Rivista arti marziali rivista arti marziali cintura nera budo international febbraio 2014

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La rivista internazionale di Arti Marziali tradizionali, sport da combattimento e autodifesa. Download gratuito. Edizione Online Febbraio 2014 266 Anno XXIII

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L'Eskrima non è solo adatta come sport o difesapersonale praticata dalla popolazione civile, anche ilpersonale militare utilizza questa realistica artemarziale delle Filippine. L'Eskrima è ideale perl 'autodifesa, poiché possiede una versatil itàpressoché illimitata. Perciò gli abbiamo chiesto diparlarci dell'addestramento delle forze speciali. Inprimo luogo ci siamo incontrati per parlare delleForze Speciali della Polizia Federale del Brasile(COT).

STROEVEN COMBAT SYSTEMSAntony Szeto è un brillante

regista cinematografico eproduttore australianoresidente a Hong Kong,responsabile tra gli altri titoli,della celebre pellicola prodottada Jackie Chan e conprotagonista una delleleggende viventi del CinemaMarziale, il grande SammoHung. Oggi vi r ipor tiamoquest'intervista realizzata da

Andrew Dasz, uno dei validi giovani che ha prodotto l'industria Marziale diHong Kong.

CINEMA MARZIALE

“ S hadowof a Tear”(Ninja II).I l nuovo

film di IsaacF lo ren t i ne“Ninja: Sha-dow of aTear” non è ilclassico filma buon mer-cato di HongKong. È una

pellicola d'azione di Hollywood con tutti gli ingredienti per esse-re ricordato negli anni a venire.

CINEMA MARZIALE

Allo scopo di capire come siamo giuntiall 'attuale percezione degli sti l i dur i emorbidi, è necessario r ivedere i criteriutilizzati per classificare le arti: quelle che sibasano sulla potenza, su colpi e movimentil ineari si definiscono dure; quelle cheutilizzano colpi con energia più dolce,attacchi e movimenti circolari si definisconomorbide.

COMBAT HAPKIDO

L'ar ticolo di questomese ci riporta alle basi.Negli articoli precedentisul SDS-Concept,abbiamo visto i principipropri della difesa,ladifesa personale perdonne,la difesa condiversi tipi di oggetti diutilizzo quotidiano (maisenza armi) el'allenamento in sicurezzae la difesa personale con

oggetti flessibili. Questo mese vedremo i concettibasilari del maneggio di alcuni bastoni da autodifesa,come il bastone tascabile, il Dulo, il Kubotan…

SDS CONCEPT

For te, violento, obbiettivo...probabilmente questa parte del BugeiJuhapan che è conosciuta comeJujutsu, por ta in se una for te esostenibile forma di combattimento.Chi pratica le tecniche relazionate alJujutsu classico, può percepire nellasua forma genuina una caratteristicafunzionale per le situazioni quotidianevissute durante il Medioevo.

JUJUTSU MUGEN MUKERU

Nel corso degli anni Pedro Conde, il nostroesperto di Bruce Lee, ha raccolto tutte le di-chiarazioni e gli aneddoti che Jackie Chan havissuto rispetto a Bruce Lee. Varie intervistesui media e molti anni di lavoro per riunirepiccole citazioni qua e la, compongono que-sto magnifico articolo, per gli amanti delle pel-licole d'azione e per i moltissimi fans che en-trambi i personaggi hanno in tutto il mondo.

JACKIE CHAN

UN GIORNALE SENZA FRONTIEREBudo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più

internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo

aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole

accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza

frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano

ai praticanti, qualunque sia il loro stile.

BUDO INTERNATIONAL NEL MONDOBudo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali.Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata insette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia,Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia,Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay,Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costad’Avorio…

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Il DVD “Krav Maga, Ricerca, Evoluzione eSviluppo” è nato come espressione della volontàdi quattro specialisti di Krav Maga e Sport dacombattimento: Christian Wilmouth, FaustinoHernandez, Dan Zahdour e Jérôme Lidoyne.Questi ultimi attualmente dirigono varie scuole eun gruppo di venti istruttori e insegnanti di variediscipline, dal Krav Maga alle MMA.

KRAV MAGA RED

Anche se Occidentale, dalla Svizzera, hasaputo superare tutti gli ostacoli della sua vitaper arrivare ad essere il migliore allievo esuccessore dell Dr. Chiu Chi Ling. Ha dedicatotutta la sua vita all'Hung Gar Kung Fu originalee si preoccupa sempre dei progressi dei suoinumerosi allievi e della divulgazione dello stile.

SHAOLIN HUNG GAR KUNG FU

Intervista a Giorgio Petrosyan e Alfio Romanut. Presentare Giorgio Petrosyan solo infunzione dei numeri che caratterizzano la sua straordinaria carriera, non renderebbegiustizia all'uomo che sta dietro il fenomeno. Quella che ci accoglie sorridente in unagrigia e umida mattina invernale in Brianza, è la figura genuina e schietta di unragazzo di 28 anni giunto qui da un paese turbato da terribili conflitti interni, che asuon di pugni, calci e tanta determinazione si è guadagnato il posto che meritanell'Olimpo dei più grandi di sempre della Muay Thai K-1 Rules. Accanto a lui, ilMaestro Romanut, suo scopritore e mentore, friulano doc dai modi semplici e concreti

che lo segue sin dal primo momento in cui è approdato nella sua palestra, il Satori Team di Gorizia.

K-1 RULES - IL REPORTAGE DEL MESE

Salvador Herraiz nella sua ventina diviaggi a Parigi da oltre 25 anni, non hamai mancato di visitare il carismaticoluogo nel centro della capitalefrancese. Adesso ha recuperato di suainiziativa la conversazione che ebbe inuna di queste occasioni con HenryPlee, a casa sua, nello stesso stabile,appena sopra il leggendario dojo.

HENRY PLEE

Un anno emezzo fa, CinturaNera/Budo Inter-national pubblicòl ' intervista delMaestro degli Al-lenator i di LottaLibera Olimpioni-ca, Mehmed Ko-dakov e lanciò sulmercato i l suoDVD “Lotta LiberaOlimpionica eGrappling Profes-sionale”.

METODO KODAKOV

Stanno nascendodei nuovi valor i nelcampo dell'autodifesa.Oggi por tiamo nellenostre pagine uno diquesti, frutto dellac o n t a m i n a z i o n eculturale e vitale delmondo moderno; confor ti radici Er itree eItaliane, ora residente

in Germania, il Maestro Simohon Giaquinto possiede un ampiobagaglio mil i tare e poliziesco, con interessanti pr incipipedagogici. Prestate attenzione al suo lavoro!

GKP METICCIOPCOMBAT

Negli anni della “moda” del WingTsun inEuropa, migliaia di praticanti di questabell'arte si sono avvicinati alle numerosescuole che sono sorte in quasi tutte le cittàdel continente, alla ricerca di ciò che letecniche di marketing o la promozionedefinivano come “il più efficace sistema didifesa personale che esiste”. A chi noninteresserebbe qualcosa del genere?Suona tipo, “Desidera imparare a volare?”

WINGTSUN

La Tigre e il Drago, il logo delWeng Chun Kung Fu. A un primosguardo al logo del Weng ChunKung Fu, senza dubbio uno sirende conto innanzitutto che latigre è al centro del simbolo.

HUNG GAR KUNG FU

Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: [email protected]. Facebook:

http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia. Traduttore: Leandro Bocchicchio. Pubblicità e Redazione:

Nicola Pastorino, e-mail: [email protected] Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, AntonioEspinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, SalvadorHerraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, VíctorGutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi,Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.

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a vita è un cammino, una strada che transitiamosulla quale continuamente si incrocia il mistero eche il più delle volte ci impegniamo a ridurre aduna semplice successione di avvenimentinecessariamente banali. Noi uomini nonsopportiamo la profonda pressione dell'infinito e ci

istruiamo l'un l'altro a ridurre il sacro dell'esistenza a qualcosadi prosaico. Alla peggio, solo il dolore o la presenza dellanostra finitezza quando l'incrociamo, può farci svegliare daquesto letargo autoimposto. Al meglio, è lo sforzo cosciente inun cammino di trascendenza, un cammino spirituale, quelloche opererà il miracolo.Le persone più sveglie, che nel mondo sono state chiamate

Maestri, hanno procurato, a volte loro malgrado, una frustataalla coscienza degli altri; non tanto perché quello che dicevanoo il modo di farlo comportasse una violenza, bensì perchéridefiniva direzioni, cambiava paradigmi, riconduceva la navedella consapevolezza verso una nuova direzione e questo in unmodo o nell'altro è sempre traumatico. “Non c'è scorciatoiasenza lavoro" recita il proverbio, e niente di davvero importantearriverà nelle nostre vite senza questo sforzo. A volte per lanostra stupidità, perché diamo valore solo a quello che ci ècostato, altre perché eravamo davvero lontani dal comprenderequello che ci serviva e abbiamo fatto un migliaio di volte lostesso errore. L'ignoranza di non sapere è scusabile, quella dinon voler sapere, mai.Non c'è una sola strada. Ce ne sono tante quante le

persone; però esistono mappe, bussole, strumenti pertransitare nel mistero. Gli antichi ci hanno trasmessomagnifichi strumenti, e poichè l'evoluzione si fa sempre inavanti e verso l'alto, ci lasciarono scale alle quali ci siamoappoggiati per fare un passo più in là. Nascere in questomomento storico, o in un qualunque altro, significa avereuna strada percorsa, perché non nasciamo soli né in questomomento per casualità. Ogni tempo ha le sue questioni, lesue tare, ogni società i suoi presupposti, il suo inconsciocollettivo, le sue verità, tutte con il loro fronte ... tutte con illoro retro. È lavoro di ogni generazione fare un passoavanti, tentare di migliorare, di trasformare quello che deveessere trasformato e mantenere quello che deve esseremantenuto; altrimenti l'evoluzione si troncherebbe inregresso.Dal personale tuttavia, ogni storia è una sola e distinta. Se

siamo spiriti che stanno vivendo una vita materiale, ognispirito ha il suo vissuto da realizzare, le sue cose daaggiustare, le sue lezioni da imparare. In questo cammino,sempre personale, convocheremo in un modo o nell'altro tuttociò di cui abbiamo bisogno affinché si realizzino questenecessità; troveremo le persone che dobbiamo trovare, evivremo storie che produrranno riorganizzazioni etrasformazioni in noi e negli altri. Il rispetto per il camminodegli altri non può essere formale, non durerebbe néresisterebbe alle strettoie della vita; questo riconoscimentodeve essere il risultato del comprendere che ogni cammino èunico e accade solamente quando accetti e comprendi il tuo

stesso. In tal modo, ogni persona che incroci nella tua vita, èun'opportunità per agire impeccabilmente, per imparare su dite stesso, e per risolvere qualsiasi lacuna in attesa diaggiustamento.Ogni momento è un'occasione ed ogni incrocio

un'opportunità per variare la rotta e cambiare tutto. Intrappolatitante volte dalla vita e dal destino, rimaniamo arenati in unpunto guardando senza sapere dove andare, né come farlo.Frequentemente gli avvenimenti della vita e la riverberazionedei nostri atti si sovrappongono, si ammassano e generanouna diga che impedisce all'acqua della nostre vite di fluire.Nell'immensità di questi laghi rimaniamo persi, ancorati in unospazio tempo che non è altro che una forma di prigione. Manegli incroci anche le direzioni si chiariscono, perché sonotalmente evidenti che costringono a fermarci. In questimomenti di non-cammino, troveremo l'occasione di andare piùin là di noi stessi. Mandela lo fece; rinchiuso per anni, seppeandare più in là e compiere una missione per la quale eradestinato; però avrebbe potuto anche non farlo, avrebbe potutoanche ancorarsi nel suo risentimento, nel dolore di una vitaperduta. Ogni decisione personale ha ripercussioni immense,perché tutti ignoriamo il potenziale che portiamo o l'enormeforza che il destino ha preparato per noi.Era vero quando il poeta diceva "Viandante non c'è strada, la

strada si fa cammin facendo": vero e sbagliato allo stessotempo! Tutte le grandi verità sono paradossali, così viaggiandopiù in là del paradigma dimensionale dello spazio tempo, lefrecce di ieri possono uccidere gli uccelli di oggi e viceversa,perché sebbene il passato sia inamovibile, l'aggiustamentopermetterà di uccidere i suoi effetti con le frecce di oggi. Lestrade sono create da situazioni, eventi ed energie che, lungidall'essere casuali, si inquadrano nel nostro destino personale,e sono ridefinite ogni momento con le nostre azioni e i nostriposizionamenti.La vita è un cammino sacro, non una successione di

avvenimenti lineari. Ma la vita è soprattutto quella che noiscegliamo che sia, perché ognuno può ingannarsi o perdersi inessa come gli piace. Ogni opzione ha il suo prezzo, ognidecisione la sua conseguenza, ogni approccio il suo opposto,ogni scenario la sua opera.Vivere il cammino con atteggiamento sacro, è rispettare

tutto e tutti gli esseri, comprendere che tutto è interconnessoe che niente è casuale. Leggere tra le righe della vita, gliavvenimenti, le persone che si incrociano, è quello chechiamiamo saggezza. Esistono anche molte saggezze edognuna possiede il proprio livello dentro il tutto, la proprianecessità di esistere e di servire per compiere una tappaspecifica del percorso. Scoraggiare gli altri, togliere valore alloro sguardo, è un brutto modo di ferire i loro cuori ed ilveleno causato dal dolore, in un modo o nell'altro ritornerà achiunque lo provochi. Rispettare è anche questo,comprendere che tutto quello che esiste è necessario pertanto che ci disgusti. Rispettare non significanecessariamente dovere convivere con ciò; accettare nonsignifica lasciare che questo ti tocchi.

"Chi non conosce la via del mare,deve scegliere il fiume per compagno.”

John Ray

"Non camminare dietro di me, forse non so condurre. Non camminare davanti, forse non voglio seguirti. Cammina al mio fianco, affinché possiamo camminare insieme"Indios UTE

L

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Alfredo Tucci è Managing DirectorBUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO.e-mail: [email protected]

https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5

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Autodifesa

I lettori più fedeli di questa rivista probabilmente ricor-deranno Christian Wilmouth, un esperto dell'autodifesaprofessionale e un personaggio molto presente sullenostre pagine negli ultimi anni. Chi lo conosce sa delsuo buon lavoro e della sua professionalità; il suocarattere affabile, contrasta con la sua enorme emuscolosa figura e con l'incisività con cui affron-ta (non ve lo perdete!) un attacco deciso con lamazza da baseball. Quella che è stata una gra-dita sorpresa è l'aver conosciuto il suo com-pagno Faustino Hernandez, trent'anni di pugi-lato e professionista della sicurezza privata,esperto nella Savate, Canne, basco più chemai, che opera come tale. Sincero, diretto,scaltro e simpatico, micidiale nel suo lavo-ro; riflessivo al momento di valutare ipro e i contro, ma deciso come nonmai quando deve entrare in azio-ne. Il loro incontro è stata lascintilla e l'alchimia nellaquale si è generatoun nuovo sistema,

Ricerca, Evoluzione, Sviluppo

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sensato, pratico e equilibrato di difesa personale e che faràparlare molto di se nel tempo. Tanti anni di professione

e una continua ricerca di formule pratiche per l'auto-difesa, li hanno portati a elaborare uno dei più effi-

caci e istruttivi sistemi di difesa personale che sisia mai visto. Ispirato a vari sistemi sperimenta-ti e studiati in tutto il loro percorso professio-nale, hanno dato vita al Krav Maga RED, cheoggi abbiamo il piacere di presentare in questoarticolo, annunciando l'imminente uscita (spe-riamo questo stesso mese) di un nuovo videoprodotto dalla Budo International.

Alfredo Tucci

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Autodifesa

KRAV MAGA RicercaEvoluzione Sviluppo

I l DVD “Krav Maga, Ricerca,Evoluzione e Sviluppo” è nato comeespressione della volontà di quattrospecialisti di Krav Maga e Sport dacombattimento: Christian Wilmouth,Faustino Hernandez, Dan Zahdour eJérôme Lidoyne. Questi ult imiattualmente dirigono varie scuole e ungruppo di venti istruttori e insegnanti divarie discipline, dal Krav Maga alleMMA.

Dopo essersi al lenati e formatiall'interno di numerose organizzazioni escuole, e aver istruito centinaia dipersone, diretto vari seminari e averrappresentato diverse correnti di KravMaga in Francia e in Europa per quasi15 anni, hanno deciso di offrire, in primisai loro allievi, ma anche alle persone chehanno quella mentalità aperta che èstata il motore della loro ricerca per tuttiquesti anni, la sintesi della loro visionedel Krav Maga attraverso un DVD.Questo lavoro è nato dopo che gli autorihanno deciso di non rappresentare oraalcuna federazione o organizzazione,molto spesso “restrittive”, per operareliberamente nello sviluppo dellediscipline che insegnano.

Questo DVD non pretende di proporrealcun nuovo metodo o corrente di KravMaga. Si tratta solamente di presentareun programma di Krav Maga che siconcentra sull'importanza del contenuto.Non ci dimentichiamo che il Krav Maga èpraticato in Francia e nella maggior partedei paesi europei come disciplina di

difesa personale. In merito a ciò, c'è daconsiderare anche un altro fattoreimportante. L'insegnamento del KravMaga e la didattica applicata differisce aseconda dei paesi in cui si è rivelato.Essendo principalmente combattimentocorpo a corpo (Close Combat), nel suopaese di origine, Israele, si insegna confinalità decisamente belliche a causa diun contesto locale assai “particolare”,mentre in Francia, per esempio, siinsegna al 95% con la necessità dirispettare un limite legale molto ristrettoche concerne la difesa personale el'assistenza alle persone in pericolo, purdovendo operare con provata efficaciaper venire a capo di una situazione diaggressione.

Parallelamente alla loro passione perl ' insegnamento degli sport dacombattimento e della difesa personale,sono anche persone che provengono daisettori professionali della sicurezza in cuihanno lavorato per oltre 20 anni. E'questa alchimia tra passione eprofessione che li ha portati alla scelta diqueste tecniche presentate nel DVD. IlDVD “Krav Maga, Ricerca, Evoluzione eSviluppo” permetterà di scoprire alcunetecniche che tanti già conoscono,estratte dagli schemi classici delladisciplina, ma anche altre, più moderne,nate da un'esperienza più recente.Scoprirete anche alcune metodologie dilavoro che permetteranno di percepire ilimiti certe tecniche.

Gli autori hanno costruito questoprogramma, tenendo sempre a mente ilcontesto di vita, così come l'ambito delleleggi del paese da cui provengono.

Ricerca, Evoluzione, Sviluppo

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Le 5 linee guida di lavorodel Krav Maga R.E.D.

Quando si parla di un “Close Combat”(Krav Maga in Ebraico) qualsiasi, si parladi metodi che sono stati creati dall'inizioper fornire alle persone un minimo dicapacità tecniche in poco tempo, basi eprincipi che gli consentano difronteggiare la maggioranza dei casi discontro fisico, con o senza armi. Quiprevalgono la semplicità e l'attitudine alcombattimento.

In una situazione di aggressione, piùsemplici sono i gesti imparati e più unodispone di una naturale “aggressività”,meglio si potrà far fronte alla situazione.

Tuttavia, anche se il Krav Maga chepratichiamo non è un arte marziale e nonrichiede tantissimi anni di pratica, èanche vero che, per gli autori, è unadisciplina che richiede un regolareapprendistato che può durare mesi oanni. D'altra parte, il contesto nel qualelo insegnano, anche se ogni volta piùcomplesso, è molto lontano dallenecessità che avremmo in un paese

turbolento o in guerra. Pertanto, i lprogramma del Krav Maga R.E.D. èstato elaborato seguendo 5 linee guidadi lavoro.

Linea 1La prima consiste nel costruire le basi

tecniche del praticante. Durante questafase, questo svilupperà le qualitànecessarie per qualsiasi combattente. Inprogramma: spostamenti, protezioni,tecniche di percussione, repliche,gestione delle distanze, lavoro dei piedi,lavoro a terra, gestione dell 'effettotunnel, ecc., ma si lavora anchesull 'atteggiamento e sulle postureprecedenti al momento critico.

Linea 2Grazie al l 'esperienza acquisita e

spesso al lo stesso tempo, l 'al l ievometterà in prat ica i l contenutoattraverso di fferent i t ipologie disparr ing. Nel Krav Maga, un gran

Autodifesa

“Il DVD “Krav Maga, Ricerca, Evoluzione e Sviluppo”

permetterà di scoprire alcune tecnicheche tanti già conoscono,

estratte dagli schemi classici delladisciplina, ma anche altre, più moderne,

nate da un'esperienza più recente.”

Ricerca, Evoluzione, Sviluppo

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Autodifesa

numero di persone non prat ica neinsegna alcun metodo di sparr ing,tuttavia molto utilizzato negli sport dacombatt imento, e questo, talvoltaaccade per mancanza di competenza aprior i o anche per “paura delcombattimento”. Per entrambi gli autoriche, insieme al Krav Maga, sonoinsegnanti e/o ex-agonisti di alto livelloin discipline come la Boxe inglese, laBoxe Thailandese, Boxe Francese o K-1, l'apprendimento del combattimentotramite vari seminari è imprescindibileper la crescita di un praticante di unadiscipl ina che si def inisce “di fesapersonale realistica”. Avremo pertantosparring di tipo Boxe Inglese o Boxepugni-calci e al tr i in modal i tà diautodifesa, permettendo in questi casiuna maggior libertà d'azione.

Linea 3Un programma che comporta tecniche

“codif icate” si può dividere in variargomenti: pugni-calci, prese,strangolamenti, ecc.

Tuttavia gli autori hanno volutoconsiderare questi temi distinti secondoun orientamento didattico specifico,suddiviso in tre fasi per facilitare lacomprensione di questo programma.

- la prima fase prende inconsiderazione l'azione riflessa, l'azionepiù istantanea in qualsiasi t ipo disituazione, in pratica, i l gesto piùnaturale.

- La seconda fase è la “semi-preventiva”, è la fase che segue l'azioneriflessa, quando uno inizia a rendersiconto di ciò che sta per succedere.Queste due prime fasi non possonoincludere tecniche codificate al 100%perché avvengono nei primi istantidell'aggressione.

- E alla fine c'è la terza fase di questoschema. La fase 3 si mette in atto almomento in cui cerchiamo di applicareintegralmente la tecnica consona allasituazione. Esempio: quando un colpoo un proiettile ti raggiunge e hai unriflesso in quel preciso istante, qualepotrebbe essere? Qualcuno metterà unbraccio in opposizione, altri eviterannoil colpo o il proiettile. Qui abbiamo lafase 1. Nel la f razione di secondoseguente, quando l 'anal is i del lasituazione è ancora alquanto sfocata, èmolto probabile che uno continui abloccare, evitare o quel che è, però simette in movimento o magari cerca direplicare. Ciò costituisce la fase 2. Insegui to, l 'anal is i completa del la

situazione ci permetterà di applicaretutto quello che abbiamo acquisito etut te le tecniche a disposiz ione,passando alla fase 3 per affrontareefficacemente la situazione. Invece, ciòche dobbiamo assimilare molto bene èche queste tre fasi avvengono in untempo molto breve e sono strettamentelegate e imprescindibili l'una dall'altra.In ogni caso, se c'è una prevenzionedella minaccia, la fase 3 diventa laregola.

Linea 4Qui si parla della capacità di gestire

lo stress. Questa parte è essenzialenella formazione di un buon praticanted i Krav Maga, se r icerch iamo i lrea l ismo e l 'e f f icac ia . Comunquesepareremo lo stress fisico da quellopsicologico, anche se cercheremo diprovocar l i ent rambi , u t i l i zzandospesso l 'uno e l 'al tro nel percorsoformat ivo. In programma:disorientamento, percorsi stancanti,lavor i in a tmosfere conf inate,superamento limiti personali, lavoro adocchi bendat i , ecc. , segui to das imulaz ion i d i aggress ion i i l p iùrealistiche possibili.

Importante!: quando parl iamo diaggressione realistica, è necessariopensare alla sicurezza dei praticanti. Perquello, gli autori utilizzano, tra le altrecose, un materiale adatto, comevedremo nel video, fatto di corpettirinforzati a livello del petto, schiena espalle, oltre a un casco protettivo.

Linea 5La l inea 5 ha come obbiett ivo lo

svi luppo di a lcune competenzetecniche supplementari per i praticanti.In programma, l 'ut i l izzo di chiaviart icolar i o leve che possonocompletare alcune tecniche o essereusate in situazioni particolari, ma anchel'impiego del bastone o di altro perdi fendersi davant i a diversi t ip i d iaggressione. Però gli autori insistonomolto su un punto in part icolare:”mettersi costantemente in discussione”,perché in tema di autodifesa e quindi diKrav Maga, l'ego e l'orgoglio devonoessere messi da parte. Bisogna saperr iconoscere che una tecnica èdiventata obsoleta e, in ta l caso,cambiarla con una più efficace. Allafine, la cosa più importante è riuscire apreservare la nostra integrità fisica incaso di aggressione.

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Curriculum degli autoriWilmouth Christian

Co-fondatore del Krav Maga, Ricerca, Evoluzione e SviluppoDirettore tecnico del centro THE FIGHTING ZONE di Dax (Francia)- Istruttore di Krav Maga (AEKM, FEKAMT, KMPI, FFKDA, KMWLE, ICCS) - Insegnante di Muay Thai, K1, Kick Boxing, Savate- Titolo dello stato - Istruttore capo SPK, ROS, bastone e tonfa- Professionista della sicurezza privata (22 anni)- Istruttore sicurezza privata, forze di sicurezza, esercito (+12 anni).

Faustino HernandezCo-fondatore del Krav Maga, Ricerca, Evoluzione e SviluppoDirettore tecnico del centro ART OF FIGHTING 64 di Bayona e Ustaritz (Francia)- Istruttore di Krav Maga (AEKM, FEKAMT, FFKDA)- Istruttore SPK, bastone da difesa- Insegnante di Savate, Boxe francese- Specialista Boxe inglese (30 anni) - Professionista della sicurezza privata (+30 anni)- Istruttore sicurezza privata (+10 anni).

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orte, violento, obbiett ivo.. .probabilmente questa parte delBugei Juhapan che è conosciutacome Jujutsu, porta in se unaforte e sostenibi le forma dicombattimento. Chi pratica le

tecniche relazionate al Jujutsu classico, puòpercepire nella sua forma genuina unacaratteristica funzionale per le situazioniquotidiane vissute durante il Medioevo.Contrar iamente al lo Yoroi Kumiuchi oKumiuchi, il Jujutsu era praticato senzal'armatura e possedeva il suo insieme diformule obbligatorie - o traducendo più allalettera, delle forme ordinatamente stabilite -Seiteigata - tecniche che erano sviluppateladdove il samurai venisse attaccato in abiticivili e non in tenuta da battaglia. In questamaniera, per molti, le tecniche del Jujutsusono state associate unicamenteall'autodifesa. Dalle caratteristiche antiche,la forma prat icata nel Bugei Juhapandovrebbe essere veloce e diretta se riferitaal primo attacco dell'aggressore, il che ciporta a pensare che tra le tecnichesviluppate per il Jujutsu veniva mantenutal'idea che il samurai poteva essere attaccatoa sorpresa in qualsiasi momento. E'possibile capire attraverso i Seiteigata, chela maggioranza delle volte l'aggressoreutilizzava situazioni ricorrenti all'epoca in cuil'arte si sviluppò, differendo molto dalleforme sorte in periodi più moderni. Così sipuò percepire chiaramente una differenzanelle forme applicate secondo il momentostorico, anche se condividono degli aspettiin comune.

Molto ci si domanda e molto si è discussosulla sua funzionalità in una situazione reale,

ma vale la pena sottolineare che qualsiasitecnica può essere facilmente adattata asituazioni imminenti, poichè la pratica delkakuto nel Bujutsu - la forma realistica delcombattimento - era richiesta dalle variescuole e quello era il suo proposito. Alcunescuole più specializzate, insegnavano ai loroallievi ad attaccare il corpo, facendo ricorso aforme poco convenzionali, come stritolare icapezzoli, i testicoli, graffiare la faccia,afferrare le orecchie, lussare costole e perfinoafferrare la lingua dell'avversario con le mani,ovvero, ricorrere a soluzioni più violente.

Mugen Mukeru è uno degli studi piùinteressanti del JuJutsu più genuino. Nellaconoscenza delle tecniche applicate nelJujutsu, abbiamo sempre imparato che ciòche è semplice è forte e potente. Ovvero, unpercorso che favorisce le azioni rapide edefficaci. Pertanto... sicuramente possiamocapire che un percorso più semplice agevolaun pensiero più chiaro e coerente. D'altraparte, sappiamo che non è soltanto questofattore ciò che favorisce la sua efficacia. Unatecnica efficiente è una tecnica che possiedeun principio e una fine, senza interruzione.

Molta gente confonde e crede che per ilfatto che il Jujutsu disponga di tecniche, chein gran parte sono costituite da leve articolari,i suoi movimenti richiedano enorme forzafisica, così come determinate tecniche chesono impossibili da realizzare senza l'aiuto diuna muscolatura ben allenata. Come le altrearti create dai giapponesi, il Jujutsu fu creatoper rispondere alle necessità di un popolo dibassa statura e con un corpo relativamentepiù fragile. Possiamo credere perciò che nonabbiano mai creato qualcosa che nonpotessero utilizzare. Può essere che col

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passare degli anni e l'arrivo di tali arti inOccidente, molte di queste tecniche sianostate adattate alle popolazioni locali e diconseguenza adulterate.

Per quanto nascano nuove discipline etecniche infallibili, diciamo la verità, pochevolte vediamo un'arte così eff icace nelcombattimento corpo a corpo come alcuni stilidi Jujutsu. La modernità ha portatodiscernimento e attraverso di esso, laconoscenza della differenza di necessità nellesingole epoche. Nonostante questo, tuttequante, anche se moderne si rifanno aimeravigliosi sistemi di leve che troviamonell'antico Jujutsu.

Ora, invitiamo il lettore a osservare altriaspetti del Jujutsu antico. Tra gli stili diJujutsu, il Mugen Mugeru - che significapuntare all'infinito - è uno dei più antichi esebbene non ci sia alcun documento scrittodelle sue forme, la sua conoscenza è statatramandata oralmente alle generazionisuccessive. Ciò ci riporta a un pensiero piùgrezzo, quasi di carattere tribale. Questaparticolare apparenza ci porta a pensare che,dopo le metodologie antiche - Zue (collezioni)e Den (Tradizioni) - sia stata una delle artiprobabilmente adottata, che ricevette i lcarattere dell'identità Shizen, quando larimanente cultura era già influenzata dalle artimilitari.

Antropologicamente parlando, solo perchiarezza o fare un pò di luce sulla cultura,due aspett i assai pecul iar i vengonoconsiderat i una possibi le radice degl iEmishi. Andando a ritroso nella storia delterritorio giapponese, nell'arco di decenni econtaminazioni con altre culture ed etnie,

esso venne condannato all'ostracismo oadditittura a scomparire - argomenti questiche trat teremo nel prossimo art icolo.Paragonandolo ad altre tecniche a manonuda, il Jujutsu si specializzò in svariateforme di prese e torsioni, utilizzando il suolocome grande arma a suo favore. La partedegli Atemiwaza è secondaria nella maggiorparte dei sistemi giapponesi, tuttavia èampiamente esplorata nel Mugen Mukeru, lacui enfasi nell'impatto a mani chiuse, siat t r ibuisce al l 'ant ico uso di p ietre peramplificare il danno generato contro le ossadegl i art i superior i o anche del la zonacranio-facciale, senza escludere i traumi daimpatto causati dal gomito o dai calci. Inquanto parte del Jujutsu, una delle cose chesi potrà constatare più chiaramente è che ilMugen Mukeru conserva una capacità ditrazione. A molti dei praticanti di Jujutsupiaceva accorciare la distanza, persoffocare le chance di attacchi diretti ecercando un combattimento più basato suleve, strangolament i e proiezioni , cheoffrivano un vantaggio contro un avversariopreparato solo a tecniche d' impattotraumatico. Perchè ciò fosse possibile,vennero svi luppate molte forme chemigliorarono la loro esecuzione, perchè talitecniche fossero real izzabi l i i Maestr iperfezionarono una forma di preparazionedel corpo, che avrebbe fatto reagire i lguerriero come un carro armato da guerra.Anche se non venivano utilizzate le pietreper amplificare i danni, i l corpo dovevaessere in grado di generare e sopportare taliimpatti, il che giustifica le posture e le basicaratteristiche.

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Nei sistemi Giapponesi, quegli aspettiprendono dei nomi distinti a seconda cheabbiano una maggiore o minore influenzacinese, nella loro importanza dedicata alleAtemiwaza, mentre i sistemi che derivano dafonti più nipponiche non mostrano unapreferenza particolare per alcuna di quelletecniche.

Ci sono varie ragioni per cui le ArtiGiapponesi si svilupparono in questo modo.Prima di tutto, ci fu un grande cambiamentodi condotta durante i l Sengoku Jidai,paragonato ai periodi precedenti. La maggiorparte delle volte gli scontri avevano luogo suicampi di battaglia e i guerrieri, in un modo onell'altro, erano ben protetti.

Un'altra ragione secondaria di taleimportanza è che nel le Atemiwaza deisistemi Giapponesi, anche quandol'avversario non sta usando un qualsiasiequipaggiamento protettivo, le possibilità disconfiggerlo con tale arsenale si fanno untantino remote a causa del più fortepredominio ed evoluzione delle arti armate.Nel caso si sbagliasse un'applicazionetecnica, i l nemico userebbe l 'arma cheavrebbe ancora in suo possesso per tagliareverso i l basso. La cosa più importantesarebbe dunque di non permettere questapossibilità.

Ma torniamo al Mugen Mukeru.Preparati per l'esame di Chuden, questi

Seiteigata specializzano le innumerevolitecniche che erano considerate dai maestri i“Tesori del Medioevo”. I più studiosiaffermano che sono reminiscenze del periodoSengoku e che le loro forme rispondono anecessità storiche quotidiane. Il nome Mugen

Mukeru è ciò che rimane immutabile di questistudi relazionati alla “Yamada Den” - latradizione della famiglia Yamada, la più invista negli insegnamenti del Jujutsu MugenMukeru. Che siano verità o menzogne -bisogna sempre sottolinearlo perchè la storiaè raccontata e tramandata dalle persone -quello che rappresenta la sopravvivenza diquesti Seiteigata è la peculiarità di ogni formae i loro punti di convergenza.

Molt i affermano che gran parte delleforme furono modif icate, lasciandoinalterato solo il senso direzionale delle loroapplicazioni. Altri preferiscono dire che nonè cambiato nulla dai Seiteigata originali. Noirimaniamo nei l imiti della pratica comepatrimonio e non come fonte di dissenso,tenendo presente che non abbiamo nessundocumento che provi ne i loro cambiamentio ne la loro conservazione. La pratica inquesto modo, è arrivata fino al XX Secolo equindi a i g iorni nostr i . Nel la nostraistituzione conserveremo soltanto ciò che ciè stato insegnato.

Si studiano cinque tipi di MugenMukeru:

- Ikusa Mugen Mukeru- Sangen Mugen Mukeru- Hangetsu Mugen Mukeru- Sanzui Mugen Mukeru- Sanchi Muge Mukeru

IkusaIkusa si può tradurre come guerra e in

questo Seiteigata la sua terminologia siriferisce ai guerrieri che portavano due spade- Senshi.

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L'Uke uti l izza delle armi. Comecaratteristica, l'uke utilizza katana, wakizashi,tanto o tanbo. Questa forma di Jujutsu eraspecifica per attacchi in serie. Per questomotivo, possiamo vedere la cura nelposizionarsi in maniera differenziata eadeguata. In maggioranza, le sue sequenzeprestabilite sono orientate alla difesa diattacchi provenienti da una katana, seguiti daaltr i possibil i con i l tanto (coltel lo) e i lwakizashi (spada corta).

SangenIndubbiamente tutte le forme di Mugen

Mukeru sono forti e molto dirette. “SangenMugen Mukeru” significa : Andare versol'infinito dalla provincia di montagna”.

Tali tecniche rappresentano il genere diSeiteigata che sono un esempio dei diversi tipi diJujutsu praticati dalle differenti famiglie nellaregione vicino a Hokkaido. Si pensa che soltantointorno al 1820 siano stati organizzati tutti in ununica sequenza di pratica, dove ciascuno deicinque possiede dieci sequenze proprie.

Sangen si pratica senza uso di armi. Tori eUke sono a mani nude. Le loro forme sonoanche esempi dell'utilizzo di attacchi nelleregioni basse del corpo dell' Uke, comeginocchia, caviglie, dita dei piedi, ecc.

Hangetsu“Han” - metà , “Getsu” - LunaE' caratterizzato da uke che effettua due

attacchi, ma questo secondo attacco vienefatto utilizzando un tanto o un aikiuchi, che sitrova nel hara-obi.

Il termine “Hangetsu” si riferisce alla “manoche è nascosta”: la metà della Luna che nonvediamo.

SanzuiSanzui significa “tre acque”.Questo nome è originario di tre famiglie

praticanti: Inoue, Aoki e Hayashi.L'originalità di questa forma risiede

nell'univoco e specifico indirizzo per la difesapersonale dell'epoca. Le sue tecniche varianoin Nage no Gikkou, Kansetsu no Gikkou,Katame no Gikkou, Shime no Gikkou; tutte leforme di Mugen Mukeru possiedono una fortepeculiarità riguardo all'Atemi.

SanchiSanchi in giapponese significa “tre terre”. E'

rivolto alla difesa personale. Le sue formemostrano una propria peculiarità tecnica e dimovimenti. Tenendo conto che molti maestrigli attribuivano applicazioni e orientamentoagli scontri nelle foreste e in luoghi di limitatoe difficile movimento, certamente troveremodiverse applicazioni per ciascun contenutotecnico, nonostante le sue forme rimanganoall'interno di una logica orientata verso ladifesa personale dell'epoca.

Molti video illustrativi di queste cinqueforme si possono vedere nel canale ufficialesu YouTube.

“Nel prossimo articolo di questa rivista,sarà specifico sulla cultura Shizen e le sueorigini”.

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En el próximo número hablaremos de todaslas características de Uchiuu Shizen en susdiferentes épocas.

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Ref. 11210Armatura da Kendo.

Origine asiatica

Ref. 11220Armatura Kendo. Giappone.

Ref. 11160Hakama Giapponese.

Nero

Ref. 11170Hakamas. Japón. 100 %polyester. Azul

Ref. 11140Keikogi.

Giacca Blu Marine

Ref. 11109Hakama Nero

Ref. 11152Chaqueta de Aikido.

Algodón

10171Kimono

de Kobudo

Ref. 10816Kimono Tai Chi. Grigio

Ref. 10630Kung Fu filettato bianco

Ref. 10610Kung Fu rosso/nero. Cotone

Ref. 10650/51/52Giacca da Kung FuBlu, Nero, Rosso

Ref. 10671Pantalón de Kung Fu. Algodón

Ref. 10632Kung Fu saten negro

con ribete rojo

Ref. 10620Kung Fu Wu Shu. Cotone

Ref. 10820Kimono Tai Chi.

Allenamento. NeroRef. 10830

Kimono Tai Chi.Allenamento.

Bianco

Ref. 10821Pantalone Tai Chi Nero

Ref. 10815Kimono Tai Chi.

Avena

Ref. 11150Giacca Aikido Bianca

Ref. 10611Chaqueta Kung Fu negra. Botones

Negros

KOBUDO

Ref. 10870Divisa bianca da Tai Chi con ricamo

Ref. 10175Ref. 10190

Ref. 10920Kimono Ninja. Nero.

Con rinforzi

Ref. 10910

Ref. 13651

Ref. 13351

Ref. 13311

Ref. 13400

AIKIDO/KENDO/IAIDO

Ref. 11153Giacca Aikido. Bianca.

Speciale "grana di riso".Estate

NINJA/PENJACK SILAT

Ref. 10840Kimono Tai Chi.

Allenamento. Arancio

Ref. 11230Borsa Armatura. Giappone

Ref. 11151Kimono Aikido

Ref. 11145Giacca Kendo.

Tessuto speciale Giappone

Ref. 11141Keikogi.

Ref. 10612Giacca da Kung Fu.

Bottoni bianci. Bianca

Ref. 10831Pantalone Tai Chi Bianco

YOSEIKAN/SHIDOKAN

Ref. 11800

Ref. 10640Kung Fu rojo/negro.

Algodón

KUNG-FURef. 11231Tenugui (fascia)

TAICHI

Ref. 13652

Ref. 11234Cintura "Obi" Iaido.

Bianco o Nero.320cm. x 8 cm.

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Questo libro è il primo che parla apertamente diuna tradizione Sciamanica giapponese che dalSecolo XII rimase segreta. Si tratta della culturaspirituale degli Shizen ("i naturali"), un popoloche raggiunse la sua massima espressioneintorno al Secolo XIV sull'Isola di Hokkaido, alNord del Giappone. La cultura apparteneva allapopolazione Aino, culla di guerrieri e sacerdoti,gli abitanti originari delle Isole, di razzacaucasica e in perenne lotta con gli invasoriYamato. Oggigiorno solo un tre percento dei

giapponesi possiede geni Aino, tuttavia la suasaggezza sul mondo spirituale fu tale che,nonostante l'essenza fu mantenuta segreta,"contaminò" intensamente la cultura giapponesee la sua influenza si può percepire in aspettidello Shinto, nello Shugendo, nelle Arti Marzialie nelle tradizioni e abitudini di tutto ilGiappone. I saggi Miryoku, gli Sciamani delpopolo Shizen, erano temuti e ricercati persinodallo stesso Shogun per via del loro potere edelle loro conoscenze.L'e-bunto è rimasto talmente segreto che

anche digitando il suo nome su Google, non neesce niente. La ricchezza della sua eredità èenorme e le sue conoscenze del mondospirituale e delle interazioni con esso sonosorprendenti e poderose. Filosofia,psicologia, strategia, alimentazione, medicinaspirituale ... le materie che compongono l'e-bunto sono molto vaste e ricche mentre lasua Cosmogonia possiede la finezza, laprofondità e la raffinatezza della Greciaclassica.Questo lavoro è dunque una primizia

storica, ma anche una fonte d'ispirazioneper comprendere come i popoli antichiesplorarono l'ignoto, interagendo in modosorprendente con le forze dell'Universo, apartire dall'analogia e dal linguaggio deifatti, giungendo a conclusioni chesolamente ora la scienza modernaincomincia ad intravvedere. Unaconoscenza che lontano dal rimanere unqualcosa d'informativo o sterile, fuutilizzata come medicina spirituale,trasmettendoci un bagaglio immensamentericco che solo ora, finalmente, incominciaad aprirsi al resto dell'umanità, trovando inquesto modo il suo giusto riconoscimento.

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La Tigre e il Drago, il logo del Weng Chun Kung Fu

A un primo sguardo al logo del Weng Chun Kung Fu, senza dubbiouno si rende conto innanzitutto che la tigre è al centro del simbolo.

Le parole intorno alla par te superiore sono un pensierosuccessivo, dal momento che l'immagine della tigre è davantiad esse, come succede nel resto dello stemma,compreso il carattere cinese posizionato vicinoalla tigre. Nessun'altra cosa mi sembra piùrilevante per la persona che guarda il simbolodel Weng Chun. Un ar tista marzialepotrebbe prestare attenzione al carattereche segue la tigre, così come alleparole, e dopo probabilmente sifermerebbe, senza comprendere la

profondità che si cela dietro tali parole.Molti artisti marziali potrebbero vedere

“Shaolin” e “Weng Chun” e scarterebbero lapossibilità che le due cose siano in qualchemodo in relazione tra loro. Il logo del WengChun tuttavia simboleggia le radici Shaolindell 'ar te in una maniera che molti nonimmaginerebbero mai. Il logo in se è molto dipiù che delle parole e un paio di immagini. Inquesto articolo esamineremo il significato dellogo del Weng Chun per tutti coloro che lovedranno. Tutto i l logo può essereverbalmente rappresentato con cinquefrasi apparentemente semplici, nellaseguente maniera:Il logo è contenuto in un cerchio.

Nella parte superiore del cerchio ci sonole parole “Weng Chun Kung Fu”. Sull'altrolato, dalla parte inferiore del cerchio, c'èscritto “La Forza Interiore di Shaolin”. Nelcentro del cerchio c'è l'immagine giàmenzionata di una tigre, acquattatacome se dovesse saltare su unapreda. Alla destra della tigre c'è ilcarattere cinese di Eterno.Non sembra molto vero?

Presto vedremo che questoè tutt'altro che sicuro. C'èmolto più da capire nellogo di quelle cinquefrasi.Andiamo ad

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esaminare le parole più da vicino.Weng, significa eterno o perpetuo. La stessa Eternità

del carattere citato prima.Chun, significa primavera (la stagione). Nel suo

insieme, Weng Chun vuol dire eterna primavera, inriferimento alla continua rinascita di tutto, cheriflette la realtà della transitorietà Chan e la naturadel cambiamento.Kung, che significa abilità,

è il successivo, seguito daFu che significa impegno.Insieme, Kung Fu si

riferiscono alle capacitàche si acquisisconoattraverso l'impegno e ilduro lavoro. Kung Furiprende anche l'idea delKarma nel quale ciò chefacciamo oggi, influenza ildomani. Se ci al leniamoduramente oggi, domanisaremo abili. Se si è pigr ioggi, domani la salutepotrebbe r isentirnenegativamente. Nel Chan,questo è i l pr incipio dicausa ed effetto, o azionee conseguenza.

Fonte di nutrimento interiore - Questa sembra spiegarsida sola, ma è davvero così? In generale, si riferisce alflusso del Chi in tutto il corpo e l'universo, lo sfruttamento

di un'energia vitale che lavora per noi. Però èr ifer ito anche al nutr imento inerente alleconoscenze specifiche del combattimento edella salute che la pratica del Weng Chunfornisce al praticante.Il Weng Chun è un sistema completo che

comprende vari settori primari di allenamento. Ilprimo si basa sulla condizione fisica e la salute.

La Salute intesa siainter iore che

esteriore, attraversoesercizi destinati al lo

sviluppo tanto dellarespirazione quanto dellavoro fisico. La frase sulnutrimento interiore include

anche gli aspetti morbidi einterni del sistema del Weng

Chun per la difesa personale.Il sistema Weng Chun insegna agli allievi

a entrare in armonia con l 'energia di unavversario invece di affrontarlo con la forza. Lìentra in gioco la formazione morbida, in cui siimpara a ricevere energia da un avversario

senza che questa influisca sulla strutturadell'allievo. L'approccio alla formazione internainsegna come utilizzare tutto il corpo mediantel'energia, imparando a unificare le estremitàe il tronco in uno strumento più efficiente.Shaolin - e perché c'è questa parola nel logodel Weng Chun? Che relazione esiste traloro? Sfor tunatamente, tante persone,compresi gli artisti marziali, paragonano ilWushu moderno (ovvero, Jet Li) con quellodi Shaolin. Il Wushu moderno è uno sport,non un combattimento reale. E'diver tente da vedere, ma non tutt ipossono praticarlo.Lo Shaol in Kung Fu consiste

nell'allenamento di se stessi per esserein armonia con la realtà e i l Wushumoderno non contempla del le real icapacità per appl icazioni dacombattimento ed è lontano dall'essererealistico. Anche se il Wushu possiedealcuni movimenti di Shaolin, non è veroShaolin. I tesori sono il Chan (Zen), lasalute e i l combatt imento. Saluter i fer i ta sia ai benefici per i lbenessere interiore che esterioreche si riceve dalla pratica delloShaolin.

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retta.Questa è la maniera adeguata di affrontare e finalizzare un aggressore.

Sebbene il movimento sia circolare, i triangoli devono rimanere allineati(osservate le zampe della tigre), pronti all'attacco repentino. Questo èconosciuto come il mantenimento del proprio spazio senza perderel'obbiettivo. Le immagini combinate introducono i cerchi nel pensiero WengChun, ma perché? Molte persone paragonano la lotta con l'essere diretto emuoversi in linea retta, ma i cerchi non sono diretti. Come possono esistere icerchi all'interno del Weng Chun? In poche parole, sono uno strumentostrategico impiegato per aiutare la tattica del combattimento.Fanno anche parte degli aspetti legati alla salute, poiché le loro radici

Shaolin fanno dell'arte un mezzo adatto a migliorare la propria salute e leabilità. I cerchi fluiscono in modo continuo e all'infinito, in contrapposizione agliangoli del triangolo. Intimamente connessi, cerchi e triangoli lavorano assiemecome lo Ying e lo Yang. Non dobbiamo essere tesi duranteuno scontro o nella pratica, ma dobbiamo mantenere lacalma e la fluidità per aiutare a conservare la nostrasalute e difenderci.Questo è il logo del Weng Chun. Cinque frasi

spiegate in quattro paragrafi. Il logo e le suespiegazioni sono semplici e diretti al punto,tuttavia, evocano più pensieri di quanti ce nepossiamo immaginare. Il Weng Chun è lastessa cosa, ogni movimento è inrelazione con il Chan, il benessere e ilcombattimento - i tre tesori di Shaolin.

Scritto dal Ving Tsun Museumdegli U.S.A. tratto da alcuneinterviste a Sifu AndreasHoffmann - AssociazioneInternazionale di Weng ChunKung Fu - www.weng-chun.com

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invisibili (il Chan e la salute). Per il Weng Chun questesono le 10 saggezze dell'arte e il potere interiore. Il dragoe la tigre vivono in armonia nel logo del Weng Chun.

La postura curva della tigre, dalla sua coda fino allazampa, disegna anche una linea

nel cerchio nello Ying-Yang,riferita alla cedevolezzache i praticanti di WengChun usano persconfiggere i loroavversar i invece discontrarsi con loro.

La tigre e il dragosono come un tutt'unocome il Chan, la

salute e il

combattimento. Non c'è alcun dubbio sul fatto che il WengChun e lo Shaolin siano parte di un tutto. La successivaimmagine visuale è il carattere Weng. Il personaggiorappresenta i tr iangoli del Weng Chun. Il tr iangolorappresenta il focus dentro lo spazio del cerchio e l'usodegli angoli per penetrare quello spazio. Molte dellestrutture fisiche del Weng Chun richiedono che il corpoassuma delle forme triangolari per ottenere la massimaefficienza. Il Weng implica anche lo spazio, tuttavia così, ilsimbolo in se copre tutto lo spazio tridimensionale,ricordando che ognuno deve essere cosciente del propriospazio, mentre nelle situazioni di combattimento deveconservare il proprio spazio mantenendo l'attenzione.L'espressione Weng Chun dello spazio tridimensionale siriflette nei concetti tradizionali Shaolin del Cielo, dell'Uomoe della Terra. La tigre e il carattere insieme, creano un'altrasfumatura simbolica. Oltre a ciò a cui ci siamo riferiti inprecedenza riguardo alla tigre che sta per attaccare, i

simboli ci ricordano anche che è simile alla tigre, cioè giraintorno all'avversario da una zona vantaggiosa,

cercando il ponte per attaccare quellabreccia da un punto di vantaggio,

invece di farlo frettolosamente inlinea retta.

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Questa è la maniera adeguata di affrontare e finalizzare un aggressore.Sebbene il movimento sia circolare, i triangoli devono rimanere allineati(osservate le zampe della tigre), pronti all'attacco repentino. Questo èconosciuto come il mantenimento del proprio spazio senza perderel'obbiettivo. Le immagini combinate introducono i cerchi nel pensiero WengChun, ma perché? Molte persone paragonano la lotta con l'essere diretto emuoversi in linea retta, ma i cerchi non sono diretti. Come possono esistere icerchi all'interno del Weng Chun? In poche parole, sono uno strumentostrategico impiegato per aiutare la tattica del combattimento.

Fanno anche parte degli aspetti legati alla salute, poiché le loro radiciShaolin fanno dell'arte un mezzo adatto a migliorare la propria salute e leabilità. I cerchi fluiscono in modo continuo e all'infinito, in contrapposizione agliangoli del triangolo. Intimamente connessi, cerchi e triangoli lavorano assiemecome lo Ying e lo Yang. Non dobbiamo essere tesi durante uno scontro o nellapratica, ma dobbiamo mantenere la calma e la fluidità peraiutare a conservare la nostra salute e difenderci.

Questo è il logo del Weng Chun. Cinque frasi spiegatein quattro paragrafi. Il logo e le sue spiegazioni sonosemplici e diretti al punto, tuttavia, evocano piùpensieri di quanti ce ne possiamo immaginare. IlWeng Chun è la stessa cosa, ogni movimento è inrelazione con il Chan, i l benessere e ilcombattimento - i tre tesori di Shaolin.

Scritto dal Ving Tsun Museum degliU.S.A. tratto da alcune interviste aSifu Andreas Hoffmann -Associazione Internazionale diWeng Chun Kung Fu -www.weng-chun.com

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Stanno nascendo dei nuovi valo-ri nel campo dell’autodifesa. Oggiportiamo nelle nostre pagine unodi questi, frutto della contamina-zione culturale e vitale del mondomoderno; con forti radici Eritreee Italiane, ora residente inGermania, il Maestro SimohonGiaquinto possiede un ampiobagaglio militare e poliziesco, coninteressanti principi pedagogici.Prestate attenzione al suo lavoro!

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i ch iamo SimohonTuwoldè Giaquinto.Sono mezzo eritreo emezzo italiano. Sono ilfondatore del GKPMet icc io Combat, i l

primo Sistema Codificato di CombattimentoEritreo.

GKP signif ica “Giaquinto KnifeKnowledge Program”.Non sono né africano né italiano. Sono un

meticcio, ed adoro questo termine, perchéun tempo lontano quando Mussol in icolonizzò l’Eritrea, i neri erano consideratigli schiavi, i bianchi la razza superiore, e imeticci dovevano essere uccisi alla nascita.Secondo la sua teoria non erano esseriumani degni , perché erano i l f rut todell’unione della “razza superiore” con la“razza inferiore”.

OLTRETUTTO SECONDO DEGLI STUDIFATTI DA DEI MEDICI, IL GENEDELL’ETNIA NERA è Più FORTE DELGENE DELL’ETNIA BIANCA, E QUINDI UNMETICCIO è IN PREVALENZA AFRICANO;QUESTO MANDAVA IN BESTIA ILDIDTTATORE FASCISTA. Secondo meinvece i l met icc io è la s intes i e i lrafforzamento del tutto. Almeno due lingue,almeno due culture, due modi di pensare,quindi più libertà mentale. Questo significaper me meticcio!

L’Eritrea è nell’Africa dell’est, di fronte almar Rosso. In Eritrea vivono nove gruppietnici: Tigrini, Tigray, Bilen, Saho, Nara,Hidareb, Rashaida, Cunama e Afar. Nellaformazione dell’identità di ognuno di questigruppi etnici, è presente la cultura guerriera.Le mie origini sono del gruppo etnico Bilen.

I B i len erano ot t imi combattent i con i lcoltello denominato “Bilao” (con lama adoppio taglio), con la spada denominata“sefi”, e con il bastone denominato “shafo”.Nel modo di combattere eritreo, è presenteanche una tecnica denominata N’Kullit,ovvero buttare di lato e sono presenti delletecniche denominate Refi Arehsi ovveroriposare e arare. In Eritrea, non esiste unavera e propria arte marziale, non esistonoscuole di arti marziali eritree, e chi conosceil combattimento della propria etnia, non siallena mai perché lavora nei campi dallamattina alla sera, ma, come in altri postidell’Africa esiste una cultura guerriera cheviene trasmessa di padre in figlio e cheserve a forgiare il carattere dell’uomo oltreche ad insegnargli il combattimento. Infattisono presenti altr i r it i simboleggianti laresistenza alla sofferenza, per esempio la

M

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Autodefensa

Per informazioni o pre-notazioni di lezioni di

GKP potete contattarmiall'email: gkpmeticcio-

[email protected] presenti anche

su Facebook:Gkp Meticciocombat

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circoncisione (CHE NON E’ SOLO UNFATTORE RELIGIOSO) o determinatitipi di danze guerriere impugnandoarmi che durano svariato tempo. Oltrea questo aspetto vi è anche l’aspettomilitare, che si è dovuto sviluppare,purtroppo attraverso una drammaticaguerra civile di 30 anni; in cui tutte lefamigl ie hanno par tec ipato. Nelprogramma militare vi è l’allenamentodel Mkalahal Mtkà, ovvero difesa eat tacco. Io in iz ia i i l mioaddestramento nel 1987 con miopadre, i l quale era anche i l mioMaestro. Egli era un guerrigliero delfronte di liberazione. E’ stato ancheformatore dei soldati e fondatore diun metodo di combatt imento colcol te l lo per soldat i : i l GMKC(Giaquinto Military Knife Concept).Il mio addestramento era totalmentedi stampo militare.Ho beneficiato per diverso tempo

della doppia cittadinanza e questo miha permesso di fare i l soldato acontratto in qualche altro Statodell’Africa, e di fare il poliziotto per diecianni in Italia, anche insegnando difesa

personale e gestione dello stresspsicofisico ai Reparti Antisommossa,attraverso il Red Man Training.Nel 2001 iniziai ad elaborare i l

GKP e finii di elaborarlo nel 2010. NelGKP Meticcio Combat misi quinditutta la mia esperienza. Il mio metododi insegnamento per i civili è basatosu 60 lezioni. Ogni studente ha unasua tessera GKP nella quale scrive ilnumero di ore che fa per ogni lezione.E così lui tiene sempre sotto controllol ’andamento del suo corso ed ioriesco a monitorare ogni studente.Nel corso basico ci si allena 3 voltealla settimana per 2 ore ogni volta,quindi in 5 mesi si finisce il corsobasico. I l programma comprende,l’allenamento dei principi di sicurezzapersonale, quindi i l modo dicomportarsi durante la quotidianitàper evitare di trovarsi in situazionirischiose, e la difesa da aggressioni amani nude, e da aggressioni armate.Contro le armi insegno a combatterecon le armi, quindi si parte dal’utilizzodell’arma stessa fino ad allenarsi conogni genere di oggetto: una tazzina,

una bottiglia, una penna, un cellulare,o le armi morbide: una sciarpa, unafelpa, una giacca. In Eritrea si utilizzail nezela uno scialle che può servirealla difesa ed il contrattacco. Poi èimpor tante anche difendersi dallearmi con le mani nude, ma solocome ultima ratio, nel caso non siavesse i l tempo di reper i revelocemente un’arma. La prima cosache insegno nel GKP è che il modomigliore di difendersi è la distanza ditiro, quindi una pistola negli stati incui è consentita oppure uno sprayanti-aggressione tattico, negli stati incui è consent i to. Lo spray ant iaggressione, quando ci si trova inluoghi chiusi o c’è vento o ci sonoaltre persone vicino all’aggressore,non si può usare come distanza ditiro, e quindi insegno ad utilizzarlocome oggetto contundente. Io hostud iato ne l tempo d iverse ar t imarziali per capirne il funzionamento,e così facendo sono diventato Sifu(MAESTRO) di Kungu. Nei miei corsinon insegno le ar t i marz ia l i , mainsegno come appl icare i l GKP

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contro gli altri sistemi oltre che contro unbalordo da strada. Questo modo di allenarei mie i s tudent i garant isce la r iusc i tadell’applicazione del GKP, perché se loro siallenassero a combattere solo contro i lGKP, non avrebbero idea di quel lo chepotrebbero fare altr i combattenti di altr isistemi, e oggigiorno il delinquente abituale

è mol to preparato, anche nelcombatt imento. I l GKP è un metodo dicombattimento completissimo, non è unadifesa personale che der iva da un’ar temarziale, quindi nei livelli più avanzati lostudente, non dovrà approcciarsi ad altrearti marziali, ma dovrà solo scoprire il cuoredel GKP Meticcio Combat.

Nel GKP i l coltel lo ha un’ impor tanzaaltissima, ogni nostro movimento sorge dalcoltello e la filosofia del nostro modo dimuoverci è la filosofia del coltello. Per cui,non usiamo prese e proiezioni, ma con lemani e i gomiti facciamo le stesse cose chefaremmo col coltello: colpiamo, colpiamo,colpiamo.

Page 43: Rivista arti marziali rivista arti marziali cintura nera budo international febbraio 2014

GKP STATIONSin da quando ero bambino,

mio padre mi faceva allenare acolpire con le mani nude e con learmi, delle colonne di pneumatici,poi quando iniziai a studiare lear t i marz ia l i in paral le loall’addestramento di mio padre,conobbi un attrezzo asiatico chesi chiama “uomo di legno”. Dopoaltr i 20 anni di allenamento frapneumat ic i e uomo di legno,decisi di creare un attrezzo per ilGKP. Si chiama GKP STATION. Ci s i può a l lenare controutilizzando, mani nude, bastonima soprattutto coltelli veri senzache l’attrezzo si rovini.

CINA Nel 2011 viaggiai in Cina per

portare il GKP e trovai un amico, ilquale è Maestro di Kungfu WingChun, il Maestro Heman Leung.Egli è il presidente della Chin WooAssociation e nipote di Kungfudel Gran Maestro Yip Man, il GKP

trovò grande consenso in Cina, sia da parte sua che da parte di altri maestri,soprattutto il Gran Maestro ed attore Chiu Chi Ling. Tanto che qualche mesedopo mi rinvitarono con un mio studente Istruttore per esibire il GKP nellacelebrazione del 90° anniversar io del la Chin Woo Associat ion. In quell’evento, finimmo nei quotidiani cinesi e nei Tg, ed inoltre vennipubblicato in un libro scritto dal Maestro Heman Leung. Siccome feci vedereai maestri cinesi il Kungfu che conoscevo, loro inizialmente chiamavano ilGKP: Kungfu Eritreo.

ERITREA Sempre nel 2011, r itornai in Eritrea dopo tanti anni, ed insegnai il

GKP METICCIO COMBAT, con autorizzazione governativa. Quest’ultimoevento è più unico che raro, visto che le condizioni di instabilità politicahanno portato a vietare l’insegnamento di tecniche di combattimento.

GERMANIAIn Italia ho formato pochissimi Istruttori ma buoni, ma ora guardo al futuro

Europeo.Mi trasferisco a Berlin, nella Germania, e il mio obbiettivo è diffondere il

GKP METICCIO COMBAT in tutta Europa mantenendo in Berlin il QuartierGenerale. Al mio fianco ho la mia compagna di vita ed è Istruttrice di GKP.Questo ci permette di condividere anche il lavoro insieme, oltre che la vita.

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La Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR) èl'organismo che attualmente, una volta rivisti e adattati iconcetti e la metodologia di una scuola proveniente da unsistema di combattimento reale, vuole preservare questatradizione e le forme originali tramite un metodo che unisce

corpo, mente e spirito in maniera realistica edefficace. Questo DVD è stato creato a cura dei

praticanti della Filiale Spagnola della ZenNihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR

- Spain Branch) per far conoscere atutti uno stile di combattimento, con

una vera spada, creato nello scorsoXX secolo e con radici nelleantiche tecniche di guerra delGiappone feudale. Qui potretetrovare la struttura basilare dellametodologia che vieneapplicata nello stile, dagliesercizi codificati per ilriscaldamento e lapreparazione, passando per gliesercizi di taglio, le guardie, ikata della scuola, il lavoro incoppia e l'introduzione alla

pietra miliare su cui si basa ilToyama-Ryu: il Tameshigiri, o

esercizio al taglio su un bersaglioreale. Ci auguriamo che la

conoscenza dell'esistenza di uno stilecome il Toyama-Ryu Batto Jutsu sia

una riscoperta di un modo tradizionale eallo stesso tempo differente dalle attuali

discipline da combattimento, che attraggacoloro che desiderano andare più lontano nella

pratica delle arti marziali. Gli appassionati della spadagiapponese e i neofiti, troveranno questo DVD utile come puntodi riferimento e supporto al proprio apprendimento.

REF.: • TOYAMA1REF.: • TOYAMA1

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengonoidentificati mediante un’etichetta olografica distintiva erealizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allostesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano ipiù rigidi standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o lacopertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, sitratta di una copia pirata.

Budo international.netORDINALA A:

Page 46: Rivista arti marziali rivista arti marziali cintura nera budo international febbraio 2014

SDS-Concept - tutto sotto controlloIl bastone del SDS-Concept � uno strumento di autodifesa lungo

da 8 a 15 cm che viene usato nel sistema. Tuttavia, l'arsenale delSDS-Concept comprende anche delle alternative, come cucchiai,penne, riviste arrotolate, torce elettriche, telefoni portatili e altroancora. Forma, caratteristiche, materiali, dimensioni, peso, cos�come punti di forza e debolezze sono essenziali per il maneggio.Grazie alla sua semplice idea fondamentale, l'SDS � eccezionale perqualsiasi persona che intenda migliorare la sua sicurezza nellesituazioni di pericolo, mediante l'uso di un oggetto.Di base, quelli tipici del SDS o altri oggetti, vengono impiegati per

amplificare gli effetti di colpi, pressioni o prese. Il bastone per SDSdeve essere un paio di centimetri pi� lungo della larghezza dellamano dell'utente. Se si tiene con il pugno, deve spuntare daentrambi i lati della mano.La terminologia del SDS-Concept definisce l'estremit� inferiore

“calcio” e la parte alta “testa”, la testa fuoriesce dal lato superioredella mano. Il SDS � stato ideato in modo che il pugno stringa laparte media - il “corpo” - con la testa e il calcio che fuoriescono daentrambi i lati. Questo pu� variare per gli oggetti pi� piccoli, in questocaso lasciando fuori la testa o il calcio.Il SDS-Concept di base contiene varie prese che permettono

l'effettivo uso del bastone SDS. Tale variet� di prese ha come risultatouna grande quantit� di opzioni disponibili. Utilizziamo il bastone SDSper amplificare l'effetto di colpi, pressioni o prese, per colpire di punta,per pungere, per comprimere, portare in leva o anche come una frusta.

L'articolo di questomese ci riporta alle basi. Negli

articoli precedenti sul SDS-Concept,abbiamo visto i principi propri della

difesa,la difesa personale per donne, ladifesa con diversi tipi di oggetti di utilizzo

quotidiano (mai senza armi) e l'allenamento insicurezza e la difesa personale con oggetti flessibili.

Questo mese vedremo i concetti basilari del maneggiodi alcuni bastoni da autodifesa, come il bastone tascabile,

il Dulo, il Kubotan…

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Amplificare i colpiIl bastone SDS si afferra dal corpo (presa a martello). I

colpi si danno con il calcio (in orizzontale dall'alto inbasso) o con la testa (dal basso in alto in orizzontale).In base alla strategia, le zone d'impatto sono la testa ol'inguine, o anche le braccia e le gambe dell'avversariose non si vuole causare traumi gravi.

Testo: Peter Weckauf & Irmi Hanzal.Foto: Mike Lehner

Page 49: Rivista arti marziali rivista arti marziali cintura nera budo international febbraio 2014

Amplificare la pressioneLa pressione sulle zone sensibili (punti di

pressione) in generale provoca certe reazioni chepotrebbero essere molto utili in alcune situazioni(per esempio, la resistenza passiva, ildivincolamento dalle prese). Attaccare il naso, leorecchie e il collo dell'avversario. L'intenzione non� di ferire l'aggressore.

Amplificare le preseIn uno scontro, le prese si utilizzano per

controllare o neutralizzare l'aggressore, rompere learticolazioni se necessario, o costringerlo adarrendersi. In generale, si usano entrambe le maniper le chiusure. Gli obbiettivi preferiti sono le manidell'avversario e le braccia. Quelle che chiamiamo

le sequenze di prese si utilizzano per allenare talitecniche.

Colpire con la punta.Il pollice preme con forza il bastone SDS nel

pugno per evitare che quest'ultimo scivoliall'indietro. Questa variazione della presa permettedi colpire di punta, per esempio, agli occhi, al colloo all'inguine dell'avversario.

Presa per pungereIl bastone SDS si impugna con forza, il pollice si utilizza per

comprimere o fare leva su certe parti del corpo (pelle, orecchie,capezzoli, genitali, dita). Queste tecniche si impieganoprincipalmente per rompere la resistenza passiva (Sicurezza), ocon lo scopo di non creare traumi all'aggressore.

Page 50: Rivista arti marziali rivista arti marziali cintura nera budo international febbraio 2014

“La vera grandezza sidimostra attraverso ilrispetto reciproco deitraguardi ottenuti edelle rispettive arti

marziali”

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ComprimereAfferrate il polso dell'avversario con entrambi i

pollici, subito dopo, mantenete il bastone SDS daentrambe le estremit� e comprimete. Questo procuraun forte dolore all'aggressore, che in genereindebolisce la sua presa (della mano o dei vestiti).

Liberarsi o portare in leva

Il bastone SDS funziona alla perfezione anche peramplificare la pressione di leve e prese. Inparticolare, quando si afferrano le sue mani, ilbastone SDS causa un momentaneo dolore, il che �ottimo per le tecniche di riduzione dell'intensit�.

FrustaMantenete il bastone SDS dal corpo (presa a

martello), nel frattempo, come si vede nella foto, unmazzo di chiavi fuoriesce dalla testa. Usate le chiaviunite come una frusta per le distanze pi� lunghe.

Per finire…Quando iniziammo la nostra serie sul SDS-

Concept, era nostra intenzione far si che questofosse conosciuto da un pubblico pi� vasto perispirare gli Artisti Marziali interessati. I nostri fansinternazionali in molti paesi che non hannol'opportunit� di imparare e praticare SDS-Conceptcon noi, sono particolarmente apprezzati. Il SDS-Concept � un sistema europeo in crescita e ha unapropria identit� autonoma, strutture e concetti chiari.Tuttavia, l'autonomia non significa che non ci sianosimilitudini o punti in comune con altri sistemi.Ciascun adepto, fan, allievo, istruttore e maestro ha

il suo posto all'interno della comunit� marziale ed �nostra intenzione percorrere questa strada con ilmaggior numero possibile di loro, per ispirare gli altried essere sempre seguaci appassionati delle artimarziali. La vera grandezza si dimostra attraverso ilrispetto reciproco dei traguardi ottenuti e dellerispettive arti marziali. Ringrazio particolarmente il mio caro amico Alfredo

Tucci, che mi ha concesso una piattaforma unicadalla quale sto avendo l'opportunit� di informare inostri amici in tutto il mondo circa il nostro impegno.

Il prossimo corso istruttori avrà luogo a Vienna,Austria, a Marzo 2014.

“L'articolo di questo mese ci riporta alle basi”

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A BRUCE LEEAUTORE:

TED WONG & CASS MAGDA

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inglés/Español/Italiano

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FIGHTING!JEET KUNE DO

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AUTORE:RANDY WILLIAMS

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TITOLO: THE WOODEN DUMMY INGLES/ITALIANO

INGLES

TITOLO: CONCEPTS &PRINCIPLES

DVD/RANDY4

AUTORE:JOAQUIN ALMERIA

TITOLO: ESPADA Y DAGATITOLO: PENTJAK SILAT

TITOLO: BUKA JALAN SILAT

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TITOLO: YAWARA KUBOTAN

AUTORE:MASTER PEREZ

CARRILLO

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ATTACKS AUTORI: VICTOR

GUTIERREZ,SERGEANT JIM

WAGNER MAJOR AVINARDIA, J.L. ISIDRO& SALVATORE OLIVA

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ALTRI STILI

AUTORE: BOB DUBLJANIN

TITOLO: JKD EFS KNIFE SURVIVALAUTORE: ANDREA ULITANO

REF.

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ackie Chan è nato a Hong Kong il 7 Aprile del1954. Nell'oroscopo cinese quest'anno è sottoil segno del cavallo, animale che rappresentala forza e l'energia e che è molto vicino alsegno del Dragone, sotto il quale è nato BruceLee. La famiglia di Jackie Chan proveniva

dalla città di Yintai nella provincia dello Shantung.L'etnia di questa regione è conosciuta in tutta la Cinaper la sua corpulenza e aggressività, è gente amantedelle prodezze fisiche che ha dato i natali a grandi

guerrieri e artisti marziali. Senza dubbio Jackie Chan hareso onore al sangue dello Shantung che scorre nellesue vene.

Il padre di Jackie Chan era un esperto di Kung Fu, SiuHung Kun, ma si guadagnava da vivere cucinando. Nel1940 si trasferì ad Hong Kong per entrare come cuoco inuna ambasciata straniera. Nel 1957, quando Jackie era unbimbo, il diplomatico per cui lavorava il padre vennetrasferito in Australia; prima di andarsene invitò il cuoco e lasua famiglia ad accompagnarlo in questo paese. Essi

Sono senza dubbio i due più grandi nomi del cinema marziale. Uno il genio creatore,l'artista originale, la stella fugace del firmamento marziale. L'altro, il re dellaperseveranza, la simpatia senza limiti, l'umiltà e l'intelligenza nel dirigere la carriera piùprolifica e di successo nella storia del Cinema Marziale. Entrambi a modo loro hannoconquistato il cuore del pubblico e dell'industria come nessun'altro del genere.Nel corso degli anni Pedro Conde, il nostro esperto di Bruce Lee, ha raccolto tutte ledichiarazioni e gli aneddoti che Jackie Chan ha vissuto rispetto a Bruce Lee, unargomento d'altra parte ricorrente sin dal loro primo incontro, in cui un giovane di 18anni proveniente dall'Opera Cinese si mise in evidenza come controfigura con Bruce Leein una produzione che avrebbe fatto la storia, aprendo un nuovo linguaggiocinematografico chiamato Cinema Marziale. Varie interviste sui media e molti anni dilavoro per riunire piccole citazioni qua e la, compongono questo magnifico articolo, pergli amanti delle pellicole d'azione e per i moltissimi fans che entrambi i personaggihanno in tutto il mondo.

INCONTRO DI DRAGHI

JTesto: Pedro Conde & Gladys Caballero

Foto: Pedro Conde & Budo International Archives

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Cinema Marziale

accettarono e fu così che Jackie passò la propriainfanzia in Australia, immerso in un contesto eun'educazione di tipo britannico.

Presto cominciò i l calvario per Jackie Chanquando lo mandarono a scuola. Per quanto i suoigenitori insistevano, promettevano e minacciavano,Jackie Chan non solo era incapace di seguire unaqualsiasi materia scolastica, ma aveva dei seriproblemi per passare di c lasse. Ciò in cuiveramente si distingueva era nello sport e glipiaceva fare un sacco di acrobazie; al contrario diquesto, tutto ciò che aveva pagine e lettere lostancava e lo respingeva. Tant 'è che non funeanche capace di terminare la scuola primaria(EGB). Jackie Chan tornò a Hong Kong nel 1961per studiare il Kung Fu del Nord sotto la tutela di unbuon amico del padre, Sifu Yu Jim Yuen. Questomaestro faceva lezione di arti marziali a una decinadi ragazzi, tutti pessimi studenti, ma eccellenti atletie acrobati. Allora cominciarono i dieci anni più duridella vita di Jackie Chan. Nella scuola di Sifu Yuenimparò i l s ignif icato del le parole Discipl ina eSacrificio, gli allenamenti in realtà non avevano neun principio ne una fine e poiché Yuen e i suoiallievi facevano vita comune, qualsiasi momento osituazione erano buoni per mettere alla prova leabilità fisiche e marziali. Sifu Yuen addestrò ungruppo di allievi per recitare nell'Opera TradizionaleCinese e Jackie Chan era tra loro. Si chiamavano“Ki Xiao Fu” (qualcosa tipo “Il gruppo dei Sette”), ilquale era composto da Yuen Lo (Jackie Chan),Yuen Biao, Yuen Wah, Yuen Corey, Yen Tak e YuenNg Ming Choi. Entrando nell'accademia dell' OperaCinese del maestro Yu Zhanyuan, in cantonese YuJim Yuen, gli allievi passavano a far parte della“famiglia”, adottando il cognome del maestro. Leperformances del gruppo consistevano nelrappresentare racconti e leggende tradizionalicondite da molteplici e spettacolari acrobazie.

Nel 1970 Raymond Chow (Man Wai) abbandona laShow Brothers e apre la sua produzione, chechiamerà Golden Harvest, a cui si unisce JimmyWang Yu, la star maschile in quel momento piùfamosa del sudest asiatico. Non sarà l'unico adaccompagnarlo, lo farà anche il regista Lo Wei. Lanuova casa di produzione iniziò da zero e Raymondcercò di ingaggiare, in base alle proprie possibilità, ipiù validi ed esperti di ogni scuola, sapendo che aparte delle stelle e dei registi, aveva bisogno di unbuon coreografo. Il migliore era Han Ying Chieh,quindi si mise in contatto con lui e gli fece una grande

offerta con l'intenzione di farglicoreografare 10 film all'anno.Han Ying Chieh gli disse cheera impossibile, che potevaoccuparsi solo di 3 o 4 film, almassimo 5. Era chiaro cheRaymond aveva bisogno di unaltro coreografo che avesseesperienza e che fosse diassoluta fiducia. Allora HanYing Chieh gli raccomandò diingaggiare i l suo vecchioassistente, Sammo Hung, cheaveva una certa esperienza,oltre che essere un amicofidato.

Tutto questo accadevaall ' inizio del 1971, avevaappena debuttato “A Touch OfZen - la Fanciulla CavaliereErrante”, l'ultima opera di KingHu acclamata all'unanimità dapubblico e critica, che era statacoreografata da Han YingChieh, riservando una partecome cattivo a se stesso e alsuo assistente.

In tre delle cinque pellicole dimaggior successo al botteghinodel sudest asiatico, Han YingChieh aveva svolto il lavoro dicoordinatore delle scened''azione. Raymond Chow noncredeva nella casualità per cuiaccettò a malincuore le lororichieste. Sammo Hung avevaappena compiuto 19 anni, eraagli inizi, perciò sarebbe statorelegato a film di basso livelloall'interno della produzione.

Quasi tutti i film di AngelaMao Ying nella Golden Harvest,che furono un successo primain Asia e poi in occidente,vennero coreografati daSammo Hung, diventando, colpassare degli anni, dei veripi lastri della casa diproduzione.

Grazie a lui, molti dei suoicompagni di accademia

“Nel 1971 la comunità cinematografica andò infibrillazione dopo la notizia sul nuovo attore cheRaymond Chow aveva ingaggiato, per la più grandesomma di denaro che nessuno aveva mai ricevuto

fino a quel momento, nonostante egli non avesse maiavuto un ruolo da protagonista in un film, qui o in

Occidente”Jackie Chan

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trovarono lavoro nella settima arte, tra loro,Jackie Chan.

In quegli anni, l'industria cinematografica fula causa principale della grave crisi cheattraversava l'Opera Cinese, il pubblicopreferiva andare al cinema piuttosto che ateatro ad assistere ai racconti e alle leggendetradizionali, le quali, in molte occasioni eranoportate sul grande schermo con maggiorimezzi ed effetti speciali; per questi motivi imembri che formavano le varie compagnie diopera, per poter sopravvivere, cercavanolavoro negli studios cinematografici. Lacompagnia o i gruppi di Sifu Yuen nonfacevano eccezione, Sammo Hungs'impegnò affinchè molti dei suoi “fratelli” diaccademia trovassero lavoro nel laproduzione come figuranti, o anche per leloro conoscenze marziali e acrobatiche,come extra.

In merito a questo, Jackie Chan ricorda: “Tutto iniziò nel 1970, quando RaymondChow, un importante manager della ShowBrothers, si stancò di lavorare per loro edecise di rendersi indipendente, fondando lacompagnia Golden Harvest, che nacque dalnulla ma distribuiva i lavori dei produttoriindipendenti. Raymond Chow sapeva chesarebbe stato necessar io qualcosa digrande per fars i notare dal mondocinematografico.

Quindi nel 1971 la comunitàcinematografica andò in fibrillazione dopo lanotizia sul nuovo attore che Raymond Chowaveva ingaggiato, per la più grande somma didenaro che nessuno aveva mai ricevuto finoa quel momento, nonostante egli non avessemai avuto un ruolo da protagonista in un film,qui o in Occidente. Era un cinese, americanodi nascita, il cui ruolo in una popolare serietelevisiva americana, lo aveva trasformato inuna figura-culto, in America e a Hong Kong. Ilsuo nome era Bruce Lee, Lee Siu Lung o“Piccolo Drago” Lee, in cantonese.

Il contratto con Bruce Lee fu un precedentesenza uguali nella cinematografia dellacolonia britannica. Raymond fece unascommessa molto, molto rischiosa ecommentata da tutti i media. “Il Furore dellaCina colpisce ancora”, uscì il 31 ottobre del1971 a Hong Kong, Bruce Lee stupì i lpubblico e la critica, qualcosa di veramente

Cinema Marziale

“La gente ha parlatocosì tanto di lui dapoter riempiremigliaia di grossilibri, senza peròrendergli giustizia”

Jackie Chan

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Jackie Chan

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incredibile e inaspettato, poiché a Hong Kongtutti erano abituati alle arti marziali. JackieChan sapeva perché egli aveva avuto unimpatto del genere su tutti quanti: “Il film,mostrava una nuova specie di eroe, più forte,rapido e un genere di combattimenti di artimarziali più eccitanti, cosi veloci e mortalicome gli attacchi di un cobra, portatoall'essenziale.

A differenza della rigidità dello sti le dicombattimento dei film di spadaccini che avevaprodotto la Show Brothers, qui tutto apparivabrutale e i colpi erano credibili. Il personaggiodi Bruce Lee, non era stoico, di animo nobile,di quelli che viveva la sua vita in cerca dellapropria onorevole vendetta. Egli era unlottatore di strada, un giovane delinquentecacciato di casa per la sua passione per icombattimenti. Riassumendo: era un uomoreale.”

“Il Furore della Cina colpisce ancora” uscìcontemporaneamente in 16 cinema, qualcosadi assolutamente incredibile e sorprendenteper l'epoca, soprattutto per una produzionelocale. Abbattè tutti i record sin dal suo primogiorno di proiezione, in quanto arr ivò aincassare 372.000 dollari di Hong Kong in unsolo giorno, con pienoni in tutte le sessioni.Passò alla storia per riuscire a incassare più diun milione di dollari in tre giorni, diventando inpoco tempo (19 giorni) il film record d'incassidella storia della colonia. Quell'avvenimentosegnò molte persone nell ' industr iacinematografica e Jackie Chan non fu uneccezione: “ Quando i miei fratel l idell'accademia e io andammo a vedere il film,ci trovammo in mezzo a una moltitudine dipersone che da ore aspettavano per avere deibiglietti. Non ce li saremmo mai procurati senon fosse per le nostre abilità acrobatiche checi guidarono fino a una finestra aperta nelretro del cinema nella quale ci infilammo giùsenza che nessuno se ne rendesse conto.Aldilà del fatto che non pagammo per entrare,eravamo mentalmente predisposti per odiare ilfilm, lo volevamo davvero. Dopotutto BruceLee era un cinese d'oltreoceano che era

Cinema Marziale

Bruce Lee recitavacon tutto il corpo,aveva questa qualità,era tale il suo carismae la presenza scenicasullo schermo cheeclissava tutti quelli che avevaintorno a se.”

Jackie Chan

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Bruce Lee

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Cinema Marziale

“Lui aveva un carisma enorme, una presenza fisica chenon si poteva ignorare.

Se era in una stanza con te, era impossibile non prestargli attenzione

ed era molto difficile fare caso a qualcun altro”

Jackie Chan

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venuto fuori dal nulla, guadagnava centovolte il nostro stipendio e aveva Hong Kongai suoi piedi. Noi volevamo fare lo stesso,ma non potevamo. Il film era tutto ciò chenon erano i nostri, probabilmente “il Furoredella Cina” non sembra così impressionanteoggi, ma per noi, in quel momento, fu unarivelazione”.

Effettivamente, fu una rivelazione per moltie al contrario per altri, per invidia o diffidenzanon era così impressionante, Jackie Chanera tra questi: “Era questo quello cheintendevo io”, disse Sammo Hung all'uscita

dal cinema, colpendo l'aria con unpugno. “Un combattimento reale,un eroe vero, mi piace”. “Bah, nonè niente di che” dissi io. “Se crediche sia così reale, allora com'èpossibile che quando combattecon un gruppo di persone, loro loattaccano uno alla volta?”

“Esatto, questo non succedenella realtà” disse Yuen Biao. “Tuttinoi abbiamo dei l ividi che loprovano”. Sammo scosse la testae si allontanò da noi con un gesto,“Voi non sapete quello che dite,scommetto che questo è l'inizio diqualcosa di grande e se misbaglio, mi rimangerò le mieparole.”

Il Furore della Cina non solo fuun enorme successo al botteghinoa Hong Kong, ma in tutta l'Asia. Ilsuo successo trasformò Bruce Leenella stella più luminosa di HongKong e grazie a lui la GoldenHarvest, una produzione modesta,diventò un serio concorrente per gliShow Brothers. Jackie Chanricorda quei momenti:” Il Furoredella Cina diede una svolta totaleall'industria cinematografica diHong Kong. La Show Brothers erasempre stata la regina indiscussadel cinema di Hong Kong,praticamente un monopolio.Annoverava i migliori attori, imigliori registi e aveva maggioririsorse finanziarie, ma la GoldenHarvest ingaggiando Bruce Leeaveva cambiato tutto. La Shaw siera sbagliata e adesso si rendevaconto che poteva essere battuta.Tutti sapevano che Bruce Lee eraandato prima alla Shaw Brothers equesta gli offrì un contrattostandard, appena sufficiente persopravvivere. Bruce Lee si vendicòdi quell'insulto milioni di volte, unaper ciascun dollaro che depositònel conto corrente della GoldenHarvest. Nel frattempo, ogniproduzione indipendente, studioesecutivo e magnate del cinema diHong Kong erano in cercadisperata di qualcuno che

assomigliasse, parlasse, recitasse ocombattesse come il drago, cercavano ilnuovo Bruce Lee. Questo procurò un saccofrustrazioni a molti, incluso a noi poichéquando ci si ritrovava la sera a bere e achiacchierare, la conversazione finivasempre allo stesso modo; - Cos'ha BruceLee che non abbiamo noi? - Qual'era ilsegreto del suo successo?”

Jackie Chan, così come tutti coloro chelavoravano nell'industria cinematografica,desiderava partecipare a qualchelungometraggio con il nuovo fenomeno e

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vedere “dal vivo e in diretta” il segreto del suo successo, maesisteva una qualche chance di riuscirci?

“Tutto cominciò con una chiamata del mio “fratellomaggiore”: “Ehi Nasone”, disse Sammo, “Ho un'offerta perte”. Sammo fu chiamato dagli uffici della Golden Harvest,dove lavorava come coordinatore degli stuntman. Ascoltavoemozionato come mi parlava del nuovo film che stava pergirare la Golden Harvest, che era ambientato all'epocadell'occupazione giapponese in Cina. “Dalla Cina confurore” era una storia di rivalità e vendetta tra due scuole diarti marziali, una cinese e l'altra giapponese. In essa vierano decine di ruoli per controfigure.

“E tu ne puoi avere uno” disse Sammo, “Se ne vuoiuno…”

Prima che potessi dire si, Sammo aggiunse, come se mileggesse nel pensiero. “Oh si, la star del film è Bruce Lee”.Iniziai a gridare come un pazzo al telefono, Sammo se larideva di gusto.

“Suppongo che significa si vero? Bene, presentati allaGolden Harvest domattina presto. Se arrivi tardi, peggio perte, quindi non brontolare e non dimenticare, mi devi ungrande favore”.

Sapevo che me lo avrebbe ricordato per tutto il tempo chesarei stato li, Sammo non perse mai l'occasione di fare inmodo che gli “baciassi il culo” quando lavoravamo insieme,ma se c'era un momento in cui era giustificato, era proprioquello.

Naturalmente: avrei osservato, ascoltato e imparato e sene avessi avuto l'opportunità, avrei fatto vedere al PiccoloDrago quello che un ragazzo dello Shandong era capace difare. Quando arrivai sul set la mattina seguente, mi resiconto che tutte le controfigure con una certa reputazioneerano state ingaggiate per il progetto. Un grido di “ciao”

richiamò la mia attenzione e vidi Yuen Biao, in piedi con lemani in tasca, vicino a lui c'era un giovane spilungone chericonobbi poi essere il fratello maggiore, Yuen Wah. Il casovolle che lui fosse ingaggiato come la controfigura specialedi Bruce Lee, grazie in parte alla sua impressionante abilitàe in parte al fatto che la forma del suo corpo combaciavacon la delicatezza di quella di Bruce Lee, rapido e esplosivocome una frusta.”

I contrasti tra Lo Wei e Bruce Lee erano noti a tutti ecuriosamente, durante il primo incontro che Jackie Chanebbe col “Piccolo Drago”, fu testimone di un accesoconfronto tra loro…

“La somiglianza tra Bruce Lee e Yuen Wah era ancorapiù ovvia quando Bruce Lee si presentò sul set scuotendola testa con una rabbia malcelata. Quello che Yuen Wahnon poteva eguagl iare era l ' intenso magnet ismopersonale di Bruce Lee, anche quando stava soltantocamminando. La ragionedella sua arrabbiaturaera che appena dietro dilui c 'era i l regista delfilm, il famoso Lo Wei.Quest i aveva giratonumerose pel l icole disuccesso, compreso ildebutto di Bruce Lee “IlFurore del la Cinacolpisce ancora” e s ivantava di essere inprimo regista milionariodi Hong Kong. Lecontrof igure chelavorarono con lu i ,

Cinema Marziale

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avevano opinioni differenti sulle sue capacità, più che per la suavanità, era noto per addormentarsi sulla sua sedia durante leriprese e, ancora peggio, Lo Wei era un giocatore che dava piùimportanza alle corse dei cavalli che alle scene che stavagirando, si portava sul set persino la radio per ascoltare latrasmissione delle Corse di Happy Valley. Infatti se qualcuno siazzardava a interrompere la trasmissione, veniva fuori il suobrutto carattere, gridando alle persone o cacciandole dal set,così poteva continuare in pace con i suoi cavalli. Era chiaro cheBruce Lee provava solo disprezzo per l'uomo che definiva sestesso come “Il mentore del Drago”.

“La citazione era fuori luogo” borbottò Lo Wei che camminavadietro Bruce Lee

“Erano parole tue, no?” rispose Bruce Lee“Non ho mai detto che io ti ho insegnato a combattere” replicò

Lo Wei per tranquillizzare la sua star. “Ho solo detto che ti hoinsegnato a combattere davanti alle telecamere, l'abilità, il talento,quelli sono tuoi, Bruce io ti ho solo raffinato”.

Noi osservavamo la spiacevole sceneggiata, indecisi seintervenire o no. Sembrava che stesse per succedere qualcosa dibrutto, ma dopotutto, noi eravamo solo delle controfigure, chediritto avevamo di intrometterci tra il regista del film e la sua star?

Il cupo e furente sguardo nella faccia di Bruce Lee, facevaintuire che i giorni di Lo Wei erano contati. Proprio quando parevache la situazione esplodesse da li a poco, una piccola mano toccòla spalla di Bruce Lee, era Liu Lianghua, la moglie del regista.“Per favore Siu Lung”, disse lei, “Non prenda così sul serio ciò chedice mio marito, non c'è offesa nelle sue parole. Tutti sanno chelei è il maestro e noi siamo semplici studenti”

Bruce Lee abbassò i suoi pugni e le sua spalle si rilassarono,casualmente Lo Wei fece un passo laterale e si mise dietro ilfragile corpo di sua moglie.

“Va bene signora Lo”, disse alla fine Bruce Lee, “Per rispettoverso di lei dimenticherò quello che è successo, ma se suo maritoparlerà di nuovo di me ai giornalisti, gli darò una lezione su comesi combatte.” Quindi lasciò il set scuotendo la sua testa.

Lo Wei impallidì “Questa era una minaccia?”, gridò, agitandosiconvulsamente verso di noi “Lui mi ha minacciato, tutti voi ne sietetestimoni!!”

Tutti noi stuntman avevamo osservato con disgusto come LoWei si era nascosto alle spalle di sua moglie e ora non avevamonulla da dirgli. Lo Wei ci guardava e il suo volto palesava un mistotra paura e fastidio, non gli rispondemmo e continuammo nellanostra pigra conversazione.

“Andiamo ragazzi, abbiamo un film da fare”, vociò Sammomentre entrava sul set, “smetti di chiacchierare e muoviti” disseall'operatore che era dietro a lui. Quando Sammo e l'operatorearrivarono, scattammo immediatamente in piedi, i nostri visierano in allerta e i nostri corpi in tensione. Credo che il nostroatteggiamento verso i l nostro nuovo direttore era moltochiaro…”

Cinema Marziale

“Era un incredibile artistamarziale, come dicevano tutti.Non credo che avrei potutobatterlo in uno scontro e nonsarei stato così stupido da

provarci”

Jackie Chan

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Jackie Chan

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Come Jackie Chan ha spiegato in precedenza,sapeva che quella era una grande opportunità edoveva approfittarne, nonostante la sua giovaneetà (17 anni) avrebbe fatto il possibile per mettersiin evidenza tra le tante controfigure e dimostrarecosa poteva fare un ragazzo dello Shandong.Apparve per qualche breve istante combattendocon una ragazza nel cortile della scuola Ching Wu,tuttavia non risaltò per questa scena, ma sarà perun'altra che rimase impressa negli occhi di migliaiadi spettatori, quella in cui, nei panni del malvagioSuzuki, venne spedito da un calcio volante sulprato del giardino attraversando il Soji (la parete incarta di riso della casa), anche se purtroppo non losi vedrà in faccia…

“Per spiegare la scena Bruce Lee disegnò quellache doveva essere la caduta di Suzuki. Lostuntman che l'avrebbe fatta doveva attraversare laparete di carta e cadere cinque metri più in là.L'unico modo di farlo era utilizzando un cavo, il problema erache con quello ti potevano tirare, ma non ammortizzava lacaduta. Qui era il vero pericolo, perché l'imbracatura dovevaessere piazzata al centro della schiena e non si potevacadere su di essa, perché avrebbe potuto causare un traumaserio alla colonna vertebrale. Bruce chiese un volontario, manessuno osava farsi avanti, e così mi offrii. Quando mistavano preparando, compresi perché nessuna dellecontrofigure voleva farlo; ma io non penso mai al rischio,solo che andrà tutto bene. Quando tutto era pronto, BruceLee si avvicinò e controllò che l'imbracatura non si vedesse,ne si notasse, poi disse: “Ok, andiamo” e avvicinandosi almio orecchio mi disse: “Buona fortuna, ragazzo”. Dunquesalii sul tavolo, mettendomi all'altezza adeguata, feci unsegnale a Bruce Lee e questi gridò: “Azione”. Quindi sentiiun tremendo strattone e partii spedito all'indietro. Dopoqualche breve istante, notai che scendevo, allora rilassai imiei muscoli e girai di lato per non atterrare sulla spina o sulcollo. Sentii un grande dolore e una nebbiolina mi appannò

la vista, quando mi svegliai c'erano Sammo Hung, Lo Wei eBruce Lee molto preoccupati. Con il loro aiuto, mi alzai e glidissi che mi sentivo bene, e allora lui disse soddisfatto“Molto bene ragazzo, questa è andata!!!”

“Per me lui non era BruceLee, il potente Drago, era e sarà sempre BruceLee, un grande maestro,

una bella persona e un uomobuono”

Jackie Chan

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“Dalla Cina con furore” uscì il 22 marzo del 1972, con unsuccesso travolgente senza precedenti nella cinematografiadi Hong Kong. Era chiaro che una nuova stella avrebbeimperversato nella settima arte del sudest asiatico, ma cheopinione aveva Jackie Chan di Bruce Lee dopo averlavorato con lui?

“Quando lo conobbi era un uomoimpuls ivo, ossessionato dal laperfezione di se stesso, determinato araggiungere i suoi obbiettivi. Durantele r iprese, lu i lavorava per d ieci ,coreografando le risse, istruendociindividualmente in ciò che egli volevada noi e anche osservando attraversola macchina da presa per assicurarsiche rendesse sul lo schermo cosìcome aveva concepito il suo cervello.Lo Wei poteva essere il regista delfilm, ma Bruce Lee comandava e tuttisu l set lo sapevano. Lo Wei erasoddisfatto lasciandogli prendere ilcontrollo, poiché questo voleva dire

meno lavoro per lui. Inoltre dopo lo spiacevole incidenteall' inizio della produzione, Lo Wei non sarebbe maientrato più in contrasto con la sua grintosa e pericolosasuperstar.”.

“Quasi tutti”, all'unanimità, erano d'accordo sul fatto che ilsuccesso del lungometraggio era dovuto alla sua stella, il“Piccolo Drago”, ma alcuni, una minoranza, continuavano acredere che era grazie al suo regista e a Hang Ying Chiehin particolare.

Bruce Lee era stanco di discutere e voleva fare le cosealla sua maniera, dimostrando a tutti che era lui l'unicoartefice del suo successo. Ne “Il Furore della Cina terrorizzaanche l'Occidente” (Way Of the Dragon) fu sceneggiatore,coreografo, coordinatore degli stuntman e attore principale.Quella fu una grande lezione, che mostrò a Jackie Chan lastrada da seguire…

”Una gran parte del successo di Bruce Lee era dovuta alfatto che era un buon attore, capiva di fotografia e inoltresapeva coreografare e girare. Nessuno a quel tempopadroneggiava così tante materie.

“Era un valido artistamarziale, ma a causa dellasua fama, si esagerò molto

sulle sue capacità”

Jackie Chan

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Oggi accade sempre più spesso,perché se vuoi sfondare, deviconoscere tutti i particolari di questomestiere”.

Dopo l 'ennesima apoteosi, chesuperò di gran lunga i suoi precedentilungometraggi, Bruce Lee vennecoinvolto nelle riprese di “L''ultimocombattimento di Chen (Game OfDeath) che interromperà per unprogetto più ambizioso, unasuperproduzione U.S.A.& Hong Kong,la prima co-produzione che vennerealizzata nella colonia con un grandeStudios di Hollywood. In questo grandefilm venne richiesto un gran numero dicontrofigure e naturalmente, JackieChan vi avrebbe preso parte…

“Girando “I 3 Dell 'OperazioneDrago”, ero dietro alla macchina dapresa in attesa, vedevo Bruce Lee chepreparava la coreografia delcombattimento, quando tutto erapronto, dovevo attaccare, entraiall'improvviso e la mia vista ad untratto si annebbiò perché mi colpìdietro la testa con un bastone” -segnala il punto esatto - “si sbagliò ecalcolò male i tempi, io non feci nullatranne ricevere il colpo e cadere aterra, mi girava la testa. Quindi guardaiBruce Lee e lui non fece nessunmovimento, osservava tutto,continuava a recitare, si girò e rimasefermo fino a che i l regista disse

“taglia”, allora si voltò e disse: “Oh mioDio” e corse verso di me scusandosi.“Mi dispiace, mi dispiace”. Davanti aun nugolo di controfigure, mi alzò daterra e iniziò a chiedermi perdono, erodolorante per la botta ma iniziavo arecuperare, ero giovane e moltoresistente, venivo dall 'opera diPechino, tuttavia f insi di esseregravemente ferito perché volevoattirare l'attenzione di Bruce Lee erimanere aggrappato a lui i l piùpossibile. Per tutto i l giorno milamentai, dopo, per tutta la seraquando mi vedeva da lontano mifaceva dei segni chiedendomi se eratutto ok, io gli dicevo che andavameglio e quando si girava verso di memi massaggiavo la testa come se mifacesse ancora male.”

Questa scena fu una delle tante acui partecipò, come quella in cui loattacca e viene colpito da Bruce Leecon il Tabak-Toyok filippino (nunchaku)e cade nella piscina dell'acido, oltre aquella emblematica dove intervenneJackie Chan: quella in cui Bruce Leerompe il braccio, in maniera spietata, auna delle guardie di Han…

“La vita di una controfigura non erafacile neanche per un giovane conesperienza nell'Opera Cinese. In quelperiodo non c'era molto lavoro, icompensi non erano elevati e lecondizioni lavorative pietose; gli incidenti,

persino mortali, erano frequenti, nonesistevano sindacati ne tantomenocontratti. Non esistevano nemmeno glieffetti speciali computerizzati, dovevi faretutto di persona e se ti facevi male o tiferivi, semplicemente smettevi dilavorare. Noi controfigure avevamo unanostra filosofia di vita: vivi al massimo,goditi ogni istante perché potrebbeessere l'ultimo. Per poter lavorare varigiorni in un film, dovevi rispettare dueregole: Mai dimostrare di essere miglioridella star e cercare di apparire di lato odi spalle nelle scene perché il pubbliconon ti riconoscesse, in questo modo tipotevano uccidere varie volte nellastessa produzione. Ne “I 3dell'Operazione Drago” infransi una diqueste regole, fu nella scena in cuiBruce Lee mi ruppe il braccio neisotterranei. Ero molto giovane, avevo 18anni e per me era un grande orgoglioapparire in quella scena di fronte allamacchina da presa perché tutti miriconoscessero, ma mi sbagliai; ilpubblico concentrò la sua attenzionenell'espressione del volto di Bruce Lee enella sua muscolatura; Bruce Leerecitava con tutto il corpo, aveva questaqualità, tale era il suo carisma e lapresenza scenica sullo schermo cheeclissava tutti quelli che aveva intorno ase.”

Al termine delle riprese di“Operazione Drago”, Jackie Chan

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Cine Marcial

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“il Drago non era ne unafavola, ne un Dio, egli

era un uomo. Un uomo da ammirare,ma non da idolatrare”

Jackie Chan

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ebbe l'opportunità di incontrarsi con il“Piccolo Drago”, quella sarebbe statal'ultima volta…

“Nel Luglio del 1973, uscendo dagliStudios incontrai Bruce Lee e midisse: “Ehi Jackie dove vai?” e glirisposi: “Vado al Bowling”, quindi michiese se poteva venire con me;rimasi senza parole. Stavo andandoalla stazione dei treni perché i taxierano troppo cari per me, ma erocosì orgogl ioso…Bruce Lee cheviene con me al bowling, per cuiprendemmo un tax i . Quandoarrivammo li, tutti guardavano Brucee io mi sent i i improvvisamentegrande, tut t i vo levano un suo

autografo, quindi era come se iofossi la sua guardia del corpo. “No,no, no, allontanatevi da Bruce”. Luinon voleva g iocare a bowl ing.Rimase semplicemente li a vedermigiocare.

Giocavo molto bene, infatti ho vintodiversi premi e volevo farmi vedere dalui, ma ogni volta che mi voltavo pervedere se era impressionato, i suoiocchi erano vuoti, con lo sguardoperso.

Alla fine disse che doveva andare echiamò un taxi. Mentre entrava nel taxividi che si t irava su i pantaloniscoprendo un paio di stivali con un beltacco. Non mi ero mai reso conto di

quanto fosse basso. Non mi sono maidimenticato quelle scarpe; erano moltoparticolari. Nel salutarci gli dissi:“Arrivederci fratello Drago” e lui miguardò come se volesse dirmiqualcos'altro, ma non lo fece. Quella ful'ultima volta che lo vidi. Sei giornidopo appresi che era morto, non cicredevo. Andai agli Studios e li me loconfermarono, allora realizzai che eramorto davvero e non era una trovatapubblicitaria.”

Dopo quella perdita irreparabile,l ' industr ia cinematograf ica del lacolonia cercò di t rovare unsuccessore, qualcuno checontinuasse a generare migliaia di

Cinema Marziale

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dollari; grazie a Bruce Lee eravamovenuti a conoscenza delle arti marzialia l ivel lo mondiale, bisognavacontinuare in quel filone d'oro…

“Dopo la morte di Bruce Lee, aHong Kong tutti gli attori credevano diessere i l nuovo Bruce Lee, tutt ivolevano imitarlo. Ricordo che ci fu unmomento in cui vennero fuori unsacco di cloni di Bruce, soprattutto alivello commerciale, fuori dalla Cina,dove uscivano questi f i lms. C'eraBruce Li, Bruce Lai, Bruce Liang, ecc.Persino io interpretai il secondo BruceLee (Fist of Fury II), se guardavi lalocandina da lontano sembrava cheBruce Lee ne fosse il protagonista,

dopo da vicino vedevano cheera Jackie Chan. La gentepassava e diceva, wow guardai l nuovo f i lm di Bruce Lee.Allora cominciai a pensare acome avrei potuto distinguermida Bruce Lee, per me era unsupereroe, ma io non sono unsupereroe. Quando lui colpivafaceva così (esegue unatecnica, imitando la tensione el'espressione di Bruce Lee)al lora io decisi di fare i lcontrar io (colpisce e silamenta, assumendoun'espressione comica), luitirava calci alti, io li portavobassi, perché pensavo chequello era qualcosa che potevafare lui e basta, era il suo stilee il suo modo di fare le cose,così decisi di fare le mie cose,aggiungendo nuovi elementicome introdurre i salti mortali ele acrobazie nei combattimenti,sal tare tra i tavol i e al tr imovimenti complicati. Ovvero:Decisi di creare un mio propriostile o maniera di fare le cose;nell'Opera di Pechino imparai acantare, ma anche leacrobazie e le arti marziali,dove non solo era dovevamodare calci e pugni, ma anchefare salti mortali, maneggiarelance, spade, armi e al tr ioggetti che si abbinavano allesi tuazioni, era come unafusione delle arti marziali cinesie tutto ciò era quel lo chevolevo portare sullo schermo,ma a modo mio. Volevo essereJackie Chan”.

Effettivamente, Jackie Chansi propose interpretando unaltro genere di eroe ne “I lSerpente all'ombra dell'Aquila”(Snake in the Eagle's Shadow)e in “Drunken Master”,ottenendo ciò che per alcuni era

impossibile: battere i record d'incassodei f i lm di Bruce Lee nel sudestasiatico, un po' più tardi anche inOccidente…

“Bruce Lee raggiunse la fama comeuna meteora: in maniera rapida erepentina. Questo spiega il fatto chespesso era sottoposto a una grandepressione e credo che non fu semprein grado di gestirla. La gente intorno alui si comportava in modo quasiisterico e in un batter d'occhio loalzavano su un piedistallo esaltandolototalmente, un attimo dopo cercavanodi affondarlo con degli scandali e altrestorie. Era un valido artista marziale,ma a causa della sua fama, si esageròmolto sulle sue capacità; per esempio,se portava un calcio rapido, c'era certagente che in seguito diceva che inrealtà ne aveva portati tre, ma chegrazie alla sua velocità non si eranopotuti vedere. Penso che questo siaaccaduto abbastanza di frequente contutto ciò che riguardava Bruce Lee. Nelmio caso credo che sono giunto alsuccesso con maggior tranquillità, nelsenso che sono arrivato ad esso inmaniera più graduale (prima comeattore dell'Opera di Pechino, dopocome stuntman di azione, dopo comeattore secondario e finalmente comeattore protagonista e regista di film diarti marziali e di azione). Inoltre, nelcontesto in cui sono cresciuto ematurato ho conosciuto molte stelle esono stato anche testimone della lorodecadenza; ho imparato molto da tuttoquesto.”

Jackie Chan ebbe l'opportunità dilavorare con Bruce Lee in due film, incui ha potuto conoscerlo, osservarlo eavere prova della sua qualità marzialelontano dalle videocamere, ma checonclusioni ha tratto da tutto ciò? Cosapensa del “Piccolo Drago”?

“La gente ha parlato così tanto di luida poter riempire migliaia di grossi libri,senza però rendergli giustizia. Luiaveva un carisma enorme, unapresenza fisica che non si potevaignorare. Se era in una stanza con te,era impossibile non prestargliattenzione ed era molto difficile farecaso a qualcun altro. Era un incredibileartista marziale, come dicevano tutti.Non credo che avrei potuto batterlo inuno scontro e non sarei stato cosìstupido da provarci.

Comunque, se mi domandate checosa ho appreso dal tempo passatocon Bruce Lee io direi che ho imparatodue cose, le quali sono state moltoimportanti per me.

La prima è che un grande successoderiva da una grande ambizione. Dabambino, non avevo un grande

interesse ad entrare nel mondo delcinema. Da adolescente, più di ognialtra cosa, desideravo la libertà digiocare, mangiare, dormire e viverecome mi pareva. Sarei stato felicefacendo la controfigura per tutta la vitao pensando al futuro, magari i lcoordinatore di stuntman. Ma in BruceLee ho trovato un uomo che volevacambiare il mondo, un uomo la cuiidea di successo era essere amato,ammirato e ricordato da milioni dipersone e in una carriera di meno didieci anni, nello spazio di soli 5 film,raggiunse il suo obbiettivo.

Suppongo che è stato in quelmomento che ho capito che l'orizzontedel possibile era più ampio di quantoimmaginavo. Dopotutto se Bruce ci èriuscito, perché io non avrei potuto?

Perché, e questa è la secondalezione che imparai stando con BruceLee, il Drago non era ne una favola, neun Dio, egli era un uomo. Un uomo daammirare, ma non da idolatrare.Quando eravamo sul set, era semprecircondato da gente che cercava siavvicinarsi a lui, tutti loro dicevano“Bruce sei il migliore, il più grande”. Iolo ammiravo, così come tutti gli altri,ma non mi sono mai mescolato aquella massa. Mi fermavo a 30 metridietro dei suoi seguaci, osservando adistanza e provavo disgusto quandovedevo anche gli stuntman con anni diesperienza sulle spalle che glibaciavano i piedi. Dopo aver lavoratocon lui, tutti avevamo sentito i suoipugni e i suoi calci, erano forti eprecisi, ma io conoscevo persone cheerano forti e abili come lui o addiritturadi più, ma non importava. Bruce eraBruce e solo per questa ragione, luiera il migliore.

Bruce Lee non chiedeva questo tipodi trattamento, era abbastanzaintelligente da sapere quanto vuoteerano queste esternazioni d'affetto,perché dipendevano dalla posizioneimportante che ricopriva, grazie allaquantità di denaro che procurava agliStudios e a tutti i suoi adulatori.

Più tardi quando arrivai al miosuccesso personale, ho compreso laposizione in cui si trovava Bruce Lee.Quando sei una “superstar”, significache quello che significa, cioè che cisarà sempre gente che ti tratta comese non fossi un essere umano.Pensando a lui, cerco di noncommettere questo sbaglio. Per me luinon era Bruce Lee, il potente Drago,era e sarà sempre Bruce Lee, ungrande maestro, una bella persona eun uomo buono.

E sai cosa? Spero che anch'io verròricordato così.”

Bruce Lee

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Il Maggiore Avi Nardia, uno dei principali istruttoriufficiali per l'esercito israeliano e la polizia israeliana nel

campo della lotta al terrorismo e CQB, eBen Krajmalnik, hanno fatto un nuovo

DVD elementare sulle armi dafuoco e sicurezza, e tecniche di

allenamento derivatedall'IPSC. Il Tiro Istintivo in

Combattimento (InstinctivePoint Shooting Combat -IPSC) è un metodo di tirobasato nelle reazioniistintive e cinematichedi sparare a brevidistanze in situazioniveloci e dinamici. Unadisciplina di autodifesaper sopravvivere in una

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necessario avere unagrande rapidità e

precisione; si deve tirar fuoriimmediatamente la pistola e

sparare a breve distanza, senzausare lo spioncino. In questo primo

volume studieremo: il maneggio dell'arma(rivoltella e semiautomatica); la pratica di tiro secco esicurezza; "Point Shooting" o tiro istintivo, a brevedistanza e movimento; esercizi di ritenzione dell'arma,sotto stress e multiple attaccanti; esercizi di ricarica, concaricatore, a una mano, ... e, infine, la pratica in galleriadi tiro con pistole, fucili AK-74, M-4, mitragliatrice M-249e anche lanciagranate M-16.

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Se questo DVD non soddisfa questirequisiti e/o la copertina non coincide conquella che vi mostriamo qui, si tratta diuna copia pirata.

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REF.: • KYUSHO20 REF.: • KYUSHO20 Tutti i DVD prodotti da Budo

International vengono identificatimediante un’etichetta olografica distintivae realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX osimili). Allo stesso modo, sia le copertineche le serigrafie rispettano i più rigidistandard di qualità.

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Budo international.netORDINALA A:

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zeto è nato a Sydney, Australia, ma vive a HongKong sin da molto giovane. Ha studiatoall'Università dello Sport di Pechino specializzan-dosi nelle arti marziali cinesi. Dopo la laurea, èstato inserito nella squadra di Wushudell'Australia, gareggiando per il proprio paese.

Ha inoltre studiato all'Università di Bond nel Queensland,Australia, dove vinse il premio come miglior RegistaStudentesco.

Terminata l'università, ha lavorato in un cantiere navale,guadagnandosi una posizione manageriale di alto livello primadi lasciarla per avviare il proprio studio di animazione con alcu-ni suoi amici. Quindi ha diretto il suo primo lungometraggiomarziale 3D di Hong Kong chiamato “Dragon Blade: TheLegend of Lang”. Il film ha ricevuto una nomination per il pre-mio Golden Horse e Szeto vinse quello del Sindacato deiRegisti in Australia. Nel 2007 ha diretto un film di Jackie Chanintitolato “Wushu” con protagonista Sammo Hung. Il film ebbegrande successo al Festival di Cannes 2008.

Cinema Marziale

Antony Szeto è un brillante regista cinematografico e pro-duttore australiano residente a Hong Kong, responsabiletra gli altri titoli, della celebre pellicola prodotta da JackieChan e con protagonista una delle leggende viventi delCinema Marziale, il grande Sammo Hung.Oggi vi riportiamo quest'intervista realizzata da Andrew

Dasz, uno dei validi giovani che ha prodotto l'industriaMarziale di Hong Kong.

S

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C.N.: Come ha iniziato a praticare Arti Marziali?Antony Szeto: Ho cominciato a imparare il Judo a 8 anni e

il Karate a 11, ma lo facevo per divertimento. E' stato soltan-to verso 18 anni che ho iniziato a praticare seriamente. Inquel momento facevo Taekwondo con un ufficiale dell'eserci-to di Corea che è stato campione militare coreano per diversianni consecutivi. Il suo Taekwondo era molto pratico, conmolte più tecniche di braccia, è un metodo che al giorno d'og-gi viene insegnato in molte delle scuole che vedo.

C.N.: Ci parli del suo primo contatto col cinema. Hasempre pensato di poter diventare attore o regista di ArtiMarziali?

A.S.: Crescendo a Hong Kong ero come la maggior partedei locali, perché ammiravamo quelli che vedevamo nei film.Tuttavia, non pensavo seriamente di fare dei film. Quandoavevo 19 anni mi allenavo nel Choy Li Fut (proseguendoanche il Taekwondo). Facevamo un sacco di dimostrazioni siadi danza del leone che di Kung Fu e copiavamo molti movi-menti che vedevamo nei film di Jackie Chan e Jet Li. Grazieal fatto che io e i miei fratelli di Kung Fu eravamo molto agili.Un giorno, una produzione venne alla nostra scuola per reclu-tare gente per un film che stavano girando vicino a Sidney.Erano già stati in altre scuole di arti marziali, ma quando vide-ro ciò che stavamo facendo ci ingaggiarono tutti immediata-mente. Così è stato che ho avuto la mia prima opportunità nelmondo del cinema.

“Per coloro che desiderano farparte dell'industria del cinema,nello specifico dei film d'azione, il

mio consiglio principale è diallenarsi duramente”

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Cinema Marziale

C.N.: Lei è' un regista con esperienza nei film d'azione, checosa pensa degli ultimi decenni dagli anni 70 ad oggi, a HongKong e in tutto il mondo?

A.S.: Ci sono stati grandi cambiamenti nei film di arti marziali cinesidagli anni 70 ad oggi. Fondamentalmente, all'inizio dei '70, si coreogra-favano combattimenti stilizzati. C'era molto sangue e ferite.Naturalmente Bruce Lee portò un nuovo approccio alla realtà e lo hafatto in modo inimitabile. Negli anni '80 sono apparsi Jackie Chan, lafamiglia Yuen, Sammo Hung e Jet Li. Queste erano persone altamentepreparate che hanno capito cos'è la spettacolarità. Hanno realizzatodelle coreografie di combattimento a un livello completamente nuovo, adoggi difficilmente superabile. Uno degli strumenti nelle coreografie dicombattimento che sono diventati una forma d'arte è l'uso dei cavi.Questo ha fatto sembrare che anche i non artisti marziali fossero ingrado di combattere. Sfortunatamente ciò vuol dire che dal momentoche personaggi come Jackie Chan e Jet Li avanzano con l'età, il lavorocon i cavi si utilizza sempre di più…e così è arrivato il “cavo fantasma”.

Per fortuna Donnie Yen ha fatto ritorno verso un certo realismo, maanche questo è destinato a durare poco perché nemmeno lui è così gio-vane. Credo che ci siano un mucchio di cambiamenti, anche oggi, per-ché tutti quanti nel business cercano nuovi mezzi per stupire il pubblico.

C.N.: Ha lavorato con un nome importantissimo a HongKong, Sammo Hung, nel suo film “Wushu”. Com'è stata questaesperienza?

A.S.: Lavorare con Sammo Hung è stato meraviglioso. Ho impara-to molto da lui, e lui mi ha rispettato tantissimo. Gli piace il proprio cibo

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tradizionale, al punto cheha portato sul set il suo

chef personale. Devoammettere che neifreddissimi giorni delleriprese di Wushu (certigiorni si arrivava a -17gradi), tutti apprezzava-no il cibo caldo extrache ci offriva. Spero for-temente di avere unanuova occasione di lavo-

rare con lui.

C.N.:Su YouTube in que-sto momento è disponibile il

trailer del suo ultimo film “Fistof The Dragon”, ci racconti del-

l'esperienza di lavorare con un lot-tatore del UFC nel ruolo principale e

in un contesto internazionale.

A.S.: Abbiamo avuto molta fortuna adavere Josh Thomas a disposizione perlavorare con noi. “Fist of The Dragon” (IlPugno del Drago) aveva un budgetmolto basso e gli attori principali sonoarrivati sul set il giorno seguente all'iniziodelle riprese del film, quindi avere qual-cuno che collaborasse con me e con lostaff era importante per il successo delfilm. Josh era questo genere di persona.Non solo è stato assai facile lavorare conJosh, ha molto talento, ma voleva fareanche tutte le proprie scene d'azione.Per qualsiasi regista questa è unamanna dal cielo, perché significava chepotevo concentrarmi direttamente sullaripresa dell'azione. Le azioni meraviglio-se che sono presenti in questo film sonodovute soprattutto al fatto che tutti gliattori hanno realizzato i propri combatti-menti e scene acrobatiche. Tutti sono

stati creativi e generosi.C.N.: Ha qualche nuovo progetto

per il 2014?A.S.: Per il 2014 stiamo cercando di fare

un film con una star del cinema d'azionemolto conosciuta. Non posso ancora diredi chi si tratta, però sarò il regista delleazioni del film e sono molto entusiasta perla chance di poter lavorare con lui.

Prima di concludere, potrebbe manda-re un messaggio agli attori o registi di artimarziali dell'ultima generazione, a coloroche sono impegnati nei film d'azione enell'industria cinematografica?

A.S.: Per quelli che desiderano farparte dell'industria del cinema, nello spe-cifico dei film d'azione, il mio consiglioprincipale è di allenarsi duramente. Oggic'è più competizione di quanto sia maiavvenuto in passato. Quando ho iniziatonegli anni '80 facevo un salto mortale a

360°, una ruota e quello era un belproblema. Oggigiorno usando molte-plici trucchi la gente salta facendo720° come se passeggiasse in unparco. Inoltre, è necessario averesvariate capacità per sopravvivere.E' raro che qualcuno con un'unicatipologia di abilità sia in grado didurare a lungo nell'attuale industriadel cinema.

C.N.: Dove si possono trovareinformazioni sul suo lavoro e lesue esperienze (links, sito webpersonale, ecc.)?

A.S.: Ci sono molte informazionisu di me su IMDb.com e ci altre fontisu google.

Entrevista

Testo y foto: Andrew Dasz KUNGFUGRUPO

SKYPE andrewdaszPhone: (+852) 9425 8276

Hong Kong

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Presentarlo solo in funzione deinumeri che caratterizzano la suastraordinaria carriera, nonrenderebbe giustizia all’uomo chesta dietro il fenomeno. Quando citroviamo al cospetto di personaggicome Giorgio Petrosyan, parrebbequasi naturale aspettarsi unatteggiamento distaccato, speciequando li si coinvolge in una cosache non è di certo tra le priorità diun quotidiano, fatto di fatica esudore, tutt’altro che patinato emediatico come quello delcampione italo-armeno.

rova ne èil fatto che anchecercando su Google non sitrova granchè a livello diinterviste, apparizioni intelevisione o altro del

genere, se non un interessante specialrealizzato da Rai Sport nel 2010. Invecequella che ci accoglie sorridente in unagrigia e umida mattina invernale inBrianza, più precisamente a Desio, incompagnia del fratello Armen edell’uomo che ne ha plasmato il talentoinfinito, Alf io Romanut, è la f iguragenuina e schietta di un ragazzo di 28anni giunto qui da un paese turbato daterribili conflitti interni, che a suon dipugni, calci e tanta determinazione si èguadagnato i l posto che meritanell’Olimpo dei più grandi di sempredella Muay Thai K-1 Rules. I l suoimpressionante score parla chiaro: 79match disputati di cui 76 vittorie (35prima del limite), 2 sconfitte e 1 no-contest, oltre a un record di imbattibilitàche durava dal lontano 2007 e caduto loscorso 24 Novembre sul palcoscenicodel Madison Square Garden di New Yorkin occasione dello sfortunatocombattimento perduto controsurinamense Andy Ristie a Glory 12.

In questo nostro incontro abbiamoaffrontato anche questo, a suo modo,storico avvenimento.

Accanto a lui, il Maestro Romanut, suoscopritore e mentore, friulano doc daimodi semplici e concreti che lo segue sindal primo momento in cui è approdatonella sua palestra, l’oramai leggendario

Satori Gym di Gorizia. Quest’ultimo si èrivelato un’autentica sorpresa, con lasua notevole conoscenza del panoramadelle arti marziali e la simpatiacontagiosa che lo rendono uninterlocutore mai banale e capace dicatturare gradevolmente chi lo ascolta.

Approfittando della loro presenza inqualità di docenti del 1° Corso perIstruttori di K-1, organizzato presso la ProEvolution Fight di Desio (che ringraziamoper la gentile ospitalità) li abbiamoraggiunti fin qua per intervistarli e toccaretemi che riguardano aspetti, aneddoti ecuriosità del mito del “Doctor” Petrosyan

dai suoi inizi ad oggi, nonché altririguardanti il percorso marziale dell’uomoche da sempre lo allena e lo guidadall’angolo. E quella che ne è venuta fuoriè una piacevolissima conversazione nellaquale, a microfoni accesi e anche spenti,ciò che più ha colpito noi di Cintura Neraè la grande armonia e l’ironica complicitàche esiste tra l’allievo e il maestro; unsegno inconfutabile del rapporto di stimae fiducia reciproca che va ben oltre larisonanza dei risultati che fanno diGevorg “Giorgio” Petrosyan da Yerevan,goriziano d’adozione, uno degli sportiviitaliani più vincenti dell’ultimo decennio.

P

A cura di: Leandro Bocchicchio e Nicola PastorinoVideo completo su: http://www.marzialenetwork.info/#!intervista-petrosyan/c1bza

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CINTURA NERA.: (Giorgio) Le Arti Marziali e gli Sport daCombattimento, una passione che comincia fin dabambino. Hai iniziato a praticare queste discipline già inArmenia, o l’hai fatto al tuo arrivo in Italia?

GIORGIO PETROSYAN: Beh, come tutti i ragazzini mi sonoappassionato alle arti marziali guardando i film di Van Dammee Bruce Lee quando ero ancora in Armenia. Ma poi hocominciato solo quando sono arrivato in Italia e ho conosciutoil Maestro Romanut, con cui ho intrapreso questa strada.

C.N.: (Giorgio) Sei arrivato in Italia che avevi 14 anni.Ricordi qualche aneddoto o episodio legato a questanascente passione di quando ancora vivevi nel tuo paese?

G.P.: Si, ricordo che dopo aver visto quei film mi venivavoglia di allenarmi e andavo a correre da solo, perché il miosogno era di salire sul ring e combattere come faceva VanDamme sullo schermo. Ma laggiù non era facile trovare unapalestra come quella che poi ho trovato al mio arrivo in Italia,dove poi è cominciato tutto.

C.N.: (Giorgio) Quando sei arrivato a Gorizia ti sei affidatoalle sapienti mani del Maestro Romanut: ricordi le sensazioniche hai provato la prima volta che sei salito sul ring?

G.P.: Si certo, ricordo molto bene: ero molto tranquillo ancheperché non sapevo bene a cosa andavo incontro, non ne eroancora cosciente. Il primo match che ho fatto fu molto duroperché ho combattuto contro uno che aveva più esperienza dime, avendo fatto già molti incontri. Andò bene, fu un incontromolto tecnico. Tra l’altro alla prima ripresa mi ruppi il dito di unpiede e ricordo che io e il mio maestro, vedendo il piede tuttostorto, ci guardammo e lui mi disse: “Non preoccuparti,continua a calciare!” ed è quello che ho fatto…(sorridonoentrambi, divertiti e complici).

C.N.: (Alfio Romanut) Agli occhi dello spettatore apparechiaro lo spirito di squadra che si manifesta ogni volta che

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Giorgio, Armen o altri tuoi fightersalgono sul ring. Quanto è importantea livello tecnico e psicologico creareun ambiente del genere intorno agliatleti del tuo team?

Alfio Romanut: Per me è sempre statotutto molto naturale, ho sempre pensatoche l’unione fa la forza. Anche in palestraho cercato di creare un ambientearmonioso dove tutti si aiutanoreciprocamente. Quando uno sale sul ring,tutti noi siamo sul ring. Che ci sia Giorgio,Armen o qualsiasi altro che combatte, noicombattiamo tutti con lui. Da me che stoall’angolo a chi mi tiene il tempo, che èsempre uno del team, facciamo tutti unlavoro di squadra quotidiano e diconseguenza quando siamo sul ring sicrea questa unità, questa forza.

C.N.: (Alfio Romanut) Pur avendo ache fare con personaggi del calibro diGiorgio e Armen, un’altra cosa che sipercepisce in voi è l’estrema umiltà eil grande senso del rispetto degno diveri artisti marziali, cosa non semprescontata in un ambiente rude espesso superficiale come quello deglisport da ring. E’una sensazionecorretta?

A.R.: Si, è proprio così. Il rispetto èalla base di tutto sia nella vita di tutti igiorni che nello sport, soprattutto in unosport duro come i l nostro. Anchel’avversario che fronteggiamo fa deisacrifici enormi, suda e fa fatica tutti igiorni per prepararsi a un match. Perciòil r ispetto viene prima di tutto, nonsarebbe corretto non averne, che sivinca o si perda non fa differenza.

C.N.: (Giorgio) Oltre chel’indiscusso numero uno da anni, sei

un punto di riferimento per moltigiovani atleti che si avvicinano aqueste discipline. Hai avuto anche tuun fighter a cui ti sei ispirato? Se si,chi è e perché?

G.P.: Ma guarda, a parte che quandoho cominciato a praticare Muay Thai nonconoscevo praticamente nessuno. Inseguito, ho iniziato a guardare moltiincontri thailandesi alla televisione e cosìho conosciuto i l grande SamartPayakaroon. Mi piaceva il suo modo dicombattere perché era tecnico, usava latesta ed era il più completo di tutti, quindidiciamo che un po’ mi sono ispirato a luinel mio stile.

C.N.: (Alfio Romanut) Quandopreparate i match quanta importanzadate alla strategia di combattimento,in base al singolo avversario?

A.R.: Ovviamente molta. Lo si vededai match di Giorgio e Armen di cui sicapisce che sono match tatticamente

preparati, non si cade mainella rissa e si cerca dilavorare possibilmente suidifetti dell’avversario. Oggiè abbastanza facileconoscere per tempo i lproprio avversario, grazieai tanti video disponibili suinternet che aiutano senzaombra di dubbio. Possiamodire che sulla tatt icapuntiamo un buon 70%della nostra preparazione.

Comunque bisognadistinguere tra il fatto diavere a che fare con deiprofessionisti del lorolivello, che hanno unnumero di avversari moltolimitato, di cui si sa tutto o

quasi e quando si porta a combatteredegli atleti dilettanti contro altri dellostesso livello dei quali si sa poco o nulla,dove risulta decisamente più complicatoadottare delle strategie adeguate alrelativo avversario.

C.N.: (Giorgio) Presentandotiall’ultimo Glory 12 di New York lastampa americana ti ha definito “TheGreatest of All Time” (il più grande ditutti i tempi). Sapere di essere unnumero uno ti crea particolaretensione? Senti il peso di questaresponsabilità?

G.P.: La tensione c’è, non potrei dire ilcontrario. Ogni volta che salgo sul ringdevo sempre dimostrare di essere il piùforte e questo alla lunga potrebbepesare parecchio. Però io cerco di nondargli troppa importanza perchè pensosolo a fare il mio lavoro, a combattere ead affrontare ogni avversario aprescindere dal titolo in palio, da chi mitrovo davanti e soprattutto da chi sonoio. Preferisco concentrarmi su questo ebasta.

C.N.: (Alfio Romanut) Deviando unattimo dal contesto degli sport daring, hai avuto trascorsi in qualchearte marziale tradizionale, che inqualche modo ha plasmato il tuobagaglio di conoscenze poitrasmesso ai tuoi atleti?

A.R.: Si ovviamente. Come la maggiorparte gli insegnanti della miagenerazione ho iniziato con il Karatetradizionale, perché in quegli anni nonesistevano la kick boxing o la Muay Thaiin Italia così come le conosciamo oggi.Sono partito dal Karate, però hospaziato in vari stili di arti marziali, perpoi dedicarmi anima e corpo prima alla

Grandi Maestri

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Boxe Thailandese e in seguito hotrraformato tutto il mio bagaglio tecnicoper poter eccellere insieme a Giorgio nelK-1. Da li in poi abbiamo intrapresoquesto percorso in cui abbiamosviluppato tutto appositamente infunzione del K-1.

(a microfoni spenti, Alfio ci rivela diaver praticato per qualche anno WingChun nella WT di Leung Tin,raggiungendo il 3° grado allievi, e ancheil Brazilian Ju-Jitsu, confessando ditrovare molte analogie specie tra laMuay Thai tradizionale e alcuni principitecnici del Wing Chun. La sua estremaumiltà e la paura di apparire prolissodavanti alle telecamere lo ha indotto anon parlarne durante l’intervista, ma ciha concesso di poter menzionare questiaspetti della sua carriera marziale).

C.N.: E tu Giorgio hai avutoesperienze in stili tradizionali?

G.P.: No mai avute, io ho cominciatosubito con la Muay Thai con i lM°Romanut.

C.N.: (Giorgio) Il tuo atteggiamentoprima di salire sul ring sembraimperturbabile, manifesti sicurezza,determinazione e una visione lucidadi tutti gli aspetti del combattimento.Puoi dare un consiglio ai giovaniatleti su come gestire al meglio laparte emozionale prima, durante edopo il combattimento?

G.P.: Per essere tranquilli bisognaanzitutto essere sicuri di se stessi e faretutto ciò che si deve in palestra. Se haifatto il 100% allora sei certamente moltopiù tranquillo. Se venite a vedere comelavoriamo nella nostra palestra, capiretemeglio che questa è l’unica cosa che fadavvero la differenza…

C.N.: (Alfio Romanut) Comeintegrazione all’allenamentoquotidiano dei tuoi atleti includianche un lavoro tipo pratiche interne,piuttosto che meditazione o tecnicheaffini?

A.R.: No, in palestra no. Iopersonalmente mi dedico ad alcunepratiche per conto mio. Come dicevagiustamente Giorgio, io ho sempreinsegnato questo: quando devicombattere, devi aver fatto tutto al100%. Devi essere convinto di non avertralasciato nulla nel tuo allenamento,non puoi andare sul ring col timore dinon aver fatto tutto quello che c’era dafare, altrimenti non sei sicuro. Se hailavorato bene al 100% vai sul ringperché sei un combattente ok? Se vincibene, se perdi ci può stare, perché nellavita esistono sia la vittoria che lasconfitta.

C.N.: (Giorgio) Buakaw vsPetrosyan, forse l’incontro piùdesiderato da tutti; quando Buakawha annunciato il suo ritiro sembrava

che questo re-match nonsi potesse più fare. Oggiperò è tornato esappiamo che haidichiarato di volerincrociare ancora unavolta i guantoni con lui.Cosa ci puoi dire ariguardo?

G.P.: Beh, io ho sempredetto che se mi chiamanoper fare questa rivincita lafarei molto volentieri. Per ilmomento però mi sonopreso una pausa perrecuperare dai miei problemifisici, dopodiché, appenasarò a posto, non ci sarannoproblemi, potrò combattereanche contro di lui.

C.N.: (Giorgio) Nell’ultimo match diNew York contro Andy Ristie haiaccusato di nuovo la frattura dellamano sinistra al primo round. Puoidirci se e quanto ha influitosull’andamento dell’incontro?Raccontaci un po’…

G.P.: Guarda, io sono il primo a nonvoler trovare scuse. Il match l’ho perso ebasta, è giusto dire così. La mano sobene che si è rotta alla prima ripresa,però io so come stavo prima dell’incontroe come mi ero preparato quindi sonotranquillo. Adesso, dopo l’operazione, hobisogno solo di un po’ di tempo perrimettermi a posto, poi sicuramente miprenderò la rivincita da Ristie, così comefarò quella con Buakaw. Non importaquale delle due verrà prima, a me noncambia nulla.

C.N.: (Giorgio) Quali sono i tempi direcupero previsti in seguitoall’operazione?

G.P.: I medici dicono che da Marzopotrò ricominciare a colpire con cautela,ma ci vorrà qualche mese per tornare almassimo. L’importante è rimettersi bene,non c’è fretta.

C.N.: (Alfio Romanut) Primadell’intervista ci hai detto checonoscevi già la nostra rivista CINTURA NERA/BUDOINTERNATIONAL. Sai quindi che sidedica in particolare alle disciplinetradizionali. Ecco, c’è uno stile o unmaestro tradizionale che ricordi o cheti incuriosisce in particolare adesso?

A.R.: Ora come ora non seguo moltole discipline tradizionali, anche perchémolte di queste, a mio avviso, hannoperso di vista il loro fine ultimo che èquello della difesa personale. Certi stilitradizionali oggi somigliano più a deglisport, comunque ognuno è libero discegliere la strada vuole, io rispetto tutti.Se dovessi dire chi mi sarebbe piaciutoconoscere direi Mas Oyama, il fondatoredel Kyokushinkai, per ciò che riguardauno stile tradizionale e i suoi allievi

Kurosaki e Fujiwara, che sono delleicone storiche della kick boxing. Seinvece parl iamo di sti l i attuali dicombattimento mi piacerebbeconfrontarmi, come metodo diinsegnamento, con il grande GeorgeSt.Pierre, il campione canadese dellaUFC (MMA) che si è appena ritiratodall’attività. Mi è sempre piaciuto molto ilsuo stile.

C.N.: (Giorgio e M°Romanut) Sieteal corrente dell’iniziativa delCENSIMENTO DELLE ARTI MARZIALIche portiamo avanti attraverso ilportale MARZIALE NETWORK.Pensate possa essere utile al mondodelle arti marziali e delle discipline dacombattimento in Italia? (RispondeAlfio Romanut)

A.R.: Si, perché può creare dei punti diriferimento. Ci sono tantissime realtà fattedi insegnanti e atleti validissimi che peròsono semisconosciuti e questocensimento potrebbe dar lorol’opportunità di far conoscere il propriolavoro. Quindi ritengo che una cosa delgenere possa essere assolutamente utile.

C.N.: (Giorgio) Un ultima domanda:la tua vita è da sempre legata al ring ea tutto ciò che lo riguarda. Una voltaterminata la tua carriera, che noisperiamo essere ancora lunga e riccadi successi, rimarrai in questo mondoo hai altri progetti?

G.P.: Io spero di aprire una miapalestra in cui poter continuare asviluppare questo metodo di lavoroportato avanti in tutt i questi anniattraverso ciò che ho imparato daAlfioRomanut. Quindi ci sarà sempre unPetrosyan nel mondo degli sport dacombattimento, questo è certo.

C.N.: Grazie per aver accolto ilnostro invito e averci dedicato ilvostro tempo. speriamo di rivederepresto il grande Giorgio in azione sulring!

A.R.: Grazie a voi,è stato un piacere.G.P.: Grazie, lo spero anch’io!!

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Negli anni della “moda” del WingTsun in Europa, migliaia di praticanti di questabell'arte si sono avvicinati alle numerose scuole che sono sorte in quasi tutte le città

del continente, alla ricerca di ciò che le tecniche di marketing o la promozionedefinivano come “il più efficace sistema di difesa personale

che esiste”. A chi non interesserebbe qualcosa delgenere? Suona tipo, desidera imparare a volare?

Cosa vogliamo essere?

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oltissime personeche si sonoapprossimate alnostro sti le inquell 'epoca eranoattratte da quel

sogno che la pubblicità sulla stampaspecializzata aveva venduto loro enaturalmente, dopo poco tempomollavano perché non riuscivano adappropriarsi di questa infallibile tecnicadi autodifesa che era superiore a tutte lealtre.

Parallelamente, alcuni istruttori chesono stati formati e che sono saliti sul“carro” dei vincitori di quel momento,tempo dopo hanno abbandonato la navee in molti casi hanno scaricato la loro irae le loro frustrazioni contro questo stileche non aveva soddisfatto le rispettiveaspettative. Alla fine, non è stata altroche l'ennesima moda che arriva, brilla epoi viene messa nel dimenticatoio.Passati quegli anni, siamo rimasti inpochi.

Come dicevo nell'articolo del mesescorso, queste riflessioni ci collocano inun contesto in cui lo stile è giunto al topdel panorama delle Arti Marziali inEuropa e non molto tempo dopo è finitoin mille pezzi, sotto forma di piccoleorganizzazioni che nella maggior partedei casi vivono in competizione l'unacon l'altra, come minimo, o dandosi lespalle reciprocamente. Triste panoramaper dei “fratelli” che hanno la stessaorigine. Ma come definisce una leggeuniversale, tutto ciò che sale…alla finecadrà. E così è stato.

In alcune occasioni si guarda alWingTsun in Europa in prospettiva edobbiamo accettare che in molti casi lacattiva pubblicità che il nostro stile si èfatto tra i praticanti di Arti Marziali, nondeve essere attribuita a nessuno se nona noi stessi. Ma, lungi dal lamentarci eprovare ad additare altri responsabili deinostri problemi o addirittura (l'opzioneche hanno scelto in molti) abbandonarealla ricerca dello sti le di moda delmomento, alcuni come il sottoscritto,pensano che questo straordinario stile diboxe cinese abbia ancora tantissimo daoffrire al praticante di Arti Marziali.Senza ombra di dubbio, dobbiamoaffermare categoricamente che noi NONINSEGNAMO A VOLARE a nessuno!! Enaturalmente, che questo stile NON E'

MIGLIORE DI NESSUN'ALTRO! (manemmeno peggiore). Le nostre propostevanno nella direzione di trasformare lostile WingTsun in un percorso di praticadelle arti marziali. Di BOXE CINESE! Sequello che vogliamo è definire conmaggiore esattezza ciò che facciamo,ma lontano da quelle affermazionimagniloquenti con le quali, in passato, sitentava di catturare grandi masse diadepti.

Ci sono stati molti anni in cui non èstato ben definito quello che volevamoessere e forse il vecchio proverbiospagnolo,“de aquellos barros venganestos lodos” (“chi è causa del suo male,pianga se stesso”, ndt), inquadra allaperfezione l'attuale situazione dello stilein Europa.

Una delle mie frasi preferite e chespesso uti l izzo nei miei corsi peristruttori dice più o meno così:“abbassiamo la testa, chiudiamo labocca e dedichiamo il tempo a sudarenel silenzio di una sala d'allenamento”.Questa sentenza sta prendendo piedetra alcuni di quelli che vogliono il bene diquesto sti le e hanno deciso dicontinuare a studiare e ad allenarequesta Arte che ci appassiona. Esisteuna tendenza da parte di alcune delleorganizzazioni di WingTsun più grandi diEuropa, che le vedono coinvolte in unalotta-campagna perl 'autodeterminazione dell ' “unico eoriginale WingTsun”. Mi domando,perché sono così impegnate adattribuirsi l 'etichetta di uniche eautentiche? Capisco che sespendessero tutto quel tempoallenandosi, magari non gli rimarrebbene la voglia, ne il tempo di impelagarsiin tali dispute.

A me personalmente, piacerebbe chei nostri praticanti, istruttori e scuolefossero un giorno riconosciute per lalezione di UMILTA', serietà e lavoroserio e non per le etichette che certipersonaggi si impegnano a mettere a sestessi. E' indubbiamente ridicolo.

Concentrandosi su come migliorarequello che tanto amiamo e al qualededichiamo gran parte della nostra vita,vorrei focalizzarmi nell'articolo di questomese su un argomento che ho giàtrattato in questa rivista o nel mio blog,che mi pare alquanto importante perpoter impostare qualsiasi percorso a

venire: cosa vogliamo essere?La domanda, che suona

ovvia, non lo è così tanto seosserviamo in prospettivala serie di articoli che hoscritto qualche mese fache intitolavano “allaricerca di uno sti lericonoscibile”, e anchese nel mio secondolibro, che usciràentro pochi mesi,dedico un capitolomolto importante aquesto punto, nonvoglio perderel 'occasione dia f f r o n t a r enuovamente unaserie di dubbi sucui poter riflettere.Penso che facciasempre bene.

Quando facciola domanda, cosavogliamo essere?e' oltre che uninvito allarif lessione, unac h i a r adimostrazione diintenti.

-In primo luogo dobbiamorecuperare lo spirito critico.Quando ho cominciato con lapratica del nostro sistema, ilmio maestro insisteva sempreche non credessi sempre atutte le cose! Che fossisempre critico e portassi allaluce tutt i i dubbi che mivenivano. Che non dovevoaccettare nulla senza averloprovato e che non dovevomai lasciarmi ipnotizzare dapersone, che dall'alto delloro titolo di grandissimomaestro, sentenziano edindottrinano aspettandosiuna sola cosa: l'assenso.

Questo è un puntofondamentale per fissaredegli obbiett ivi. Questospirito critico deve essere erestare presente da adessoin tutto ciò che facciamo enaturalmente deveregolare sempre la

M

“La cattiva pubblicità che ilnostro stile si è fatto tra ipraticanti di Arti Marziali,

non deve essere attribuita anessuno se non a noi stessi”

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nostra crescita edevoluzione.

-I l secondo deipunti importantisarebbe dismetterla di fare

riferimento a deimaestri e ai lorotraguardi. Succedespesso di sentirepersone o ancheistituzioni cheparlano dei traguardiche i loro istruttori“superstar” hannoraggiunto negli anni.Le battaglie e icombattimenti chehanno vinto e glienormi successi chehanno ottenuto nelpassato. La frase “qui

e adesso” è l'unica checonta per me. Inutile dire

che porto il massimo rispettoe ammirazione per quantiprima di noi hanno lavorato ereso famoso lo sti le cheamiamo. Che dobbiamoriservare loro un posto suglialtari che salutiamo all'inizio ealla f ine delle lezioni,ma…l'unica cosa che importaè quello che siamo capaci difare noi in questo precisomomento. Cercare dimigliorarsi al massimo,ciascuno di noi. Raggiungereil massimo del nostrosviluppo personale senzapreoccuparsi se altri sono o

sono stati più o meno di noi. Vivere deglialtrui allori del passato, non deve faraltro che ispirarci, ma nulla di più.Dobbiamo avere fiducia nel nostrolavoro.

Come conseguenza di quello,dovremo arrivare a una conclusioneimportante circa il nostro rapporto con lealtre persone: ciò che siamo èindipendente da quello che gli altripossono ottenere. Perciò, parlare(soprattutto male) delle altre personeper cercare di ingrandire la nostrafigura, oltre che ridicolo è molto negativoper le arti marziali e per la vita ingenerale.

-La terza delle proposte dovrebbeessere, a mio avviso, generare delledifferenti dinamiche di lavoro. Rimangosorpreso quando un gran numero dipraticanti di Wing Tsun della mia scuola(dal ramo da cui provengo) siaggrappano con forza a quello chehanno imparato dai loro maestri con labanale espressione: “lo facciamo cosìperché i l nostro maestro facevaaltrettanto”. Mi pare una scelta comeminimo maldestra. Qualche giorno faleggevo una frase del grandeMohammed Alì che diceva qualcosa delgenere…”se vivi a cinquant'anni come atrenta, vuol dire che hai sprecatovent'anni della tua vita…”. Comesempre, il geniale Alì ci fa riflettere sudei concetti come l 'evoluzione ol'assenza di essa (involuzione). Sein un'arte marziale dinamica,adattabile, versatile e praticatada individui vivi non cambianulla col passare deglianni, c'è qualcosa che

funziona veramente male nellatrasmissione della stessa.

Una delle cose che più mi piace diquesto bel sistema, sono le differenzeche ci possono essere tra un lineage el'altro. E tutti hanno la loro ragione diessere. E' la prova evidente che gli stilisono mutevoli e generano punti di vista,modi di operare e pertanto evoluzionidifferenti. E sono sicuro che questa è,senza alcun dubbio, una delle maggioriqualità di questo stile di boxe cinese: lavarietà all'interno dello stesso stile.

-per il quarto e ultimo proposito mipiacerebbe tornare al titolo di questoarticolo, cosa vogliamo essere? Troppospesso osserviamo come gli insegnantipassano da un settore all'altro dellapratica, trascinando i loro allievi danessuna parte. Questo per colpa delfatto che in varie circostanze non cisiamo fatti la semplice domanda “cosavogliamo essere?”

Quando rivolgo la domanda ai mieiallievi cerco di farli riflettere su tuttoquesto. Cosa vogliamo essere? Toro otorero? Sembra ovvio che nellasimilitudine taurina che gli prefiguro, ci siaspetta la risposta numero due: il torero!L'intelligenza, la versatilità, la strategia ela tecnica per affrontare un nemico

WingTsun

“Esiste una tendenza da parte di alcune delleorganizzazioni di WingTsun più grandi di Europa, che le

vedono coinvolte in una lotta-campagna perl'autodeterminazione dell' “unico e originale WingTsun”.Mi domando, perché sono così impegnate ad attribuirsi

l'etichetta di uniche e autentiche? Capisco che sespendessero tutto quel tempo allenandosi,

magari non gli rimarrebbe ne la voglia, ne il tempo diimpelagarsi in tali dispute”

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superiore in forza, aggressività e resistenza. Se siamo d'accordosu questo, il seguente passo deve essere definire il nostro mododi lavorare e di allenarsi per conseguire tale obbiettivo.

La mancanza di obbiettivi causa di conseguenza unamancanza di identità, una mancanza di uno stile riconoscibilee pertanto l'impossibilità di una logica evoluzione. Alla fine cidimenticheremo “cosa vogliamo essere?”

L'obbiettivo finale dello stile WingTsun è la NON FORMA!Questo concetto presuppone un modo di agire e di affrontareun avversario (creare una struttura che alla fine scompare

grazie al costante cambiamento nella ricerca di unaadattabilità assoluta).

Forse questo concetto confonde spesso i praticanti e gliinsegnanti del nostro stile. Forse molti si dimenticano che laNON FORMA non si raggiunge con delle scorciatoie, ma con ilduro lavoro e un profondo studio. Però non nasce neancheper “puro caso”. E' l i dove insisto nell ' importanza delPERCORSO.

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Forse qualcuno dimentica che per arrivare ovunque,bisogna percorrere una via. Troppo spesso i praticantitrascorrono la vita pensando o cercando di imitare ciò chealcuni maestri facevano al termine delle loro esistenze(ARTE autentica) dimenticando che perf ino i grandimaestri hanno percorso una via per arrivare dove sonoarrivati.

Il prossimo mese ilnos t ro ar t ico lo s i

baserà sul lavoro

del Biu Tze Tao e le sue applicazioni per il combattimento.Cercheremo di dare i l nostro umile punto di vista inmerito. Fino ad allora non possiamo fare altro che quelloche abbiamo già detto: abbassare la testa, chiudere labocca, sudare nel silenzio di una sala di allenamento eprovare a farci conoscere per due parole che devonodistinguere ciascuna delle nostre scuole: Rispetto eUmiltà!!

Un cordiale saluto marziale

WingTsun

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Eskrima per Forze ArmateL'Eskrima non è solo adatta come sport o difesa personale

praticata dalla popolazione civile, ma anche il personalemilitare utilizza questa realistica arte marziale delle Filippine.L'Eskrima è ideale per l 'autodifesa, poiché possiedeun'elasticità pressoché illimitata. Pensate al bastone corto, alcoltello, al cannocchiale, alla torcia elettrica, le possibilità sonoinfinite. Quindi, su richiesta delle Forze Armate di tutto ilmondo, Frans Stroeven ha addestrato molte di esse all'artemarziale dell'Eskrima, nel sistema conosciuto come Sistema diCombattimento Stroeven. Perciò gli abbiamo chiesto di parlarcidell'addestramento delle forze speciali. In primo luogo ci siamo

incontrati per parlare delle Forze Speciali della PoliziaFederale del Brasile (COT).

Forze Speciali di Polizia Federale delBrasile (C.O.T.)

Il COT, Comando de Operações Táticas (Comando diOperazioni Tattiche) della Polizia Federale è stato creato nel1987 con la missione di dare una risposta agli attacchiterroristici all'interno del paese. Essi partecipano a missioni adalto rischio come sequestri di droga, misure di espropriazione,conflitti rurali, sicurezza VIP, smantellamento di organizzazioni

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criminali, e scorta dei detenuti ad altotasso di pericolosità.

Questa unità speciale si trova aBrasilia, capitale del Brasile, ma puòentrare in azione in tutto il paese nel girodi due ore. Frans è stato richiesto daqueste forze speciali per l'Eskrima e ilcombattimento con il coltello.

“Questi ragazzi sono già ben allenatinel Ju Jitsu brasiliano, nella Thai Boxingecc. Il mio compito era di insegnargli lalotta con il coltello e con il bastone(corto). L'allenamento durava otto ore algiorno, il che naturalmente è abbastanzapesante per la maggior parte di noi, manormale per loro. Questi ragazzi erano inottime condizioni, quindi gli ho potutofornire un addestramento di alto livello”.

Il sistema a scatolaIl sistema a scatola è un concetto che

Frans ha disegnato appositamente pergruppi specifici, come la polizia, l'esercitoe le forze speciali. Il sistema a scatola sibasa su metodi di formazione brevi edefficaci che sono di facile apprendimento.

Frans: “In realtà, l'ho concepito per unsemplice motivo. La lotta corpo a corpodeve essere breve e le tecniche più facilied efficaci possibile. Le Forze Speciali delCOT sono state addestrate con questosistema e tutto ha funzionato allaperfezione. Gli ho insegnato una varietà diattacchi che possono essere eseguiti daqualsiasi posizione. Ci siamo anche allenatinel bloccaggio e nel disarmo, nelle leve e inesercizi aggressivi. Potete immaginare i

risultati incredibili che questi ragazzi, con 8ore al giorno di lavoro, hanno ottenuto.L'ultimo giorno di allenamento abbiamoterminato con una sessione speciale conl'uniforme completa e tutte le armi.”

Frans ci ha poi detto che questi ragazziricevevano 50 colpi di bastone quando siallenavano con il bastone o il coltello.“Nessun dolore, nessun guadagno”aggiungeva Frans, con un sorriso.

Lotta con coltelloLa lotta col coltello è dunque una

parte importantedell'addestramento. Franslo chiama combatteresenza fare rissa.

“Dal momento che la lottaper le forze speciali deveessere il più brevepossibile, util izziamotecniche molto dirette epredisposte per finalizzarel'avversario velocemente.Ma abbiamo anche allenatola coscienza. Abbiamodimostrato, tramite appositiesercizi, quello che uncoltello può fare come armaeffettiva che spesso vienesottovalutata. Coltellocontro pistola, poteteimmaginare come sonorimasti sorpresi osservandoquanto rapidamente si puòrisolvere un attacco conarma bianca. Non avevano

il tempo di estrarre la propria arma e tantomeno di sparare.

Dall'altra parte delmondo

L'allenamento con le Forze Armatedelle Filippine

Su invito delle Forze Armate delleFilippine, Frans ha diretto un seminariodi due giorni per varie unità dacombattimento e forze speciali.

Frans: “Per me è stato un grande onoreessere li a istruire uomini filippini. Visto che

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non sono filippino. Quindi allenarli al miometodo di Eskrima SCS è stato piuttostoeccezionale”. Questi ragazzi giàpadroneggiano l'Eskrima e molti di loro sonomembri del Team di Arnis. Per cui hannouna grande conoscenza dell'Eskrima.

Frans: “Ad essere onesto, l'istruzione diquesti ragazzi è una grande sfida. Loro,naturalmente, volevano sperimentare emettere alla prova la mia Eskrima e il miosistema, così all'inizio l'atmosfera era unpo' tesa. Il mio compagno Ahmed e ioabbiamo realizzato una prima azione edopo un breve silenzio ci hanno fatto ungrande applauso”.

“Loro si sono anche divuti abituare alcontatto con il corpo. Perchè nel miosistema alleniamo il bastone contro ilcorpo (contatto pieno). Col tempo gli èpiaciuto lavorare così. Dopo due giorni diallenamento nel mio sistema, questieskrimadores hanno cominciato a farmidelle domande sul mio stile. I risultati sonostati eccellenti”.

Combattimento con coltello

Il combattimento con coltello è statoanch'esso molto apprezzato dai militari

filippini. Visto che la lotta con il coltello cel'hanno nel sangue e i migliori combattenti dicoltello provengono appunto dalle Filippine.Ma si può dire che il combattimento concoltello SCS è differente da quello che disolito fanno. Il sistema di Frans è un mix ditecniche filippine e tecniche europee,integrato dalla scuola olandese che si basasu metodi di lotta realistici. Non inmetodologie di allenamento strane da cuinon si trae granchè, ma in tecnicherealmente aggressive che possono essereusate in qualsiasi momento.

Frans:” Solo in questa maniera si puòaddestrare i soldati in modo che possanoutilizzarle nelle loro azioni”.

SCSLo Stroeven Combat System (Sistema

da Combattimento Stroeven) comeconcetto, funziona per tutti. Non importase fate parte di forze militari speciali osemplicemente volete aprire una scuola einsegnare queste abil i tà nelcombattimento dinamico, mettetevi incontatto con Frans Stroeven e anche voipotrete allenarvi nel SCS. Egli, vi darà ilbenvenuto nel suo mondo, i l mondodell'Eskrima.

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Sin dai tempi antichi, dallo studio delleforme tradizionali e dai suoi metodi codi-ficati, vengono estratte le tecniche e lestrategie per il combattimento.E' fondamentale per questo motivo,

avere un approfondito programma, sullematerie che compongono l’arte del com-battimento. Nella scuola del Sifu PaoloCangelosi, grazie alla sua conoscenzadegli stili tradizionali di combattimentoCinesi e non, ormai nota a livello inter-nazionale, nasce un metodo con un pro-gramma diviso in livelli. Un sistemariguardante le varie tecniche e situazio-ni di un combattimento in stile libero,cioè senza quelle regole che gli organiz-zatori variano, di torneo in torneo perrendere la gara più spettacolare.Regole aggiunte o tolte per dare più omeno cruenza al combattimento.

vviamente nelcombattimento free-style,come viene interpretatonella nostra scuola, unminimo di regolamentoper salvaguardare gli

allievi che si cimentano con una grandecarica adrenalinica , deve esserci; masempre nel rispetto della persona,dell'arte e quindi sforzandosi a nontrasformare quel combattimento in unazuffa da strada, dove il più violento efisicamente prestante (del calibro deiMister Olimpia di body building)  ha lameglio su un atleta, magari piùcompleto tecnicamente,  ma nonarmato della stessa rabbia.

Dalla fantastica mente del nostro SifuCangelosi nasce il W.M.A. (warriormartial art), i l guerriero delle artimarziali, inteso come condottiero di unabandiera delle arti marziali; colui chevuole cimentarsi nel mostrare la suaarte e lo spettacolo che nascedall’incontro di due persone che siaffrontano in un combattimento guidatida un regolamento che non permetteloro di degenerare in una volgare rissa.Purtroppo oggi si è abituati a vederequesto nella maggior parte dei tornei,dove si riduce in modo esorbitante ilprogramma tecnico espresso.

Gli sforzi incessanti del sifu, sonoquelli di dare efficacia all'allievo che sicimenta in un lavoro tecnico discherma, di lotta sia in piedi che a terra.

Negli ultimi 10 anni vi è stato unsignificativo mutamento di prospettivanelle arti marziali. Una serie di tornei di

MMA (mix martial art), ponendo diversistili di combattimento l'uno contro l'altro,con pochissime regole, agì dacatalizzatore per quella che fu larivoluzione dei metodi competitivi. Ir isultati inizial i evidenziarono congrande chiarezza che gli sti l i dicombattimento basati sul grapplingerano di gran lunga più efficaci rispetto

alle arti basate sui colpi, in principio benpiù favorite. Per la maggior parte degliatleti fu uno shock, poiché le artimarziali erano generalmente concepitecome qualcosa riguardanteprevalentemente l'abilità nei pugni e neicalci. Contrariamente ai pregiudizi deipiù in materia di combattimento siscoprì che levando le regole rigide

O

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sportive, quasi tutti i concorrenti benpresto arrivano al corpo a corpo, perpoi cadere a terra, in una situazionedi grappling dove quasi sempre sidecide l'esito del combattimento. Ilrisultato di questi tornei di MMA, fuche il grappling sia a terra che inpiedi, r isultasse assolutamentecruciale per ottenere la vittoria nellarealtà. Ma la mente dell'uomo haportato questo cambiamentoall'estremo delle situazioni creandocompetizioni simili ad una mischiatra rugbysti alla conquista dellapalla. Come ogni r ivoluzione i lcambiamento in atto ha i suoiavvocati ed i suoi detrattori. 

I l r isultato iniziale di talecambiamento fu quello delladivisione dei praticanti delle artimarziali tra "grapplers" e "strikers"(lottatori / schermitori), tra"tradizionalisti " e "modernisti".L'esperienza ha comunque rivelato ilgrande beneficio delle tecniche digrappling.

Nella maggiori scuole di art imarziali oggi si prevede l'utilizzo deljiu-jitsu Brasiliano, come metodoeccellente per il grappling sia in piediche a terra, ma questo noncorrisponde esattamente alla realtà:i metodi che utilizzano le tecniche digrappling sono molti e di origineCinese, Coreana e Giapponese;quasi 2000 anni più antichi di quelloBrasiliano.

Jigoro Kano (1860-1938), ilcreatore del JUDO KODOKAN, eraparticolarmente interessato a farconoscere il suo nuovo metodo almondo intero, per farne uno sportolimpico, inviando seguaci che lopromovessero. Uno dei più brillantiallievi di Kano, si chiamava MitsuyoMaeda ( 1878 - 1938); inizialmenteaveva praticato JU-JITSU classico inGiappone, come d'altronde ancheKano in età giovanile, per poi passareal KODOKAN ove divenne famosoper il suo straordinario talento.

Negli stati Uniti vennero inviatiTOMITA, più  alto in grado, eMAEDA, essi tennero molte dimostrazioni ma con scarsosuccesso, fin alla sconfitta di Tomita contro un giocatore difootball. Questo provocò un abbassamento della reputazionedel JUDO e dei due Maestri.

Maeda intenzionato a riscattare l'onore perduto, si allenòsui monti Catskil ls sulle alture di  New York, per poicombattere contro un campione locale di lotta libera; Maedavinse recuperando il rispetto per il Judo e per Tomita.

Maeda era un giramondo e dagli Stati Uniti passò in AmericaCentrale, Europa, ed infine in Brasile, ingaggiando parecchiesfide di qualunque genere, contravvenendo al severo codicedel Kodokan Judo. Fu probabilmente per questo motivo cheMaeda descrisse il suo metodo chiamandolo jiu-jitsu, ancheperché negli anni successivi rielaborò il suo programmaaggiungendo il suo vecchio repertorio, appreso nelle scuole dijiu-jitsu e personalizzandolo.

Il suo insegnamento nella prima parte del 1900 riguarderàalcuni esponenti di una famiglia di spicco in brasile emigratadalla scozia... ma questa è un altra storia.

Possiamo dire  con questo piccolo escursus storico  cheil sistema del grappling non è collegabile ad un unicosistema, ma risale a circa 2500    anni fa quando in Cina,nacque la distinzione tra CHUEI-TI e SHOU-PO. Nacqueuna nuova conoscenza del combattimento per l'essereumano: la scherma dei colpi, poichè nell'antichità la lottafu il primo  metodo. Come documento storico abbiamo ilGO-TI, dell'imperatore  giallo HUANG-TI dinastia XIA, ilprimo stile di Kung Fu codificato, che usava un elmo congrandi corna per combattere; le sequenze di questo stileimprontato maggiormente nel la lot ta corpo a corporievocando un combattimento leggendario dell'imperatorecontro un mostro con le corna, questo documento riportacome s is tema più ant ico e come ar te p iù is t in t ivadell'uomo, la lotta. Questo pratica ha fatto  sempre  partedell'evoluzione dell'essere umano, anticamente all'internodel gruppo come metodo per definire il capo, il più forte, lasupremazia, come si può notare osservando i bambinigiocare tra di loro. 

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L'uomo per natura curioso e, spintodal suo istinto di voler scoprire econoscere, tende sempre ad affacciarsisu nuovi orizzonti.

In prevalenza, il praticante tende adedicarsi a ciò che più gli si addice, aquello che più si confà alla suapredisposizione naturale.

I l consiglio del Sifu Cangelosi èquello di praticare più sti l i , perconoscersi più a fondo per perfezionarele proprie tecniche indipendentementedallo stile. Perfezionarle nel modo piùsemplice e naturale, continuare apraticare fino a che questa praticadiventerà la nostra meditazione.

"LIBERATI DA QUELLO CHE SAI, ESAPRAI MOLTO DI PIU' "

Trascendere quindi gli stili e trovarese stessi, ma imparare anche dalpassato a rispettare ed amare questaarte. L'arte è l'espressione della vita,trascende il tempo e lo spazio per dareuna nuova forma e un più profondosignificato alla natura e al mondo.

Tutto questo ha spinto ed indirizzatoalla ricerca per rendere accessibile atutti l’equilibrio, per recuperare quelloche oggi non deve essere una volgarerissa, ma uno scambio tra praticanti diarti marziali.

W.M.A. tecniche di colpo, pugno ,gomito, piede, ginocchio.

tecniche di lotta, proiezioni, colpi dianca, di schiena, di sacrificio, clinch .

Tecniche di lotta a terra ,immobilizzazioni, strangolamenti, levealle braccia o gambe.

Studio della conoscenza tattica edella strategia, della metodologia diallenamento e di tutto quello che si puòestrarre dai maggiori e più conosciutistili di KUNG -FU , THAI - BOXING, JU-JITSU, JUDO.

Questo è lo studio che il nostroSifu Paolo Cangelosi, instancabile, citrasmette nelle lezioni formative peri l WMA. Questo rego lamentoevidenzia la sua professionalità nelcreare un metodo di combattimentodove g l i a t le t i s i possanoconf rontare , senza i l r i sch io d icadere ne l vor t ice de l la rabb iaadrenal in ica e d i sporcare l 'a r teportando qualunque tipo di colpo.Regole per trovare un terreno facileda percorrere e per dare un ottimospet taco lo anche ag l i occh i de ineofiti.

A cura dell’istruttore Max meneiDella sede di Fiumicino “TIANDI” - via I. Zanini 18

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Ref. 10150Karate-gi.

Competizione 10 oz..

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cotone

Ref. 10162 KKarate "Style".Cotone 16 oz

Ref. 10141Karate negro. Kempo

Competición. Lona 10 oz

Ref. 10165Karate "Elegant".Cotone ritorto16 oz.

Maestro

Ref. 10132Karate-gi Rojo.Competición

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Ref. 10105Karate Allenamento.

Tergal

KIMONOS - KARATE

KARATE KEMPO

JIU-JITSU

Ref. 10179Pantalone Karate.Bianco. Cotone

KARATE COLOR

Ref. 10360Judo allenamento. Bianco

Ref. 10241

Dobok. Blu

Ref. 10240

Dobok. Rosso

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Collo nero

Ref. 10221Taekwon-do I.T.F..Cotone. Ricamo espalda ITF

Ref. 10223Taekwon-do I.T.F.Cinture Nero

JUDO

Ref. 10340Master Judo. Blu.Competizione

Ref. 10380/81 Judogui Gokyo

Ref. 10335Pantalone Judo.

Bianco

TAEKWONDO ITF

Ref. 10224Taekwondo I.T.F.Master Instructor

Ref. 10200Dobok cotone. Collobianco. Ricamo espalda WTF

Ref. 10405

Jiu-Jitsu Brasilian. Bianco

R.10407

Ref. 21600

Ref. 10400Ju Jitsu. Altamente rinforzato.

Lotta

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Blu

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nero. Cotone. Ricamo sul dorso

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Ref. 10142Kempo Master.

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Ref. 10271Hapkido biancotradizionale

filettato in nero

Ref. 10151Kyokushinkai allenamento

TAEKWONDORef. 10406

Jiu-Jitsu Brasilian.Blu

Ref. 10370Pro-Master alta qualità Judo.

Bianco

Ref. 10235

Do-Bock Fuji Cuello Negro

Ref. 10140Kempo. Allenamento.

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Cotone

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KYOKUSHIN KARATE

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Come è strutturato il “Fu-ShihKenpo”Movimento e Flessibilità

Tutte le scuole cinesi danno enfasi a una buonaflessibilità, non importa se sono interne o esterne, delNord o del Sud.

Per praticare la difesa personale non è necessarioeseguire complicati esercizi per la potenza nelle artimarziali, ma il movimento è essenziale al fine dicompletare un livello di conoscenza dei calci, evitaredi stancarsi e di ferirsi durante la pratica.

Per coloro che si dedicano alle Arti Marzialidovrebbe risultare utile per soddisfare la propriaricerca di metodi diversi ed esercizi da praticare. Seabbiamo praticato uno stile e si ha la sensazione diessere arrivati a un punto morto per ciò che riguardala flessibilità ad esempio, è necessario guardare adaltr i sti l i e sistemi per trovare nuovi stimoli eobbiettivi.

Quando si agisce per molto tempo in uno stessogruppo di esercizi, il corpo e la mente perdono granparte del loro entusiasmo. Il corpo si stanca, diventapigro e non collaborativo. Elasticizzare il corpo connuovi gruppi di esercizi, produce risultati meravigliosi.Flessibilità è vita, rigidità è la morte.

Dividete i movimenti in due o tre gruppi, partesuperiore del corpo, anche e gambe, variare lasequenza ogni due o tre sett imane, cercarecostantemente nuovi esercizi, non lasciate che legambe si irrigidiscano ed eseguire tutti i tipi dimovimento prima di ogni sessione di allenamento.

ALLENAMENTO PER LE DONNE:Allenare e addestrare le donne, non è lo stesso

che farlo con i ragazzi. Ciò che di solito accade conbambini e adulti, è o dovrebbe essere esposto condifferenti metodi. Nell'allenamento per le donne,bisogna tener conto delle loro qualità e dei loro limiti,e dobbiamo vedere le cose a un altro l ivelloemozionale.

Nella loro quasi totalità, le donne di solito sono piùflessibili degli uomini, ma per contro a loro voltapossiedono meno forza e potenza nei colpi e nelleazioni tecniche. Esse devono imparare ad attaccaresempre punti sensibili, punti vitali e con tecnichenaturali e spontanee, facili da utilizzare. Tutte quellemanovre che non avranno perfezionato e che nonsaranno capaci di applicare con assoluta confidenzae sicurezza, non dovranno mai essere utilizzate.Tecniche come per esempio infilare le dita negliocchi, o anche calciare ai genitali, non devono essereimpiegate se non con la completa fiducia in esse.

I l percorso di lavoro nel loro al lenamento,consiste in un repertorio di pugni individuali, conle nocche, una varietà di colpi semplici che nonrichiedano una grande potenza per essere efficacie p iù impor tante, in conoscenze bas i lar i eaddestramento con armi naturali. Devono essererealistiche e mirare all'efficacia e alla semplicità.Colpi al naso, orecchie, mento,occhi, setto nasale,t rachea, p lesso so lare, geni ta l i ,clavicola,menischi, rotula, dita dei piedi, costolef lut tuant i , reni , cervicale col lo, ecc., t ramitel ' impiego di pugni, palmi del la mano, gomit i ,g inocchia e ca lc i , sono g l i e lement i daperfezionare, insieme a un grande senso di

sicurezza e fiducia nei propri mezzi.In questa maniera, una donna può avere delle

possibilità quando viene aggredita, ma prima devecercare l'efficacia, dopo lo stile, l'arte, le forme, ecc.L'allenamento con armi naturali (Penne, chiavi,bastoni, borse, ecc.) dovrà essere diretto e accurato.Nel nostro sistema tutte le armi, o meglio, qualsiasicosa (tutto) venga usata come arma, deve essereusata con l'unico scopo di infliggere molti danni.Questo se ci troviamo a dover difendere la nostra vitao quella del prossimo.

L'addestramento con lo sparring per le donnenel Fu-Shih Kenpo, è diviso nei seguenti gruppi:

1)Sparring di mano. Simile alla Boxe, ma conattacchi costruttivi al perimetro del corpo.

2) Sparring di gamba-calci. Bisogna dare enfasiagli angoli corretti di avvicinamento, a una correttateoria, a concetti ben applicati, al lavoro eseguito condecisione.

3) Sparring standard. Braccia e gambe, tutti i tipi dipresa e colpo sono permessi.

4) Attacco armato. Contrattacchi con diversielementi armati. All'aggressore si chiede che attacchial corpo o alla testa di quello che si difende; questoserve per la tecnica costruttiva e permette una certalibertà all'aggressore. L'aggredito deve provare epraticare una varietà di tecniche. La maggior partedelle donne tende a indietreggiare in tutte leaggressioni, in questo caso, ottenendo solo unulteriore castigo da parte dell'aggressore a cui èconcesso più spazio e tempo per pianificare i suoiattacchi. Eventualmente il difensore impara che ilmovimento corto e progressivo di passi rapidi, riducegli angoli e gli permette di ostruire con sicurezzal'arco che produce l'arma quando attacca. Può darsiche una donna possa restare anche ferita, ma cosìimpara a costruire la sua difesa.

5) Attacco armato contro soggetto armato odisarmato. Questo è il contrario di quanto detto nelpunto precedente, qui normalmente è la donna cheattacca un uomo. Alla donna che attacca viene datalibertà di tecniche, le è permesso attaccare ilperimetro difensivo dell'avversario se lo desidera.Dobbiamo ricordare che non è solo attacco o difesa,nello sparring ci sono sempre due istruttori disponibilia vigilare sul lavoro, quindi questi possono dare deiconsigli preziosi, o anche criticare ciò a cui stannoassistendo.

Nota: in questi 5 metodi di sparring non c'è arbitro,non ci sono punteggi, non c'è limite di tempo, se icontendenti portano la contesa a terra, hanno 10secondo per dominare l'altro o per portare unasottomissione usando tecniche dolorose, altrimentil'istruttore annullerà lo scontro e si dovrà iniziare dinuovo.

In un pr imo momento questa ar te dacombattimento non è molto bella, non è stilizzataperché, è utile ripeterlo, quando il Fu-Shih Kenpoagisce nella difesa personale, il praticante noncerca lo stile, ma l'efficacia. Poi, nella misura in cuiil lottatore o la lottatrice praticano per un certoperiodo di tempo, poco a poco raggiungono unlivello di comprensione ed espressione dell'artecome tale, la sua estetica migliora e i movimentiarrivano a essere abbastanza gradevoli, anche seletali, conservando tutte le giuste qualità delle Arti Marziali.

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“Perpraticare la

difesapersonale nonè necessario

eseguirecomplicati

esercizi per lapotenza nellearti marziali”

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all'introduzione delle arti marziali dell'Asia nel mondo occidentale si è avuta la tendenza daparte degli insegnanti e del pubblico in generale, a classificarle in due grandicategorie: gli stili “duri” e “morbidi”. Con gli anni, questa percezione generale si èconsolidata nella comunità delle arti marziali e la terminologia degli stili “duri” e“morbidi” adesso è accettata e raramente messa in discussione. Anche i mezzi dicomunicazione delle arti marziali hanno contribuito a rafforzare questa idea con

molti articoli che si riferiscono a differenti discipline e stili come “dolci” o “duri”, risaltando leloro peculiarità. Credo che possiamo essere ragionevolmente d'accordo sul fatto che alcunearti possano essere riconosciute e classificate come “prevalentemente” morbide o dure, inmaniera semplice e corretta. Pochi mettono in discussione che il Taekwondo, il Tang Soo Do,lo Shotokan e l'Isshin Ryu, ad esempio, siano principalmente duri, mentre l'Aikido, il Jiu Jitsu eil Tai Chi siano considerati morbidi. Ma dopo un analisi più accurata, queste semplificazioni eclassificazioni superficiali non rispecchiano la vera natura e la ricca complessità (per nonparlare della storia) della maggior parte delle arti marziali.

Allo scopo di capire come siamo giunti all'attuale percezione degli stili duri e morbidi, ènecessario rivedere i criteri utilizzati per classificare le arti: quelle che si basano sulla potenza,

su colpi e movimenti lineari si definiscono quelle dure;quelle che utilizzano colpi con energia piùdolce, attacchi e movimenti circolari sidefiniscono quelle morbide. In generale, ladistinzione è corretta, esatta e perfino utile.

Tuttavia il problema è che la maggiorparte delle arti marziali

YIN e YANG (1° Parte)

D

“Gli insegnantie gli allenatori

sportivitradizionali che

limitano orifiutano il cross

training, stanno dando un

cattivo servizio ai loroallievi”

Page 129: Rivista arti marziali rivista arti marziali cintura nera budo international febbraio 2014

presentano elementi di entrambe leclassificazioni! Infatti, in un sistema marziale“completo”, integrale e strutturato, i l suoprogramma includerà sia la parte lineare, dura,i colpi, che l'elemento circolare, morbido e leprese.

Non dobbiamo stupirci di questo. Le artimarziali hanno sviluppato metodi dicombattimento per il campo di battaglia epertanto debbono contenere un'ampia varietà distrategie, tecniche, sottili astuzie e adattamentiall'ambiente e perciò è necessario incorporare siagli aspetti duri che morbidi.

Ma aldilà di questa considerazione pratica estorica, la ragione più convincente per mettere daparte la visione semplicistica di morbido e duro èradicata nel fondamento esoterico-filosofico presentenel nucleo di tutte le arti marziali asiatiche, che sipuò elegantemente vedere nel loro simbolo: loYin e lo Yang. Questo simbolo, meravigliosonella sua semplicità, significa soprattuttola dualità di tutte le cose nell'universo el'assoluta necessità dell'esistenza degliopposti. Gli artisti marziali possono

vedere questo simbolo e il suosignif icato come un veicolo

strettamente educativo,spogliato e carente di unaqualche connotazione religiosao mistica. Si tratta uno

strumento di insegnamento eispirazione, un dispositivo per

ricordarci che dobbiamo essereflessibili e in costante evoluzione.Evoca la f luidità e nega larigidezza. Ci stimola a ricercaresempre di più, a sperimentareil più possibile e rifiutare lelimitazioni.

A livello pratico, lo Yin elo Yang ci stannoavvertendo che nessunaarte è totalmentemorbida o dura, che imovimenti l ineari ecircolari sicompletano tra loro;che i colpi e le prese

sono uti l i e necessarie; che i lcombattimento con o senza armisono due facce della stessa realtà.La costruzione artificiosa di durocontro morbido è illusoria.

Da quando i l primo UFC èarrivato sulla scena mondiale, la

necessità di “cross training” si è fattaevidente e, con la crescente popolarità

della MMA, sempre più istruttori epraticanti finalmente hanno compreso il

messaggio, aprendo le loro menti eabbracciando la conoscenza per

integrare il proprio stile duro contecniche morbide e il proprio

stile dolce con tecnichedure. Adesso i l

combattente inpiedi impara a

destreggiarsia terra, i l

j u d o k a

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impara a colpire, l'esperto in calci deltaekwondo impara ad afferrare e i lpraticante di Aikido impara a calciare.

Come c'era da aspettarsi,COMUNQUE, questa tendenza non si èsviluppata senza controversie e il crosstraining è stato oggetto di tanti dibattitie critiche negative. I due gruppi piùattivi nella discussione sono agliestremi opposti della comunitàdelle arti marziali. In primo luogo,come era facile pensare, ci sono itradizionalisti più acerrimi chevedono il cross training comeuna mancanza di rispetto,persino sleale, e unadistrazione dallo studiodella propria “vera”a r t e .Sorprendentementenell'altro estremo, cisono i moltip r a t i c a n t i“sportivi” di artimarziali che sisono specializzatiin un tipo specificodi competizione contecniche limitate eregole restrittive. L'ideaè che se questigareggiano solo neitornei di taekwondo,per esempio, nonhanno la necessità diimparare le prese ole proiezioni.Considerano il crosst r a i n i n gcon fus iona r i o ,

controproducente o addirittura unaperdita di tempo. Per la stessa logica, seun combattente si allena soltanto per lecompetizioni di MMA, perché “perderetempo” nell'imparare a disarmare, o a

lottare con i bastoni filippini? Sono in

assoluto disaccordo con ambo i punti divista, poiché sbagliano completamentenel valutare il cross training. Non è (enon deve essere!) solo in funzione dellacompetizione sportiva. Si tratta diprodurre un migliore artista marziale! Gliinsegnanti e gli al lenatori sportivitradizionali che limitano o rifiutano ilcross training, stanno dando un cattivo

servizio ai loro allievi. Alcunisono insicuri e di mentalitàchiusa, altri sono motivatidall 'ego e dall 'avidità. I lCrosstraining serio,equilibrato e strutturato non

solo è intelligente e portabenefici, ma è

p r o f o n d a m e n t ecoerente conl'eterno principiodi Yin e Yang.Ciò rivela chep o s s i a m or a g g i u n g e r elivell i semprepiù alti di abilità,conoscenza efiducia persperimentare e

abbracciare i lduro e il morbido,

i l l ineare e i lcircolare, i colpi e le prese,

con armi o senza armi.Nel prossimo numero spero di

poter condividere con voi le mieopinioni personali e le mieesperienze sui principi delloYing e lo Yang e la loroinfluenza nella creazione delCombat Hapkido.

Grandi Maestri

“A livello pratico, lo Yin e lo Yang ci stanno

avvertendo che nessuna arte è totalmente morbida o dura”

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Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati

mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto

DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia

le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non

coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.Budo international.netORDINALA A:

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In questa nuova serie di DVD didattici, il Maestro Mark Gridley presenta e

spiega nel dettaglio, l'uso dei punti di pressione nella difesa personale.

Il programma di Punti di Pressione Tattici del Combat Hapkido è il

risultato di svariati anni di studi e indagini sotto la guida e

l'assistenza di uno dei maggiori esperti mondiali in materia e si

basa su principi pratici e attuali della moderna Difesa

Personale, senza l'eccessiva e mistica complessità di altri

analoghi sistemi sui punti di pressione. Il corso di Punti di

Pressione Tattici del Combat Hapkido è ampiamente

utilizzato dalle forze di polizia di tutto il mondo e può

essere integrato in qualsiasi programma di Arti Marziali.

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Corso per Istruttore Associato, Corso per Istruttore e Corso

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Testo e foto: Franco Vacirca

La Convinzione è Vitale

Sandra Nagel

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Il principio fondamentaledel Gracie Jiu-Jitsu: La Pazienza

Nel Gracie Jiu-Jitsu il “principio” dilottare ha più a che fare con lapreparazione che con la“finalizzazione”. Un attacco affrettato esenza preparazione non fa molti dannie alla fine può avere conseguenzenegative su se stessi. Pertanto, siapplica la “pazienza” come uno deiprincipi più importanti dell’autenticoGracie Jiu-Jitsu (GJJ). Può accadereper caso nello sport Brazilian Jiu-Jitsu(BJJ), anche se non si rischia mai lavita in un torneo di BJJ, ma puòsuccedere invece in una situazione diauto difesa.

I lottatori di GJJ (e le lottatrici diGJJ) imparano a focalizzarsi nellosviluppo salutare. Questo si applica atutti settori del Gracie Jiu-Jitsu, siamentale, fisico e umano, che si tratti dietica, rispetto, coraggio, gentilezza,amicizia, ecc. In uno scontro nella“fase iniziale” è, ovviamente, una

parte molto importante di ciò chesuccederà e per questo bisognaseguire anche una regola importanteche mi diede il mio Maestro PedroHemeterio:”...chi ha il controllo delcentro del r ivale ed è capace diadattarsi con poco dispendio dienergie, con elasticità e libertà, ha giàvinto metà della battaglia”.

Nel Gracie Jiu-Jitsu dacombattimento è molto importanteposizionarsi in maniera da poteressere sempre attivi. Si deve esserecapaci di cedere alla pressionedell ’avversario e se è possibile,riuscire a pressare questi in posizioneverticale, ma senza perdere la propriaforza del corpo e l’energia. Si devesempre mantenere uno spazio liberosufficiente al fine di poter cambiarecon flessibil i tà e adeguarsi al lasituazione. Durante tutto i lcombattimento, specialmente all’inizio,bisogna l imitarsi a contenere gliattacchi. Ogni attacco deve, se ancoranon si è sotto pressione, esserecontenuto con una tecnica di

contrattacco in modo che si possamantenere l’opzione di applicare piùtecniche. Con gli anni di esperienza el’evoluzione personale, i combattentidi GJJ intelligenti imparano a leggerebene il proprio opponente sin dalprincipio per migliorare e se possibile,agire con maggior rapidità.

I principianti commettono spessol’errore di attaccare il nemico sindall’inizio come un rullo compressore.Ciò può andare a favore di un lottatoredi GJJ esperto che si ritrova un rivalequasi senza forze. La maggior partedei combattenti GJJ sono molto“quadrati”, voglio dire che nonutilizzano “curve” – pertanto i loroattacchi spesso si possono vedere dalontano, in contrasto con un praticantedi GJJ esperto che applica le tecnichein forma più rotonda ed elastica, chepadroneggia le proprie capacità equindi sta più vicino al suo rivale.

L’obbiettivo di qualsiasi principiantedeve essere di apprendere questa“rotondità” da far entrarenell ’applicazione delle tecniche.

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Jiu Jitsu

Questo è in verità piu facile a dirsi chea farsi, perchè necessita di tantotempo di allenamento – a volte mesi –nel quale si pratica una sola tecnica.Praticare la tecnica di combattimentocon differenti compagni si fa un pò piùavanti e anche questo ha un ruoloimportante, ma prima bisognaimparare bene ciò che lo precede.

Nella nostra didattica Gracie Jiu-Jitsu si effettuano degli esercizi diinteriorizzazione prima delcombatimento libero reale. Questigiocano un ruolo ancora piùimportante, perchè questi lottatori GJJimparano la tecnica. I molto intensi etecnici “esercizi” delle distinte tecnicheo di quelle strettamente collegate,migliorano la fluidità e si utilizzano peracquisire una velocità naturale.“L’esercizio” aiuta anche parecchio especialmente i lottatori di GJJ piùpassivi. Di frequente essi recitano unruolo più passivo, per cui vengonopraticamente obbligati a prendere unaparte più attiva. Nel GJJ non abbiamonulla contro un ruolo passivo, alcontrario, talvolta è meglio di qualsiasialtra cosa, ma dobbiamo praticare idue ruoli per capirli meglio entrambi.In questo gioco di ruoli bisogna senzadubbio mettere molta attenzioneanche alla difesa. Si ha l’opportunità divedere quello che fa un altropraticante di GJJ nella stessasituazione o in una simile.

Ne l Grac ie J iu J i tsu es is tesempre la domanda su come unprincipiante debba assemblare i lsuo “repertorio iniziale”. Nel BJJspor t ivo b isogna lavorare perimparare tecniche di atterramentodel Judo, Sambo e Lotta Libera. NelGracie Jiu-Jitsu, avendo io imparatodal maestro Pedro Hemeterio, chea sua vo l ta imparò le sueconoscenze persona lmente da lfondatore del GJJ Hel io Gracie,questo non è necessar io .Nell’autentico GJJ si ha l’ idea diautodifesa, il che vuol dire che giàsappiamo dal pr inc ip io che unaposizione sbagliata può costarci lavita. Quindi, il primo movimento èg ià concep i to per pro teggerc i(sopravvivenza). Le tecniche cheservono solo per competere sulTATAMI, ci r isultano superf lue...Questo non significa che non sianosuff ic ien temente buone – masemplicemente non ci servono perla nostra di fesa, che è i l nostroobbiettivo principale.

E’ meglio eseguire una tecnica conun 20% di precisione e un 80% diconvinzione, che una con un 80% di

precisione e un 20% di convinzione.Ecco qui alcuni importanti punti che ilprincipiante deve assolutamente tenerpresente, nel suo cammino verso lacintura azzurra, perchè se gli sarànecessario per strada, possaapplicare quanto imparato:

L’efficacia di una tecnica può esserenecessaria anche in mancanza diconvinzione.

La convinzione è molto importante,può esserla tanto quanto o più dellastessa tecnica.

La convinzione influisce in manierasignif icativa sul successo e sul

fallimento.Se magari, inizialmente, non si

realizza alla perfezione la tecnica, ci sideve provare, ma con la pienaconvinzione. Alla fine si trarrà il profittodovuto.

Se si pratica una tecnica, bisognaallenarla bene, praticarla perchè siacompleta in teoria e totalmente al suoposto; il primo passo è combinareprecisione e convinzione.

Bisogna praticare ciascuna tecnicacon autocontrollo, però non deve maivenire meno i l desiderio dipadroneggiarla fino in fondo.

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passato pi� di unanno da quandol'International MartialArts Institute invit� i lGran Maestro MartinSewer allo spettacolo

annuale della World Black Belt Hall ofFame, in Malesia. Dobbiamo ricordareche gi� anni fa gli organizzatori sirivolsero a Martin Sewer, grazie alla suafama (che � in aumento) nella comunit�mondiale delle arti marziali, e indifferenti occasioni lo hanno invitato aKuching (Malesia). L'anno scorso nonsoltanto ha vinto il primo premio neltorneo dei Grandi Maestri, ma � statoanche eletto Gran Maestro dell'anno2012. Allo stesso tempo ricordiamo chequel meraviglioso e memorabile evento �stato turbato dall'incendio di una dellelocali scuole di Kung Fu. Quando il GranMaestro Martin Sewer ha saputo diquesto incidente, non ha tardato adonare il suo Lai Si annuale (regalo dicompleanno) per agevolare laricostruzione di tale scuola. E' stato unanno glorioso per Martin Sewer che hariempito d'orgoglio la scuola e i suoinumerosi allievi in Svizzera. Ancora dipi� si sono emozionati quando questostesso anno � stato invitato di nuovo e si� recato, ancora una volta, a Kuching.Appena arrivato, � stato accolto dalresponsabile dell'evento, i l GranMaestro Dr.Song e gli � stato chiesto dimostrare la sua maestria. A parte ilDr.Song e i Grandi Maestri presenti, variVIP malesi hanno assistito alladimostrazione, come per esempio ilministro della Salute. Il Gran MaestroMartin Sewer si � esibito in una parte

della famosa Tit Sin Kuen, una formaleggendaria e “segreta” nel mondo dellearti marziali. Poco dopo � stato elettoSenior Advisor dell'evento e per la suaopera nell'Hung Gar Kung Fu originale �stato decorato con un nuovoriconoscimento, la medaglia d'oro dellaWorld Black Belt Hall ofo Fame. Alla finedi una lunga e fruttuosa giornata, laWorld Kuosho Federation Bangladesh loha omaggiato come invitato VIPdell'evento del Martial Arts Institute.Finalmente ha potuto poi riposare e

recuperare dal lungo viaggio e da unpomeriggio pieno di omaggi e premi. Ilgiorno seguente ha avuto luogo il torneodelle dimostrazioni, tanto atteso dalpubblico e dai partecipanti estasiati.Martin Sewer vi ha partecipatonuovamente nella categoria dei GranMaster e ha difeso i l primo postodell'anno precedente. Ha esibito lafamosa forma della Tigre e della Gru, incinese “Fu Hook Seung Yin Kuen”.Questa forma � cos� conosciuta chemolte volte l'Hung Gar Kung Fu originaleviene definito il “Sistema di Kung Fudella Tigre e della Gru”. Con questaforma il Sigung (nonno nel Kung Fu) diMartin Sewer, il famoso uomo d'onore eeroe nazionale Chiu Kow, si impose nelcampionato cinese di Wushu nel 1957.Martin Sewer ha dimostrato di essere undegno successore nella gloriosa storiadell'Hung Gar. La celebrazione �proseguita nella Hall of Fame, il radunodelle leggende del Kung Fu. E' qui cheMartin Sewer � stato riconosciuto GranMaestro nel 2012 e per quest'anno,grazie alla sua attivit� come Maestro, �stato selezionato come Gran Maestro

E’ “Anche seOccidentale, dalla

Svizzera, hasaputo superaretutti gli ostacolidella sua vita per

arrivare adessere il migliore

allievo esuccessore dell

Dr. Chiu Chi Ling.Ha dedicato tutta

la sua vitaall'Hung Gar KungFu originale e si

preoccupasempre dei

progressi dei suoinumerosi allievi edella divulgazione

dello stile”

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Hung Gar

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Istruttore. Gli hanno chiesto un'altra volta di dimostrare il suoHung Gar Kung Fu, ma non si � limitato solo a fare sfoggio dellesue capacit�, ma ha anche tenuto un seminario per i GrandiMaestri presenti. Ci� lo ha messo in risalto davanti ai suoi colleghi.Come gi� era accaduto nelle altre dimostrazioni, i partecipanti delseminario sono rimasti a bocca aperta e stupiti. Per giorni si �parlato dei suoi insegnamenti e del buon umore che li hannoaccompagnati. Il terzo giorno, le emozioni sono giunte al loroapice: Martin Sewer � stato nominato Gran Maestro Istruttoredell'anno 2013. Ma non era tutto, mancavano ancora iriconoscimenti pi� importanti. Successivamente alla consegna deititoli onorifici, sono iniziati i festeggiamenti per la riapertura dellascuola di Kung Fu, che venne distrutta da un incendio lo scorsoanno. Che felicit� mostrarono gli allievi locali al taglio del nastrorosso! In Svizzera, gli allievi del Gran Maestro Martin Sewer hannocondiviso la stessa emozione, poich� hanno contribuito con ladonazione del Lai Si del loro Sifu. Siamo arrivati dunque all'ultimaserata e mentre molti gi� pensavano al ritorno, un'altra sorpresaattendeva Martin Sewer e i suoi allievi: i l successore delleggendario Dr.Chiu Chi Ling e direttore della pi� grande scuola diHung Gar in Svizzera, il Gran Maestro Martin Sewer, ha ricevuto il9° Grado di Maestro, davanti a tutto il pubblico e agli altri GrandiMaestri. Secondo il rappresentante dell'Internationale Martial ArtsInstitute, era il minimo che si poteva fare per premiarlo e nonpoteva essere meno che onorarlo e mostrargli talericonoscimento. La notizia ha avuto grande ripescussione suigiornali e altri media locali. Sempre leale e fedele al suo Sifu, il Dr.Chiu Chi Ling, Martin Sewer ha dichiarato: “ Per me � importantel'8° grado conferitomi dal mio Maestro. Con questo grado lavoroed esso appare nel mio biglietto da visita. Ma, naturalmente, � unonore eccezionale ricevere questo premio, verso il quale nutro ilmio sommo rispetto.” I suoi allievi svizzeri, incluso lui stesso, sonorimasti sorpresi da una simile onorificienza mostrata nei suoiconfronti. Tuttavia i Grandi Maestri anziani dell'Asia, soprattuttoquelli di Hong Kong, non erano affatto stupiti: “ Non meritava altro”- disse uno dei Grandi Maestri - “Anche se Occidentale, dallaSvizzera, ha saputo superare tutti gli ostacoli della sua vita perarrivare ad essere il migliore allievo e successore dell Dr. Chiu ChiLing. Ha dedicato tutta la sua vita all'Hung Gar Kung Fu originalee si preoccupa sempre dei progressi dei suoi numerosi allievi edella divulgazione dello stile. Ha scritto libri e pubblicazioni varie elavora attivamente per la comunit� delle Arti Marziali. Cos�dev'essere! Conosco pochi che sono arrivati a tanto al giornod'oggi, ma questo svizzero un po' pazzo ci � riuscito!”.

Kung Fu

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Il nuovo film di IsaacFlorentine “Ninja:Shadow of a Tear” nonè il classico film a buonmercato di Hong Kong.È una pellicola d'azionedi Hollywood con tuttigli ingredienti peressere ricordato neglianni a venire.

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Ninja“Shadow of a Tear”(“Ninja II”, ndt)

Diretto da Isaac Florentine

Attori protagonisti, Scott Adkins eKane Kosugi

Prodotta da Millennium Films, AviLerner, Boaz Davidson e Frank DiMartini

Azione, colpi di scena, eccellentetecnica, una storia credibile, grandecinematografia, storicamente corretto,David White ha fatto un lavoro incredibilenello scrivere la sceneggiatura. Prodottoda Avi Lerner e Boaz Davidson della NuImage Millennium, riempirà i dojo comehanno fatto negli anni 70 e 80 “Senzaesclusione di colpi” e “I 3dell'Operazione Drago”.

Esplosioni, calci come mai si sonovist i pr ima, una bel la stor ia el'incredibile performance del nuovo eroedelle arti marziali di Hollywood, SCOTTADKINS (Boyka nel la serie

“Undisputed”).L'abilità nelle arti marziali di Scott è

aumentata a ta l punto da far ladiventare da buona a veramenteimpressionante. In condizioni fisicheeccezionali, le ragazze impazzirannonel vedere questo giovane affascinanteche combatte da uomo con unamissione, insieme al nuovo cattivoKane Kosugi che è i l f ig l io di ShoKosugi. Sho è stato il protagonista dimolti dei primi titoli della serie di filmNinja degl i anni '80, a cuiappartengono classici come “Ninja, lafuria umana”, “Pray for Death” (“Il colposegreto del Ninja”) che hanno resopopolare la parola ninja nelle caseamericane. Kane è una star assolutanel suo paese natale, il Giappone, eadesso colpisce Hollywood con calci epugni come fece il padre 30 anni fa. Idue aff rontano sul lo schermo i ldilemma dell'affetto e del rispetto difronte alla pura disperazione e all'odioquando Casey cerca di scoprire chi èstato il responsabile della morte di suamoglie incinta Namiko e del figlio.

La storia è la vendetta di Casey (ScottAdkins) la cui moglie viene assassinatada una gang e lui segue i criminali dalGiappone alla Thailandia e nelle forestedella Birmania.

Le scene di combattimento, unite auna eccellente recitazione di Adkins eKosugi hanno un ritmo che non tilasciano senza fiato. Tuttavia, quandocomincia l'azione è come se scoppiassel'inferno e i calci sono così rapidi, alti esorprendenti che sfidano la forza digravità. I combattimenti con le spadesono sanguinosi ma non eccessivi. Ah,ho detto che non vengono usati cavi perle riprese delle scene di lotta? Non cipotrete credere. Si cerca di mettere inrisalto sia Scott che Kane per lerispettive incredibil i abilità, pulizia,rapidità precisione nelle tecniche che derivano da ore di allenamento in un dojo.

L'arma principale per uccidere è unMankirigusari o catena da 30 pollici, cheera utilizzata dai Ninja del XVI secolo perstrangolare o atterrare un avversario. Lacuriosità è che è fatta con filo spinato ed

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è il biglietto da visita della banda dimalviventi che lascia un segnoterribile sul collo delle loro vittime.

Nei ruoli secondari ci sono Jahwade Tim Man che realizzano dellegrandi azioni, oltre a un grandecomparto di art isti marziali checontribuiscono a rendere eccellentequesto film sia tecnicamente chestoricamente, in modo che tutti coloroche hanno praticato o studiato ilNinjutsu e daranno un'occhiata allapellicola, ne approveranno l'effettivabontà. Lo svedese Tim Man è i lcoreografo dei combattimenti al qualerivolgere una standing ovation per ilsuo eccezionale lavoro nelle scene dilotta.

Altro motivo di interesse per il filmè la passione e l 'attenzionemaniacale di Florentine ai dettaglidelle sue storie, in cui indaga perassicurarsi della loro correttezza nelparticolare come fa nuovamente inquesta pellicola, perché mostra ilvero ed esatto stemma Ninja e la

vera storia di Fujita Saiko, l'ultimoninja del lineage Koga che morì nel1966 e che è stato di fatto l'ultimovero ninja durante la II GuerraMondiale.

Il film ricorda alcune scene di “I 3dell'Operazione Drago”, con duebottigl ie rotte e un passaggioincredibile con un calcio laterale eanche se non c'è una sale con deglispecchi, non c'è dubbio cheFlorentine voglia rendere omaggio alPiccolo Drago nell'ultima scena dicombattimento. E così cita ancorauna volta Bruce Lee quando imita“Dalla Cina Con Furore” in una dellescene di lotta del dojo con un gruppodi ragazzi tutti i insieme e che di certoè stata fatta in un unico pianod'azione, congratulazioni a RossClarkson il cineoperatore, che hafatto un lavoro incredibile come sololui può fare.

Se vi è piaciuto “Ninja 1” è sicuroche amerete questo film. La pellicola,secondo me che non sono così

imparziale, è la migliore di Florentinefino ad ora.

Sarà un grande successo come “I3 dell'Operazione Drago” e “Senzaesclusione di colpi”? Beh, dipenderisposta del pubblico, ma una cosaè certa, non bisogna perderselo perguardare qualche stupida storia diarti marziali piena di effetti graficicomputer izzat i che sappiamoessere fasul la e con movimentiimpossibi l i che nessuno puòeseguire. Che sollievo non vederenessun trucco con cavi tipico di ognialtra pell icola Chop Suey (sino-americana, ndt) fatta in America!Lasciate quella spazzatura a quellidi Hong Kong.

Forza Hollywood sveglia e dai aquesto ragazzo un budget perrealizzare films di arti marziali comesi deve, ancora una volta. Nessunopuò raccontare una stor ia erappresentare il genere d'azionemeglio di Isaac Florentine e nondico altro.

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arigi è una città nellaquale in molte occasioni,a partire dagli anni 80 adoggi, ho viaggiato permotivi legati al Karate.Laggiù, anni con il mio

valido team agonistico abbiamopartecipato per diversi anni alla Coppadi Francia di Wado Ryu che il maestroe amico Patrice Belrhiti continua adorganizzare da svariate decadi.

Par ig i è anche un luogo in cuiavvengono seminari e galà dal lat radiz ione leggendar ia . Le tantevisite alla “Ville Lumière” mi hannopor ta to tempo fa ad avere unaprofonda conversaz ione con i lmaest ro Henry Plee, unaconversazione che oggi vogliamoriportare qui, su Cintura Nera/BudoInternational, dal momento che lavalidità del suo contenuto è più chemai attuale.

Chi ha a che fare con le Arti Marzialie non ha mai sentito parlare delMaestro Henry Plee? Quest'uomofrancese è una leggenda in Occidente.Egli introdusse la pratica del Karate inEuropa e fece moltissimo per losviluppo non solo di quest'Arte, maanche di altre come Judo,Aikido…attraverso l'edizione in linguafrancese di riviste e altri lavori. Con alsuo attivo una trentina di Dan (!),ripartiti tra le varie arti marziali, Judo,Aikido, Kendo, Bojutsu e Karate, è conquest'ultimo che è arrivato ad esserepiù conosciuto negli anni recenti. Ilsignor Plee è 10°Dan di Karate,riconosciuto da Tsuneyoshi Ogura(1909-2007). In Francia, in tutta Europae nel mondo intero, Plee è riconosciutoe rispettato. Tutti i Maestri Francesisono stati suoi allievi, o hanno avuto ache fare con lui. E', ripeto, una veraleggenda.

Henry Plee, nato nel 1923 ad Arràs,nella regione del Passo di Calais inFrancia, nel nord del paese, cominciògli studi di architettura poi interrottidalla II Guerra Mondiale.

Ho conosciuto personalmente HenryPlee nel 1990. La cosa mi provocòsensazioni contrastanti. Senza metterein discussione ne il suo interesse, netantomeno la sua importanza e il suomeritato posto nella storia del Karate,la verità è che il suo modo di essere micausò una sensazione non troppopositiva.

Una mattina di primavera, mi diressial mio appuntamento con Plee. Il luogonon poteva essere altro che la casache possiede appena sopra al suodojo, il primo posto in Europa dove sipraticò e insegnò Karate in manieraufficiale.

La proprietà che Henry Plee ha nelcentro di Parigi, molto vicina allacattedrale di Notre Dame, è un luogotranquillo e attraente dove insieme allaresidenza familiare si trova il famosoclub di Karate e il negozio di articoli perarti marziali da sempre in suopossesso. Devo dire che nella ventinadi occasioni che ho visitato la capitalefrancese, non ho mai mancato di venirequi. E' pur sempre il luogo in cui ebbeinizio il Karate in Europa e pertanto,per gli amanti della storia, è come unluogo di culto.

Henry Plee mi ricevette in casa sua,una vecchia villa in cui è compreso unfamoso negozio di Arti Marziali che halasciato ai suoi figli e lo Shobudo -“Karate Club de France”- club a capo diuna elite. Il signor Plee, i cui allievihanno vinto 32 tra t i tol i nazionalifrancesi, europei e mondiali, era li chemi aspettava. Ci sedemmo insieme inuna stanza dallo stile molto particolare,dalla quale se ne vedevano altre non

meno originali. Poca luce, innumerevolioggetti tradizionali del Budo, spade,armature da Samurai…si trovano inquesta stanza. I mobili, in stile antico,l'ambiente, mi fanno pensare a luicome una persona alquanto filosofica,profonda, molto profonda e persinostravagante a volte.

Plee si era interessato in precedenzaalla Boxe e alla Savate, ma è dal 1948che inizia a tradurre la rivista JudoKodokan di Judo e a interessarsi allearti marziali giapponesi. Poco più tardientrerà in contatto con maestri diKarate come Mochizuki, Murakami eOshima, i quali riuscirà a portare aParigi per insegnare. Tra quei primiall ievi di Plee a Parigi c'è i lsuccessivamente noto (nel mondo delKarate) Jaques Delcourt.

Nella parete principale di questastanza ci sono due armatureveramente impressionanti. Tra di essespicca un ritratto. E' i l padre delMaestro Plee.

“Ho iniziato a cinque anni adallenarmi al pugilato con mio padre,che era nell'esercito. Poi ho praticato“Savate”.

Signor Plee come ha cominciato conle Arti Marziali?

“Nel 1948 iniziai a tradurre epubblicare la rivista JUDO KODOKAN.L'ho fatto per moltissimi anni. Tradussianche Gichin Funakoshi dal 1948.”

Poco più tardi entrerà in contatto conmaestri di Karate come Mochizuki,Murakami e Oshima, i quali riuscirà aportare a Parigi per insegnare. Tra queiprimi all ievi di Plee a Parigi c'è i lsuccessivamente famoso (nel mondodel Karate) Jaques Delcourt.

I l Maestro Plee ha avuto ott imirapporti con tanti Maestri Giapponesi.Come entrò in contatto con il MaestroMochizuki?

Classici

IL PADRE DEL KARATE EUROPEOSenza dubbio il potente Karate Europeo non finirà mai di ringraziare il lavoro realiz-

zato dal suo precursore nonché suo vero padre, il francese Henry Plee, che ha appe-na compiuto i 90 anni di età. Carismatico, curioso, anche pittoresco, con le sue stra-nezze che ne alimentano la sua aura di grande maestro, Plee portò i primi maestrigiapponesi fino al suo club parigino, il primo dojo europeo di Karate (che continua adessere dove è sempre stato, anche se ristrutturato dopo un pauroso incendio acca-duto di recente). Così gettò il primo seme del Karate nel vecchio continente.Salvador Herraiz nella sua ventina di viaggi a Parigi da oltre 25 anni, non ha mai

mancato di visitare il carismatico luogo nel centro della capitale francese. Adesso harecuperato di sua iniziativa la conversazione che ebbe in una di queste occasioni conHenry Plee, a casa sua, nello stesso stabile, appena sopra il leggendario dojo.

Testo e Foto: Salvador Herraiz, 7°Dan di KarateParigi (Francia)

P

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Maestri

“Io ero un buon Judoka. Mochizukiarrivò con il suo Aikido. Praticai Aikidocon lui (si riferisce a Minoru Mochizuki,una grande leggenda del BudoGiapponese con oltre 50 Dan al suoattivo). Siamo amici e anche con il figlioHiroo.”

Hiroo Mochizuki venne in Europa.Ma anche altri maestri lo fecero, no?

“Si, venne Murakami, che è morto daalcuni anni. Anche Oshima, Kase,Tokitsu, Nambu…Mochizuki Hiroo ebbeuna spiacevole esperienza dicombattimento. In Giappone avevasentito che i l Wado Ryu avevaqualcosa della boxe e quindi…Ma eraun karateka molto valido.”

Mochizuki fu un importante maestroe precursore del Wado Ryu in Europa.Infatti esistono libri di Mochizuki suiKata del Wado Ryu, realizzati inoltre incollaborazione con…Henry Plee.D'altra parte è certo che Mochizukipraticò anche Shotokan e più tardimescolò sistemi e idee per ideare il suoYoseikan Budo, ecc…tuttavia, che fuun importante maestro di WadoRyu…non vi è alcun dubbio.

Cosa pensa dei Giapponesi?

“Nel 1950, i giapponesi non volevanogli occidentali. Era appena terminataun'epoca molto triste per loro, a causadell 'occupazione Occidentale. Igiapponesi maltrattavano gli occidentaliper colpa dell'occupazione americana.Pensavano che ciò che non viene dalloro paese sia negativo. Siconsideravano superiori”.

Sembra che il Signor Plee non abbiau n a

grande opinione dei modi di farenipponici. Egli continuadicendo…”Anche poco tempo fa, gliamericani comprarono azioni di unagrande azienda giapponese e questofece grande scandalo.” Henry Pleepensa un po' e mi dice: “Se vai inGiappone, in qualche modo verrai feritopraticando il Karate.”

Cambiamo argomento. Un'altrapersona che ha significato molto nelmodo delle Arti Marziali in occidente fuDonn F.Draegger, che ebbe frequentirapporti con Plee. Gli domando inmerito a tutto ciò, lui annuisce con ilcapo e risponde:

1. Pergamena originale dello storico Club2. Salvador Herraiz, nel cortile interno della struttura,

sulla soglia del portone del dojo.3. Henry Plee 4. Henry Plee tra il pioniere inglese Vernon Bell e

Hiroo Mochizuki5. Plee da bambino, nel 1930, combattendo per

gioco sulla spiaggia.6. Plee e Hiroo Mochizuki agli albori del Karate in

Europa.7. Posa tecnica di Kokutsu Dachi Shotokan8. Nel 1949, nel dojo del maestro Kawaishi di Judo, a

Parigi. Geniot, Plee, Valin, Conquil e Gillet. La giaccagrigia che utilizza Plee l'ha portata dalla Germania, daitempi in cui era stato prigioniero li nel 1944.

9. Plee riceve un Sokuto Geri da Taiji Kase.10. Henry Plee e Hiroo Mochizuki durante il primo

Campionato di Francia di Karate, il 25 Ottobre del 1957.11. Un altro momento di un kata.

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“Fu molto importante. Praticò Karatecon Fukuda (traduceva una rivista).Venne in Francia per un campionato diJudo e mi fece visita per via dellabiblioteca così rara che possiedo.” Ilsignor Plee si riferisce agli esemplari dilibri, così curiosi, interessanti e uniciche la compongono.

E con Draeger ebbe un buonesempio di Karate vero?

“Avevo un club di Judo e lui vennead aiutarmi. Veniva sempre unamezz'ora prima e in quel lasso ditempo Donn praticava il suo Karate. Iogli domandai se quella era Boxefrancese e lui mi disse no! Così mimandò un film.”

Questo fi lm, con le tecniche deimaestri Obata, Nishiyama eNakayama, insieme a un l ibro diYoshitaka Funakoshi, furono i primiinsegnanti di Henry Plee. DonnDraegger collaborò anche alla rinascitadel Karate dopo la proibizione della suapratica con l'occupazione americana.

Plee parla ancora di questo: “Si, ilGenerale Mc Arthur proibì la pratica delKarate. Draegger si adoperò perchéfosse tolto tale veto. Il film menzionatoprima, ebbe anch'esso un ruoloimportante nella sua restaurazione. Erail 1946.”

Henry Plee ora parla del suo Maestroe del suo modo di essere.

“Non mi piacciono molti Maestri.Quando andai in Giappone, Donn miaiutò con alcuni di loro. Più tardiconobbi dei veri Maestri. Ma questinon si fanno vedere. Einstein e unprofessore universitario non sono lastessa cosa. I ver i Maest r i nonparlavano. I l vero Maestro non èvisibi le per la gente ordinaria. E'necessario avere un certo spessore.A Einstein non sarebbe interessatod iscutere d i matemat ica conqualcuno senza alcuno spessore.Gich in Funakoshi e I tosu eranoMaestri nel 1901. Funakoshi sin dapicco lo vo leva insegnare a i p iùpiccol i . Non erano al suo l ivel lo.

Intervista

14. Plee, in basso asinistra, insieme aTsutomu Oshima. Nelcerchio, in alto a destra,Jacques Delcourt.

15. Plee, insieme aNambu e ad altri a SanRafael.

12. Plee che esegueuna tecnica di rotturadurante il Campionato diFrancia del 1958.

13. Henry Plee, pionieredel Karate in Europa.

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Funakoshi a volte sbagliava ainsegnare.”

Pare che H.Plee stia pensandoai Maestri clandestini dell'epoca di

Matsumura, ecc…” Funakoshinelle sue memorie dice che avevadei Maestri segreti. Un buonMaestro ha quattro o cinque buonidiscepoli.”

Il 21 Novembre del 1965 ebbeluogo un Congresso Europeo diKarate nella città della Senna. Eragià la terza edizione. Austria, conKart Neveceral in testa,Jugoslavia e Portogallo siaggiungono all ' interesse perl'organizzazione europea. HenryPlee, in qualità di ConsigliereTecnico, apporta l 'operato diquattro esperti giapponesi cheaiuteranno a sviluppare il lavorotecnico. Si tratta di Kono,

Yamashima, Toyamae Suzuki. Ovvero, losti le Wado Ryu è,senza ombra didubbio, il capofila delconsiglio tecnicoEuropeo. Vengonoformalizzati gli statutie con quello nasceufficialmente quellache sarà l 'UnioneEuropea di Karate. Il7 di Maggio del 1966venne disputato unprimo Campionatod'Europa a Parigi, siaa squadre cheindividuale, maquesto al momentoavvenne solo a livellomaschile (e così saràper i 10 anni a

seguire). Cinque paesi a squadree uno in più per l'individuale. Nonmale per cominciare! La Franciaarrivò 1°, seguita dalla Svizzera edall'Italoa. Nell'individuale vinse ilfrancese Baroux, seguito dalconnazionale Sauvin e dall'italianoGeronema e Setrouk (Francia).Traumi e colpi senza controllo sividero a iosa. Un problema darisolvere.

L'Unione Europea di Karateposò le sue prime solide basi.

Henry Plee si fece

carico della Segreteria Generale,l ' i tal iano Ceracchini vennenominato Vicepresidente e Leo Artsottenne l'incarico di Tesoriere.

Per Henry Plee c'è una chiaradifferenza tra il Karate sportivo e ilKarate che egli definisce Marziale edi tali differenze parla molto spessodurante la mia permanenza li.

Cosa pensa dell'esistenza degliStili?

“Quando s'impara a cucinare, tiinsegnano a fare dei piatti. Unavolta preso il diploma se non fai deipiatti nuovi non sei un Maestro.Bisogna creare.”

Per Plee esiste una grandedifferenza tra l'autentico e profondoKarate Marziale e lo sport. Nelprimo si r ichiede una effett ivapurezza. Lo sport, per lui, va peruna strada differente.

Cosa pensa circa l'introduzionedel Karate ai Giochi Olimpici?

“ Le competizioni hanno bisognodi soldi e i professionisti di titoli. LeFederazioni vogliono avere validiagonisti per ottenere sovvenzioni.Per i vari campionati è necessariounificare i Kata e i regolamenti…ètutto qui.”

Ma ciò contrasta un po'…oabbastanza con gli stili di Karate,limitandoli per tale scopo?

“E' un'altra cosa. La meta delKarate è rivelare qualità fisiche ementali. Prima si diceva del Judo:Bisogna mettere il Judo nella vita eviceversa, la vita nel Judo.”

Il Signor Plee torna a sottolinearela differenza che deve essere moltochiara, tra la parte sportiva che leFederazioni devono sviluppare e laparte Marziale, più interiore epersonale.

“Il campionato è un gioco (LeOlimpiadi, per esempio). Lo sport èlo sport. La parola sport significadivertimento. E' una parola Franco-Ispanica che gli inglesi feceropropria e dopo ce l'hanno propinatacome se fosse loro.”

Allora si potrebbe dire che ilKarate sportivo non è Karate, no?

“ E' un'altra cosa. E' un erroreutilizzare la parola “Karate” nei

Intervista

In alto, Salvador Herraiz e Hanry Plee, riuniti 25 anni faa Parigi.

Più in basso, tradizionale corso a San Rafael nel 1965:in piedi, al centro, Yoshinao Nambu e davanti a lui, HenryPlee insieme ai leggendari Valera, Lavorato, Baut eBaroux.

Henry Plee nel 2009, che riceve per mano di JacquesDelcourt il suo importante riconoscimento.

Esterno del cortile, in Rue Ste.Genevieve a Parigi.Ultima, sotto, Herraiz e Plee parlano animatamente in

casa del maestro francese.

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campionati, anche se è buono a livellopubblicitario.”

C'è dunque uno spirito distinto inentrambe le cose?

“Nel Karate Arte Marziale non siprende mai l ' iniziativa dell 'attaccomentre nello sportivo si, perché èoffensivo. Il vero Karate è difensivo.”

Interrompo il Signor Plee…”Karate nisente nashi” (Non ci sono tecnicheoffensive nel Karate), frase importantedi Gichin Funakoshi che attualmente si

trova incisa su un monumento aKamakura, Giappone. Il Signor Pleeannuisce con la testa e dice:“Esattamente”, poi continua…

“Nelle Arti Marziali si uccide perdifendersi. È difficile provare a nonattaccare. Attendere l 'attaccoavversario. La mente deve esserevigile, ma neutra e pronta adattaccare…ma quest'idea viene spessodistorta. La posizione “Kokutsu” èdifensiva e nel combattimento sportivo

si tende a fare “Fudo”, trasformandolain offensiva.”

Lo sport e i l suo spirito sononegativi? (Mi riferisco alla mentalità dalpunto di vista del Karate Arte Marziale):

“Lo sport è buono in gioventù. E' vita.Dopo i trent'anni si pratica l 'ArteMarziale. Si perde in vital i tà e siricercano altre cose.”

All'improvviso, il Maestro Plee sialza e si dirige verso un computernella stanza accanto. Da li mi dice:

Grandi Maestri

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“Le voglio fare un regalo. Sono alcune regole per losviluppo del Karate Arte Marziale. Devono essere seguitenon soltanto dentro i l Dojo, ma anche fuori . Sonoautorizzato a svelargliele.” Facendo riferimento allaversione originale delle 20 Regole D'Oro che dettò GichinFunakoshi.

“Lo sport è un rituale. Tutte le specie animali hanno i proprirituali in natura. Il più forte si guadagna la femmina migliore eil diritto di fecondarla. Così migliora la propria specie. Ladonna sceglie un bel corpo, anche se l'uomo è stupido. Va amigliorarsi e non uccide mai esemplari della stessa specie.E' solo un rituale. Gli uomini quando litigano spesso dicono:

“Vieni fuori se sei un uomo!” E' tutto un rituale. E poi non siuccidono mai. Mai.”

Però a volte succede. Ci sono morti ammazzati,terrorismo…

” Si certo, ci sono sempre dei cani sciolti. Ma sonoeccezioni. Nelle risse, se volessero davvero uccidersi sicaverebbero gli occhi, o si morderebbero il collo, ma non lofanno perché è tutto un rituale. Si afferrano…ma non simordono. Gli animali con le corna quando lottano siattaccano frontalmente e non si fanno niente. Le loro cornasi scontrano. Anch'esso è un rituale. Quando voglionouccidere sul serio, cacciando altre specie, attaccano in modo

circolare e trapassano la preda puntando al ventre. E'diverso se si vuole uccidere. Esiste una censurapsicologica che ce lo impedisce.”

Per il Signor Plee la parola Maestro ha un significatoprofondo come vediamo. Continua dicendo: “ UnMaestro nel senso più completo del termine non esiste.

Solo in parte. Picasso era un pittore di grandelivello, ma non era completo nel resto. AncheDalì. Dalì dava messaggi esoterici nei suoiquadri. Era più uno specialista.”

Per concludere con questo tema, il signorPlee mi da la sua opinione di se stesso: “Io nonsono un Maestro. In ogni caso sono un buoninsegnante. E molto fortunato.” Il signor Plee sidilunga su questo argomento, ma io voglioaffrontarne degli altri.

Cosa fa adesso Henry Plee? Ha degliinsegnanti nel suo Club? Segue personalmentele lezioni?

“Ho alcuni insegnanti che fanno le lezioni e ioinsegno a loro, dev'essere così. E si devesempre avere qualcuno a capo di questi, così seil Maestro muore non ci sono problemi neesplosioni. Se facessi le stesse lezioni ugualiper tutt i , venendo a mancare i l Maestropotrebbe esserci uno smarrimento e tutt ivorrebbero prendere il suo posto. Un Maestrodeve essere preparato a questo. Se alla suamorte avviene una cosa del genere è perchénon era un grande Maestro. Solo un pedagogo.

Vuole aggiungere qualcos'altro per tutti ikarateka Sr.Plee?

“ Mettere l'accento nel “Kyokun”, i 20 precettiche le ho dato. Devono essere tramandati aidiscepoli preferibilmente in maniera orale ecomprendendoli bene. Ci sono differenti livelli dicomprensione e parti oscure. Perciò bisognaanche stabilire un proprio metodo, ma solo

quando si avrà una grandeesperienza, se c'è qualcosa dinuovo si sentirà, quando lacucina è perfezionata siaggiungono gli ingredienti e tuttomigliora.”

Non molto tempo fa, nel 2009,i l Presidente Onorario dellaWKF, l ' inossidabile JaquesDelcourt, ha decorato HenryPlee con il titolo di Cavalieredell'Ordine al Merito di Francia.Lo stesso presidente del Comitato OlimpicoInternazionale, Jaques Rogge siè congratulato con i l suoconnazionale per questo. Senzadubbio il Maestro Plee ha e avràun posto privilegiato nella storiadel Karate Europeo.

Intervista

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Mehmed Kodakov Due volte campione e 7 volte

vicecampione di Bulgaria. Hapartecipato a due campionatimondiali di Lotta LiberaOlimpionica e a due di Sambo.Maestro nazionale degli allena-tori di Lotta LiberaOlimpionica, Sambo, Grapplinge Difesa Personale per Forzedi Polizia.

Testo: Angel lopez rojoFoto: © www.budointernational.com

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Metodo KodakovIL METODO KODAKOV di Lotta Libera Olimpionica

Un anno e mezzo fa, Cintura Nera/Budo International pubblicò l'intervista del Maestro degli Allenatori di Lotta LiberaOlimpionica, Mehmed Kodakov e lanciò sul mercato il suo DVD “Lotta Libera Olimpionica e GrapplingProfessionale”. Nell'ultima domanda di quell'intervista, la rivista chiese al MaestroKodakov quali fossero i suoi piani e progetti per il futuro del suo ClubGladiator di Madrid. Non solo ha raggiunto tutti gli obbiettivi che si eraprefissato, ma li ha superati ampiamente. L'idea di allargarsi a piùscuole, è diventata una realtà che ingloba 16 scuole dellaComunità di Madrid. La ragione: Un nuovo metodo diallenamento alla Lotta Libera Olimpionica per bambini eadolescenti di Spagna come vivaio dei futurirappresentanti della Lotta Libera OlimpionicaSpagnola ai Giochi Olimpici.

Dopo i successi ottenuti agli ult imicampionati della comunità, la FederazioneMadrilena non ha potuto far altro cheguardare al Metodo Kodakov. Tutti gliallievi del Club Madrileno Gladiator sisono laureati campioni, la maggior partecome primi nella loro categoria didivisione e quando ciò non è avvenuto,vicecampioni. Mai nella storia dellaSpagna un Club, in soli due anni,aveva ottenuto tanti successiconsecutivi in dei campionati. Perquesto motivo, la Federazione diLotta Libera Olimpionica Madrilenasi è messa in moto e in prospettivaha riconosciuto al Club Gladiator diMadrid la possibilità di gestire lelezioni di Lotta Libera in 16

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scuole della Comunità. Non solo ci hanno visto giusto, per la prima volta in questo sport, ma hanno saputo valorizzare laprofessionalità di un grande Maestro e un nuovo approccio all'allenamento di questa disciplina, adattato ai bambini e ai

giovani dei nostri giorni.Il Maestro Kodakov si riconosce una cosa:” Io posso trasformare qualsiasiragazzo o ragazza, adolescente, in un campione di Lotta Libera e ho le prove

che lo dimostrano. Il nostro metodo non solo funziona, ma è scienza...unascienza che sviluppo da trent'anni. La gente non deve confondersi! Sono

entrato in un centro di Alto Livello quando avevo appena sette anni.Questo è molto duro per un bambino. Potevamo vedere i nostri

genitori solo una volta alla settimana. Mangiavamo, dormivamo,studiavamo li, ma soprattutto CI ALLENAVAMO NELLA

LOTTA LIBERA. Allora, i russi erano già molto evoluti perciò che concerne la scienza dello sport. La Lotta Libera

in Russia era ed è ancora oggi sport nazionale e ilmio paese a quei tempi era uno dei pochi stati

satellite che poteva tener testa a quel gigante. Manoi bulgari siamo molto orgogliosi e se ciò lomescoli con la scienza dello sport, la costanza,dei tecnici d'el i te e la passione, siamoinarrestabili...e lo abbiamo dimostrato!

A me non piaceva solo allenarmi egareggiare, ma anche osservare come tuttiquei grandi al lenatori del mio tempoinsegnavano e allenavano i propri lottatori.Nelle centinaia di campionati a cui hopartecipato e nelle altre che ho visto da

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vicino, nelle migliaia di club che ho visitato in tutto ilmondo, ero ossessionato da una cosasola: come si costruisce uncampione da “zero”? Come lo siprepara fisicamente, mentalmente espiritualmente? Io non possiedo soltantouna grande esperienza come lottatore, perchèper arrivare a essere campione del mio paesenatale due volte e sette volte vicecampione, nonsolo devi allenarti, ma devi anche saper pensaremolto. Essere campioni di Lotta Libera del mio paeseè come essere campioni di Boxe degli Stati Uniti, forseanchè di più. Là, tutti gli uomini praticano la Lotta.

Il metodo che ho sviluppato per allenare bambini eadolescenti ha richiesto una gestazione duratatrent'anni. Non mi interessa solo che un lottatore siaallenato fisicamente, ma anche che abbia la forzamentale e emotiva per superare se stesso tutti igiorni.

Durante la mia preparazione come lottatore, hoanche studiato Psicologia all 'Università; lì hocompreso che la preparazione della mente e ilcontrollo delle emozioni era importante quanto iltraining fisico.

Sono riuscito a realizzare dei metodi diallenamento che abbracciano tutti questiaspetti, ma la cosa più importante èche l'ho concepito per i giovani.Come padre, io voglio i lmeglio per i miei figli e

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a l ivello empatico capisco gli altr igenitori di ragazzi e ragazze chepartecipano alle mie lezioni; voglio chesiano sani a imparino a superarsiquotidianamente.

E' molto facile dire, come dico semprenel mio slogan, “la costanza è la basedel successo”, ma, come si insegna aun bambino a essere costante...questaè la base del mio metodo!

Io sono il suo “coach” a livello fisico,mentale ed emozionale. So tirare fuori ilmeglio da ciascun bambino oadolescente. Le prove sono lì. Ci sono

le statistiche. Qui non si può ingannarenessuno!

Io so come farli credere in se stessi.Se guardo indietro, alla mia infanzia, mirendo conto che mi hanno costretto asuperare i miei limiti giorno dopo giornoed è su questo che faccio leva, sullemotivazioni che possiede ogni essereumano, a migliorarsi e a spingersi oltre.Se oltre al fattore emozionale emotivazionale, aggiungiamo unallenamento f isico scientif ico, uninsegnamento tecnico progressivo ecoscenzioso e un ambiente di costante

evoluzione personale nelle lezioni, èpossibile creare dei campioni adesso enel tempo, i futuri campioni dellaSpagna.

C'è una cosa importante che devodire. Desidero ringraziare laFederazione Spagnola di Lotta Libera ela Federazione Madrilena di Lotta Liberaper il loro appoggio incondizionato e lafiducia che ripongono in me e nel mioprogetto, progetto che sta dando i suoifrutti.

www.gladiator.eu Più Che Un Club.

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Posizione 11: “Posturadella cariola”Chatuspadàsana

Dalla nostra ultima postura nella qualeci siamo aperti e abbiamo permesso chele energie fluissero attraverso la colonnavertebrale verso il cervello, ora questa ciapre nuove vie e comunicazionineuronali. Ma serve anche per un altroproposito che è la correttaossigenazione del sangue, del corpo especialmente del cervello (che controllatutte le altre funzioni del corpo).

Nella misura in cui avanza con l'età lamaggioranza della gente tendenaturalmente a incurvare la propriapostura e a provocare l'inclinazione inavanti della colonna vertebrale, verso lespalle e le stesse spalle si chiudonoverso la parte frontale del corpo. Ciòcausa molti problemi di salute, damalesseri lievi, all'incontinenza e allastitichezza, che affatica, comprime esoffoca l 'organo e la funzioneintestinale. Altre conseguenzefisiologiche che si andranno a produrresono: cattiva memoria, mancanza diconcentrazione e precario senso diequilibrio, e questi sono soltanto glieffetti secondari osservabili dato che ilcervello non riceve sufficiente ossigenodal proprio afflusso sanguineo.

Cominceremo con il cervello; il nostrocervello ha una gran quantità di strutturesimilari ad altre parti del corpo enecessita di essere alimentato bene e dicontinuo. Ci sono altre cose di cui ilnostro cervello ha bisogno e se lofaremo coscientemente, aumenteremola circolazione del sangue. Questo èvitale perché il nostro sangue trasportaossigeno al cervello e l'ossigeno è vitaleper la cura e la crescita del cervello. LaFunzione corretta del cervello habisogno di un equilibrio corretto della

respirazione adeguata perl 'ossigenazione, con il necessariobiossido di carbonio e gli esatti livelli diossido nitrico per la circolazione e unprogramma di attività cerebrali o eserciziper la stimolazione della crescita (comemostrato dalle posizioni precedenti).

Per aumentare deliberatamentel'ossigeno e la circolazione nel cervello,prima dobbiamo capire come respiriamo.Siamo fatti per respirare facilmente esenza pensiero cosciente, attraverso ilnaso e con la bocca chiusa. Il modo piùnaturale in cui respira un bimbo appenanato è con la pancia, o respirazionediaframmatica (disporremo di unamaggior capacità e influenzeremo leposture precedenti, mediante l'uso delperineo e respirando con maggiorattenzione). I nostri seni paranasali,cavità orali e le parti superiori dellanostra struttura polmonare hanno uncerto livello di agenti di controllo chimici,come biossido di carbonio e ossidonitrico che aiutano il controllo dellacircolazione e il tono dei vasi sanguinei.Quando respiriamo normalmente,profondamente e con il diaframma,muoviamo l'ossigeno e l'aria verso lezone più basse dei polmoni, dove siproduce la maggior parte dellacircolazione del sangue. E' anche doveavviene il maggiore interscambio diossigeno e anidride carbonica, per cuidovremo tornare ad imparare a respirarein maniera naturale utilizzando il nostromuscolo del diaframma per ottenere laquantità corretta di ossigeno nel sangueda trasportare al cervello e alle altre partidel corpo. Quando usiamo la bocca perrespirare, non inspireremo di nuovol'anidride carbonica immagazzinata el'ossido nitrico che aiuta il sangue acircolare verso il cervello per ossigenarele cellule cerebrali. Sono l'anidridecarbonica e l'ossido nitrico (ossido nitrico

aiuta a dilatare i vasi sanguinei neipolmoni per poter consentire una buonacircolazione da li per l'interscambio diossigeno e anidride carbonica), cheaprono i vasi sanguinei per poterraggiungere i livelli di ossigeno adeguatial nostro cervello.

Ora, a causa della gravità e dellacattiva postura, la spinta verso il bassodella testa e degli organi del pavimentopelvico inizia a curvare le nostre spalleperché i muscoli pettorali, che sonograndi e forti, si contraggono. Più sistringono, più le spalle si spingono inavanti. I nostri muscoli del centro dellaschiena, trapezio medio e romboide,che sono più deboli, vengono usatimeno di frequente (così come il gruppomuscolare della cuffia dei rotatori). Glisquilibri muscolari come questi darannoluogo allo scorretto posizionamentodelle spalle che di solito provoca unatensione cronica nelle spalle/collo edolore a causa anche dell'eccesso dienergia e all'iper-estensione. Questo losi dimostra chiaramente nella posturaprecedente “In piedi, piegato in avanti”Padahastasana.

C'è anche il problema dell'asfissia dacompressione (da questa compressionedel petto), che è l 'espansionemeccanicamente limitata dei polmoniattraverso la compressione del torso,che causa una minor ossigenazione delsangue e del cervello. In casi gravi, ciòpuò portare alla morte o alla perdita dicoscienza da danni cerebrali peranossia, attraverso i l collo o lacompressione del petto. Questo loaffermiamo solo per illustrare come unacattiva postura possa danneggiarcisilenziosamente e causare problemifisici col passare del tempo…ma non èsoltanto questo. Comprimiamo anche letrasmissioni di energia cheindeboliscono ancora di più gli organi,

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gli intestini e le funzioni del corpo.Inoltre, le energie saliranno dalla colonna

vertebrale fino al cervello, in una posizione curvao ingobbita, ma non f luiranno l iberamente.Questo darà origine a una perdita di attenzione odi concentrazione a causa dell'eccesso di energiache sale dalle tre principali vie (Ida, Pingala eShushuma), senza la capacità di liberarsi edequil ibrarsi per f luire di nuovo dai percorsifrontali.

“Posizione della cariola”Chatuspadasana

Il finale della Postura “In piedi, piegato in avanti”o Padahastasana, permette alle mani di“camminare” in avanti lontano dai piedi e in unaposizione leggermente più larga delle spalle. Nellamisura in cui le mani avanzano, essa permetteanche che i talloni dei piedi si sollevino da terra alloscopo non solo di posizionarsi in modo chel'energia ascenda, ma per consentire una maggioredistanza tra i piedi e le mani. Questa distanza deveesserci per consentire ai fianchi di formare unangolo verso l'alto e così al corpo di realizzare untriangolo con il suolo.

Una volta posizionati permettete (se è possibile)ai talloni di riposare di nuovo a terra.

I palmi delle mani si mettono a terra perpermettere che l'energia passi attraverso i tallonidalle mani invece che dai piedi. Questo serve permettere energeticamente a fuoco la parte superioredel corpo, le braccia e il cervello. Una volta chequesta base si colloca e si stabilizza, ponete latesta più indietro rispetto alle braccia perché siacomoda e per stirare il petto (pettorali), poichéquesto rinforza il centro della schiena e la regionedelle spalle (muscoli mediani della schiena,trapezio medio, e romboidi, così come il gruppodelle cuffie dei rotatori).

Questa postura aiuta a correggere l'ingobbirsiposturale delle spalle e le compressioni degliorgani interni, del diaframma e degli intestini, nonsolo stira il petto e rafforza la schiena, ma serve acontrastare la forza di gravità e la compressionedel torso. Man mano che si allevia la pressione,prima si liberano gli intestini mentre si spinge sugliorgani stirandoli, il che è efficace per la regolarità euna corretta evacuazione. Realizzatoquotidianamente o quasi, il posizionamento dentroe fuori questa posizione svolgerà anche un'azionedi pompaggio.

Si alleggerisce la pressione dell'intestino e lo silibera anche dal diaframma, il che serve perdecomprimere e permettere al muscolo unamaggior capacità di movimento, pertanto larespirazione è più profonda nelle parti inferiori deipolmoni. Vedrete anche che questa posturainibisce la quantità di aria che si può respirare dallabocca, mentre aumenta quella che si può inspiraredal naso (col metodo appropriato).

Un altro beneficio è un flusso più libero disangue al cervello, in quanto adesso la gravità è afavore e non si lavora contro di essa. Combinatocon la più ampia capacità di respirazione e ladecompressione di tutti gli organi e gli intestini, ilflusso di sangue ossigenato al cervello, così come

in tutto il corpo, aumenta in gran quantità mentrediminuisce la pressione.

Mediante l'uso dei movimenti e delle posturepiù lente dello Yoga, la respirazione saràrallentata, al contrario di ciò che avviene inesercizi più impegnativi come correre ocamminare veloci. Questo permetterà che larespirazione sia profonda, diaframmatica,rilassata e lenta, aumentando l'ossigenazionee la salute generale dell' individuo. Ciò èdovuto al leggero aumento della circolazionee all'aumento dell'ossigeno al cervello,mentre l'esercizio più impegnativo puòessere altrettanto buono, ma causaanche che i muscoli assorbanogran parte dell 'ossigeno nelsistema e che venga ostacolatol 'aumento di ossigenotrasportato al vostro cervello.

Respirazione eintenzione:

A partire dalla postura “Inpiedi piegato in avanti” oPadahastasana, espirate dalnaso permettendo al corpodi r i lassarsi. Inspiratelentamente eprofondamente dal nasonel momento che le mani simuovono dai piedi fino auna larghezza un po' piùampia delle spalle, perri lassare gli organi edespandere i l pettoaffinchè la capacitarespiratoria sia piùelevata. Mentre si portala testa indietro rispettoalle braccia, espirate inmaniera lenta e morbidaconcentrando l'attenzionenell'aumento del flusso disangue alla testa.

In ciascuna inspirazione diquesta postura, permettete chela testa sia situata tra le bracciae sentite le energie chescendono dal torso frontale,attraverso il perineo e verso ilbasso attraverso i tal loni.Espirando lentamente e tirando latesta sentirete l 'ascesadell'energia dalla pianta dei piedi,dalla parte interna della coscia,attraverso il perineo e la colonnavertebrale fino alla testa e aipalmi delle mani. Non mantenetela posizione per troppo tempoall'inizio, perché il corpo non èabituato all'aumento del flussosanguineo, ma col tempo losarà.

Nel prossimo numero:“Postura in affondo” Janurasana.

Istruttrice di Yoga: Carolina Lino - Ponta Delgada, AzzorreFoto: Tiago Pacheco Maia - Ponta Delgada, Azzorre

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Questo DVD sul pronto soccorso è unostrumentoindispensabile per tutti i praticanti di ArtiMarziali chepresto o tardi si trovano in situazioni nellequali ènecessario “soccorrere”. In qualsiasi scuola incui siha a che fare con la lotta, il combattimento

osemplicemente il contatto fisico, è successochequalche allievo o istruttore sia stato

colpitoo abbia patito un infortunio. E' possibile siano stati messiko,che abbiano avuto

difficoltàrespiratorie, spasmimuscolari,vertigini, nausee, o

unqualsiasi altroproblemacausato da unallenamentolesivo. Gli“incidenti” sonoqualcosadi reale ed ènecessariointervenirequanto prima,in modoche ladisfunzionecausata nonpeggioriulteriormente.Q u e s t e i n f o r m a z i o n in o n d o v r e b b e r o

essereobbligatorie per tuttigli“istruttori”, ovviamente,

perpreservare la sicurezza eilbenessere dei loro

allievi?Questo DVD è il primo diunaserie di lavori a cura del

Maestro Pantazi, incentrato nell'“altro lato”del Kyusho, quel lato che

ponel'attenzione alle scienze dell' “energia”dellasalute e del benessere, non solo applicabile neiDojo, ma anche ne quotidiano con i vostri cari e tuttelepersone che ci circondano.

REF.: • KYUSHO19REF.: • KYUSHO19

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