Qui ho posto il cuore aprile 2015

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Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno Un proverbio inglese dice che l’o- peraio incapace di svolgere il proprio lavoro dà sempre la colpa agli arnesi (bad worker always blames his to- ols). È un detto di cui mi sono ricor- dato mentre leggo il DIRETTORIO OMILETICO, recentemente pubbli- cato dalla Santa Sede. Si tratta di un documento dedicato al tema dell’o- melia, voluto dal Sinodo dei Vesco- vi del 2008 e dai numerosirichiami a una sana predicazione da parte dei papi Benedetto e Francesco. Orbene, nel parlare della prepa- razione dell’omelia, il Direttorio affer- ma che“l’azione sacra della predica- zione è intimamente unita alla natura sacra della Parola di Dio” (n. 26). Ci sono tre elementi che emergo- no da questa dichiarazione: la predi- cazione è un atto sacro (e non un optional professionale, che dipenda dalla volontà del celebrante);la Paro- la è sacra perché è di Dio (non è pa- rola d’uomo e non è proprietà della Chiesa); l’omelia è intimamente lega- ta alla Parola e da essa dipende (non è legata alla morale né alla cronaca). Qui viene,dunque, il discorso cir- ca gli “arnesi” da usareper la Parola. Ogni arnese è in funzione della na- tura, della fattura e degli scopi della materia per cui si usa; non mi verrà di Aurelio Mozzetta Anno IV, n°36 - Aprile 2015 EDITORIALE Parola Risorta Segue a pag 2 mai in mente, ad esempio, di prende- re un canestro per contenere acqua né di maneggiare una spada per ri- camaresu tela. Ora, se è vero che Parola e Ome- lia sono cose sacre, occorre avere coscienza che ogni umano strumen- to resta inadeguato. L’approccio può solo essere quello dei poveri, cioè dipersone coscienti della propria piccolezza, che tutto si aspettano e nulla pretendono, che non hanno alterigie di sorta da proclamare, ma soltanto gratitudine. Se, al contrario, la realtà dovesse identificarsi con quanto riportato so- pra in parentesi, la Parola sarà travi- sata, ridotta a strumento eusata per confermare idee proprie, funzionali a disegni di comodo, di vantaggio e di potere. E di essa si farà solo scempio. ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016 Editoriale 1-2 PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni 3 Con Maria, come Maria 5 Giocando con Dio 17 PER...PREGARE Il mio “Grazie” a Padre Monti 16 Preghiera per le vocazioni 4 Una preghiera per... 4 PER...INCONTRARSI Glossolalie 6-7 Vita di famiglia 10-11 Lettere alla redazione 12 PER...TESTIMONIARE Riconoscere vocazioni 14 Emanuele e Bonifacio 19 PER...CONOSCERE Forse non sapevate che... 9 La porta aperta 13 PER...CONOSCERSI La Giovinezza dei vecchi 18 PER...RIFLETTERE Le parole montiane 16 Parole e fuoco 8 Tracce per una lettera da Saronno 15 SOMMARIO

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Il periodico dell'Istituto Padre Monti di Saronno, casa madre della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione e sede del Santuario Beato Luigi Maria Monti.

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Not iz iar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Mont i - Saronno

Un proverbio inglese dice che l’o-peraio incapace di svolgere il proprio lavoro dà sempre la colpa agli arnesi (bad worker always blames his to-ols).

È un detto di cui mi sono ricor-dato mentre leggo il DIRETTORIO OMILETICO, recentemente pubbli-cato dalla Santa Sede. Si tratta di un documento dedicato al tema dell’o-melia, voluto dal Sinodo dei Vesco-vi del 2008 e dai numerosirichiami a una sana predicazione da parte dei papi Benedetto e Francesco.

Orbene, nel parlare della prepa-razione dell’omelia, il Direttorio affer-ma che“l’azione sacra della predica-zione è intimamente unita alla natura sacra della Parola di Dio” (n. 26).

Ci sono tre elementi che emergo-no da questa dichiarazione: la predi-cazione è un atto sacro (e non un optional professionale, che dipenda dalla volontà del celebrante);la Paro-la è sacra perché è di Dio (non è pa-rola d’uomo e non è proprietà della Chiesa); l’omelia è intimamente lega-ta alla Parola e da essa dipende (non è legata alla morale né alla cronaca).

Qui viene,dunque, il discorso cir-ca gli “arnesi” da usareper la Parola. Ogni arnese è in funzione della na-tura, della fattura e degli scopi della materia per cui si usa; non mi verrà

di Aurelio Mozzetta

Anno IV, n°36 - Apr i le 2015

EditorialE

Parola Risorta

Segue a pag 2

mai in mente, ad esempio, di prende-re un canestro per contenere acqua né di maneggiare una spada per ri-camaresu tela.

Ora, se è vero che Parola e Ome-lia sono cose sacre, occorre avere coscienza che ogni umano strumen-to resta inadeguato. L’approccio può solo essere quello dei poveri, cioè dipersone coscienti della propria piccolezza, che tutto si aspettano e nulla pretendono, che non hanno alterigie di sorta da proclamare, ma soltanto gratitudine.

Se, al contrario, la realtà dovesse identificarsi con quanto riportato so-pra in parentesi, la Parola sarà travi-sata, ridotta a strumento eusata per confermare idee proprie, funzionali a disegni di comodo, di vantaggio e di potere. E di essa si farà solo scempio.

ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016

Editoriale 1-2

PER...APPROFONDIREPadre Monti e dintorni 3Con Maria, come Maria 5Giocando con Dio 17

PER...PREgAREIl mio “Grazie” a Padre Monti 16Preghiera per le vocazioni 4Una preghiera per... 4

PER... INcONtRARsIGlossolalie 6-7Vita di famiglia 10-11Lettere alla redazione 12

PER...tEstImONIARERiconoscere vocazioni 14Emanuele e Bonifacio 19

PER...cONOscEREForse non sapevate che... 9La porta aperta 13

PER...cONOscERsILa Giovinezza dei vecchi 18

PER...RIFlEttERELe parole montiane 16Parole e fuoco 8Tracce per una lettera da Saronno 15

sommario

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Anno IV, n° 36 - Apr i le 2015

Mi fermo qui, perché rischio di restare senza respiro.

Nel si lenzio, ascolto sant’Ignazio che impone di chiudere le orecchie quando, nella predicazione, qual-cuno parlasse d’altro che di Cristo Gesù. Mi ripeto ancora una volta che i l p iù grande peccato dei cristia-ni è e resta l’ignoranzadi Gesù e del suo Vangelo, nel quale pur dicono di credere. E di nuovo penso al mio amico quasi-scettico, lacerato da una vita di dubbi e di dolore, che si lamenta del prete tal dei tali,perché “è un prete molto colto, ma tiene a una chiesa di facciata; p iù estetica che sostanza”.

È Pasqua. Il Signore risorge, ed Egli è Parola fatta carne. Parola che risorge.

È faci le dirlo di Lui, meno faci le pensarlo di me stesso, di noi.

È la nostra parola che deve poter risorgere e diventare davvero quello che è: strumento, benché inadegua-to, a servizio della salvezza, che è Cristo.

L’omelia è un’esplosione di gioia e di verità. Un danzare di sorrisi p ieni di Dio e della luce che la sua sal-vezza può darci;è garanzia certa e comprensibi le di misericordia gratui-

ta, senza condizioni né fine.

E non può essere, vivaddio!,un obbligo da assolvere a collo torto, un’occasione di lapidata, un dissen-nato “copia e incolla” senza scrupo-li, uno show, un assolo preconfezio-nato, una ripetizione di cose inuti li buone per tutte le stagioni, una ti-ritera sconclusionata, un borbottio annoiato e soporoso, una condanna per chi è obbligato ad ascoltare sen-za poter dire nulla, uno strumento di rivendicazioni, un menu non auto-rizzato di “si deve” e “non si deve”, uno sfoggio di cultura e di potere, un parlare asservito a idee politiche, un alzare di voce a ricattare e minac-ciare fuochi eterni…

Dice Papa Francesco che l’omelia non è un momento di meditazione e catechesi, non è uno spettacolo e non risponde a regole mediatiche, non è una lezione né una conferen-za; è dialogo di Dio con i l suo po-polo, anzi i l momento più alto di tale dialogo, tanto da superare ogni altra catechesi (EG 137-138).

Qualcosa di tale dimensione si affronta solo in ginocchio, con pro-fondo tremore. Per questo, continua i l Papa, i l predicatore che non si pre-para non è “spirituale”, cioè uno che si affiderebbe allo Spirito lasciando parlare Lui nelle proprie parole im-provvisate, ma è solo disonesto e irresponsabile (id. 145).

Aurelio Mozzetta

C’è un bel commento di San Tommaso che può aprire altrelinee di riflessione. Egli dice che la Parola di Dio è uti le per: i lluminare l’intel-ligenza, rallegrare la sensibi lità, in-fiammare i l cuore, modificare l’ope-ra, ottenere la gloria, istruire gli altri.

Davvero formidabile! Ci dice che la Parola è creatrice, al punto da as-sumere persona e vita dell’ascolta-toree cambiarle radicalmente. Essa tocca intelligenza, sensibi lità, cuore, azioni egloria,che di volta in voltai l-lumina, rallegra, infiamma, modifica o istruisce.

Davvero non è i l caso di mettere alla pari di così alta realtà le nostre stanche e noiose omelie domenicali !

Eppure, noi sappiamo che la Pa-rola non è incatenata (2Tim 2,9); è viva, è penetrante, è più tagliente d’ogni spada a doppio taglio (Eb 4,12).E che solo dalla Parola nasce la Verità e non da umana ragione (ve-ritas non ex hominibusratione, sed ex Verbo Dei - S. Ilario di Poitiers). San Tommaso giunge ad affermare che non importa chi dica la verità, perché anche se si trattasse della persona più indegna e peccatrice, la verità viene sempre dallo Spirito (omneverum, a quocumnquedicatur, a SpirituSancto est).

Segue da pag 1

Parola Risorta

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Anno IV, n° 36 - Apr i le 2015

vita cristiana.

Molte famiglie lasciano che i propri figli corrano liberamente da lui per acquisirne lo stile.

Lo confermano alcune testimonianze, raccolte da Padre Erasmo Perniola, di santa memoria:

Quando i l Monti andò ad Orte, i l prof. Raimondo Trippetti era un ragazzetto di nove, dieci anni. Alla distanza di settantacinque anni - nel 1943 - rievocava con commossa ammirazione la figura del Monti. Lo rivedeva aggirarsi per le vie di Orte, circondato da una schiera di ragazzi. Lui era nel numero di quelli che più godevano della sua intimità, avevano accesso nell’Ospedale, gli rendevano qualche servizio, frequentavano la chiesa, si univano a lui nella preghiera (E. Perniola, Luigi Monti, vol. I, pag. 416).

Il Fondatore propone una vita simile a quella vissuta a Nazareth, uno stile replicabile: basta trasformare la pratica fatica del quotidiano, della vita in famiglia, nei “gesti” che Dio vuole da noi. L’intero nostro lavoro, di qualunque tipo, sia svolto con attenzione, con cura e con serenità. Il tutto abbondantemente irrorato dalla gentilezza. Appena possibile si

prega e si ascolta la Parola. Questa ci modifica e adatta alle situazioni.

È il programma del Laico Montia-no. Apparentemente semplice, ma, come ogni percorso, è cosparso d’insidie, vere trappole tese per farci disertare. La sofferta vita di Luigi ci è d’insegnamento.

Pare che alle forze del male stiamo davvero un po’ troppo antipatici. Ci sarà pure una ragione!

Questa imitazione non prevede gesti eroici a tutti i costi.

Cosa, però, può essere più eroico di una vita spesa - pur con tutti i nostri limiti - nel cercare la via della santità? San Paolo lo dice chiaramente a tutti i cristiani: fatevi santi.

Quello del Monti è solo uno fra i tanti modi. Egli ci fa da moderno apripista, ma non sono esclusi altri stili.

Ho scelto questo perché concreto e adatto al mio modo di immaginare la vita.

L’hanno scelto in molti, prima di me: basti ricordare i suoi orfani.

Non temere.

Marco

Addossata all’Ospedale di Orte una piccola chiesa. Nel 1870 era allo sfacelo. In questo degrado Luigi Monti è capace di riportare la luce di Dio, che, quando è accesa, non si può nascondere né relegare in muffosi muri.

Luigi ricostruisce la chiesa e la trasforma in “Ospedale dell’anima”.

Dalla piazzetta antistante si poteva scegliere da quale malattia essere guariti: da un lato la cura del fisico, dall’altro quella dello spirito; a volte tutte e due.

In quegli stessi locali, nell’ottobre del 1871, Luigi fu autorizzato alla recita del Santo Rosario.

Tutte le sere la chiesa si riempiva di fedeli in preghiera. La chiusa della giornata abbandonata nell’insistente, ripetitiva e semplice Ave Maria, veniva lasciata al sigillo della Vergine.

Quella breve, intensa, comunitaria pausa, prima di notte, lasciava ai frequentatori un sapore di buono.

Luigi propone anche il culto di San Giuseppe, lo sposo della Vergine. Da sempre fedele al santo uomo di Nazareth, ne espone un’immagine per la venerazione. I due, Maria e Giuseppe, sono l’esempio della famiglia nascosta, semplice: il modello di Nazareth.

Egli riprova gli schemi che aveva utilizzato a Bovisio Masciago con i suoi giovani.

Ha una buona esperienza e, in breve, da “macerie abbandonate” vediamo nascere la bellezza di vivere con la semplice dignità della

Nel 1870 era allo sfacelo. In questo degrado Luigi Monti è capace di riportare la luce di Dio, che, quando è accesa, non si può nascondere né relegare in muffosi muri. Luigi ricostruisce la chiesa e la trasforma in “Ospedale dell’anima”

La Chiesa dell’Ospedale di Orte

Trovare Cristo tra preghiere e lavoro

luigi m. monti E dintorni

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Anno IV, n° 36 - Apr i le 2015

tu mi chiami a prendere sul serio il tempo,la vita, l ’uomo, l ’amore.

È tuo discepolo chi ti vede negli altrie li ama,chi ti vede negli altri e li perdona,

chi ti vede nei poveri e fa qualcosa per essi.

tu mi chiami ogni giorno, chiami ogni uomo,chi è triste, chi è superbo, chi è grande, chi è potente,

chi è piccolo, chi è debole.

tu mi chiami sempre, quando piango e quando soffro,quando lavoro e quando amo, mi chiami nella libertà.

tu sei con mein tutto quello che faccio,tu che conosci il cuore di tutti,

aiutami a vivere la vocazionealla quale mi hai chiamato.

nato del suo lavoro, vicino alle famiglie della sua gente, immerso nei problemi di ognuno che a lui ricorreva. Morto il 17 marzo, accompagnato dalla gratitudine di un intero popolo.

- GABRIELLA, 71 anni, morta sabato 21 marzo.

- GIOVANNI C., di Rovellasca, mor-to a 56 anni i l 22 marzo. Una preghiera anche per la moglie e i due figli Chiara e Paolo.

- per zio ADAMO, molto caro alla mia famiglia, morto oggi, chiedo una preghiera (RT).

- padre PIETRO Dante, nostro con-fratello, morto i l 25 marzo, nella nostra Comunità di Montefiascone (VT). Era nato i l 25 apri le del 1925, gli mancava solo un mese per compiere 90 anni, era religioso da 73 anni e sacerdote da 61. Una vita intensa! Il sorriso di Dio ti accolga! E sarà Pasqua eterna…

grazie. Giovanni dalla Sardegna. Che Dio vi benedica.

- per Fulvio, 30 anni, che lotta contro un tumore alla mandibola.

- per P. Angelo, francescano, anch’egli malato di cancro.

- per Aldo, i l marito di Vincenza, che vuole vincere contro la grave malattia che l’ha aggredito e conta sulle nostre preghiere. Lottiamo con te e preghiamo che il Signore ascolti le preghiere dei tuoi cari e di tutti noi.

PER I DEFUNtI:- papà GIOVANNI, 85 anni, morto

il 23 febbraio.- MATTEO, il “carabiniere eroe”,

papà del nostro Fratel Corrado Blundo, morto nella notte del 24 febbraio scor-so, all’età di 53 anni, a Mozzate (CO). Il Signore ti accolga e ti doni la sua gioia senza fine.

- i l dott. MARCO Smacchia, grande figura di uomo e di medico, appassio-

cHI NE HA BIsOgNO:

- L’amico Teresio, autore dell’Editrice Monti, ha subito un difficile intervento chirurgico, fortunatamente andato bene. Ora è in convalescenza. Chiede preghiere e si affida a Padre Monti.

PER I gIOVANI:

- pregate per la mia nipotina FRANCESCA, due anni, che dovrà essere operata al cuore. Troppo piccolo quelsuo cuore per essere già toccato. Perché, Signore? Passerà, vero? Sì, ne siamo certi, passerà e Francesca crescerà in salute, in sapienza e in grazia…

PER I mAlAtI: I l beato monti interceda per loro

- vi chiedo una preghiera per la mia moglie Immacolata, affinché Padre Monti e l’Immacolata Concezione intercedano su nostroSignore Gesù Cristo per farla guarire dal glaucoma da cui è stata colpita algli occhi. Mille

“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi,apre i l tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

Tu mi chiami sempre

Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: quihopostoi [email protected]

prEghiEra pEr lE vocazioni

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una prEghiEra pEr...

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Anno IV, n° 36 - Apr i le 2015

aderire a dio e alle sue iniziative (…) Guardando a Maria imparate a scoprire il volto più bello della vostra giovinezza: l ’appartenere al futuro di Dio, l ’essere come le sentinelle e gli avamposti del suo domani nell ’oggi del tempo”. (discorso di giovanni paolo ii a capua, 1992).

aldilà di tutto, la verginità per il consacrato è il luogo della gioventù.

rimanere giovane, disponibile e libero solo per dio.

dedicarsi totalmente a lui per portare dio agli altri.

la verginità di maria è insieme un segno e un sostegno per i consacrati.

Essi hanno il dovere di rimanere giovani nello spirito, vale a dire di non lasciarsi sfiorire né di rischiare la noia, che faccia loro subire il sopravvento di tutti i possibili desideri, fino a portarli alla tragica resa di una vita senza significato e senza amore.

la bellezza della verginità di maria sta nel dare la vita al salvatore e dunque alla salvezza.

anche il consacrato, con la propria castità, è portato a offrire gesù e salvezza al mondo, con la giovinezza e l’entusiasmo che solo la verginità sa procurare.

p. Emmanuel mvomo

il dogma della verginità perpetua di maria è formalmente definito dalla chiesa nel secondo concilio di costantinopoli del 553.

Esso afferma che maria è rimasta vergine prima, durante e dopo la nascita di gesù.

nel testo scritturistico, dopo i vangeli dell’infanzia, non ci sono affermazione dirette, ma soltanto delle indicazioni che facciano pensare a tale verità.

in tale ottica, ad esempio, i “fratelli di gesù”, nominati nel testo, sono in realtà cugini o fratellastri; possiamo anche capire meglio come mai sotto la croce gesù affida la madre a un amico e non a un possibile fratello o sorella …

la verginità perpetua lascia intendere la disposizione totale e permanente di maria per dio: in quanto vergine, lei è totalmente disponibile nel lasciarsi condurre sulle vie misteriose del disegno di salvezza, che il signore ha predisposto per la sua vita.

la sua docilità e la sua obbedienza la rendono, se possibile, ancora più vergine e giovane davanti a dio.

la verginità di maria, oltre a dare al religioso il gusto della fedeltà al sÌvissuto fino in fondo, può essere il luogo della ricerca della disponibilità e della gioventù perpetua.

diceva giovanni paolo ii: “guardando a maria, vergine dell’ascolto, silenzio puro e accogliente in cui risuona la parola dell’Eterno, noi tutti impariamo a vivere la giovinezza del cuore, fatta di verginità interiore e di libertà per

Luogo della gioventùil dogma della verginità perpetua di maria è formalmente definito dalla chiesa

nel secondo concilio di costantinopoli del 553. Esso afferma che maria è rimasta vergine prima, durante e dopo la nascita di gesù.

con maria, comE maria

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glossolaliE: appunti, ricordi e saluti dal mondo

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. . .con l ’impegno di par lare bene e gettare semi d i parola fecondi, capaci d i donare be l lezza e vita; d i far r isorgere le parole per la re lazione; e anche d i combattere la marea d i grezza volgar i tà che vorrebbe inondarci a un ico benef ic io d i ch i cerca sold i e brama potere . . .

Se per Itaca volgi i l tuo viaggio, fa voti che t i s ia lunga la via, e colma di vicende e conoscenze. Non temere i Lestrígoni e i Ciclop io Poseidone incol ler ito: maitroverai tal i mostr i su l la via, se resta i l tuo pensiero alto, e squ is itaè l ’emozione che t i tocca i l cuoree i l corpo. Né Lestrígoni o Ciclop iné Poseidone aspr igno incontrerai, se non l i rech i dentro, nel tuo cuore, se non l i dr izza i l cuore innanzi a te. Fa voti che t i s ia lunga la via. E s iano tanti i matt in i d’estateche t i vedano entrare (e con che gioiaal legra!) in port i sconosciuti pr ima. Fa scalo negl i empori dei Fen iciper acqu istare bel la mercanzia, madrepore e coral l i, ebani e ambre, voluttuosi aromi d’ogni sorta, quanti p iù puoi voluttuosi aromi. Rècati in molte città del l ’Eg itto, a imparare dai sap ienti. Itaca t ien i sempre nel la mente. La tua sorte t i segna quel l ’approdo. Ma non precip itare i l tuo viaggio. Megl io che dur i molt i ann i, che vecchio tu f inalmente attracch i al l ’isoletta, r icco di quanto guadagnasti in via, senza aspettare che t i d ia r icchezze. Itaca t ’ha donato i l bel viaggio. Senza di le i non t i mettevi in via. Nul la ha da dart i p iù. E se la trovi povera, Itaca non t ’ha i l luso. Reduce così saggio, così esperto, avrai cap ito che vuol dire un’Itaca.

(Kostantino Kavaf is)

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(dedicata a ogni donna che ha perso un bambino)

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... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere...

A volte i ricordi si aggrovigliano, così ci risulta difficile riportare esattamente i fatti. Qui ne raccontiamo uno che ha coinvolto direttamente un orfano tra i primi. Siamo nell’Istituto Sant’Ilario di Rovereto, nel 1915.

Padri e figli

Ci disse che l’indomani lui e gli altri religiosi ci avrebbero lasciati.

Dei Padri Francescani avrebbero preso il loro posto e per la scuola avrebbe continuato il maestro Castellan.

A un dato momento non ne poté più e le sue parole terminarono in un singhiozzo. Si voltò e uscì.

A volte i ricordi si aggrovigliano, così ci risulta difficile riportare esattamente i fatti.

Rimangono le impressioni o i momenti veramente forti della vita, tristissimi poi quando si parla di guerra.

Qui ne raccontiamo uno che ha coinvolto direttamente un orfano tra i primi.

Siamo nell’Istituto Sant’Ilario di Rovereto, nel 1915.

A quel tempo la cittadina trentina era ancora Austria.

I nostri frati dovevano ritornare in Italia perché non più graditi.

Il racconto deriva dallo stralcio di un articolo di G.Zamperetti sul “Padre Monti”, del Maggio 1967.

Mi viene presentato Virgilio Bond. Uno dei primi orfani.

Che ricorda:“Poi si sentì parlare della guerra.I Padri avevano il viso

preoccupato, si vedeva il direttore andare e venire da Trento: le notizie si alternavano e si contraddicevano, poi i sospetti divennero realtà.

Una sera, dopo cena, fummo fermati in refettorio.

C’erano tutti, anche i Padri erano presenti.

Ad un tratto entrò lui il direttore, Padre Faustino Monti.

Il silenzio si fece ancora più alto, si sarebbe sentita volare una mosca.

Egli ci guardò come soleva guardarci, socchiudendo gli occhi, quasi volesse imprimersi nella mente le nostre fisionomie.

Poi incominciò a parlare. Gran parte delle parole gli

uscivano a frotte, rapide. Altre invece erano pronunciate più lentamente, quasi con solennità.

Le lacrime gli avevano rigato tutto il viso.

Il giorno dopo arrivarono i Padri Francescani.

Sapemmo così della dichiarazione di guerra contro l’Italia”.

Per la seconda volta quel ragazzo perdeva il padre.

forsE non sapEvatE chE... Breviario di curiosità montiane

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Sabato 21 marzo 2015 la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione apre una nuova comunità a Bovisio Masciago in via Giovanni XXIII, 4. I primi religiosi Franco Sartori (Italia) Roy Puthavala (India) e Pierre Sampula (RD Congo) vengono accolti dall’intera Comunità Pastorale Beato Luigi Maria Monti insieme al

Ritorno a Bovisio 190 anni dopo

La foto forse più antica della casa natale del Fondatore, situata sul lato destro dalla porticina in poi. Sopra: i l busto in marmo di Padre Monti opera di Domenico Mastroianni (1950), oggi collocato davanti al Poliambulatorio Padre Monti di Tirana (Albania).

vita di famiglia

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vescovo ausiliare della Diocesi di Milano mons. Paolo Martinelli. Una S. Messa viene celebrata alle ore 17.30 nella Chiesa di san Martino. Sono presenti i Confratelli della Lombardia in rappresentanza di tutti i religiosi montiani. L’evento risulta molto significativo in questo “Anno della vita consacrata” indetto dal Papa.

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I figli di Padre Monti in AustraliaLo scorso 21 gennaio sono partiti

dall’India i primi 4 Fratelli montiani per aprire le nuovissime missioni in Australia, nelle diocesi di CAIRNS e BROCKEN BAY, nel nord est del Paese (vedi cartina). Si tratta dei religiosi Saju, Joby, Baby e Tomy. Dalla Casa “madre” di tutte le Case montiane, la nostra preghiera, gli auguri, la simpatia fraterna e la professione di speranza per un futuro fecondo.

Nel contesto del convegno, si è celebrato anche il 7° “Premio Mognoni”, riconoscimento in memoria del noto fisiologo e ricercatore milanese.

SARONNO

12° Convegno Nazionale di Medicina e Scienze dello Sport

Il Convegno, giunto alla dodicesima edizione, riscuote sempre più consensi da esponenti del mondo dello sport, specialisti, preparatori,atletie giovani praticanti. Sabato 14 marzo li abbiamo accolti nella Sala Polivalente dell’Istituto Padre Monti. Nel contesto del convegno, si è celebrato anche il 7° “Premio Mognoni”, riconoscimento in memoria del noto fisiologo e ricercatore milanese, Piero Mognoni, scomparso l’8 febbraio 2008. Le tematiche di quest’anno erano relative alla salute dell’anzianoe ai problemi inerenti l’invecchiamento.

Quattro fratelli montiani sono partiti per aprire nuove missioni nel conti-nente australiano.

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Anno IV, n° 36 - Apr i le 2015

- Finalmente sono riuscita a rubare un po’ di tempo per la lettura di QPC! Complimenti per la grafica e l’impostazione. Grazie per l’editoriale, parole dense e penetranti.

- Con vero piacere leggerò la tua bella rivista, ma la primavera sembra essere ancora lontana. Grazie e buona giornata.

- Grazie, soprattutto per la preghiera della vecchiaia. Gianni

- Grazie. Ho ricevuto i l Bollettino così ricco e piacevole da leggere, davvero carico di spirito primaveri le! Ma lasciami esprimere un sentimento di gioia e di gratitudine per la rubrica più simpatica e più allegra: la giovinezza dei vecchi! Quanto mi piace e quanto è appropriata... penso per molti, per me di sicuro! Grazie. Buon proseguimento del cammino quaresimale.

- Grazie per QPC 35. Molto contento per i due articoli sulla Vergine Immacolata: Con Maria come Maria e Il Codice Mariano.

- Hi, Padre, chiedo cortesemente di aggiungere i l mio indirizzo e-mail nella lista relativa a coloro che regolarmente ricevono i l QPC. Attualmente me lo invia Marco.

- Grazie a te e ai Collaboratori per la ricchezza di questo numero di QPC. Ringrazio i l Signore che sostiene questa vostra fatica. Saluti fraterni.

- Grazie sempre di cuore per l’invio di QPC. Sono andata subito a leggere i l tuo editoriale, perché attraverso le tue parole forti e sincere, i lluminate di Vangelo, rinnovo la comunione tra noi... e mi fa bene. Grazie anche a Marco, che ci propone quelle pagine su padre Monti scritte sempre in modo avvincente. Come ci fa bene conoscere l’esperienza dei Santi ! Incoraggia nel cammino. Quanto a me, anche nell’esperienza che sto vivendo, cerco di far spazio alla Sua Presenza, cogliendo tutti i momenti di preghiera che posso. E sento che i l Suo aiuto c’è, e ben forte. Buon Quaresima... non smetto di pregare per te e per voi. Sono certa che la Madonna vincerà tutte le diff icoltà. A presto. SCM

QPC 35

La giovinezza dei vecchi

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Lettere alla redazione

- Sono sempre contento di ricevere QPC, per me la luce non è mai mancata, anche se è faticoso vederla, dato che continuiamo a mettere ostacoli e a chiudere gli specchietti delle finestre per non vedere. La bontà di Dio, la vivacità della presenza del nostro Fondatore e dell’Immacolata Madre, di cui ho fatto esperienza nella settimana di incontri per i l Codice Mariano, mi hanno fatto vedere sempre più in là. Ti ricordo sempre nella preghiera e chiedo altrettanto. La lezione della Pasqua ci fa capire che salire è scendere, le vere salite della nostra vita sono quelle che passano per i punti p iù bassi della nostra esperienza e delle nostre relazioni, dove veniamo purif icati dalla logica che si oppone al Vangelo.La Congregazione è sempre più viva, le aperture fatte in campo missionario e molti nostri confratelli di queste nostre nuove realtà, fanno sì che i l carisma sia vissuto più in profondità. A noi l’esempio e la preghiera; e… far conoscere sempre più i l nostro Padre. Saluti e preghiere

P. G. Decina

La luce non viene meno

i vostri mEssaggi: e-mail e lettere dal mondo

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Anno IV, n° 36 - Apr i le 2015

Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre.

Affido l’organizzazione di questo Giubileo al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia.

Sono convinto che tutta la Chiesa, che ha tanto bisogno di ricevere misericordia, perché siamo peccatori, potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo. Non dimentichiamo che Dio perdona tutto, e Dio perdonasempre. Non ci stanchiamo di chiedere perdono.

Affidiamo fin d’ora questo Anno alla Madre della Misericordia, perché rivolga a noi il suo sguardo e vegli sul nostro cammino: il nostro cammino penitenziale, il nostro cammino con il cuore aperto, durante un anno, per ricevere l’indulgenza di Dio, per ricevere la misericordia di Dio.

(dalla omelia di Papa Francesco, 13 marzo 2015)

… fare esperienza dell’amore (di Dio) è anzitutto frutto della sua grazia. Come ci ha ricordato l’apostolo Paolo, Dio non cessa mai di mostrare la ricchezza della sua misericordia nel corso dei secoli. La trasformazione del cuore che ci porta a confessare i nostri peccati è “dono di Dio”. Da noi soli non possiamo. Il poter confessare i nostri peccati è un dono di Dio, è un regalo, è “opera sua” (cfr Ef 2,8-10). Essere toccati con tenerezza dalla sua mano e plasmati dalla sua grazia ci consente, pertanto, di avvicinarci al sacerdote senza timore per le nostre colpe, ma con la certezza di essere da lui accolti nel nome di Dio, e compresi nonostante le nostre miserie; e anche di accostarci senza un avvocato difensore: ne abbiamo uno solo, che ha dato la sua vita per i nostri peccati! È Lui che, con il Padre, ci difende sempre. Uscendo dal confessionale, sentiremo la sua forza che ridona la vita e restituisce l’entusiasmo della fede. Dopo la confessione saremo rinati. (…)

Il richiamo di Gesù spinge ognuno di noi a non fermarsi mai alla superficie delle cose, soprattutto quando siamo dinanzi a una persona. Siamo chiamati a guardare oltre, a puntare sul cuore per vedere di quanta generosità ognuno è capace. Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio. Tutti conoscono la strada per accedervi e la Chiesa è la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta. Le sue porte permangono spalancate, perché quanti sono toccati dalla grazia possano trovare la certezza del perdono. Più è grande il peccato e maggiore dev’essere l’amore che la Chiesa esprime verso coloro che si convertono. Con quanto amore ci guarda Gesù! Con quanto amore

guarisce il nostro cuore peccatore! Mai si spaventa dei nostri peccati. Pensiamo al figlio prodigo che, quando decide di tornare dal padre, pensa di fargli un discorso, ma il padre non lo lascia parlare, lo abbraccia (cfr Lc 15,17-24). Così Gesù con noi. “Padre, ho tanti peccati…” – “Ma Lui sarà contento se tu vai: ti abbraccerà con tanto amore! Non avere paura”.

Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. E’ un cammino che inizia con una conversione spirituale; e dobbiamo fare questo cammino.

Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre” (cfr Lc 6,36). E questo specialmente per i confessori! Tanta misericordia!

Un anno della Misericordia

Questa Rubrica, LA PORTA APERTA, è messa a disposizione di tutti, e particolarmente dei CONSACRATI, per l’intero Anno della Vita Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi èinvitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, riflessione, proposta, preghiera e simili.

la porta apErta: incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi

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Anno IV, n° 36 - Apr i le 2015

Alla soglia dei ventanni ero quasi giunta in Chiesa per il mio matrimonio… eppure c era qualcosa che non mi convinceva. Volevo di più. Cercavo di più. Chiedevo a Dio, senza rendermi conto che sopra di tutto cercavo soltanto Lui.

Il mio futuro marito mi faceva sentire bene, ero contenta, passavamo insieme bellissime ore e si programmava il futuro. Ma non era tutto. A ridosso del matrimonio passavo sempre più ore da sola, mi raccoglievo a pensare, mi scoprivo in preghiera e questo mi sorprendeva ogni giorno di più…

Fino a quel giorno in cui dissi al mio futuro sposo che non me la sentivo.

La sorpresa colse alla sprovvista tutti: lui, le nostre famiglie, gli amici, i parenti… Io non capivo, ma cercavo. Sentivo qualcosa che non si poteva dire chiamata; ero lì, orante e tremante di fronte alla vita. Era giusto rifiutare quel matrimonio?

Nella mia incertezza trovai una certezza: Dio era con me e io volevo seguirlo. Mi diressi verso i conventi che conoscevo… fino a che uno mi aprì la porta.

Divenni suora e studiai per divenire maestra per bambini. Ero felice di aver riportato la mia vita a Colui che me l aveva donata. I miei bambini mi circondavano ogni giorno ed io ero come una “mamma” quando stavano con me a scuola. Quando c erano bambini soli o abbandonati io andavo a cercarli per le strade.

Alla soglia dei ventanni ero quasi giunta in Chiesa per il mio matrimonio…eppure c era qualcosa che non mi convinceva. Volevo di più. Cercavo di più. Chiedevo a Dio, senza rendermi conto che sopra di tutto cercavo soltanto Lui.

Ero quasi arrivata, ma volevo di più

Percorrevo i quartieri e li riportavo a casa, parlavo con i genitori e con i nonni (quanto sono importanti nelle famiglie i nonni !!!).

Eppure questo servizio non piacque a tutti. Un giorno, ero vicino alla scuola e cercavo uno dei miei bambini un po´ discoli, quando all´improvviso un “passante”, consapevolmente e prendendo la mira, mi sputò in faccia. Capito: mi ha sputato! Poi ha borbottato qualche cosa che non capii e non ho mai capito, perchéconcentrata sullo sputo.

Corsi in convento a sciacquarmi, e con le mani sul volto non osavo più guardarmi in faccia. Piangevo e non sapevo piùche parole rivolgere a Dio. Nella mia tempesta interiore, di rabbia, sgomento, paura, vergogna, non ascoltavo piùnessuno.

Disperata, dopo molte ore riuscii ad arrivare in cappella. Ero sola ed era sera tardi. Mi misi in penombra di fronte al Crocifisso e non osavo guardarlo. In fondo era successo in piccolo, molto in piccolo, quello che era successo a Lui. Ma io non avevo il coraggio diLui. Non avevo quello sguardo. Non ero Gesù.

Nel bel mezzo di tutti i pensieri, mi venne in mente una frase che è rimasta per sempre stampata nella mia testa: “Non c’è nulla che avvenga che non sia permesso da Dio”.

E allora le preghiere dei Salmi mi ritornarono in mente con una chiarezza spaventosa, infondendomi una calma incredibile e una certezza

infinita: attraverso quell atto, ancora una volta, Dio mi aveva amato infinitamente.

Sono e rimango un povero strumento nelle Sue mani.

Io non sono stata coraggiosa,è stato Dio a darmi il coraggio di andare avanti, di ricominciare e continuare il mio lavoro con i bambini abbandonati, per dare loro dignità e una casa, per insegnare un lavoro e riportarli a Dio.

Questa è stata la mia Missione.Nulla di spettacolare, ma un solo evento ha cambiato radicalmente la mia vita: “nulla avviene senza il volere di Dio. E il volere di Dio è sempre per la nostra santificazione, per portarci ogni giorno piùa Lui. Sta a noi accoglierlo come si presenta”.

Dopo tanti anni ho saputo che quell´uomo aveva cambiato vita, si era riconciliato con Dio, lo stesso Dio che aveva permesso tutto ciò.

C’è, dunque, da riflettere molto e pregare, stando vicino a Colui che tutto può, tutto vede, tutto permette o non permette. Fiducia! Coraggio! Dio è sempre vicino.

riconoscErE vocazioni a cura dei cercatori di dio

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Anna che ha perso il bambino

Ho perso il mio bambino. Ero incin-ta di tre mesi, ormai entrata nel quarto. Un’ecografia di controllo, dopo aver suscitato gioia con un’immagine bellissima del bambino in posizione fetale, ha rivelato all’improvviso che non gli batteva il cuore. È tutto vertiginosamente triste. Irrazionale, animale, viscerale, atavico. È sentimento in carne viva. Fa male al corpo e all’anima. Camminare per strada e sentirsi piombare addosso una lapide, senza preavviso. Avevo già la pancia e i seni erano grossi. Avevo avuto una nausea brutale per un mese, come una salmonellosi ininterrotta. Più mille altri acciacchi. Tutto si sopportava perché c’era un senso. La notizia della tragedia si è installata in testa come una mitraglia di campanate nel timpano, seguite da un profondo silenzio. Lo smarrimento m’ispessisce il pensiero. Ho pianto tutte le lacrime della mia vita. E tutti i vecchi dolori si sono radunati in uno. Poi la sala operatoria, l’anestesia, il vuoto, il raschiamento, il postoperatorio, la quarantena. Il dolore e il sangue a ricordarti nei giorni a venire quel che è successo. Aveva dieci centimetri ed era morto da tre settimane. È molto severo portare in grembo un morto. Anna.

La tua mi è giunta come un pugno. Ti sono vicino... Le parole sono poca cosa, non esprimono mai quello che si vuole dire. Prego per te perché non si offuschi la bellezza.Sto pensando molto al tuo dolore, alla tristezza, allo smarrimento. Ed anche al pericolo di conseguenze per te, dato che da tre settimane quel cuoricino non batteva più. Ti penso forte, ma anche tanto fragile in questo tempo

così buio per te e per i tuoi cari, M e A. Anche loro hanno perso un figlio e un fratello. Nessuno può dire quanto grande sia i l dolore dell’altro, ogni dolore è grande per chi lo prova. Ognuno, nel suo dolore, ha fame e sete di tenerezza. Dire chela vita deve continuare può suonare crudele, ma è così. Reagire alla voglia di addormentarsi e d’affogare nell’oblio. Prego davvero perché la bellezza non si offuschi; prego per tutte le tue domande senza risposta. Ti abbraccio e, come posso, ti sono vicino. B

Il tempo del lutto passerà come passano le stagioni, come corrono i fiumi, nonostante il naufragio abbia lasciato labbra arse di lacrime salate. Gli ormoni tornano piano piano a posto, anche se i fantasmi che si aggirano nei meandri dell’anima impiegano troppo a sgomberarla. E visto che c’è un momento per ogni cosa sotto il sole, ci sarà anche una stagione per mangiare le cialde calde, per ridere e abbracciare e ringraziare chicchessia per quel che si ha. Questi eventi insegnano ciò che è importante nella vita da ciò che non lo è. Anna.

(durante la messa nella cucina di casa, Anna ha letto questa lettera al suo bambino)

Carissima creatura nostra, tanto amata, noi rendiamo grazie dell ’onore di essere genitori tuoi.La tua mamma è felice di essere stata strumento e ponte per te, un posto dove riguardarti e cullarti nel tuo breve passaggio per la terra. La tua anima rimarrà sempre con noi. Ti rendiamo onore come

meglio sappiamo e versiamo per te le nostre lacrime. Che tu sia benedetta, creatura tanto amata, e anche noi. È vero che in questa traversata abbiamo conosciuto la paura, lo smarrimento e i l dolore. E che quando piangiamo, p iangiamo anche per noi. Che Dio ci aiuti a meglio percorrere la via della non paura.

Carissimo, grazie mille di essere venuto a casa nostra a celebrare messa con noi. Per me è stato importantissimo quel sacramento. Avrei avuto difficoltà a esprimermi in un altro tempio. Anche se noi siamo tutti dei templi vaganti e dovremmo saperci mantenere tali ovunque, io non sempre ne sono capace. Volevo che tu sapessi che casa nostra, una costruzione del 600, era un ospizio per pellegrini. Mi sento meglio adesso, come se avessi superato una tappa dura e difficile, che ha un significato profondo e bello, mentre in un primo momento sembrava che ci fosse solo baratro e vuoto. Quella creatura è stata un angelo che ci ha portato un messaggio. Un messaggero, un annunciatore, davanti al quale rispondere: sia! Io sono stata uno “scalo” (o un ospizio di pellegrini) per quell’anima in transito. Siamo tutti pontefici, creatori di ponti. Io rendo grazie anche per te, padre, amico, fratello, che sei ponte che riconduce verso lo Spirito questa mia anima più ferita che arida, che tanto ce l’ha con la Chiesa come istituzione. E sono felice di ascoltare le tue parole, che non sono “pula che il vento disperde”. Anna.

traccE pEr una lEttEra da saronno: chi scrive a chi

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I trucchi e il cuoreCaro Padre Monti,ti prego trasmetti a noi insegnanti la tua mansuetudine

con i ragazzi, così da essere capaci di indirizzarli all’amore per la vita, al rispetto degli altri, alla lode di Dio Altissimo.

Te li affido. Ti affido tutti i nostri giovani e le loro famiglie. E ti affido anche la mia missione.

Tu che hai vissuto gli stessi ideali nell’accompagnare le nuove generazioni durante la loro crescita, insegnami i tuoi “trucchi” educativi, ma, soprattutto, donami un po’ del tuo cuore.

Un maestro

il mio “graziE” a padrE monti

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Semplicità e prudenzalE parolE montianE

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Sia a tutti compagna la semplicità

che fa simili a Dio,

senza però dimenticare

la prudenza cristiana

che è i l sale di ogni virtù.

(BLM, Regole 1900, I, I I I,11)

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La gestione dei riferimenti

viene chiuso; come profezia di un nuovo che si apre.

Proprio per questo, essendo il culmine di un cammino, Giovanni il Battista è il più grande tra i nati di donna, ma - dice ancora Gesù - il più piccolo nel Regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11,11): dopo la linea di demarcazione che chiude una storia, si apre qualcosa di nuovo e di più grande, il quale continua sì il vecchio, ma lo compie e lo supera.

Giovanni Battista come punto di riferimento, dunque, ma certamente non autoreferenziale, perché egli riferisce a Gesù, è la voce e la mano che indica il Messia.

E noi tutti più grandi di Giovanni.

Se questo è vero, il discorso si fa attualissimo: chi ha il coraggio di proporsi oggi come reference point? Colui o colei che sappia proporre se stesso come punto di riferimento, cioè donatore di prospettive, di senso, di significati, di verità. O come modello da imitare (“fatevi miei imitatori”, scrive San Paolo in 1Cor 4,16 e in altri passi. O come segnale da seguire per raggiungere la verità...

A chi o da che parte devo girarmi per trovare certezze? Chi è pieno di spirito e pieno della forza di Elia, il profeta forte e gentile, per garantire esito alla mia ricerca?

Se stiamo sulla linea dello show, della moda, del mercato, dell’essere on line o trendy, dei ciarlatani e dei predicatori al vento, degli avventurieri della politica, dei piccoli uomini con esasperate manie di grandezza… di punti che sbrilluccicano ne troviamo a bizzeffe.

Ma dove sono quelli veri?

I genitori sono dei cacasotto, gli insegnanti sembrano aver abdicato, politici, preti e medici sono una casta…

Chi ne soffre di più sono i nostri giovani, una generazione delusa, una generazione senza padri, senza speranza, abbandonata a se stessa…

Anche oggi Dio grida per le nostre strade: chi dunque? chi manderò e chi andrà per me?

ECCOMI, MANDA ME (Is 6,8).

La risposta personale non è - come vorrebbero farci credere in tanti - risposta intimistica e alienante, ma assunzione di responsabilità.

Il Dio che viene ci chiede questo in definitiva: io ho fatto tutto per voi e vi ho dato tutto quello che potevo. Ora tocca a voi. Assumetevi la vostra responsabilità.

Mauro S.

Mi è doveroso ringraziare QPC per lo spazio di riflessione che, per la terza volta, mi offre.Così, dopo aver detto della gestione delle insufficienze (febbraio) e della gestione della gratuità (marzo), ora provo a concentrarmi sui punti di riferimento della nostra vita, quelli che danno indirizzo e senso al camminare. E mi pare che, a illustrare il tema, non si possa scegliere icona biblica migliore di Giovanni il Battista, la VOCE che annuncia e la MANO che indica.

Giovanni, dice il testo evangelico, è pieno di Spirito Santo: ricondurrà i figli d’Israele a Dio. Ed è pieno dello spirito e della forza di Elia: ricondurrà insieme padri e figli.

A ben guardare, questa altro non è chel’ultima profezia di Malachia, l’ultimo profeta del Vecchio Testamento; e quindiproprio le ultime parole del Vecchio Testamento:

“io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio” (Ml 3,23-24).

Nel vangelo di Matteo, Gesù aveva detto: “la legge e tutti i profeti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, è lui quell’Elia che deve venire” (Mt 11,13-14).

Giovanni, investito dello spirito di Elia, “è” Elia, dice Gesù.

Egli si pone come soglia tra vecchio e nuovo; come salvaguardia verso l’ira divina, nel giorno in cui il Signore verrà; come compimento e compiutezza di un ciclo storico che

Giovanni, dice il testo evangelico, è pieno di Spirito Santo: ricondurrà i figli d’Israele a Dio. Ed è pieno dello spirito e della forza di Elia: ricondurrà insieme padri e figli.

giocando con dio di raffaele greco

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Quando lavi i piedi a qualcuno, non alzare gli occhi oltre il polpaccio

la giovinEzza dEi vEcchi

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Non sempre riesce facile toccare, lavare o accarezzare qualcuno,tenendo lo sguardo a terra e si può perfino peccare d’orgoglio,sentendoci noi protagonisti,scelti o invitati a un’azione senz’altro imbarazzante,specie se svolta lontano da luoghi considerati sacri.

Così disse una mattina, alla radio, un giovane commentatore, dopo avere letto il brano evangelico della lavanda dei piedi.

Mi piacque molto quel consiglio e ripensai a quando mi era capitato di lavare i piedi a qualcuno...

Con molta gioia e tenerezza, molte volte ai figli piccoli e nipoti;ma in tal caso era una soddisfazione accingermi al servizio e ne ero ben lieta,anche se gli interessati,per gioco o per dispetto, spruzzavano parte dell’acqua tiepida non solo sul mio grembiule, ma persino sul volto:un gioco coinvolgente!

Più imbarazzante fu la prima volta che mi offrii di compiere tale gesto, per necessità, a mio padre,che non era più in grado di farlo, per infermità. Fu quasi un rito e,allora, veramente non alzai lo sguardo oltre i suoi polpacci, per vincere un imbarazzo reciproco. A vicenda nascondevamo le lacrime.

Tra pochi giorni il rito si ripeterà in ogni chiesa e, magari, i dodici presenti potrebbero essere scelti tra i malatiin ospedale o in case d’accoglienza per persone alla deriva o in carcere…

In ogni caso, tutti per l’occasione avranno le estremità già ben pulite,per rispetto verso colui che si curverà su di loro.

Il commentatore, però, ci voleva senza dubbio ricordare come comportarci nella quotidianità.

Non sempre riesce facile toccare, lavare o accarezzare qualcuno,tenendo lo sguardo a terra e si può perfino peccare d’orgoglio,sentendoci noi protagonisti,scelti o invitati a un’azione senz’altro imbarazzante,specie se svolta lontano da luoghi considerati sacri.

Già è fatica per noi vecchi inginocchiarci per soccorrere qualcuno: le ginocchia scricchiolano e le ossa ci ripetono la nostra età, ma proprio la nostra fragilità potrebbe togliere imbarazzo a chi abbisogna

del nostro aiuto. Siamo entrambi fragili!

Verrà un momento (o forse si ripete ogni volta che mi accosto al confessionale)che sarò io ad aver bisogno di essere detersa e purificata.

Signore, ti prego, fammi incontrare uno dei tuoi aiutanti,che, se proprio mi volesse guardare negli occhi, abbia per me un benevolo com-patimento!

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Costanza ed entusiasmo nel lavoroBisogna che la costanza nel lavoro e l’entusiasmo siano alimentati solamente dall’amore di Dio altrimenti non reggono a lungo.

Questo penso già da molti mesi e verso questo cerco di orientare tutta la mia vita.

Preghi anche lei il Signore che mi dia aiuti particolari per riuscire in questo.

Come si trovano male coloro che hanno poca preparazione spirituale e non hanno confor-to, incoraggiamento, aiuto da nessuno. Si ricordi anche di questi nelle sue preghiere.

(Lettera a Fr. Pancrazio Veronesi, 27.12.1936)

Da Roma a SaronnoIo per ora non sto in Roma, perchè sono stato trasferito in un’altra città che si chiama Saronno...

Anche qui abbiamo un ospedale...

Saronno è a metà strada più vicina a voi che Roma, esso sta vicino al confine con la Svizzera. Anche qui fa freddo, c’è neve e ghiaccio.

(Lettera allo zio Vincenzo, 1890)

Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere.Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC

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Una pozione di santità al giorno...

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Nel Cuore della CaritàMontiana

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(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)

Direttore: Saverio Clementi

Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione

Collaboratori di questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Emmanuel Mvomo, Segreteria Generale CFIC, Ruggero Valentini, P. Michael, Un maestro, SCM, G. Decina, SIL, Anna e B, I cercatori di Dio, Mauro S., Raffaele Mugione.

Direzione:Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA)Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org

santuario dEl BEato luigi maria monti - saronno

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GIORNI FERIALI6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)9.00 Santa Messa18.50 Rosario e Vespro

TUTTI I GIOVEDì18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

P. Aurelio Mozzetta, rettore - P. Pierino Sosio - P. Roy Puthuvala - P. Michel Ange N’Galulaka - Fratel Rolando Sebastiani - Fratel Corrado Blundo

ORARIO DELLE CELEBRAZIONI DEL SANTUARIO

SACERDOTI E FRATELLI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO

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DOMENICA E FESTIVI8.20 Lodi del Mattino9.00 Santa Messa19.00 Santa Messa