Ripartire si può e si deve - 1-14/16-28 Febbraio 2011 - Anno XLV - NN. 99-100-101-102

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G iuseppe Mazzini, il più lo- quace tra i grandi padri del- la nostra storia unitaria, scrisse per le divise e sparse anime ita- liane che la Patria è una, indivi- sibile; l’articolo 5 della Costitu- zione fissa un principio storico nobile e inattaccabile: la Repub- blica, una e indivisibile. L’Unità d’Italia è cuore, è storia, è impegno, è legge. La consapevolezza e la cono- scenza corrono indietro nella storia a ricordare con ammirazio- ne quei valorosi che caddero senza vita su una terra, per una terra che priva di unità non po- teva essere libera dal giogo stra- niero, non poteva crescere uo- mini indipendenti e fieri e non poteva attuare il disegno divino, la missione più importante. Ebri di forza, di speranza e con- vinzione, lottarono e si sacrifica- rono per la causa comune, pron- ti a immolare per sempre la grandezza delle loro gesta; lan- ciati verso il divino, compirono la loro attualissima opera, innal- zando la loro vita al di là del pic- colo scorcio che l’esistenza offre generosamente ad ognuno. Con sguardo dritto e animo umano si beffarono della loro li- mitatezza, lasciando a noi me- schini posteri senso di inadegua- tezza di fronte a tanta nobiltà; con coraggio e sensibilità guar- darono in faccia la morte, la pri- gione e la paura, sfidandole in uno scontro impari, consapevoli della possibile sconfitta. I Fratelli d’Italia si chiesero do- ve fosse la vittoria e a volte senza riuscire a tracciare un sentiero certo e sicuro, scelsero comunque quella meta che tan- te strade avrebbe unito, trac- ciando un percorso di incertez- ze, sangue e cadute. Ovunque, dal nord al sud della penisola, da est a ovest, irradia- rono di una luce splendente e vi- va gli occhi di ogni italiano che credeva nell’unità come prima condizione della libertà persona- le e ispirarono di alti valori i so- gni e il futuro di tanti giovani, ar- denti per l’età ma anche incanta- ti da modelli degni di ogni coin- volgimento. L’Italia chiamava a stringersi a corte e sotto gli incalzanti ritmi risorgimentali gli uomini e le donne si lasciarono infiammare dalla storia, da un’unica “speme", dall’ora che finalmente suonava: una sola vita, un attimo di vita, un sacrificio che vale una vita. Si dice ai posteri l’ardua senten- za, allora guardiamo al nostro più intimo passato per trovare l’orgoglio italiano, questo orgo- glio fatto di azione, di coraggio, di fede, di lotta, di speranza, di nobili e alti ideali, di sacrificio, di abnegazione, di fermezza, di nessun compromesso, di discor- si infiammati e sentite parole, di progetti, di fratellanza, di onore, di senso comune, di libertà, di indipendenza, di umanità, di fie- rezza, di consapevolezza, di amore e di amor proprio, di de- terminazione, di scelte difficili ed estreme, di passioni, di sconfitte e vittorie. Mazzini scrisse la sua “bibbia", “Dei Doveri dell’Uomo", illu- strando un percorso ampio, fi- nalizzato all’unità d’Italia; esso prevedeva la costruzione di una coscienza nazionale partendo dall’elemento più necessario, l’educazione; in seguito il cer- chio si sarebbe completato de- stando in ogni uomo i propri doveri: prima di tutto i doveri verso l’Umanità e successiva- mente i doveri verso la Patria. "Dio v’ha fatto educabili. Voi dunque avete dovere d’educarvi per quanto è in voi, e diritto a che la società alla quale apparte- nete non vi impedisca nella vo- stra opera educatrice, v’aiuti in essa e vi supplisca quando i mezzi d’educazione vi manchi- no” (pag.103). Senza educazione, affermava Mazzini, l’animo non ha il cibo per saziarsi e verrà meno la ca- pacità di discernere il bene dal male. Ogni uomo senza educa- zione ha “facoltà che dormono assiderate” e infeconde. Intelligente e sottile è la distin- zione che egli fa tra istruzione ed educazione: l’istruzione si indi- rizza alle facoltà intellettuali, consiste nel leggere, nello scrive- re e nel parlare, quindi con essa si somministrano i mezzi per praticare ciò che l’educazione in- segna È evidente che la prima non può sostituire la seconda, però entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, perché l’educa- zione senza istruzione manca di una base importante, viceversa, l’istruzione da sola non è suffi- ciente a formare un uomo nella sua più propria completezza. L’educazione invece, si indiriz- za alle facoltà morali e rende l’uomo capace di praticare i suoi doveri, in quanto insegna cosa sia il bene sociale. Per Mazzini questo tipo di insegna- mento non poteva che venire dalla Nazione, perché senza un’educazione nazionale non può esistere alcuna nazione. Essa deve essere comune a tut- ti i cittadini, di modo che la trattazione dei più importanti principi, quali l’uguaglianza, i diritti e i doveri non siano la- sciati al caso o all’arbitrio di chi sceglie l’educatore. "Libertà vera non esiste senza uguaglianza; e l’uguaglianza non può esistere fra chi non muove da una base, da un principio co- mune, da una conoscenza uni- forme del dovere” (pag.108). L’educazione mazziniana era pervasa da un principio fonda- mentale e fondante: il Progresso; la sua idea era quella di uno sta- to che istruiva ogni cittadino al perseguimento di questo obietti- vo, considerato una vera e pro- pria missione. Ogni cittadino ha il dovere di migliorare, non solo se stesso, ma anche di partecipa- re dell’elevazione della mente e del “core” dei propri fratelli. Dall’idea di Progresso così civi- camente concepito e dalla consi- derazione del senso dell’educa- zione ne deriva la conoscenza dei Doveri più importanti; i pri- mi tra tutti sono quelli verso l’Umanità. Sbaglia chi limita i propri doveri alla famiglia e alla Patria, perché in questo modo si persegue solo l’egoismo e si reca danno a se stessi e agli altri. La natura propria dell’uomo co- manda altro di più vasto e com- piuto. L’uomo, argomenta Mazzi- ni, è una creatura ragionevole, socievole e, per mezzo dell’asso- COPIA OMAGGIO Abb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy — Fondato da Turchi — Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb-Roma 1-15/16-28 Febbraio 2011 - Anno XLV - NN. 99-100-101-102 E 0,25 (Quindicinale) POLITICA — a pagina 2 — ESTERI — a pagina 5 — LA PIAZZA D’ITALIA Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 La maggioranza silenziosa a cura di FRANZ TURCHI I n questi giorni siamo tutti attoniti, nel vedere quello che succede nel dibattito poli- tico. Da una parte e dall’altra si alzano urla alte in difesa di una tesi o dell’altra; certo è che a questo livello di scontro tra poteri dello stato (politica e magistratura), non si era mai arrivati! Detto questo, senza parlare dell’enorme danno che queste critiche e questi scontri hanno a livello internazionale sulla credibilità dello Stato stesso e dell’ Italia tutta, esiste in Italia (penso sia la maggioranza) una quota di italiani che lavo- ra, che fatica per arrivare alla fine della giornata, che gioisce nello stare in famiglia e a di- fendere i propri pincipi, ma anche combatte tutti i giorni la propria battaglia con le diffi- coltà lavorative, della vita rea- le: una maggioranza silenziosa! (tra pochi giorni il 17 marzo ne sarà l’anniversario della mani- festazione a milano del ‘69). Questa maggioranza silenziosa nel fare e nel dare, ogni giorno assiste a questo scempio me- diatico delle nostra credibilità; ma è questa parte di Italia (po- polare e borghese) che fa cre- scere il nostro PIL, che paga le bollette, che tira il carretto con mille pesi e lacciuoli! Questa quota di popolazione non ne può più di vedere tut- to ciò! Vuole risposte invece concrete ai problemi del loro futuro e delle famiglie (sia per i giovani che per i meno gio- vani); vuole un fisco più vici- no ai servizi che poi vengono erogati dai singoli comuni e\o enti locali; vuole più sicurezza e piu infrastrutture; vuole più ricerca e piu affidabilità nelle strutture sanitarie (le code di un anno per una analisi sono inaccettabili); vuole una buro- crazia piu vicina e veloce alle proprie domande e richieste; vuole soprattutto una politica più vicina alla realtà e meno distaccata rispetto a quello che vede tutti i giorni. Che aspettiamo ad esempio a parlare di tutto questo anche in Europa, dove il ministro Tremonti richiama la nostra attenzione ai conti? allora l’Eu- ropa si faccia carico di una parte di questi costi, ad esem- pio riconoscendoci una mora- toria per 2/3 anni (tranne sicu- rezza e ambiente) su le sue normative, per ridare fiato alla competività delle nostre pic- cole e medie aziende; noi po- tremmo rispondere con un primo abbozzato piano di rientro del capitale (e non de- gli interessi o del deficit cor- rente) del debito strutturale pubblico anche se tale piano fosse a 30\40 anni. Incominciamo a discutere del- la valorizzazione delle nostre terre (agricoltura) e\o anche Continua a pag. 2 Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti Segue a pagina 2 Occidentali ipocriti Futuro in libertà Giuseppe Mazzini: educazione, doveri verso l’umanità e doveri verso la Patria 150 anni di unità www.lapiazzaditalia.it

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La maggioranza silenziosa - 150 anni di unita - Il coraggio di fare le riforme - Futuro in libertà - Berlusconi punta tutto sullo sviluppo - Il treno della ripresa - Occidentali ipocriti - Sulle rivolte che hanno scosso il mondo - Dalla crisi internazionale alle crisi regionali - Matrimonio finanziario tra tedeschi e americani - Piano per il lavoro dei giovani - L’inflazione batte la retribuzione - Alta moda, Alta Roma - Identità Golose, cucina d’autore

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Giuseppe Mazzini, il più lo-quace tra i grandi padri del-

la nostra storia unitaria, scrisseper le divise e sparse anime ita-liane che la Patria è una, indivi-sibile; l’articolo 5 della Costitu-zione fissa un principio storiconobile e inattaccabile: la Repub-blica, una e indivisibile.L’Unità d’Italia è cuore, è storia,è impegno, è legge.La consapevolezza e la cono-scenza corrono indietro nellastoria a ricordare con ammirazio-ne quei valorosi che cadderosenza vita su una terra, per unaterra che priva di unità non po-teva essere libera dal giogo stra-niero, non poteva crescere uo-mini indipendenti e fieri e nonpoteva attuare il disegno divino,la missione più importante.Ebri di forza, di speranza e con-vinzione, lottarono e si sacrifica-rono per la causa comune, pron-ti a immolare per sempre lagrandezza delle loro gesta; lan-ciati verso il divino, compironola loro attualissima opera, innal-zando la loro vita al di là del pic-colo scorcio che l’esistenza offregenerosamente ad ognuno.Con sguardo dritto e animoumano si beffarono della loro li-mitatezza, lasciando a noi me-schini posteri senso di inadegua-tezza di fronte a tanta nobiltà;con coraggio e sensibilità guar-darono in faccia la morte, la pri-gione e la paura, sfidandole inuno scontro impari, consapevolidella possibile sconfitta.I Fratelli d’Italia si chiesero do-ve fosse la vittoria e a voltesenza riuscire a tracciare unsentiero certo e sicuro, scelserocomunque quella meta che tan-te strade avrebbe unito, trac-ciando un percorso di incertez-ze, sangue e cadute.

Ovunque, dal nord al sud dellapenisola, da est a ovest, irradia-rono di una luce splendente e vi-va gli occhi di ogni italiano checredeva nell’unità come primacondizione della libertà persona-le e ispirarono di alti valori i so-gni e il futuro di tanti giovani, ar-denti per l’età ma anche incanta-ti da modelli degni di ogni coin-volgimento.L’Italia chiamava a stringersi acorte e sotto gli incalzanti ritmirisorgimentali gli uomini e ledonne si lasciarono infiammaredalla storia, da un’unica “speme",dall’ora che finalmente suonava:una sola vita, un attimo di vita,un sacrificio che vale una vita. Si dice ai posteri l’ardua senten-za, allora guardiamo al nostropiù intimo passato per trovarel’orgoglio italiano, questo orgo-glio fatto di azione, di coraggio,di fede, di lotta, di speranza, dinobili e alti ideali, di sacrificio, diabnegazione, di fermezza, dinessun compromesso, di discor-si infiammati e sentite parole, diprogetti, di fratellanza, di onore,di senso comune, di libertà, diindipendenza, di umanità, di fie-rezza, di consapevolezza, diamore e di amor proprio, di de-terminazione, di scelte difficili edestreme, di passioni, di sconfittee vittorie.Mazzini scrisse la sua “bibbia",“Dei Doveri dell’Uomo", illu-strando un percorso ampio, fi-nalizzato all’unità d’Italia; essoprevedeva la costruzione di unacoscienza nazionale partendodall’elemento più necessario,l’educazione; in seguito il cer-chio si sarebbe completato de-stando in ogni uomo i propridoveri: prima di tutto i doveriverso l’Umanità e successiva-mente i doveri verso la Patria.

"Dio v’ha fatto educabili. Voidunque avete dovere d’educarviper quanto è in voi, e diritto ache la società alla quale apparte-nete non vi impedisca nella vo-stra opera educatrice, v’aiuti inessa e vi supplisca quando imezzi d’educazione vi manchi-no” (pag.103).Senza educazione, affermavaMazzini, l’animo non ha il ciboper saziarsi e verrà meno la ca-pacità di discernere il bene dalmale. Ogni uomo senza educa-zione ha “facoltà che dormonoassiderate” e infeconde.Intelligente e sottile è la distin-zione che egli fa tra istruzione ededucazione: l’istruzione si indi-rizza alle facoltà intellettuali,consiste nel leggere, nello scrive-re e nel parlare, quindi con essasi somministrano i mezzi perpraticare ciò che l’educazione in-segna È evidente che la primanon può sostituire la seconda,però entrambe hanno bisognol’una dell’altra, perché l’educa-zione senza istruzione manca diuna base importante, viceversa,l’istruzione da sola non è suffi-ciente a formare un uomo nellasua più propria completezza.L’educazione invece, si indiriz-za alle facoltà morali e rendel’uomo capace di praticare isuoi doveri, in quanto insegnacosa sia il bene sociale. PerMazzini questo tipo di insegna-mento non poteva che veniredalla Nazione, perché senzaun’educazione nazionale nonpuò esistere alcuna nazione.Essa deve essere comune a tut-ti i cittadini, di modo che latrattazione dei più importantiprincipi, quali l’uguaglianza, idiritti e i doveri non siano la-sciati al caso o all’arbitrio di chisceglie l’educatore.

"Libertà vera non esiste senzauguaglianza; e l’uguaglianza nonpuò esistere fra chi non muoveda una base, da un principio co-mune, da una conoscenza uni-forme del dovere” (pag.108).L’educazione mazziniana erapervasa da un principio fonda-mentale e fondante: il Progresso;la sua idea era quella di uno sta-to che istruiva ogni cittadino alperseguimento di questo obietti-vo, considerato una vera e pro-pria missione. Ogni cittadino hail dovere di migliorare, non solose stesso, ma anche di partecipa-re dell’elevazione della mente edel “core” dei propri fratelli.

Dall’idea di Progresso così civi-camente concepito e dalla consi-derazione del senso dell’educa-zione ne deriva la conoscenzadei Doveri più importanti; i pri-mi tra tutti sono quelli versol’Umanità.Sbaglia chi limita i propri doverialla famiglia e alla Patria, perchéin questo modo si persegue solol’egoismo e si reca danno a sestessi e agli altri.La natura propria dell’uomo co-manda altro di più vasto e com-piuto. L’uomo, argomenta Mazzi-ni, è una creatura ragionevole,socievole e, per mezzo dell’asso-

COPIA OMAGGIOAbb. sostenitore da EE 1000 - Abb. annuale EE 500 - Abb. semestrale EE 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina

In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romaninaper la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy

— Fondato da Turchi —

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb-Roma 1-15/16-28 Febbraio 2011 - Anno XLV - NN. 99-100-101-102 E 0,25 (Quindicinale)

POLITICA

— a pagina 2 —

ESTERI

— a pagina 5 —

LA PIAZZA D’ITALIA

Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727

La maggioranza silenziosa

a cura di FRANZ TURCHI

In questi giorni siamo tuttiattoniti, nel vedere quello

che succede nel dibattito poli-tico. Da una parte e dall’altrasi alzano urla alte in difesa diuna tesi o dell’altra; certo èche a questo livello di scontrotra poteri dello stato (politicae magistratura), non si era maiarrivati!Detto questo, senza parlaredell’enorme danno che questecritiche e questi scontri hannoa livello internazionale sullacredibilità dello Stato stesso edell’ Italia tutta, esiste in Italia(penso sia la maggioranza)una quota di italiani che lavo-ra, che fatica per arrivare allafine della giornata, che gioiscenello stare in famiglia e a di-fendere i propri pincipi, maanche combatte tutti i giorni lapropria battaglia con le diffi-coltà lavorative, della vita rea-le: una maggioranza silenziosa!(tra pochi giorni il 17 marzo nesarà l’anniversario della mani-festazione a milano del ‘69).Questa maggioranza silenziosanel fare e nel dare, ogni giornoassiste a questo scempio me-diatico delle nostra credibilità;ma è questa parte di Italia (po-polare e borghese) che fa cre-scere il nostro PIL, che paga lebollette, che tira il carretto conmille pesi e lacciuoli!Questa quota di popolazionenon ne può più di vedere tut-to ciò! Vuole risposte invececoncrete ai problemi del lorofuturo e delle famiglie (sia peri giovani che per i meno gio-vani); vuole un fisco più vici-no ai servizi che poi vengonoerogati dai singoli comuni e\oenti locali; vuole più sicurezzae piu infrastrutture; vuole piùricerca e piu affidabilità nellestrutture sanitarie (le code diun anno per una analisi sonoinaccettabili); vuole una buro-crazia piu vicina e veloce alleproprie domande e richieste;vuole soprattutto una politicapiù vicina alla realtà e menodistaccata rispetto a quelloche vede tutti i giorni.Che aspettiamo ad esempio aparlare di tutto questo anchein Europa, dove il ministroTremonti richiama la nostraattenzione ai conti? allora l’Eu-ropa si faccia carico di unaparte di questi costi, ad esem-pio riconoscendoci una mora-toria per 2/3 anni (tranne sicu-rezza e ambiente) su le suenormative, per ridare fiato allacompetività delle nostre pic-cole e medie aziende; noi po-tremmo rispondere con unprimo abbozzato piano dirientro del capitale (e non de-gli interessi o del deficit cor-rente) del debito strutturalepubblico anche se tale pianofosse a 30\40 anni.Incominciamo a discutere del-la valorizzazione delle nostreterre (agricoltura) e\o anche

Continua a pag. 2

Ricco, continuamente aggiornato:arriva finalmente sul web il nuovo punto

di riferimento per i giovani e per unnuovo modo di fare politica in Italia

www.lapiazzaditalia.itUna Piazza di confronto aperta aldibattito su tutti i temi dell’agenda

politica e sociale per valorizzare nuoveidee e nuovi contenuti

Segue a pagina 2

Occidentaliipocriti

Futuroin libertà

Giuseppe Mazzini: educazione, doveri verso l’umanità e doveri verso la Patria

150 anni di unità

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ciazione che caratterizza inevita-bilmente la sua esistenza, capacedi un progresso privo di limiti.Questi sono i caratteri che costi-tuiscono la natura umana, che lacontraddistinguono dagli altri es-seri viventi e che va custodita enutrita come un seme da far frut-tare; questa è la Legge di vita da-ta all’Umanità.Far decadere, lasciar affievolire,o sopprimere anche solo in par-te una di queste facoltà, significascendere al rango degli animali eviolare la legge della vita, la Leg-ge di Dio.La vita è stata data, prosegueMazzini, per essere usata a bene-ficio dell’Umanità e ogni qualitàindividuale deve essere volta almiglioramento del prossimo, af-

finché si adempia quel Progressoche si giova dell’intelletto di tuttie che di generazione in genera-zione conduce all’avvicinamentodella verità e della Legge."Poco importa che voi possiatedirvi puri: quand’anche poteste,isolandovi, rimanervi tali, se ave-te a due passi la corruzione enon cercate di combatterla, tradi-te i vostri doveri. Poco importache adoriate nell’anima vostra laVerità: se l’errore governa i vostrifratelli in un altro angolo di que-sta terra che ci è madre comune,e voi non desiderate e non ten-tate, per quanto le forze vostreconcedono, rovesciarlo, tradite ivostri doveri” (pag. 57). Ciò che importa è che la naturaumana fortificata dagli esempi,migliori costantemente e, ovun-que ciò avvenga, ovunque si

muova un passo avanti nell’edu-cazione, nel progresso e nellamorale, questo sarà un passo pri-ma o poi fondamentale per tuttal’Umanità.L’Umanità è un corpo solo e de-ve essere governato da una solaLegge; il suo primo articolo èProgresso, qui sulla terra; questonon può svilupparsi e l’animanon si può elevare se vige un’at-mosfera di contaminazione e diavvilimento. Per questo ognunonon deve mai scordare di com-piere i propri doveri, nell’interes-se generale, verso se stesso everso il prossimo, perché ogniindividuo, prima di essere citta-dino o padre, è un uomo.Da qui la linea di congiunzionedel disegno mazziniano arriva al-la nostra Patria, “la Patria megliodefinita d’Europa".

Senza Patria non esiste nome,nessun voto, nessun diritto, maesistono solo “soldati senza ban-diera". Senza Patria regna solol’egoismo degli interessi e senzaPatria non ci si può riscattare daalcuna ingiusta condizione socia-le, non esiste tutela comune allapropria tutela ed è impensabilemigliorare senza sciogliere que-sto nodo nazionale.Lavorare per questo significa la-vorare per l’Umanità, concorrereal vantaggio comune e italianisiano i segni “sotto i quali v’ordi-nate a lavorare “ per essa.La Patria è per Mazzini, il segnodella missione che Dio ha datoagli uomini da compiere nel-l’Umanità; è una comunione diassociati, di liberi e di uguali, or-ganizzati secondo un Diritto Uni-forme che spezza caste e privile-

gi, perché se così non fosse, sequel Diritto non venisse rispetta-to, si cancellerebbero le facoltàcaratterizzanti la natura dell’uo-mo. Un solo privilegio è legitti-mo, quello del genio quando simostra affratellato dalla virtù,perché concesso da Dio e nondagli uomini; qualsiasi altro deveessere combattuto, altrimentinon c’è amor di Patria, ma soloun agglomerato occasionale diuomini, che presto gli eventi di-sgregheranno.150 anni e molti altri di Unità,150 anni e tanti più per onorarela memoria di chi ha combattutoper una missione tanto terrenaquanto divina, ma che basti unsolo momento per suggerire dipreservare Progresso,dignità eamor patrio.

Ilaria Parpaglioni

Asostenerlo è il Governa-tore della Banca d’Italia

Mario Draghi: i tassi di svilup-po si attestano oggi intornoall’1%. Per invertire la rottabisogna eliminare la burocra-zia. E sottolinea: “ai giovani sichiede il minimo della mobi-lità e il massimo della preca-rietà".La crescita in Italia stenta da15 anni, il Governatore insisteinoltre su un messaggio chesi ripete in tutte le sue uscitepubbliche: è la crescita lapriorità delle priorità. In Ita-lia, è la premessa. “A benefi-cio della crescita di tuttal’economia andrebbe un as-setto normativo ispirato,pragmaticamente, all’efficien-za del sistema", sostiene innumero uno di Via Nazionale,evidenziando che “nonostan-te i passi in avanti, l’Italia sisegnala ancora in tutte leclassifiche internazionali perl’onerosità degli adempimentiburocratici, specie quelli ad-dossati alle imprese".

Per dare impulso alla crescitaci vogliono inoltre riformepiù coraggiose. “Possiamoguardare con ragionevole fi-ducia alla possibilità diun’azione di riforma", rilevan-do che “l’Italia dispone digrandi risorse, ha molteaziende, una grande capacitàimprenditoriale, la sua genteè laboriosa e parsimoniosa".Ora, però si tratta di “liberarelo spirito degli imprenditori edegli individui da molti vin-coli".Inoltre, con la pressione fisca-le che resta troppo elevata,“superando di tre punti quel-la media dell’area Euro",l’unica strada percorribile perridurre il disavanzo è quelladel contenimento della spesapubblica corrente. Conteni-mento che dovrà proseguireanche oltre il 2012.Draghi fotografa poi il merca-to del lavoro per i giovani aiquali viene chiesto il minimodella mobilità e il massimodella precarietà, evidenzian-do che “è uno spreco di risor-se che avvilisce i giovani e in-tacca gravemente l’efficienzadel sistema produttivo". I sa-lari di ingresso dei giovaninel mercato del lavoro, in ter-mini reali, sono fermi da oltreun decennio su livelli al disotto di quelli degli anni Ot-tanta, denuncia il numerouno di Via Nazionale. La re-cessione, “ha reso più diffici-le la situazione” e il tasso didisoccupazione giovanile“sfiora il 30%", ricorda inoltreil Governatore.Preoccupa la crisi in Libia,che, con le conseguenti ten-sioni sulle quotazioni del pe-trolio, comporta rischi per lacrescita. Anche se “l’impattoimmediato di eventuali diffi-coltà di approvvigionamentodi fonti energetiche dall’Africasettentrionale può essere con-tenuto dall’ampia capacitàinutilizzata negli altri paesiproduttori". Draghi avverte:“le drammatiche vicende acui stiamo assistendo posso-no indebolire gli investimentinell’industria petrolifera inquell’area, far rincarare l’ener-gia, con ripercussioni sulla

crescita mondiale".Infine, il messaggio alla Bce,che deve agire tempestiva-mente sui tassi di interesseper prevenire l’inflazione.Evidenziando che “le aspetta-tive di inflazione nel medioperiodo rimangono ancorate”e affermando che “l’emergeredi tensioni inflazionistiche ri-

chiede però di valutare atten-tamente i tempi e le modalitàdi una normalizzazione dellecondizioni monetarie, dei tas-si di interesse".Il quadro delineato dal Go-vernatore non è incoraggian-te. Trattasi di uno scenariomolto realistico, che induce apensare ad un vera e propriafase di stagnazione. Il prezzodel petrolio dei paesi mem-bri dell’Opec è salito a111,01 dollari al barile, rag-giungendo il livello più altodall’agosto 2008 con un au-mento record di 5,12 dollariin un solo giorno. Per allen-tare le tensioni sui prezzil’Arabia Saudita ha fatto sa-pere di essere pronta a incre-mentare la propria produzio-ne giornaliera.Il nostro Paese, che crescemolto poco, non riesce aduscire dalla crisi e a fornire

un impulso decisivo e soste-nuto alla ripresa. L’eccesso diburocrazia appesantisce la di-namica imprenditoriale, ilprecariato e l’elevata disoccu-pazione determinano contra-zione di redditi e costi socia-li, a sostegno di questi pro-blemi purtroppo ad oggi sisono adottate misure labili,che non hanno avuto unaconnotazione riformista.Non si può non essere d’ac-cordo con il Governatoreche oltre ad aver fotografatoperfettamente lo stato di sa-lute dell’economia italiana,ha anche giustamente sugge-rito la ricetta per risolvere ilproblema degli eccessi dellaburocrazia, cioè occorre eli-minarla. A patire la crisi è so-prattutto il mercato del lavo-ro anch’esso privo di una po-litica riformista, e ingessatoin una struttura di precariato

permanente che influenza si-gnificativamente la condizio-ne economica delle famiglie.La priorità è la crescita, ma ilmercato da solo non è ingrado di garantirla, per cuil’intervento pubblico, in que-sta direzione, è indispensabi-le. L’intervento deve tenderea creare le condizioni permigliorare l’incontro tra do-manda e offerta di lavoro,deve mirare allo snellimentoburocratico sgravando le im-prese dei troppi adempimen-ti che ne rallentano solamen-te la loro attività economica.Il famoso motto “fare impre-sa in un giorno” dove è fini-to? In ogni Paese industrializ-zato ed avanzato iniziare unaattività economica è sempli-ce ed avviene rapidamente,poi dipende dalle capacitàdell’imprenditore di fare im-presa. In Italia, viste le eleva-te capacità ed attitudini im-prenditoriali esistenti, baste-rebbe eliminare questi adem-pimenti per accelerare il pro-cesso di costituzione delleimprese e per sostenere nuo-ve iniziative.

Pag. 2 1-15/16-28 febbraio 2011

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FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI FEBBRAIO 2011

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Giuseppe Mazzini: educazione, doveri verso l’umanità e doveri verso la Patria

150 anni di unità

La crescita in Italia stenta da 15 anni, troppa burocrazia e precarietà

Il coraggio di fare le riforme

Dalla primadella nostra storia e dellecultura di queste, incentivan-do il turismo e l’arte.In poche parole ricollochia-moci nel dibatitto politico edeconomico, riparlando di po-litica e di sviluppo, a quellaclasse politica moderata a cuiil nostro Paese si è sempre ri-volto nelle grandi crisi (politi-che e sociali), ad esempio neldopo guerra, portandoci ad-dirittura tra le prime potenzemondiali.Questo si può fare senza ur-lare, senza agitarsi, ma con ilfare!Sì, il produrre, il lavorare, ilcredere nella propria religio-ne e nei propri principi: esse-re quella maggioranza silen-ziosa che molti di noi rappre-sentano singolarmente e\ocon le nostre famiglie.

Dalla prima

La maggioranza silenziosa

Il 14 dicembre dello scorsoanno - il giorno in cui il Go-

verno Berlusconi ottenne la fi-ducia alla Camera dei Deputati- pare sia divenuto l’8 settem-bre politico di Gianfranco Fini.Senza volere scomodare iniquiparagoni storici, da quella datain poi le raccogliticce truppe diavanguardisti finiani sembra sisiano iniziate a sciogliere comeneve al sole. Difatti, a poco me-no di una settimana dalla cele-brazione meneghina del con-gresso fondativo di Futuro e Li-bertà, del partito cioè cheavrebbe dovuto scompaginarel’orizzonte politico del centrodestra italiano e rinnovarel’asfittica atmosfera della paludeparlamentare del Paese - secon-do le intenzioni del suo nobilepadre fondatore Gianfranco Fi-ni - pare non rimangano altroche le rodomontate di Bocchi-no.A poco a poco infatti alcuni dicoloro che avevano seguito ilPresidente della Camera - percalcolo, per amicizia e stima o

per vicinanza politica - nellascissione col Popolo della Li-bertà stanno lentamente ritor-nando sui propri passi o sonointenzionati a farlo.Molteplici possono essere le

motivazioni - più o meno vali-de - che stanno conducendoparlamentari e deputati europeio a riavvicinarsi ai partiti dellamaggioranza, che attualmentesostengono il Governo Berlu-

sconi e con i quali furono origi-nariamente eletti, o a criticareanche aspramente le posizionianti - berlusconiane che moltidei “falchi” di Futuro e Libertàhanno col tempo assunto, ma

Il partito di Fini a meno di una settimana dal congresso fondativo già perde pezzi

Futuro in libertà

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Silvio Berlusconi, è chiaro,è un osso durissimo da di-

gerire per tutte le opposizio-ni, siano esse parlamentari oextra-parlamentari, di pseu-do-destra o di sinistra pas-sando per il centro, togate omeno, e a conferma di quan-to appena asserito sta rilan-ciando l’offensiva politica delGoverno attraverso l’appro-vazione di un pacchetto eco-nomico che ha lo scopo di ri-lanciare l’economia italiana.Insomma il Presidente delConsiglio ha deciso che laprima mossa da compiere alfine di dare scacco matto aipropri detrattori dovesse es-sere quella di dare nuova lin-fa alla crescita economica delPaese uscita assai “depressa”dalle turbolenze finanziariedegli ultimi due o tre anni.I punti strategici di tale pia-no sono l’erogazione di circa500 milioni di euro a vantag-gio delle imprese che inve-stono in innovazione e ricer-ca tecnologica e di altri 915milioni di contributi a favoredei distretti tecnologici e 100milioni di fondi europei perla “banda larga". Importan-tissima sarà poi la creazioneper alcune zone del meridio-ne di aree a “burocrazia ze-ro” per facilitare la formazio-ne di nuove imprese e lafondazione della Banca delSud che darà ulteriore slan-cio alle piccole e medie im-prese delle regioni meridio-nali. Il Consiglio dei Ministriha previsto pure un nuovoprovvedimento legislativoper rimuovere gli ostacoliburocratici che fino ad oggihanno frenato in parecchieregioni italiane l’approvazio-ne e l’attivazione del pianocasa tenendo immobilizzati equindi inutilizzati per l’eco-nomia - delle piccole impre-se soprattutto - 70 miliardi di

euro, procedendo nel con-tempo ad individuare, diconcerto con le Regioni, learee urbane degradate da ri-qualificare. Prevista infinepure la riforma degli incenti-vi pubblici alle imprese at-traverso la semplificazionedelle norme e delle procedu-re necessarie per l’accesso atali aiuti che in tal modo ri-sulteranno essere pure dipiù rapida ed efficiente ero-gazione.La speranza del Governo èche attraverso questa scossail livello di crescita del Pro-dotto Interno Lordo naziona-le cresca qualcosa in più ri-spetto al livello dell’1% stabi-lito dai maggiori centri di ri-cerca economica nazionaleed internazionale: un bel se-gnale che potrebbe essereun fattore trainante è certol’aumento del 5,4% su baseannua fatto registrare dallaproduzione industriale italia-na nel 2010 rispetto all’annoprecedente, lontano dai livel-li pre-crisi ma di sicuro undato inaspettato.Oltre agli argomenti piùstrettamente legati ai proble-mi economici e finanziari delPaese, gli altri temi che rive-stono un’importanza rilevan-te all’interno dell’agenda po-litica che la maggioranza staman mano affrontando sonoil federalismo e le problema-tiche inerenti ai rivoluziona-menti politici che stannoavendo luogo sulla spondaafricana del Mediterraneo eche di fatto già si stanno ri-percuotendo in queste oreanche sull’Italia.Per quanto riguarda il fede-ralismo, dopo lo stop ricevu-to alla “bicameralina parla-mentare” dal decreto sul fe-deralismo comunale grazie alvoto contrario del membroappartenente al FLI, Berlu-

sconi ha rassicurato Bossi ri-guardo la prossima “riparten-za” di tale processo riforma-tore proprio dalle Camere enon più dalle commissioniparlamentari, per tal motivosarà necessario che la Legatenga un profilo più bassonel dibattito politico italianoper evitare strappi nella mag-gioranza ma anzi tentando dirimpinguare a breve il nume-ro dei così detti “volenterosi”al fine di far approvare nelpiù breve tempo possibile iprovvedimenti cari al Sena-tur. Insomma Bossi che chie-deva al Capo del Governonon solo di “galleggiare” ha

ricevuto le rassicurazioni delcaso da parte del Cavaliere ilquale a sua volta è sembratod’accordo col leader leghistariguardo la necessità di unriequilibrio della composi-zione di alcune importanticommissioni parlamentariche dopo la fuoriuscita diFuturo e Libertà, dalla mag-gioranza politica che sostie-ne il Governo, sono pratica-mente in mano alle opposi-zioni nonostante che dopol’estenuante trattativa portataavanti dal Ministro Calderolisi era trovato un punto di so-stanziale compromesso tra lerichieste dell’Anci - in rap-

presentanza dei Comuni ita-liani - e le proposte di Go-verno e maggioranza.La dimostrazione di quantosia grande la voglia del Go-verno di approvare in frettail testo sul federalismo muni-cipale è evidenziata dal fattoche già la prossima settimanasarà presentato in Parlamen-to dal Ministro Bossi e allaCamera sarà addirittura postala fiducia per far approvare ilpiù velocemente possibile ilprovvedimento legislativo. Intal modo verranno anche ac-colte le legittime richieste delPresidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, il qualeaveva ritenuto irricevibile ildecreto del Governo appro-vato in fretta e furia nel Con-siglio dei Ministri dopo la so-stanziale bocciatura ricevutodallo stesso in commissioneparlamentare perché manca-va appunto il passaggio alledue Camere.L’altro fronte caldo lungo ilquale il Governo si sta celer-mente muovendo è quello ri-guardante le preoccupazioniper il notevole e repentinoafflusso di immigrati irregola-ri in fuga dal Nord Africa chesi sta verificando lungo le co-ste italiane. Infatti in conco-mitanza della caduta dei re-gimi semi-dittatoriali di BenAlì e di Mubarak frotte di tu-nisini ed egiziani si stanno ri-versando in Italia a bordo divere e proprie carrette delmare in cerca di un futuromigliore: in pochi giorni ol-tre tremila rifugiati sonogiunti sulle nostre spiaggesoprattutto in Sicilia ed in se-guito trasferiti attraverso unponte aereo o con navi inCentri di Accoglienza del re-sto d’Italia visto che quello diLampedusa - dove si è verifi-cato l’afflusso maggiore - èoramai chiuso da tempo.

La situazione è apparsa cosìgrave che il Consiglio deiMinistri ha rapidamente di-chiarato lo stato di emergen-za umanitaria e deciderà diriaprire il CPT di Lampedusae nel contempo il Ministrodegli Interni e quello degliEsteri, Frattini e Maroni,hanno messo in allarme an-che le strutture dell’UnioneEuropea destinate al con-trollo dell’area in questione,il braccio di mare che siestende tra Tunisia, Malta edEgitto.Ed è appunto anche su que-sta scottante tematica che ilGoverno di centro destra sigioca gran parte della pro-pria popolarità tra i cittadiniin quanto l’aumento consi-stente della presenza di im-migrati più o meno clande-stini nelle nostre città nonpuò che far aumentare il ma-lessere tra gli italiani anchein un contesto economico discarsa crescita: Berlusconidovrà essere capace di farfronte a tali problemi con-nessi all’afflusso di così tantidisperati anche costringendoe convincendo le autoritàdell’UE a fare la propria par-te e a non mettere la testasotto la sabbia come di soli-to fanno.Ma mentre la maggioranza siappresta a trovare la soluzio-ne a tali importanti problemil’opposizione parlamentaree non, invece di suggeriremiglioramenti o prospettaresoluzioni non trova meglioda fare che scendere nellepiazze, con la sponda dellesolite toghe milanesi, e in-veire folcloristicamente bar-dati di rosso, viola o rosacontro il Presidente del Con-siglio per storie che seppureeventualmente provate ri-guardano la sfera privata delCavaliere.

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LA PIAZZA D’ITALIA - POLITICA

Mentre imperversa l’ennesima bufera giudiziaria il Governo vara le misure per il rilancio economico del Paese

Berlusconi punta tutto sullo sviluppo

appunto, varie che possono es-sere le ragioni di questa ondatadi riflusso, il risultato finale acui stanno portando è che FLipotrebbe ben presto scompari-re dal Parlamento italiano comegruppo politico indipendente.I primi a capire che l’avventurafiniana - partita tra gli squilli ditromba degli anti Berlusconianiin servizio permanente effettivodella sinistra italiana - non po-tesse approdare a nulla di buo-no per i partecipanti e per ilPaese sono stati gli onorevoliMoffa, Siliquini, Catone e Poli-dori - poi confluiti tra i “Re-sponsabili"- che già nel dicem-bre scorso al momento di vota-re la sfiducia al Presidente delConsiglio si astennero o espres-sero parere contrario rispetto aidettami imposti da Fini.Col passare dei mesi poi, pareche il malcontento tra i fonda-tori del FLi sia aumentato a di-smisura sia perché alcuni di lo-ro avevano abbandonato, ab-bagliati dalle proposte del Pre-sidente della camera o per veromalcontento riguardo il funzio-namento del PdL, poltrone im-portanti da Ministro- Ronchi - oda sottosegretario - Urso e Me-nia- sia perché lentamente mainesorabilmente, il trio Bocchi-no, Briguglio, Granata andavaspostando, dietro dettatura di

Fini, il baricentro del nuovosoggetto politico verso posizio-ni più vicine a quelle dell’ultrasinistra e a Di Pietro che a quel-le di una destra moderna.La goccia che però ha fatto tra-boccare il vaso, di bile, sonostate le risultanze dell’assem-blea costituente di Futuro e Li-bertà tenutosi sabato e domeni-ca scorsa a Milano. Tralasciando di commentare lesolite accuse di nefandezze vo-mitate addosso a Berlusconi eagli ex “colonnelli” di AN rima-sti al loro posto nel PdL dai so-liti noti - Bocchino, Granata eBriguglio, va da sé - la cosa chesubito è apparsa agli occhi atutti è stato l’ufficializzazione el’istituzionalizzazione della po-sizione politica anti-Cav senzase e senza ma, che il partito do-vrà a tutti i costi perseguire se-guita dall’accantonamento ditutti coloro i quali si oppongo-no, all’interno di Futuro e Liber-tà, questa linea tracciata dall’“aratro” finiano e difesa dallespade sguainate dei “falchi".L’assemblea tenutasi all’ombradella Madonnina, alla facciadella carica di rappresentantedelle Istituzioni che attualmentericopre, ha eletto primo presi-dente di FLI, Gianfranco Fini, ilquale, allo scopo di cercare dirimediare all’evidente difficoltà

in cui si trova rispetto alla posi-zione assunta nei confronti delCavaliere, agli occhi del Paese edel popolo di centro destra, haproposto al presidente del Con-siglio di dimettersi entrambi eandare subito alle elezioni.A parte il fatto che da uomodelle Istituzioni come Egli siconsidera - è pur sempre Presi-dente della Camera oltre chedeputato di lunghissimo corso -dovrebbe sapere che è solo ilCapo dello Stato per diritto co-stituzionale che scioglie il Parla-mento dopo essersi accertatoche non c’è maggioranza politi-ca alternativa alla Camera ed alSenato e non perché il Presi-dente di un piccolo partitocreato attraverso la “procreazio-ne assistita” di UDC e sinistraparlamentare, senza aver maipartecipato ad alcuna elezione,decide di sfidare il Cavaliere inun incontro stile OK Corral. Ilprimo, ed unico, a doversi di-mettere dovrebbe essere pro-prio Fini, rispondendo ad un al-to dovere morale - che in real-tà sembra non appartenergli -verso i parlamentari di PdL eLega che tre anni fa decisero dicomune accordo di issarlo,malgrado loro come si è vistoin seguito, al seggio più alto diMontecitorio. Inoltre in favoredel Cavaliere parlano pure i nu-

meri, sia quelli dei parlamenta-ri ancora fedeli al mandato avu-to dagli elettori, che quelli del-le elezioni fin qui svolte dal-l’epoca della sua elezione nel2008 a Presidente del Consiglioad oggi: Comuni, Province eRegioni una volta governate dalcentro sinistra sono sistematica-mente passati di mano alla coa-lizione PdL - Lega Nord.Quale è il significato della sfidalanciata da Fini al Premier?L’unico, è che il Presidente del-la Camera ha provato un ultimodisperato tentativo di raccoglie-re intorno a se le sue litigioseed oramai sparute truppe attra-verso il miraggio di una ultimaimminente battaglia finale con-tro il Cavaliere.Infatti oramai i suoi fedelissimisembrano essere sopraffatti siadalla lontananza dalle poltroneun tempo acquisite, sia dalladifficoltà di molti deputati a ca-pire gli obiettivi politici, a brevee medio termine, di una politi-ca così vicina alle posizioni delcentro sinistra, oltre che dallecritiche piovute dall’elettoratouna volta a lui fedele. Senza poidimenticare la strenua opposi-zione di taluni - Viespoli e Ursosopra tutti - che non sono d’ac-cordo con un partito le cui re-dini sono tenute saldamente inmano dall’ultra’ Bocchino o dal

radicale Della Vedova, per sto-ria e formazione politica lonta-nissimo da quella di un Meniao di un Tremaglia. L’odore delle elezioni, secondole intenzioni dell’ex Presidentedi Alleanza Nazionale, avrebbepotuto contribuire a rinsaldareun movimento politico in veritàassai disgregato al proprio in-terno da scelte non condiviseda tutti.Il tentativo di Fini insommaaveva un unico scopo: impedi-re l’appalesarsi, agli occhi degliitaliani e dei mass media che losostengono, dello stato confu-sionale di cui è preda Futuro eLibertà. Il risultato dell’arrocca-mento di Fini intorno a tali po-sizioni è stato l’inizio della di-sgregazione dei gruppi parla-mentari di Futuro e Libertà.Al Senato il capogruppo Vie-spoli - strenuo oppositore diBocchino, Briguglio e Granata -si è prima dimesso facendosisubito dopo, in segno di sfidacol Presidente della Camera,rieleggere dai propri colleghi,senza però riuscire a fermare inalcun modo l’emorragia di con-sensi. Infatti al momento di vo-tare la fiducia al decreto delGoverno, il Mille Proroghe, so-lo quattro senatori su dieci sisono allineati alle direttive di Fi-ni mentre altri cinque con scu-

se diverse non hanno parteci-pato alla seduta.Uno addirittura, l’ex tesoriere diAN Pontone, si è apertamentedissociato sbattendo la porta eannunciando una sua prossimauscita dal FLI facendo in taleeventualità mancare il numerominimo di iscritti per poter farrimanere in vita il gruppo par-lamentare al Senato, con tuttoquello che ne consegue ovvia-mente non solo in termini poli-tici ma anche economici. AllaCamera invece oltre a Barbare-schi, in aperto contrasto contutti gli ex AN, l’onorevole Ros-so è ritornato all’ovile - il Popo-lo delle Libertà - dopo un collo-quio con Berlusconi, occasionequesta che ha scatenato la fu-nesta ira di Fini che in una in-tervista rilasciata al Secolo haancora una volta esternato ilsuo disprezzo per Berlusconiaccusandolo di compravenditadi deputati.Tuttavia nonostante gli strali ele minacce del Presidente dellaCamera, altri onorevoli - Urso,Baldassarri e Saia - starebberopensando di abbandonare ilFLI: insomma da Futuro e Li-bertà passerebbero tutti ad unfuturo in libertà uccidendo intal modo nella culla il partitocaro a Fini.

Giuliano Leo

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Per i pendolari italiani lían-no è di 13 mesi e mezzo.

Non è una battuta, purtroppo,ma è la realtà fotografata dalCensis per descrivere la vitadei lavoratori pendolari italia-ni, che impiegano in media 72minuti per gli spostamentigiornalieri di andata e ritorno,pari a un mese e mezzo lavo-rativo per anno. Bastano questi pochi dati perfar comprendere quanto il tra-sporto pubblico costituisca,non da oggi, un freno allo svi-luppo del nostro paese.Se si riducessero i tempi dipercorrenza da 72 minuti a 40minuti, tagliando sulle ineffi-cienze ed i ritardi dei treni, ipendolari italiani risparmie-rebbero ogni anno 15 giorna-te che potrebbero essere de-stinate o ad una maggior pro-duttività od al miglioramentodella qualità della vita. Mai come oggi, dunque, è im-portante porsi il problema dicome migliorare la mobilitànel nostro paese e mai comeoggi è necessario rispondervipotenziando e migliorando iltrasporto pubblico locale, apartire da quello ferroviario,che costituisce, dopo líauto-mobile, il mezzo di trasportopiù diffuso tra i pendolari, sia-no essi studenti o lavoratori(dati Censis). Certo, negli ultimi anni, nel

nostro Paese, abbiamo assisti-to a uníinversione di tenden-za. Si pensi soltanto agli inve-stimenti effettuati per miglio-rare la sicurezza sullíintera fer-roviaria o alla recente gara per50 nuovi treni ad altissima ve-locità indetta da Trenitalia evinta dal consorzio Ansaldo-Breda / Bombardier, ma mol-to rimane da fare per il mate-riale rotabile, soprattutto sulfronte del trasporto regionale,per il quale mancano investi-menti pubblici per l’ammoder-namento del materiale rotabi-le. Soprattutto se confrontatocon i dati degli altri paesi. Il recente rapporto OPMUSdellíISFORT mostra infatti uníI-talia fanalino di coda nel tra-sporto su ferro, tra i paesi piùimportanti del Vecchio Conti-nente, nonostante la quota dicoloro che effettuano i proprispostamenti - in treno, metro-politana o tram - sia aumenta-ta del 22% tra il 2005 e il 2009,passando dal 27,6 al 33,6%. I dati del Rapporto ISFORT intal senso non lasciano dubbi:la quota di italiani che si spo-sta utilizzando le ìstrade ferra-teî è stata nel 2008 del 5,7%contro il 10,1% della Francia,lí8,6% della Germania e bel aldi sotto della media UE parial 7,3%.Il trasporto su rotaia sembraessere il mezzo preferito do-

po líautomobile, ma solo peril 33% degli italiani contro il67% della Francia, il 58% del-la Germania e il 53% del Re-gno Unito.Il ritardo rispetto agli altri pae-si europei è però anche la di-mostrazione che si può e sideve investire nel ìferroî.A cominciare dal materiale ro-tabile in circolazione. I nostritreni regionali, con uníetà me-dia di oltre 20 anni, non sonopiù adeguati a garantire queglistandard di comodità, affidabi-lità e puntualità necessari persvolgere un servizio di qualità. Per fare questo occorre peròrompere quel circolo viziosoper il quale a basse tariffecorrisponde un servizio sca-dente; e a bassi investimenti,scarsa qualità del servizio. Di questo, tutti, politici e ope-ratori del settore, sono consa-pevoli e concordi; semmai ilproblema è capire come tro-vare le risorse finanziarie ne-cessarie alla loro sostituzione. Bene, su questo punto occor-re dire che non c’è paese almondo nel quale i servizi ditrasporto pubblico locale si ri-pagano solo con gli introiti dibiglietti e abbonamenti. Ovun-que stato e amministrazionilocali intervengono economi-camente per rendere possibileun servizio che ha ovviamenteun grande peso sociale.

Ad esempio, per il servizio diTrasporto Regionale, Trenitaliaincassa 12,1 centesimi di europer passeggero/km, dei quali3,6 da biglietto o abbonamen-to e 8,5 dai contratti di servizio(pagati dalle Regioni). InFrancia la cifra è di 19,1 cente-simi - rispettivamente 7,9 dalletariffe e 11,2 dai contributi; inGermania di 21,8 centesimi, 8da tariffa e 13,8 dai contributipubblici. Senza contare che inquesti Paesi Stato, Regioni eamministrazioni locali finan-ziano a parte l’acquisto deinuovi mezzi. Sul reperimento di risorse fi-nanziarie destinate allíacqui-sto di nuovo materiale rotabi-le, il Parlamento aveva trova-to una soluzione grazie aduna proposta di legge cheprevedeva l’acquisto dei nuo-vi treni con un apposito con-tributo di 300 milioni di eurol’anno per 15 anni, la cui co-pertura finanziaria era assicu-rata con l’incremento di uncentesimo al litro dell’accisasui carburanti. Tale progetto di legge, appro-vato all’unanimità dalla com-missione trasporti della Came-ra nel maggio 2010, è stato poiaccantonato dopo un tira emolla con la Commissione Bi-lancio proprio sulle modalitàdi copertura finanziaria.Oggi le Regioni, in virtù dellamanovra Tremonti, debbonoaffrontare un significativo ta-glio del 20% delle risorse de-stinate al trasporto collettivosu ferro. Ed a seguito di ciòstanno ridimensionando l’of-ferta dei servizi alla collettivitàod aumentando le tariffe.A tale proposito, l’Asstra, cheè l’associazione nazionale del-le aziende di trasporto pubbli-co locale su gomma e su fer-ro, ha stimato che se si doves-se tagliare líofferta del 10% ciòprodurrebbe 740mila clienti inmeno al giorno, con ripercus-sioni negative sui bilanci delleaziende di trasporto e, dun-que, sui lavoratori. Come dire:meno clienti, dunque, menoricavi, meno occupazione.In realtà, una tale politica, ol-tre che miope e anacronistica,sarebbe dannosa per tutti: perchi i mezzi li utilizza e per chii mezzi li costruisce o li gesti-sce. E per i costruttori di mate-riale rotabile, che patiscono lamancanza di una strategia in-dustriale che porti ad una ri-conversione del trasporto sugomma a quello su ferro e viamare.Verrebbe da chiedersi, quindi,che senso ha una tale politicaquando paesi Europei come laFrancia od emergenti come laCina, líIndia, il Brasile, stannoinvestendo copiosamente pro-prio nellíindustria del ferro. Certamente, treni belli, effi-cienti, che rispondano alla do-manda di mobilità si possonofare, anche in Italia. Non la-sciamoci sfuggire quest’occa-sione! I “binari” stanno accre-scendo il proprio peso e il no-stro Paese vanta nel settoreferroviario una tradizione e unsapere secolari: la ripresa puòpassare anche da qui, se lovogliamo.

Ing. Roberto TazzioliPresidente e Amministratore Delegato

Bombardier Transportation Italia

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LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI

La ripresa del Paese passa anche dalla ferrovia

Il treno della ripresaROBERTO TAZZIOLI

Nato a Modena il 21 settembre 1954 e laureato in In-gegneria Civile ed Idraulica presso l’Università di Fi-renze. Dal 1999 al 2002 è stato Amministratore Dele-gato di Alstom Transport Systems e membro del Con-siglio del Consorzio Saturno per l’Alta Velocità Ferro-viaria.Dal 2003 al 2005 ha assunto la carica di Presidentedel Consorzio Trevi.Ricopre la carica di Presidente ed Amministratore De-legato di Bombardier Transportation Italy dal 2003.

I NUMERI DI BOMBARDIER TRANSPORTATION*

• 10 miliardi di dollari il fatturato.

• 27,1 miliardi il portafoglio ordini.

• 100.000 i veicoli Bombardier circolanti nelmondo.

• 25% la quota di mercato.

• 95% la presenza dell’azienda nei consorzieuropei per l’alta velocità.

• 93% la percentuale di materiali riciclabilisui treni Bombardier.

• Fino al 50% di risparmio energetico con ilpacchetto di prodotti ECO4 di Bombardier.

In Italia

• 800 le persone che lavorano tra VadoLigure (Savona) e Roma.

• 600 quelle impiegate nella produzione aVado Ligure (Savona).

• 400 milioni il fatturato in Italia.

• 1700 le locomotive prodotte a Vado Liguredal 1905.

• 638 le locomotive elettriche E464 ordinateda Trenitalia per il trasporto regionale.

• 50 i treni ad altissima velocità in consorziocon AnsaldoBreda, ordinati nel 2010 daTrenitalia.

• NB. il fatturato 2009 di BombardierAerospace e Transportation è stato di 19,4mld. Di dollari.

* Dati relativi all’esercizio fiscale 2009

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Un reflusso dell’onda chedall’Algeria si è spostata

alla Tunisia per infrangersicon violenza sull’Egitto, nonsta risparmiando neanche laLibia, apparentemente immu-ne all’inizio di questo motoneo-democratico che le mas-se africane e mediorientalistanno alimentando per lapropria libertà.Ancora è difficile immaginareche tutto questo sia stato fat-to in nome dell’ideale più al-to e a noi più caro.Ai nostri occhi pensare checoloro che si sono sempre di-scostati o che hanno combat-tuto il metodo ed il sistemaoccidentale, possano ora av-valersene stride, e non poco.I giornali di tutto il mondocontinuano a fare la tragicaconta delle vittime della re-pressione che in tutti gli Staticoinvolti è stata brutale, comenelle migliori tradizioni ditta-toriali.Ma cosa muove veramenteuomini fino ad ora silenti neiloro Paesi, schiacciati dallapovertà?Non la libertà o almeno noncome la intendiamo noi.Quello che realmente ha por-tato alla cacciata di Ben Ali, diMubarak e, con ogni probabi-

lità, di Gheddafi è la frustra-zione di fronte alla corruzionedegli organi di potere chehanno da sempre schiacciatoa tutti i livelli l’individuo.Questo motiverebbe anche larivolta in Libia, un Paese di-verso anche nel reddito procapite, più alto rispetto aglialtri.Non illudiamoci quindi di tro-vare tra qualche mese, dopoipotetiche assemblee costi-tuenti richieste dai popoli,una lineare democrazia rap-presentativa.Un esempio recente e calzan-te, per analogie culturali e re-ligiose, lo si è avuto nei terri-tori in cui dovrebbe nascere loStato palestinese: quando lapopolazione è stata chiamataa scegliere tra un sistema ma-lato di corruzione (quello finoad allora al potere di Fatah),ma che ha garantito le elezio-ni, e l’alternativa integralistama “moralmente pulita” di Ha-mas (concetto assai difficile da

legare al movimento islami-co), la scelta è caduta con unpeso enorme su quanto pernoi più lontano dal concettodi libertà: Hamas.Questo dovrebbe farci riflet-tere e impaurirci perché seprima come Europa avevamoa che fare con regimi corrottima che potevano garantire unordine utile per noi, ora quel-lo che verrà potrebbe segna-re la nascita di califfati sullacosta mediterranea, inizio dipaurosi sconvolgimenti checominceranno prima di tuttocon flussi migratori fuori con-trollo. Inutile cercare di dimo-strare a noi stessi coerenzaperché per quanto immondoe oneroso, sotto tutti i puntidi vista, possa apparire un ac-cordo con Gheddafi, o chiper lui (il regime libico è unacerniera che, con una forteinfluenza anche sul centroAfrica, blocca l’accesso al Me-diterraneo), questo ha garan-tito fino a ieri un drastico stop

dell’immigrazione via mare.Questo a noi deve interessareper mantenere in equilibrio ilnostro territorio e il nostrotessuto socio-culturale neiprossimi decenni.La democrazia occidentale inAfrica non è quello che serveall’Europa.Questo non significa giustifi-care o avallare le feroci re-pressioni che stanno stermi-nando centinaia di personeche giustamente voglionouguaglianza tra tutti i cittadinima noi, nel nostro pacifico eincantato contesto, intendia-mo questa “pulsione democra-tica” in maniera diversa, trop-po simile a quello che noichiederemo al loro posto. Noi,con il nostro bagaglio cultura-le che ci rende assai diversi dachiunque non lo abbia uguale,nord-africani compresi.È giusto scandalizzarsi edavere orrore per la morte diinnocenti ma è inutile fare i“verginelli” e urlare contro

tutto quello che ci ha fatto co-modo fino ad ora, anche sese ne parlava diversamente,quando lo si faceva.Possiamo solo sperare che,tramite i canali giusti, si possafar passare il concetto di mo-derazione a coloro che stannoinsanguinando le strade dellecittà, bombardando i “ribelli” .Mettiamoci l’anima in paceperché mai passaggi di que-sto tipo sono stati indolore ela storia del nostro Risorgi-

mento lo insegna molto bene.Anche per questo fa bene ilMinistro Frattini a dire chel’UE deve starne fuori, perchéquello che verrà sull’altrasponda del Mediterraneo nondovrà avere alcun pretestoper rivolgersi a noi, nuova-mente, come “colonizzatori” e“sfruttatori” delle disgraziedell’Africa, ora forse finalmen-te autrice, del suo destino.Noi abbiamo già dato.

Gabriele Polgar

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LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI

Anche la Libia brucia, le vittime della repressione sono centinaia e l’occidente si scandalizza

Occidentali ipocriti

Che sta succedendo nelmondo arabo, in quella lar-

ga fascia di territori che va dalMarocco all’Egitto arrivando atoccare l’Iran, lo Yemen il Su-dan e il Barhein (che ha annul-lato il Gp di Formula 1)?Sembra di assistere a una sortadi ‘48 del XXI secolo, in cui ilcontagio della rivolta si estendea macchia d’olio proprio comenell’Europa di due secoli fa. Adifferenza di allora, però, imezzi di comunicazione moltopiù evoluti avrebbero agevola-to, se non organizzato, a diredegli esperti, la propagazionedel focolaio.Nessuno avrebbe potuto im-maginare che l’insurrezione tu-nisina avrebbe avuto il seguitoche hanno avuto. Alla fine del2010, alcune persone esaspera-te dalla povertà e dalle ingiusti-zie si sono date fuoco in piaz-za. Questo è ufficialmente l’ini-zio del marasma che in menodi due mesi ha spazzato via treregimi trentennali – quello diBen Ali, quello di Mubarak eGheddafi – e alla diffusione dimoti di protesta in ben tredicinazioni.La domanda però è un’altra eva ad integrare l’incipit dell’ar-ticolo: è mai possibile che ilmondo dei “social network”abbia avuto un ruolo così deci-sivo nell’incendio del mondoarabo?Che ci sia solo spontaneità inqueste ribellioni non è affattocerto, anzi altamente improba-bile. L’ipotesi della regia è mol-to più che un’ipotesi. Difatti,una rivolta spontanea, andreb-be poco a poco spegnendosi afronte di dure repressioni. In-vece qui abbiamo eserciti chesolidarizzano coi rivoltosi, mas-se armate che ingaggiano bat-taglie contro i mercenari, stre-nue resistenze, che sembranoavvalorare l’ipotesi della “rivol-ta preparata".Inoltre, in Libia, il fatto che ilRaìs si affidi a dei mercenariper reprimere i disordini e di-fendere la propria persona de-

scrive una situazione internapiuttosto precaria, un regimemolto traballante.Lo stesso patto italo-libico èstato vano. Gheddafi che l’ave-va venduto all’opinione pub-blica come un grande successoproprio per placare gli animisurriscaldati che ancora a Ben-gasi erano emersi con intensitàpreoccupante mesi orsono.La caduta di Mubarak va lettacon grande attenzione. Il pas-saggio di navi da guerra irania-ne a largo di Suez – autorizza-te dal governo transitorio egi-ziano – sono un chiaro monitoa Israele. Il rischio ora è che ilcomplesso di accerchiamentodi Tel Aviv diventi insostenibilee in tal senso non sono daescludere risposte eclatanti.Ma quello che occorre consi-derare – e temere – è il dopo. Non bisogna tralasciare il fattoche i regimi spazzati via negliultimi tempi in Tunisia, Egitto eormai in Libia erano sì delledittature, ma in politica esterafacevano gioco all’occidenteperché tenevano alla larga l’in-sidia dell’integralismo islamico.Ora che i “dittatori garanti” so-no stati uno dopo l’altro fattifuori, potrebbe radicalmentemutare il panorama, incremen-tando in modo preoccupantela black list degli stati canaglia.Se ad esempio i “Fratelli mu-sulmani” dovessero insediarsial governo in Egitto bisogne-rebbe rivisitare le relazioni del-l’occidente con Il Cairo. Lostesso potrebbe accadere in Li-bia, la quale è minata tra l’altrodalle note spinte centrifughelegate alla struttura tribale dellanazione. Immaginiamo unoscenario possibile proprio inLibia, il paese che ci riguardadi più in quanto più vicino.Gheddafi ormai è out, questo èchiaro. Se il ministro della dife-sa La Russa ha ufficialmente di-chiarato che il trattato di amici-zia è de facto decaduto e siaBerlusconi che Obama hannopubblicamente scaricato il raìs,non vi sono dubbi. Già si lavo-

ra al dopo Gheddafi. Una Libiaframmentata, con Gheddafi apiede libero e una guerra civi-le alle porte cruda quanto qua-rant’anni di rancori tribali, faspavento.Tutto a pochi km dalle nostrecoste, ventre mollo dell’Europa.Il controllo dei flussi migratorisancito nel patto era talmenteefficace che in uno dei suoi di-scorsi deliranti Gheddafi lo ri-metteva sinistramente in discus-sione, come ricatto. Chiedevala cessazione dei focolai di ri-volta. Lo chiedeva a gran voce,ma non ai suoi soldati - moltidei quali ammutinati – non aisuoi mercenari, ma al mondooccidentale. Molto probabil-mente all’Europa. Leggere tra lerighe della sua “minacciosa” ri-chiesta d’aiuto non è facile.Che sperasse di venire issatonuovamente al potere manumilitari è ipotesi suggestiva maimpraticabile. Che chiedesse dinon finanziare i rivoltosi, penala chiusura dei rubinetti piùplausibile. Ma ora che noncontrolla più nemmeno quelli,il leader della rivoluzione ver-de è un capitolo chiuso e biso-gna governare la transizione.In Algeria un cambio al verticeporterebbe automaticamentegli integralisti islamici al potere.Sono anni che terrorizzano ilpaese. Per la verità proprio lo-ro vinsero le elezioni nel ‘92,quando un colpo di stato, salu-tato con sollievo dall’Occiden-te, gli impedì di governare. Da

allora il governo abusivo hacondotto una “guerra sporca”volta a sradicare l’islam, in cuisono morte un numero impre-cisato di persone. Una polve-riera.Ma tralasciamo per un istante il“nostro cortile” e torniamo inEgitto.Assieme all’Arabia Saudita,l’Egitto è uno dei migliori allea-ti americani nella regione. Inuna zona delicata Mubarak –pur sempre un dittatore – offri-va un modello di Islam mode-rato auspicabile per i paesi li-mitrofi, scossi da tensioni terro-ristiche e pulsioni integraliste.Ma soprattutto metteva il basto-ne tra le ruote al fondamentali-smo islamico di organizzazionicome Al Qaeda. Le rivolte chehanno defenestrato Mubarakmischiano ulteriormente le car-te. Urge un attento monitorag-gio dell’evoluzione della situa-zione da parte dell’Occidente. E quando diciamo “Occiden-te”, vorremmo far riferimentoin primo luogo all’Europa, mavisto le immancabili divisioniandate in scena anche in que-sti giorni, non possiamo chedover contare una volta di piùsugli Usa. Che pure hanno se-ri interessi a che la transizionenon degeneri e che da un ma-le (le migliaia di morti) nonnasca un peggio. Senz’altropeggio sarebbe il precipitaredella situazione in MedioOriente con Israele che iniziaa guardare con sospetto questi

cambi di regime a catena. L’in-stabilità dei paesi rivoltati, nelfrattempo, ingolosisce paesicome l’Iran che muoiono dal-la voglia di uscire dall’isola-mento, trovando alleati.Al Qaeda, che in questo mo-mento non sta a guardare, ten-terà con ogni mezzo di mette-re le proprie mani sui paesi ri-voltati. Sarebbe un disastro perl’Europa. Abbiamo accennatoai Fratelli Musulmani in Egitto.Parliamo della Libia. La dittatu-ra di Gheddafi tra le tante ne-fandezze aveva un pregio: ga-rantiva una certa stabilità nel-l’area ed era un baluardo fortecontro l’integralismo islamico.Ora, con un paese in pienocaos scisso tra diverse tribù,patti finiti a mare per “estin-zione del contraente” siamodi fronte a un caso pericolosoe particolare.Difatti, in Libia, la struttura so-ciale frammentata favorisce lamoltiplicazione di focolai di ri-volta, praticamente la guerracivile. E ciò significa instabilitàe ondate di migranti verso lenostre coste. Significa anchedanni economici legati al pos-sibile mancato rispetto di im-pegni firmati con il regime ca-dente. Sicurezza a rischio. Affa-ri a rischio. Affari non solo ita-liani, ma anche inglesi e fran-cesi in quantità.In Egitto, la situazione interna– con tutte le incognite connes-se alla politica estera post-Mu-barak – è almeno apparente-mente meno intricata. Lo stes-so in Tunisia.In questi due paesi, il rischioguerra civile è da escludere. Lasocietà è omogenea, il popolounito nelle rivendicazioni dimaggiori diritti, libertà e benes-sere. I militari tengono sottocontrollo i due paesi, quandoGheddafi per reprimere gli in-sorti è dovuto ricorrere a mer-cenari che hanno fatto stragi.In Algeria la situazione va mo-nitorata attentamente. Comedetto, in caso di cambio al ver-tice, il rischio che vada al go-

verno il movimento islamico èconcreto.Ora, il fatto che la catastrofe siascoppiata a pochi passi da ca-sa nostra non implica il fattoche nessun’altro verrà coinvol-to. Oltre alle incognite di natu-ra geopolitica, inevitabilmentelegate all’imprevedibile dopoGheddafi, Mubarak e Ben Ali,infatti, pende sulle nostre testeil flusso di immigrati che piove-rà sull’Europa. Ora che l’accor-do Italia-Libia è inattuabile sia-mo al “si salvi ci può".La prima emergenza è quellaumanitaria. Con l’accordo ditutti si dovrà trovare una solu-zione al problema, nel più pie-no spirito dell’Unione. Il popolo – i popoli – alla fameandranno sfamati, bisogneràtentare di mantenere l’ordinein loco, impedendo che onda-te migratorie si riversino cata-stroficamente verso il sud Eu-ropa. Una forza multinazionaledovrà garantire la cessazione ditutte le violenze e garantireuna transizione trasparenteverso il meglio.Vietato parlare di esportazionedella democrazia. Senza dub-bio però, si tratterà di favorireun ampliamento dei diritti e ilmiglioramento delle condizionidi vita della popolazione.Ma per tornare alla domandainiziale (cosa sta accadendo?) –integrata dalla questione delruolo dei social network – la ri-sposta resta inevasa.La storia ci insegna che analisidefinitive su svolte evocali co-me questa richiedono anniLa politica invece ha altri tem-pi. Essa deve agire subito, diconcerto, senza miopia.L’Occidente tutto deve assume-re un ruolo chiave e guidare latransizione, prima che le orga-nizzazioni terroristiche scenda-no in campo iniziando loro aguidare il processo.Si apre ora un’altra partita.La vinceremo se faremo me-glio.E in fretta.

Francesco di Rosa

Bisogna agire in fretta. Prima che Al Qaeda inizi a guidare la transizione

Sulle rivolte che hanno scosso il mondo

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Nel corso dei decenni, lastoria economica dell’Ita-

lia, inconfutabilmente, ha rile-vato una forte accentuazionedel dualismo geografico esi-stente tra Nord e Sud ed ha,inoltre, più volte registratotentativi di riduzione del gapsenza però ottenere grossi ri-sultati.Partendo da questo presuppo-sto, si può osservare come lapolitica regionale rappresentiuno strumento fondamentaleper eliminare il gap territorialee per rilanciare un Paese intermini di coesione economicae sociale. Le due velocità del-l’economia costituiscono arit-mie per il sistema Italia, impe-discono all’apparato produtti-vo di sostenere una domandarilevante e permanente, deter-minano rallentamenti in termi-ni di competitività. Per pren-dere atto delle suindicate con-seguenze del gap regionaleoccorre fare una disamina del-l’andamento economico degliultimi tre anni.È ormai assodato che nel 2009la recessione ha coinvolto tut-ti i settori e le aree geografi-che. Secondo le stime territo-riali dell’Istat, il calo del PIL èstato relativamente maggiorenel Nord Ovest (-6,1%) e nelNord-Est (-5,6%), rispetto alCentro (-3,9%) e al Mezzogior-no (-4,1%). Queste differenzedipendono in misura preva-lente dalla diversa composi-zione settoriale delle aree geo-

grafiche. Sulla peggiore dina-mica del Nord ha influito l’ele-vato peso dell’industria in sen-so stretto. La migliore tenutadell’attività economica nelMezzogiorno e al Centro è do-vuta al più elevato peso deiservizi, ridottisi in misura con-tinua e piuttosto uniforme trale aree geografiche.Nel 2009 nell’industria si sonoridotti in modo generalizzatola produzione, il fatturato e gliinvestimenti. La caduta dellaproduzione ha portato il gradodi utilizzo degli impianti su li-velli inferiori ai minimi di ini-zio anni novanta. In tutte learee geografiche, ma soprat-tutto al Nord, sono state le pic-cole imprese a registrare mag-giori difficoltà produttive ereddituali. In linea con le ten-denze del commercio interna-zionale, le esportazioni si sonobruscamente contratte. A ri-dursi notevolmente è stata an-che l’occupazione, con unacaduta molto accentuata nelMezzogiorno e nell’industria.Il più contenuto calo nel Nordè dovuto anche al maggior ri-corso alla Cassa integrazioneguadagni. I prestiti bancari sisono ridotti nelle regioni set-tentrionali, sono rimasti stabilial Centro, hanno continuato acrescere, invece, nel Mezzo-giorno. Ciò testimonia la mag-gior difficoltà delle imprese edelle famiglie, in termini finan-ziari a fronteggiare la spesacorrente. In tutto il Paese, la

domanda di credito delle im-prese è stata sostenuta dalleesigenze di ristrutturazione deldebito e di finanziamento delcapitale circolante, mentre l’at-tività di investimento ha conti-nuato a fornire un contributonegativo. Nel Mezzogiorno, ri-spetto alle altre microaree, leimprese hanno aumentato dipiù la richiesta per il finanzia-mento di capitale circolante eridotto di meno quella di pre-stiti per investimenti fissi.Quello che ha caratterizzatol’ultimo triennio, nel tessutoindustriale, sono state le aspet-tative delle imprese per ognianno. Tutte, infatti, hanno se-gnalato deboli aspettative diripresa del fatturato, tutte, in-fatti, hanno avuto ragione per-ché effettivamente si sono re-gistrati decrementi delle ven-dite molto significativi tali dagiustificare licenziamenti a ca-tena fino alla chiusura deicomplessi aziendali.La crisi internazionale ha de-terminato una notevole dece-lerazioni delle esportazioni ita-liane, restano, tuttavia, ancoralontani i livelli di vendite al-l’estero degli anni precedentila crisi.La crisi economico-finanziariaha colpito in maniera eteroge-nea i sistemi produttivi locali,soprattutto in funzione delgrado di apertura al commer-cio internazionale e della com-posizione settoriale della strut-tura produttiva. L’intero terri-

torio italiano può essere scom-posto in sistemi locali del la-voro. Le imprese dei sistemilocali specializzati nel made inItaly, che determinano oltre40% dell’export italiano, tra il2007 ed il 2009 hanno registra-to una contrazione delleesportazioni analoga alla me-dia nazionale (-24% circa).Alla performance negativahanno contribuito i sistemispecializzati nel comparto del-la moda (tessile, abbigliamen-to e calzature), più diffusi alCentro e nel Mezzogiorno, giàin calo nel 2008. A causa delforte calo della domanda mon-diale di beni intermedi e di in-vestimento, i sistemi locali del-la manifattura pesante, preva-lentemente localizzati nel Cen-tro-Nord, hanno segnato unacaduta superiore a quella me-dia (-30,6%).La crisi del commercio inter-nazionale si è rapidamentepropagata dall’industria ai ser-vizi, tramite i rapporti di forni-tura e subfornitura tra impre-se. Ne hanno più rapidamenterisentito i settori dei trasporti edei servizi alle imprese. Dallametà del 2009 hanno iniziato aridursi sensibilmente anche iconsumi interni, con ripercus-sioni negative sul commercioe sui servizi alle famiglie. Un quinto circa della spesaper consumi finali delle fami-glie residenti avviene in beniprevalentemente intermediatidagli esercizi commerciali al

dettaglio, relativi ai settori ali-mentare, del tabacco, dell’ab-bigliamento e dell’arredamen-to. Nel Mezzogiorno questibeni incidono maggiormentesul totale dei consumi, per unquarto circa. L’indagine Istatsui consumi delle famiglie mo-stre che a partire dal 2009 laspesa per questi beni si è ri-dotta del 3,2% a livello nazio-nale, scendendo di oltre il 4%nel Mezzogiorno.C’è da rilevare anche la dimi-nuzione di flussi turistici, que-sta ha riguardato il Centro edil Mezzogiorno, a fronte di unamodesta crescita nel Nord.Ovviamente la flessione deiflussi turistici si è ripercossasul numero di presenze e sul-la spesa.Gli effetti della crisi economi-ca si sono pienamente manife-stati sul mercato del lavoro, inparticolare nel Mezzogiorno.La contrazione dell’attivitàproduttiva si è riflessa in unarapida e ampia riduzione del-l’input di lavoro. Anche se nelprimo trimestre del 2010 ci so-no stati lievi segnali di ripresa,negli altri trimestri l’occupa-zione ha continuato inesora-bilmente a diminuire. Tale ri-duzione ha interessato le fasced’età più giovani (lavoratoricon 15-34 anni), a fronte diuna crescita del numero di oc-cupati più anziani (35-64 an-ni).In base allo scenario su deli-neato, è evidente la difficoltà

del sistema economico italia-no, soprattutto in termini dicrescita unitaria. Le differenzeterritoriali tra Nord e Sud sonosempre più marcate, l’Italiaperò nella competizione euro-pea ed internazionale non puòviaggiare a due velocità. Ildualismo storico che caratte-rizza l’economia italiana deveessere assolutamente ridottoed eliminato, i mercati regio-nali debbono contribuire inmisura paritaria pro capite, al-lo sviluppo del Paese, per farquesto occorre una politica re-gionale responsabile sia a li-vello centrale che regionale. Igovernatori “federali” debbo-no adottare politiche di rilan-cio del sistema economico ar-monizzandole con quelle del-lo Stato centrale in modo dafornire una spinta decisiva allacrescita del mercato nazionale.Con il federalismo fiscale que-sta spinta sarà davvero decisi-va o i gap si amplieranno? Di-pende dalla capacità di gestio-ne delle risorse finanziare del-le rispettive amministrazioniregionali e dal grado di fun-zionalità delle relative politi-che di crescita e di sviluppoche dovrebbero tendere a mi-nimizzare gli sprechi ed amassimizzare le performancesdei sistemi produttivi locali, iltutto, ovviamente, legato aduna equilibrata gestione dellerisorse pubbliche e ad un con-tinuo e costante monitoraggiodei conti pubblici.

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Lo scenario economico internazionale, ha influenzato significativamente le congiunture regionali

Dalla crisi internazionale alle crisi regionali

Il tanto atteso matrimoniodella finanza mondiale si è

ufficialmente consumato. Ènato, infatti, il leader mondialedei derivati e della gestionedel rischio. Deutsche Borse eNyse Euronext insieme creanola piazza finanziaria più gran-de al mondo, l’accordo per laloro fusione è stato raggiuntoin questi giorni. Una sceltadalla quale nasce un colossodella finanza mondiale. Lanotizia si inserisce in un pro-cesso di consolidamento ditutto il settore, infatti, in que-ste ore i mercati di Singaporee Sydney stanno lavorando aun’alleanza. Il nuovo aggrega-to offrirà ai clienti portata glo-bale, innovazione dei prodotti,efficienza operativa e finanzia-ria e una gamma avanzata disoluzioni tecnologiche e didati di mercato.In termini di proprietà, il 60%del nuovo gruppo andràall’azionariato tedesco e circail 40% agli azionisti NyseEuronext su base completa-mente diluita. Quindi, nellanuova Borsa che sarà la primaal mondo per capitalizzazionei tedeschi di Deutsche Boerseavranno la maggioranza dellequote (60%) mentre al Nysesarà destinato il 40%. Il nuovogruppo avrà una doppia sede,a New York e Francoforte, ericavi pro forma 2010 pari a 4,1 miliardi di euro.

L’operazione, secondo le atte-se, garantirà sinergie di costoda 300 milioni e opportunitàconcrete per incrementare iricavi.In base all’accordo raggiunto, idue gruppi creeranno la primapiattaforma di scambi mondia-le, divenendo leader a livellomondiale negli scambi di pro-dotti derivati e la gestione delrischio. Si auspica che ilnuovo gruppo possa diventareil più attrattivo partner per i

mercati dei capitali asiatici e dialtri paesi del mondo.Non si sa ancora quale sarà ilnome ufficiale del gruppooggetto di dibattito con gliamericani che premono per-ché Nyse resti interamente nelnome della nuova società epreceda quello di DeutscheBoerse.Francoforte può sicuramentesorridere, dopo questo accor-do, perché oltre ad esseresede principale della BCE

responsabile della monetaunica europea, e quindi dellapolitica monetaria, ora divienesede della più grande Borsa alivello mondiale. Complimentiagli Stati membri che hannolasciato consumare questomatrimonio senza muovere undito almeno sul piano delladignità nazionale, cercandoquantomeno di arrogarsi ilsacrosanto diritto di eleggeredemocraticamente la sede uffi-ciale del nuovo gruppo finan-ziario. Come dire, dopo laBCE diamogli anche la Borsacosì abbiamo completatol’opera di leadership del mer-cato finanziario globale. Perché proprio Francoforte, enon Parigi, Roma, Londra ecc.?La risposta potrebbe sembrarescontata e molto semplice, per-ché uno dei due gruppi fonda-tori del nuovo aggregato ètedesco. Ma, in termini didistribuzione degli assetti pro-prietari della finanza mondiale,e delle conseguenti logiche dipotere, non sarebbe stato piùequo fondare una Borsa euro-pea a capitale misto costituitodalle quote detenute da tutti gliStati membri in proporzioneovviamente alla rispettiva par-tecipazione, e fonderla con ilcolosso americano? In tal modogli equilibri della finanza mon-diale sarebbero stato garantitida una rappresentanza di inte-ressi comunitaria.

Il tema della leadership neimercati finanziari è moltoimportante e scottante, soprat-tutto quando il coinvolgimen-to delle società è scarsamentegarantito. La crisi degli ultimianni, nata proprio dal crakfinanziario dell’America, haavuto ripercussioni negativesu tutti i mercati, e soprattuttoin tutte le economie nazionali,anche in quelle che nonhanno una struttura economi-ca fondata sulla finanza comeper esempio l’Italia che, delresto, è stata messa a duraprova e si è difesa bene graziealla sua connaturata stabilitàdel sistema finanziario. Perchédunque, mettere nelle mani dipochi a rischio l’economiamondiale, i cui mercati sonosempre più interdipendenti,come dire se scoppia una crisiin Sud America tutto il mondone risente, così come nel-l’eventualità di una crisi delnuovo gruppo, potrà produrreeffetti devastanti sul mercatodegli scambi a livello mondia-le magari provocando effettinegativi su quei sistemi chenon hanno alcuna forma dipartenariato.La concentrazione del poterefinanziario nelle mani di duegruppi, di cui uno di origineeuropea cioè tedesco (coin-volto in dinamiche monetariecomuni) ed uno americano(altamente a rischio viste le

forti speculazioni finanziarieche negli ultimi anni hannocaratterizzato e condizionatol’economia del paese), rappre-senta un’operazione davveropericolosa per gli equilibri delmercato finanziario a livellomondiale.Il vero problema, dopo l’an-nuncio ufficiale di questoaccordo, è come gli Stati mem-bri e l’Unione Europea stessanon siano intervenuti. Questaneutralità potrebbe far pensa-re ad una squilibrata gestionedei rapporti di forza all’internodell’UE che sembrano real-mente compromessi dall’auto-rità di pochi se non solo daitedeschi.L’Unione Europea deve dareuna risposta seria in terminifinanziari a questa distorsionedel mercato. Bisogna creareuna Borsa europea capitalizza-ta da tutti gli Stati membri conle rispettive quote di rappre-sentanza al fine di potergarantire quella coesione eco-nomica e sociale e quella sta-bilità finanziaria necessaria alsistema nel suo complesso edalle dinamiche degli scambidei singoli mercati perché ora,la BCE da sola, dopo la costi-tuzione del nuovo gruppo edella nuova leadership finan-ziaria, avrà maggiori difficoltànel garantire stabilità, traspa-renza nelle operazioni di inter-vento sui mercati dei cambi.Le due compagnie, quellatedesca e quella americana,fonderanno congiuntamenteuna holding. La fusione verràdel tutto realizzata tramitescambi di titoli. Tutti sappiamocome gli scambi ed il corsodei titoli influenzano l’econo-mia di un Paese. Ecco perchéè necessaria una risposta seriae tempestiva di tutta l’UnioneEuropea.

Nasce la più grande piazza finanziaria al mondo

Matrimonio finanziariotra tedeschi e americani

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Iministri Sacconi, Gelmini eMeloni hanno presentato una

serie di azioni per promuoverel’inserimento dei giovani nelmercato del lavoro italiano. Ilquadro generale dell’occupabi-lità giovanile è quello che mag-giormente preoccupa la classedirigente al punto tale da predi-sporre un vero e proprio pianodi Governo per intervenire effi-cacemente nel rilancio della oc-cupazione giovanile e dell’eco-nomia nazionale.Troppi sono i giovani disoccu-pati e troppo gravi sono le con-seguenze di questa situazione laquale genera ripercussioni so-ciali e familiari allarmanti.Se è vero che qualcosina posso-no farla anche i genitori peresempio regalargli il riscatto deicontributi relativi agli anni del-l’università, il Governo può faremolto per esempio se il corso dilaurea intrapreso è sbagliato ri-spetto alle esigenze del mercatoed il ragazzo, non trovando la-voro, accetti un contratto d’ap-prendistato e impari un mestie-re. Soprattutto sia umile: i giova-ni italiani soffrono di “inattitudi-ne all’umiltà", afferma il mini-stro della Gioventù Giorgia Me-

loni, (che però generosamenteprecisa che non bisogna maigeneralizzare). Questi sono al-cuni degli elementi del “Pianod’azione per l’occupabilità deigiovani". Il piano, ha spiegatoSacconi, che conta su risorseper circa un miliardo, di cui cir-ca un quarto a carico del FondoSociale Europeo, ruota attornoal superamento del disallinea-mento tra scuola e università emondo del lavoro, alla valoriz-zazione del contratto di appren-distato come strumento privile-giato d’ingresso nel mondo dellavoro, e del lavoro manualecome sbocco possibile per tuttii giovani disoccupati, laureaticompresi. “C’è un pezzo delpaese che quando parli di lavo-ro manuale non capisce, ha os-servato il ministro, ma per fortu-na capisce la società". A lungotermine l’obiettivo, ha aggiuntoil ministro Meloni, è molto piùambizioso: “occorre scardinareil sistema Italia, fare una rivolu-zione culturale che sia in gradodi tirarci fuori dal ‘68, abbatterei privilegi acquisiti e adeguare lasocietà al mercato del lavoroche cambi".A proposito di adeguamenti, il

ministro Sacconi ha confermato,che non vi sarà alcuna prorogaa favore dei precari che aveva-no la possibilità di impugnarefino al 23 gennaio il contratto dilavoro scaduto, contestando illicenziamento ingiusto o altreviolazioni di legge. E ha confer-mato che andrà avanti con lo“Statuto dei lavori".Per favorire l’allineamento tradomanda e offerta di lavoro, ilministero del Welfare potenzie-rà il Sistema Informativo Excel-sior", realizzato in collaborazio-ne con Unioncamere, pubbli-cando non più ogni anno maogni tre mesi, e su base provin-ciale, “le principali tendenzedelle professioni richieste dalmercato del lavoro". La diffusio-ne di queste informazioni, ha ri-badito il ministro Meloni, èquella di orientare al meglio ilpercorso di studi: “Se si dicessea ogni studente che intendeiscriversi a giurisprudenza cheper gli avvocati il tasso di disoc-cupazione è al 30% e chi lavoraguadagna 900 euro al mese,mentre per gli infermieri il tassodi disoccupazione è zero, e lostipendio di 1600 euro, proba-bilmente inciderebbe sulle scel-

te". Ma ancora, secondo il Go-verno, il tasso disoccupazionegiovanile è dovuto soprattuttoal fatto che nel mercato non sitrovano professionalità richiestedalle aziende, che sono emi-nentemente manuali, tecniche edi alta tecnologia. “C’è un atteg-giamento talvolta passivo o di-stratto da parte delle nuove ge-nerazioni", scrive il ministro Me-loni nella prefazione dell’opu-scolo “buon lavoro", distribuitodal Ministero della Gioventù perfar conoscere agli aspiranti lavo-ratori contratti e diritti. In questadirezione va pertanto, ha dettoil ministro Gelmini, l’istituzionedi 58 istituti tecnici superiori,che verranno denominati“Scuole speciali di tecnologia",e avranno il compito di formaresuper-tecnici nelle aree tecnolo-giche del piano di intervento in-dustria 2015: si tratta di un pro-getto al quale hanno aderito 16Regioni.Ancora, per favorire l’incontrotra domanda e offerta di lavoroMeloni ha annunciato l’iniziati-va “Campus Mentis” riservata ai20.000 migliori laureati delleuniversità pubbliche italiane,con l’obiettivo di metterli in a

contatto per una settimana conle aziende interessate ad assu-mere. Inoltre a tutte le universi-tà verrà chiesto di pubblicare suloro sito i curricula dei neolau-reati e di tenerli on line per al-meno un anno.Tra le iniziative ci sono anche lapromozione degli stage, un bo-nus di 5000 euro per le aziendeche assumano un giovane di-soccupato con meno di 35 annie figli a carico, la promozione diiniziative a favore dell’autoim-prenditorialità. Si pensa poi adanticipare il tirocinio professio-nale agli ultimi anni di universi-tà. Sacconi ha spiegato che ser-virà sensibilizzare i giovani sultema delle pensioni: l’inps met-terà a breve a disposizione unasorta di conto corrente dei con-tributi, che anche i neolavorato-ri potranno consultare per capi-re a che punto è la loro situazio-ne. Le misure previste dal pianodel Governo sono molto impor-tanti perché introducono ele-menti di novità che sicuramenteavranno un impatto positivo sulmercato del lavoro. Ma il pro-blema vero ancora non si risol-ve ed è di carattere strutturale:le dinamiche della domanda e

dell’offerta sono purtroppo con-dizionate da una serie di pro-blemi che attanagliano il nostroPaese da decenni. Per esempiola difficoltà per i giovani di tro-vare un posto di lavoro manua-le o intellettuale, qualificato onon qualificato nella fase d’in-gresso perché la manodopera inItalia ha ancora un costo troppoelevato e la pressione fiscale an-cora è troppo onerosa.Se non riparte la domanda in-terna le imprese non hanno esi-genza di assumere, per cui c’èanche un fatto congiunturale daconsiderare. È vero che i giova-ni debbono essere più umili,ma è altrettanto vero che gli sti-pendi di un occupato sono alquanto irrisori e non consento-no al giovane di progettare il fu-turo.Si auspicano misure strutturalipiù incisive che possano elimi-nare quel gap tra domanda e of-ferta in modo sostanziale e du-raturo. Solo così un’economiaindustrializzata può sfidare il fu-turo della competitività e dellaglobalizzazione altrimenti l’Italiarischia di sopportare un ulterio-re aumento del tasso di disoc-cupazione.

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Lavoro manuale, umiltà e contributi volontari le principali misure a sostegno dell’occupazione giovanile

Piano per il lavoro dei giovani

Come se non bastasse, l’eco-nomia italiana si ritrova a

dover fare i conti con un livelloinflazionistico più elevato ri-spetto ai mesi precedenti. Diconverso rallentano le retribu-zioni contrattuali nel 2010. L’in-cremento, segnala l’Istat, è infat-ti risultato pari al 2,2% contro il3% del 2009. L’aumento contrat-tuale è stato comunque superio-re al tasso di inflazione medio,che l’anno scorso si è attestatoall’1,5%. A dicembre, invece, leretribuzioni sono cresciute dello0,1% su base mensile, per un in-cremento tendenziale dell’1,7%,a fronte di un costo della vitaaumentato dell’1,9% negli ultimidodici mesi.Nel complesso del 2010, affer-ma l’Istat, aumenti significativa-mente superiori alla media so-no stati osservati nel settore ali-mentari, bevande e tabacco(3,9%), in quello delle teleco-municazioni (3,7%), nei servizid’informazione e comunicazio-ne (3,4%), del commercio(3,3%) e tessili, nell’abbiglia-mento e lavorazione pelli (3%).Le variazioni più contenute so-no state invece registrate per leattività dei vigili del fuoco(0,4%), la scuola (0,6%), i tra-sporti, i servizi postali e attivitàconnesse e i ministeri (per en-trambi l’aumento è dello 0,7%).L’Istat da il punto anche sullasituazione dei contratti, ricor-dando che a fine dicembre ri-sultano in attesa di rinnovo 41contratti nazionali, relativi ameno di 4,9 milioni di dipen-denti; la quota di dipendentiche aspettano il rinnovo, perl’intera economia, è pari al37,2%, in lieve calo rispetto alloscorso mese (37,9%) e in fortecrescita rispetto a dicembre2009 (10,3%). Alla fine di di-cembre risultavano invece in vi-gore 37 accordi che regolano iltrattamento economico di circa8,2 milioni di dipendenti; la lo-ro incidenza, in termini di mon-

te retributivo, è pari al 59,8%.Sul versante dell’attività produt-tiva, l’ultima indagine del Cen-tro studi di Confindustria rilevaun “moderato recupero” per laproduzione industriale, che ingennaio dovrebbe risalire dello0,5% rispetto al mese di dicem-bre 2010, quando si era verifi-cata una variazione mensile di+0,1%. Un dato positivo, quin-di, anche se, contestualizzando-lo in rapporto al picco produt-tivo precedente la crisi, rag-giunto nell’aprile del 2008, il li-vello dell’attività produttiva re-sta inferiore del 17,3%, dopoaver recuperato l’11,5% dai mi-nimi di marzo 2009. La produ-zione media giornaliera è salitadel 3,5% sui dodici mesi, controil +4,9% fatto registrare nel me-se di dicembre.Il Centro studi mette comunquein evidenza il fatto che le azien-de che lavorano su commessasegnalano nel mese di gennaioun incremento dei loro ordini,sia in termini mensili (+2% su di-cembre) sia in termini annui(+4,1% rispetto al mese di gen-naio 2010). Il rapporto cita inol-tre i dati diffusi dalla Commis-sione europea secondo i quali laripresa dovrebbe continuare aun passo più veloce nei prossi-mi mesi e ricorda che la fiduciadegli imprenditori manifatturieriè ancora aumentata nel mese digennaio (saldo a 1,7 contro lo0,5 in dicembre) sostenuta es-senzialmente dal miglioramentodelle aspettative di produzione edal giudizio sugli ordini esteri.Nel breve termine, poi, un con-tributo positivo potrà venire se-condo gli esperti della Confin-dustria anche dalla ricostituzio-ne delle scorte, che sono a un li-vello inferiore al normale.Il quadro di Eurolandia, contie-ne luci e ombre. Ecco perché,ad esempio, l’indicatore Euro-coin elaborato da Bankitalia edal Cepr, che fornisce una sti-ma della dinamica del Pil nel-

l’area dell’euro è rimasto stabilein gennaio, attestandosi allo0,48% contro lo 0,49% di di-cembre. Secondo le valutazionisottostanti all’indicatore la dina-mica di fondo dell’area dell’eu-ro continua a risultare compati-bile con un tasso di crescita del2% annuo e in gennaio l’indica-tore è rimasto fermo, secondola banca centrale italiana, per-ché il “rallentamento della pro-duzione industriale e dell’inter-scambio commerciale in alcunidei maggiori paesi dell’area èstato controbilanciato dal mi-glioramento del clima di fiduciadelle imprese".Quanto alle prospettive con-giunturali italiane, tra gli econo-misti c’è anche chi, come gliesperti del centro studi ref diMilano, ritiene che il traino of-ferto dall’export alla nostra eco-nomia non sia sufficientementerobusto per sostenere da solola ripresa. Si potrebbe osserva-re che per far riprendere unaeconomia non è sufficiente unsolo fattore, dato che il Pil è unmacroaggregato costituito dauna serie di componenti la cuisinergia positiva può sicura-mente determinare la crescitadi un Paese. La realtà è che at-tualmente, in questa critica fasecongiunturale, la maggior partedelle componenti del Pil italia-no registrano segni negativi,per cui la spinta alla ripresanon può essere ancora ragione-volmente supportata."Le famiglie sono in difficoltà,strette fra salari in decelerazio-ne, inflazione in aumento e oc-cupazione che ristagna", si os-serva nell’ultimo rapporto ref,per argomentare sulla debolez-za della domanda interna. Perquesto, il ref prevede che que-st’anno l’aumento del Pil in Ita-lia sarà modesto e pari soltantoallo 0,7%, per poi risalireall’1,1% nel 2012.Peraltro, non potrebbe essere ilcontrario, visto che a fronte di

congelamenti salariali e occu-pazionali, i prezzi al consumicontinuano a crescere e il pote-re di acquisto dei consumatori

continua a contrarsi. Le previ-sioni sulla crescita del Pil nonlasciano spazio a molti equivo-ci, in termini reali la crescitaprevisionale per il 2011 e 2012rispettivamente allo 0,7% eall’1,1% è praticamente nullaprossima allo zero, ciò signifi-ca che nel prossimo bienniosalvo ulteriori crisi internazio-nali e/o nazionali, le condizio-ni economiche delle famiglie edelle imprese non miglioreran-no. Aspettative preoccupanti,che non devono demoralizzarema dovrebbero fornire quello

scatto di orgoglio necessario afar ripartire i motori dell’eco-nomia nazionale con vigore edecisione. Meno tasse, menoburocrazia, più occupazionesoprattutto per i giovani, mag-giori facilitazioni per l’accessoal credito per sostenere gli in-vestimenti imprenditoriali, ba-sterebbero a diffondere nellacollettività sociale quella mini-ma dose di ottimismo che co-stituirebbe ossigeno puro perla ripresa e per la crescita del-la nostra economia.

Avanzino Capponi

Rallenta la crescita effettiva delle retribuzioni contrattuali

L’inflazionebatte la retribuzione

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Sedici le passerelle per esse-re portavoce dell’Italian

Style nel mondo, tra partyesclusivi, performance d’auto-re dal vivo, diversi eventi perla stampa specializzata e gliospiti.Le sfilate si sono svolte nelComplesso di S. Spirito in Sas-sia, al Tempio di Adriano, allaBiblioteca Casanatense, affian-cate da eventi collaterali, newentry, accessori, design. Sedi-ci, tra le maison storiche daSarli a Gattinoni, Curiel, Bale-stra, Marella Ferrera.Tra gli eventi, l’inaugurazioneal Macro Testaccio di ArtisanalIntelligence, primo Magazinedi Alta Roma sulla formazionedell’Alto artigianato e del Ma-de in Italy. Ad annunciare l’av-ventura editoriale la Presiden-te, Silvia Venturini Fendi, dice:‘Non è vero che l’artigianatosia una professione stagnante,ci sono giovani artigiani assi-milabili ad artisti’.Altro evento, l’apertura dellaprima boutique europea di To-ry Burck. Al Museo Boncom-pagni Ludovisi ‘Moda e stile aitempi della Hollywood sul Te-vere’, una mostra di abiti in-dossati da artiste del cinema dianni passati del calibro di Au-dey Hepburn, Ingrid Bergman,Kim Novak, Lana Turner e del-l’indimenticabile Anna Magna-ni, clienti sullo schermo e nel-la vita della sartoria Gattinoni.L’inaugurazione della presti-giosa boutique di Andrè Laugvede ritornare splendida pro-tagonista la maison rappresen-tata da Laura della Croce diDoiola, con le maestranze ri-maste fedeli all’insegnamentodel Maestro da tempo scom-parso, quello di saper vestirele donne in modo misurato,corretto, e pulito. Per la prima-vera-estate, piccoli abiti chicmolto portabili, fiorati o a tin-te delicate, molto leggeri. No-tati il verde e blu abbinati, ilrosa floreale e, per sera com-pleti pantaloni in raso grigioargento, jeans rifiniti da blou-son di paillettes stampate checreano un effetto chic e di se-duzione. Abiti che faranno im-pazzire le Vip internazionali!Molti i giovani in questa mani-festazione, come desideratodalla Presidente Silvia Venturi-ni Fendi, una serata all’Acca-demia di Costume e di Moda,all’insegna del celebre illustra-tore inglese dell’800 AudreyBearsdley. Stampa e nuove le-ve anche alla rassegna di duegiorni di Fashion on Paper, efiumi di champagne per un al-tro evento, Limited Unlimited.Tante le iniziative, comeun’esposizione di borse e cin-ture gioiello artigianale createda d’Inzillo, con ricami e bor-chie particolari ispirate ai can-

celli dei bellissimi palazzi delquartiere Coppedè. A palazzoOdescalchi, una mostra di gio-ielli molto raffinata della Prin-cipessa Lucia Odescalchi. “Se-duzione” la collezione del li-banese Ahbed Mahfouz, colle-zione destinata alle principes-se arabe! Le sue creazioni af-fermano lo stato di autonomiadella donna moderna, corsa-ges e trasparenze acqua mari-na e verde pistacchio. La donna Sarli, il grande Mae-stro scomparso di recente, èrappresentata in apertura echiusura della sfilata dalla TopModel Carla Boscolo, scopertadal maestro. Sullo sfondo, unagigantografia del celebre cou-turier ritratto con Carla Bruni,Heva Herzigova, Eva Riccobo-no. Fans plaudenti ed emozio-nati tra il folto pubblico distampa specializzata vip e au-torità (presente anche il Sinda-co Alemanno). Trenta vestitidella nuova collezione, ispira-ta al Mediterraneo, perfetta-mente in sintonia con l’imma-gine voluta dal Maestro, cheadorava il mare, e creati dalsuccessore, Rocco Palermo edal manager Alberto Terrano-va, braccio destro per un ven-tennio della maison. La donnaSarli sembra uscire da pareti distucco bianco. Pantaloni e gi-let che sfiorano il corpo in gio-chi di spirali, ellissi e formeaerodinamiche di grande sar-torialità. Per la piena estate, ungioco di pieghe che formanoonde in vibranti sfumature diblu intenso e verde marino,rouches che si rincorrono co-me spume, cascate di coralli.Come da una conchiglia, eccoapparire la sposa: asimmetri-che volute plissé, che scopro-no delicatamente il corpo im-preziosito da filigrana dorata,creando un effetto sirena. Latop model Maria Carla Bosco-lo apre e chiude la sfilata inbianco “Sarli", omaggiando ericordando l’importanza delmaestro nelle sue creazioni.Tanti i “vip” ed in chiusurauna promessa del sindaco Ale-manno di “trovare una struttu-ra che celebri i maestri di Ro-ma".Due nuove firme in questa 18aedizione di Alta Roma: ErkanCoruh, turco, che sfoggia sullescarpe e sulla testa e sui tail-leur, anelli, ciuffi di capelli ecrini di cavallo, colori scuriispirati al Caravaggio. Da Jac-que Guisso la collezione Spec-trum, ispirata alle forme degliutensili industriali. Colori pa-stello ma anche non estivi co-me il fucsia, il verde, il bluoceano. Cristalli Swarovski ericami tondi, esagonali ed ova-li col bronzo e argento. Ancheper la sposa, nella collezioneSpectrum, lo stilista ha scelto il

colore degli angeli con ricamibronzo e argento. Con “unomaggio all’Italia” (indossatoda miss Italia 2010 FrancescaTestasecca), un abito tricolorecon minigonna e sciarpe svo-lazzanti e diadema si chiude,in una sala gremitissima, trapolemiche legate all’organiz-zazione, la sfilata di Gattinonicon abiti firmati dallo stilistaGuillermo Mariotto.Bellissima e particolare la col-lezione della stilista sicilianaMarella Ferrera, la quale, ispi-randosi alle sue origini, ha in-titolato questa edizione prima-vera estate 2011 “La nave del-le spose", una nave carica didonne-bambine, spose perprocura. Ed ecco che i ricordidrammatici di quegli anni rie-mergono, trasformandosi inabiti fatti di intrecci di fili, reti,filet, mussola, spaghi e macra-mè, tela rustica, tagliati asim-metricamente al laser, con co-lori particolari ecru e seppia,di ricordi sbiaditi nel tempo,come le foto dei parenti lascia-ti a casa, che formano decoro.Capi unici accompagnati sem-pre da foulard, veli da pre-

ghiera, tuniche con incastona-te pietre, mantelle copricapo,anche per la sposa, nella buo-na tradizione siciliana nellaquale la stilista affonda le sueradici.L’atelier Valentino di Roma haaperto le sue porte alla stam-pa, alla presenza dei direttoricreativi e del direttore di Vo-gue Italia. Tra gli eventi, laTerza edizione di Fashion OnPaper, documentazione ormainota su nuove identità del la-voro creativo, Artisanal by Fa-brizio Italia. A fine seconda se-rata, il siriano Rami Al Ali, ununico capo nero e poi ecco icolori: lavanda, turchese, rosacorallo. Seguono Camillo Bo-na e l’attesissima collezione diRaffaella Curiel. In mattinata, l’accademia diCostume e di moda, le manife-stazioni Leitmotiv e LimitedUnlimited, la collezione delbravo libanese Tony Ward. DaCamillo Bona rimane negli oc-chi l’immagine di una donnachic tra sobrietà ed eleganza:completi, pantaloni in tessutileggerissimi, lunghe collaneche rifiniscono tutti i capi.‘Omaggio ai Fiori’ è la sfilatadella brava stilista milaneseRaffaella Curiel, che adora Ro-ma, affiancata dalla figlia Gi-gliola. Sala gremitissima, tra ivip Clio Napolitano e moltinomi noti della Capitale. Cap-pellini che accompagnano abi-ti svelti al ginocchio con giac-che corte, dal taglio perfetto,colori grigio chiaro verde obluette, completi da cerimoniacon abiti floreali e spolverini,abiti primaverili tinta unita, ac-compagnati da sciarpe colora-tissime. Il famoso ‘curiellino’ èinterpretato in una serie diabiti neri con intarsi in seta echiffon. Una splendida imma-gine floreale è data dal bellis-simo completo di chiffon gial-lo con spolverino in tinta a ra-mage, piccoli fiori appuntati alcollo e ai baveri, dovunque.Non mancano i completi-pan-talone, nei colori grigio e rosa,con giacchini argentati decora-

ti in pietre luccicanti. La sposaè un tripudio alla primaveracon corolla e bouquet a fiori efrutta. Una collezione leggerae chic per tutte per tutte le oc-casioni, e molto portabile.Da non dimenticare, Elisa Pa-lomino e tra le nuove firme,Nino Lettieri, che si ispira almito di Jackeline Kennedy.Addy Van Den Krommenac-ker, mito olandese, sfila concentinaia di abiti tutti da sera,moda sexy-sportiva, dedicataa Jane Fonda: colori smeraldo,verde marcio e oro con capiricoperti di piume rosa!Tra gli eventi il” Guanto di Sfi-da", concorso destinato ai gio-vani dell’Accademia di Costu-me e di moda, l’inaugurazionedella boutique di Giada Curti,oltre a due promozioni, V BH“Red Carpet Secret” e la pre-sentazione del libro “An eyefor Design”.In chiusura il big Renato Bale-stra, con la sua collezione AltaModa Primavera Estate 2011,ispirata agli Iris di Van Gogh,iniziata col brano del Giaggio-lo della Cavalleria Rusticana.Da Balestra, violetto iris èl’abito lungo in raso per lei,che apre la sfilata, così comecolor iris è lo smoking per lui,anche in raso. L’effetto iris, fio-re meraviglioso che sboccia inestate e tinge i campi di alle-gria, è ottenuto nei capi, an-che dipinti a mano, da una la-vorazione delicata a petali e aplissé. Donne “Iris” e ragazze‘girasole’, come nei quadri delmaestro olandese, interpretateda Debora Salvalaggio, GiuliaNicole Magro, seconda a MissItalia e Giulia Di Quinzio, MissEleganza. Alte cinture ricamatesegnano la vita, e novità, stiva-li in plastica trasparente, rica-mati come i vestiti, difficili gio-chi di plissè sulle sottane,sventagliate di pieghe, bordiarricciati e, anche a guarnireuna spalla, dovunque motivifloreali, che, con le pettinatu-re, rievocano con genialità eraffinatezza gli anni 70. Riappare il “Blu Balestra", ab-

binato al giallo Van Gogh, chefa tanto primavera ( ma nonmancano il rosso geranio e ilbianco) che introduce il grup-po ‘Bambola’, una serie di abi-ti bombati in tessuti damascatiarricchiti da grandi crinoline.Interessante la linea “Una serasul Mare": leggeri ampi man-telli in organza imprimé, tra-passati da preziosi raggi di so-le che mettono in risalto gliabiti della linea ‘Costume daMare’, un po’ sopra le righecome richiesto dal mercatoUSA, interamente ricamati eanch’essi abbinati a stivalistampati nelle stesse fantasie ecolori. Il tutto all’insegna dellatrasparenza e della fluidità.Fantasiosi abbinamenti ancheper gli abiti da gran sera, coniris e girasoli ricamati, ulterio-re omaggio al grande genioolandese. La sposa, in sottileorganza tramata oro e realizza-ta con grandi conchiglie fer-mate da preziosi raggi di sole,è un’immagine esplosiva perricercatezza e esecuzione. Il fi-nale, applauditissimo, è statoaccompagnato dall’inno al So-le di Mascagni. Centocinquan-ta abiti, tanti quanti gli annidell’Unità d’Italia, sarannoportati dal couturier globe-trotter a Los Angeles per unaserata importante. Una colle-zione molto complessa per lalavorazione ricercata, difficile,innovativa e per i materiali im-piegati, che farà vivere e vesti-re la donna “Balestra “ in unmagico giardino primaveraestate.Le previsioni ? La PresidenteSilvia Venturini Fendi, ipotiz-zando l’apertura di un futuromuseo della moda, (anche rife-rendosi alle ricamatrici d’altamoda esibitesi nel finale dinan-zi ad un folto pubblico in unamanifestazione dal titolo “Cro-chet de Lune") si è ritenutamolto soddisfatta di questa edi-zione, sia per l’afflusso di nuo-vi talenti creativi, sia per l’au-mento del 35% di fatturato nelsettore, nonostante la crisi.a

AnnaMaria Vandoni

Pag. 8 1-15/16-28 febbraio 2011

LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ

IIddeennttiittàà GGoolloossee,, ccuucciinnaa dd’’aauuttoorreeAnche quest’anno Milano ha ospitato la manifestazione “Identità Golose", che si

è svolta dal 30 gennaio al 1° febbraio, dedita a valorizzare il cibo e il vino d’ec-cellenza, ma anche la figura dello chef che non amore e creatività si dedica, ognigiorno, a preparare gustose e accattivanti pietanze per i suoi clienti.La location dell’evento milanese è stata il Centro Congressi, nei pressi della fieracampionaria, un immobile di due piani nel quale contemporaneamente ad “IdentitàGolose” si è andata svolgendo anche “Winelove", un’iniziativa, che si è dislocatasu circa 900mq, che ha proposto vini di qualità ad un pubblico sempre più curio-so ed esigente. Gli organizzatori della manifestazione hanno selezionato trenta can-tine italiane, ognuna delle quali presentava al pubblico solo tre etichette della pro-pria linea, a sottolineare un’ulteriore selezione delle proposte offerte.Sholtès, produttore di elettrodomestici, è stato partner ufficiale della manifestazione, e ha dato vita ad una serie di interessanti lezio-ni di cucina curate dallo chef Andrea Ribaldone (volto noto della tv) del ristorante ‘La Fermata’ ad Alessandria. Un cuoco un po’filosofo che vuole trasmettere, oltre la metodologia culinaria, il suo entusiasmo e la sua passione per i cibi e per l’arte in cucina,tentando di suscitare una consapevolezza nei suoi “ allievi,” per acquisti di alimenti di alta qualità.Presente alla kermesse anche la Scuola del Cioccolato Perugina, la quale ha fatto scoprire ai visitatori, grazie al suo MastroCioccolatiere, i segreti del cibo degli dei e ha svelato agli ospiti più curiosi i piccoli trucchi per preparare in casa dei prelibati cioc-colatini.Ma torniamo ad Identità Golose, il cui grande locale espositivo era strutturato (così come l’edizione precedente) da un centro saladedicato all’esibizione dei cuochi (spazio dove gli chef hanno spiegato e raccontato, al pubblico, come il cibo vada oltre il piattoe quando la tradizione e l’innovazione entrano in cucina) e da una periferia contornata da stand espositivi. “Identità Golose è divenuta in 7 anni punto di riferimento imprescindibile e centro di dibattito per i protagonisti della ristorazioneselettiva internazionale” ha dichiarato Paolo Fontana, Amministratore Delegato dell’Azienda Gancia che ha partecipato quest’annoper la prima volta alla kermesse.Tra le aziende, new entry, presenti all’edizione 2011, va ricordata anche l’azienda vinicola veronese ‘la Collina dei Ciliegi’, compo-sta da un team di giovani collaboratori sotto la guida di Max Giovanotti,. Tra le etichette della cantina si è largamente distinto l’Amarone annate 2007 (da pochi giorni in commercio), prodotto con uve corvina veronese, corvinone e rondinella; questo vino sipresenta alla vista con un colore rosso rubino intenso, al naso un bouquet complesso e al palato equilibrato, con un finale lungoe una leggera nota amara.Tra le novità proposte: il Molino Quaglia, produttore leader di farina di gran pregio, all’interno del suo stand ha presentato il primo‘gelato di pane’; nella storia della gelateria italiana questo prodotto, tipicamente mediterraneo ma anche sano e nutriente, segnaun nuovo traguardo che è stato tagliato da Corrado Assenza, che quotidianamente firma pasticceria d’autore, presso il suo ‘CaffèSicilia’ al centro della bella città barocca di NotoIl filo conduttore che, anche quest’anno, ha animato la fortunata manifestazione milanese è stato il “lusso della semplicità” riferitaovviamente al cibo, al buon bere e alla colta e paziente preparazione degli alimenti.Anche l’edizione 2011 di “Identità Golose” si distingue per la garbata organizzazione. Il pubblico che partecipa è prevalentemen-te educato alla cultura del cibo e del vino, pertanto è esigente ma anche curioso e desideroso di conoscere le novità che appro-dano in cucina.

Alice Lupi

Primavera-estate 2011

Alta moda, Alta Roma