Qui ho posto il cuore febbraio 2015

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Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno Vorrei dedicare queste poche righe a F, la quale non si rassegna d’aver lasciato sola N. Da quando N si è tolta la vita, F si porta dentro solo rimpianto, amarezza e laceranti sensi di colpa. Non è servito molto dirle che non siamo noi a gestire la vita e la morte di un’altra persona. Però, comprendo la sua pena. Nel buio della sera, anche a me restano le stesse domande: ogni cosa che non abbiamo fatto per coloro che amiamo, ogni parola che non abbiamo detto, ogni gesto non compiuto, ogni assenza, ogni torto, ogni rifiuto, ogni sgarbo, ogni male contro di essi… ci ripiomba addosso, come un macigno di rimorso e rimpianto, pesante da portare, al momento che i nostri cari non ci sono più! È difficile restare soli a gestirsi i sensi di colpa, unitamente al disagevolissimo pensiero del “cosa dirà la gente”. Chiaro, se uno di casa tua si ammazza, qualcosa in voi non funziona. E così la bella gente fa piazza pulita, sparisce. Il dramma più grosso sarà proprio la solitudine del dolore. Tutti contribuiamo ad aumentarla, perché abbiamo paura d’avvicinare chi soffre, siamo imbarazzati, pensiamo di disturbare e, molto sottovoce, ci diciamo: meno di Aurelio Mozzetta Anno IV, n°34 - Febbraio 2015 EDITORIALE Le parole che non servono Segue a pag 2 male che non è successo a me... Nella confessione e nel dialogo spirituale, non è raro incontrare persone che, spesso con pianti a dirotto, dicono di aver pensato o di pensare di togliersi la vita. Al di là dei più vari motivi che si possono rintracciare nella storia di ciascuno, non è possibile eludere la domanda: perché? Visito la salma di un bambino consunto dal tumore e, davanti all’insopportabile immobilità della morte di un innocente, il perché torna a galla ed io comprendo che mille delle cose che mi sembrano essenziali sono soltanto frutti rinsecchiti: brutti, inutili e immangiabili. E capisco anche che un sacco di gente non ha neppure sfiorato il “sapore” della vita, se l’è lasciata scivolare addosso senza darsene pensiero, ha inseguito insensate felicità ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016 Editoriale 1-2 PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni 3 Con Maria, come Maria 5 Giocando con Dio 13 PER...PREGARE Il mio “Grazie” a Padre Monti 12 Preghiera per le vocazioni 4 Una preghiera per... 4 PER...INCONTRARSI Glossolalie 6 Lettere alla redazione 8 PER...TESTIMONIARE Riconoscere vocazioni 10 Emanuele e Bonifacio 15 PER...CONOSCERE Forse non sapevate che... 7 La porta aperta 9 PER...CONOSCERSI La Giovinezza dei vecchi 14 PER...RIFLETTERE Le parole montiane 12 Parole e fuoco 2 Tracce per una lettera da Saronno 11 SOMMARIO

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Il periodico dell'Istituto Padre Monti di Saronno, Casa Madre della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione e sede del Santuario intitolato al Beato Padre Luigi Maria Monti, Fondatore della CFIC.

Transcript of Qui ho posto il cuore febbraio 2015

Not iz iar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Mont i - Saronno

Vorrei dedicare queste poche righe a F, la quale non si rassegna d’aver lasciato sola N.

Da quando N si è tolta la vita, F si porta dentro solo rimpianto, amarezza e laceranti sensi di colpa. Non è servito molto dirle che non siamo noi a gestire la vita e la morte di un’altra persona.

Però, comprendo la sua pena. Nel buio della sera, anche a me restano le stesse domande: ogni cosa che non abbiamo fatto per coloro che amiamo, ogni parola che non abbiamo detto, ogni gesto non compiuto, ogni assenza, ogni torto, ogni rif iuto, ogni sgarbo, ogni male contro di essi… ci rip iomba addosso, come un macigno di rimorso e rimpianto, pesante da portare, al momento che i nostri cari non ci sono più!

È diff ici le restare soli a gestirsi i sensi di colpa, unitamente al disagevolissimo pensiero del “cosa dirà la gente”. Chiaro, se uno di casa tua si ammazza, qualcosa in voi non funziona. E così la bella gente fa piazza pulita, sparisce. Il dramma più grosso sarà proprio la solitudine del dolore. Tutti contribuiamo ad aumentarla, perché abbiamo paura d’avvicinare chi soffre, siamo imbarazzati, pensiamo di disturbare e, molto sottovoce, ci diciamo: meno

di Aurelio Mozzetta

Anno IV, n°34 - Febbraio 2015

EditorialE

Le parole che non servono

Segue a pag 2

male che non è successo a me...

Nella confessione e nel dialogo spirituale, non è raro incontrare persone che, spesso con pianti a dirotto, dicono di aver pensato o di pensare di togliersi la vita. Al di là dei p iù vari motivi che si possono rintracciare nella storia di ciascuno, non è possibi le eludere la domanda: perché?

Visito la salma di un bambino consunto dal tumore e, davanti all’insopportabile immobilità della morte di un innocente, i l perché torna a galla ed io comprendo che mille delle cose che mi sembrano essenziali sono soltanto frutti rinsecchiti: brutti, inuti li e immangiabili.

E capisco anche che un sacco di gente non ha neppure sfiorato i l “sapore” della vita, se l’è lasciata scivolare addosso senza darsene pensiero, ha inseguito insensate felicità

ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016

Editoriale 1-2

PER...APPROFONDIREPadre Monti e dintorni 3Con Maria, come Maria 5Giocando con Dio 13

PER...PREgAREIl mio “Grazie” a Padre Monti 12Preghiera per le vocazioni 4Una preghiera per... 4

PER... INcONtRARsIGlossolalie 6Lettere alla redazione 8

PER...tEstImONIARERiconoscere vocazioni 10Emanuele e Bonifacio 15

PER...cONOscEREForse non sapevate che... 7La porta aperta 9

PER...cONOscERsILa Giovinezza dei vecchi 14

PER...RIFlEttERELe parole montiane 12Parole e fuoco 2Tracce per una lettera da Saronno 11

sommario

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Anno IV, n° 34 - Febbraio 2015

circostanza, di comodo, di difesa, di scusa… sono soltanto sassi lanciati contro un muro, rimbalzano e cadono a terra inerti.

Di fronte alla morte, ogni parola può essere inuti le e sconveniente. Di fronte al dolore che spinge a invocare la morte, ogni parola può essere solo un rimbombo di moralismo, disumano e crudele…

Il mio amico ultracentenario, che delle cose di Dio se ne intende ben più di me, una volta ebbe modo di dire che alla fine saremo tutti assolti per mancanza di prove!

Da sempre mi porto dentro una fotografia bellissima, con tanto sole estivo, quando da piccolo giocavo con F, lei un po’ più grande di me... Non è per l’eventuale sollievo di un’assoluzione generale che oggi ripenso a quella foto così luminosa, no! È perché ora che F ed io siamo invecchiati e carichi di dolore, quella fotografia ci resta scolpita dentro e

nessuno può cancellarla, nemmeno Dio... perché i l sole è stato Egli stesso a mettercelo in cuore.

E allora, alla fine, non sarà per mancanza, ma per eccesso di prove che Dio ci salverà, tutte quelle prove d’amore che Egli stesso ha riversato in noi, nello scegliere di amarci senza se, senza ma, senza ripensamenti, senza ritrosie, senza condizioni, senza limiti, senza fine…

Noi possiamo stancarci, non crederci p iù e, come ha fatto N, rif iutare tutto.

Egli no, non può farlo, perché è Dio. Se lo facesse, sarebbe soltanto un pupazzetto di pezza fabbricato da omuncoli da nulla.

Dio ci vuole felici. È di una semplicità disarmante.

Il resto sono chiacchiere, sono aggiunte gratuite e innecessarie, complicazioni umane, più spesso inumane e diaboliche. Non servono. E, anzi, molte volte si fa peccato solo a dirle.

Aurelio Mozzetta

di plastica e s’è improvvisamente ritrovata a mani vuote, senza nulla per cui valesse la pena sorridere.

Grande pietà per chi gioca con la pretesa di cercare solo nella direzione del “mi conviene”.

Grande rispetto per chi sinceramente fatica a credere in Dio.

Grandissima simpatia per chi non ce la fa e, p iangendo, abbandona le redini.

Grandiosa ammirazione per chi, nel credere, si gioca la vita.

A uno di questi ultimi ho potuto scrivere: sono contento di sentirti vivace, non fiaccato da delusioni che vengono da dove ci si dovrebbe attendere comprensione. Questo tuo è i l mestiere di chi prende sul serio un Altro e a Lui risponde, momento per momento, pur con tutti i propri limiti.

Non serve a nulla pronunciare parole che in qualche modo siano dovute: parole di consolazione, di

Segue da pag 1

Le parole che non servono

. . .con l ’impegno di par lare bene e gettare semi d i parola fecondi, capaci d i donare be l lezza e vita; d i far r isorgere le parole per la re lazione; e anche d i combattere la marea d i grezza volgar i tà che vorrebbe inondarci a un ico benef ic io d i ch i cerca sold i e brama potere . . .

Sono qu i in questa cors ia.

Attendo.

Passa veloce i l tempo.

Lento per me.

Ho paura diventi inf in ito.

Un inf in ito sconosciuto.

Non s i accetta i l male

Neppure in un grande ospedale.

Una infermiera car ina mi sorr ide,

Rimando stanco.

Vorre i solo fuggire

Non posso

Lento per meparolE E fuoco

Per

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flettere

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incompatibili con la personalità del frate cappuccino, tutto ascetismi e intolleranza.

La situazione è tale che Luigi viene costretto a un nuovo ritiro-esilio a Villa Corsini.

È davvero depresso. Con tutto quello che ci sarebbe da fare per lenire la sofferenza dell’uomo, egli è costretto alla più tetra inattività, a causa di “futili motivi”.

Immagina di donarsi in modo diverso. Non sa e non vuole accontentarsi di una vita mediocre.

Gli appare irreversibile la presenza dei Cappuccini, i quali non sanno che farsene di lui.

Dal punto di vista umano un totale fallimento.

Così imbocca il sentiero verso Emmaus.

Come per i più noti due discepoli del vangelo, le speranze sembrano essere svanite. Come loro ritorna al “villaggio”, dove ci sono ben definiti ruoli ed obbedienze, dove sono bandite le innovazioni, gli slanci in avanti, le speranze di cambiamento.

Anche se arida dei sogni sin qui covati, in quella prospettiva Luigi avrà ancora qualcuno da aiutare, oltre ad una vita regolare.

Cerca e trova un convento di frati polacchi dediti alle missioni estere, che sono ben disposti ad accoglierlo con calore. Il passaggio è fissato per lunedì 23 novembre 1868.

Come quei discepoli a Emmaus, Luigi non ha fatto i conti con Cristo. Il quale, come suo stile, arriva proprio quando siamo nello stadio più basso della nostra storia, quando non ne possiamo davvero più, quando siamo disposti al ritorno tra le file, ad arroccarci perché delusi profondamente.

E Gesù si fermò presso di lui, la sera.

Il 20 novembre 1868, il Ministro generale dei Cappuccini, Padre Nicola da Marignano, propone a Fra’ Luigi di gestire la trattativa in corso, e in parte compromessa, con i responsabili dell’Ospedale di Orte (in provincia di Viterbo), per concordare l’inserimento dei Fratelli Concettini.

Per la sua “missione”, Luigi non dovrà attraversare i mari né raggiungere terre lontane, ma non per questo essa è più semplice e facile. Sarà un successo.

Un bel “aiutino”, vero?

Non temere.

Marco

Luigi Monti è indeciso. Deve scegliere se rimanere nella Congregazione o seguire il proprio desiderio di essere missionario.

A rimestare in Luigi i suoi antichi desideri di votarsi alle missioni estere è il comportamento aggressivo di Padre Angelo dal Tufo, bellamente dimentico del minacciato allontanamento dal Santo Spirito da parte del Papa Pio IX, e lì trattenuto proprio grazie all’intervento del Monti.

Quel che maggiormente irrita il cappuccino è la prudenza e la tolleranza che Luigi ha nei confronti dei propri confratelli.

Il Beato conosce bene, per averle vissute, le sofferenze e le fatiche del servizio agli infermi; conseguentemente agisce con sana pazienza e comprensione… Valori

Come i discepoli, torna al “villaggio”, dove ci sono ben definiti ruoli ed obbedienze.

Luigi Monti è indeciso. Deve scegliere se rimanere nella Congregazione o seguire i l proprio desiderio di essere missionario.

Verso Emmaus Resta con noi, si fa sera

luigi m. monti E dintorni

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Anno IV, n° 34 - Febbraio 2015

Dio solo può donare la Fede,ma tu puoi dare la testimonianza.Dio solo può donare la Speranza,ma tu puoi dare fiducia ai tuoi fratelli.

Dio solo può donare l’Amore,ma tu puoi insegnare ad altri ad amare.Dio solo può donare la Pace,ma tu puoi seminare l’unione.

Dio solo può donare la Forza,ma tu puoi sostenere lo sfiduciato.Dio solo è la Via,ma tu puoi indicarla ad altri.

Dio solo è la Luce,ma tu puoi farla brillare agli occhi di tutti.Dio solo è la Vita,ma tu puoi donare ad altri il desiderio di vivere.

Dio solo può fare quello che sembra impossibile,ma tu puoi fare il possibile.Dio solo basta a se stesso,ma egli preferisce contare su di te...

gennaio.

- MARCO, 49 anni, morto i l 22 gen-naio, dopo lunga malattia.

- CRISTINA, 46 anni, morta dopo dieci mesi di grandi sofferenze. Un pensiero orante anche per sua mam-ma, per i l grande dolore così diff ici le da accettare e gestire. Ti siamo vicini e… Dio lo è di p iù!

- la mamma di don Rino, missiona-rio salesiano in Ucraina per oltre 20 anni, morta i l 31 gennaio.

sofferente a causa di demenza senile. Per lui e per i suoi cari, duramente provati, la nostra preghiera al Beato.

PER I DEFUNtI:

- ERCOLE, che ha lottato contro i l suo male, dando a tutti noi l’esempio di una fede forte e serena; che è stato vinto dal tumore la mattina del 12 gen-naio, all’età di 59 anni; che ci ha lasciato i l suo sorriso, un ricordo bello e la forza di un’amicizia che va oltre la morte.

- GRAZIELLA, la sorella di Suor Pa-ola, morta improvvisamente a 31 anni per arresto cardiaco, i l 12 gennaio.

- VALENTINO, 58 anni, morto i l 17

Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: quihopostoi [email protected]

PER cHI NE HA BIsOgNO:

- G, perché si risolva la sua diff ici le situazione e lei possa tornare a sorridere.

PER I gIOVANI:

- la piccola ANITA, nata i l 30 gennaio e per i suoi genitori C e M e per i fratellini “maggiori” G e C. Che bellezza la vostra famiglia! Dio vi benedica sempre e vi accompagni.

PER cHI E’ IN AttEsA:

- per Anna e Luigi in attesa del primo bambino. Che allegria, la vita!

PER I mAlAtI: I l beato monti interceda per loro

- Enrico, 71 anni, malato di tumore e

“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi,apre i l tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

Dio conta su di teprEghiEra pEr lE vocazioni

Per

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egare

una prEghiEra pEr...

Per

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egare

Non avete soltanto una gloriosa storia da richiamare o da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate il futuro al quale lo spirito vi progetta per fare ancora con voi grandi cose (Esortazione Apostolica Vita Consecrata, 110)

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crescente è la tendenza a minimizzare oppure ad occultare del dogma il carattere di verità immutabile.

il dogma in sé è una verità rivelata nel suo contenuto, una proposizione dottrinale nella sua forma, un’affermazione di fede definitiva nel suo oggetto. in altri termini, il dogma in sé ha come contenuto una verità di fede, espressa in forma dottrinale, per suscitare una vita spirituale; la

chiesa lo affina gradualmente, nel corso della propria storia e nella storia della fede, sotto la condotta e l’impulso della parola di dio.

nella trasmissione del credo attraverso la formazione o la missione, è necessario svegliare ed attualizzare il senso della fede delle nuove generazioni: un’operazione difficile e delicata, ma sempre più utile e legittima.

il dovere di ogni cultore di maria in questo anno è di approfondire e di conservare l’integralità e l’integrità del dogma e, in particolare, del dogma mariano.

p. Emmanuel mvomo

l’anno 2015, da poco iniziato, è l’anno della vita consacrata.

si tratterà, per la chiesa in genere e per i religiosi in particolare, di guardare al passato con gratitudine, di vivere il presente con passione e di abbracciare il futuro con speranza, perché la chiesa e i consacrati siano sempre sale e luce del mondo.

in questa ottica, il grande modello è costituito da maria di nazareth, come molte chiese cristiane, congregazioni religiose e credenti in cristo sanno bene.

Quest’anno diventa, così, momento e luogo privilegiato per rileggere la vita di maria.

sarebbe più interessante rileggere le verità di fede sulla persona della madonna e ricavarne l’aspetto antropologico, spirituale e morale. in altri termini, contemplare anzitutto i privilegi che dio a dato alla sua serva e percepire quello che da essi scaturisce per la nostra personale sequela christi.

per comprendere e condividere le verità di fede mariane (e non solo), bisogna capire che il dogma richiama molte e diverse dimensioni del vivere umano, quali la cultura generale e laica, la teologia ermeneutica e storica, il magistero, la tradizione, la formazione religiosa, la catechesi, e via dicendo.

diventa difficile, così, dire il dogma in una società influenzata da uno storicismo eccessivo, dal soggettivismo, dal relativismo e dal sincretismo.

Consacrati, seguendo Cristo, come Maria

Siamo nell ’Anno della Vita Consacrata. In tale periodo, questa rubrica mariana si ripromette di affrontare una lettura antropologica dei dogmi mariani della nostra fede.

con maria, comE maria

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(nota del redattore: Fratel Gioacchino è uno che sa bene cosa sia “fare l ’obbedienza”. Alla bella età di 62 anni, ha risposto a una nuova chiamata e, lasciando tutto in Italia, nel dicembre 2012 è partito per il Brasile. Non è un eroe, è semplicemente un “frate”, consacrato a Dio, nella Chiesa, per il bene del mondo).

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importanti, eminenze grigie, persone di livello superiore.

Signore che io sia sempre così temerario, appassionato, persona capace di saltare nel vuoto insicuro, sconosciuto e ogni giorno più profondo della povertà; capace di guidare la gente senza il desiderio di utilizzarla come sgabello per salire io; capace di non utilizzare il prossimo per i miei fini.

Oggi, a Pablito, che si sta preparando alla prima professione e mi esternava il suo entusiasmo e

Grazie per il giornalino che ricevo sempre con immenso piacere.

Ora l’ho accolto mentre mi trovo a Cordoba presso il noviziato della Provincia Latinoamericana (con la scusa di dare un po’ di respiro a Raul, che sta facendo qualche giorno di riposo).

Oggi, a tavola stavamo parlando con i novizi del nostro essere consacrati e dei voti religiosi, che non possiamo mai trasformare in qualcosa di “pesante”, perché li abbiamo scelti liberamente, con allegria.

E la stessa gioia dobbiamo trasmettere quando siamo invitati a fare la volontà dei Superiori.

Adesso, leggendo la poesia di Lebret Louis Joseph, mi ci sono un po’ ritrovato.

“Matti nel presente, innamorati di una vita semplice, liberatori del povero, amanti della pace, liberi da compromessi, decisi a non tradire mai disprezzando le proprie comodità o la propria vita, totalmente decisi per l’abnegazione, capaci di accettare tutti i tipi di incarichi, di andare in qualsiasi luogo per ubbidienza, e nel medesimo tempo liberi, obbedienti, spontanei e tenaci, allegri, dolci e forti”.

Mi è venuta spontanea la preghiera: Signore, che tutti i religiosi siano così, sempre, in tutti i momenti della loro vita, soprattutto quando i ruoli, li avranno fatti diventare

Dedicato a Fratel Pablito che vuole “fare” l’obbedenza

il desiderio di “fare l’obbedienza”, dicevo: io ti auguro che tu possa ricordare tutto ciò tra dieci, quindici o venti anni, quando la stanchezza, l’orgoglio personale, il venire meno della fede, metteranno in forse la tua attuale volontà di “Obbedienza”.

Sembra un discorso un po’ sconclusionato, ma, credimi, mi ha fatto bene quella poesia/preghiera e mi ha confermato.

Ciao. Tvb.

Fr. Gioacchino Santoro, cfic

nella foto: incontro di giovani nel Centro Padre Monti, sede del Noviziato, Cordoba, Argentina)

glossolaliE: appunti, ricordi e saluti dal mondo

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... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere...

La comunità, che di recente ha festeggiato i 30 anni, apre le porte a una nuova e accogliente struttura che ospiterà sei disabili e un operatore.

Oristano, la Casa di Ivan, luogo di fiducia e integrazione

La Casa porta il nome di Fratel Ivan Bonifacio PAVLETIC, che i lettori di QPC hanno imparato a conoscere. Una figura grande e forte di religioso, benché morto molto giovane, a soli 33 anni. Una figura di consacrato “antico”, perché distante da noi oltre un secolo, ma di una “modernità” che ha pochi paragoni in giro. Una figura di uomo povero elevato alle altezze della carità e della santità, per la forza dello Spirito che lo portava, della Vocazione Mariana che lo identificava, del Carisma Montiano che lo qualificava come consacrato

Ricordo molto chiaramente la grande preoccupazione di P. Giovanni PETRELLI, responsabile del Centro Il Gabbiano: il “dopo di noi”. Quante volte ne abbiamo parlato insieme... Cosa succederà per questi ragazzi? Cosa ne sarà di loro? Una volta che i genitori dovessero venire meno ed essi restassero soli, quale sarà la loro sorte? Li abbandoniamo al nulla?

Le idee che fioriscono portano frutto. E questo succede sempre quando ci si crede e quando si lavora perché avvenga. E P. Giovanni è uno che ci crede e ci ha sempre creduto, con tutto se stesso.

E così, come scrive la giornalista Paola Cozzolino, sulla stampa locale, “dopo anni di impegno e sacrifici, si aprono le porte della nuova struttura: LA CASA DI IVAN. Tre stanze doppie con bagno privato, pronte a accogliere sei ospiti e una stanza riservata a un operatore. La casa è traboccante di luce e dotata di ogni comfort, un bell’arredamento, una cucina fornita e un’ampia sala. Un luogo accogliente dove vivere in continuità con i percorsi, individuali e di comunità, intrapresi al centro. Obiettivi: maggiore consapevolezza e fiducia in se stessi, integrazione e conquista di autonomia per affrontare con maggiore serenità la vita quotidiana.”

e operatore della carità.Riprendo dall’articolo citato:“La casa di Ivan chiude

simbolicamente il cerchio della carità a cui diede avvio Fratel Ivan” sono le parole di un emozionato p. Giovanni, Direttore del centro, che ci illustra quella che mons. Ignazio Sanna (Arcivescovo di Oristano) riconosce come “una delle realtà più attive e più belle della nostra diocesi, un luogo dove si manifesta e si sperimenta il nostro essere Chiesa”.

Forse non tutti sapevano. Ora lo sapete. La CASA DI IVAN è una realtà bella e preziosa, piccola e giovane, piena di futuro. Essa conta sulla vicinanza di tutti, anche sulla vostra.

(AM)

forsE non sapEvatE chE... Breviario di curiosità montiane

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* Grazie per i l graditissimo Bollettino. Grazie anche per aver pubblicato i l testo di Penelope! Spero di inviarti appena posso qualche altra cosa a suo nome. Prego sempre per te e per tutta la Congregazione. A presto.

* Grazie per aver invitato a pregare per mio papà su QPC! So che è stato mio figlio a passare l’informazione, e si è sbagliato sull’età: papà aveva solo 75 anni ed io confidavo che a quell’età avrebbe potuto riprendersi. Grazie di cuore veramente! La presenza dei suoi Fratelli alla celebrazione del funerale mi ha scaldato i l cuore e mi ha fatto sentire parte della grande Famiglia Montiana, con lo stesso spirito con cui io prendo parte, quando possibi le, agli avvenimenti della vostra Casa. Il fatto di non dover più stare vicino al papà mi rende un po’ più libera e mi permette di prendere parte alle iniziative della parrocchia e di

* Grazie è una piccola parola magica. Sembra nulla, eppure esprime un’infinità di cose belle che ci portiamo dentro. Ecco, questo volevo esprimere: quelle cose belle in me stanno crescendo ed aumentano con i l sostegno vostro e di questa bella esperienza di condivisione di QPC. Grazie!

* Che bel dono alla vigi lia della festa del Battesimo di Gesù! Grazie a presto, buona festa.

* Grazie. Visto i l ritardo, mi stavo preoccupando di non aver qualcosa da meditare per questo mese! A presto e grazie: sfogliato per ora, molto ricco di spunti e di notizie come al solito.

* Oggi 12 Gennaio 2015 esco dalla celebrazione eucaristica con la memoria del Battesimo di Gesù che aggancia la data del mio Battesimo. Che bello sentirsi chiamati per nome dal Padre Celeste! Dopo la S. Messa leggo l’editoriale su QPC di Gennaio 2015, dove viene sottolineato come ciascuno di noi sia pecorella del gregge e Dio ci vede e ci considera “come chiamati per nome”. La figliolanza con Dio è unica e personale e l’appartenenza al gregge ne è solo la conseguenza. GRAZIE, allora, per l’editoriale e per la ricchezza delle sottolineature. fratel Rolando

Grazie, parola magica

Coinvolgimento

Scriveteci a quihopostoi [email protected]

Lettere alla redazionequalsiasi altra situazione che possa essere preziosa per la mia vita spirituale. Grazia.

(R. ha inviato QPC ad amici di una sua mail-list p iù ampia, accompagnando con queste parole):

Carissimo, ti invio copia di Qui ho posto i l cuore, i l giornale del Santuario del Beato Luigi Maria Monti di Saronno, dove ho maturato la mia esperienza spirituale e la mia consacrazione carismatica. Ho deciso di condividere con alcuni miei amici p iù cari questa esperienza spirituale, perché ci renda sempre più saldi nell’amicizia e nell’amore fraterno. Scrivimi pure le tue riflessioni o se, vuoi, chiedi approfondimenti sulla vita e le opere di Padre MONTI e della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione da lui fondata. Buona lettura, all’insegna del carisma di carità del Beato Luigi Maria.

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L’Editoriale

i vostri mEssaggi: e-mail e lettere dal mondo

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persona sia rimessa al posto d’onore riservatole da Cristo. L’opera di tante persone consacrate diventi sempre più il segno dell’abbraccio di Dio all’uomo e aiuti la nostra Chiesa a disegnare il “nuovo umanesimo” cristiano sulla concretezza e la lungimiranza dell’amore.

L’Anno della vita consacrata non riguarda soltanto le persone consacrate ma l’intera comunità cristiana, e il nostro desiderio è che costituisca una propizia occasione di rinnovamento e di verifica per i singoli Istituti così come per le diverse realtà ecclesiali.

Il segno che avremo saputo cogliere la grazia in esso contenuta sarà la crescita della comunione e della corresponsabilità nella missione fino agli estremi confini dell’esistenza e della terra.

L’Anno della Vita Consacrata, che papa Francesco ha indetto a cinquant’anni dal decreto conciliare Perfectae caritatis, acquista una singolare risonanza nella prossima Giornata mondiale della vita consacrata, che celebriamo il 2 febbraio.

Ogni anno in tale contesto contempliamo il mistero della Presentazione di Gesù al tempio. E proprio dal racconto dell’evangelista Luca vogliamo prendere la prima parola su cui fermarci insieme: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli” (Lc 2,30-31). Non è forse questo che la nostra gente chiede alle persone consacrate? Occhi che sappiano scrutare la storia guardando oltre le apparenze spesso contraddittorie della vita, che lascino trasparire vicinanza e possibilità nuove, che illuminino di tenerezza e di pace. È questo che contraddistingue chi mette la propria vita nelle mani di Dio: uno sguardo aperto, libero, confortante, che non esclude nessuno, abbraccia e unisce. “Davanti a tutti i popoli” è l’orizzonte dell’amore e dell’offerta di sé che è chiesto ai consacrati e che essi testimoniano.

È vero quello che scrive papa Francesco nella sua Lettera a tutti i consacrati: “Dove ci sono i religiosi c’è gioia”. Ciò accade perché essi riconoscono su loro stessi, e in tutti i luoghi e i momenti della vita, l’opera di un Dio che ci salva con gioia. La stanchezza e la delusione sono

esperienze frequenti in ciascuno di noi: benedetti coloro che ci aiutano a non ripiegarci su noi stessi e a non rinchiuderci in scelte comode e di corto respiro.

Rallegriamoci dunque per la presenza delle consacrate e dei consacrati nelle nostre comunità. Facciamo festa con loro, ringraziando per una storia ricca di fede e di umanità esemplari e per la passione che mostrano oggi nel seguire Cristo povero, casto, obbediente.

I Vescovi italiani ripongono grande fiducia in voi, sorelle e fratelli carissimi, soprattutto per il contributo che potete offrire a rinnovare lo slancio e la freschezza della nostra vita cristiana, così da elaborare insieme forme nuove di vivere il Vangelo e risposte adeguate alle sfide attuali.

Desideriamo intensamente che in questa occasione risalti con chiarezza il valore che la vita consacrata riveste per la Chiesa e anche per il mondo (…) Per vocazione e missione i consacrati sono chiamati a frequentare le “periferie” e le “frontiere” dell’esistenza, dove si consumano i drammi di un’umanità smarrita e ferita. Sono proprio le persone consacrate, spesso, il volto di una Chiesa capace di prendersi cura e ridonare dignità a esistenze sfruttate e ammutolite, a relazioni congelate e spezzate, perché la

Portate l’abbraccio di Dio

Questa Rubrica, LA PORTA APERTA, è messa a disposizione di tutti, e particolarmente dei CONSACRATI, per l’intero Anno della Vita Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi è invitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, riflessione, proposta, preghiera e simili.

dal MESSAGGIO della CEI per la 19ª Giornata Mon-diale della Vita Consacrata, 2 febbraio 2015

la porta apErta: incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi

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Anno IV, n° 34 - Febbraio 2015

Voi siete chiamati a non avere una tranquillità sociale, una sicurezza economica, un nome onorato, un popolo fedele, ma ad essere missionari, cioè a soffrire l’ansia del bene altrui, a sentire salire dall’anima il desiderio di soccorrere, di essere utili, di consacrare la vita al servizio del prossimo, di darsi perché tutti possano avere ciò che noi possediamo: la fede, la speranza, la carità.

Significa avvertire un gemito implorante nella notte, avere compassione d’una folla che tende le mani, accorrere al grido di un’anima naufraga, che invoca chi si getti a nuoto a salvarla.

Il senso della salvezza degli altri: ecco ciò che deve muovere la vocazione oggi!

Il senso della dedizione al bene altrui: ecco ciò che deve formare la radice più operante della vostra educazione, della vostra preparazione. (…)

Date dunque a voi stessi vivacità di interiore consapevolezza, e questo vi farà nascere una manifestazione di desideri, di sogni, di progetti, di proiezioni del domani anticipate nelle fantasie di oggi, da farvi correre subito al pensiero dei mezzi e dei metodi.

E allora proverete il senso del rinnovamento; la fiducia che il Cristianesimo che predichiamo non è invecchiato; che la fede che portiamo dentro di noi non è un lago stagnante, ma una sorgente zampillante, che può ricavare da sé infinite risorse,

(dal discorso del card. Giovanni Battista MONTINI, Beato Paolo VI, ai Seminaristi di Milano, 14 novembre 1957)

Voi siete chiamati

può dare da sé esplicazioni nuove, può testimoniarsi in opere ancora non viste nella Chiesa di Dio. (…)

Nella vita cristiana – e possiamo anche dire nella nostra vita sacerdotale – spesso si insinua insensibilmente il terribile principio del minimo sforzo.

Si pretende di raggiungere il risultato rischiando poco, e

soprattutto spendendo poco di sé.

E questo si chiama, fallacemente, esperienza, quando addirittura non è detto tradizione: “si è sempre fatto così! questa è l’esperienza dei nostri vecchi! qui è arrivata la sapienza e il collaudo di tutti gli sforzi che si sono fatti prima!”.

E ci si adagia nelle formule che non richiedono grandi sacrifici ed esibiscono ancora delle possibilità che sembrano tranquille, senza agitazioni esteriori e senza dispendio di energie interiori.

Ricordiamoci bene: un sacerdozio calmo non è un sacerdozio vero; un apostolato tranquillo non è un apostolato moderno. (…)

Siamo dei candidati ad una vita affannata, ad una vita tesa, ad una vita sacrificata.

riconoscErE vocazioni a cura dei cercatori di dio

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Questa lettera, pubblicata con il permesso dell’amico Antonio, è struggente nella sua tenerezza e terrificante nella sua solidità.Racconta di una vocazione alla clausura di una ragazza ventenne, incontrata per pochi minuti, attraverso le grate del parlatorio di un monastero. Una vita intera e coinvolgente. Incredibile a credere, pesante da immaginare a chi guarda da fuori, insensata per la mentalità corrente, inaccettabile per ogni intelligenza perbene o cosidetta civile.Eppure, quei penetranti occhi di donna felice, che per soli pochi minuti hanno guardato con forza e sono stati guardati, ancora oggi, dopo 30 anni, hanno una potenza esplosiva e disarmante. Essi hanno seminato vita: vita e luce, vita ed “energia sconvolgente”, vita e gioia... È i l segreto quella perfetta pace che solo Dio può dare.

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Anno IV, n° 34 - Febbraio 2015

Forse sarò patetico, ma vorrei raccontare di una ragazza, ora una donna, che oggi compie 51 anni.

I l mio incontro con lei avvenne durante un’estate di quasi trent’anni fa.

Fu solo un fatto di pochi minuti, ma lo ricordo ancora come se fosse stato ieri.

Non ricordo i l suo nome, ma non riesco a dimenticare i l suo viso.

Ero con i l gruppo giovani di Sant’Anna all’Arenella (Napoli), in un ritiro-vacanze a Foligno e, durante quel periodo, facemmo visita al convento di clausura delle clarisse.

In quel luogo cosi strano e misterioso per me, ebbi l’occasione di incrociare prima i l mio sguardo e poi le parole con una ragazza, una suora tanto giovane, che seppe leggere nel mio sguardo le mie perplessità e i l mio stupore.

Sapeva le mie domande e me ne diede le risposte prima ancora che io le ponessi.

Le chiesi la sua età e scopri i, con enorme sorpresa, che eravamo esattamente coetanei.

Mi fece capire e sentire nell’animo la perfetta letizia con Dio.

Il suo volto, i l suo sguardo, le sue parole - per uno scettico come me - emettevano luce, una energia sconvolgente, mai vissuta prima e, ad oggi, mai p iù rivissuta.

Io porterò per sempre le sue parole nel cuore e nella mente, anche se non sono riuscito a seguire i l suo esempio.

Come ogni anno, nel mio cuore le dico: “auguri, sorella, stupenda creatura di Dio”.

Antonio Gaiangos

Auguri, stupenda creatura

traccE pEr una lEttEra da saronno: chi scrive a chi

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Anno IV, n° 34 - Febbraio 2015

Un anno fa, come in queste ore, mi tagliavano, per un intervento chirurgico dagli esiti davvero molto incerti.

Sono sicuro che tu, esperto infermiere flebotomo di professione, hai passato i ferri giusti ai chirurghi, ed hai assistito da lassù perché tutto andasse bene.

Oggi, con grande riconoscenza, ti dico GRAZIE per l’aiuto che mi hai dato.

Continua a vegliare su di me e sul mio cammino, proteggendo chi mi è caro.

Ti prego in particolare per G., grande carissima amica, che segue i l mio cammino con la parola, la preghiera, l’amicizia, e lo edifica con l’esempio di una appassionata sequela del Signore. Ciao, grazie e… alla prossima.

Mario

Un bisturi guidato

(FOTO: Stanza del

Transito, Museo del Beato Luigi

Maria Monti, oggetti

appartenuti al Beato)

il mio “graziE” a padrE monti

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Dio vede il fine dei miei passilE parolE montianE

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La mia residenza è in Saronno, ma spesso volo qua e là, non risparmio stanchezza.

Ora sono in Milano e dormo da don Giglio e Stanislao. Domani mi fermo qui: e dopo domani anderò a tastare da don Dionisio a Cremnago, questa mattina a Monza, a Seregno, e quindi domenica e lunedì a Saronno. Fin qui è stato un girare, ma senza pro.

Speriamo che Dio e la nostra Madre ci diano qualche consolazione.

Mi direte che io sono un vagabondo; Iddio però vede i l f ine de’ miei passi.

(P. Monti, a Fr. Lodovico Sala, 2 giugno 1886, nel periodo in cui cercava un luogo dove aprire la prima comunità in Lombardia).

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La gestione delle insufficienze

Ora, tra l’una estremità: quella del miracolo (“nulla è impossibile a Dio”, dirà l’angelo a Maria) e l’altra: quella dell’incredulità e del mutismo (“poiché tu non hai creduto”, dice l’angelo a Zaccaria), c’è di mezzo la possibilità dell’intelligenza, della capacità, della misericordia.

Anche queste sono tutte cose che fanno appello alla scienza, in quanto potenzialità umana; e ad una scienza valida sul piano dei valori e dell’etica, in quanto espressione d’intelletto e di cuore.

Al di là della scienza c’è, però, anche la coscienza di creaturalità. Noi non siamo né dèi né Dio.

Esiste una linea che è soglia, oltre la quale la dinamica comportamentale che emerge è quella di un Altro (Dio) e non più la mia; su di essa io non ho potere, non avendo né la possibilità né la visione del tutto.

Si tratta di una line on the sand, una linea sulla sabbia, non scritta, non fissa, non dommatica, ma affidata all’intelligenza dell’uomo e delle sue istituzioni, che dice dove e quando io devo fermarmi. Lì ti fermi dicono la mia natura, la coscienza, i miei valori, il mio credo.

E non è giusto mettere sul tavolo pretese, ribellioni e critiche verso una divinità, qualunque sia il nome che voglio darle: la realtà dei fatti è che il mio pensiero non può oltrepassare il pensiero di Chi ha in mano le ultime istanze dell’essere.

Quando pretendo di andare oltre, mi sovrappongo a qualcosa che non mi appartiene. E se volessi appropriarmene, essa mi distruggerebbe sovrastandomi o mi manderebbe fuori senno perché io non la posso contenere.

Penso alle persone consacrate, le quali si ritrovano intorno alla preghiera, alla comunità e alla missione. Il loro stare insieme costituisce impegno unitario e solidale che li vede raccolti intorno ad un riferimento Altro ed Alto. I loro progetti nascono da molta preghiera e da molto pensiero, da molto lavoro intellettuale e da molta professionalità pratica.

Ecco, forse è proprio questo, la “consacrazione della vita” (quali che ne siano forma e identità), a darci la capacità di leggere Dio in modo onesto e leggere la verità dell’agire alla luce del grande valore dei nostri limiti.

Mauro S.

Nei testi biblici si parla spesso di sterilità, di vecchiaia, di sacrifici obbligati, di enormi gap generazionali tra genitori e figli (età parentale troppo alta, abnorme differenza d’età genitori-figlio, come ad es. nel caso di Abramo-Sara e Isacco oppure di Zaccaria-Elisabetta e Giovanni)…

Ora io credo che queste siano tutte cose che abbiano sicuramente inciso sulla presenza dei genitori e sull’educazione dei figli, sulla personalità di questi, sugli esiti del loro agire e, per conseguenza, anche sull’andamento globale della “storia della salvezza”.

Essa è andata com’è andata anche per quei limiti e carenze; oppure - forse meglio - proprio per essi. Dio è in grado di accogliere il limite e perfino il male e trasformarlo in strumento di salvezza.

Questi temi - e non pochi altri che potrei riportare - toccano appieno il tessuto della nostra odierna società: penso soltanto al sempre maggior ritardo in età in cui le donne occidentali hanno il primo figlio o al voler superare la sterilità con la provetta.

Sono questioni assolutamente non facili, che non si possono né banalizzare né demonizzare. Esse toccano le scienze ed entrano in tutto il dibattito su ricerca scientifica, sperimentazione, manipolazione genetica, formazione delle personalità, educazione dei giovani, esiti e limiti psico-esistenziali, e via dicendo…

E qui, grande è la voglia di porre noi stessi al posto del Dio della vita e della morte!

Tentazione antica, anzi primordiale, ma che oggi ha tra mano strumenti e tecnologie che possono davvero imboccare strade senza ritorno alcuno.

giocando con dio di raffaele greco

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A chi non è mai capitato di subire una delusione?

Penso che tutti, nel corso della vita, ne abbiano sperimentate alcune.

Considerate piccole dagli adulti quelle dei bambini, le quali, invece, possono addirittura risultare indelebili.

Sconvolgenti quelle degli adolescenti, tanto da portarli, qualche volta, anche a gesti inconsulti.

Dolorose quelle degli adulti che richiamano a un’amicizia, un amore tradito, un affare sfumato…

Quasi senza speranza quelle dei vecchi, specie se riguardano la solitudine.

Eppure, eppure...

Voglio poter credere alla categorica affermazione di George Sorel, che la ripete a se stesso e a chi lo legge.

Sono vecchia, stento a prendere sonno, ma poi sogno…

Vedo, nel corti le dei Frati, una specie di spiaggia e due vecchi, insensati, sdraiati sulla sabbia fredda che s’i lludono di scaldarsi e di abbronzarsi a un pallido sole invernale seminascosto tra le nuvole.

Vicino c’è un campo di bocce, ma i due, affetti da un’osteoporosi spirituale devastante, non tentano neppure un tiro: stanno a bocce ferme.

Finalmente si trascinano all’interno della Casa.

In Chiesa si fermano a lungo davanti al grande Crocefisso: sono attratti dai chiodi e dalle corde che lo incatenano alla Croce; s’identif icano

Delusioni

nelle sue piaghe, quasi ignorando che una lampada vicino al tabernacolo assicura che Gesù è IL Risorto: porta i l segno dei chiodi, ma le ferite sono ben cicatrizzate e non per l’uso di creme normalmente efficaci.

Ora osservano la statua del Santo e così riflettono: “Fino a quando ci

la giovinEzza dEi vEcchi

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noscersi

“L’avvenire è di coloro che non sono disi llusi” (George Sorel)

saranno Uomini come Lui dalla tunica povera, sdrucita, ma resistente, alla quale si attaccano fiduciosi, orfani, malati, vecchi, non si può cedere alla disi llusione”.

Ha persino ragione Sorel: deve aver scoperto l’avvenire, persino nelle storie umane intrise di delusioni sia fi losofiche che politiche!

SIL

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Anno IV, n° 34 - Febbraio 2015

Ama lo studio: esso ti darà grandi soddisfazioniAma lo studio: esso ti darà grandi soddisfazioni e, quel che è di più, ti metterà in grado di fare tanto tanto del bene agli altri. Ama la preghiera e sappi elevarla al suo vero significato che è tratteni-mento, colloquio dell’anima con Dio. Ama i tuoi superiori: essi sono gli angeli che guidano la tua vita attraverso la selva oscura del mondo e la dirigono alla casa del Padre. Ama i tuoi compagni

tutti ugualmente: sono i fratelli che il Signore ti ha dato.

(lettera all’alunno Gualdi, Napoli, 14 dicembre 1927)

Comunicato Stampa (seconda parte)Il Postulatore della causa, padre Aleandro Paritanti, nel chiedere l’apertura dell’iter processuale

diocesano, sottolinea come i l Servo di Dio abbia vissuto per tutta la vita la vocazione cristiana in modo eroico e nell’obbedienza abbia espresso i l suo sti le di uomo aperto alle sollecitazioni dello spirito.

Impegnato seriamente a testimoniare i l Vangelo tra i giovani nel mondo del lavoro, e poi nel consacrarsi a Dio più intimamente con voto privato di castità, fratel Ivan Bonifacio manifesta un

amore per i l prossimo con nobiltà di sentimenti suscitando cammini di conversione. E da laico consacrato nell’Istituto dei Figli dell’Immacolata Concezione, trasmette ai confratelli e agli operatori sanitari un profondo spirito cristiano di donazione ai sofferenti e nell’assistere gli

orfani, sentiti come figli, trasmettendo una educazione cristianamente ispirata e un mestiere per entrare preparati nella società.

E in continuità e sintonia col Fondatore, che era falegname di professione, ha saputo esprimere i l senso del lavoro da operaio e artigiano, e come operaio della carità da consacrato. Infine, nell’ultimo periodo della sua vita, viene scelto come Vice e poi Maestro dei Novizi, facendosi autentico testimone del carisma del Fondatore, ancora vivente, dal quale attinge lo spirito delle nuove Costituzioni, dando prova di maturità, zelo e spirito di appartenenza.

Un’esperienza che oggi risulta interessante e molto attuale è i l percorso vocazionale di fratel Ivan Bonifacio, che attraversa tre grandi culture del continente europeo (slava, germanica, latina). Attingendo ai valori della fede cattolica, pur nella complessità delle diversità nazionali, manifestò quello spirito europeo che oggi è essenziale per mantenere la pace nel continente e l’unità dell’umanesimo cristiano che tanto ha dato ai popoli europei. Come testimone di tali “radici” fratel Bonifacio rappresenta una proposta per i giovani che sono alla ricerca di espressioni vive e semplici di questo patrimonio spirituale.

L’avvio dell’Inchiesta Diocesana è un grande dono per la Chiesa in quanto la santità di un suo figlio tiene alto i l princip io che è l’amore a sostenere ogni cosa. Come educatore di orfani di ambedue i genitori fratel Ivan Bonifacio si pone a modello degli educatori dei “nuovi orfani” del nostro tempo, a motivo delle diffuse guerre locali, dell’ampio fenomeno migratorio e della crisi della famiglia. Come operatore sanitario ripropone l’attenzione nel curare l’uomo infermo, sollecitando una totalità di disponibi lità amorosa verso i malati, «la carne di Cristo» come dice Papa Francesco. Un richiamo oggi forte a chi si prende cura dei malati, soprattutto in un tempo di incalzante disumanizzazione della sanità.

Infine fratel Ivan Bonifacio fa memoria con la sua vita che fin dall’infanzia ha capito che i l lavoro è costitutivo della dignità dell’uomo e contribuisce alla propria santif icazione. Realtà che egli ha espresso da piccolo pastore, da apprendista e artigiano calzolaio, infine da maestro nella confezione di calzature. E da giovane cristiano laico, evangelizzatore e consacrato, diviene stimolo nuovo nel mondo dei giovani a ridare i l primato a Dio nei valori della vita: «Iddio mi ha dato la gran grazia, e ne sia ringraziato».

P. Aleandro Paritanti, Postulatore ad acta

Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere.Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC

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Una pozione di santità al giorno...

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Anno IV, n° 33 - Novembre 2014

Nel Cuore della CaritàMontiana

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Anno IV, n° 33 - Novembre 2014

(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)

Direttore: Saverio Clementi

Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione

Hanno collaborato per questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Emmanuel Mvomo, Gioacchino Santoro, Mario, Rolando Sebastiani, Grazia, SIL, Antonio Gaiangos, I cercatori di Dio, Mauro S., Aleandro Paritanti, Raffaele Mugione.

Direzione:Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA)Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org

santuario dEl BEato luigi maria monti - saronno

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GIORNI FERIALI6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)9.00 Santa Messa18.50 Rosario e Vespro

TUTTI I GIOVEDì18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

P. Aurelio Mozzetta, rettore - P. Pierino Sosio - P. Roy Puthuvala - P. Michel Ange N’Galulaka - Fratel Rolando Sebastiani - Fratel Corrado Blundo

ORARIO DELLE CELEBRAZIONI DEL SANTUARIO

SACERDOTI E FRATELLI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO

OFFERTE

DOMENICA E FESTIVI8.20 Lodi del Mattino9.00 Santa Messa19.00 Santa Messa