Post on 24-Jul-2016
description
www.bloglobal.net
N°28, 18-30 OTTOBRE 2015
ISSN: 2284-1024
I
Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo
Milano, 31 ottobre 2015 ISSN: 2284-1024 A cura di: Davide Borsani Agnese Carlini Giuseppe Dentice Danilo Giordano Vittorio Giorgetti Antonella Roberta La Fortezza Giorgia Mantelli Violetta Orban Maria Serra Alessandro Tinti
Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net
Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma:
Weekly Report N°28/2015 (18-30 ottobre 2015), Osservatorio di Politica Internazionale (OPI), Milano 2015, www.bloglobal.net
Photo credits: White House; AFP; Andy Rain/Press Pool; Hezki Ezra; La Nacion; IRNA; PAP.
1
FOCUS
SIRIA/IRAQ ↴
A Vienna le delegazioni di diciassette Paesi, delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea,
hanno avviato un nuovo tentativo negoziale per la risoluzione politica del con-
flitto siriano. Al tavolo delle trattative erano presenti le potenze internazionali e
regionali coinvolte, compreso l’Iran che su invito statunitense per la prima volta ha
partecipato ai colloqui sulla crisi siriana; assenti invece i rappresentanti del governo
di Bashar al-Assad e delle opposizioni. Il comunicato finale della conferenza (qui lo
statement finale) apertasi il 30 ottobre riferisce la persistenza di «differenze
sostanziali» tra le parti, ma segnala pure l’imperativo condiviso di «accelerare gli
sforzi diplomatici per porre fine al conflitto» e gettare le basi di una transizione poli-
tica che rispetti l’integrità territoriale, il carattere secolare e l’indipendenza della Siria.
Il documento allude inoltre alla convocazione di libere elezioni e alla redazione di una
nuova Costituzione, ma è evidentemente il destino del regime installato a Damasco
a rendere ancora indeterminato il processo politico discusso a Vienna. A margine
dell’incontro, il Segretario di Stato americano John Kerry ha commentato che le po-
sizioni di Russia e Iran sul Presidente siriano Bashar al-Assad sono ancora lontane
dalle attese delle potenze occidentali e sunnite, che richiedono la destituzione
della dirigenza alawita come condizione necessaria di qualsiasi ipotesi di accordo
sul nuovo corso siriano. Tuttavia l’apertura di Mosca e Teheran, alleati e garanti
di al-Assad, a un periodo di transizione e normalizzazione politica, come pure
la convocazione di una nuova sessione negoziale tra quindici giorni, lasciano inten-
dere la formazione di un consenso di massima sull’allontanamento del Presidente
siriano e sulla necessità di predisporre un piano per un cessate il fuoco tra i numerosi
gruppi armati che combattono nel Paese. A questo proposito, fonti turche riportano
2
che NATO e Russia stiano valutando modalità e scadenze (si ipotizzano 6 mesi di
interregno) della definitiva uscita di scena di al-Assad, che il 21 ottobre è stato accolto
da Vladimir Putin al Cremlino in quello che, emblematicamente, è stato il primo viag-
gio estero dall’inizio della crisi nel 2011.
Contestualmente al vertice di Vienna, gli Stati Uniti hanno annunciato il pros-
simo invio di un ridotto contingente (meno di cinquanta unità) di consiglieri mi-
litari dei reparti speciali sulla linea del fronte siriano, al fine di assistere i gruppi ribelli
di segno moderato impegnati nella lotta contro lo Stato Islamico (IS). Si tratta di un
deciso capovolgimento della strategia delineata dall’amministrazione Obama, che
dalla radicalizzazione del quadro regionale sotto i colpi del Califfato islamico aveva
nettamente respinto la possibilità di schierare “boots on the ground”. I recenti sviluppi
strategici (il massiccio intervento russo, il rafforzamento dei curdi siriani e le preoc-
cupazioni turche) hanno costretto la dirigenza statunitense ad avvallare un maggior
coinvolgimento militare per bilanciare e condizionare le forze sul campo. La decisione
dell’esecutivo Obama giunge infatti in parallelo alla prima operazione contro l’IS
della coalizione (denominata Syrian Democratic Forces) che, dietro impulso
statunitense, vede coordinarsi i Peshmerga curdi delle Unità di Protezione Popolare
(YPG) e alcuni gruppi d’opposizione già armati e finanziati dagli Stati Uniti. La coali-
zione riceverà sia il sostegno logistico degli advisor sul terreno, sia una maggiore
copertura aerea (è stato disposto lo schieramento di nuovi caccia da combattimento
nella base turca di Incirlik) per piegare le milizie islamiste nel nord del Paese. Dopo
la vittoria riportata a Tal Abyad contro i guerriglieri del Califfato, i Peshmerga hanno
annunciato il 22 ottobre la costituzione di un quarto “cantone”, che va ad aggiungersi
ai tre distretti autonomi del Kurdistan Occidentale (Rojava). Se le forze curde dimo-
strano di essere l’argine principale all’offensiva dell’IS, che invece imperversa nella
provincia di Aleppo, l’espansione territoriale del YPG è letta come una minaccia
dal governo di Ankara, che per voce del Primo Ministro Ahmet Davutoğlu avverte
che la risoluzione della crisi siriana deve necessariamente considerare gli interessi
turchi.
Mentre l’aviazione israeliana ha per la prima volta colpito le strutture del re-
gime siriano e di Hezbollah nelle montagne del Qalamoun al confine libanese,
il complesso conflitto siriano registra nuovi picchi di violenza. Il 15 ottobre l’esercito
regolare e le milizie sciite filo-iraniane hanno rilanciato l’offensiva a sud di Aleppo per
rompere l’accerchiamento delle truppe governative nella base di Kuweires e nelle
cittadine a maggioranza sciita di Nubl e Zahraa. La manovra è stata sostenuta dai
bombardamenti russi, che in questo primo mese hanno pesantemente colpito le for-
mazioni ribelli nelle aree di Aleppo, Idlib, Latakia, Hama e Dera’a. Tuttavia, l’esercito
di Damasco non è riuscito a rompere lo sbarramento delle opposizioni, che hanno
rafforzato le linee difensive con l’artiglieria anti-carro fornita dalle potenze sunnite (in
particolare Arabia Saudita, Qatar, Turchia) e dagli Stati Uniti. Inoltre, il 28 ottobre i
combattenti dell’IS sono passati al contrattacco, conquistando i posti di blocco gover-
nativi tra Khanaser e Ithriya, ossia lungo la principale linea di comunicazione che le
3
forze lealiste hanno sinora utilizzato per inviare rinforzi ad Aleppo, e assediando Sa-
fira, avanguardia del regime a sud-est della città simbolo delle opposizioni. Mentre
l’Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia il massacro di civili compiuto dai
bombardamenti russi e del regime, le convulse manovre militari alimentano l’esodo
dei siriani dal Paese.
Anche in Iraq, il Pentagono sta valutando un ruolo più pronunciato del per-
sonale militare schierato (circa 3.400 unità) a beneficio dell’esercito regolare e dei
Peshmerga, benché nel primo caso l’integrazione dei gruppi paramilitari sciiti (forte-
mente avversi all’intervento statunitense) nelle forze di sicurezza rende problematico
il diretto coinvolgimento dei consulenti americani nelle operazioni belliche – su tutte
l’offensiva che da mesi guarda alla riconquista di Ramadi. Ad avvalorare questo in-
tendimento, tuttavia, è la partecipazione delle forze speciali statunitensi nel blitz delle
forze curde che ha portato alla liberazione di 70 ostaggi trattenuti dai guerriglieri
jihadisti in una prigione nei pressi di Hawija, a sud di Kirkuk. Nell’operazione ha perso
la vita un soldato americano, la prima vittima dal ritiro dei contingenti statunitensi
da Baghdad nel 2011. Intanto, dopo settimane di confronto serrato con i combattenti
del Califfato, l’esercito iracheno e le milizie sciite del Fronte di Mobilitazione Popolare
sono infine riuscite a riprendere la raffineria di Baiji.
OPERAZIONI SUL CAMPO IN IRAQ - FONTE: INSTITUTE FOR THE STUDY OF WAR
4
BREVI
AFGHANISTAN, 20-27 OTTOBRE ↴
Nel corso di un’audizione alla Camera dei Deputati, il
Sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi ha
affermato che «il governo italiano ha deciso di
rimodulare il rientro di alcune capacità del contingente
dall’Afghanistan», e di «aumentarne la consistenza in
misura ritenuta idonea» entro la fine del 2015.
Nonostante la decisione della coalizione internazionale
di prolungare la permanenza delle proprie truppe anche per il 2016, non si arresta
l’avanzata dei Talebani nelle province più remote del Paese. Gli insorgenti hanno
annunciato di aver conquistato il distretto di Darqand, nella provincia di Takhar, al
confine con il Tagikistan, continuando nell’offensiva strategica che ha ripreso vigore
in coincidenza dell’annuncio della morte del Mullah Omar e il conseguente passaggio
di testimone al Mullah Mansour. Abdul Khalil Asir, portavoce del capo della polizia
provinciale di Takhar, ha rivelato che le forze di sicurezza sono state sconfitte e
costrette a ritirarsi, dopo sei ore di intensi combattimenti notturni. Zabihullah
Mujahid, portavoce talebano, ha precisato che durante l’attacco due insorti sono stati
uccisi, mentre le vittime tra le forze di polizia sono state dodici. In queste stesse aree,
al confine con il Pakistan, il 26 ottobre si è verificata una potente scossa di terremoto,
magnitudo 7,5 della scala Richter, il cui epicentro è stato individuato nell’area della
catena montuosa dell’Hindu Kush e che ha provocato la morte di almeno 400 persone
e più di 2000 feriti. Sul fronte diplomatico, infine, il Primo Ministro pachistano Nawaz
Sharif si è recato negli Stati Uniti per una visita di tre giorni, durante la quale ha
incontrato il Presidente Barack Obama. Sul tavolo dei colloqui c’è stato, innanzitutto,
l’Afghanistan, il sostegno che alcuni gruppi terroristici forniscono ai Talebani e la
riluttanza pachistana a voler risolvere la minaccia. Obama e Sharif hanno discusso
anche delle complicate relazioni con l’India – accusata da Islamabad di voler
estendere la propria influenza in Afghanistan – e la gestione del nucleare, per il quale
il Pakistan si detto è disposto ad entrare nel cosiddetto “Gruppo di Supporto”, ma
non a ridurre il proprio arsenale.
ARGENTINA, 25 OTTOBRE ↴
Le elezioni per la presidenza, il Parlamento e i
governatorati locali in Argentina ha confermato tutti i
pronostici pre-elettorali, che vedevano in vantaggio il
partito del Presidente uscente Cristina Fernández de
Kirchner. Tuttavia le sorprese maggiori sono giunte
5
proprio dal voto
per le
presidenziali. Le
urne non hanno di
fatto decretato
alcun vincitore,
costringendo così
l’Argentina al
primo ballottaggio
della propria
storia. Per
l’elezione
presidenziale al
primo turno,
infatti, serviva il
45% dei voti o il 40% dei voti con un vantaggio di almeno il 10% sul secondo. Al
ballottaggio del 22 novembre andranno l’oficialista Daniel Scioli, kirchnerista del
partito di governo Frente para la Victoria, che si è fermato al 36,3% dei voti, e
Mauricio Macri, rappresentante liberale di Cambiemos, fronte che raggruppa gran
parte dell’opposizione, che ha raggiunto il 34,7%. Altrettanto ottimo è stato il
risultato del Frente Renovator del peronista dissidente Sergio Massa, con un 21,33%,
il quale in virtù della sua rilevante dote elettorale potrebbe divenire un importante
ago della bilancia nel prossimo turno del 22 novembre. A conferma dell’inversione
del trend elettorale nella capitale, anche la provincia di Buenos Aires conosce una
sorpresa: qui il candidato peronista Anibal Fernandez è stato battuto dalla giovane
macrista Maria Elena Vidal. A prescindere dal risultato finale di queste attese
consultazioni, il nuovo Presidente dovrà far fronte sicuramente ad innumerevoli
problemi che attanagliano l’Argentina, tra cui soprattutto inflazione, sicurezza e
caduta del prezzo delle materie prime.
ISRAELE-PALESTINA, 30 OTTOBRE ↴
Nei giorni in cui ricorre il ventesimo anniversario della
morte di Yitzhak Rabin – alle cerimonie erano presenti
il Capo di Stato israeliano Reuven Rivlin e l’ex
Presidente USA Bill Clinton –, Israele si trova ancora
una volta difronte al problema del rilancio di un
autentico dialogo di pace con i palestinesi e alla
crescita costante di un’escalation di violenze, alle quali le autorità locali non riescono
a far fronte nonostante il numero importante di misure di sicurezza adottate a
Gerusalemme e nelle altre città contese della Cisgiordania. Nonostante le autorità
6
israeliane abbiano rivisto parzialmente le norme che permettono gli ingressi alla
Spianata delle Moschee, gli episodi violenti non diminuiscono e l’allerta nel Paese è
ai livelli massimi. In quella che è stata definita – erroneamente – “l’Intifada dei
coltelli”, un nuovo caso di terrorismo si è registrato a Gerusalemme, nei pressi della
stazione della metro leggera ad Ammunition Hill, dove un palestinese ha colpito due
israeliani, provocando gravi feriti, tuttavia non mortali. Altri episodi sono avvenuti a
Nablus, dove gli uomini dell’IDF hanno aperto il fuoco uccidendo un ragazzo e
ferendone un altro nei pressi del check point di Tappuah, o Zatara, intenti, secondo
le autorità israeliane, a colpire i militari operativi al posto di blocco. Sale dunque a
67 il bilancio dei palestinesi morti dall’inizio del mese di ottobre, mentre sono nove
gli israeliani uccisi. Intanto sul piano diplomatico si moltiplicano i tentativi di
pacificazione promossi in ordine sparso da diversi attori della comunità
internazionale. I rappresentanti di Germania, Stati Uniti, Francia e Unione Europea
hanno incontranto il Premier Benjamin Netanyahu e il Presidente dell’ANP Abu Mazen
nello sforzo politico di rilanciare delle trattative di pace, che tuttavia al momento non
sembrano trovare un pieno interesse da ambo le parti.
NIGERIA-NIGER, 24-28 OTTOBRE ↴
Una serie di attentati suicidi hanno colpito le città di
Maiduguri e di Yola, negli Stati di Borno e di Adamawa,
causando la morte di 55 persone ed il ferimento di oltre
un centinaio. Entrambi gli attentati, attribuiti a Boko
Haram, sono avvenuti ai danni di due moschee,
durante il venerdì di preghiera, che sembra essere
diventato un momento clou per gli attacchi del
rinominatosi Stato Islamico nell’Africa Occidentale. L’attentato avvenuto a Maiduguri,
il sesto nel solo mese di ottobre, ha causato la morte di 27 persone, mentre quello
di Yola, città sinora ritenuta sicura, ha fatto 28 morti tra i frequentatori della moschea
di Jambutu. L’offensiva di Boko Haram ha tracimato i confini nazionali nigeriani e ha
diretto le sue azioni, sempre più frequenti e violente, verso i Paesi vicini, rei di aver
fornito il supporto militare al governo del Presidente nigeriano Muhammadu Buhari.
In questo periodo le sortite di Boko Haram si sono concentrate in particolar modo
verso il Niger, dove quattro militanti del gruppo islamista hanno attaccato
l’avamposto di Boulongori, situato a tre chilometri ad est della città di Diffa, riuscendo
a far esplodere, all’interno del campo, l’esplosivo che avevano addosso, e causando
la morte di due soldati nigerini. Nella stessa zona al confine con la Nigeria, nel
villaggio di Ala, nella notte tra il 27 ed il 28 ottobre, tredici persone sono state uccise,
e in qualche caso sgozzate, da alcuni miliziani ritenuti affiliati a Boko Haram.
Nonostante le palesi difficoltà nell’affrontare la minaccia terroristica, l’esercito
nigeriano ha comunicato di aver liberato 338 persone, principalmente donne e
7
bambini, al termine di un raid condotto contro alcuni campi di addestramento di Boko
Haram, nei pressi dei villaggi di Bulajilin e Manawashe, a sud di Maiduguri. Nel
frattempo è trapelata la notizia che i servizi segreti nigeriani, il mese scorso, hanno
condotto un’importante operazione anti-terrorismo a Lagos, la capitale economica del
Paese, procedendo con l’arresto di 45 affiliati a Boko Haram, in procinto di preparare
un attentato in un quartiere di lusso della città.
POLONIA, 25 OTTOBRE ↴
Il partito conservatore ed euroscettico Diritto e
Giustizia (PiS) dell’ex Premier Jarosław Kaczyński ha
vinto le elezioni politiche polacche con il 37,5% dei
voti. Un risultato che ha consentito al PiS di
conquistare 235 seggi sui 460 della Sejm, la Camera
bassa del Parlamento (mentre ha ottenuto 61 seggi su
100 in Senato), e soprattutto di poter formare un governo senza ricorrere ad alleanze
strategiche. Al secondo posto Piattaforma Civica (PO), il partito del Presidente del
Consiglio Europeo Donald Tusk e della Premier uscente Ewa Kopacz, fermatosi al 24%
e che potrà contare su 138 deputati. Al terzo posto, con un sorprendente 8,8% e 42
seggi, il partito nazionalista ed anti-sistema “Movimento Kukiz 15” (dal nome dal suo
stesso fondatore Pawel Kukiz, noto cantante rock polacco), fondato solamente nel
maggio 2015. Fuori dal Parlamento, per la prima volta dal crollo del regime comunista
del 1989, tutte le forze
di sinistra candidatesi
per questa tornata
elettorale. Il Primo
Ministro designato,
l’antropologa Beata
Szydło, è già al lavoro
per la costruzione di un
Esecutivo solido, che
possa dare un seguito
concreto alle tante
promesse annunciate
durante la campagna
elettorale. Tra i
principali punti del
programma di governo
vi sono la linea dura
contro l’immigrazione;
la conclusione del
programma riformista
8
di austerity portato avanti dai liberali negli ultimi otto anni di governo; il lancio di
misure sociali rivolte alle categorie più deboli della popolazione polacca (dai
pensionati ai disoccupati, fino alle famiglie numerose). Il ritorno ad un percorso
politico fortemente incentrato sulla tutela della nazione e dei cittadini, scevro dai
condizionamenti economici e politici dell’Unione Europea, sembra essere stato il
traino del successo del PiS. Le prime parole della Szydło, a risultati acquisiti, sono
state: «vogliamo un'Europa che funzioni meglio e dove la Germania si convinca che
sbaglia anche lei e la smetta con le scelte unilaterali». La preoccupazione di Bruxelles
è quella di perdere contatto con il Paese più importante – in termini demografici,
politici, economici e militari – dell’Est Europa, protagonista nell’ultimo decennio di
uno sviluppo economico eccezionale, sostenuto dai molti investimenti provenienti da
tutto il continente. Se l’ampio programma sociale dovesse essere approvato, in tutta
probabilità scaricherebbe i suoi ingenti costi (si parla già di 60 miliardi di euro) proprio
sulle banche e sugli investitori esteri. Un’operazione molto simile a quella promossa
in Ungheria dall’altro Premier euroscettico, Viktor Orbán, e che ha già messo in
allarme le Istituzioni UE.
REGNO UNITO-CINA, 20-25 OTTOBRE ↴
Oltre a portare un rafforzamento dell’asse – soprattutto
economico-finanziario – sino-inglese, in prospettiva
anche della definizione di Londra e del mercato
azionario della City quale nuovo hub strategico di
Pechino in Occidente e in Europa, l’attesa visita di Xi
Jinping nella capitale britannica ha garantito al Regno
Unito un ricco investimento miliardario cinese per
almeno 62 miliardi di dollari. Le intese firmate da Cameron e Xi Jinping dovrebbero
favorire gli investimenti in diversi settori tra cui le infrastrutture (come la definizione
di una rete ferroviaria ad alta velocità), l’energia (la costruzione di un centrale
nucleare) ed una più avanzata ricerca scientifica. Un rafforzamento dei legami tra i
due Paesi tuttavia potrebbe causare nel lungo periodo non poche perplessità nelle
relazioni con lo storico alleato americano. La visita del Presidente cinese a Londra
potrebbe di fatto aprire un’epoca d’oro nelle relazioni bilaterali, fornendo ad entrambi
i Paesi gli strumenti necessari per imbastire e consolidare un nuovo partenariato
strategico nel commercio e negli investimenti. Tra i punti esaminati quello che ha
causato più stupore è stato certamente l’impegno da parte di compagnie cinesi di
investire nel settore nucleare civile, aprendo un dibattito a livello nazionale in termini
di sicurezza. Nella dichiarazione congiunta finale, i due leader si sono impegnati in
uno sforzo comune nell’astenersi dal commettere atti di spionaggio cibernetico, così
come nell’aumentare le opportunità di scambi culturali, scolastici, turistici e
quant’altro favorisca la cooperazione bilaterale.
9
ALTRE DAL MONDO
CANADA, 20 OTTOBRE ↴
Il Partito Liberale di Justin Trudeau ha vinto le elezioni federali canadesi imponendosi
sui conservatori del Primo Ministro uscente Stephen Harper, in carica dal 2006. La
vittoria di Trudeau, quarantatreenne figlio dell’ex Premier Pierre Elliot Trudeau, è
stata indubbiamente favorita dalla negativa congiuntura economica che interessa at-
tualmente il Paese. Il nuovo capo dell’Esecutivo ha concentrato la propria piattaforma
elettorale sulla classe media, impegnandosi a imporre più tasse ai ricchi e ad aumen-
tare la spesa pubblica. Secondo molti analisti la vittoria di Trudeau potrebbe condurre
ad un allentamento delle tensioni con gli Stati Uniti.
CINA-MAR CINESE MERIDIONALE, 26 OTTOBRE ↴
La Marina statunitense ha inviato il cacciatorpediniere USS Lassen nel Mar Cinese
Meridionale, che ha pattugliato le acque intorno ad un atollo artificiale cinese nei
pressi del conteso arcipelago delle Spratly. La nave USA ha navigato all’interno delle
12 miglia nautiche da Subi Reef e Mischief Reef, due degli atolli fortificati dai cinesi
nelle Spratly. Il 9 ottobre il Ministro degli Esteri di Pechino aveva avvertito che la Cina
«non avrebbe mai consentito ad alcun Paese di violare le acque territoriali cinesi e lo
spazio aereo nell’arcipelago delle Spratly» e l’Ambasciatore cinese a Washington ha
chiesto agli Stati Uniti di «astenersi dal dire o fare qualsiasi cosa che possa sembrare
una provocazione e agire responsabilmente per mantenere la pace e la stabilità». Le
isole Spratly costituiscono un’area rivendicata anche da Filippine, Vietnam e Taiwan,
nelle quali giacerebbero sul fondale marino ingenti risorse energetiche.
COSTA D’AVORIO, 25 OTTOBRE ↴
Alassane Ouattara, 73 anni, è stato rieletto al primo turno per un nuovo mandato di
5 anni come Presidente della Repubblica. Nonostante il tentativo di boicottaggio da
parte dell’opposizione, le urne ivoriane hanno visto un’affluenza del 54,63% degli
aventi diritto. Ouattara ha ottenuto l’83,66% dei voti, mentre i candidati Pascal Affi
N’Guessan (Fronte Ivoriano Popolare) e Kouadio Konan Bertin (Partito Democratico
della Costa d’Avorio) hanno ottenuto rispettivamente il 9,29% e il 3,88% dei voti.
KOSOVO, 27 OTTOBRE ↴
Il Primo Ministro kosovaro Isa Mustafa ha siglato con l’Alto Rappresentante per la
Politica estera e di sicurezza dell’UE Federica Mogherini l’Accordo di Associazione e
Stabilizzazione (ASA) come primo importante passo verso una progressiva integra-
zione del piccolo Paese balcanico nelle strutture europee. Tale percorso era stato
difatti tracciato all’indomani degli accordi di normalizzazione con la Serbia (aprile
10
2013), che avevano concesso a Belgrado l’apertura dei negoziati di adesione con
Bruxelles e a Priština l’avvio dell’iter per la firma dell’ASA. L’intesa, dall’indubbio va-
lore politico – ma che suscita una serie di riflessioni sia dal punto di vista della strut-
tura istituzionale del Kosovo (dove sono ancora attive l’amministrazione civile ad in-
terim delle Nazioni Unite UNMIK e la missione europea EULEX) sia da quello del rico-
noscimento dell’indipendenza (ancora non riconosciuta da 5 Paesi membri dell’UE)
sia infine sulle capacità economiche di Priština – dovrà essere ora approvata dal Par-
lamento europeo e dall’Assemblea nazionale del Kosovo per entrare in vigore nel
2016.
ITALIA-AMERICA LATINA, 23-29 OTTOBRE ↴
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato protagonista di un viaggio diplomatico
tra le capitali di Cile, Perù, Colombia e Cuba. Tema principale della visita è stato il
consolidamento delle relazioni economiche tra Italia e mercati locali. Il Premier è
stato infatti accompagnato da una delegazione di 90 imprenditori e manager di alcune
tra le principali aziende italiane già molto attive nei Paesi del Pacifico latino, interes-
sate a rafforzare la propria presenza in una regione che sta vivendo una fase di
grande espansione economica. Degna di nota anche la tappa a L’Avana, prima volta
in assoluto per un Primo Ministro italiano, a pochi mesi dallo storico disgelo tra USA
e Cuba.
LIBIA, 21 OTTOBRE ↴
I legislatori del governo riconosciuto a livello internazionale di Tobruk hanno respinto
la proposta delle Nazioni Unite che prevedeva un accordo di condivisione del potere
con le autorità rivali insediatesi a Tripoli. Farraj Abu Hashem, portavoce del Camera
dei Rappresentanti di Tobruk, ha dichiarato che il Parlamento non firmerà l’accordo
per formare un governo di unità nazionale, in quanto l’ONU si è rifiutato di escludere
gli emendamenti aggiunti dalle autorità tripoline senza il consenso di Tobruk.
NATO, 21 OTTOBRE ↴
È in corso tra Portogallo, Spagna e Italia l’esercitazione militare della NATO Trident
Juncture 2015, che si protrarrà fino al 6 novembre. Non solo vi partecipano oltre
trentaseimila soldati che provengono da ciascun Paese membro dell’Alleanza, ma
sono presenti anche contingenti di altri Stati, come Finlandia, Svezia, Ucraina, Au-
stria, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Australia. Trident Juncture, che è stata definita
la più importante esercitazione NATO dai tempi della Guerra Fredda, simula la rispo-
sta dell’Alleanza ad un’invasione convenzionale ad opera di uno Stato verso uno Stato
membro, con l’invasore in grado di utilizzare anche mezzi non-convenzionali. L’impli-
cito riferimento è all’hybrid warfare condotto dalla Russia in Ucraina.
11
REPUBBLICA DEL CONGO, 20-25 OTTOBRE ↴
Nella capitale Brazzaville e nella città di Pointe-Noire si sono verificate violente ma-
nifestazioni di protesta contro il referendum costituzionale, durante le quali 4 persone
sono rimaste uccise e una decina ferite. La legge costituzionale del 2002 prevedeva
un limite massimo di due mandati presidenziali della durata di sette anni ciascuno,
imponendo altresì un limite massimo di età a 70 anni per i candidati. Le modifiche
costituzionali – approvate con il 92% dei voti lo scorso 25 ottobre – hanno permesso
al Presidente settantunenne Denis Sassou-Nguesso, che governa il Paese dal 1979
(con una breve pausa dal 1992 al 1997), di ricandidarsi alle elezioni del 2016 per un
terzo mandato, abolendo così il limite massimo di età ed aumentando i mandati pre-
sidenziali a tre, con una durata di cinque anni ciascuno.
RUSSIA-PAKISTAN, 15 OTTOBRE ↴
Il Ministro dell’Energia russo Alexander Novak e il Ministro pachistano del Petrolio e
delle Risorse Naturali Shahid Khaqan Abbasi hanno siglato un accordo di cooperazione
per la costruzione del gasdotto Nord-Sud. L’infrastruttura, che sarà realizzata dalla
compagnia russa Rostec e dalla pachistana Inter State Gas System (ISGS) e che
trasporterà fino a 12,4 miliardi di metri cubi di gas lungo un tracciato di 683 miglia
(da Karachi a Lahore), non solo contribuirà ad un miglior soddisfacimento energetico
e ad uno sviluppo del Pakistan, ma innalza ad un nuovo livello le relazioni tra Isla-
mabad e Mosca negli equilibri dell’Asia Centrale in un momento storico in cui il go-
verno di Sharif sembra intenzionato a portare avanti un programma di rafforzamento
dell’arsenale nucleare.
SOMALIA, 23 OTTOBRE ↴
Uno dei leader spirituali di al-Shabaab, Abdul Qadir Mumin, ha giurato fedeltà allo
Stato Islamico (IS), provocando così una frattura tra la sua fazione e le altre fedeli
alla galassia qaedista. La defezione a favore dell’IS è una grande vittoria per il preteso
Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, poiché aumenterebbe l’espansione dell’autoproclamato
Stato Islamico dall’Iraq fino all’Africa Orientale. La leadership di al-Shabaab core è
rimasta legata ad al-Qaeda fin dal febbraio 2012, quando il leader Ahmed Abdi Go-
dane aveva giurato fedeltà ad Ayman al-Zawahiri. Nelle ultime settimane Amniyat,
la polizia segreta di al-Shabaa ha arrestato i membri del gruppo che avevano giurato
fedeltà all’IS. Mumin si troverebbe ora nella regione montagnosa del Puntland, nella
Somalia settentrionale, per difendersi dall’Amniyat, che opera nel sud del Paese.
SUD SUDAN, 26 OTTOBRE ↴
Il governo di Juba e i ribelli guidati dall’ex vice Presidente Riek Machar hanno siglato
un documento per l’attuazione delle misure di sicurezza previste dall’accordo di pace
del 26 agosto. La stampa locale ha espresso l’auspicio che l’intesa sblocchi anche le
12
questioni militari lasciate in sospeso dall’accordo per il cessate il fuoco di agosto. La
guerra civile in Sud Sudan è iniziata nel dicembre 2013, quando il Presidente Salva
Kiir ha accusato il suo ex vice Riek Machar di pianificare un colpo di Stato. Il conflitto
si è progressivamente radicalizzato e polarizzato sulla dimensione etnica, in partico-
lare tra i due gruppi etnici principali, i Dinka di Salva Kiir e i Nuer di Riek Machar.
SVIZZERA, 18 OTTOBRE ↴
Il partito nazionalista ed anti-europeista Unione Democratica di Centro (UDC) ha
vinto le elezioni parlamentari svizzere con il 29,4%, staccando di 10 punti il Partito
Socialista (PS), fermatosi al 18,8%. Con questa vittoria, l’UDC ha guadagnato ulte-
riori 11 seggi al Consiglio Nazionale, la Camera bassa, che sommati al buon risultato
del Partito Liberale Radicale (PLR, 16,4%) hanno spostato ancora più a destra il ba-
ricentro del Parlamento elvetico. Temi chiave della campagna elettorale sono stati
l’immigrazione ed il diritto di asilo: l’UDC ha spinto molto sulla restrizione degli in-
gressi, sulla facilitazione del processo di espulsione e sull’indizione di un referendum
per negare il patrocinio legale gratuito ai richiedenti asilo. Le elezioni per eleggere il
Consiglio Federale (l’esecutivo) del prossimo 9 dicembre potrebbero confermare que-
sto trend, aprendo a due Consiglieri UDC su un totale di sette capi dipartimento.
13
ANALISI E COMMENTI
LA REGIONALIZZAZIONE DEL COMMERCIO EURO-ATLANTICO:
LA TTIP TRA SFIDE E OPPORTUNITÀ
DAVIDE BORSANI ↴
È iniziato a Miami l’11° round dei negoziati della Transatlantic Trade and Investment
Partnership (TTIP), l’area di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea. È la
prima volta che le due parti si riuniscono dopo che Washington e i governi di altri
undici Paesi di America, Asia e Oceania hanno raggiunto l’accordo sull’istituzione della
Trans-Pacific Partnership, ossia il trattato “gemello” della TTIP che – se approvata dai
Parlamenti nazionali – legherà commercialmente le due sponde del Pacifico. TTIP e
TPP sono accordi tra loro convergenti in termini politici ed economici; insieme contri-
buirebbero al definitivo superamento dell’internazionalismo della World Trade Orga-
nization (WTO) in favore di una regionalizzazione del commercio. Tuttavia, mentre la
TPP è prossima alla sua conclusione, il TTIP è un progetto più complesso e già in
passato, sotto altre forme, è incorso in fragorosi fallimenti (…) SEGUE >>>
IL NUOVO GIAPPONE È DEFINITO DALLA LEGGE SULLA SICUREZZA
PAOLO BALMAS ↴
Negli ultimi anni, in relazione alla politica in Giappone, si è parlato principalmente di
Abenomics e di Tre Frecce, ovvero delle riforme economiche e sociali che il governo
del Primo Ministro Shinzo Abe aveva in programma per rivitalizzare l’economia del
Paese. Tuttavia, nelle ultime settimane, il dibattito è stato focalizzato sulla nuova
Legge sulla Preservazione della Pace e della Sicurezza. La Costituzione giapponese,
scritta con la supervisione delle forze di occupazione statunitensi nei mesi seguenti
la fine della Seconda Guerra mondiale e lo sgancio delle bombe atomiche su Hiro-
shima e Nagasaki, ha offerto per settanta anni un indiscutibile approccio pacifista in
politica estera. Per la Difesa ciò si è tradotto nella formazione delle Forze di Autodi-
fesa, in giapponese Jieitai, le forze armate che potevano usare i propri mezzi unica-
mente per difendere il territorio nazionale in caso di aggressione armata. Non era
concesso alcun tipo di intervento fuori dalle acque nazionali (…) SEGUE >>>
AFGHANISTAN, VERSO LA VITTORIA DEL FRONTE INSURREZIONALE?
CLAUDIO BERTOLOTTI ↴
La chiusura della missione ISAF a guida NATO, formalmente archiviata il 31 dicembre
2014, ha portato alla conclusione di quella che è stata la più duratura operazione di
combattimento condotta dagli Stati Uniti e dall’Alleanza Atlantica. Tuttavia l’impegno
sul campo di battaglia al fianco delle istituzioni afghane continua: da un lato la nuova
missione “train, advise e assist” della NATO, la Resolute Support, dall’altro l’opera-
zione di combattimento statunitense che ha sostituito la storica Enduring Freedom
con la nuova operazione di contro-terrorismo Vigilant Sentinel. Ben lungi dal dirsi
14
conclusa continua dunque la guerra. Ma a quasi un anno dalla conclusione di ISAF e
dall’inizio della Resolute Support, sono aumentati gli attacchi e le azioni dei gruppi di
opposizione armata insurrezionali ai danni delle forze di sicurezza straniere e af-
ghane; in particolare l’esercito, la polizia e le istituzioni afghane sono sempre più in
balia di un’ondata di violenza caratterizzata dalla comparsa di nuovi attori e da una
forte quanto preoccupante instabilità politica (…) SEGUE >>>
LE “SPECIALIST CHAMBERS” DEL KOSOVO:
SEZIONE SPECIALIZZATA O CORTE STRAORDINARIA?
GUGLIELMO TAFFINI ↴
La realizzazione della giustizia penale internazionale e la repressione dei crimini di
guerra, di aggressione, di genocidio e dei crimini contro l’umanità sono stati progres-
sivamente considerati, sin dal secondo dopoguerra, come strumento fondamentale
di riappacificazione, stabilizzazione e mantenimento della pace. Varie sono state le
forme previste per realizzare questi obiettivi dai tribunali internazionali ad hoc, a
cominciare da quelli di Tokyo e Norimberga, sino alle Corti ibride internazionali come
il sistema giudiziario UNMIK, e le Corti ibride inserite in contesto giudiziario nazionale,
come la Cambogia e le Corti kosovare a partire dalla dichiarazione unilaterale d’indi-
pendenza. I Balcani continuano ad essere una regione ove la stabilizzazione e la ri-
conciliazione faticano ad affermarsi. Ciò è particolarmente vero per il Kosovo, nono-
stante siano passati 16 anni dalla conclusione del conflitto armato e dalla instaura-
zione della interim administration dell’ONU (…) SEGUE >>>
A cura di
OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE
Ente di ricerca di
“BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”
Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale
C.F. 98099880787
www.bloglobal.net