Spagine della domenica 75

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spagine Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0 Oggi è la Giornata Internazionale contro l’omofobia, ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’- homophobie (Presses Universitaires de France, 2003), la prima Giornata internazionale contro l'omofobia ha avuto luogo il 17 maggio 2005, a 20 anni esatti dalla prima rimozione dell'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità.

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La copertina è dedicata alle “Visite ai Giardini di Pietra” a Cursi. All’interno l’opinione di Gigi Montonato e i pensamenti di Tiziana Buccarella. Marcello Buttazzo sulle carceri, di spalla l’invito al nuovo spettacolo di “Io ci provo” nella Casa Circondariale di Borgo San Nicola. Gianni Ferraris si interroga sulle elezioni regionali. Maira Marzioni ci racconta di un incontro all’Ikea. L’abbraccio negli MMSarte. La lettera di Massimo Grecuccio è per Roberta Risolo. Rosanna Gesualdo recensisce la fotografia di Stefano Cacciatore. Milena Galeoto ci racconta di nonna Marietta. L’annuncio di Lecce, città della lettura e la presentazione di Luigi Mangia della Biblioteca Braille di Lecce. Per la poesia il concorso “Il senso della vita” presentato da Giuliana Coppola e una lettura dei versi di Marcello Buttazzo di Francesco Pasca. Rocco Boccadamo e la “cosa sociale” e poi, in agenda, Rocco Nigro, Rebecca Arnolds, Michelangelo Pistoletto e il “Piano piano” festival e il RainbowDay.

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ePeriodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0

Oggi è la Giornata Internazionale contro l’omofobia, ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’-homophobie (Presses Universitaires de France, 2003), la prima Giornata internazionale contro l'omofobia ha avutoluogo il 17 maggio 2005, a 20 anni esatti dalla prima rimozione dell'omosessualità dalla lista delle malattie mentalinella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità.

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0l’opinione

I vecchi sacerdotidella politica

di Gigi Montonato

Davvero incredibilequanto si è letto sul“Corriere della Sera”di lunedì, 11 maggio2015, in un articolo diGiovanni Belardelli,

noto ed equilibrato editorialista di quelgiornale, “La giustizia onnipresente cheindebolisce la politica”. Essendo un vec-chio lettore ed estimatore dell’Autore,sono rimasto trasecolato. Belardelli so-stiene che i pensionati hanno ragione, aproposito del blocco della perequazioneoperato dal governo Monti, ma che laConsulta non può mettere con le sue sen-tenze in difficoltà finanziaria il governo, quiidentificato tout-court nello Stato. Par dicapire che secondo Belardelli la Consultadovrebbe operare ad interventi limitati,tutto bene finché non lede gli interessidello Stato. Ormai siamo veramente all’assurdo. E’così tanta la voglia di sostenere Renzi cheperfino un liberaldemocratico doc, comeBelardelli, invoca la censura alla SupremaCorte.Il giorno dopo, martedì 12 maggio, un in-tervento di Sabino Cassese, ex membrodella Corte Costituzionale ed editorialistapure lui del “Corriere”, “Le strade possibilidella Corte”, cerca di rimettere le cose aposto. Non ci sarebbe da stupirsi se l’in-tervento fosse stato concordato con la di-rezione del giornale, dopo la cadutaincredibile di Belardelli.“Il compito della Corte – scrive Cassese –è, infatti, proprio quello di assicurare chele leggi siano conformi alla Costituzione,annullandole quando non la rispettano”; e,rivolgendosi ai critici di questo compitoprecipuo, dice: “Gli autori di questa criticavorrebbero fare a meno del garante dellaCostituzione, facendo così un salto indie-tro di duecento anni nella storia del costi-tuzionalismo”. Poi, però, in qualche modo ribadisce chela Corte, prima di emettere una sentenza,deve valutarne le conseguenze, perchése queste mettono in difficoltà finanziarialo Stato, deve regolarsi diversamente. In

questo caso – scrive – “La decisionepresa ha implicazioni molto gravi per il bi-lancio dello Stato”. Dunque, sempre asuo avviso, la Corte avrebbe dovuto “svol-gere il suo ruolo di tutore della Costitu-zione bilanciando la tutela dei diritti conquella dell’equilibrio finanziario, da cuianche discendono diritti”. Insomma, inconclusione, questa sentenza neppureper Cassese andava emessa. La qual-cosa ricorda il “questo matrimonio nons’ha da fare” di manzoniana memoria,perché a decidere così era stato don Ro-drigo tramite i suoi bravi.Lo Stato-don Rodrigo e i giudici della Con-sulta-bravi impensieriscono non poco. Ca-pisco che certe comparazioni non sipossono fare, ma quando sono in discus-sione certi principi, altro che se si possonofare. Lo Stato pre-costituzione potevaoperare, anche formalmente, nel solo edesclusivo interesse dello Stato; ma loStato costituzionale deve come fine irri-nunciabile operare per il rispetto della Co-stituzione. Se così non fosse la Cortesarebbe una ipocrita copertura per met-tere al riparo lo Stato da sue eventuali il-legalità.Qui non si vuole neppure ricordare quantola Corte e le Procure hanno fatto ai dannidi Berlusconi anche quando questi rap-presentava i superiori interessi delloStato; ma anche qui è inevitabile metterea confronto i comportamenti di tanti sacer-doti della legge che si comportano oggi inmaniera diametralmente opposta a quelladi ieri. Per danneggiare Berlusconi erasempre e tutto consentito, ai danni diRenzi non è mai e nulla consentito. Per Cassese, azzeccagarbugli – mi si per-donino i richiami manzoniani – si trattasolo di trovare la giusta maniera, non di-fendere il principio e la sostanza, ma laforma. Per lui l’atto del governo Monti aidanni dei pensionati era ormai cosa fatta;perciò poteva continuare come se nullafosse accaduto. Perché risvegliare laserpe che dorme?Ma si lascerebbe il ragionamento a metàse non si dicesse che i poteri dello Stato

possono e devono intraprendere tutti iprovvedimenti nei suoi superiori interessi.A estremi mali estremi rimedi. E quindi seallo Stato occorrono soldi per risanare idebiti, fatti evidentemente per il bene deicittadini, se li può prendere dagli stessi cit-tadini prelevandoli direttamente dai depo-siti bancari, come fece il governo Amato;potrebbe al limite dimezzare le pensioni oannullarle addirittura; potrebbe richiamareal lavoro i pensionati non del tutto clinica-mente rimbambiti per farli lavorare. LoStato, insomma, coi suoi organi, può faretutto quello che ritiene necessario per i su-periori interessi; ma consentano i Belar-delli e i Cassese, di cui è piena l’Italia,questo modo di intendere e di operare èda Stato assoluto, autoritario, è da governidittatoriali. Non è questione di principiosoltanto ma di sostanza. La Costituzioneè stata la grande conquista dei cittadininei confronti di uno Stato a volte capric-cioso e dispotico, limite invalicabile a di-fesa dei cittadini. Si può essere d’accordo in via di fatto e diprincipio che lo Stato possa prendere iprovvedimenti che vuole di fronte adun’emergenza grave; ma se oggi si assu-mono certe prese di posizioni teoriche(Belardelli, Cassese) e pratiche (governiMonti e Renzi), vuol dire che la situazioneè tale da temere per lo Stato democratico.Allora, altro che se certe grida sono ec-cessive e fuori luogo, qui siamo in pre-senza di un’involuzione politica avvalorataanche dall’ormai generale rassegnazioneche tutto dobbiamo fare per non dispia-cere all’Europa. Renzi ha più volte dettoin questi giorni, a proposito della que-stione in oggetto, che il governo farà tuttoquello che va fatto per non perdere la fi-ducia dell’Europa verso l’Italia. Non haavuto una sola parola né per i giudici dellaConsulta né per i cittadini pensionati. Nonsolo per la sua ormai proverbiale insensi-bilità democratica, ma anche e soprattuttoper il fatto che si dà per acquisita la per-dita di molta parte della nostra sovranitàe della nostra democrazia.

Qualcuno in Italia sogna regimi pre-costituzione

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0pensamenti

Ho provato a dare soluzione e risposta maesso rispunta sempre come uno che an-naspa e riemerge nel rifiuto di morire.Stizzosamente mi ribello dando a mestessa motivazioni razionali e sagge a tu-tela della mia incolumità interiore, del mio

equilibrio così faticosamente raggiunto, ma Esso, l’Enigma, ilpunto interrogativo, la “x” delle equazioni, l’incognita insolutaper sua natura, trova sempre uno spiraglio, una fune per ar-rampicarsi, la via di uscita giusta dal groviglio delle intenzioni.Ed è là che ti fotte! Vivi ignaro nel susseguirsi di giornate dal diagramma piatto, si-mili le une alle altre, ma Lui è sempre lì, in agguato, e quandohai appena iniziato ad esser contento della tua esistenzauguale e sicura, lui esce dall’angolo e ZAC! Ti colpisce allanuca con un colpo secco mentre baldanza e sicumera si sgon-fiano e cadono per terra insieme alle tue gambe molli.Ecco perché gli sto lontano ma m’illudo, il mio star lontano èsolo da quello che mi è già lontano, lontano come odore, stra-niero come storia, mentre il Tempo sa benissimo il minuto se-condo in cui quel preciso Enigma fatto apposta per te irromperàsulla scena!- Hai ancora delle cose insolute, problemi da risolvere, fragilitàda compensare- Devi andare indietro nel tuo passato e affrontare il tuo karmaper non ripetere più gli stessi errori!Mi sembra di sentirle le civette sul comò sempre sicure di tutto,che parlano a memoria, i coerenti dell’esistenza, i portatori diautostima a vagonate che non fanno un passo se non vedonomolto bene prima dove mettono i piedi. Quelli che costruisconotassello su tassello la loro dimora dai muri di gomma, per nonsentire i rumori di fuori e attutire quelli di dentro, anche dellacoscienza, così da non ferire le mani quando tiri i pugni con larabbia dei vivi.Io a volte invece cado, cado per terra sull’asfalto sporco e ba-gnato di pioggia, e spesso resto lì in basso, a guardare chipassa di fretta, parlando, chi urla, chi corre, chi va piano, in ge-nere vecchi e malati, famiglie intere con buste piene di roba,barboni con trolley pieni di altre buste piene di altra roba, ra-

gazzi e ragazze, scooter, taxi, auto, bus. Nessuno mi vede manon mi hanno mai travolto - mi mimetizzo bene con la strada.Con i salotti no, anche culturali, dove saprei, non so, non possoevitare di pensare alle loro case dai muri imbottiti di gommache si portano addosso ovunque, come testuggini, secolarianche nei rituali. L’Enigma per loro può essere al massimo unrebus da enigmistica, il fattore sorpresa non li sorprende, la cu-riosità è solo finzione per esibire i loro bei saperi delle loro bellelibrerie dei loro bei salotti.Io preferisco la terra, l’odore del fango e dell’acqua che scorrenei rivoli fin nelle fogne, preferisco l’odore di salsa di pomodoroche esce con un filo di nebbia dall’uscio dei bassi di Gallipoli inuna domenica festosa, preferisco il rumore delle ciabatte versola spiaggia delle ragazze quasi donne inseguite dai maschi inmotorino. Preferisco l’aria e il ricambio di aria alle asfittiche as-sisi onaniste degli autocelebratori di professione.So di un albero di gelso, enorme, al di là del muretto di casa,che pure bimba e femmina, scavalcavo, so che volevo conqui-starlo scalarlo ramo su ramo e sentire su in alto l’ebbrezzadella mia vittoria, per me , solo per me, ma ero sempre respintadalla tutela dei miei fratelli maggiori.So di una strada, quella dei miei primi passi, sul viale più verdedi Lecce, dove appese dondolavano tintinnando al vento le mietenere Carmele, le luci con il piatto di ceramica bianca, che il-luminavano fiocamente la strada mentre i rumori e le luci dellecase si andavano spegnendo nella sera.- Hai letto molto?- Ho letto!- Hai viaggiato molto?- Ho viaggiato!- Di cosa ti occupi?- TUTUTU - Occupato... ... ...

Ah già - l’Enigma, è da lì che son partita - l’Enigma non cogliequelli che hanno la porta di casa con la scritta: So tutto e nonho bisogno di niente! L’Enigma coglie chi apre le finestre ri-schiando che il vento gli scompiglierà i fogli scritti, potrebbe per-dere il filo, ma, troverà altri fili, e più fili fanno una trama piùricca e affascinante - e questo è solo un nuovo inizio…

L’enigmadi Tiziana Buccarella

Ad illustrare: Leonardo, Studio delle mani, 1474

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0contemporanea - questione carceri

Le carceri italiane con-tinuano a soffrire disovraffollamento e dialtri endemici mali. Lagrave emergenza siaffronta con raziocinio

e umanità. La cultura della cementifi-cazione e della nuova edilizia( propo-sta in passato, soprattutto dai governidi centrodestra) naufraga fragorosa-mente, dimostra un totale fallimento,perché i problemi veri sono altri, benpiù pressanti, e hanno il volto dellagente. Il volto afflitto di chi quotidiana-mente tira avanti e sopravvive in cellemalsane e anguste, talvolta fatiscenti.Siamo convinti che la dignità delle per-sone sia un bene preziosissimo e ina-lienabile, da tutelare sempre.C’è un’umanità silenziosa e avvilita,che nei tristi penitenziari nostrani pagaun dazio salatissimo: sconta cioè l’in-capacità cronica della politica d’inqua-drare certe questioni in un’otticaaperta, dialettica. In prigione, nei casipiù complicati, c’è chi vive un’esi-stenza abulica; e c’è chi, talvolta, de-cide di farla finita, si suicida.C’è un’umanità dolente, che vive l’in-giustizia dei diritti umani violati. LaCorte europea per i diritti dell’uomo cicondanna sovente: il rispetto della vitadella persona è senz’altro l’aspetto so-ciologico più rilevante in una comunitàdi cittadini. Lo Stato deve adoperarsisempre in ragione d’un civile decoro.La politica dovrebbe portare quanto-meno un sensibile beneficio ad unapopolazione travagliata: depenalizza-zione per i reati di nessuna pericolositàsociale, misure alternative al carcereper quanto riguarda alcune pene. Al-cune leggi (già in parte smantellate)dovrebbero essere riviste ancora piùradicalmente: soprattutto quella sul-l’immigrazione e la incredibile e cao-tica legge Fini - Giovanardi sulle

droghe (dichiarata incostituzionaledalla Consulta).Il legislatore dovrebbe fare molta at-tenzione a non creare quasi a tavolinonuove categorie di “delinquenti”. Insenso più ampio, possiamo osservareche alcune vecchie idee ricorrenti(come il famigerato “piano carceri”),avanzate dall’ultimo governo Berlu-sconi, sembrano definitivamente ac-cantonate.Non si può pretendere, difatti, di risol-vere un’emergenza drammatica conalcune “trovate” di ingegneria mo-derna, con interventi più o meno “effi-caci” di edilizia. Costruire ancorapenitenziari è qualcosa di anacroni-stico, di abnorme. Perché non utiliz-zare e rendere praticabili quelli giàesistenti mai aperti, o quelli chiusi?Perché non concentrare le energie persostenere economicamente e fattiva-mente gli alacri operatori delle carceri,cercando di andare a fondo sullecause dei disagi e delle devianze?Perché non investire denari pubbliciper scopi di prevenzione e per progettieducativi, tenendo conto che i direttoridelle prigioni, le guardie e chi è privatodella libertà maritano rispetto mas-simo?Perché perseverare con la cultura iper-securitaria?La Costituzione e la Carta dei dirittiumani, qualche volta disattese per unaserie di motivi, sono fari luminosi: adessi bisogna guardare ed obbedire,perché la civiltà d’un Paese non si mi-sura solo per l’incidenza delle politichedi sicurezza.Non è da visionari voler pianificarequalche forma di amnistia per alcunetipologie di reati, visto che i povericristipagano anche il conto dei ricchi e deipotenti, quelli che viaggiano da sem-pre su sfavillanti navi da crociera, egodono d’una amnistia di classe, lega-

di Marcello Buttazzo

lizzata e strisciante.I penitenziari non sono solo luoghi dipena, ma anche di riabilitazione.Noi esseri umani siamo creature antro-pologicamente fragili, esposti ai ventidell’incerto destino. Chi è costretto, perle più diverse ragioni, a stare fra lechiuse sbarre, è ancora più vulnera-bile, più bisognoso d’aiuto. Ci chiediamo: quanti sono, in prigione,le donne e gli uomini affetti da vari tipidi depressione, da sindromi maniaco-depressive, da disturbi bipolari? Perchi è attraversato dalla malattia non èpossibile individuare forme alternativedi pena da scontare fuori? In “AlfabetoBonino”, un saggio di qualche anno fa,“alla c di carcere” la leader radicalescriveva: “Abbiamo milioni di processipendenti ed è indubbio che serva unariforma urgente del codice, e credo chel’inizio di questa riforma debba passareda una soluzione come l’amnistia”.Ovviamente, non solo i politici devonosentirsi chiamati in causa: tutta la so-cietà deve interrogarsi.Alla base d’ogni discorso di “reden-zione” c’è l’uomo, la sua ricchezza, l’in-sopprimibile ansia di riscatto.Tempo fa, qualcuno parlava con spe-ranza d’un impegno del Parlamento,che avrebbe dovuto approvare unamodifica legislativa, in modo da con-sentire ai tossicodipendenti condannatiper spaccio o per traffico di droga difarsi curare in strutture idonee.Più estesamente, probabilmente, untossicodipendente non dovrebbe maistare in cella. Qualche anno fa, GruppoAbele, Ristretti Orizzonti e Antigonediedero il via ad un’iniziativa culturale:“Potenziamo le misure alternative, libe-riamo i tossicodipendenti”. Il Parla-mento e l’efficientistico governo Renziè ora che diano una risposta vera suquesto versante.

La penainfinita

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0in agenda - teatro

Anche quest'anno il laboratoriodi teatro IO CI PROVO arrivaalla sua fase conclusiva, lacompagnia è lieta di invitarvial primo studio dello spetta-colo “Happy Birthday Barba-

blù” in scena in data 4 Giugno alle ore 15.00 e 5Giugno 2015 alle ore 20.00 presso la Casa Cir-condariale Borgo San Nicola di Lecce.Per assistere al primo studio dello spettacolo ènecessario: confermare la propria presenza conl’invio di una mail all’indirizzo [email protected] o in posta privata su Fa-cebook della pagina Io ci Provo.La mail dovrà riportare i seguenti dati:NOME-COGNOMEDATA E LUOGO DI NASCITA

RESIDENZA ATTUALELe mail che non hanno questi requisiti non ver-ranno tenute in considerazione.Vi preghiamo di segnalare la data di preferenzadello spettacolo (se il 4 o il 5 Giugno); cerche-remo il più possibile di rispettare la vostra prefe-renza, in base alle richieste di partecipazioneche ci perverranno.Le richieste dovranno essere inoltrate entro enon oltre il giorno 20 Maggio 2015, così da pro-cedere in tempo per i dovuti permessi. Vi pre-ghiamo inoltre di inoltrarci un vostro recapitotelefonico per eventuale necessità di rintracciarvirispetto ai dati utili per l'accesso allo spettacolo.Come ben potete immaginare il numero di spet-tatori previsto è limitato e per questo vi chie-diamo, qualora interessati, a considerare la

propria adesione come "una promessa vera" diesserci, in modo da non togliere il posto a nes-suno.Per agevolare l'accesso di tutti, vi preghiamo dipresentarvi all'ingresso della Casa Circondarialeun'ora prima dell'inizio dello spettacolo (h 14 peril 4 Giugno, h 19 per il 5 Giugno). Portate con voisolo la vostra carta d'identità; cellulari, borse oaltri oggetti devono essere lasciati fuori. Lasciateanche a casa ogni forma di giudizio e aspetta-tiva.Lo spettacolo sarà una festa, quindi ci saràanche un dress code: indossate a vostra sceltaqualcosa di BLU, che siano vestiti, scarpe ac-cessori, capelli o trucco. Scegliete voi!

Ingresso gratuito

Un attore della compagnia Io ci provo e la regista Paola Leone in un laboratorio tenuto per gli studenti dell’Istituto Tecnico Grazia Deledda di Lecce

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spagine

Ricordo, erano i tempiin cui Veltroni erasegretario del neo-nato Partito Demo-cratico, proprioquando fu letteral-

mente travolto da Berlusconi alle ele-zioni. I sondaggisti presero abbagli a nonfinire, nel PD pensavano di poterla sfan-gare invece sappiamo com'è andata. Ri-cordo quella campagna elettorale,eravamo in molti a pensare che questonuovo partito era nato senz'anima!Scrissi, scrivemmo in molti, che era statopartorito in fretta e furia, senza offrire, incambio dei voti richiesti, nessuna idea diun paese possibile futuro, di quale so-cietà costruire, di come farlo. Si davasemplicemente per scontato che quelloin cui viviamo è l'unico mondo possibile,pur con le sue guerre, la sua globalizza-zione, la sua economia profondamentebacata e sbilanciata. In pratica, si scelsedi cavalcare l’esistente, una realtà cosìsimile, anzi, quasi gemella di quella evo-cata dall'altro polo. Allora qualcunochiamò tutto questo: “caduta delle ideo-logie”.Questa scelta di campo permise di ac-quistare voti a mani basse da ambienti dinon sinistra (si può dire sinistra?) e la-sciare molto tiepido il resto. Quelli che,se non proprio ideologia, volevano, cer-cavano un’idea di società possibile, plau-sibile, equa.Poi sappiamo com'è andata, quella scia-gurata scelta ci ha regalato anni di ber-lusconismo e di un PD che si è andatoassestando piano piano sempre più alcentro fino a giungere alla fase attuale,con il fiorentino che è un asso piglia tutto.Fallito l’Ulivo, messi da parte Prodi e tuttiquelli che potevano dire qualcosa di De-mocratico, siamo arrivati alla coltellata indiretta: “stai sereno”.

Piace molto il sindaco di Firenze, piacea molti. E’ riuscito a imporre una sua ver-sione di centralismo democratico che piùo meno funziona così: Esiste un capoche si circonda di pochissimi fidati servi-

tori e "signorsì" che lo sostengono, qual-che intellettuale, lui decide e impone, go-verna solo con voti di fiducia, chiunqueobietta viene costretto al silenzio e addi-tato come "vecchio rottame". Addiritturabypassa le commissioni di controllo se èil caso (altri vecchi rottami). Le regionaliliguri ne sono un fulgido esempio. Coffe-rati denunciò brogli alle primarie del cen-tro sinistra a suo danno, (pare cheabbiano votato un sacco di extracomuni-tari portati ai seggi e probabilmente pa-gati, qualcosa di simile avvenne a Leccequando i cingalesi arrivarono a frotte avotare la candidata che poi straperse leelezioni amministrative) in Liguria venneconvocata la commissione di garanzia,ma Lui (il sindaco) decise che la sua can-didata aveva vinto e basta. ChiamarloPartito ci sta, è l’aggettivo Democraticoche inquieta.Con il suo agire e con le riforme che pre-tende ha, in sostanza, chiuso il cerchiocon Silvio il breve nel realizzare i principifondanti del “piano di rinascita nazio-nale”.Ovviamente ha una maggioranza schiac-ciante dentro e fuori dal PD, pare non es-serci alternativa a lui, le destre sono allosfacelo (tranne Salvini), a sinistra c’è ilvuoto pneumatico. Onore al merito, peròil voto è altra cosa.E con le regionali prossime venture si staanche rodando il futuro “Partito della Na-zione”. Una formazione politica che nonguarderà in faccia a nessuno, in cui po-tranno convivere il diavolo, l’acqua santa,e con un parterre (per citare un socialistad’altri tempi) “di ballerine, pagliacci e sal-timbachi” che avranno l’onore e l’oneredi dire sempre e solo SI al supremocapo.Come funziona il Partito della Nazione?Esempi limpidi e lampanti sono in Pugliae Campania.Con Michele Emiliano corre ovviamenteil PD (pur con tutte le sue contraddizioni),l’ex SEL (che per l’occasione sfoggia ilnome di “Noi a Sinistra”) e una serie diliste civiche quasi infinita. Liste che inclu-dono pochissima acqua santa. Spul-

ciando troviamo Eupreprio Curto che haun nobilissimo passato politico: Movi-mento Sociale, Alleanza Nazionale chelo fece eleggere senatore, a FrancavillaFontana venne beccato con le mani nellamarmellata, fece assumere 22 fra amicie parenti in un concorso pubblico.A Foggia c'è Pippo Liscio che sostieneEmiliano (ex MSI e AN). A Taranto Anto-nio Martucci, stesso percorso. A Leccetroviamo Paolo Pellegrino, già coordina-tore di Futuro e Libertà di Fini. Nella BATtroviamo Francesco Spina, già Forza Ita-lia, ora UDC. Attualmente è sindaco diBisceglie in una colazione di (indovinateun po’?) centro destra, mentre ad Andriae Trani, dove si vota per le comunali, loSpina sostiene apertamente il centro de-stra. E ancora si contano moltissimi for-zitalioti pentiti o sedicenti tali e qualcheindagato qua e là.Incredibile la vicenda della “riforma elet-torale” pugliese invece. La maggioranza,come noto, era guidata da Vendola e dalPD. A scrutinio segreto passò una ri-forma vergognosa e da pre partito unico:sbarramento all’8% e preferenza singola.Vendola ed Emiliano si arrabbiaronomolto, però la maggioranza da dove ve-niva fuori? Ed Emiliano non è segretarioregionale del PD? E Vendola non è pre-sidente della regione? Mah.Ovviamente questo significa che nessunpartito diverso dai soliti noti avrà unachanche. L’Altra Puglia, un raggruppa-mento di sinistre alternative, ci prova,senza soldi e con molta buona volontà.Hanno un solo difettaccio, ogni volta cheparlano sparano contro il governatoreuscente Vendola. Se la Puglia in questiultimi dieci anni fosse stata governata daFitto, probabilmente sarebbe messacome Lecce, a non poter pagare gli sti-pendi e sarebbe devastata da cemento easfalto molto peggio di quanto lo sia.La destra contrappone l’incartapecoritaAdriana Poli Bortone e la spaccatura conil clan Fitto, detentore di moltissime pre-ferenze. Probabilmente prenderà più votiSalvini con il suo movimento momenta-neamente non antimeridionalista. Il

di Gianni Ferraris

Stando seduti dalla parte del torto

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della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0tempo di elezioni

nuovo che incombe!Una domanda si impone a questo punto:se gli ex SEL governeranno con il PD edaltri, quale sarà la linea di demarcazionesulle decisioni da prendere? La TAP sifarà o no? E la 275? E la sanità verrà pri-vatizzata? E l’acqua pubblica rimarràtale? Cosa si riponderà al governo sul-l’accoglienza agli immigrati? Divente-remo valdostani pure in Puglia? Insostanza, il signor Eupreprio Curto si ri-conoscerà un una Puglia che privilegia ilbene comune o si terrà strette le sue ra-dici liberiste e conservatrici? E il PD pro-seguirà nel suo percorso dell’uomo soloal comando o tornerà a discutere con lepersone, con i suoi (pochissimi) iscrittinon peones? Insomma, esiste qualcosache faccia la differenza fra un partito didestra e uno di sinistra? (Si può ancoradire sinistra?)

Stesse domande si pongono in Campa-

nia dove a vincere le primarie è stato unindividuo che, in quanto condannato, severrà eletto sarà immediatamente com-missariato. Renzi era distratto, ricattatoo che altro? Ma il De Luca si trascina so-stenitori di tutto rispetto:Carlo Aveta, noto alle cronache per i suoipellegrinaggi a Predappio dove ama farsifotografare sulla tomba dell’unico uomopolitico che ritiene degno di nota. e che,ultimamente, parlando di gay ha detto:"Si può ancora dire in un paese libero edemocratico che questi mi fannoschifo?".E, sempre con De Luca, troviamo: MarioCasillo e Nicola Marrazzo (PD) rinviati agiudizio per peculato. Corrado Gabriele,in attesa di processo per presunte vio-lenze sessuali sulle figlie della sua com-pagna. Tommaso Barbato, indagato pervoto di scambio. Carlo Iannace, chirurgo,indagato per aver chiesto rimborsi per in-terventi estetici spacciati per oncologici.

Oltre a una nutrita serie di destri momen-taneamente a sinistra (si può dire sini-stra?)Quasi quasi rimpiango le mutande verdidi Cota o i lecca lecca di Renzino Bossi.

Beh, se questa è la nuova politica, sequeste sono le nuove alleanze, neprendo atto, rimango stupito comunquedai peana per il capo supremo prove-nienti da persone che sono (erano) a si-nistra e che ora adorano il decisionista.Ma si sa, noi vecchi siamo abituati, comedice il sindaco di Firenze, a voler capar-biamente perdere. O, per dirla conBrecht, a star seduti dalla parte del torto.

Le alternative per l’elettore paiono tal-mente omologate che si può sceglieretranquillamente lanciando la monetina,oppure di dare un voto alternativo, siapur perso per le soglie di sbarramento. Odi andare al mare quella domenica.

Ad illustrare Bruno Munari - Ricerca della comodità in una poltrona scomoda - 1944 Domus

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0scritture

Ha gli occhi rossicome se avesseroassorbito tutta lapolvere degli scato-loni, li noto subitopenso che forse ha

l'allergia come me.Ci segue, prende un altro carrello, ha unpaio di lamberjeck marroni ai piedi,senza calzini.Abbiamo otto scatoloni e devono entraredentro una panda arancione.Ci guardiamo, forse non ci riusciamo mainiziamo, proviamo.Tiriamo giù il sedile di dietro ma non civanno di lunghezza allora lui lo rialza inun attimo stacca i poggia testa e ab-bassa il sedile davanti.“Tua moglie si siede dietro”.I primi scorrono fino al sedile davanti egli altri sopra, gli ultimi due sono più sot-tili, ma sembrano non entrarci, entra nelsedile di dietro appoggia il ginocchio e fain modo che vadano: “Vai spingi!” ed en-trano. I gesti sono sicuri, sembra sua la mac-

china, forse ce n'ha una uguale, forsecon sua moglie hanno comprato pureloro la libreria all'ikea coi soldi da parte,quelle due lire per avere una casa de-cente, in ordine, normale.Gli ultimi pezzi li sistemiamo dietro nelportapacchi. E' entrato tutto, cinque mi-nuti, ci guardiamo, ci siamo riusciti.Allungo cinque euro, non sorride, perchèdovrebbe poi, ci presentiamo, lui è Kevin,viene dalla Nigeria, sistema scatole fuoridal grande magazzino che producequelle merci con cui sostiuisci le cassettedella frutta e i pallet a un certo puntodella vita, quando hanno preso troppapolvere, quando con quelle due lire de-cidi che nelle cassette al massimo cimetti le piante in balcone, ma in casabasta, sembra una capanna la casa conquelle cassette e quei pallet, che poi nonli pulisci perchè è quasi impossibile, ed èpieno di polvere ed è un casino con l'al-lergia.Sembra una capanna, abbiamo tutti ven-ticinque anni e l'allergia in questo pe-riodo.

Nel parcheggio sono una ventina, lungola strada c'è Desy sull'angolo all'ombra eil telefonino in mano, non so se è la mo-glie di qualcuno, di sicuro aspetta qual-cuno senza moglie.Siamo alle porte di Bari, Mohamed eAhmed camminano lungo la superstrada,è una strada e in fondo la strada è fattaper camminare.A pochi chilometri c'è il Cara di Bari Pa-lese, sulla strada è pieno di vecchie mas-serie dismesse, case di campagnatraformate in capanne, tra la polveredella terra e qualche albero di ulivo.Abbiamo tutti venticinque anni e l'allergiain questo periodo, senza Kevin non cel'avremmo mai fatta.Ho una libreria al posto delle cassette,eppure c'è ancora polvere e gli occhisempre rossi, penso che con cinqueeuro non ci viene neanche una mensola,poi magari c'è qualcuno che glieneprende pure un po' a fine giornata.Non sono uguali gli anni, non è ugualeniente, solo la polvere è la stessa.

Pol

vere

di Maira Marzioni

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0mmsarte

Lo stupore dell’abbraccio

Partendo dal presup-posto che per Ni-colò essereabbracciarti è stu-pendo la sua poe-sia libera esprime

la gioia di quest'abbraccio, quella feli-cità quasi adrenalinica che si prova an-dando su una giostra, magari proprio

su una ruota panoramica, laddove ognicarrozza in lontananza appare abbrac-ciarsi e felice godersi il panorama cir-costante. Insomma una ruota daabbracci tanto emozionante che sem-bra poterci far girare alla velocità dellaluce!E' stato facile per Markuss ispirarsi allapoesia del suo compagno! Cosa po-

teva rappresentare se non una ruotapanoramica di abbracci? E dal suo di-segno, limpido traspare il divertimentoe quella vertigine che forse da semprela ruota panoramica ha saputo darci,tant'è che rimane intatto il fascino equel misterioso romanticismo quando,da lontano, si staglia e primeggia sututte le altre giostre.

Ritorna abbracciocome parola spe-ciale scelta daipiccoli alunnidella terza ele-mentare dell'Isti-

tuto Comprensivo Leonardo da Vincidi Cavallino - Castromediano. Per la

piccola Damiana l'abbraccio è soprat-tutto un contatto umano e sincero cheserve a rincuorare il prossimo. Un ab-braccio rallegra, fortifica e rende piùsicuri. Un abbraccio fa solo bene eper questo occorre farlo spesso. Lapiccola Valentina ha voluto rappre-sentare nel suo delicatissimo dise-

gno, un abbraccio dolce sincero fraun uomo e una donna, un abbracciodi uguale intensità, di egual misura;un abbraccio testimonianza di amoree rispetto reciproco, caldo e lumi-noso, come quel sole che, tiepido altramonto, riscalderá per sempre leloro spalle.

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spagine

Roberta, nei gioielli cherealizzi, oltre all’eccel-lenza artigianale, c’èdi più. Confesso chela qualifica d’artista,che hai attibuito alle

tue realizzazioni, lontano dall’esposizione(Gioielli d’artista, di e a cura di Roberta Ri-solo, Castello Carlo V, Lecce, 22 aprile-10maggio 2015, nell’ambito della manifesta-zione Itinerario Rosa 2015 a cura dell’As-sessorato alla Cultura, Spettacolo eTurismo del Comune di Lecce), prima,cioè, di vederle dal vivo, me l’ero immagi-nata come una pura trovata pubblicitaria.Quando ho visto, ho capito che il mio eraun pregiudizio. L’allergia alla qualifica però,non è scomparsa del tutto. Permane in meancora un residuo (apriori) d’incredulità. Ar-tista, d’artista insieme a creativo sono attri-buti che si spargono, nel contemporaneoche abitiamo, sempre con grande facilità.Strausati, anche troppo.

ARTE E ARTIGIANATOI tuoi lavori mi suscitano una serie di do-mande che si collocano nelle zone di con-fine tra i territori dell’arte e dell’artigianato.I confini non sono bene delineati (questedue espressione del fare umano, che si de-signano con parole diverse, hanno un’areacomune d’intersezione vasta).Quei territori inoltre sono bagnati, più cheda un fiume, da una specie di delta, vastoe intricato, le cui ramificazioni cambianocon frequenza variabile.

QUANTA COMPETENZA OCCORREALL’ARTIGIANO Per essere un bravo artigiano, occorremolta competenza. Competenza, un sa-pere che attraversa una pratica (cono-scenza e abilità manuale, qui). Insieme einseparabili, il sapere e la pratica (due inuno-la competenza), concorrono a unarealizzazione. Nel tuo caso, la progettista

di gioielli s’intreccia con l’artigiana che lirealizza.

QUANTA COMPETENZA OCCORREALL’ARTISTAAnche per essere un bravo artista, occorremolta competenza. Con la stagione delleavanguardie si è affermata l’idea che perdire qualcosa di valido nella pratica artisticabisogna scavalcare lo status quo (dell’arte).I modi con cui questo nuovo si declinasono tanti. L’artista ha una competenzaspeciale, multiscopo, che può esulare nonsolo dall’abilità nel disegno, nella pittura,nella scultura (le abilita classiche dell’arte),ma anche dall’abilità manuale pura e sem-plice (l’artista contemporaneo può dele-gare anche ad altri la realizzazione; suerimangono l’idea e la firma). Semplificomolto e dico che queste tante maniere diessere artisti e di fare arte, si collocano al-l’interno di un sistema (che c’è, qui ora),che approva la qualifica attraverso la legit-timazione sociale culturale ed economicadell’opera. Nel sistema si muovono l’artista(colui che progetta e fa), il gallerista (coluiche vende al miglior prezzo), il critico (coluiche giudica con motivazione culturale), lospettatore (colui che ha sete di bellezza), ilcollezionista (colui, che oltre alla sete dibellezza, ha i soldi per placarla). Un lascito concreto della fine della stagionedelle avanguardie, è la lega opera d’arte-valutazione del mercato dell’arte. È possi-bile scindere i due metalli di tale lega?Quello che pare molto probabile, è cheormai, nessuna delle due componenti esi-sta senza l’altra.

SIA GLI ARTIGIANI CHE GLI ARTISTIPRODUCONO MERCIIn definitiva, l’arte è una merce (con buonapace dei moralisti che ancora riescono astorcere in naso). Non è necessario, in-vece, marcare che un’opera d’artigianatosia una merce. Gli oggetti artigianali sono

stati realizzati per essere venduti (per checosa d’altro, se no?). Allora, e a questopunto è lapalissiano, sia le realizzazionidell’artigianato che quelle dell’arte si ven-dono. Allora, arte e artigianato sono lastessa sostanza con due nomi diversi? Eh,no! Perché un’eccellente artigiana come tesente il bisogno di qualificare come d’arti-sta i gioielli che realizza? Tale qualifica dàun plusvalore? E tale plusvalore è esclusi-vamente commerciale? Gli uomini del si-stema dell’arte pongono l’arte al di sopradell’artigianato. Perché? Solo perche così(con una punta di provocazione), alcuni deisoggetti di quel sistema (l’artista, il mer-cante, il collezionista) possono spuntareprezzi più alti, e guadagnare di più, in mo-neta e in prestigio?

L’ARTE HA UN VALORE CULTURALE.E L’ARTIGIANATO? Arte contro artigianato. Dalla parte dell’arte:meno abilità manuale (non sempre); piùidee (di quelle che, in maniera surrettizia oplateale, scuotono le abitudini percettivedel mondo circostante). Dalla parte dell’ar-tigianato: più abilità manuale; idee chesono (quasi in esclusiva) manufatto-dipen-denti (legate, cioè, ai problemi tecnici dellarealizzazione del manufatto). Mi limito aigioielli e pongo la domanda: le tue ideesono esclusivamente monile-dipendenti?Oppure, oltre ai problemi tecnici, c’è di più?Propendo per il di più (devo, però, sostan-ziare con qualche argomento questascelta).Il valore culturale, dicevo. I manufatti arti-gianali ne abbondano, eccome. In archeo-logia, il vasellame e i monili dicono moltosulle civiltà che furono e che non sono più.Il valore culturale dei monili è anacronistico(rimanda a un mondo che non c’è più), op-pure postumo (verrà colto da un mondoche sarà). Il valore culturale attuale, invece,è intrecciato con il valore sociale (lo status)e con la moda. (Non sto schivando il valore

Gioielli a regola d’arte

di Massimo Grecuccio

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della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0lettera aperta a Roberta Risolo

culturale dell’arte. Qui, il valore è (in modopiù marcato) il frutto di una negoziazione,di un accordo (senza bisogno che le partisi siedano attorno a un tavolo). Il valore cul-turale dell’arte non vola alto. È (l’ho giàdetto) intriso degli inchiostri indelebili delsociale (marca un livello di classe sociale)e del gioco d’azzardo (l’investimento eco-nomico). E anche della moda.I valori culturali dell’arte e dell’artigianatosembrano avere gli stessi ingredienti. Tut-tavia, i profumi, i sapori, le proprietà orga-nolettiche, il gusto infine, nei due casi nonsono gli stessi.

GUARDO DA VICINO I TUOI GIOIELLINelle tue realizzazioni utilizzi qualche voltamateriali di scarto. Nella serie One e Oneand colours (anelli) usi i piantoni (di ottone),scarti della lavorazione orafa industriale.Nella serie Ulivo (anelli, collana e orec-chini) usi gli scarti (di legno d’ulivo) della fa-legnameria. Più che il recupero deimateriali (destinati alla discarica), qui sot-tolineo l’artigianato che viene dall’artigia-nato (l’artigianato di secondo grado). Gliscarti, di metallo e di legno, subiscono unanuova (seconda) lavorazione. I monili, qui,mostrano anche il grado zero dei materialipoveri usati (i piantoni di ottone e il legnod’ulivo). In Chiave (collana) riproduci un particolare(un raggio) del Rosone della Cattedrale diOtranto. In Torre del Serpe (collana), mi-niaturizzi la torre omonima (simbolo diOtranto) col metallo (con scelta felice: conle linee di un disegno e non con un solidopieno), nel quale hai incastonato una mi-nuscola pietra leccese; attorno alla torre sistringe un serpente. In Adamo ed Eva(orecchini), riproduci gli attori del peccatooriginario (dal mosaico della Cattedrale diOtranto). In Castello di Otranto (collana), ilcastello è ridotto alla sua pianta. E poi: Ric-cio di mare (fedine, bracciale, collana).Alga (orecchini). Stella di mare (spilla).

L’elenco continua, ma mi fermo.

GIOIELLI D’ARTISTAQuello che ho elencato fa emergere alcunecaratteristiche degne di rilievo dei tuoi la-vori. L’omaggio alla tua terra, una celebra-zione del retaggio di cui (come essereumano prima che come artigiana) ti sei im-bevuta. Un inchino alla tradizione. Una di-chiarazione di poetica più che un atto difiero campanilismo. Una lode senza stre-pito, attuata con riproduzioni artigianali cheutilizzano la citazione (un particolare del-l’originale reale) e il frammento (la pietraleccese minuscola, per esempio). La cita-zione e il frammento, entrambi sono dispo-sitivi retorici ampiamenti utilizzati nell’artecontemporanea. La tua sapienza artigia-nale, perciò, è anche impregnata dell’artedei nostri giorni.

PEZZI UNICI E SCULTUREIl lato artistico del tuo lavoro si esalta in al-cuni dei tuoi pezzi unici e sculture.Box surprise (collana), per esempio. Valela pena elencare i materiali utilizzati: ot-tone, acciaio, legno d’ulivo, pietra leccese,sughero, perle naturali, zirconi neri,smalto, cordino in cotone cerato. Un cubochiuso appeso, che può diventare un cuboaperto appeso (una sorta di croce). Ognifaccia è un campo di materiali e soluzionirealizzative differenti. Il passaggio da unaforma all’altra sprigiona una valenza alle-gorica.Aureo (bracciale), per esempio. Oltre aimateriali (ottone con bagno oro e rutenio,pietra leccese, legno d’ulivo, smalto, fogliad’oro, resina, tormalina carrè, tanzanitecabochon, magneti), elenco le lavorazioni:satinatura a bulino, mosaico polimaterico,smalto, incastonatura e inserti in fogliad’oro e resina. Il bracciale è formato dacinque cornici, che raccontano (per cita-zioni o frammenti) un periodo stilistico diKlimt. Le citazioni rimandano a Giuditta 1,

a Il Bacio, a Le tre età della donna, e aGiuditta 2.In Aureo convivono un pezzo di storiadell’arte e una summa di tecniche e solu-zioni artigianali. Aureo celebra il matrimo-nio tra l’arte e l’artigianato.Silkworm (anello), per esempio. I materiali:ottone anticato, seta. Un anello insolitoche riproduce, con la seta incastonata trai rami di ottone, i bozzoli veri tra i rami dilegno. Silkworm è un esempio di arte didascalica(l’arte nel piano del significato letterale).E ancora, la collana Queen Mary (ispirataa Maria d’Enghien e alla Basilica di SantaCaterina d’Alessandria a Galatina); e tra lesculture (sorvolo, meriterebbero un di-scorso a parte) L’albero della vita (ispiratoal mosaico della Cattedrale di Otranto) e laSeconda età del ferro.

Roberta, definisci le tue realizzazioni Gio-ielli d’artista. In questo modo, non dichiariche i monili che tu fai siano opere d’arte.Metti piuttosto l’accento sulla qualità del tuolavoro. Una grande passione, che hai rac-contato ai visitatori della mostra e anche ame, ti ha portato a raggiungere una qualitàrealizzativa altissima. A me è sembrato dicogliere, in alcuni dei tuoi gioielli, un poten-ziale metaforico non pienamente espresso.(La mia impressione, però è quella di unuomo che ha visto più opere d’arte che gio-ielli.) Che la fiamma della tua passione rimangasempre viva.

Roberta Risolo progetta e realizza gioielli.Dopo il diploma in “Arte dei metalli e del-l’oreficeria” si sposta a Vicenza, dove fre-quenta corsi di specializzazione e lavora per prestigiose aziende del set-tore. Dopo un’esperienza poco più che de-cennale, torna nel Salento, dove continuala sua attività.

Ad illustrare il bracciale Aureo

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spagine

di Rosanna Gesualdo

H24 FabriKa, haospitato, do-menica 10maggio, nel-l'ambito dellarassegna Spe-

cial Guest, “Who Is Who” mostra fo-tografica di Stefano Cacciatore.

* * *La dialettica iconografica in cui Ste-fano Cacciatore struttura l'identitàoggetto - soggetto denuncia l'asso-luto annientamento della coscienzadell'individuo destinato ad un silen-zio interiore voluto dalla brutalitàsocio - economico - politica contem-poranea; da questa predestinato adun fallimento di Kafkiana memoria.In questo contesto persino incapacedi comprendere l'evidente radicali-smo eretico della propria condi-zione umana manipolata per erroreo intenzionalmente da informazioni,notizie e governi sino al punto di as-servire io, coscienza e identità, in unparadigma esistenziale che ci vedetestimoni assenti dal duplice volto diosservatori costantemente osser-vati, per dirla con un ossimoro at-tenti osservatori ciechi.

I soggetti recano una ferita talmenteprofonda da dover essere celata dabende dalle quali talvolta traspareciò che resta dell'identità, semplice“carne” il cui bianco marmoreo siconfonde con il colore delle garzeche lo ricoprono, metafora di unamanipolazione costrittiva e di un in-dottrinamento omologante.

Quello di Cacciatore è un profondosguardo critico sul “volto” di-svelatodi una società che ci vuole simili a“macchine inutili”, dominata se-condo l'artista da un vuoto culturalemirato all'appiattimento delle co-scienze attraverso la creazione diabitudini che hanno come finequelo appunto di renderci simile a“macchine” incapaci di autodetermi-narsi.

Who is Who è un gioco di ruolo incui ognuno è l'altro. L'invito di Cac-

ciatore è quello a varcare la soglia,quello di andare oltre i limiti imposti,un invito struggente al recuperodella propria identità ed è per questoche non sfugge un particolare: Lemani dei soggetti fermati negli scattidell'artista restano libere da costri-zioni, quasi a non voler rendere vanii tentativi ad entrare in comunica-zione con se stessi, una sorta disperanza etica nell'assunzione di re-sponasabilità verso il proprio impe-gno esistenziale.

* * *Stefano Cacciatore classe 1978 hainiziato a fotografare con una vec-chia reflex a pellicola, acquistata diseconda mano da un amico foto-grafo."Lei", andava sempre con lui,seguendolo ovunque, ovunquepronta a fermare paesaggi e volti.Da allora sono passati circa 10 anni,la sua “macchina” è cambiata mal'abitudine di portarla sempre conse, quella no, Stefano non l'hapersa. Fondamentale nel suo per-corso la scelta di vivere l'arte all'in-segna di passione e confronto a talproposito è importante citare il rap-porto di amicizia e lavoro con ungenio creativo della fotografia tra ipiù fecondi come Bruno Barillari conil quale è imprenscindibile il connu-bio tra impegno e furorecreativo.Con l’umiltà che non l’hamai abbandonato dunque Caccia-tore resta fotografo dalle straordina-rie abilità tecniche non disgiunte dacorpo, anima e cuore che lo ren-dono a pieno titolo un esponentedella fotografia tra i più interessanti.Come sosteneva Bresson “È un’il-lusione che le foto si facciano con lamacchina…. si fanno con gli occhi,con il cuore, con la testa”.

*  *  *H24 FabriKa, ha ospitato, domenica10 maggio, nell'ambito della rasse-gna Special Guest, “Who Is Who”mostra fotografica di Stefano Cac-ciatore

H24 FabriKa è in Vico Dietro Spe-dale Dei Pellegrini 29/a a Lecce

Who is WhoLa fotografia di Stefano Cacciatore da H24 FabriKa

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della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0fotografia

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Mia nonna si chiamava Maria Dome-nica Tagliente, detta Marietta cheuno s’immagina una vecchietta mi-nuta minuta, invece lei era masto-dontica col suo metro e ottanta e ilquarantadue di piedi, tenuti dentro

scarpe rigorosamente maschili.Il tempo l’aveva incurvata e i suoi abbracci sembravano an-cora più grandi per via delle braccia allungate dalla sua po-stura, che ogni volta che scrivo o leggo “un abbraccio grande”mi viene spontaneo il paragone. Le sue mani, anch’esse enormi, riuscivano a produrre orec-chiette da fare imbarazzare i migliori pastifici industriali. Seduta alla sua postazione, preparato l’impasto a forma dicannone, sistemava il fazzoletto che di solito teneva anno-dato sotto il mento, a mo’ di bandana, come se si trasfor-masse in una piratessa, pronta a lanciare munizioni di pasta.A me toccava sistemare le orecchiette in fila, uno di quei la-vori socialmente inutili che assegnavano ai bambini per te-nerli buoni.Lei diceva il rosario e quando arrivava ai misteri gloriosi, gau-diosi o dolorosi (mi si perdoni se non li ricordo bene, è chespesso lei stessa li confondeva), ci chiedeva il giorno dellasettimana e in base a quello si recitava il genere corrispon-dente.Le litanie erano il pezzo forte, con quel fazzoletto a bandana,sembrava davvero una rapper a tirare giù tutti i santi, daSanta Maria Vergine delle Vergini a tutti quelli possibili e im-maginabili. E noi in coro, a ritmo serrato, rispondevamo:“ORA PRO NOBIS!”Intanto le orecchiette raggiungevano il chilo abbondante chela pasta fresca, si sa, non cresce e se ne deve calare sempreun po’ di più, e noi, famiglia di sei persone più nonna, ave-vamo un appetito robusto.Nel pomeriggio, quando questo rituale prendeva inizio, biso-gnava anche fare i compiti e c’era sempre qualche coniuga-zione verbale da ripetere ad alta voce, al concludersi dellelitanie, naturalmente. La nonna ci sentiva poco e quando siarrivava al passato remoto, succedeva che esclamasse: “Ih,Madonna meh du Carmine,‘u terremoto?!” (Ih, Madonna miadel Carmine, il terremoto?!”). Avevamo già passato quellabrutta esperienza nel 1980, e lei era rimasta così scossa cheera solita fissare i lampadari o fermarsi un istante, sorpresadal tavolo spinto dai nostri calci, dati sottobanco all’ora dipranzo.La mamma la ricordo sempre indaffarata tra le stoviglie e ilbucato che stendeva puntualmente in ordine di grandezza,con le lenzuola sull’ultima corda, a coprire i fatti nostri, mu-

tande e mutandoni (della nonna) inclusi. Era così affaccen-data che nel pieno di una sindrome d’abbandono, andavo anascondermi dietro qualche tenda o nell’anfratto tra l’armadioe la finestra della stanza da letto dei miei, dove era riposta lalucidatrice, insomma, in un luogo segreto perché qualcunomi desse adenza (attenzione). Ricordo quelle lunghe attesedurante le quali fantasticavo sulla disperazione della mammaalla ricerca della sua bambina, di un fratello che si doman-dasse che fine avessi fatto o della nonna che dicesse presto:“ e a piccenne?” (“e la bambina?”). Niente di tutto questo, potevo restare lì un’ora di fila e, così,uscivo furiosa, arrabbiata, in lacrime, con mia madre che ti-rava uno scappellotto al primo che le capitava sotto tiro, con-vinta che uno dei miei fratelli mi avesse fatto piangere, ignarache fosse proprio lei il mio dramma, compresi i suoi figli e suamadre.Tra fratelli, spesso, ci si azzuffava per questioni di proprietà,sul mio, tuo, suo, facendo un’enorme fatica a pronunciare no-stro.In quegli interminabili pomeriggi domestici tra bambole deca-pitate, quaderni presi in ostaggio con la minaccia di esserestrappati se si veniva meno alle regole della santa fratellanza,pantofole che volavano, tutto doveva svolgersi nel soggiornoche la cucina era occupata dalle messe gastronomiche dellanonna, le stanze da letto con i letti rifatti, neanche a parlarne!E il salone, che ancora fatico a nominare, era la stanzachiusa, sigillata, che si apriva solo per essere spolverata, gin-gillo dopo gingillo, cristallo dopo cristallo. Un altro lavoro so-cialmente inutile che toccava a me farlo, chissà, forse eraanche un modo, un accordo per dire che in fondo esistevoanch’io? Un’altra occasione di apertura era quando allanonna, durante la Quaresima, veniva in mente di farci cele-brare la processione della Via Crucis in casa, con tutte le po-stazioni organizzate e noi quattro in fila, dietro di lei aintonare: “Santa Madre che voi fate che le piaghe del Si-gnore, siano impresse nel mio cuore...” Non è poi così diffi-cile, oggi, immaginare il motivo del mio ateismo. Comunque,temevo quella stanza, intorno alla quale ormai aleggiava unaleggenda, si diceva che fosse posseduta dallo zio Mimino,mai conosciuto, mai trovato durante le mie ricerche sul nostroalbero genealogico, sicuramente modello ulivo di Puglia. Sivociferava pure che tale parente immaginario fosse irascibile.Poi ci si chiede pure il perché le persone da grandi vadanoin analisi, io è da un po’ che ci penso, mi frena solo il fattoche vivendo in un altro paese, tra i misterunderstandings e imodi di dire delle differenti culture, va a finire che mi diagno-sticano chissà quale delirio, per carità, lasciamo perdere.La nonna, invece, appena mettevo la mano sulla maniglia

di Milena Galeoto

La nonnaMarietta

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della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0racconto

della stanza innominata, se ne usciva fuori con la storia delMamone, dell’Uomo Nero che immaginavo con i suoi tenta-coli di ombra, afferrarmi i piedini mentre attraversavo il vano.Che spavento! Lo stesso che sentivo quando la nonna circo-lava di notte con la sua vestaglia azzurrina e i capelli liberatidalla crocchia, bianchi e lunghissimi. All’epoca in tv era fa-mosa la serie animata dei morti viventi che s’intitolava Bemil mostro umano e mio fratello, il terzo prima di me, si era fis-sato che la nonna di notte si trasformasse in Bera, il perso-naggio femminile di questo trio terrificante. Considerata lasua statura, era abbastanza inquietante vederla rimboccarele coperte del letto a castello senza scomporsi.Io l’aspettavo con le lenzuola già ben alzate fin sopra la testa,possibilmente. La sua ninna nanna la ricordo ancora, ci scuo-teva afferrandoci da una spalla o da un arto che si trovavasotto mano, intonando un unico “OH” ipnotico che con il mo-vimento del suo braccio faceva vibrare, come la nenia di unpastore nordafricano.Mia nonna era contadina, aveva lavorato la terra, era unadonna pratica lei, mica di quelle che ti leggono le storie, almassimo ti raccontava della Guerra, di come sua madre eroi-camente riuscisse a sfamare la sua mole di figli, del caneGaetano che seguiva il nonno Pietro, all’ombra della sua car-rozza. Del primogenito, chiamato Umberto, che era un onoredare al proprio figlio il nome del Sovrano. Della zia Grazia, labambina-balilla modello e di mia madre che chiamavano lasigna (serpe) per via della sua magrezza e dei suoi occhi spi-ritati. Di Gesù e delle spine che gli avrei messo se mi fossi

comportata male, della medaglietta miracolosa della Ma-donna di Lourdes che ancora conservo insieme al crocefissodi bronzo, con il volto e i piedi di Cristo consumati dai suoibaci.C’era sempre un gran da fare a casa mia che i bambini sonoanime vivaci, è difficile tenerli fermi ma non per mia nonna,lei era esperta a sedarci con la sua P’ddiche, una specie diPanfocaccia, così indigesto che dopo averlo mangiato, eranecessario stendersi. Dopo l’ultimo boccone era facile ritro-varsi a pancia all’aria, a fissare il soffitto con gli occhi spalan-cati, sbadigliando in preda alla dispepsia. In quelle occasioni,quando mio padre smontava dal turno della mattina (così sidice nel gergo operaio), dall’Italsider, e sentivamo la chiaveinfilarsi nella serratura, in pieno coma epatico, non riusci-vamo neanche a salutarlo.Lui entrava e diceva:“Melì?” (Melina, Carmelina, mia madre)“Ehi, Tonì, sei arrivato?”“E l’ piccinne? Non le stoche a sent’. (“E i bambini? Non li stosentendo.”)“E nu ringrazie u’ ciel’?!” (“E non ringrazi il cielo?!”). Rispon-deva esausta, mia madre.

In tutto questo, mia nonna, nella penombra della stanza, sisentiva fiera di tutta quella pace e continuava a benedirci conle sue preghiere durante la nostra momentanea morte appa-rente, in attesa della Resurrezione.

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Lecce città della lettura dal 21 maggio al 2 giugno Festival per il non lettore

e per il lettore inconsapevole

"Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi,

o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere."

[Gustave Flaubert, Lettera a Mille de Chantepie, 1857]

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spaginedella domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0

la città della lettura

La sezione provincialedell’UIC di Lecce, in col-laborazione con l’Istitutoper ciechi Anna Anto-nacci, partecipa all’inizia-tiva culturale “La città

della lettura” a Lecce dal 21 maggio al 2giugno nella piazza principale della città.

* * *Era l’inizio del secolo breve, quando nellanostra città, per la lodevole iniziativa di unanon vedente: Anna Antonacci nascevauna delle eccellenze sociali come fu l’Isti-tuto per ciechi Anna Antonacci. L’iniziativadell’Antonacci nacque per accogliere dallastrada i poveri ciechi, ma fu voluto soprat-tutto per la loro istruzione. L’Istituto dei cie-chi Anna Antonacci vinse la difficile provadell’istruzione e i ciechi infatti si afferma-rono negli studi riuscendo anche ad arri-vare alla laurea.Lo studio fatto con grande fatica, il rap-porto forte e convinto con la cultura fecerocadere le alte mura dell’emarginazione so-ciale ed i ciechi cominciarono a scrivere labella pagina dell’integrazione e quindi delloro contributo alla società, come lavoratorie come professionisti. Questa primaverasociale avveniva dentro le mura di PalazzoGiaconia uno degli edifici architettonici piùimportanti della nostra città. La sua fac-ciata, ora in stato di abbandono consu-mata dal tempo e sgretolata dall’azionedei venti, ha perso quel senso di equilibriofatto di luce e volumi geometrici; quellafacciata che si faceva percepire severa esollecitava lo spirito di prova nella culturae portava a quella esperienza dei ciechi incui la cultura è la luce che vince e spezzale catene del buio. I ciechi attraversavanoil portone delle severe mura con questospirito d’animo e nella disciplina delle muratrovavano la forza della loro vittoria in unavita di sacrificio e di lontananza dalle fami-glie. Una delle sale dell’Istituto, già dal1921, era destinata a biblioteca. È cosìche oggi la Biblioteca braille dell’Antonacciha raggiunto e conserva un patrimonio li-

brario di oltre 3600 volumi. Sono libri spe-ciali sia per i loro anni, alcuni volumi infattisono datati 1936; sono esclusivi sia per icontenuti: negli scaffali infatti ci sono la col-lezione delle principali opere liriche inbraille e sono presenti anche le opere dimusica classica, accanto ai quali i libridella letteratura italiana dalla commedia diDante Alighieri al Canzoniere di Petrarca,dalle poesie di Leopardi alle opere diD’Annunzio. Questi libri sono un vanto euna esclusività della nostra biblioteca spe-ciale della città di Lecce. La presenza diqueste opere sono lì a rappresentare lostudio dei ciechi nell’arte della musica edil successo artistico riconosciuto dalla atti-vità nei grandi teatri con la loro partecipa-zione ai concerti. Ci sono poi volumi scrittimanualmente, con il punteruolo. Questivolumi rappresentano la fatica ed il credodei ciechi nella cultura intesa come armaefficace per il riscatto sociale e la vittoriacontro la disabilità più grave come è quelladella cecità. La cecità non era percepitasolo come mancanza o insufficienza di unorgano perché era vista come punizionenella tradizione dagli dei come castigo deldiavolo ed infine come gioco velenoso deldestino infame. La biblioteca è stata la pa-lestra della mente buona per allenare lamente a superare le difficoltà dello studiodi non vedenti così quella percezioneamara e diffusa della cecità tutta negativaè stata superata grazie allo studio e a quelrapporto profondo con i libri. La Bibliotecabraille dell’Istituto Anna Antonacci è parti-colare ed è diversa dalle altre biblioteche:è particolare per il profumo dei libri allog-giati negli scaffali e per la loro forma. Lacarta usata per la scrittura braille deve es-sere di prima qualità e ricca di cellulosa.Le pagine dei libri sono senza inchiostro:il bianco della pagina è percepito dall’oc-chio animato dai puntini che formano leparole. Il bianco ed il gioco della luce deipuntini nella pagina risulta irrazionale in-comprensibile allo sguardo degli occhi. Maquei puntini, quasi per magia, si trasfor-

mano diventano righe di parole sotto lemani esperte del non vedente questa èl’esclusività e la novità dell’alfabeto brailledella lettura con le mani inventato da LouisBraille. Il rapporto del cieco con il libro èdiverso rispetto a quello del normodotato.Il soggetto privo della vista infatti ha unrapporto con il libro diretto ed orizzontale.Il libro ed il corpo sono uniti attraverso iltatto il libro entra nel corpo e le parole neipuntini sotto le mani diventano significati illibro e il corpo sono l’esercizio della mente;quest’ultima trova nel corpo lo specchiodove le parole si rappresentano quindi lericonosce nei loro significati. Per i non ve-denti le parole sono contatto, vita delcorpo, esperienza dell’Io, sapore dell’intel-ligenza, strada della conoscenza. La Bi-blioteca braille dell’Istituto Anna Antonacciè un museo di libri antichi ancora validi amantenere viva quella primavera socialenata nella nostra città con il diritto alla cul-tura che portò i ciechi dalla strada nella so-cietà per questo quei libri sono ancora utilia promuovere il futuro che vogliamo e aresistere e quindi a non perdere il diritto adavere i libri e oggi libri accessibili. Oggi ildiritto del libro, in particolare per i giovaniciechi inseriti nella scuola non è sempregarantito: i sindaci dicono infatti di nonavere soldi per i libri dei non vedenti nellascuola. La Biblioteca braille nel corso dellamanifestazione “letture in città” potrà es-sere conosciuta attraverso visite guidate.Il 28/5/2015, negli spazi della Libreria Li-berrima leggerò in braille, al buio versi delpoeta Vittorio Bodini e Girolamo Comi pervivere le emozioni in piazza della lettura inbraille. Infine per confermare la sensibilitàe la cultura sociale dei leccesi verso la di-sabilità dei non vedenti in piazza espor-remo libri in braille della Biblioteca AnnaAntonacci. La manifestazione “letture incittà” per noi deve essere una festa di cul-tura per promuovere il modello del libro ac-cessibile.

*responsabile Biblioteca brailleIstituto A. Antonacci Lecce

La biblioteca brailledi Luigi Mangia*

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0poesia

di Giuliana Coppola

Per vincere il silenzio

Si è tenuta a Maglie la quinta edizione del concorso dedicato a Marilena Agrosì

Sedici maggio a Maglie, quinta edizione del con-corso “Il Senso della Vita, poesie per ricor-dare… Marilena Agrosì”. Ed è stato, come alsolito, un viaggio tra bellezza e poesia. Hannovinto Angela Galati, Beniamino Rizzo, SofiaMoscatello, Giorgia Dongiovanni, Valentina

Tanieli, primi e secondi, ma a vincere è stata soprattutto lapoesia. Voleva diventare farfalla e per questo spiccò il volo da una fi-nestra; non aveva le ali o forse gliel’aveva rese pesanti il pesodella vita; si trovò tra le nuvole e l’accolsero gli angeli; ma vo-leva anche essere pietra, di quelle lisce e lucide che sanno digemma e piansero gli angeli su questo volo non riuscito e ogniloro lacrima fu una pietra e così Marilena è farfalla e pietra epapavero e verso di poesia, quello che si scrive per lei, quelloche i ragazzi scrivono per lei, per la sua bellezza di donna, difarfalla, di pietra. Ché questa è scuola non solo buona, maanche bella ed esiste un po’ dovunque; basta sapersi guardareattorno; Liceo Classico “F. Capece”, Istituto Professionale “E.Lanoce” ed è Maglie la loro sede; ma gli studenti che rispon-dono a richiamo di poesia sono figli di terra salentina e figli diterra salentina sono genitori, presidi e docenti che amano poe-sia e bellezza. E figli di terra salentina sono Lina Agrosì, e i

componenti della sua famiglia che hanno scelto la via dellabellezza poetica per ricordare. Ancora una volta la poesia vince silenzi, ancora una volta labellezza vince paura e la bellezza per loro, per gli adolescenti,oggi è anche “un nuvola carica di pioggia”; è “l’acqua che pic-chietta su una tomba senza nome né data” e c’è una marghe-rita a tenerle compagnia; è “il fiore appassito che ciintenerisce”; è “carezza su un cuore in subbuglio”, ma anche“un bacio sotto la pioggia” ed è “armonia invisibile che regolal’universo”.“Noi adolescenti che rendiamo la vita un po’ pazza” questi ado-lescenti sono la bellezza che è per loro, sorriso, carezza, alle-gria, miracolo e stupore, gioia di esistere e di cercarsi, in tantiquante sono le stelle, col desiderio di sentirsi uniti e vicini con-tro tutte le guerre, perché solo così tutti insieme possono vin-cersi le guerre.E gli adulti? Gli adulti in silenzio ascoltano voci di adolescentiche si trasformano in musica e canti e la vita è bella sussurratada un violino ed è meraviglioso il ritrovarsi insieme a ripetersiche esiste, esistono questi momenti nell’aula magna d’unascuola. Un’ala di farfalla, il peso di gemma d’una pietra, il rossod’un papavero; ancora una volta è Marilena Agrosì a reggerele fila della storia.

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spaginedella domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0

Marcello fa, mi hafatto dedica inoccasioni, col-lana a cura diAnna GraziaD’Oria (Manni

Editore), con e in un inchiostro di pennadell’intramontabile Bic: per: “…una pri-mavera di sole e d’amore. Con affetto...”.Avviene in una mattina di maggio e a chiimporta qui segnare data e ora in un per-ché. Marcello fa domanda con quel suofaccione pulito e sincero, chiede nelbreve,così com’è scritto nel titolo dellasua ultima raccolta poetica, che ho fra lemani. Marcello “È” nel ventre di una donnagentile per una congiunzione e in un’im-magine di sostantivo, “È” nell’orma delsuo passo, di un sapere ch’È vera con-giunzione e non l’essere il verbo di unoscontato, di un poi certo per una qual-siasi “alba”. “È” dell’immedesimato. Uni-camente nel certo che v’è qualcosa chesi deve far conoscere o che ha già dettoe ne insegue una domanda allaquale,devo, deve rispondere o, nel maiindugiare, devo rispondere o far rispon-dere ad una sua lasciata sospensione.Marcello sa che, da una congiunzione,l’attendersi è in una lettura e che occorrequindi aver letto per saperne di più, saanche del suo sé ch’è il medesimo e ilprovvisoriamente di una o più pagine diquell’interrogato.Poesia dunque in una congiunzione enon in un interrogativo. Poesia dunquein un seguito da trovare in sessantottopagine.M’attrae quel: “al piccolo Federico”.Tra-lascio solo momentaneamente la dedicaè dell’esergo di tal Saturnino Primaverache ne voglio capire la scelta e la trovo

nella volontà dell’autore nell’accoglieree raccogliere l’utile in una riformulazioneper il suo registro linguistico,sebbene di-stante e nel diverso. Per me quell’esergo diviene solo spazioper affiancarsi ad una voluta sospen-sione benché sia esso dovuto per ren-dere omaggio o per farne parafrasi dipartenza o per affini proprietà lessicali esemantiche o per dare l’esatta compren-sione del suo testo. Questa l’impressione. Ma è solo curio-sità eccessiva. Buttazzo è meglio go-derlo nei suoi particolari senza troppirimandi pseudo letterari tipici di ognicolto rimando. Comunque, di ogni esergo, so ch’è il co-noscere, ch’è l’altrettanto rimanerne“fuori”, sebbene essenziale per il verso(dorso) della moneta da donare. È lospazio dovuto per una raccolta fra “…hodonato…” e “…ogni giorno…”.L’esergo utilizzato, quindi,s’adegua pro-prio com’è per il titolo,per “l’agil opra”dell’autore, in un domandare di alba.L’amico Poeta dona quindi la sua mo-neta nelle due volte il cinque (con duemani si dona e si ac(coglie) e non s’im-piccia se chi riceve sappia quel ch’è poe-sia o s’è d’obbligo sapere di poesia.Marcello sa il perché si dona, conosceanche l’uso circolante della moneta. Sisa, l’amico dona nel significato più purodel suo termine. L’amico sa ch’è monetad’icore marezzato, imprigionato, impa-ziente, vita grama, giorno per alba da in-contrare e alba da accogliere eraccontare in soste di versi fra il pre-sente, il passato ch’è remoto e il suo im-perfetto ch’è silloge, mai futuro.Accogliere poesie, affiancarle in un suc-cessivo indice non vuol dire correre sinoalla fine di una pagina, di una sfrangiata

malinconia. Mi pare di ascoltarlo ed io a condividerlo:Leggo poesia per far sostare il miotempo. Allungo all’infinito le frasi in unalettura da e nel suo contrarsi. Azzeroogni ansia anche in un numero esiguo diversi. Rileggo l’esiguo e lo espando.Scelgo il filo su cui appendere ad asciu-gare, poi, le mie parole da scrivere.Per questo motivo ho scelto il da leg-gere. Ho scelto di leggere e a caso:Lento scende… ascolto il verso …suinostri corpi bagnati, / fradici di tempeste/e calcolati oblii … Quel che resta delgiorno.La poesia in scrittura è in barba ad ogniimperativo. Per un anziano del leggerecome me è dare il pizzicotto sul culo diuna signora e, poi, il venirne schiaffeg-giato. Ne divento l’ignaro smarrito del-l’improvviso che avanza e che trasformala sua signora in una donna cortese ch’èdivenuta Luna. Ritrovo in Marcello il pia-cere del pizzicotto alla Luna.Il tempo come descritto da Marcello: sta-gna ogni patimento / rinserrato in una ci-catrice / di scorza dura.Ora è tempo di ritrovarsi in inganni dibambina memoria. Ora c’è quella memoria ed è il piccoloFederico che attende e con(giunge) iltempo del ritrovarsi nella metafora diMarcello. Nella scrittura il lettore è protagonistaassoluto. I versi del poeta Buttazzo, inamicizia Marcello, divengono, si riaffac-ciano e fagocitano i boccioli assunti nel-l’irto e per essere gli arguti occhi delbimbo. Le infinite parole saranno i suoni per lasua poesia e per sbocchi di nuovoamore: nel grembo della notte amica. El’alba? Sarà una nuova silloge, l’attesa.

poesia

Pizzicare il culo alla Luna“E l’alba” di Marcello Buttazzo, Manni

di Francesco Pasca

Ad illistrare un’Amalassunta di Osvaldo Licini

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Dall’Albania, un pic-colo ma esemplarei n s e g n a m e n t o .Qualche tempo fa,mi è capitato di assi-stere a un bel repor-

tage della RAI dedicato all’ Albania.Un servizio assai vivo e interessante,giacché fedele e puntuale ripercorsodella storia della piccola nazione, intes-suta, come è noto, di tante e varie traver-sie sino alle oceaniche, e a voltetragiche, fughe di suoi abitanti disperatiattraverso il Canale d’Otranto verso l’Ita-lia, lungo gli anni novanta.Fortunatamente, ormai da un pezzo, loStato che s’affaccia sull’altra sponda delCanale d’Otranto è andato man manocalandosi nella più accettabile realtà at-tuale, che, sia pure fra contrasti e diffi-coltà, sembra pian piano indirizzarsiverso standing di vita di modello euro-peo, pur partendo, è ovvio, da livelli ine-vitabilmente bassi.In particolare, sono rimasto colpito dallagran differenza fra la popolazione di età

media, o avanzata, e i giovani, questi ul-timi decisamente “simili” ai nostri ragazzi.Sullo sfondo di fasce generazionali mar-cianti con immagini e a ritmi difformi, hovisto delinearsi, in tutta la sua smagliantebellezza e forza attrattiva, l’ambiente na-turale del Paese delle Aquile, ricco dimontagne verdeggianti e innevate e dispiagge incontaminate, con fondali pe-scosi. Non c’è che dire, anche siffatto,spettacolare habitat stimola a credere inun futuro migliore per i nostri dirimpettai.A un certo punto, la scansione delle se-quenze sul piccolo schermo mi ha lette-ralmente lasciato il segno dentro.E’ successo quando il giornalista haporto il microfono a un anziano di un pic-colo villaggio del nord, nei pressi di Scu-tari e l’uomo, con la sua bella figura dallachioma bianca e dal viso sereno e di-steso, ha pacatamente confessato all’in-tervistatore di aver sempre lavoratoattraverso la gestione di un piccolo mo-lino alimentato da un torrente, riuscendo,con i relativi proventi, a mantenere la fa-miglia e a dare un futuro ai figli.

Verso il finale delle confidenze, per via diuna semplice frase, il suo racconto è di-ventato addirittura ammaestramento: “at-tualmente il molino non mi costa nientee io non ritengo di trarne profitto e arric-chimento a scapito dei miei compaesani:perciò, lo tengo semplicemente e gratui-tamente a loro disposizione”.Non c’è che dire, un modello di gestioneaziendale, da parte di uno che ha faticatoduramente, da definirsi certamenteesemplare. Personalmente, mi è venuto spontaneodi collegarlo ai tre forni a legna per cuo-cere il pane fatto in casa che, nel corsodi generazioni, sono stati funzionantinella mia piccola località natia e ora, pur-troppo, sono soltanto un lontano ricordo:quanto sarebbe bello vederli riaprire, conlibertà di utilizzo per ogni famiglia, cosìcome avviene per il molino del nord Al-bania!Semplici note su una minuscola realtà e,tuttavia, stimolo positivo per guardare viepiù con occhi diversi alla gente che viveal di là di un braccio di mare.

La cosa socialedi Rocco Boccadamo

spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0luoghi

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0in agenda - libri

Giovedì 21 maggio, a Monteroni, alle 18.00 il LaboratorioUrbano in Via Lopez y Royo, nell'ambito della rassegnaculturale "Incontri d'autore", organizzata dalla BibliotecaComunale in collaborazione con l'Associazione CulturaleHopera e Pro Loco Monteroni, ospiterà la presentazionedi "Guerra, fichi e balli. Salùtëmë tuttë e tu sonë sëmbë!",progetto del fisarmonicista salentino Rocco Nigro, editoda Kurumuny. L'autore dialoghera con Paola Bisconti,giornalista e autrice del blog "Anam"su Linkiesta.

Guerra, fichi e balli è il lavoro del musicistadedicato a suo nonno Rocco, arricchitodalle illustrazioni di Marco Cito e da undisco (allegato al volume) con vecchie me-lodie di brani ballabili, alcune rivisitate altreeseguite in chiave tradizionale. Si dipana

tra ricordi d’infanzia e racconti di guerra, dolcezze di fichi ma-ritati e vecchie melodie di ballabili, memoria storica e ricercamusicale. Le diverse voci narranti si alternano nel raccontareuna storia di vita e d‘amore che abbraccia tre generazioni.Nella prima parte del libretto – grazie alla trascrizione delle re-gistrazioni dei suoi racconti – è nonno Rocco, classe 1920, anarrare in prima persona di come la pagina più tragica dellastoria del Novecento, la guerra, fece irruzione nella sua vitasemplice di contadino figlio di contadini, primogenito di una fa-miglia numerosa, ai tempi in cui il piccolo comune di San Mi-chele Salentino si chiamava ancora Masserìa Novë.Nella seconda parte, invece, articolata in sette momenti, il rac-conto intimista e commosso di Rocco Jr. tratteggia il ritratto delnonno di cui porta il nome e che gli donò, per il decimo com-pleanno, la sua prima fisarmonica. Nipote prediletto e ragazzoprodigio delle orchestrine che suonano vecchi ballabili nei lo-cali il sabato sera, Rocco riceve dal nonno anche i germi di

un’antica sapienza musicale, trovando in lui il suo «primo pub-blico. Attento, sensibile, pieno di aspettative».Il commento al disco è affidato al musicista Massimiliano Mo-rabito, che sottolinea come l’opera – in controtendenza rispettoalla prospettiva “pizzicacentrica” in voga in tanta parte della ri-proposta della musica popolare salentina – miri a recuperaree valorizzare gli ampi repertori musicali dei suonatori locali tra-dizionali: dal repertorio agropastorale a quello “alla barbiere”,passando per le serenate e le quadriglie, dalle danze del se-colo XIX e di inizio Novecento (mazurche, polche, scottish, val-zer, tanghi, foxtrot) per arrivare alle fantasie delle opere liriche.Protagonista indiscussa, la fisarmonica.

Rocco Nigro, fisarmonicista e compositore, partendo dalla tra-dizione del sud Italia, ha esplorato i territori musicali del tango,della musica balcanica, klezmer e sefardita, arrivando, nellasua costante ricerca, fino alla musica contemporanea.È impegnato in attività didattiche in istituti privati nelle provincedi Lecce, Brindisi e Taranto.Ha composto varie musiche per film e cortometraggi, vantauna cinquantina di partecipazioni discografiche e numeroseesibizioni in festival internazionali.Tra le collaborazioni si contano quelle con Vinicio Capossela,Cirque du soleil, Orchestra ICO Lecce, Nigunim I tal yà e Tea-tro naturale di Renato Grilli, Opa cupa, Giro di Banda, Taran-tavirus e Zina di Cesare Dell'Anna, Antonio Castrignanò, RediHasa, Valerio Daniele, Maria Mazzotta, Dario Muci, GiancarloPaglialunga, i fratelli Rocco e Gianni De Santis, Nabil Salameh(Radiodervish), Enza Pagliara, Anna Cinzia Villani, Wilma Ve-druccio, Skaddia. Attualmente disegna e realizza produzionimusicali con Rachele Andrioli (Malìe, Dodicilune), FrancescoMassaro (Agàpi, DeSuonatori).

Nonno Rocco alla guerra

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0

S’è inaugurata venerdì 15 maggio, negli spazi di palazzo Ver-nazza a Lecce, la mostra della fotografa newyorkese Re-becca Arnold che da anni viaggia per il mondo e dona ilproprio lavoro alle comunità afflitte da guerre o calamità. Lamostra realizzata dall’ass.culturale Calliope Comunicare Cul-tura e dalla galleria d’arte contemporanea Art and Ars Galleryrimarrà aperta al pubblico fino a venerdì 22 maggio. sitabiledalle 17 alle 20.

Da photoretoucher per lo star system ameri-cano ed europeo ad ambasciatrice per la St.Luke’s Foundation di Haiti, gli scatti no-profitdi Rebecca Arnold arrivano a Lecce per larassegna dedicata alle donne del Comunedi Lecce “Itinerario Rosa. Una rassegna che

mira a valorizzare il ruolo sociale e culturale della donna attra-verso una serie di iniziative di recupero delle principali espressioniartistiche, utilizzando contesti di grande pregio storico ed archi-tettonico della città.

Nel lavoro fotografico di Rebecca Arnold la piena realizzazionedel sogno di tantissime donne che vivono in ogni parte del mondo:donare il proprio lavoro, raggiungere una professionalità tale dapoter essere regalata al mondo per farne un posto migliore.Con la sua agenzia, che si occupa ad altissimi livelli di post pro-duzione fotografica, ha creato icone dello star system americanoed europeo. Milioni di persone hanno visto il suo lavoro in cam-pagne pubblicitarie globali, copertine di album e riviste tra cui ilfamoso e gigantesco cartellone pubblicitario nella Times Squaredi New York. I suoi lavori sono stati pubblicati innumerevoli voltein riviste come Vanity Fair, Elle, Flaunt, Interview Magazine, Har-per’s Bazaar Arabia, Allure ed alcune sue foto hanno avuto il ri-conoscimento delle riviste French e American Photo. Il lavoro di

Rebecca è anche apparso in programmi tv come Oprah, Enter-tainment Tonight, Sex and the City e sulla copertina di una delleuscite più vendute della famosa rivista americana Us Magazine.

Rebecca Arnold ama documentare natura e cultura dei 40 paesinel mondo che ha visitato. In questo momento sta trasformandola sua passione per la fotografia in una professionalità a disposi-zione delle organizzazioni no-profit che lavorano nei paesi in viadi sviluppo. Racconta il loro duro lavoro attraverso foto che donaaffinché vengano riutilizzate a scopo promozionale o per la ricercadi fondi. Ha collaborato con il Nobel per la Pace MuhammadYunis della Grameen Foundation nell’Africa dell’est e, grazie al-l’aiuto della Fondazione Clinton e del Gruppo per la FilantropiaGlobale, Rebecca ha fotografato il lavoro del St. Luke’s Hospitaldi Haiti vincitore del premio Opus. Recentemente è stata in Bra-sile a documentare il lavoro di C.A.R.E. e di altre associazioni vin-citrici di riconoscimenti importanti nel settore del volontariato. Ilsuo progetto è di dare alla sua fotografia documentaristica sullanatura e l’arte una direzione socialmente consapevole, rebecca-arnoldphotography.com.Rebecca vive a New York, lavora occasionalmente a Los Angelese tiene conferenze per l’Istituto d’Arte di San Francisco. Negli ultimi anni, il suo interesse per la psicologia, le scienze dellaconoscenza e le cause umanitarie, Rebecca ha preso un diplomain life coaching, rebeccaarnoldcoaching.com. Tiene conferenzee lavora come mentore per associazioni no-profit che sostengonolo svantaggio e ha appena tenuto una conferenza presso la NewYork University. Ha un piccolo studio a New York e nel 2011 hafondato la New York Coaches Network. Rebecca è nata da madre tedesca e padre americano e ha vis-suto I suoi primi anni in Europa; questo ha creato in lei una natu-rale inclinazione a costruire il proprio lavoro attraverso le relazioniinternazionali.

in agenda - fotografia

Le foto in aiuto

A Palazzo Vernazza fino al 22 maggio la fotografia documentaria di Rebecca Arnolds

Rebecca Arnold e una sua fotografia,  Giordania 2014

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spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0in agenda - arte contemèpranea

Il Castello di Gallipoli tornatoalla pubblica fruizione al pub-blico nell’estate 2014 dopoanni di chiusura e incuria, siprepara a ospitare Michelan-gelo Pistoletto, pittore e scul-

tore, esponente della Pop Art, animatoree protagonista del movimento dell'ArtePovera, autore negli anni Sessanta eSettanta dei Quadri specchianti e degliOggetti in meno, fondatore della Cittadel-larte-Fondazione Pistoletto a Biella,luogo di interazione tra l’arte, l’educa-zione, l’industria e la società. Dal 5 giugno al 27 settembre, nelle salee negli spazi esterni dell’antico maniero,sarà dunque possibile ammirare le operedi uno dei più vivaci e prolifici artisti inter-nazionali. La mostra a cura di ManuelaGandini, è prodotta dall'agenzia di co-municazione Orione – che gestisce il Ca-stello con la direzione artisticadell'architetto Raffaela Zizzari - in siner-gia con l'Amministrazione Comunale e ilprezioso contributo del sindaco France-sco Errico.Pistoletto ha ideato per Gallipoli tregrandi installazioni site-specific, chestimoleranno simbolicamente lo spazio direlazione tra le persone e la storia, ricon-nettendo il passato al presente.Nella Piazza d’Armi vi sarà il Terzo Pa-radiso al cui centro verrà posto ungrande ceppo di ulivo ultrasecolare den-tro al quale germoglierà un ulivo neonato.L’opera è dedicata dal maestro al Salentocome segno di "soluzione e rinascita" afronte dell’epidemia batterica che colpi-

Dopo il Leone d’Oro allaCarriera alla Biennale diVenezia, nel 2004 l'Uni-versità di Torino conferi-sce a Pistoletto la laureahonoris causa in Scienze

Politiche. In tale occasione l'artista annunciaquella che costituisce la fase più recente delsuo lavoro, denominata Terzo Paradiso. Ilsimbolo scaturisce da una riconfigurazione delsegno matematico d’infinito. Tra i due cerchiopposti, assunti rispettivamente a significato dinatura e artificio, viene inserito un cerchio cen-trale, a rappresentare il grembo generativo delTerzo Paradiso, ideale superamento dell’at-tuale conflitto tra natura e artificio. Il segno cen-

trale diviene l’auspicio urgente di una risolu-zione nel quale armonizzare le due parti.Nel 2007 Pistoletto riceve a Gerusalemme ilWolf Foundation Prize in Arts, “per la sua car-riera costantemente creativa come artista,educatore e attivatore, la cui instancabile intel-ligenza ha dato origine a forme d'arte premo-nitrici che contribuiscono ad una nuovacomprensione del mondo”.Nel dicembre 2012, capovolgendo la visionenegativa della profezia Maya, si fa promotoredel Rebirth-day, prima giornata universaledella rinascita, facendo realizzare – attraversouna rete di Ambasciatori – il Terzo Paradisocontemporaneamente in oltre 70 paesi delmondo. I materiali utilizzati sono innumerevoli

e appartengono alla quotidianità: tappi di botti-glia, reti, torce, reperti storici, persone disabili,fiori, orti ecc. L’ubiquità del segno è possibilegrazie alla crescente partecipazione di una retedi collaboratori, “ambasciatori del Terzo Para-diso”, e delle varie cittadinanze locali.Nel 2013, da aprile a settembre, è protagonistaal Museo del Louvre di Parigi con la sua per-sonale: Michelangelo Pistoletto, année un - leparadis sur terre. Nello stesso anno, l’artista ri-ceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pit-tura (il Nobel per l’arte) per mano del PrincipeImperiare. L’artista è impegnato, sin dagliesordi, nell’elaborazione di un’arte socialmenteattiva e dinamica.

L’armonia è nel Terzo Paradiso

Dal 5 giugno al 27 settembre al Castello di Gallipoli le opere (site-specific) di Michelangelo Pistoletto

L’arte per la rinascita

sce gli ulivi pugliesi. La Xylella e tutte lesue implicazioni saranno lette da Pisto-letto attraverso le lente della "trasforma-zione e della guarigione". L'opera verràrealizzata in collaborazione con l'aziendaPimar, usando rigorosamente i pizzotti dipietra leccese, blocchi estratti diretta-mente dalla cava che, non subendo ulte-riori cicli di lavorazione, valorizzeranno lanatura materica dell'opera, rispettandouna risorsa non rinnovabile come la pie-tra. Nella sala ennagonale sarà installatoun labirinto di cartone, con al centro il ta-volo specchiante LoveDifference, aforma di Mar Mediterraneo, circondato da

sedie provenienti dalle culture che si af-facciano al Mare Nostrum.In un'altra sala espositiva vi saranno iQuadri Specchianti e il Segno Arte,frutto di sperimentazioni iniziate negli anniSessanta, attraverso l'impiego di nume-rosi materiali e tecniche, con l'intento dicoinvolgere attivamente lo spettatore nell’opera. La mostra, pensata per Gallipoli,contiene evidenti valenze simboliche cheriguardano la vita sociale nel suo più altomomento di crisi ed esprime contempora-neamente indica la via del dialogo – Lo-veDifference - e della rinascita – il TerzoParadiso e il germoglio d’ulivo.

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spagine

Arriva “Piano Piano”, ilFestival che dal 2 al5 luglio invaderàville e giardini privatia Lecce e dintorniper un lungo wee-

kend dedicato al pianoforte. L’ideanasce dall’esigenza di trovare nuovestrategie culturali che consentano allacomunità di uscire dall’impasse attualecon la creazione di nuove connessionie dialogo aperto fra organizzatori, mu-sicisti, mecenate e pubblico. A tale scopo l’organizzazione ha predi-sposto una “chiamata alla partner-ship” per quanti vorranno offrire lapropria casa o, in qualità di aziende,fornire servizi utili allo svolgimento delfestival e un crowdfunding per il pub-blico che avrà la possibilità prenotarel’accesso alle serate e sostenere atti-vamente il progetto con una dona-zione.

A Lecce dal 2 al 5 luglio un festival ideato da Irene Scardia

Festival di Sanremo 2015; Infine domenica 5 triplo set con il sus-seguirsi delle performance di MariaGrazia Lioy, apprezzata interprete clas-sica ed appassionata didatta e dei com-positori Greg Burk e Giacomo RiggiMazzone.

Ogni serata ospiterà uno showcase perla sezione “Young Jazz” dedicata a gio-vani pianisti che saranno selezionatidalla direzione artistica. Maggiori informazioni e modalità di par-tecipazione sono disponibili sul sitowww.workinproduzioni.it e sui socialnetwork del Festival e dell’etichetta.

Per maggiori informazioni e per accedere alle serate

è necessario accreditarsi scrivendo a [email protected]

o telefonando al 329.4123339

Il programma è curato dalla musicistaIrene Scardia, ideatrice del progetto,e ospiterà artisti nazionali ed interna-zionali. Giovedì 2 luglio sul palco il composi-tore croato Matija Dedic ed EnricoZanisi vincitore del premio Top Jazz2009 e del Premio Siae 2014; Venerdì 3 il programma prosegue conil compositore salentino RobertoEsposito e Julian Oliver Mazzariello,noto al pubblico per la sua collabora-zione con il trombettista FabrizioBosso.Sabato 4 ascolteremo il compositoreGianni Lenoci e la giovane CarolinaBubbico, recentemente balzata all’at-tenzione nazionale per il suo ruolo didirettrice d’orchestra e arrangiatrice al

della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0in agenda - musica

Matija Dedic Enrico Zanisi Julian Oliver Mazzariello

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Un immaginario filo ar-cobaleno che percorrela città per celebrare labellezza della diver-sità: domenica 17Maggio a Lecce, in oc-

casione della giornata internazionalecontro l'omofobia e la transfobia, torna il#rainbowday, una grande festa fra mu-sica live, estemporanee d'arte, buskers,giochi e proiezioni, organizzata da LeA -Liberamente e Apertamente, associa-zione di volontariato che da due anni la-vora sul territorio salentino per informaree sensibilizzare sulle tematiche LGBTQI(lesbiche, gay, bisessuali, transessuali,queer e intersessuali).

Lo slogan di quest’anno recita "Everyday.#Rainbowday” a significare l’impegnoquotidiano nel combattere contro ogniforma di violenza e discriminazione e ri-vendicare insieme diritti che per le per-sone LGBTQI, in Italia, ancora oggimancano. Lo scorso anno, per la sua prima edi-zione, a fare da cornice all’evento è statapiazza Sant'Oronzo; quest'anno sarà iti-nerante, toccando vari luoghi della città.Il furgone vintage messo a disposizionedalla Masseria Ospitale si trasformerà inun carro rainbow e si muoverà in cittàper scandire i vari appuntamenti e dialo-gare nella formula giocosa e creativa checontraddistingue il #rainbowday.

Il programmaIl lungo programma della giornata siaprirà con la colazione rainbow al Parcodei Bambini (dalle 9.00 alle 10.00presso viale Giovanni Paolo II), luogo-simbolo per l’associazione LeA che qui sicostituì due anni fa, a seguire il carro sisposterà in via S. Trinchese (angolo Isti-tuto Galilei Costa, dalle 11.00 alle 13.00)per i rainbow games dedicati ai più pic-coli e non solo: letture arcobaleno, spet-tacolo di burattini, giochi e performanceper celebrare ogni forma d’amore.Nel pomeriggio appuntamento per la sie-sta al Parco di Belloluogo (dalle 15.00alle 17.00) per rilassarsi all'ombra di unalbero o di un coloratissimo ombrellonegodendosi spettacoli di street artist, oprendere parte ai laboratori creativi te-matici per poi fare tappa a Porta Rudiae(dalle 17.30 alle 19.30), dove assistere aperformance e showcase.In serata tappa al “Barroccio” (dalle20.00 alle 22.00) per l’aperitivo in musicacon il dj set di Populous.A seguire il furgone arcobaleno raggiun-gerà la Masseria Ospitale (Sp Lecce -Torre Chianca, dalle 21.30) per il party fi-nale con le selezioni dei dj La Pupa, Fa-tina e Tobia Lamare che si alternerannoalla consolle fino a notte fonda.

Hanno aderito#Rainbowday è un evento patrocinatodal Comune di Lecce e sostenuto da nu-

merosi partner: Big Sur Lab, AgedoLecce, I Move Puglia.tv, Mirodia, TTEvents, MISC, Kiio Candles, Scie Ur-bane, Cdj Show, Culturista Bibliolab,Cantieri Teatrali Koreja, Radio Flo, Posi-tivo Diretto, Principio Attivo Teatro, Cul-turambiente, Seyf, La camera dellosguardo, Factory Compagnia Transa-driatica, Io Ci Provo, Fermenti Lattici,Kult, Made for Walking, Artelica, Attivarti,Librety, Enea, Io sono bellissima, Casadelle Donne, DNAdonna, Vita da Kretine,Pe(n)sa differente, Salomè, iProjectLab,Manifatture Knos, Salento LGBT FilmFest, Assay, Icaro Bookstore, Reflet As-sociazione Culturale, Link Lecce, Im-provvisart, Los Guarimberos, ArcigaySalento “La Terra di Oz”, Arcigay Foggia“Le Bigotte”, Terra del Fuoco Mediterra-nea, EMS Ente Modelli Sostenibili, Cul-turAmbiente, Officine Culturali Ergot,Coolclub, Le’nticchie – catering etico, LilaLecce, DifferenteMente, Fondo Verri,Mediacreative-stampa e grafica, Poiesis,Culturblog, Ladybugs-Coccinelle nel Pal-lone, Radio Wau, Damage Good, Fanta-Sie, Progetto Cre.di., Lacussini.

LeA - Liberamente e Apertamente èun'associazione di volontariato LGBTQche ha come scopo quello di promuovereiniziative volte all'integrazione e alla visi-bilità di ogni persona gay, lesbica, bises-suale, transgender e queer.

spagine della domenica n°75 - 17 maggio 2015 - anno 3 n.0l’appuntamento

Oggi è ogni giorno contro l’omofobia

Un evento itinerante a cura di LeA - Liberamente e Apertamente

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spaginein agenda - spettacolo

della domenica n°71 - 19 aprile 2015 - anno 3 n.0

C’è sempre un inizio nellecose; nelle cose piccole enelle cose grandi; nellescelte dei singoli e in quelleche i singoli compiono pen-sando alla comunità. La

memoria è virtù per chi sa custodirla e col-tivarla: conserva atti, scritture, tracce, luoghie se si torna indietro nel tempo questi sichiarificano ri-trovando nomi, parole e cir-costanze. II perché di scelte, di strategie, diispirazioni capaci di anticipare, di sentireprima lo “spirito del tempo”. Cursi con il suostraordinario territorio è stata scena neglianni Novanta - con le iniziative poste in es-sere con “Territori di Pietra” - di accadimentiprofondamente culturali, apripista e palestradi pratiche divenute via via consuete, nelSalento, usurate nell’inseguimento del“grande evento”, dello spettacolo fine a sestesso.Riflettendo su quella grande esperienza divalorizzazione territoriale l’Amministra-zione Comunale di Cursi, propone per“OPENSALENTO Arti Suoni e Sapori del

Medio Salento”, con la direzione artisticadel Fondo Verri e dello scultore Antonio DeLuca e in partenariato con l’Ecomuseo dellaPietra Leccese e l’Istituto di Culture Medi-terranee della Provincia di Lecce, “Visite aiGiardini di Pietra” una serata di parole, dimusica e di canti in cammino nel parco dellecave per riscoprire il senso autentico di unapproccio acustico con la “solennità” deiluoghi e con la loro intima drammaturgia.

Il programma“Visite ai Giardini di Pietra. Parole, musicae canti in cammino nel parco delle cave”prenderà il via alle 18:30, di sabato 30 mag-gio da Palazzo De Donno, a Cursi in PiazzaXII dove sarà proposta la visione in loop deimateriali video girati nel 1996 nel corso dellaresidenza a Cursi del Teatro della Valdocadi Cesena diretto da Cesare Ronconi che,con un grande gruppo di attori, i musicisti diBevano Est e la Banda Rocati propose ilprogetto itinerante "Ero bellissimo avevo leali” e, in un memorabile allestimento nellosprofondo di una grande cava, lo spettacolo

“Fuoco Centrale”.Dalla piazza centrale di Cursi il camminoproseguirà lungo un itinerario in Zona Ser-pentane toccando i luoghi significativi del-l’esperienza performativa che nel passatoha interessato l’area delle cave di pietra: lacava del teatro, la cava che ospitò il Teatrodella Valdoca. Accompagneranno e incan-teranno i visitatori le attrici-cantanti de “Lacuspide malva” Manuela Mastria, France-sca Greco, Iula Marzulli, Adriana Polo; ilpoeta Giuseppe Semeraro; il musicistaRoberto Gagliardi.

Si giungerà infine in una cava giardinoscelta per l’occasione (zona Serpentane)nella quale dalle 21:00 si terrà uno spetta-colo musicale e teatrale con la partecipa-zione di tutti gli artisti intervenuti, tra cui gliattori-lettori Piero Rapanà, SimoneFranco, Simone Giorgino, Ilaria Seclì; leattrici Alessandra De Luca e Silvia Lodi; imusicisti Marco Bartolo ed Admir Shkur-taj; la cantante Enza Pagliara e il cantau-tore Mino De Santis.

Giardini di PietraParole, musica e canti in cammino nel parco delle cave

Sabato 30 maggio a Cursi - inizio della visita alle 18.30