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RESOCONTO STENOGRAFICO 12. SEDUTA DI LUNEDÌ 6 MAGGIO 2013 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI INDI DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI E DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI INDICE RESOCONTO STENOGRAFICO ...................... 1-65 PAG. Missioni ............................................................ 1 Annunzio della nomina di sottosegretari di Stato .............................................................. 1 Annunzio delle dimissioni di un Segretario di Presidenza della Camera ............................ 2 Giunta per il Regolamento (Modifica nella composizione) ............................................... 2 PAG. Documento di economia e finanza 2013 (Doc. LVII, n. 1) (Discussione) .................. 2 (Discussione – Doc. LVII, n. 1) ................... 2 Presidente ..................................................... 2 Galli Giampaolo (PD), Relatore per la mag- gioranza ......................................................... 4 Saccomanni Fabrizio, Ministro dell’econo- mia e delle finanze ...................................... 2 Atti Parlamentari I Camera dei Deputati XVII LEGISLATURA DISCUSSIONI SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 N. B. Il RESOCONTO SOMMARIO è disponibile on line già nel corso della seduta, alla pagina “Resoconti” del sito della Camera dei deputati. Il Resoconto Sommario è corredato di collegamenti ipertestuali verso il Resoconto Stenografico (Vedi RS) ed ai documenti di seduta (Vedi All. A). N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: Partito Democratico: PD; MoVimento 5 Stelle: M5S; Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL; Scelta Civica per l’Italia: SCpI; Sinistra Ecologia Libertà: SEL; Lega Nord e Autonomie: LNA; Fratelli d’Italia: FdI; Misto: Misto; Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all’estero: Misto-MAIE; Misto-Centro Democratico: Misto-CD; Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

12.

SEDUTA DI LUNEDÌ 6 MAGGIO 2013PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

INDI

DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

E DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

I N D I C E

RESOCONTO STENOGRAFICO ...................... 1-65

PAG.

Missioni ............................................................ 1

Annunzio della nomina di sottosegretari diStato .............................................................. 1

Annunzio delle dimissioni di un Segretario diPresidenza della Camera ............................ 2

Giunta per il Regolamento (Modifica nellacomposizione) ............................................... 2

PAG.

Documento di economia e finanza 2013(Doc. LVII, n. 1) (Discussione) .................. 2

(Discussione – Doc. LVII, n. 1) ................... 2

Presidente ..................................................... 2

Galli Giampaolo (PD), Relatore per la mag-gioranza ......................................................... 4

Saccomanni Fabrizio, Ministro dell’econo-mia e delle finanze ...................................... 2

Atti Parlamentari — I — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013

N. B. Il RESOCONTO SOMMARIO è disponibile on line già nel corso della seduta, alla pagina “Resoconti”del sito della Camera dei deputati. Il Resoconto Sommario è corredato di collegamenti ipertestualiverso il Resoconto Stenografico (Vedi RS) ed ai documenti di seduta (Vedi All. A).

N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: Partito Democratico: PD; MoVimento 5 Stelle: M5S; Il Popolo dellaLibertà - Berlusconi Presidente: PdL; Scelta Civica per l’Italia: SCpI; Sinistra Ecologia Libertà: SEL;Lega Nord e Autonomie: LNA; Fratelli d’Italia: FdI; Misto: Misto; Misto-MAIE-Movimento Associativoitaliani all’estero: Misto-MAIE; Misto-Centro Democratico: Misto-CD; Misto-Minoranze Linguistiche:Misto-Min.Ling.

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PAG.

In morte del senatore a vita Giulio An-dreotti ........................................................... 7

Presidente ..................................................... 7

Franceschini Dario, Ministro per i rapporticon il Parlamento ed il coordinamentodell’attività di Governo ................................ 7

Ripresa discussione ......................................... 7

(Ripresa discussione – Doc. LVII, n. 1) ...... 7

Presidente ..................................................... 7

Aiello Ferdinando (SEL) ............................ 53

Barbanti Sebastiano (M5S), Relatore diminoranza ..................................................... 10

Benamati Gianluca (PD) ............................. 51

Benedetti Silvia (M5S) ................................ 48

Bernardo Maurizio (PdL), Relatore per lamaggioranza .................................................. 7

Bonafede Alfonso (M5S) ............................ 24

Borghesi Stefano (LNA) ............................. 29

Busin Filippo (LNA) ................................... 14

Causi Marco (PD) ........................................ 16

Damiano Cesare (PD) ................................. 31

Fantinati Mattia (M5S) ............................... 43

Gallo Luigi (M5S) ........................................ 54

Marazziti Mario (SCpI) .............................. 46

Marcon Giulio (SEL) .................................. 20

Melilla Generoso (SEL) .............................. 33

Pili Mauro (PdL) ......................................... 35

Tancredi Paolo (PdL) .................................. 22

Tinagli Irene (SCpI) .................................... 27

Villarosa Alessio Mattia (M5S) .................. 37

PAG.

Zan Alessandro (SEL) ................................. 42

Zanetti Enrico (SCpI) ................................. 39

(Risoluzioni – Doc. LVII, n. 1) .................... 57

Presidente ..................................................... 57

(Repliche dei relatori e del Governo – Doc.LVII, n. 1) .................................................... 57

Presidente ..................................................... 57

Bernardo Maurizio (PdL), Relatore per lamaggioranza .................................................. 58

Galli Giampaolo (PD), Relatore per la mag-gioranza ......................................................... 57

Saccomanni Fabrizio, Ministro dell’econo-mia e delle finanze ........................................... 58

Sui lavori della Camera ................................. 59

Presidente ..................................................... 59

Su un lutto del deputato Marco Miccoli .... 59

Presidente ..................................................... 59

Sull’ordine dei lavori ...................................... 59

Presidente ..................................................... 59

Agostinelli Donatella (M5S) ....................... 60

Businarolo Francesca (M5S) ...................... 59

Buttiglione Rocco (SCpI) ............................ 64

Di Vita Giulia (M5S) .................................. 62

Fiano Emanuele (PD) ................................. 63

Mannino Claudia (M5S) ............................. 61

Rizzetto Walter (M5S) ................................ 61

Rosato Ettore (PD) ...................................... 63, 65

Tofalo Angelo (M5S) ................................... 64

Ordine del giorno della seduta di domani . 65

N. B. I documenti esaminati nel corso della seduta e le comunicazioni all’Assemblea non lette in aula sonopubblicati nell’Allegato A.Gli atti di controllo e di indirizzo presentati e le risposte scritte alle interrogazioni sono pubblicatinell’Allegato B.

SEDUTA PRECEDENTE: N. 11 — MARTEDÌ 30 APRILE 2013

Atti Parlamentari — II — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTEROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 15.

CLAUDIA MANNINO, Segretario, leggeil processo verbale della seduta del 30aprile 2013.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensidell’articolo 46, comma 2, del Regola-mento, i deputati Alfreider, Carrozza,Luigi Di Maio, Formisano, Merlo, Orlando,Pisicchio e Vezzali sono in missione adecorrere dalla seduta odierna.

Pertanto i deputati in missione sonocomplessivamente dieci, come risulta dal-l’elenco depositato presso la Presidenza eche sarà pubblicato nell’allegato A al re-soconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all’Assembleasaranno pubblicate nell’allegato A al reso-conto della seduta odierna.

Annunzio della nominadi sottosegretari di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presi-dente del Consiglio dei ministri ha inviato,in data 3 maggio scorso, la seguente let-tera:

« Onorevole Presidente,

informo la Signoria Vostra che ilPresidente della Repubblica, con propriodecreto in data odierna, adottato su mia

proposta, sentito il Consiglio dei ministri,ha nominato i seguenti Sottosegretari diStato:

alla Presidenza del Consiglio deiministri:

onorevole dottoressa Sesa Amici;onorevole Michaela Biancofiore; dotto-ressa Sabrina De Camillis; ingegnere Wal-ter Ferrazza; onorevole avvocato GiovanniLegnini; signor Gianfranco Miccichè;

agli Affari esteri: onorevole dottorBruno Archi; dottoressa Marta Dassù; si-gnor Mario Giro; onorevole dottor LapoPistelli;

all’Interno: onorevole dottoreGianpiero Bocci; senatore dottor FilippoBubbico; dottor Domenico Manzione;

alla Giustizia: onorevole avvocatoGiuseppe Berretta; dottor Cosimo MariaFerri;

alla Difesa: onorevole dottor Gioac-chino Alfano; senatore professoressa Ro-berta Pinotti;

all’Economia e alle finanze: onore-vole Pier Paolo Baretta – che salutiamo,essendo in Aula in questo momento –onorevole dottor Luigi Casero; onorevoledottor Stefano Fassina; onorevole dottorAlberto Giorgetti;

allo Sviluppo economico: dottorCarlo Calenda; professor Antonio Catri-calà; professor Claudio De Vincenti; sena-trice dottoressa Simona Vicari;

alle Politiche agricole, alimentari eforestali: onorevole Giuseppe Castiglione;dottor Maurizio Martina; all’Ambiente ealla tutela del territorio e del mare: signorMarco Flavio Cirillo;

RESOCONTO STENOGRAFICO

Atti Parlamentari — 1 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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alle Infrastrutture e ai trasporti:dottor Erasmo De Angelis; dottor VincenzoDe Luca; signor Rocco Girlanda;

al Lavoro e alle politiche sociali:

onorevole dottor Carlo Dell’Aringa;senatrice professoressa Maria CeciliaGuerra; onorevole dottoressa Jole Santelli;

all’Istruzione, all’università e alla ri-cerca: dottor Gianluca Galletti; dottorMarco Rossi Doria; dottor Gabriele Toc-cafondi;

ai Beni e alle attività culturali:

onorevole dottoressa Ilaria Carla Ma-ria Borletti Dell’Acqua; dottoressa Simo-netta Giordani;

alla Salute: signor Paolo Fadda;

firmato: Enrico Letta ».

Annunzio delle dimissioni di unSegretario di Presidenza della Camera.

PRESIDENTE. Comunico che il Segre-tario di Presidenza Gianpiero Bocci, indata 3 maggio scorso, ha inviato la se-guente lettera:

« Gentile Presidente, a seguito della mianomina a sottosegretario di Stato perl’Interno, desidero rassegnare le mie di-missioni da segretario di Presidenza. La-scio questo incarico non senza un certorammarico, avendolo ricoperto con impe-gno e dedizione anche nella precedentelegislatura.

Mi consenta di cogliere l’occasione nonsolo per ringraziare i colleghi della fiduciache hanno voluto accordarmi, ma ancheper ringraziare il personale della Camera,il cui prezioso lavoro al servizio delleistituzioni ho avuto modo di osservare davicino e di apprezzare in questi anni.

Con i migliori saluti,

firmato: Gianpiero Bocci ».

Modifica nella composizionedella Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che il Presi-dente della Camera ha chiamato il depu-tato Gregorio Gitti a far parte della Giuntaper il Regolamento, ai sensi dell’articolo16, comma 1, del Regolamento, in sosti-tuzione del deputato Gaetano Piepoli, di-missionario.

Discussione del Documento di economia efinanza 2013 (Doc. LVII, n. 1) (ore 15,10).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recala discussione del Documento di economiae finanza 2013.

Avverto che lo schema recante la ri-partizione dei tempi è pubblicato in calceal resoconto stenografico della seduta del16 aprile 2013.

Ricordo che, analogamente a quanto av-venuto lo scorso anno, il procedimento sisvolgerà secondo le modalità previste all’ar-ticolo 118-bis, del Regolamento, in base aquanto stabilito nel parere della Giunta peril Regolamento del 14 luglio 2010.

In particolare, ai sensi del comma 2dello stesso articolo 118-bis, le risoluzioniriferite allo schema del Documento dieconomia e finanza devono essere presen-tate nel corso della discussione.

(Discussione – Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione. Ha facoltà di parlare il rappre-sentante del Governo.

FABRIZIO SACCOMANNI, Ministrodell’economia e delle finanze. Buonasera.Onorevoli deputati, il Documento di eco-nomia e finanza 2013, che il Parlamento siappresta ad esaminare, contiene le lineeguida indicate nella precedente legislatura,che il nuovo Governo intende perseguirein continuità con il consolidamento finan-ziario, in un’ottica di rilancio del Paese.Dal Documento si evince come il processo

Atti Parlamentari — 2 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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di riconduzione dei conti pubblici su unpercorso sostenibile si è in gran partecompletato con successo, pure in presenzadi un elevato livello del debito pubblico; alcontempo si evidenzia come le prospettivedi crescita dell’economia italiana risultinoincerte e comunque fortemente influen-zate dagli sviluppi della crisi che coinvolgel’intera Europa e dall’evoluzione dello sce-nario economico internazionale.

La Commissione europea ha preso attodell’efficacia della politica di consolida-mento portata avanti dal Governo in que-sti ultimi due anni; le previsioni rilasciatelo scorso 3 maggio stimano un’evoluzionedella finanza pubblica che vede un inde-bitamento netto inferiore al limite del 3per cento ed un saldo strutturale al nettodella componente ciclica e delle una tan-tum, che si avvicina al pareggio nei pros-simi anni. L’approvazione del Documentoa saldi invariati consentirà l’uscita dell’Ita-lia dalla procedura europea di disavanzoeccessivo permettendo spazi di flessibilitàal Governo per finanziare la strategia sucui questo Parlamento ha posto la fiducia;con l’avallo del Parlamento verrebbe, inol-tre, riconosciuto il percorso di risana-mento e la credibilità che l’Italia ha fati-cosamente riguadagnato nei mercati, cosìcome testimoniato anche dalla riduzionedello spread. L’approvazione del Docu-mento di economia e finanza non significaperò non cambiare le strategie di policy, alcontrario si tratta di indicare una conti-nuità di azione riformista; mantenendo lagiusta attenzione ai saldi strutturali, saràpossibile prevedere una modifica del pro-filo tendenziale che includa le prioritàannunciate dal Governo. Il Presidente delConsiglio dei ministri ha già indicato unampio programma di interventi prioritariper rilanciare la crescita dell’economia edell’occupazione; su queste priorità il Go-verno ha avviato i necessari approfondi-menti per dare attuazione alle linee pro-grammatiche indicate.

Nell’immediato si dovrà provvedere allacopertura idonea alla sospensione dellarata dell’IMU prevista per giugno, preser-vando le esigenze di bilancio comunali,questo tempo darà al Governo l’opportu-

nità di valutare, e al Parlamento e agli entiterritoriali, la definizione più appropriatadell’imposizione sulla casa in un’ottica dimaggiore equità e di rilancio economico eproduttivo.

L’approvazione del DEF è un primotassello del mosaico, che sarà seguito abreve da un provvedimento specifico pertener conto delle priorità che sono stateindicate dal Presidente del Consiglio.

Un altro aspetto prioritario che dovràessere affrontato, e su cui il Presidente delConsiglio stesso ha rinnovato la sua at-tenzione, è quello che riguarda l’occupa-zione, in particolare quella giovanile. Neldecreto d’urgenza successivo al Docu-mento di economia e finanza dovrannotrovare spazio anche il rifinanziamentodella cassa integrazione in deroga e, sepossibile, alcune prime misure a sostegnodell’occupazione giovanile.

Ricordo che recentemente il Consiglioeuropeo ha approvato la strategia cosid-detta di ius guarantee ovvero la garanziaper i giovani che dal 2014 permetterebbedi mettere in campo un’azione congiunta,nazionale ed europea, per il sostegno del-l’occupazione giovanile. I margini di fles-sibilità ci permetterebbero di sbloccare dalPatto di stabilità interno risorse impor-tanti per il rilancio e il sostegno dell’oc-cupazione e di anticipare temporalmente inostri partner europei.

L’uscita dalla procedura di disavanzoeccessivo, in sostanza, che dovrebbe se-guire all’approvazione del DEF, permet-terà anche di poter negoziare a livelloeuropeo margini di flessibilità che po-tranno essere utilizzati per favorire ilraggiungimento degli obiettivi prioritarinazionali ed europei.

Concludo questo mio breve interventochiedendo, pertanto, al Parlamento di con-dividere con il Governo il percorso deli-neato, nel cui ambito l’approvazione delDEF costituisce il primo passo.

Nel tempo più breve possibile il Go-verno si impegna a presentare un aggior-namento del Documento con una verificadei saldi e delle coperture alla luce dellemisure varate d’urgenza, ed eventualmenteun paragrafo integrativo al Programma

Atti Parlamentari — 3 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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nazionale di riforma che delinei la stra-tegia di medio periodo condivisa con que-sto Parlamento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare ilrelatore per la maggioranza, deputatoGiampaolo Galli.

GIAMPAOLO GALLI, Relatore per lamaggioranza. Signor Presidente, signor Mi-nistro, onorevoli colleghi, successivamentealla presentazione del DEF da parte delprecedente Governo abbiamo votato lafiducia al nuovo Governo Letta. Fin dallecomunicazioni rese dal Presidente delConsiglio il Governo ha individuato alcunelinee di intervento, sulle quali dovrà con-centrarsi l’azione del Governo, che sonostate ulteriormente dal signor Ministrodell’economia e delle finanze, or ora, spe-cificate.

Al di là delle singole iniziative prospet-tate, il Presidente Letta ha sottolineato inprimo luogo come di solo risanamentol’Italia muore: senza crescita e senza coe-sione l’Italia è perduta. E tuttavia, l’impe-gno del Governo per far ripartire l’econo-mia dovrà essere sostenuto dall’architravedell’impegno ad essere seri e credibili sulrisanamento e sulla tenuta dei conti pub-blici. Come ha detto lo stesso Presidentedel Consiglio, abbiamo accumulato in pas-sato un debito pubblico che grava comeuna macina sulle generazioni presenti efuture, e che rischia di schiacciare persempre le prospettive economiche delPaese.

In questo quadro, condividiamo l’invitoche ci ha fatto già il Presidente del Con-siglio e che ci ha ripetuto qui il Ministrodell’economia e delle finanze al manteni-mento degli impegni presi con il Docu-mento di economia e finanza, necessari aduscire quanto prima dalla procedura didisavanzo eccessivo, anche al fine di re-cuperare margini di manovra all’internodei vincoli europei che vogliamo rispettare.Vi è quindi in sostanza una procedura indue stadi: un primo stadio in cui appro-viamo i saldi di finanza pubblica previstinel DEF, ed un secondo momento nelquale, come ci è stato ora confermato, il

Governo sottoporrà alla Camera un nuovoDocumento nel quale verranno assunti apieno titolo gli obiettivi strategici già enun-ciati dal Presidente del Consiglio.

Le emergenze e le urgenze di questoPaese sono tantissime. Il Ministro ne haricordate alcune, io vorrei fare un elencodi questioni delle quali sicuramente discu-teremo in Aula: la cassa integrazione inderoga, IMU, IVA, Tares, tasse sul lavoro,in particolare riguardo all’occupazione deigiovani, esodati, ampliamento dei marginiper i pagamenti della pubblica ammini-strazione, anche se possibile attraverso unaccorto utilizzo della Cassa depositi eprestiti, i precari della pubblica ammini-strazione, reddito di inserimento. Di tuttequeste questioni – e di quant’altre i col-leghi vorranno sollevare – io credo discu-teremo a breve, quando disporremo del-l’aggiornamento da parte del Governo checi è stato prospettato ancora adesso dalMinistro, io spero fra pochi giorni. Gliorientamenti del Governo, ed espressi dalMinistro in una specifica audizione, sonostati condivisi nell’ambito della Commis-sione speciale.

Un percorso in due stadi – anche sedue stadi in successione rapida l’uno ri-spetto all’altro – è necessario, perchéaltrimenti fino conclusione dell’iter di ap-provazione del Documento di aggiorna-mento che ci sottoporrà il nuovo Governo,in Europa e sui mercati rimarrebbe unostato di incertezza riguardo alle intenzionidell’Italia e di questo Parlamento; e nellecondizioni in cui siamo, dal punto di vistadel debito pubblico, non ci possiamo per-mettere incertezze.

Approvare i saldi che ci sono statiprospettati è necessario per uscire dallaprocedura di disavanzo eccessivo: come ègià stato ricordato, questo passaggio èimportante, sia perché schiude margini diflessibilità in ordine agli investimenti pub-blici e al Patto di stabilità interno, e siaperché aiuterà a rafforzare la fiducia deirisparmiatori e dei mercati, e dunque aconsolidare la riduzione, cui già abbiamoassistito, dei tassi di interesse sul nostrodebito pubblico.

Atti Parlamentari — 4 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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A sua volta, il rafforzamento dellafiducia è condizione necessaria ancorché,di per sé, evidentemente non sufficienteper la ripresa dell’economia reale. Senzafiducia non vi è ripresa; senza fiducia, perquanto utili e ingegnosi strumenti si pos-sano mettere in campo, le nostre piccole emedie imprese continueranno ad averedifficoltà di accesso al credito. Non sicapirebbe, altrimenti, per quale motivobasti attraversare il confine e andare inAustria, ad esempio, per trovare creditoabbondante a buon mercato. Senza fi-ducia, è difficile immaginare che le im-prese tornino ad investire e le famiglie aspendere.

Dopo più di un decennio di gradualeriduzione, il nostro debito pubblico è tor-nato a salire negli ultimi anni per effettodella recessione. Dobbiamo assolutamenteinvertire questa tendenza, dobbiamo ren-dere credibile una prospettiva di ridu-zione, sia pure graduale, ma di riduzione,negli anni prossimi. Se non lo facessimo,si diffonderebbe tra gli operatori e nellepersone la convinzione, o l’opinione, che loStato italiano non sarà in grado di farfronte alle proprie obbligazioni, il chesarebbe gravissimo. Questo è il motivo peril quale, mentre mettiamo in atto politicheper la crescita, che sono essenziali, nonpossiamo abbassare la guardia sul frontedel risanamento. L’alto livello a cui ègiunto il nostro debito pubblico per via diuna vicenda pluridecennale rappresentauna pesante ipoteca sul presente e ilfuturo della società e, ovviamente, dell’eco-nomia italiana.

Comprendo l’indignazione dei più gio-vani, che non hanno colpe, condivido laloro indignazione, capisco che si possalegittimamente parlare di un fallimentodelle classi dirigenti che si sono succedutenegli ultimi decenni, ma non abbiamoscorciatoie. L’unica via è quella di tenerei conti in ordine, con un consistenteavanzo primario anno dopo anno, e didismettere asset pubblici, cosa che è pre-vista, e in misura ragguardevole nel Do-cumento che stiamo considerando (l’1 percento circa del PIL ogni anno). Nel farequesta scelta, implicitamente, ma con

grande evidenza e determinazione, di-ciamo a noi stessi, ai mercati e al mondo« no » a soluzioni di finanza straordina-ria, quali conversioni forzose, o impostepatrimoniali una tantum, che pure sonostate avanzate, o addirittura presentatecome inevitabili da persone, anche moltoautorevoli, negli ultimi tempi. Soluzionidi questa natura sono già state speri-mentate nel lontano passato anche inItalia: una di esse è quella dell’impostapatrimoniale e ha un padre nobile, JohnMaynard Keynes, che la suggerì, anchesotto il profilo morale, come la miglioresoluzione al problema dei debiti delprimo dopoguerra.

Il punto che vorrei sottolineare è che,nelle condizioni di oggi, soluzioni di questanatura sarebbero peggiori del male che sivuole curare, perché il debito pubblico èdetenuto da milioni di persone, nonché dabanche ed istituzioni finanziare che, a lorovolta, gestiscono i risparmi della quasitotalità della popolazione. In una societàdi massa, sotto il profilo non solo deiconsumi, ma anche del risparmio, solu-zioni di finanza straordinaria non risol-verebbero il problema del debito e pro-vocherebbero un dramma sociale di pro-porzioni bibliche.

Consapevole di questo, oltre che delleconseguenze negative sull’autorevolezzainternazionale dell’Italia, un italiano chesapeva ben calibrare le parole, GuidoCarli, all’inizio degli anni Ottanta, definì ildebito, che pure allora era molto più bassodi oggi, una sciagura nazionale.

Dunque, i conti vanno tenuti in ordine,non perché ce lo chiede l’Europa, maperché è un interesse nostro. Ciò nontoglie – e vorrei ribadirlo qui con forza –che, come ha detto il Presidente del Con-siglio, si debba chiedere all’Europa di faredi più per la crescita. Dobbiamo chiedereche si dia seguito al Growth Compact, chedeve assumere la stessa importanza delFiscal Compact. Dobbiamo chiedere che siproceda sulla via, già tracciata, dell’unionebancaria. Forse non è nell’interesse di altriPaesi, ma è certamente nell’interesse dellacasa comune europea e, se i nostri destinisono ormai inestricabilmente intrecciati,

Atti Parlamentari — 5 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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l’ottica in cui si devono affrontare i pro-blemi è senz’altro quella del bene comune.

Nell’affrontare questo tema dobbiamoessere consapevoli che per far prevalere ilbene comune dobbiamo dimostrare di vo-lere il bene comune. Se dessimo ai nostripartner europei l’impressione che agiamoper interessi esclusivamente nazionali o,addirittura, contro i loro interessi, nonotterremmo nulla.

Si sente spesso dire – e lo abbiamosentito anche in quest’Aula, in altre cir-costanze – che oggi vi sarebbe un contra-sto fra i popoli da un lato, che chiedonopolitiche per la crescita, e un’élite tecno-cratica, in Europa, che vuole il rigore.Purtroppo, non è così. Sarebbe tutto sem-plice se fosse così. In punto di fatto larealtà è diversa. La realtà, con la qualedobbiamo fare i conti, è che ci sonodivisioni e interessi divergenti fra i popoli.La Germania, ad esempio, non ha unproblema di disoccupazione, che oggi èassai più bassa che prima della crisi del2008. Il problema percepito dagli elettoritedeschi, almeno sino ad oggi, non è larecessione ma la paura di nuove tasse chesi rendessero necessarie per aiutare altriPaesi europei a uscire dalla crisi. Germa-nia e Italia sono due grandi democrazie, iloro popoli devono rispettarsi reciproca-mente. È dannoso alimentare atteggia-menti di criminalizzazione nei confronti dipopoli o di leadership di altri Paesi, cosìcome è dannoso l’atteggiamento di chi, inGermania, in Finlandia o in altri Paesi chenon hanno sentito il morso della crisi,alimenta sentimenti negativi nei confrontinostri e di altri Paesi in difficoltà. Perquesti motivi è oggi particolarmente im-portante far prevalere il senso del benecomune, che vuol dire anche attenersi alleregole della casa comune come, con op-portuno scrupolo, stanno facendo il Pre-sidente del Consiglio e lei stesso, signorMinistro dell’economia.

Autorevoli economisti e commentatorici propongono di andare un po’ oltre aquell’obiettivo del 3 per cento nel 2013assumendo, nel contempo, l’impegno a

rientrare con tagli alla spesa, spesso assai« draconiani » – diciamo – nelle conce-zioni, negli anni successivi.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTELAURA BOLDRINI (ore 15,25)

GIAMPAOLO GALLI. Al di là dellalogica economica c’è la considerazione cheusciremmo dalle regole europee e senzal’« ancora europea » non è chiaro da dovepotremmo attingere la credibilità necessa-ria per assumere impegni cogenti di rien-tro nel medio termine, credibilità che èbene scarso non per quello che è successodi recente ma per una vicenda storicalunga, quella vicenda che ci ha portato aldebito pubblico che abbiamo.

Coerentemente con i metodi di calcoloadottati in sede europea, il DEF offreindicatori utili per valutare seriamente ilgrado di restrittività della politica di bi-lancio. Se si guarda ai saldi nominali, ossianon corretti per il ciclo, nel 2013 non visarebbe alcuna restrizione della politica dibilancio (3 per cento nel 2012; 2,9 percento nel 2013). Le cose cambiano, masolo leggermente, se si guarda ai saldicorretti per il ciclo. Il giudizio che credosi possa dare è che siamo di fronte a ungrado, nel 2013, di restrizione moderato,che si realizzerebbe a legislazione vigente.È evidente che si tratta di un obiettivoambizioso, alla luce della difficile situa-zione economica e sociale dell’Italia, maè un obiettivo alla nostra portata e, inogni caso, un obiettivo che legittima l’af-fermazione che è finita, comunque, lafase acuta dell’austerità e siamo, piutto-sto, in una fase di rigorosa manutenzionedei conti.

Proseguendo nella stessa politica neglianni successivi, il debito inizierebbe aridursi leggermente solo nel 2014 e nel2015. Il debito risulterebbe, invece, ancorain leggero aumento anche nel 2014, qua-lora si realizzassero le previsioni – menopositive per quello che riguarda la crescita– rese note dalla Commissione europeavenerdì scorso. Quale che sia il giudizioche si dà su questi dati, essi mostrano

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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come siamo su un crinale molto sottile edi questo dobbiamo tenere conto, congrande senso di responsabilità, nell’assu-mere le decisioni difficili che ci spettano.

L’altro giorno in quest’Aula sono statericordate le parole pronunciate da AldoMoro nel 1978, per convincere il gruppodella Democrazia Cristiana a dar vita alGoverno della solidarietà nazionale.

Chi ha vissuto quegli anni ricorda lasituazione terribile dell’Italia: terrorismo,tensioni sociali, proteste, inflazione, crisieconomica e finanziaria, prestiti di emer-genza dal Fondo monetario ed altre isti-tuzioni internazionali, misure molto pe-santi di risanamento. A volte si dice chenella stagione della solidarietà nazionaleper accontentare tutti si lasciarono andarei conti pubblici. Non è vero, com’è statoautorevolmente documentato, i guai eranostati fatti negli anni precedenti e sarebberostati replicati in quelli successivi. Pur framille polemiche e in condizioni politichestraordinariamente complesse, il fatto disostenere uno stesso Governo indusse tuttii maggiori partiti ad una comune assun-zione di responsabilità. A questa assun-zione di responsabilità siamo chiamatioggi ancora una volta dalle condizionioggettive del Paese (Applausi dei deputatidel gruppo Partito Democratico).

In morte del senatore a vitaGiulio Andreotti.

PRESIDENTE. Colleghi, come sapete,nella giornata odierna è scomparso, all’etàdi novantaquattro anni, il senatore a vitaGiulio Andreotti (Il Presidente si leva inpiedi e, con lei, l’intera Assemblea e imembri del Governo). Giulio Andreotti èstato un protagonista di primo piano dellastoria italiana e uno degli esponenti poli-tici più noti nello scenario internazionale:deputato dell’Assemblea costituente nel1946, sempre rieletto alla Camera deideputati, fino alla nomina a senatore avita nel 1991, sette volte Presidente delconsiglio, ha ricoperto incarichi prestigiosinel Governo nazionale. A nome di tuttal’Assemblea, della quale è stato membro

per così lunghi anni, e a nome mio per-sonale, rivolgo ai familiari del senatoreAndreotti le più sentite condoglianze. LaPresidenza della Camera si riserva di in-dividuare le forme e i modi più appro-priati per commemorare in maniera ade-guata la figura dell’illustre parlamentarescomparso. Invito l’Assemblea ad osser-vare un minuto di silenzio (L’Assembleaosserva un minuto di silenzio).

Ha chiesto di parlare il Ministro per irapporti con il Parlamento, Dario France-schini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro per irapporti con il Parlamento ed il coordina-mento dell’attività di Governo. Signor Pre-sidente, solo per dire che il Governo siassocia alle sue parole. Come ha ricordato,l’onorevole senatore Andreotti ha avutopiù volte il ruolo di Presidente del consi-glio, ha guidato molti dicasteri ed è unadelle figure più rilevanti della storia re-pubblicana. Credo che il ricordo in Aulache lei ha annunciato sarà l’occasioneanche per ricordare fino in fondo l’im-portanza che ha avuto. Come sempre, iltempo, più è la distanza e più consente divalutare una persona con la maggioreserenità possibile e credo che il ricordosarà l’occasione per ricordare tutti insiemequello che l’onorevole Andreotti è statoper la storia italiana.

Si riprende la discussione (ore 15,33).

(Ripresa discussione – Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenireil relatore per la maggioranza, deputatoMaurizio Bernardo.

MAURIZIO BERNARDO, Relatore perla maggioranza. Signor Presidente, signoriMinistri, colleghi del Governo. Il Docu-mento di economia e finanza, oggetto deinostri lavori, dobbiamo ricordarlo, è statoapprovato dal precedente Governo.

Atti Parlamentari — 7 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTEROBERTO GIACHETTI (ore 15,34)

MAURIZIO BERNARDO, Relatore perla maggioranza. Un Governo dimissionarioche si apprestava a passare le consegne inconcomitanza con la conclusione dellalegislatura. Da questo punto di vista, ècomprensibile che il respiro assunto dalDocumento si caratterizzi per questa con-testualizzazione istituzionale.

D’altro canto, il Documento ripercorreanche il contesto macroeconomico nelquale si colloca, un contesto dominato dalprotrarsi del rallentamento dell’economiaa livello globale, che ha interessato anchel’esercizio 2012 e che ha comportato unarevisione al ribasso delle previsioni, pureper l’anno 2013.

L’Eurozona, purtroppo, non fa ecce-zione; anzi, si assiste ad un progressivoridimensionamento delle stime di crescitain tutti gli Stati dell’Unione europea, com-preso il nostro Paese. Ritengo per questodi sottolineare in termini positivi la pres-sante capacità di risposta che la BCEcontinua a mettere in campo per stabiliz-zare l’Eurozona, a partire dalle condizionidel credito.

La recente riduzione del tasso di inte-resse di riferimento si innesta all’internodi una politica monetaria accomodante edi più larghe prospettive. La Banca cen-trale europea, infatti, ha preso questadecisione accompagnandola con il mante-nimento, almeno fino al 2014, di aste arubinetto e formulando un auspicio sulmercato delle cartolarizzazioni.

Inoltre, come ha riconosciuto recente-mente il presidente Draghi, il programmadi acquisti straordinari lanciato nel 2012sui titoli di Stato a breve termine hacontribuito enormemente ad abbassare irendimenti sui titoli sovrani dei Paesiperiferici, nonché a riportare la calma suimercati finanziari.

L’obiettivo di fondo è la rivitalizzazionedel mercato del credito, incentivando lebanche ad essere più attive e a spingeresui volumi a beneficio delle imprese, e inparticolare delle piccole e medie imprese,

in relazione alla presumibile riduzionedei ricavi unitari da intermediazione de-rivanti dall’abbassamento dei tassi e dauna prospettiva addirittura di tassi no-minali negativi sui depositi delle banchepresso la BCE. La partita della crescitaè comunque una partita che non si puòperdere e ciascun attore, istituzionale enon, deve giocare la propria parte perchési possa avere un successo duraturo enon effimero.

Per quanto attiene nello specifico ilnostro Paese, occorre scontare i risultatieconomici e finanziari del 2012. Infatti, leprevisioni sia per l’esercizio in corso che,più in generale, per il periodo consideratodal DEF risentono delle criticità di con-testo e della impostazione delle recentimanovre di correzione dei conti pubblici,essenzialmente improntate sul rigore esull’austerità.

Nell’ultima Relazione al Parlamento ilPIL 2013 è stato rivisto al ribasso e ladisoccupazione al rialzo. Sempre nell’ag-giornamento al DEF dello scorso settem-bre il rapporto debito/PIL relativo al 2013era stimato al 117,9 per cento, mentre larelazione al Parlamento lo ha rivisto inrialzo al 126,9 per cento.

Da ultimo, e direi non certo per im-portanza, le entrate tributarie sono stateriviste al ribasso, da 514 miliardi a 477miliardi di euro, con conseguente impattonegativo sugli interessi passivi e peggiora-mento dell’indebitamento netto (da meno1,8 per cento a meno 2,9 per cento). È unlimite che io credo dobbiamo considerareinvalicabile ai fini della chiusura dellaprocedura di infrazione comunitaria e checredo ci porti a ben sperare, visti i tempi,anche ravvicinati, verso cui ci stiamo av-vicinando e ci auguriamo, credo tutti,anche, ovviamente, in termini positivi.

Le necessità di consolidamento deiconti pubblici hanno determinato manovreimponenti sia sul versante delle entrate,registrando un record in termini di pres-sione fiscale (44 per cento, in consistenteaumento rispetto al 42,6 per cento del2011), sia sul versante delle spese, perse-

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guendo la logica dei tagli lineari, chehanno mortificato anche le amministra-zioni virtuose.

Ora che il pareggio di bilancio in ter-mini strutturali può considerarsi un obiet-tivo conseguito, si tratta di spingere final-mente sulla crescita con politiche chepromuovano lo sviluppo, anticicliche, ba-sate sul riordino della fiscalità e sullaregolazione dei flussi finanziari tra ammi-nistrazione centrale e amministrazioni ter-ritoriali, all’insegna della responsabilità edell’autonomia, completando quel pro-cesso di decentramento delle decisioni inun quadro ordinato e coordinato da fi-nanza pubblica.

Occorre interrompere la logica dellaspending review declinata con la modalitàdei tagli lineari, per avviare una selezionedella spesa che aggredisca quelle impro-duttive a favore degli investimenti e premi,come dicevo prima, le amministrazionivirtuose.

Il quadro macroeconomico e le previ-sioni contenute nel DEF, nonostante glielementi di contesto che ho evidenziatoprima, consentono di prospettare a breve,quindi, quella conclusione positiva dellaprocedura di infrazione e poi immaginareanche un percorso che possa portarci adaffrontare altri argomenti. Si tratta quindidi cogliere tutti i risultati possibili diquesto consolidamento, intraprendendopolitiche di selezione della spesa pubblica,per privilegiare la virtuosità a scapito deitagli lineari e gli investimenti a scapitodelle spese correnti improduttive.

I margini finanziari che si recupere-ranno dovranno essere orientati all’alleg-gerimento del peso del fisco, che attual-mente opprime le imprese e le famiglie.Bene è che quindi si parli anche di ri-forma del fisco da qui a breve. Il percorsodi riordino dei conti pubblici interno sideve completare con il lavoro che il Paese,stimolando gli altri partner europei, devecontinuare a svolgere sul versante comu-nitario, ai fini, così, di rendere concreti glieffetti e gli obiettivi del Patto per lacrescita e l’occupazione. Io credo anche inun rapporto differente nei confronti del-l’Unione europea, così come leggiamo an-

che di altri Paesi che ottengono dei suc-cessi che sono sotto gli occhi di tutti, evoglio quindi a questo punto ricordare cheil Governo che è nato alcune settimane fa,la maggioranza che lo sostiene, una mag-gioranza ampia, possa avere degli obiettiviambiziosi: l’integrazione delle disponibilitàfinanziarie per gli ammortizzatori socialiin deroga, la sospensione dell’IMU sullaprima casa ai fini di un organico riordinodell’imposizione sugli immobili, la solu-zione al previsto incremento dell’IVA, ilpagamento di tutti i crediti vantati dalleimprese verso la pubblica amministra-zione. E questi sono alcuni degli argo-menti. Ricordiamo anche che non menourgenti sono capitoli relativi anche a unriordino istituzionale e quello che riguardala semplificazione dei livelli e dei processidecisionali da perseguire con modifichenormative sia che si tratti di rango ordi-nario che di rango costituzionale. Penso adesempio alla riforma del Patto di stabilitàinterno, la lotta all’evasione fiscale, nelprosieguo di cose, quindi, già avvenute nelcorso della legislatura scorsa e dei Go-verno precedenti – mi riferisco al GovernoBerlusconi e al Governo Monti –, la ge-stione efficiente del patrimonio pubblico,una nuova politica per le imprese e lapolitica anche per un welfare che ponga lapersona al centro.

Bisogna aprire una fase nuova così darendere duraturo lo sviluppo e il rilanciodell’economia ed innescare quindi un cir-colo virtuoso che permetta di impostarecorrezioni del rapporto deficit/PIL, lavo-rando finalmente sul denominatore checresce.

Avviandomi alla conclusione, occorrecostruire un percorso che permetta dicaratterizzare il nuovo Esecutivo e lanuova legislatura conferendo un respironuovo al Programma di stabilità e alProgramma nazionale di riforma cheponga al centro della propria azione lacrescita, il sostegno alla domanda interna,il rilancio della fiducia e del credito e ilcompletamento delle infrastrutture strate-giche, lo sviluppo dell’occupazione e lasostenibilità fiscale entro un quadro di

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equilibrio dei conti pubblici e di rispettodegli impegni assunti a livello europeo.

Concludo quindi dicendo che, nel rife-rimento di prima al Governo che nasce ealla maggioranza che lo sostiene, ci sonodei punti prioritari. Sappiamo che oggi nelDocumento di economia e finanza ave-vamo una scadenza qualche settimana fa.Concessa ovviamente la dilazione deitempi rispetto alla formazione del Go-verno, l’intesa è quella di andare a rien-trare dall’infrazione in Europa per potereaffrontare quegli argomenti che ho ricor-dato prima e quei temi che sono salientiper un Governo che possa avere la giustastabilità e dare delle risposte positive aquesto Paese che ne ha bisogno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare ilrelatore di minoranza, deputato Seba-stiano Barbanti.

SEBASTIANO BARBANTI, Relatore diminoranza. Signor Presidente, signor Mi-nistro, colleghi deputati, come è evidente atutti, il DEF presentato risulta essere undocumento deludente. È ormai privo disignificato, anche alla luce delle parolepronunciate dal nuovo Presidente del Con-siglio nel discorso del suo insediamento.Esso fa semplicemente una fotografia diciò che è accaduto nell’ultimo anno e vienepresentato, nel rispetto delle scadenze delSemestre europeo, con il solo scopo diperseguire l’obiettivo di pareggio di bilan-cio in termini strutturali, confermandocome uniche direttrici di azione le miopiregole previste dal Patto di stabilità e dalfiscal compact.

La situazione in cui si trovava l’Italia afine 2011, determinata dall’inettitudine diuna politica economica che si è alternatasolo formalmente al Governo nel nostroPaese, ci ha portato sull’orlo del baratro,marginalizzando la nostra economia ri-spetto ad altri Paesi anche dell’area euroe contrassegnandola da una totale assenzadi un qualsiasi progetto di politica indu-striale e, in più, appesantita da un fardellofiscale iniquo, che ha colpito esclusiva-mente le fasce sociali ed economiche piùdeboli della popolazione.

Scelte inique, quindi, che hanno la-sciato del tutto inalterati i privilegi diclassi parassitarie ed improduttive, met-tendo in dubbio nel contempo diritti civilie sociali, acquisiti con dure lotte e sacri-ficati sull’altare del peggior liberismo mo-netarista. Si è abbandonata tutta quellaparte di popolo italiano – e parlo dipensionati, di disoccupati, di esodati, diesuberati e di lavoratori di ogni classesociale – che nessuna parte ha avuto neltracollo del Paese, mentre il grande capi-tale economico-finanziario di natura spe-culativa è stato lasciato indenne insieme atutti quegli infedeli uomini delle istituzioniche lo hanno agevolato nella sua operademolitrice dello Stato sociale.

I dati e le previsioni del DEF 2013confermano l’insostenibilità della linea diausterità cieca dell’Eurozona e la necessitàdi mutare radicalmente le politiche fino adoggi intraprese. Tali politiche hanno con-seguenze enormemente depressive suiPaesi con alto livello di debito pubblico.Per realizzare in questo scenario il pareg-gio di bilancio si sono immaginate politi-che che registrino elevati avanzi primaridel bilancio pubblico, da ricercarsi attra-verso un aumento indiscriminato dellapressione fiscale, sia per i privati sia perle imprese, ed una serie di scellerati taglilineari sulle pubbliche amministrazioni,che hanno causato un notevole decadi-mento nel livello dei servizi offerti aicontribuenti. Gli unici effetti ottenuti sonostati quelli relativi ad una caduta delladomanda interna dei consumi, della pro-duttività ed una conseguente deflazionesalariale.

Ancora oggi si rileva la carenza dirisorse da destinare ad alcuni interventiurgenti e necessari per i prossimi mesi,non finanziati in occasione dell’approva-zione della legge di stabilità 2013, tra iquali figurano il finanziamento della cassaintegrazione in deroga, l’erogazione di pre-stazioni pensionistiche agli esodati salva-guardati, il rifinanziamento del credito diimposta del 55 per cento per le ristruttu-razioni ecosostenibili, nonché l’estensioneoltre il 2014 dei pagamenti dei debiti

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ancora pendenti delle pubbliche ammini-strazioni verso le imprese (solo per citarnealcuni).

La crisi in atto è stata battezzata comecrisi del debito. Quotidianamente i massmedia ci informano che la stabilità finan-ziaria dell’Europa passa attraverso il con-trollo e la riduzione dei debiti sovranidegli Stati membri. In questa direzioneandrebbero sia l’obbligo del pareggio dibilancio, peraltro costituzionalizzato, sia leclausole del fiscal compact appena richia-mate. L’impianto così precostituito risultaun’enorme contraddizione: si strangolal’economia reale con misure di austeritàper uscire dalla crisi del debito e nellostesso tempo quest’ultimo lievita a dismi-sura, anche per effetto delle stesse stra-tegie volte a ridurne la consistenza.

L’economista e Premio Nobel PaulKrugman ritiene addirittura che l’inseri-mento in Costituzione del vincolo di pa-reggio di bilancio possa apportare alladissoluzione dello Stato sociale. È facileconstatare la veridicità di tale afferma-zione dando uno sguardo alla nostra na-zione: oltre 3 milioni di italiani vivononella povertà assoluta, il 17 per cento degliitaliani ha un reddito al di sotto dellasoglia di povertà, un giovane su tre è senzalavoro e gli altri due sono precari esoggetti a dumping salariale.

La riforma del lavoro, che doveva au-mentare la flessibilità e ridurre la segmen-tazione, ha generato il precariato. Le po-litiche di sviluppo nazionale per l’impren-ditoria avrebbero dovuto favorire l’inno-vazione e l’internazionalizzazione e invecehanno causato soltanto delocalizzazione edisoccupazione. La riforma delle pensioniche, a detta del precedente Governo, hareso il sistema presidenziale italiano unodei più sostenibili in Europa, ha tuttaviacreato la categoria degli esodati. Se inoltrerileviamo che la metà della ricchezza è inmano a soltanto il 10 per cento dellapopolazione, appare evidente come la co-siddetta « forbice sociale » si sia ulterior-mente allargata.

Addirittura l’FMI esorta l’Europa a nonnascondere la testa sotto la sabbia: è ingioco la stabilità sociale; l’Italia deve pren-

dere atto che la strategia della compres-sione accelerata del deficit non sta fun-zionando, a meno che l’obiettivo nascostonon sia appunto quello della distruzioneprogressiva dello Stato sociale. Già, meradistruzione dello Stato sociale, poiché né ildrastico prolungamento dell’età pensiona-bile, né le cosiddette « liberalizzazioni », néil tentativo di abolire l’articolo 18 delloStatuto dei lavoratori hanno nulla a chevedere, a conti fatti, con la riduzione deldebito pubblico italiano. La programma-zione della politica economica e finanzia-ria e gli obiettivi di finanza pubblica chevuole perseguire il MoVimento 5 Stelle peril benessere dell’Italia e la tutela del suopopolo non sono quelli che ha perseguitoil passato Governo né quelli dei prece-denti; e ciò proprio per quell’idea diEuropa che deve avere come sua primamissione quella di realizzare la pace e lafelicità dei popoli.

In risposta all’eclatante fallimento delsistema di austerità occorre porre in es-sere una differente politica europea, at-traverso l’attuazione di misure anticicli-che, anche per il tramite della rinegozia-zione del Trattato di Maastricht e delfiscal compact, al fine di rilanciare unanuova Europa. In tale prospettiva si do-vrebbe anche considerare una parzialeeuropeizzazione del debito, che miri arafforzare ancor di più l’unione dei variStati. Essere antieuropeisti significa esserefuori dalla storia, ma soprattutto esserefuori dal futuro. Noi vogliamo esserneparte, nella convinzione che dalla crisieconomica, finanziaria e sociale se ne escesoltanto se si resta uniti; l’alternativa èun’Europa distrutta da populismi e daforme di dissenso sociale, che potrannoraggiungere toni particolarmente estremi econ ripercussioni molto gravi sull’ordinepubblico: la Grecia è solo un primo, sep-pur timido, esempio.

Va ridefinito, quindi, il ruolo dellaBCE: occorrerebbe una diversa missionper la Banca centrale europea, che do-vrebbe diventare prestatore di ultimaistanza per i diversi debiti pubblici statalied inserire tra i suoi obiettivi il persegui-mento della piena occupazione nonché

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finanziare direttamente gli investimentiproduttivi e la riconversione ecosostenibiledel nostro sistema produttivo. Si dovreb-bero adottare politiche industriali di tiponuovo, su scala europea e nazionale, daalimentare attraverso il rafforzamento delruolo della Banca europea degli investi-menti; va attuata una riforma dei sistemifinanziari, a partire dalla separazionedelle attività bancarie, commerciali e diinvestimento e, all’interno di questa, vaimprontato un sistema fiscale e di con-trollo diversificato, con il fine di incenti-vare il finanziamento dell’economia realee non di quella finanziaria.

Sono ormai anni che sentiamo pro-messe su promesse, dogmi sui vincoli dibilancio, di risanamento dei conti, di rap-porto deficit-PIL, di spread, di debito pub-blico, di tagli alla spesa dell’amministra-zione, di diktat che arrivano dall’Europa eche vorrebbero trasformare il nostroamato Paese in una equazione matema-tica, in nome di una asserita quantoindimostrata scientificità dell’economia,che è una disciplina sociale. Ma cosamisurano esattamente questi numeri checi vengono continuamente propinati ? Inche cosa stanno trasformando il nostroPaese ? Forse che la vita degli esseri umanivale meno di una relazione matematicache dice che non si può sforare il deficitdel 3 per cento ? Quanto valgono quellevite umane ridotte a un numero ? E la vitadi quelle persone che si sono suicidateperché gli è stata negata ogni dignitàumana quanto vale ?

Qualche tempo fa Pertini diceva: « Lalibertà senza giustizia sociale può essereanche una conquista vana ». Si può con-siderare veramente libero un uomo che hafame, che è nella miseria, che non ha unlavoro, che è umiliato perché non sa comemantenere i suoi figli ed educarli ? Questonon è un uomo libero e noi non vogliamopiù uomini schiavi; noi non vogliamo piùche gli uomini siano privati della lorodignità. Ecco perché si dovrebbe ripensarel’intero sistema di welfare, ponendo alcentro dell’impianto un reddito di cittadi-nanza, un reddito di dignità che sia diausilio nella vita di ogni cittadino, sia nel

momento dell’entrata nel mondo del la-voro sia nel momento di crisi della piccolae media impresa; ed invece, ad oggi, larisposta data con le politiche di austerity èche quelle vite valgono zero. Finché lapolitica e l’economia preferiranno rispet-tare dei numeri, dei dogmi contabili piut-tosto che dei principi di umanità, quellevite valgono nulla. E vale zero, per questivincoli, il coraggio di quei ragazzi, magarinati in condizioni disagiate ma che nonchinano la testa, che non si arrendonoalla delinquenza o all’ignoranza, ma sirimboccano le maniche, lavorando digiorno e studiando di notte, perché, comediceva Peppino Di Vittorio, vogliono ca-pire cosa dicono quei libri dove stannoscritte le leggi.

Leggi che dovrebbero fare dell’Italia unPaese di cui si sia orgogliosi di vivere efieri di vivere, un Paese in cui ci si sentaprotetti dallo Stato e non un Paese cheassomiglia ad un futuro cimitero abitatoda disperati a cui, in nome del bilancio, èstata tolta ogni possibilità di riscatto. Ladisperazione più grande che possa impa-dronirsi di una società è il dubbio cheessere onesti sia inutile. Questo lo dicevaCorrado Alvaro. Noi non vogliamo viverein una società disperata. È necessarioquindi dare un nuovo e forte impulso alsenso di onestà. L’onestà deve tornare dimoda. La legge anticorruzione deve essererivista, reintroducendo il reato di falso inbilancio e frode fiscale, riportando all’ori-ginaria formulazione il reato di concus-sione, introducendo il reato di autorici-claggio, prevedendo norme che impedi-scano alla criminalità organizzata di con-dizionare la competizione elettorale,aumentando i termini di prescrizione peri reati di particolare gravità e in partico-lare per i reati contro la pubblica ammi-nistrazione.

E vale zero anche il coraggio e l’impe-gno di tutti quegli imprenditori che hannorischiato tutto quello che avevano perrealizzare la loro idea e il loro progetto,per contribuire allo sviluppo del nostroPaese e che adesso devono assistere inermial fallimento della loro azienda perché loStato non vuole pagare quanto loro giu-

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stamente dovuto, in nome di patti maifirmati detti di stabilità. Sono le azioni edil lavoro degli uomini e delle imprese chedanno valore al denaro, non asettici pa-rametri.

Che Stato è uno Stato che dice che nonci sono più numeri per ripagare il sacro-santo lavoro che è stato fatto dai suoicittadini ? Che forza ha uno Stato che siinchina miseramente all’ideologia di vin-coli contabili che generano solo miseriasociale ? Che dignità ha un Paese che togliesperanza al suo popolo ? Va allora urgen-temente realizzata una banca nazionale diinvestimenti dedicati alle piccole e medieimprese e ai liberi professionisti, alla qualequesti possano attingere a tassi agevolatiin situazione di gravi crisi di mercato ecredit crunch.

È necessario altresì consentire al Mez-zogiorno di Italia di liberarsi dalla malapolitica e dalla criminalità organizzata –molte volte sono una cosa sola – favo-rendo investimenti stabili nel territorio etrasformando il Sud nel motore del rilan-cio dell’Italia, punto di snodo di una nuovapolitica europea che riconsideri fra i suoiinteressi di intervento anche i popoli delsud del Mediterraneo e del mondo.

Di cosa è espressione una politica chetrascura di accrescere la cultura, l’istru-zione e la civiltà del suo popolo ? Lapolitica e l’economia sono state trasfor-mate in un’arma di morte, in un ricetta-colo di numeri, di vincoli e di parametriche non hanno più nessun legame con larealtà, con il diritto di ogni persona avivere un’esistenza libera e dignitosa. Chiosanna il rispetto dei vincoli non è più ingrado di vedere la bellezza della vita, nonè più in grado di difenderla, non è più ingrado di fare politiche che mirino a comeespanderla ed accrescerla, non è più ingrado di fare leggi che difendano a spadatratta la cultura e l’istruzione dei giovanicome un bene fondamentale per costruirela speranza del futuro. Sa solo tagliare ifondi alla scuola, alla ricerca, all’universitàper celebrare la ragione ignobile dei nu-meri contabili. E così assistiamo alla per-dita di solidi valori e sani principi da partedelle nuove generazioni, con evidenti ri-

cadute negative sul benessere sociale. Per-sino la figura del nonno, che all’internodella famiglia aveva questo delicato edimportantissimo ruolo pedagogico, è di-ventata una specie in via di estinzione percolpa della scellerata riforma delle pen-sioni, che vorremmo rivisitare nell’ottica digarantire il diritto alla pensione a tutti ilavoratori in un’età dignitosa. La solida-rietà che ci ha consentito di ricostruirel’Italia nel dopoguerra deve essere il valoresul quale costruire un nuovo senso dicomunità e di Stato, ed in questo lapolitica ha il compito di dare il buonesempio, tagliando i suoi costi ed abbat-tendo gli sprechi e i privilegi, avvicinandosiinsomma al cittadino.

Invece di idolatrare la contabilità dellamorte, noi vogliamo fare leggi e politicheche si occupino dell’economia della vita,vogliamo misurare quel benessere equo esostenibile che darà valore alla qualitàdell’educazione di un essere umano anchese non farà mai crescere il PIL e prima diesso il portafoglio dei soliti noti. E seproprio dobbiamo mettere dei vincoli,mettiamo dei vincoli di umanità, dei vin-coli di dignità della persona umana sottoi quali non si può scendere, introduciamodelle procedure di infrazione che colpi-scano tutti coloro che con dolo hannoapprovato leggi di bilancio che hannodeterminato disastri economici contrari aidiritti universali dell’uomo. Ogni individuoha diritto al lavoro, alla libera sceltadell’impiego, a giuste e soddisfacenti con-dizioni di lavoro e alla protezione controla disoccupazione. Ogni individuo che la-vora ha diritto ad una remunerazioneequa e soddisfacente che assicura a luistesso e alla sua famiglia un’esistenzaconforme alla dignità umana. Ogni indi-viduo ha diritto ad uno Stato cui stia acuore il futuro del suo popolo e che siadoperi con tutte le sue forze per ripu-diare i vincoli che generano morte emiseria e che propugni invece l’economiadella vita.

Vorremmo, quindi, che il nuovo Go-verno prenda in considerazione di appor-tare delle note al DEF sulla scorta delle

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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nostre osservazioni (Applausi dei deputatidel gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputatidel gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, si-gnor Ministro, onorevoli colleghi, la situa-zione quale traspare dal Documento dieconomia e finanza 2013, su cui oggisiamo chiamati a confrontarci, ci mette difronte a responsabilità e scelte decisive perla nostra sopravvivenza e per quella dellegenerazioni che verranno. Si tratta disituazione particolarmente difficile, deli-cata e complessa. Emergono tuttavia deidati sul cui significato si registra ormai efinalmente una generale convergenza diopinioni.

Vorrei soffermarmi in questa prospet-tiva e nel tentativo di essere il più possibileschematico ed efficace su tre fondamentaliquestioni. La prima concerne gli effettidelle politiche di austerity a livello euro-peo. Mi pare difficile non essere d’accordocon il Presidente Barroso, il quale loscorso 22 aprile ha lapidariamente affer-mato che le politiche di austerità fiscalehanno raggiunto il limite di praticabilitàper la crescente opposizione dei Paesiperiferici colpiti da durissima recessione.In Spagna – sono dati del 25 aprile scorso– si registra il 27 per cento di disoccupati;la percentuale sale al 50 per cento tra igiovani. In Francia i disoccupati sono 4milioni. In Italia più di un milione dipersone hanno perso il lavoro negli ultimi12 mesi. Bastano questi pochi ed emble-matici dati a sancire la definitiva crisi diun modello che non poteva che fallire inquanto fondato sull’idea – vera e propriapresunzione fatale – secondo la qualelimiti e vincoli uguali per tutti, imposti dalcentro, provochino virtuosi processi di al-lineamento di realtà economiche tra loroquanto mai differenti. Queste realtà, pro-prio per la loro disomogeneità, richiede-rebbero approcci differenziati e continuiaggiustamenti ad hoc in ragione dei cam-biamenti nel frattempo intervenuti. Delresto è sotto gli occhi di tutti che le

quattro regole di Maastricht applicate ri-gidamente e arricchitesi nel tempo di ul-teriori limitazioni e procedure di controlloe sanzioni in caso di sforamento – dalpatto di stabilità al fiscal compact fino alsix pack e al two pack – hanno contribuitoa mettere in amministrazione controllata,per così dire, quattro Paesi dell’Unioneeuropea su ventisette (Irlanda, Portogallo,Grecia e Cipro), a mettere sotto osserva-zione preoccupata altri due (la Spagna e laSlovenia), a creare notevoli problemi adaltri undici, tra cui Francia e l’ex-rigoristaOlanda, anch’essi considerati problematicie quindi monitorati per eccesso di deficit.La conseguenza – lo stiamo vedendo inquesti giorni – non può essere che laconcessione di deroghe ai tempi di rag-giungimento degli obiettivi di rientro daldeficit. Si arriva, cioè, ex post alla perso-nalizzazione della terapia a fronte dellapresa d’atto che la cura, quale risulta dalprotocollo adottato, non solo non miglioralo stato del paziente ma rischia di farlomorire.

La seconda questione riguarda gli ef-fetti delle politiche di austerity nel nostroPaese. L’Italia, nel contesto descritto, sipresenta come uno dei Paesi più virtuosi ediligenti nel rispettare i vincoli che sonoimposti dall’Unione. È vero che lo stock didebito pubblico è cresciuto del 20 percento dal 2008 al 2012 ma meno di quantoaccaduto in Germania e Francia. Nellostesso periodo la media dell’Unione è statadel 32 per cento. In Spagna è raddoppiatoe in Portogallo è cresciuto dell’80 percento. A conferma della virtuosità italianastanno i seguenti dati. Nel 2012 il saldoprimario del bilancio, al netto della spesaper interessi e corretto dagli effetti delciclo, è risultato il migliore tra i Paesiavanzati. La spesa pubblica è diminuita,sia per quel che riguarda gli stipendi deidipendenti pubblici, sia per quel che con-cerne la spesa sanitaria e in tal senso sonoinequivocabili i dati del DEF. La spesapensionistica, anche se in continua cre-scita, pare essere sotto controllo.

Se però analizziamo gli effetti sull’eco-nomia reale di un’applicazione così dili-gente delle politiche di austerity arriviamo

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al quadro estremamente preoccupante ri-portato dal DEF. PIL 2012 in contrazionedel 2,4 per cento: è tornato, cioè, a livelliinferiori a quelli registrati nell’anno dellacrisi del 2009. La domanda interna meno4,8 per cento; settore delle costruzionimeno 6,2 per cento, in calo per il quintoanno consecutivo; cassa integrazione vi-cino al record storico del 2010 con circaun miliardo di ore richieste; tasso didisoccupazione in crescita a quasi il 12 percento; tasso di inattivi all’11,6 per cento,percentuale tripla rispetto alla media eu-ropea. Ma anche sul fronte dei parametridi bilancio cominciano a manifestarsi ef-fetti controproducenti: il rapporto debito-PIL, nel 2013, è previsto al 130,4 percento, tanto da far sorgere il dubbio chenon sia tanto l’eccesso di debito, oltre lafamigerata soglia del 90 per cento sul PIL,a generare bassa crescita o recessione,quanto piuttosto quest’ultima a peggiorarel’indicatore. In definitiva e riepilogando, ilrispetto dei limiti estremi di bilancio im-posti dall’Unione, ottenuti soprattutto conun inasprimento della pressione fiscale, hadato origine alla riduzione di consumi einvestimenti innescando una spirale chemette a rischio la possibilità di crescita ela conseguente stabilizzazione dello stockdel debito nel medio termine.

Noi crediamo che si è oramai prossimial punto di non ritorno, e l’impennata dichiusure e fallimenti di imprese – sono 30mila come saldo negativo fra aperture echiusure nei primi tre mesi del 2013 – necostituisce la più eloquente conferma. Ilrischio è quello dell’isteresi, a voler uti-lizzare un termine ben noto ai fisici, oereditarietà, un danno economico perma-nente non rimediabile neanche nel mo-mento in cui si verifichi un ciclo econo-mico favorevole di piena ripresa. Diversa èla dinamica di quei Paesi – e il pensierocorre agli Stati Uniti d’America e al Giap-pone, entrambi con un debito di granlunga superiore al 100 per cento del PIL– che hanno potuto attuare, in momenti dicrisi, politiche espansive, soprattutto dallato monetario, e di sostegno al credito. Irecentissimi dati sulla diminuzione delladisoccupazione negli Stati Uniti sono lì a

dimostrare che occorre cambiare registromettendo al centro l’impresa e il lavoro iquali, se definitivamente perduti, non tor-nano più, privando il Paese del propriofuturo.

Valutiamo pertanto doverosa l’urgenzacon cui si è finalmente sbloccata la resti-tuzione dei crediti alle imprese con ildecreto-legge n. 35 del 2013, anche seauspichiamo la velocizzazione del paga-mento dei debiti, la semplificazione delleprocedure e, comunque, uno stanziamentopiù generoso, sotto forma di allentamentodel Patto di stabilità, agli enti perifericivirtuosi che, pagati i debiti, hanno già adisposizione le risorse per avviare nuoviinvestimenti.

La terza questione attiene alla variabilefiscale. Nella logica fin qui evidenziata,riteniamo impraticabile qualsivoglia stra-tegia che si fondi sull’incremento dellapressione fiscale. Anche dal DEF risultache si sono raggiunti limiti intollerabili: 44per cento del PIL nel 2012 con un’inci-denza sui redditi di impresa vicina al 68per cento, il valore più elevato fra i Paesidell’OCSE. Il punto è ormai condiviso, nonsolo dalle organizzazioni datoriali, il che èperfino ovvio, ma anche – e questo segnaun importante cambio di passo – dalleorganizzazioni sindacali. Il DEF dà lamisura che le risorse per poter interveniresono veramente limitate e, allora, si con-centrino i possibili interventi su azionirivolte a ridurre il cuneo fiscale e, perquanto possibile, quell’imposta gravementeiniqua che è l’IRAP, il che, peraltro, èprevisto dal PNR laddove si ipotizza diconsentire la detrazione dell’intero costodel lavoro dalla base imponibile.

In questo contesto, occorre prendereposizione sulla prospettata abolizione del-l’IMU sulla prima casa. In una situazionecome quella attuale di elevatissima pres-sione fiscale, si fatica a non vedere confavore l’eliminazione di un tributo, oltre-tutto di carattere patrimoniale, che,quindi, prescinde dall’effettivo reddito adisposizione dei contribuenti. Non si tra-scuri, però, l’assoluta necessità, da partedei comuni, di poter disporre di tributipropri e ciò in quanto, a differenza della

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finanza derivata, questi garantiscono en-trate certe nell’ammontare e nei tempi diincasso consentendo alle autonomie dipoter calibrare la politica fiscale alle esi-genze del territorio amministrato. Non sitrascuri di evidenziare che l’abolizionedell’IMU prima casa, genera un cortocircuito dal punto di vista democraticoatteso che, eliminandola, l’imposizione lo-cale finirebbe per essere imperniata suinon residenti, generando un sistema checostituisce una perfetta antitesi dell’impo-stazione federalista.

Vogliamo, infine, evidenziare che oggichi supporta il peso maggiore dell’IMUsono le imprese che, oltretutto, non pos-sono nemmeno dedurre l’IMU dalla baseimponibile su cui si calcola l’imposta delreddito e che, quindi, viene corrisposta suun imponibile che, per la parte corrispon-dente all’IMU, è perfino immaginario. Noicrediamo che in questa prospettiva sa-rebbe opportuno ripensare l’intero tributofortemente sperequato dal lato delle im-prese e ciò anche riprendendo alcuni ten-tativi di introduzione di una sorta diservice tax cui il Governo Berlusconi si eradedicato prima di lasciare il campo alGoverno tecnico. Si potrebbe così ancheripensare alla tanto discussa Tares, soprat-tutto per la componente collegata ai ser-vizi indivisibili di dubbia legittimità costi-tuzionale, il cui gettito è previsto in unmiliardo di euro circa all’anno.

Mi accingo alle conclusioni. Oltre aquanto sinteticamente detto sugli inter-venti in materia fiscale, riteniamo si debbaadeguatamente evidenziare che dal circolovizioso tra debito pubblico, che compro-mette la crescita, e assenza di sviluppo,che alimenta a sua volta il debito pubblico,si può uscire con un cambio culturalecollettivo, che metta al centro l’impresa echi ci lavora.

Ma, data per acquisita l’impossibilità diagire sul versante dell’imposizione fiscale eil permanere di vincoli di bilancio, se pursi auspica allentati, dove si trovano lerisorse necessarie ? La risposta è diffici-lissima, non c’è dubbio; ma noi conti-nuiamo a credere che si renda più che mainecessario il completamento della riforma

federalista, cui è stata data attuazione coni decreti emanati in sede di svolgimentodella legge delega n. 42 del 2009. Traquesti, decisiva è l’applicazione del decretosui fabbisogni e i costi standard, il qualeporterebbe un risparmio stimato nell’or-dine di 20-30 miliardi all’anno. Questasembra, alla Lega Nord, la strada dapercorrere con rinnovata decisione.

PRESIDENTE. Prima di dare la parolaall’onorevole Causi, pregherei di lasciarelibero il banco del Governo; a chi non èrappresentante del Governo, ovviamente.

È iscritto a parlare l’onorevole Causi.Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, ilnuovo Governo, quindi, oggi, ci comunicache è sua intenzione portare in quest’Aula,fra qualche settimana, una relazione ag-giuntiva di aggiornamento del testo delDEF, all’interno di un quadro finanziariodefinito e concordato con l’Unione euro-pea, e tenendo conto di qualche ulterioremargine di flessibilità che, sembra di ca-pire, si potrebbe ottenere con una tratta-tiva da avviare nei prossimi giorni.

Oggi, quindi, ci aspetta una discussioneancora transitoria, ma è importante che ilParlamento approvi in questa forma ilDEF per poter permettere il pieno svolgi-mento della procedura ascendente che,sulla base di questo documento, permettaal Governo di lavorare nelle sedi comuni-tarie. È importante anche per definire gliindirizzi del nuovo Governo nelle prossimecruciali settimane di lavoro; colgo l’occa-sione per salutare il Ministro Saccomanni,i sottosegretari e i Viceministri che, conlui, oggi, fanno l’esordio in quest’Aula.

Leggendo il testo attuale del DEF, sem-brano necessari aggiornamenti in tre di-rezioni. Primo: sugli aspetti interpretatividella situazione macroeconomica interna-zionale ed interna; secondo: sulla valuta-zione della possibilità di ridefinire il per-corso verso gli obiettivi a medio terminedella finanza pubblica; terzo: sulla trasfor-mazione delle linee programmatiche delnuovo Governo, così come contenute neldiscorso del Presidente Enrico Letta, in

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un’agenda a medio termine che precisi lepriorità, le quantificazioni e i cronopro-grammi, da un lato sulle emergenze e,dall’altro lato, su alcune idee, sembra dicapire, relative a provvedimenti shock perl’economia, che possono, quindi, sortiredegli effetti anche immediati, e ancheintervenendo, come il Ministro ha confer-mato, sull’esistente PNR.

Per quanto riguarda la situazione in-ternazionale, tutti hanno ripreso a cre-scere più dell’Europa. Probabilmente c’èun motivo per questo: certo, l’Europa hadi fronte un « tornante » storico di tipostrutturale, ma resta forte il dubbio che lepolitiche europee non siano state, e nonsiano ancora, all’altezza delle sfide, né diquelle strutturali né di quelle congiuntu-rali. Anche le interpretazioni ufficiali eu-ropee non sono del tutto convincenti. Ilproblema dell’Europa è stato visto preva-lentemente come un problema di debito e,in particolare, come un problema concen-trato nei Paesi ad alto debito. Siamoproprio sicuri che sia così ?

Nel suo insieme, l’Europa è un’areameno indebitata del Giappone e degli StatiUniti; certamente, per i Paesi ad altodebito non si può derogare al rigore,poiché i Paesi ad alto debito sono fragili edevono perseguire la possibilità di mante-nere l’accesso ai mercati. Ma, in realtà, seguardiamo alla crisi del 2011 – all’apicedella crisi del 2011 –, come, poi, hacorrettamente interpretato il PresidenteDraghi, quella che è emersa è una com-ponente di rischio sistemico percepita daimercati in merito alla stessa sopravvivenzadella moneta unica, e che, quindi, andavaal di là del comportamento e della situa-zione di squilibrio dei singoli Paesi. Ed èproprio sull’evidenziazione di questa com-ponente di rischio sistemico, che il Presi-dente Draghi è riuscito a sconfiggere laresistenza culturale, affinché la Bancacentrale europea avesse, cominciasse adavere, delle politiche più aggressive.

Ma l’altro elemento di difficoltà cultu-rale dell’impianto europeo è che l’Europacontinua a pensare, come unico motoredella sua crescita, alle esportazioni, spo-sando un modello sostanzialmente mer-

cantilista, che pone così l’Europa in con-flitto con tutte le altre aree del mondo eche non valorizza le potenzialità interne diun mercato unico che, per dimensionidemografiche e per livelli di sviluppo, è ilpiù vasto del pianeta. Queste interpreta-zioni vanno coraggiosamente rimesse indiscussione con un ampio dibattito cultu-rale e politico, e io auspico che il nuovoGoverno possa avere il coraggio di direqualcosa in merito. C’è bisogno di piùEuropa e di un’Europa che abbia comeobiettivo la crescita e l’occupazione. C’èbisogno, ad esempio, di politiche moneta-rie che riescano finalmente ad avere effettisimmetrici ed omogenei fra i diversi si-stemi dell’area euro. Bene, quindi, le de-cisioni importanti del vertice di giugno del2012; bene l’unione unione bancaria, chedeve marciare il più velocemente possibile;bene tutto quello che ha fatto la BCE;bene anche le ultime decisioni, potenzial-mente positive per le piccole e medieimprese italiane, su cui lavorare in fretta;ma non possiamo a lungo permetterci unapolitica monetaria che non riesca ad avereeffetti simmetrici sui diversi Paesi. So beneche questa non è materia dei Governi nédei Parlamenti, vista l’indipendenza dellaBanca centrale, ma è necessaria un’inizia-tiva politica e culturale che crei consensoe condivisione in Europa, a favore di unapolitica monetaria attenta non solo aiprezzi e alla stabilità finanziaria ma anchealle condizioni dell’economia reale.

Vanno poi rafforzate le politiche euro-pee di contrasto alla disoccupazione, inparticolare giovanile, con meccanismi inquesto caso asimmetrici, e cioè più incisivinei Paesi a più elevato tasso di disoccu-pazione. Va rafforzato il ruolo del Fondosociale europeo, e il nuovo Governo ita-liano deve schierare con decisione l’Italia,il nostro Paese, dalla parte delle propostedel Parlamento europeo, al confronto coni Governi e con la Commissione, sul futuroprogetto di bilancio dell’Unione.

Attenzione, però, le critiche all’attualeimpianto delle politiche europee non de-vono essere confuse con impostazioni cheindulgono a interpretazioni frettolose esuperficiali. Non sono convincenti, anzi,

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sono controproducenti, le posizioni di ri-piegamento nazionalistico. È sensato cri-ticare la Germania per la sua tradizioneculturale mercantilista e per il fatto che inun modo inerziale, e non molto attento, sipensi di estendere all’intera Europa questatradizione, ma è altrettanto sensato ricor-dare che la Germania è oggi un Paese diriferimento, benchmark, in Europa per unfederalismo funzionante, una transizionetecnologica ed industriale di successo, unbuon funzionamento della macchina sta-tale, diritti civili più avanzati dei nostri.

È chiaro che un’Europa regolata inmodo così inefficiente dai Trattati vigentisembra affrontare problemi che non sonocatalogabili solo nei tradizionali schemipolitici destra-sinistra, ma acquisisconoanche una natura geopolitica; ma non ècerto con il richiamo nazionalistico e pro-tezionistico che riusciremo a risolverli. Sedavvero vogliamo un’Europa federale e unbilancio federale, e anche qualche stru-mento di condivisione dei rischi connessiai debiti sovrani esistenti, non possiamonon dare in cambio qualche cessione disovranità in materia di programmazione edi controllo dei bilanci pubblici nazionali,e cioè non possiamo non rafforzare ilpercorso stabilito dalle nuove regole dicoordinamento dei bilanci pubblici.

Seconda questione politica rilevante èl’interpretazione della nostra situazioneattuale sul piano interno. È chiaro chel’approfondimento della decisione italiananei mesi terminali del 2012 e ancora neimesi iniziali del 2013, deriva da unasottovalutazione dell’impatto, in terminiproduttivi, delle politiche di restrizioneattuate a partire dal, e lungo tutto il 2011.Tuttavia, non credo che noi possiamoessere soddisfatti di una visione soltantocongiunturale di questa fase così acutadella crisi italiana, perché fattori congiun-turali si sommano con fattori strutturalied entrambi vanno aggrediti con adeguatepolitiche. Tuttavia, nella relazione di ag-giornamento del DEF, certamente il Go-verno dovrà approfondire alcune diver-genze che emergono fra le stime di questoDEF e le stime dei servizi della Commis-sione europea, soprattutto in merito alle

prospettive per il 2014, dove sia in terminidi PIL e sia in termini di indicatori difinanza pubblica, emergono degli scosta-menti preoccupanti.

Un’altra questione rilevante è quelladella ricontrattazione dei tempi degliobiettivi di finanza pubblica.

Nella fase attuale, questi obiettivi difinanza pubblica, lo voglio ricordare a tuttinoi, visto che siamo per gran parte diquesto Parlamento, come dire, nel pieno diun esercizio anche di serietà e di serenità,gli attuali obiettivi di finanza pubblicafurono contrattati, fra il marzo e il set-tembre 2011, dall’allora Governo Berlu-sconi, e il Governo Monti, che è venuto,dopo li ha soltanto attuati.

Nella fase attuale, bene fa il Governo achiedere un mandato per la loro ricon-trattazione, almeno per le spese per gliinvestimenti, sulla base della nuova soli-dità strutturale del bilancio italiano, esulla base anche del fatto che la recessioneitaliana ha effetti sistemici preoccupantiper l’intera Europa. Attenzione però, per-ché siamo in mare aperto: l’obiettivo del-l’uscita dalla procedura per deficit ecces-sivo, che è l’architrave del DEF predispo-sto dal precedente Governo, e il cui per-corso è stato positivamente confermato dairecenti dati dell’Unione europea, non com-porta in automatico nessuna premialità enessun margine di flessibilità; si tratta diimpostare una trattativa politica e di es-sere, come sistema Paese, sufficientementecredibili e autorevoli per spuntare unrisultato, come ha fatto la Francia, manulla va dato per scontato.

Il terzo ambito di aggiornamento delDEF e del Programma nazionale di ri-forme, è da vedere in relazione al pro-gramma del nuovo Governo; l’agenda cheil Presidente Letta ha esposto in que-st’Aula, è un agenda a medio termine, equesto lo ritengo un fatto positivo; que-st’agenda però va resa operativa e daquesto punto di vista credo che sia im-portante il metodo, prima ancora e nonsoltanto dei contenuti. L’agenda del Go-verno Letta va messa in opera con con-testualità delle misure, su cui non si puòagire considerandole una per una; questa

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contestualità può trovare una sua coe-renza complessiva proprio nella relazionedi aggiornamento che verrà presentata traqualche settimana, rimandando i succes-sivi decreti attuativi soltanto alla predi-sposizione di un quadro coerente da unpunto di vista programmatico. E da questopunto di vista voglio ricordare che leemergenze sono tante, le annuncio sol-tanto: cassa integrazione, esodati, contrattidi servizio con la pubblica amministra-zione, precariato nella pubblica ammini-strazione, piano straordinario per l’occu-pazione giovanile, IMU, Tares, meno IVA,riduzione delle tasse sul lavoro almeno peri nuovi assunti; quindi l’insieme di questopacchetto potrà trovare coerenza se af-frontato non una cosa per volta, come sefossero foglie di carciofo, ma dentro unacoerenza complessiva che potrà trovareun’adeguata sede programmatica nella re-lazione di aggiustamento.

Concludo l’intervento, Presidente, con-centrandomi poi, all’interno di tutte questevicende, soltanto sulla vicenda relativa al-l’IMU. Il Partito Democratico ritiene unaggiornamento dell’IMU possibile; possi-bile un ripensamento dell’IMU sulle primecase, escluse forse quello di maggior pre-gio, tant’è vero che questi temi eranocontenuti in tutti i programmi dei partitie dei movimenti che si sono presentati alleelezioni. L’IMU ha molti difetti: ad esem-pio è stata difficile la coabitazione traStato e comuni nella gestione di quest’im-posta; ancora, i valori catastali su cui sibasa l’IMU sono fortemente inefficienti inItalia a causa della mancata riforma delcatasto – e da questo punto di vistaricordo al Governo che trova già, pratica-mente quasi approvato, il testo di undisegno di legge delega fiscale approvatoall’unanimità dalla Camera e approvatoall’unanimità dalla Commissione finanzedel Senato, dentro cui, tra varie altre cose,c’è anche un progetto di riforma delcatasto, e questo, anche secondo la rela-zione dei dieci saggi, è una delle cose chesi potrebbero cambiare abbastanza velo-cemente – ; in più, colpa dell’IMU è stataaver stabilito la detrazione sulla primacasa troppo rigida, uguale per tutti a

livello nazionale, anche tornando indietrorispetto agli spazi di autonomia che iregolamenti comunali sull’ICI avevanoprima; e infine un difetto dell’IMU è iltrattamento non differenziato fra gli ap-partamenti in affitto e le case a disposi-zione, anche alla luce delle modificheIRPEF, anche perché non ci dimenti-chiamo, ed è stato spesso dimenticato neldibattito, che per gli affitti è entrata invigore la cedolare secca – che peraltronon ha avuto gli sperati esiti in termini diemersione – mentre per la case a dispo-sizione l’IMU ha conglobato anche la pre-cedente quota IRPEF che si pagava suquelle case, e con tale conglobamentodell’IMU, per questi contribuenti c’è statoun risparmio di 1,6 miliardi. Non va peròdimenticato che sul piano della strutturadel sistema fiscale, un’imposta locale ba-sata in modo diretto e indiretto sugli spazioccupati e sul loro valore, esiste in tutti iPaesi avanzati.

Sul piano del federalismo, e quindi diconiugare autonomia e responsabilità deglienti locali e dei comuni, è indispensabileche sussista un’imposta comunale e anzisarebbe importante averne una sola: unasola imposta per i comuni e una solaimposta per le regioni, anche rimettendomani e completando il processo di attua-zione del federalismo fiscale. Ma poi nondimentichiamo che, sul piano della pro-gressività e degli effetti redistributivi, l’im-posta sul possesso degli immobili ha im-patti positivi, anche, se è reale e nonpersonale, come dimostrano tutti i dati. Adesempio, il 70 per cento del gettito del-l’IMU viene dal 20 per cento delle case dimaggior pregio e, quindi, sul piano deldisegno di politica economica, tutti gliosservatori e le istituzioni internazionaliconcordano nel suggerire all’Italia di ri-durre le tasse sul lavoro e l’impresa e,invece, eventualmente, agire sul patrimo-nio e sui consumi.

Concludo: in ogni caso, il Governopotrà elaborare una proposta che, supe-rando i difetti dell’IMU, soprattutto sullaprima casa, sia coerente con gli obiettiviredistributivi e allocativi che questa impo-sta raggiunge.

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In conclusione, è apprezzabile che,nelle dichiarazioni programmatiche delPresidente Enrico Letta, molti temi solle-vati abbiano come riferimento il medioperiodo e non soltanto l’emergenza. L’au-spicio è che, da oggi a qualche settimana,superata la negativa fase di incertezzaseguita allo stallo conseguente al risultatoelettorale, il nuovo Governo possa, nellarelazione di aggiornamento del DEF, in-dicare la strada per l’attuazione del suoimpegnativo programma (Applausi dei de-putati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Marcon. Ne ha facoltà, per dieciminuti.

GIULIO MARCON. Signor Presidente,signori del Governo, colleghi deputati, ilDEF che discutiamo oggi è un Documentosostanzialmente inservibile. È solo l’attotestamentario e il sigillo di un Governoche non c’è più. I conti sono in gran parteda rivedere, le stime sono gonfiate, non c’èun’agenda di priorità per il futuro e ilprogramma nazionale di riforma, essen-zialmente senza indicazioni, contiene solol’elencazione delle misure in corso.

Inoltre, il DEF da approvare è sopra-vanzato dagli eventi, con le proposte delnuovo Governo di superamento dell’IMU edi cancellazione del previsto aumento del-l’IVA e, quindi, i conti del DEF vannoradicalmente rivisti: servono per questemisure dagli otto ai dieci miliardi di euro,che ancora non si sa bene come verrannotrovati. Bisognerà aspettare l’annunciatodecreto e la Nota di aggiornamento delGoverno, prevista nelle prossime settimaneper capire come verranno applicate ecoperte queste misure e per vedere nellasostanza qual è il vero DEF e quali sonogli indirizzi di politica economica del Go-verno nei prossimi mesi.

Il DEF che stiamo discutendo è quindiun DEF per buona parte – direi – finto,a partire dalle stime. La stima di unimpatto di crescita del 3,9 per cento delPIL sul lungo periodo, grazie alle misuredel Governo precedente, dalla riformaFornero al decreto-legge sulle liberalizza-

zioni, è assolutamente non solo ottimistica,ma velleitaria. La stima di un aumento delPIL dello 0,5 per cento, grazie al decreto-legge che sblocca i pagamenti della pub-blica amministrazione alle imprese, è ir-realistica e anche l’ISTAT ci ha detto chenon può avvalorarla.

E comunque, nonostante queste stimeottimistiche sul PIL, quello che è certo èche la disoccupazione, anche per il DEFdel 2013, non calerà nei prossimi anni.Proprio oggi l’ISTAT ci ricorda che, dal2012 al 2014, la disoccupazione aumenteràdell’1,2 per cento.

Il lavoro non c’è in questo DEF e glieffetti della riforma Fornero sono magris-simi, anzi sono negativi. È aumentata laprecarietà e cresciuta la disoccupazione e,anche se verrà approvato con un vototecnico o politico che sia, che sostanzial-mente rinvia la vera discussione alla Notadi aggiornamento, questo DEF è da boc-ciare e per noi è da rinviare al mittente.

Nel DEF c’è la riproposizione dellepolitiche seguite dal Governo Monti neisuoi 17 mesi di lavoro: la riforma Fornero,le grandi opere, le liberalizzazioni deiservizi pubblici, la riforma pensionistica,l’alienazione del patrimonio pubblico e lafotografia scattata nel DEF del GovernoMonti – e che questo Governo fa propria– è la rivendicazione di politiche sbagliate,che noi rifiutiamo: quella dell’austerità,della rinuncia alla crescita, della mortifi-cazione all’equità sociale. Il programmanazionale di riforma, oltre ad essere so-stanzialmente una scatola vuota, contiene,altresì, una serie di obiettivi modestissimirispetto al Piano Europa 2020. Ricordoquesti obiettivi, come quelli relativi allariduzione del tasso di disoccupazione, l’ab-bandono scolastico, l’aumento di investi-menti nella ricerca e le energie rinnovabili.

E anche se questi obiettivi venisserorealizzati non ci farebbero allontanaredalla posizione di fanalino di coda deiPaesi europei.

Nel DEF si insiste a mettere l’accentosulla tenuta dei conti, che poi significatagli alla spesa e in questi anni abbiamovisto quali sono stati i tagli: tagli allepensioni, alla sanità, alla scuola e al so-

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ciale. Ma perché nel DEF non c’è mai unaparola sulla riduzione di quelle spese,come la spesa militare, come la cancel-lazione del programma dei caccia bom-bardieri F-35 ? Perché non c’è un ac-cenno ai risparmi che potremmo averecancellando alcune inutili grandi opere,come la TAV, oppure tagliando i finan-ziamenti alla scuole private, oppure in-troducendo l’open source nella pubblicaamministrazione ?

Ma, se il DEF in discussione è unasorta di sigillo su questi mesi di GovernoMonti, non è detto, a nostro giudizio, cheil nuovo Governo, nella sua ispirazione difondo, se ne discosti molto, come ha fattointendere il Ministro Saccomanni sia nel-l’audizione al Senato, il 2 maggio scorso,sia nel suo breve intervento di oggi. Forsesi potranno trovare delle risorse per dareseguito alle promesse del Primo MinistroLetta, ma il rigore sulla spesa – cioè, nuovitagli – non sembra venir meno. E, quindi,ad eccezione delle misure su IVA e IMU,la nuova Nota di aggiornamento non èdetto che porti altre variazioni significa-tive, se non qualche nuovo e reiteratodecalogo di buone intenzioni.

E sull’IMU noi diciamo che va sicura-mente abolita per le classi di redditomedio-basse, ma è sbagliato non colpire igrandi patrimoni immobiliari e non appli-care il principio della progressività nel-l’imposizione fiscale sugli immobili. E, poi,bisogna farsi carico di quello che succe-derà agli enti locali. Non si può tagliarel’IMU e poi lasciare i cittadini e gli entilocali senza risorse e senza i servizi fon-damentali.

Particolarmente grave nel DEF è ladelineazione, come dicevo prima, degliobiettivi modestissimi per il ProgrammaEuropa 2020. Noi ci poniamo sempre ilproblema delle regole per il fiscal compact,per la finanza pubblica, ma mai ci po-niamo il problema delle regole, quelle chel’Europa ci chiede, per la riduzione delladisoccupazione, per l’occupazione femmi-nile, per la riduzione del tasso di abban-dono scolastico, per le rinnovabili. E,quindi, è di un altro DEF quello di cui noiabbiamo bisogno: non quello dell’isteria e

dell’austerità, ma del sostegno alla do-manda e alla crescita. Non dobbiamostrozzare gli enti locali, ma permettereloro di spendere i soldi che hanno einvestirli per i servizi ai cittadini e permigliorare la qualità della vita sui terri-tori. Non dobbiamo ostinarci nello spen-dere vagonate di soldi per inutili grandiopere, ma dobbiamo investire nelle pic-cole opere: la messa in sicurezza dellescuole, il riassetto idrogeologico del ter-ritorio, la riqualificazione delle periferiedelle città, la manutenzione delle coste.Non ci servono altre social card, bonusbebè o crediti per i nuovi nati, maabbiamo bisogno di asili nido pubblici,del reddito di cittadinanza e di intro-durre i livelli essenziali di assistenza peri diritti sociali. Non abbiamo bisogno di46 forme di lavoro atipico, ma di crearelavoro con gli investimenti, i diritti, lepolitiche attive.

Tutto questo nel DEF 2013 non c’è, maè quello di cui noi avremmo bisogno e,soprattutto, quello di cui avrebbe bisognol’Italia. Abbiamo bisogno certamente disoldi per fare tutto questo. Intanto con irisparmi e i tagli alla spesa – quellamilitare e delle grandi opere – e poiandandoli a prendere dove ci sono, neigrandi patrimoni, nelle rendite, nei para-disi fiscali. E abbiamo sicuramente biso-gno di applicare meglio quella che nelDEF è ricordata come una tassa impor-tante, la Tobin tax, ma che nella suaattuale versione è solamente un pannicellocaldo, perché non potrà essere applicata aiderivati e a una gran parte dei guadagniazionari e dei mercati finanziari nel no-stro Paese.

Ecco perché noi chiediamo al Governouna discontinuità con le politiche di questimesi, che hanno impoverito il Paese eindebolito l’economia. Senza questo cam-biamento il nostro giudizio non potrà checontinuare ad essere negativo. Non ci sarànessuna crescita ed equità per il Paese, masolo stagnazione e depressione economica.Abbiamo bisogno di politiche vere delcambiamento, per il cambiamento econo-mico e sociale del nostro Paese e abbiamobisogno, come dicevo prima, di una di-

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scontinuità reale con le politiche seguitefino a oggi. Ecco le ragioni del nostrogiudizio negativo ed ecco la richiesta diuna nuova politica economica per faruscire il Paese dalla crisi (Applausi deideputati del gruppo Sinistra Ecologia Li-bertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà,per dieci minuti.

PAOLO TANCREDI. Signor Presidente,colleghi, Ministro, per il terzo anno ilParlamento affronta il Documento di eco-nomia e finanza in questa forma, cherisponde ai vincoli della nuova legge dicontabilità nazionale ed è inserito perfet-tamente e incastrato all’interno del Seme-stre europeo e delle procedure europee.Da qui esso risente naturalmente dellasituazione politica contingente, come èstato ampiamente detto, che condizionasoprattutto il Piano nazionale di riforme,strumento fondamentale all’interno dellalogica del Semestre europeo. Forse nelleprime tre formulazioni del DEF presentatoal Parlamento dal Governo italiano nonera ancora stata colta la potenzialità diquesto strumento. Quest’anno senz’altronon poteva essere colta, perché è statoformulato da un Governo dimissionario,che non aveva la possibilità di fare unaprogrammazione e di sostanziarla nel me-dio periodo. Il Presidente del Consiglioperò, negli indirizzi programmatici, haevidenziato alcuni punti su cui il Governovorrà insistere nelle prossime settimane eil Ministro, molto opportunamente, ci haassicurato che a breve ci sarà un aggior-namento dell’intero Documento e, in par-ticolare, ritengo, del Piano nazionale diriforme che – ripeto – è fondamentalenella strategia di programmazione dellaCommissione europea.

Il Programma di stabilità, che è laprima parte del Documento di economia efinanza, ci descrive – ahimè – una situa-zione dell’economia mondiale che è tut-tora in uno stato di grande difficoltà e dirallentamento della crescita a tutte lelatitudini, ma con uno squilibrio notevole

tra i Paesi emergenti, che continuano co-munque a crescere a ritmi sostenuti, e leeconomie più mature, che invece sono inforte rallentamento, quando non in reces-sione. E all’interno delle stesse economiemature abbiamo un differenziale forte fral’Europa e il Giappone e gli Stati Unitid’America, che stanno affrontando questomomento contingente, questo momento dicrisi con politiche sostanzialmente di se-gno opposto, procicliche quelle europee einvece anticicliche le politiche monetarieed economiche degli Stati Uniti e delGiappone. Ed è proprio per questo e perl’analisi di questa situazione all’internodell’analisi dei conti macroeconomici cheio non ritengo che l’approvazione di que-sto Documento di economia e finanza, perchi lo approva oggi, quindi il Parlamento,e per chi lo ha dovuto redigere, come ilGoverno, sia un esercizio né inutile nétantomeno dannoso, perché ci ricorda ilpercorso che abbiamo fatto fin qui insiemeai nostri partner europei. Probabilmente cisegnala gli errori che sono stati commessida alcune politiche accentuate di rigore eci indica le potenzialità che abbiamo eprobabilmente la strada verso cui dob-biamo puntare.

L’Italia, come è stato detto ampiamentesia dai relatori, che ringrazio, sia dagliinterventi che mi hanno preceduto, recede,per quanto riguarda il prodotto internolordo, più di quanto già previsto nel set-tembre dello scorso anno e recede più dialtri partner europei importanti, più diPaesi paragonabili al nostro Paese nell’Eu-rozona. Questo, da una parte, dimostrache le politiche di rigore procicliche messein atto dal Governo nel 2012 si sonoripercosse in maniera forte anche sull’eco-nomia del 2013, più di quanto forse sipotesse immaginare, ma dimostra anchecome il nostro Paese, al di là della situa-zione contingente, al di là della crisi edella recessione globale, che sicuramentesono l’elemento più condizionante nelladinamica dei conti pubblici italiani e del-l’economia italiana, ha un gap di crescitae di produttività rispetto agli altri Paesiche questi ultimi anni non sono sicura-mente riusciti a colmare.

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Ma se voi vedete la dinamica del nostroPIL negli ultimi 15 anni è una dinamicache ha uno scalino rispetto a Germania,Francia e Regno Unito che va da un puntoa due punti; scalino che oggi rimanepersistente anche in un momento di re-cessione e che si fa sentire ancora di piùin questo momento.

Tutte le grandezze macroeconomicheche compongono il prodotto interno lordo,ad eccezione delle esportazioni, che, in-vece, vedono una crescita, sono in fortecontrazione nel 2012 e sono previste incontrazione anche nel 2013, con una pre-visione di un lieve andamento di ripresa apartire dal primo semestre del 2014.

Vi sono dati molto preoccupanti. Tuttihanno parlato dei consumi interni, ma iocredo che sia da mettere in rilievo, come,d’altronde, il Documento fa, una gran-dezza che, forse, è di piccolo impattorispetto al PIL, ma che è un segnale moltoforte. Pensate che dal 2011 al 2012 si sonoridotti a un decimo gli investimenti delleaziende straniere sul nostro territorio. Èun fatto che, ripeto, costituisce un segnaleterribile per la competitività che ha per gliinvestimenti il nostro Paese e che è quasiunico nell’Eurozona.

Infatti, in Germania questo dato tiene,mentre, addirittura, è stato in aumento nel2012, rispetto al 2011, lo stock di investi-menti stranieri in Paesi paragonabili al-l’Italia come Regno Unito e Francia. Credoche dobbiamo porre attenzione su questo– naturalmente, non posso che esseresintetico su questo punto –, cioè sul pro-blema della competitività e sul perché nonsiamo più in grado di attrarre gli investi-menti stranieri, che crollano in stock.Voglio ricordare che già il livello del 2011era un bassissimo livello: non arrivavanemmeno a 20 miliardi di euro e oggisiamo a cifre di ordine di grandezzainferiori.

Naturalmente, le ripercussioni più tra-giche sono sul mercato del lavoro, chevede una diminuzione del numero deglioccupati e un aumento preoccupante delnumero dei disoccupati. Non si può, però,trascurare, comunque, di sottolineare irisultati raggiunti nelle politiche di questi

anni, soprattutto nelle politiche dei dueGoverni che hanno governato nella passatalegislatura.

L’uscita dalla procedura di infrazione èil dato più eclatante, ma noi, come sidiceva poco fa, abbiamo delle performancesull’indebitamento netto che sono le mi-gliori in Europa, abbiamo recuperato unavanzo primario che era un sogno fino aquattro o cinque anni fa, un avanzo pri-mario che ci permette di guardare anchecon maggiore ottimismo alla regola deldebito e alla convergenza e alla sosteni-bilità del nostro debito nel medio e lungoperiodo, abbiamo raggiunto il famoso pa-reggio strutturale, che oggi si discostamoltissimo da quello che è il dato dell’in-debitamento netto per la differenza che viè tra il PIL potenziale e il PIL effettiva-mente realizzato.

Comunque, questi dati – il DEF ce lodice – ci portano a una dinamica dei contipubblici che ha raggiunto l’obiettivo dellaregola della spesa dell’Unione europea eche non è impossibile che raggiunga anchel’obiettivo della regola del debito. A questilivelli di crescita, il DEF indica comenecessario un programma di privatizza-zioni e di alienazioni del patrimonio pub-blico pari all’1 per cento del prodottointerno lordo annuo, quindi 15-16 miliardidi euro annui, ma, con una dinamica delprodotto interno lordo più virtuosa, po-trebbe portare gli attuali livelli di avanzoprimario nel 2015 a rispettare la temutis-sima regola del debito.

Voglio anche ricordare due cose: laprima è che comunque, come attenuantealla tagliola della regola del debito, esisteil tema dei fattori rilevanti introdotto dalGoverno Berlusconi in sede europea; fat-tori rilevanti su cui il nostro Paese, perquanto riguarda il debito delle famiglie ela salute del sistema bancario, può vantaresicuramente dei numeri che possono cor-reggere positivamente quella convergenza.Voglio poi dire che nel 2012 la perfor-mance sull’indebitamento netto è stata...

PRESIDENTE. Onorevole Tancredi, lechiedo scusa, il gruppo ci aveva datoindicazione per lei di dieci minuti, che lei

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ha superato da un minuto. Ovviamente leista dentro il contingentamento e, se vuole,può parlare ancora.

PAOLO TANCREDI. Un minuto, unminuto.

PRESIDENTE. Benissimo.

PAOLO TANCREDI. Solo per dire chela performance sull’indebitamento nettonel 2012 ha pesato di più sul versantedelle entrate, con un punto e mezzo in piùdelle entrate, mentre c’è stato un aumento,a sua volta, della spesa dello 0,8 per cento,perciò il miglioramento sull’indebitamentonetto è stato sbilanciato dal punto di vistadelle entrate. Anche questa è una carat-teristica che ha ripercussioni recessive,non c’è dubbio. Il percorso di efficienta-mento e di avvicinamento al pareggio dibilancio e miglioramento del saldo neglianni precedenti aveva avuto una ugualedinamica, essendoci stato però un mag-giore sforzo, nei periodi del Governo Ber-lusconi, sulla diminuzione della spesasenz’altro rispetto all’aumento delle en-trate. È questo il percorso che, credo,dobbiamo seguire, ma ritengo le dichiara-zioni sia del Ministro che del PresidenteLetta molto rassicuranti.

In sostanza, il dato importante è chesenza nessuna manovra correttiva, per il2013 e il 2014 noi rimarremo su questisaldi di indebitamento netto, cosa fonda-mentale, anche se abbiamo posto, comemaggioranza che appoggia il Governo, dapiù parti, alcuni problemi importanti cheperò attengono alle scelte politiche. Evoglio anche rispondere a chi poco facriticava e metteva un punto interrogativosu questo percorso: IMU prima casa, eso-dati, ammortizzatori in deroga, tutto que-sto vale meno di mezzo punto di PIL.Quindi credo che il problema sia da ri-portare ai suoi valori reali. Io voglio ri-cordare soltanto, Presidente, che noi ab-biamo in questi anni – nel 2012, nel 2013ancora e ancora è previsto nel 2014 –impegnato tre punti di PIL per i mecca-nismi di stabilità europea, lo EuropeanStabiliy Mechanism (ESM) l’ultimo, che

naturalmente intervengono a danno fatto.Io penso che ci vuole un impegno per,invece, prevenire.

Chiudo dicendo solo sul Piano nazio-nale di riforma, che naturalmente è asso-lutamente interlocutorio rispetto anchealle dichiarazioni del Ministro, che peròc’è un grande assente, come c’è un grandeassente nel dibattito italiano, che è lapolitica energetica. Tutti d’accordo sulfatto che una politica industriale in questoPaese è utile e necessaria. Benissimo. Ilcapitolo dedicato alla politica energeticaall’interno del Piano nazionale di riformaè assolutamente insufficiente e non tracciale linee di quella che deve essere la nuovapolitica energetica del nostro Paese dopola bocciatura, sostanzialmente, del nu-cleare. Il capitolo sull’energia nel Pianonazionale di riforma assomiglia molto aun programma per le energie rinnovabili,ma nessuno può sostenere che le energierinnovabili siano assorbenti di tutta lapolitica energetica di un Paese, ahimè losono per una piccolissima percentuale enon è possibile ignorare che bisogna, an-che a favore delle politiche energetiche edell’ambiente, lavorare sulla buona com-binazione e il mix di entrambi i pilastri,cioè energia da fonti tradizionali e energiada fonti rinnovabili.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Alfonso Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presi-dente. Signori Ministri, colleghi deputati,c’è un momento in cui il dibattito cheattiene al DEF deve necessariamenteuscire da tecnicismi economici e finan-ziari, per ripartire da un punto di vistadifferente, totalmente calato in quelle di-namiche sociali in cui la vera priorità,prima ancora dell’economia, è rappresen-tata dal cittadino e dai suoi diritti.

Mi riferisco ai temi indissolubilmenteintrecciati degli affari costituzionali e dellagiustizia. È anche superfluo sottolinearel’importanza di un notevole e forte inve-stimento, ormai improcrastinabile, dienergie finanziarie, teso a migliorare sial’assetto istituzionale e costituzionale del

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nostro Paese sia l’intero sistema giustizia.Ma ogni tipo di investimento sarà inpartenza fallimentare, se non prenderà inconsiderazione le ricadute, prima di tuttosociali, degli interventi in questi due set-tori nevralgici, e sarà ancora più destinatoa fallire, se non avrà come obiettivo finaleil miglioramento della percezione che ognicittadino ha delle istituzioni e della giu-stizia.

In direzione diametralmente opposta sisono mossi i precedenti Governi, su diret-trici in cui le priorità erano rappresentateda un lato dalla tutela degli interessi dipochi, pochissimi, addirittura di una per-sona, a scapito degli interessi generali ecollettivi invocati dai cittadini, dall’altrolato da politiche di finta austerity nell’or-ganizzazione della pubblica amministra-zione (riduzione del personale e dellerisorse, blocco del turnover, mobilità por-tata all’esasperazione), dietro cui si celavala vera esigenza di non toccare i poltro-nifici in cui ancora oggi si articola, pur-troppo, l’organigramma statale (Applausidei deputati del gruppo MoVimento 5Stelle).

L’esempio che ad ogni cittadino vienein mente è quello delle province, mal’elenco è lunghissimo e riguarda unamiriade di enti inutili, con cui gli interessipubblici di tutti sono stati sostanzialmenteasserviti agli interessi privati della solitapartitocrazia. Le modalità con cui sonostate portate avanti queste pseudopolitichesono ancora più gravi, perché il legislatore,questo Parlamento, si è trasformato in unasorta di accumulatore compulsivo di leggi,decreti e regolamenti insensati e disordi-natamente affastellati nel tempo. Il risul-tato ad oggi è drammatico. I cittadini nonvedono nelle leggi nemmeno un barlumedi giustizia e gli stessi operatori del dirittofanno fatica a districarsi in un universogiuridico totalmente privo di logica.

Ciò è evidente a tutti, ma la classepolitica che forma questo Governo fingeche il problema sia contingente, finge dipotere intervenire su alcuni aspetti, con-tinuando a non delineare un quadro uni-tario ed organico di leggi e giustizia. Equesto emerge in maniera preoccupante

anche dall’analisi del DEF. Il discorso concui il Presidente Letta ha chiesto la fiduciasenza fare riferimento – tanto per farealcuni esempi – alla necessità di leggi suiconflitti di interessi, sull’incandidabilità,sul falso in bilancio e sulla prescrizionedei reati è sconfortante. Non si può piùfingere di poter parlare di giustizia e,ancor prima, di una società giusta senzaaffrontare questi problemi.

Il MoVimento 5 Stelle farà opposizione,proponendo con determinazione alcunepriorità già analiticamente indicate nellarelazione di minoranza al DEF. Il divietodi cumulo di cariche elettive deve diven-tare la regola e non l’eccezione. L’elettoredeve avere la certezza che la propriafiducia verrà riposta in capo ad ammini-stratori che porteranno avanti e fino infondo il proprio incarico. In un’ottica diallineamento con i Paesi del resto diEuropa occorre abolire le province. Lematerie di competenza di questi enti sa-rebbero riassorbite da comuni e regioni.Gli stessi comuni sotto i 5 mila abitantidovranno essere accorpati. Bisognerà ri-partire proprio dal contrasto serio e de-terminato ai conflitti d’interesse, bisogneràripartire da un piano di efficientamento eriorganizzazione delle pubbliche ammini-strazioni, finalizzato ad alleggerirne il co-sto ed a migliorarne il servizio. I cittadinisono chiamati a pagare le tasse, ma nonvedono più alcun riscontro nell’efficienzadei servizi offerti dalla pubblica ammini-strazione.

Il dibattito sulla semplificazione ammi-nistrativa è in agenda ad oltre vent’annisenza alcun risultato. La semplificazionenei suoi molteplici aspetti è un fattoreeconomico, è risparmio di tempi, di costie di energie. Ma non solo. È uno deglielementi dello stato di salute interno di unPaese, valutato nelle tabelle dell’OCSE.Anche la corruzione è un parametro va-lutato nelle medesime tabelle quale disfat-tore economico e anche qui il nostro Paesesi distingue per l’altissima incidenza diquesta voce tabellare. Il legame del restoè inscindibile: in un Paese corrotto laproduzione normativa e regolamentare èaltissima. La perseverante elefantiasi bu-

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rocratica non fa che dare manforte almalaffare ed all’irresponsabilità, nemichenumero uno dell’efficienza e della traspa-renza.

Le selezioni dei candidati ai verticidelle aziende pubbliche, i cui dirigentigodono di uno smisurato potere discrezio-nale, devono avvenire in maniera traspa-rente, rispettando la netta separazione trapolitica e amministrazione.

Le pubbliche amministrazioni conti-nuano a pressare cittadini e imprese conla richiesta di esibizione di documenti,certificati e dati che dovrebbero o potreb-bero acquisire altrove e in altro modo.Punto dirimente è che non vanno elimi-nate le certificazioni bensì il modo diacquisirle. Sul versante delle imprese, so-prattutto delle piccole e medie imprese,occorre dare concreta attuazione al prin-cipio della proporzionalità tra l’onerositàdegli adempimenti amministrativi e la di-mensione delle imprese. Attualmente ab-biamo una miriade di banche dati prive dicoordinamento: il centro elaborazione datidel Viminale, il repertorio nazionale deidati territoriali, l’anagrafe tributaria, ilcasellario giudiziale, la banca dati deicontratti pubblici nonché degli appaltipubblici, quelle degli istituti previdenziali,il registro delle imprese, e siamo soloall’inizio di un elenco sterminato. Ab-biamo anche il codice dell’amministra-zione digitale, ma c’è da chiedersi dove sial’amministrazione digitale. Insomma dob-biamo ripartire da un assetto istituzionalee costituzionale a misura di uomo o me-glio a misura di cittadino.

Per quanto concerne la giustizia, laprima priorità è la lotta alla corruzioneche, giova ricordarlo, rappresenta unatassa occulta di mille euro pro capite. Sarànecessario intervenire in tema di prescri-zione dei reati, troppo breve soprattuttonelle fattispecie di reato dei cosiddetticolletti bianchi, puntando anche ad uninasprimento delle pene per reati prope-deutici come il falso in bilancio e la frodefiscale. Sono tutti interventi che, oltre adavere un ritorno economico importante estrategico per il Paese, riporteranno icittadini a pensare ad uno Stato in cui la

legge è davvero uguale per tutti, a pre-scindere dalle loro capacità economiche.

Pietro Calamandrei sottolineava che« la legge è uguale per tutti » è una bellafrase che rincuora il povero quando lavede scritta sopra le teste dei giudici sullaparete di fondo delle aule giudiziarie, maquando si accorge che per invocare l’ugua-glianza della legge a sua difesa è indispen-sabile l’aiuto di quella ricchezza che eglinon ha, allora quella frase gli sembra unabeffa alla sua miseria. Oggi non possiamopiù permetterci che i cittadini siano ulte-riormente beffati, ancor più nelle aulegiudiziarie. La soglia di tolleranza delcittadino non ha più margini per soppor-tare leggi inique la cui violazione nontrova nemmeno ristoro in quelle aulegiudiziarie in cui i processi vengono con-gelati per anni. La durata irragionevole deiprocessi ha un costo annuo insormonta-bile, ma soprattutto rende il nostro Paeseincivile agli occhi del mondo. Non saràcerto la miope soppressione delle sedidistaccate dei tribunali, voluta dal Go-verno Monti, a migliorare la situazione,anzi, rischierà soltanto di peggiorarla.

Ogni cittadino dovrà avere la possibilitàdi ottenere giustizia anche nei confronti dicolossi economici, sia pubblici che privati:a tal fine, sarà necessario introdurre laclass action, un’azione di classe vera e nonun brandello di tutela collettiva comequello che è stato introdotto in Italianell’articolo 140-bis del codice del con-sumo i cui risultati sono stati totalmente,forse volutamente, fallimentari. Tutti ipredetti interventi di carattere sostanzialedovranno collocarsi nel quadro di unasemplificazione dei codici di procedurapenale e civile. In quest’ultimo settore, igoverni hanno cercato la semplificazione,paradossalmente, attraverso la moltiplica-zione dei riti. Anche in questo caso sidovrà viaggiare in una direzione total-mente opposta.

Un’ultima riflessione. Secondo una re-cente relazione del CNEL, i giudici italianiche operano nel settore civile hanno unacapacità di definizione dei contenziosi al-tamente superiore alla media europea: ciòconferma, da un lato, la notevolissima

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qualità delle risorse umane ma, dall’altrolato, conferma anche che basterebbe sem-plicemente migliorare il sistema a livellostrutturale. Sarà prezioso, in tal senso, ilcontributo che verrà dato dagli osservatorisulla giustizia spontaneamente nati intutta Italia, i quali già individuano e pro-muovono in tutto il territorio le prassigiudiziarie virtuose.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALFONSO BONAFEDE. Concludo. Ildiritto, le leggi, le istituzioni, la giustizia,sono di tutti e le riforme dovranno essereprogettate nell’interesse di tutti. A talproposito, vorremmo che il PresidenteLetta chiarisse se le sorti di questo Go-verno dipenderanno o meno dall’esito deiprocessi in capo al senatore Berlusconi.Una netta presa di posizione rappresen-terebbe già un primo passo verso unadimensione politica ed istituzionale capacedi distaccarsi, com’è giusto che sia, davicende personali che hanno marchiato inmaniera indelebile la vita politica negliultimi venti anni. Ciascuno di noi, nel-l’operare per la realizzazione di uno Statogiusto, dovrà essere animato dalla convin-zione che il sentimento di giustizia non èun concetto astratto ed elitario ma, comediceva Voltaire, è così onestamente con-naturato all’umanità da sembrare indipen-dente da ogni legge, partito o religione(Applausi dei deputati del gruppo MoVi-mento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare ladeputata Tinagli. Ne ha facoltà.

IRENE TINAGLI. Signor Presidente,colleghi e signori del Governo, il docu-mento economico-finanziario che siamochiamati a discutere ci mostra un percorsoche in quest’ultimo anno e mezzo haconsentito al nostro Paese di avviare unprocesso di profondo e necessario risana-mento dei conti pubblici, così come giàillustrato dal Ministro Saccomanni, masoprattutto ci mostra un percorso di ri-forme importanti i cui effetti si espliche-ranno inevitabilmente nel medio e lungo

periodo, ma che da subito hanno segnatouna discontinuità di metodo e di visionerispetto alle politiche del passato. Da que-sto punto di vista, il documento dà indi-cazioni su alcune priorità di interventoche sarebbe necessario perseguire ancheper il futuro, priorità che nel dibattito diquesti ultimi giorni purtroppo sembranoun po’ offuscate da slogan demagogici daitoni quasi pre-elettorali.

La vera priorità del Paese è recuperarequella competitività che da anni è indeclino e che ha segnato duramente lanostra economia reale. E lo vediamo dafenomeni come il crollo dell’export: neidieci anni tra il 2001 e il 2011, la quotadell’Italia nel commercio mondiale è scesadi oltre il 20 per cento. Lo vediamo dallamancanza di investimenti esteri: sono anniche da noi non investe quasi più nessuno,tant’è che lo stock degli investimenti nelnostro Paese è, dopo la Grecia, il più bassotra tutti i Paesi occidentali (15 per centodel PIL contro il 45 per cento della Spagnao il 35 per cento della Francia e così via).Lo si vede dall’aumento del costo dellavoro e di ciò che produciamo: nei diecianni tra il 2000 e il 2010 il costo del lavoroper unità di prodotto è aumentato del 30per cento, mentre è rimasto quasi inva-riato in Paesi come la Germania. E lovediamo dalla stagnazione della produtti-vità, che negli ultimi dieci anni è aumen-tata nella maggior parte dei Paesi europeitranne che da noi, dove è inchiodata ailivelli di dieci anni fa.

Ecco è da qui che derivano la man-canza di crescita, di occupazione, la sta-gnazione dei salari reali ed è da qui chedobbiamo ripartire. Quindi, per recupe-rare competitività e produttività le lineeprioritarie di azione, così come sono ancheindicate nel documento che discutiamo,sono due: la prima è ridare ossigeno alleimprese e alle attività economiche e l’altra,di cui si parla pochissimo, investire sullariqualificazione e su una migliore alloca-zione e riallocazione della nostra forzalavoro. Sulla prima parte, sul ridare ossi-geno alle imprese, su questo fronte moltesono le iniziative avviate dal Governouscente e illustrate nel documento e ne

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cito alcune delle più rilevanti. Innanzi-tutto, il pagamento dei debiti della pub-blica amministrazione verso le imprese:aver creato le condizioni nazionali e, so-prattutto, europee per sbloccare questipagamenti è un grandissimo risultato delGoverno uscente e adesso è urgente pre-sidiare i prossimi passi per far sì chequesto provvedimento venga implementatoin tempi rapidi e modalità snelle ed effi-caci. Ridurre il costo del lavoro, a partiredall’IRAP: numerosi studi, tra cui unopubblicato da alcuni ricercatori dell’OCSE,analizzano gli effetti di varie tipologie ditassazione sulla crescita; ebbene, tra tuttele tipologie di tassazione, quella che piùblocca la crescita è proprio quella sulleimprese, seguita da quella sul redditopersonale, seguita, poi, da quelle sui con-sumi e solo per ultimo troviamo quellasugli immobili.

Non c’è bisogno di altre parole percapire quale sia la priorità quando si parladi riduzione delle tasse ed è questa lastrada avviata dal Governo uscente e sucui dovremo continuare a lavorare. Quelloche è stato fatto in quest’anno sono deiprimi passi, ma comunque importanti,attraverso la modifica della disciplina del-l’IRAP, che ha consentito la deducibilitàintegrale delle imposte dirette dell’IRAPcalcolata sul costo del lavoro dipendente,l’aumento delle deduzioni per i piccolicontribuenti, la previsione per il futuro diun fondo di circa 700 milioni di euro peresentare dall’IRAP i lavoratori autonomi ei piccoli imprenditori, l’aumento delle de-duzioni forfettarie sulle retribuzioni deilavoratori dipendenti a tempo indetermi-nato, con deduzioni che per donne egiovani arrivano fino a 13.500 euro oanche a 21.000 euro nel sud, e, infine,l’importante provvedimento sulla detassa-zione dei premi di produttività, sostenutoda impegni di spesa di oltre 2 miliardi dieuro da oggi al 2015.

Oltre a questo, però, un altro puntoimportante di cui anche si parla poco èsupportare la creazione di nuove imprese,e non solo cercare di tenere a galla quellevecchie. Per la prima volta quest’anno èstato introdotto un quadro normativo or-

ganico per favorire la nascita di impreseinnovative, con agevolazioni su adempi-menti amministrativi, costi del lavoro, ac-cesso al credito. Al 1o aprile 2013, a pochesettimane dall’entrata in vigore di questalegge, erano iscritti al registro delle im-prese oltre 500 start up innovative. Questo,credo, voglia dire pensare al futuro.

E altri interventi sono stati avviati perla crescita delle imprese, dal Fondo rota-tivo per la internazionalizzazione, allariorganizzazione dell’Istituto per il com-mercio estero che era stato eliminato dalGoverno precedente, al Fondo nazionaleper l’innovazione, nonché agli incentivi peril venture capital e così via.

L’ultimo punto chiave sul fronte delleimprese e delle attività economiche è co-stituito dal tema delle semplificazioni chenon sono cose astratte. Nel corso del 2012si è avviato un processo importante mi-surando i costi amministrativi di 93 pro-cedure burocratiche e avviando le relativesemplificazioni. Ebbene, i costi accertatierano 30 miliardi e le semplificazioniavviate porteranno a regime circa 10 mi-liardi di risparmi, quasi il 30 per cento deicosti. Quindi dobbiamo assolutamenteproseguire su questa strada. Sono questele riforme, praticamente a costo zero, conil maggiore impatto sul quadro macroeco-nomico.

E la seconda grande linea di priorità diazione assieme al rafforzamento del si-stema produttivo è investire sulla riquali-ficazione della nostra forza lavoro. Ab-biamo una delle forze lavoro meno qua-lificate del mondo sviluppato, persino trai giovani. Nel 2012 solo il 21,7 per centodegli italiani tra i trenta e i trentaquattroanni era in possesso di una laurea. Lamedia europea è del 35 per cento e lametà dei Paesi europei supera il 40. Senzacontare che il 44 per cento della popola-zione complessiva ha al massimo la li-cenza media inferiore. Questo si riflette inun basso livello di capitale umano dellenostre imprese ed anche delle nostre classidirigenziali e imprenditoriali. Ed è questouno dei maggiori freni per il nostro svi-luppo. Quindi dobbiamo intervenire e pro-seguire alcune riforme importanti iniziate

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dal Governo uscente che è intervenuto suvari livelli, a partire dalla riqualificazionedei lavoratori in esubero che invece daanni lasciamo appesi a sussidi che garan-tiscono la sopravvivenza minima e che nondanno futuro.

La riforma del lavoro ha previsto im-portanti modifiche per collegare i nuoviammortizzatori alle politiche attive per illavoro e la formazione e ha previsto unincremento del Fondo sociale per l’occu-pazione e la formazione di un miliardoper quest’anno e un altro per l’annoprossimo, oltre ad avviare una riforma deicentri per l’impiego che ancora è in itinere.Ecco non lasciamo cadere queste impor-tanti novità, non torniamo indietro malavoriamo per renderle pienamente fun-zionanti ed efficaci. Poi c’è la formazioneprofessionale per i giovani che si affac-ciano sul mercato del lavoro e anche suquesto fronte sono state avviate delle no-vità: le nuove norme sul tirocinio, il raf-forzamento dell’apprendistato, l’attiva-zione di protocolli con le imprese. Anchesu questo fronte la fine anticipata dellalegislatura ha lasciato in sospeso molteiniziative ma conto che il prossimo Go-verno possa intervenire e portare avanticon determinazione provvedimenti impor-tanti per l’occupazione giovanile di questoPaese.

E infine l’università e la ricerca: dopoanni e anni di incubazione, nel 2012 èstato reso operativo il sistema di valuta-zione nazionale, il passo fondamentale peril miglioramento qualitativo della nostraformazione universitaria e una miglioreallocazione delle risorse. Certamente moltinodi restano ancora da sciogliere, moltiaspetti saranno ancora da migliorare maproprio per questo occorre presidiare eproseguire questo percorso dandogli unapriorità assoluta.

Proseguire le riforme non significa nonavere attenzione per le emergenze socialidell’oggi ma saperle inserire in un quadrodi riforme che ponga le basi per il futuro.E questo è quello che si è cercato di faretant’è che, nonostante le politiche di ri-gore, la spesa sociale non è diminuita masi è cercato pian piano di ritararla, con-

tenendo l’esplosione di spesa pensionisticadegli ultimi anni che ha divorato tutto ilresto e rafforzando le misure legate adammortizzatori sociali, indennità di disoc-cupazione, lotta alla povertà.

Le prestazioni sociali in denaro diversedalle pensioni sono aumentate del 2,1 percento contro una diminuzione dello 0,7registrata nel 2011. Cito interventi come ilrifinanziamento del Fondo per la disabi-lità, azzerato dal Governo precedente;l’aumento del Fondo solidarietà per i mu-tui; le detrazioni per le famiglie con figlia carico; il rafforzamento della social carde molte altre ancora. Tutto questo, mentresi portavano avanti difficili riforme per ilrisanamento dei conti e questo crediamosia il modo con cui è opportuno conti-nuare a lavorare. È preoccupante cheinvece quello che si sente dire spesso ingiro è annullare riforme, tornare indietro,anziché renderle più complete, incisive emigliori. Sembra che l’unica fretta di que-sti giorni per alcuni sia riavvolgere ilnastro, immemori del burrone in cui ilvecchio sistema ci aveva precipitato. Maquesto non può e non deve accadere. E noidi Scelta Civica per l’Italia lavoreremo perquesto, per portare avanti questo processoe per non tornare indietro (Applausi deideputati del gruppo Scelta Civica per l’Ita-lia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Signor Presi-dente, signor Ministro, onorevoli colleghi, èun DEF purtroppo molto debole quellocon cui il nostro Paese si presenta que-st’anno all’Unione europea che ci chiedeun documento di programmazione nel-l’ambito della procedura del semestre eu-ropeo, ma anche davanti ai mercati, agliinvestitori internazionali e agli istituti cheelaborano, a vario tipo stime, previsioni egiudizi dei quali il Paese subirà inevita-bilmente le conseguenze. È un DEF deboleperché completamente privo della parteprogrammatica, quella relativa alle politi-che che si intendono predisporre per agireconcretamente, che dovrebbe toccare tutti

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i settori sensibili, non solo i conti pubblici,ma materie urgenti quali l’occupazione,l’istruzione, l’energia. Politiche tanto piùnecessarie quanto più si sta aggravando lacrisi economica che ci investe ormai daalmeno cinque anni. La mancanza di con-tenuti programmatici di questo DEF è laconseguenza inevitabile di un lungo pe-riodo di empasse politica che non è co-minciata certo con gli esiti elettorali difebbraio. È un congelamento complessivodella possibilità per il nostro Paese di farequalcosa che andasse incontro ai problemiconcreti dei propri cittadini, iniziato conla forzatura dell’insediamento di un Go-verno tecnico programmato su un’agendadettata dall’esterno che di fatto non harisolto, ma anzi aggravato, i dati della crisieconomica, lasciandoci oggi senza alcunariforma di lungo periodo attuata né av-viata, ma nemmeno suggerita dall’altodella competenza dei cosiddetti professori,lasciandoci semmai danni da ripararecome la triste questione degli esodati.

Oggi ci presentiamo, dunque, comePaese, ancora una volta in ritardo ed inaffanno con l’unica fotografia della gravitàdella situazione nella quale dobbiamoagire. Un ritardo grave perché proprio oral’atteggiamento in seno all’Unione europeapare scalfito nella sua rigidità rigoristica.Da più parti si fanno più pressanti leanalisi che vedono, proprio nel rigore dibilancio, uno dei fattori di aggravamentodella crisi e, anzi, il fattore che impedisceall’economia europea di agganciare unaseppur tiepida ripresa che sta partendonegli Stati Uniti d’America dove, nel 2012,si è registrata una crescita del PIL del 2,2per cento, associata ad una diminuzionedella disoccupazione, e nelle economieemergenti, soprattutto Cina ed India. Lastessa Commissione europea, nelle previ-sioni economiche di primavera, affermache, dopo un 2012 di profonda recessione,si può ipotizzare una stabilizzazione del-l’economia nell’area dell’Euro nel suocomplesso nel primo semestre di que-st’anno, ma la ripresa potrà affidarsi soloal commercio con l’estero perché la nostradomanda interna è crollata insieme alleimportazioni ed i consumi sono stati ri-

dotti ai minimi da politiche di conteni-mento della spesa, di rigore di bilancio e– aggiungiamo noi – da un atteggiamentopunitivo verso alcuni Paesi europei che haseminato sfiducia e per certi versi addi-rittura paura nel futuro dei cittadini, cit-tadini che sono allo stesso tempo i nostriimprenditori, i nostri lavoratori ed i nostriconsumatori. Non sottovalutiamo questifattori. È vero, seppur più volte paventato,il nostro Paese non è ancora entrato innessun programma di prestito condizio-nato o sanzione da parte comunitaria, ma,a ben guardare i dati concreti, nel 2012 ilnostro PIL nazionale è diminuito di piùche nel resto dell’area Euro, anche rispettoa Paesi che, a differenza di noi, hanno giàammesso che non riusciranno a rispettaregli impegni assunti in termini di azzera-mento del deficit e che per questo hannochiesto alla Commissione europea un rin-vio dei termini per raggiungerlo. In so-stanza, hanno chiesto tempo, ma ancheossigeno per le proprie politiche interne.Non sappiamo ancora se la Commissioneeuropea glielo concederà.

Proprio oggi l’ISTAT ha confermatouno scenario se possibile ancora menoconfortante rispetto a quello delineato daldocumento che stiamo esaminando. Sultema che oggi è più grave e delicato, quellodella disoccupazione, non ci sono prospet-tive positive per tutto quest’anno e nem-meno per il prossimo. Fino al 2014 ladisoccupazione aumenterà fino al 12,3 percento dal già altissimo 11,9 per cento diquest’anno, un dato terribile dal punto divista sociale che rischia di creare elementidi tensione pericolosi nel nostro Paese.L’istituto di statistica ribadisce ciò che èsotto i nostri occhi: il crollo della spesadelle famiglie a causa della contrazione deiredditi disponibili che ha impatto negativosulla domanda interna e di conseguenzasul PIL.

Naturalmente, la contrazione del red-dito disponibile è dovuta non solo alla crisioccupazionale, ma anche alla stretta delcredito imputabile al sistema bancario nelsuo complesso. Il DEF stigmatizza lastretta creditizia come uno dei principalifattori della recrudescenza della crisi eco-

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nomica, ma non è sufficientemente corag-gioso, a nostro avviso, nel riconoscere ledirette responsabilità del sistema bancarionelle sue scelte manageriali di impiego edallocazione, limitandosi ad individuare ingeneriche tensioni sul mercato interban-cario i fattori che hanno di fatto chiuso,anche per aziende sane, i rubinetti delcredito, causando crisi produttive non mo-tivate da inefficienze industriali, sfociatein crisi occupazionali e anche in gestiestremi da parte di un numero di piccoliimprenditori.

Vorrei richiamare l’attenzione anchesul vistoso calo degli investimenti direttiesteri in Italia, ridottisi ad un terzo diquanto registrato dal 2011, portandosi viaanche questo canale di immissione difondi e di investimenti che dall’internonon arrivano più. È un dato vistoso chenon ha corrispettivi negli altri maggioriPaesi dell’area euro e che può esserespiegato, in parte, anche con la scarsaattrattività del contesto nazionale non soloeconomico. La certezza del diritto, deitempi e degli esiti delle procedure auto-rizzative e la sicurezza rispetto ad infil-trazioni criminose sono fattori determi-nanti quanto la redditività finanziaria de-gli investimenti. Sono tutti temi su cui ilnuovo Premier si è impegnato e su cuiaspettiamo proposte concrete che ci inte-ressano particolarmente.

Il dato, però, che continua a creareperplessità è relativo, invece, alla spesapubblica: nel 2012 è diminuita del 2,9 percento, la metà di quella delle famiglie. Èun dato solo apparentemente positivo, ma,come ormai sappiamo, solo parzialmenterisolutivo e dai risultati ancora incerti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANO BORGHESI. Il sistema diriduzione della spesa pubblica, basatoesclusivamente su un concetto di taglilineari combinato con un Patto di stabilitàinterno rigido e macchinoso, non ha pro-dotto un sistema positivo di riduzionedegli sprechi e delle inefficienze, anzi, habloccato completamente gli investimenti econgelato i pagamenti della pubblica am-

ministrazione, scaricando sul sistema pri-vato i tagli al sistema pubblico, mettendoa rischio i servizi e minando, anche per ilfuturo, i corretti rapporti tra lo Statoacquirente ed i propri fornitori. Questaimpostazione non ha avuto alcun beneficiodai due provvedimenti di spending reviewvarati dal Governo Monti, ma, soprattutto,ha penalizzato indistintamente anche entipubblici, soprattutto enti locali territorialivirtuosi che hanno amministrato bene leproprie risorse e hanno fatto una buonaamministrazione, di cui abbiamo così bi-sogno.

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO BORGHESI. Dopo anni chese ne parla, il concetto di tagliare la spesapubblica resta ancora quella frase che vabene per tutti i contesti, ma che non sirealizza mai. Eppure esiste un modo, ed èstato messo a punto con un grande lavorodurante la scorsa legislatura: si chiamafederalismo fiscale, nei suoi contenuti piùcaratterizzanti: applicazione dei fabbisognistandard per le pubbliche amministra-zioni, applicazione dei costi standard negliacquisti. È una soluzione così appropriatache solo il pregiudizio contro il nostrocontributo politico – pregiudizio del tuttoirragionevole –, può averlo bloccato così alungo.

Il nuovo Premier, soprattutto su questitemi, dovrà dare risposte concrete, assu-mersi responsabilità ed impegni precisiche attendiamo di conoscere con impa-zienza; così come attendiamo con estremointeresse di conoscere le nuove misure,che dovrebbero modificare e renderemeno debole questo DEF, per capire qualerotta il nuovo Esecutivo intende seguire(Applausi dei deputati del gruppo Lega Norde Autonomie).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente,al termine di questa discussione noi vote-remo una mozione, però non dobbiamoimmaginare che si tratti di una discussione

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poco importante, perché darà un indi-rizzo, darà un’indicazione politicamentemolto precisa. Sappiamo, al tempo stesso,che in questa discussione abbiamo untracciato obbligatorio, un recinto da ri-spettare. La prima cosa è che il Docu-mento di economia e finanza è stato fattoda un altro Governo.

Il secondo punto è che noi dovremmorispettare i saldi del 2013 e del 2014. Però,vi è un obiettivo, e l’obiettivo è moltoimportante: chiudere la procedura di di-savanzo eccessivo. Di questa discussionevorrei ai colleghi parlamentari sottoporreun punto, quello che di solito c’è in unamozione, nella parte finale, e che impegnail Governo a realizzare determinati obiet-tivi. Sul rispetto dei saldi ho già detto,però la questione fondamentale è che noiimpegneremo il Governo ad un aggiorna-mento di quel Documento con un obiet-tivo: attuare gli impegni che il Presidentedel Consiglio ci ha annunciato nei suoidiscorsi alla Camera, impegni sui qualiLetta ha ottenuto la fiducia.

Quindi, il punto politico fondamentalesul quale noi ci stiamo interrogando, èquali saranno i nuovi indirizzi di aggior-namento del Programma di stabilità e delProgramma nazionale di riforma che pre-senteremo al Consiglio europeo. Da quiricavo un punto, quello delle priorità. Soche la maggioranza che si è formata ha alsuo interno diverse sensibilità. Sarebbegrave che ci fossero diverse priorità, per-ché dovremmo trovare un accordo per ilbene del Paese, soprattutto evitando difare propaganda politica e concentrandocisu un’azione di Governo.

C’è il tema dell’IMU: lo sapete e loripeto, per me questa non è una priorità;però capisco che in un accordo non si puòsolo ottenere quello che convince per lapropria parte, bisogna tenere ovviamenteun insieme. Il Presidente del Consiglio hadetto che la dobbiamo superare. Per mesuperare vuol dire sicuramente rimodu-lare, e parlo della prospettiva, perchésull’IMU – mi limito a dire questo – noncapisco, cari colleghi, perché, ad esempio,noi che abbiamo un reddito alto nondovremmo pagarla sulla prima casa. Se

non la paghiamo noi, se non la pagano gliitaliani che hanno un reddito alto, noitogliamo reddito a chi non ha di chevivere. Noi dobbiamo badare a questo.Questa non è propaganda, questo è undettato costituzionale, perché le impostedovrebbero essere progressive. Ma soprat-tutto, se noi dovessimo impegnare unaquantità smisurata di risorse per l’IMU,non avremmo le risorse per fare quelloche ci sta più a cuore: l’occupazione,quella giovanile e non soltanto; la que-stione delle pensioni; le questioni degliammortizzatori sociali. Quindi, si superi,si rimoduli, si faccia come aveva fatto ilGoverno Prodi al tempo dell’ICI, quandol’ICI non veniva pagata da chi aveva unreddito medio-basso, veniva pagata da chiaveva un reddito alto. Oppure, come hasuggerito Bonanni, segretario della CISL:se una persona ha una sola casa di pro-prietà e magari abita in quella casa, quellapersona non paghi l’IMU, ma chi ha più diuna proprietà immobiliare forse è tenutoa dare il suo contributo.

Quali sono le priorità ? Per quel che miriguarda, sicuramente noi dobbiamo risol-vere immediatamente un problema in que-sta riscrittura a saldi invariati: la cassaintegrazione in deroga. Abbiamo avutomodo tutti di sentire le parti sociali, dellavoro e dell’impresa, e la stima che fac-ciamo è ormai una stima concreta: per il2013 abbiamo bisogno di 1 miliardo emezzo di euro. Questo è il concreto alquale dobbiamo dare una risposta e que-sta risorsa dovrà coprire la seconda partedell’anno, perché le regioni hanno finito lerisorse a disposizione. Se non si faràquesta azione, oltre ai disoccupati, ai mi-lioni di disoccupati, avremo altri 700 milalavoratori senza reddito: una questionesociale insostenibile. Questa è una grandepriorità per il Paese.

La seconda questione è quella dellepensioni. Noi abbiamo avuto una riforma,purtroppo sbagliata, che ha tolto gradua-lità. Dobbiamo agire in due direzioni, loha detto anche il Presidente del Consiglio;la prima: noi dovremmo rifinanziare ilfondo costituito con la vecchia legge di

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stabilità, e faccio una previsione secondo ivecchi dati della Ragioneria generale delloStato.

Se noi vogliamo mettere al riparo ilavoratori che cadranno nella trappoladella mancanza di reddito a seguito diquesta riforma delle pensioni da qui al2015, una stima attendibile dice che serveuna quantità di risorse dai due ai tremiliardi per coprire il fabbisogno fino al2015. Se vogliamo introdurre invece, comeio penso, accanto a questa misura, unamisura di flessibilità, ad esempio reintro-ducendo quel principio in base al quale unlavoratore che ha 35 anni di contributipuò scegliere, in una età compresa tra i 62e i 70 anni, il momento che lui ritieneessere il migliore per sé e per la propriafamiglia per andare in pensione – magaricon una penalizzazione fino a 65 anni econ un incentivo dai 66 in su – questasarebbe una misura di adeguamento strut-turale del sistema, che introdurrebbe unaflessibilità, una gradualità e che compor-terebbe una modesta penalizzazione; dob-biamo contabilizzare i costi di un’opera-zione di questa natura su cui abbiamo giàpresentato una proposta di legge – alcuniparlamentari del Partito democratico –che va in questa direzione.

Terza questione, il tema dell’occupa-zione: noi non possiamo pensare soltantoalla cassa integrazione, alla questione deipensionati o dei pensionandi, ma dob-biamo pensare all’occupazione, all’occupa-zione giovanile, a coloro che perdono illavoro e hanno 50 anni di età e non lotrovano, a quelli che, finita la mobilità,rimangono senza reddito. È possibile im-maginare una misura di sostegno ? Iocredo che, l’abbiamo già sperimentata nelpassato: una misura potrebbe essere ladiminuzione del cuneo fiscale, come fece ilGoverno Prodi, ma per tutta la platea deglioccupati, vuol dire lo stock degli occupatia tempo indeterminato, vuol dire diecimilioni di persone, vuol dire un costo dicirca 5 miliardi all’anno, ma non è questala strada; si dice solo per coloro cheverranno occupati: è una platea molto piùpiccola, è un costo molto più contenuto,ma si tratta anche qui di un costo che

darebbe una scossa di convenienza all’im-presa ad assumere stabilmente personegiovani o di 50 anni o in mobilità, rein-troducendole nel circuito del mercato dellavoro.

Infine, ultima questione, il tema degliammortizzatori del mercato del lavoro; sulmercato del lavoro io non penso a nuoveriforme – il Paese è stanco di riforme –,dobbiamo in qualche modo mettere manoa degli aggiustamenti, come sicuramente lamisura sul contratto a tempo determinato,quel lungo intervallo tra un contratto equello successivo può essere accorciata;sentiamo le parti sociali, il Governo sifaccia promotore di un ascolto delle partisociali, di chi rappresenta le imprese e illavoro, che tutti i giorni vive nella quoti-dianità il dramma di una situazione con-creta difficile da gestire, si stimoli unavviso comune delle parti sociali che troviuna traduzione legislativa. Ma sulla que-stione degli ammortizzatori, guardate, io lavedo così, a me piacerebbe fare questoragionamento, ed ho concluso, nel tempodella crisi non ho trovato ragionevole...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CESARE DAMIANO. ...avere una pen-sione che si allontana e ammortizzatoriche diventano più corti, proporrei di farein modo, ad esempio, di sospendere l’in-gresso nell’assicurazione sociale per l’im-piego introdotta dal ministro Fornero al-meno fino al 2014; utilizziamo i vecchiammortizzatori sociali, diamo risposteconcrete di urgenza e di priorità al Paese,perché il Paese ha bisogno di questerisposte, altrimenti si alimenterebbe un’in-sostenibile tensione sociale di cui nonpossiamo essere in qualche modo incon-sapevolmente o consapevolmente colpe-voli. Grazie presidente (Applausi dei depu-tati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare ildeputato Generoso Melilla. Ne ha facoltà.

GENEROSO MELILLA. Signor Presi-dente, questo documento di economia efinanza è un manifesto ideologico che

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rappresenta la politica fallimentare cheha, purtroppo, aggravato nel nostro Paesela recessione economica che stiamo vi-vendo. L’ossessione feticista del rigore edel pareggio dei conti pubblici, considerasubordinate e poco interessanti, la crescitae l’occupazione, e così l’Europa sta decli-nando.

Europa significa anche crepuscolo, manon dobbiamo vedervi il tramonto o lamorte del grande progetto dell’unità eu-ropea: il crepuscolo può anche lasciarespazio al ritorno a sé, alla riflessione su sestessi e sull’idea originaria e lungimirantedegli Stati uniti d’Europa di Altiero Spi-nelli, che ancora di più oggi ci appareconvincente e realistica anche per scon-figgere il declino europeo. Ma se si lasciafare al pilota automatico, cioè all’insiemedelle politiche sin qui seguite dall’Unioneeuropea, aumenteranno solo la disoccupa-zione e le disuguaglianze, senza neancherisolvere il problema del deficit pubblico.

Dagli Stati Uniti proprio in questigiorni ci giungono buone notizie: il tasso didisoccupazione è sceso al 7,5 per cento,cioè al livello del 2008. Hanno dato evi-dentemente buoni frutti gli stimoli pub-blici all’economia dell’amministrazioneObama e della FED, quali il piano per leristrutturazioni e la messa in sicurezza didecine di migliaia di scuole statunitensi, ilpiano per il ritorno produttivo dai paesiasiatici, il salvataggio dell’industria auto-mobilistica. In Europa si parla invece solodi tagli e rientri dal disavanzo pubblico.

In Italia negli ultimi due anni abbiamoavuto 208 miliardi di tagli e tasse, con ledue manovre estive del Governo Berlu-sconi e le altre due del Governo Monti, edal 2014 l’attuazione del fiscal compactprevede tagli per altri 40-50 miliardi dieuro l’anno. Tutto ciò è insostenibile: se ilGoverno taglia la spesa e aumenta le tassela domanda si riduce, la disoccupazioneaumenta e anche le entrate dello Statodiminuiscono. Oggi è prioritario invecestimolare l’economia attraverso la spesapubblica, per favorire la crescita e l’occu-pazione.

Joseph Stieglitz, nel descrivere il prezzodella disuguaglianza prodotto dalla reces-

sione, ha giustamente sostenuto che lepolitiche dell’austerità sono inefficaci, ol-tre che ingiuste, perché aumentano i red-diti solo dell’1 per cento della popolazione,svuotano la classe media, aumentanol’area della povertà, accentuano i privilegipatrimoniali oltre che reddituali, dilatanoa dismisura il disagio sociale, dall’emer-genza abitativa alla demolizione della si-curezza sanitaria e previdenziale.

Insomma, la mano invisibile di AdamSmith non funziona. Lo strapotere dellebanche non ha generato benessere: anzi, iloro guadagni stratosferici non sono nean-che lontanamente allineati ai ritorni so-ciali. Né possiamo pensare che nei tempilunghi le cose potrebbero tornare a posto,perché come amava dire Keynes, « nellungo periodo saremo tutti morti ».

Per questo occorre una nuova agendaeconomica e politica dell’Unione europea.In questo DEF non vi è traccia di alcuncambiamento, né tanto meno di alcunaconsapevolezza dei guasti provocati dal-l’austerità. Il piano del lavoro della CGILdi alcuni mesi fa ha avanzato proposteserie, che condividiamo e che ci augu-riamo siano riprese dal Presidente Letta,visto che il suo partito allora le condivi-deva. È necessaria in Italia una manovradi impianto esplicitamente keynesiano, coninterventi sulla domanda effettiva, soste-nendo investimenti e redditi da lavoro,consumi e beni collettivi. Pensiamo ad unapolitica industriale per riqualificare l’of-ferta del sistema economico e produttivoitaliano, ad una politica fiscale e più ingenerale di distribuzione del reddito edella ricchezza, per sostenere lavoro einvestimenti, agendo direttamente sulladomanda interna, nel segno nello sviluppoecosostenibile e dell’equità.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GENEROSO MELILLA. Una politicasociale che rinnovi il welfare nel segno dinuove opportunità e di lotta alla povertà:c’è bisogno di un « progetto Italia » per losviluppo e l’innovazione, di un pianostraordinario per l’occupazione. Per que-sto c’è bisogno di una svolta politica !

Atti Parlamentari — 34 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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Paolo Volponi ne Le mosche del capitaleosserva un paesaggio italiano ancora belloe pingue, ma svagato e stracco, come seaspettasse una passata di peste e una notteda Medioevo.

Ora ci siamo. La peste della recessioneè arrivata, gettando da anni nella dispe-razione sociale l’Italia e tanta parte del-l’Europa. Ma è possibile reagire e vincere,solo però se cambia la politica europea edel nostro Paese, come noi chiediamo(Applausi dei deputati dei gruppi SinistraEcologia Libertà e MoVimento 5 Stelle e dideputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, ono-revoli colleghi, gli interventi che mi hannopreceduto hanno messo in rilievo comequesto documento, questo strumento diprogrammazione economico-finanziariasia, di fatto, anacronistico. Mette in rilievoi due tempi su cui stiamo discutendo: dauna parte, è un documento vecchio edatato, che prevede alcune strategie chesono oggi in netto contrasto con la nascitadi questa maggioranza; è un documentofuori tempo su alcune questioni fonda-mentali tracciate nelle dichiarazioni pro-grammatiche del Presidente del Consiglio,ma che individua alcuni temi che devonoessere assolutamente messi in rilievo. È undocumento economico-finanziario, difatto, inutile perché è superato dalle de-terminazioni politiche che i maggiori par-titi di questo Paese hanno messo incampo. È elaborato da un Governo che haperso all’interno di questo Parlamento lafiducia di chi lo aveva sostenuto e, soprat-tutto, questo documento è fondato su unobiettivo di pseudo rigore che ha dimo-strato, nei dati di bilancio ed economici, diaver perseguito un risultato decisamentefallimentare. Ha ottenuto risultati dram-matici sul piano economico e finanziario,ma soprattutto danni drammatici sulpiano sociale. È un DEF che ha dimo-strato, nel suo diretto risultato, di nonaver perseguito l’obiettivo principale e cioèl’abbattimento del debito pubblico e ha

sostanzialmente, con i tagli lineari e conun’azione di pressione fiscale indebita,bloccato qualsiasi attività e prospettiva dicrescita. È stato elaborato un DEF –quello che ha presentato il Governo Montie che oggi discutiamo – che va in con-trotendenza con le strategie nuove di que-sto Parlamento. È un DEF – quello chepurtroppo stiamo esaminando – che hascelto di ribadire – perché questo è scrittonel documento economico-finanziario –quella nefasta scelta che riguarda l’istitu-zione e l’applicazione dell’IMU, a partireda quella sulla prima casa, che ha portatoa tre ricadute fondamentali: in primoluogo, alla crescita della pressione fiscalenel nostro Paese, dalle famiglie più debolia quelle medie, ad una riduzione delpotere d’acquisto delle famiglie con menoconsumi e conseguentemente meno pro-duzione, con un effetto drammatico sulpiano occupazionale, e che ha bloccato –elemento che deve farci riflettere – unodei settori trainanti sul piano economico eoccupazionale del nostro Paese, cioèquello dell’edilizia. Sono elementi che ba-sterebbero da soli per rilevare l’inadegua-tezza di questo strumento e di questopiano che, di fatto, è superato – lo ripeto– dai tempi e soprattutto superato neicontenuti strategici. Un DEF in contro-mano, che persegue ulteriormente la con-trazione del prodotto interno lordo delnostro Paese – tutti i dati macroeconomicilo rilevano – e che iscrive ancora unapressione fiscale insostenibile, con unacontrazione di consumi e, conseguente-mente, di occupazione.

Allora, messo da parte questo docu-mento – qualcuno ha proposto altri rilievicritici, ma io non voglio andare oltre – mipermetto di dire che Draghi poco fa harichiamato tutti noi, e lo dico perché ilMinistro Saccomanni, nella sua introdu-zione a questo dibattito nella discussionesulle linee generali, ha ripreso il temadell’IMU in maniera non chiara. Io lovoglio sottolineare: è un tema economico,non demagogico, non propagandistico, mache ha una ricaduta fondamentale sul-l’economia e sulla socialità del nostroPaese. E Draghi poco fa ha detto: bisogna

Atti Parlamentari — 35 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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tagliare la pressione fiscale, bisogna inter-venire sul debito pubblico, sul quale an-cora noi non affrontiamo il tema nevral-gico della vendita del patrimonio immo-biliare, che consentirebbe in termini rapidie immediati di affrontarlo in termini strut-turali.

E Draghi dice che bisogna creare ur-gentemente nuova occupazione attraversoil rilancio dell’economia. Ecco, per questocredo che vada ribadito, con forza, ilconcetto che l’IMU non è un’azione pro-pagandistica, ma è un’azione che consen-tirebbe di rimettere in circolo subito 8miliardi di euro, 4 miliardi da restituire e4 miliardi che non verrebbero tolti albilancio delle famiglie, quindi garantendo,di fatto, più consumi, più spese e, conse-guentemente, anche più produzione e oc-cupazione. È una chiave di volta checonsentirebbe anche, colleghi, non al PdL,ma a questa istituzione, a questo Parla-mento, di riprendere un minimo di cre-dibilità nei confronti dei cittadini, dell’opi-nione pubblica, che vedrebbe in quellafiducia venuta meno, invece, una capacità,attraverso questo strumento, di entraredentro le case e dentro le famiglie degliitaliani.

E poi il tema di Equitalia, che vaaffrontato con chiarezza, perché si trattadi un atteggiamento vessatorio che è ancheincostituzionale, perché è detto in tutte leultime sentenze, anche della Corte costi-tuzionale, che chiedere tassi e aggi chesono decisamente superiori rispetto al co-sto della stessa riscossione è incostituzio-nale e va modificato.

Ma, a questo aspetto di natura econo-mica e strategica, mi consentirà il rappre-sentante del Governo di richiedere la suaattenzione, perché vi è un tema di inco-stituzionalità che credo debba essere rile-vato e sul quale io pongo personalmente lamia questione di fiducia e, cioè, all’internodel DEF c’è l’allegato infrastrutturale chefa venire meno un concetto fondamentale,che è quello della coesione territoriale, delriequilibrio e, soprattutto, del rispetto deipari diritti tra cittadini italiani e dellenostre regioni. C’è un’impostazione stra-tegica sbagliata che è figlia del Governo

Monti, e che ha voluto riprendere pedis-sequamente anche in questo caso le lineeeuropee, violando quel principio di coe-sione nazionale che è previsto, appunto,nella Costituzione. Cosa voglio dire ? Vo-glio dire che c’è una sola regione che èstata tagliata ed è tagliata totalmente fuoridell’allegato infrastrutturale e strategicodel nostro Paese. È la Sardegna, perchénon fa parte – unica regione – dei quattrocorridoi europei e quindi, conseguente-mente, tagliata totalmente fuori, dimenti-cando non soltanto la questione territo-riale regionale, ma strategica, europea emediterranea che avrebbe visto certa-mente la Sardegna inquadrata in unalogica euromediterranea, che guarda alcanale tra Gibilterra e Suez, mettendocinelle condizioni di avere quella che è statadefinita per legge, per una legge delloStato, piastra logistica euromediterranea.Aver cancellato, il precedente Governo,questa visione strategica del ruolo verso ilMediterraneo, verso quell’area geografica,cancellando, appunto, la piastra logisticaeuromediterranea significa aver abusato,sostanzialmente, di un processo impor-tante di condivisione, sull’altro versantedel Mediterraneo, di una strategia di svi-luppo economico. È una posizione che nonpossiamo accettare e che non può essereaccettata e io mi permetto di suggerire airelatori e a coloro che stanno predispo-nendo – ho già trasmesso formalmenteuna nota aggiuntiva – di integrare, diripristinare il diritto costituzionale allacoesione, all’inserimento nella strategiaeuropea di una regione insulare, forsel’unica di fatto insulare e ultraperifericacome la Sardegna, che non può essereesclusa ed elusa dalle politiche del nostroParlamento e del nostro Governo.

È evidente che questo è un passaggiodelicatissimo, onorevoli colleghi, e nonvorrei che nessuno di voi scambiasse que-sto mio appello al riequilibrio, al rispettodelle pari dignità, delle pari condizioni,alla coesione territoriale, come una merarivendicazione territoriale. Non conce-piamo un Paese dove ci sono regionilocomotive e altre che sono vagoni. IlPaese rallenterebbe ulteriormente, il Paese

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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non avrebbe quella coesione territorialenecessaria per rilanciarlo e per dare quelleprospettive di equità che sono necessariealla Sardegna e al resto del Paese (Ap-plausi dei deputati del gruppo Il Popolodella Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. SignorPresidente, colleghi deputati, l’Italia sta viavia perdendo la propria sovranità politica,economica e monetaria. L’Europa, negliultimi tre anni, ha decisamente aumentatol’influenza verso il nostro Paese, tale daescludere la piena partecipazione alla vitapolitica del Parlamento e del Governo.

L’approvazione del fiscal compact haobbligato l’Italia alla modifica della nostraCostituzione, attuata mediante l’obbligo diinserimento del vincolo di bilancio sia alivello nazionale che territoriale. Vorreiricordare a chi non ne è a conoscenza chedi recente sono stati modificati ben quat-tro articoli: l’81, il 97, il 117 e il 119,articoli che hanno mutato nell’anima lanostra Costituzione. Ci domandiamo comemai non sia stato ancora modificato anchel’articolo 1 della nostra Costituzione, per-ché ormai l’Italia, viste le scelte dei Go-verni precedenti, non sembra più unaRepubblica democratica fondata sul la-voro, ma bensì una Repubblica democra-tica fondata sul PIL. Gli indicatori utiliz-zati per perseguire le politiche economichedi un Paese non possono fondarsi sul PIL,sullo spread, sull’indebitamento netto, madevono puntare sulla piena occupazione,al reale fabbisogno dei cittadini, all’inclu-sione sociale. Loro, i cittadini, sono gliunici nostri giudici. Noi dobbiamo portarea termine i loro interessi, loro sono inostri datori di lavoro.

L’informazione in Italia non ha favoritonessun dibattito sul fiscal compact, in altriPaesi invece l’ipotesi di inserire in Costi-tuzione il pareggio di bilancio ha provo-cato un grande dibattito pubblico. Persinoil Premier britannico, David Cameron,uomo di destra e sostenitore dell’austerity,l’ha criticata, parlando di proibire Keynes

per legge, mentre negli Stati Uniti sonoscesi in campo ben cinque premi Nobelper l’economia, considerandola estrema-mente improvvida e destinata a peggiorarele cose. Alla fine, la stessa amministra-zione Obama ha cestinato la proposta,sostenuta invece dai repubblicani. Durantele votazioni parlamentari gran parte deicittadini ne sa ancora ben poco, al mas-simo qualcuno ricorderà qualche TG, dovesi dicevano cose di buonsenso come: iconti pubblici devono essere in ordine,non si può spendere più di quello che siincassa.

In assenza di un’informazione correttae di un dibattito pubblico, è difficile co-gliere la natura deleteria e devastante diquesta modifica costituzionale, che di fattocomporta l’impossibilità di promuoverepolitiche espansive nei momenti di crisi erecessione (Applausi dei deputati delgruppo MoVimento 5 Stelle), visto che ilpareggio di bilancio viene calcolato su baseannua e non su base pluriennale. Il Mo-Vimento 5 Stelle non è contrario al-l’Unione europea, ma le regole vanno mo-dificate spostando l’attenzione dalla meraprogrammazione basata sulla crescita eco-nomica verso una nuova modalità di pen-siero incentrata sulla piena occupazione esul pieno soddisfacimento dei diritti civili.Vorrei ricordarvi che non meno di cinqueore fa l’ISTAT ci informa che nel 2014 ladisoccupazione si attesterà all’12,3 percento.

Ciò che vorremmo far notare sono leregole principe del Trattato, ovvero i cin-que parametri di convergenza di Maastri-cht: rapporto tra deficit e PIL non supe-riore al 3 per cento, rapporto tra debitopubblico e PIL non superiore al 60 percento, tasso di inflazione non superioredell’1,5 per cento rispetto a quello dei trePaesi più virtuosi, tasso di interesse alungo termine non superiore del 2 percento del tasso medio degli stessi tre Paesi,permanenza negli ultimi due anni nelloSME senza fluttuazioni della moneta na-zionale. Dov’è il principio di piena occu-pazione, dove è principio di welfare distri-

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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buito, perché non vengono menzionati(Applausi dei deputati del gruppo MoVi-mento 5 Stelle) ?

Il fiscal compact è la chiusura di unprogetto iniziato quasi vent’anni fa me-diante l’approvazione e successiva ratificadel Trattato di Maastricht. Lo stesso sifonda su principi economici e monetari,non prende in considerazione politicheche spingano verso la piena occupazionelavorativa e rende quei principi superioririspetto ai principi ispiratori della nostraCostituzione italiana, la quale mette l’es-sere umano come valore centrale. Questepolitiche in questi anni hanno causato unpeggioramento delle condizioni di vita deisuoi abitanti in nome della politica mo-netaria e finanziaria, la perdita di demo-crazia e sovranità degli Stati nazionali, unaumento del malessere nel tessuto sociale,nelle fasce escluse per la diminuzione deidiritti e garanzie a causa delle liberaliz-zazioni e delle privatizzazioni, della fles-sibilità del lavoro e della competizioneglobale.

Pretendiamo la formulazione di nuoviTrattati che prevedano l’istituzione diprincipi fondamentali, come ad esempioquelli facilmente ritrovabili in Rete, quellaRete che spesso in quest’Aula ho sentitocriticare, quella stessa Rete che sono inostri cittadini, quella stessa Rete chemolti vorrebbero dichiarare patrimoniodell’umanità è che voi invece denigrate(Applausi dei deputati del gruppo MoVi-mento 5 Stelle).

Vi elenco alcuni dei punti che vor-remmo venissero discussi e inseriti all’in-terno dei futuri trattati: i Paesi europei sidevono unire in una federazione basatasul principio di solidarietà; il Parlamentoeuropeo, legittimamente eletto, deve con-trollare il potere esecutivo; il Parlamentoeuropeo deve controllare direttamente laBCE; la BCE deve essere prestatore diultima istanza, e quindi garante del debitodei vari Paesi europei.

Vogliamo una netta separazione trabanche commerciali e banche di investi-mento, politiche di forte contrasto allaspeculazione finanziaria, la possibilità peri Paesi europei di spendere a deficit,

eliminando immediatamente il fiscal com-pact, la riforma del sistema previdenzialee sanitario rieducativo, garantito diretta-mente dalla BCE per tutti, per tutti, etarato su livelli di eccellenza, la garanziadel diritto alla casa, l’adozione di sistemidi responsabilità politica e di democraziadiretta, un forte decentramento del mo-dello istituzionale, con particolare enfasisul livello comunale.

Chiediamo che vengano discussi questipunti perché le vostre scelte di politicaeconomica hanno spinto nel 2011 e nel2012 l’Italia verso un depauperamentopari a circa 50 miliardi di euro; 50 mi-liardi di euro destinati al MES, il famosoMeccanismo europeo di stabilità.

Questa informazione la trovate a pa-gina 31 del DEF, è facilmente ritrovabile.In un momento in cui l’attuale Presidentedel Consiglio si trova in grande difficoltàper trovare i 4 miliardi di euro di coper-tura finanziaria per l’eliminazione del-l’IMU sulla prima casa, ci sembrano, que-ste, scelte scellerate, quali quelle di par-tecipare a tali accordi, e vi chiediamo unpasso indietro.

Accordi come quelli del MES che, tral’altro, prevedono dei super poteri, comequelli descritti nell’articolo 32 dello stessoTrattato, che ora vi leggo: « I beni, ledisponibilità e le proprietà del MES, ovun-que si trovino e da chiunque siano dete-nute, godono dell’immunità da ogni formadi giurisdizione. I beni, le disponibilità e leproprietà del MES, ovunque si trovino eda chiunque siano detenute, non possonoessere oggetto di perquisizione, sequestro,confisca, esproprio e di qualsiasi altraforma di sequestro o pignoramento deri-vanti da azioni esecutive, giudiziarie, am-ministrative o normative. Gli archivi delMES e tutti i documenti appartenenti alMES o da esso detenuti sono inviolabili. Ilocali del MES sono inviolabili. Tutti ibeni, le disponibilità e le proprietà delMES sono esenti da restrizioni, regola-mentazioni, controlli e moratorie di ognigenere. Il MES è esente da obblighi diautorizzazione o di licenza applicabili aglienti creditizi, ai prestatori di servizi diinvestimento o ad altre entità soggette ad

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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autorizzazione o licenza o regolamentatesecondo la legislazione applicabile in cia-scuno dei suoi Stati membri ».

In ultima analisi, e concludo, vorreiconsigliarvi di limitare la vostra suppo-nenza e di iniziare ad ascoltare i cittadini.Noi li ascoltiamo giornalmente e vi pos-siamo assicurare che ciò che chiedono gliitaliani non è l’eliminazione dell’IMU eneanche la legge elettorale, pur ricono-scendone l’estrema importanza, sia loroche noi, ma ciò che chiedono realmente èun reddito certo, che gli permetta di vivereuna vita dignitosa, quella stessa vita di-gnitosa che, negli ultimi 20 anni, voi, forzepolitiche che vi siete avvicendate alla guidadi questo Paese, avete progressivamentedistrutto (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Zanetti. Ne ha facoltà.

ENRICO ZANETTI. Signor Presidente,colleghi, rappresentanti del Governo, lostallo istituzionale durato circa due mesici porta oggi a discutere un documentoeconomico-finanziario predisposto dal Go-verno uscente invece che da quello suben-trato. Considerati i tanti condivisibili pro-positi enunciati dal nuovo Presidente delConsiglio dei ministri, è evidente che sirenderà necessario quanto prima un ag-giornamento della situazione, a cominciaredal Piano nazionale di riforma.

Già da ora, tuttavia, possiamo valoriz-zare al meglio questo Documento, coglien-done gli spunti informativi che ci offre inmodo puntuale e dettagliato. La primarealtà con cui bisogna confrontarsi èquella della pressione fiscale. Il DEF ciillustra come nel 2012 sia schizzata al44,03 per cento e come nel 2013 e nel 2014sia attesa rispettivamente al 44,4 e al 44,28per cento: troppo elevata e insostenibile,ma, per ridurla, bisogna avere innanzituttochiari i presupposti che l’hanno determi-nata.

Diversamente si otterrà solo di creare ipresupposti per aumentarla ancora di piùin futuro. Questo livello di pressione fi-scale è figlio delle mancate riforme strut-

turali, riforme che il nostro Paese harinviato fino a quando, a giugno 2011, lacrisi, altrettanto strutturale, dei conti pub-blici è esplosa in tutta la sua, sino adallora negata, evidenza, rendendo a quelpunto inevitabile il ricorso allo strumentodi riequilibrio più tristemente immediato efacile, ossia l’aumento della pressione fi-scale per aumentare le entrate di bilancio.Ed infatti, già nell’ultimo Documento eco-nomico e finanziario del Governo Berlu-sconi, approvato il 22 settembre 2011,dopo le due manovre estive e gli impegniassunti in sede europea, risultava previstaper il 2012 una pressione fiscale del 44,07,per il 2013 del 44,84 e per il 2014 del44,83. Al Governo Monti possono dunqueessere contestate alcune cose, ma certa-mente non quella di avere meramenteattuato un incremento di pressione fiscaleche, per ineluttabile necessità contingente,era già stato messo a bilancio pure dacoloro che, per lo meno a parole, sono iprimi nemici delle tasse. Anzi, a benvedere il Governo Monti è riuscito adreindirizzare gli impegni di bilancio versouna pressione fiscale leggermente inferiorea quella che gli era stata lasciata ineredità. Ci è riuscito grazie ad una politicadi rigore sulla spesa che, soprattutto sel’obiettivo è – come deve essere – quellodi ridurre la pressione fiscale, deve neces-sariamente proseguire e intensificarsi. Peril 2012 la minore spesa corrente a bilan-cio, rispetto a quella che si prevedevanell’aggiornamento del DEF di settembre2011, è di 13 miliardi. Sul 2013 questodifferenziale sale a oltre 16 miliardi e sul2014 arriva a superare i 23 miliardi.

Appurato che l’aumento di pressionefiscale era, nell’immediato, consideratoinevitabile da tutti, la discussione oggi deveconcentrarsi più che altro sulla qualitàdella sua mera attuazione da parte delGoverno Monti. Ciò non al fine di farestoria, ma al fine di cogliere i profili dipriorità nel riassorbimento delle singolecomponenti che hanno concorso ad at-tuare questo aumento. Da questo punto divista, l’introduzione dell’IMU e l’aumentodell’IVA, sono state scelte sicuramentepreferibili agli aumenti dell’IRAP e delle

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imposte sui redditi di lavoro. Sfidiamochiunque ad affermare che sarebbe statomeglio aumentare di 20 miliardi la tassa-zione diretta su imprese e lavoratori.

Ebbene, non vale forse lo stesso ragio-namento oggi che, grazie ai frutti delrisanamento dei conti, si può cominciare aimpostare una graduale riduzione dellapressione fiscale ? Questo ovviamente nonvuol dire rinunciare in assoluto a limaturesull’IMU. Significa semmai avere chiaro,una volta per tutte, che nell’istante in cuisi decidessero di veicolare a questo scoponon uno o due miliardi di risorse, ma 7 o8 miliardi, si starà dicendo agli italianinon solo « Ti tolgo l’IMU sulla primacasa », ma anche « Non detasserò i redditidi lavoro degli under 30, non taglieròulteriormente il cuneo fiscale, e forse,anche, non bloccherò definitivamente l’au-mento dell’IVA ». Perché l’unica alterna-tiva per fare tutte queste cose insieme,invece che alcune prima e altre poi, è fareesplodere il deficit di bilancio. Un approc-cio che sappiamo avere ancora oggi esti-matori trasversali, ma che costituisce l’ori-gine dei problemi dei nostri conti pubblici,non il punto di arrivo della loro soluzione.

Ecco che nell’impossibilità di fare tuttosubito, l’ordine di priorità deve necessa-riamente essere quello della idoneità diuna misura fiscale a impattare sulla cre-scita del PIL, proprio perché è con lacrescita che si possono trovare le risorseper la copertura anche degli interventi chemeno impattano su di esso in modo di-retto.

Noi auspichiamo che il Governo tengabene a mente questo criterio nelle sueprossime scelte, contemperandolo solo edesclusivamente con l’urgenza di dare sol-lievo anche alle famiglie più numerose e aquelle la cui prima casa è gravata damutuo ipotecario, agendo sì, in questocaso e in questi limiti, prioritariamentesull’IMU. Così come auspichiamo che nelmantenere la barra dritta sul conteni-mento della spesa, il Governo sappia ot-tenere dall’Europa il via libera per au-mentare di uno 0,5 per cento di PIL ildeficit anche sul 2014, così da proseguireil piano straordinario di pagamenti dei

debiti scaduti delle pubbliche amministra-zioni nei confronti dei loro fornitori. Inumeri del DEF evidenziano infatti comesul 2014 possa sicuramente esservi lospazio non solo finanziario, ma ancheeconomico, per ripetere l’operazione va-rata quest’anno dal Governo Monti.

Altro punto molto importante è quellodella lotta l’evasione fiscale. Nel DEF vienegiustamente evidenziato il trend crescentedel gettito annualmente recuperato dal2006 in avanti. Questo importante risul-tato è stato però accompagnato da unaeccessiva concentrazione di poteri in capoalla filiera Agenzia delle entrate – Equi-talia, con quest’ultima che, sotto ognipunto di vista, è il braccio operativo dellaprima e dell’INPS, invece che del Mini-stero dell’economia.

Oggi non si tratta certo di tornareindietro da un percorso, che deve anziproseguire sul fronte del costante aumentodel recupero di gettito dell’evasione fiscale,ma è necessario coniugare l’efficacia del-l’azione con una ripartizione di ruoli,poteri e competenze che eviti il verificarsidi asperità eccessive e controproducentinel rapporto con i cittadini, facendo tal-volta deragliare l’efficienza nella ferocia.

Quando si parla genericamente di ne-cessità di riformare Equitalia, è in realtàdi questo che si sta parlando: necessità diricalibrare la macchina fiscale nel senso diuna maggiore democraticità dei processi,rimettendo al centro del rapporto tra fiscoe contribuente il Governo ed il Parla-mento.

Per una lotta all’evasione efficiente,senza essere feroce, e realmente al serviziodell’equità dei cittadini, ancor più serveche il suo intero gettito venga destinatoalla riduzione delle imposte pagate daicittadini onesti e non invece a copertura diimpegni di spesa assunti contestualmenteall’adozione di nuove norme antievasione.

Il Governo Monti è stato il primo aspezzare il circolo vizioso di norme an-tievasione inserite con relative stime digettito – stime invero sempre risultate poialeatorie – poste a copertura di impegni dispesa assunti nell’ambito dei medesimidecreti che le introducevano. Tutti i Go-

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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verni precedenti avevano sempre usatoquesta tecnica, generando così due gravidistorsioni.

La prima. Non è mai stato possibilerestituire ai cittadini le maggiori entratederivanti dalla lotta all’evasione, per ilsemplice fatto che i Governi se le spen-devano in bilancio prima ancora di incas-sarle, con buona pace del principio « pa-gare tutti per pagare meno ».

La seconda. Nell’istante in cui quellemaggiori entrate venivano già iscritte inbilancio, in un modo o nell’altro, biso-gnava cercare di reperirle trasformandocosì, nei fatti, il compito dell’amministra-zione finanziaria da quello di che devecercare gli evasori a quello di chi devetrovare gli evasori. E se gli evasori non lidevi cercare, ma trovare, tendi a trovarlianche quando in realtà ti imbatti in con-tribuenti onesti.

Molta parte dell’imbarbarimento delrapporto tra fisco e contribuente nasce daquesto modo errato di concepire la lottaall’evasione, a sua volta frutto del modoerrato di impostarla. Solo riportando lalotta all’evasione ad una battaglia di equitàper i cittadini, invece che ad una guerra digettito per le casse dello Stato, si potràdebellare questa piaga che danneggia l’in-tera economia del Paese. E solo dimo-strando una pari attenzione e tensionenella lotta agli sprechi, alle inefficienze edalla corruzione del settore pubblico, sipotrà elevare la lotta all’evasione fiscaledel settore privato da mera questioneeconomica a vera e propria questionemorale.

Oggi questa simmetria non si vedeaffatto. Basti pensare agli accertamentiesecutivi anche in pendenza di giudizio,che nel nome della lotta all’evasione, senzase e senza ma, trasformano il cittadino inun presunto evasore, mentre nessuna ese-cutività in pendenza di giudizio sussisteper gli atti di contestazione di dannoerariale che la Corte dei conti eleva neiconfronti di politici, amministratori e di-rigenti pubblici infedeli. Due pesi e duemisure inaccettabili (Applausi dei deputatidel gruppo Scelta Civica per l’Italia), perchéla lotta all’evasione fiscale del settore pri-

vato e la lotta agli sprechi e alla corru-zione del settore pubblico sono due faccedella stessa medaglia, che vanno affrontatecon armi simili o comunque non cosìpalesemente sperequate, a danno del cit-tadino suddito ed a vantaggio del politicoo burocrate sovrano.

Questo approccio nella gestione del latoentrate e del lato uscite del bilancio delloStato sarà decisivo per mantenere il ne-cessario rigore ed incrementare al tempostesso la percezione dell’equità ad essoconnessa, consentendo così al Governo diseminare le riforme strutturali necessarieper la crescita su un terreno più solido econdiviso, riforme strutturali la cui fina-lizzazione è il motivo principale per cuiScelta Civica per l’Italia sostiene questoGoverno.

L’importante è avere chiaro non soloquali sono i molti ambiti su cui questeriforme devono svilupparsi, ma anche checosa si intende per riforme strutturali. Pernoi di Scelta Civica riformare non significatirare semplicemente una riga. Troppospesso nel nostro Paese le riforme, anchequando si è riusciti a farle, si sono tra-dotte nella più becera logica del « chi c’èc’è », disponendo esclusivamente per ilfuturo e lasciando intatto tutto il pre-gresso, al quale si trovava al momento delpassaggio da un sistema all’altro. Lo si èfatto in previdenza, lo si è fatto nelmercato del lavoro, lo si è fatto altrove.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ENRICO ZANETTI. Se questo Paese sirassegna ad essere una decadente ca-serma in cui lasciare albergare il prin-cipio del « chi prima arriva meglio al-loggia », nessuna riforma strutturale potràmai salvarlo. Per noi riformare significafar transitare una comunità nazionale daun modello, che evidentemente non fun-ziona più bene o che comunque nonrisulta più sostenibile, ad un modello chepossa funzionare meglio ed essere soste-nibile per tutti, senza cittadini di serie Ae di serie B.

Bisogna passare dalla logica del dirittoacquisito a quella del diritto sostenibile, in

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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forza della quale l’unico diritto che puòconsiderarsi acquisito è quello che puòcontinuare ad essere acquisito anche dachi non ne è già titolare. Diversamente –vado a concludere – anche quando riu-sciremo a riformare un sistema contribui-remo soltanto a sfilacciare ancor di piùquel senso di appartenenza ad una comu-nità nazionale, che costituisce il collanteimprescindibile tra i cittadini e le genera-zioni.

Riformare pensando a come costruire ilfuturo, non solo a come mettere in sicu-rezza il passato: questo è l’impegno e lapassione riformista che ci anima e questoè uno dei principi cardine su cui impo-steremo la nostra valutazione nell’aggior-namento del Piano nazionale di riformeche attendiamo presto da questo Governo(Applausi dei deputati del gruppo SceltaCivica per l’Italia).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTEMARINA SERENI (ore 18,05).

PRESIDENTE. È iscritto a parlarel’onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente,signori del Governo, onorevoli colleghi,penso sia chiaro a tutti che in questoPaese vi sia un’emergenza che spesso vieneaccantonata e di cui ci si accorge soloquando ci troviamo di fronte a situazioniche lo impongono all’attenzione di tutti.Stiamo parlando dell’emergenza ambien-tale che nel nostro Paese sta scoppiandoaccanto alle emergenze legate alla crisieconomica ed alla crescente povertà. Ep-pure nel DEF quasi nulla viene detto perle politiche per la difesa del suolo e per latutela del territorio, laddove la lotta aldissesto idrogeologico e la messa in sicu-rezza del nostro territorio, può e deverappresentare la vera e grande opera pub-blica di questo Paese. Pensiamo che solonell’ultimo triennio lo Stato ha stanziatoper 13 regioni circa un miliardo di europer le emergenze causate da eventi cala-mitosi di natura idrogeologica, mentre perla prevenzione sono stati stanziati in dieci

anni solo 2 miliardi di euro, laddoveservirebbero 40 miliardi per interventi disistemazione complessiva delle situazionidi dissesto su tutto il territorio nazionale.È ormai ineludibile l’avvio di un pianopluriennale per la messa in sicurezza delterritorio, anche per le sue ricadute posi-tive sull’economia e l’occupazione. Al con-trario delle miriadi di opere infrastruttu-rali cui si è data finora priorità, il con-trasto al dissesto idrogeologico rappre-senta infatti l’unica opera pubblica diffusasu tutto il territorio nazionale, in grado diattivare da subito migliaia di cantieri, conevidenti ricadute positive sull’occupazione.

Guardando poi al settore della greeneconomy, questo si sta confermando uncomparto a forte valenza anticiclica, ca-pace più di altri di creare occupazione ericchezza ed in grado di dare un contri-buto fondamentale ad uno sviluppo soste-nibile della nostra economia. Sotto questoaspetto la vigente detrazione fiscale del 55per cento delle spese per la riqualifica-zione energetica, misura introdotta nel2007, lo vorrei ricordare, dal GovernoProdi, ha rappresentato uno dei più effi-caci strumenti per promuovere l’efficienzaenergetica e lo sviluppo economico soste-nibile nel sistema immobiliare italiano.Sono finora oltre un milione gli utenti chesi sono avvalsi dell’ecobonus, attivandoinvestimenti in efficienza energetica degliedifici per oltre 11 miliardi di euro. Oc-corre allora prorogare da subito l’attualedetrazione per gli interventi di riqualifi-cazione e risparmio energetico che si èdimostrata una dei successi più significa-tivi della green economy nel nostro Paesee un importante volano per la crescitaecosostenibile. Per queste ragioni la detra-zione va mantenuta al 55 per cento e nonridotta al 36 per cento. Non va dimenti-cato poi il rifinanziamento del fondo ro-tativo per l’attuazione del Protocollo diKyoto che sollecita tutti noi a misure perla riduzione delle immissioni di gas serraresponsabili dei cambiamenti climatici. Af-frontare l’emergenza ambientale è, e deveessere, la priorità del nostro Paese la cuisfida dovrà prevedere gli opportuni inve-stimenti. Per l’immediato futuro sulle

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energie rinnovabili sarà utile orientareparte degli incentivi all’integrazione con larete come le smart grids e i sistemi diaccumulo, per evitare che l’energia pro-dotta venga sprecata. Il Governo dovrebbeanche individuare misure come il creditoagevolato, i contratti di compravendita piùadatti a tecnologie capital intensive, chefavoriscano l’integrazione delle energierinnovabili nel mercato. Inoltre crediamoche per sviluppare le energie rinnovabilioltre ad incentivarne la diffusione, occorreinvestire in ricerca ed innovazione e nelsostegno a filiere industriali nazionali, inmodo che nuove tecnologie e migliora-menti di quelle esistenti siano il più pos-sibile made in Italy, con la possibilità chesi affermino anche sui mercati internazio-nali. Insomma l’asse di un piano per illavoro deve consistere innanzitutto, comedicevo prima, nella messa in sicurezza delnostro territorio.

Il Governo par voler puntare moltosulla creazione di posti di lavoro, soprat-tutto per i giovani, lo ribadiva poco fa ilMinistro Saccomanni. Allora lo dimostri apartire da questo: la creazione di migliaiadi cantieri diffusi per la messa in sicu-rezza del nostro territorio subito.

Per concludere vorrei ricordare quantodetto dal Segretario generale dell’OCSEGurria, pochi giorni fa in Italia, e cioè cheper ridurre la tassazione su lavoro eimprese, al fine di favorire l’aumento delpotere di acquisto e una maggiore occu-pazione, una parte di quella tassazionepotrebbe essere ricavata dalle cosiddette« imposte verdi », ovvero quelle legate alleindustrie che inquinano. Deve passare ilprincipio che « chi inquina paga » e chi èinvece virtuoso possa godere di detrazionifiscali, legate agli investimenti produttiviper innovazioni in senso ecologico. Dob-biamo iniziare a porre l’ambiente all’in-terno delle scelte strategiche per il rilanciodella nostra economia e dell’occupazione.Diciamo che i precedenti Governi Berlu-sconi e Monti, per usare un eufemismo,non hanno di certo brillato su questoterreno. Questo Governo, che riassume sudi sé forze che fin qui hanno governato,non lascia molto sperare che vi possa

essere un’inversione di tendenza. Per que-sto, Signori del Governo, saremo vigili esolleciteremo in ogni modo quei provve-dimenti che possano finalmente rilanciareun’economia verde nel nostro Paese (Ap-plausi dei deputati dei gruppi Sinistra Eco-logia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlarel’onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

MATTIA FANTINATI. Signor Presi-dente, Ministri, colleghi deputati, il docu-mento di economia e finanza per il 2013,analizzato senza pregiudizio nelle partiattinenti le attività produttive, è statoritenuto lacunoso e insufficiente. Perquanto riguarda le misure di contrasto, lacrisi delle PMI o addirittura il rilancio diesse, non si riscontra neppure l’ombra divere misure concrete e immediatamenteefficaci, volte, da un lato, ad arginare emettere in sicurezza i bilanci delle stessee, dall’altro, a rilanciarne la produttivitàcui è legata a filo doppio la ripresa delcomplessivo sistema economico nazionale.

L’impressione è quella che si vogliaarginare un fiume in piena con le mani.Se, già da oggi, non rendiamo incassabilitutti i 90-130 miliardi di euro di creditivantati dalla PA, mediante la Cassa depo-siti e prestiti, se non togliamo l’IRAP, giàda oggi, gradualmente, se non diamo dellemodalità concrete di accesso al creditoattraverso la Cassa depositi e prestiti, senon costringiamo con normative efficaci lebanche a fare credito alle PMI, unitamentea delle politiche di completa defiscalizza-zione e alle assunzioni entro i 35 anni, lePMI moriranno e la nazione con loro.

Presidente, colleghi, parte di quantoscritto nel DEF è condivisibile, corretto,addirittura doveroso, nonostante moltedelle misure universalmente riconosciutecome giuste e necessarie debbano esserecompiute da vent’anni senza alcun passoin avanti, come lo snellimento della bu-rocrazia, l’informatizzazione o la sempli-ficazione delle PA ed altre ancora. Suqueste tematiche il MoVimento 5 Stelle sischiera completamente a favore; tuttavia,permettetemi di constatare la mancanza

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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più grave registrata dal DEF, che rifletteperfettamente come il mondo politico nonabbia ancora capito la rivoluzione che staavvenendo, il cambiamento richiesto daicittadini, cioè un’adeguata impalcatura dicopertura finanziaria, coerente con le mi-sure da intraprendere, ben diverse daquelle esposte nel documento. Un’impal-catura che non può essere basata solosull’indiscriminato aumento di un livello ditassazione ormai insopportabile né, Eu-ropa e mercati finanziari permettendo,sull’aumento del debito pubblico, giuntoda tempo a livelli insostenibili.

È sotto gli occhi di tutti che, nelprimo caso, andiamo a massacrareun’economia già in ginocchio e, nel se-condo, scarichiamo il costo di politicheinette ed ottuse degli ultimi vent’annisulle future generazioni, che oggi cistanno anche guardando, il nostro beneprimario da preservare. La coperturaadeguata deve provenire dalla liberaliz-zazione di risorse da decenni occultate edepredate dalla mala politica: corruzione,commistione di interessi pubblici e pri-vati. La chiave di volta sta, quindi, nel-l’affiancare alle reali misure di crescitadelle misure che il MoVimento 5 Stelle vagridando come indispensabili e da sem-pre, che sono: eliminazione dei costiiniqui e degli sprechi, dei privilegi dellapolitica, in tutte le sue forme e livelli, echi sostiene, come in tanti talk show, chesono una goccia nel mare del debitopubblico non capisce di cosa stiamo par-lando.

Il mio collega prima del MoVimento 5Stelle le ha illustrate in modo abbastanzacompleto. Una reale ed efficace lotta al-l’evasione partendo da quella dei collettibianchi; immediata definizione di una ef-ficace legge anticorruzione, una efficacelegge sul conflitto di interessi; tagli allepensioni d’oro; aggiornamento del catastoentro sei mesi per rendere possibile l’eli-minazione dell’IMU sulla prima casa erivisitare la complessiva struttura delleimposte rendendola veramente equa e so-stenibile. Utopia ? No, signor Presidente ecolleghi, queste misure se immediatamenteoperative fornirebbero quell’ossigeno ne-

cessario alle PMI per lanciare la nostraeconomia. Rilanciare l’economia e ren-derla stabile significa soprattutto ridise-gnare i nostri consumi, i nostri approvvi-gionamenti energetici.

Deve nascere una nuova SEN che nonsia un mero atto ministeriale privo di unanorma legislativa che ne disciplini i prov-vedimenti di adozione, ma sia all’internodel Parlamento con il supporto di tutte leCommissioni necessarie. Oggi è palese chele rinnovabili stanno avendo un ruoloimportante nella produzione di energianazionale, considerando che a dicembre2012 coprono più del 25 per cento diproduzione elettrica. Le potenzialità diquesto sistema energetico devono essereseguite e devono rappresentare un settorestrategico per l’economia del Paese. Biso-gna iniziare a riflettere investendo sullaricerca, sul concetto di immagazzinamentodell’energia prodotta. È fondamentale inprimis una netta riduzione dei consumidato che più del 40 per cento è attribuibileal terziario (riscaldamento), riqualificandoenergicamente un panorama edilizio inmaniera massiva, favorendo l’accesso alcredito delle ESCO che possono sosteneregli investimenti e li possono realizzaresenza oneri per l’utilizzatore.

Parallelamente la produzione di ener-gia si dovrebbe spostare su incentivi allacogenerazione, partendo dagli edifici piùenergivori; chiusura delle centrali a car-bone ed abbandono di qualsiasi velleitàestrattiva in terraferma ed in mare; au-mento dell’efficienza del parco tecnologicoinstallato. La green economy, oltre che aportare benefici di efficientamento ener-getico, prospetta un indotto di 800 milanuovi posti di lavoro favorendo il territo-rio e le PMI. Un altro settore significativodell’economia del nostro Paese è senzadubbio il turismo con un peso che generamaggiore opportunità di lavoro rispetto adaltri settori industriali considerati priori-tari. Anche se il nostro Paese si colloca alprimo posto per numero di siti iscritticome patrimonio dell’umanità è valutatosolo al settantaseiesimo posto, per quantoil Governo ritenga prioritaria l’industriaturistica. Occorrono, invece, misure con-

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crete volte a sviluppare un turismo diqualità responsabile e sostenibile che ri-spetti l’ambiente e le caratteristiche dellecomunità locali, a favorire i processi diinnovazione tecnologica e di riqualifica-zione del territorio e del capitale umano,a migliorare la competitività dell’offerta ela qualità del sistema, a promuovere unprodotto italiano unitario caratterizzatoda molte specificità.

Quando parliamo di PMI non possiamonon parlarne a livello globale: stakeholdere shareholder fanno parte di questo mondoe soprattutto il rapporto che si apre allePMI e quindi l’imprenditore e il suo la-voratore. La visione del lavoro, come l’ab-biamo noi del MoVimento Cinque Stelle,va assolutamente ripensata. Il lavoro devesmettere di essere indirizzato alla produ-zione di beni destinati all’obsolescenzaprogrammata; deve smettere di non pren-dere in considerazione le conseguenze am-bientali della produzione; deve smettere diessere un rischio per la salute dell’essereumano. Dobbiamo pensare a un mondonuovo dove il progresso tecnologico sia alservizio degli uomini ed il tempo sia alcentro dei fabbisogni primari: tempo in-teso come qualità della vita, possibilità divivere meglio (Applausi dei deputati delgruppo MoVimento 5 Stelle).

Le riforme passate del lavoro e dellaprevidenza, invece, hanno portato all’im-poverimento e alla precarietà diffusa; allacreazione di nuove categorie di diversa-mente penalizzati: esodati, salvaguardatied, infine, gli esuberati che si trovano inuna situazione talmente diffusa che nes-suno ne parla più. Crediamo quindi im-prescindibile una più ampia riflessione sututto il sistema lavoro e welfare perpotere andare incontro alla necessità deicittadini in maniera incisiva. Crediamoche il vero sostegno al reddito e alladignità della persona deve passare attra-verso un efficace riforma degli ammor-tizzatori sociali e la messa in atto di unariforma che istituisca un reddito vero dicittadinanza, abbinato ad un salario mi-nimo garantito. Ricordiamo che l’Italia ètra quei pochi Paesi, insieme alla Greciae all’Ungheria, a non disporre di un vero

strumento capace di affrontare tutte lesituazioni di bisogno mentre l’Europastessa ci chiede di promuovere il rispettodella dignità umana e di lottare control’esclusione sociale.

Il nostro obiettivo è quello di creareuna rete di supporto dei cittadini volta aproteggere dall’emarginazione. In questosenso, un reddito di cittadinanza punta atutelare la dignità di ognuno, offrendoanche il tempo per cercare un impiegoconsono alle proprie attitudini e allapropria formazione, favorendo così unaflessibilità del lavoro scelta e non subita.Tra le questioni urgenti che secondo noiun Governo e un Parlamento di buonsenso dovrebbero trattare, possiamo se-gnalare: limitare i superstipendi di ma-nager in rapporto al salario dei propridipendenti; reperire nuove risorse perrifinanziare la cassa integrazione in de-roga che si sta esaurendo; in chiaveinclusiva, riduzione dell’orario di lavorosettimanale dei contratti di lavoro dipen-dente; abrogare la legge Biagi promuo-vendo una semplificazione delle tipologiecontrattuali; abrogare la riforma Fornerodelle pensioni; considerare l’abbassa-mento dell’età pensionabile anche in ri-ferimento ai lavori usuranti dal punto divista psicofisico; valutare l’eliminazionedell’agenzia interinale in favore dei centridi impiego; incentivare gli investimentinella sicurezza e, soprattutto, nella cul-tura della sicurezza dei diritti.

Concludo, Presidente, illustri colleghi,Ministri: la ripresa economica non habisogno di grossi investimenti strutturali,ma di un concreto aiuto alle PMI, uninvestimento continuo sui nostri talentisul territorio e sul benessere del lavora-tore, una migliore gestione del fabbisognoenergetico e la promozione del made inItaly. Quando si parla di made in Italynon si intende delocalizzazione, ma siintende una nostra rete di imprese che èfiera del proprio operato. Il made inItaly, talvolta usato inappropriatamente,ci ha fatto diventare grandi in tutto ilmondo (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Signor Presi-dente, onorevoli colleghi, rappresentantidel Governo, il DEF, anche se mancal’accumulazione all’interno del documentoper quel rilancio che tutti noi speriamoper l’Italia, mi sembra, a differenza delparere di altri colleghi, sia stato preparato,al contrario, con serietà dall’uscente Go-verno guidato da Mario Monti. Da partemia, da parte nostra, va un ringraziamentoper questo lavoro serio che mi sembraaver rispettato il Parlamento e il Governoentrante. Questo documento arriva dopoventi anni in cui la ricchezza si è concen-trata e le fasce deboli sono diventate piùdeboli; venti anni in cui l’Italia è cresciutameno dell’Europa. E questo è quello cheoggi il Presidente Draghi ha raccontato quia Roma. Noi abbiamo fortemente presenteil disagio dei cittadini, degli italiani; per-sonalmente, ho accolto tutte le parole chesono venute dai colleghi e anche alcuneosservazioni che invitavano a non esseresupponenti, ad ascoltare. Devo dire che,come molti colleghi, sono alla mia primalegislatura. Questo fatto personale sarebbepoco importante se non fosse che vengo datutta una vita, non solo di ascolto, ma disforzo di stare accanto e con la parte piùdebole del nostro Paese. Per questo mo-tivo, ho scelto di essere qui in Parlamentocon alcuni colleghi di Scelta Civica perl’Italia.

Allora, questo testo si inserisce – e lodico perché siamo alla ricerca di soluzioniin un tempo difficile – in una congiunturanon favorevole che non è solo italiana, maeuropea. Nell’area Euro il PIL – non èl’unico indicatore – scende dello 0,3 percento, a fronte di una crescita statunitensedell’1,9 per cento, del Giappone dell’1 percento e della Cina dell’8 per cento. Ladisoccupazione americana dovrebbe scen-dere quest’anno al 7,6 per cento, quellaeuropea al 12,2 per cento.

Allora, la battaglia che abbiamo difronte, colleghi e amici, è di provare, in untempo difficile, a fare quello che l’Occi-dente finora non è riuscito a fare, cioè

coniugare uguaglianza e crescita. Finorac’è stata uguaglianza senza crescita, e c’èstata crescita e maggiore ingiustizia so-ciale, poca accumulazione e debito; illiberismo e altri modi e altre ricette, mache sono stati fallimentari, almeno perl’Italia e più per l’Italia che per il restod’Europa.

È un percorso stretto, tra libro deisogni ed urgenze. Lo mostra il dibattito diquesti giorni: parliamo dell’IMU, dell’abo-lizione o non abolizione dell’IMU, unariforma radicale e necessaria; al contrario,un’abolizione totale rischierebbe, a mioparere, di far rinunciare al 30 per centodelle entrate pagate dal 10 per cento piùabbiente del Paese; e quel 30 per cento,quindi, graverebbe ancora di più sui piùdeboli. L’entità del dibattito – parliamo di6 miliardi da trovare per questo – facapire che i 40 miliardi per pagare i debitidella pubblica amministrazione – ultimopasso del Governo Monti uscente e su cuila Commissione speciale e questo Parla-mento hanno lavorato con serietà a ren-dere possibile e applicabile subito (estiamo, spero, per trasformarlo in legge) –sono molti di più di 6, e sappiamo che nonbastano.

Allora, io credo che l’occasione del DEF– e vado alla seconda e ultima parte delmio intervento – significa che stiamo ini-ziando una fase di aggiustamento struttu-rale che è possibile utilizzare per la cre-scita vera e per una maggiore giustiziasociale in Italia; ma dobbiamo fare dellecose. Da venti anni è cresciuta la parteimproduttiva della nostra spesa pubblica:ai tagli della spending review occorre farseguire una fase di revisione qualitativadella spesa; i 110 miliardi della spesasanitaria sono una spesa ingente, ma chenon garantisce più un Servizio sanitariouniversale, per i ticket, per il costo diversodelle prestazioni e la qualità abnorme-mente diversa sul territorio nazionale.

Per questo, Scelta Civica ritiene, non daoggi, che è necessario anche mettere manoal Titolo V della Costituzione, rivedere ilruolo delle regioni nella spesa sanitaria,per garantire uguaglianza tra i cittadiniitaliani, accorciare la distanza tra nord e

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sud, evitare gli sprechi, premiare le eccel-lenze. I 60 miliardi del welfare rappresen-tano ancora una spesa non coordinata traINPS, Servizio sanitario nazionale e co-muni. Ci troviamo a dover trovare i fondiper la cassa integrazione in deroga esubito a dover fare altre cose, non le citoperché le hanno dette i miei colleghi. Glienormi sacrifici del 2012, però, portano,come già nel DEF è chiaro, a scarsacrescita, ma si può investire anche dismet-tendo e valorizzando il patrimonio pub-blico non necessario per ridurre fino a 100miliardi la massa di debito. Lo spread, chenon è un’invenzione, oggi a 300, è unaconquista, ma è ancora troppo alto perchéle imprese possano avere accesso confacilità al credito, è ancora un peso del 3per cento sul PIL. Per questo non pos-siamo permetterci di rompere l’equilibriodei consuntivi di questo DEF. Ridurre latassa dello spread è un tema dell’economiareale: lo dico non per rincorrere, almenonoi fuori dalla campagna elettorale, favole,mentre un Governo responsabile è chia-mato alla responsabilità.

Abbiamo ancora tasse troppo alte –l’ha detto anche il nostro collega Zanetti el’hanno detto altri –, troppa evasionefiscale, una produttività troppo bassa perunità lavorativa: questo non può esserenascosto o dimenticato. Per questo, ognieuro recuperato dall’evasione fiscale, dal-l’elusione fiscale, deve andare direttamentead abbattere le tasse di chi le paga,famiglie e imprese. Occorre riacquistareproduttività. Molti parlano come se fosseovvio rinegoziare con l’Europa più flessi-bilità. Il Patto euro plus contiene già duedelle necessità italiane: interventi per sti-molare la competitività e l’occupazione. Sipuò e si deve nei prossimi mesi creare lealleanze europee per un grande piano disviluppo europeo, perché oggi c’è conver-genza di interessi.

Ma non riusciremo se non creiamo unpiano speciale per il lavoro giovanile e peril lavoro della conoscenza detassato, senon c’è un piano di intervento ambiziosoper portare dal 46 al 60 per cento, inquesto quinquennio, il lavoro femminile,con una tassazione selettiva e incentivante,

perché il secondo o terzo lavoro in fami-glia è un potente elemento di stabilitàsociale e un antidoto alla povertà. È perquesto che il tema della maggiore compa-tibilità tra i tempi del lavoro e i tempidella famiglia, anche con congedi parentalifino a 18 anni inclusivi anche dei nonnitra i beneficiari, è elemento integrativo cheapre alla sussidiarietà intelligente per losviluppo; è economia della vita, come sen-tivamo. Ma resta il grande problema dellaproduttività del sistema italiano.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO MARAZZITI. Vado a conclu-dere. Per questo, nel ragionare sul DEFdobbiamo rivedere assieme il Programmanazionale di riforma, il PNR. Gli obiettivi« 2020 » vedono l’Italia talmente poco am-biziosa da delineare un quadro che, fos-sero stati anche raggiunti gli obiettivi fis-sati tre anni fa, fra 17 anni farebbedell’Italia un fanalino di coda dell’Europae del mondo occidentale. Allora chiediamoal nuovo Governo, pronti a sostenerlo inscelte coraggiose, un piano dell’energia chefaccia crescere le fonti rinnovabili, diffe-renziando le fonti ad un ritmo doppiorispetto a quello previsto; un piano disalvaguardia del territorio che sia collegatoallo sviluppo del settore agroalimentare eturistico, dei beni culturali ed archeologici,un sistema tale da diventare un assetintegrato di sviluppo del Paese.

Il capitale umano è il nostro capitale, èla grande risorsa dell’Italia, come il terri-torio, ma occorre crederci. Allora, un’ul-tima proposta: chiediamo di ripensare ilwelfare e la sanità in maniera coraggiosae creativa, capace di trasformare strettoiee fonti di spesa e bassa qualità di servizialla persona in chance ed eccellenze ita-liane all’interno del mondo occidentale.C’è una rivoluzione culturale e strategicache si accompagna al DEF che significaanche coesione sociale, posti di lavoro,sviluppo, crescita della qualità della vitalegata, per fare solo un esempio, allacondizione degli anziani. Un italiano sucinque ha più di 65 anni: ci sono trepersone con più di 65 anni ogni due

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giovani sotto i 15. Ciò è un successodell’Italia, è una conferma della bella Ita-lia, è la speranza di vita che si allunga.

Abbiamo delle esperienze con un pro-gramma, « Viva gli anziani », nato all’in-domani della grande crisi del caldo e dellemorti incongrue degli anziani, dal 2003sperimentato nel Lazio, in Piemonte e inSicilia. Questo programma copre tutti glianziani ultrasettantacinquenni, inverte laspesa da solo residenziale alla domicilia-rità, crea i servizi di prossimità e fa serviree utilizzare tutto ciò che esiste mettendoloin rete. Esso costa mezzo euro al giorno.Applicato a tutta la popolazione del Laziosignifica che con un giorno risparmiato inospedale si fanno 1.600 giornate domici-liari per queste persone, si fa funzionarela sanità, si risanano i conti pubblici, silotta contro la solitudine e l’anonimato, sipuò cambiare l’Italia (Applausi dei deputatidel gruppo Scelta Civica per l’Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare ladeputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI. Signora Presi-dente, signori Ministri, colleghi deputati, ilprimo atto che il Governo porta all’esamedel Parlamento è, ironia della sorte, anchel’ultimo atto dell’Esecutivo precedente. Ilsegno della continuità è esattamente tuttoqui: le stesse forze politiche che hannoredatto il Documento di economia e fi-nanza lo hanno illustrato in quest’Aula. Lescelte di politica economica di questoGoverno sono scelte che, in tema di am-biente e territorio, percorrono la stessaidentica strada dei Governi precedenti,pervicacemente ancorata al concetto disviluppo come valore supremo; uno svi-luppo che non tiene conto degli enormidanni che determina. Danni che colpi-scono il nostro ambiente, la nostra salute,la qualità della nostra vita, il cui costo, chenon viene contabilizzato nel bilancio delloStato, graverà pesantemente anche sullegenerazioni future. Uno degli aspetti su cuiincide l’orientamento del Governo è ilterritorio, una risorsa non inesauribile eche andrebbe adeguatamente tutelata esalvaguardata.

E territorio vuol dire, in primo luogo,agricoltura, sulla quale il DEF si limita aduna fotografia di quanto la Commissioneeuropea destina al comparto agricolturaattraverso il Fondo europeo agricolo per losviluppo rurale. Occorre, a nostro avviso,rivedere le linee guida della politica agri-cola italiana, puntando sulle tipicità delleproduzioni nazionali e rivedendo i rap-porti con la politica comunitaria, chespesso ha disatteso le aspettative di rilan-cio del settore e di tutela di noi consu-matori.

Ad oggi, con l’allargamento dell’Unioneeuropea ed il fenomeno della cosiddettaglobalizzazione, la PAC ha mostrato tuttala sua inefficacia, sia in risposta alla crisidei mercati e dei prezzi, sia in termini diaumento della competizione fra i variproduttori europei e non. La domanda dicibo è destinata ad aumentare del 40 percento entro il 2050, secondo le stime fattedalla Commissione europea, e sulla base ditali stime si orienteranno le future politi-che comunitarie. Non possiamo permet-tere che il conseguente incremento dellaproduzione possa intaccare la qualità dellastessa; e la qualità della produzione si puòottenere solamente salvaguardando i pro-dotti locali, bandendo gli OGM e pre-miando le buone pratiche agricole nelrispetto dell’ambiente, riducendo al mi-nimo l’utilizzo della chimica nel settore econiugandola con una corretta educazionealimentare. Quello agricolo deve divenireun sistema sostenibile e volto al riciclo,alla conservazione del suolo e del paesag-gio, a mitigare il rischio idrogeologico eambientale: un compito che lo stesso agri-coltore in quanto custode del territoriosvolge praticamente da sempre.

Potenziare o promuovere la bandalarga è anche una necessità improcrasti-nabile per le stesse associazioni di cate-goria. Occorre salvaguardare i piccoli pro-duttori, semplificando le procedure, garan-tendo i pagamenti in tempi certi, rive-dendo i disciplinari per una chiara etrasparente etichettatura e tracciabilità deiprodotti, valorizzare la filiera corta e tu-telare il vero made in Italy, nostro oronazionale unitamente al turismo.

Atti Parlamentari — 48 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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Il sistema delle agroenergie è statoerroneamente interpretato e immotivata-mente incentivato a discapito del correttobilancio energetico-ambientale, e per que-sto riteniamo che siano assolutamente daevitare le culture dedicate. Occorre rimuo-vere il sistema dell’allevamento intensivo,mentre per il settore della pesca alcuniobiettivi sono: ripristinare gli stock itticisovrasfruttati, applicare il divieto di rigettoin mare dei pesci non commercializzabilied effettuare i controlli più stringenti sulletaglie minime del pescato.

Altro settore cui rivolgere attenzione èl’ippica italiana, che da risorsa economicae culturale della nazione è oggi in ginoc-chio. È indispensabile inoltre effettuareun’indagine conoscitiva sulla fauna da tu-telare e proteggere, e quella da teneresotto controllo numerico, aggiornando an-che le politiche sulla caccia, per cui l’Italiasi trova in posizione sanzionatoria rispettoall’Unione europea.

I boschi, che ricoprono un terzo dellasuperficie dell’intera penisola, dovrannodivenire risorsa, sviluppando collabora-zioni pubblico-private per la realizzazionedi infrastrutture a sostegno dell’ecoturi-smo, dell’economia verde con il recuperodelle tradizioni locali.

Altro obiettivo sarà promuovere quel-l’agricoltura detta sociale, fornendo servizidi assistenza a persone in condizione didisagio fisico, psichico in un contesto agri-colo. Occorre inoltre promuovere una veraconversione della politica economica, pun-tando in modo netto sulla valorizzazionedell’economia verde, attraverso un piùadeguato finanziamento del « FondoKyoto » e l’avvio di politiche incentivantidelle buone pratiche ambientali. Rite-niamo necessario prorogare e renderestrutturali le detrazioni fiscali del 55 percento per gli interventi di riqualificazioneenergetica degli edifici, per dare impulsoin modo virtuoso al comparto edilizio, lacui funzione di traino per l’economia delPaese non può più essere legata alla de-vastazione del territorio.

È opportuno promuovere una politicadi gestione del territorio che anteponga latutela del paesaggio e la difesa del suolo

alle scelte di tipo speculativo, avviandoprogrammi di riqualificazione urbana e dimessa in sicurezza del territorio da rischisismici e idrogeologici. In Italia esistonocirca 320 opere pubbliche incompiute chehanno fortemente impattato sull’ambientee sulle casse dello Stato: per cui va rivistoil piano delle stesse, per evitarne altre,come ad esempio la tratta Alta Velocitàferroviaria Torino-Lione, e l’ampliamentodell’aeroporto di Fiumicino.

Puntiamo perciò ad una nuova visioneche tenga conto delle vere priorità delPaese in tema di infrastrutture di pubblicautilità, e l’equilibrio modale del trasportodi merci e persone, attualmente eccessi-vamente sbilanciato a favore della gomma.Sistemazione ed efficientamento delle retiidriche, avvio di infrastrutture e pro-grammi per lo sviluppo e la diffusionedella mobilità sostenibile, potenziamentodelle reti di trasporto pubblico. Riteniamonecessario tenere al di fuori del Patto distabilità interno le aziende speciali e inhouse che gestiscono il servizio idricointegrato e gli altri servizi pubblici locali,per evitare di sottoporle ai vincoli di spesa,e permettere così di effettuare i correttiinvestimenti per la fornitura dei servizialla collettività, che diversamente sareb-bero prerogativa unica delle società pri-vate affidatarie degli stessi. Questo perlasciare all’ente locale libertà di scelta nelpassare ad una gestione completamentepubblica e partecipativa dei servizi pub-blici, come sancito dal risultato referen-dario del 2011.

Occorre affrontare il problema dellagestione dei rifiuti, rinunciando a strategiebasate sul binomio discarica-combustionee puntando al recupero, non tanto del-l’energia, quanto della materia, che do-vrebbe essere recuperata e reinserita neltessuto economico e produttivo del Paese,con maggiori benefici per occupazione,salute, ambiente, e minor carico contribu-tivo per famiglie e imprese.

È urgente sviluppare una politica ener-getica che punti chiaramente alla ridu-zione del consumo di combustibili fossili,all’affrancamento dalla dipendenza ener-getica dall’estero, alla sostenibilità econo-

Atti Parlamentari — 49 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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mica, vietando incentivi economici a fa-vore di lobby, mirando alla riduzione del-l’inquinamento e dei conseguenti dannialla salute e all’ambiente, favorendo,quindi, i modelli di produzione energeticaperiferica, basati sulla valutazione precisadei consumi e delle possibilità produttivelocali. Tali procedure ottimizzeranno eridurranno i costi, liberando risorse utiliad affrontare le criticità preesistenti, inparticolare per quanto attiene le bonifichedei siti di interesse nazionale, a partiredalla gravissima emergenza sanitaria eambientale dell’ILVA di Taranto, per laquale è auspicabile un intervento imme-diato.

In fatto di sanità, l’Italia è uno deipochi Paesi con un sistema sanitario pub-blico ad accesso universale, ma alcunequestioni ne stanno minando alle basil’universalità e l’omogeneità. In partico-lare, la devolution, che affida alle regionil’assistenza sanitaria e il suo finanzia-mento, accentuando le differenze territo-riali, e i finanziamenti riservati alla sanitàprivata e convenzionata, che sottraggonorisorse e talenti al pubblico. La tendenzaad organizzare la sanità come un’azienda,fa prevalere gli obiettivi economici rispettoa quelli di salute e di qualità dei servizi e,se a questo fattore si aggiunge che la spesasanitaria è stata fortemente penalizzatacon l’ultimo decreto-legge del Governo,oggi risulta, più che mai, urgente un suorifinanziamento, senza ovviamente pre-scindere da una sua generale riorganizza-zione.

Particolare riguardo va riservato all’at-tuazione di politiche finalizzate ad unadiversa ripartizione delle voci di spesadedicate ai tre tipi di prevenzione sanita-ria. È necessario passare da una preven-zione secondaria, che comprende il mag-gior capitolo di spesa del sistema sanitarionazionale, ad un potenziamento della pre-venzione primaria e della prevenzione ter-ziaria, determinando così un necessariopercorso di deospedalizzazione. La popo-lazione, infatti, necessita sempre di più diuna continuità assistenziale, che oggi ri-sulta essere fortemente deficitaria e ag-gravata da un sistema atto ad affrontare

efficacemente l’acuzie, mettendone in se-condo piano la prevenzione e la cronicità.

Infine, è più che mai prioritario attuareuna riforma della professione medica, alfine di garantire la separazione delle car-riere dei medici pubblici e privati, ed ènecessario anche implementare una me-todologia atta ad individuare, con metodimeritocratici, i direttori generali delleaziende sanitarie.

Le politiche sociali non hanno di certoavuto un trattamento migliore della sanità.Dal rapporto annuale dell’ISTAT, si evinceche la povertà assoluta coinvolge circa 3,4milioni di individui e gli atti del Governo,come la famigerata social card, sonol’esempio lampante dell’inadeguatezza del-l’apporto statale. Sarebbe senz’altro piùutile sostituire questo strumento, cosìcome altre forme di sussidio non risolutivee inefficaci, con l’istituzione del reddito dicittadinanza, non come forma di assisten-zialismo, ma come diritto fondamentale diogni cittadino.

Altrettanto rilevanti criticità riguar-dano la disabilità e la scarsa attenzionedel Governo rivolta all’assistenza dellepersone diversamente abili. Sarebbe au-spicabile – come già accade in molti Paesieuropei – che fosse riconosciuta la figuradella caregiver familiare, riferendosi natu-ralmente a tutti i familiari che assistonoun loro congiunto ammalato e/o disabile.

Chiediamo azioni di riforma per inter-venire con misure più incisive per contra-stare la povertà, garantendo un rifinan-ziamento adeguato del Fondo per le po-litiche sociali e del Fondo per le nonautosufficienze.

Vorremmo poi riservare un capitolo didiscussione ed approfondimento alla que-stione della tutela delle donne. È ormaiovvio che non ci si può soffermare sul-l’immagine della stessa nella pubblicità,ma che occorre attuare un serio camminoper garantire sicurezza e certezza di unareale tutela. Basti pensare che, solo nel2012, i casi di femminicidio sono stati 124.È necessario agire in fretta ed è per questoche appoggiammo con forza e determina-zione l’iniziativa della nostra collega diapprovare la Convenzione di Istanbul sulla

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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prevenzione e la lotta contro la violenzasulle donne. Ci aspettiamo in questo unimpegno trasversale da parte di tutte leforze politiche (Applausi dei deputati delgruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presi-dente, come è già stato detto, il documentoche oggi discutiamo è un prodotto delGoverno Monti in una fase in cui questoera dimissionario e in attesa di sostitu-zione.

Il documento si caratterizza quindi piùcome una foto del presente, che come unavista sul futuro e, per questo, è forzata-mente non ambizioso. Fra i punti quali-ficanti però – lo richiamo velocemente –del programma di stabilità, c’è la con-ferma dell’obiettivo del rientro della pro-cedura di deficit eccessivo per il nostroPaese e la decisione di usare il marginedello 0,5 per cento sul deficit nel 2013come quota parte dell’attivazione deiprimi 40 miliardi di euro per il pagamentodei debiti pregressi della pubblica ammi-nistrazione.

Purtroppo, nella parte che riguarda ilPiano nazionale delle riforme, questa im-postazione ha portato più ad un’analisidello stato di attuazione delle riformeesistenti, cioè messe in cantiere nel 2012,che ad una prospettiva per l’avvenire.Tutto questo indica, come è già statorichiamato in più interventi, la necessità diuna revisione di questo DEF, anche allaluce delle considerazioni del Presidentedel Consiglio nelle sue dichiarazione alleCamere all’atto della fiducia. E in questosenso positivamente si muove la risolu-zione che viene proposta al dibattito e cheha il merito di porre alcuni punti guidaper la fase di revisione del Documento dieconomia e finanza. Positivo è senza dub-bio che si riaffermi, nella risoluzione, ilrispetto degli obiettivi di finanza pubblicache possono consentire, sperabilmente en-tro il mese di giugno, il rientro dellaprocedura per disavanzo eccessivo, cosache non è meramente formale – lo ri-

chiamo a molti colleghi – perché questopuò da un lato liberare risorse aggiuntive,che possono essere importanti per politi-che di sostegno al lavoro, allo stimolo alladomanda e di sostegno ai redditi ma,dall’altro, possono consentire di creare, inambito europeo, un contesto meno asproper politiche più articolate che combininoil rientro sostenibile del debito, con lenecessarie riforme per rimuovere le bar-riere strutturali che da troppi anni carat-terizzano il nostro Paese.

In questo quadro, cari colleghi, io vor-rei limitare il mio intervento sofferman-domi sul tema delle riforme, perché se èvero che la barra deve essere tenuta fermasulla stabilità della finanza pubblica, ilraggiungimento stesso di questo obiettivodi stabilità non può prescindere da unapolitica di riforme e di rimozione deinostri deficit strutturali. La situazione delPaese, dal punto di vista sociale, oggi ènota a tutti. Una disoccupazione superioreall’11 per cento, 4 milioni di poveri, unadomanda interna che presenta la maggiorcontrazione del secondo dopoguerra. Que-sto è anche il risultato di un forte affannodel nostro sistema produttivo. Dai dati delDocumento di economia e finanza emerge,con chiarezza, come la resistenza del no-stro tessuto produttivo poggi principal-mente sulle aziende che operano nel set-tore dell’esportazione, spesso preferibil-mente verso i Paesi al di fuori dell’Unioneeuropea, mentre una dinamica di scarsacrescita della produttività e una competi-tività insufficiente, permangono fra i prin-cipali fattori di svantaggio dell’Italia nellacompetizione globale. L’Italia, secondo leprevisioni contenute in questo Documento,fatica e faticherà ad agganciare i segni diripresa in atto in diverse parti del mondo,mentre permane molto distante il nostroPaese da alcuni degli obiettivi della Stra-tegia « Europa 2020 », almeno in termini dioccupazione, di sostegno alla ricerca, disviluppo e di riduzione della povertà.Bene, allora, le proposte del PresidenteLetta su una revisione della riforma delmercato del lavoro, per un’accelerazionesull’occupazione giovanile e per un piùmotivato sostegno alla ricerca.

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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Ma, accanto a questi, ci sono altri temiche sono e saranno determinanti nei pros-simi mesi per la tenuta del nostro sistemaproduttivo. Il primo, già richiamato inalcuni interventi, è il tema del credito.Giovedì la Banca centrale europea hadeciso un ulteriore taglio di un quarto dipunto sul costo del denaro, cosa che hoportato tale costo allo 0,5 per cento. LaCGIA di Mestre ha valutato già un impattopositivo sui conti delle famiglie e delleimprese italiane per circa 3,6 miliardi.Quindi, un beneficio importante, ma chenon ci può far dimenticare come l’enormequantità di liquidità, che sino ad oggi èstata generata dalla BCE e resa disponibileagli istituto di credito europei, è spessofinita in depositi presso la stessa Banca oin investimenti in debiti sovrani. In marzo,dai dati de Il Sole 24 Ore, vediamo che lebanche italiane hanno speso quasi 10miliardi di euro in acquisto di titoli diStato, ma solamente 1,9 miliardi in finan-ziamenti all’economia. Il flusso del creditonell’ultimo miglio fra la banca e l’aziendaè il punto critico e non può essere sola-mente lasciata in carico a politiche dellaBCE la gestione di questa fase. L’abbatti-mento della diga, che non fa affluireliquidità all’economia reale, deve essereuna priorità anche per il Governo.

Altro punto sensibile è, come sempre,quello della pressione fiscale su famiglieed imprese. Senza voler ripetere tutte leconsiderazioni già fatte, è però evidenteche nel quadro di azioni che non condu-cano ad una rilassatezza generale dalpunto di vista fiscale, si deve però miraread una depressurizzazione specifica inalcuni comparti dal punto di vista fiscale.Vanno bene quindi le politiche di revisionedell’IMU e quelle tese ad evitare aumentidell’IVA, che comprimerebbe ancora i con-sumi e penalizzerebbero le fasce socialipiù deboli, ma per un effetto importantesul sistema macroeconomico, l’interventosul cuneo fiscale è e rimane quello piùefficace e questo dovrebbe essere un puntodi partenza.

In termini di riforme di medio e lungoperiodo, è anche indispensabile dare unanuova centralità al sistema della ricerca e

alla formazione, come giustamente il Pre-sidente Letta ha indicato. Questo senzadimenticare che qui non si tratta solo, purdoverosamente, di aumentare la spesa spe-cifica di settore, ma anche di riqualificarlamediante interventi di riordino. Non ri-chiamo solo l’esperienza non proprio fe-lice della riforma Profumo, poi abortita,per gli enti di ricerca, o la gravissima crisiin cui versa l’ENEA. Si tratta di unprogetto più ampio e ambizioso che miraa razionalizzare e ridisegnare i comparti ele linee di intervento del sistema ricerca,per un più proficuo supporto tecnico-scientifico al sistema delle aziende e peruna politica sempre più aggressiva di dif-fusione dell’innovazione nel circuito pro-duttivo, anche in considerazione del fattoche questo Paese dovrà prima o poi do-tarsi di una coerente politica industriale,che da troppo tempo manca nel suo tes-suto produttivo.

Una attenzione particolare – è già statorichiamato – va posta sul fronte energe-tico, altro grande fattore di svantaggio perl’industria nazionale. Non si può conti-nuare a competere globalmente con costidell’energia più elevati anche del 30 percento rispetto alle parallele situazioni eu-ropee. La strategia energetica nazionale èstata avviata dal precedente Governo: essava attuata, costantemente monitorata neisuoi aspetti applicativi e valutata nei suoirisultati. La situazione ad oggi presentasegnali positivi ma molti problemi per-mangono. Ne cito alcuni: il peso dellacomponente oneri generali, quindi nonfiscali, della bolletta elettrica; la necessitàdi una vera logica di mercato nella for-nitura dell’utenza di gas combustibili ecarburanti e, nel caso dei carburanti, an-che la pesantezza della componente fi-scale. Sono temi che ho espresso in titoli,ma che vanno comunque seguiti e moni-torati, perché sono centrali per lo sviluppodel sistema produttivo.

È bene quindi che il Governo abbiadeciso di provvedere al più presto ad unanota integrativa al Documento di econo-mia e finanza, nota che, nel rispetto degliobiettivi di finanza pubblica, metta in lucele azioni che il Governo ha in animo di

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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attuare per passare da una fase di con-solidamento della situazione economica aduna fase di nuova crescita per il Paese. Inquesto – vorrei sottolineare – un postoimportante, vorrei dire fondamentale, logiocherà comunque l’intensificazione delprocesso delle riforme strutturali, che peril nostro Paese è un passo irrinunciabile.

Concludendo, signora Presidente, si-gnor Viceministro, in questi giorni ab-biamo discusso molto dell’esperienza digrandi coalizioni in Europa, guardandospesso alla Germania; ebbene se una cosapossiamo apprendere subito dall’espe-rienza tedesca di una larga coalizione, èche quello è stato il periodo più fecondoin quel Paese per le riforme di sistema,quelle stesse riforme che permettono oggialla Germania di primeggiare in campoeconomico. Io credo e penso che noi tuttinon possiamo che augurarci che la stessacosa, tutto questo, possa succedere ancheda noi (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Aiello. Ne ha facoltà.

FERDINANDO AIELLO. Signor Presi-dente, cari colleghi deputati, vedete, nonho mai considerato un sacrificio rispar-miare al prossimo un mio intervento, main questa occasione se rinunziassi a par-lare sentirei di mancare ad un mio precisodovere, cioè a quello di denunciare quelloche è il grande assente del Documento dieconomia e finanza che oggi stiamo di-scutendo: il Mezzogiorno. Anche dal puntodi vista strettamente terminologico la pa-rola Mezzogiorno occorre una sola volta inquesto Documento.

Eppure è noto ai più che oggi l’Italianon riprenderà la via della crescita eco-nomica e sociale se il Mezzogiorno conti-nuerà a permanere nelle condizioni at-tuali, caratterizzate da una preoccupantefase di rallentamento economico e di di-sagio sociale riassumibili nell’ampliamentodel divario con il centro-nord, nella ri-presa dell’emigrazione e in una sostanzialestasi di investimenti ed occupazione.

È proprio il caso di dire che, se nonriparte il sud, a farne le spese è l’economia

dell’intero Paese. Infatti, le tendenze ne-gative sono pari quasi al doppio dellamedia nazionale, il che significa che, pergenerare crescita e sviluppo, bisogna in-vertire il ciclo negativo del Mezzogiorno.Gli ultimi dati forniti dal Censis avvalo-rano ancora di più questa analisi. Questidati descrivono una situazione dramma-tica per il sud d’Italia, caratterizzata da undivario sempre più ampio con il nord. NelMezzogiorno, infatti, il PIL si è ridotto del10 per cento in termini reali a fronte diuna flessione del 5,7 per cento registratadal centro-nord.

Il rapporto Censis sottolinea, inoltre,come tra il 2008 e il 2012 dei 505 milaposti di lavoro persi in Italia il 60 percento ha riguardato il Mezzogiorno, cioèpiù di 300 mila. Per quanto riguardal’istruzione e la formazione, nonostantenel Mezzogiorno la spesa pubblica sia piùalta di quella destinata al resto del Paese,il tasso di abbandono scolastico è del 21,2per cento al sud e del 16 per cento alcentro-nord. Infine, emerge dal rapportoche i giovani tra i 15 e i 29 anni che nonstudiano, non lavorano e non si formanosono molto più numerosi in tutte le regionimeridionali che nel resto dell’Italia.

La loro incidenza media nel Mezzo-giorno è infatti del 31,9 per cento, supe-rando la media nazionale, che si attesta al22,7 per cento. È una fase, inoltre, segnatadalle difficoltà delle istituzioni nel darerisposte a fondamentali diritti di cittadi-nanza e nel fornire servizi di base percittadini e imprese. In particolare, l’inde-bolimento delle istituzioni locali rischia dicompromettere anche l’azione di contrastodello Stato contro la criminalità organiz-zata, proprio mentre il protagonismo delleforze economiche e sociali sta aprendospazi importanti all’azione di tutela dellalegalità.

Legalità, sviluppo, funzionamento delleistituzioni, inclusione sociale sono i nodinon aggirabili della crisi meridionale.Tutto ciò non lo trovo nel DEF. Perquesto, l’agenda politica deve mettere ingrande evidenza la ripresa di un’azioneorganica e programmata in favore delterritorio del Meridione. I due settori da

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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cui ripartire per affrontare la crisi sonol’istruzione e l’occupazione. Il dato chepreoccupa maggiormente è quello dell’areadei più giovani del Paese.

Non è un caso che superi il 35 percento in Campania e in Sicilia, dove ladeindustrializzazione è più forte e dove, adifferenza della Puglia, non vi sono statiinvestimenti regionali su occupazione esviluppo. Dare attuazione al Piano euro-peo « Garanzia Giovani », i comitati perl’attuazione del Piano del lavoro percreare occupazione e collegamento del-l’utilizzo dei fondi strutturali al pro-gramma di azione nazionale su welfare,ambiente, energia e infrastrutture sonoreali occasioni per rispondere all’emer-genza sociale nel sud.

Il Mezzogiorno necessita di formazionedi quantità per competere ad armi paricon gli altri sistemi economici, ma, altempo stesso, ha bisogno di formazione diqualità con riferimento alla formazionetecnica necessaria per l’adeguamento dellecompetenze dei lavoratori.

Dall’altro, per l’alta formazione e laricerca condotte nei centri di eccellenzadel Meridione è necessaria l’innovazionedella base produttiva. Per rendere con-creta tale prospettiva, anche nel Mezzo-giorno occorre sostenere un importantesforzo finanziario, sia nel campo dellaricerca sia nel campo del sistema di istru-zione e formazione. Occorrerà puntare adun accrescimento diffuso delle competenzedi base, adiuvando la politica della do-manda nel sistema sociale e produttivo, ein particolare soddisfacendo la domandadi tecnici intermedi proveniente dalle im-prese.

Tali risorse potranno concorrere alladefinizione di un sistema di alternanza ingrado di migliorare l’integrazione trascuola, formazione e lavoro. Sarà neces-sario definire progetti finalizzati al rientronelle regioni di provenienza dei giovani adalta ed altissima qualificazione universita-ria e post-universitaria, contribuendo, intal modo, ad invertire i consistenti flussi diemigrazione che coinvolgono in modopreoccupante le migliori energie intellet-tuali del Mezzogiorno e favorendo anche

un ricambio della burocrazia nelle mac-chine delle istituzioni e degli enti locali.

L’altro grande tema da affrontare per ilrilancio del Mezzogiorno è la promozionedi una efficace politica della sicurezzacapace di supportare il protagonismo delleforze sociali che in questi mesi si varafforzando nelle regioni meridionali. Ènecessario che l’azione di prevenzione adopera delle forze dell’ordine sia accompa-gnata da azioni di miglioramento. Vedete,è poco il tempo per parlare di una que-stione così importante – concludo subito,Signor Presidente –, però io ho sul tavolo– noi commemoriamo giustamente tanticolleghi – un libro dell’onorevole FaustoGullo, un grande meridionalista. Ed èattuale, Ministro Fassina, un suo inter-vento del 1957 che è quasi simile a quelloche sto facendo qui. E nella sua comme-morazione usciva fuori che Fausto Gulloera un grande meridionalista. Più a lungopossibile, non vorrei un giorno esserecommemorato riportando all’origine lestesse parole che disse Gullo in tempi nonsospetti. Questa aula deve discutere unavolta per sempre – questo è il compito diquesto Governo che noi non appoggiamonon votando questo DEF – della questionemeridionale e del Mezzogiorno in terminireali e concreti, di quelle che sono leesigenze. Ormai è diventato uno statussymbol parlare delle questioni meridionali,del Mezzogiorno, che è sulla bocca di tuttii politici, ma poi alla fine, nel concreto,non c’è nessuna azione che va a mirare oa riprendere le questioni che ho appenaelencato nel mio breve intervento (Ap-plausi dei deputati del gruppo SinistraEcologia Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO. Grazie Presidente. Si-gnori Ministri, signori deputati, nonostantetutti i numeri, nonostante tutti i dati difatto, nonostante le urla e la disperazionedella popolazione, si persevera in unapolitica economica dettata da logiche chesono lontane anni luce dal perseguire ilbenessere di tutti i cittadini italiani. Le

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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politiche economiche sino ad oggi adottatedal Governo « del partito unico », l’unicovero attore politico dell’ultimo ventennioin questo Paese, sono capaci di percorreresolo due direzioni: o tagliare i servizi deicittadini o aumentare le tasse. Nient’altroche un suicidio assistito della nostra Italia.L’alternativa c’è: si possono aumentare iservizi ai cittadini « aggredendo » le ren-dite di posizione, eliminando le poltroneinutili, distribuendo i vantaggi offerti dauna economia di mercato in ostaggio dellacorruzione e dei fili che legano molti deipolitici di lungo corso, come voi, allebanche e alle poche aziende privilegiatedel sistema economico italiano. Per questonon vi sono rimaste altro che le parole,per nascondere il grosso vuoto delle vostreproposte. Parole adoperate come armi, perconfondere, per falsificare la realtà, perimbrogliare il cittadino, in sostanza. Pa-role che vogliono garantire un loop demo-cratico, affinché i cambi di governo, ivalzer dei nomi, le finte contrapposizionimantengano sempre gli stessi interessi alpotere. È per questo che chiamate riformele operazioni di tagli alla spesa per pen-sioni, sanità, scuola, ricerca, università eservizi pubblici, pretendendo poi qualitàed efficienza che mai potremmo avere inquesto modo. È come se volessimo inse-gnare a nuotare a un bambino facendoloallenare in uno stagno che abbiamo pre-ventivamente prosciugato: probabilmentenon diventerà né un campione olimpico neimparerà mai a nuotare. Sotto il nome,anch’esso apparentemente positivo e no-bilitante, di tirocinio noi leggiamo l’enne-simo attacco ai diritti e alla dignità dellavoro, mortificante per i giovani inquanto il tirocinio prevede una indennitàdi 300 euro mensili. Come fate a nonprovare vergogna nello scrivere questecose, voi che non riuscite neanche a di-mezzare le vostre indennità parlamentari(Applausi dei deputati del gruppo MoVi-mento 5 Stelle) ?

Ma la vera per la di saggezza, uno deitanti salti carpiati nel Documento di eco-nomia e finanza, la ritroviamo quando,nell’affrontare il tema della disoccupa-zione giovanile in Italia, si afferma: l’Italia

ha bisogno di investire nei suoi talenti eper questo la mobilità sociale e geograficadiventano le migliori alleate non solo al-l’interno del Paese, ma anche e soprattuttonel più ampio orizzonte del mercato dellavoro europeo e globale. Fermo restandoche la mobilità sociale è quanto di piùauspicabile possa esserci, ci pare di intra-vedere nell’espressione « mobilità geogra-fica » un invito, neanche troppo celato, adandare all’estero ed a cercare fuori del-l’Italia quell’occupazione che il nostroPaese non può più offrire.

Mentre si costruisce un castello di cartecon le parole, mentre si adoperano tutti glistrumenti della manipolazione per nascon-dere il corpo del reato, si procede alsistematico smantellamento del settoreistruzione, ricerca e cultura per coltivarel’ignoranza, condannando i cittadini alladisoccupazione affinché diventino facilepreda del clientelismo, della raccomanda-zione politica e del ricatto occupazionale,minando le libertà individuali e la costru-zione di un pensiero critico e consapevole,tanto indispensabile in una democraziamatura.

Nel 1990 l’Italia spendeva per la scuolail 10,3 per cento dell’intera spesa pubblicae dopo quasi un ventennio, nel 2008, sonostati sottratti alla scuola 80 miliardi dieuro. Ma non bastava. Era necessariosferrare il colpo di grazia e nell’ultimalegislatura si sono sottratti alla scuola 7,8miliardi, personale giovane e di lungocorso ed ore del tempo scuola agli studentiitaliani.

Il Ministro Carrozza ha dichiarato divolere prevedere un piano pluriennale diesaurimento delle graduatorie per elimi-nare la precarietà dalla scuola, ma nelDocumento di economia e finanza il pro-blema del precariato scolastico ed uni-versitario è affrontato molto superficial-mente, senza la volontà di pervenire aduna soluzione definitiva. Non si è maisottolineata a sufficienza con provvedi-menti concreti l’importanza che gli inve-stimenti nel settore istruzione, ricerca ecultura avrebbero non soltanto nel con-testo sociale, ma anche in quello econo-mico, soprattutto in un’ottica di medio e

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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lungo periodo, perseguendo la qualità edil raggiungimento degli standard europei.

Non basta dichiarare che non ci sa-ranno ulteriori tagli. La scarsa attenzioneche il DEF riserva alla formazione mirataad una valorizzazione del nostro ingentepatrimonio artistico-culturale è il sintomodi una visione strategica miope, ancorataancora a modelli economici che negli ul-timi decenni, se non ve ne siete accorti,sono entrati in una profonda crisi siste-mica, anche perché farciti di corruzione ecarrozzoni di enti inutili, se non per gliinteressi dei singoli referenti politici.

La cultura è il nostro patrimonio arti-stico-culturale, è un traino per uno svi-luppo sostenibile ed immateriale, che gra-zie ad un’alleanza strategica con le nuovetecnologie, con la rete – che voi tantoosteggiate – e con l’informatica, puòaprire opportunità di slancio economicomai esplorate.

Il 2,6 per cento della ricchezza nazio-nale è prodotta dal settore cultura, ilfatturato è di 103 miliardi di euro e sono150 mila gli occupati del comparto cultu-rale. Nel rapporto Federculture emergeche lo Stato ha ridotto in una decinad’anni gli investimenti per circa 700 mi-lioni di euro.

Nonostante il nostro Paese abbia ilmaggior numero di siti dichiarati patri-monio dell’umanità, è solo al ventottesimoposto per competitività nel turismo. Pro-grammare un serio piano di investimentipluriennali per i beni culturali e adeguatepolitiche fiscali è la priorità. Inoltre vannointrodotte nuove regolamentazioni sullelicenze d’autore, che diano maggiori op-portunità di lavoro e maggiori prodotti eservizi culturali, prendendo atto che lafruizione dei prodotti d’intrattenimento èormai cambiata nelle abitudini dei citta-dini.

L’ex Presidente del Consiglio Montinella premessa al DEF scrive: « forma-zione, ricerca e innovazione sono area didebolezza su cui concentrare gli sforzi ».Le solite parole vuote, che non trovanocorrispondenza nei fatti.

Nel DEF si citano i 70 milioni di eurodestinati ai progetti di ricerca di rilevante

interesse nazionale (bando PRIN) e quelliper i giovani ricercatori (bando FIRB).Peccato che al solito si omette ancora ilcorpo del reato: un taglio di oltre il 70 percento delle risorse rispetto a 6-7 anni fa.

Nel Documento di economia e finanzamancano contenuti volti a risolvere le realicriticità della scuola pubblica alla luce deipesanti tagli effettuati negli ultimivent’anni. Mentre accade tutto ciò, dal2000 al 2007 il finanziamento alle scuoleprivate è triplicato, arrivando a cifre paria 545 milioni circa, senza contare i fondistanziati dalle regioni e dagli enti localiper i buoni scuola.

Immediato deve essere il graduale spo-stamento delle risorse alla scuola pubblica,bloccando finanziamenti diretti e indirettialle scuole private. I nostri ragazzi sono inpericolo. Il numero di 1.076 scuole connotevoli difficoltà di bilancio lo riteniamofortemente sottostimato, considerando cheavete continuato ad infierire con ulterioritagli al Fondo MOF, fino al 2015.

Si osserva, inoltre, che nel breve ac-cenno che si fa alle misure adottate per lariqualificazione e l’efficientamento energe-tico degli edifici scolastici pubblici, nullariguarda la messa in sicurezza delle in-frastrutture a rischio sismico ed idrogeo-logico né l’adeguamento dei locali allenorme di sicurezza. Ma gli studenti sonoin pericolo anche a causa di un fondointegrativo per il diritto allo studio chenon viene stabilizzato, che resta insuffi-ciente, che ha meccanismi restrittivi didefinizione degli idonei.

Il Presidente Letta nel suo discorso perla fiducia ha ripetuto la parola « giovani »per ben 14 volte. Alla luce dei fatti è statosolo un mero esercizio di retorica (Ap-plausi dei deputati del gruppo MoVimento5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscrittia parlare e pertanto dichiaro chiusa ladiscussione...

LUIGI GALLO. Mi scusi, Presidente,non ho concluso...

PRESIDENTE. Mi scusi, aveva finito iltempo, però. La prego di concludere.

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LUIGI GALLO. Concludo, signor Presi-dente. Con decreto ministeriale del 3 ot-tobre 2012 è stato varato un programmadi edilizia scolastica che riguarda 989edifici per un costo stimato complessivo di111 milioni e 800 mila euro. Bene, sidirebbe, se non fosse un programmaostaggio delle politiche di « rapina » al sude alle isole – che in questi anni sono stateforaggiate dalla Lega – che hanno ricevutocon questo decreto, isole e sud, appena il3 per cento delle risorse. Si esprime fortedisappunto sulle modalità di assegnazionedei fondi ai vari istituti, improntate sullapremialità nei confronti degli enti localipiù efficienti e tempestivi, in luogo dell’ef-fettiva gravità delle condizioni delle strut-ture. I cittadini non possono pagare perl’incapacità o l’inettitudine degli ammini-stratori locali. Questa storia deve finire !Bisogna inserire il principio di responsa-bilità economica di chi amministra. Lecolpe dei politici non devono cadere piùsulle spalle dei cittadini. Vogliamo unacrescita qualitativa per i cittadini e per gliequilibri sociali ed ambientali, per la fe-licità della comunità, per la cultura diquesto Paese. Dobbiamo decidere che di-rezione debba prendere il Paese: se vo-gliamo, in un’economia globale, competerespietatamente al ribasso sul tema dei di-ritti del lavoro, della deflazione salariale,dell’attacco all’ecosistema e ai beni co-muni, come state facendo da anni con glievidenti risultati, o competere investendoin innovazione, ricerca, formazione e cul-tura, come vuole il MoVimento 5 Stellecon la sua risoluzione di minoranza chedomani vi invito a votare (Applausi deideputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Mi scuso, ma avevo in-terpretato l’applauso come una conclu-sione.

Non vi sono altri iscritti a parlare epertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Risoluzioni – Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Avverto che sono statepresentate le risoluzioni Migliore ed altri

n. 6-00004, Lombardi ed altri n. 6-00005,Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchion. 6-00006, che sono in distribuzione (Vedil’allegato A – Doc. LVII, n. 1).

(Repliche dei relatori e del Governo– Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Il relatore di mino-ranza, deputato Sebastiano Barbanti, hacomunicato alla Presidenza che non in-tende intervenire in sede di replica.

Ha facoltà di replicare il relatore per lamaggioranza, onorevole Giampaolo Galli.

GIAMPAOLO GALLI, Relatore per lamaggioranza. Signor Presidente, molto bre-vemente ringrazio il Ministro Saccomanniper la sua presenza in Aula e il Vicemi-nistro Fassina. Non c’è modo di faregiustizia a questo dibattito molto ricco chec’è stato su un documento che peraltronon poteva e comunque non contiene queiprogetti per la crescita, per gli investi-menti, per l’occupazione che questa Aularitiene necessari assieme e che noi rite-niamo necessari assieme alle politiche didisciplina e di rigore del bilancio pubblico.

Credo che – non possiamo che riba-dirlo – il Parlamento debba impegnare ilGoverno a presentare al Consiglio europeoe alla Commissione europea il programmadi stabilità e il programma nazionale diriforme, ma nell’ottica di assumere tutte leiniziative necessarie per far sì che vi siauna positiva conclusione della proceduradi disavanzo eccessivo. In secondo luogo,noi riteniamo necessario e opportuno in-vitare il Governo a riconsiderare in tempibrevi l’intero quadro, soprattutto perquello che riguarda le riforme per lacrescita, nel rispetto degli impegni europeie, per quanto riguarda i saldi di bilancio,individuando interventi prioritari e lineeprogrammatiche lungo le linee già indicatedal Presidente del Consiglio dei ministrinelle sue comunicazioni alla Camera esottoponendo tempestivamente tali nuoviindirizzi all’approvazione del Parlamentoe, quindi, nuovamente alle istituzioni eu-ropee, al Consiglio europeo e alla Com-missione europea.

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PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare ilrelatore per la maggioranza, deputatoMaurizio Bernardo.

MAURIZIO BERNARDO, Relatore perla maggioranza. Signor Presidente, vorreiringraziare anche il sottosegretario Ba-retta, che è stato altrettanto presente. Cisiamo messi d’accordo con l’onorevoleGalli che lui avrebbe speso le parole per ilMinistro e il Viceministro e io nei riguardidel sottosegretario Baretta, che conosco datanti anni. Questa è la parte anche infunzione della rappresentatività delle for-mazioni a cui apparteniamo. Mi sonopermesso di fare questa battuta per dire,con riferimento a ciò che ha affermatol’onorevole Galli, rispetto anche alle con-siderazioni, che abbiamo ascoltato questasera, dei diversi colleghi che si sono suc-ceduti, su argomenti certamente impor-tanti e che riguardano il rilancio del Paese,che siamo convinti tutti. Come sappiamo,c’era una scadenza, per quanto non fossedi tipo ordinatorio, da parte dell’Europanel provvedere ad approvare il Documentodi economia e finanza, a mantenerlo inbuona sostanza rispetto al Governo pre-cedente; siamo in attesa di arrivare ascoprire, anche se gli elementi ci portanoa pensare in positivo, che si arrivi allachiusura dell’infrazione che riguarda ilnostro Paese e ciò, qualora accadesse,sarebbe un merito che, io credo, va rico-nosciuto ai Governi precedenti. Pertanto,secondo me, dagli spunti offerti, e con-cludo, da quello anche dichiarato dal Pre-sidente Letta e dalla maggioranza chesostiene questo Governo, sono convintoche, attraverso gli spunti e gli stimoli chesono venuti qui oggi, avremo modo diconfrontarci e di dare risposte opportunee necessarie su argomenti davvero delicati.È per questo che andiamo in questa di-rezione, con l’impegno, da parte di ognunodi noi e di ogni formazione a cui appar-teniamo, di entrare nel merito del pro-gramma nazionale di riforme che vada inquesta direzione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare ilMinistro Saccomanni.

Poiché, a norma dell’articolo 118-bis,comma 2, del Regolamento, si vota perprima la risoluzione accettata dal Go-verno, invito il rappresentante del Governoa dichiarare anche quale risoluzione in-tenda accettare. Ricordo che, in caso diapprovazione della risoluzione accettatadal Governo, risulteranno precluse le altrerisoluzioni presentate.

FABRIZIO SACCOMANNI, Ministrodell’economia e delle finanze. Signor Pre-sidente, mi scuso, prima di tutto, peressermi allontanato per parte del dibattito,perché, all’inizio del dibattito su questoDocumento di economia e finanza, misono recato al Senato. Comunque, hopartecipato a gran parte del dibattito ini-ziale e sono al corrente delle proposte chesono state formulate, delle osservazioni.Devo dire che si è trattato di un dibattitoestremamente ricco e stimolante e tutte leosservazioni e i suggerimenti che sonostati formulati saranno attentamente va-gliati dal Governo e da me personalmente.Io credo che c’è sicuramente nelle finalitàforse un consenso maggiore di quello chepuò apparire dal dibattito; naturalmente cipossono essere differenze riguardo aitempi e ai modi dell’azione, che sononecessari per affrontare i gravi problemiche l’economia italiana e la società italianadevono affrontare.

Parlando di tempi e di modi, direi che,come è stato affermato chiaramente dairelatori di maggioranza, Bernardo e Galli,ci troviamo in sostanza a chiedere alParlamento di approvare una procedura indue tempi. Il primo tempo è quello del-l’uscita dell’Italia dalla procedura di disa-vanzo eccessivo. Il secondo tempo è lapredisposizione di una nota di aggiorna-mento del Documento di economia e fi-nanza che recepisca le linee programma-tiche indicate dal Presidente del Consiglionel discorso su cui ha ottenuto la fiduciadel Parlamento. Naturalmente, in queldiscorso sono indicate esigenze che richie-dono azioni immediate per fronteggiaresituazioni di emergenza, che non ho bi-sogno di ricordare qui, ma anche azioni dimedio e lungo periodo che, naturalmente,

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implicano un’azione di riforma di carat-tere strutturale e che speriamo di avere iltempo di portare avanti. Quindi, da questopunto di vista, il DEF non è un documentoprivo di senso o di significato. La suaapprovazione oggi fa fare un passo im-portante per la chiusura della proceduradi disavanzo effettivo perché potrà esserepresentato all’Unione europea, alla Com-missione, con il testo della risoluzione chespero che il Parlamento approvi e, quindi,ciò ci consente di affrontare con maggiorefiducia la seconda fase dell’azione di Go-verno di cui daremo conto al Parlamentocon la nota di aggiornamento.

Detto tutto ciò brevemente, posso direche il Governo accetta la risoluzione Spe-ranza n. 6-00006.

PRESIDENTE. Interrompiamo a questopunto l’esame del Documento di economiae finanza che riprenderà nella seduta didomani, martedì 7 maggio, a partire dalleore 17 per lo svolgimento delle dichiara-zioni di voto e della votazione sulla riso-luzione accettata dal Governo.

Sui lavori della Camera.

PRESIDENTE. Comunico che nel-l’odierna riunione della Conferenza deipresidenti di gruppo, si è unanimementeconvenuto che il disegno di legge n. 676 –Conversione in legge del decreto-legge 8aprile 2013, n. 35, recante disposizioniurgenti per il pagamento dei debiti scadutidella pubblica amministrazione, per il rie-quilibrio finanziario degli enti territoriali,nonché in materia di versamento di tributidegli enti locali (da inviare al Senato –scadenza: 7 giugno 2013) sarà assegnato, insede referente, alla Commissione bilanciooltre che alle Commissioni competenti perl’espressione del parere ed al Comitato perla legislazione, che si costituiranno nellagiornata di domani. Conseguentementeviene meno la competenza della Commis-sione speciale.

L’esame in Aula del citato disegno dilegge avrà luogo a partire da martedì 14maggio, anziché da lunedì 13 maggio comeoriginariamente previsto.

Le Commissioni competenti in sedeconsultiva dovranno esprimersi entro gio-vedì 9 maggio, alle ore 14. La Commis-sione bilancio dovrà concluderne l’esameentro lunedì 13 maggio.

Su un lutto del deputato Marco Miccoli.

PRESIDENTE. Comunico che il collegaMarco Miccoli è stato colpito da un gravelutto: la perdita della madre.

Al collega la Presidenza della Cameraha già fatto pervenire le espressioni dellapiù sentita partecipazione al suo dolore,che desidera ora rinnovare anche a nomedell’Assemblea.

Sull’ordine dei lavori (19,20).

FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo diparlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCA BUSINAROLO. GentilePresidente, gentili colleghi deputati, voglioricordare che il giorno 30 aprile 2008,nella città di Verona, venne brutalmenteucciso Nicola Tommasoli, dalla cui mortesono ormai passati cinque anni. NicolaTommasoli viveva a Santa Maria di Ne-grar, un paese vicino a Verona, faceva ilgrafico e aveva solo 29 anni. Venne ucciso,picchiato a morte in un vicoletto, vicino aPorta Leoni, nel centro storico di Verona,a meno di un chilometro in linea d’ariadall’Arena. Venne ucciso, per mano dicinque giovanissimi ai quali era stata ri-fiutata una sigaretta dalla stessa vittima.Oggi una lapide commemorativa di freddomarmo è l’unico segno di quanto è suc-cesso. Il comune ha fatto ripulire l’areadai fiori, dai messaggi e degli oggetti chetanti cittadini avevano lasciato come segnodi partecipazione.

In un clima di tensione sociale che citurba notevolmente, chiediamo con forzache venga ricordato Nicola e tutti coloroche sono vittime quotidiane di una vio-lenza mai giustificabile, vittime del con-

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cetto che il più forte ha il diritto di ferirtio addirittura di ucciderti. Siamo vicini allefamiglie in qualsiasi di questi tristi anni-versari. Sosteniamo le forze dell’ordineche vigilano affinché questi episodi non siverifichino più. Al fine di continuare atenere alta la guardia e a dare dellerisposte immediate ad episodi come questi,è necessario cambiare in meglio la nostrasocietà con il contributo e lo sforzo ditutte le parti politiche qui rappresentate. Èmorto un ragazzo giovanissimo e norma-lissimo direi anche, un giovane come tantialtri, un lavoratore e tutti i parlamentaridel MoVimento 5 Stelle vogliono ricordareNicola. Non dobbiamo dimenticare, marichiamare alla memoria che solo unPaese civile, sicuro ed onesto potrà garan-tire un futuro dignitoso agli italiani (Ap-plausi).

PRESIDENTE. Ci associamo ovvia-mente come Presidenza a questo ricordo.

DONATELLA AGOSTINELLI. Chiedodi parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA AGOSTINELLI. SignorPresidente, colleghi deputati, il 9 maggioricorreranno 2 anniversari. Ricordiamo,infatti, il 9 maggio del 1978 per l’omicidiodi Aldo Moro e per l’omicidio di GiuseppeImpastato, meglio conosciuto con il nomedi Peppino. L’assassinio dell’allora presi-dente della Democrazia Cristiana, da unlato, e l’assassinio di un giovane giornalistae militante di Democrazia Proletaria. Bri-gate Rosse da una parte, mafia dall’altra.Il corpo del primo fu trovato a Romachiuso nel retro di un’auto, il secondo aCinisi, Palermo, a brandelli, dilaniato daun’esplosione nei pressi dei binari dellalocale ferrovia. Vorrei in particolare oggiricordare quest’ultima storia spesso pas-sata in secondo piano, consumatasi senzail clamore dei fotografi se non addiritturaoffuscata da dicerie e congetture artata-mente costruite, se è vero com’è vero chesecondo la gente era morto pure quelterrorista comunista che la stava piaz-

zando la bomba e che gli inquirenti alloradecisero che quell’Impastato si era suici-dato in un attentato. Peppino invece fuucciso dalla mafia, quella mafia a cui eralegata anche la sua stessa famiglia e cheegli aveva combattuto con forti denuncedal tono sarcastico attraverso le frequenzedi Radio Aut, emittente da lui stessofondata nel 1976 e dalla quale condannavacon coraggio gli affari sporchi delle coschedi Cinisi agli ordini del boss GaetanoBadalamenti ridicolizzando i personaggiespressione della commistione politico-mafiosa del suo paese. Solo nel 2002Badalamenti viene condannato all’erga-stolo per essere stato mandante dell’omi-cidio.

Il nostro pensiero va anche alla corag-giosa madre Felicia e, con lei, a tutte lemadri che dedicano la propria vita adifendere strenuamente il ricordo di unfiglio. Noi del MoVimento 5 Stelle chenella figura di Peppino e nel suo coraggiotroviamo esempio ne terremo vivo il ri-cordo, non solo perché siamo i rappre-sentanti di una comunità, ma in primoluogo perché siamo persone. Come lui nonci abitueremo all’omertà, agli intrecci po-litico-mafiosi e, soprattutto, a certa ma-fiosità nei comportamenti. Dobbiamo ri-bellarci prima di abituarci alle loro facce,prima di non accorgerci più di nienteperché la mafia uccide, ma anche il si-lenzio, diceva Peppino. E vogliamo ricor-darlo con le sue stesse parole sulla bel-lezza intesa in senso sostanziale, come undiverso modo per vedere le cose e percapire la realtà: « Se si insegnasse labellezza alla gente, la si fornirebbe diun’arma contro la rassegnazione, la paurae l’omertà ». Grazie Peppino (Applausi).

PRESIDENTE. L’applauso dei colleghipresenti credo sia sufficientemente indica-tivo della condivisione del ricordo che èstato fatto dalla deputata Agostinelli.

CLAUDIA MANNINO. Chiedo di par-lare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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CLAUDIA MANNINO. Signor Presi-dente, colleghi deputati, signori Ministri, ilMoVimento 5 Stelle oggi vuole dare unultimo saluto ad una donna che ieri ci halasciato: Agnese Piraino Leto in Borsellino(Applausi). Una donna che nella sua vitaha sempre lottato a fianco del marito e,dopo la sua morte, nella ricerca dellaverità. Ci chiediamo oggi, a distanza diquasi ventuno anni, come sia possibile cheanche questa ulteriore strage di Stato restisenza colpevoli, al di fuori di meri esecu-tori materiali.

La vita e la morte di Agnese Borsellino,la sua ricerca per la verità sono unoschiaffo in faccia ai tanti sepolcri imbian-cati che continuano a frequentare le Auleparlamentari e a condizionare la vita po-litica di questo Paese. Luciano Violante,Nicola Mancino, Luigi De Sena, protago-nisti di amnesie ventennali: mentre inpubblico si manifestano come eroi dell’an-timafia, oggi sono pronti a commemorarla,mentre, invece, i magistrati di Caltanis-setta, che stanno faticosamente rico-struendo una verità difficile, ne sottoli-neano la mancanza di nitidezza, le con-traddizioni e, nel caso di Luigi De Sena,già vicepresidente della Commissione an-timafia, del tradimento delle aspettativedei giudici in termini di chiarezza sullevicende legate alla strage di via d’Amelio.

Ma oggi ricordiamo Agnese Borsellino,che ha fatto della sobrietà la linea guidadella sua vita. Quindi, vorremmo conclu-dere il nostro saluto con le parole diAgnese, che ricordano Paolo, e ci augu-riamo che siano quotidianamente da mo-nito sia per lo Stato sia per tutti noi.Agnese diceva: « Io e i miei figli siamorimasti quello che eravamo. E io sonoorgogliosa che tutti e tre abbiano percorsole loro strade senza trarre alcun beneficiodal nome pesante del padre. Di questosiamo grati a Paolo. Ci ha lasciato unagrande lezione civile. Diceva che chiedereun favore vuol dire diventare debitore dichi te lo concede. Era così rigoroso eattento al senso del dovere che, alla finedella giornata, si chiedeva: ho meritatooggi lo stipendio dello Stato ? » (Applausi)

WALTER RIZZETTO. Chiedo di par-lare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Signor Presi-dente, gentili colleghi, pochi intimi, se devodire la verità, la nuova formazione diGoverno non ha ancora mosso i primipassi e siamo già qui a dover riprendere esottolineare alcune dichiarazioni di intentifatte a mezzo radio, per poi essere ripor-tate dalla stampa, dal nuovo Ministro dellosviluppo economico, Zanonato Flavio.

Il Ministro ha infatti dichiarato, inmaniera a nostro avviso inappropriata, aduna trasmissione radiofonica che: « L’ener-gia nucleare è una forma di energia, se sipuò gestire non è sbagliata di per sé ».Ricordiamo al Ministro del Governo chedurante i referendum abrogativi del 12 e13 giugno 2011, circa 25 milioni e 600 milaitaliani hanno votato « sì » all’abrogazionedelle nuove norme (Applausi dei deputatidei gruppi MoVimento 5 Stelle e SinistraEcologia Libertà) che consentono la pro-duzione nel territorio nazionale di energiaelettrica nucleare. Chiediamo, quindi, agran forza di rispettare la volontà popo-lare e di non fare dichiarazioni che, anchese in parte, riportino il tema sotto iriflettori. Il capitolo « energia nucleare » èinfatti chiuso, almeno in questo Paese.

All’avvio dei lavori del Ministero di suapertinenza ci aspettavamo un incipit deltutto differente e vogliamo altresì ricor-dare a lei, Presidente, al Ministro Zano-nato e ai gentili colleghi, quanto sia de-vastante l’utilizzo delle energie nucleari intermini di gestione dei costi...

PRESIDENTE. Deputato Rizzetto, miscusi. L’argomento da lei trattato è mate-ria tipicamente di un’iniziativa di sinda-cato ispettivo. Prima che altri colleghi, chegià vedo che mi guardano, me lo faccianonotare, io sono costretta a dirle che questanon è una materia da trattare sull’ordinedei lavori. Quindi, la prego di chiuderel’intervento e di non ripetere...

WALTER RIZZETTO. La ringrazio,procederemo a questo punto con un’inter-pellanza.

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Chiudo il mio intervento ricordandoche oggi è il trentasettesimo anniversariodel terremoto in Friuli.

Con i suoi 4.827 chilometri è statoterritorialmente il più vasto terremoto chesia mai avvenuto entro i confini delloStato italiano, con 989 morti, 3.500 feriti,100 mila senza tetto. Per noi friulani èmolto importante ricordarlo. Onore,quindi, al popolo friulano e anche a tuttii popoli che hanno subito terremoti a tuttigli effetti e che, asciugata ogni lacrima erimboccate le maniche, hanno voluto ri-sorgere a tutti i costi (Applausi dei deputatidei gruppi MoVimento 5 Stelle e SinistraEcologia Libertà).

PRESIDENTE. Prima di dare la parolaalla prossima deputata che ne ha fattorichiesta, vorrei ricordare che l’argomentodegli interventi sull’ordine dei lavori èstato oggetto di una riflessione in sede diConferenza dei presidenti di gruppo. Si èconvenuto, con tutti i presidenti di gruppopresenti e consapevoli, che per mantenerequesto diritto dei deputati e delle depu-tate, è bene che le questioni trattate sianoeffettivamente questioni da ordine dei la-vori. Abbiamo escluso, come sanno bene icolleghi presidenti di gruppo, misure re-strittive nel tempo e nelle modalità pur-ché, appunto, le materie trattate sianotipicamente quelle dell’ordine dei lavori.

GIULIA DI VITA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA DI VITA. Signor Presidente, misarebbe piaciuto parlare a tutti i colleghideputati, ma evidentemente non è statopossibile. Abbiamo assistito con angosciain questi ultimi giorni ad avvenimentitragici, quali il femminicidio di tre giovanidonne in sole ventiquattr’ore: un bollettinodi guerra. Vogliamo innanzitutto stringerciattorno alle famiglie di Ilaria Leone,Chiara Divita, Alessandra Iacullo, MichelaFioretti, e di tutte le donne vittime diviolenza che oggi sono in pericolo di vita.È a loro che va la nostra preoccupazione.Abbiamo appreso positivamente, nella

scorsa seduta, la volontà da parte delleforze politiche di questo Parlamento el’invito della Presidenza nella stessa dire-zione, di procedere con urgenza alla ra-tifica della Convenzione di Istanbul per ilcontrasto alla violenza sulle donne, maquesto non è che il primo passo. Il nostroPaese ha per troppo tempo sottovalutato ilfenomeno, nonostante le sollecitazionigiunte perfino da parte dell’ONU, ed oggine paghiamo le amare conseguenze.

La Convenzione di Istanbul prevedeimportanti misure di prevenzione, tutela econtrasto, da attuare al più presto. Nonvorremmo ritrovarci di qui a poco davantiad uno dei soliti fenomeni a cui gli italianisi sono abituati, ovvero ottenere adeguatenormative, a volte all’avanguardia, cherimangono poi sulla carta. Non vorremmo,infatti, andare incontro allo stesso destino,ad esempio, della Convenzione ONU suidiritti delle persone con disabilità, ratifi-cata dall’Italia nel 2009, ma attuata adoggi parzialmente e con risultati di moltoal di sotto delle aspettative.

Pertanto, auspichiamo che l’unione diintenti manifestata in quest’Aula possaperdurare fino all’adeguata attuazione deipropositi europei e al loro stesso supera-mento. Ciò si potrà ottenere soltantoascoltando e coinvolgendo la società civilee le organizzazioni impegnate in primalinea a tutela delle donne e che fino adoggi hanno colmato le lacune di uno Statotroppo assente. Infine, ci preme sottoli-neare che il fenomeno della violenza sulledonne non è una questione prettamentefemminile: sono anche gli uomini, di que-sto Parlamento in primis, chiamati a far-sene carico in nome di tutti gli uomini diquesto Paese, degni compagni di vita, pa-dri, fratelli, figli, amici, puntualmentemortificati da quegli stessi atti di violenzae a cui va la nostra piena solidarietà.Riteniamo, infatti, che solo dalla ricostru-zione del rapporto uomo-donna possa ri-nascere quel senso di comunità che potràessere, se noi lo vorremo, più efficace diqualunque legge (Applausi).

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Atti Parlamentari — 62 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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ETTORE ROSATO. Signor Presidente,oltre a rimarcare l’esigenza che tutti noiabbiamo, anche perché ho sentito degliinterventi pregevoli da parte dei colleghidel gruppo MoVimento 5 Stelle, che hannoavuto anche il nostro applauso, di nor-mare questa parte della seduta – credo diaverlo detto in ogni occasione in cui siamointervenuti e quindi mi appello alla deci-sione della Presidenza della Camera perfare un approfondimento su come vo-gliamo gestire quest’ora, affinché non di-venti un’ora di dialogo libero –, intervengoper un richiamo ai sensi del Regolamento,adesso che abbiamo un Governo nuovo,rispetto a delle interrogazioni che ho pre-sentato, naturalmente, in altri momenti.

Abbiamo un Governo a pieno titolo, nelpieno dei suoi poteri; e intervengo perchiedere che vi sia una risposta urgente sutemi che sono di particolare interesse inrelazione a centinaia e migliaia di giovaniche hanno vinto concorsi pubblici, in par-ticolare nelle forze di polizia. Ricordo ilconcorso a 1886 posti di carabiniere,quello a 490 posti di maresciallo, maanche quelli dei vigili del fuoco, dellaGuardia di finanza, dei poliziotti, dei VFP,cioè i militari volontari in ferma prefis-sata, che attendono di sapere se comince-ranno a prendere servizio. In questi mesidi vacanza, dopo una lunga, lunghissimafase di silenzio del Governo Monti, dopo itagli del Governo precedente, adessoaspettano che da parte di questo Governovi sia una risposta certa. La preghereiquindi di chiedere al Governo di darerisposta ai numerosi documenti di sinda-cato ispettivo, che non solo, io ma tantialtri colleghi, abbiamo presentato sull’ar-gomento (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente,innanzi tutto il mio pensiero commosso va,nel giorno dei funerali di Agnese Borsel-lino, a questa figura di donna, che neglianni successivi all’assassinio di suo marito

è sempre stata presente, però senza cla-more, nel dibattito italiano sulle stragi esui fatti di mafia. E contemporaneamente,oltre che a lei, il mio pensiero va a tuttele vittime a vario titolo, in questi decenni,della violenza della mafia, a tutti coloroche ancora, insieme a noi, non hannoconosciuto una verità definitiva sui man-danti e sugli assassini di quei terribiliepisodi, su quelle terribili pagine dellanostra storia. E siccome ho sentito dalleparole di una collega che ha parlato primacitando anche esponenti del mio partito,che sarebbero tra coloro che invece nonavrebbero ricercato la verità, ho volutoribadire in Aula, con assoluta certezza,che questa verità noi la vogliamo tuttatutti fino in fondo, senza veli.

Il secondo punto che volevo citare esollevare nell’ordine dei lavori, come già inaltri anni, è il seguente: il 29 aprile di tuttigli anni a Milano si commemora un bar-baro omicidio, quello di Sergio Ramelli,che era un esponente del Fronte dellagioventù, organizzazione giovanile del Mo-vimento sociale italiano, ucciso a colpi dichiave inglese da un nucleo della sinistraextraparlamentare milanese nel 1975; unomicidio barbaro che non può non essereda tutti noi insieme condannato senzanessun tipo di sconto.

E pur tuttavia devo rimarcare che dadiversi anni tale cerimonia di commemo-razione nella città di Milano si svolge conuna parata militare, sostanzialmente, dimolti gruppi ed esponenti dell’estremadestra italiana: una parata come se fos-simo negli anni venti in Italia o negli annitrenta in Germania, addobbata con ban-diere, con croci celtiche, centinaia e cen-tinaia di saluti romani.

Quest’anno, in particolare, ha parteci-pato a tale cerimonia un consigliere pro-vinciale di Milano, Massimo Turci, giàcapogruppo del Popolo della libertà nelconsiglio provinciale di Milano, apparte-nente adesso al gruppo dei Fratelli d’Italia,presidente della Commissione antimafiadel consiglio provinciale di Milano. È luiche ha guidato l’organizzazione di questamarcia, che ha scandito il ritmo di questamarcia paramilitare e, secondo me, para-

Atti Parlamentari — 63 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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fascista. Le cronache riportano che abbiadetto (così affermano i giornali): « Came-rati, noi abbiamo la capacità di resistereperché dal 1946 ad oggi siamo qui e siamomolti, ci siamo sempre: anche se cercanodi fermarci con le botte, con le pistole, conle chiavi inglesi, con la stampa, con lalegge, noi siamo qui ». Il tutto scandito danumerosissimi saluti romani da lui guidati,e da molte bandiere che recano i simbolicari all’iconografia fascista del passato edel presente, che non è diversa, comequalcuno in Aula aveva detto.

Chiedo al Governo di sapere se questotipo di manifestazioni, se questo tipo diespressioni, se questo tipo di iconografiarispetti la XII Disposizione transitoria efinale della nostra Costituzione, che vietala ricostituzione del partito fascista. Iopenso che la calpesti (Applausi dei deputatidei gruppi Partito Democratico, MoVimento5 Stelle e Scelta Civica per l’Italia).

PRESIDENTE. Naturalmente, ancheper questo tema così importante è possi-bile interpellare il Governo attraverso attidi sindacato ispettivo.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presi-dente, volevo semplicemente fare un ri-chiamo al Regolamento e lei lo ha anti-cipato saggiamente con le cose che hadetto.

Tuttavia, visto che ho la parola, vorreiricordare che non è un reato avere un’opi-nione diversa da quella che ha ottenuto lamaggioranza in un referendum e che di-chiarare che l’energia nucleare è energia,è una cosa di una banalità sconcertante e,se questa energia potesse essere impiegatain condizioni di sicurezza, sarebbe unabuona cosa poterla impiegare. Non mipare che questo contraddica il risultato delreferendum.

Vorrei ricordare che esistono diversitipi di energia nucleare e che si parla diuna terza e di una quarta generazione direattori nucleari. Vorrei ricordare che ungrande scienziato italiano, il professorRubbia, sta lavorando ai reattori al torio,che da tutti gli esperti del settore sonoconsiderati sicurissimi e producono ener-

gia nucleare. Vorrei invitare a non demo-nizzare in modo improprio scelte com-plesse e difficili, le quali andrebbero af-frontate con la necessaria preparazione eil necessario rispetto.

PRESIDENTE. Mi permetto di dire alcollega Buttiglione che, avendo fatto unrichiamo al Regolamento, rischia di aprirelui un dibattito di merito, e non è questala sede per aprire un dibattito di merito(Applausi dei deputati dei gruppi MoVi-mento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà)su una questione che è stata toccata e cheio ho provveduto a ricordare al collega –mi pare Rizzetto – che poteva essereoggetto di un atto di sindacato ispettivo.

Quindi, chiederei ai colleghi che ave-vano chiesto di parlare – se questo era iltema – di evitarlo perché concordo chenon è questa la sede per una discussionesulla materia specifica.

ANGELO TOFALO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO TOFALO. Signor Presidente,vorrei che fosse messo a verbale che èinaccettabile la richiesta del collega Ro-sato, perché è un limite alla democrazia,quindi se ha impegni, se ha cene, partitedi calcetto, o di tennis, può anche andarevia (Commenti dei deputati del gruppoPartito Democratico). Qui c’è un dibattitoaperto. Questa è l’Aula, è la democrazia...

PRESIDENTE. Deputato Tofalo, per fa-vore. Non c’è bisogno di fare un dialogo.Lei parli con la Presidenza.

ANGELO TOFALO. Signor Presidente,allora si rivolga al suo collega Rosato perriferire quanto ho detto e, soprattutto,quando gli altri colleghi parlano, chiunquesia, è inutile che vada in giro e stia altelefono: è quello che più disturba in Aula.Quindi, lo richiamo io ad un comporta-mento consono.

PRESIDENTE. Deputato Tofalo,l’espressione delle opinioni in quest’Aula è

Atti Parlamentari — 64 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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garantita, per lei, come per il collegaRosato, che adesso ha chiesto la parola,immagino per fatto personale. Ne ha fa-coltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente,lo faccio con un po’ di amarezza perché iocerco di svolgere il mio lavoro nel rispettodegli altri gruppi, in particolare dei colle-ghi del MoVimento 5 Stelle. Credo che chista in quest’Aula abbia la cognizionechiara che il rispetto del Regolamento nonaiuta solo me. Io non ho cene, non hopranzi, sono qui volentieri, vi ascolto an-che nei vostri interventi, come ascolto tuttii colleghi, apprezzo alcune cose, altre nonle apprezzo, ma credo che il rispetto delleregole non stia nel vantaggio di una odell’altra parte, ma stia nel vantaggio ditutti.

Il normare e il rispettare quello che cisiamo sempre dati come regolamento ri-spetto all’utilizzo dell’ultima fase dellaseduta e l’utilizzarla in maniera conscia eutile è, secondo me, un punto di evidenteequilibrio che sta anche nei rapporti tramaggioranza e opposizione.

Come ho dimostrato anch’io, la fasefinale della seduta può essere utile perrichiamare atti di sindacato ispettivo a cuiil Governo non dà risposta – e credo chequesto Governo sarà come gli altri, chenon brillerà per le risposte che arrive-ranno – può essere utile (come è statofatto dal nostro gruppo e dal vostrogruppo) per commemorare momenti efatti che risultano importanti, ma non puòesser utilizzato per il nostro Regolamento

– non per la volontà di Rosato – per fareil libero dibattito. Io ho richiamato laPresidenza al fatto che si affermi questoprincipio.

Dopo di che, se lei vuole trasferire sulpiano personale contro di me questa di-scussione, io non partecipo al suo gioco.Ritengo invece che sia utile che noi fac-ciamo rispettare le regole perché, dalleregole, deriva una migliore qualità dellavoro di tutti quanti noi (Applausi deideputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È evidente che tutto ildibattito che si è svolto questa sera eranell’ambito del Regolamento, con tutte lesottolineature che sono state qui ricordate.

Ordine del giornodella seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l’ordine delgiorno della seduta di domani.

Martedì 7 maggio 2013, alle 17:

Seguito della discussione del Docu-mento di economia e finanza 2013 (doc.LVII, n. 1).

La seduta termina alle 19,50.

IL CONSIGLIERE CAPODEL SERVIZIO RESOCONTI

ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE

DOTT. VALENTINO FRANCONI

Licenziato per la stampa alle 21,35.

Atti Parlamentari — 65 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 6 MAGGIO 2013 — N. 12

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