso in cucina è versatile, basti pensare che ancora oggi viene usata per insaporire i sughi di salsiccia ma anche per sforna-re il tradizionale dolce casta-gnaccio.La tipica Patata Rossa di Ceti-ca (un piccolo paese collinare della provincia di Arezzo) è un altro tubero, ovviamente di altro genere, che nasce nel Casentino. Anche la patata come la castagna ha rappre-sentato una fonte di sostegno in epoche di carestie. Que-sto tubero, raccolto alla fine dell’estate, ha la buccia di color rosso-violaceo e presen-ta notevoli avvallamenti sulla sua superficie esterna tanto da renderla facilmente rico-noscibile; la Cetica è ricca di polifenoli (sostanze antiossi-danti), la sua pasta è di color bianco con delle venature ros-sastre, ha una forma piuttosto piccola e si raccoglie tra i 600 e i 1.000 metri di altitudine. Si distingue dalle altre patate per via delle sue caratteristi-che botaniche uniche e anche

perché è un tubero ricco di sapore; la Rossa Casentina è particolarmente adatta agli impasti, si preparano sia degli ottimi gnocchi che dei gustosi tortelli di patate. Tra i formaggi merita un ap-prezzamento particolare l’Ab-bucciato aretino, ricavato dal latte crudo di pecora. La pasta si presenta color giallino, dal sapore sapido che richiama aromi erbacei tipici di un al-levamento brado e di un latte, appunto, che non ha subito processi termici (crudo). La crosta è spessa ed elastica. Un prodotto caseario rigoro-samente tradizionale, consu-

mato dai monaci camaldolesi già a partire dal XI secolo. Questo formaggio rientra tra i prodotti agroalimentari tra-dizionali toscani.A proposito di allevamento brado. Nel Casentino vi è an-che una razza di maiale locale, la cui carne rossiccia è carat-terizzata dal pascolo allo stato libero. Questo suino, deno-minato grigio casentino, è un incrocio tra la razza large whi-te e la cinta senese. Una volta macellato la parte destinata al prosciutto viene accurata-mente massaggiata - secondo un preciso dettame - con del sale, del pepe, e molto aglio

e lasciata riposare per almeno 18 mesi. Il gustosissimo “Pro-sciutto del Casentino”, vanta origini molto antiche; il suo sapore è delicato; la carne si presenta di colore rosso vivo che si contrappone al bianco candido del grasso. E’ un pro-dotto di pregio della salume-ria che si sposa benissimo con il pane fritto caldo, ma anche con il pane toscano (perfetto per accompagnare i salumi) e con un bicchiere di Chianti dei colli aretini Docg e ovvia-mente una spolverata di tar-tufo …bianco o nero!

Alice Lupi

La cooperazione, l'integra-zione, la valorizzazione delle risorse individuali a vantag-gio dello spirito di gruppo sono i valori che maggior-mente caratterizzano lo sport amatoriale e gli conferiscono quel carattere di universalità che nello sport professioni-stico è ormai scomparso. I valori dello sport sono i valori della lealtà, dei diritti di uguaglianza e di integra-zione per una crescita indi-viduale e della collettività.Promotori dell'iniziativa so- no l’Associazione Olimpia Calcio e “Villa Letizia” con il patrocinio della Provin-cia di Roma, il XVI Muni-cipio che hanno proposto di affiancare alle attività di promozione ed educazione sportiva dirette ai bambini e ragazzi delle scuole calcio iniziative di integrazione so-ciale. Il Torneo “IntegrAzione da Goal” accoglie e mette a confronto realtà che solita-mente sono oggetto di emar-

ginazione e di discrimina-zione: persone che soffrono di disturbi mentali, persone rifugiate per motivi politici, detenuti in fase di rieduca-zione alla legalità, persone con problemi di dipendenza da sostanze, immigrati. Per-sone discriminate che usano lo sport per riscattare la loro condizione di ”diversità” ed avvicinarsi al mondo degli uguali. Il torneo raduna le rappre-sentative di movimenti che operano nel campo del so-ciale utilizzando lo sport come linguaggio comune al servizio dell'integrazione e come mediatore e facilitato-re della comunicazione. Le squadre “speciali” sfide-ranno nel torneo la Nazio-nale Scrittori, ex campione del mondo della categoria, che si compone di professio-nisti della cultura che spesso si trovano a raccontare storie di discriminazione e di sof-ferenza. Cultura e sport sono essen-

ziali per abbattere le barriere della diffidenza. Nell’ambito delle attività sociali di promozione dei valori della solidarietà e del-lo Sport la Società Sportiva Vittorio Bachelet e l’Asso-ciazione Polisportiva Di-lettantistica Olimpia colla-borano con “Villa Letizia”, un centro clinico situato a pochi metri dagli impianti sportivi in Via Sesto Celere n. 16 che eroga servizi per il disagio psichico ed accoglie 2 strutture residenziali au-torizzate e temporaneamen-te accreditate dalla Regione Lazio.Il centro, pienamente inte-grato nel territorio del XVI Municipio, svolge oltre ad una funzione residenziale terapeutica, in cui il conte-sto comunitario viene uti-lizzato per la cura degli epi-sodi dei principali disturbi psichiatrici e per il recupero ambientale di situazioni di crisi relazionale ed emotiva insorte nel contesto di vita

abituale dell’individuo, atti-vità riabilitative psicosociali ed attività educative.L’obiettivo delle attività a vantaggio di persone con disagio psichico è il recupe-ro di capacità individuali e livelli funzionali di autono-mia, al fine di un reinseri-

mento nella rete sociale.Gli ospiti di “Villa Letizia” praticano attività sportive in qualità di tesserati nella polisportiva Bachelet utiliz-zando le funzioni sociali ed educative dello sport quale parte rilevante del progetto di recupero della persona.

E’ in corso un progetto con-giunto tra la Società Poli-sportiva Sportiva Vittorio Bachelet e la Cooperativa Spazi Immensi, costituita da diversi ospiti ed operatori di “Villa Letizia”, per il reinse-rimento lavorativo di perso-ne con disagio psichico.