Weekly Report N°21/2015

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www.bloglobal.net N°21, 19-25 LUGLIO 2015 ISSN: 2284-1024

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Rassegna settimanale dell'Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) // 19-25 luglio 2015

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N°21, 19-25 LUGLIO 2015

ISSN: 2284-1024

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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo

Milano, 26 luglio 2015 ISSN: 2284-1024 A cura di: Eleonora Bacchi Paolo Balmas Davide Borsani Agnese Carlini Giuseppe Dentice Danilo Giordano Antonella Roberta La Fortezza Violetta Orban Maria Serra Alessandro Tinti

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Weekly Report N°21/2015 (19-25 luglio 2015), Osservatorio di Politica Internazionale (OPI), Milano 2015, www.bloglobal.net

Photo credits: Reuters; Kyodo; Anadolu Agency; Askanews; Vadim Ghirda/AP; Getty Images.

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FOCUS

IRAQ/SIRIA/TURCHIA ↴

Nella prima mattina di venerdì 24 luglio l’aviazione turca ha attaccato le posta-

zioni dello Stato Islamico (IS) nel villaggio di Havar in territorio siriano. L’opera-

zione militare esprime un deciso stravolgimento della politica adottata dal Presidente

Recep Tayyip Erdoğan, che nei riguardi del sedicente Califfato islamico aveva mante-

nuto una posizione attendista, se non propriamente ambigua, per ragioni anche di

opportunità dato il desiderato indebolimento del regime guidato da Bashar al-Assad

e la pressione contro la popolazione curda in Siria.

I bombardamenti, replicati il giorno seguente, sono stati accolti dalla dirigenza isla-

mista come una dichiarazione di guerra e aprono una nuova fase del conflitto, in

cui la Turchia – potenza NATO sinora estranea alla coalizione internazionale interve-

nuta nel teatro siro-iracheno dietro conduzione statunitense – diviene un attore fon-

damentale. La svolta è maturata a pochi giorni dal sanguinoso attentato di

Suruç e dalla schermaglia di confine in cui ha perso la vita un soldato turco giovedì

23 luglio. In quest’ultima circostanza quattro carri armati turchi che presidiavano la

frontiera in prossimità di Elbeyli avevano risposto ai colpi sopraggiunti da territorio

siriano, danneggiando tre veicoli corazzati e uccidendo due guerriglieri jihadisti. Se-

condo la ricostruzione del fondatore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami

Abdulrahman, i militari avrebbero dapprima aperto il fuoco contro due civili siriani

che cercavano di entrare in Turchia, così sollecitando la reazione armata dei miliziani

dell’IS presenti nell’area. Nella stessa giornata del 23 luglio l’esecutivo di Ankara ha

convocato i vertici dei servizi segreti e delle Forze Armate al fine di disporre misure

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eccezionali per il rafforzamento del controllo sulla frontiera meridionale e per contra-

stare la minaccia terroristica.

A rendere imprevedibili le ripercussioni della controffensiva disposta da Erdoğan non

è solo l’intervento armato contro il Califfato, che promette ritorsioni contro l’alleato

dei “crociati”, ma anche la riapertura dello scontro con il secessionismo curdo.

Nella seconda giornata di bombardamenti gli F-16 turchi hanno infatti colpito anche

le posizioni del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nel nord dell’Iraq,

mentre le operazioni contestualmente condotte dalle forze di polizia nei maggiori

centri urbani del Paese hanno portato all’arresto di circa seicento sospettati di terro-

rismo, tra cui sono numerosi gli attivisti curdi ed i militanti delle fazioni di estrema

sinistra. Il Primo Ministro Ahmet Davutoğlu ha dichiarato che le attività di anti-terro-

rismo «saranno condotte indiscriminatamente contro tutti i gruppi terroristici». La

politica di “difesa preventiva” annunciata dall’esecutivo di Ankara rompe dunque la

tregua con il PKK che era stata faticosamente raggiunta nel 2012, pregiudi-

cando il processo di pace avviato dopo un conflitto civile di durata trentennale.

La dura reazione della leadership turca rende complessa la collaborazione con gli

Stati Uniti, laddove il 24 luglio il Segretario della Difesa statunitense Ashton Carter

ha incontrato a Erbil le autorità del governo regionale del Kurdistan iracheno, elo-

giando il ruolo assunto dai Peshmerga nel contenimento dell’offensiva jihadista. Tut-

tavia, il governo di Ankara ha acconsentito a concedere a Washington l’uti-

lizzo della base di Incirlik per colpire le roccaforti dell’IS in Siria e Iraq, mentre il

diretto colloquio telefonico tra il Presidente statunitense Barack Obama ed Erdoğan

ha aperto la strada a forme di coordinamento per la messa in sicurezza della

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frontiera siriana, dove le Forze Armate turche hanno moltiplicato le attività di rico-

gnizione e sono all’opera per la realizzazione di un sistema di canali e muri modulari

per interdire il flusso di foreign fighters da e verso la Siria.

Intanto, l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, ha bia-

simato i bombardamenti aerei dell’esercito siriano su Zabadani, città prossima

al confine libanese e in mano alle formazioni ribelli, su cui le forze leali a Bashar al-

Assad hanno inferto un duro e prolungato attacco, impiegando estensivamente i de-

vastanti barili bomba su obiettivi civili. Nel fronte degli oppositori, il Jaysh al-Fatah

combatte le truppe governative nei villaggi settentrionali di Kafria e al-Foua, mentre

miliziani sia del Fronte Meridionale sia di Jabhat al-Nusra sono impegnati nella bat-

taglia per la conquista della città di Da’ara, nel sud della Siria.

In Iraq, i feroci attentati messi a segno dai guerriglieri dell’IS tendono a diluire le

forze di sicurezza irachene e le milizie volontarie, impegnate su molteplici fronti di

combattimento in tutto il Paese. Il 22 luglio l’esplosione di un’autobomba in un quar-

tiere a maggioranza sciita della capitale ha provocato la morte di venti persone,

quando già il 17 luglio oltre centoventi erano rimaste uccise in un attentato suicida

nella città di Khan Bani Saad, nella provincia di Diyala, che pure nei mesi addietro

l’esercito ed i gruppi paramilitari sciiti avevano in gran parte liberato dalle infiltrazioni

jihadiste.

Questi attacchi sono funzionali a stemperare la manovra su Ramadi, la cui riconquista

è stata annunciata come prioritaria dal governo centrale. Per pianificare la controf-

fensiva irachena e constatare lo stato delle operazioni, il Segretario statunitense Car-

ter si è recato di persona a Baghdad per confrontarsi con gli esponenti dell’esecutivo

presieduto da Haider al-Abadi. Ai margini dell’incontro la delegazione americana ha

reso noto l’andamento della campagna nell’Anbar. Il portavoce del Pentagono, il

Colonnello Steve Warren, ha riportato che i circa tremila soldati iracheni addestrati

dai consulenti americani sono stati integrati nelle forze impegnate nell’area di Ramadi

e che il governo di Baghdad non è intenzionato a schierare le milizie sciite nella libe-

razione del capoluogo della provincia sunnita. Poiché almeno duemila combattenti

dell’IS sarebbero presenti a Ramadi, Warren ha aggiunto che le forze di sicurezza,

sostenute dalla copertura aerea americana, si stanno anzitutto adoperando per ta-

gliare le linee di rifornimento jihadiste e perciò potrebbero essere necessarie diverse

settimane prima di muovere contro la città.

Infine, il Pentagono ha confermato l’eliminazione di Muhsin al-Fadhli, leader del

gruppo Khorasan, cellula qaedista radicata in Siria e ritenuta dall’intelligence

statunitense operativamente capace di effettuare attentati terroristici in Occidente.

Cittadino kuwaitiano e trai più vicini collaboratori di Osama bin Laden, al-Fadhli è

stato colpito da un drone l’8 luglio mentre a bordo di un veicolo si trovava nei pressi

di Sarmada, nel nord-ovest della Siria.

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BREVI

CINA, 20 LUGLIO ↴

La TV di stato cinese ha annunciato l’arresto per

corruzione di Ling Jihua, collaboratore e braccio destro

dell’ex Presidente Hu Jintao. Secondo alcuni esperti

l’espulsione di Ling era imminente e da tempo richiesta

dalle autorità centrali di Pechino, data la politica anti-

corruzione di Xi Jinping avviata nel 2012. Le accuse

contro Ling Jihua sono di aver accettato benefici a fini di corruzione, aver rubato

segreti di Stato e del Partito, così come aver scambiato favori in cambio di prestazioni

sessuali. Ling è l’ultimo di una serie di ex membri del Partito Comunista Cinese (PCC)

ad essere coinvolto nella retata anti-corruzione voluta dall’attuale Presidente Xi. Non

si tratterebbe di una vera e propria “caccia alle streghe” ma rappresenta certamente

una forte campagna politica. La brillante carriera di Ling cominciò ad erodersi in

seguito all’incidente, nel marzo del 2012, in cui perse la vita suo figlio. Lo scorso

dicembre vennero avviate le investigazioni ai danni di Ling, il quale venne accusato

inoltre di aver abusato del proprio ruolo per aiutare la moglie nei propri affari. La

massima autorità giudiziaria penale cinese ha annunciato l’apertura di una

investigazione contro Ling che metterebbe in luce dettagli imbarazzanti sul

funzionamento interno dello stesso PCC.

GRECIA, 20-22 LUGLIO ↴

La Commissione europea ha annunciato l’avvenuta

transazione del prestito ponte di 7,16 miliardi di euro

ad Atene, utilizzato da quest’ultima per ripagare il FMI

(2 miliardi), la BCE (4,2 miliardi) e la Banca centrale

greca (500 milioni). Il 22 luglio, dopo l’accreditamento

e l’immediato utilizzo del prestito ponte, è arrivato un

nuovo segnale incoraggiante da Atene: il Parlamento

ha votato a larga maggioranza (230 voti favorevoli, 63 contrari) il secondo pacchetto

di riforme richiesto dall’Europa e comprendente principalmente alcune modifiche del

codice di procedura civile e l’adozione delle regole europee in materia di salvataggio

delle banche (quest’ultime prevedono quello che, in termini tecnici, viene definito

bail-in). Proprio grazie a questo nuovo sforzo greco sembra definitivamente riaperta

la stagione dei negoziati tra Atene e le principali istituzioni europee per il terzo

prestito del valore complessivo di 86 miliardi da parte dell’European Stability

Mechanism (ESM) che dovrebbe essere definitivamente approvato entro il 20 agosto.

Lo stesso 20 luglio hanno riaperto, come previsto dopo lo scongelamento dei fondi

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ELA, le banche greche. Nonostante la riapertura permangono considerevoli limiti al

ritiro dei capitali, con un tetto massimo di 420 euro a settimana; si torna però a

consentire l’accesso alle cassette di sicurezza e il pagamento tramite assegni.

Rimangono invece bloccati i bonifici internazionali per evitare nuovi spostamenti di

capitali su conti esteri.

NIGERIA, 22 LUGLIO ↴

Due differenti esplosioni sono avvenute a Gombe, città

situata nel nord-est della Nigeria, causando la morte di

almeno quaranta persone ed il ferimento di altre cento.

La prima esplosione è avvenuta nei pressi della

moschea di Dadin Kowa, proprio mentre numerose

persone erano ivi riunite per pregare, mentre la

seconda sarebbe avvenuta nei pressi della fermata dei bus di Nasarawo. Questo

doppio attentato giunge ad una settimana di distanza dall’esplosione avvenuta nel

mercato centrale della stessa città di Gombe dove le vittime erano state oltre 50.

Nonostante non sia stato rivendicato, gli attentati del 22 luglio dovrebbero essere

riconducibili ai miliziani islamisti di Boko Haram. Alcune ore prima, due giovani

ragazze si sono fatte esplodere nei pressi del mercato della città di Maroua, nel nord

del Camerun, causando la morte di 11 persone ed il ferimento di un’altra dozzina.

Temendo il tracimare delle violenze

di Boko Haram oltre il confine

nigeriano, il Niger ha dato avvio ad

una serie di operazioni delle

proprie forze di sicurezza che

hanno scovato ed ucciso almeno

trenta jihadisti, tra i quali anche il

responsabile di un attacco ad una

città situata sulla sponda nigerina

del Lago Ciad. Tutto ciò avveniva

mentre il Presidente nigeriano

Mohammud Buhari era in visita

negli Stati Uniti, ricevuto da Barack

Obama: sul tavolo dei colloqui, naturalmente, Boko Haram ed il problema della

sicurezza in Nigeria, che sta estendendosi anche agli altri Stati dell’area del Lago

Ciad. Obama ha riaffermato il sostegno degli statunitensi a Buhari, del quale ha

sottolineato «la reputazione di integrità e l’agenda politica molto chiara». Dal canto

suo Buhari ha ringraziato il Presidente Obama e gli Stati Uniti «per aver

accompagnato il Paese nel consolidamento del proprio sistema democratico». Buhari

prima di lasciare Washington ha ottenuto nuovo prestito dalla Banca Mondiale di 2

miliardi di dollari, destinato alla ricostruzione del nord-est del Paese.

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STATI UNITI, 19-22 LUGLIO ↴

Tour in Medio Oriente per il Segretario alla Difesa

americano, Ashton Carter. Il principale scopo del

viaggio è stato quello di rassicurare i maggiori partner

degli Stati Uniti nella regione a fronte della chiusura

dello storico accordo sul dossier nucleare iraniano. Tre

i Paesi visitati dal Capo del Pentagono: Israele, Arabia

Saudita e Giordania. La prima tappa è stata quella di Gerusalemme, dove Carter si è

incontrato col Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, interessato anzitutto a

mantenere sul tavolo l’opzione militare per evitare che l’Iran ottenga la bomba

atomica. Carter lo ha rassicurato affermando che «una delle ragioni per cui [quello

con Teheran] è un buon accordo è che non impedisce l’uso della forza militare, che

noi preserviamo. L’obiettivo però dell’intesa di Vienna è che l’Iran non abbia nessuna

arma nucleare senza che sia necessario effettuare un attacco militare». Gli Stati Uniti

hanno quindi ribadito la disponibilità ad espandere la cooperazione militare, in

particolare la vendita di ulteriori armamenti, con Israele. Netanyahu ha ringraziato

ma, per il momento, ha rinviato la decisione in attesa delle mosse del Congresso

americano che dovrà decidere se approvare o meno i contenuti dell’accordo con

l’Iran. Il Segretario alla Difesa si è recato poi a Jeddah dove ha avuto un faccia a

faccia con il Re Salman bin Abdulaziz e con il Ministro della Difesa, Mohammed bin

Salman bin Abdulaziz. A margine, Carter ha reso noto ai media americani che la

monarchia saudita non è contraria all’accordo nucleare e, anzi, Salman ha rilanciato

promettendo di visitare gli Stati Uniti nel prossimo autunno e di rafforzare la

cooperazione con Washington nella lotta all’espansione dello Stato Islamico. Carter

ha raccolto il medesimo risultato in Giordania, dove, una volta rassicurata la

controparte nella persone del principe Faisal Bin al-Hussein, vice comandante delle

Forze Armate e consigliere militare del Re Abdullah II, ha potuto discutere il

rafforzamento delle relazioni bilaterali e la collaborazione nella lotta al terrorismo

internazionale.

TURCHIA, 20 LUGLIO ↴

L’esplosione di una bomba nel sud della Turchia ha

causato 32 morti e più di 100 feriti. L’attentato è

avvenuto all’esterno del Centro culturale Amara nella

cittadina di Suruç, situata nella provincia di Şanlıurfa.

Non è arrivata alcuna rivendicazione da gruppi

terroristici in merito all’azione, ma da più fonti viene

avanzato il legame dell’accaduto con lo Stato Islamico

(IS). Le vittime – provenienti da Istanbul, Ankara, Izmir e Diyarbakır – erano membri

della Federazione delle Associazioni dei Giovani Socialisti (Sosyalist Gençlik

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Dernekleri Federasyonu, SGDF), ala giovanile del Partito Socialista degli Oppressi

(Ezilenlerin Sosyalist Partisi, ESP). Il motivo per cui gli attivisti erano riuniti a Suruç

era la volontà di organizzare degli aiuti per la ricostruzione di Kobanê, cittadina

siriana abitata da popolazione curda posta a 10km di distanza da Suruç e divenuta il

simbolo della resistenza curda all’IS. In circa 300 attivisti erano dunque pronti per

partire da Suruç alla volta di Kobanê. Nei giorni successivi al massacro è stato

annunciato che il responsabile sembra essere un ragazzo ventenne turco di nome

Abdurrahman Alagöz proveniente dalla provincia di Adıyaman. Il giovane avrebbe

trascorso diversi mesi in Siria con i militanti dell’IS e nel corso dell’ultimo periodo

avrebbe fatto perdere le proprie tracce. Tale affiliazione con l’IS non è tuttavia

sufficiente ad affermare che siano stati i leader del Califfato islamico ad ideare

l’attacco. Il Premier turco Ahmet Davutoğlu ha affermato, in merito all’accaduto, che

si tratta di un «chiaro atto di terrorismo, [...] selvaggiamente commesso che noi

malediciamo» e che «[le vittime] sono tutti a noi cari e sono nostri cittadini, senza

riguardo per la loro appartenenza politica» sottolineando come l’attentato abbia

colpito la nazione intera. La condanna del massacro è arrivata anche da più parti dello

scenario internazionale, tra cui dall’Alto Commissario dell’Unione Europea per gli

Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, la quale ha affermato che

«l’attacco si aggiunge al dolore e alla sofferenza del popolo siriano in fuga dalla

violenza e dalla distruzione e a quello del popolo turco che è così generosamente

impegnato nell’aiutarli», aggiungendo che l’Unione Europea sostiene la Turchia nella

lotta al terrorismo e che l’UE, la Turchia con gli altri alleati regionali e internazionali

lavoreranno unitamente per combattere tale minaccia.

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ALTRE DAL MONDO

ALGERIA, 19 LUGLIO ↴

Un commando armato ha attaccato un convoglio militare dell’esercito algerino

nell’area montuosa tra le province di Medea e Aïn Defla. Nell’azione rivendicata da

Katiba al-Ansar, gruppo affiliato ad al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM), sono

morte 15 persone. Poche ore dopo l’accaduto, il Presidente Abdelaziz Bouteflika ha

autorizzato l’invio di 2.000 nuovi soldati nelle regioni del nord-ovest e ha sostituito 3

alti ufficiali dell’intelligence militare e del contro-spionaggio del DRS (Département

du Renseignement et de la Sécurité) «per inefficienza e scarsa capacità nell’impedire

il ripetersi delle violenze». Sempre il Presidente, capo delle forze armate algerine e

Ministro della Difesa, ha annunciato per voce del vice Ministro della Difesa, il generale

Ahmed Gaïd Salah, di voler seguire “una nuova duplice strategia” nel debellare il

terrorismo. Nelle intenzioni dell’anziano leader si dovranno creare da un lato le con-

dizioni interne per l’instaurazione di un fronte unito e compatto nella lotta al jihadi-

smo armato, mentre dall’altro bisognerà mettere nelle condizioni ideali le forze ar-

mate nazionali di poter fronteggiare esternamente la minaccia attraverso una mag-

giore preparazione del personale e l’acquisto di materiali e dotazioni più funzionali al

contrasto del fenomeno terroristico.

BURUNDI, 21 LUGLIO ↴

Pierre Nkurunziza è stato rieletto Presidente del Burundi per la terza volta consecu-

tiva. La tornata elettorale è stata preceduta e caratterizzata da mesi di proteste po-

polari e violenze diffuse, scaturite dalla decisione dello stesso Nkurunziza di volersi

ricandidare per un terzo mandato nonostante gli fosse impedito dalla Costituzione.

Dato l’esito del voto, non è imprevedibile il protrarsi di nuove violenze popolari anche

nelle prossime settimane.

CINA, 21 LUGLIO ↴

È stata ufficialmente decretata a Shanghai l’apertura della Nuova Banca per lo Svi-

luppo (NDB), la cosiddetta Banca dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

Secondo il Presidente della NDB, l’indiano K. V. Kamath, l’obiettivo non è quello di

sfidare il vigente sistema bancario internazionale rappresentato dalla World Bank

(WB) e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma di migliorarne il modello.

L’apertura della NDB avviene dopo l’incontro dei BRICS ad Ufa (Russia), dove sono

stati discussi gli ultimi dettagli. Il maggior contribuente sarà la Cina, con una quota

di partecipazione iniziale pari a 100 miliardi di dollari. La Banca sarà strutturata su

tre livelli: una Giunta, un Consiglio di Amministrazione, un Presidente e un vice Pre-

sidente.

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COLOMBIA, 20 LUGLIO ↴

Dalla mezzanotte è entrata in vigore una nuova tregua unilaterale proclamata da

parte delle FARC. Questa non è la prima sospensione unilaterale, tuttavia è la prima

volta che a questo annuncio ne segue uno governativo circa la volontà di volersi

impegnare in una de-escalation dell’offensiva militare fino ad accordare un cessate il

fuoco bilaterale. Entrambi i gesti propositivi mirano a favorire i difficili negoziati di

pace, in crisi soprattutto a seguito di una nuova intensificazione delle violenze negli

ultimi due mesi. Ad acuire le tensioni vi sono anche le difficoltà emerse recentemente

in merito al negoziato politico tra governo e FARC. Infatti, a più di due anni dall’inizio

dei negoziati, le parti non hanno ancora trovato un compromesso per questioni fon-

damentali come le riforme sociali, il miglioramento della vita delle classi contadine,

la previsione delle pene per i guerriglieri e il risarcimento delle vittime.

IRAN, 20 LUGLIO ↴

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una Risolu-

zione che recepisce l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto a Vienna lo scorso 14

luglio. La Risoluzione 2231 consentirà l’entrata in vigore del trattato non prima di 90

giorni dal voto del CdS dell’ONU, a meno che non sia stabilita di comune accordo una

data precedente. In seguito alla verifica del rispetto degli obblighi assunti da Teheran

da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), è previsto l’annul-

lamento di tutte le altre risoluzioni sull’Iran in vigore dal 2006. Le sanzioni attual-

mente vigenti verranno gradualmente rimosse, ma saranno ripristinate se la Repub-

blica Islamica dovesse violare l’intesa.

ITALIA, 22 LUGLIO ↴

Due persone, un cittadino tunisino e uno pachistano, sono state arrestate a Brescia

con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale e di eversione

dell’ordine democratico. Le indagini avviate ad aprile dalla Digos locale e dalla Polizia

postale hanno accertato che i due soggetti sarebbero presunti sostenitori dello Stato

Islamico e che svolgevano attività di istigazione pubblica in rete, attraverso un ac-

count Twitter inneggiante all’IS in Italia. Secondo gli inquirenti i due arrestati proget-

tavano azioni terroristiche sul territorio nazionale, in particolare contro la base mili-

tare bresciana di Ghedi.

KIRGHIZISTAN, 21 LUGLIO ↴

Bishkek ha annunciato la sospensione a partire dal 20 agosto dell’Accordo di coope-

razione con gli Stati Uniti in vigore dal 1993. In base a tale accordo gli USA potevano

inviare ogni genere di fornitura all’ex Repubblica sovietica senza l’imposizione di dazi

doganali o altri pagamenti. Il trattato prevedeva inoltre uno status particolare per il

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personale statunitense presente in Kirghizistan in connessione ai programmi umani-

tari. La recente rottura delle relazioni tra i due Paesi va imputata alla disputa nel

merito dell’assegnazione dello Human Rights Defenders Award al dissidente, Azimjon

Askarov. Il giornalista e attivista si trova in carcere con l’accusa di aver incitato

all’odio inter-etnico nel Paese organizzando proteste di massa nel giugno 2010 in cui

si sono verificati violenti scontri tra kirghizi e uzbechi.

LIBIA, 19-20 LUGLIO ↴

Quattro cittadini italiani, tutti dipendenti della società Bonatti, sono stati rapiti da

soggetti ancora ignoti nei pressi di Zuwara. Gli italiani provenivano dalla Tunisia ed

erano diretti in Libia verso il compound dell’ENI a Mellitah. Al momento l’intelligence

italiana non esclude nessuna ipotesi investigativa circa l’identità dei sequestratori.

Secondo un ipotesi avanzata dal network panarabo al-Jazeera, che cita fonti militari

(forse libiche), gli italiani sarebbero stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto

Jaysh al-Qabail (L’esercito delle tribù), una milizia tribale tripolitana ostile a quelle di

Fajr Libya (Alba della Libia) e alleata, presumibilmente, del governo internazional-

mente riconosciuto come legittimo di Tobruk. Intanto nel sud del Paese, a Sabha,

crescono gli scontri e le violenze inter-etniche e clanico-tribali tra gruppi libici di ori-

gine africana (Tubù) e quelli arabofoni (Tuareg). In base alle ultime stime delle au-

torità locali, sarebbero all’incirca una sessantina i morti e oltre un centinaio i feriti.

MAR NERO, 20 LUGLIO ↴

La nave militare statunitense USS Ross DDG-78 ha lasciato il Mar Nero in seguito alla

fine delle esercitazioni militari NATO che si sono svolte dal 3 al 12 luglio scorso. Alle

esercitazioni, denominate BREEZE-2015 e svoltesi nelle acque territoriali della Bul-

garia, hanno partecipato tre fregate dello Standing NATO Maritime Group 1 (SNMG1)

e quattro navi dello Standing NATO Mine Countermeasures Group 2 (SNMCMG2).

Erano presenti oltre a quelli NATO, più di 30 mezzi navali d’attacco e 1700 uomini

delle Marine Militari di Bulgaria, Romania, Turchia e Stati Uniti.

MOLDAVIA, 23 LUGLIO ↴

I tre partiti filo-europei dello spettro politico moldavo – il Partito Liberal-Democratico

(PLDM), i Democratici (PDM) e i Liberali (PD) – hanno firmato un accordo per la

formazione di un nuovo governo di coalizione, denominato Alliance for European In-

tegration III, mettendo fine all’impasse istituzionale seguita alle dimissioni del Pre-

mier Chiril Gaburici. Questi non era riuscito infatti a garantire coesione e stabilità

politica dopo le lunghe trattative di coalizione seguite alle elezioni del novembre

2014. Maia Sandu, attuale Ministro dell’Educazione, è la candidata ufficiale a ricoprire

la carica di Primo Ministro, attualmente rivestita ad interim da Natalia Gherman.

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STATI UNITI/CUBA, 20 LUGLIO ↴

Dopo un’interruzione di oltre cinquant’anni delle relazioni diplomatiche (ossia dal fal-

lito tentativo della Baia dei Porci del 1961), sono state ufficialmente riaperte le Am-

basciate di Stati Uniti e Cuba a L’Avana e a Washington. Lo storico momento è stato

celebrato in una cerimonia nella capitale statunitense a cui hanno partecipato il Se-

gretario di Stato USA, John Kerry, e il Ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez.

Intanto, il Dipartimento di Stato USA ha ufficializzato per il 14 agosto la data del

viaggio di Kerry a L’Avana – primo capo della diplomazia USA a visitare l’isola dal

1945.

STRISCIA DI GAZA, 19 LUGLIO ↴

Una serie di esplosioni si sono registrate durante il fine settimane nei pressi di Gaza

City. La più rilevante è avvenuta a Sheikh Radwan contro sei auto di dirigenti di

Hamas e di altri esponenti islamisti. Secondo le ricostruzioni della polizia locale non

vi sarebbero state vittime o feriti gravi. Seppur non rivendicato, l’attacco dovrebbe

rappresentare l’ennesimo segnale lanciato dai gruppi salafiti locali – alcuni dei quali

probabilmente vicini allo Stato Islamico – alla stessa Hamas. Attivi a Gaza dall’agosto

2014, queste organizzazioni sono direttamente coinvolte nelle azioni di destabilizza-

zione/rovesciamento contro il governo del movimento islamista al potere nella Stri-

scia fin dal 2005. L’attacco rappresenta soltanto l’ultimo di una lunga serie di atti

violenti che ha visto coinvolti i leader politici e militari della dirigenza islamista.

UNIONE EUROPEA, 20 LUGLIO ↴

Il Consiglio europeo Affari Interni ha raggiunto un accordo circa la redistribuzione in

due anni, a partire da ottobre, di 54.760 migranti. La riunione ha decretato la defini-

tiva abdicazione del meccanismo delle quote, vincolante e dipendente da alcuni pa-

rametri prestabiliti, in favore di una disponibilità data dai singoli Paesi su base volon-

taristica. Per quanto riguarda la ricollocazione, ci si è fermati a soli 32.256 ricollocati

rispetto ai 40.000 previsti a maggio dal piano della Commissione europea. In merito

al reinsediamento i Paesi si sono invece dimostrati maggiormente disponibili ad ac-

cogliere le richieste di Bruxelles. Si è infatti superato l’obiettivo dei 20.000 reinsediati,

arrivando a confermare la cifra di 22.504 reinsediamenti. Per i 7.744 posti mancanti

per il ricollocamento si tornerà in autunno al tavolo negoziale per cercare di raggiun-

gere l’obiettivo di quota 40.000; l’idea è quella di iniziare reindirizzando al ricolloca-

mento i 2.504 posti in più offerti dagli Stati per il reinsediamento.

UCRAINA, 21 LUGLIO ↴

I membri del Gruppo di contatto (rappresentanti di Russia, Ucraina e delle regioni

separatiste, con la mediazione dell’OSCE) hanno raggiunto un accordo preliminare

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sul ritiro delle armi pesanti dalla linea di controllo nell’est del Paese, compresi carri

armati e sistemi d’arma di più piccolo calibro secondo quanto era stato stabilito – ma

mai completamente implementato – dall’intesa di Minsk dello scorso febbraio. Petro

Poroshenko ha annunciato (22 luglio) un piano per la realizzazione di una buffer zone

demilitarizzata di 30 Km lungo la stessa linea di demarcazione nella regione di Lu-

gansk. Sul piano più strettamente interno alla politica ucraina, il 24 luglio il Ministro

della Giustizia Pavlo Petrenko ha annunciato l’esclusione delle formazioni di matrice

comunista (il Partito Comunista ucraino, il Partito Comunista dei lavoratori e dei con-

tadini dell’Ucraina, il Partito Comunista riformato) dalle elezioni locali del prossimo

mese di ottobre, chiarendo che sarà proposta una legge che ne vieti completamente

la partecipazione alla vita politica del Paese. La misura segue l’approvazione delle

leggi di decomunistizzazione dello scorso aprile. Il leader del Partito Comunista russo,

Gennady Zyuganov, ha definito la decisione come una «rappresaglia contro gli oppo-

sitori politici».

Page 15: Weekly Report N°21/2015

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ANALISI E COMMENTI

GLI USA AD UN PASSO DAL TPP:

LE RAGIONI STRATEGICHE DEL PARTENARIATO COMMERCIALE NEL PACIFICO

ALESSANDRO TINTI ↴

È nell’ultima settimana di luglio che l’amministrazione Obama si appresta a portare a

termine i negoziati per la definizione del Trans-Pacific Partnership (TPP), l’ambizioso

accordo di libero scambio che propone l’eliminazione delle barriere tariffarie e non-

tariffarie e l’adeguamento degli standard commerciali in una vasta area dell’Asia-

Pacifico, associando l’economia statunitense a quella di altri undici Paesi – Australia,

Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e

Vietnam. Pur intrapreso dal precedente esecutivo di George W. Bush, la conclusione

del TPP potrebbe rappresentare uno dei lasciti maggiori della presidenza Obama in

tema di politica estera, poiché espressione di quel riposizionamento strategico nello

scenario del Pacifico che la squadra di governo democratica annunciò quale nuovo

concetto di riferimento della presenza internazionale americana (…) SEGUE >>>

DOPO L’ACCORDO SUL NUCLEARE,

I CONCETTI STRATEGICI DELL’IRAN NEGLI EQUILIBRI MEDIORIENTALI

STEFANO LUPO ↴

Il 14 luglio 2015 si è raggiunto a l’accordo sul nucleare della Repubblica Islamica

dell’Iran, dopo la ripresa del round negoziale il 26 giugno scorso. I visi distesi e sor-

ridenti, dopo un negoziato senza precedenti in termini di lunghezza temporale, non

devono trarre in inganno: molto deve essere ancora compiuto, sia a Teheran sia a

Washington, affinché quanto deciso a Vienna possa avere un valore sostanziale nella

ridefinizione dei pesi specifici degli attori in gioco nello scacchiere regionale che coin-

volge l’Iran non solo in quel teatro operativo, ma anche e soprattutto in relazione alle

possibili ricadute economiche-commerciali della revoca delle sanzioni internazionali.

È certo, tuttavia, che l’intesa rappresenta un passo fondamentale nella politica estera

del Presidente USA Barack Obama e nel percorso di quello iraniano Hassan Rouhani,

al di là delle difficoltà che dovranno sostenere (…) SEGUE >>>

A cura di

OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE

Ente di ricerca di

“BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”

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