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COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA MORTE DI ALDO MORO RESOCONTO STENOGRAFICO 59. SEDUTA DI MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2015 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI INDICE PAG. Comunicazioni del presidente: Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 3 Sulla pubblicità dei lavori: Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 4 Variazione nella composizione della Com- missione: Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 4 PAG. Audizione di Pietro Calogero: Fioroni Giuseppe, presidente . 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 11, 12, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22 Bolognesi Paolo (PD) .................................. 18, 19 Caliendo Giacomo (FI-PdL XVII) ............. 19, 20 Calogero Pietro ............. 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 21, 22 Carra Marco (PD) ....................................... 21 Fornaro Federico (PD) ......................... 5, 16, 17 Gotor Miguel (PD) ....................................... 7 Lucidi Stefano (M5S) .................................. 19 Atti Parlamentari 1 Camera Deputati – Senato Repubblica XVII LEGISLATURA DISCUSSIONI COMM. ALDO MORO SEDUTA DELL’11 NOVEMBRE 2015

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COMMISSIONE PARLAMENTAREDI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA

MORTE DI ALDO MORO

RESOCONTO STENOGRAFICO

59.

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2015PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

I N D I C E

PAG.

Comunicazioni del presidente:

Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 3

Sulla pubblicità dei lavori:

Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 4

Variazione nella composizione della Com-missione:

Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 4

PAG.

Audizione di Pietro Calogero:

Fioroni Giuseppe, presidente . 4, 5, 6, 7, 8, 9, 1011, 12, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22

Bolognesi Paolo (PD) .................................. 18, 19

Caliendo Giacomo (FI-PdL XVII) ............. 19, 20

Calogero Pietro ............. 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 1213, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 21, 22

Carra Marco (PD) ....................................... 21

Fornaro Federico (PD) ......................... 5, 16, 17

Gotor Miguel (PD) ....................................... 7

Lucidi Stefano (M5S) .................................. 19

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PAGINA BIANCA

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTEGIUSEPPE FIORONI

La seduta comincia alle 14.10.

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Comunico che, nel corsodella riunione odierna, l’Ufficio di presi-denza, integrato dai rappresentanti deigruppi, ha convenuto:

di affidare al dottor Donadio, con lacollaborazione del luogotenente Boschieri,e alla dottoressa Picardi l’incarico di ese-guire alcuni accertamenti concernenti lecircostanze esposte nella nota pervenutadal senatore Gotor il 4 novembre;

di autorizzare il dottor Siddi a svol-gere, con l’assistenza del sostituto com-missario Sensi e del maresciallo Mezzetti,una missione in provincia di Cuneo delladurata di un giorno e una in Germaniadella durata massima di quattro giorni;

di incaricare la dottoressa Giamma-ria e il colonnello Pinnelli di svolgerealcuni approfondimenti istruttori di inte-resse per l’inchiesta;

di affidare alla dottoressa Picardil’incarico di assumere, con l’assistenza delgenerale Scriccia, del colonnello Occhipintie del maresciallo Pinna, sommarie infor-mazioni testimoniali da otto persone in-formate sui fatti;

di affidare al dottor Donadio l’escus-sione di una persona informata sui fatti.

Propongo ora di proseguire i lavori inseduta segreta.

(La Commissione consente. I lavori pro-seguono in seduta segreta, indi riprendonoin seduta pubblica).

PRESIDENTE. Comunico di aver auto-rizzato, su conforme avviso dell’Ufficio dipresidenza, integrato dai rappresentantidei gruppi – ai sensi dell’articolo 3,comma 2, della deliberazione sul regime didivulgazione degli atti e dei documentidella Commissione – l’estrazione di copiadi un documento libero da parte di unsoggetto esterno.

Ricordo che il termine per far perve-nire alla segreteria della Commissionequesiti scritti da sottoporre al dottor Duc-cio Berio scade venerdì 13 novembre.

Comunico, infine, che:

con note pervenute, rispettivamente,il 6 e il 9 novembre, la segreteria dellaprima Commissione e il segretario gene-rale del Consiglio superiore della magi-stratura hanno trasmesso la delibera diautorizzazione della collaborazione deldottor Guido Salvini; quest’ultimo ha pre-stato in data odierna il prescritto giura-mento, assumendo quindi formalmentel’incarico di collaboratore della Commis-sione, che sarà svolto secondo gli indirizzigià comunicati all’Ufficio di presidenza;

il generale Scriccia ha depositato il 3novembre copia della lettera con cui ladirettrice dell’Associated Press Italia, Ni-cole Winfield, mette a disposizione dellaCommissione l’archivio fotografico onlinedell’agenzia;

il colonnello Pinnelli ha depositato il4 novembre la documentazione riservatapervenuta dal Comando generale del-l’Arma dei carabinieri, concernente le in-formazioni richieste con riferimento allaSezione anticrimine di Milano dalla suaistituzione al 1982;

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il dottor Donadio ha depositato, il 5novembre, documentazione relativa al-l’esecuzione di un incarico a lui affidato eil verbale riservato delle sommarie infor-mazioni testimoniali rese da una personaescussa;

dal comandante del RIS di Roma,colonnello Luigi Ripani, il 3 novembre èpervenuta una nota di libera consultazioneconcernente l’incarico di analisi del ma-teriale fotografico recentemente acquisitodalla Commissione;

il 5 novembre è pervenuto, da partedel dottor Gianremo Armeni, il testo dellarelazione illustrata nel corso della suaaudizione del 4 novembre;

con nota di libera consultazione per-venuta il 10 novembre, il segretario gene-rale del Consiglio superiore della magi-stratura ha trasmesso la relazione inviatail 29 giugno 1978 dal dottor Infelisi inordine al servizio prestato da un uditoregiudiziario assegnato al suo ufficio duranteil sequestro Moro;

il 10 novembre il dottor VladimiroSatta ha trasmesso, su mia richiesta, unappunto di libera consultazione concer-nente la normativa penale premiale e leBrigate Rosse; un ulteriore appunto diapprofondimento della materia, anch’essodi libera consultazione, è pervenuto, sem-pre su mia richiesta, l’11 novembre;

il 10 novembre sono pervenute duenote di libera consultazione inviate, rispet-tivamente, da Pino Casamassima e dall’exispettore di polizia Enrico Rossi.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non visono obiezioni, la pubblicità dei lavori saràassicurata anche mediante l’attivazionedell’impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Variazione nella composizionedella Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che la Presi-dente della Camera dei deputati ha chia-

mato a far parte della Commissione, il 10novembre 2015, il deputato Oreste Pasto-relli, in sostituzione del deputato WalterRizzetto, dimissionario. Nel ringraziare,anche a nome degli altri componenti dellaCommissione, il collega dimissionario, ri-volgo al deputato Pastorelli un saluto dibenvenuto e l’augurio di buon lavoro.

Audizione di Pietro Calogero.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recal’audizione del dottor Pietro Calogero, cheringraziamo per la disponibilità, anche inconsiderazione della velocità con cui l’ab-biamo chiamato dopo l’audizione del dot-tor Berio della scorsa seduta.

Il dottor Calogero, infatti, alla fine deglianni Settanta, quando era sostituto pro-curatore presso il tribunale di Padova, sioccupò della cosiddetta inchiesta « 7aprile », riguardante esponenti di Autono-mia Operaia, e in quel contesto svolseanche indagini sul centro di lingueHypérion, avvalendosi in particolare dellacollaborazione del dottor Luigi De Sena,allora funzionario di polizia presso lasquadra mobile della questura di Roma.Ricordo che De Sena fu poi vicecapo dellaPolizia, successivamente prefetto di ReggioCalabria e, quindi, senatore della Repub-blica, e che è deceduto il 31 agosto scorso.

In un volume pubblicato nel 2010 in-titolato Terrore rosso, c’è un’intervista aldottor Calogero a cura di Silvia Giralucci.Nelle sue risposte il dottor Calogero af-ferma che sospettava che Hypérion – noigli riproponiamo questo tema perché an-che noi abbiamo lievi sospetti – « potesseessere un punto di riferimento anche peruomini delle BR e di Autonomia » e di-chiara che « era chiaro che Hypérion erala struttura superprotetta di un servizio diinformazione di carattere internazionale,con compiti di supervisione e di controllosu gruppi che praticavano la lotta ar-mata ». Ricorda poi che « nel complesso,non siamo riusciti a raccogliere prove sullavera attività di Hypérion, anche se appare

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ragionevole pensare che, attraverso l’os-servatorio che le sedi dell’Hypérion garan-tivano in tre delle principali capitali eu-ropee, l’intelligence statunitense si fosseposta nella condizione di esercitare uncontrollo non formale su personaggi eitinerari del terrorismo di sinistra in Italiae, in relazione a esso, di adeguare lapolitica di contenimento dell’avanzata, nelnostro territorio, del più forte partitocomunista dell’Occidente ».

Ho richiamato questo per ricordare chenell’audizione scorsa più volte ci siamosoffermati su due aspetti fondamentali. Ilprimo è che, quando nascono le BrigateRosse, con la prima riunione, erano giàinformati i Servizi e che ci fu un tentativodi fare una prima infiltrazione utilizzandoDuccio Berio, il quale espletava il serviziomilitare nell’Esercito.

In secondo luogo, ci siamo soffermaticon una serie di membri della Commis-sione chiedendo la relazione tra il padre diBerio, trentatreesimo livello massone –così è stato riferito dal figlio – e i serviziisraeliani e una serie di altri aspetti. Ildottor Calogero parla di intelligence sta-tunitense, ma comunque si tratta di intel-ligence di quel tipo.

Chiedo, quindi, al dottor Calogero disoffermarsi in dettaglio su tali questioni,distinguendo, da un lato, gli elementi diconoscenza acquisiti nel corso delle inda-gini e, dall’altro, le ipotesi non accertate,che magari potrebbe essere utile per noiconoscere, nonché di illustrare quali ra-gioni l’hanno indotto a ritenere « chiaro »che la scuola di lingue fosse una strutturadi un servizio di informazione, « verosi-milmente » la CIA (pagina 150 del volumecitato), nonostante non sia stato possibileraccogliere le prove in tal senso.

Aggiungo, inoltre, all’interno dellastessa tematica, alcune questioni concer-nenti aspetti specifici a mio avviso diinteresse per noi.

Nell’intervista citata lei afferma: « Leintercettazioni telefoniche mi permisero diindividuare una terza sede di Hypérion aBruxelles. Una missione di De Sena con icolleghi francesi in Belgio, dove ebbero lacollaborazione degli uomini dei servizi

segreti, portò a individuare l’esistenza diuna quarta scuola di lingue Hypérion, aLondra. Mandai De Sena, insieme al com-missario Ansoino Andreassi della DIGOSdella Questura di Roma » – magari ildottor Siddi, quando lo ascolterà, potràfare qualche approfondimento anche in talsenso – « a indagare nella capitale britan-nica. Le notizie in loro possesso eranoperò scarse, non sapevano neppure l’indi-rizzo di questa sede londinese diHypérion. Chiesero aiuto ai colleghi diScotland Yard, a cui comunicarono acqui-sizioni e ipotesi investigative. Erano pas-sati appena due giorni dal loro arrivo aLondra quando, verso sera, De Sena michiamò molto agitato dall’albergo; rien-trando aveva trovato la stanza completa-mente a soqquadro. Non era stato aspor-tato nulla. Non c’erano dubbi sul fatto chesi fosse trattato di un avvertimento del-l’ufficio di polizia londinese, che eviden-temente non intendeva collaborare. Dissi aDe Sena che il rischio era troppo alto eabbandonammo il troncone londinese del-l’indagine ».

Noi vorremmo capire qualcosa in più.

FEDERICO FORNARO. In che annoavveniva questo ?

PRESIDENTE. Non me lo ricordo. Saràstato nel 1979.

PIETRO CALOGERO. No, era l’autunnodel 1978. Le indagini internazionali deldottor De Sena iniziano dall’autunno del1978 e arrivano fino alla vigilia, fino apoche settimane prima del 7 aprile.

PRESIDENTE. Questa vicenda quandocapita ?

PIETRO CALOGERO. Questa vicendalondinese dovrebbe essere capitata sul fi-nire della missione.

PRESIDENTE. Cioè verso la fine diaprile ?

PIETRO CALOGERO. No, prima del 7aprile. Dovremmo essere tra febbraio emarzo del 1979.

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PRESIDENTE. Quindi, avevo dettobene.

PIETRO CALOGERO. No, inizia nel-l’autunno del 1978 e arriva...

PRESIDENTE. Inizia nell’autunno 1978e arriva a febbraio o marzo del 1979,perché poi ad aprile si conclude. Bene.

Sempre nella stessa intervista lei af-ferma, riferendosi a un articolo di PaoloGraldi pubblicato il 24 aprile 1979 sulCorriere della Sera, che « una fuga dinotizie, probabilmente orchestrata dai ser-vizi segreti italiani, portò alla fine dell’in-dagine su Hypérion ». Anche De Sena, inuna dichiarazione resa al giudice istruttoredi Venezia Carlo Mastelloni il 26 febbraio1983, disse che l’indagine svolta in Fran-cia, in contatto con il commissario Bar-reire della Direzione centrale di informa-zioni generali della polizia nazionale fran-cese « si bloccò a causa di una fuga dinotizie proveniente dalla stampa italiana »,precisando di essersi recato in Francia perl’indagine « da settembre-ottobre 1978 finoad aprile e anche dopo la fuga di notizie ».Perché la comparsa di Graldi indusse lapolizia francese a interrompere la colla-borazione ?

Lo stesso De Sena, in un rapporto del3 gennaio 1980 indirizzato al consigliereistruttore di Roma Gallucci e al sostitutoprocuratore Calogero, scrisse: « Si comu-nica che la polizia francese, successiva-mente alla fuga di notizie apparse nel-l’aprile dello scorso anno sulla stampaitaliana, ha aperto un’inchiesta ammini-strativa a carico dei gestori della scuola dilingue Hypérion » – di cui Duccio Berio ciha dato conoscenza – « nonché sull’attivitàda essi svolta. Con la ripresa della colla-borazione con gli organi della polizia fran-cese è stato possibile apprendere il tenoredelle dichiarazioni emesse, in sede di in-terrogatorio, dai personaggi inquisiti ».

Dalle parole di De Sena, quindi, emergeche dopo un primo blocco ci fu unaripresa dei rapporti con la polizia fran-cese. Che cosa produsse questo ? Oppurefu solo uno scambio amministrativo sem-plicemente per capire le dichiarazioni cheavevano fatto ?

Ancora, nella stessa intervista nel vo-lume Terrore rosso, lei ricorda che « dalleintercettazioni telefoniche sulle utenze diHypérion emerse che la scuola di lingueaveva anche un’altra sede, in una villa allaperiferia di Rouen », su cui noi ci siamo alungo deliziati nella scorsa audizione. DeSena e gli agenti francesi della Direzionecentrale delle informazioni generali « ten-tarono di intercettare anche quell’utenza,si trovarono di fronte a una cortina diferro. I telefoni non erano intercettabili eun triplice anello concentrico di sensorimolto sofisticati rendeva impossibile l’av-vicinamento alla villa per effettuare inter-cettazioni ambientali ». Ovviamente, Duc-cio Berio di tutto questo non ha memoria.Può specificare meglio che cos’erano que-ste difese della villa e se avete mai avutonotizia o cognizione di chi le avessemesse ?

Abbiamo rintracciato una dichiara-zione di Giampaolo Fortunato, il quale, inuna dichiarazione resa di fronte al giudiceistruttore Mastelloni il 10 marzo 1983,spiega che Pino Ferrari, collegato algruppo Hypérion, viveva in un castello inNormandia. Il castello era Le Val Vandrin,a Bonneville-Aptot, che si trova a 40chilometri da Rouen. Vorremmo sapere seil castello e la villa erano la stessa cosaoppure se erano due cose diverse.

Io non ho altro da aggiungere. Laringrazio. Dopo il suo intervento daremomodo ai colleghi di porle altre domande.

PIETRO CALOGERO. Grazie a lei, pre-sidente. Grazie a tutti voi. Spero di fornireun contributo che possa essere di qualcheutilità per la Commissione.

Premetto che io non ho conservatol’informativa in cui il dottor De Senasintetizzava gli esiti delle indagini fattepresso l’Hypérion di Parigi, poi a Bruxellese poi a Londra. Perché ? Perché, quandoho trasmesso per competenza a Roma laparte più corposa del processo « 7 aprile »,riguardante i principali personaggi del-l’Autonomia, del processo faceva parteanche l’informativa del dottor De Sena cheho ritenuto, per correttezza, di non trat-tenere presso di me perché era, o poteva

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essere, la base per ulteriori approfondi-menti istruttori. Essa comunque può es-sere richiesta alla questura di Roma, allasquadra mobile. Presso la questura diRoma si trovano altre carte che credosiano utili. Oltre all’informativa De Sena iochiederei – mi permetto di suggerirlo allaCommissione – l’acquisizione anche delrapporto che il direttore dell’UCIGOS, dot-tor Gaspare De Francisci, fece al pubblicoministero di Padova il 20 ottobre 1980, incui si parla ancora di aspetti collegati alfenomeno Hypérion, della diffusione dellarivista Nuova Polizia e dei sospetti neiconfronti di alcuni distributori di questarivista in termini di appartenenza alleBrigate Rosse. Questo era scritto nel rap-porto De Francisci. La Commissione lopuò trovare acquisendolo direttamentepiuttosto che andando a cercare negliarchivi dei tribunali e degli uffici giudi-ziari.

Un’altra cosa che chiederei è il rap-porto della squadra mobile della questuradi Roma, datato 3 gennaio 1980, che ildottor De Sena ha inviato al giudice Gal-lucci. Infine, credo che possa essere utileche la Commissione prenda cognizionedella sentenza-ordinanza del giudiceistruttore di Venezia dottor Carlo Mastel-loni nel procedimento penale n. 204/1983contro Abu Ayad e altri, in cui si parla dialcune fonti che hanno fornito informa-zioni sull’Hypérion, per esempio Luigi Pe-rini. A me non pare di aver mai sentitoPerini, ma sicuramente va sentito.

PRESIDENTE. Noi l’abbiamo trovato. Èquello che ha preso il posto della tipogra-fia Triaca dove erano state fatte alcunecose...

PIETRO CALOGERO. Comunque, è si-curamente il dottor Mastelloni che haapprofondito; è lui, se non ricordo male,che avrebbe trovato, presumo tramite ladeposizione di Perini, che nei 55 giorni delsequestro dell’onorevole Moro alcuni espo-nenti e professori della scuola Hypérionavevano preso alloggio o comunque ave-vano la disponibilità di alloggi in viaNicotera e in viale Angelico. Queste cose le

potete trovare, secondo me, nella senten-za-ordinanza del giudice istruttore Mastel-loni. Chiaramente la Commissione potràanche audire direttamente Mastelloni.

PRESIDENTE. Senza convocare unanuova riunione dell’Ufficio di presidenza,propongo di dare seguito a tutti i sugge-rimenti formulati dal dottor Calogero.

(La Commissione concorda).

MIGUEL GOTOR. Forse varrebbe lapena anche di fare l’audizione del dottorMastelloni.

PRESIDENTE. L’abbiamo già chiesta.Vi rammento che è capo di un ufficiogiudiziario e che, quindi, ha dei tempicomplessi.

PIETRO CALOGERO. Non avendo po-tuto rileggere l’informativa De Sena, miavvalgo di ricordi e appunti che possonofarmi incorrere in inesattezze su partico-lari di dettaglio, ma non sui contenuti. Suicontenuti la memoria è viva e ho lacertezza di riferire cose vere anche se leindagini in Francia non le ho fatte io, male ha svolte il dottor De Sena, alloradirigente della squadra mobile di Roma,che è mancato da poco. Avevo conosciutoil dottor De Sena a Treviso, dove avevamocominciato la carriera insieme, consta-tando che oltre a lavorare bene, anzibenissimo, era una persona di assolutafiducia e di grande intelligenza: proprioquella di cui avevo bisogno per fare leindagini sull’Hypérion. Credo che il que-store di Roma si sia rivolto al Ministrodell’interno, onorevole Virginio Rognoni,affinché autorizzasse il dirigente della mo-bile a fare indagini per il sostituto pro-curatore di Padova e perché lo accredi-tasse presso il Ministro dell’interno fran-cese e i Renseignements généraux, ossial’ufficio delle informazioni generali di Pa-rigi. Ricordo bene che mentre ero per unperiodo di vacanza a Pace del Mela, il miopaese, a casa dei miei genitori ricevettiverso la fine di luglio o i primissimi diagosto del 1978 una telefonata dell’onore-

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vole Virginio Rognoni, che non avevoprima di allora conosciuto personalmente,il quale mi assicurò che gli accreditamentinecessari li avrebbe fatti lui e che potevocontare sulla collaborazione del dottor DeSena, il quale sarebbe stato di fatto di-staccato per il tempo necessario al com-pimento delle indagini a Parigi.

A Parigi De Sena trovò la collabora-zione dei funzionari dei Renseignementsgénéraux, che provvidero a intercettarealcune utenze della scuola di lingueHypérion. Noi sapevamo che quest’attivitàdi intercettazione non avrebbe potutoavere valore probatorio in un eventualeprocesso in Italia, ma costituiva un’attivitàpreparatoria nel senso che avrebbe potutofornirci elementi concreti da porre a basedi una rogatoria internazionale che ciriservavamo di fare. Si trattava quindi diindagini di natura informativa che prelu-devano, in caso di esito positivo, a unaformalizzazione piena, con l’attivazionedegli strumenti probatori previsti dal no-stro codice.

Dalle intercettazioni non emerse alcuncollegamento fra la scuola Hypérion ealcuni personaggi che noi sospettavamopotessero avere contatti con essa, peresempio Simioni e Berio. Nulla di nullaemerse inoltre su eventuali contatti conpersone indagate nell’area del terrorismorosso e dell’Autonomia organizzata.

Peraltro, dalle stesse intercettazionidopo alcune settimane venne fuori unacosa sorprendente: alcune utenze del-l’Hypérion parigino comunicavano conun’utenza – una e una sola – che eraall’incirca in Normandia. Così dissero ifunzionari francesi. De Sena e i funzionarifrancesi si recarono in quella regione,svolsero ricerche e riuscirono a indivi-duare l’edificio, una villa, in cui era in-stallata l’utenza.

Prima ancora, però, i funzionari fran-cesi avevano tentato di attivare l’intercet-tazione sull’utenza scoperta, ma essa erastata resa impossibile da ostacoli di naturatecnica. Fu allora che, insospettiti, deci-sero di andare sul posto con il dottor DeSena.

Tentarono, per prima cosa, un avvici-namento alla villa, situata nelle vicinanzedi Rouen, ma si resero conto che essa eraprotetta, anzi superprotetta da un triplice– credo che sia questa l’espressione che èstata usata da De Sena – anello concen-trico di sensori molto sofisticati.

PRESIDENTE. Anello concentrico chesignifica ? Che come ci si avvicinava.... ?

PIETRO CALOGERO. Sì, scattava uncongegno che segnalava l’avvicinamento. Afare l’ ipotesi che quella fosse la sede di unservizio straniero sono stati gli stessi fran-cesi, i quali hanno aggiunto anche che chiusava quei sistemi erano gli americani. Daqui il sospetto di collegamento fra la sedeparigina dell’Hypérion e l’attività di infor-mazione di una struttura che si muovevasotto l’influenza della CIA. I francesi fu-rono i primi a formulare questa ipotesi,solo loro, aggiungendo anche che, se erastata messa questa cosa, loro nulla sape-vano di questa struttura e che era costumedegli americani realizzare strutture ana-loghe anche nelle principali capitali euro-pee.

In effetti, continuando le intercettazionisulle utenze dell’Hypérion di Parigi, vennefuori un collegamento con un’Hypérionche era in Belgio. Devo rammentare che,quando si convinsero di trovarsi di frontea una struttura della CIA, i francesi ri-tennero loro dovere di informare imme-diatamente il loro Ministro dell’interno,prima di proseguire nelle indagini. Mi paredi ricordare che il ministro si chiamasseDefferre, ma non ne sono sicuro.

Avuta l’autorizzazione ministeriale, essicontinuarono le intercettazioni sulleutenze dell’Hypérion parigino e saltò fuorila struttura sita in Belgio. A Bruxelles DeSena e i colleghi francesi scoprirono, conla collaborazione dei funzionari belgi, chela struttura portava il vecchio nome del-l’Hypérion, che era Agorà. Non trovarononiente di particolare e nulla dissero sulsospetto che potesse trattarsi di una strut-tura di appoggio per altro.

Poi venne fuori, sempre dalle intercet-tazioni sui telefoni dell’Hypérion di Parigi,

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che c’era una sede dell’Hypérion a Londra.Poiché la questione si presentava delicatae complessa, De Sena mi chiese di poterassociare a lui il dottor Ansoino Andreassi,che era all’epoca dirigente dell’Ufficio po-litico di Roma. Recatisi a Londra, essifurono affidati a un sergente o a unbrigadiere – uno di basso profilo peraltromolto disponibile – di un ufficio specialedi Scotland Yard, cui correttamente co-municarono quali erano state le risultanzeacquisite in Francia sull’Hypérion e chie-sero il supporto necessario a individuarel’indirizzo dell’Hypérion londinese, chenon si era riusciti a identificare attraversole intercettazioni.

Al secondo giorno De Sena rientra inalbergo verso sera. Secondo me, era dopol’ora di cena. È una cosa che non dimen-ticherò mai: De Sena era molto agitato e,direi, spaventato. Tutti ci possiamo spa-ventare. Non credo di far torto o di gettareombra sulla sua memoria, perché era unfunzionario veramente straordinario. Midisse: « Queste sono le cose ». Lui stesso mitelefonò chiedendo che cosa fare. Abbiamoconvenuto che fosse, o che potesse essere– era la stessa cosa, ma dicemmo così permisure di cautela – un avvertimento, cioèla volontà di non collaborare, perché nullaera stato asportato. La stanza era a soq-quadro in modo indescrivibile, ma nullaera stato asportato. Gli dissi di tornareimmediatamente « perché c’è un limite atutto » E non si poteva correre un rischiodi tale gravità. Così fu abbandonato iltroncone londinese delle indagini sul-l’Hypérion.

PRESIDENTE. Il motivo per cui aveteritenuto che fossero stati gli inquirentiinglesi è semplicemente perché erano gliunici che sapevano quello che stavatefacendo ?

PIETRO CALOGERO. Sì. Io mi sonolimitato a riferire...

PRESIDENTE... la sequenza dei fatti.

PIETRO CALOGERO. Gli inquirenti in-glesi avevano ricevuto dal dottor De Sena

e dai colleghi francesi informazioni suquello che era emerso con la scopertadella sede di Rouen. Poiché si era pros-simi al 7 aprile, chiesi a De Sena dipreparare immediatamente un’informa-tiva, perché la dovevo inserire nel fasci-colo, che avrei dovuto trasmettere al giu-dice istruttore, o ad altra autorità giudi-ziaria competente.

Verso la metà di aprile – scusatemi sesono un po’ approssimativo sui dettagli didata; ripeto, i contenuti sono questi – tuttigli incarti, che erano notevolissimi...C’erano casse e casse di documenti perchéil processo « 7 aprile » non nasce da pen-titi, che allora non esistevano, e neancheda testimonianze. Nasce dallo studio didocumenti. Spero di poter dire e ripeterequesto. Evidentemente non ci sarebbestato il « 7 aprile » se io non avessi sco-perto nelle carte di Negri degli elementitali da far ritenere che lui fosse capo diun’organizzazione, che prima sembravafatta di mille sigle, ma era una e unasoltanto in campo nazionale, Autonomiaorganizzata, la quale si collegava anche,attraverso lo studio dei documenti, con leBrigate Rosse e da qui al Partito armato.Il nodo dell’inchiesta era proprio questo,ossia l’alleanza e la cooperatività all’in-terno dello stesso disegno e della stessastrategia insurrezionale tra Brigate Rossee Autonomia.

Quindi, c’era una montagna di docu-menti. Vi assicuro che saranno state de-cine di casse. Tutte preparate e ordinate,partono per Roma intorno alla metà diaprile. Il 24 aprile uscì l’articolo pubbli-cato sul Corriere della Sera a firma diPaolo Graldi dal titolo « Secondo i servizisegreti era a Parigi il quartier generaledelle Brigate Rosse ».

Nella prima o seconda riga il giornali-sta dichiarava di riferire notizie appreseda una fonte del SISDE. Quando io holetto questo, ho dato la mia interpreta-zione. La fonte del SISDE – io ho ritenutoaltamente verosimile che lo fosse – dovevaessere una fonte elevata, elevatissima,della sfera direttiva, perché queste cosenon credo che le facesse un sottordinato.Mi pare che Mastelloni approfondì questo

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punto. Io mi limito a dire le cose che sonopassate dalle mie mani. Sull’accaduto misono fatto questa idea: quella fuga dinotizie era intervenuta perché qualcunoaveva letto l’informativa di De Sena.

PRESIDENTE. Qual è la motivazione ?

PIETRO CALOGERO. Gliela dico su-bito. La motivazione la diedero i francesi.Qualcuno aveva letto e divulgato l’infor-mativa di De Sena con il chiaro scopo diimpedire la prosecuzione delle indagini,che avevano avuto un certo rilievo, almenosul fronte del collegamento con i Servizi,con l’indagine parigina. Faccio presenteche io non ho mai conosciuto i funzionarifrancesi. Me ne parlava De Sena e midiceva anche dei nomi. Diceva anche checollaboravano perché si erano resi contoche noi lavoravamo bene e avevano fiducianella nostra capacità di tenere i segreti.Quando si verificò la pubblicazione del-l’articolo, il direttore del servizio francesechiese di parlare con De Sena e gli co-municò: « Confermo la stima al dottorCalogero, ma noi non possiamo più con-tinuare le indagini perché non siamo abi-tuati a lavorare in una situazione di fattieclatanti, di spettacolo, perché questonuoce anche al nostro prestigio e non dàpiù valore, attendibilità e credibilità ainostri accertamenti ». Questa è stata lacircostanza cui mi sono implicitamenteriferito nella mia intervista pubblicata inTerrore Rosso.

C’è, però, una cosa che io non ho volutodire nell’intervista per evitare che fosseconosciuta dal pubblico prima che da unorgano istituzionale.

PRESIDENTE. Chiede di passare inseduta segreta ?

PIETRO CALOGERO. No, non credo,perché a distanza di tempo, presidente, lodirei anche. Infatti, dissi a colleghi, che losanno, perché l’ho sempre riferito, che, seun giorno fossi stato chiamato da unacommissione parlamentare, in quel mo-mento sarebbe scattato il mio dovere didire tutto quello che so, ma in un libro

destinato alla lettura delle persone no. Ifrancesi, oltre a dire che la fuga di notizieli avrebbe fatti lavorare in una situazioneper loro inaccettabile, a cui non eranoabituati, confidarono a De Sena, che me loriferì, che c’era un altro fatto forse piùimportante del primo, cioè della pubbli-cazione dell’articolo, che aveva reso ne-cessaria questa...

PRESIDENTE. ...sospensione.

PIETRO CALOGERO. No, non sospen-sione, proprio rottura di collaborazione.

De Sena mi disse infatti che alcunigiorni prima, forse in contestualità con lapubblicazione dell’articolo, il dirigente delservizio francese gli aveva confidato che ildirettore del nostro SISDE, generale GiulioGrassini, gli aveva richiesto, non ricordo setelefonicamente o con altro mezzo, infor-mazioni in merito a un’utenza telefonicache era esattamente la stessa della villa diRouen.

Quindi, il dirigente riceve una richiestadel generale Grassini, che allora era di-rettore del SISDE, di avere informazioni inmerito a un’utenza telefonica. Controlla evede che è la stessa utenza della villa diRouen, che, come ho detto, lo stessoservizio francese non conosceva primadelle intercettazioni effettuate sulle utenzedella scuola parigina.

Il direttore o il responsabile rappresen-tante del servizio – non so se fosse proprioil direttore; credo di sì, ma non sonosicuro – osservò che questo fatto ponevain luce, ad avviso suo e dei suoi colleghi,una mancanza di intesa e di fiducia reci-proca fra poteri dello Stato italiano, chesconsigliava l’ulteriore collaborazione conl’uno o l’altro di essi.

Questo è un fatto che dico oggi. Èl’assoluta verità. Non l’ho voluto dire nellibro perché per il pubblico era sufficientefornire quell’indicazione. Questa è stataforse la ragione di fondo per la quale ifrancesi ci chiedevano: « Come mai il vo-stro servizio sapeva ? Voi siete qui da mesi,abbiamo scoperto insieme quell’utenza.Allora che rapporti avete ? »

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PRESIDENTE. Avranno comunque ipo-tizzato che le due richieste di collabora-zione non avessero gli stessi obiettivi. Lopenso io. Se fosse stata solo una sovrap-posizione ...

PIETRO CALOGERO. No, si trattavadella mancanza di intesa e di collabora-zione fra due istituzioni del nostro Stato.

Questi due episodi, ossia la pubblica-zione dell’articolo e la richiesta informaledel direttore del SISDE di avere quel tipodi informazione, erano quelli che avevanodeterminato la rottura del rapporto dicollaborazione con i francesi. Ed eranoentrambi riferibili al più alto livello diret-tivo del SISDE, perché anche la fuga dinotizie non può sicuramente che far pen-sare a un’imbeccata dall’alto. Alla luce diquesti fatti e dopo esserci consultati, DeSena ed io abbiamo ipotizzato che lastruttura superprotetta del servizio di in-formazione operante a Rouen, e copertasotto l’insegna rassicurante della scuola dilingue Hypérion, gravitasse nell’orbitadella CIA. Come già detto, erano stati glistessi francesi a fare questa ipotesi, avutoriguardo all’osservatorio che le sedi diHypérion garantivano in tre delle princi-pali capitali europee per...

PRESIDENTE. ...monitorare il terrori-smo.

PIETRO CALOGERO. Monitorare ilterrorismo e, all’occorrenza, porre in attogli interventi che la politica di sicurezzamondiale perseguita dagli Stati Uniti po-teva suggerire e consigliare per il conte-nimento dell’avanzata del comunismoin uno dei paesi chiave dello scacchiereatlantico.

Questo, presidente, è tutto ciò cheposso dire alla Commissione su questavicenda. È tutto ciò che ricordo, conriserva di alcuni possibili errori di detta-glio, soprattutto di data.

PRESIDENTE. Lei non ha mai trovatorapporti con i servizi israeliani ?

PIETRO CALOGERO. No, mai. Anzi, hoavuto rapporti ancora con un altro rap-

presentante dell’altro servizio segreto, ilSISMI, sempre nel contesto delle indaginisul terrorismo rosso.

PRESIDENTE. Ci aggiorni anche suquesto.

PIETRO CALOGERO. Questo avviene il24 aprile. Il 7 aprile ci sono gli arresti. Poiseguono il trasferimento delle indagini aRoma, la fuga di notizie e quest’altroepisodio.

PRESIDENTE. Proseguiamo in sedutasegreta su questo punto. Dispongo la di-sattivazione dell’impianto audiovisivo.

(I lavori della Commissione proseguonoin seduta segreta) (*).

(Prima parte desecretata).

PIETRO CALOGERO. Grassini, e siamoal 24 aprile...

PRESIDENTE. Fine aprile del 1979.

PIETRO CALOGERO. ... 24 aprile egiorni seguenti.

Nella prima metà o forse verso la metàdi giugno venne da me il capocentro delSISMI di Padova, colonnello Giuseppe Bot-tallo (che avevo già conosciuto), il quale michiese se potevo ricevere in via assoluta-mente riservata un suo superiore, l’alloracolonnello – ora generale in pensione –Pasquale Notarnicola, responsabile dell’uf-ficio D.

PRESIDENTE. Sì, Ufficio D del SISMI.

PIETRO CALOGERO. Un ufficio fon-damentale per quanto riguarda la materiadell’eversione e del terrorismo.

(*) Nel corso dell’audizione, la Commissione haconvenuto di desecretare le parti segrete del reso-conto stenografico dell’audizione che fanno riferi-mento a fatti e circostanze già riportate da fontiaperte. Cfr. pag. 16.

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PRESIDENTE. Dunque, il colonnellocapocentro a Padova....

PIETRO CALOGERO. Giuseppe Bot-tallo.

PRESIDENTE. Le chiese un appunta-mento per il colonnello Notarnicola, re-sponsabile dell’Ufficio D del SISMI.

PIETRO CALOGERO. Sì, mi chiese sequesti poteva avere con me un incontroassolutamente riservato, un incontro im-portante che riguardava le indagini incorso da circa due mesi.

Cosa c’era di più riservato della miacasa ? Allora gli dissi che poteva venire acasa mia nel pomeriggio.

Non avevo mai conosciuto in prece-denza il colonnello Notarnicola che, ap-pena entrato in compagnia del suo collegaBottallo e di un altro suo collaboratoredell’Ufficio D, di cui però non ricordoassolutamente il nome, esordì con unafrase che non potrò mai dimenticare:« Dottore, noi siamo la parte lealista delservizio. Anche se in minoranza, le of-friamo la nostra collaborazione e la inco-raggiamo ad andare avanti. Le sue inda-gini sono fondate. Anche dalle nostre ac-quisizioni risulta che Autonomia Operaia eBrigate Rosse... ». In pratica, il “Partitoarmato”; questo era il novum rispetto alloscenario di quegli anni, perché Autonomiasembrava andasse per conto suo e chefosse un fenomeno frastagliato, mentre leBrigate Rosse fossero...

Dunque, mi disse: « Anche dalle nostreacquisizioni risulta che Autonomia Ope-raia e Brigate Rosse operano da anniall’interno di una medesima strategia dilotta armata allo Stato ». Si trattava insostanza del « Partito armato » che acco-munava nello stesso disegno eversivo dueorganizzazioni che sembravano in appa-renza per conto loro.

Dopo queste parole introduttive, il co-lonnello Notarnicola tirò fuori da unaborsa un pacco di carte.

PRESIDENTE. Riguardo al termine« lealista », non ha spiegato leale a chi ?

PIETRO CALOGERO. No, per me eraintuitivo, allo Stato. Il discorso diventòchiaro dopo i particolari che mi accingoad esporre. Le carte che tirò fuori eranoveline, note informative, che mi autorizzòa leggere ma non a fotocopiare.

Mi ricordo che mi misi sul tappeto,ginocchia a terra, e credo di averne sfo-gliate 40-50 circa, per mezz’ora, forse trequarti d’ora.

PRESIDENTE. Comunicazioni ?

PIETRO CALOGERO. Informazioni. Leinformazioni risalivano al 1974. Questoavviene nel 1979, cinque anni dopo.

Dunque, le informazioni risalivano al1974 e raccontavano, attraverso resocontiperiodici di informatori infiltrati dal ser-vizio, di incontri frequenti fra Negri eCurcio e della collaborazione fra le loroorganizzazioni per il comune progetto diinsurrezione armata.

Negri e Curcio erano i capi di duedistinte organizzazioni, Autonomia e Bri-gate Rosse.

È importante aver presente che l’ipotesidel partito armato io l’avevo fondata sullostudio di documenti. Io non potevo sapereche Negri e Curcio si incontravano. Hoscritto solo che Negri aveva assunto comepropria la strategia delle Brigate Rosse eche le Brigate Rosse, attraverso la rivistaControinformazione, che pacificamente erauna rivista loro, indicava come pro-gramma di lotta suggerimenti e pro-grammi...

PRESIDENTE. E questo trova con-ferma nelle dichiarazioni di Berio, chericorda come, tempo dopo la riunione diPecorile, un colonnello del SID, Ballini, glichiede di infiltrare il gruppo di Curcio.Berio manda una lettera al suocero, de-putato del PCI e poi giudice della Cortecostituzionale, che la deposita al notaio.Quella lettera risulta agli atti ed è nota, edice sostanzialmente: « Io non ho accettatodi infiltrare, ma loro già sapevano ».

I tempi sono gli stessi della documen-tazione che le viene mostrata. Nel 1974 giàvede note che parlano degli incontri Negri

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Curcio, quindi le neonate BR erano giàstate abbondantemente infiltrate, però nel1978 stranamente le BR non sono moni-torate.

Mi pare che sia questo il discorso.

PIETRO CALOGERO. Presidente, nonle nego che leggendo quelle carte, con iparticolari di incontri, sono rimasto moltoturbato, pensando che se esse fossero statedate a chi di dovere, cioè alla polizia eall’autorità giudiziaria fin dal 1974, non cisarebbero stati o ci sarebbero stati inmisura ridotta uccisioni e attentati; cioè ilcontrasto al terrorismo avrebbe prodottoeffetti molto migliori.

Prima del 1979 Autonomia non erastata mai sottoposta a un’ipotesi investi-gativa che ne contemplasse la strutturaorganizzativa unitaria e la sua capacità didestabilizzazione del sistema. Meno chemai si era ipotizzato che Autonomia po-tesse entrare in un rapporto dialettico conle Brigate Rosse, come elemento costitu-tivo del partito armato, come la gamba diun tavolo.

Dunque, quando ho letto quelle cose ve-ramente sono rimasto molto turbato, piùche inorgoglito, dall’assunto di Notarnicola,secondo cui « le cose che lei ha messo a basedell’accusa sono fondate », che sarebberopoi le cose relative al partito armato.

Chiarisco che è stato un colloquioasciutto, in cui la parte centrale ha vistoda parte mia la lettura molto rapida diquelle veline che risalivano al 1974 eraccontavano di incontri Negri-Curcio. Glifeci perciò una domanda: « Come maiqueste carte non sono state mai utilizzateper richiedere una perquisizione nei con-fronti di Negri ? ». E gli ricordai che laprima perquisizione Negri l’aveva subita il21 marzo 1977 per opera mia, quando,dopo un fatto tutto sommato non gravis-simo, l’incendio di una pizzeria, alcunitestimoni avevano detto che le bottiglieincendiarie buttate dentro quel localeerano uscite dalla facoltà di scienze poli-tiche. A questo punto avevo ritenuto do-verosissimo fare la perquisizione anche delsuo studio in tale facoltà, perché già siparlava di « base rossa ». Era Negri che

aveva, diciamo, teorizzato, ma in realtàprogrammato, queste cose. Quindi, laprima perquisizione, nonostante queste ri-sultanze del 1974, la faccio io, sulla basedi testimonianze e di « poveri » collabora-tori, ad esempio il bidello della facoltà discienze politiche. Ma non ho mai avutoun’imbeccata, un’informativa da partedella Polizia o dei Carabinieri che, sullabase di qualche risultanza, abbiano chiestoun decreto di perquisizione. Questo glie-l’ho detto, gliel’ho ricordato.

Gli chiesi: « Come mai la polizia giu-diziaria non ha mai fatto uso, pur essendosolita fare richieste di perquisizione anchesulla base di meri sospetti, delle informa-tive circostanziate in possesso del servi-zio ? Come mai Negri non è stato maitoccato ? ». Era un dovere mio richiederlo.

Mi ricordai, in quel momento, cheNegri era stato sottoposto a indagine daparte del giudice istruttore di Torino GianCarlo Caselli, per la sua appartenenza allaredazione della rivista Controinformazione(c’era lui, c’era qualche altro).

Se Caselli avesse potuto avere quelleinformative non avrebbe prosciolto Negri,sicuramente. Erano informative che par-lavano di incontri e di condivisione di unastrategia di attacco armato allo Stato.

Allora conclusi dicendo che la mancatacomunicazione di quelle informative nonera stata, secondo me, solo una leggerezza,ma qualcosa di più grave: una copertura.L’ho detto a un rappresentante del SISMI.

Notarnicola replicò – e mi diede l’im-pressione di una persona veramente leale,di un galantuomo – così: « Dottore, noi leinformazioni le abbiamo sempre riferiteagli organi di polizia giudiziaria. Quindi,veda lei come mai non sono arrivate ».

Allora, mi sono detto che se la polizianon aveva richiesto per anni perquisizioninei confronti di Negri, c’era stata eviden-temente una direttiva, un ordine catego-rico proveniente dall’alto, di coprire omeglio di non scoprire la verità. Nondubitavo che questa copertura non la sifacesse per la persona di Negri, ma perquello che Negri faceva, per le attività chein materia di eversione la sua organizza-

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zione poteva svolgere in un contesto so-ciale in cui c’erano, sull’altro versante,analoghe iniziative da parte del terrorismonero.

Chiesi a Notarnicola dove si trovasseroi documenti, quelli che mi aveva appenafatto leggere in copia. Mi rispose: « Dot-tore, se pensa di fare una perquisizionedegli uffici del SISMI è inutile perché lecarte che le ho mostrato fanno parte diuna raccolta informale, non catalogata enon depositata negli archivi del servizio enon gliele posso lasciare neppure in foto-copia, altrimenti mi scoprirebbero e ces-serebbe la mia collaborazione ». In realtà,ho capito che, se scoperto, lui temevaqualcosa di ben più grave, ma questo eraimplicito.

Dai fatti che ho esposto si desume inmodo chiaro che cosa significhi la fraseiniziale di Notarnicola: « Noi siamo laparte lealista del SISMI, ma siamo inminoranza » e il perché della sua richiestadi segretezza. Notarnicola si rende contoche io avevo lavorato su acquisizioni miee non su quelle che già, peraltro, risulta-vano da cinque anni.

(Dopo una parte segreta del resocontostenografico, segue la seconda parte dese-cretata) (*).

PIETRO CALOGERO. Questo colloquioavviene verso la metà di giugno del 1979.

PRESIDENTE. Dobbiamo sentire ancheil colonnello Bottallo.

PIETRO CALOGERO. Il colonnello Bot-tallo è morto.

Viene da me il colonnello Bottallo e michiede se potevo concedere un colloquioimportante, che riguardava lo sviluppodelle indagini dell’inchiesta « 7 aprile », alsuo direttore, al direttore del servizio,generale Giuseppe Santovito.

Siamo a novembre, forse...

(*) Nel corso dell’audizione, la Commissione haconvenuto di desecretare le parti segrete del reso-conto stenografico dell’audizione che fanno riferi-mento a fatti e circostanze già riportate da fontiaperte. Cfr. pag. 16.

PRESIDENTE. Allora il generale San-tovito viene da lei e... ?

PIETRO CALOGERO. No, non viene dame. Viene Bottallo da me.

PRESIDENTE. E le chiede un appun-tamento per il generale Santovito.

PIETRO CALOGERO. Mi chiede se, inoccasione delle mie trasferte frequenti aRoma, per il lavoro che stavo portandoavanti, avessimo potuto vederci in assolutariservatezza, perché aveva notizie impor-tanti relative alle indagini che stavo fa-cendo.

Io accettai e l’incontro con il generaleSantovito avvenne in un ristorante vicinoal Colosseo, dove pranzammo. Ricordouna terrazza da cui si dominava il Colos-seo, un luogo molto bello. Alla fine delpranzo mi disse che l’ipotesi, che io stavoportando avanti, di un partito armato nelquale confluivano e collaboravano, per uncomune fine rivoluzionario, Autonomia eBrigate Rosse, era giusta. « Giusta » è laparola testuale da lui usata.

Si dichiarò subito disponibile a darmila sua collaborazione. Era intanto dispo-nibile a farmi vedere documenti cheavrebbero corroborato questa ipotesi delcollegamento strategico fra le due orga-nizzazioni.

PRESIDENTE. Ed erano gli stessi diNotarnicola ?

PIETRO CALOGERO. Io, pensando chesi trattasse degli stessi documenti – perforza dovevano esserlo, non credo che ilservizio avesse prodotto documenti diversisulla base delle stesse fonti informative –ho ritenuto di non vederli, però ho presoatto che quei documenti che accreditavanol’ipotesi del partito armato erano nelladisponibilità del direttore del servizio.

Santovito disse: « Sono disponibili, sevuole glieli faccio vedere ». Però mi pose

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subito una condizione, prima ancora ditirarli fuori da una borsa: che facessirisultare la sua collaborazione come an-tecedente al 7 aprile. Eravamo intorno allametà di novembre. Risposi che ci avreipensato, anche se sapevo già che era unacondizione inaccettabile. Qualche giornodopo, tornato in ufficio, scrissi una lettera– che fa parte del processo « 7 aprile » –con la data correttamente indicata, non sose era 16, 17 o 18 novembre, e la indirizzaia « Egregio generale Giuseppe Santovito,direttore del Sismi ». In essa lo ringraziavoper la collaborazione che mi aveva offertoprima e dichiaravo di rimanere in attesadei frutti della sua collaborazione.

PRESIDENTE. Da lì capì che non era ...

PIETRO CALOGERO. Chiamai Bottalloe gli dissi di consegnare la lettera chiusaal suo direttore. Il giorno dopo, la mattinadopo, Bottallo tornò nel mio ufficio e midisse: « Dottore, ma che cosa gli ha scrittodi tanto grave nella lettera ? Appena l’hoconsegnata il mio direttore ha cominciatoa lanciare contro di lei invettive volgariche non le sto a riferire. Persino l’hosentito per la prima volta bestemmiare ».Da quel momento non ho più visto ilgenerale Santovito.

Quindi, c’è da un lato la parte lealistadi cui parla Notarnicola e dall’altro latoc’è questo incontro con il generale Santo-vito.

PRESIDENTE. A noi realisticamente diquello che ha detto, che apre uno scenariomolto più vasto della nostra...

L’unico dato certo, ormai per la terzao quarta volta, è l’infiltrazione delle BR findalla nascita. È un dato che mi sembraritornare. A lei, che vede le carte del1974-1975, chiedo se tutti quegli infiltratifurono esfiltrati nel 1977, in attesa del1978, oppure se c’era una colonna romanache non era infiltrata.

Il tema che ci riguarda è questo: se leBR sono già infiltrate nel 1974 e con lavicenda del 7 aprile lei già vede questatipologia di carte, che non abbiamo motivodi ritenere non esistano, c’è da capire

come mai il flusso informativo risultasseinaridito nel 1978. Quando parliamo diMoro nessuno sapeva più o meno nulla.

PIETRO CALOGERO. Sì, certo.

PRESIDENTE. Questa è la domanda: leBR erano o non erano infiltrate allora ?Abbiamo provato ad esaminare il temasoffermandoci sull’arresto di Pinerolo nelquale l’infiltrazione è stata circoscrittasolamente a frate Mitra. Potremo contaresulla disponibilità di Notarnicola per ap-profondire.

È significativa la vicenda... Sicuramentenon troveremo più la lettera che lei hascritto perché...

PIETRO CALOGERO. No, no. La let-tera...

PRESIDENTE. Quella a Santovito: c’è ?

PIETRO CALOGERO. Sì, è agli atti delprocesso.

PRESIDENTE. Quindi, se è agli atti delprocesso...

PIETRO CALOGERO. Però dovete an-dare a cercarla.

PRESIDENTE. Per noi è estremamentesignificativo per capire perché la data del7 aprile costituisse per lui un problema.

Per il resto – Negri e altro – può esseresuggestivo, da un punto di vista storico,vedere i rapporti con Hypérion, però...

(Dopo una parte segreta del resocontostenografico, segue la terza parte desecre-tata) (*).

PRESIDENTE. Segnalo tre elementi: iltema delle infiltrazioni, emerso anche nel-l’audizione di Berio; la villa di Rouen, conl’ipotesi che fosse luogo di monitoraggio odi copertura per una qualche intelligence;infine, dobbiamo cercare, per quanto dicompetenza di questa Commissione, di

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esaminare in questa luce anche la pre-senza dei soggetti del bar Olivetti, cheassume un aspetto diverso.

Di Notarnicola abbiamo detto, vediamose ci sono altri, per quello che riguardaesclusivamente Moro. Quello che ci ha dettooggi il dottor Calogero è suggestivo, ma noinon possiamo aprire un’indagine che ri-guarda il terrorismo in Italia negli anni bui.Noi dobbiamo limitarci a vedere come mai,se c’erano infiltrati prima, nel 1978 nessunoha visto, nessuno ha sentito e nessuno hafatto nulla. L’hanno rapito le BR, l’hannoammazzato loro sicuramente, però qualchecosa potremmo continuare a vederla.

Oggi, da questo punto di vista, il dottorCalogero è stato molto chiaro.

Ritorniamo in seduta pubblica.Dispongo la riattivazione dell’impianto

audiovisivo.

(I lavori della Commissione riprendonoin seduta pubblica).

PRESIDENTE. Propongo ai colleghi didesecretare le parti segrete del resocontostenografico dell’audizione che fanno rife-rimento a fatti e circostanze già riportateda fonti aperte. Resteranno, invece, segretele parti che riguardano elementi diversi.

(La Commissione concorda).

FEDERICO FORNARO. Io ringraziodavvero il dottor Calogero per i suoiricordi, la puntualità e la precisione. Mipermetto a titolo personale di considerarequest’audizione una delle più importantiche abbiamo fatto finora, per le cose chelui ci ha detto e per alcune, più chesuggestioni, ipotesi su cui lavorare.

Io vorrei concentrarmi su due que-stioni. In primo luogo vorrei tornare an-cora sulla sede di Londra di Hypérion,perché – qualche collega forse lo ricor-derà – io feci una domanda specifica aldottor Berio nell’audizione di due setti-

(*) Nel corso dell’audizione, la Commissione haconvenuto di desecretare le parti segrete del reso-conto stenografico dell’audizione che fanno riferi-mento a fatti e circostanze già riportate da fontiaperte. Cfr. pag. 16.

mane fa. A quella domanda Berio risposecon nettezza di non essere mai stato aconoscenza dell’esistenza della sede londi-nese. Peraltro, a suo ricordo non c’eranoneppure le due sedi italiane, che invece,come già in quell’occasione fu ricordato, èappurato che esistessero.

Mi pare di aver capito che la presenzadella sede inglese voi l’abbiate scopertaattraverso le intercettazioni. Così ho ca-pito. Non è un relata refero o una sof-fiata. Io credo che questo sia un ele-mento estremamente importante, se col-legato poi successivamente all’episodio,che lei ha raccontato, dell’intrusione nellacamera d’albergo del dottor De Sena.Vorrei capire se lei si è fatto qualcheidea in più, su quale ipotesi in quelmomento aveva lavorato e soprattuttoperché avete un po’ brutalmente abban-donato quella pista.

Mi permetto di sottolineare che la tesiper cui Hypérion, per usare le parole concui il dottor Calogero ha concluso laprima parte dell’intervento, era di fattouna centrale al servizio del contenimentodell’espansione comunista in Europa, evi-dentemente aveva in Francia e, a quelpunto, anche a Londra, una sua logica dipresenza e anche – qui viene la do-manda – di rapporto. A suo giudizio, leiha avuto elementi per dire se i serviziinglesi avessero avuto rapporti conHypérion ?

La seconda domanda, invece, è colle-gata al tema degli infiltrati, su cui, secondome, giustamente il presidente ha postol’accento. Dalle carte, dalla saggistica e dauna serie di elementi risulta che le infil-trazioni all’interno delle Brigate Rossesiano abbastanza documentate, sia nellaprima fase, sia successivamente, salvo poi,come ha ricordato il presidente, quasisvanire nel 1978. È evidente che la pre-senza di un infiltrato nel gruppo di co-mando delle Brigate Rosse o nel gruppoche organizzò il sequestro e l’uccisione diMoro, ovviamente, riportasse informazioninon date alla magistratura.

Mi pare che lei ponga in evidenza conforza un’azione di infiltrazione non sol-tanto nelle nascenti Brigate Rosse, ma

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anche nell’Autonomia, nei vertici di Auto-nomia Operaia. Questa è la seconda do-manda.

Ci sono due livelli, da questo punto divista, a mio giudizio, di azione di infiltra-zione. Vorrei sapere se, a suo giudizio, l’in-filtrazione andava più verso le BrigateRosse oppure se aveva un ruolo estrema-mente importante anche all’interno dei ver-tici di Autonomia Operaia, intendendo con« vertici » anche, ovviamente, le persone chelei ha citato prima nell’intervento.

PIETRO CALOGERO. Posso riferiresolo deduzioni. Sostanzialmente, non avreida aggiungere null’altro sul piano delleconstatazioni di fatto.

Come prima deduzione, per quantoriguarda la sede di Hypérion di Londra, ioveramente non so e non posso dire che ilservizio segreto britannico abbia fatto ri-corso a quell’operazione di velata minac-cia per non promuovere la collaborazione.Lo deduco, però, dal fatto che i suoi agentierano stati informati delle ragioni per lequali i francesi e il dottor De Sena eranoandati là. Costoro avevano riferito, infatti,che dall’Hypérion francese era saltatofuori un collegamento con una sede lon-dinese, di cui peraltro non si conosceval’esatto indirizzo, e, se non ricordo male,avevano anche fatto capire, sia pure intermini di sospetto, che questa scuolaparigina Hypérion potesse essere la fac-ciata legale di una struttura occulta dinatura informativa come quella di Rouen.

Credo che questo l’abbiano fatto capire.Poi è avvenuto quel fatto, che va ana-

lizzato nella sua obiettività. Dopo neanchedue giorni il dottor De Sena – era lui chedoveva raccogliere le informazioni perl’autorità giudiziaria italiana – si vederovesciata la stanza senza che nulla fossestato toccato. Io ho pensato che proprio ilfatto di rovesciare un ambiente e di nontoccare nulla avesse il valore di un mes-saggio.

A questo punto lei dice che noi ab-biamo interrotto brutalmente la pista lon-dinese. Mi dispiace per questo, ma nellasituazione che ho descritto io ho visto ungrande pericolo che correva...

FEDERICO FORNARO. Non era unacritica.

PIETRO CALOGERO. No, dico cosìperché anch’io mi sono posto il problema.Il dottor De Sena ha subito un fatto, cheio ho interpretato – del resto, come eglistesso aveva percepito, tanto da esserneveramente spaventato – come un messag-gio di non collaborazione: « Andate viaperché noi non collaboriamo ». Questoabbiamo inteso.

Se una cosa del genere fosse successain Italia, si sarebbe potuta predisporre unaprotezione attiva e passiva della personaesposta al pericolo, ma erano in Inghil-terra e non c’era nessuno che potesseattuare tale protezione. C’erano solo ildottor De Sena e il dottor Andreassi. Io horitenuto che il valore della vita fossepreminente e non ho avuto esitazioni nel-l’interrompere l’indagine.

« Interrompiamo tutto e facciamoquello che si può ragionevolmente fare,dedicandoci anima e corpo a sviluppare eportare avanti queste indagini, che ave-vano un loro rilievo »: questo ho pensato.

Quanto alla seconda domanda, ri-spondo che il colonnello Notarnicola midisse che il servizio, in pratica, aveva lamappa di tutti i programmi e delle azionispecifiche che i principali gruppi eversivi eterroristici anche nel Veneto portavanoavanti. Non ha fatto differenza tra Auto-nomia e Brigate Rosse. Presumo, quindi,che gli informatori infiltrati ci fossero –ripeto – nei principali gruppi, sia di destrasia di sinistra. Non posso aggiungere dimio se si trattasse di Brigate Rosse o diAutonomia. Il tema della sua visita eraquello, ossia il Partito armato e l’alleanzatra Autonomia e Brigate Rosse. Credocomunque che quelle notizie potesseroessere fornite anche da un informatoreche stava, più facilmente, dentro le BrigateRosse, perché Autonomia ha una configu-razione organizzativa molto composita.Mentre le Brigate Rosse sono un monolite,Autonomia – questa è stata ed è lacomplessità – ha un livello di illegalità dimassa e un livello occulto, anzi propria-

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mente clandestino, che si chiamava Frontecombattente nel Veneto e Brigate comu-niste a Milano, in cui i militanti discute-vano e avevano scambi operativi con leBrigate Rosse.

Solo in via deduttiva posso affermareche può essersi trattato di informatoriinfiltrati nelle Brigate Rosse che potevanoanche venire a conoscenza di scambi diarmi e di progetti, di disegni o azioniconcrete di tipo eversivo. Si trattava digruppi terroristici ed eversivi sia di destra,sia di sinistra. « Li abbiamo infiltrati », midisse, « e sappiamo quasi tutto ».

PAOLO BOLOGNESI. Io avevo prepa-rato alcune domande. La ringrazio mol-tissimo del suo intervento, che è statomolto positivo. Pongo una domanda chederiva dalle sue dichiarazioni.

Io vorrei sapere, per quello che ri-guarda le sedi italiane dell’Hypérion,quante erano, da quello che le risulta. Lerisulta che fossero solo due oppure cen’erano altre ?

PIETRO CALOGERO. Il riferimentoalle sedi di viale Angelico e di via Nicoteranon è frutto delle mie indagini ma, perquanto mi risulta, di quelle del dottorMastelloni che credo ne abbia parlatonella sentenza-ordinanza...

PRESIDENTE. ... che abbiamo detto diacquisire. Noi abbiamo chiesto a Berio,che ci ha detto di non rammentare.

PIETRO CALOGERO. Ricordo che Ma-stelloni mi disse che aveva sentito Perini eforse anche altri, che l’avevano indotto poia scrivere – credo – nella sua sentenza-ordinanza che durante i 55 giorni delsequestro di Moro c’erano state quelle due(chiamiamole così) sedi, ma, alla fine,questo è stato accertato da altri colleghi.

PAOLO BOLOGNESI. In via Nicoterache ci fosse una...

PIETRO CALOGERO. Questo non lo so,onorevole, davvero. Non è frutto della miaindagine.

PAOLO BOLOGNESI. Un’altra cosa.Quando successe la rottura con il serviziosegreto francese – la rivelazione del Cor-riere della Sera, le dichiarazioni, la tele-fonata, come lei ha riferito, tutte quellecose lì – la domanda è: non le è venuto ildubbio sul discorso P2, visto che allora alCorriere della Sera c’era questo...

PIETRO CALOGERO. No, la P2, ono-revole, viene in luce nel 1981. Le dicosubito: qui siamo nell’aprile del 1979. Io,sinceramente, allora non immaginai que-sto. Emergerà nel 1981 e poi risulterà, maquesto lo sapete già, che Grassini e San-tovito erano iscritti alla loggia. Si tratta didomandarsi come mai Grassini fosse inpossesso di un’utenza telefonica che ifrancesi non conoscevano – e, ovviamente,neanche noi – che portava a individuareuna struttura superprotetta. Se è veroquesto, ma io credo che sia vero. De Senami ha detto un particolare che è difficileinventarsi.

PAOLO BOLOGNESI. Lei, a un certopunto prima, ha parlato – e io concordocon lei – della strategia di copertura dal1969 al 1980 da parte di Servizi.

PIETRO CALOGERO. È una costante.Se si leggono tutti i lavori dei magistrati,come quello del qui presente Salvini...

PAOLO BOLOGNESI. Poiché me nesono accorto anch’io con la strage diBologna, il discorso è questo: non ritieneche anche adesso, in questo momento, cisia una strategia di copertura, che non siafinita soltanto lì ? Glielo chiedo secondo lasua esperienza.

PRESIDENTE. La domanda è fuori am-bito, perché il nostro ambito si estinguesul 1978. Oggi siamo nel 2015.

PAOLO BOLOGNESI. Mi riferisco allaquestione Moro.

PRESIDENTE. Lei chiede se anche oggic’è una copertura sulla questione Moro.

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PAOLO BOLOGNESI. Il dottor Calo-gero ha spiegato che dal 1969 al 1980questa è una costante e ci ha invitato aguardare il lavoro dei magistrati. Adessosiamo nel 2015. Poiché, tutte le volte checi avviciniamo a qualche cosa, succedequalcosa – l’allagamento, l’incendio; c’è ditutto ormai – anche se sono passati pa-recchi anni, la mia domanda è: non è chequesto esiste ancora adesso, su Moro ?Non sto approfondendo su Bologna o sualtre vicende.

PRESIDENTE. Su questo il dottor Ca-logero si aspetta una risposta da noi,presumo. Siamo noi quelli che indagano.Lui oggi fa altro.

STEFANO LUCIDI. Io avrei chiesto lasegreta, invece mi sembra che sia tuttoabbastanza esplicito. Il dottor Calogero haespresso un concetto molto preciso, di-cendo che c’è stata una copertura reiteratanel tempo e una responsabilità da partedei servizi segreti.

Io credo che anche il Parlamento abbiauna responsabilità e che ci sia dentro conentrambe le scarpe. Noi abbiamo un Co-mitato per la sicurezza della Repubblicadedicato al controllo dei servizi segreti eall’epoca avevamo un altro comitato, chelo precedette, il Copaco, che – guarda caso– fu istituito nel 1977. Io non so adesso sesia il caso di chiedere anche quelli chefurono gli esiti dell’attività del Comitato inquegli anni, perché il Copaco era unorganismo giovane e fresco e, quindi, im-magino, anche attivo.

PRESIDENTE. Prima, però, dobbiamodimostrare noi, per il vincolo di mandatoche abbiamo, che abbiamo l’attinenza traquello che oggi ci è stato detto e ladomanda che dobbiamo fare. Poi facciamola domanda. A proposito delle cose di cuioggi ci ha parlato il dottor Calogero, iocredo che per prima cosa dobbiamo chia-mare il generale Notarnicola e poi suquesto sviluppare.

La tua proposta è sensatissima. Dicosolo, però, che se scriviamo dobbiamoprecisare il tema delle competenze.

STEFANO LUCIDI. Cioè il Copasir e ilCopaco non hanno competenze sul con-trollo ?

PRESIDENTE. No, loro ce le hanno.Parlo di noi. Noi dobbiamo dimostrare chechiediamo una cosa che ci riguarda.Quindi, prima sentiamo il generale Notar-nicola e poi vedremo come formulareun’eventuale richiesta.

GIACOMO CALIENDO. Noi dobbiamocapire una cosa, anche sulla questione delCopasir. Fino a che Calogero non fa leinchieste « 7 aprile », anche negli ufficigiudiziari, non solo nel Parlamento, non viera una percezione di una struttura uni-taria.

PIETRO CALOGERO. Con riferimentoa che cosa ?

PRESIDENTE. Al Partito armato, aquello che ha detto...

GIACOMO CALIENDO. Certo, primadel « 7 aprile », prima del processo diCalogero. Quando l’inchiesta « 7 aprile »inizia, lei infatti ricorderà che non eranotutte rose e fiori. C’era molta gente chel’attaccava durante il periodo dell’inchie-sta, perché veniva fuori una nuova verità,che fino a quel momento non c’era stata.Quando ci poniamo il problema dell’infil-trazione, vi erano infiltrazioni su celluleperiferiche che avessero già la percezionedi quale fosse la struttura piramidaleoppure no ?

Onestamente, in quella documenta-zione del 1974 c’è qualcosa, che lei ri-cordi ?

PRESIDENTE. Nelle carte mostrateleda Notarnicola.

PIETRO CALOGERO. Sono una serie diappunti e di veline informative.

GIACOMO CALIENDO. Nel 1974 siparlava già di una struttura...

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PIETRO CALOGERO. Dal 1974 inavanti... No, non se ne parlava. La locu-zione « Partito armato » apparteneva sol-tanto al linguaggio di Negri e delle BrigateRosse.

PRESIDENTE. Questo è interessante.Quello che chiede il senatore Caliendo,però, è se quelle veline che parlavano diAutonomia Operaia e BR che si incontra-vano, degli attacchi e degli attentati ter-roristici...

PIETRO CALOGERO. Non del Partitoarmato.

PRESIDENTE. Ma di attacchi e atten-tati terroristici sì.

PIETRO CALOGERO. In quelle velineio ho trovato tracce informative su incon-tri...

PRESIDENTE. Negri-Curcio.

PIETRO CALOGERO. Frequenti collo-qui di Negri con Curcio per elaborarelinee strategiche unitarie e un disegno, unprogramma di eversione in cui rientravanole azioni che si proponevano di fare – mache non venivano specificate – le BrigateRosse e l’Autonomia. In quel contesto eramolto importante sapere che Autonomianon era una cosa che dissentiva dalleBrigate Rosse. Facevano parte dellastessa...

GIACOMO CALIENDO. Prima del 1977,però, c’è una serie di uccisioni di magi-strati e, quindi, di atti terroristici da partedelle BR e anche altri fatti di violenza.Non c’è mai stata una percezione neglialtri processi, nelle altre indagini...

PRESIDENTE. Di una contiguità.

GIACOMO CALIENDO. Di un vertice,ma erano tutte cellule, come se fosseroiniziative sporadiche di vari gruppi.

PIETRO CALOGERO. Sembrava spon-taneismo armato, come si chiamava allora.Come se l’Autonomia non esistesse comeentità organizzata.

PRESIDENTE. Quindi, la prima cosache nel 1974 si evidenzia, oltre al rapportotra loro, è che c’era una struttura che nonera sporadica in Veneto, di qua o di là, mache comunque esisteva.

PIETRO CALOGERO. Presidente, lastruttura era informale ed era la reda-zione della rivista Controinformazione.

PRESIDENTE. Pongo un’ultima do-manda. Gli infiltrati erano sia delle BR...

PIETRO CALOGERO. Mi devo limitarea quello che ha detto Notarnicola.

PRESIDENTE. È logico.

PIETRO CALOGERO. Ossia: « Noi ab-biamo informatori infiltrati nei principaligruppi terroristici ed eversivi, sia di destra,sia di sinistra ».

PRESIDENTE. Quelle veline qualcunole aveva scritte.

PIETRO CALOGERO. Attraverso gli in-formatori infiltrati, ma non ha detto:« Questo è un informatore delle BR cheabbiamo infiltrato ».

PRESIDENTE. Ma ha detto che cen’erano.

PIETRO CALOGERO. Sì, che ne ave-vano tanti.

PRESIDENTE. Che c’erano infiltrati sisa. L’altra volta Berio ha detto che il SIDl’aveva candidato a fare l’infiltrato.

PIETRO CALOGERO. L’informatore.Quelle veline erano molto articolate. Siparlava di discussioni e di scambi operativisulla lotta armata, ad opera di informatori

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che erano di livello culturale non da pocoed erano molto precisi e puntuali nelriferire.

MARCO CARRA. Grazie, dottor Calo-gero, soprattutto per il lavoro che hasvolto negli anni passati. La domanda ètelegrafica. L’unico nome brigatista a cuilei ha fatto riferimento, frutto di unaraccolta di dati più o meno formali, èquello di Renato Curcio. Nel suo lavoro,almeno stando alle cose che lei ci ha detto,non ha mai incrociato altri nomi, peresempio Mario Moretti o altri che hannopartecipato ? Mi riferisco alle relazioni,per esempio, con Autonomia Operaia o colfronte francese, visto che da più parti siapprende che Moretti frequentava Parigiin quegli anni. Nulla di tutto questo ? Leinon ha mai incrociato questi nomi ?

PIETRO CALOGERO. Io ho fatto dueprocessi... Perché le BR hanno ucciso: leprime due uccisioni avvengono a Padova,cosa di cui ci si dimentica. Il 17 giugno1974 le BR uccidono Mazzola e Giraluccinella sede missina di via Zabarella aPadova. Carlo Fioroni appare sei mesidopo l’avvio dell’inchiesta, da dicembre inavanti, e riferisce che Negri e Curcioqualche mese dopo l’azione si incontranoin una casa di Limonta e fra loro apparela divergenza che c’era nel discutere dipiani e di lotta armata. La divergenzastava in questo: Curcio diceva che l’atten-tato di Padova, quello delle due uccisioni,le BR dovevano rivendicarlo e far saperealla gente che le BR erano anche, secostrette, capaci di uccidere, ma ancheperché le BR portavano avanti un pro-gramma, come lo chiamavano lui e altri, diantifascismo militante. Secondo questoFioroni – ripeto, siamo oltre il 7 aprile –in una riunione a Limonta, nella villa deldirettore amministrativo dell’UniversitàCattolica, mi pare, Borromeo, che erauno...

PRESIDENTE. ...un contiguo.

PIETRO CALOGERO. No, non un con-tiguo. È stato anche condannato (1). Era unquadro coperto dell’organizzazione, per-ché era dell’Autonomia. Negri replicò chequelle ormai erano cose vecchie, quelledell’antifascismo militante, e che non do-vevano rivendicare quell’attentato, perchéli avrebbe danneggiati, dopo il successoche c’era stato per il sequestro Sossi, cheera avvenuto qualche mese prima. Disse:« Ora la lotta la dobbiamo fare contro ilcompromesso storico e contro la DC, cheè un baluardo ».

Se rileggete la prima risoluzione stra-tegica... Fino a quando Curcio è rimasto inlibertà, le BR, non hanno fatto risoluzioni.Poi venne arrestato, se non ricordo male,nel settembre del 1974.

MARCO CARRA. Con la delazione diMoretti.

PIETRO CALOGERO. Sì, esatto.

PRESIDENTE. Di frate Mitra. Si salvaMoretti. Per questo lo chiedevamo.

PIETRO CALOGERO. Poi, nell’apriledell’anno dopo, il 1975, appare la primarisoluzione strategica delle Brigate Rosse,che è impostata non come diceva Curcio –del resto impedito dal carcere – ma comediceva Negri. Perché ? Perché vi appare laDC come obiettivo strategico.

(1) A rettifica di quanto dichiarato nel corsodell’audizione, l’11 gennaio 2016 il dottor Calogeroha inviato la seguente comunicazione: « Avendoriletto in questi giorni le voluminose sentenze chehanno concluso il processo romano del “7 aprile”, hopotuto riscontrare un errore nel quale sono incorso[...] relativamente a Mauro Borromeo, nei confrontidel quale non è stata emessa sentenza di condannama – riconosciuta la sussistenza degli elementicostitutivi del delitto di partecipazione ad associa-zione sovversiva e banda armata a lui contestato –la Corte di Assise di Roma in data 12.6.1984 hadichiarato non doversi procedere trattandosi dipersona non punibile per sopravvenuta dissociazioneai sensi della legge 1982 n. 304, e la Corte di Assisedi Appello di Roma in data 8.6.1987 ha dichiaratonon doversi procedere in ordine al delitto di par-tecipazione ad associazione sovversiva perché estintoper amnistia ai sensi della legge 1986 n. 861, con-fermando nel resto la sentenza di primo grado ».

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Su questo mi permetto... Siamo inseduta segreta ?

PRESIDENTE. No, siamo in sedutapubblica. Passiamo in seduta segreta.

Dispongo la disattivazione dell’impiantoaudiovisivo.

(I lavori della Commissione proseguonoin seduta segreta (**).

PIETRO CALOGERO. Se andate a ri-leggere le risoluzioni dal 1975 in avanti,noterete che vi è una progressione versol’obiettivo Moro. La prima è dell’aprile1975, poi ce n’è un’altra nello stesso anno,poi un’altra nel 1976 e un’altra ancora nel1977. È evidente che l’obiettivo è la De-mocrazia Cristiana, in quanto baluardodel sistema riformistico e soprattutto diquella parte essenziale del riformismo cheè il compromesso storico.

PRESIDENTE. Ce le abbiamo.

PIETRO CALOGERO. Se andate a ve-dere e collegare queste cose, potrete forseottenere risultati più importanti che sen-tire...

(**) Al termine dell’audizione, la Commissione haconvenuto di desecretare questa parte segreta delresoconto stenografico dell’audizione. Cfr. pag. 22.

PRESIDENTE. Torniamo in sedutapubblica.

Dispongo la riattivazione dell’impiantoaudiovisivo.

(I lavori della Commissione riprendonoin seduta pubblica).

PRESIDENTE. Fermiamoci a Moro, al-trimenti qui dobbiamo riscrivere interepagine di storia patria e l’inchiesta do-vrebbe durare almeno un decennio. Seconvenite, tenuto conto che non ci sonoparticolari esigenze di riservatezza, pro-porrei di desecretare anche quest’ultimaparte del resoconto stenografico dell’audi-zione.

(La Commissione concorda).

PRESIDENTE. Noi ringraziamo il dot-tor Calogero, che ci ha fornito tanti spunti,e ci aggiorniamo alla settimana prossima.

Dichiaro conclusa l’audizione.

La seduta termina alle 16.

IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTIESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE

DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

DOTT. RENZO DICKMANN

Licenziato per la stampail 7 marzo 2016.

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

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