Qui ho posto il cuore novembre 2014

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Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno “Da queste profonde ferite usciran- no farfalle libere”. Di sostenuta intuizio- ne poetica, questo verso di Alda ME- RINI espone, in forma apparentemente areligiosa, la certezza della speranza. Chi conosce la storia della Merini, morta a 78 anni nel 2009, sa attraver- so quali drammatiche lacerazioni la sua vita sia dovuta passare; sa come lo stig- ma sociale avesse ferocemente intac- cato il suo tessuto affettivo, relegando lei in angoli oscuri di follia, dentro tetri corridoi di reparti psichiatrici, deprivata d’ogni cenno d’amore. Tutto quel per- corso è lucidamente ri-disegnato negli scritti e nella sua poesia. Nella raccolta Il carnevale della Croce afferma: È così diseguale la mia vita / da quello che vorrei sapere. Eppure al di là di ogni immondizia / e sutura, c’è la grande speranza che il tempo redima i folli / e l’amore spazzi via ogni cosa e lasci inaspettatamente viva / una rima baciata. di Aurelio Mozzetta Anno III, n°31 - Novembre 2014 EDITORIALE Ferite e Farfalle Segue a pag 2 Editoriale 1-2 PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni 3 Con Maria, come Maria 5 Giocando con Dio 15 PER...PREGARE Il mio “Grazie” a Padre Monti 14 Preghiera per le vocazioni 4 Una preghiera per... 4 PER...INCONTRARSI Glossolalie 6 Vita di famiglia 8 Lettere alla redazione 10 PER...TESTIMONIARE Riconoscere vocazioni 12 Emanuele e Bonifacio 17 PER...CONOSCERE Forse non sapevate che... 7 La porta aperta 11 PER...CONOSCERSI La Giovinezza dei vecchi 16 PER...RIFLETTERE Le parole montiane 14 Parole e fuoco 9 Tracce per una lettera da Saronno 13 SOMMARIO

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Il mensile dell'Istituto Padre Monti di Saronno

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Not iz iar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Mont i - Saronno

“Da queste profonde ferite usciran-no farfalle libere”. Di sostenuta intuizio-ne poetica, questo verso di Alda ME-RINI espone, in forma apparentemente areligiosa, la certezza della speranza.

Chi conosce la storia della Merini, morta a 78 anni nel 2009, sa attraver-so quali drammatiche lacerazioni la sua vita sia dovuta passare; sa come lo stig-ma sociale avesse ferocemente intac-cato il suo tessuto affettivo, relegando lei in angoli oscuri di follia, dentro tetri corridoi di reparti psichiatrici, deprivata d’ogni cenno d’amore. Tutto quel per-corso è lucidamente ri-disegnato negli scritti e nella sua poesia. Nella raccolta Il carnevale della Croce afferma:

È così diseguale la mia vita / da quello che vorrei sapere.

Eppure al di là di ogni immondizia / e sutura, c’è la grande speranza

che il tempo redima i folli / e l’amore spazzi via ogni cosa

e lasci inaspettatamente viva / una rima baciata.

di Aurelio Mozzetta

Anno I I I , n°31 - Novembre 2014

EditorialE

Ferite e Farfalle

Segue a pag 2

Editoriale 1-2

PER...APPROFONDIREPadre Monti e dintorni 3Con Maria, come Maria 5Giocando con Dio 15

PER...PREgAREIl mio “Grazie” a Padre Monti 14Preghiera per le vocazioni 4Una preghiera per... 4

PER... INcONtRARsIGlossolalie 6Vita di famiglia 8Lettere alla redazione 10

PER...tEstImONIARERiconoscere vocazioni 12Emanuele e Bonifacio 17

PER...cONOscEREForse non sapevate che... 7La porta aperta 11

PER...cONOscERsILa Giovinezza dei vecchi 16

PER...RIFlEttERELe parole montiane 14Parole e fuoco 9Tracce per una lettera da Saronno 13

sommario

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Abbiamo legato il nostro parlare all’andamento degli umori cultura-li, invece di scendere giù negli abissi dell’anima, in quell’intimior intimo meo scoperto da Agostino e additato a tutti come “casa di Dio”, viva e reale. Non per nulla, la stessa Parola insegna: non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito abita in voi e che quel tempio, che siete voi, è santo? (1Cor 3,16-17).

La speranza non ha nulla a che vedere con l’ottimismo né con gli an-damenti statistici della maggioranza. E allora mi chiedo quale sia il linguaggio della speranza cristiana, di quella che è chiamata a tenere insieme la persona quando le ferite profonde indebolisco-no animo e fede.

Penso alla mamma di Greta, 19 anni, andata a sbattere con la macchina contro un muro e morta sul colpo; e penso ai giovani genitori di L, 4 anni, che combatte con un tumore al fegato. Ce ne sono infinite di storie così, dove la domanda ultima è sempre quella: Dio, dove sta? cosa fa? perché non in-terviene?

E penso, allora, all’enorme quantità di sofferenza inutile, aggiunta e oppres-siva, che, nei momenti di dolore, si ab-batte sulle persone, solo perché man-cano parole e gesti capaci di fermare l’ondata del male; e quando eventual-mente ci sono, spesso quelle parole non fanno altro che banalizzare ciò

che troppo gratuitamente chiamiamo “la volontà di Dio”.

Parliamo sempre e molto a lungo di cose che si possono o non si posso-no fare, secondo quanto una qualsiasi legge prescriva. Siamo riottosi, se non incapaci, a parlare di e con persone che semplicemente chiedono d’essere amate; che si leccano le ferite e non riescono a sapere, credere e compren-dere che le larve che in quelle ferite han nidificato si trasformeranno in splendi-de farfalle.

Eppure, a noi è stato rivelato da un Dio crocifisso che nessuna goccia di dolore cade a terra invano!

Diceva San Filippo Neri: “Figlioli, sia-te allegri. Non voglio che non facciate peccati, ma che stiate allegri. Lo spirito allegro acquista la perfezione cristiana più facilmente dello spirito melanconico. Non voglio scrupoli, non voglio melan-conia”. Lo diceva anche Padre Monti, che riportò queste parole del santo addirittura nelle Regole della Congre-gazione.

E allora sì: perché l’annuncio sia credibile, occorre riappropriarsi del lin-guaggio di Dio e dei Poeti.

Aurelio Mozzetta

La grande speranza! Con ironia estrema e leggera, di una leggerezza segno inequivocabile d’intelligenza, Alda scrive: Ero matta in mezzo ai mat-ti. I matti erano matti nel profondo, alcu-ni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti sono simpatici, non come i dementi che sono tutti fuo-ri, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita.

Tutto della sua storia ha portato la Merini a diventare una delle voci poe-tiche più alte della letteratura mondiale del Novecento. E lei confessa: io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo.

Pur con la bellissima forza dell’ispira-zione poetica o, al contrario, con tutta la pesantezza del travaglio esistenziale, a un testo del 2003 in cui racconta la propria storia (… uno spazio in cui ir-rompe il naturale inferno e il naturale lu-minoso dell’essere umano…), lei vuole dare come titolo questa affermazione: Più bella della poesia è stata la mia vita. La vita. La speranza grande. Il trionfo del bene e del bello.

***

Non sto scrivendo l’editoriale per una rivista letteraria, ma nel bollettino di un santuario. Trovo incredibilmente religioso il linguaggio poetico, benché talora lontano dal “canonico” e dal-l’“ortodosso”. E trovo che moltissima banalità del nostro esprimerci pastorale, catechetico, omiletico, liturgico, nasca dall’aver appiattito il linguaggio all’at-mosfera imperante, invece di “intingere il calamaio in cielo”…

Segue da pag 1

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quel gruppo; sa come organizzare e distribuire il pesante lavoro, ascoltare e agire. Sarà accusato di essere superbo, ingrato, ribelle, e infine allontanato alla dépendance di Villa Corsini a curare cronici, distribuire medicinali e insegnare ai piccoli della zona.

Ci resterà, praticamente isolato, dal 1866 al 1868.

Tutte le difficoltà sin qui esaminate ci suggeriscono come i Cappuccini, benché altissima espressione del cristianesimo, siano privi dello specifico Carisma che invece staziona nei Figli dell’Immacolata Concezione. Questa è la ragione principale perché non riuscirono a far volare alto l’ideale dei nostri giovani frati. Non potevano riuscirci:

lo Spirito a loro ha destinato un altro Carisma, santo e bellissimo, ma non quello della cura degli infermi che richiede competenze e formazione diverse.

Se ci fosse qualche dubbio su come lavora lo Spirito Santo, questa è l’ennesima prova.

Se il gentile lettore, con pazienza, ha sin qui seguito la storia di Luigi Monti, dovrà tuttavia ammettere, un certo accanimento verso il nostro Beato.

Sono azioni promosse da persone in sé buone, ma che riescono a fare tanto male. Tutto perché non si considera, non si vuole vedere, che alcuni uomini come Luigi Monti, siano spinti direttamente da Dio. Inutile tentare di fermarli: si creano ritardi e sofferenze, ma alla fine sono loro a brillare nella galassia dei santi.

Ciechi, abbiamo tante colpe, commesse nel nome di Cristo, da scontare. Speriamo tanto nel Suo perdono. Non temere.

Marco

Il Beato Luigi Maria Monti nell’ottobre 1864 ritorna a Roma. Giusto, giusto 150 anni fa.

Nella città eterna, l’esercito francese, che vi stazionava per la difesa del Papa sin dal 1848, dopo la caduta della Repubblica Romana, per accordi segreti intavolati con Cavour già dal 1861, smobilita. Sono i presupposti della “Questione Romana”.

In Luigi prevale su tutto la forza del Carisma, che egli porta in cuore e che nel nome di lui sarà definito “montiano”. La sua affermazione, che troviamo a pagina 49 della Storia Generale dei Figli Immacolata Concezione: “colà eravi un campo molto più vasto e più comodo a saziare i suoi desideri di aiutare a sollevare notte giorno il prossimo infermo”, ci fa capire quanto fosse potente la spinta che lo Spirito ha lasciato in lui.

All’Ospedale di Santo Spirito, i due frati cappuccini preposti alla vita spirituale, si contendevano lo stile con cui comandare i Fratelli Ospitalieri.

Uno dei due, padre Angelo dal Tufo, è un integralista: intolleranza, obbedienza, vita ascetica, è quello che vuole. L’altro padre Francesco da Porto Maurizio è più tollerante, paziente; ma per ambedue è unico il desiderio di determinare il destino di quei giovani al servizio degli infermi.

Come potete facilmente immaginare, vittima di questo conflitto sarà proprio Luigi. In effetti, egli è l’unico in grado di dirigere

Riscopri te stessoLuigi Maria Monti nell’ottobre 1864 ritorna a Roma. Giusto, giusto 150 anni fa. In Luigi prevale su tutto la forza del Carisma, che egli porta in cuore e che nel nome di lui sarà definito “montiano”.

Non desiderare il carisma d’altri

Padre Monti posa al centro con l’abito della Congregazione, azzurro con fascia bianca, subito prima che questo sostituisse (25 marzo 1885) il primitivo saio, che era stato imposto dai cappellani cappuccini.

luigi m. monti E dintorni

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rofondire

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QUANDO RIDURRANNO la mia Chiesa al silenzio, spero che la mia Chiesa canti.

QUANDO PROIBIRANNO alla mia Chiesa di cantare,spero che la mia Chiesa annunci almeno con i gesti.

QUANDO ACCUSERANNO la mia Chiesa di sovversione,spero che la mia Chiesa profetizzi.

QUANDO RINFACCERANNO alla mia Chiesa i suoi difetti,spero che la mia Chiesa li riconosca.

QUANDO MALEDIRANNO la mia Chiesa,spero che la mia Chiesa sappia benedire.

QUANDO SPOGLIERANNO la mia Chiesa, spero che la mia Chiesa non si vergogni di essere nuda.QUANDO PENSERANNO che la mia Chiesa sia sepolta,

spero che la mia Chiesa dia prova di risurrezione. Padre Zezinho

PER I DEFUNtI:

- Dina, 62 anni, mia compagna di scuola. Da bambini giocavamo insie-me nella piazzetta dove stavano le nostre case. Morta i l 30 settembre dopo lunga malattia. Signore, perché? - Carlo, 80 anni, papà di Duilio, morto il 25 settembre, dopo due mesi di malattia. - Varkey Thekkemangalam, papà del nostro confratello P. Sibi (In-dia), morto la notte dell’8 ottobre. - Marie, la nonna del nostro P. Michel, morta lo scorso 10 ot-tobre, a 80 anni, a Kinshasa. - Antony Jospeh Kochuparambil, papà di P. Varghese,morto in India, i l 14 ottobre. - Greta, 19 anni, deceduta la notte del 18 ottobre, in un incidente stradale. - Giovanni, 83 anni, zio di Angela, morto il 21 ottobre in ospedale a Saronno. - Giovanni, 83 anni, zio di Ange-la, morto i l 21 ottobre in ospedale a Saronno.

pregate questo accadrà, non come magia bensì come una risposta di Dio ai poveri che lo invocano.

PER cHI sOFFRE:

- Le ruego oraciones y si es posible hacer cadenas ya que el jueves 9 me haràn una cirugia cardiovascular, remplazo de vàlvula aòrtica. Estoy preparado, mañana hago confesiòn general y recibo la unciòn de los enfermos. Pido al Señor aumentar la fe y la fortaleza para ser testimonio de Cristo. Marìa como Madre seguro me acompañarà. Un abrazo grande y mis recuedos de la tumba del P. Fundador.

Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: quihopostoi [email protected]

PER glI AmmAlAtI: i l beato monti interceda per loro:

- per papà. Alla f ine di agosto ha avuto una crisi e pareva non farcela, poi è riuscito a superarla. Verso i l 20 settembre nuovo peggioramento, poi superato. Il cuore è forte, ma ridotto in condizioni penose; per fortuna, an-che con l’aiuto di sedativi, non si rende conto della situazione… anche se, in questi ultimi giorni, mi è parso soffrisse di p iù.

- per un bambino di 4 anni che da quando è nato sta lottando con la morte per una malattia nuova e rara. Si chiama L. e fino ad oggi la mamma, cui ho inviato un santino di Fratel Emanuele Stablum, attribuisce la resistenza del bambino che vuole vivere a tutti i costi al Servo di Dio Emanuele. Da ieri una mia consorella si è unita a me per una novena, perchè speriamo i l miracolo dal vostro Confratello e siamo fiduciose che se anche voi

“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi,apre i l tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

Con la mia chiesa, speroprEghiEra pEr lE vocazioni

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una prEghiEra pEr...

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la preghiera di maria nel vangelo di giovanni è prima di tutto intercessione: non hanno più vino (gv 2,3), prima ancora di parlare ai servi: fate tutto quello che vi dirà (gv 2,5)!! ! maria intercede presso il Figlio per quella giovane coppia in difficoltà, esattamente come fa per tutti i suoi figli, dei quali ha ricevuto la maternità sotto la croce (gv 19,26-27). maria prega per gli sposi e pregherà anche con i discepoli del figlio suo al cenacolo (at 1,14): lei ci

inizia a questa forma di preghiera per e con la miseria degli altri.

la preghiera di maria costituisce, infine, la sorgente della sua vita di relazione personale con dio che l’ha creata e scelta; questo dio di cui Ella è Figlia, madrE e sposa.

la vita di maria nelle preghiera è in armonia con queste parole di sant’agostino: cantate con la voce, cantate con il cuore, cantate con la bocca, cantate con la vostra condotta santa. Cantate al Signore un canto nuovo… Siate voi stessi quella lode che si deve dire; e sarete la sua lode, se vivrete bene.

p. Emmanuel mvomo

la preghiera del cristiano è un dono di dio, un’alleanza con lui e, non ultimo, una comunione intima con il creatore padre. come in famiglia, l’uomo deve comunicare con suo padre in ogni semplicità e verità.

la preghiera di maria può ispirare la preghiera del cristiano che io sono.

prima di tutto questa preghiera è ascolto, silenzio, meditazione e orazione.

la scrittura ci parla infatti della sua attitudine di ascolto e d’accoglienza della parola di dio il giorno dell’annunciazione (lc 1,26-38); ci fa poi capire che, durante tutti gli eventi della nascita e dell’infanzia del figlio, maria conservava tutto nel suo cuore, meditando (lc 2,19).

la preghiera di maria è anche lode, adorazione e azione di grazia.

infatti nel canto del magnificat che luca mette in bocca alla vergine, troviamo meravigliosamente riunite insieme tutte le forme di preghiera; ciò che fa di questo testo il più grande canto di riconoscenza e di vittoria delle sante scritture.

maria riconosce e canta le meraviglie della grandezza, della potenza, della bontà e della misericordia di dio non soltanto per sè, ma anche in favore di abraham e della sua discendenza per sempre (lc 1,55).

Maria, maestra della mia preghiera personale

La preghiera del cristiano è un dono di Dio, un’alleanza con Lui e, non ultimo, una comunione intima con il Creatore Padre. Come in famiglia, l ’uomo deve comunicare con suo Padre in ogni semplicità e verità.

con maria, comE maria

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Per il primo semestre seguo sette corsi, con sette professori di differente nazionalità, da quattro continenti. C’è un corso in cui siamo 25 iscritti da 16 nazioni e da sei continenti. È sempre bello confrontarci dopo la lezione, per provare a contestualizzare quello che abbiamo imparato.

L’apertura ragionevole verso l’altro è sempre un guadagno.

La differenza vissuta bene è una ricchezza.

Prima di trasferirmi a Roma, avevo provato a iscrivermi alla Facoltà Teologica di Milano per la licenza, ma non ce l’avevo fatta, poiché i miei titoli accademici non sono stati riconosciuti.

Con gli stessi titoli, i miei ex-compagni del primo ciclo di teologia studiano ovunque in Europa, in Canada e in USA. Non dimentico che durante l’ultimo anno di studio per il Master in teologia senza specializzazione, l’ex-decano della Facoltà Teologica dell’Università Cattolica di Parigi, Prof. Henri Gagey, mi aveva offerto la possibilità di iscrivermi per un doppio dottorato all’Università Cattolica e alla Sorbona. Durante l’iscrizione alla Gregoriana, nella segreteria generale, hanno riconosciuto subito il mio Master, rilasciato dalla “Duquesne University of the Holy Spirit” di Pittsburg (USA).

La Gregoriana è consapevole della diversità dei programmi di teologia, e non tutte le facoltà del mondo hanno affiliazione con le università pontificie; per questo, al fine di verificare gli studi precedenti, si è previsto un esame d’ammissione al secondo ciclo. Esso consiste in due ore di scritto e dieci minuti di

Io credo che la bellezza del mondo stia nella sua varietà.

Essa non è accidentale, ma pensata e voluta dallo stesso Creatore, con saggezza e amore.

È questo che sto vivendo a Roma, considerata da alcuni come città chiastica.

Mi sono iscritto alla Pontificia Università Gregoriana. Fondata nel 1553, essa è conosciuta nel mondo non solo per l’eccellenza accademica, generatrice di grandi uomini, ma anche per la sua internazionalità: forse l’università più internazionale del mondo. La fama si fonda proprio su tale dimensione supernazionale. In quest’anno accademico 2014/2015 siamo di 125 nazioni.

Dal primo giorno in cui vi sono entrato, per l’iscrizione, sono stato colpito dall’apertura e dall’accoglienza di coloro che incontravo. In ogni ufficio trovavo accoglienza umana e tanto feeling.

Nello stesso giorno ho incontrato un canadese, un croato, un messicano, una vietnamita e, spontaneamente, abbiamo cominciato a chiacchierare tra noi, come vecchi amici.

Alla Gregoriana si parla sempre di comunità universitaria: il corpo professorale, lo staff non accademico e gli studenti, fanno una comunità.

È raro qui trovare un elenco nominativo con tre cognomi successivi della stessa nazione, iniziando anche dalla più alta autorità: cancellieri, rettore, decani, presidi, direttori, studenti… Si può sempre percepire il vero senso dell’autorità ecclesiale, che significa servizio e non potere.

Echoes from Rome

orale. Mentre a Milano mi avevano chiesto di rifare un intero anno per ottenere il loro baccellierato, prima di passare al secondo ciclo, qui alla Gregoriana mi sono bastate due ore e dieci minuti.

Per l’esame di ammissione al secondo ciclo eravamo una quarantina, e alla fine mi son detto: “e se ci fossimo tutti presentati alla facoltà di Milano?”. Forse saremmo stati ammessi come uditori!

Si può ridurre la conoscenza alla carta stampata? Dobbiamo correre il rischio ragionevole di lasciarci sorprendere dalla bellezza della varietà. L’epoca della diffidenza verso una cultura sconosciuta - da noi - è superata e bella che morta!

Fr. Elvise Lukong

glossolaliE: appunti, ricordi e saluti dal mondo

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P. ELVISE, che faceva parte della Comunità di Saronno, è stato trasferito a Roma, per completare gli studi teologici alla Gregoriana. Riportiamo alcuni echi dei suoi primi giorni in quella famosa Università.

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... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere...

Desidero presentarvi la figura di Luigi PREMOLI, che da religioso montiano prese i l nome di Fratel ARISTIDE. Di intelligenza bri llante, fu avviato agli studi e raggiunse i l diploma magistrale, diventando così i l primo Maestro abilitato della Congregazione. Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, dovette lasciare l’insegnamento e partire soldato.

Non mi sento di lasciare questa pelle senza aver fatto qualcosa di buono

Luigi Premoli, fratel Aristide

Torino, 30 apri le 1918

Paternità Reverendissima, … io, salvo la soma quotidiana,

tiro innanzi, sempre sperando nel meglio … se non cambieranno le condizioni mie, giacchè si ripete la voce che sarò di nuovo inviato al fronte.

Mi sforzerò di rendermi meno indegno delle benedizioni del Signore, che sole, fino a oggi, valsero a liberarmi da tre anni di pericoli.

E confido anche nelle preghiere di V. P. e nella vostra Benedizione che mi ottenga di poter ritornare alla Congregazione ancora atto a qualche cosa di uti le perché, dicendo i l vero, non mi sento di lasciare questa pelle senza l’aver ancora tentato di produrre qualche cosa di buono per me e per gli altri. Lo spero di cuore e con fede!

Missionarie del Sacro Cuore, fondate da santa Francesca Cabrini: a lei restò sempre legato da profondo amore.

Di intelligenza brillante, fu avviato agli studi e raggiunse il diploma magistrale, diventando così il primo Maestro abilitato della Congregazione.

Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, dovette lasciare l’insegnamento e partire soldato. Per ben 47 mesi visse da militare al fronte, prima sulle montagne del Trentino e poi in Albania.

Gli scritti e le lettere da lui inviate dalle zone di guerra sono stati raccolti e pubblicati nel 1994 da P. Pietro Carrazza, nella collana “Interpreti di Padre Monti”, al num. 6: “Fratel Aristide Premoli. Lettere e memorie dal fronte”.

Questo nostro Confratello morì a Saronno a 60 anni, il 27 settembre 1948, nello stesso luogo, nello stesso mese e nello stesso giorno della sua nascita!

dalle lettere dal fronte al

Superiore Generale

Desidero presentarvi la figura di Luigi PREMOLI, che da religioso montiano prese il nome di Fratel ARISTIDE.

Era nato a Saronno il 27 settembre 1888. Dopo la morte dei genitori, a 11 anni fu l’ultimo orfanello accolto personalmente dal beato Fondatore, Luigi Maria Monti, nella casa di Saronno.

Aveva una sorella maggiore, GIACINTA, divenuta Suora delle

ForsE non sapEvatE chE... Breviario di curiosità montiane

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noscere

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Insieme ai religiosi della Comunità, agli 8 giovani Fratelli venuti a Saronno per lo stage di preparazione alla Professione finale di voti, agli Amici

1° OTTOBRE

Giorno di Padre Montidi Padre Monti ed ai Fedeli, abbiamo celebrato il ricordo della morte del Beato Fondatore, affidando a Lui tutti i Fratelli della Congregazione.

P. Manoz Kumar Buddarapu, indiano, è stato ordinato il 16 ottobre scorso nella chiesa della Casa Generale in Roma - P. Antonio Un

Am YEO, coreano, sarà ordinato a Suwon, Corea del Sud, il 7 novembre 2014.

Nuovi Sacerdoti MontianiVOCAZIONI

vita di Famiglia

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. . .con l ’impegno di par lare bene e gettare semi d i parola fecondi, capaci d i donare be l lezza e vita; d i far r isorgere le parole per la re lazione; e anche d i combattere la marea d i grezza volgar i tà che vorrebbe inondarci a un ico benef ic io d i ch i cerca sold i e brama potere . . .

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IN ALBANIA

Una impegnativa Mostra FOTOGRAFICA sul Beato Luigi Maria Monti, è stata organizzata dal Sig. Krzystof Ninard, nella città di RADOM, Polonia, presso la Galleria “Resursa”, dall’8 al 21 ottobre scorsi.

IN POLONIA

Oggi in b icicletta,pedalo e saluto,svelto.

Sole di autunnoscalda la cittànel mattino.

Gente in p iazza,odore di cose buone da mangiare,bancarel le.

Lu i su l la sedia a rotel les i fa largo come può,sorr ide.

Oggi in bicicletta

Nuova cappella inaugurata alla presenza del Papa

Ecco la bellissima immagine della NUOVA CAPPELLA dell’Università Nostra Signora del Buon Consiglio di TIRANA, inaugurata con la presenza di Papa FRANCESCO, nel giorno

della sua visita in Albania, lo scorso 21 settembre 2014.

Mostra fotografica sul beato Luigi Monti

Prendo questo sorr iso,e pedalo lento, verso casa,non ho p iù fretta.

parolE E Fuoco

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“noto” ogni posto, angolo, stradine, le Chiese, la Cattedrale, i l Municip io, l’Istituto Maria Immacolata “lassù”, ci sono andato a piedi, anzi ho girato tutto a piedi. Nel vedere quella struttura ho avuto “un nodo alla gola” devo confessarlo! Sentivo come le voci dei miei compagnetti... Di fronte, da quell’antico palazzo, vi era qualcuno che suonava i l p ianoforte (si esercitava verosimilmente) bene! Anche a quei tempi da lì si sentiva suonare i l p ianoforte, quando noi eravamo nelle stanze di studio; ho avuto un trasporto che i miei amici presenti non potevano capire. Rientrai a Siracusa e dopo i l secondo giorno tornammo a Palermo. Io non sono niente, solo un granello; ma piccolissimamente comprendo cosa vuole dire per i l Beato Monti i l “Qui ho Posto i l Cuore”. Fraternamente,

Aldo Fabio

* Nel mese del Rosario anch’io colgo l’omaggio a Maria.

Danilo V.

* Ricevuto, grazie di cuore. Buon mese di Ottobre anche a voi e buon cammino.

* Grazie! La lettura di quanto scrivi e raccogli sia di luce e conforto ad ogni lettore. Lo Spirito ti aiuti a continuare! Un fraterno saluto.

sr. MG

* Carissimo, sottoscrivo perfettamente i l tuo Editoriale che ho letto e meditato alla luce della mia non breve esperienza di vita e “famiglia” con i Concezionisti, di cui mi sento e sono figlio anche a 72 anni suonati! Come non concordare con te sulla piccola grande storia che fai del luogo in cui, dal Natale 1961, col mio - e di tantissimi altri orfani - “papà” Fratel PEPPINO POLIMENO, anch’io ho posto i l cuore, “rifugiandomi” da Voi e sentendomi sempre a casa mia? Un saluto a tutti, ma stavolta in particolare al buon fr. Corrado Blundo, a cui certamente l’esperienza saronnese sarà gratif icante per i frutti prossimi venturi che ci darà! Ti abbraccio. B

* Anche se è passato tanto tempo che non ci sentiamo, vi ho sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere. Ricevo e leggo sempre con piacere QPC, rivista che merita un’ampia condivisione (lo faccio con diversi miei amici... ri-girandola loro). Che dirti, padre mio?, dopo 38 lunghissimi anni sono tornato a Noto; con la scusa di andar a vedere “Le Tragedie Greche” – Agamennone, a Siracusa. Dopo essere stato al Santuario della Madonna delle Lacrime, mi sono recato nella città netina e... come d’incanto sono tornato i l fanciullo che ero stato lì dagli 8 ai 13 anni; tutto mi era appunto

Dove anch’io ho posto il Cuore

Vi ho sempre nel mio cuore

Scriveteci a quihopostoi [email protected]

Lettere alla redazione

* Carissimo, grazie per QPC, sempre ricco di riflessioni ed esperienze di vita… Quando ho visto in televisione i l Papa in Albania, all’Università, mi è venuto in mente che doveva essere la vostra, visto che, sia pur di sfuggita, hanno inquadrato una vetrata con Padre Monti e mi è parso di vedere anche nella sala i l vostro Generale. Così ho ricordato di quando avevamo parlato di quell’Università. Ne ho gioito con voi! Che padre Monti vi doni ogni bene. E lo prego anche, egli che amava tanto i malati, di benedire mio padre. A presto.

SCM

I l Papa in Albania e l’Università CFIC

L’omaggio a Maria nel mese del Rosario

i vostri mEssaggi: e-mail e lettere dal mondo

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Dio, rinnovano i loro voti religiosi temporanei proprio qui, nella “casa del padre”, in continuazione del cammino montiano.

Se, però, dalla tua casa, quella del tuo villaggio, esce un fratello, un amico, un figlio, e vedi lui pure emettere i suoi voti, ti senti molto più coinvolto.

Eccolo!: è fratel Corrado, che con la sua imponente presenza fisica ci gratifica, mentre invece con il suo animo candido e sensibile, portato da un irrefrenabile pianto di gioia, vere lacrime di felicità, ci coinvolge proprio tutti. Grazie Corrado, ci siamo sentiti molto vicini.

Insomma, ditemi voi, non è una svolta molto piacevole?

Vi ringrazio della pazienza. Gio

Non entrerà certo nelle cronache della storia, ma mi piace pensare che sia stata un’occasione per dare una svolta, forse decisiva, a un evento che iniziava un po’ a latitare di personalità e vivacità.

Come da sempre, la giornata festiva si apre con la presenza delle varie Associazioni.

Nel prosieguo una nuova partecipazione, il Coro “Piccole Stelle” della Scuola Pizzigoni, che allieta i numerosi presenti con garruli canti e un grande impegno.

Alle ore 12,30, si ha la tradizionale offerta ai presenti del “Pane del Beato Monti”.

Segue, nel pomeriggio, il graditissimo arrivo di tanti bimbi di tutte le etnie.

Dovremmo imparare da loro, poiché non esistono gelosie o ritrosie nell’accettarsi, anche se di provenienze diverse. La presenza dei clown e delle tavole per l’arrampicata, ha un successo grandioso.

Segue la solenne Concelebrazione Eucaristica.

Fino a questo punto, tutto sembra secondo tradizione.

Veniamo, però, a quello che darà

la svolta alla festa.

Il lunedì 22 settembre, vero giorno ecclesiale, forse contribuiamo a distruggere quel mitico proverbio che recita “nessuno è profeta in patria”.

Ore 21: entriamo nel Santuario del Beato Monti e lo troviamo pieno, i posti quasi tutti esauriti dalla presenza dei fedeli di Bovisio.

La vera festa FINALMENTE È QUI.

Naturalmente il nostro coro - come l’arma dei carabinieri “fedele nei secoli” - risulta presente al completo.

Siamo stati bravi. Forse abbiamo trovato l’ora perfetta.

Il nostro Beato, da buon brianzolo, non vuole far perdere ore di lavoro ai suoi amici fedeli.

La festa vera prosegue poi il 1° Ottobre, con la preghiera nella “stanza del Beato”, la camera dove Padre Monti è morto. Da lì, in processione abbiamo raggiunto la chiesa e durante la Messa l’opera di lui ci appare bellissimamente esaltata: poiché il mondo è un villaggio globale, ben 8 FRATELLI del villaggio (di cinque diverse nazionalità), che si preparano a consacrarsi definitivamente a

Mini - cronaca dell’undicesima Festa del Beato Monti

la porta apErta: incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi

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noscere

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Anno I I I , n° 31 - Novembre 2014

Sono nonna di quattro cari nipotini e mi piace raccontare al mondo le mie avventure.

Voi riderete: quali avventure da una donna di ottant’anni?

Eppure, non ci credete, sono stata medico-ricercatore assieme a mio marito, anch’egli medico. Siamo stati i primi a partire, inizialmente per l´America, per rafforzare le nostre conoscenze scientifiche e le ricerche sul comportamento umano; e poi per l´Africa, dove i sociologi hanno trovato negli anni una stabilità di strutture familiari e dinastiche, che abbiamo accuratamente studiato e documentato.

Parlare dei miei studi, non è l’obbiettivo di questo breve racconto che mi è stato chiesto, però è premessa utile per capire che non sono soltanto i preti o le suore ad essere chiamati, ma che, attraverso la fede, ciascuno di noi lo è: chiamati a portare a termine un progetto di bene, per amore del prossimo.

Quando stavamo in Africa, i miei due figli giocavano con i bambini del villaggio. Nella foresta c erano le scimmie; e molte persone, come animale domestico avevano proprio una scimmietta, piccola piccola, che col passar del tempo veniva di nuovo liberata nel suo ambiente naturale. Mentre io e mio marito eravamo in laboratorio, i miei figli si divertivano a inventare sempre nuovi giochi; e le piccole scimmie erano come compagni preferiti per tutti i bambini del villaggio.

Il capovillaggio all´inizio non

Sono nonna di quattro cari nipotini e mi piace raccontare al mondo le mie avventure. Voi riderete: quali avventure da una donna di ottant’anni?

Le scimmiette in Italia

ci accettò con molto affetto, la diffidenza per gli europei era grande.

Piano piano, però, ci siamo integrati. Grazie ai nostri studi, mio marito ed io abbiamo potuto aiutare quella gente: la prevenzione delle malattie infettive, la cura dei malanni più elementari, la diffusione di medicinali… il villaggio si trasformò in un punto di riferimento per tutto il territorio intorno.

Non avevamo portato con noi un prete, ma più volte ci veniva chiesto il motivo della nostra fede.

E mentre essi ci raccontavano leggende antiche e riti atavici, noi, la sera, davanti al fuoco, parlavamo loro del nostro mondo occidentale e della nostra fede cattolica. Fino a che ci hanno domandato di presentare loro un sacerdote. Così, dopo alcuni anni venne costruita una chiesa e molti furono battezzati.

Quando la nostra ricerca era ormai giunta al termine e i fondi per proseguire il lavoro esauriti, abbiamo deciso di ripartire per l´Italia. Non fu facile. L’Africa ci aveva profondamente colpito e modellato.

Eppure arrivò il giorno del distacco.

Il capovillaggio si avvicinò ai miei due figli e regalò a ciascuno un piccolo di scimmia. Non un peluche, ma una scimmietta vera e propria! I miei figli se la volevano portare in Italia, anche se noi eravamo parecchio scettici. Alla fine, però, abbiamo fatto i documenti per l espatrio delle scimmie e siamo partiti.

I miei bambini hanno continuato a giocare con le due scimmiette fino a che esse non diventarono troppo grandi e fummo obbligati a donarle allo zoo.

Se vi ci recate, chissà che non possiate individuare, tra le più anziane, le due scimmiette di allora, portate direttamente dall’Africa. Almeno così dicono i miei figli ai loro figli, ma sanno bene che il tempo è passato… Io non sono più stata allo zoo. In verità, non mi piace vedere animali imprigionati, ma lì essi stanno, cosicchè, andandoci, si può ancora far conoscere ai bambini ed agli adulti un mondo che io ho vissuto di persona e che i più non hanno mai visto e mai vedranno.

Ad 80 anni, tesso le lodi di un Dio che ha donato tanto alla mia vita. Sicuramente non sono state tutte gioie, ma l´Africa è ancora nel mio cuore. Le due scimmiette pure!

Grazie, Signore, di tutte le cose!

riconoscErE vocazioni a cura dei cercatori di dio

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stimoniare

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Mio adorato amore, per favore non morire, io ce l’ho quasi fatta. Dopo mesi e giorni di viaggio sono arrivato in Libia. Domani mi imbarco per l’Italia. Che Allah mi protegga. Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi salverò, ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in Europa da me. Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro. Ti amo, tuo per sempre. Samir.

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Anno I I I , n° 31 - Novembre 2014

Ieri anche noi (della Comunità Luigi Monti di Polistena, RC) abbiamo accolto un gruppo di minorenni - 25 ragazze e un bambino - provenienti dall’ennesimo sbarco su Reggio! Arrivare al porto e osservare tutte quelle persone impaurite e agitate mi ha sconvolto e mi ha messo di fronte a quella realtà che fino a oggi avevo in mente solo attraverso gli occhi (distorti) della tv! Abbiamo accettato di accogliere temporaneamente questo gruppo, sapendo che in pochi giorni saranno ospitati presso un altro centro. Mille pensieri affollano la mente ... Proverò a metterli in ordine nelle prossime ore. Adesso ho davanti agli occhi gli sguardi di quelle ragazze stanche e provate, dopo diversi giorni di viaggio in pullman e in “barca”... Buona (?) notte. Stefano.

- Ieri sera, io ero lì quando sono arrivate. Vi giuro che vedere in televisione è una cosa, vederle con i nostri occhi è tutt’altro, completamente diverso da quello che ci raccontano.

Maurizio

Samir, egiziano, 20 anni. Arrivato a Pozzallo… cadavere. In una busta di plastica sigi llata aveva questa lettera, che è stata tradotta dai soccorritori italiani. Purtroppo, Samir non ce l’ha fatta e non ha potuto spedire la sua lettera. Spediamola noi per lui, facciamole fare i l giro del p ianeta, f ino a che arrivi nelle mani del suo “adorato amore”. Che sia la lettera di coloro che amano, contro la ferocia e l’incoscienza di chi continua a coltivare solo sporchi interessi politici. Che la pulizia del cuore giovane di Samir e del suo adorato amore sia seme di nuovo futuro, generatore di bellezza e di pacifica convivenza tra i popoli. Firma anche tu, aggiungi i l tuo nome al mio. Addio Samir.

Completamente diverso da quel-lo che ci raccontano. Lo scrive Mau-rizio, testimone oculare. Noi invece, supinamente, continuiamo ad ab-boccare a quel che ci raccontano, per indolenza, per disinteresse, per paura indotta. E i l male avanza e i l cancro ideologico corrode le strut-ture portanti della società. È ora che i cristiani si alzino e gridino forte i l proprio sdegno contro chi di cristia-no ha appena i l nome, e neppure quello!, ma che pur continua a usarlo come un giavellotto o una pallottola da sparare, per farsi forte dei propri pensieri razzisti e antiumani. Gente che in testa ha i l vuoto spinto e nel cuore un mucchio di spine. Noi, uo-mini e donne di Chiesa, dovremmo continuare a stare zitti? Nessuno è chiamato a indire crociate né a bran-dire crocifissi come spade (i danni causati da simili atteggiamenti li stia-mo ancora pagando, dopo secoli). Tutti, però, siamo chiamati ad “amare i l prossimo tuo come te stesso”. Più chiaro di così!

P. Aurelio Mozzetta

Lettera d’Amore e di indignazione

traccE pEr una lEttEra da saronno: chi scrive a chi

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Anno I I I , n° 31 - Novembre 2014

Umberto ed io vorremmo sposarci. Sposarci davanti al Signore.

Noi ci vogliamo bene, un bene vero, ma incontriamo tante diff icoltà, soprattutto di ordine materiale – beh, sì, economico! – che talvolta ci fanno perdere i l coraggio e la speranza.

Siamo insomma impauriti dalla prospettiva di non farcela e questo ci rende diff ici le anche solo pensare a una qualunque data per i l nostro matrimonio.

Non potresti far sì che i l mio amore trovi un lavoro un po’ più garantito?

Sai quanto ti ringrazio? così tanto, che ti invito direttamente alla nostra festa di nozze.

Agata

Caro Padre Monti,il mio “graziE” a padrE monti

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Tenero e magnanimolE parolE montianE

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flettere

Pur riconoscendo che ardua è l’impresa del Fratello destinato al delicato ufficio di formatore, Padre Monti era comunque pienamente convinto che nell’ambito dell’educazione dei giovani, anche dei p iù problematici, tutto è possibi le quando si ha fiducia nell’aiuto di Dio e si lavora con fiducia, umiltà, perseveranza e costanza. Quanti lo conobbero personalmente testimoniarono che una nota sua caratteristica era quella della paternità nell’educare i suoi giovani. Era tenero e magnanimo nel dare comandi, talora anche ingrati. Sapeva che comandare è servire… e tranne in casi di durezze e pervicacia, non faceva sentire la sua autorità… I giovani erano attratti dal suo amore comprensivo, aperto e semplice; e si confidavano volentieri a lui, trovando una rispondenza ampia e pronta.

(testimonianze a Padre Monti)

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Amore, lingua di tutti

sono stati carini con me; quasi tutti sanno l’inglese, ci siamo divertiti molto cantando, giocando, ponendo domande. Qualcuno poteva pensare che io facessi parte della famiglia oppure che ci conoscessimo da tempo. Quanto sono simpatici i Croati che abbiamo incontrato!

La liturgia celebrata in molte lingue ha suscitato in noi la gioia d’appartenere alla Chiesa Cattolica, una realtà percepibile in tutte le nostre celebrazioni e nel ritrovarci a lodare il Signore in croato, italiano, spagnolo, inglese, albanese, francese e tante altre lingue africane…

Senza una lingua comune, l’amore era il linguaggio di tutti. L’amore e la curiosità culturale che ci spingevano verso gli sconosciuti e ci han concesso di stare bene insieme. I nostri cuori parlavano una sola lingua, quella dell’amore.

L’immagine della Trasfigurazione sarebbe adatta a descrivere la gioia vissuta insieme in Kutina. Era bello stare in Croazia, ma si trattava solo di una sosta, un momento di ritiro, per ricaricarci e affrontare il cammino della vita con determinazione, per scendere nel mondo e rispondere alla chiamata di diventare santi, così come ha fatto il Servo di Dio Bonifacio Pavletic.

Un osservatore attento non avrebbe mancato di notare la giovinezza della Chiesa Croata. Abbiamo trovato la gioia di un clero giovane, segno visibile di grandi speranze per il futuro. Si potevano notare anche che gli edifici piccoli delle chiese creano un clima che favorisce l’orazione. Che al di là dei pochi grandi edifici, il santuario Madonna della Neve di Kutina, la cattedrale di Sisak e la basilica di San Quirino, esistono un’infinità di chiesette nelle campagne e nei villaggi.

Tra le indicazioni che si potevano leggere nel dépliant illustrativo dell’Incontro, c’era, inter alia: “tanta voglia di riflettere a fare nuove amicizie”. Basta fermarsi un attimo su facebook per costatare quante amicizie si sono allacciate tra i partecipanti. Al fine di mantenere questi legami e tenere accesa la fiamma di Kutina, è stato costituito il gruppo facebook “Sulle orme di Ivan Bonifacio”. Abbiamo tantissima voglia di amicizia e continuiamo a nutrirla ogni giorno.

La sessione di Kutina 2014 è stata un successo clamoroso. Grazie a tutte le mani che hanno lavorato e collaborato da vicino e da lontano per il piacevole soggiorno. Viva Kutina 2014 nei nostri cuori!

P. Elvise Lukong

Dal 26 al 31 luglio 2014, a Kutina, in Croazia, si è tenuto il Secondo Incontro Internazionale dei giovani montiani (il primo s’era tenuto a Saronno nel luglio 2013), sul tema: “Inseguendo un sogno di Vangelo”. Questa risonanza dà una risposta alla domanda di come sia possibile fare unità nella diversità.

Cosa ci rimane nel cuore? Quale ricordo portiamo con noi? I Croati ci hanno riservato un’accoglienza calorosa. Abbiamo respirato aria d’ospitalità sin dal nostro arrivo. Abbiamo trovato le braccia aperte di un’intera comunità accogliente e delle famiglie ospitanti. Questo è diventato ancor più evidente alla partenza, il giorno 31, momento molto sofferto. I Francesi dicono che ‘’les bonnes choses ne durent jamais’’. Sono durati poco i bei momenti in Kutina; i Polacchi per prolungare il piacere, han deciso di partire il giorno dopo.

Io sono stato ospite di una famiglia insieme con tre ragazzi albanesi. Appena arrivato, mi sono sentito subito a casa, benché non conoscessi una parola di croato; sono stato invitato a partecipare alla celebrazione del compleanno del nipote. Abbiamo ballato insieme al ritmo della musica croata. I bambini

Le domande che sempre ci facciamo ed alle quali non troviamo risposta

giocando con dio di raffaele greco

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Abstulit atra dies et funere mersit acerbo Li strappò il nero giorno e li sommerse in morte acerba

(Virgilio, Eneide, libro VI, v. 429)

con il titolo Funere mersit acerbo, g. carducci scrisse un sonetto alla morte del figlio Dante, tre anni, per meningite; morte che riapriva il dolore per il

suicidio del fratello Dante, sepolto accanto al padre.

O tu che dormi là su la fioritacollina tosca, e ti sta il padre a canto;non hai tra l’erbe del sepolcro uditapur ora una gentil voce di pianto?È il fanciulletto mio, che a la romita

tua porta batte: ei che nel grande e santonome te rinnovava, anch’ei la vita

fugge, o fratel, che a te fu amara tanto.Ahi no! giocava per le pinte aiole,

e arriso pur di vision leggiadrel’ombra l’avvolse, ed a le fredde e solevostre rive lo spinse. Oh, giù ne l’adre

sedi accoglilo tu, chè al dolce soleei volge il capo ed a chiamar la madre.

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Nella Chiesa del Santuario ove riposa Padre Monti, già da qualche settimana, presso l’altare, è possibi-le scrivere sulle pagine bianche di un libro i l nome dei defunti a noi cari. Essi saranno tutti ricordati nella Santa Messa del 2 novembre.

L’iniziativa è apprezzata da molti, anche da chi non frequenta sem-pre le funzioni religiose, perché ri-cordiamo spesso le persone che ci hanno lasciato e speriamo, magari in modo un po’ confuso, di ritrovarle un giorno in un luogo dove regni la pace eterna.

Infatti le firme si moltip licano, di giorno in giorno: preparazione sen-tita, commossa e commovente, che fa riaffiorare momenti di vita comu-ne trascorsi con i defunti, quando ancora erano vicini a noi, tanto da poterli abbracciare; e forse ora rimpiangendo di non averlo fatto quando eravamo in tempo...

Mentre preparo la lunga lista di parenti e amici che mi hanno pre-ceduto, e che riassumerò senza citarli tutti (anche per i l timore di dimenticarne alcuni!), ecco che un verso antico, frutto di lontane re-miniscenze scolastiche, mi ritorna in mente: “funere mersit acerbo”. Mi pare l’oggetto più completo per una meditazione da condividere, senza sminuire la poetica di Virgi-lio, i l quale attribuisce a Enea tali sentimenti, dopo che questi, giun-to nell’Ade, rimane profondamente colpito dal p ianto dei bambini morti prematuramente.

Io non credo che i bimbi passati a miglior vita piangano in Paradiso: anzi, penso che sia loro riservato un posto speciale, luogo di delizie senza fine...

Funere mersit acerbo

Traduco arbitrariamente quel-l’“acerbo” col signif icato di morte improvvisa, che trova impreparati tutti coloro, piccoli e grandi, che, per calamità naturali o per mano di uo-mini crudeli o per disperazione, per-dono la vita non facendo neppure in tempo a chiedersi: “Perché?”.

I loro nomi non saranno scritti sul libro posto in Santuario, ma saranno da noi ricordati, quasi di p iù dei no-stri Cari, che sono stati accuditi f ino all’ultimo respiro e con tanta gratitu-dine per quanto ci hanno insegnato o testimoniato.

SIL

la giovinEzza dEi vEcchi

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Preghiamo per L: per l’intercessione di fr. Emanuele, i l Signore doni salute a lui e pace ai genitori

(mail dell’8 ottobre) Ti ringrazio per la preghiera per il piccolo L, appena mi telefona la mamma le dirò che stiamo pregando tutti. Il bimbo ha fatto una viacrucis incredibile da ormai quattro anni: è dell’Abruzzo, malato di tumore al fegato, mandato all’ospedale di Genova, trasferito a Bergamo

dove ha avuto il trapianto con un pezzo di fegato donato dal papà, e poi cicli e cicli di chemio-terapia. Ora l’hanno rispedito dopo tre anni a Pescara, poi a Padova per radioterapia. Pochi giorni fa, a casa, all’improvviso sembrava soffocare per un nodulo in gola, la mamma lo ha rianimato e portato in ospedale: da Pescara trasferito a Firenze per asportare il nodulo, di

nuovo a Bergamo e ancora Pescara.

Il bimbo è vivo, parla, ha febbre, ma vuole vivere e la mamma insiste che vuole il miracolo, convinta che il Signore lo fa e che non le toglie il suo bimbo, perchè glielo ha già ridato diverse volte.

Fratel Emanuele ha fatto e sta facendo tutta la viacrucis vicino a L, sotto il suo cuscino in tutti gli ospedali, ogni notte, ogni giorno, ogni crisi. Lo abbiamo invocato, pregato, supplicato. Egli accompagna mamma bambino e pa-dre ormai sfiniti, ma sempre stupiti, perchè il bimbo come un fiore, si piega e si rialza... si abbassano i valori e si rialzano e ancora vive!

Anch’io desidero per loro il miracolo, vero e completo. Lo stiamo chiedendo. E se non lo otteniamo non importa, noi lo chiediamo con fiducia, sapendo che il miracolo è già questa compagnia e questa speranza per i poveri ge-nitori, che si sentono accompagnati da una presenza buona, animatrice della loro Speranza. Non è solo preghiera, ma sincera e commossa gratitudine, qualsiasi cosa accada.

(mail del 17 ottobre) Ho avuto notizie di L. La mamma dice che ha avuto un miglioramento che lei sperava (ha giocato tutto il pomeriggio con i cugini, ma fino a ieri aveva l’ossigeno; io l’ho sentito al telefono strillare a pieni polmoni, ma la situazione resta precaria; ha potuto fare l’ultimo ciclo di chemioterapia, ora si at-tende il resto). Questo è avvenuto proprio ieri che ho terminato la Novena. Ma oggi ricomincio a pregare perchè c’è bisogno tanto. La mamma vuole assolutamente e crede che suo figlio guarirà e che Fratel Emanuele diventerà Santo! Io l’ascolto semplicemente, ma quasi convince anche me: intanto a pregare, sicuramente a sperare e credere come i bambini. Sr. TB

Ivan da giovane ebbe un’ambizione grande: studiare medicina. Comprese però che era pura velleità in una regione senza centri di studio. Dirà nella maturità della sua vita: “Ma si vede bene che i l Signore non ha voluto. E ne lo ringrazio infinitamente, perché a quest’ora chissà dove io sarei. Forse la superbia e l’ambizione mi avrebbe fatto trascurare e perdere la salute

dell’anima mia”. Seguì la via obbligata per tutti i ragazzi di quel tempo. Dopo aver frequentato la scuola popolare, divenne pastorello del suo disomogeneo gregge domestico: una mucca, una

capra, una pecora. Vita poco bucolica e molto sofferta… passava i giorni in un’amara infinita solitudine. Ivan si volgeva verso i l campanile di Kutina e adorava Gesù nell’Ostia santa, che non poteva adorare nella chiesa, e sfogliava i l suo libretto di preghiere.

(G. Cazzaniga)

Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere.Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC

EmanuElE E BoniFacio

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Una pozione di santità al giorno...

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luce nei tuoi occhiluce nei tuoi occhiLeggiamo il Cantico dei Cantici

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RIMAVERA M

ONTIANA

ottobre

2014 giugno

2015

gli incontri

Si tengono al mattino di domenica, presso il Santuario del Beato Luigi Maria Monti,Saronno - Via Legnani, 4.

Possibilità di parcheggio nel cortile dell’Istituto.

Responsabile degli incontri: padre aurelio Mozzetta, cfic.

Per chi desidera si potrà vivere insieme un pranzo semplice e conviviale, per il quale chiediamo un’of-ferta volontaria quale contributo spese e la corte-sia di comunicare la propria presenza entro il giove-dì sera, (tel. 02 96708235)

orario9.00 Santa MESSA10.00 Meditazione Riflessione personale Preghiera12.30 Pranzo

ISTITUTO PADRE MONTI

Casa Madre dei Figli dell’Immacolata Concezione (CFIC)www.padremonti.it

4o anno

per una primavera_2014_A4 2ante.indd 1 30/09/2014 08:03:25

19 ottobre Introduzione Attirami a te

16 novembreCt 1,1-17 Bruna sono, ma bella

7 dicembreCt 2,1-17 La voce del diletto

11 gennaioCt 3, 1-11 Cerco l’amato del mio cuore

8 febbraioCt 4,1-16 Il canto di primavera

8 marzoCt 5,1-16 Il cuore veglia nella notte

19 aprileCt 6,1-12 Colei che sorge come aurora

17 maggioCt 7,1-14 Il profumo del desiderio

7 giugnoCt 8, 1-14 Sigillo sul mio cuore

Una lettura del Cantico dalla parte di chi ha incontrato l’amore anche camminando su sentieri impercorsi, e, improvvisamente, s’è ritrovato a chiedersi: ma Dio, dov’è? Quando cercava se stesso/a negli anfratti dei muri screpolati e nei sogni della notte, piangendo lacrime di dolore amaro e poi, finalmente, i muri degli occhi sono stati abbattuti da gioie irrompenti.

gli incontri

Si tengono al mattino di domenica, presso il Santuario del Beato Luigi Maria Monti,Saronno - Via Legnani, 4.

Possibilità di parcheggio nel cortile dell’Istituto.

Responsabile degli incontri: padre aurelio mozzetta, cfic.

Per chi desidera si potrà vivere insieme un pranzo semplice e conviviale, per il quale chiediamo un’offerta volontaria quale contributo spese e la cortesia di comunicare la propria presenza entro il giovedì sera, (tel. 02 96708235).

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orario

9.00 Santa MESSA10.00 Meditazione;

Riflessione personale e preghiera

12.30 Pranzo

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Nel Cuore della CaritàMontiana

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Anno I I I , n° 31 - Novembre 2014

(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)

Direttore: Saverio Clementi

Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione

Hanno collaborato per questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Padre Zezinho, P. Emanuel Mvomo, Agata, B, Aldo Fabio, SCM, Sil, Gio, Stefano, Maurizio, I cercatori di Dio, P. Elvis Lukong, Suor TB, G. Cazzaniga, Raffaele Mugione.

Direzione:Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA)Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org

santuario dEl BEato luigi maria monti - saronno

Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre MontiEUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNOCausale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe

Via A.Legnani,4 - 21047 Saronno (VA) - Tel. 02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892

GIORNI FERIALI6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)9.00 Santa Messa18.50 Rosario e Vespro

TUTTI I GIOVEDì18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

P. Aurelio Mozzetta, rettoreP. Pierino Sosio - P. Roy Puthuvala - P. Michel N’Galulaka

ORARIO DELLE CELEBRAZIONI DEL SANTUARIO

SACERDOTI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO

OFFERTE

DOMENICA E FESTIVI8.20 Lodi del Mattino9.00 Santa Messa19.00 Santa Messa