Qui ho posto il cuore gennaio 2015

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Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno È venuto un uomo a confessarsi, uno di quelli tormentati dalla ricerca della verità, che sottovoce - ma neppu- re tanto - irride un po’ tutto e tutti, da Dio ai preti ai politici ai grandi e anche ai piccoli del paese… Eppure, è uno che non avrebbe il coraggio di compiere un solo piccolo gesto di violenza verso un’altra persona, neppure se ci si met- tesse con tutta la sua forza di marcan- tonio da 90 chili! Tra un sospiro e l’altro, e prima che si aprisse la diga del pianto riconciliato- re, egli mi ha detto: la Chiesa guarda il gregge, ma non le pecorelle! A voler significare, con estrema sofferenza, che la Chiesa guarda all’“apparato”, che sia ben in ordine e rispondente alle rego- le, ma non fa caso alla situazione della singola persona sofferente, disorientata e magari (proprio come lui!) in difficol- tà con quello stesso apparato e con le norme che lo sostengono. Mi ha colpito il riferimento, in dire- zione contraria a quella che il vangelo presenta, alla parabola della pecorella smarrita: una sola, la più problematica, che salta fuori dall’ovile; ma proprio quell’una sta più a cuore al pastore, tanto che anch’egli salta il recinto e si mette a cercarla. Appunto!: esito della vicinanza d’a- more. A guardare il gregge dall’alto, in- di Aurelio Mozzetta Anno IV, n°33 - Gennaio 2015 EDITORIALE Pecore o gregge Segue a pag 2 vece, si vede solo un ammasso di grigia e sporca lana e non l’individuo, e allora avviene esattamente il contrario di quel che il Vangelo dice. Le conseguenze sono di notevole portata. La prima è il rischio dell’illusione. Se io vedo sempre lo stesso panorama, seduto nel caldo cerchio delle solite pecorelle da “tutti i giorni a messa”, mi è comodo e gratificante giocare al profeta dalle facili previsioni. In casi come questi, si instaura una monoto- nia sintonica tra pastore e gregge, che stancamente portano avanti quanto dovuto per legge o tradizione, senza troppe scosse né preoccupazioni. Non è che si voglia fare male. In realtà, si pensa che tutto vada bene e non si capisce perché ci si debba tan- to affannare per qualcosa che sareb- be un di più, un bene extra-confini. ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016 Editoriale 1-2 PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni 3 Con Maria, come Maria 5 Giocando con Dio 15 PER...PREGARE Il mio “Grazie” a Padre Monti 14 Preghiera per le vocazioni 4 Una preghiera per... 4 PER...INCONTRARSI Glossolalie 6 Vita di famiglia 8 Lettere alla redazione 10 PER...TESTIMONIARE Riconoscere vocazioni 12 Emanuele e Bonifacio 17 PER...CONOSCERE Forse non sapevate che... 7 La porta aperta 11 PER...CONOSCERSI La Giovinezza dei vecchi 16 PER...RIFLETTERE Le parole montiane 14 Parole e fuoco 2 Tracce per una lettera da Saronno 13 SOMMARIO

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Il mensile dell'Istituto Padre Monti di Saronno, Casa Madre della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione.

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Not iz iar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Mont i - Saronno

È venuto un uomo a confessarsi, uno di quelli tormentati dalla ricerca della verità, che sottovoce - ma neppu-re tanto - irride un po’ tutto e tutti, da Dio ai preti ai politici ai grandi e anche ai piccoli del paese… Eppure, è uno che non avrebbe il coraggio di compiere un solo piccolo gesto di violenza verso un’altra persona, neppure se ci si met-tesse con tutta la sua forza di marcan-tonio da 90 chili!

Tra un sospiro e l’altro, e prima che si aprisse la diga del pianto riconciliato-re, egli mi ha detto: la Chiesa guarda il gregge, ma non le pecorelle! A voler significare, con estrema sofferenza, che la Chiesa guarda all’“apparato”, che sia ben in ordine e rispondente alle rego-le, ma non fa caso alla situazione della singola persona sofferente, disorientata e magari (proprio come lui!) in difficol-tà con quello stesso apparato e con le norme che lo sostengono.

Mi ha colpito il riferimento, in dire-zione contraria a quella che il vangelo presenta, alla parabola della pecorella smarrita: una sola, la più problematica, che salta fuori dall’ovile; ma proprio quell’una sta più a cuore al pastore, tanto che anch’egli salta il recinto e si mette a cercarla.

Appunto!: esito della vicinanza d’a-more. A guardare il gregge dall’alto, in-

di Aurelio Mozzetta

Anno IV, n°33 - Gennaio 2015

EditorialE

Pecore o gregge

Segue a pag 2

vece, si vede solo un ammasso di grigia e sporca lana e non l’individuo, e allora avviene esattamente il contrario di quel che il Vangelo dice.

Le conseguenze sono di notevole portata.

La prima è il rischio dell’illusione. Se io vedo sempre lo stesso panorama, seduto nel caldo cerchio delle solite pecorelle da “tutti i giorni a messa”, mi è comodo e gratificante giocare al profeta dalle facili previsioni. In casi come questi, si instaura una monoto-nia sintonica tra pastore e gregge, che stancamente portano avanti quanto dovuto per legge o tradizione, senza troppe scosse né preoccupazioni.

Non è che si voglia fare male. In realtà, si pensa che tutto vada bene e non si capisce perché ci si debba tan-to affannare per qualcosa che sareb-be un di più, un bene extra-confini.

ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016

Editoriale 1-2

PER...APPROFONDIREPadre Monti e dintorni 3Con Maria, come Maria 5Giocando con Dio 15

PER...PREgAREIl mio “Grazie” a Padre Monti 14Preghiera per le vocazioni 4Una preghiera per... 4

PER... INcONtRARsIGlossolalie 6Vita di famiglia 8Lettere alla redazione 10

PER...tEstImONIARERiconoscere vocazioni 12Emanuele e Bonifacio 17

PER...cONOscEREForse non sapevate che... 7La porta aperta 11

PER...cONOscERsILa Giovinezza dei vecchi 16

PER...RIFlEttERELe parole montiane 14Parole e fuoco 2Tracce per una lettera da Saronno 13

sommario

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. . .con l ’impegno di par lare bene e gettare semi d i parola fecondi, capaci d i donare be l lezza e vita; d i far r isorgere le parole per la re lazione; e anche d i combattere la marea d i grezza volgar i tà che vorrebbe inondarci a un ico benef ic io d i ch i cerca sold i e brama potere . . .

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d’incapacità ad un surplus di fantasia, di difficoltà a pensarsi “in uscita”, fuori dal recinto dell’ovile.

E qui, allora, non si può non pensa-re alla seconda conseguenza, ben più grave: quella del “cattivo pastore” o del “profeta falso”, contro cui tanto parla-no Geremia, Ezechiele, Gesù, Agostino e molti altri!

È indicativa, al proposito, l’ispirata violenza verbale di Ezechiele (e con-fesso che qualche bel grosso timore mi sorge, se penso che potrebbe toccare proprio me): … guai ai profeti stolti che seguono il loro spirito senza aver avu-to visioni. Come sciacalli tra le macerie, così essi sono. Siete bugiardi quando dite Parola del Signore, senza che io abbia parlato… Siete solo degli intona-catori di mota (cfr. Ez 13,3-11).

Mi fa ridere e mi spaventa la genia-lità di questa definizione: intonacatori di mota! Gente, cioè, che si dà un gran

daffare per abbellire cose inutili e trabal-lanti, pensando di costruire chissà quali splendidi monumenti, quando invece si tratta solo di fragili muri tirati su a fango.

E, allora? Pecore o gregge? Più ci penso e più mi rendo conto che la strada è un’altra e che è radicalmente sbagliato porre la domanda in questo modo: è soltanto diabolico, cioè divisi-vo, da aut-aut, o l’uno o l’altro, l’uno contro l‘altro…

Così non si va da nessuna parte, se non alla negazione dell’uno oppure dell’altro e, cioè, di ambedue.

La logica del demonio è l’aut-aut. La logica di Dio è l’et-et.

Tutti e due, l’uno e l’altro; individui, ma insieme; ciascuno a sé definito, ma uniti; insieme, ma non massificati. E so-prattutto… mai l’uno contro l’altro!

Le pecore e il gregge. Questo è l’u-nico modo per venirne a capo e dare risposte adeguate.

Aurelio Mozzetta

È risaputo, d’altronde, che l’ottimo è ne-mico del bene, no?

In tal modo, però, si finisce per ri-petersi e ripetersi e ripetersi, innocui e stanchi, senza mordente, senza più ve-rità che tocchi le coscienze, la sensa-zione, l’intelligenza.

L’ironia popolare ha coagulato que-sta realtà: “quanti peccati, figliola?”, “i soliti, padre”, “bene!, le solite tre ave-marie e ci vediamo il mese prossimo”.

Oggi siamo lontani da stereotipi di questo tipo, ma forse non così tanto come si possa pensare.

Il progressivo invecchiamento della Chiesa occidentale (vedi le parole dure e puntuali di Francesco al Parlamento europeo) non è solo questione di anni che passano, quanto piuttosto, e molto più, di stanchezza per dinamiche or-mai trite, di accomodamento all’usua-le, d’inerzia verso l’esigenza del nuovo,

Segue da pag 1

Pecore o gregge

Questa sera abbiamo cantato.È una giornata grande!Hai aperto una casa, Boni facio,su l la col l ina.

Questa sera abbiamo cantato.Tanta gente è venuta a vederefel ice del tuo r itorno, Boni facio,su l la col l ina.

Questa sera abbiamo cantatostr ingendo al petto mani croatefondendo le voci, Boni faciosu l la col l ina.

Un canto a KutinaNella tua casa, Boni faciosu l la col l ina.

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(Canto per Boni facio e la sua casa)

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iniziato da qui”… ma siamo uomini di “dura cervice” e troppo spesso sordi, perché occupati da altre parti.

Il fatto è che ora siamo qui.

E qui iniziamo a lavorare, come hai fatto tu e come a noi hai insegnato a fare.

Saremo impegnati nei campi che ci hai indicato: la cura dei malati, l’accoglienza e l’educazione degli orfani.

Oggi ci sono grandi ospedali con cure più efficaci dei tuoi tempi, e gli orfani sono assistiti dalle strutture dello Stato, ma immutata è la sofferenza.

Ha il volto dei vecchi in case di riposo, dei malati in corsie, dove ci si affatica nel percorso di una guarigione fisica, dimenticando, troppo spesso, la solidarietà attenta al dolore altrui.

Gli orfani, e sono tanti, hanno la faccia di ragazzi confusi nelle loro aspettative o inchiodati davanti a un computer: tutti abbandonati dal calore di una vera amicizia, dalla speranza vissuta assieme e aperta a questo meraviglioso mondo, fortunatamente non virtuale.

In fondo siamo tutti alla ricerca di uno spazio di luce, di serenità, di forze amichevoli, che ci aiutino a non

rivolgere l’attenzione solo al proprio ombelico, fuggendo l’imposizione di coloro che per sporchi motivi, soprattutto economici, ci vogliono impedire di godere la bellezza e l’amore, di vivere giorni felici.

Ci fanno dimenticare che l’uomo è tale solo se sociale, ma così non ci possono dominare.

Tu, caro padre Luigi, sorridi.

Hai ben compreso quello che Gesù aveva detto: “I poveri saranno sempre con voi” e, nell’inventare la tua Congregazione, lo sapevi bene che i tuoi figli spirituali avrebbero sempre avuto tanto da fare, in tutti i secoli della storia dell’uomo e in tutti i posti dove poteva esserci bisogno di loro.

Il male esiste, ha diverse forme e facce.

Gesù, quando è venuto su questa terra, non lo ha cancellato, ma la prima cosa che ha fatto è stato prendersi cura dei malati, di coloro che erano in difficoltà.

Tu Luigi Monti lo hai imitato.

Aiutaci a seguire i tuoi insegnamenti, anche in questa tua amata terra di Bovisio Masciago.

Buon lavoro, fratelli.

Non temere.

Marco

Caro Padre Luigi, siamo qui a Bovisio Masciago, tuo paese natale.

Dopo 150 anni siamo arrivati.

Dirai: “Ce ne avete messo di tempo”; ma, come ben sai, i tempi non sempre coincidono con i desideri.

Eppure, nella tua ultima passeggiata da queste parti, il primo settembre del 1900, davanti al fonte battesimale della chiesa di San Pancrazio - dove ti avevano battezzato, nel giorno stesso della tua nascita, il 25 Luglio del 1825 - ci avevi lanciato il messaggio: “Tutto è

Aperta una nuova comunità nel paese natale del Beato Luigi Maria Monti

Caro Padre Luigi, dopo 150 anni, siamo arrivati qui, nel tuo paese natale. Dirai: “Ce ne avete messo di tempo”; ma, come ben sai, i tempi non sempre coincidono con i desideri.

Tornare alla casa del Padre Luigi

(Bovisio: l’antico battistero di San Pancrazio, dove Luigi Monti fu battezzato)

luigi m. monti E dintorni

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Signore, mandaci dei matti,di quelli che siano capaci di esporsi,

di quelli che siano capaci di scordarsi di loro stessi,di quelli che sappiano amare con opere e non con parole,di quelli che siano totalmente a disposizione del prossimo.

A noi mancano matti, o Signore,mancano temerari, appassionati,

persone capaci di saltare nel vuoto insicuro,sconosciuto e ogni giorno più profondo della povertà;

di quelli che sono capaci di guidare la gentesenza il desiderio di utilizzarla come sgabello per salire loro;

di quelli che non utilizzano il prossimo per i loro fini.

Ci mancano questi matti, o mio Dio!

Matti nel presente, innamorati di una vita semplice,liberatori del povero, amanti della pace,

liberi da compromessi, decisi a non tradire mai,disprezzando le proprie comodità o la propria vita,

totalmente decisi per l’abnegazione,capaci di accettare tutti i tipi di incarichi,

di andare in qualsiasi luogo per ubbidienza,e nel medesimo tempo liberi, obbedienti,spontanei e tenaci, allegri, dolci e forti.

Dacci questo tipo di matti, o mio Signore.

(Lebret Louis Joseph)

- ELEONORA, 89 anni, morta la mattina del 1 gennaio 2015.

- fratel SILVANO Trabattoni, cfic, nativo di Desio, morto a 75 anni, pres-so i l Policlinico Gemelli di Roma, la sera del 2 gennaio. Religioso montiano dal 1957, era membro della Comunità dell’IDI ed aveva lavorato tutta la vita con i malati, come infermiere.

PER I DEFUNtI:

- padre MARINO Paolucci, cfic, morto a Roma i l 20 dicembre, all’età di 88 anni. Era nato a Nepi (Vt) i l 1 febbraio 1926 ed era diventato religioso con la professione dei voti nel 1943. Ordina-to sacerdote nel 1959, aveva speso la vita prima tra i giovani e nelle opere di formazione, poi nell’amministrazio-ne della Idi Farmaceutici e, da ultimo, nel ministero pastorale tra gli anziani e gli ammalati.

- MARIO, 84 anni, papà di Maria Grazia e nonno di Luca, morto i l po-merggio del 24 dicembre. Il Bambino Gesù lo accoglie con tanto amore!

Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: quihopostoi [email protected]

PER cHI NE HA BIsOgNO:

- per M., che disperatamente cerca un lavoro e vuole dare più credito alla speranza di trovarlo che alla faci le tentazione di rientrare nel ‘giro’…

PER I gIOVANI:

- Corinna e Alessio, che preparano i l proprio matrimonio. Il Signore vi benedica e vi doni la forza dell’amore che non viene meno.

PER I mAlAtI: I l beato monti interceda per loro

- per A., 19 anni, un’intera vita in carrozzella, e per suo papà F., per quei suoi occhi p ieni di luce con cui guarda suo figlio! Anche Dio lo vede, sine certo.

“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi,apre i l tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

Signore, mandaci dei mattiprEghiEra pEr lE vocazioni

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figli dEl padrE monti che ci insegnò la confidenza illimitata e l’amore tenero verso maria”, così scriveva il servo di dio fratel Emanuele stablum nel suo diario, il 13 luglio 1927.

fino ad oggi, quando sembrerebbe che il disincanto e la sofferenza debbano farla da padroni: e invece ci accorgiamo stupiti che è lo spirito di dio a guidare la nostra storia e a mostrare in essa, sempre più chiari e sempre più vicini, approdi di compiutezza.

mentre la congregazione giunge finalmente a Bovisio, con la presenza stabile di una sua piccola comunità di fratelli, la pianta montiana è diventata foresta di piante nuove e sorelle.

scrive fratel ruggero valentini, a chiusura della sua lettera “per un chiesa dal volto umano”, indirizzata ai fratelli montiani d’africa: il nostro comunE rifErimEnto è maria, l’ immacolata sorElla nella carità e madrE nella fede, fonte della speranza che ispira la direzione del nostro cammino. il volto di suo figlio gesù - sole che sorge e luce per illuminare le genti - risplenda sul vostro volto e vi dia pacE.

la pace sia con tutti!

a lei affidati, con lei camminiamo. l’inizio del nuovo anno è sotto il segno di maria, la portatrice di grazia, la sorgente della Bellezza, la regina del “non tEmErE, perché nulla è impossibile a dio”.

a luigi monti lei stessa ripetè lo stesso invito: fatti coraggio, io non ti abbandono.

Ed egli risponderà: maria è madrE nostra, perché tale veramente si mostra verso di noi.

i religiosi montiani lo testimoniano lungo uno spazio di tempo ormai non più corto, che tocca gli ultimi tre secoli.

“figli di maria, sotto il bel nome con il quale Ella volle chiamarsi: io sono l’immacolata concezione…

Fatti coraggio!L’inizio del nuovo anno è sotto il segno di MARIA, la Portatrice di grazia, la Sorgente della Bellezza, la Regina del “NON TEMERE, perché nulla è impossibile a Dio”.

Da sinistra: cappella in costruzione presso la casa CFIC di Lubumbaschi (Rep. Dem. Congo), ad opera di un benefattore; statua di Maria e Gesù in una chiesa di Bovisio Masciago, con la frase che il giovane Luigi Monti sentì nel coretto della cappella a Bussolengo (“Fatti coraggio! Io non ti abbandonerò mai!”; scorcio invernale del chiostro dell’Istituto Pader Monti di Saronno

con maria, comE maria

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per servire gli ammalati e i giovani più bisognosi. A dieci chilometri di distanza, a Saronno, vi è la tomba del Fondatore, quasi a delineare l’inizio e la fine di un percorso che si è svolto in particolare a Roma, dove la Congregazione dei religiosi montiani è sorta presso l’ospedale di Santo Spirito in Sassia.

Ora Bovisio Masciago può rallegrarsi: Padre Monti è davvero tornato a casa. Per tutta la famiglia montiana sparsa nel mondo questo evento rappresenta un segno di speranza e di vitalità. Mentre molte cose sembrano spegnersi intorno

Il borgo di Bovisio Masciago, in Brianza, nella solennità dell’Immacolata ha accolto una nuova comunità della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, fondata da Luigi Monti, il quale là era nato nel 1825. Le due parrocchie che compongono la Comunità Pastorale, e che porta proprio il nome del Beato Fondatore, hanno partecipato alla Messa presieduta dal card. Giuseppe Versaldi con la gioia intensa di un evento speciale. A sera, il musical dei giovani dell’oratorio ha illustrato l’avventura spirituale del Monti che dal proprio laboratorio di falegnameria, dove radunava i coetanei, ha mosso i primi passi di un originale cammino di santità, passando attraverso l’esperienza del carcere insieme ai suoi amici che componevano quella che il popolo chiamava “Compagnia dei frati”.

La nuova comunità, composta dai Fratelli Franco, Roy e Pierre, provenienti da tre diversi continenti, collaborerà nella vita pastorale e caritativa a fianco dei sacerdoti diocesani. Essa è stata presentata da parte di fratel Ruggero e vivrà nella canonica di San Martino. Pensieri di gratitudine sono stati indirizzati al parroco di prima don Emilio Beretta, tenace sostenitore di questa iniziativa, e al parroco nuovo don Giuseppe Vergani, che ha ricevuto il “testimone” in corsa e lo ha portato avanti.

Sono in fase conclusiva anche le procedure per l’acquisizione della piccola casa natale di Padre Monti, che diverrà punto di contatto e di promozione di un carisma nato

Padre Monti ritorna a Casa

a noi, sia nella comunità ecclesiale che nella vita civile, sentiamo forte l’appello biblico: sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire (Ap 3). Tra i religiosi montiani e le comunità cristiane di Bovisio Masciago è già nata un’alleanza che guarda al futuro, ma senza dimenticare i germi di fede seminati dal giovane Luigi e dai suoi compagni oltre 150 anni fa. Siamo nel tempo di Natale, tempo carico di pasquale letizia: Dio si fa carne, l’uomo è in buona compagnia.

(RV)

glossolaliE: appunti, ricordi e saluti dal mondo

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comunicatostampadalla casagenerale

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... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere...

L’articolo apparso sul precedente numero di quihohopostoilcuore, ha aperto la scatola dei miei ricordi. Ricordi, non nostalgie: i ricordi sono un serbatoio di vita e d’esperienze vissute, normalmente piacevoli.

Le campane dei Frati

poi alle 12 per il pranzo e infine alle ore 18,30, come del resto fa ancora oggi, per ricordare il passaggio al cielo del Beato.

La campanella, invece, era la più attesa, alle ore 17 segnava l’ora del raduno per i vari gruppi di ragazzi del quartiere, per recarsi alle ore 17,30 alla novena di Natale.

L’ordine perentorio del rientro in casa era il suono della campana delle 18,30, ma, terminata la funzione, prima di rincasare, si finiva sempre aggrappati alle vetrine, affascinati dai giocattoli esposti nei negozi del Croci e delle sorelle Balossi che attorniavano la piazza Prepositurale.

Alla vigilia di Natale circolavano voci che in via San Giuseppe, nelle vetrine del Prezzo Fisso, erano esposti nuovi e meravigliosi giochi. Piccolo conciliabolo e, poco dopo, i più ardimentosi partono per verificare. Sorpresa! non solo una scatola, ma una serie di scatole in bella vista: meccano 1, meccano 2, meccano 3, ed anche il 4, di dimensioni per noi gigantesche, non di legno come gli altri giochi, ma di ferro laccato.

A tale vista si rimane affascinati, ma le infide campane dei frati suonano e noi, purtroppo, siamo fuori dalla distanza massima della percezione del suono anche della campana delle 18,30. Quando ci accorgiamo, panico, fuga precipitosa verso casa, sicuri di sonore sgridate e, forse, di aver perso i regali di Gesù Bambino (Babbo Natale non era ancora di moda).

L’articolo apparso sul precedente numero di quihohopostoilcuore, ha aperto la scatola dei miei ricordi. Ricordi, non nostalgie: i ricordi sono un serbatoio di vita e d’esperienze vissute, normalmente piacevoli.

Ci fu un tempo quando l’orologio portatile era un bene riservato ai nonni, portato con un certo sussiego, nel panciotto, trattenuto da una catenella che passando da un lato all’altro dello stesso ne segnalava la presenza; e alle nonne, messo in bella vista sopra la camicetta, agganciato ad una bella spilla. Il tempo per chiunque altro era segnato dai rintocchi delle campane.

Per il rione di San Giacomo la facevano da padrone le campane dei Frati.

Si trattava, in particolare, di quella Sib4, la più antica, la campana di Padre Monti, così sentenziavano i più attempati, poiché si diceva voluta personalmente dal Beato; e poi di una campanella interna dal suono meno grave e più argentino, che serviva a scandire i tempi e gli impegni agli interni nel convento, ed era un orologio ben preciso per gli abitanti del quartiere.

Durante la stagione estiva, per noi ragazzi i suoni e le ore passavano quasi inosservati, mentre nel periodo invernale, con le nebbie ed il calare del sole nelle prime ore pomeridiane, ed in particolare durante il periodo natalizio, la campanella era un oracolo.

La campana suonava alle ore 8,

Le campane dei Frati, però, non tradiscono.

Mattino di Natale, ore 6, la campanella argentina suona per la messa. Per noi era il segnale che ci si poteva alzare per vedere se eravamo stati buoni o monelli come pretendevano i grandi.

Eravamo stati buoni!Chissà se potendo ripristinare la

campanella dal suono argentino, il mondo si sveglierebbe con l’animo candido dei bimbi. Sarebbe un grandissimo miracolo delle campane volute dal Beato.

Ciao a tutti. GIO

forsE non sapEvatE chE... Breviario di curiosità montiane

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Della nuova COMUNITÀ di BOVISIO (con i tre Confratelli: Franco, Roy e Pierre) abbiamo detto in diverse parti di questo numero. Attendiamo un primo segno (un bell’articolo!),

La Comunità di Bovisio

La nuova Casache ci informi di come si impianta una nuova presenza religiosa, tanto desiderata e cara. Padre Monti vi accompagna, statene certi!

La XXI MOSTRA ARTISTICA DEL PRESEPE va avanti fino al 18 gennaio. Il tema BETLEM, CASA DEL PANE, ha trovato vasta eco nei numerosi visitatori - si tratta di

parecchie migliaia - e nell’ambiente circostante. Molto simpatici i Presepi in Pane preparati da alcuni fornai e panetterie di Saronno e Bovisio.

Betlem, Casa del paneXXI Mostra del Presepe Artistico di Saronno

vita di famiglia

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Nel Santuario del Beato Monti di Saronno

ORDINAZIONI SACERDOTALI IN INDIA Proprio a chiusura d’anno, il 31 dicembre, è stato ordinato P. Anish (nella foto). Il 12 gennaio diventa sacerdote P. Sudhakar (di cui vediamo

IN INDIA

Festa dell’ImmacolataLa Festa Immacolata dello scorso

8 dicembre ha visto la presenza dei nostri Superiori da Roma, venuti a

pregare sulla Tomba del Fondatore, a festeggiare insieme a religiosi e fedeli, a inaugurare l’avvio della

Ordinazioni sacerdotali

nuova presenza in Bovisio Masciago. Di notevole impatto il CONCERTO presentato nel nostro Santuario dal Corpo Bandistico di Saronno insieme al Coro Padre Monti.

l’invito), che era stato membro della nostra comunità in Saronno fino allo scorso ottobre.

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* Auguri anche a te, fratello, unione di spirito e preghiera!

* Grazie, altrettanto a te e ai tuoi confratelli, da parte di noi tutti qui riuniti.

* Colgo l’occasione per inviare auguri a tutta la Famiglia Concezionista per la bellissima Festa dell’Immacolata.

* Permettimi di mandarti i nostri auguri: Caro amico, “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,5). Da questo momento, Dio è veramente un “Dio con noi”. Non è più i l Dio distante. Egli è entrato nel mondo. È i l Vicino. Questa è una notizia che non può lasciarci indifferenti. Se è vera, tutto è cambiato. Se è vera, essa riguarda anche te e me. Nato per noi. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui. Andiamo, oltrepassiamo noi stessi! Facciamoci viandanti verso Dio in molteplici modi molto concreti: nell’essere interiormente in cammino verso di Lui, nella Liturgia della Chiesa, nel servizio al prossimo, in cui Cristo mi attende. AUGURI !

* Ho dato uno sguardo al bollettino, mi è piaciuto i l titolo che avete scelto per i presepi, e ho letto con molto piacere “La giovinezza dei vecchi”... Ci voleva una rubrica così, ritengo che sia ottimamente ed efficacemente educativa, oltre a comunicare un gioioso sentimento che spinge a ringraziare Dio per tutto e per le mille piccole belle cose che ci accadono continuamente. È come dire i l versetto del salmo “insegnaci Signore a contare i nostri giorni, donaci la sapienza del cuore”. Grazie ancora.

* Grazie per i l numero di dicembre. Grazie per l’articolo mariano. Sono stato male nei giorni scorsi, ma ora sto bene. Tu prega per me.

* Il giornale è bello e interessante... chissà, prima o poi scriverò anch’io qualche pensiero. Auguri di una buona riuscita.

* Che bello! Mi sono commosso. Dovrei ri-iniziare a scavare... ma sono uno di quelli che si è trovato la scusa degli impegni del lavoro. Grazie per essersi “messo di traverso” con tanto amore! E auguri se non ci sentiamo.

* Caro padre, ho scorso tutte le pagine del vostro notiziario e ho percepito un fremito di santità e giovinezza che lo pervade. Congratulazioni.

* Grazie per i l giornale, sempre graditissimo e particolarmente bello...

I l nostro giornale Gli Auguri

Scriveteci a quihopostoi [email protected]

Lettere alla redazione

* Rivolgiamo una preghiera alla Vergine Immacolata, vostra protettrice, affinchè vi sostenga e vi guidi sempre sulla strada migliore, ovvero quella indicata dal Beato Fondatore. Auguri e preghiera per la nuova comunità di Bovisio.

* Madre Immacolata, ti ringraziamo per i l dono della Comunità di Bovisio, tanto auspicata, perchè contribuisca a far fiorire, specie tra i giovani di questa ferti le terra che fu del beato Luigi Maria Monti, quei germogli di autentica santità per dare alla Chiesa nuove testimonianze di carità in questo tempo nel quale i l mondo intero ne ha fortemente bisogno. Perchè le campane del Santuario di Saronno suonino sempre e ancora per annunciare al mondo intero le beatitudini montiane.

* Grazie di cuore. Che la Madonna ci aiuti sempre.

* Grazie! Che l’Immacolata riesca a toccare i nostri cuori!

* Ricambio con gratitudine e fraterno affetto e con i l ricordo nella preghiera.

La preghiera all ’ Immacolata

i vostri mEssaggi: e-mail e lettere dal mondo

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contrarsi

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Anno IV, n° 33 - Gennaio 2015

nella Esortazione Evangelii gaudium citando un’omelia di Benedetto XVI: “La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione”. Sì, la vita consacrata non cresce se organizziamo delle belle campagne vocazionali, ma se le giovani e i giovani che ci incontrano si sentono attratti da noi, se ci vedono uomini e donne felici!

Gli orizzonti dell’Anno della vita consacrata

* Con questa mia Lettera, oltre che alle persone, mi rivolgo ai laici che, con esse, condividono ideali, spirito e missione. Alcuni Istituti religiosi hanno un’antica tradizione al riguardo, altri un’esperienza più recente. Di fatto attorno ad ogni famiglia religiosa, come anche alle Società di vita apostolica e agli Istituti secolari, è presente una famiglia più grande, la “famiglia carismatica”, che comprende più Istituti che si riconoscono nel medesimo carisma e soprattutto cristiani laici che si sentono chiamati, proprio nella loro condizione laicale, a partecipare della stessa realtà carismatica.

* Mi rivolgo infine in modo particolare ai miei fratelli nell’episcopato. Sia questo Anno un’opportunità per accogliere cordialmente e con gioia la vita consacrata come un capitale spirituale che contribuisce al bene di tutto il corpo di Cristo (cfr Lumen Gentium, 43). (Papa Francesco, 23 novembre 2014)

Mi sono confrontato con il TESTO in maniera attenta ed ho estrapolato qualche personale riflessione che metto volentieri in comune. Confido che abbia seguito: perché non aprire un BLOG anche a livello internazionale? Non sono esperto in materia, ma se l’idea piace, chiedo aiuto a chi è più esperto di me. Qui di seguito i TESTI da me sottolineati, che ritengo interessanti e che vorrei rilanciare per la riflessione di tutti noi.

Gli obiettivi per l’Anno di vita consacrata

* Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. Non si tratta di fare dell’archeologia o di coltivare inutili nostalgie, quanto piuttosto di ripercorrere il cammino delle generazioni passate per cogliere in esso la scintilla ispiratrice, le idealità, i progetti, i valori che le hanno mosse, a iniziare dai Fondatori, dalle Fondatrici e dalle prime comunità. È un modo anche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare e come sono state superate. Si potranno scoprire incoerenze, frutto delle debolezze umane, a volte forse anche l’oblio di alcuni aspetti essenziali del carisma.. Tutto è istruttivo e insieme diventa appello alla conversione. Narrare la propria storia è rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni.

* Abbracciare il futuro con speranza vuole essere il terzo obiettivo di quest’Anno. Conosciamo le difficoltà cui va

incontro la vita consacrata nelle sue varie forme: la diminuzione delle vocazioni e l’invecchiamento soprattutto nel mondo occidentale, i problemi economici a seguito della grave crisi finanziaria mondiale, le sfide dell’internazionalità e della globalizzazione, le insidie del relativismo, l’emarginazione e l’irrilevanza sociale… Proprio in queste incertezze, che condividiamo con tanti nostri contemporanei, si attua la nostra speranza, frutto della fede nel Signore della storia che continua a ripeterci: “non avere paura, perché io sono con te” (Ger 1,8). La speranza di cui parliamo non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia (cfr 2 Tim 1,12) e per il quale nulla è impossibile (Lc 1,37). È questa la speranza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo, coscienti che è verso di esso che ci spinge lo Spirito Santo per continuare a fare con noi grandi cose. Non cedete alla tentazione dei numeri e dell’efficienza, meno ancora a quello di confidare nelle proprie forze.

Le attese per l’Anno della vita consacrata.

* Che cosa mi attendo in particolare da questo Anno di grazia della vita consacrata?

1 Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: “Dove ci sono i religiosi c’è gioia”. Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità (…)

* Possiamo ben applicare alla vita consacrata quanto ho scritto

Riflessione sulla Lettera Apostolica ai Consacrati

la porta apErta: incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi

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noscere

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Anno IV, n° 33 - Gennaio 2015

Prima Squadra in classifica. C’ero anch’io. Il mio nome era su tutti i giornali. Ero all’apice del mio successo professionale.

Pochi anni dopo, sono entrata in una piccola Congregazione di suore. Anche li c’erano i giornalisti, ma con meno clamore. La domanda posta da tutti era: “perché con un avvenire così roseo e contratti di lavoro così interessanti, hai scelto di entrare in una Congregazione, per di più sconosciutai?”.

Ho provato a spiegarlo a molti, ma sempre con poco successo. È proprio incomprensibile la mia scelta? Dio mi ha chiamato sul campo di basket femminile per un altro campo di lavoro, grande quanto il mondo; mi ha chiamato da una squadra sportiva ad una squadra che fa dell’amore il suo principio e fine; mi ha chiamato da un campionato a punti, ad un campionato senza orologio o conteggi.

Mi ha chiamato, sì, durante le ore di pesante allenamento per la vittoria; negli spogliatoi, quando tra di noi si facevano le classifiche; durante le partite, ad ogni canestro quando il pubblico esulta; ad ogni passaggio con la compagna di squadra, quando l’ostacolo al canestro era troppo grande. Mi ha chiamato nel quotidiano, quando tutto sembrava normale. Quando nulla faceva presupporre. Quando la vita sembrava tutta una discesa.

Ho scelto un’altra partita. Ho scelto di lottare per i miei alunni a scuola; di allenarmi a stare in

Prima Squadra in classifica. C’ero anch’io. Il mio nome era su tutti i giornali. Ero all’apice del mio successo professionale. Pochi anni dopo, sono entrata in una piccola Congregazione di suore. Anche li c’erano i giornalisti, ma con meno clamore.

Nazionale di Basket

ginocchio, non per sopravvivere, ma per vincere. Ed ho vinto.

Continuo a vincere ogni giorno, quando la stanchezza mi prende già al risveglio nello scendere in cappella a pregare; quando a colazione, a volte, non si ha il necessario; quando i bambini in classe gridano e non so come cogliere la loro attenzione; quando arrivano i genitori e non sanno nulla di me e del mio passato e mi dicono: “ma lei che può capire del mondo, se è stata sempre chiusa in convento?”; al vespro, quando la cappella è talmente fredda che due maglioni non bastano; a cena quando a tavola c’è magari qualcosa che non mi è mai piaciuto e che mangio lo stesso; a letto quando non riesco più a dormire…

Ho vinto. Vinco ogni giorno. Perché nel mio cuore c’è quel Dio che ho sempre amato e che seguo

con amore. È lui che voglio. È lui che cerco. È lui che amo anche nelle umiliazioni. Perché le umiliazioni non esistono, con lo spirito di gioco che ho dentro. La vittoria c’è sempre, anche se a volte ci vuole un lungo allenamento per raggiungerla.

Coraggio allora! Se è Dio che chiama, seguitelo. Non importa dove o come. Importa lo spirito che avete dentro. È quello spirito che rende vittoriosi. Anche quando quelle vittorie non sono su tutti i giornali. Anche quando quei giornalisti si interessano della notizia-bomba e non della storia interiore di un anima.

Ci può essere una vocazione anche a pallacanestro, anche su un campo di gioco.

Il mio campo da gioco, oggi, punta con certezza solo alla vittoria.

riconoscErE vocazioni a cura dei cercatori di dio

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stimoniare

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Lettera di una professoressa ai suoi studenti, al momento di chiudere la propria attività didattica ed entrare in pensione. In un mare indistinto di pressapochismo, di arrivismo senza meriti, di rifiuto del sacrificio, d’inconsulta latitanza di tanti adulti dalla vita dei giovani, diamo onore a chi ci crede, a chi crede nei giovani, a chi crede che un mondo migliore sia possibile… Sono molti, molti di più di quanti una prevaricante comunicazione di massa vorrebbe farci credere.la è aperta anche ad altri, come la nostra prof., che volessero dare una testimonianza della propria esperienza.

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Anno IV, n° 33 - Gennaio 2015

Cari ragazzi,

è giunto i l momento di dirvi “Ciao”.

Devo ringraziarvi tutti per aver fatto crescere in me nel tempo la convinzione che c’è speranza per un futuro migliore e voi ne siete la scommessa, nonostante quello che si dice e si pensa dei giovani di oggi; ma si sa che i pregiudizi sono sempre fuorvianti.

Vi ho visto impegnarvi e far fatica, ridere, p iangere, sperare, crescere e vivere la vostra realtà di studenti e di giovani ed ho colto in voi passione, interessi, voglia di capire i l mondo… ed è stato bello!

Mi piace pensare di aver dato, nel mio piccolo, un contributo signif icativo alla vostra crescita culturale e umana. Ho cercato di trasmettervi i l valore della conoscenza e l’approccio razionale alla realtà che ci circonda, ma anche dell’altro di non codificato che sempre emerge in tutte le relazioni profonde e signif icative.

Vi saluto con la speranza che siate sempre curiosi e appassionati a tutto quello che fate, innamorati della vita, della conoscenza e della bellezza – non solo esteriore – perché, a pensarci bene, l’ignoranza e le brutture sono i peggiori mali della nostra società.

Nella vostra vita di uomini e di donne cercate sempre di lasciare tracce che siano degne di essere seguite e ricalcate.

Pretendete tanto da voi stessi e dalla vostra intelligenza e puntate sempre in alto perché, in alto…

“il cielo è sempre più blu”.

Con grande affetto vi abbraccio tutti augurandovi un futuro adeguato alle vostre aspettative e ai vostri sogni.

La vostra prof. G.M.

Saronno, giugno 2014f

Voi siete la speranza per un futuro migliore

traccE pEr una lEttEra da saronno: chi scrive a chi

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Anno IV, n° 33 - Gennaio 2015

Caro Padre Monti,trasforma ciò che in me è sbagliato.Aiuta la mia famiglia e sostieni le mie ragazze: guidale sulla via

del vangelo e fa che possano trovare un degno compagno di vita.Benedici tutte le mamme meno fortunate di me; dona forza a

quelle che hanno perso i propri f igli.Dà fiducia ai giovani, concedi loro serenità di vita e compimento

ai loro ideali.Io non mi arrendo, lo sai. Confido in te e continuo a pregarti,

perché tvb. Grazie! una mamma

Io non mi arrendoil mio “graziE” a padrE monti

Per

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egare

Madre di Dio e madre nostralE parolE montianE

Per

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flettere

I l Superiore, volendo che l’attestato di gratitudine rimanga nell’Istituto una perenne memoria, con devoto pensiero fece un’ordinanza la quale avea per iscopo di perpetuare sulle labbra dei Fratelli una lode a Maria.

A tutti è nota quella bella giaculatoria che viene espressa con queste parole: sia benedetta la Santa e Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria.

A questa giaculatoria è stata fatta una breve aggiunta con queste parole: Madre di Dio…

Il Superiore (…) perché da tutto l’Istituto si professi eterna riconoscenza a Maria SS.ma, ordina che in tutte le Case ogni qualvolta si abbia a dire la detta giaculatoria vi si aggiunga altresì questa affettuosa invocazione: Madre nostra, perché tale veramente si è mostrata Maria verso i l novello Istituto.

Cosicché, riunendo ambedue i titoli di Madre Nostra e Madre di Dio, si dirà d’ora in poi:

Sia benedetta la Santa e Immacolata Concezione

della Beatissima Vergine Maria,

Madre di Dio e Madre nostra.

(da: Adeodato Orlandi, Storia del Pio Istituto…)

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Anno IV, n° 33 - Gennaio 2015

Donaci uno sguardo contemplativo

importa da quale latitudine vengano.

- volti di padri, talvolta preoccupati, duri e indifferenti, è vero, come di chi conosce la vita e vuole vincerne a modo suo la scommessa, chissà, forse anche sbagliando. Cercano per l’oggi e per l’incerto domani qualcosa di meglio per i loro figli, disposti anche a far sentire la propria voce in piazza, perciò vengono con la bandiera…;

- volti di immigrati, da tanti luoghi diversi, talvolta arroccati sulle loro certezze e convinzioni, tutti in cerca di pienezza, sicurezza e felicità… è qui che non sappiamo dare nome alle nostre domande!, ma chi è se non Dio, quella certezza e felicità che cerchiamo?

- volti dei poveri… smarriti, un po’ persi nel loro mondo, chissà da quanto tempo in conflitto o in rottura con la realtà che li circonda, una realtà troppo grande per loro; e tra essi i più poveri sono quelli che rovistano nell’immondizia per trovare un pezzo di pane, quelli che si accendono un piccolo fuoco dove capita, per scaldarsi un po’, quelli che sentono amiche due bottiglie di birra, quelli che gridano, insultano, imprecano, e ricevono da tanto una parola di tenerezza…;

- volti di anziani, infine, incerti nel passo e nel parlare, consci che la realtà va troppo in fretta, che le situazioni non sono più quelle che conoscevano loro. Affannati, cercano di rincorrere la vita e di rado trovano chi, gratuitamente, voglia stare al loro passo o perdere tempo per percorrere un tratto insieme.

Ci sono tanti cammini diversi Signore, ci sono tanti destini che ogni

giorno s’incontrano, s’incrociano, si accavallano, si sfiorano appena, forse non per caso… Li scopro nei volti che mi trovo intorno ogni giorno, Signore. So che ciascuno è figlio tuo, ciascuno è un tuo progetto, ciascuno tua parola per l’umanità, un’irripetibile sfumatura di colore in un disegno immenso…

E nessuno di essi può mancare al grande appuntamento in cui, prendendo tutti i pezzi del tuo mosaico, tu li rimetterai insieme per farceli ammirare ormai nel loro disegno ultimato.

Fino a quel giorno, insegnaci, Signore, a contemplare il tuo volto in questa città, per essere capaci di partecipare anche noi alla salvezza degli uomini.

Penelope Pitti

Forse è più facile averlo davanti a un bel tramonto, a una montagna pura o davanti all’immensità del mare: le cose tacciono e in quel tacere ti lodano, mio Dio, già con il loro solo esistere.

Quanto più l’uomo potrebbe essere testimonianza della Tua Bellezza, Signore!, ma spesso non lo è, travolto dalla sua stessa libertà, usata così male, per egoismo o distrazione.

La tua presenza è soprattutto là, dove l’uomo e la donna vivono, ridono, piangono, sperano, temono, portano avanti la lotta della vita. Donaci, Signore, uno sguardo penetrante e contemplativo, per poterti riconoscere nei volti che quotidianamente incontriamo:

- volti di bimbi, con occhi attenti che interrogano, con sguardi pieni di speranza, che scoprono ogni giorno qualcosa di nuovo nella vita, con sguardi tristi e spenti, se costretti troppo presto a tendere la mano o girovagare per vivere;

- volti di giovani donne, gioiosi o sbarazzini sotto riccioli biondi o bruni, trepidanti per un amore nascente, oppure nascosti un po’ sotto il velo, incuriositi e timorosi di un mondo così diverso dal loro;

- volti di tutti i colori, con gli occhi a mandorla e lisci capelli neri, apparentemente simili agli altri, ma in realtà carichi di mistero;

- volti di mamme, con lo stesso pensiero per i figli, la stessa preoccupazione, la stessa fatica che viene dal cuore, per aiutare ciascuno ad essere pienamente se stesso: questo fanno le mamme, e non

“Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze”. (Francesco, Evangeli i Gaudium, 71)

giocando con dio di raffaele greco

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L’ho servito per tutta la vita; diff ici lmente, all’ora dei pasti, mi mettevo a tavola: occorreva prima che pensassi agli altri. Però, l’ultimo mese (ormai vivevamo da soli) mi pregava di accomodarmi vicino a lui, mi teneva la mano e ripeteva: “Stammi sempre accanto, perché ho paura!” Questa tenerezza è i l ricordo più bello che ho di lui....

* Non l’ho mai tradito: neppure col pensiero. Egli mi amava, ma ha avuto bisogno di qualche evasione! Per l’uomo, si sa, le tentazioni sono maggiori !

* Da giovane, quando usciva, gli dicevo: “Vorrei essere così piccola da poter stare nel taschino della tua giacca!”. Ero così innamorata... e un po’ sciocchina! Non ci sarei stata né allora né tantomeno più tardi. Ora poi, malgrado i l grande dolore per averlo perso, peso novanta chi li ! !

* Mi ha detto, prima di morire: “Ti raccomando le nostre figlie, sono la cosa più bella che ho avuto nella vita!”. Sono così contenta di avergliele partorite!

* Non riesco né a piangere né a rimpiangerlo; prima d’addormentarmi, bacio i l suo ritratto, perché finalmente, sicuramente, siamo più felici in due!

* L’assenza ha questo di buono: cancella tutte le ombre e ti aiuta a ricordare che, in alcuni momenti, si è conosciuta la felicità. Ora la coltivo.

A come Amore (!?!)

* Mi manca! Con lui condividevo quasi tutti i miei pensieri. Spero solo di raggiungerlo presto.

* Vedo che eviti di venirmi a trovare con tuo marito; temi di farmi notare che io non sono più in coppia; sai quanto soffro di p iù? Quando vedo per strada un uomo che fa una carezza gratuita alla sua donna.

* Sono un po’ ancora in collera e col Signore e con lui: parlo alla sua foto e gli grido: “perché mi hai lasciata sola?”. Ma, se fosse successo i l contrario, forse egli non sarebbe stato capace di vivere una desolata solitudine.

* Venivamo entrambi da due unioni sbagliate e sofferte: insieme abbiamo conosciuto l’amore. Io glielo ripetevo continuamente, egli non ha fatto in tempo a dirmelo, come se si vergognasse. Pensava che mi bastasse intuirlo, ma avrei voluto, almeno una volta, ricevere un fiore! Ora porto rose di seta a lui sulla tomba.

la giovinEzza dEi vEcchi

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noscersi

Da quando medito sul Cantico dei Cantici, mi capita anche di prestare più attenzione a ciò che dicono le vedove (giovani o vecchie che siano!) Ecco qui alcuni esempi: tutte parole vere, belle o meno belle che siano. Non ho inventato niente! SIL

* È più mio da morto che da vivo! Ho dovuto dividerlo con molti suoi impegni, troppi! Però devo a lui se la mia vecchiaia è agiata.

* Mi dice, p iangendo, mentre insieme usciamo dalla camera mortuaria, dove dorme per sempre uno dei suoi f igli, ucciso dal cancro: “mi raccomando, state vicino a mio marito, perché non era pronto a questo altro lutto”.

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Io sono l’Immacolata ConcezioneFigli di Maria, sotto il bel nome con il quale Ella volle chiamarsi: “Io sono l’Immacolata Concezione”… Figli del Padre Monti che ci insegnò la confidenza illimitata e l’amore tenero verso Maria.. (Diari, 13 luglio 1927)

Comunicato Stampa (prima parte)Il Cardinale Agostino Vallini, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, ha firmato i l Decreto per l’avvio della Causa di beatif icazione e canonizzazione del Servo di Dio Ivan Bonifacio Pavletić, giovane religioso croato della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, morto a Roma

in concetto di santità.

In occasione dei 150 anni dalla sua nascita (25 giugno 1864) e dei 117 dalla morte (4 novembre 1897), questo inizio dell’Inchiesta Diocesana a Roma fa riscoprire la figura del giovane religioso croato che ha lasciato dietro di sé una testimonianza di santità in soli 33 anni di vita, di cui dieci da consacrato.

Da operaio e artigiano del cuoio, allora mestiere nobile nel regno Austro-Ungarico, i l giovane Ivan sente la chiamata alla vita religiosa e arriva a Roma dando prova di saper percorrere con ammirabile

fedeltà ed eroicità i l percorso di ogni discepolo del Cristo Signore. In dieci anni di vita religiosa, trascorsa quasi completamente a Roma, attraversa esperienze apostoliche tra i malati dell’ospedale Santo Spirito in Sassia dove la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione era nata, tra gli orfani a Saronno (VA) e nella formazione dei novizi, avendo i l Beato fondatore Luigi Maria Monti colto in fratel Bonifacio, nome nuovo affidato al suo ingresso nella vita religiosa, i segni della santità da trasmettere alle nuove generazioni. I l Servo di Dio si fa interprete dello spirito del Fondatore e traduce in formazione e in testimonianza personale lo spirito autentico delle nuove e approvate Costituzioni.

Colpito da grave malattia (tubercolosi polmonare laringea), a 33 anni muore santamente nell’allora Casa generalizia di Via della Luce 46 a Roma, dimostrando nell’acuta sofferenza una piena accettazione della volontà di Dio, espressa nella sublimità di comportamento e fiducia in Dio Padre provvidente e nell’Immacolata Madre.

La santità del nuovo Servo di Dio è talmente palese all’interno della giovane Congregazione che i l Fondatore stesso chiede a tutti i religiosi una testimonianza scritta dopo la sua morte. Nonostante i l lungo tempo trascorso e le vicende storiche, la fama di santità di fratel Bonifacio è stata incredibi lmente continua e oggi, soprattutto nella sua terra di origine (Kutina, Croazia), essa è sempre più ampia sia tra i l clero che nelle famiglie. Sembra un miracolo che l’avventura spirituale di un “piccolo del Vangelo” come i l Pavletić riemerga dalla storia e appaia più viva che mai.

(P. Aleandro Paritanti, Postulatore ad acta)

Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere.Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC

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Una pozione di santità al giorno...

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Nel Cuore della CaritàMontiana

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(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)

Direttore: Saverio Clementi

Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione

Hanno collaborato per questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Ruggero Valentini, Segreteria generale CFIC, una mamma, Giovanni Premoli, Sil, Rolando Sebastiani, G.M., I cercatori di Dio, Penelope Pitti, Aleandro Paritanti, Raffaele Mugione.

Direzione:Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA)Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org

santuario dEl BEato luigi maria monti - saronno

Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre MontiEUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNOCausale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe

Via A.Legnani,4 - 21047 Saronno (VA) - Tel. 02 96702105 - Fax 02 96703437e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892

GIORNI FERIALI6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)9.00 Santa Messa18.50 Rosario e Vespro

TUTTI I GIOVEDì18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

P. Aurelio Mozzetta, rettore - P. Pierino Sosio - P. Roy Puthuvala - P. Michel Ange N’Galulaka - Fratel Rolando Sebastiani - Fratel Corrado Blundo

ORARIO DELLE CELEBRAZIONI DEL SANTUARIO

SACERDOTI E FRATELLI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO

OFFERTE

DOMENICA E FESTIVI8.20 Lodi del Mattino9.00 Santa Messa19.00 Santa Messa