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COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLE MAFIE E SULLE ALTRE ASSOCIAZIONI CRIMINALI, ANCHE STRANIERE RESOCONTO STENOGRAFICO 48. SEDUTA DI GIOVEDÌ 10 LUGLIO 2014 PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI INDICE PAG. Sulla pubblicità dei lavori: Bindi Rosy, presidente ................................. 3 Audizione del presidente dell’IRSAP della regione siciliana, Alfonso Cicero: Bindi Rosy, presidente .......... 3, 8, 11, 12, 14, 15 16, 17, 18, 20, 21, 22 Attaguile Angelo (LNA) ........................ 12, 15, 18 Cicero Alfonso, presidente dell’IRSAP della regione siciliana ....................... 3, 7, 8, 12, 13, 14 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21 PAG. Fava Claudio (Misto) .................................. 12, 13 Lumia Giuseppe (PD) ................................. 12 Vecchio Andrea (SCpI) .................... 7, 12, 19, 20 Istituzione di comitati di cui agli articoli 3 e 7 della legge 19 luglio 2013, n. 87: Bindi Rosy, presidente ................................. 22 Comunicazioni della presidente: Bindi Rosy, presidente ................................. 23 Atti Parlamentari 1 Camera Deputati – Senato Repubblica XVII LEGISLATURA DISCUSSIONI ANTIMAFIA SEDUTA DEL 10 LUGLIO 2014

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COMMISSIONE PARLAMENTAREDI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLE MAFIEE SULLE ALTRE ASSOCIAZIONI CRIMINALI,

ANCHE STRANIERE

RESOCONTO STENOGRAFICO

48.

SEDUTA DI GIOVEDÌ 10 LUGLIO 2014PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

I N D I C E

PAG.

Sulla pubblicità dei lavori:

Bindi Rosy, presidente ................................. 3

Audizione del presidente dell’IRSAP dellaregione siciliana, Alfonso Cicero:Bindi Rosy, presidente .......... 3, 8, 11, 12, 14, 15

16, 17, 18, 20, 21, 22

Attaguile Angelo (LNA) ........................ 12, 15, 18

Cicero Alfonso, presidente dell’IRSAP dellaregione siciliana ....................... 3, 7, 8, 12, 13, 14

15, 16, 17, 18, 19, 20, 21

PAG.

Fava Claudio (Misto) .................................. 12, 13

Lumia Giuseppe (PD) ................................. 12

Vecchio Andrea (SCpI) .................... 7, 12, 19, 20

Istituzione di comitati di cui agli articoli 3 e7 della legge 19 luglio 2013, n. 87:

Bindi Rosy, presidente ................................. 22

Comunicazioni della presidente:

Bindi Rosy, presidente ................................. 23

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PAGINA BIANCA

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTEROSY BINDI

La seduta comincia alle 16.15.

(La Commissione approva il processoverbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non visono obiezioni, la pubblicità dei lavoridella seduta odierna sarà assicurata ancheattraverso impianti audiovisivi a circuitochiuso.

(Così rimane stabilito).

Audizione del presidente dell’IRSAPdella Regione siciliana, Alfonso Cicero.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recal’audizione del presidente dell’IRSAP dellaregione siciliana, Alfonso Cicero.

L’audizione ha a oggetto il tema delleinfiltrazioni mafiose negli ex consorzi ASIin Sicilia, oggetto di numerose denunce daparte del dottor Cicero, e naturalmenteanche tutto quanto il dottor Cicero vorràdirci per quanto riguarda anche il nuovoincarico che ricopre.

Ricordo al riguardo che, come di con-sueto, la seduta si svolge nelle formedell’audizione libera e che, ove necessario,i lavori della Commissione potranno pro-seguire in seduta segreta.

Il presidente Cicero ha già fornito allaCommissione un’abbondante documenta-zione. Lo ringraziamo per la sua presenzae ascoltiamo quello che vorrà dire a que-sta Commissione con grande interesse.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Ringrazio sen-titamente il presidente, onorevole Bindi, ei componenti della Commissione, perchéper me questo è un appuntamento straor-dinario. Sottopone, infatti, a ogni vostravalutazione un’attività che mi ha riguar-dato da funzionario della regione siciliana,che inizia nel suo percorso nelle areeindustriali anni fa, nel 2009.

Premetto brevemente che, con la leggeregionale 17 gennaio 1984, n. 1, le areeindustriali erano governate da 11 consorziASI per le aree dello sviluppo industrialedella Sicilia, uno per ogni capoluogo diprovincia. Altre due erano Calatino e Gela.Questi 11 enti dovevano assicurare econo-mia e sviluppo alla Sicilia passando perdiversi decenni e per fiumi di finanzia-menti e di denari dalla ex Cassa per ilMezzogiorno, per arrivare ai patti territo-riali della legge n. 488 e ai finanziamentieuropei, ai POR, che dovevano assicurareeconomia e sostegno alle attività impren-ditoriali.

Emerge il dato di 300 milioni di eurodi debiti. Basta farsi un giro per le areeindustriali della Sicilia per accorgersi diuna quantità infinita di ecomostri e diinfrastrutture servite ad altro, come tra unpo’ potrò dimostrare.

La legge regionale 12 gennaio 2012,n. 8, entra in vigore e scioglie gli 11consorzi, questi carrozzoni che servivano adare sostegno ad altri obiettivi, a sistemipolitici, affaristici, mafiosi e clientelari e fasaltare il sistema degli 800 posti di sotto-governo assicurati con i consorzi ASI, unamediazione infinita per ottenere le auto-rizzazioni e perché l’impresa che volevaconcorrere non avesse mai la possibilità diottenere il lotto utile e necessario periniziare. Era un circolo chiuso in cui, per

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ottenere il lotto, occorreva prostrarsi eadeguarsi al governo dei sistemi di cuidicevo nelle aree di sviluppo industriale.

Con la legge n. 8 del 2012, l’assessoreVenturi, assessore tecnico, con grande de-terminazione invocata da diversi annidalle associazioni di categoria, riuscì nonfacilmente a far approvare questa riformache sortì una serie di reazioni che certa-mente miravano a mantenere lo stato diquei decenni.

Presiedo, quindi, quest’ente, che sol-tanto con 5 componenti del consigliod’amministrazione, rappresentativi dellevarie associazioni di categoria, amministrale zone industriali della Sicilia. Inizio,però, la mia attività, la mia conoscenza diquesto mondo, con Enna nella qualità dicommissario straordinario proprio nomi-nato dall’assessore tecnico Marco Venturi.Erano stati sciolti, infatti, gli organi am-ministrativi per una serie di violazioniamministrative che avevano portato indefault il consorzio, ormai pieno di debiti.Non si assicuravano più né i servizi es-senziali alle aziende né gli stipendi.

Entro nel vivo di quell’amministrazionee mi accorgo immediatamente che mitrovo di fronte a un sistema raccapric-ciante, foriero soltanto di violazioni e diarroganze e dove vi era un direttore ge-nerale, adesso deputato all’Assemblea re-gionale siciliana, che con il presidente diquel consorzio, per 25 anni interrotta-mente, aveva dominato assolutamentequella cosa pubblica.

È giusto dire subito che, mentre de-nunciavo le malefatte, dagli sprechi per idepuratori, per altre infrastrutture, perappalti e per quant’altro era stato soltantoappannaggio di pochi, fino a saperlo pub-blicamente, conoscevo quella realtà, tantoche un’inchiesta giornalistica porta allaluce e pubblica una CNR (comunicazionenotizia di reato) dei Carabinieri del 2008,con la quale chiedevano l’arresto di questodeputato regionale, attualmente deputatoall’Assemblea regionale siciliana, del pre-sidente Rabbito, quello che per 25 anniaveva governato l’ASI, di un dirigenteresponsabile dell’area tecnica, che avevocacciato via, funzionale a quel sistema, e

di un imprenditore che era facile scoprireessere colluso di cosa nostra, tale FilippoGangi, a cui erano stati promessi i lavoripubblici di quell’area industriale.

Esistono i video registrati dai Carabi-nieri: in piena attività criminale, aprivanole buste, spartivano, decidevano le garepubbliche. Ho denunciato quel sistema,che ovviamente non conoscevo nei parti-colari di quella mia attività amministrativaimmediatamente e necessariamente ispet-tiva e di denuncia, all’autorità giudiziariae ai Carabinieri di Enna su diverse fatti-specie. Ho visto poi come avveniva l’in-crocio proprio nell’interesse economico incui erano altri a usare quella cosa pub-blica, non certamente le imprese.

Ovviamente, revocai l’incarico di diret-tore generale ad Alloro Mario, come ripetoattualmente deputato alla regione sici-liana. Si scatenò un inferno nei mieiconfronti da parte di un sistema malato emolto forte. Le prime minacce partironoda Enna, con inseguimenti in autostrada,con minacce dallo stesso Alloro, che neiprimi mesi era ancora direttore regionalee pensava di potermi intimidire assieme aquel sistema fortissimo, preoccupante, gra-vissimo sostenuto anche da un deputatoall’Assemblea regionale siciliana.

Oltretutto, è collegato ad altre aree.Dalle mie esperienze risulta, infatti, che aCaltanissetta e Agrigento, di cui parleròimmediatamente dopo, si sono organizzatie sistemati per le loro forze criminali epolitiche delle aree grigie per cercare diabbattere in ogni modo la mia azionelegalitaria, che comunque passava pressoaltre aree industriale.

I Carabinieri di Enna, dopo le miedenunce, che hanno riguardato diversefattispecie – consegno al presidente dellaCommissione una documentazione per laquale chiedo la segretazione, ma tutto ciòche ho detto e dirò è assolutamente legatoa questi atti – e con i quali ho lavorato astretto contatto per la mia parte di am-ministratore pubblico e di funzionariodella regione siciliana, ebbero ad esami-nare le denunce presentate da me e a farediversi accessi all’ASI Enna.

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C’è una sola stanza al Comando pro-vinciale dei Carabinieri di Enna che haproprio nome « ASI Enna ». Fecero tantiaccessi. Vedevo ovviamente il rappresen-tante legale, e si trattava delle denunce cheavevo presentato. Non mettevo in dubbio,ma denunciavo, perché quelli erano fattiilleciti, appalti, concessioni di servizi ealtre attività di quell’ente portate avanti inmodo illecito e assolutamente opaco. Hocapito, intuendo, che forse c’è stato unrallentamento per competenza territorialedall’esito di quelle indagini. Parlo di quellescaturite dalle mie denunce. Delle altre,della richiesta d’arresto, ovviamente nonso nulla. Ho letto, ho visto i fotogrammi,come tutti i cittadini che hanno potutoleggendo quel sito on line, che comunqueera qualcosa di pazzesco, e qualcosa dipazzesco sono dovuto andare a contra-stare. È chiaro che c’era mafia, quindic’erano gli affari, la politica e la burocra-zia malvagia. Questo è quello che incontroa Enna, che denuncio a Enna, che hocontro da Enna.

Successivamente, amministro, sempreda commissario straordinario, il consorzioASI di Caltanissetta. Sono due territorivicini. Sono anche accomunati da diversestorie e interessi anche positivi, ma ancheda storie e interessi di mafia, che siintrecciano, si legano, scattano insieme nelmomento in cui occorre prendere qualcosadalla società violando la legge o contra-stare chi vorrebbe e vuole portare avantile questioni senza farsi intimidire, in modochiaro, netto, nell’interesse pubblico, per-ché ci crede, perché è andato oltre eperché, dopo aver constatato di essereandato oltre, ritiene che sia ancora piùdoveroso scoprire e denunciare nell’inte-resse pubblico le questioni che tratta edesamina.

A Caltanissetta, la realtà era analoga.Mi accorgo immediatamente di come i lottifossero regalati a ditte sequestrate. Suc-cessivamente, si scopriva che erano ditteprestanome di boss mafiosi, come quellasequestrata per mafia di Ricotta MariaPia, moglie del mafioso Rizza Salvatore,

uomo vicino a Piddu Madonia, uno deicapi mafia della Sicilia, della provincia diCaltanissetta.

Il presidente, per 35 anni ininterrotta-mente presidente dell’ASI di Caltanissetta,stavolta Cortese Umberto, e il direttoregenerale dell’ASI di Caltanissetta, IacuzzoSalvatore, per 15 anni direttore generaledi quel consorzio, regalano in comodatod’uso, quindi gratuitamente, a questa dittadi Ricotta Maria Pia, moglie del mafiosoRizza, poi sequestrata per mafia nell’ope-razione « Doppio colpo », un lotto di ter-reno con procedure velocissime, tempi eburocrazia zero, ma forse meno che zero.

È anche un’agevolazione per questaditta avvicinarsi alla Calcestruzzi Spa,un’impresa nel settore del cementificio,per restare un po’ tutti insieme. Ricor-diamo anche le operazioni « Doppiocolpo », « Doppio colpo 1 », « Doppio colpo3 » e cosa nostra e Calcestruzzi: saccheg-giano la Sicilia e danno loro anche questapossibilità di avvicinarsi in modo illegaleconcedendo un lotto e controllando ancheper la cosca, quindi per Piddu Madonia,questo sistema affaristico mafioso.

Il frigomacello è una struttura di 4 milametri quadrati, con macchinari innovativi,20 mila metri quadrati all’esterno, cheerano importanti per l’azienda e per ilprogresso economico della provincia diCaltanissetta. La politica di quei tempiannunciava a mezzo stampa che col fri-gomacello ci sarebbe stata l’inversione ditendenza sotto il profilo economico occu-pazionale.

Alla fine, la tendenza è stata semprequella di regalarla alla mafia, stavolta unamegastruttura, due avvisi pubblici per lagestione. Partecipa anche il gruppo Cre-monini per gestire il frigomacello, carne« Montana », un’impresa affidabile, daquanto leggo dalle carte. In ogni caso, erauna proposta che poteva essere ritenutavalida e, invece, a bando scaduto, quellagestione Cortese-Iacuzzo lo affida diretta-mente alla cooperativa « Le verdi Mado-nie », di proprietà dei Giaconia, noti im-prenditori madoniti più volte indagati permafia. Qualche anno fa, sono stati seque-strati due marchi Conad perché apparte-

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nenti alla famiglia mafiosa dei Capizzi diPalermo. A questi, indagati più volte permafia, quindi con diverse problematichegiudiziarie, a 25 mila euro all’anno fannoun regalo praticamente a bando scaduto.

A loro volta, i Giaconia concedono unpezzo di quella gestione a famiglie noto-riamente vicine alla mafia di Caltanissetta,i Randazzo, i Pirrello, e quindi l’inversionedi tendenza era la conferma che, dopoRicotta Maria Pia, il frigomacello eraun’altra concessione a titolo gratuito acosa nostra e a chi degli interessi con lamafia all’ASI di Caltanissetta aveva fattoun’attività importante.

Cortese era un politico importante diquel territorio. In atti processuali, il pen-tito Siino dichiara che all’ASI di Caltanis-setta ad aggiudicarsi le gare era Di Vin-cenzo Pietro, che aveva costruito il frigo-macello, costato 20 miliardi di vecchie lire,quindi era un circuito chiuso, e che aspartirsi quegli appalti erano proprio Cor-tese e Alaimo, un ex assessore, noto po-litico della regione siciliana. Compivanoquelle operazioni se interveniva Siino perfar ritirare le imprese e dare così certezzadi quello che doveva essere ad appannag-gio di quei sistemi politico affaristici emafiosi.

Allo stesso modo, il pentito Siino di-chiarava, come risulta sempre dagli attiprocessuali, che al direttore generale del-l’ASI Iacuzzo venivano prestati dei soldi,ma era stato scoperto in un’inchiesta giu-diziaria. Dal libro mastro risultavano di-versi prestiti, ingenti somme di denaro, aldirettore generale del consorzio ASI diCaltanissetta. Di Vincenzo, di cui ricor-diamo 280 milioni di euro di confisca deibeni per mafia, condannato a 6 anni e 8mesi per estorsione ai suoi dipendenti ediverse volte arrestato per mafia; ebbenequesto soggetto di spicco prestava i soldi aldirettore generale dell’ASI di Caltanissetta.

È uno scenario che, chiaramente, mi havisto immediatamente pronto ad agire, arevocare il lotto alla ditta Ricotta MariaPia, a cacciare via questi signori del fri-gomacello, sia i principali protagonistiGiaconia sia la manovalanza locale, cheimmediatamente reagì con intimidazioni,

minacce e così via, agitando manichiniimpiccati in televisione, agitando bastoni ifigli stessi dei Randazzo e dei Pirrello, chedicevano chiaramente che non sarebberostati assolutamente a guardare, ma cheintendevano reagire e creare la tensioneattorno alla mia azione.

Altre intimidazioni sono arrivate anchein quel periodo, feci umane nell’insegnaASI all’ingresso degli uffici e altro, tantoche sia la prefettura di Enna, quandoiniziai a occuparmi di Enna, ma anche diCaltanissetta, iniziarono a darmi il soste-gno di una vigilanza radiocollegata, inmodo che potessi essere osservato in modoparticolare dalle autorità preposte.

Lo Stato, le forze dell’ordine, la magi-stratura mi sono stati sempre vicino. Que-sto è il sostegno principale che mi ha datosempre la forza di denunciare, di nonfarmi intimidire, di credere che la Siciliapuò essere diversa, che i figli di questaterra possono sperare di non andare fuoria cercare un futuro e un lavoro, ma chele aree industriali appartenevano e dob-biamo fare di tutto perché appartengano aun processo di riscatto della nostra terra.

Mi accorgo a Caltanissetta che era stataconcessa in modo molto facile un’interaarea industriale, una delle più interessantiper il futuro economico di quella zonacentrale tra Agrigento, Caltanissetta edEnna, tre province proprio al centro dellaSicilia, un intero lotto di 200 ettari senzaalcuna autorizzazione, senza quelle pro-cedure previste per legge per la realizza-zione di un megacementificio.

Non stava né in cielo né in terra. C’eraqualche foglio di carta, ma era statacompromessa un’intera area industriale,un pezzo di futuro di quella provincia perdarlo a una società – che mi risulta esserestata anche chiacchierata nelle note vi-cende dell’Abruzzo, in relazione alla rico-struzione dell’Abruzzo – la SACE Spa diRoma, che aveva in mente di realizzare unmegacementificio sotto il quale c’era solouna grande speculazione, un grande affareper i soliti gruppi di potere. Ovviamente,ho revocato quest’atto e li ho cacciati viaper dare corso alla concorrenza delleimprese, per insediare imprese sane che

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meritano di essere accolte. Questo è ildovere dell’istituto e delle aree industriali.Oltretutto, può davvero rappresentareun’iniziativa che può concorrere a inver-tire la tendenza economica della Sicilia edi quel territorio.

Anche lì il sistema ha reagito, nonsoltanto con le minacce e le intimidazioni,ma anche con le plurime diffamazioni amezzo stampa, soprattutto di qualchegiornale on line, quasi come stalking me-diatico ed estorsivo. Ho sporto diversedenunce. La maggior parte di questi sog-getti, tra chi è sotto processo per diffa-mazione e chi ha una richiesta di rinvio agiudizio, ma le indagini sono in corso, ènotoriamente appartenuta a questi sistemiche da Enna a Caltanissetta sono statichiamati alle armi per tentare di fermarequest’azione legalitaria.

Ci sono nomi dalle nostre parti moltoricorrenti, vicini al sistema Di Vincenzo,l’ex vicepresidente dell’ASI, un tale LoCascio, Mistretta, un componente del con-siglio d’amministrazione dell’ASI. Sonoesempi di uomini troppo vicini a Di Vin-cenzo. Articoli di stampa difendevano Pie-tro Di Vincenzo asserendo che fosse per-seguitato dalla giustizia e che, al contrario,dava lustro all’imprenditoria siciliana. Èsempre quel Di Vincenzo condannato a 6anni e 8 mesi, a cui sono stati confiscati280 milioni di euro di beni dalla DDA diCaltanissetta.

Ho fatto alcuni nomi, ma ce ne sonoaltri. Si sganciavano sempre con precisetempistiche per diffamarmi sui giornali,utilizzando soprattutto qualche giornaleon line, come LinkSicilia, per me ormaiuno stalking mediatico estorsivo continuo.Si dava voce a infondatezze, che ovvia-mente denuncio, e supporto con copiosiatti questo tentativo di isolarmi, diespormi ulteriormente alla reazione ma-fiosa. Le autorità, ovviamente, leggono gliatti e comprendono che questi signorimeritano di rispondere di reati che vannodalla diffamazione alla minaccia.

ANDREA VECCHIO. Può datare questifatti ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Alla fine del2009 inizia la mia esperienza a Enna e siconclude nel 2012 con lo scioglimento delconsorzio. Con la legge n. 8 del 2012,istitutiva dell’IRSAP, infatti, i consorzisono sciolti. Dal 2010 al 2012 sono aCaltanissetta. I fatti che sto raccontando inestrema sintesi per Enna e Caltanissetta sisvolgono in questo periodo di tempo.

Vado poi ad Agrigento e lì il cortocircuito comincia a diventare ancora piùforte. I sistemi di Enna e Caltanissettainiziano a reagire, quindi il cortocircuitoc’è, si avverte, lo sento quotidiano, ognigiorno. Sono forze che hanno sistemi pre-cisi, ma Agrigento diventa un corto cir-cuito bestiale e quello che successe adAgrigento fu una progressione pazzesca.

Mi insedio e vi sono subito da esami-nare circa dieci informative prefettizieinterdittive e atipiche. Gli ex vertici con-sortili avevano studiato tutti i modi perchéqueste imprese potessero rimanere lì acontinuare la loro « attività », ma parliamodi imprese dalle informative prefettizielegate ai boss come Falsone, uno dei capidi spicco di cosa nostra, arrestato e lati-tante a Marsiglia. Parliamo dei vertici dicosa nostra, della giovane mafia di Favara,quella cruenta, che si muove in modoancora più pesante di quella più cono-sciuta e che è un’organizzazione semprepronta a sparare.

Nella storia di quest’organizzazione,quella di Favara è una mafia pericolosis-sima. Parliamo dei Lombardozzi, capima-fia della provincia di Agrigento, o deiBarba, dei Pitruzzella, dei Russello, deiMotisi, tutti nomi e capi famiglia cheerano in quelle informative interdittiveatipiche per un anno, un anno e mezzo,con il gioco delle omissioni, delle viola-zioni per dilatare il tempo e farli rimanerein area industriale.

Ovviamente, ho poi adottato gli attinecessari cacciandoli da quell’area indu-striale e adottando le revoche sia per i lottiindustriali sia per gli appalti. C’era unappalto abbastanza grosso, di circa 8 mi-lioni di euro, per dei lavori a PortoEmpedocle, di una ditta sempre interes-

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sata da un’informativa antimafia: senzaguardare in faccia a nessuno, ho proce-duto alla revoca di quei lotti.

In quelle ore, nel momento in cui stavoper esaminare quegli atti, veniva da me ildirettore generale di quel consorzio, chepoi ho licenziato insieme ad altri duedirigenti, il vertice dell’ufficio tecnico diquel consorzio, tale Callari Salvatore – l’exdirettore generale si chiama Casesa Anto-nino, col cognato ucciso per mafia aFavara, trovato morto nel cofano della suamacchina – e un altro dirigente.

Ovviamente, per avere anche un po’ piùdi tutela alla mia persona, ho registrato econsegnato tutto alla squadra mobile: ve-niva lì per minacciarmi e intimidirmi,dicendomi che era consigliabile che nonprocedessi alla revoca di quei lotti perchéavevo famiglia, avevo figli, perché già qual-che mese prima si era saputo che venivoa fare il commissario straordinario delconsorzio ASI. Mi diceva che lì non eracome a Caltanissetta e a Enna, dove avevogià rotto troppo le scatole, che lì eraancora peggio perché erano circondati. Adirmelo era il direttore generale, il verticedi quell’ente. Ho registrato ed è tuttoall’esame della squadra mobile.

Mi diceva di stare attento, mi dava deiconsigli, mi diceva di valutare dai giornalia quali famiglie mafiose fossero legati, chequella era una mafia che sparava. Me lodiceva anche mimando il segno della pi-stola con le mani, e quindi con la minacciachiara e tonda che era un messaggio chemi arrivava dalla mafia favarese, dei Fal-sone, dei Pitruzzella, gli interessati aquelle aziende dove la prefettura con tantaabnegazione aveva fatto quelle informativeantimafia. Mi diceva che ormai ero io adavere il cerino acceso, che lui aveva accesole luci degli uffici perché tutti potesserosapere, mentre in realtà c’eravamo lui e io.

PRESIDENTE. Tutti i fatti che sonosuccessi...

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Sono tutti qua.Tra l’altro, la prefettura ha anche poidisposto...

PRESIDENTE. Oltre che alla prefet-tura, ha fatto pervenire tutto all’autoritàgiudiziaria ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. È tutto qui. Cisono tutte le denunce.

PRESIDENTE. Che lei sappia, è seguìtoqualche procedimento ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Sì, ci sonoprocedimenti. Sulle minacce che mi sonostate fatte...

PRESIDENTE. Parlo delle sue denunce.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Sì, ci sono dellerichieste di rinvio a giudizio per altri reatiche riguardano sempre questi soggetti, pertruffa, peculato, abuso. Stiamo parlando diAgrigento, dove già c’è una richiesta dirinvio a giudizio che è anche depositata ecita le mie denunce dichiarandole ancheprove per fatti devastanti sotto il profilodei reati contro la pubblica amministra-zione.

I soggetti di cui parlavo stanno lì con larichiesta di rinvio a giudizio. Anche ilgoverno della regione ha chiesto di costi-tuirsi parte civile, come ovviamente anchel’IRSAP e Confindustria Sicilia, che rac-chiude tre territori e altre associazioni chestanno intervenendo per costituirsi a lorovolta parte civile.

A Caltanissetta, invece, i signori di cuiparlavo sono stati interessati da altri avvisidi garanzia, sempre per reati gravissimicontro la pubblica amministrazione. Per leindagini che riguardano le denunce controquesti sistemi prettamente mafiosi, certa-mente sono in corso, ma riguardano glistessi personaggi. È coinvolta anche laCorte dei conti, presso cui pure ho fattodenuncia. Ci sono già ben quattro udienzeper ingenti danni erariali sempre per Agri-gento e già c’è anche una prima condannaper danni erariali del solito gruppo cheamministrava il consorzio ASI di Agri-gento.

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Subito dopo l’arrivo di queste minacce,la prefettura di Agrigento decide di di-sporre la tutela, quarto livello di rischio, eda quel momento mi cambia la vita, e nonsolo a me. Non sono soltanto un funzio-nario della regione siciliana, ho tantatensione anche per i miei familiari. Vorreifare un inciso. Riprenderò, ma ho neces-sità di rappresentare i territori. Se mi datequest’opportunità, voglio riprendere il filoschematico di questi territori.

Il 5 agosto 2013, mia moglie trovadietro la porta di casa nostra un trolleycon un ordigno esplosivo e lo apre inav-vertitamente. Ancora non abbiamo saputotecnicamente se potesse esplodere o meno,ma immaginate come viva mia moglie,come vivano i miei figli e quale tensioneormai ci riguardi.

Spesso ripercorro tante attività, e inquesti giorni l’ho fatto in modo anche unpo’ più particolare, visto l’appuntamento:vedo tante scene come quelle di un film,che a volte impressionano, ma riguardanola mia vita, i miei figli e anche chi misostiene, mi ha sostenuto, tutto quello acui si è legati. Anche la famiglia subisceogni dolore, sacrificio e tensione. Da Agri-gento, infatti, inizia il momento della tu-tela, che per me ha avuto un impattoiniziale tale che sento ancora il giorno incui fui chiamato per l’assegnazione.

Revoco quei lotti, caccio via quei sog-getti con i provvedimenti amministrativi.C’è il TAR, c’è il CGA (Consiglio di giu-stizia amministrativa) e riusciamo a vin-cere anche al TAR, mentre ovviamenteognuno si attrezza. Anche il colluso dimafia presenta ricorso, infatti, e abbiamoanche qualche sentenza a nostro favore,perché si entra nel merito di aspetti stret-tamente giuridico-amministrativi. Questo èun buon successo grazie alla prefettura, alconsorzio ASI, a chi, diversamente da queiburocrati, si è impegnato a sostenere che,invece, anche da un punto di vista ammi-nistrativo, la mafia perde, va via dalle zoneindustriali. Ovviamente, è una battagliache continua anche sotto questo profilo.

Se mia moglie trovava il trolley conl’ordigno esplosivo, al mio più stretto enoto collaboratore, che da anni collabora

con me, Francesco Comparato, due giorniprima bruciavano totalmente il magazzinoin campagna, nel territorio di Campobellodi Licata, in provincia di Agrigento, con latensione che quindi invade e investe ancheun ragazzo che mette tanto sacrificio, unfunzionario dello Stato, della Regione si-ciliana che ci crede e vuole dare anche ilsuo apporto per stare vicino a me econtribuire a questo processo di cambia-mento e di denuncia di questi sistemi.

C’è di più. Agrigento ancora di più miprende. Da un video filmato che, presi-dente, allego – sono i video delle teleca-mere che sono sotto l’IRSAP (la sedeoperativa regionale è a Caltanissetta,quella legale è a Palermo) – si scoprel’organizzazione del 4 novembre 2013 disei soggetti. È tutto lì, ci sono anche ifotogrammi di quello che stava succe-dendo. Grazie a un ragazzo della scortanon succede quello che avevano program-mato, ma si erano preordinati per appo-starsi e aspettare che uscissi dalla sede delconsorzio per tentare di uccidermi o altro,ma siamo ormai in operazioni di carattereterminale.

Due di questi soggetti appartengonoalla cosca dei Fragapane di Agrigento. Duesono stati facilmente individuabili da In-ternet, perché è facile per nomi così ri-correnti. Questi gestiscono i proventi deiFragapane, nota e storica famiglia di bossmafiosi, tutti e tre all’ergastolo, padre efigli, ma parliamo di mafia di altissimolivello. Per gli altri quattro soggetti, chenon conosco, le indagini sono in corso.

Non avevo in programma di uscire quelgiorno, ma c’era il funerale di un poverodipendente morto qualche giorno prima.Avevo programmato, allora, di uscire alle15 – di solito esco la sera, anche tardi, mimuovo anche poco, resto sempre un po’chiuso negli uffici – e un’autovettura e unfurgoncino si organizzano, escono dalleloro macchine, si mettono dietro la portadell’uscita del consorzio da cui sareiuscito, perché « a Cicero l’amma aspettarica ». Questa è la frase che subito fascattare l’allarme al finanziere di scorta

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alla tutela che mi blocca per non andareal funerale e controllare quello che stavasuccedendo.

Lui scende, si rendono conto che latutela aveva scoperto tutto. Certamente,siamo stati studiati anche prima, quindisapevano che il militare di tutela stavasempre con me, accanto ai miei uffici, eimmediatamente vanno via. Fortunata-mente, quindi, non è successo quello cheavevano programmato. È una documenta-zione che consegno anche alla Commis-sione, dove vi è il video registrato dalletelecamere della sede di Caltanissetta.

Agrigento ritorna, quindi, sempre congrande vigore. Questi due sono della fa-miglia dei Fragapane di Agrigento e tornaquel cerino in mano di quando mi sidiceva di stare attento, che ho moglie efigli, che quei lotti di terreno apparten-gono a famiglie pericolose. Ricordo orache mi fu detto anche che la famigliaFalsone lì aveva un giro di milioni di euro,quindi il direttore generale del consorzioASI di Enna conosceva anche il giro. Midisse che me l’avrebbero fatta pagare, cheera gente che non dimentica. Ecco comeAgrigento ritorna sempre con grande vi-gore. Nel tempo, chiaramente, lo Stato miè stato sempre vicino, dandomi più pro-tezione. Fu poi disposta la tutela di se-condo livello di rischio dopo i fatti del 4novembre.

Agrigento ha anche, come vi ho detto,una parte di denunce che ho presentato,che hanno avuto un esame da parte dellaprocura della Repubblica con una richie-sta di rinvio a giudizio, come ripeto, peruna serie innumerevole di contestazioni direato. Era proprio un luogo dove chigestiva e amministrava segnava quei reati,e quindi quei risultati devastanti per l’in-teresse pubblico.

È chiaro che vi era anche più diqualche politico. Vi ho parlato di Alloro,un deputato regionale, ma c’era ancheRabbito, il presidente dell’ASI deputatoalla Camera, quindi comunque semprefigura che in quei territori incide e con-diziona le scelte del territorio; Cortese,uomo di spicco della politica della pro-vincia di Caltanissetta, così come degli

altri che ho richiamato, l’onorevoleAlaimo, adesso Catuara, presidente del-l’ASI di Agrigento, ex assessore alla pro-vincia di Agrigento. Sono esempi, ma ladocumentazione e gli atti contengono an-che di più sotto il profilo della presenzapolitica e parlamentare in tutta questavicenda che giudico gravissima ed emer-gente delle aree industriali.

Rispetto alla contestazione di cui sonostati oggetto i servizi comunali nelle nostrecittà o quelli ospedalieri, la situazionedelle aree industriali sembrava studiataproprio in modo programmato, in penom-bra, per essere meno contestata dai citta-dini quando ci si sarebbe accorti chequelle aree industriali avrebbero dovutodare occupazione alla Sicilia e anche be-nessere al territorio, mentre erano gover-nance prettamente politiche di quei sistemia cui dare conto e per cui avevano stabilitopatti e obiettivi da raggiungere.

Il governo Crocetta mi nomina com-missario straordinario dell’IRSAP, dell’isti-tuto che spazza via tutti quei posti disottogoverno e fa saltare anche quel si-stema di mediazione per ottenere un’au-torizzazione. Immaginate, quando un’im-presa voleva insediarsi in un’area indu-striale, quanti passaggi doveva compiere.Poi c’erano consigli generali di 70-80 com-ponenti, consigli d’amministrazione di12-13 componenti, un presidente, direttoripagati a 150.000 euro l’anno, con uffici di15-20 dipendenti e con i risultati che hodetto.

Basta farsi un giro e vedere cos’hannolasciato, oltre il debito di 300 milioni dieuro. L’impresa si avvicinava alla media-zione e doveva essere costretta a dareconto prima al funzionario del comune,poi a quello dell’ASI, poi alla delibera delconsiglio d’amministrazione, poi arrivavamagari chi aveva una figlia, come a Cal-tanissetta quell’uomo vicino a Di Vincenzo,Mistretta, che era nel CdA, che aveva lafiglia architetto. Passavano i progetti pre-sentati a nome della figlia. Sono esempi,ma è tutto rappresentato in una relazionecompleta, che non segue in modo sche-matico quello che vi sto dicendo, ma siestende anche a una realtà di carattere

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proprio amministrativo e di impatto so-ciale, raccontando e denunciando tantestorie che hanno analogia nelle diverseASI.

Catania è una realtà che ritengo tra lepiù pesanti. Lì ci sono gli Ercolano, iSantapaola, che hanno delle imprese. Sonoloro ad avere Geotrans e Geotrans Frost.Grazie alla prefettura, con le informativeprefettizie su Geotrans e Geotrans Frost,esse sono state sequestrate qualche mesefa dalla DDA di Catania, un sequestro di10 milioni di euro di beni. Sono i Santa-paola, gli Ercolano, i capimafia ad avere leimprese alla zona industriale di Catania. Eche imprese !

A quelle imprese non si poteva asso-lutamente dire che non potevano tenere icontainer nei lotti dell’ASI Catania. Hodetto immediatamente all’amministratoregiudiziario che dopo il sequestro avremmodovuto prendere quei container e buttarlifuori, anche a mo’ di segnale, oltre che perl’interesse pubblico, che gli Ercolano e iSantapaola non comandano più.

Allo stesso modo, non si può tenere undirigente, che ho sospeso dal servizio per-ché era stato condannato a un anno emezzo per abuso d’ufficio, a dirigere quel-l’ufficio nell’esercizio della sua funzione,lo stesso che stava dirigendo l’ufficio per iSantapaola, gli Ercolano. Ho anche pre-sentato un esposto e fatto una denunciasuccessivamente alla procura della Repub-blica di Catania su diverse fattispecie direato. La Guardia di finanza è stata permesi all’ASI di Catania, dove ritengo abbiaprelevato diversa documentazione di inte-resse investigativo.

Catania ha un particolare rilievo con lapresenza degli Ercolano e dei Santapaola.Vi sono stati e vi sono interessi che vannocertamente attenzionati. Va esaminata larealtà catanese, di grande rilievo sotto ilprofilo della gravità dell’impatto con isistemi di mafia.

Da Caltagirone a Catania, i La Rocca egli Ercolano hanno non solo parentela, macomunione di interessi mafiosi. Un depu-ratore realizzato dal consorzio ASI diCaltagirone è costato miliardi e miliardi divecchie lire. Doveva essere funzionale al-

l’area industriale di Caltagirone, poi difatto depurava e depura invece il 95 percento della città di Caltagirone.

Fino al 2008, era gestito da una societàpartecipata, dove vi era e vi è l’ASI al 60per cento, che riceveva le somme daitributi dei cittadini di Caltagirone. Dal2008 – è pazzesco – le somme dei citta-dini di Caltagirone per il servizio deltributo per la depurazione sono dati a unasocietà, presidente e signori commissari,all’interno del consiglio d’amministrazionedella quale vi era tale Incarbone Mariano,arrestato per mafia e condannato nelprocesso Hybris, che ha messo a nudotanti rapporti tra mafia, affari e politica.

Ovviamente, ho denunciato tutto, por-tato avanti tutte le iniziative di caratterepolitico-istituzionale, sempre con l’aiutodello Stato, delle associazioni, delle orga-nizzazioni di categoria, che davvero inquesti anni hanno voluto dire a loro voltache adesso si deve cambiare questo futuronegato in Sicilia ai nostri figli.

PRESIDENTE. La ringraziamo per que-sta ricostruzione provincia per provincia.Immagino che, oltre al testo della rela-zione, appunto, tutto sia contenuto in queifascicoli.

Credo che diventi presidente dell’IRSAPcon la giunta Crocetta: vorremmo saperecos’è cambiato secondo lei, capire meglioquesta scelta della regione di riorganizzarequesto settore, di affidarlo a una personacome lei, quali cambiamenti sta produ-cendo, quali resistenze sta incontrando inquesto momento e da parte di chi e perquale motivo ha suscitato tante polemichel’iscrizione dell’IRSAP a Confindustria si-ciliana.

A parte i nomi cui ha fatto riferimento,vorremmo sapere se nel suo lavoro e negliostacoli che ha trovato nel cercare dirimediare agli aspetti negativi ai qualifaceva riferimento, accanto a politici inqualche modo collusi con i poteri mafiosi,ha incontrato anche una politica che l’haaiutata, che le ha consentito di svolgere almeglio il suo lavoro.

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Do ora la parola agli onorevoli colleghiche intendano intervenire per porre que-siti o formulare osservazioni.

CLAUDIO FAVA. Ho solo una domandaperché l’esposizione mi sembra moltocompleta e supportata anche dai docu-menti che stiamo acquisendo.

Vorrei riprendere una sua risposta par-ziale: che procedimenti giudiziari sono incorso, se sono in corso, nei confronti dellesingole personalità politiche che ha indi-cato nelle sue denunce ? Ha fatto il nomedell’onorevole Alloro, dell’onorevole Rab-bito, di Catuara, Alaimo, Cortese: ce nesono altri ? Vorrei capire in modo un po’più puntuale la situazione giudiziaria, se cisono procedimenti aperti e a che puntosono e quali sono le ipotesi di reato.

La seconda questione riguarda una suaaudizione in commissione antimafia regio-nale, di cui avemmo notizia quando an-dammo a Palermo a incontrare i colleghidella commissione antimafia, audizioneche è stata segretata. Naturalmente, seoccorre, possiamo segretare anche noi:quali elementi, che ritiene utili anche perquesta Commissione, ha fornito a quellacommissione, e quali sono stati gli esitipolitici di questa sua audizione ?

ANGELO ATTAGUILE. Vorrei chiederese tutto quello che ha esposto il direttoreCicero è stato denunciato o c’è qualchenuova denunzia. Non capisco il motivo percui dobbiamo muoverci in questo senso, sea questo punto l’unica cosa che può farela Commissione antimafia, se qualcosanon convince, è chiedere gli atti alla pro-cura. Non mi sento un pubblico ministero.Desidero che sia rispettato il ruolo deimagistrati. Se il ruolo dei magistrati non ècorretto, si può intervenire come Commis-sione antimafia.

ANDREA VECCHIO. Le rivolgerò unaserie di domande molto brevi, ma com-plesse. Per il 2009-2010 c’è Enna; per il2010-2012 Caltanissetta: vorrei fosse col-locata Agrigento.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Ho dimenti-

cato: dal marzo al settembre 2012. Conl’IRSAP, dal dicembre 2012 amministroanche il consorzio Agrigento perché tuttigli 11 adesso fanno riferimento all’unicoente.

ANDREA VECCHIO. L’IRSAP è venutafuori dalla legge del 2012, ma quando èstata messa in piedi, da quando ha co-minciato ad avere vita ? Lei è il primocommissario presidente dell’IRSAP oprima di lei c’era qualche altro ?

Di questi procedimenti per i quali hafatto le denunce, come diceva l’onorevoleFava, qualcuno è arrivata a sentenza osono tutti in corso ?

Infine, se può dirlo, ma se c’è nelledenunce, credo che possa farlo, qual è ilnome del dirigente di Catania ?

GIUSEPPE LUMIA. Penso che l’inte-resse della Commissione sia quello, ap-punto, di capire anche, come chiedeva lapresidente, come le istituzioni hanno rea-gito e se hanno accompagnato questo suostraordinario lavoro positivo. Ne ho se-guìto un po’ il cammino, mi sono presoanche delle denunce nel sostegno che hopotuto fornirle, ma è importante compren-dere, per l’interesse della Commissione,come hanno reagito le istituzioni politiche.

Per me, è indicativa anche la vicendadell’audizione della commissione parla-mentare antimafia regionale, preceduta dauna polemica impressionante. Vorrei chespiegasse alla Commissione quel contesto,come ha vissuto quest’esperienza, che sen-timenti ha avuto, il tipo di contributo cheha fornito e che reazioni negative e posi-tive si sono avute all’interno di quel con-testo dell’audizione.

Sarebbe interessante, ritornando un po’sulla sua prima spiegazione di Enna, co-noscere qualche caso concreto, come hafatto puntualmente su Agrigento e Calta-nissetta, delle denunce su appalti, attivitàche ha potuto riscontrare in quel contestoche ancora nel contesto siciliano è pocostato sottoposto a un controllo forte dilegalità.

PRESIDENTE. Do ora la parola aldirettore Cicero per la replica.

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ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Devo esseresincero, non ero così convinto di andareall’audizione della commissione antimafiaregionale, ma un senso istituzionale for-tissimo mi contraddistingue e ho deciso diandarci. Ho consegnato una documenta-zione che non ho chiesto fosse segretata. Èuna decisione che ha preso la commis-sione, non so chi, non conosco i mecca-nismi, ma è l’organo della commissione adeciderlo.

Ho dato una documentazione, nontutta, diversa. Mi sono, però, accorto im-mediatamente dopo che a essere convocatisono stati Catuara e Casesa, quel direttoregenerale che, già prima ancora dalla ri-chiesta di rinvio a giudizio, aveva ricevutoun avviso di garanzia pubblico. In ognicaso, l’avevo anche consegnato agli attidella commissione. Catuara era l’ex pre-sidente di quel consorzio e, come ho detto,era ed è tra i principali responsabili,ormai secondo la procura della Repub-blica, quindi non secondo soltanto le miedenunce, per le malefatte della realtà delconsorzio ASI di Agrigento.

Ho lasciato gli atti in modo formale ela commissione conosceva anche Casesa,quel direttore generale che avevo anchelicenziato – ma questo diventa materia digiudici del lavoro – che mi aveva mossoquelle minacce nei primi giorni in cui miero dedicato alle informative antimafia.

Quelle informative stanno lì, ho adot-tato le revoche. Le interdittive atipichestanno lì, sono scritte e sono legate anchealle documentazioni che consegno al Pre-sidente, onorevole Bindi. Questo è suc-cesso immediatamente dopo la convoca-zione di questi due soggetti.

So che sono seguite delle polemichenate attorno a questa convocazione, manon seguo molto i fatti strettamente poli-tici. Quello che vi ho detto mi sembra unpo’ fuori dal contesto politico. La politicaè fatta da uomini politici che anche inmodo trasversale, quindi non apparte-nendo necessariamente a un partito o a unaltro, possono essere più o meno interes-sati a sostenere alcune battaglie contro lamafia a prescindere da quale possa essere

il colore politico. Esistono deputati, politiciche sostengono le iniziative legalitarie aprescindere da tutto.

Il senatore Lumia citava qualche que-rela: non solo è stata archiviata un mesefa questa del già citato Cortese, presidentedell’ASI di Caltanissetta, ma con quattropagine, sempre allegate a questa documen-tazione, il tribunale di Catania dice cheaddirittura quello che denunciavamoaveva rilevanza sociale, cioè quello che sidiceva su quella governance e sugli inte-ressi che giravano attorno all’ASI di Cal-tanissetta.

Per quanto riguarda i fatti di azionegiudiziaria, onorevole Fava, ho detto dellarichiesta di rinvio a giudizio. Ci sonoquattro udienze per peculato, truffa eabuso a vario titolo. Sono undici e riguar-dano addirittura i componenti del consi-glio d’amministrazione, tutti i dirigenti diquel consorzio, i sindaci revisori e i com-ponenti del nucleo valutazione, tutto ilsistema.

CLAUDIO FAVA. Se mi permette unadomanda nella domanda, ci sono prece-denti azioni giudiziarie in corso per reaticollegati al 416-bis, all’associazione distampo mafioso o a reati derivanti ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. All’ASI di Cal-tanissetta c’è un’operazione antimafia sca-turita per altro tipo di iniziativa, non permie denunce, per tale Di Francesco, unfunzionario dell’ASI di Caltanissetta, arre-stato proprio per mafia e appalti all’ASI diCaltanissetta. Era lui che dava la percen-tuale alle imprese. Questa è l’operazione« Colpo di grazia », sempre allegata a que-sta documentazione.

Era lui l’uomo di spicco del sistemaaffaristico mafioso di Piddu Madonia perl’aggiudicazione di tanti appalti, compresal’ASI di Caltanissetta. Addirittura, dalleindagini risulta che anche lì erano riunitisummit per preorganizzare le gare d’ap-palto, per citare il caso più recente cheriguarda l’ASI di Caltanissetta.

CLAUDIO FAVA. Mi permetta, presi-dente, ma per noi è importante questo

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punto dei rapporti tra mafia e politica e,in questo caso, anche di una politicatuttora insediata nell’esercizio delle pro-prie funzioni parlamentari e amministra-tive in Sicilia. Vorremmo che su questofosse un po’ più preciso: qual è la situa-zione giudiziaria a seguito delle sue de-nunce o a prescindere dalle sue denuncedelle singole personalità politiche che hacitato ? Ci sono state delle conseguenzegiudiziarie, ci sono dei precedenti incorso ? Per quali reati e chi di loro si trovain una posizione di politica attiva ?

PRESIDENTE. Prima che risponda aquesta domanda, vorrei anche chiederle sequalche politico nazionale è interessato daqueste vicende.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Abbiamo par-lato di Rabbito, che è stato un deputatoalla Camera, presidente dell’ASI. È conse-gnata la CNR (Comunicazione Notizia diReato) dei Carabinieri e si chiede l’arrestoanche di Rabbito, deputato alla Camera.

PRESIDENTE. Per sua denuncia ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. No. Successi-vamente, ho fatto denuncia anche perRabbito. Avevo parlato del contesto.Quando mi sono insediato a Enna, c’erastato già un sistema che ha continuato agovernare. Non l’ho trovato fuori. Mi sonoinsediato perché era stata commissariataquella governance, e quindi gli atti prodottianche da Rabbito, e da Alloro, attualedeputato regionale.

A Enna ho denunciato diverse fattispe-cie, violazioni di legge che avevano pro-dotto nella funzione chi di presidente e chidi direttore generale. Sono stati fotografatie videoregistrati dai Carabinieri per quellaCNR che poi chiedeva l’arresto non soloper loro. Parlo, per esempio, delle garepubbliche per l’affidamento dei lavori deidepuratori: denunciavo proprio queste, manon sapevo che ci fosse già un’indagineche ne chiedeva l’arresto. Ho lavorato e ho

denunciato su quei sistemi su cui già leautorità avevano svolto questa indagine.

PRESIDENTE. Sono arrivati impulsigiudiziari dalle sue denunce ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della Regione siciliana. Certo che nesono arrivati. Stiamo parlando pretta-mente di mafia o anche di altri reati ?

PRESIDENTE. Tutti e due.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Per altri reati,già siamo a una richiesta di rinvio agiudizio su undici, proprio il gotha del-l’ASI di Agrigento. In quella richiesta dirinvio a giudizio non è detto, alla fine, chec’è soltanto per le mie denunce, ma ancheche hanno costituito prove.

Per Caltanissetta ci sono degli avvisi digaranzia che riguardano anche gli ex ver-tici di quel consorzio ASI.

PRESIDENTE. Per mafia, invece,niente.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Sono sicura-mente in corso delle indagini, ma nonconosco esiti che hanno riguardato ledenunce che per mafia ho fatto e chehanno riguardato quei sistemi che vi hodetto, quei nomi e quei cognomi per lecose che vi ho rappresentato.

Teniamo conto che sono denunce fattesempre nel corso di questi due anni.Certamente, ho tanta fiducia che, perquello che ho denunciato, per gli atti cheho potuto sottoporre all’autorità giudizia-ria anche per cosa nostra – cito l’esempiodi Agrigento, ma può esservene anchequalche altro – la giustizia possa ritenereche, in relazione a questi rapporti, questopossa essere elemento di contestazione,come lo è stato per gli altri reati. Lo èstato, infatti, e siamo anche già alle ri-chieste di rinvio a giudizio o a qualchecondanna da parte della Corte dei conti.Da altre denunce dipendono delle udienze.I rinvii a giudizio sono allegati agli atti e

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discendono proprio dalle mie denunce edalle indagini effettuate dalle autorità pre-poste.

Valenti è il dirigente responsabile del-l’ufficio di Catania. Quando mi sono in-sediato commissario straordinario, nelgennaio 2013, sono venuto a conoscenzadel fatto che era stato condannato unanno e mezzo prima per abuso d’ufficio, equindi l’ho sospeso dal servizio. Si chiamaSalvatore Valenti ed era stato direttoregenerale del consorzio ASI.

ANGELO ATTAGUILE. Continuiamonelle sue denunzie, ma le ho rivolto unadomanda, cui aggiungerei la seguente: hasubìto qualche denunzia per calunnia, dif-famazione ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Sì.

ANGELO ATTAGUILE. Mi alzo, scusi,se ha già un’altra denunzia.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. È stata archi-viata.

ANGELO ATTAGUILE. Non ha, quindi,denunzie.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Quella checonosco mi è stata archiviata. Mi è statafatta da Cortese Umberto ed è stata ar-chiviata con quattro pagine allegate qui, incui si dice che le mie denunce a lui sullastampa hanno anche rilevanza sociale esono a tratti efficaci. Queste cose sonocollegate.

ANGELO ATTAGUILE. Avevo chiestosemplicemente se avesse denunziato tuttoalla procura e lei mi sta dicendo di sì.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. È giusto. Ètutto denunciato.

ANGELO ATTAGUILE. A me sta benee non capisco quale sia il mio ruolo e seabbia qualche denunzia e dica di no.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. È giusto che ledica che è stata archiviata.

ANGELO ATTAGUILE. Una sola. Nonne ha altre ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Non ne cono-sco, ma le dico di più. Mi offre un’occa-sione preziosissima, perché invece ho de-nunciato diversi: Cortese è sotto processoper diffamazione aggravata; per Alloro c’èla richiesta di rinvio a giudizio, sempreallegata qua, per diffamazione aggravatanei miei confronti; Lo Cascio è sottoprocesso per diffamazione aggravata. Que-sti sono amministratori. Mi scusi, ma èimportante.

ANGELO ATTAGUILE. Siamo, quindi,completamente in atti giudiziari: cosa dob-biamo fare noi ? Lei viene qua e denunzia,ma c’è la magistratura.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Atta-guile, l’abbiamo convocato noi. È statorichiesto che fosse convocato da alcuniesponenti colleghi siciliani. Se ricordate, ciè stato chiesto anche quando abbiamofatto l’audizione di Confindustria, sia na-zionale sia Sicilia, di sentire il direttoreCicero, quindi decideremo, onorevole At-taguile, anche in base ai documenti che cisono stati offerti, che naturalmente con-sidero riservati. Eventualmente, in questafase decideremo la riservatezza.

La Commissione terrà presente la suarichiesta di non rendere divulgabile ilcontenuto e come tale esso sarà conservatoagli atti d’archivio della Commissione inregime di classificazione riservata, ma saràdall’analisi della documentazione che ve-rificheremo se ci sono degli spazi per lanostra Commissione. Certo, non può es-sere il direttore a decidere in base aiprocedimenti o meno che sono in corso.Tocca a noi. È audito, e quindi gli rivol-

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giamo delle domande e lui risponde. Piut-tosto, non ci sta fornendo alcune rispostecirca l’adesione a Confindustria e sul per-ché questo abbia provocato certe reazioni.

Soprattutto, da quando ha questonuovo incarico, a parte le denunce, comeha proceduto nei confronti delle struttureprovinciali precedenti ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Per quantoriguarda l’adesione a Confindustria, nonsolo è un’opportunità, ma una necessitàdell’IRSAP. Per aderire, infatti, al proto-collo di legalità sottoscritto tra Confindu-stria e il Ministero dell’interno, dopol’esperienza di Agrigento, dove c’erano leimprese mafiose e le interdittive atipiche,dovevo soltanto farmi forte, far forte l’isti-tuto del protocollo Carlo Alberto DallaChiesa, che giustamente entra nel meritodegli appalti oltre la soglia di 150 milaeuro. Si rischia di non poter intervenireper la richiesta di tutte le informative perle imprese insediate nelle aree industrialidella Sicilia. È un’esperienza.

Quel protocollo di legalità sottoscrittoad Agrigento da Confindustria Agrigento...poteva essere anche con Confartigianato. Èla possibilità, lo strumento dato, ieri alconsorzio di Agrigento, oggi all’IRSAP, diavere immediata lettura delle imprese in-sediate in tutte le aree industriali. Diver-samente, devo aspettare la gara d’appaltooltre 150 mila euro per chiedere l’infor-mativa antimafia alla prefettura. È così. È,quindi, un’opportunità, ma è anche undovere.

PRESIDENTE. Questo significa che,con l’iscrizione a Confindustria, di fatto siritiene sollevato dal fare alcune proceduredi verifica della correttezza e della tra-sparenza delle imprese che chiedono dilavorare ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. No.

PRESIDENTE. Allora, si spieghi meglio.Così ci ha detto.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. C’è un caso giàallegato. La prefettura di Agrigento hasottoscritto un protocollo di legalità conConfindustria Agrigento e il consorzio ASIAgrigento nel 2010, il quale ha consentitoloro di intervenire per ottenere le infor-mative prefettizie antimafia di tutte leimprese insediate nelle aree industriali.Attenzione, il lavoro di un ispettore dellaregione siciliana pone proprio la filiera ditutte queste informative arrivate dal con-sorzio ASI di Agrigento.

Il caso particolare dell’ASI Agrigento èper noi eccezionale perché riusciamo epossiamo portarlo avanti per tutte le areeindustriali della Sicilia. Siccome è Confin-dustria nazionale che ha sottoscritto con ilMinistero dell’interno un protocollo di le-galità più stringente rispetto a quello a cuiposso e devo assolutamente attenermi, cheè il Carlo Alberto Dalla Chiesa, questo midà la possibilità con le prefetture di sot-toscrivere dei protocolli.

Già l’esperienza di Agrigento è stataeccezionale, seppur molto complessa. Nondirò a voi, infatti, cosa significhi, ancheper le prefetture stesse, questo tipo dilavoro così imponente, di poter sapere sele imprese insediate abbiano legami con lamafia. Diversamente, non potremmo sa-perlo. L’ASI non potrebbe saperlo. L’IR-SAP non potrebbe saperlo.

Se delle interdittive riguardano quelleaziende, si procede alla revoca del lottoindustriale, com’è successo ad Agrigento.Questo si dovrà porre per tutte le areeindustriali della Sicilia.

PRESIDENTE. Perché non avreste po-tuto saperlo ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Non si puòfare.

PRESIDENTE. Come, non si può fare ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. È così. Già l’hofatto quando ero presidente del consorzioASI di Caltanissetta.

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PRESIDENTE. Parliamo dell’esperienzadi ora. Le ASI precedenti sono state tuttesciolte. Adesso, ha un organismo regionale,col quale ha aderito a Confindustria: per-ché ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Dopo, nonsubito.

PRESIDENTE. Lasci stare quando: per-ché ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Per poter ade-rire al protocollo di legalità sottoscritto daConfindustria nazionale con il Ministerodell’interno.

PRESIDENTE. Non poteva aderire alprotocollo senza aderire a Confindustria ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. No.

PRESIDENTE. Perché ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della Regione siciliana. Perché, perpoter aderire a quel protocollo, devo iscri-vermi a un’associazione.

PRESIDENTE. Scusi, lei di fatto è unente pubblico.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Ciò non mi dàquesta possibilità. Oltretutto, in Confindu-stria sono iscritte aziende pubbliche. Nonavevo il problema di superare l’intendi-mento del protocollo di legalità dell’entepubblico, perché in Confindustria sonoiscritti diversi soggetti pubblici, quindiquesto problema non me lo sono postoperché in Confindustria è così.

Inoltre, nel consiglio d’amministrazionedell’IRSAP vi è l’espressione di diverseassociazioni di categoria, Confartigianato,Confcommercio, quindi non si è trattatodella preferenza di un’organizzazione dicategoria o di un’altra. Avrei potuto farloanche con Confartigianato.

PRESIDENTE. La domanda è: un entepubblico questo lavoro di applicare i pro-tocolli di legalità e di dare delle regolestringenti a chi lavora per la regione neiconsorzi...

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Mi sono attrez-zato con strumenti tali da poter sapereimmediatamente. Mi scusi se l’ho inter-rotta.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe altroche lei non fosse in grado di conoscerecerti strumenti. Già Unioncamere è unacosa diversa. Non capisco per quale mo-tivo, per avere a disposizione tutte questeinformative che riguardano le aziende,abbia bisogno di aderire a Confindustria.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Perché il pro-tocollo di legalità sottoscritto da Confin-dustria con il Ministero dell’interno ha perl’IRSAP, come se fosse stata qualsiasi altraassociazione di categoria, quindi non per-ché...

PRESIDENTE. Non è questo il pro-blema. Le avrei rivolto questa domanda sesi fosse trattato di un’altra associazione,mi capisce ? Il problema è questo, diret-tore: mi scusi, ma la terzietà che un entepubblico deve avere è anche nei confrontidi Confindustria. Qui ha una Commissioneche tifa per la Confindustria siciliana, peri protocolli di legalità, quindi da questopunto di vista che nessuno interpreti male.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Questa è l’espe-rienza che ho voluto sottoscrivere.

PRESIDENTE. Bene, d’accordo. Ilpunto è non la sottoscrizione di un pro-tocollo, ma l’iscrizione a un’associazionecome ente pubblico della regione. Su que-sto si è scatenata un po’ di polemica.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Nel consigliod’amministrazione sono rappresentate an-che altre associazioni di categoria.

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PRESIDENTE. Non ci capiamo. Miascolta ? Se mi ascolta, forse riusciamo acapirci. Non le sto contestando l’iscrizionea un’associazione, ma l’iscrizione all’asso-ciazione ! Come ente pubblico, che bisognoha di iscriversi a un’associazione, che sichiami Confindustria siciliana o si chiamiLibera o Confartigianato ? Che bisognoha ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Perché aderiscosubito alle possibilità che quel protocollodi legalità che Confindustria ha sotto-scritto con il Ministro dell’interno...

PRESIDENTE. Lo capisce che non habisogno della mediazione di Confindustriaper accedere alle cose alle quali deveaccedere comunque ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Non è unamediazione. Da lì possono discendere,come abbiamo fatto...

PRESIDENTE. Chiede di intervenirel’onorevole Attaguile, che ne ha facoltà.

ANGELO ATTAGUILE. Quale assessorel’ha nominata la prima volta ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Marco Venturi.

ANGELO ATTAGUILE. Fa parte dellaConfindustria ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. In quel periodonon ne faceva parte, ma è un industriale.

ANGELO ATTAGUILE. Ora, però, faparte della Confindustria.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Fa parte diConfindustria. È un assessore tecnico.

ANGELO ATTAGUILE. Mettiamolo agliatti e abbiamo capito perché si è iscrittoalla Confindustria.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Ho avuto so-stegno, è documentato. L’onorevole Atta-guile ha espresso una sua opinione, maavranno modo, il Presidente e chi loritiene, di verificare che ci sono tutte leassociazioni di categoria. È giusto chel’onorevole Attaguile sappia che tutte leassociazioni di categoria, tranne una, mihanno sostenuto. Voglio dirlo perché siautile anche per lei, come spero e sonocerto. È un documento: con un docu-mento, tutte le associazioni di categoriaregionale, tranne una che non ricordo,hanno dato pieno sostegno all’azione dicambiamento che nell’area industriale stoportando avanti, ieri con le tre aree in-dustriali, Caltanissetta, Enna e Agrigento, eadesso con l’IRSAP.

Questo per me è motivo di rappresen-tare, per gli obiettivi dell’IRSAP, tutte leassociazioni di categoria, tanto che tratutti, ognuno nel rispettivo ruolo, c’è unasinergia per fornire delle risposte possibilialle aree di sviluppo industriale. Questo èper la questione sollevata dall’onorevoleAttaguile.

Per quanto riguarda la mia attività, inun anno e qualche mese è stata segnata,intanto, dal processo di adempimento delcronoprogramma che la legge n. 8 del2012 assegnava al consiglio d’amministra-zione, in realtà prima come commissariostraordinario e poi al consiglio d’ammini-strazione. Sono state quasi tutte definite leprocedure che prevedeva la legge. Tra lepiù importanti c’era quella dei piani ditrasferimento perché i debiti lasciati dalleASI, a oggi circa 300 milioni, dovevano edevono essere pagati con la vendita deibeni non strumentali dell’IRSAP, ma chevengono trasferiti alla Regione siciliana. Il70 per cento delle vendite di questi benidovrà servire al pagamento dei debiti chesono stati lasciati dagli ex consorzi.

Siamo riusciti a mano a mano a riat-tivare, ad esempio, anche le videosorve-glianze. Pensate che ho undici aree indu-striali, e quindi altrettanti impianti divideosorveglianza. Non ce n’era uno soloche funzionasse. Per diversi motivi nonerano mai stati messi in funzione. Già a

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Trapani stiamo per attivare la videosorve-glianza con un tavolo che il prefetto havoluto istituire appositamente sia con l’IR-SAP e con gli altri rappresentanti istitu-zionali per riattivarla.

A Ragusa, sempre in prefettura conl’IRSAP e con i rappresentanti delle forzedell’ordine, stiamo riattivando la videosor-veglianza. A Catania e anche in altre realtàsiamo riusciti a mettere in moto il sistemadi sicurezza e le videosorveglianze. Sonoprossimi a essere messi a gara 130 milionidi euro, che sono i progetti POR e POFESR per l’infrastrutturazione delle areeindustriali, per dare risposte alle infra-strutture obsolete o che mancano in tuttii territori della Sicilia.

Con l’accordo di programma quadro suTermini Imerese, una realtà importantecui bisogna dare delle risposte immediatee concrete, l’ASI di Palermo ieri e oggil’IRSAP dovevano mettere a gara circa 50milioni di euro per il rilancio: nell’arco diun anno, siamo riusciti a portare avantitutti i progetti e siamo anche prossimi apubblicare le gare.

Prima c’erano altre dinamiche nell’im-patto tra ufficio e territorio, mentre oggigli uffici periferici rimasti per legge, daenti passati a uffici periferici, riescono aconfrontarsi sia con le associazioni dicategoria sia con gli imprenditori in modoaperto. Non è più come una volta, quandoil lotto doveva essere concesso a secondase si era amico di qualcuno o se si eraall’interno di un sistema. Tutte le gradua-torie e le assegnazioni sono fatte con unagrande trasparenza e non c’è motivo dinascondere anche le potenzialità di ogniterritorio per i lotti che può assegnare omeno. C’è, quindi, anche un impatto nelrapporto istituzionale e operativo tra ter-ritori e uffici completamente diverso ri-spetto al passato.

È in corso, ovviamente, un’attivitàmolto complessa. Abbiamo anche deciso dicostituirci in tutti i processi. Dove c’è lamafia, che è stata devastante per il tessutoeconomico e produttivo, richiediamo lacostituzione di parte civile. Già abbiamorichiesto, per le cosche di Matteo MessinaDenaro, dei Passalacqua, dei Sedita, dei

Picone, diversi procedimenti giudiziari. Lamafia ha offeso il tessuto economico pro-duttivo e cerca di danneggiarlo ove può,proprio tutto a svantaggio dell’economia, el’IRSAP può entrare in quei procedimentie chiedere la costituzione di parte civile.

Nell’arco di un anno, abbiamo messo inmoto un’attività parallela tra il cronopro-gramma degli adempimenti di legge – lafase della liquidazione è complessa e facapo sempre all’IRSAP – e quella delnuovo ente. Anche su questo c’è unarelazione apposita di tutta la mia attivitàper le fasi essenziali, che ha garantito ilprocedimento e il rispetto dei punti dilegge a cui l’IRSAP doveva garantire la suaazione insieme a quella di un rilancio,nell’arco di un anno, per l’attività econo-mica e di impresa.

Ho parlato dal POR, dei 130 milioni edei 50 milioni di euro dell’accordo diprogramma quadro come esempio ancherispetto ad altre attività che pure avevanoil loro rilievo, quindi ovviamente non èun’attività facile. Tra l’altro, è anche moltoostacolata da chi riteneva che fosse meglioche le aree industriali di Sicilia fosserogovernate in quel modo. Tutte le organiz-zazioni di categoria, sottoscrivendo uffi-cialmente, hanno dato forza e sostegno aquest’azione, che è di legalità e sviluppo,che io credo possano dare rilancio allanostra terra e che questo convenga.Quanto c’è stato di diverso ha portato solodegrado e quegli ecomostri che vi dicevo.

Sotto questo segno, in modo ufficiale,aperto, da un anno stiamo riuscendo aportare avanti quello che la legge ci...

ANDREA VECCHIO. Dottor Cicero,l’IRSAP è stata costituita nel 2012, se nonricordo male a metà anno.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Si è costituitaa settembre, ma io non ero il commissariostraordinario. Per qualche mese, altri sog-getti amministrarono l’IRSAP.

ANDREA VECCHIO. Ricordavo che sifosse costituita nei primi mesi dell’anno.

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ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. No. Il 3 set-tembre 2012. Il 21 dicembre 2012 il go-verno Crocetta mi ha nominato commis-sario straordinario dell’IRSAP, ma da set-tembre a dicembre già c’era con uncommissario e un direttore generale.

ANDREA VECCHIO. Lei, quindi, è an-dato all’IRSAP a dicembre.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. A dicembre2012.

ANDREA VECCHIO. Ho capito. Dalmomento della giunta Lombardo, quindi,quando si parlava di fare l’IRSAP, poi nonè stata costituita ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Si è costituita,ma fu nominato un altro soggetto internoall’amministrazione.

ANDREA VECCHIO. La giunta Lom-bardo, però, è decaduta prima della co-stituzione dell’IRSAP.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. No. Il governoCrocetta si è insediato a novembre 2012 el’IRSAP già si era costituita, ovvero c’era ilcommissario straordinario. Tra l’altro, hofatto le consegne al commissario straor-dinario perché ero commissario di quelletre ASI ed era il 3 settembre 2012, quandosi insedia il commissario straordinariodell’IRSAP, che non ero io. Io mi sonoinsediato il 21 dicembre 2012. Sono ri-cordi troppo precisi per me.

PRESIDENTE. Questo non è opinabile.

ANDREA VECCHIO. Per carità. Ricor-davo male. Ricordavo che c’era stata unacerta polemica tra il presidente Lombardoe l’assessore Venturi a proposito di unanomina che il presidente Lombardo avevafatto in occasione dei funerali del padredell’assessore Venturi e che si trattavadell’IRSAP.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Non conoscoquesta circostanza dei funerali. So sol-tanto che l’assessore Venturi ha denun-ciato diversi sistemi di affari e mafiaanche nella qualità di assessore tecnico diquella giunta, li ha anche resi pubblici e sen’è assunto ogni responsabilità. Come as-sessore tecnico, aveva dato un grandecontributo, come diversi assessori tecnici,che a volte pensano di poter dare uncontributo alle istituzioni e anche a unmomento politico del proprio territorio,del proprio Paese. Vi sono diverse espe-rienze che riguardano i tecnici nelle isti-tuzioni.

Ricordo bene le denunce pubblichedell’assessore Venturi su certi sistemi esoprattutto nelle aree industriali della Si-cilia.

PRESIDENTE. Francamente, non hoscritto le domande formulate dai commis-sari e non so se abbiamo risposto a tutto.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Vorrei conclu-dere al volo, se ce n’è la possibilità, colgiro delle ASI che stavamo facendo.

PRESIDENTE. Ci lascia anche la do-cumentazione.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Proprio breve-mente. A Palermo, diverse anomalie ri-guardano anche la gestione di questo con-sorzio. Tra l’altro, di recente è stato ar-restato l’ex vicepresidente del consorzioASI di Palermo e anche condannato a 2anni e 8 mesi per tangenti legate alprogetto In.La., sull’immissione di giovanial lavoro, una serie di cose che riguardanoattività pregresse di quel consorzio.

Lì ho fatto insediare la sede legaledell’IRSAP. Peraltro, questo Di Carlo Do-menico era un segretario particolare di unnoto esponente della politica siciliana che

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è anche di livello nazionale. In sede delprogetto In.La., ho insediato la sede legaledell’IRSAP perché abusivamente ancora vierano soggetti come questo Di Carlo e nefacevano uso senza alcun motivo.

Oltretutto, Di Carlo è soggetto notoria-mente vicino ad ambienti molto chiacchie-rati della provincia di Caltanissetta. Ricevoanche lì altre minacce, feci umane, pavi-mentazione all’ingresso dell’ufficio com-pletamente dilaniata.

PRESIDENTE. Non hanno mai trovatogli autori di queste minacce nei suoiconfronti ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Fortunata-mente per me e per chi sta con me, comei ragazzi della scorta, si è riusciti ad avereil video e la foto. Ci sono i volti, altrimentisarebbe finita diversamente.

PRESIDENTE. Chi erano questi si-gnori ?

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Abbiamo po-tuto vedere che due dei sei dell’apposta-mento di cui ho raccontato, volti noti datempo accusati per mafia, appartengonoalla cosca dei Fragapane di Agrigento. Pergli altri quattro, le indagini sono in corso.Parliamo di storia di diversi mesi. Natu-ralmente, non li conosco.

PRESIDENTE. Lei, naturalmente, fauna denuncia per ogni minaccia che ri-ceve.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. Assolutamentesì. Tutto è anche consegnato. Guardi, sipreferirebbe non averne neanche una.

PRESIDENTE. Naturalmente, è per lasua sicurezza che stiamo facendo questadomanda.

ALFONSO CICERO, presidente dell’IR-SAP della regione siciliana. È tutto conse-gnato qui in Commissione. Dico nuova-

mente che sono compresi quei volti che il4 novembre si sono recati ad aspettarmidietro la porta degli uffici dell’IRSAP diCaltanissetta.

A Ragusa, qualcuno pensava, come l’al-lora direttore generale dell’ASI di Ragusae anche noto politico di quel territorio, dinon chiedere informativa antimafia aun’impresa che aveva lavori di infrastrut-turazione della zona industriale di Ragusaper 3 milioni di euro di appalti, Edilbeta,poi sequestrata per mafia nell’operazione« cosa nostra », legata ai La Rocca, i ca-pimafia di Caltagirone.

Ovviamente, sono intervenuto. A queldirettore ho chiesto conto: non ha potutodirmi altro che di avere chiesto l’informa-tiva antimafia alla Camera di commercio,ma al di sopra di 150 mila euro, alzandosila soglia, va chiesto immediatamente allaprefettura il certificato antimafia. È stato,però, chiesto alla ditta subappaltante.Chiaramente l’ho sospeso, ho denunciatotutto alla procura di Caltagirone e diCatania. Peraltro, c’è la famiglia La Roccadietro Edilbeta sequestrata per mafia.

Sono, quindi, altre sfaccettature e altrestorie di atti e di fatti e di denunce cheriguardano il prosieguo con l’IRSAP. Hodovuto necessariamente esaminare altriterritori. L’amministratore o chiude gliocchi o li apre e denuncia. Certamente, loStato lo sostiene, come forze politichetrasversali – non c’è un colore politicosotto questo profilo – associazioni, nonuna, la maggior parte, per non dire laquasi totalità. Questo dà la forza e anchela possibilità di credere e andare avanti.

A Trapani, come ho già detto, c’èun’attività ispettiva che ho sottoposto al-l’autorità giudiziaria riguardo un’area in-dustriale che in modo anomalo si presentatroppo commerciale rispetto a quello chedeve essere o doveva essere l’area indu-striale ai sensi della legge n. 1 del 1984,istitutiva dei consorzi ASI. Le aree indu-striali dovevano presentarsi, infatti, perobbligo di legge, sotto una forma di attivitàdi industria, commercio, artigianato e cosìvia. Lì è troppo commerciale, tanto –alcuni atti che riguardano quell’area in-dustriale sono sempre consegnati lì e al-

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legati alla documentazione – che lì hosottoposto la questione alla procura dellaRepubblica di Trapani, perché forse hannouna lettura di un certo tipo e può riguar-dare interessi di poche famiglie che ave-vano realizzato e gestivano tanti opifici diTrapani. Vi avevo già detto della costitu-zione di parte civile nei processi contro lamafia dei colletti bianchi di Matteo Mes-sina Denaro e così via.

Ho anche allegato tutta le denunce cheho fatto, non solo queste di cui vi ho dettoo quelle che mi riguardano come intimi-dazioni e minacce. C’è anche un docu-mento Excel. Necessariamente, il materialedoveva essere ordinato ed è ordinato an-che con un documento Excel, perché cisono dei fascicoli che chiaramente devoseguire nell’interesse pubblico e ancheperché occorre dare ogni contributo pun-tuale alle inchieste che si aprono.

Si aprono, infatti, inchieste, come aMessina, dove il depuratore è prima fi-nanziato, poi definanziato, vi sono ano-malie che chiaramente denuncio, o il cen-tro mercantile di Messina. Non vedo om-bre di mafia, almeno per la mia lettura,ma vedo anomalie incredibili rispetto agrandi lavori e ipotesi di violazione, cheimmediatamente denuncio. All’atto del-l’apertura dell’inchiesta da parte dell’au-torità giudiziaria, contribuisco ulterior-mente con le altre attività che possonoriguardare queste fattispecie.

Vi sono, quindi, anche esperienze neglialtri territori che, anche al netto di ombredi mafia o di chiare collusioni come leinterdittive o le tipiche di Agrigento, pos-sono nascondere la violazione, l’anomaliaamministrativa, anche eventuali grandi af-fari che si sono potuti realizzare nelle areeindustriali.

Questa è per grandi linee l’attività chemi ha riguardato in questi anni. È unadocumentazione che attesta anche lagrande attesa che ho e che maturo anchedopo l’esito di questa Commissione, cheper me tra l’altro rappresenta un puntostraordinario nel rapporto di fiducia cheho verso le istituzioni. Sono certo che da

parte vostra potrà essere valutato e atten-zionato un fenomeno emergente e allar-mante.

Può e deve dare anche le necessarierisposte a tutto quello che è successo intanti anni in Sicilia, con la conseguenzache può liberare tante forze nuove, buone,le imprese libere di Sicilia, che sono lamaggior parte, e che vogliono concorrere escommettere in una terra bellissima e acui vale la pena dedicarsi non solo comefunzionario, ma come padre di famiglia,come chi crede a questi princìpi e a questivalori.

Non so se ho dimenticato di risponderea qualche domanda.

PRESIDENTE. La ringraziamo, diret-tore, e le facciamo gli auguri per il suolavoro in una terra non facile, in unasituazione non facile, ma naturalmenteconfidiamo su tutte le buone energia cheha la Sicilia perché possa definitivamenteriscattarsi dai problemi. Buon lavoro.

Dichiaro conclusa l’audizione.

Istituzione di Comitati di cui agli articoli3 e 7 della legge 19 luglio 2013, n. 87.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recala proposta di istituzione di comitati dilavoro di cui agli articoli 3 e 7. Il nuovoelenco, che porta il numero dei comitatida sei a dodici, è il seguente: I) Semestredi Presidenza italiana e criminalità ma-fiosa su base europea e internazionale; II)Beni sequestrati e confiscati alla crimina-lità organizzata e loro gestione e destina-zione; III) Infiltrazioni mafiose nelle isti-tuzioni territoriali e negli enti locali; IV)Cultura della legalità, minori, scuola, uni-versità; V) Vittime di mafia, testimoni digiustizia e collaboratori di giustizia; VI)Infiltrazioni nell’economia legale: mafie,impresa e professioni; VII) Infiltrazionenella pubblica amministrazione; VIII) Ma-fia, giornalisti e mondo dell’informazione;IX) Mafia e manifestazioni sportive; X)Infiltrazioni mafiose nel gioco lecito eillecito; XI) Codice antimafia; Trattamentocarcerario; XII) Regime degli atti.

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Propongo, pertanto, alla Commissionedi istituire i suddetti comitati.

Non essendovi obiezioni, la proposta siintende approvata.

In merito alla composizione dei comi-tati, la Presidenza provvederà a brevissimoalla loro costituzione mediante l’assegna-zione dei singoli componenti a ciascuncomitato sulla base delle indicazioni deigruppi per l’individuazione dei coordina-tori ai sensi dell’articolo 13 del regola-mento.

Comunicazioni della presidente.

PRESIDENTE. Martedì 15 luglio sa-remo, come sapete, in missione a L’Aquila.È necessario che i membri della Commis-

sione interessati a partecipare conferminola propria adesione presso la segreteriadella Commissione entro la giornata didomani.

La partenza con il pullman è previstada Roma martedì mattina alle 8.00 e ilrientro è in serata.

La seduta termina alle 18.

IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTIESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE

DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

DOTT. RENZO DICKMANN

Licenziato per la stampail 28 dicembre 2015.

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

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