Qui ho posto il cuore luglio 2015

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Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno Anno IV, n°39 - Luglio 2015 ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016 EDITORIALE Maria Francesca è una donna di grande cultura, teologicamente pre- parata e appassionata di Cristo. Talo- ra mi racconta qualcosa della pro- pria vita di cristiana fedele, convinta e non anonima. Un’amicizia solida la nostra, fondata sulla passione per il Vangelo. Tra le molte condivisioni, mi capi- ta di ricordare oggi le parole piene di rammarico che lei mi diceva tempo fa: ‘per diversi mesi avevo girato tut- te le chiese dei dintorni e mai trova- vo quello che cercavo. Se non la tro- viamo lì la Parola, nella messa della domenica, dove andare a cercarla?’ Ora, l’amica Emme Effe è torna- ta a riprendere quel discorso. Non è la prima volta che lo fa, in verità: succede spesso, infatti, che si parli di ‘cose di chiesa’, per mail o per te- lefono o, quando possibile, anche di persona. In questo caso, però, mi ha colpito molto la sua appassionata ri- chiesta finale: “non permettete mai che i vostri fedeli si intristiscano”… Il diritto alla Parola di Dio. Questo MF mi sta dicendo o, quantomeno, io capisco che questo lei voglia ri- vendicare: il diritto ad avere la Parola dalle persone e nei luoghi deputati a condividerla. di Aurelio Mozzetta Non permettere che s’intristiscano Segue a pag 2 Proprio perché “fedele”, chi va a messa non ci va per passatempo e neppure per godere d’una rappre- sentazione scenico-devozionale, come a teatro. Ci va per incontrare Dio. Il primo a farlo, cioè a voler in- contrare Dio, è proprio il sacerdote celebrante. Anch’egli è un fedele che ha di- ritto ad avere la Parola. E solo in quanto tale - cioè uno che ha avuto la Parola e da essa viene nutrito - egli può parlare agli altri del Signore Gesù. Paolo dice: io l’ho ricevuta e per questo la posso trasmettere a voi (cfr 1Cor 11,23 e 15,3). C’è, dunque, un diritto-dovere a ricevere la Parola e c’è un diritto- dovere a trasmetterla. ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016 Editoriale 1-2 PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni 3 Con Maria, come Maria 5 Giocando con Dio 15 PER...PREGARE Il mio “Grazie” a Padre Monti 14 Preghiera per le vocazioni 4 Una preghiera per... 4 PER...INCONTRARSI Glossolalie 6 Vita di famiglia 8-9 Lettere alla redazione 10 PER...TESTIMONIARE Riconoscere vocazioni 12 Emanuele e Bonifacio 17 PER...CONOSCERE Forse non sapevate che... 7 La porta aperta 11 PER...CONOSCERSI La Giovinezza dei vecchi 16 PER...RIFLETTERE Le parole montiane 14 Parole e fuoco 2 Tracce per una lettera da Saronno 13 SOMMARIO

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Il periodico dell'Istituto Padre Monti di Saronno, Casa Madre della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione e sede del Santuario Padre Monti.

Transcript of Qui ho posto il cuore luglio 2015

Not iz iar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Mont i - Saronno

Anno IV, n°39 - Lugl io 2015

ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016

EditorialE

Maria Francesca è una donna di grande cultura, teologicamente pre-parata e appassionata di Cristo. Talo-ra mi racconta qualcosa della pro-pria vita di cristiana fedele, convinta e non anonima. Un’amicizia solida la nostra, fondata sulla passione per il Vangelo.

Tra le molte condivisioni, mi capi-ta di ricordare oggi le parole piene di rammarico che lei mi diceva tempo fa: ‘per diversi mesi avevo girato tut-te le chiese dei dintorni e mai trova-vo quello che cercavo. Se non la tro-viamo lì la Parola, nella messa della domenica, dove andare a cercarla?’

Ora, l’amica Emme Effe è torna-ta a riprendere quel discorso. Non è la prima volta che lo fa, in verità: succede spesso, infatti, che si parli di ‘cose di chiesa’, per mail o per te-lefono o, quando possibile, anche di persona. In questo caso, però, mi ha colpito molto la sua appassionata ri-chiesta finale: “non permettete mai che i vostri fedeli si intristiscano”…

Il diritto alla Parola di Dio. Questo MF mi sta dicendo o, quantomeno, io capisco che questo lei voglia ri-vendicare: il diritto ad avere la Parola dalle persone e nei luoghi deputati a condividerla.

di Aurelio Mozzetta

Non permettere che s’intristiscano

Segue a pag 2

Proprio perché “fedele”, chi va a messa non ci va per passatempo e neppure per godere d’una rappre-sentazione scenico-devozionale, come a teatro. Ci va per incontrare Dio.

Il primo a farlo, cioè a voler in-contrare Dio, è proprio il sacerdote celebrante.

Anch’egli è un fedele che ha di-ritto ad avere la Parola. E solo in quanto tale - cioè uno che ha avuto la Parola e da essa viene nutrito - egli può parlare agli altri del Signore Gesù. Paolo dice: io l’ho ricevuta e per questo la posso trasmettere a voi (cfr 1Cor 11,23 e 15,3).

C’è, dunque, un diritto-dovere a ricevere la Parola e c’è un diritto-dovere a trasmetterla.

ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016

Editoriale 1-2

PER...APPROFONDIREPadre Monti e dintorni 3Con Maria, come Maria 5Giocando con Dio 15

PER...PREgAREIl mio “Grazie” a Padre Monti 14Preghiera per le vocazioni 4Una preghiera per... 4

PER... INcONtRARsIGlossolalie 6Vita di famiglia 8-9Lettere alla redazione 10

PER...tEstImONIARERiconoscere vocazioni 12Emanuele e Bonifacio 17

PER...cONOscEREForse non sapevate che... 7La porta aperta 11

PER...cONOscERsILa Giovinezza dei vecchi 16

PER...RIFlEttERELe parole montiane 14Parole e fuoco 2Tracce per una lettera da Saronno 13

sommario

. . .con l ’impegno di par lare bene e gettare semi d i parola fecondi, capaci d i donare be l lezza e vita; d i far r isorgere le parole per la re lazione; e anche d i combattere la marea d i grezza volgar i tà che vorrebbe inondarci a un ico benef ic io d i ch i cerca sold i e brama potere . . .

parolE E fuoco

Per

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flettere

Parole Quando ascolto qualcunoche parla di te,vorre i senti re quel lo che tu dici,non quel lo che di tes i d ice.

Se tu non parl i,inuti l i sono le parolein questa fredda ch iesa.

MF

Anno IV, n° 39 - Lugl io 2015

nella propria bocca e non ne gusta fino in fondo il dolce e l’amaro.

La saggezza popolare dice che non c’è distanza per le cose belle. Nessuna lontananza può impensieri-re chi ricerca cose preziose; nessun ostacolo intimorisce chi sa cosa cer-care. Lo afferma anche Gesù, quan-do parla della perla e del tesoro nel campo (Mt 13,44-45): per acquistare ciò che davvero vale, è disposti a vendere tutto.

Quanto vale la Parola? Se chi la cerca non la trova, come succedeva a MF, possiamo ipotizzare che la si cerchi male: noi cristiani dobbiamo essere capaci di segni di speranza, ma per trovarne occorre avere oc-chi e volontà di guardare in direzione giusta, disposti a dare via le proprie opinioni pur d’avere la verità.

Oppure dobbiamo pensare che là dove si cerca, della Parola proprio non c’è traccia: e allora la questione sta in chi semina, nel come lo fa.

Il seminatore è veritiero solo se persona inguaribilmente ottimista e lungimirante, disposto a credere contro ogni motivo contrario. Il suo braccio aperto che sparge semente è orientato alla terra, all’orizzonte e al cielo. È ad essi, e a null’altro, che

egli affida la certezza dei frutti che nasceranno.

Chissà cosa ne pensa l’amica Emme Effe. Glielo chiederò! So, co-munque, che anche lei è d’accordo se dico che discepoli, apostoli e sa-cerdoti o sono quel che il Signore li chiama a essere o semplicemente non sono.

Ed anche lei si farà un sorriset-to dal retrogusto amaro, quando le ricorderò quella specie di diver-tissement che si legge nella Regula Magistri, a proposito dei monaci che “semplicemente non sono”: “Et dum in proprio arbitrio quaerunt habere cellas, arcellas et rescellas, ignorant quia perdunt suas animellas” (e tutti intenti ad ottenere, secondo il pro-prio capriccio, comode celle, ricchi cofanetti e vari affarucci, non s’ac-corgono di perdere le proprie ani-mucce).

Alternativa non c’è alla Parola. Sì o no. Il resto viene dal maligno e porta dritto a perdizione.

Aurelio Mozzetta

Riceverla è atto indissolubilmente legato all’“ascolta”, il verbo dei disce-poli (coloro che sono chiamati); tra-smetterla è atto legato all’“andate”, il verbo degli apostoli (coloro che sono inviati).

In ambedue i casi, quello che è in gioco è il movimento della persona: centripeto, nel tempo dell’ascolto (convergere su Cristo, centro di vita) e centrifugo, nel momento dell’invio (andare ai fratelli, terra d’annuncio).

Il cardinale Montini, futuro papa Paolo VI, oggi beato, ebbe a dire ai seminaristi di Milano: “ricordatevi: un sacerdozio calmo non è un sacer-dozio vero; un apostolato tranquillo non è apostolato moderno. Siamo candidati a una vita affannata, a una vita tesa, a una vita sacrificata” (14 novembre 1957).

L’urgenza del movimento, come si vede, alberga negli stessi geni della chiamata. Andare oltre, per un cristia-no, non è atto trasgressivo né di con-testazione, ma legittimo dovere, im-pegno di vita, professione di fedeltà.

Intristisce i fedeli un sacerdozio triste, reclinato, seduto, comodo, im-mobile. E non dà voce alla Parola chi non la mastica con piacere visibile

Segue da pag 1

Non permettere che s’intristiscano

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il 28 Dicembre del 1870, esonda. L’Ospedale Santo Spirito, posto sulla riva destra del fiume, ne è subito investito e le sale ricolme di ammalati iniziano rapidamente ad allagarsi.

In prima linea nel portare soccorso furono proprio i nostri frati.

Diedero il loro aiuto senza risparmio, distinguendosi fra tutti per lo spirito di sacrificio e la dedizione agli ammalati. Per lo più, se li ponevano in spalla e li trasportavano in luogo sicuro: li sistemarono in letti provvisori, provvidero loro le medicine e fecero tutto quel che si poteva fare per meglio accudirli.

Molti di loro, in genere tutti religiosi abbastanza giovani, per la fatica e lo sforzo scivolarono nell’acqua ferendosi, mentre altri si ammalarono a loro volta di broncopolmonite; ma i ricoverati furono tutti salvi.

Il dr. Pantaleoni, che aveva diretto, da una barca, le operazioni

di sgombero e riorganizzazione, rimase stupito e ammirato dall’azione di quei fraticelli.

Cambiò idea e fece cadere tutti i tentativi di allontanarli dall’Ospedale.

Voilà un buon esempio del detto: non tutto il male viene per nuocere.

Tuttavia il commento è sempre quello: bisogna dimostrare che si possiedono dei valori umani tali da poter affrontare le difficoltà che s’incontrano e saper dare delle risposte concrete, ma tutte irrorate d’amore.

I frati furono pronti e attivi. Allora, come ancora oggi, dimostrano la passione on cui si rivolgono all’uomo. Un uomo da servire nelle sue necessità, traslato a immagine di Cristo, fine ultimo del loro dare.

Non temere.

Marco

Luigi Monti è vissuto in un’epoca di grandi cambiamenti politici e sociali.

Qui ne ricordo brevemente qualcuno, fosse solo per dare un quadro storico alle successive cronache.

Il 20 settembre del 1870 le truppe del generale Cadorna aprirono a cannonate una breccia a Porta Pia ed entrarono in Roma. Il Papa non volle violenze e le sue truppe -15.000 uomini - si ritirarono a Piazza San Pietro, senza combattere. Lo stesso Pio IX si rinchiuse in Vaticano.

Roma fu allora invasa dai soldati, ma ancora di più da massoni e anticlericali, questi ultimi determinati a prendere il potere ed arraffare i beni della Chiesa.

Gli ospedali, in particolare il grande Arcispedale di Santo Spirito, accolsero moltissimi bersaglieri; non erano feriti dalle armi da fuoco, bensì dalla malaria, il male oscuro della Roma del tempo. Furono distribuite razioni di acqua amara per tutti, unico rimedio allora conosciuto.

Commissario civile degli ospedali romani fu nominato il dottor Diomede Pantaleoni.

Inutile dire che i nostri fraticelli gli vanno subito di traverso. Immediate le tensioni.

Intervenne, a difesa dei frati, anche il Principe Andrea Doria Panfili. Rivolse la richiesta direttamente al generale La Marmora, allora luogotenente del Re per la città di Roma. Questi sì, fece delle promesse, ma come spesso accade, poco efficaci.

Il pericolo di essere allontanati dall’Ospedale Romano era davvero forte.

In quel totale trambusto, il fiume Tevere ci volle mettere del suo:

Brecce e alluvioni.Guai e gesti eroici

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luigi m. monti E dintorni

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“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi,apre i l tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

Anno IV, n° 39 - Lugl io 2015

- ALDO, 64 anni, morto il 5 giugno a Roma, per tumore ai polmoni.

- don MARIO Giagnori, 70 anni, parroco di Santa Maria delle Grazie di Marcellina (Roma), morto il 9 giugno, dopo lunga malattia. Ha dedicato la vita al prossimo, portando pace nei cuori, offrendo sostegno, economico e non, alle famiglie più bisognose e mantenendo unita un’intera comunità. Che il Signore gli renda merito. La Madonna, madre che ha tanto amato, lo riceva tra le sue braccia.

- Fratel GIUSEPPE Carolini, 84 anni, di cui 64 di vita religiosa, della Comunità dell’IDI di Roma, morto il 13 giugno all’ospedale Belcolle, Viterbo, dove era ricoverato. Padre Monti ti accolga con amore.

- FRANCESCA, sorella della nostra amica Liliana, morta il 27 giugno a Salerno.

PER cHI E’ IN AttEsA:

- per Iolanda, in attesa del piccolo Lorenzo, che nascerà tra non molti giorni. Sia grande il nostro “benvenuto al mondo” e più grande la nostra preghiera, perché Lorenzo cresca in età, sapienza e grazia.

PER I mAlAtI: I l beato monti interceda per loro

- per tutti quelli che soffrono di malattie incurabili.

- per R., affetto da una difficile malattia, contro la quale lotta da tanto tempo. Possa trovare almeno un po’ di serenità in se stesso e comprensione attorno a sè.

PER I DEFUNtI:

- GABRIELLA, 57 anni, morta il 1 giugno.

cHI NE HA BIsOgNO:

- i l Signore perdoni i nostri peccati e sostenga la nostra insufficienza nel vivere secondo la sua volontà.

- Ciao, la mia amica in forte difficoltà di cui ti ho parlato, si chiama M. Abita a C. È disoccupata, salvo qualche periodo di stage, da 4 anni e ormai è proprio agli sgoccioli. Aiutiamola con la preghiera, che quel lavoro che le han proposto vada in porto. Le permetterebbe di tornare a respirare... grazie mille! A.

PER I gIOVANI:

- celebrato il matrimonio di Clorinda e Alessandro, sabato 13 giugno. Una bellezza proprio bella!!! A loro, auguri infiniti. Mi piacerebbe che mettessero questo suggerimento tra i loro progetti di vita: aumentare sempre la dose di quello che davvero vi rende felici!

Abbi pietà

Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: quihopostoi [email protected]

Dio, abbi pietà di me. Abbi pietà dei miei sforzi, così che io davanti a te in amore e fede, in giustizia e povertà possa seguirti, in disciplina, lealtà e coraggio, e incontrarti nella quiete. Dammi un cuore puro per vederti, un cuore umile per udirti, un cuore d’amore per servirti, un cuore fedele per viverti. Tu, che io non conosco ma cui appartengo. Tu, che io non afferro ma che mi hai consacrato al mio destino. Tu. (Dag Hammarskjold)

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prEghiEra pEr lE vocazioni

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egare

la propria azione di grazie al Signore per i doni fatti a Lei e al suo popolo. Anche il consacrato è cosciente e riconoscente per le azioni di Dio nella propria vita, che generano una storia di bene che attraversa il tempo e i luoghi. Il Magnificat ci insegna a narrare la nostra autobiografia e a rileggerla alla luce del progetto di Dio su noi stessi e sul mondo.

Nascita: l ’umiltà divina (lc 2, 1-14; mt 1, 18-25) La nascita di Gesù nella grotta di Betlemme, situata alla periferia del paese, è richiamo alla povertà e alla semplicità quali condizioni essenziali dell’annuncio evangelico; condizioni che interpellano la nostra azione di oggi, forse troppo condizionata da altri criteri più mondani. La povertà materiale o spirituale non impedisce la speranza se siamo capaci di vivere il presente come Maria. Ella, prima di dare Gesù al mondo, lo ha portato in sé per nove mesi: anche noi siamo portatori di Gesù e per lungo tempo egli deve crescere in noi. La Sua e la nostra vita s’intrecciano al punto che possiamo dare ciò che siamo ma solo se Egli “è tutto in noi”. L’incarnazione di Dio si comprende prestando attenzione alla madre di Dio; diversamente rischia di essere ridotta a un’idea sublime. Scrive W. Stählin, teologo protestante: “Le idee forse hanno dei padri, ma non hanno madri. Il Verbo fatto carne, che appunto non è un’idea bensì il Logos divino incarnato, ha una madre”.

circoncisione e Presentazione al tempio: il rispetto della legge umana (lc 2, 22-39) Questi due eventi

pongono in evidenza il rapporto con la legge da parte di Giuseppe e Maria, con tutte le implicazioni. Per il figlio si assoggettano, nel loro specifico contesto religioso e culturale, alle leggi umane, benché coscienti della sua origine divina. Anche un consacrato, uomo nel mondo, non è fuori dal mondo: noi non siamo super-uomini, dobbiamo dare buon esempio anche sul piano civile, perché la storia della salvezza s’incrocia con la storia della terra.

(estratto dal CODICE MARIANO della CFIC)

Visitazione: portare l ’amore (lc 1, 39-47) “L’amore di Dio ci sprona” (2 Cor. 5, 14). L’icona della visitazione invita a mettersi subito in cammino e ad essere missionari come Padre Monti. La vita del religioso montiano è sempre in movimento, sia per l’apostolato che per l’obbedienza. La nostra Congregazione è mossa da una spinta missionaria che la induce a mettersi in viaggio per portare Dio e incontrare Dio negli altri. Di qui alcune conseguenze: essere disponibili a cambiare, affrontare le sorprese del viaggio, non sentirsi mai arrivati ma sempre in crescita. Padre Monti, a 75 anni, presso il santuario di Oropa si chiede se ha corrisposto alla vocazione e promette uno sforzo maggiore nella sua con-sacrazione. Andare verso l’altro produce gioia nonostante i problemi quotidiani. Anche all’interno della Congregazione dobbiamo esprimere sollecitudine e interesse verso tutte le comunità. Questa dinamica fraterna ci aiuta a vincere la chiusura nel proprio “particolare”. L’Immacolata Madre, donna in cammino, ci appare estroversa, non introversa. Ella nei vangeli corre verso le alture: ad Ain Karim per assistere Elisabetta nella gravidanza e poi sul Calvario per stare accanto a Gesù.

magnificat: cantare il signore (lc 1, 46-56) Il Magnificat di Maria è prefigurato da altri cantici nell’Antico Testamento: il Canto di vittoria di Miriam, sorella di Mosè (Es 15, 20-21) e il Cantico di Anna, madre di Samuele (1 Sam 2, 1-10). Con il suo Cantico Maria universalizza l’evento avvenuto in Lei ed esprime

Maria che canta l’amore“l’amore di dio ci sprona” (2 cor. 5, 14). l’icona della visitazione invita a mettersi subito in cammino e ad essere missionari come padre monti. la vita del religioso montiano è sempre in movimento, sia per l’apostolato che per l’obbedienza.

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con maria, comE maria

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rofondire

QUEZON City, June 7, 2015 In his parish, all Saturdays are “First Saturdays” especially offered to Mary. What else to expect from a priest who claims to have been Marian all his life? While most devotees are happy to observe First Saturdays as originally proposed, the chief pastor of a parish in Novaliches has seen fit to formally honor the Queen of Heaven all Saturdays of the month.

From monthly to weekly In an interview with CBCP News, Fr. Joel Saballa, CFIC, shared that even before he took the helm of the Immaculate Conception Parish in 2013, it already had a regular “dawn procession” held every first Saturdays of the month in keeping with the tradition “Love and Devotion to Our Lady.” But it had limited appeal since it hardly reached those in the far-flung corners of the parish. “In no time, I proposed to my parishioners that we start conducting public devotions to Our Lady every Saturday… And their response was overwhelming”, he said.

Deepening devotion “As a Marian parish, we want to deepen our devotion to the Blessed Virgin, especially under the title Our Lady the Immaculate Conception,” he added. The priest explained that while formerly the procession could only traverse the major roads and visit the more accessible areas of his parish, now even the places not included in the usual itinerary are covered. “I always make sure we can bring Our Lady to the remoter parts of the parish. For example, on a given Saturday we concentrate on one small area, on the following Saturday we concentrate on another”, he said.

Pastoral visits Besides the dawn procession, Saballa pointed out he also takes advantage of the Saturday devotions to be more hands-on with his flock, meeting them in person as a shepherd cares for his sheep. “Right after the dawn procession, I do my pastoral visit, particularly to my sick parishioners in order to anoint them with oil”, he said. Saballa also facilitates a talk every third Saturday during which he discusses topics related to the Mother of God. The Ilocano religious boasted he has been a “Mama’s boy” for as long as he could remember.

Marian since birth “Ever since I was a child, I have been devoted to Mary. I graduated high school at a school named Immaculate Conception Academy where my devotion to her deepened. I also thank those of my teachers, Benedictine Sisters of the Eucharistic King, who encouraged my love for Our Lady”, he said. “It’s little wonder that I would find myself later entering a religious community dedicated to her: the Congregation of the Sons of the Immaculate Conception. And here I am now heading a parish also called the Immaculate Conception”, Saballa added. The priest shared that whenever he goes to a place where an image of the the Blessed Virgin happens to be on display, he takes it as a visible sign reminding him that she protects him and guides him in running his parish, as well as his mission work as director of the scholarship program of his congregation.

(Raymond A. Sebastián / Catholic Bishops Conference of the Philippines, News)

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Fr. “Mama’s boy” gives 1st Saturdays whole new meaning

Da CBCP News (Manila, Filippine). L’attività pastorale del nostro confratello P. JOEL Saballa, parroco dell’Immaculate Conception Parish in Novaliches (QC), ha interessato i media, per aver trasformato ogni sabato in un “Primo Sabato” del mese con specifiche espressioni mariane.

6 In photo: Fr. Joel Saballa, CFIC with his parishioners.

glossolaliE: appunti, ricordi e saluti dal mondo

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... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere...... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere...

Gratuità e Grazia: l’asimmetria dell’amore

chiarite quando ho osservato con attenzione la foto qui sotto: una mamma allatta al seno il bimbo neonato, gesto che esprime nel modo più pieno l’asimmetria del rapporto amoroso.

Ricevuto un regalo per un piacere fatto ad una persona che non ho mai incontrato né conosciuto, ho detto a mio figlio della quale è amico:

“Ringraziala da parte mia, ma dille anche che non mi aspettavo tanto, dal momento che ho fatto poco che mi è costato nulla. Dì pure che appartengo ad una vecchia generazione di persone che sanno ancora dare significato alla parola gratuità: oggi si tende a monetizzare tutto e ad avere una contropartita per ogni cosa, mentre si dovrebbe provare soddisfazione dal fare le cose anche solo per fare piacere, gratis, appunto.”

Ho confidato questo fatto ad un altro amico, che mi ha garbatamente ma energicamente ripreso sul fatto che come gratuitamente si dà, gratuitamente si deve anche ricevere.

La vicenda è allora per me divenuta materia di riflessione, giacché qualche aspetto del sostantivo gratuità mi è evidentemente andato perduto o non sono stato in grado di coglierlo.

Nei dizionari della lingua italiana, gratuità è la condizione dell’essere gratuito, quindi non oneroso: ciò che non costituisce onere non è costoso ed è di conseguenza gratis. Gratis è la forma sincopata di gratiis, che è ablativo plurale di gratia, che significa grazia, favore, benevolenza, astratto di gratus, grato.

Ne concludo che fare le cose con gratuità significa voler bene senza la pretesa che questo comporti l’onere del compenso o della reciprocità.

Le idee mi si sono completamente

Si aspetta forse questa mamma di essere ringraziata, pagata, ricompensata per quanto sta facendo? No.

Come ha avuto cura di lui durante la gravidanza, amandolo nonostante tutte le noie che questa provoca, continuerà ad avere cura di lui rubando ore al sonno o accudendolo con la febbre o il mal di testa, senza aspettarsi nulla in cambio.

Si rende conto il bimbo di essere stato amato ancora prima di essere nato, se non ancora prima di essere stato concepito? No.

Ha bisogno Dio del nostro amore e della nostra gratitudine? O siamo noi che abbiamo bisogno di renderci conto che attraverso l’incarnazione e morte di suo Figlio, Egli ha compiuto un gesto d’amore grandissimo, di cui facciamo fatica a capire la portata?

L’Amore sta certamente e unicamente in questa asimmetria, dove chi dà non richiede nulla e non si aspetta nulla in cambio; tuttavia il gesto della donazione comporta che ci sia chi dà e al contempo chi riceve: come si può dare senza che ci sia chi è disposto a ricevere?

Paradossalmente mi rendo conto che è la disposizione a ricevere che attribuisce pienezza e significato al donare: Dio stesso diviene Amore nell’istante in cui ne accettiamo il dono del sacrificio del Figlio.

E mi rendo conto che ha ragione il mio amico. Grazie.

PGF

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forsE non sapEvatE chE... Breviario di curiosità montiane

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noscere

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SACERDOS… il nostro Fratello Hyginus sarà ordinato sacerdote il 15 luglio a Enugu, Nigeria. “Il nostro aiuto è nel nome del Signore, che

Nuova Ordinazione in Nigeriavita di famiglia

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ha fatto cielo e terra”, egli canta, e cantiamo noi con lui, con le parole del salmo 124. Lode a Dio che compie meraviglie.

Il 1 maggio scorso, P. Shibu Thekkinedath (nella foto), indiano, appartenente alla Giurisdizione Generale, ha iniziato il servizio pastorale nella diocesi di OSNABRUECK (Germania). L’ in iz iat iva, p r o m o s s a d a l l a P r o v i n c i a Indiana nel p r o p r i o piano di s v i l u p p o

Nuova presenza in Germania

Giovani montianiin Albania dal 24 al 30 luglio 2015

missionario, ha ancora carattere sperimentale, in attesa di erigere formalmente la comunità. La Congregazione sarà impegnata nella pastorale parrocchiale e sanitaria.

3° incontro internazione dei Giovani Montiani, dopo Saronno (2013) e Kutina (2014). Insieme a un gruppo internazionale di giovani religiosi CFIC, partecipano ragazzi e ragazze dall’Italia, Polonia, Albania, Francia, Croazia e altre provenienze.

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vita di famiglia

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Anno IV, n° 39 - Lugl io 2015

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Anno IV, n° 39 - Lugl io 2015

Mi sono trovato numerose volte - perché mi capita spesso! - a guardarmi attorno ed osservare la bellezza che mi circonda. Ho sempre concluso la stessa cosa: o faccio parte di un piano universale meraviglioso, che conferisce un signif icato pieno alla mia esistenza oppure la vita è un’immensa fregatura. Ovviamente propendo per la prima ipotesi, soprattutto quando alzo gli occhi al cielo di notte e vedo lo spettacolo di stelle, galassie e satelliti nell’infinito ed io, microscopico, quasi atomico per proporzione, ho l’attenzione e l’amore di chi tutto ciò ha creato. E mi sento importante. P

Grazie di cuore per QPC, sempre interessantissimo. Ho visto che ci sono anche varie richieste di preghiera: le terrò particolarmente presenti. A presto.

Grazie di cuore degli auguri belli. Che sia davvero un’estate serena per tutti !

Auguro anche a te e ai tuoi confratelli la stessa serenità di spirito.

Grazie fratello e buona domenica! Noi, che ci nutriamo del corpo e sangue di Cristo nell’eucaristia, siamo chiamati ad avere i l coraggio e la forza di amare come ha fatto Lui! HL

Grazie! C’è proprio tanto bisogno di ascoltare i l respiro vitale nostro e dei fratelli. Buona estate anche a te.

Grazie. Speriamo che l’estate sia serena. Io sono sempre invasa nel traffico fisico e psichico. Adesso con calma, un po’ per volta, mi do alla lettura del tuo notiziario. Grazie per l’ascolto.

Grazie per i l prezioso dono, in questo mese dedicato al Sacro Cuore e ad approfondire i l nostro rapporto interiore con Cristo, i l nostro dolce legame con la Madonna. A partire dall’editoriale fino in fondo le notizie del Bollettino QPC danno aria di vita, di relazioni, di fede, di rif lessioni anche nel contesto delle domande gravi, delle scelte, della sofferenza e della morte. E poi, la grande compagnia dei Santi, così vivi, così presenti con i loro consigli, con le loro parole mai vuote e superficiali. Grazie. Il tuo editoriale poi è anche molto benedettino oltre che montiano!

Grazie fratello O faccio parte di un piano universale meraviglioso...

Scriveteci a quihopostoi [email protected]

Lettere alla redazione

Grazie di cuore e auguri

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i vostri mEssaggi: e-mail e lettere dal mondo

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Questa Rubrica, LA PORTA APERTA, è messa a disposizione di tutti, e particolarmente dei CONSACRATI, per l’intero Anno della Vita Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi èinvitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, riflessione, proposta, preghiera e simili.

Questa Rubrica, LA PORTA APERTA, è messa a disposizione di tutti, e particolarmente dei CONSACRATI, per l’intero Anno della Vita Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi èinvitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, riflessione, proposta, preghiera e simili.

Due mesi e mezzo fa commosse tutta l’Italia quando, ormai in fin di vita per un cancro, fu ordinato sacerdote nella sua casa a Barletta.

Il 29 giugno, Salvatore Mellone, 38 anni, è morto. I funerali sono celebrati dall’arcivescovo Giovanni Battista Pichierri, nella parrocchia del Santissimo Crocifisso, la stessa dove, il 16 aprile scorso, migliaia di persone assistettero in diretta alla ordinazione sacerdotale.

Per Salvatore Mellone, che aveva cominciato il percorso di formazione nel 2011, la Chiesa aveva fatto un’eccezione, anticipando i tempi dell’ordinazione sacerdotale.

La telefonata che ricevette da Papa FRANCESCO, due giorni prima di essere ordinato, rese di dominio pubblico la sua storia e il suo desiderio di diventare sacerdote nonostante la malattia.

“La prima benedizione che darai da sacerdote la impartirai a me”, gli disse Francesco.

“Scenda sul Papa la benedizione di Dio onnipotente”, furono le prime parole di don Salvatore, appena ordinato.

Pur stremato dalla malattia, ulteriormente aggravata, don Salvatore ha continuato a celebrare l’Eucaristia nella propria casa. “Essere prete è bello”, diceva alle tantissime persone che in questi mesi sono andate a fargli visita. Nonostante la malattia, ha sempre accolto tutti quelli che ne facevano richiesta. Tutti

E’ morto don Salvatore, il giovane prete malato

ha ascoltato, tutti ha confortato, tutti ha amato.

Uomo di preghiera, di profonda spiritualità e di grande apertura culturale, da sempre impegnato nella vita ecclesiale, Salvatore era nato a Barletta il 7 marzo 1977 e nel 2012 era entrato nel seminario di Molfetta.

Nell’estate del 2014 gli fu diagnosticata una neoplasia all’esofago a causa della quale si era sottoposto a terapie intensive. Nello stesso anno chiese l’ammissione al diaconato e presbiterato. Quando le condizioni di salute si aggravarono, espresse al vescovo il desiderio di completare in anticipo il proprio percorso.

Don Salvatore è stato ordinato presbitero il 16 aprile, nella sua abitazione.

Nell’ultimo anno aveva trascorso molto tempo negli ospedali e nonostante la sofferenza acuta, sempre trovava tempo per rincuorare gli altri.

“Al di là del male, penultima parola, privata del suo senso atroce da Gesù Crocifisso, piagato e risorto, a Pasqua, giorno per cui siamo eredi, giorno di vocazione eterna nella gloria”. Così don Salvatore si espresse in una sua più ampia riflessione sulla condizione personale “di presbitero malato nel corpo”.

E proprio riferendosi alla Pasqua, nei suoi ultimi giorni, ha più volte espresso il desiderio che i suoi funerali fossero vissuti alla luce del Risorto, con canti di speranza e il colore liturgico bianco che richiamano la gioia, la festa, la vita.

(adattato da Avvenire, 30 giugno)

Anno IV, n° 39 - Lugl io 2015

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la porta apErta: incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi

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noscere

Anno IV, n° 39 - Lugl io 2015

Quando ero bambino, ero seduto in prima fila in parrocchia, perché i miei genitori mi avevano iscritto a catechismo. Fu di quell’epoca una preghiera (piccola litania) che mi fu insegnata dai miei genitori in primis e a catechismo poi, e che, nella nostra zona, è insegnata a ogni bambino: “O Signore fa che io ti ami, come tu ami me!”.

Su queste parole ho costruito la mia fede.

Ogni volta che mi recavo in chiesa ripetevo questa piccola preghiera. Penso di poter dire di essere cresciuto sotto l’ombra e il riparo dell’ “amore” di Dio. Ero anche un monello, ma il ricordo dell’amore di Dio, sopraggiunto ogni volta che rientravo in chiesa, sviluppava in me un sincero pentimento e una nuova sequela.

Con lo stesso spirito d’amore mi sono avvicinato alla Prima Comunione e alla Cresima, leggittimando un desiderio di sequela indicibile ed impronunciabile.

Ero in silenzio, mi raccoglievo davanti al crocifisso e mi chiedevo cosa significassero per me le parole ascoltate durante la predica… trovavo spazio per Dio nelle mie giornate, quando nessuno si accorgeva che ero in un colloquio profondo con Colui che mi aveva creato e che mi rinnovava ogni giorno nell’amore.

Credevano tutti che fossi sovrappensiero, in realtà ero profondamente in comunione con lo Spirito… comunione che m’illuminava e mi raccoglieva di fronte all’essenziale.

Con questo spirito mi sono avvicinato sempre di più ai misteri della fede e sono entrato a poco a poco in uno stato di continua domanda: “che devo fare della mia vita?”.

Le preghiere dei bambini

La mia famiglia non è mai stata ricca, farmi studiare in seminario non era possibile. Non ebbi neppure il coraggio di rivelare il mio desiderio… ma si vedeva che dentro portavo qualcosa che gli altri non riuscivano a capire appieno. Non ero solo, ero accompagnato sempre dall’Amore, un amore che mi coinvolgeva in una sequela che sentivo forte e, al momento, irrealizzabile.

Continuai gli studi in una scuola tecnica statale. Mi diplomai in informatica ed iniziai a lavorare. Ho cercato di mettere da parte un po’ di soldi per gli studi da prete… ma mi accorgevo d’essere sempre più attratto dal mistero di una chiamata profonda e sentivo che il mio cuore anelava alla completezza di donazione. Dio era con me, lo sentivo. Mi raccoglievo sempre più in silenzio, adoravo il mistero dell’amore che si dona… fino al giorno che chiesi di entrare in seminario.

Ero già più grande dei miei “colleghi d’avventura” ma non ci facevo caso… era tutto più bello, grande, forte ed io ero sicuro che l’amore che mi aveva colto da bambino non mi avrebbe mai lasciato.

Ecco, sono giunto al sacerdozio ed ora sono qui che parlo a voi durante questa predica, sperando che qualcuno ascolti in profondità queste parole e capisca quanto è bello vivere alla sequela di Colui che ci ha amato per primo!

Dio porta. Se sei chiamato, ascolta nel silenzio la sua voce… arriverà il giorno di dire definitivamente il tuo si all’ Amore.

E per me, come quando ero bambino: “O Signore fa che io ti ami, come tu ami me!”.

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riconoscErE vocazioni a cura dei cercatori di dio

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stimoniare

Sono desolato da quel che ogni giorno ascolto dai tg, in genere bollettini di guerra, diventati anche passarella di gente che continua a far man bassa del nostro patrimonio culturale ed economico… Come si può scambiare il servizio al popolo, del quale essi sono eletti rappresentanti, con la protervia del profittare a man bassa del ruolo che si ricopre? Vorrei ancora poter avere speranza. Carlo

La politica dei soprammobiliCaro amico,da quel poco che ho potuto imparare, mi pare che ci siano tre modi per

stare “in alto”:- sti le soprammobi le: tutto pettoruto, conscio del ruolo che ricopro,

a far vedere, come pavoncello, quanto sono bello e quanto valgo. Chi è così, è gente inuti le, oziosa, sanguisuga, grandemente dannosa, perché non fa altro che perpetuare egoismo, autoreferenzialità e approfittamento del lavoro di altri… Tu pensa quando gli altri sono i poveri, costretti a mantenere i paludamenti del signore con i l proprio sangue!!! Incredibi le a dirsi, ti garantisco che c’è gente che ammazzerebbe sua madre per vedere i l proprio nome sui giornali;

- sti le tutto me, tutto mio: approfittare a larghe mani del potere e dei soldi, per privi legi, scambi, favori, ricompense e leccature varie. Usare del ruolo che si ricopre e delle possibi lità che esso dà; e ne dà davvero tante, oggettivamente! È una mala genia, che Dio ce ne liberi, e che però in genere fa la fine di Hitler e co.: tutto quello che rubi e violenti ti ricade sulla testa e ti ammazza, prima o poi. Il problema è che i danni compiuti toccano la vita e la carne di tante persone e durano a lungo, troppo a lungo, e condizionano a fondo i giovani e chi viene dopo;

- sti le verità: occupare i l posto alto non perché te lo sei conquistato o meritato o per diritti acquisiti, ma perché altri hanno indicato te come la persona adatta a guidare i l gruppo (nazione, popolo, diocesi, comunità, scuola, ditta, compagnia, banca, fondazione, ecc.). Senza apparati e senza uniformi, solo con la tua persona. In termini religiosi ancora di p iù, perché, per definizione evangelica, l’autorità è servizio: “chi è primo tra voi sia l’ultimo; chi comanda sia servo di tutti”.

Quindi, se chi sta lassù non è una bella statuina né un criminale camuffato, l’unica realtà vera è essere quello che si è. Nulla di p iù. Non è questione di umiltà né di spirito di servizio, è solo aderenza a quel che sei e dici. Nulla di straordinario. Straordinario e anomalo sarebbe proprio i l contrario.

E, comunque, la tua sottolineatura è importante. Dovremmo dare davvero credito alla Parola di Dio, quando dice che i falsi profeti possono venire a noi vestiti da pecore, ma sono lupi rapaci; e noi possiamo riconoscerli dai frutti, perché l’albero buono non può produrre frutti cattivi (Mt 7,13-20).

Se la candela è accesa, deve per forza dare calore e luce. E se tu vedi calore e luce, allora sì, hai una conferma che rafforza la speranza e sottolinea la responsabilità.

Anche perché, detto con estrema semplicità, i l giudizio della Parola è duro: a chi p iù è stato dato, più sarà chiesto. E non ci sono molte scuse da accampare...

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traccE pEr una lEttEra da saronno: chi scrive a chi

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Con tutto il mio amore

Caro Beato,

vengo ancora una volta a chiederti di aiutare

la mia famiglia

nella salute e nella convivenza in casa.

Aiuta mio figlio,

te lo chiedo con tutto i l mio amore per te,

con tutto i l mio amore per lui.

Da lassù benedici tutti noi:

assisti, proteggi, intercedi e prega.

Dona serenità a coloro che ci amano.

E ricevi i l mio grazie di ogni giorno.

(Edy)

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il mio “graziE” a padrE monti

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Apostolato redentivolE parolE montianE

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I l prestare agli infermi

gli uffici di carità e di amore

è un mezzo da trarre molte anime

dalle mani dell’inimico

e voltarle alla via della salute

(BLM, Relazione sull’Istituto, 21 giugno 1882)

Preghiera per la nostra terra

Dio Onnipotente, che sei presente in tutto l’universo

e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza

tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore

affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza.

Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle

senza nuocere a nessuno. O Dio dei poveri,

aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra

che tanto valgono ai tuoi occhi. Risana la nostra vita,

affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo,

affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione.

Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra.

Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore,

a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature

nel nostro cammino verso la tua luce infinita. Grazie perché sei con noi tutti i giorni. Sostienici, per favore, nella nostra lotta

per la giustizia, l’amore e la pace.

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(Francesco, enciclica Laudato Si’, 24 maggio 2015)

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giocando con dio

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la giovinEzza dEi vEcchi

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noscersi

Verbum caro factum est, verbum panis factum est

Questa melodia mi perseguita, non negativamente, ma come invito pressante. E si fa più insistente ogni volta che una grande stanchezza o la fatica di uscire sono forti e giustificate tentazioni per non “santificare la festa”, come vuole il precetto.

Il richiamo, comunque, si fa sentire anche in giorni feriali, specialmente se trovo il tempo per sbrigare faccende fuori casa, per qualche necessità.

Succede spesso che mi trattenga più del dovuto per strada, perché sul mio percorso è facile che incontri persone: mi fermano o io stessa le cerco e trovo sempre qualcosa d’interessante da ascoltare e, magari, anche da dire… così la mattina vola, senza che riesca a cogliere anche l’occasione per entrare in chiesa, almeno in tempo per l’Eucarestia.

Eppure, è di quel nutrimento che ho maggior bisogno, proprio per non lasciarmi svuotare né inquietare da avvenimenti che mi turbano o mi coinvolgono addirittura eccessivamente.

Nel pomeriggio, difficilmente sono in grado di uscire. Lavoro, da seduta, ripenso agli incontri della mattinata, esamino gli eventuali errori commessi, mi chiedo se sono stata capace di prestare aiuto o di lasciarmi aiutare da esempi di vita più difficili della mia e da testimonianze di Fede convinta e convincente...

Posso anche sintonizzarmi su di un programma, sia radiofonico che televisivo, che mi offra spunti per pregare e spesso lo faccio... ma è proprio quel “Verbum Caro” che mi manca!

Sentivo, durante un’omelia, proprio il giorno del Corpus Domini, che un personaggio famoso usava spesso ripetere: ”Se ci rendessimo conto del miracolo che ogni giorno potremmo sperimentare ricevendo il Corpo di Cristo”…

Io sono solo una vecchia che, più che alla santità, sta avviandosi (senza fretta!?!) alla meta ultima, dove dovrei incontrare il Risorto, come i fortunati discepoli ad Emmaus. Devo dire che li ho sempre invidiati, sentendomi loro sorella nei dubbi, nella delusione, cammin facendo, inconsapevoli della Sua vicinanza, fino alla richiesta pressante : ”Resta con noi, si fa sera”.

Probabilmente trascorrerò il mese estivo in un luogo, davanti al quale c’è una cappellina, la quale sarà aperta

solo in speciali occasioni; e da dove il paese più vicino dista un po’ troppi chilometri per andarvi a cercare una chiesa aperta…

Se questo sarà, potrei sempre tentare di sforzarmi di riconoscere il Signore nel sole, nella pioggia, nelle vette lontane e in ogni vicino occasionale che, come me, non sarà alla ricerca di funghi o di un fiore da far essiccare tra le pagine di un libro, ma porterà sul volto segnato da rughe o fresco d’infanzia l’impronta di Cristo: VIVO, VIVENTE, AMICO, del quale non posso fare a meno, anche se stono, facendo parte del coro “VERBUM CARO FACTUM EST”…

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I l mio programma sarà sempre quello a cui tengo tanto: ubbidienza

Mi rallegro che una volta tanto non ci troviamo d’accordo, cioè, dico male, mi rallegro che lei non la pensi come la pensavo io riguardo agli studi, e mi offra così un’occasione di piegare la mia volontà alla sua, il mio giudizio al suo… Il mio programma sarà sempre quello a cui tengo tanto: ubbidienza. Ci tengo anche perché esso forma la mia felicità, e so di non es-

sere né vile né idiota operando in tal modo, con questa totale dedizione, checché ne pensi il mondo, quel mondo che vedo così bene rifiutare l’obbedienza a Dio e vivere schiavo delle

più basse passioni, venduto anima e corpo alle creature, carne o metallo che siano.

(lettera al Superiore generale, Napoli, 13 giugno 1927)

Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere.Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC

EmanuElE E Bonifacio

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Una pozione di santità al giorno...

Cara Madre Maria

Cara Madre Maria! Io vi saluto con tutto i l cuore e vi prego impetratemi dal Sacro Cuore di Gesù la grazia della vera ubbidienza e l’osservanza di tutte le mie sante regole. Aiutatemi sempre, in

vita e in morte, in questa mia necessità nel parlare e tacere, aiutatemi ad adempire bene i l mio officio con i Fratelli novizi, aiutatemi a parlare con i l Fratel Maestro quando e come Iddio vuole. O

Maria, ottenetemi la santa perseveranza finale nel bene, e tutte le grazie che ho bisogno.

(Fratel Bonifacio)

Anno IV, n° 39 - Lugl io 2015

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Nel Cuore della CaritàMontiana

Anno IV, n° 38 - Giugno 2015

18(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)

Direttore: Saverio Clementi

Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione

Collaboratori di questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Codice Mariano della CFIC, Raymond A. Sebastián, CFIC News, Edy, PGF, SIL, estratto da Avvenire, Carlo, I cercatori di Dio, MF, Raffaele Mugione.

Direzione:Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA)Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org

santuario dEl BEato luigi maria monti - saronno

Conto corrente bancario intestato a: Provincia Italiana della Congregazione dei Figli Dell’Immacolata ConcezioneBANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA, Filiale di SARONNOEUR IBAN: IT 44 P 08374 50520 00000 8802614 - per bonifici dall’estero: codice BIC: ICRA IT RRAE 0 (zero)Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe

Via A.Legnani,4 - 21047 Saronno (VA) - Tel. 02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892

GIORNI FERIALI6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)9.00 Santa Messa18.50 Rosario e Vespro

TUTTI I GIOVEDì18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

P. Aurelio Mozzetta, rettore - P. Pierino Sosio - P. Michel Ange N’Galulaka Fratel Rolando Sebastiani - Fratel Corrado Blundo

ORARIO DELLE CELEBRAZIONI DEL SANTUARIO

SACERDOTI E FRATELLI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO

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DOMENICA E FESTIVI8.20 Lodi del Mattino9.00 Santa Messa19.00 Santa Messa