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s p a g i n e Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0

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Gigi Montonato fa un’analisi del fenomeno Fitto; Marcello Buttazzo fa il punto sulle unioni d’amore; Gianni Ferraris interviene sulle ultime tragedie nel Mediterranno; Giuliana Coppola rende omaggio all'astronauta Samantha Cristoforetti. L'abecedario di Costantini e Marzioni per la lettera “O” evoca l’ombrello…; Rosanna Gesulado presenta la pittura di Delia Sforza; Alessandra Peluso con Elio Ria racconta la contemporaneità di Arthur Rimbaud; Alessandro Vincenti recensisce un libro sugli anni della “lotta armata”; Rocco Boccadamo ricorda Rosa e poi in agenda presentazioni, laboratori e appuntamenti… con Alfredo Annichiarico, Irene Scardia, Teatro a 99€; Marcello Zappatore, Salvatore Caracuta, la musica “vista” da Fiori di Fuoco, la prima scuola bilingue del Salento, le meditazioni in movimento. In ultima un pensiero di Milena Galeoto.

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spa gin e Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un om

aggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0

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Fittiade di Gigi Montonato

D ove voleteche vada afinire unasfera postasu un pianoi n c l i n a t o ?Ma giù, sicapisce! E’vero che lap o l i t i c a ,

che non va d’accordo né con la fi-sica né con la geometria, può ancheprodurre il contrario – ricordiamo lemorotee convergenze parallele – manon è questo il caso che il centrode-stra ha mostrato ultimamente col di-verbio Berlusconi-Fitto.Si sapeva che sarebbe andata a fi-nire così. Berlusconi ha dato quin-dici giorni di tempo a Fitto per

decidere se stare dentro a ForzaItalia o andarsene. Perché poi quin-dici? Bah! Più o meno la stessa cosa accaddecon Fini e poi con Alfano, sebbenela morte politica di quest’ultimo siapiù lenta. La situazione di Alfano, in-fatti, è davvero obbligata, se nonvuole scomparire dalla scena l’unicavia che gli rimane è trasformarsi“geneticamente” e aderire al Pd.A destra non c’è più posto per lui,stante l’ostinata avversione di Sal-vini nei suoi confronti e la sua con-versione pro Mattarella in occasionedell’elezione del Presidente dellaRepubblica. Ovvio, la stessa cosavale per tutti quelli che lo hanno se-guito nel Nuovo centro destra. Ma la situazione di Fitto è assimila-

bile a quelle di Fini e di Alfano?Per certi aspetti sì, per altri no. E’assimilabile nel tentativo di proporsicome successore di Berlusconi nelcentrodestra quando ha pensatoche l’ex cavaliere stesse per smon-tare da cavallo. Non è assimilabilese si considerano le circostanzeparticolari.Quando Fini disse “che fai, micacci?”, Berlusconi era una potenzaelettorale e politica, pur con tutti isuoi guai giudiziari. Quando Alfano,uomo senza quid, pensò bene distaccarsi da Forza Italia per rima-nere nel governo delle ampie intese,già Berlusconi si era notevolmenteindebolito e di lì a poco sarebbestato defenestrato dal Senato. Pate-tica la sua fiducia al governo Letta;

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spagine della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0diario politico

una mossa senza precedenti nellastoria parlamentare italiana. Oggi èancora meno forte delle precedentivicende. Non c’è chi non riconoscadi essere stato attaccato e persinoperseguitato come nessun altro nelcorso della sua vicenda politica; manon c’è chi non riconosca i suoi er-rori pubblici e i suoi vizi privati, im-perdonabili gli uni, intollerabili glialtri. Nei confronti degli avversari in-terni è incapace di trovare iniziativediverse, fa con Fitto, come ha fattocon Fini e con Alfano: o di qua o dilà. Salvo poi smentirsi e cercarequalche aggiustamento. Fitto ha insistito finora a dire chenon avrebbe lasciato il partito. Posi-zione intelligente per un verso obbli-gata per un altro. Intelligenteperché, da quell’erede democri-stiano che è, ha nel suo abito men-tale un partito all’interno del quale sipuò dialetticamente rapportarsi congli altri senza uscirne. La Dc non siè mai divisa, nonostante avesse alsuo interno correnti a volte opposi-tive. Obbligata perché non avrebbeun luogo politico dove andare. Fin-ché resta il quadro attuale, Fitto puòdare battaglia all’interno di ForzaItalia ma rimanere a “piè fermo”come l’eroe omerico in duello. La sua strategia finora lo ha pre-miato. Intorno a lui c’è un bel nu-mero di parlamentari, alcuni anchedi qualità, come l’On. FrancescoPaolo Sisto, già relatore di maggio-ranza per la riforma del Senato, oradimessosi.

Quella di Fitto è qualcosa di più diuna corrente, è una sorta di diri-genza ombra che si propone di so-stituire quella esistente che si èdimostrata incapace di gestire le ul-time importanti vicende politiche.Ma soprattutto è l’attacco ad un me-todo, quello berlusconiano, di farfinta di nominare il suo delfino, ingenere un uomo senza quid, per poicacciarlo quando questi sveli qual-che voglia proibita, come la succes-sione al vertice.Le prime avvisaglie dello scontro traFitto e Berlusconi risalgono alla no-mina di Toti, che secondo il metododi Berlusconi, prende il posto cheera stato di Alfano. GiustamenteFitto gli contesta non la scelta del-l’uomo ma il metodo. Far finta dicambiare per non cambiare. Ora,dopo le batoste prese da Forza Ita-lia, anche per colpa di questo cer-chio magico berlusconiano, che vada Toti a Verdini, da Gasparri aduna delle sue virago, l’azzeramentodelle cariche doveva essere un fattoscontato. In politica, quando siperde, occorre trarre le conse-guenze; far finta di niente è delete-rio, è solo l’anticipazione di unarovina. Il “torto” di Fitto è di aver avuto ra-gione; cioè di aver previsto quantopoi è accaduto per l’insipienza delgruppo dirigente berlusconiano.Gruppo – occorre anche dirlo – chesi è mosso secondo gli ordini di Ber-lusconi. E all’intimazione: restare ouscire, Fitto gli ha risposto più o

meno come Fini: tu mi cacci perchésai che ho ragione. Berlusconi, con l’ennesimo caso didiverbio con il probabile succes-sore, sta tradendo – ma già lo avevafatto prima – la sua vera e forseunica strategia: il proprio guicciardi-nesco “particulare”, che si traducetatticamente a tenere in pugno ilpartito, sempre più debole, e strate-gicamente a salvaguardare i propriinteressi, aziendali soprattutto, chefinora sono andati a gonfie vele.Ora la situazione nel centrodestra èdecisamente fluida e agitata. C’è unmuro contro muro con gli avversariesterni. Berlusconi vuole dimostrarea Fitto che ormai Forza Italia è con-tro il governo Renzi per il tradimentosubito con l’elezione di Mattarella eche il partito ha bisogno di essereunito e compatto per fronteggiare gliattacchi che vengono da fuori. An-cora una volta l’appello alla concor-dia per difendersi dall’esternoscongiura processi di ricostruzioneall’interno.Da questo gioco sono lasciati fuorigli elettori del centrodestra, cheoggi, senza dover stare con l’Ncd diAlfano o con la Lega di Salvini, spe-rano di avere un riferimento più di-gnitoso e, se pure non vincente, chealmeno costituisca l’inizio di un per-corso vero di ricostruzione. Se Fitto, a cui piace farsi chiamarericostruttore, riuscirà nel suo in-tento, quell’elettorato lo seguirà.

...Il “torto” di Fitto è di aver avuto ragione; cioè di aver previsto quanto poi è accaduto per l’insipienza del gruppo dirigente berlusconiano...

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spaginedella domenica n°64 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0

Recentemente, il segretariogenerale della Cei NunzioGalantino, intervenendoal Consiglio permanente,ha puntato il dito sulla “co-lonizzazione culturale” del

gender che “vorrebbe cambiare l’alfabetoantropologico”. Veramente, al di là del fis-sismo della cosiddetta legge naturale,fare delle giuste considerazioni sull’orien-tamento sessuale e sull’appartenenza digenere non è un’operazione sbagliata,non è una forzatura. Occorre delicatezza,la pazienza e l’accortezza dei saggi. Intro-durre, ad esempio, la teoria del gendernelle scuole, può essere un esercizio dibuon senso. Vuol dire educare i bambinial rispetto dell’alterità e della diversità.È indubbio che, in Italia, la comunità Lgbtattenda il riconoscimento di diritti, fino aquesto momento, misconosciuti. Monsi-gnor Galantino s’è espresso, tra l’altro,contro i registri sulle unioni civili, che ulti-mamente a Roma sono stati approvatidalla giunta Marino. Secondo l’alto pre-lato, “certe misure sarebbero un diversivoper non parlare delle buche per strada; e,inoltre, il monsignore aggiunge che “c’èl’impressione che i politici si diano un granda fare, ma non sulle cose di cui la genteha bisogno”. Effettivamente, la politica at-tiva dovrebbe adoperarsi su un vasto ven-taglio di problematiche: dal lavoro allasicurezza; dal decoro civile ai diritti sociali. Le istituzioni, ovviamente, dovrebberofare di più sulla famiglia canonicamente ri-conosciuta, sulle pari opportunità.Tuttavia, ciò non dovrebbe impedire aiparlamentari di legiferare opportuna-mente sulle coppie di fatto omosessuali.Legalizzare una unione fra omosessualinon è solo un fatto simbolico, ma è unaprocedura sostanziale: si tratta d’una as-sunzione di consapevolezza e responsa-bilità, significa garantire agli individui dipoter godere pienamente dei diritti di cit-tadinanza. Le amministrazioni virtuose devono saperbadare alle emergenze contingenti e, alcontempo, devono saper esaminareanche aspetti eccezionali. Se città comeTorino, Napoli, Roma, hanno previsto re-gistri sulle unioni gay, lo hanno fatto condisciplina e raziocinio. Semmai, ad esseregravemente latitante, fino ad ora, è la po-litica parlamentare, che succube d’una di-pendenza confessionale, non halegiferato alcunché sulle tematiche etica-mente sensibili.

Anzi, nel 2004, presi da furore clericale, iparlamentari confezionarono l’impratica-bile e illiberale Legge 40 sulla procrea-zione medicalmente assistita, smantellataa più riprese dalla Corte Costituzionale edai tribunali civili. Inoltre, abbiamo la sen-sazione che la nostra Chiesa cattolica,sensibilissima a far valere istanze dottri-narie, talvolta perda di vista le esigenzeeffettive della comunità. È vero, i diritti so-ciali sono rilevanti, magari ci fosse “unapiù equa distribuzione delle ricchezze”;ma non ci si può distrarre clamorosa-mente al cospetto dei diritti civili. Inoltre,non è un buon segno che il Parlamento,ad esempio, incoraggiato da certi religiosicattolici, non sia riuscito ancora a preve-dere una giusta normativa sul testamentobiologico o anche sull’eutanasia. La “morte opportuna” e la “vita dignitosa”sono parti da non trascurare, da conside-rare serenamente, al di fuori delle accesedispute bioetiche. Non è un caso che, sudichiarazioni anticipate di trattamento, sueutanasia, su coppie di fatto, e su altro an-cora, l’Italia sia il fanalino di coda in Eu-ropa. Benedetto XVI sulle questioniantropologiche aveva una visione rigoro-sissima. E anche Papa Francesco èmolto intransigente. E non ci riferiamo

Contemporanea

di Marcello Buttazzosolo all’eutanasia, allo Statuto ontologicodell’embrione umano, o alla pillola abor-tiva Ru 486: anche su crinali più marginalisi marcano e definiscono le distanze. Sof-fermiamoci, per un attimo, sull’uso del pro-filattico, che viene bandito da una partedei cattolici. Forse, una concezione piùadeguata è quella dei cattolici “dissidenti”,i quali affermano: “Pensiamo che il sesso,come la vita, sia sacro, e dunque ognunosi debba prendere cura non solo di sestesso ma anche degli altri, e dunque chel’uso del preservativo sia doveroso e rac-comandabile”. Probabilmente, non senti-remo dire mai da un Papa, neppure daFrancesco, che il condom salva viteumane. Eppure cosa c’è di più normaleche tentare di bloccare meccanicamentecon un pezzo di lattice la diffusione dellemalattie sessualmente trasmissibili? La sessualità è un primordiale e vitalestrumento di conoscenza, di comunica-zione: ad essa ci si dovrebbe accostarecon l’animo sgombro di pregiudizi e pre-clusioni. I giovani, in particolare, hanno bi-sogno di fiducia, non di messaggicoercitivi. In tal senso, fanno bene certilaici e la comunità Lgbt a prospettare e di-fendere “una sessualità sicura e piace-vole”.

Unire le unioniUn’immagine del flash-mob “Trova le differenze” e “Lo stesso si” organizzato a Lecce, in Piazza Sant’Oronzoieri sabato 14 febbraio - San Valentino da Arcigay Salento "la Terra Di Oz" e LeA-Liberamente

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spagine della domenica n°64- 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0la riflessione

di Gianni FerrarisIl mare della vergogna

Afronte delle nuove dram-matiche vicende degli im-migrati, 29 morti per ilfreddo al largo dell coste li-biche, soccorsi (per for-tuna) da unità italiane, e i

(pare) 300 dispersi di queste ultime ore,forte si leva la voce del papa che esprime:“…Preoccupazione per le notizie giunte daLampedusa dove si contano altri morti tragli immigrati a causa del freddo lungo latraversata del Mediterraneo. Desidero as-sicurare la mia preghiera per le vittime eincoraggiare nuovamente alla solidarietà,affinché a nessuno manchi il necessariosoccorso”.Incoraggiare la solidarietà, urlo che si levaanche da ogni persona di buon senso, cre-dente o meno. Il senso della pietas oltreogni altra cosa. Esistono tuttavia dei nonluoghi che fanno urlare al disprezzo e al-l'odio comunque e a prescindere, ed altrinon luoghi in cui ci sono cose che ven-gono “prima” della vita umana. I primi sonoquelli del razzismo e della xenofobia, ciframolto conosciuta da alcuni politici nostraniche girovagano nelle tv con felpe o ignobilifazzolettini verdi. I secondi sono quelli chefanno i conti della spesa che, in sostanza,debbono tornare sempre e comunque, aprescindere dalla tipologia di spesa fatta,e dalle priorità. Se il bambino ha sete emanca l’acqua potabile, questi signori noncomprerebbero l’acqua minerale per nonsplafonare, forse. L’Europa ha regole fer-ree e (secondo alcuni) indiscutibili e indif-feribili.Una nazione come la Grecia fa soffrire isuoi cittadini per la fame, la mancanza di

sanità, la mancanza di scuole? Non im-porta i figli della (o di) troika così voglionoperché così deve essere, pecunia nonolet, anzi, profuma di rosa e verbena.In Italia esisteva un sistema di controlloche si chiamava Mare Nostrum, i gover-nanti vennero costretti a organizzarlo afronte delle migliaia di cadaveri affogati, af-fondati, galleggianti nel più immenso cimi-tero a cielo aperto del mondo, il mare(appunto) nostrum. L’Europa dei figli della(o di) troika si voltava dall'altra parte, guar-davano a sud solo ed esclusivamente perchiedere ai greci, agli spagnoli, ai porto-ghesi e agli italiani di abbassare le pen-sioni, i salari, di demolire l’industria. Inpratica pretendevano di far crepare difame le persone, gli europei di serie B.Proprio come se ne scatafottevano dei mi-granti. I confini, dicevano, sono italiani, iquattrini no, sono eurpoei. Ma l’Italia, si sa,è un grande paese.Poi arrivò il governo del fare. Ricordiamoun gongolante Alfano dire in TV “final-mente l’Europa prenderà in carico il pro-blema immigrazione che faremo tuttiquanti assieme, una grandissima vittoriadel nostro governo”.Solo il 24 dicembre venimmo a capire chela grandissima vittoria altro non era che unaltro ceffone in faccia a Renzi, Alfano e alleMogherini tutte.La lettera porta la firma di un altro figliodella (o di) troika, tal Klaus Roesler. E’ luiil direttore di Frontex (così si chiama loschiaffone a Renzi e Alfano). Lui scriveammonendo l’Italia che non si fa così, per-bacco, Frontex agisce solo ed esclusiva-mente nelle 30 miglia marine, l’Italia (i soliti

furbetti) osa addirittura andare a salvarevite umane oltre questa misura, dice la let-tera: “Troppi interventi fuori area”. Vergo-gna italiani! Chi osa andare oltre sappiache “la cosa non è sostenibile economica-mente” (sic). E’ vero che la guardia co-stiera ha detto che segue ed osserva leleggi del mare che impongono di salvareil naufrago. Vero è altrettanto che questaè la misura dello scempio della pietas.Quanto vale per il signor Klaus una vitaumana? Quanto è economicamente so-stenibile salvarla? L’etica in politica èormai scomparsa, in economia forse nonc’è stata mai, eppure abbiamo memoria dipersonaggi illuminati, penso a Adriano Oli-vetti, che metteva il benessere degli operaidavanti ad altro, dava, per avere ovvia-mente, però era un privilegio per chiunquelavorare in luoghi dove ci si sentiva per-sone e non numeri. Penso a Schindler, l’in-dustriale che salvò migliaia di suoi operaiebrei dalla deportazione, e penso a moltialtri per i quali il denaro è uno strumentoda mettere anche a disposizione. Come ladignità. Ecco, questa Europa ha smarritola dignità. Anche perché, direbbe Klaus,"quanto costa inorridire? E’ economica-mente sostenibile?" Macchè, su questo piano il discorso èchiuso, non si può rispondere al razzista,non si può rispondere a un Klaus qualun-que. Si può però sperare che la Grecia diTsipras riesca a dare una svolta a questaEuropa paranoica, e ci si deve porre il pro-blema: i morti in mare sono calcolabili conil metro di Klaus o con quello dell’umanità? Ad illustrare, una ripresa ai raggi infrarossidi un naviglio di migranti

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della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0pensamenti

L’infinitoDedicato ad Omero, il non vedente, poeta del no-

stro tempo, il blu che oggi mi circonda; pensod’un tratto per l’associazione strana d’idee chegiunge da sola senza alcun richiamo, al blu diAntonio Verri e al tramonto della luna; Leopardiè qui, a Recanati, qui dove, nell’attimo della luna

che tramonta, tutto è blu prima che si affacci l’aurora alle portedel cielo; l’aurora oggi è quella raccontata da Samantha Cristo-foretti, nella danza di colori che la circondano mentre ha la sen-sazione di avere la Terra su di lei e la Stazione Spaziale lesembra “una nave che naviga su un mare immensamente pro-fondo e infinitamente nero, mentre la terra, soprattutto quando ècoperta di nuvole e queste brillano nella notte della luce dellaLuna, mi sembra un cielo agitato che sovrasta il mare calmo dellospazio”, il mare dell’infinito nel quale dolcemente naufragava ilpensiero di Leopardi, chiuso nel finito di questa Terra.Invece l’infinito appartiene davvero a Samantha; le appartengono“gli interminati spazi” . L’immaginazione poetica per Leopardi èla conquista dell’infinito per Samantha; l’infinito esiste, le è in-torno, la circonda e l’abbraccia; su di lei la Terra, il finito che sisupera e quasi fa tenerezza. Io penso che ancora una volta dàconcretezza all’immaginazione, la poesia; prevede e preannun-zia; intuisce e “sente” l’infinito, lo sente con tanta forza, che lo fa,con un verso, diventare realtà. Ed è danza di colori ed è uno spic-chio di blu vivo, come scrive Samantha; ancora il blu notte,quell’attimo di sospensione di Antonio Verri che ritorna nel suogirovagare tra strade a Lecce e il miagolio dei gatti e il silenziodegli angeli; penso che versi di poeti dovrebbero essere incisi,scolpiti, dovrebbero diventare un tutt’uno con le pietre dei paesinostri, come a Recanati, appunto, ché , quando “la squilla dà

segno della festa che viene” alzi gli occhi e li ritrovi tutti, i versi,su parete nella piazzetta e li sillabi, suono di squilla e suono diverso. Realizzarlo questo sogno a Lecce, Caprarica, Maglie,Otranto, Lucugnano, in tutti i paesi nostri, ché tutti ce l’hanno unloro poeta ed andare e sentire il suono delle voci dell’anima pervederli impressi davanti a te “ i fogli di poesia” quelli fatti dai poeti,e continuare ad andare, voce dell’anima, vece di verso; e poiportarsi i tramonti sulle spalle mentre si attende che arrivi il blu easpettare l’aurora ripetendo versi di Samantha “Ci sarà l’aurora,compagna spesso presente ma sempre diversa e sorprendente.Che meraviglia poi se capita che ci sia ancora l’aurora quandoappare all’orizzonte lo spicchio di blu vivo che annuncia il pros-simo sorgere del sole e quel blu si congiunge con il verde bril-lante dell’aurora in una danza di colori, cui si aggiungeun’esplosione di arancio nel momento in cui il sole emerge dallalinea dell’orizzonte. Giusto pochi secondi e poi tutto è inondatodalla prepotenza della piena luce solare che cancella in un attimolo spettacolo della notte e piano piano, da est ad ovest, fa emer-gere dall’oscurità oceani e continenti, ridisegnando le linee ormaifamiliari e amiche del nostro meraviglioso pianeta”. Nota di diario,affidata a “la Repubblica” da Samantha che sorridendo continuaa danzare, grazie a conquiste d’uomini di questo “nostro mera-viglioso pianeta”.Poesia è davvero “costruire” sempre, insieme scienza e versi etecnologie, tecnologie, versi e scienza ché tutto ha la sua musicae il suo colore; basta imprimerli prima nell’anima e poi inciderli isegni dovunque; spargere semi “fate fogli di poesia, poeti” ma-gari di un bel blu vivo, che è “vivo” perché, da un attimo si è ac-cesa l’aurora.

di Giuliana Coppola

di Samantha

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L’abecedariodi Gianluca Costantini e Maira Marzioni

Ospitami sotto un’ombrello senz’ombraoccupami gli occhi come un oceano d’oro

Oh! ecco ora non occorre più parlareabbiamo il permesso di posare pulsanti

a petto pelosopensandoci piumosi pavoni

persuasi di essere padroni almenodi questa piccola e pallida pioggia.

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“Per raccontare l'anima di un artista è necessa-rio, quanto mai opportuno trovare nelle propriecorde del sentire, quel particolare profumo checi fa seguire il volo di un gabbiano, quella nota

che ci consente di entrare in punta di piedi sul'uscio lasciato socchiuso. Piano, senza inva-

denza. D'ascolto e passione lasciandosi attra-versare dal vento di scirocco.

Mentre sono in comunione con le opere Delia Sforza la gio-vane artista pugliese, che ha registrato successo di critica e

di pubblico, ascolto Rene Aubry. Attraverso le sue note Deliasi di-svela ed è per me più semplice scrivere di lei e di

“Nera” questo viaggio onirico in pittura che mette al centrocorpi femminili feriti e annientati capaci però di mantenere

intatto il loro femminino viscerale, quello descritto da Goe-the nel 'Chorus mysticus' a chiusura della seconda parte

del Faust:

“Tutto l’effimeroNon è che illusione

L'inadeguato -Qui diventa evento;

L'indescrivibile -Qui si è fatto;

L'eterno femmininoCi porta in alto”.

Dunque al di là di quel senso di ineludibile drammaticitàumana, la Sforza indaga l'essere umano nel suo divenire e

con la maestria di un chirurgo dell’anima porta alla luce lesue intimità, ossessioni e tenerezze.

Immersi in un nero che è disciplinato e assoluto, passaggioe conoscenza dell' “io” psicanalitico, i personaggi ritratti daDelia Sforza raccolti in “Nera” indagano e contemplano in-quietudini e ricordi opponendosi con la tenacia della devo-

zione a ciò che si cela dietro l'oscurità. La cromia in queste opere è data dal bitume commisto al-

l'olio, dalla pulsione cromatica dei rossi che sanno farsigrumo, dal blu che s'adagia lieve come ricordo, mentre i co-

lori scuri rassicurano i bianchi e dominano la tela trasfor-

La pittura di Delia Sforza

NERAdella domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0

arte

di Rosanna Gesualdo

H24 fabriKa, sabato 21 febbraio dalle ore 20.00, nell'ambito della rassegna Special Guestpropone la personale dell'artista negli spazi in Vico Dietro Spedale Pellegrini, 29/a, Lecce

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Contro ogni rigidità mentale, pre-giudizio, al di sopra di ogni re-gola, a favore della libertà edell'esprimere se stessi senzaalcun bisogno di nascondersi;questo è Arthur Rimbaud, emble-

matico poeta del secolo XIX, e, perché no, delnostro...Simbolo di rottura con tutto ciò che si conformaalle regole che, secondo il poeta, non servivanoad altro che ad ammansire il popolo, inneggiandoad un uso delle mani e non della mente. Carat-teristica che accomuna la nostra epoca alla sua.Agite, fate, senza pensare, il contrario del mottoilluminista: “Sapere aude”. Tutto ciò il giovaneRimbaud lo ha dimostrato con la sua vita, in cuiha percorso con bruciante rapidità i territori con-cessigli dalla letteratura, fino a esaurirla, auscirne (Davide Rondoni). Pensiero libero chegli ha comportato la solitudine sino alla morte inAfrica, continente che sceglie come esempio dilibertà assoluta, da non intendere come ribellionebensì lo specchio della poesia della discesa agliinferi.Un altro modus vivendi che ha voluto concedersiè stata la sua breve “omosessualità”, allora comeoggi una scelta che rende l'essere umano emar-ginato; ma Rimbaud ha dimostrato che, cre-dendo in se stesso, soprattutto, ha senso vivere,considerarsi un individuo libero e pensante. Ilmodo di comunicare ed esprimere, affermandose stesso, è la poesia, nella quale paradossal-mente l'io individuale si concilia con l'io collettivo:«L'Io che deve esprimersi in poesia non è quelloindividuale, è qualcosa che trascende la realtàpiù vasta, in un luogo che lo escluda e lo rendaentità diversa. Un “Io” a più voci, collettivo, chetralasciando le cose stupide della quotidianità silascia guidare per cogliere le “quintessenze”, inun meccanismo di rovesciamento perverso del-l'ordine e del disordine dell'anima, che deve es-sere scardinata dalle apparenze ingannevoli edai pregiudizi precostituiti, affinché se ne possacomprendere il funzionamento sottratto dalla mo-rale e al'ipoteca condizionata e sottoposta diDio». Questo si legge nel libro di Elio Ria su “Ilragazzo dalla faccia pulita. Saggio su Rimbaud”,edito da Villaggio Maori Edizioni, collana Ellissidiretta da Davide Dell’Ombra.

* * *Chiedo a Ria: quali sono le motivazioni chelo hanno condotto a occuparsi di Arthur Rim-baud, oltre a quelle accennate poc'anzi.

Mi occupo di Rimbaud da molti anni, da quandoin gioventù la poesia mi prese con sé.Leggere Rimbaud non è facile, ci vuole molta pa-zienza e un grande amore per la poesia. Il miolibro è un omaggio a questo ragazzo che non haavuto paura d’immolarsi sull’altare della poesia.Mario Luzi azzardò che il giovane poeta di Char-leville è l’unico che si può accostare all’esiliato diFirenze. Sono difatti due poeti che compiono dueviaggi (Rimbaud nell’inferno, che non è l’infernocristiano) dove l’autore e il personaggio coinci-dono, e dove alla prova dell’esperienza sono sot-toposte tutte le verità presunte. Occuparsi diRimbaud vuol dire mettersi in gioco completa-mente, sfidare un grande, essere preparati allasua sventura, giocarsi l’anima.Inoltre, se considera il poeta un rivoluzionariodella storia, un antesignano dell'Illuminismo. Op-pure un'anticonformista per eccellenza, giudizioperaltro limitante, visto che Rimbaud, accanto altalento poetico innegabile, sentiva la necessità dinon dire sì alle falsità del secolo, al quale appar-teneva.Rimbaud è il poeta (sfuggito all’idea di creazionedi un dio) che ha combattuto una feroce lotta spi-rituale in un’epoca segnata dalla crisi della reli-gione, della memoria e della scienza. Hacombattuto tutto l’ordine ipocrita borghese dellasocietà, senza peraltro provare vergogna, sbef-feggiando ogni forma di consuetudine e d’insanamoralità nascosta nelle pieghe del perbenismo.Ha ceduto alle tentazioni per non diventarne vit-tima o sottomesso, come nel caso della suabreve condotta omosessuale con l’amico Ver-laine. Il suo gaysmo, ad esempio, non è praticadel piacere carnale; non è neanche da ascriverea qualsivoglia forma di repressione, piuttosto unmezzo per bruciare le sue carni alla voluttà deisensi al solo scopo di esporsi al paradiso per-duto, senza preoccupazione di salvezza che bru-cia ogni retorica.È paragonabile alla vita di Nietzsche, adesempio, di Simmel o di Camus?Rimbaud è Rimbaud. Qualsiasi accostamentocon altri grandi della letteratura e della filosofiacreerebbe un altro falso mito del poeta. Azzardo,comunque, un accostamento con il pensiero diNietzsche, almeno là dove viene concepito daentrambi il tracollo del “soggetto” – inteso comeprincipio determinante della conoscenza e del-l’azione. Entrambi (convinti di vivere in un mondodi décadence e di profondo nichilismo) smasche-rarono i falsi idoli dell’Occidente. Il poeta fran-

cese operò una rivolta cosmica in contrapposi-zione all’ideologia cristiano-borghese. Nietzschedemolì le finzioni dell’Occidente. Con la “Letteradel veggente” il poeta traccia un percorso poeticoche definisce la poesia e l’arte, manifestando lanecessità di una condizione di estraneità nonsolo nei confronti dell’opera poetica, ma anchedel suo stesso creatore (Io è un altro). In talmodo la tensione spersonalizzante del poeta im-plica la possibilità di immergersi nelle profonditàdell’abisso alla ricerca di una purezza che non èappannaggio di nessuno ed è invece una con-quista di ogni istante, “dove chi lotta contro i mo-stri deve fare attenzione a non diventare luistesso un mostro”.

È evidente che Rimbaud resta un rivoluziona-rio, un giovane che non si è accontentato diciò che aveva, ma ha ricercato l'essenza dellavita nella tragicità della stessa e non è uncaso che abbia scelto un'esistenza libera enon facile, pagando a caro prezzo il suo an-dare, contro ogni pensiero benpensante o re-gole imposte e poste ad impedire il flussobenevolo delle idee.Rimbaud è un bravo ragazzo dalla faccia pulita,che ha espresso il disagio della diversità e delnon allineamento alle regole sociali, profanandole leggi e i canoni sacri della letteratura in unasorta di creatività logica degli opposti. Ha per-corso le strade conosciute, ma ha anche prefe-rito le vie traverse, per scoprire aspetti nuovi einattesi. Si è immerso nel male, ha amato il de-monio per sconfiggerlo, in un continuo e compul-sivo desiderio alla scoperta della differenza, diciò insomma che fornisce il dettaglio di “unsenso” corrispondente a un “non senso”. Rim-baud scrive per sottrarsi a ogni vincolo, tant’è chei suoi testi testimoniano il rifiuto ostinato del-l’epoca lungo i binari della veggenza. L’accetta-zione di un ordine abituale è impensabile. Siastiene dal perseguire un’azione antisociale, ri-voluzionaria, preferisce combattere se stesso,alienandosi interiormente, spostando il suo cam-mino verso una nuova realtà, poiché sente di ap-partenere a qualcosa di misterioso e di grandeche però è, di fatto, sconosciuto.E forse è anche a questo è dovuto il fascinodi Arthur Rimbaud, della sua poesia, ancoraoggi seguiti da amanti, qual è Elio Ria.

*http://www.affaritaliani.it

Il ragazzo dalla faccia pulitaIl saggio su Arthur Rimbaud di Elio Ria al Fondo Verri venerdì 20 febbraio, dalle 19.00

spagine

di Alessandra Peluso*

“Rimbaud è Rimbaud. Qualsiasi accostamento con altri grandidella letteratura e della filosofia creerebbe un falso mito del poeta...È il poeta che ha combattuto una feroce lotta spirituale in un’epoca segnata dalla crisi della religione, della memoria e della scienza”

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spagine

di Alessandro Vincenti

Il tempo dell’illusione

“La lotta è armata. Estrema sinistra e violenza: glianni dell’apprendistato 1969-1972“ scritto da Ga-briele Donato, storico friulano, è una riflessione sto-riografica sui primi anni '70 quando il dibattitosull'uso della violenza iniziòa farsi sempre più insi-stente nei principali gruppi della cosiddetta sinistra

extra-parlamentare. Attraverso l'analisi della documentazioneteorica, della pubblicistica di propaganda e delle testimonianzedei principali protagonisti di quegli anni, Donato ricostruisce iprincipali fattori che fecero apparire agli occhi di molti giovanidell'epoca l'opzione della violenza una pratica legittima, oltre-ché persuasiva. La prima parte del titolo del libro è ripresa dauna dichiarazione di Renato Curcio sul primo sequestro lampoorganizzato dalle Brigate Rosse ai danni di un quadro dellaSit-Siemens di Milano. Il 3 marzo del '72 un commando dellebrigatista, composto da quattro uomini, riuscì a bloccare e arinchiudere per una ventina di minuti l'ing. Idalgo Macchiariniin un furgoncino e a fotografarlo con una pistola puntata allaguancia destra e un manifesto di rivendicazione. Scrive Cur-cio: "Noi avevamo riflettuto sul fatto che mostrare quell'armanella foto polaroid significava, per la prima volta, "far vedere"un'impresa di lotta armata degli anni Settanta [..]. Ma la pistolain sé non era rilevante. Quello che contava era la sua imma-gine-messaggio diffusa in tutti i media: la lotta è armata." Quelsequestro ebbe un impatto mediatico significativo e rappre-sentò una sorta di spartiacque tra "rivoluzionari ed opportuni-sti" -s econdo l'analisi di Potere Operaio - che spingerà gli altri

gruppi della sinistra estrema a prendere posizioni più nettecirca l'uso esplicito della violenza come strumento di lotta. Illibro ricostruisce minuziosamente le posizioni teoriche e le di-namiche interne a gruppi come Potere operaio, Lotta continua,i Gruppi d’azione partigiana di Feltrinelli e il Collettivo politicometropolitano (da cui nasceranno le Brigate rosse) attraversogli avvenimenti che si successero tra l’”autunno caldo” del ‘69fino all’omicidio Calabresi avvenuto nel ’72. La strage di piazzaFontana, il mito della “Resistenza tradita”, il timore di un colpodi stato militare simile a quello accaduto in Grecia nel '67, masoprattutto -ed è questa la tesi centrale di G.Donato- il riassor-bimento delle tensioni sociali che avevano animato l' autunnocaldo del 1969 all’interno delle politiche riformistiche del PCIe del sindacato, furono i principali fattori che spinsero nel corsodi quegli anni molti militanti a considerare la violenza come lostrumento indispensabile per provocare quel processo insur-rezionale che la spontaneità della lotta operaia non era, evi-dentemente, riuscita a scatenare.Così, se il dibattito sull'utilizzo della violenza - ritenuta neces-saria per la disarticolazione dello Stato borghese e di tutte lesue diramazioni istituzionali e partitiche - era comune ai prin-cipali gruppi della sinistra rivoluzionaria, cambiavano però leposizioni circa le diverse forme di lotta da utilizzare e le analisisul rapporto tra avanguardia rivoluzionaria e masse di riferi-mento. Donato con questo suo lavoro contribuisce ad una im-portante ricostruzione bibliografica di quei complessi processiche fecero della violenza il tratto distintivo di quegli anni.

Gabriele Donato, La lotta è armata. Estrema sinistra e violenza: gli anni dell’apprendistato 1969-1972, DeriveApprodi

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Senza Rosadi Rocco Boccadamo

Da oltre venticinque anni,in primavera o in au-tunno, raggiungo M.T. perun ciclo di fango balneo-terapia. Un albergo dellalocalità, il M.H.T., è stato

eletto a mia temporanea casa, l’aria chevi respiro, al pari dei rapporti con i pro-prietari e il personale, hanno viepiù as-sunto connotati e toni di familiarità.Ne ho viste, di facce e vicende, al M.H.T.!Anche se, man mano, le cose sono forte-mente cambiate, continuo a trovarmibene, nei tredici giorni di permanenza pervolta non avverto troppo il distacco dalmio Salento e dal mio mare.

* * *Verso la metà degli anni ’90, è maggio,intorno alle quattordici, dopo aver consu-mato il pasto al consueto tavolo in fondoal salone ristorante dal lato delle cucine,sto ritornando lentamente nella hall, sfi-lando lungo i tavoli degli altri ospiti o “cu-randi” e lasciandomi dietro una scia di“buongiorno” di cortesia.A un certo punto, mi perviene, più nitidoe sentito, il saluto di risposta da un tavolodove siedono un’anziana signora e unagiovane e alta donna bionda. Aggiunge,la prima, d’avermi da un pezzo notato,solo, sotto la parete distante, precisandoche, da parte sua, ha invece avuto in as-segnazione un tavolo da ripartire con unaseconda persona, per l’appunto la biondapiù giovane.“Io sono ormai vecchia, non necessito disoverchi discorsi, distrazioni o divaga-zioni”, seguita a dire l’anziana, “al contra-rio, alla mia vicina, piacerebbe averequalcuno con il quale parlare, intratte-nersi, compiere una passeggiata, magariballare. Lei, che ne direbbe?”Pur precisando di non conoscere e non

praticare il ballo, accetto l’invito, la propo-sta. Come esordio, accompagno le due aprendere insieme il caffè, dopo di che, dasubito, inizio a scambiare compagnia conla giovane: nella hall, ai bordi delle pi-scine, nel giardino dell’albergo, durantebrevi passeggiate per il paese e/o qual-che puntatina in direzione dei Colli,stiamo insieme e ci conosciamo.Rosa è nata e vive in Alto Adige, a pochichilometri dal confine austriaco, è spo-sata e ha due figlie ormai adulte, colla-bora alla gestione, a carattere famigliare,di un albergo pensione di proprietà.Ciò che, in particolare, mi colpisce delladonna, è la dolcezza, la semplicità, la di-screzione, mi rendo conto che, dentro, hamolto di più rispetto a quello che tira fuori:così si pone, con naturalezza, anchequando sorride scherzosa dicendo “ioavere ancora fame….”, quando se ne stain silenzio ad ascoltare il fruscio dei ramie delle foglie in piena vegetazione inmezzo ai Colli, quando mi parla delle suemontagne, per me del tutto sconosciutee misteriose, portandomele vicino, quasifacendomele sfiorare.Scende a M.T. accompagnata in auto dalmarito, il quale, poi, alla fine del sog-giorno, ritorna per rilevarla, non possonoassentarsi insieme dal paese e dal loroalbergo. Pochi i giorni di sodalizio conRosa, pochi ma intensi.Rientrato, dopo, alla mia abituale resi-denza, saltuariamente prendo contattocon lei per telefono, colloqui sempresobri, privi di lungaggini e di parole in so-prannumero.Nel successivo divenire, accade che, perun po’ di stagioni, salti le cure alle terme.Riprendendo l’abitudine e continuando afar capo al consueto albergo, il M.H.T.,per prima cosa, chiedo a Roberto, ad-

detto alla reception, notizie di Rosa: si in-genera un impatto brusco e terribile, gliocchi dell’interlocutore come impietriti eimpallati e, a seguire, una frase, una ve-rità sottovoce: “Ma, dottore, guardi cheRosa non viene più qui, l’anno scorso èmancata. Per la prima volta, quest’anno,è sceso da noi suo marito”.Al che, resto muto e immobile, per un at-timo addirittura combattuto dal dubbio sefermarmi o ritornare casa.

* * *Hanno, così, preso a scorrere stagioni ecicli di cure senza Rosa e però impregnatidel suo ricordo, la sua figura e il suo voltoa quel tavolo nella sala ristorante e tutt’in-torno.Recentemente, tramite internet, mi sonoaccostato alla località d’origine di Rosa,ho trovato l’immagine del suo albergo euna bella fotografia della sua famiglia, ilmarito, le due figlie, i generi e due nipo-tini. Nel sito web, nonostante che sianogià trascorsi molti anni della sua salita inalto fra le aquile dei cieli azzurri, ho tro-vato anche lei, con il suo nome e co-gnome che segnano l’inizio della ragionesociale della società intestataria dell’al-bergo alpino.Un affettuoso pensiero di saluto, Rosa,dall’occasionale compagno di fanghi ter-mali di anni fa. Rosa è solo la metà deltuo nome vero e completo, la secondaparte consistendo in un altro bellissimonome che, guarda il caso, è portato daquattro dei miei cinque nipotini.Un giorno, Rosa, se sarò in tempo, mi ri-prometto di salutarti da vicino nei pressidel confine, comunque verrò a incontrartiallorquando giungerà anche per me il mo-mento di volare alto.

racconti dal viaggiodella domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0spagine

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Quando si parla dipensiero intuitivoe, più in generale,di intuizione,spesso ci si im-batte in una serie

di equivoci. È come se una qualchelegge oscura, accolta dal senso co-mune, abbia in qualche modo postoun’incompatibilità tra il lato intuitivoe quello razionale dell’individuo.A nostro avviso, non c’è niente dipiù sbagliato. Non è questa la sedeper affrontare un excursus storicoriguardante la creatività e l’obliquitàdi pensiero di uomini altamente ra-ziocinanti – solo per fare alcuniesempi: Archimede, Pitagora, Leo-nardo da Vinci, Isaac Newton, Al-bert Einstein – che furono eminentiscienziati e menti creative. Intellettoe anima non sono due polarità irri-ducibili, o peggio, chiuse in compar-timenti stagni e isolate l’unadall’altra. Tutt’altro, il nostro temutolato irrazionale è in relazione osmo-tica con il nostro pensiero logico-analitico. In altri termini, esiste tralogico e prelogico un rapporto co-stante, fluido, che si rinnova conti-nuamente. Le nostre idee dipensiero intuitivo e di pensierocreativo non sono statiche ma dina-miche, in continuo movimento e

cambiamento.E sono proprio queste idee – legatea una riscoperta del nostro Sé inte-riore, intuitivo, fantasticativo e arti-stico – che hanno dato vita alprogetto Itinerari metacreativi. Si tratta di una proposta trasver-sale, quella di intraprendere uncammino teorico-pratico che hadato origine a tante esperienze in-teriori, creative e ricreative, attra-verso incontri, laboratori, seminari,pubblicazioni. Un cammino chenutre anima e corpo, che va al di làdel pensiero intuitivo e dell’espres-sione artistica e, per questo, di-venta metacreativo (metacreativitàcome estensione del metapen-siero). Tante esperienze a cui tuttisono invitati; tanti itinerari per co-minciare a riprenderci i nostri spaziintuitivo-creativi, tante strade dapercorrere insieme.Per maggiori chiarimenti riguardantiItinerari metacreativi, per essere in-formati sulle nostre iniziative e sullenostre pubblicazioni seguite questoblog e la nostra pagina Facebook,oppure scrivete all’indirizzo [email protected]

https://itinerarimetacreativi.wor-dpress.com

C’èLa cultura deiTao... al

Fondo Verri,un audio libro

che è necessario acquistaree conservare nella propria

biblioteca per ascoltare la "fiaba" contadina

di Antonio L. Verri... e persostenere l'attività delFondo a lui intitolato.

La cultura dei Tao in una fotografia di Santa Scioscio

spagine della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0formazione

La prossima presentazione sabato 7 marzo a Lucugnano nella Biblioteca di Casa Comi

Itinerari metacreativitra pensiero intuitivo e pensiero creativo

Ad illustrare un opera grafica di William Morris (Walthamstow, 24 marzo 1834 –Hammersmith, 3 ottobre 1896) artista e scrittore britannico.

Fu tra i principali fondatori del movimento delle Arts and Crafts; è considerato l’ante-signano dei moderni designer ed ebbe una notevole influenza sull'architettura e sugli

architetti del suo tempo. Da molti è considerato il padre del Movimento Moderno,sebbene non fosse architetto egli stesso. Ha fondato uno studio di design in collabo-razione con l'artista Edward Burne-Jones, e il poeta e artista Dante Gabriel Rossetti.

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Parte lunedì 16 febbraio Meglio tardi che mai, il la-boratorio musicale per adulti a cura della musicista,compositrice Irene Scardia che si terrà presso Wor-kin’ Studio a Lecce. “Nel corso degli anni”, dice laScardia, “ho incontrato troppe volte persone animatedal rimpianto di non aver mai imparato a suonare uno

strumento e desiderose di capirne un po’ di più in fatto di musica.Persone ingoiate dal vortice della quotidianità o che, irretiti dallapaura di intraprendere un viaggio in un territorio difficile e scono-sciuto, inventano scuse di ogni tipo lasciando il desiderio ine-spresso.” Da queste osservazioni e dalla certezza che la musicapossa offrire grandi opportunità di sviluppo interiore e godimento a

qualunque età nasce questo speciale laboratorio che spiegherà agliadulti, come comprendere e fruire al meglio del linguaggio dei suonie che offrirà l’opportunità di praticare la musica uscendo dal ruolo diinerme ascoltatore ma entrando nel vivo dell’azione musicale.“ Il laboratorio si svolgerà nell’arco di 16 lezioni e sarà condotto daIrene Scardia in collaborazione con i musicisti “Workin’ Family”, trai quali Carolina Bubbico, Roberto Esposito, Roberta Mazzotta eAlessandro Dell’Anna. Per maggiori informazioni telefonare al 329.4123339 o scrivere [email protected]. Organizzazione a cura di Workin' Pro-duzioni gruppo di lavoro interno all’Associazione culturale "L'Orche-strina" di Lecce www.workinproduzioni.it.

spagine della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0

in agenda

O ggi, domenica15 febbraio,alle 18.00,presso la sto-rica LibreriaPalmieri, in via

Trinchese 62/a a Lecce, AlfredoAnnicchiarico presenterà il suonuovo romanzo "Dalla parte diIago" (Musicaos Editore). Intro-duce Daniela Palmieri, dialogacon l’autore Luciano Pagano.Il romanzo si apre su una scenainconsueta. L’auto di Iago è par-cheggiata sul ciglio della strada,nei pressi di un autogrill, immo-bile come la vita del protagoni-sta, non troppo al riparo dalflusso di veicoli e situazioni chelo possono travolgere, ma nem-meno al centro della carreg-giata, perché non si dica di luiche aspira a essere l'attore prin-cipale di ciò che gli accade in-torno.Inizia così una storia di cui rac-cogliamo i pezzi, uno a uno, ilrapporto con la moglie, dallaquale si è separato, la figlia,

Gaia, che Iago può incontraresolo una volta ogni due setti-mane e con la quale cerca di-speratamente di conservare unrapporto paterno, e poi Antonia,la sua nuova compagna e Ni-cola, il fratello amato: sono soloalcuni tra i personaggi delmondo che l’autore trasferiscesulla pagina, con precisione chi-rurgica, cercando di riconciliarel’innocenza di un’infanzia per-duta alla spietatezza dell’oggi.Alfredo Annicchiarico raccontala storia di un uomo giunto a unpunto di non ritorno, attraversoun deserto fatto di compromessi,in un’Italia dove oramai tutti, nellavoro e nei rapporti affettivi,hanno accettato tacitamente uncodice di comportamento sel-vaggio, che non lascia più unospiraglio all’umanità.Ritornare indietro, al punto dipartenza, forse è questo cheIago dovrà provare a fare per-ché la sua esistenza non vada infrantumi, senza dare nulla perscontato, fino all’ultimo istante.

Cose di Iago

in agenda

Alla Libreria Palmierila presentazione del romanzo

di Alfredo Annichiarico

La copertina del romanzo edito da Musicaos

Imparare a suonare,

meglio tardi che mai...

Una proposta di Workin’ Studioa Lecce a cura di Irene Scardia

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Teatro a 99 Centesimi, rassegna promossa dall’As-sessorato alla Cultura del Comune di Leccecon la di-rezione artistica di Carla Guido, è un cartellone nelcartellone divenuto negli anni uno degli appunta-menti più amati della stagione, un luogo d'incontro edi approfondimento sul lavoro di artisti e compagnie

locali e non, nella splendida cornice del Teatro Paisiello.

15 febbraio, ore 18.30Compagnia Teatrale La CalandraMEGLIO SEPOLTO CHE VIVOtratto da un racconto di Joel Egloffcon Federico Della Ducata, Piero Schirinzi, Donato Chiarello,Ester De Vitis, Antonio Giuri, Luigi Giungato, Daniela Manna,Piera Toraldoregia tecnica e foto Andrea RahoScenografia e illustrazioni Piero Schirinzicostumi Teresa Cardinalemusiche Federico Della Ducataregia GIUSEPPE MIGGIANO

In una grigia canicola salentina, di un’estate di non si sa quando,non accade nulla. Proprio nulla. Una noia mortale. Perché a Sco-gliano, o Scoglianò qual dir si voglia, non si muore neanche più. El’unica agenzia funebre presente, la Cazzato & figlio, muore d’ine-dia. Uccio, orbo da un occhio e il nuovo assunto Pippi, gli unici di-pendenti, non riescono neanche ad ammazzare il tempo, presi dalnulla. Poi accade che qualcuno muore, pace all’anima sua, e tuttosi rianima. O così sembra, perché il viluppo colloso permane e ral-lenta tutto, anche la nebbia.

28 febbraio, alle 21.00Associazione Nany MusicNAPOLI ED EDUARDO, TRA POESIA E DOLCI MELODIEdi PINO INGROSSOcon Pino Ingrosso – tenore, Carla Guido - attrice, Stefano Indino -fisarmonica, Nando Di Modugno - chitarra classica, Daniela Guer-cia – cori

Ascoltare le canzoni di Napoli vuol dire conoscere in pochi attimil’Anima di questa città, lo spirito, la filosofia, I sentimenti, i vizi e levirtù. A Napoli le tradizioni sono antiche e radicate, la musica èl’espressione più forte con la quale i napoletani riescono ad espri-mere ogni sentimento. A trent’anni dalla scomparsa di Eduardo,questo spettacolo gli rende omaggio concedendosi un tuffo nel ‘900napoletano’, attraverso i versi edoardiani incastonati, come permagia, nelle splendide melodie dell’epoca.

5 marzo, alle 21.00Thalassia VOCCAVERTALa vera storia di San Giuseppe da Copertinodi Francesco Niccolini con Fabrizio Puglieseregia di FABRIZIO SACCOMANNO, FABRIZIO PUGLIESEin coproduzione con il Festival Memoria Minerale – Mesagne2013

La grande storia di un piccolo uomo fuori dall'ordinario: Giuseppeda Copertino, santo. Una storia picaresca, comica, commovente eal tempo stesso raccapricciante: una vita complicata, un padresciocco e truffato dagli amici, quattro fratelli morti, una madre indu-rita dalla fatica e da una fede arida. Una storia che si dipana dalprimo Seicento, in un'età sfarzosa e sudicia, dove trionfano malattie

gravi, infezioni, una giustizia ingiusta, una Chiesa onnipotente euna vocazione sublime, l'amore bellissimo e assoluto di un giova-netto al limite dell'autismo che si innamora perdutamente de lamamma sua: la Madonna.

28 marzo, alle 21.00Associazione Lavori in corsoCHERCHEZ LA FEMMENoi donne non andiam bene per i poemireading concertcon Emanuela Gabrieli – voce, Carla Petrachi – piano, Mariarosa-ria Ponzetta – voce recitante, Alessandra Crocco – controvoce re-citante.

Donne alle prese col quotidiano, con il lavoro, con la famiglia, conl'amore.Donne con i piedi per terra ma con il cuore in sospensione e le far-falle nella pancia. Un omaggio a quelle autrici che hanno saputo far ridere e riflettere.Dall'ironia sulla donna all'antica di Franca Valeri al femminismo tra-volgente di Franca Rame fino ai più recenti sguardi su un rapportotra generi in continua evoluzione.

31 marzo, alle 21.00Compagnia Giovanni FranciMATTEO DICIANNOVE, QUATTORDICIcon FABIO VASCOe con la partecipazione di Valeria Nardellascritto e diretto da GIOVANNI FRANCI

Matteo Diciannove, quattordici: uno spettacolo confidenziale, in-timo, come una preghiera, in cui il giovane Matteo affronta i propridemoni, gli abusi subiti all'interno delle rassicuranti mura di un col-legio cattolico, il sesso, le paure... l'amore, probabilmente. Affermail protagonista: ‘Ognuno di noi ama come è stato amato’.

23 maggio 2015 ore 21.00Ass.ne Cult. AretèLA SERVA PADRONAintermezzo buffomusica Giovan Battista PergolesiLibretto Gennaro Antonio Federicocon Marco Piliego, Annalisa Ragione, Riccardo D' Ostunipianoforte M° Valerio De Giorgiregia FRANCESCA ROLLO

Serpina governa la casa del ricco scapolo Uberto con prepotenza.Per sfuggire ai suoi capricci, Uberto dichiara di avere intenzione disposarsi. Serpina vorrebbe diventare lei stessa la padrona di casae per ingelosire Ubaldo gli presenta tale Capitan Tempesta, comesuo spasimante (che in realtà è il servo Vespone travestito). Comeprevedibile tutto si risolve nel migliore dei modi. Sposando Serpina,Ubaldo trasforma la “serva” in padrona.

INGRESSO O,99 EURO

prevendita c/o INFO POINT Castello Carlo V da ogni lunedì pre-cedente lo spettacolo.

Info Castello Carlo V via XXV Luglio, Lecce - Tel. 0832.246517

[email protected]

spagine della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0in agenda

Il cartellone di Teatro a 99€

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musica

Da martedì 17 febbraio sarà di-sponibile nei negozi tradizio-nali, in digital dowload e nellemigliori piattaforme streamingPropolino, il nuovo albumdell’artista e compositore pu-

gliese Marcello Zappatore, conosciuto nonsolo come musicista, ma anche come attoreprotagonista del film a lui dedicato, uscito nel2008, “W Zappatore”, di Massimiliano Verde-sca.“Propolino”, come il precedente lavoro di Zap-patore, “La ciliegina sulla porta”, presenta neltitolo un gioco di parole; l’associazione di pro-poli e Topolino nell’immaginario artistico di Zap-patore da vita a una creatura fantastica, ilPropolino, un'ape con le orecchie da topo-lino, il protagonista della copertina dell’album.Un album composto da sedici brani originalitutti scritti da Marcello Zappatore; per questosuo ultimo lavoro discografico è affiancato daDario Congedo (batteria), Luca Alemanno (con-trabbasso), Fabrizio Palombella (basso), PacoCarrieri (piano) ed Emanuele Coluccia (sax).«Propolino è un disco che sembra un film: cat-tura la tua attenzione dal momento in cui leggii titoli, poi sei coinvolto dal suono, e infine vuoistare a guardare come va a finire» - raccontaJavier Girotto - «È un lavoro di grande qualità,suonato eccelsamente, pieno di classe e ironia,in cui gli arrangiamenti, l'interpretazione e l'im-provvisazione sono in primo piano».

Il nuovo album di Marcello Zappatore

sarà presentato al Fondo Verri di Lecce

mercoledì 25 febbraio, alle 21.00

Propolino

Giovedì 26 febbraio, alle 19.00, ilFondo Verri di Lecce ospita la pre-sentazione di Senza mai saperlo,secondo romanzo dell'autore sa-lentino Salvatore Caracuta appenauscito per Lupo Editore. Sembra

non aspettarsi più niente da nessuno, Livia. Ventiseianni, una laurea in Economia e un lavoro poco en-tusiasmante in un’azienda di Lecce che si occupadella vendita all’ingrosso di bevande e alcolici. Unrapporto controverso con la famiglia e poche ami-che con cui trascorrere le serate ed esperienzesentimentali deludenti. Ma un giorno, mentre è alleprese con il quotidiano controllo di documenti e fat-ture, inizia una strana relazione virtuale con Luigi,il responsabile delle vendite di una famosa cantinavinicola abruzzese. Prima uno scambio di mail, poifrenetici messaggi di testo dai loro cellulari. Nono-stante il legame matrimoniale, Luigi si lascia tra-sportare da questa particolare e inspiegabileattrazione e il loro rapporto neo-epistolare, diventa

quasi un bisogno, una necessità per entrambi e nonpiù soltanto un divertente gioco di seduzione.Quando Luigi decide di uscire finalmente dall’ano-nimato e dare un volto a Livia e una forma al loroincontro, una tragedia inaspettata distrugge l’idillio.Ma, a volte, è proprio nella disperazione che la vitariesce a trovare le motivazioni per risalire e sce-gliere il proprio percorso. Sullo sfondo di un'Italiache cambia, con la crisi alle porte e la tecnologiache s'accinge a dominare un'epoca, il romanzo, at-traverso digitazioni e linguaggi nuovi e scorretti,prova a raccontare la solitudine, l’indebolimento deirapporti e l’esigenza di essere, scoprire o diventarerealmente se stessi.

Salvatore Caracuta (1976), salentino, è un produt-tore ed organizzatore nel settore cinematografico.Ha collaborato con testate giornalistiche, radio e tvlocali. Senza Mai Saperlo è il suo secondo ro-manzo, dopo Scirocco, pubblicato nel 2010.

Senza mai saperlo

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spagine

“Rock Attitude - Film inVinile” è la rassegnadedicata alla passioneper la musica organiz-zata da Cineclub Fioridi Fuoco e Fondo Verri.

Un week-end di proiezioni, ascoltie incontri con appassionati, cultori,esperti e musicisti.In primo piano il progressive, ilpunk e il dark, tre generi musicaliche da decenni continuano a coin-volgere vecchie e nuove genera-zioni.Tra aneddoti, vinili rarissimi, me-morabilia, video introvabili e film diculto si parlerà senza censure delrock inteso come luogo dell’animadove ritrovare sensazioni forti trale pieghe di una canzone, nei sol-chi di un LP, nei risvolti di coper-tina.Ad aprire la rassegna, venerdì 27febbraio, sarà il progressive degliimmortali Genesis, King Crimsone Pink Floyd e delle mitiche bandnostrane Premiata Forneria Mar-

coni, Area, Banco del Mutuo Soc-corso. Faranno da guida due prog-ster d’eccezione: Gabriele DeBlasi, giornalista e collezionista, eil musicista Gianluca Milanese,con l’intervento di Marcello Spe-dicato.Sabato 28 febbraio arriverà il ci-clone punk. Sex Pistols, Clash egiù di lì sino ai giorni nostri, conl’introduzione di Sergio Chiari eMarcello Nitti e l’intervento del re-gista Carlo Michele Schirinzinell’inconsueta veste di fan del vi-nile.La rassegna si concluderà dome-nica 1 marzo con Luca Attana-sio, la Galleria Psicoattiva e lesonorità di Joy Division, Cure,Bauhaus, Siouxsie and the Ban-shees.

Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.leccefilmfest.it.

Ingresso con tessera Cineclub a 3 euro.Contatti: [email protected]

al fondo verridella domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0

Tre giorni di ascolti a cura del Cineclub Fiori di Fuoco

La musica nel sangue

Il Progetto Joyschool nasce per trasformare la scuola daluogo dell’obbligo d’imparare ad orizzonte della gioia di ap-prendere, contribuendo a costruire un “nuovo umanesimo” sucui fondare una “rinascita” dal basso delle comunità locali.Particolare importanza riveste il metodo naturale dell’appren-dimento descritto da Celestine Freinet (La scuola del fare –

Movimento di Cooperazione Educativa – MCE), fondato sull’os-servazione che fin dalla nascita i bambini imparano tutto sponta-neamente e gioiosamente. (...) La visione pedagogica diJoyschool si prefigge di riproporre in Salento le metodologie di-dattiche delle scuole del centro-nord Europa e mira a far acquisirea tutti gli alunni - nessuno escluso - le otto competenze chiavedell’Unione Europea: 1) comunicazione nella madrelingua; 2) co-municazione nelle lingue straniere; 3) competenza matematica ecompetenze di base in scienza e tecnologia; 4) competenza digi-tale; 5) imparare a imparare; 6) competenze sociali e civiche; 7)spirito di iniziativa e imprenditorialità; 8) consapevolezza edespressione culturale. In un contesto in cui tutte le disciplinehanno pari dignità, l’apprendimento dell’inglese informerà moltedelle attività vissute dai bambini( geografia, matematica, canto,teatro, attività motoria). La didattica di Joyschool è attiva e par-tecipata, in movimento e incidentale (dove ogni esperienza di vitadiviene occasione di apprendimento), aperta al mondo e a con-tatto con la natura (perché la vita èapprendimento e l’apprendimento avviene solo vivendo). Nella vi-sione pedagogica di Joyschool, la didattica laboratoriale costitui-sce la routine quotidiana e non l’eccezione, laddove i principalilaboratori attivabili sono quelli di: ♦ Scienze e Tecnologie multi-mediali; ♦ Giochi Logico- Matematici; ♦ Lettura e Scrittura; ♦ Lin-gue Straniere; ♦ Arti e Mestieri; ♦ Canto, Musica e Teatro; ♦Cittadinanza Attiva; ♦ Sport e Attività Motorie; ♦ Orto e Botanica;♦ Cucina.

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"Solvitur ambulando" Cammi-nando risolvo, trovo la solu-zione. Camminare puòessere un gesto rivoluziona-rio. Cammini e pensi. Cam-

mini e muovi il mondo. Non si trattasolo di fare un’escursione, ma di met-tersi in cammino e attraversare ilmondo, la storia e gli ambienti antro-pizzati con la massima apertura men-tale” così si legge nella paginaFacebook di “Maditazioni in Movi-mento” che propone per domenica 1marzo, il cammino “Il giardino megali-tico e i massi della vecchia”.

* * *Presenti in Spagna, Francia ed Inghil-terra e assenti in Italia tranne che inPuglia, i monumenti megalitici sonopiù numerosi nella provincia di Lecce,e all'interno di questa il maggior nu-

mero si trova all'interno del territorio diGiurdignano: ben 7 dolmen e 14menhir che fanno di questo paese dineanche duemila abitanti la capitaleitaliana del fenomeno megalitico.Nel corso dell'escursione si incontranoi più conosciuti dolmen e menhir, sitocca anche Masseria Quattro Ma-cine che, sorta su un antico casale di-strutto durante il medioevo, fuampliata in varie epoche, per esserepoi, ai nostri giorni nuovamente ab-bandonata.Il gruppo si spingerà fino a “I Massidella Vecchia” per conoscere “Lu lettote la vecchia” , “lu Furticiddhu te lavecchia de lu nanni”, il “piede di Er-cole”. Visiterà il frantoio ipogeo e lacripta del Salvatore.Al termine dell’escursione per chi avràpiacere, ci si recherà presso le cantine

Menhir a Minervino di Lecce per unaperitivo e degustazione di alcunedelle loro etichette (facoltativo, €6).

Note tecniche:La difficoltàdel percorso è media, lalunghezza del percorso è di circa 14Km; il dislivello, trascurabile; il tempodi percorrenza di 6 ore. La guida: Lui-gina Geusa 320/9771234.La quota di partecipazione è di € 9.Per i non soci +€10 per il tessera-mento e copertura assicurativa validafino al 31/08.L’attrezzatura richiesta: scarpe datrekking, pantaloni lunghi, pile, giaccaa vento, cappello, mantella da pioggia,ricambio completo (pantaloni, ma-glietta, calzini, scarpe), zaino giorna-liero con acqua e pranzo al sacco,macchina fotografica, torcia.

della domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0in agenda

Il giardino megalitico e i massi della vecchia

Spagine è un periodico di informazione culturale dell’Associazione Fondo Verri

esce la domenica a cura di Mauro Marinoè realizzato nella sede

di Via Santa Maria del Paradiso, 8.a , Leccecome supplemento a L’Osservatore in Cammino

iscritto al registro della Stampa del Tribunale di Leccen.4 del 28 gennaio 2014

Programma delle Attività Culturali della Regione Puglia2015 Artigiana - La casa degli autori*SpagineFondo Verri Edizioni

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copertina spaginedella domenica n°64 - 15 febbraio 2015 - anno 3 n.0

arte

9mesi fa pensavo che imparare una nuova lingua e usarla per lavorare, fosse qual-cosa d'insormontabile, lavorando pure con altre lingue... ma, oggi, che arrivo a pen-sare spontaneamente in francese, a dialogare con la gente, mi sembra davverosorprendente, specie quando vedo mia figlia comunicare, leggere e giocare in trelingue differenti. Allora comprendo che è davvero tempo sprecato lamentarsi chese hai ancora le forze per metterti in gioco: non smettere mai di provarci, perché la

vita potrebbe sorprenderti! Anche se pensi di tornare al punto di partenza, ma questa voltapoi essere certo di ripercorrere la strada con la tua compagna esperienza che ti offre maggioreconsapevolezza. Nessuno ti regala nulla e le cose non arrivano così per magia ma una cosaè certa, bisogna crederci. Non so dove la vita ci porterà un giorno, sicuramente nella stessadirezione dove tutti sono destinati a giungere, ma ho capito che quando si evita di pensare alfuturo e s'inizia a vivere il presente, le risposte arrivano da sole. C'est tout!

Milena Galeoto

F ino al 25 febbraio lagalleria Scara-muzza Arte Con-t e m p o r a n e apresenta la mostrapersonale dell’arti-

sta scultore e pittore italiano Ro-berto Barni. Scrive SilviaRecchia presentando la mostra:“Sono un abitante non tropposcontento di una modernissimaed effimera città del XXI secolo,dove gli abitanti sono riusciti adeliminare quasi tutti i dislivelli,per cui da ogni parte si può am-mirare un immensa pianura eogni altra città si può intravederesenza nessuno sforzo di fanta-sia. Solo le proporzioni e le di-mensioni di questa pianurarimangono incomprensibili.” R.BarniQuelli descritti da Roberto Barni,sono gli abitanti del nostro se-colo, irrimediabilmente intrappo-lati negli ingranaggi del tempo,consegnati alla vertigine dellaquotidiana minaccia di cadere.Protagonista indiscusso dellasua opera è il movimento: muo-versi a piedi, girovagare, allun-gare il passo, correre,arrampicarsi, scalare, riunire,mettersi in fila, sfilare.Si offre così copiosa la figura del“viandante”, un uomo completa-mente riassunto nel suo passo dimarcia. Un passo che sembrapossedere come sua prerogativaquella di cancellarne la meta, di

Scaramuzza Arte Contemporaneavia Libertini, 70 – [email protected] 3297325036

Abitanti del XXI secoloAlla Galleria Scaramuzza di Lecce la mostra personale di Roberto Barni

pensamenti

oscurarla. Dando così vita ad unandirivieni continuo ed alternatodove non è riconoscibile un inizio,ne una fine e richiamando con in-sistenza l'ombra del non senso edell'assurdo.Nelle “città effimere” delle operesu carta non sono distinguibili “di-slivelli”. Nozioni come destra e si-nistra, sopra e sotto, giusto osbagliato perdono qualsiasi signi-ficato. Uomini, animali e piantesono disposti in tutte le direzioni,diritti o a testa in giù, tanto cheogni elemento può essere osser-vato da qualsiasi lato. Come seciascun punto di osservazioneavesse egual valore.Gli uomini di Barni sono uominianonimi, che hanno perso il privi-legio di possedere un'individualità.Solo alcuni di essi conservano lacapacità di rivivere l'esperienza(almeno nei sogni) di contemplare“le montagne più alte” e “i mari piùprofondi”, di distinguersi dagli abi-tanti dell' “immensa pianura”.E in questo senso, nella sua vi-sione del mondo, l'arte apparecome “l'unico miracolo” tanto piùche essa dispone del potere di at-tribuire un significato al mondo”.

Roberto Barni è uno scultore epittore nato a Pistoia nel 1939 chevive e lavora a Firenze.