Scintilla, gennaio 2013

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI! Organo di espressione di Piattaforma Comunista [email protected] www.piattaformacomunista.com Gennaio 2013 1 euro Scintilla Nessun voto proletario alla politica di austerità e di guerra Chi vincerà le elezioni? La risposta l’hanno fornita i principali protagonisti della politica italiana e mondiale: la criminale politica di austerità e di guerra. Questo significa che il programma del prossimo governo - indipendentemente dal fatto che avrà più voti il polo social-liberista di Bersani o la coalizione ultraconservatrice per Monti premier - è già scritto: continuare a scaricare il peso della crisi e dei debiti capitalistici esclusivamente sulle spalle dei lavoratori e dei popoli. Vale a dire, salvare le banche, licenziare gli operai, chiudere gli ospedali, peggiorare le condizioni di vita della maggioranza dei lavoratori. Il direttorio UE-BCE-FMI, la NATO, le forze dirigenti del capitalismo italiano, il Vaticano, hanno dapprima imposto il loro governo dei banchieri, ora rendono obbligatoria - a forza di ricatti e ingerenze - la loro linea antioperaia per qualunque altro governo. I “poteri che contano” non si preoccupano solo di tracciare il cammino delle controriforme con l’Agenda del capitale, di coordinare l’attacco al movimento operaio, di rafforzare l’arsenale repressivo e bellico. Vi sarà anche il monitoraggio dell’applicazione delle misure richieste: se ne occuperà chi salirà al Colle. Siamo di fronte alla farsa elettorale più clamorosa del dopoguerra, nella quale i poli borghesi si combattono con spade di cartone, mentre affilano spade di ferro contro il proletariato. Siamo di fronte alla graduale liquidazione della democrazia borghese e della sovranità nazionale, alla decomposizione del sistema dei partiti borghesi, rese evidenti dall’egemonia dell’oligarchia finanziaria. SEGUE IN SECONDA Varianti di una sola politica I nostri candidati non hanno trovato posto in nessuna lista Pag. 3 Prosegue la lotta per il fronte popolare Pag. 6 Appello per la celebrazione del 60° anniversario della morte del compagno Stalin Pag. 7 Risoluzione della CIPOML sulla Siria

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Organo di Piattaforma Comunista

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

Organo di espressione di Piattaforma [email protected] www.piattaformacomunista.com

Gennaio 2013

1 euro

ScintillaNessun voto proletario alla

politica di austerità e di guerraChi vincerà le elezioni? La rispostal’hanno fornita i principaliprotagonisti della politica italiana emondiale: la criminale politica diausterità e di guerra. Questo significa che il programmadel prossimo governo -indipendentemente dal fatto cheavrà più voti il polo social-liberistadi Bersani o la coalizioneultraconservatrice per Montipremier - è già scritto: continuare ascaricare il peso della crisi e deidebiti capitalistici esclusivamentesulle spalle dei lavoratori e deipopoli. Vale a dire, salvare lebanche, licenziare gli operai,chiudere gli ospedali, peggiorare lecondizioni di vita dellamaggioranza dei lavoratori. Il direttorio UE-BCE-FMI, laNATO, le forze dirigenti delcapitalismo italiano, il Vaticano,hanno dapprima imposto il lorogoverno dei banchieri, ora rendonoobbligatoria - a forza di ricatti eingerenze - la loro linea antioperaiaper qualunque altro governo. I “poteri che contano” non sipreoccupano solo di tracciare ilcammino delle controriforme conl’Agenda del capitale, di coordinarel’attacco al movimento operaio, dirafforzare l’arsenale repressivo ebellico. Vi sarà anche ilmonitoraggio dell’applicazionedelle misure richieste: se neoccuperà chi salirà al Colle. Siamo di fronte alla farsa elettoralepiù clamorosa del dopoguerra,nella quale i poli borghesi sicombattono con spade di cartone,mentre affilano spade di ferrocontro il proletariato. Siamo di fronte alla gradualeliquidazione della democraziaborghese e della sovranitànazionale, alla decomposizione delsistema dei partiti borghesi, reseevidenti dall’egemoniadell’oligarchia finanziaria.

SEGUE IN SECONDA

Varianti di una sola politica

I nostri candidati nonhanno trovato posto

in nessuna listaPag. 3

Prosegue lalotta per ilfrontepopolare

Pag. 6

Appello per lacelebrazione del60° anniversariodella morte delcompagno Stalin

Pag. 7

RisoluzionedellaCIPOML sulla Siria

2 gennaio 2013

Togliere consenso a tutti i partiti borghesiNei mesi scorsi abbiamochiamato alla formazione di unfronte popolare, con la classeoperaia alla sua testa, persviluppare l’azione nel campodella lotta politica, compresa latattica elettorale.Esistevano le condizioni ed ilterreno sociale per realizzare unacoalizione completamenteindipendente e distinta dai poliborghesi, che avesse unapiattaforma politica di rottura colneoliberismo e il social-liberismo, con la politica diguerra dell’imperialismo. Un fronte di mobilitazione cheagitasse un programma di difesaintransigente degli interessi dellemasse lavoratrici, contro glieurotrattati e il Fiscal compact. Eche su queste basi si presentassealle elezioni, con una lista di unitàproletaria e popolare. Questa coalizione anticapitalista,contrapposta ai poli borghesi,avrebbe potuto formarsi attornoai promotori del No Monti Day.Una scelta del genere avrebberafforzato la mobilitazione,l’organizzazione e lo sviluppodella coscienza delle masseoppresse e sfruttate. Oltre ai limiti interni di questaesperienza, gli opportunisti didestra (e quelli di “sinistra”)hanno impedito tale prospettiva. Rifondazione e Pdci, pur digarantirsi la loro sopravvivenza,confluiscono in un cartelloelettorale composto da magistratiliberali, intellettuali riformisti,ceto politico socialdemocratico,eco-liberisti e altri politicanti chevogliono rifarsi una verginità. o Personaggi che, a parte lechiacchiere, non hanno mosso undito contro la politica di austerità,che non sono mai scesi in piazza

insieme, che non hanno alcunretroterra politico e socialecomune, che puntano a fare daappendice al PD e ai suoi vassalli,e che in nome del “confronto” sipreparano a dare copertura allapolitica del rigore. Il programma del baracconearancione (peggiore delladevastante lista “Arcobaleno”)rafforza il culto dello Statoborghese e serve gli interessidegli industriali. Non rompe colFiscal compact e col pareggio dibilancio che rendono permanentii piani di austerità, ma favoleggiala democratizzazione del capitale.La colla che unisce questisoggetti è il più squallidoelettoralismo e l’arrembaggio aqualche seggio parlamentare. Il “polo arancione” è il polodell’interclassismo, dellasubalternità all’UE dei monopolie dell’assenza di prospettive dellasinistra borghese. E’ il polodell’abbandono della bandierarossa e di nuove illusioni sullapossibilità di cambiare la societànel quadro dell’imperialismo. Certamente la mancanza di unalista di fronte popolare non giovaal campo proletario. E’ unaconseguenza del prevalere degliopportunisti nel movimentooperaio e popolare. Ma è con questa realtà, conl’assenza di una rappresentanzapolitica della classe operaia cheoccorre fare i conti, senza cadereprede dalla demagogia grillina. Appoggiare Grillo non puòessere, infatti, un gesto diribellione, perché il suomovimento populista, autoritarioe liberista, dichiaratamenteschierato contro il movimentooperaio e sindacale, fa comodo aipadroni, coprendo in modo

inoffensivo e congeniale al lorosistema un vuoto politico. Il votoa certi i saltimbanchi puòaumentare solo la confusione e ildisimpegno tra i proletari.In questa situazione c’è una solascelta da compiere: negare il votoai partiti borghesi e piccoloborghesi che appoggiano,direttamente o indirettamente, lapolitica di austerità e di guerra,che sono responsabili dellesconfitte e della miseria dellaclasse operaia. “Noi la crisi non la paghiamo”oggi significa: noi non vivotiamo, tanto più con questosistema elettorale schifoso.Chiamiamo dunque alboicottaggio attivo che puòassumere diverse forme. Chi si recherà ai seggi annulli lascheda con parole d’ordinerivoluzionarie e rivendicazioni diclasse.Dobbiamo togliere consensopopolare alla politica di austerità,ai politicanti borghesi e alprossimo governo che sarà alservizio esclusivo dell’oligarchia.Va approfondito il distacco fra iproletari e le istituzioni borghesi.

La campagna elettorale, gli spazidi agibilità e partecipazionepolitica vanno utilizzati perdenunciare il sistema borghesedello sfruttamento edell’oppressione, della coruzionee della repressione, per spingerele vittime della crisi capitalisticaalla mobilitazione, dimostrandola necessità del fronte unicoproletario e di un largo frontepopolare in lotta per il socialismo.Nell’immediato è importante chela politica di austerità e di guerraraccolga meno voti possibile, cheil nuovo regime montista nascaindebolito.Ciò faciliterà lo sviluppo dellamobilitazione nei prossimi mesi,ben sapendo che l’alternativa nonverrà dalla lotta elettorale, madalla lotta rivoluzionaria dellaclasse operaia e dei suoi alleaticontro il capitalismo, diretta da unvero Partito comunista. Ed è proprio nel processo diformazione di questo Partito, conla guida sicura del marxismo-leninismo, che i comunisti e glioperai avanzati devonoimpegnare le oro energie, percompiere decisi passi avanti.

Siamo di fronte al fallimento della socialdemocrazia, completamentesubalterna al liberismo dell’UE deimonopoli e pronta a svolgere finoin fondo il suo ruolo di supportosociale del capitale. In questo scenario il nostro compitopolitico è delegittimare e indebolireil più possibile il prossimoParlamento e il prossimo governo,probabilmente un Bersani-Montinon avendo Berlusconi alcunapossibilità di vincere le elezioni.Questo significa, prima di tutto,boicottare i partiti e le liste che in unmodo o nell’altro, direttamente o

indirettamente, sostengono gliinteressi del capitale finanziario e lapolitica di austerità, i licenziamenti,la liquidazione dei nostri diritti. Dobbiamo rifiutare la scelta frazuppa o pan bagnato. Di fronte alla scelta tra variantidella stessa politica imperialistadiciamo: niente lavoro, niente art.18, niente pensioni, niente futuro?Nessun voto proletario e popolareai partiti borghesi!Prepariamoci a un ciclo più aspro dilotte operaie e popolari, sapendoche il nuovo governo non godrà dinessuna “luna di miele” con gli

elettori. Stante il continuoimpoverimento, i suoi primiprovvedimenti incideranno sullacarne viva di vasti settori popolari. Non ci sarà da aspettare molto pervedere di nuovo le fabbriche insciopero e le piazze piene. Ilprolungamento e l’aggravamentodella crisi economica acutizzerà lalotta fra le classi.Ogni rivendicazione immediata,ogni agitazione degli operai, deidisoccupati, dei lavoratori sfruttati,degli studenti, degli strati popolaricolpiti dalla crisi, entrerà in rotta dicollisione con la politica

dominante, renderà più instabile ilprecario equilibrio politico e piùgrave la crisi del capitalismo. Dovremo servirci di ogni battagliaparziale per accrescere il legamecon le masse e sviluppare le loroforme di organizzazione e di lotta,per far si che gli scioperi, leoccupazioni e le manifestazioniservano a compattare il fronteproletario, per trasmettere lanecessità della rivoluzione socialee avanzare nell’unione dei migliorielementi proletari, gettando le basidel Partito comunista. Questa è l’Agenda dei comunisti.

segue dalla prima

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Nonostante i sacrifici, i taglialla spesa pubblica, leprivatizzazioni e l’aumentodelle tasse per la povera gente,il debito “pubblico” (in realtàdebito creato per incrementarela rendita dei borghesi) è giuntoa quota 2.014 miliardi, il livellopiù alto di sempre. Come si spiega l’inarrestabileaumento? A far aumentare il debito sonogli interessi pagati ai suoidetentori, pari a circa 80miliardi l’anno (il 5% del PIL). Chi sono questi possessori deldebito? Per l’87% banched’affari, assicurazioni, fondipensioni e d’investimento,imprese di capitalisti italiani,francesi, tedeschi, britannici,statunitensi, cinesi, etc.

Con la crisi economica (Pil incalo del 2,5%) non si produceabbastanza ricchezza rispettoall’onere del debito, cioè gliinteressi, che fanno cumulo suldebito originario. La fallimentare politica diausterità – solo con le ultimemanovre di Tremonti e di Montisono stati saccheggiati più di 80miliardi dagli strati popolari - asua volta amplifica larecessione. L’aumento deldebito è dunque direttamenteproporzionale all’entità deisacrifici imposti alle masse.Inoltre, questo aumento ècausato dalle politiche disalvataggio dei monopolicapitalisti (vedi MPS, Riva,etc), dalla politica di guerra, dauna classe dominante corrotta e

parassitaria che vi mangiasopra.Il pagamento del debitocomporta enormi privazioni perle masse, lo strangolamento deilavoratori e delle prossimegenerazioni, lo sprofondamentoin un declino e un degradoeconomico e sociale ancor piùprofondi. Un’esigua minoranza siarricchisce sempre più mentrela stragrande maggioranza dellapopolazione si impoverisce.Come uscirne fuori? C’è un solo modo: rifiutarsi dipagare il debito posseduto dallebanche e dalle societàfinanziarie, dai padroni, dairicchi, dai parassiti.Al ricatto della borghesia“pagate il debito o sarà il

disastro” va risposto che il verodisastro per i lavoratori èproprio pagare il debito. Questa proposta di rottura conla politica borghese è legataall’uscita dall'UE e dall'euro,poiché da ciò dipende lostrozzinaggio richiesto dalsistema imperialista mondiale. Solo un governo operaio potràspezzare il circolo vizioso deldebito e le sue conseguenzesociali, adottando misurespietate contro il capitalismo ela reazione. Ecco la soluzione politicarivoluzionaria che noiindichiamo per la soluzione deiproblemi vitali che interessanole masse. E’ necessaria dunquela conquista del potere politicoda parte del proletariato!

Il debito “pubblico” cresce nonostante i sacrifici L’unica soluzione sta nel ripudiarlo Rompere la gabbia dell’UE e dell’euro!

gennaio 2013

Prosegue la lotta per il fronte popolareStralci del nostro interventoall’assemblea nazionale del 15dicembre 2012 per il varo della“Agenda No Monti”.

...Malgrado la politica di freno edi divisione delle lotte condottadai molti complici di Monti, laresistenza alle misureantipopolari e alla repressione,non si è mai fermata....abbiamocostruito un processo di dibattitoe di mobilitazione unitaria, cheha avuto significative espressioninel No Monti Day ed anche nellagiornata di lotta e solidarietàinternazionale del 14 novembre.....In questo scenario è necessariolavorare per l’unità politica delleforze che rifiutano la politica diausterità, i diktat dell’UE, leaggressioni imperialiste. E’ perciò importante darecontinuità e rafforzare l’ambitocollettivo che abbiamo costruito,radicarlo fra i lavoratori e glistrati popolari, per trasformarloin un fattore politico e aprire lastrada ad un’alternativa di rotturacon il neoliberismo e il social-liberismo, col sistema che ligenera.Riguardo la piattaforma comune:il suo pregio è di essere ispirata aquesta rottura radicale con lepolitiche attuali dell’oligarchia. Insistiamo su un punto: laquestione dei licenziamenti e

della chiusura delle fabbriche.I casi di Fiat, Ilva, Alcoa,Carbosulcis, etc. sonoemblematici. Le multinazionali, ipadroni, realizzano piani disoppressioni d’aziende,distruggono decine di migliaia diposti di lavoro. Interi ramiproduttivi, intere regioni, sonocolpiti.Tutti i grandi gruppi hannogoduto di miliardi disovvenzioni, aiuti e regali statali.Si tratta di fondi pubblici, grazieai quali hanno decuplicato ilfatturato. Ora, “lor signori” voglionosbarazzarsi delle imprese che nonreputano abbastanza redditizie,mentre aumentano losfruttamento per chi rimane inproduzione.Questa situazione deve finireperché la classe operaia, ilavoratori non sono i responsabilidi una crisi che hanno già pagatomille volte. Sono i capitalisti, iricchi, i parassiti che devonopagare la loro crisi!Occorrono decisioni politiche emisure forti che mettano indiscussione la libertà dei padronidi ristrutturare e chiudere leaziende per i loro interessi.Dobbiamo esigere il divieto deilicenziamenti nei gruppi checontinuano a fare profitti a palatee nell’indotto.

Dobbiamo rivendicarel’esproprio senza indennizzodelle imprese che chiudono otrasferiscono all’estero imacchinari come conseguenzadella logica del capitale, volta almassimo profitto.Lo stesso deve valere per queipadroni che compiono crimini edisastri ambientali, che sirifiutano di risanare le aziende eterritorio, che negano i diritti e lelibertà dei lavoratori e dei lorosindacati.Sulla sorte di queste impresedevono decidere i lavoratori.Queste rivendicazioni devonoemergere assieme a quelle sulrifiuto degli accordi su flessibilitàe produttività, sulla riduzionedell’orario e della vita lavorativaa parità di salario, che significanocrescita dell’occupazione eassunzione per tutti i precari.Dunque, la piattaforma unitarianon può che essere anticapitalistae mettere al suo centro leesigenze della classe che è il

bersaglio diretto dell’offensivapadronale: il proletariato.Su queste basi va raggiuntaun’intesa fra le forze politiche,sindacali e sociali che vogliono latrasformazione sociale e vaformata un’ampia coalizione.La possibilità e la necessità di unfronte popolare contrapposto alblocco oligarchico si imponeoggi con più forza. La classe operaia, i giovani, lemasse popolari hanno bisogno diuno strumento di resistenza e dilotta alla politica reazionaria delgrande capitale.Dobbiamo puntare a costruireuna forza reale, con basipopolari, organizzata e strutturataa partire dal basso, indispensabilenella lotta contro il capitale e perbattere soluzioni di destra.Una forza dal carattererivoluzionario, perché è lagravità stessa della crisi cheimpone un’alternativa di rotturacon un sistema che ha fatto il suotempo.

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4 gennaio 2013

L’accordo separato sul contrattodei metalmeccanici e l’intesaseparata sulla “produttività”sono due aspetti dello stessoattacco capitalista volto aridurre salari, aumentare orari,in sintesi intensificare losfruttamento per chi rimane infabbrica. A ciò si aggiunge l’aumento deldispotismo padronale e unasfacciata politica di divisionedegli operai, grazie al ruolosvolto dai capi sindacalicollaborazionisti. Questi accordi segnano ilfallimento della linea moderatadei vertici Cgil e Fiom, basatasul tentativo di far rispettarel’accordo del 28 giugno 2011. I capi riformisti raccolgono cosìi frutti dell’appoggio a Monti,che ha lavorato per l’estensionedella linea Marchionne. Anche la sinistra sindacale deveriflettere su questo. E’

necessaria la più nettaopposizione sindacaleorganizzata, l’unificazione deisettori che resistono, non lemezze parole, le beghe diapparato e l'accettazione tacitadell'accordo del 28 giugno. Così come non è possibilesostituire l’azione comune dilotta degli operai, la spinta dalbasso, con le vie legali. La chiave per organizzare larisposta sta nella politica difronte unico di lotta delproletariato.Per far saltare gli accordireazionari bisogna mobilitare lamassa dei lavoratori, farlaesprimere nelle assembleecontro i collaborazionisti, èindispensabile la creazione dicomitati operai di agitazione edi sciopero, composti da operaidi tutte le tendenze. Servonoscioperi duri, con i picchetti e ilblocco delle merci,

l’occupazione delle fabbricheche chiudono. Dopo lo sciopero del 5-6dicembre lo scontro vacontinuato in ogni azienda (apartire dalla Fiat e dalle altreaziende coinvolte in piani diristrutturazioni e licenziamenti)e nel territorio, anche perconquistare pre-contratti basatisulla difesa degli interessi diclasse. Solo costruendo nelle fabbrichei rapporti di forza necessari sipotrà ribaltare il quadro attuale.Il tempo delle illusioni, dellaconcertazione e della pacesociale è alle nostre spalle.Questo sistema basato sullosfruttamento dell’uomo e dellanatura non è riformabile, èparassitismo e reazione a tuttocampo. La battaglia chedobbiamo affrontare non èdunque quella fra Bersani eMonti, fra centrodestra e

centrosinistra borghesi, ma è fracapitale e lavoro, senzalimitarci a combattere gli effettidella crisi, ma lottando contro ilsistema sociale cheinevitabilmente la produce, perporre fine alle drammatichecondizioni attuali.

Come continuare la lotta per il contratto?

Alcuni esperti costituzionalistihanno osservato che il decretodel governo Monti che permettea Riva di continuare nellaproduzione dei profitti, dellamorte e delle malattie per glioperai e la popolazione diTaranto è incostituzionale. Entrerebbe in contrasto conl’art. 32 (“La Repubblica tutelala salute come fondamentalediritto dell’individuo e interessedella collettività…”) e 41(“L’iniziativa economicaprivata è libera. Non puòsvolgersi in contrasto conl’utilità sociale o in modo darecare danno alla sicurezza,alla libertà, alla dignitàumana…”) della Costituzioneitaliana. Questi professori hanno ad untempo perfettamente ragione eperfettamente torto.Hanno ragione perché ilcontrasto esiste ed è profondo;hanno torto perché l’estrazionedel profitto è il fondamentostesso dell’ordinamentoborghese e dunque della sualegge fondamentale.I nostri buoni democraticiborghesi ritengono che laCostituzione non abbia uncontenuto di classe e siaveramente democratica eprogressista. Pensano che esista uno Stato di

diritto “puro” al di sopra delleclassi e dei loro interessi. Diconseguenza, i vizi e gli erroridi fondo dell’attuale societàpossono essere risoltiappellandosi alle sacre tavole. La loro è una concezioneborghese della società borghese,simile a quella dei revisionisti.Le cose stanno in manieradiversa.La Costituzione italiana dice difondarsi sul lavoro, ed abbiamoil massimo storico didisoccupati. Ripudia la guerra, ela guerra è in corso da anni.Afferma che i lavoratori hannodiritto a retribuzioni sufficientiad assicurare un’esistenza liberae dignitosa, ed in milioni fannola fame. Sancisce alcuni dirittidemocratici, come quello dimanifestazione, ma qualsiasitutore dell’ordine può farsenebeffe e massacrarci di botterimanendo impunito. Vieta ilfascismo, ma i fascisti sfilanoimpunemente per le strade.E’ una Costituzione borghese,in cui i principi più avanzati –imposti dalla lotta della classeoperaia contro il fascismo - nonsono mai stati applicati e seguitidai fatti. Le sue previsioni sono libertà ediritti formali giornalmenteviolati dalla classe dominante. Al di sopra di ogni libertà e

diritto formale del popolo, laCostituzione borghesericonosce e difende il diritto allaproprietà privata capitalista edal sacro profitto. Sancisce ilpotere politico, legislativo edesecutivo esclusivo dellaborghesia. Conferisce basilegali agli organi dello Statoaffinchè essi opprimano ilpopolo e restringano le libertà ei diritti riconosciuti. Tale è il presupposto del decretodel governo sull’Ilva.Noi comunisti difendiamo aspada tratta le libertà e i dirittiche la borghesia calpesta, ma

non ci limitiamo ad essi e nonconcepiamo la Costituzionecome una bibbia. Lottiamo per un nuovoordinamento sociale, che peraffermarsi dovràinevitabilmente vedere le grandimasse rimuovere quegli ostacolidescritti nell’art. 3 dellaCostituzione, rovesciandol’ordine borghese. Solo così la produzione socialepotrà essere volta alsoddisfacimento delle esigenzemateriali e culturali di tutta lasocietà, rispettando la salute el’ambiente naturale.

Il decreto sull’Ilva e la Costituzione

Scintillaorgano di Piattaforma Comunista

Editrice Scintilla OnlusDir. resp. E. Massimino

Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012Redaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma

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La «favola» dei mercati e la realtà del capitalegennaio 2013

Ogni giorno, i quotidiani e letelevisioni ci bombardano dimessaggi intimidatori. Dobbiamoaccettare il "patto di stabilità?«Ce lo chiedono i mercati».Dobbiamo subire i tagli impostidalla spending review? «Ce lochiedono i mercati». Dobbiamosopportare le conseguenze delFiscal compact? «Ce lo chiedonoi mercati».Chi sono questi misteriosi«mercati»? Ci vengono presentaticome dei soggetti senza nome,come qualcosa di arcano e diimpersonale. E soprattutto comequalcosa di onnipotente alla cuivolontà bisognerebbe piegarsi. I mercati finanziari non sonoaffatto qualcosa di neutro, masono l'espressione di unaconsolidata gerarchia di poterecapitalistico. In pratica, essa ha laforma di una piramide al verticedella quale si trova un piccolonumero di vandali dell’altafinanza (una vera e propriaoligarchia in grado di controllareattualmente oltre il 65 per centodei flussi finanziari globali), neigradini intermedi un certaquantità di operatori finanziariminori e alla base una miriade dipiccoli risparmiatori.Secondo dati forniti dalla FederalReserve americana, dal 1980 al2005 si sono verificate, sulmercato bancario, circa 11.000fusioni (con una media di 440all'anno), che hanno ridotto ilnumero delle banche attualmenteesistenti a meno di 7.500. Cinquebanche d'affari (JPMorgan, Bankof America, Citybank, GoldmanSachs, HSBC USA) e cinquegrandi banche (Deutsche Bank,

BBS, Crédit Suisse, Citycorp-Merrill Linch, BNP-Paribas)controllano oltre il 90% deicosiddetti «prodotti derivati». La stessa concentrazione dipotere si riscontra nel campodelle famigerate agenzie dirating, quelle di cui ci parlanoquotidianamente i telegiornali,quelle che assegnano o tolgono la"tripla A" a una banca (o"declassano" un'intera nazione),valutandone la solvibilità.Dovrebbero esercitare unafunzione di controllo, ma «chi«controlla «chi»?Queste agenzie sono anch'essedelle imprese capitalisticheprivate, il cui scopo è il profitto.Oggi ne esistono al mondo circacentocinquanta. Ma quelle checontano davvero e checontrollano di fatto il mercatomondiale del rating sono soltantotre: le tre grandi agenzieamericane Standard & Poor's(fondata nel 1916), Moody'sInvestors Service (fondata nel1909) e Fitch Ratings (fondatanel 1913). Esse detengono,complessivamente, il 95% delmercato del rating. Nei loro consigli diamministrazione siedono exdirigenti di grandi banche, exdirettori di grandi corporationsnordamericane, professoriuniversitari legati al mondo dellafinanza: un intreccio perverso dicontrollori e di controllati, che -come abbiamo visto negli ultimianni - ha condotto alla rovinamigliaia di piccoli risparmiatori.Spesso, da alcuni partecipantialle grandi manifestazionipopolari che scuotono oggi

l'Europa vengono lanciate paroled'ordine sbagliate e di contenutopiccolo-borghese cheindividuano nelle banche (onell'usura) il "nemico" daabbattere. Per i proletari il nemico di classenon è l'istituto bancario in quantotale, ma il capitale finanziario,quella fusione fra le banche, legrandi compagnie diassicurazione, le società digestione dei fondi diinvestimento, e le maggioriimprese industriali ecommerciali: quella simbiosi dicapitale bancario e di capitaleindustriale che è caratteristicadell'epoca in cui viviamo, l'epocadell'imperialismo cosìprofondamente analizzata daLenin.

Direttori di grandi banche sonomembri del consiglio diamministrazione di grandiimprese industriali, così comegrossi azionisti di impreseindustriali siedono nel consigliodi amministrazione dellemaggiori banche e societàfinanziarie. Gli uni e gli altri allaricerca del massimo profitto. E' dunque il capitalismo, il mododi produzione capitalistico - intutti i suoi aspetti e le suestrutture - che bisognadistruggere, così come bisognaabbattere il potere stataleborghese che ne è lo strumento.Solo il socialismo può salvare noiproletari dalla rovina economicae dare a tutti coloro che sonosfruttati e oppressi dal capitale lasicurezza della vita e del lavoro.

Solidarietà agli operai della RockwoolL’accanita resistenza deilavoratori del Sulcis perdifendere il posto di lavoro eun futuro, continua nelleprofondità della minieraVillamarina di Monteponi.Non è più l’Asinara, l’isola deicassintegrati, ma lo spaziostretto e buio dove un gruppodi lavoratori della Rockwoolhanno scelto di passare le festedi fine anno per protesta.Sono lì per chiedere che laRegione dia risposte eoccupazione. Chiedono ilrispetto dell'accordo siglato unanno fa, l'inquadramentonell'organismo Carbosulcis, a

tempo indeterminato, e nonquanto proposto dai politicantidella Giunta, con lastabilizzazione a tempideterminato nell'Ati-Infras chesi occuperà delle bonifichenelle aree minerarie dismesse.Gli operai chiedono certezze enon continui rinvii, comequelli che hannoaccompagnato la vicenda dellaEurallumina, arrivata al quartoanno di fermata produttiva.Per far capire meglio le lorointenzioni i lavoratori si sonobarricati nella minieraabbandonata.Al di là del muro i lavoratori

non sono soli, un gruppo digiovani che si sono definiti“Figli della crisi” hannoallestito una tenda davanti alpalazzo del Consiglioregionale.Sono studenti, giovani delSulcis, figli, nipoti, parenti dichi in questi anni ha cercato disalvare il posto di lavoro conmanifestazioni di piazza,occupazioni, costretti a lunghetrasferte per protestare davantii palazzi del potere romani.Agli operai ed ai giovani sardigiunga la nostra solidarietà el’augurio fraterno per unnuovo anno di lotte e di

organizzazione di classe percombattere contro il dannatosistema capitalistico, in cui imezzi di produzione e laricchezza e sono nelle mani diparassiti che prima siappropriano del nostro lavoroe poi ci gettano nella fame enella miseria. La lotta proletaria può e deveavere una prospettiva diemancipazione per noi e per inostri figli solo se combattutaall’interno della più generalebattaglia per la sconfittarivoluzionaria del capitalismoe del suo marcio sistemapolitico.

Il prossimo 5 marzo sicompiranno 60 anni dalla mortedel compagno Giuseppe Stalin.In questa occasione noicomunisti intendiamo ricordaredegnamente il suo pensiero e lasua opera. Vogliamo farlorilanciando e mettendo in risaltoil loro significato di classe erivoluzionario, l’attualitàdell’incessante lotta contro ilcapitalismo e l’imperialismo,per il socialismo e ilcomunismo che il compagnoStalin ha svolto.Non una celebrazione retorica ostoriografica, dunque, ma unmomento e un aspetto dellavoro da sviluppare, in modocombattivo e unitario, nellasituazione concreta, per dareuna risposta ideologica epolitica all’offensiva dellaclasse dominante e rilanciare leragioni della rivoluzione socialedel proletariato, per costruireuna società senza sfruttamentodell’uomo sull’uomo, senzacrisi di sovrapproduzione,disoccupazione cronica,impoverimento materiale eculturale, crescente oppressionedelle masse, parassitismo,reazione sfrenata, guerre dirapina.Facciamo perciò appello perun’iniziativa unitaria inoccasione del 60°anniversario,da realizzare in un’ottica diconfronto aperto e serrato sullequestioni che la profonda crisicapitalistica pone di nuovoall’ordine del giorno della lottadi classe degli sfruttati: laquestione della trasformazionesociale, del benessere dei

lavoratori, della pianificazione,della libertà e dell’uguaglianza,della democrazia per lastragrande maggioranza dellapopolazione.Riteniamo inopportuno esbagliato, specie nellecondizioni attuali di continueaggressioni reazionarie dellaborghesia, realizzare su questascadenza iniziative separate ocontrapposte delle forze che sirichiamano al movimentocomunista ed operaio. Di frontealla canea antistalinista, cioèanticomunista, che la borghesiae gli opportunisti portanoavanti, dobbiamo e possiamodare una risposta decisa e coesa,facendo pesare la presenza deicomunisti nella situazioneitaliana.La base politica e ideologicacomune di questamanifestazione unitaria non puòche consistere nelriconoscimento della dittaturadel proletariato, che ilcompagno Stalin ha edificato,consolidato e difeso, seguendo

gli insegnamenti di Marx,Engels e Lenin.Di conseguenza, nel giudiziopositivo sul suo pensiero, sullasua opera, sul ruolo che hagiocato in Unione Sovietica enel movimento comunistainternazionale.Ciò comporta l’affermazionedella natura rivoluzionaria dellaconquista del potere politico daparte del proletariato, e nellafase di costruzione della societàsocialista, l’indispensabilesostituzione della proprietàprivata dei mezzi di produzionecon la proprietà sociale e laliquidazione di ognisfruttamento dell’uomosull’uomo, l’organizzazionecosciente dell’economiasecondo un piano, al fine disoddisfare le crescenti esigenzemateriali e culturali dell’interasocietà; così come comporta lacondanna del rovesciamentodella dittatura del proletariato edella conseguente restaurazionedel capitalismo, ad opera deirevisionisti al potere in URSS.Come ai tempi di Marx, Engels,Lenin e Stalin anche oggi lalotta al revisionismo e airevisionisti della dottrinacomunista, responsabili dellasconfitta del socialismorealizzato nel ventesimo secoloe attualmente in combutta conla sinistra borghese, clericale ecapitalistica, è indispensabileper abbattere il sistemacapitalistico, costruire ilsocialismo ed edificare lasocietà comunista.Riteniamo che su questa basenulla può giustificare iniziativeseparate o contrapposte.Un’iniziativa nazionale unica inoccasione del 60° anniversario

della scomparsa del grandedirigente bolscevico, non soloporrebbe la figura e l'opera diStalin come lo spartiacque piùreciso, il bastione che si erge frai comunisti e tutti i nostrinemici, ma corrisponderebbealle aspirazioni di tanticompagni e lavoratori. Essaavrebbe inoltre un’importanzain termini di dibattito ecooperazione tra forze chelavorano per la ripresa delmovimento comunista edoperaio.Chiamiamo perciò tutti i partiti,le organizzazioni e i singolicompagni comunisti, gli operaiavanzati, i giovanirivoluzionari, gli antifascisti, glianticapitalisti, i progressisti,tutti coloro che lottano per lalibertà e l’indipendenza, lademocrazia e il socialismo, adaderire a questo appello perrealizzare unitariamente nellaprima decade di marzo 2013, inlocalità da stabilire, il convegnonazionale “L’attualità di Stalin60 anni dopo”.

Partito Comunista ItalianoMarxista-Leninista Piattaforma Comunista

Per adesioni: [email protected]@yahoo.it

Hanno già aderito: GAMaDi,Redazione “Guardare Avanti”,Associazione Stalin, CSP-PartitoComunista, Centro culturale ecasa editrice “La Città del Sole”,Scintilla Onlus, S. Manes, L.Parodi, E. Giardino, A. Bianco,A. Lirica, B. Maran, A. Curatoli,E. De Robertis, R. Coppola, M.Capurso, E. Barone

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Appello per una celebrazione unitaria del 60° anniversario della morte del compagno Stalin

gennaio 2013

7gennaio 2013

Grazie alla mobilitazione, settedei "10 di Luluncoto” sonoliberi. Mancano ancoraall’appello Abigail Heras eCristina Campaña, ricoverate inospedale a seguito dello scioperodella fame. Un’altra compagna èa piede libero perché incinta.È una vittoria parziale nellabattaglia politica e legale controil governo di Rafael Correa che liaccusa di sabotaggio eterrorismo. Il compagno R. Vinueza,coordinatore del Comitato deifamiliari dei “10 di Luluncoto”,ha dichiarato che la risoluzionedei giudici è incompleta, e chemantenere Cristina ed Abigaíl inprigione è una illegalità. Senza dubbio la mobilitazioneche si è svolta in Ecuador e alivello internazionale, l’opinione

di diversi settori sociali, ladenuncia propagandata su moltimezzi di comunicazione e suisocial network ha influito sulladecisione dei giudici. "Siamo contenti perché i nostricompagni recuperano la libertà,noi proseguiamo la lotta fino adottenere la nostra" ha dettoAbigail dopo aver conosciuto lasentenza del tribunale. Cristina ha aggiunto: "Nonsiamo terroristi, siamo attivistisociali; continueremo con losciopero della fame edimostreremo la nostrainnocenza”. Continuiamo ad esigere la libertàper tutti i prigionieri dellasinistra rivoluzionaria inEcuador, fra cui il compagnoMarcelo Rivera, ingiustamenteimprigionato da tre anni.

Il XVIII Plenum dellaCIPOML, tenutosi nel corso diquesto mese per la prima voltain Africa, riafferma il suoappoggio al diritto del popolosiriano di vivere in un regimedemocratico. Un regime ingrado di garantirgli la libertà,l'eguaglianza, la giustiziasociale e la dignità e di garantireal paese la sua unità e la suacompleta indipendenza,compreso il recupero del Golanoccupato, a partire dal 1967, dalsionismo.

La CIPOML:1. Denuncia il pericolosoandamento degli avvenimenti inSiria. Il movimento popolare dicontestazione si è trasformato inuna sporca e devastante guerracivile, a causa della sanguinosarepressione abbattutasi sulpopolo siriano e del rifiuto, findall'inizio, del regime di Assaddi ogni riforma democratica

capace di soddisfare leaspirazioni del popolo siriano.Questa situazione è anche laconseguenza dell'interventoesterno reazionario, imperialistae sionista attraverso la Turchia,il Qatar e l'Arabia Saudita chestanno dietro al cosiddetto«esercito libero» col pretesto disalvare il popolo siriano.

2. Conferma che questa guerranon ha oggi alcun legame congli interessi e le aspirazioni delpopolo siriano. Al contrario.essa è al servizio di forzereazionarie interne, regionali einternazionali.La Siria è diventata attualmenteil luogo di scontro fra: da unlato, gli Stati Uniti, la Francia,Israele e le reazioni araba eturca che cercano disottomettere la Siria al dominiooccidentale e spingerla arompere ogni legame con l'Irane gli Hezbollah; dall'altro, laRussia e la Cina che sostengonoil regime al potere per tutelare iloro interessi strategici in Siria enella regione, dopo aver perdutola loro influenza in Libia.

3. Respinge ogni interventodella NATO in Siria sottoqualsiasi pretesto o copertura,visti i pericoli che essorappresenta per il popolosiriano, i popoli della regione ela pace mondiale in generale. La

Conferenza fa appello al popoloturco perché respinga ogniintervento della Turchia in Siria.Lancia analogo appello ailavoratori e ai popoli dei paesioccidentali, in primo luogodegli Stati Uniti, della GranBretagna e della Francia, i cuidirigenti brandiscono minaccedi intervento militare in Siria, eli esorta a premere sui lorogoverni per impedire loro diportare ad effetto questastrategia criminale che hacondotto, in passato, ai disastriin Afghanistan, in Irak, inSomalia, in Libia…

4. Considera che il popolosiriano è il solo a cui spetta, inprima ed ultima istanza, didecidere della propria sorte.Esorta le forze patriottiche edemocratiche siriane ad unire iloro sforzi per salvare la Siriadagli artigli del regime di Assade dalle bande armate, e perimpedire alle potenze stranieredi ipotecare il suo avvenire e distrumentalizzare una parte dellesue minoranze per minare la suaunità. Le chiama a costruire unaSiria nuova, democratica, laica,indipendente e unita nella qualeconvivano le diverse religioni enazionalità nella libertà enell'eguaglianza.

5. Chiama le forze patriottiche,democratiche e progressiste

della regione ad agire con lamassima urgenza e adintraprendere le iniziative disolidarietà che si impongonoper dare appoggio alle forzepatriottiche e democratiche inSiria. Esse debbono operare alfine di porre termine ai massacricommessi contro il popolosiriano, fermare la distruzione elo smantellamento del paese,evitargli ogni interventostraniero e facilitare il dialogofra le sue figlie e i suoi figli peril soddisfacimento delle loroesigenze ed aspirazioni, inrottura con la tirannia e ladominazione straniera.

Tunisi, novembre 2012

Conferenza Internazionale diPartiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti (CIPOML)

Risoluzione CIPOML sulla SiriaProseguiamo nellapubblicazione dei documentiapprovati dal XVIII Plenumdella CIPOML, presentandoun’importante risoluzione chechiama alla solidarietà colpopolo siriano e alla lotta sudue fronti: control’imperialismo e i suoi fantoccie contro i regimi borghesioppressivi.

Libertà per Abigail, Cristina e tutti i “10”!www.cipoml.info

Con la crisi che colpisce il sistemacapitalistico, la più grave dopo il1929, le rivalità fra le grandipotenze imperialiste per laspartizione del mondo si sonoinasprite, e si estendono in modoparticolare al continente africano,oggetto delle loro cupidigie e diquelle dei nuovi attori, come laCina, l'India, il Brasile, ecc.Perciò, a partire dal 2010, la sub-regione ovest-africana, e inparticolare la zona sahelo-sahariana, sono caratterizzate dalleingerenze e dagli interventimilitari delle potenze imperialistecol pretesto della «lotta contro ilterrorismo», il grande banditismotransfrontaliero, i narcotrafficanti,ecc.In realtà, le vere poste in gioco diqueste ingerenze e di questiinterventi militari delle grandipotenze imperialiste sono:- Politiche, geostrategiche emilitari in relazione alla lotta per laspartizione del mondo e delcontinente africano.- Economiche (accesso al petroliodel Golfo di Guinea, all'uranio delNiger e ai metalli preziosi di cuiabbonda la sub-regione, all'energiasolare, al cacao, al caffé, ecc.).- La lotta degli imperialistianglosassoni (USA, GranBretagna) e francesi per ostacolarela penetrazione nella sub-regionedi nuovi attori come la Cina,l'India, il Brasile, ecc.- La volontà delle potenzeimperialiste di soffocare ogni tipodi contestazione delle massepopolari ridotte alla miseria, privedi libertà politica e soggette allarepressione esercitata su di loro dapoteri corrotti; e la volontà dellepotenze imperialiste di schiacciareogni movimento rivoluzionarioinsurrezionale.Fanno parte di questo quadrocomplessivo la crisi politico-militare nel Mali, caratterizzatadalla gestione caotica e mafiosadel regime di ATT; la secessionedel Nord del paese; il colpo diStato militare attuato il 22 marzo2012 dal CNRDRE (ComitatoNazionale di Risollevamento, diDifesa e di Restaurazione delloStato); l'occupazione militare delMali settentrionale da parte delMNLA e dei jihadisti (AQMI,Ansar Dine, Mujao, Boko Haram,ecc.) La crisi politico-militare nel Mali

ha delle gravi conseguenze per ipaesi vicini (la Costa d'Avorio,l'Algeria, il Niger, il Burkina Faso,la Mauritania) e per l'insieme deipaesi della sub-regione ovest-africana (destabilizzazione degliStati, proliferazione delle armi,massicci spostamenti dellepopolazioni verso il sud del Mali edi centinaia di migliaia di rifugiatinei paesi vicini).Questa crisi maliana, benchéprovocata sottomano dallepotenze imperialiste, e inparticolare da quella francese, sirivela, per le sue conseguenzelocali e regionali, come unaminaccia per gli interessidell'imperialismo, soprattuttofrancese, nel Mali e nella sub-regione. Di qui le manovre preparatorie diun aperto intervento militare nelMali, condotto dalle truppe fornitedai paesi membri della CEDEAOe dell'UA con l'appoggio logisticodelle grandi potenze (USA,Francia, UE), dell'ONU e dellaNATO, col pretesto di assicurare latransizione, di «ristabilire la vitacostituzionale», di «ristabilirel'integrità territoriale del Mali» e di«lottare contro il terrorismo».I due partiti, il Partito Comunistadel Benin e il Partito ComunistaRivoluzionario Voltaico,dichiarano che si tratta di un pianoreazionario delle potenzeimperialiste e dei loro alleati nellasub-regione per mantenere erafforzare il loro dominio.Di fronte a una grave situazionecome questa, carica di pericoli peril proletariato e i popoli del Mali edegli altri paesi della sub-regioneovest-africana, il PCB e il PCRV:1) Denunciano la presenza ditruppe di aggressione straniere eimperialiste nell'AfricaOccidentale, particolarmente nellazona sahelo-sahariana, ed esigonola loro partenza.2) Condannano i poteri fantoccioche hanno aperto i loro territori aquelle truppe (in particolare, ilMali, la Costa d'Avorio, il BurkinaFaso, il Niger, il Senegal, laMauritania).3) Condannano il pianoreazionario della CEDEAO,dell'UA e degli imperialistisoprattutto francesi per l'invio ditruppe dei paesi membri dellaCEDEADO e dell'UA nel Mali.4) Condannano la politica

avventuristica e criminale del clanmafioso di Blaise Compaoré, cherappresenta un pericolo per ilproletariato e i popoli del Mali, delBurkina Faso, e per l'intera sub-regione ovest-africana.Denunciano e condannano lapolitica guerrafondaia di BoniYayi, Presidente in caricadell'Unione Africana, portavocedegli aggressori imperialistifrancesi e americani e accesosostenitore dell'intervento militarenel Mali.5) Condannano la proclamazionedell'indipendenza dello Statodell'AZAWAD da parte delMLNA come manifestazione diun complotto orditodall'imperialismo francese contro ipopoli del Mali al fine di dividerliper meglio asservirli e sfruttarli.Fanno appello ai rivoluzionarimaliani affinché pongano in essereuna giusta politica nazionale chepermetta ad ogni maliano (qualiche siano la sua nazionalità, la suarazza, le sue origini) di sentirsi aproprio agio in un Maliindipendente e unificato, poiché intutti i paesi africani la questionenazionale esige di essere trattatacon molta circospezione su basicorrette.6) Appoggiano fermamente leesigenze delle forze patriottiche edemocratiche maliane che sioppongono ad ogni interventostraniero sui loro territori, echiedono che i problemi specificidel Mali siano regolati dal popolomaliano nel pieno esercizio dellasua sovranità e senza ingerenzestraniere.7) Denunciano e condannano icrimini perpetrati contro i popoli

del Mali settentrionale dal gruppoterrorista AQMI, dal MNLA e daigruppi jihadisti Ansar Dine,MUJAO. Appoggiano lacoraggiosa resistenza dei popoli, ein particolare dei giovani, control'oppressione e le politichemedievali di quei gruppireazionari e oscurantisti.8) Riaffermano la loro contrarietàal terrorismo e al putschismo, chenon sono le vie idonee per larivoluzione e l'instaurazione delsocialismo.Si impegnano, sulla basedell'internazionalismo proletario,a:- lavorare per mobilitare eorganizzare il proletariato e ipopoli deii rispettivi paesi (Benin,Burkina Faso) per lottare control'intervento delle truppe stranierenel Mali, per esigere la partenzadall'Africa Occidentale delletruppe di aggressione delle grandipotenze (USA-Francia-UE);- dare appoggio nelle forme piùvarie al proletariato e ai popoli delMali nella difficile situazione chestanno vivendo.Lanciano un appello alproletariato, ai popoli, alle forzedemocratiche e rivoluzionarie deipaesi imperialisti perché sioppongano all'intervento militaredei paesi imperialisti nel Mali,perché solidarizzino con la lottadel proletariato e dei popoli delMali e dell'intera regione ovest-africana.Cotonou, 10 dicembre 2012

Partito Comunista del Benin(PCB)Partito Comunista RivoluzionarioVoltaico (PCRV, Burkina Faso)

Sulla situazione nella subregione ovest-africana e nel Mali

8 gennaio 2013

Denunciamo lavergognosarisoluzione delConsiglio diSicurezza ONU cheapre la strada a unintervento militareimperialista nel Mali