Spagine della domenica 37 0

14
spa gin e Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri Spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

description

Un numero di metà luglio che annuncia in copertina il debutto de il Matrimonio, spettacolo ispirato da una piece di Gogol per la regia di Salvatore Tramacere. In scena ai Cantieri Teatrali Koreja un gruppo di generosissimi attori ed uno strano cuoco pianista...

Transcript of Spagine della domenica 37 0

Page 1: Spagine della domenica 37 0

spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

Spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

Page 2: Spagine della domenica 37 0

spagine

Dopo la processione sacrilega,Mezzogiorno “sospeso a divinis”

Page 3: Spagine della domenica 37 0

della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

Parlar da Papadi Gigi Montonato

AOppido Mamertina inprovincia di Reggio Cala-bria i fanti, leggi Carabi-nieri, si sono stancati discherzare coi santi, leggiMadonna delle Grazie.

Quando la processione del 2 luglio si èfermata davanti alla casa di un anzianoboss della ‘ndrangheta per il rituale in-chino di rispetto, i carabinieri si sono al-lontanati. E che diamine! I santi – si sa –sono infinitamente misericordiosi, ma ifanti! Sono militari e rappresentano loStato, che dispone di misericordia limi-tata.Posta così, la questione sembra quasiuna cosa da don Camillo e Peppone insalsa calabra. Ma così non è. La cosa ri-schia di aprire o di riaprire vecchi conten-ziosi tra Stato e Chiesa, rischia di crearequestioni nella Chiesa stessa.Che cosa è accaduto, infatti, quest’annoa Oppido Mamertina che già non fosseaccaduto negli anni precedenti o che nonaccada abitualmente in tanti altri paesidel Mezzogiorno d’Italia? Niente. La pro-cessione, cui partecipano tra le tante au-torità anche i Carabinieri, si è fermatadavanti alla casa di un anziano malato,bisognoso di assistenza e di preghiere,che si dà il caso essere anche un vec-chio boss, ergastolano, agli arresti domi-ciliari per motivi di salute. Si è ripetutaun’usanza tra devozione e costume po-polari che si perde nella notte dei tempi.Ci si chiede: in questo caso verso il ma-lato o verso il boss? Probabilmente versoentrambi, dato che questa usanza vuoleche la processione di un Santo partico-larmente generoso di grazie, come è laMadonna eponima, si fermi davanti allacasa del sofferente per intercedere insuo favore presso il Padreterno. Come adire: «vedi, signor Domineddio, noi quisulla terra ci inchiniamo a questa per-sona perché la riteniamo meritevole di ri-spetto umano e di grazia divina».Ma quest’anno il maresciallo dei carabi-nieri della locale stazione ha detto “nonci sto” e ha abbandonato la processione

coi suoi sottoposti, riprendendo la scena“crimine”. Un bel gesto, che, nell’anno in cui si ce-lebra il bicentenario della fondazionedell’Arma dei Carabinieri acquista un si-gnificato particolare, anche se si prestaad una serie di considerazioni. Domanda: lo Stato ha voluto prendere ledistanze dalla Chiesa, con cui non puòcondividere atti di misericordia infinita, olo Stato si è assoggettato alla Chiesa chedi recente, col Papa e con alcuni vescovicalabro-siciliani, ha assunto nei confrontidelle organizzazioni mafiose una posi-zione di ferma condanna? Non si puònon collegare l’episodio, infatti, alle re-centi parole di scomunica del Papa neiconfronti dei mafiosi. Domanda che ne gemma un’altra: chi co-manda in Italia, la Chiesa o lo Stato?Deve essere chiaro che le Forze Armatedello Stato non devono farsi coinvolgerein usanze di devozione popolare dellaChiesa che possono sconfinare in reatidi oltraggio alle istituzioni. Nelle proces-sioni i Carabinieri non possono esseresolo di parata; se hanno anche una fun-zione di ordine pubblico allora devonoentrare nella gestione dell’evento. Nelcaso i due aspetti, parata-ordine, nonsono conciliabili, i Carabinieri non de-vono partecipare. Si incominci finalmentea concretizzare la separazione netta traStato e Chiesa, anche in simili aspettimarginali, ma non meno importanti e si-gnificativi. I cittadini italiani laici non possono cheplaudire di fronte al gesto del maresciallodei Carabinieri se è stato compiuto perprotesta nei confronti di una Chiesa cheha esigenze diverse da quelle delloStato; essi, però, hanno ragione di que-relarsi se i Carabinieri, sempre per ordinericevuto, hanno preso le distanze in lineacon le decisioni del Papa, dando l’im-pressione di dipendere dalla Chiesa. Ilproblema, infatti, prima non si era maiposto. I cittadini italiani cattolici devono fare unesame di coscienza. Devono decidersi

da che parte stare: dalla parte dellalegge di Dio e delle usanze religiose, cheportano perfino ad omaggiare un boss, odalla parte della legge dello Stato checolpisce i boss, sani o malati che siano,e li condanna?La chiesa, locale e romana, deve interro-garsi sul fenomeno nella sua dimensionetradizionale e sulle ultime esternazionidel Papa e di alcuni vescovi siciliani e ca-labresi. E qui il problema si complica. LaChiesa non può sovrapporsi allo Stato,altri sono i suoi compiti; e ciò sia nel beneche nel male. In specifico, l’interruzionetemporanea del cerimoniale relativo aisacramenti del battesimo, della prima co-munione, della cresima e del matrimonio,per evitare che con padrini e compari sirafforzino i legami sociali mafiosi, e la so-spensione delle processioni potrebberofare più male che bene alla tenuta so-ciale, alla Chiesa stessa. Sarebbe, infatti, come cedere alle orga-nizzazioni mafiose tradizioni di grande ci-viltà, di convivenza, di solidarietà.Cos’altro resterebbe da cedere allamafia, i cortei funebri? Si strapperebbe iltessuto sociale proprio in quel doppio-fondo di robusta tela che maggiormentetiene. Qui non è più lo Stato che rischia– peraltro è già abbondantemente scon-fitto se riesce a malapena a compensarel’acqua malavitosa che imbarca attra-verso le falle con quella che riesce a but-tar fuori col secchiello della magistratura– ma la Chiesa. Essa, infatti, con questoPapa si sta ponendo più come autoritàsecolare che come guida spirituale. IlPapa, che scomunica i mafiosi, che nonperdona i corrotti, che danna i ricchi, fi-nirà per essere un partito politico, che perdefinizione è parte di un tutto e divide in-vece di unire, disgrega invece di aggre-gare. Esattamente il contrario di quel chedeve fare la Chiesa. Ci riecheggiano an-cora nelle orecchie le parole di GiovanniPaolo II ai mafiosi in Sicilia: pentitevi!Verrà un giorno il giudizio del Signore!Questo è parlar da Papa.

Page 4: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

La vita degli incerti destini scorrecome fiume nel teatro del mondo. Suquesta terra di terra e sassi, noiumani percorriamo sentieri piani emalagevoli con i desideri nel cuore.Quante volte bramammo un’esi-

stenza placida, in grado di confortarci e di rappor-tarci armonicamente con l’altro? Scrutammo con passione il nostro simile per cat-turare atomi d’eterno. Sempre corteggiammo lavita, rosso sangue, infiammato sole, ragione in-tima, irrinunciabile diritto. Il “diritto alla vita” è unamansione primaria, umanissima, perché com-prende la gioia, il dolore, l’ebbrezza dell’amore, ladolcezza delle melanconie, la salita vertiginosa, lacaduta rovinosa. Il “diritto alla vita” si valuta con lavita e con il sudore, con la pioggia, con l’ansietàdelle anime erranti, avvezze a percorrere le stradedell’alterna ventura. Di certo, il “diritto alla vita”, inogni sua accezione, non dovrebbe mai essere ar-gomento di facile e demagogica propaganda elet-torale o scimitarra ideologica da sguainare e damaneggiare impropriamente per abbattere il “ne-mico” o tematica da mortificare in accessi, super-ficiali e avvilenti talk show televisivi. In passato,l’improvvido tentativo di qualche più o meno tito-lato politico di cavalcare l’onda emotiva di alcunedelicatissime questioni bioetiche (pensiamo, perun attimo, al caso Welby o a quello di Eluana En-glaro) smascherò da subito l’ingannevole manti-glia: è evidente che è ingenuo giocare con la vita,con la morte, sperando di accaparrarsi un certoconsenso. Ogni cittadino conosce il perimetro di svolgimentodell’esistenza. Il bipolarismo etico, inventato adarte per frammentare gli italiani, ha il passo mal-fermo: ognuno di noi sa distinguere il giusto dal-l’ingiusto. Non ha alcun senso ontologicoappiccicare alla vita le connotazioni rigide della“sacralità” e della “qualità”, come se esse fosseronecessariamente due categorie inconciliabili, an-titetiche. Siamo uomini di questo mondo e sap-piamo che la nostra esistenza è un continuum,una catena di centomila rapporti intimi, irripetibili,unica nei vari accadimenti: essa appartiene a noi,al nostro buon senso, ai nostri familiari, ai nostriamici cari. Il “diritto alla vita”, a varie latitudini, so-vente viene negato, fatto a pezzi. Dal Siria a tantiPaesi del Centroafrica, dall’Iraq al Sudan, leguerre fratricide e intestine squarciano le membradi poveri civili, carne da macello. Uomini, donne ebambini sacrificati su poco nobili altari. Eppoi, nelleepocali trasmigrazioni di disperati migranti, pietàè morta. Quotidianamente notizie crudeli narranodegli ultimi della Terra, che traversano il mare no-stro, alla ricerca d’un po’ di pace, e che soventetrovano la tomba in un malvagio, insensibile uterod’acqua. Quante volte il “diritto alla vita” viene di-satteso, tradito. La popolazione carceraria italiana,

che sopravvive a stento in celle malsane e sovraf-follate, non meriterebbe maggiore cura e atten-zione? Nelle poco accoglienti prigioni la gente,talvolta, si suicida. Ogni essere umano relegato aimargini della società, che con atto estremo e vio-lento decide di farla finita, è una macchia nera chedeve instillare un senso di colpa in ognuno di noi.Perché non prevedere una qualche forma di am-nistia per certi reati, visto che i povericristi paganoanche il conto dei ricchi e dei potenti, quelli cheviaggiano eternamente in prima classe e godonoda sempre d’una amnistia legalizzata strisciantee volgare? Perché non interrogarsi sull’immensapopolazione di stranieri nei nostri fatiscenti peni-tenziari? Possibile che siano tutti pericolosi “cri-minali”? Perché non capire, una volta per tutte,che i tossicodipendenti, i disagiati mentali, i siero-positivi, i malati in genere, le donne incinte o conbambini al seguito, devono necessariamente go-dere di forme alternative di pena? “Diritto alla vita”completamente calpestato, in tanti Pesi delmondo, da quelli dittatoriali a quelli democratici,dall’inumana e ferina pena di morte. Nell’America,culla di diritto e di libertà, accade ancora che ad-dirittura uomini affetti da gravi malattie mentalivengano condannati all’iniezione letale. La penacapitale, nonostante l’approvazione all’Onu dellamoratoria universale del dicembre 2007, è ope-rante, fa scempio della civiltà. Essa è la massimaviolazione della Carta dei diritti umani, la più aber-rante offesa alla comunità. In Occidente siamomaestri d’eloquenza. Quante volte da paludati pal-chi politici s’è levato alto il monito: “La vita è sacrae inviolabile”. Ma la vita di tutti i giorni è quella cheè. I potenti non la rendono sacra, né inviolabile.Dalle emergenze climatiche che affliggono l’eco-sistema Terra alla crisi avanzante dell’economiaiperliberista, fino alla lenta agonia del sistema so-ciale che naviga sulle creste di palesi sperequa-zioni e ingiustizie, si può definire un unico dominiodi malcontento. Da cittadini di questo villaggio globale, vorremmoribadire che, nonostante le manchevolezze istitu-zionali, è necessario più che mai sancire il predo-minio della politica sull’economia. Non si possonotrattare la politica e l’etica come ancelle, violente-mente espulse dai meccanismi sociali. I potenti, avolte, non sanno tutelare adeguatamente l’uma-nità, non sanno proteggere il sacrosanto “dirittoalla vita”. Non sono come i “visionari” e i poeti, cheriescono a tratteggiare la vita con incanto, con de-licatezza e leggerezza. Pablo Neruda scrive: “Vita,i poveri poeti ti credettero amara, non ti tolsero dalletto per portarti nel vento del mondo. Vita, tu seibella come la mia amata e fra i seni hai odor dimenta. Vita, sei una macchina piena, felicità,suono di tormenta, tenerezza d’olio delicato. Lavita aspetta tutti noi che amiamo il selvaggioodore di mare e di menta che ha fra i seni”.

Contemporanea

il bipolarismo eticoContro

di Marcello Buttazzo

Page 5: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

Attitudini

Fra il 1994 e il 2005 venne decimato ilClan Campana, notissimi esponentidi primo piano della Sacra CoronaUnita vennero arrestati. Da quelleoperazioni si passò alla confisca deibeni. Colpire le mafie negli interessi,

nei loro feudi, espropriare i criminali nella palesedimostrazione di potenza fatta di terreni, masserie,ville, beni, è il modo più potente per combattereuna battaglia che altrimenti non porterebbe danessuna parte. E proporre quei beni confiscati adutilizzi socialmente ed economicamente utili per iterritori sottomessi da una criminalità bieca e as-sassina è uno schiaffo non solo ai mafiosi, ma atutti coloro che pensano che “mafia è bello”, chedicono che “la mafia dà lavoro” senza tenere contodei danni sociali, etici, morali ed economici cheprocura. Purtroppo ancora oggi assistiamo quotidiana-mente ad episodi inquietanti: auto e case che bru-ciano, sparatorie in vie cittadine trafficate, negoziche vanno a fuoco, contrabbando di sigarette espaccio di stupefacenti organizzato e gestito daimafiosi, sale per gioco d’azzardo “legale” gestiteda prestanome dei mafiosi stessi, che servono perriciclare denaro sporco e per praticare l’usura. As-sistiamo a collusioni anche con la politica, parla-mentari arrestati e condannati, ex ministri cheaiutano la latitanza di boss di mafia e via dicendo. Però esistono persone che credono alla possibilitàdi un riscatto etico, morale, sociale ed economico,esistono ragazzi che lanciano sfide, e rendono i

terreni confiscati veri luoghi di legalità, di lavoro.Producono vino, taralli e tutto ciò che questa me-ravigliosa terra offre. La Cooperativa Terre di Pu-glia Libera Terra, a Mesagne, è fatta da ragazziche rischiano, che si vedono i raccolti incendiatidai servi dei boss che poi, magari, si ritrovano albar sotto casa a vantarsi delle loro gesta. Però nondemordono, i ragazzi, e proseguono a fare im-presa pulita, trasparente, tutto alla luce del sole. Così i beni confiscati al clan Campana, la masse-ria Canali, è diventata Masseria Didattica. “Ab-biamo speso moltissimo per ristrutturare” oltre unmilione di euro, ma ne è valsa la pena, ora in queilocali ci sono sale computer, una cucina attrez-zata, c’è un orto con essenze mediterranee ecampi dove si coltiva grano, e c’è tutto l’occor-rente per accogliere e fare didattica, insegnare edimparare. Si insegna lavoro pulito e legalità. Lo scorso 10 giugno la Masseria Canali è statainaugurata. C’erano autorità, forze dell’ordine,c’era Don Luigi Ciotti. “Si può fare” ha detto e ri-petuto. Già, si può veramente fare. La mafia puòessere combattuta e alla lunga vinta e sconfitta.Oggi che le mafie si sono espanse al nord, chedominano appalti e affari, è più che mai necessa-rio fare dei beni confiscati ovunque regni di lega-lità.E sarebbe indispensabile che i legislatori uscis-sero dal loro opportunismo ed estendessero laconfisca dei beni anche ai politici corrotti. Sembrafantascienza, anche allora lo sembrava, si puòfare!

Si può fare!

A Mesagne, la Masseria Canali, confiscataal clan Campana, è diventata Masseria Didattica a cura della Cooperativa Terre di Puglia Libera Terra

Ecco il calendariodei Campi Antimafia 2014

Legalità

di Gianni Ferraris

Page 6: Spagine della domenica 37 0

spagineNei corridoi dell’Accademia di Belle Arti di Leccela mostra di Ania Irimies e di Valentin Ionescustudenti in Italia con il Programma Erasmus

“Generazione Erasmus” queste due parole in que-sti ultimi tempi sono diventati una sorta di mantraripetuto ossessivamente da politici nella speranzadi entrare nelle teste distratte di ascoltatori televi-sivi, radiofonici, internauti, etc.“Sì, ok” direbbe l'uomo della strada, di fatto poi noncosì distratto e smemorato, “ma dove ci voglionoportare queste parole?”. Le parole non seguite daifatti sono solo slogan e generano aspettativeprima e grandi delusioni poi. Questa sensazionediventa ancora più grande e sgradevole allor-quando si ha a che fare con i giovani tanto più seartisti.Una risposta fattiva e positiva in questo sensoviene invece da una recente iniziativa svoltasi neicorridoi dell'Accademia di Belle Arti di Lecce fra il1° e il 7 luglio.Parliamo in particolare di una mostra ideata e cu-rata dal professore Franco Contini dal titolo“Creative Attitudini” nella quale sono stati coin-volti due giovani artisti rumeni, Ania Irimies e Va-lentin Marian Ionescu, venuti in Italia proprio conil Programma Erasmus. In sintesi, l'obiettivo diquesta mostra e di un progetto più ampio descrit-toci nell'intervista dal professor Contini, è quello divalorizzare le esperienze dei giovani artisti “Era-smus” a cominciare dalla divulgazione della lororicerca artistica.

Franco Contini è titolare di cattedra di Pittura al-l'Accademia di Belle Arti di Lecce. Ha insegnatoin quelle di Palermo, Reggio Calabria, Sassari eBari. Ha diretto l'Accademia di Belle Arti di Mes-sina, legalmente riconosciuta. Ha esposto le sueopere in varie città d'Europa, in America e in Asia. Per il centenario dei Ballets russes ha eseguito nel2012 la scenografia pittorica per Petrouchka, diIgor Stravinsky, allestita al teatro Châtelet di Parigie, nel 2013 la scenografia per Le sacre du Prin-temps, sempre di I. Stravinsky, al teatro del Con-servatoire National Supérieur de musique et dedanse di Parigi.

Professore, ci descriva quali sono le caratte-ristiche principali di questa mostra, quelle deidue artisti e ci spieghi, infine, perché i due gio-vani sono stati selezionati per questa inizia-tiva.

"Creative Attitudini" è il titolo di un progetto in viadi definizione volto a dare visibilità, con delle espo-sizioni periodiche, all'attività dei docenti e degli stu-denti che si muovono tra le Accademie di Belle Artieuropee, nell'ambito degli obiettivi del ProgrammaErasmus.Nello specifico, è orientato ad avvalorare l'attivitàdi due studenti provenienti dall'Università di Arte eDesign di Cluj-Napoca, in Romania: Ania Irimiese Valentin Ionescu. Studenti in mobilità Erasmus.Hanno frequentato il nostro dipartimento di pitturadell'Accademia di Belle Arti di Lecce nel correnteanno accademico e, in quattro mesi circa di per-manenza, hanno prodotto una considerevolequantità di lavori, meritevoli per l'impegno profusoe per i risultati raggiunti che, tra l'altro, hanno faci-litato la selezione delle opere.Nell'esperienza di Irimies ma, anche di Ionescu,l'interesse per la rappresentazione figurativa cedeil passo alla sperimentazione. Prevale una fortevolontà di andare verso l'astrazione per sondarealtri modi-mondi possibili.Irimies, affronta la materia pittorica facendola flut-tuare e scorrere sulla superficie. La lascia poi rag-grumare vincolandola, ancora una volta e, perquanto astratta, ad una forma.Ionescu, smonta le convenzioni lessicali prece-dentemente codificate per assecondare l'autono-mia della pittura. Fa scivolare il coloresottoponendolo al gesto liberatorio che lo sganciadefinitivamente dal debito formale.

Lei ha fatto riferimento al "Progetto Erasmus"e alla sua idea di organizzare delle mostre checoinvolgano gli studenti italiani e non. Ci po-trebbe spiegare meglio questo suo progetto?Il progetto prevede la condivisione e la partecipa-zione delle Accademie già "partners Erasmus" diquella di Lecce per l'organizzazione di eventiespositivi ma, non solo, che puntino alla divulga-zione, alla comprensione delle culture e a contri-buire al consolidamento del senso diappartenenza europeo.Pensiamo che l'attitudine a "creare" rende visibilela forma più alta e più autentica dell'espressionedel pensiero artistico e della bellezza. Diffonderel'operato degli artisti-docenti e quello degli allievivuole dire anche favorire e incentivare la cono-

scenza tra i Popoli. Ciò può essere realizzato at-traverso l'interscambio tra le Istituzioni già partnerse quelle che lo saranno in futuro.

Dove si terranno le mostre e con quale fre-quenza? E' pensabile il coinvolgimento di altreistituzioni? Le mostre potrebbero avvenireanche in altri paesi stranieri fra quelli coinvoltinei progetti Erasmus?Ogni Accademia o Università ha luoghi deputatiad ospitare mostre o convegni. Una programma-zione altalenante potrebbe coinvolgere, a turno,tutte le Nazioni con una frequenza da stabilire.È pensabile ma, è anche auspicabile, il coinvolgi-mento di altre Istituzioni, sia pubbliche che private.Istituzioni museali, per eventi di più ampio respiro,ma anche, gallerie d'arte private attente, soprat-tutto, a capire verso quale direzione va l'arte gio-vane.Per quanto riguarda i Paesi da coinvolgere comin-ciamo con quelli che sono già partners dell'Acca-demia di Belle Arti di Lecce. Poi penseremo ancheagli altri.A tal proposito aggiungo che esiste a Cluj unagrande struttura industriale cosiddetta "Fabrica depensule", una vecchia fabbrica di pennelli (ironiadella sorte, l'arte che salva i suoi strumenti?), di-smessa e destinata dal proprietario, in un primotempo, alla demolizione. Oggi, i riflettori del mondosi sono accesi su questa fabbrica poiché è statadata in affitto agli artisti che ne hanno fatto unluogo di creatività per eccellenza. Studi e saleespositive si alternano per più piani. Molti degli ar-tisti, che qui hanno lo studio, si sono formati all'Ac-cademia di Cluj ed alcuni cominciano ad averericonoscimenti internazionali come Andrei Ciurda-rescu e Serban Savu, solo per citarne alcuni tra ipiù giovani. Insomma, il fermento artistico ad Estdell'Europa è certo.

Lei recentemente ha tenuto un ciclo di lezioniin Romania. Che tipo di differenze ha riscon-trato fra la situazione italiana e quella rumena?All'Università di Arte e Design di Cluj-Napoca hoavuto modo di conoscere ottimi artisti-professoriche, cosi come accade anche da noi, danno tuttoattraverso la didattica. Dal Presidente Prof. JoanSbârciu, già Magnifico Rettore dell'Università di

CreativeAttitudini

di Fabio A. Grasso

L’intervista al curatore Franco Contini

Page 7: Spagine della domenica 37 0

della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

Cluj, al Direttore del Dipartimento di Pittura Prof.Nico Man, dalla Prof.ssa Ioana Olahut al Prof.Bercea, dal Prof. Muresan alla Prof.ssa DoinaIenei che riveste, in maniera encomiabile, ancheil ruolo di responsabile dell'Ufficio rapporti Interna-zionali.Gli studenti, da parte loro, come tutti gli studentiche scelgono questo tipo di formazione, si distin-guono per essere assidui e costanti frequentatoridei laboratori e sono portati ad essere, natural-mente e per attitudine appunto come recita il titolodel progetto, creativi sensibili.Nei loro confronti, i nostri, sono penalizzati dal re-centemente diminuito numero di ore di lezione de-dicate alla pratica.A tal proposito, colgo l'occasione per ribadire ad"alta voce" che non è più tollerabile che ad una

Istituzione Accademica Statale si riducano in ma-niera drastica le ore di lezione destinate alle ma-terie di Corso in favore di un aspetto teorico cheè, si, necessario per questa tipo di formazione ma,non oltre una certa soglia e, soprattutto, a scapitodella pratica.Se provassimo a cancellare, con un solo colpo dispugna, l'arte dalla storia di un Popolo, i secoli di-venterebbero bui. Un Paese come l'Italia ha unastoria e una tradizione da salvaguardare se vuolesperare di illuminare il futuro. Ciò vale, in partico-lare, per la nostra terra salentina, da sempre vo-cata all'arte. La Grotta dei Cervi è un fattoindiscutibile, tanto quanto quello che uno nostrostudio sta evidenziando e cioè che nell'Abbazia diDan Nicola di Casole, presso Otranto, già nel XIIsecolo si praticava Accademia di Pittura. Nei fatti,

i monaci erano, secondo Regola, dediti non soloalla preghiera e alla meditazione, non solo a com-porre musica liturgica e ad insegnare teologia e fi-losofia, non solo alla trascrizione di manoscritti,pratica per la quale sono maggiormente conosciutima, si dedicavano anche, secondo Regola (è im-portante ripeterlo), a lavori di "composizione pitto-rica", come ci rivela un manoscritto finito di copiaredall'Abate Nicola nel settembre del 1173.Una vera e propria scuola, dunque, probabilmente"influenzata stilisticamente" ma che operava au-tonomamente.Questa è la prima e la più antica attestazione ver-gata consapevolmente e in maniera deliberatadella pratica pittorica salentina. Prenderne atto cifa ben sperare.

Arte

Ania Irimies, Il mezzo è il messaggio. Smalti su cartoncino Ania Irimies, Il mezzo è il messaggio, particolare Ania Irimies, Rosso e nero, interazione. Olio su tela

Valentin Marian ionescu, Senza titolo 1 Valentin Marian Ionescu, Senza titolo 2

Ania Irimies

Valentin Marian Ionescu

Ania Irimies è nata a Bistrita-Nasaud in Romania, dopo gli studi di economiaha intrapreso quelli d’Arte presso l’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca.Dal 2009 ha iniziato a esporre in mostre collettive e concorsi, ricevendo premi

e riconoscimenti. La sua prima personale è a Cluj-Napoca nel 2011, dal titolo“Fragmentarium”. Nel periodo del progetto Erasmus presso l’Accademia diBelle Arti di Lecce, ha partecipato a due mostre collettive a Bari, presso il Pa-

lazzo della Provincia e a Lequile, nel Palazzo Comunale. A completamentodel progetto ha realizzato la mostra personale “Creative Attitudini” negli spazidell’Accademia di Belle Arti di Lecce, a cura del professor Franco Contini.

Valentin Marian Ionescu è nato a Pitesti, Romania il 2 giugno 1982. La suaformazione artistica inizia negli anni del Liceo di Arte "Dinu Lipatti" Pitesti. Peralcuni anni si dedica all'architettura ma poi rendendosi conto che non era lasua strada, decide d'inscriversi all'Accademia di Belle Arti e Design, Cluj-Na-poca, al corso di pittura, dove ora frequenta il secondo anno. La sua ricerca

artistica ha come oggetto principale la rappresentazione della materia. L’operascaturisce da vari strati di colore, allusivi di piani e profondità, che danno vitaa zone materiche e motivi astratti.Mostre recenti (2013) The Cutting Edge 2ndedition - International Youth Exchange, Belis, Cluj (Romania) Art camp -TheCutting Edge 2nd Edition, Belis, Romania, 5-14 August 2013. Dobrogea and

Black Sea Art camp, Constanta (Romania) Art camp -Dobrogea and Black Sea,project organized by Pontul Euxin Association, Constanta Art Museum Cluj-Napoca, Cluj-Napoca (Romania) Group exhibition - Cutting Edge 2nd Editionorganized by Art Act Cultural Association and Museum of Art Cluj-Napoca

Page 8: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

I l ritratto è una delle più potenti e convin-centi espressioni di una persona, sorpresain un momento intimo, emozionante eanche suggestivo. Ogni componente fisicadel viso nasconde i dettagli di una storia,un racconto fatto dagli occhi, dalla forma

del naso oppure dall’espressività delle labbra.Questo equilibrio esiste e rimane interessante ecostruttivo anche quando le forme del viso sonorappresentate in una maniera concisa, lasciandoa parte il dettaglio anatomico e evidenziando leloro caratteristiche in una forma semplice e sin-tetica. Possiamo dire senza equivoco che l'indi-vidualità di una persona, sorpresa in un quadrorealistico e dettagliato, può essere contenuta inuna rappresentazione astratta della stessa fi-gura.Per ottenere risultati di qualità superiore, ho uti-lizzato un computer per identificare più facil-mente i contorni del viso, le forme di interessedate dal colore e la differenza d’intensità dellaluce .Applicando un algoritmo di elaborazione delleimmagini molto popolare chiamato "watershed"ho analizzato alcune foto cercando espressività,contrasto tra colori e diversa esposizione, ele-menti che analizzati dal computer esprimerannouna storia nascosta e interessante del viso.L’algoritmo "watershed" tratta l'immagine comeuna mappa topografica in rilievo, dove ogni sfu-matura di colore è considerata un’altitudine. Adesempio, nel caso delle immagini in bianco enero, le tonalità dal grigio scuro fino al nero rap-presentano colline o forme geografiche più alterispetto alle tonalità di grigio chiaro e bianco.In tale configurazione, una goccia d'acqua saràposizionata nel più profondo (depressione) postosulla mappa, praticamente trovando un minimolocale per ogni configurazione.L'algoritmo separa il contenitore dal contenuto,segmentando l'immagine in aree di interesse,aree rappresentate da una miscela di elementistrutturali come il colore, la posizione, l'intensitàe non solo dalla geometria.La qualità dell'immagine influenza l'esito, ma l'al-goritmo stesso contiene molti passi che a lorovolta producono un'immagine più o meno signi-ficativa in termini di composizione, in modo chel'artista ha a disposizione una vasta gamma dirappresentazioni dello stesso ritratto.Il metodo di lavoro si sviluppa partendo dall’in-contro con un’immagine, spesso casuale. Se diquell’immagine mi ha colpito un particolare, unaforma o più spesso una superficie o un insiemedi colori, allora mi pongo di fronte al supporto pit-torico con il ricordo di quelle sensazioni e, liberadalla rappresentazione oggettiva, estrapolo so-lamente l’essenza di quell’immagine, quellaparte segreta che si è sviluppata nel mio intimoe che solo io posso conoscere a fondo. Questomio grande segreto è esente da spiegazioni ra-zionali, l’unica possibilità di interazione con glialtri è nell’eventuale trasmissione di sensazionisimili.

Tratto da un testo di ANIA IRIMIESad illustrare una sua opera

Dal ritrattoall’astrazione

L’algoritmo “watershed”, l’alleato

Arte

Page 9: Spagine della domenica 37 0

Lago di luce e di paroleFondo Verri P

residio del libro di Lecce

Viaggionella poesia mediterraneacontemporanea

Meli Hajderajvoce

Andreina Caponechitarra

Ofelia Eliaviolino e mandolinoEmanuela Salinaro

percussioni

Simone GiorginoPiero Rapanà

voci recitanti

concerto recital

Programma delle attività culturali della Regione PugliaArtigiana-La Casa degli Autori

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0Poesia

Lunedì 4 agosto a Galatina,in Piazza Orsini

e giovedì 7 agosto a Nardò,in Piazza Salandra

il debutto del recital dedicato ai poeti del Mediterraneo

prodotto dal Fondo Verriper Artigiana - La casa degli autori

La scrittura, la poesia, è “cat-tura del soffio”, matrice chedà corpo e sostanza all’im-materialità. C’è un pensiero,un’idea e poi un movimentodi mani, di corpo, di anima, di

voce che mette le parole in vita. C’è una geografia ideale che dal Salentomuove verso il Mediterraneo. Il territorio,la sua natura. Il vento, il cicaleccio dell’ar-sura estiva, le solitudini, i clamori dellafesta, le paure, le lontananze, i rifugi do-mestici… materia di una lingua che conti-nuamente si è fortificata di esperienzecapaci di valicare il soffoco dell’apparte-nenza per volgersi al Mondo.Quel soffio, le lingue di quel soffio, sarannola materia di un nuovo omaggio del FondoVerri a chi ha saputo interpretare la pietra,il vento e il mare, le strade di polvere e idolori delle malinconie consumate al soledel grande mare che ci fa fratelli: il Medi-terraneoQuesto il pensiero, il motivo di Lago diluce e di parole. Viaggio nella poesiamediterranea contemporanea, un con-certo-recital incentrato su una selezioni dicanti della tradizione popolare mediterra-nea e sui versi scritti da autori provenientida vari Paesi del bacino del Mediterraneo(con una particolare attenzione alle poe-tesse) con l’intento di stimolare la cono-scenza e il dialogo tra realtà culturali(apparentemente) lontane fra loro per rin-tracciare radici comuni attraverso la paroladetta e cantata. Una poesia che si propone di scavalcareogni frontiera per scoprire il valore e ilsenso del viaggio, dell’ospitalità, della ge-nerosità, proponendo una visione del Me-diterraneo alternativa a quella cui siamoabituati: il Mediterraneo teatro di conflitti,di barriere, di tragedie del mare e di feroceindifferenza.Dalla poesia emerge un Mediterraneo spa-zio dell’incontro delle diverse realtà cultu-rali al fine di favorire lo scambio creativofra i popoli e di cercare un’identità attra-verso le diversità delle tradizioni letterariee musicali, favorendo così la convivenza eil rispetto reciproco fra i popoli legati dallacomune appartenenza a questo straordi-nario spazio geografico e culturale.In scena: Meli Hajderaj voce, AndreinaCapone chitarra, Ofelia Elia violino emandolino, Emanuela Salinaro percus-sioni. Voci recitanti Simone Giorgino,Piero Rapanà.

Page 10: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

N ella chiesa parrocchiale di Salve (Lecce)è custodita una statua lapidea raffigu-rante sant'Antonio di Padova (foto 1).Tale opera è stilisticamente attribuibile(questa è l'ipotesi qui presentata) conbuona probabilità allo scultore alessa-nese Placido Boffelli (1635 – 1692). La

statua, attualmente conservata nella sagrestia, finora èstata attribuita dalla storiografia in modo poco convincenteallo scultore gallipolino Vespasiano Genuino (1552 -1637). Un confronto fra la statua del Santo di Padova(Salve) e quelle dello scultore di Gallipoli sembrerebbe,infatti, non confermare tale ipotesiAl contrario un confronto (foto 2) fra il volto del sant'Anto-nio di cui ci occupiamo e altre opere di P. Boffelli (in parti-colare qui si è scelto il volto della statua laterale sinistra -raffigurante san Tommaso d'Aquino- che è nell'altare delCrocifisso collocato nella stessa Matrice di Salve e attri-buito a ragione dalla storiografia allo scultore alessanese)lascerebbe propendere per l'ipotesi che in questo articolosi avanza.Oltre al già ricordato altare del Crocifisso - datato 1683 –nella stessa Matrice di Salve andrebbe ricordata la pre-senza di due angeli inginocchiati, pure attribuibili a PlacidoBoffelli, oggi collocati ai lati di un altare tardo settecente-sco del lato sinistro della chiesa entrando dalla porta mag-giore. A quanto detto sembra plausibile aggiungere,compatibilmente con la leggibilità consentita dallo statoconservativo delle opere prese in esame, due altri angelipure inginocchiati (molto simili a quelli presenti a Salve) iquali sono stati reimpiegati in tempi più recenti in un Cal-vario collocato a Poggiardo (Lecce) in Via XXIV Maggio n.2 (foto 3, nell'immagine a destra e sinistra i due angeli diSalve, al centro uno dei due di Poggiardo). Sempre a Pog-giardo, infine, sul lato destro della chiesa madre è lachiesa dell'Immacolata, sull'architrave della cui porta mag-giore, al centro, è scolpito il volto di un cherubino (foto 4)che, sempre stilisticamente, ricorderebbe quanto di ana-logo è nelle opere dello scultore alessanese. Un partico-lare ringraziamento, per la sua disponibilità nel favorirequesta ricerca, è da rivolgere al parroco della chiesamadre di Salve Don Lorenzo Profico.

Le cosedi Placido

di Fabio A. Grasso

Foto 1 La statua di Sant’Antonio di Padova a Salve

L’arte di costruire la cittàA Salve lo scultore alessanese Boffellie una statua di sant'Antonio di Padova

Foto 2 Confronto fra i volti

Foto 3 Confronto fra angeli

Foto 4 Il volto del cherubino

Page 11: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

Come è noto, a Castro, la Perladel Salento, si staglia sulla viaVittorio Veneto - sboccantenella rinomata e testé ricostruita“Piazzetta” ossia a dire il fulcropulsante della marina - un im-

ponente edificio risalente agli inizi del 1900 esorto grazie alle disposizioni testamentarie diun facoltoso e generoso cittadino della vicinalocalità di Ortelle, Francesco De Viti.La struttura in discorso, denominata, giustap-punto, Istituto De Viti, è stata adibita, per circamezzo secolo a vari servizi di utilità sociale col-lettiva, in particolare a beneficio dei ragazzimeno abbienti.Esempio prevalente, l’utilizzo come coloniaestiva, dove sono stati accolti, agli inizi, giova-nissimi orfani di combattenti della prima guerramondiale, poi gli ospiti dell'orfanotrofio maschiledi Ortelle, quindi gli alunni delle scuole dell'ob-bligo del medesimo paese, sempre con prioritàper le famiglie in condizioni povereServizi, affidati alle cure di un gruppo di suoree di un sorvegliante di sesso maschile.E però, a un certo punto, vuoi per il cambia-

di Rocco Boccadamo

mento dei tempi, vuoi a causa di altre più mo-derne e preferite iniziative similari sorte nellazona, il pur prezioso ruolo dell’Istituto si è an-dato inaridendo, cosicché il complesso ha finitocol chiudere i battenti, rimanendo per diversi lu-stri abbandonato, con grave rischio di degradoe pregiudizio della sua stessa stabilità e agibi-lità.Per fortuna, qualche anno addietro, grazie a unprogetto cofinanziato con il Fondo europeo disviluppo regionale, sono stati avviati consistentilavori di ristrutturazione radicale dell'edificio,con l'obiettivo di adibirlo, di qui in avanti, all'ac-coglienza di persone fisiche impedite e versantiin condizioni d’abbandono sociale.Il relativo cantiere è ormai in stato avanzato,anzi quasi completato.Nella nuova veste del fabbricato, si pone in ri-saltò un particolare di carattere estetico manello stesso tempo rilevante, cioè il colore uti-lizzato per tinteggiare le facciate esterne: ungiallo “sparato” che, a parere di chi scrive, nulla,proprio nulla, sembra avere a che vedere, nécon la tonalità originaria dell'edificio, né tanto-meno con il contesto urbano e abitativo in cui

la costruzione si trova inserita.Un non addetto ai lavori potrebbe addiritturaavere l’impressione che si tratti di un clamorosopugno nell'occhio, mentre, verosimilmente, se-condo qualche architetto o tecnico o specialistao amministratore, l’accesissimo colore giallocalza a pennello, sia a livello del fabbricato a séstante, sia in rapporto al panorama e all’habitatcircostanti.In casi del genere, ovviamente, si è di fronte amere opinioni, rispettabili ma discutibili.Ad ogni modo, queste note, ispirandosi e po-nendosi in ossequio e omaggio al puro e ogget-tivo senso dell'armonia, si prefiggonoessenzialmente di richiamare, sulla realtà diche trattasi, anche con l'ausilio delle immagini,l’attenzione delle istituzioni cui competono la“sorveglianza” e le valutazioni sui luoghi sottol’aspetto ambientale e paesaggistico.Si pongono, inoltre, l’obiettivo di conoscerecosa pensano gli altri in generale circa que-st’utile insediamento tinteggiato di giallo, in so-stanza se l’apprezzano o meno così come sipresenta.

A Castro l’Istituto De Viti si veste di gialloUn colore di dubbio impatto con il paesaggio e la tradizione coloristica della Perla del Salento

Il giallo dell’Istituto De Viti

Accade nel Salento

Pugnonell’occhio

Page 12: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

Èstata inaugurata lo scorso 6 luglio“Aprrodi”, doppia personale diEva Caridi e Bogumil Ksiazek acura di Lorenzo Madaro. La mo-stra, negli spazi del Castello diAcaya sarà visitabile fino al 30

settembre. Radici che si incontrano, linguaggi eapprocci dissimili che cercano di ritrovarsi in unterreno comune, quello delle sale di un manieroantico arroccato saldamente nella terra rossadel Salento, all’interno di un borgo fascinosocome Acaya. Spazi carichi di memorie ataviche,architetture connotate, sinergie già avviate e inprogress. E poi uno scontro tra titani, quelli scol-piti e dipinti, naturalmente, nel segno di un con-fronto fecondo di sollecitazioni, nel nome di EvaCaridi e Bogumil Ksiazek, i due artisti protago-nisti di un percorso espositivo corale, frutto dilunghi dialoghi tra il Salento e Atene, Corfù e

Cracovia, in una dimensione dialogica che cer-tamente proseguirà nei progetti futuri già in can-tiere. Approdi è questo e tanto altro ancora. Una parola che si presta a letture multiple, cosìcome sfaccettate sono le visioni che s’interval-lano in questo continuo rincorrersi di generi,temi, concept e dialoghi tra gli artisti. Un termine ormai integrato al mondo della cro-naca giornalistica e quindi nel lessico adottatonella quotidianità di tutti noi, ma anche una pa-rola foriera di immaginari che si moltiplicanosenza soluzione di continuità nel maniero traterra e cielo e con uno sguardo verso il mare.Eva e Bogumil, rispettivamente con i linguaggidella scultura e della pittura, intervallati da in-stallazioni sonore concepite ad hoc per questoprogetto, rifletteranno sulle connotazioni con-temporanee di alcuni simboli provenienti anche

dal mondo della mitologia e della filosofia dellaGrecia antica.La mostra - promossa dall’Istituto di Culture Me-diterranee della Provincia di Lecce in collabora-zione con l’associazione culturale no profitA100Gallery, l’associazione Neos Kiklos Ko-stantinoupoliton e il museo Museo Kastritio diAtene – è accompagnata da un catalogo, curatoda Lorenzo Madaro che propone testi critici, ap-parati biografici e fotografie delle opere in mo-stra e dell’allestimento.

Orari di aperturaLuglio e Agosto: Mart - Mer - Giov - Ven - Sab - Dom

Ore 10,00 - 12,30 // 18,00 - 21,00

Settembre: Mart - Mer - Giov - Ven - Sab – DomOre 10,00 - 12,30 // 17,00 - 20,00

Chiuso il Lunedì

Approdi al Castello di AcayaArte contemporanea

Bogumil Ksiazek, DIogene, olio su tela

Eva Caridi, Installazione site specific. La fotografia è di Samuele Mele

Page 13: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

Andrea Rivera a Melpignano

in Agenda

Mundi a Campi Salentina

S i chiama “Siamo tuttisu una strada” - siain senso metaforicoche letterale - lospettacolo di teatrocanzone che pre-

senterà Andrea Rivera, il 19 luglioa Melpignano. Un concerto che ri-percorrerà le tappe fondamentalidella storia di Rivera che ha ini-ziato dalle strade di Trasteverecon gioia e dolore degli abitantidello storico quartiere romano, perpoi passare ai citofoni di SerenaDandini di “Parla con me” fino alsuo album di debutto edito da FioriRari, “Verranno tempi migliori” pro-dotto con la supervisione artisticadi Roberto Angelini e Daniele MrCoffee Rossi. Il suo spettacolosegue, sulla scia di Gaber, l’ideadi legare la musica al teatro contoni critici e costruttivi sulle ondee i costumi della società di oggi.“Siamo tutti su una strada” è il se-

condo appuntamento di “Summer-Kult” rassegna ideata e prodottadall’associazione culturaleEchoes77.Si avvale della direzione artisticadi Alessio Bonomo, cantautore diculto e autore del cd “Ai confini diun’era” che, negli anni, ha avutocollaborazioni preziose, da Ales-sandro Haber ad Andrea Bocelli,passando per gli Avion Travel.Una miscela attraverso cui Echoes77 intende proporre al pubblico unviaggio attraverso personaggi dicalibro e trasversali come ap-punto, Alessandro Haber (giàospite di Melpignano lo scorso 2luglio) . Un percorso unico, com-posto da spettacoli ideati e pro-dotti ad hoc, il cui cuore pulsantenon sono gli artisti protagonistima, il concetto di divulgazionedella cultura in ogni sua forma erappresentazione secondo quellache è la matrice di Echoes 77.

Questo significa fare scaturireechi, voci, scuotere le menti attra-verso un’interazione reale tra pub-blico, comunità locale ed artistiaffinché lo spettacolo non risultisolo puro intrattenimento, perchécome dice il motto di Echoes 77:.“La cultura si mangia, si vive, sisfrutta ,si crea, si distrugge....siri-crea e a volte ti sorprende”. Edecco che torniamo al concettodella strada e della piazza: incon-trarsi, scambiarsi emozioni eascoltare storie. Dunque, il 19 lu-glio,tutti in piazza a Melpignano,luogo con una lunga tradizionenon solo popolare, ma anche rock,sempre aperta ai nuovi cambia-menti: ricordiamo negli anni i con-certi storici di Iggy Pop, CCCP,Liftiba, per citarne alcuni. Questaè “SummerKult”, questa è Echoes77.

“Mundi” è un Forum,un luogo di incontro edi scambio di espe-rienze ed emozionifra persone che vi-vono una casa co-

mune, sono cioè cittadini“del mondo”, e perciò conpari dignità ed a cui spetta ilrispetto dovuto ad ogni es-sere umano in quanto tale.Dopo l’edizione scorsa dedi-

cata all’Africa sub - saha-riana, quest’anno la Fonda-zioneSalvatoreCalabreseonlus apre una finestra sulMaghreb. Obiettivo è fareconoscere il territorio delMaghreb ed il suo popolo, inmodo imparziale, con curio-sità e cercando di superaregli stereotipi, ospitando leprincipali manifestazioniespressive che compon-

gono la sua affascinantecultura.Cercando di dare spazio allevarie voci in campo, affron-teremo anche questioni an-cora aperte e dall’esito nonscontato, dando al visitatorespunti di riflessione. Il pro-getto si sviluppa sul pianostrettamente culturale con lapresenza di iniziative che ri-guardano l’arte, la musica, il

cinema, la letteratura, la sto-ria, la danza del Maghreb.Mentre un’analisi delle situa-zioni di criticità è affidata adiniziative di approfondi-mento da parte di studiosi,associazioni o enti che diret-tamente si occupano di que-sti territori.Il Forum avrà luogo dal 15 al20 luglio a Campi Salentina.Mundi aderisce alle finalità

di Esperentopia e Artopiaabbracciando la candidaturadi Lecce a Capitale dellaCultura per il 2019: i legamisono evidenti, nelle temati-che legate alla solidarietà ealla valorizzazione dell’artecome strumento di integra-zione e cambiamento so-ciale.

http://www.salvatorecalabreseonlus.itIl programma è su:

Page 14: Spagine della domenica 37 0

spagine della domenica n°37 - 13 luglio 2014 - anno 2 n.0

copertina Teatro

Erika Grillo e Fabio Zullino in una scena de il matrimonio

Erano le cose dellarealtà ad ispirarel’opera di NikolajVasil'evič Gogol;sulle vicende delquotidiano - pub-

blico e privato - lo scrittore edrammaturgo russo (era nato inun villaggio della provinciaucraina nel 1809) inanellava pa-radossi, iperboli capaci di esal-tarle, di renderle grottesche,ilari… Un approccio necessarioancora oggi, quello gogoliano,immersi come siamo in una realtàmutata, dalle consuetudini televi-sive, in reality. Se è vero com’è vero che lo show“non è musica ma la traduzionein musica di un’indole” capiamocome esso muova le nostre gior-nate sul bilico tra realtà e fiction.La “finzione”, nella contingenza diuna società dello spettacologiunta al top del suo potere per-vasivo, è la norma: il topos a cuianelare.Al teatro il compito di decantarla,la realtà, di raffreddarla nelle suefregole spettacolari, con un’over-dose di ironia, di sana leggerezzaagendo un punto di vista capacedi spegnere il “rumore dei soldi”,sollecitando il “coraggio di tuf-farsi”, di andare frontalmente al-l’incontro con il pubblicoauspicando d’esser gatti - e noncani che quelli son sempre biso-gnosi d’un padrone - regali nel-l’autonomia, nella capacità di starsoli, lontani dal chiasso e dai ru-mors della cronachetta.Se viene il silenzio, ti chiedi deltempo. T’accorgi di com’è la gior-nata: a volte viene il sereno, altrevolte piove… Guardi insomma, cisei, sei al mondo e non nella sca-tola che ti fa bisognoso, succube.Rapito… Il teatro è racconto, piacere delracconto, piacere di fare storie, difarle incontrando storie, fram-menti, piccole tracce. Cucire leparole con la musica, con le can-zoni (e qui, nella maniera kore-jana, di canzoni ce n’è tantedentro sospensioni che traslanodal digitale alla voce vera…), tin-gere con le luci le dinamiche, con

i fermo immagine ispirare rifles-sioni, il tempo di un battito e via,di corsa, a fare il processo al-l’oscenita dell’oggi...Nel 1842, a trentatre anni, Gogol'scrisse “Il matrimonio”, una satiraincentrata su una giovane donnache viene corteggiata da quattroscapoli, ognuno con le sue ec-centricità. Una storia – questaUomini e donne di metà Otto-cento - considerata minore nelvasto repertorio dello “svegliatevianime” gogoliano. Salvatore Tra-macere la ripropone con unacompagine di straordinati attori,versatili e capaci che confermanolo Stabile salentino (se mai ce nefosse bisogno) come vivaio e pa-lestra di talenti attoriali. In scena:Francesco Cortese, GiovanniDe Monte, Carlo Durante, ErikaGrillo, Anna Chiara Ingrosso,Emanuela Pisicchio, Fabio Zul-lino.E’ il bianco che viene agli occhinell’allestimento pensato e illumi-nato da Lucio Diana.Due tondi, uno bianco al pavi-mento, un altro sospeso sulfondo. Un divano, poltroncine,una specchiera anche questatonda al lato, sul davanti una po-stazione microfonata e fornita ditelecamerafa il verso ad un piùnoto “confessionale”. Al lato op-posto un pianoforte, sarà pertutta la durata luogo abitato da unpianista vestito da cuoco, IvanBanderblog, un autentico russo,un virtuoso, funanbolo dello stru-mento che fa da contrappuntoallo spettacolo. Una foto di gruppo apre l’atto.L’aria è elegante… uno vieneavanti, ha un libretto in manolegge, anzi balbetta: “Ne li occhiporta la mia donna Amore, perche si fa gentil ciò ch’ ella mira;ov’ ella passa, ogni uom vêr lei sigira, e cui saluta fa tremar locore…”. Poi una donna prende aconfabulare, a far promesse, leicombina “amori”… e via. Poi, ilfatidico stacchetto e signori e si-gnorine si trovan presi “a stardentro”, nella commedia ma...non solo in quella.

Al debutto per “Il teatro dei luoghi”martedì 22 luglio,

“Il matrimonio”da Nikolaj V. Gogolper la regia di Salvatore Tramacere

http://www.teatrokoreja.itIl programma è su:

di Mauro Marino