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“Tanta, tantissima conoscenza è alla base del nostro lavoro...” Gianpaolo Calvarese SIAMO IN GUERRA Rebus Sanità il mensile Nr. 31 nov. 2012 Reg. Trib. TE n. 605 del 14.07.09 R.O.C. n. 20081 ISSN 2281-5651 Teramo: CENTRO STORICO MALATO ESCLUSIVO Enel: Bollette a tre zeri Protesta: DIRITTO ALLO STUDIO

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mensile per Teramo e provincia www.primapaginaweb.it

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“Tanta, tantissima

conoscenza è alla base

del nostro lavoro...”

Gianpaolo Calvarese

SIAMO IN GUERRA

Rebus Sanità

il mensileNr. 31 nov. 2012 Reg. Trib. TE n. 605 del 14.07.09 R.O.C. n. 20081 ISSN 2281-5651

Teramo:CENTROSTORICOMALATO

ESCLUSIVO Enel:Bollette a tre zeri

Protesta:DIRITTO

ALLO STUDIO

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“Cacciatore di teste” pulitedi Mira Carpineta 10

Politica RINASCIMENTO ITALIANO, ARTOM FAUTORE DELLA MERITOCRAZIA

Per i vostri quesitiai nostri [email protected]/fax 0861. 250336

31 Novembre 2012

31Rebus SanitàSecondo il ministro della Salute, Renato Balduzzi, “la sanità italiana non sta crollando perché i tagli colpiranno inefficienze e sprechi, che solo per beni e servizi ammontano a 3 miliardi l’anno”. Dunque, dovremmo stare tranquilli.

65 Daisy, la mucca anti-allergiedi Alessandro Tarentini

50 Esperimenti in musicadi Mariangela Sansone

TIZIANA [email protected]

Enrico [email protected]

Via Costantini, 6 - TeramoTel & Fax . 0861. [email protected]

Enrico Santarelli

Nicola Arletti

di Carlo Di Patrizio

Lisciani Giochi

Clementina BerardoccoLucio CancellieriMarcella CalvareseMira CarpinetaIlenia CeciLuca CialiniMichele CilibertiIvan CrucianiClaudio D’ArchivioGianni Di GiacomantonioAdele Di FeliciantonioLaura Di PaolantonioMario Di QuinzioIvan Di NinoVittoria DraganiMonia FlamminiPietro LalloniVincenzo Lisciani PetriniAntonella LorenziGianna LucentiCristiane MaràLucrezia MastropietroGiuseppina MichiniValentina MichiniAngelica NapoleoneDaniela PalantraniJessica PavoneGianfranco PucaMauro RosatiMariangela SansonePiero SerroniGiancarlo SpecaCamilo Enrique SpelorziAlessandro TarentiniCristina TotaroGiulio TremontiAleks Van MitreGuido Visconti

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GERENZA

In copertina: “Siamo in guerra”

(G. Tremonti e G. Calvarese;foto free royalty from internet)

n. 31 anno 3 - novembre 2012

In guerra contro l’uranio e la burocraziadi Ilenia Ceci 24

Sociale L’ODISSEA DI UN SOLDATO AMMALATOSI DI CANCRO

40 Rivoluzione virtualedi Adele Di Feliciantonio

63 Pressione alta: consigli del cardiologodi Giancarlo Speca

EsclusivoEnel&Bollette26

Incomprensioni & dissensidi Daniela Palantrani 12

Territorio PARLA ILARIA DE SANCTIS, AL CENTRO DI UNA POLEMICA NEL PD

“Tanta, tantissima

conoscenza è alla base

del nostro lavoro...”

Gianpaolo Calvarese

SIAMO IN GUERRA

Rebus Sanità

il mensileNr. 31 nov. 2012 Reg. Trib. TE n. 605 del 14.07.09 R.O.C. n. 20081 ISSN 2281-5651

Teramo:CENTROSTORICOMALATO

ESCLUSIVO Enel:Bollette a tre zeri

Protesta:DIRITTO

ALLO STUDIO

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ABRUZZI SONDA del geom. Lorenzo Di Franco & C. S.a.s. opera dal 1980 nel settore dell’edilizia pubblica e privata ed in particolare nell’esecuzione di consolidamenti a mezzo pali, micropali e

tiranti, perforazioni in genere e sondaggi geognostici.La società esegue lavori su tutto il territorio nazionale con personale proprio altamente qualifi cato e con attrezzature e mezzi d’opera di sua proprietà. La direzione Amministrativa e Tecnica dell’Abruzzi Sonda S.a.s. è affi data al geom. Lorenzo Di Franco, professionista che ha maturato un’esperienza trentennale nel suddetto campo. Lo stesso è coadiuvato da valenti Professionisti, sia interni all’organico dott. geologo Federico Di Franco anch’esso Direttore Tecnico della Società, sia esterni ad esso, quali Ingegneri, Geologi e Tecnici.Nel corso della sua lunga attività la Società ha sviluppato e diversifi cato le proprie attività nel campo della conoscenza e della salvaguardia del territorio. Ne consegue che oggi l’attività dell’Abruzzi Sonda S.a.s. non si limita soltanto all’esecuzione degli interventi, ma è in grado di assicurare un valido servizio di supporto ai Progettisti al fi ne di proporre soluzioni effi caci e compatibili con le diverse problematiche analizzate. La società possiede attrezzature all’avanguardia nello specifi co settore, in grado di garantire risposte adeguate alle problematiche di natura tecnica e logistica riscontrabili nelle diverse situazioni. La società ha

alle proprie dipendenze n° 8 lavoratori di cui 1 impiegato, 4 operai specializzati, 3 operai generici tutti regolarmente assunti con contratto C.C.N.L. edili ed affi ni. La Società possiede un’iscrizione SOA limitatamente alla categoria speciale OS21 (Opere Strutturali Speciali) pari ad € 2.582.284,00 (Classifi ca IV) (conseguita con la AXSOA S.p.A. di Roma, è inoltre certifi cata ISO 9001:2008 conseguita con BVQI Italia S.p.A. di Milano). L’Abruzzi Sonda fi nalizza la propria politica aziendale al raggiungimento di standards qualitativi sempre più elevati, conseguiti attraverso la lunga esperienza, l’adeguata formazione del proprio personale e le numerose collaborazioni con tecnici e progettisti estremamente qualifi cati.La Società si prefi gge inoltre l’obiettivo della sicurezza e dell’igiene sui luoghi di lavoro, nel rispetto delle norme vigenti. Gli ambiti di intervento riguardano prevalentemente i seguenti settori:Infrastrutture ferroviarie; Ambiente e territorio;Ricerche idriche; Beni artistici e culturali; Dighe;Edilizia civile ed industriale.

Azienda Informa

Via De Paulis Fedele, n° 83 64100 Teramo Tel. 0861.219096 Fax 0861.217311www.abruzzisonda.it

L’Abruzzi Sonda finalizza la propria politica aziendale al raggiungimento di standards qualitativi sempre più elevati, attraverso la lunga esperienza, e all’adeguata formazione del personale

Tecnologia ed esperienza per le infrastruttutre

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rispostarispostaBotta &...

Vi racconto una storia passata in sordina ma che vede da molti anni come protagonisti alcuni ragazzi (diventati ormai non più ragazzi, almeno a livello anagrafi co), ed ha come protagonista il LAVORO, inteso purtroppo nel senso più bieco del termine! Chi scrive è uno dei ragazzi protagonisti di questa allucinante vicenda. Nell’aprile del 2005 sono stati assunti con un contratto a progetto della durata di 3 mesi presso l’allora TERAMO INNOVAZIONE SPA n.10 (dieci) persone. Il contratto a progetto ha avuto termine a fi ne giugno dello stesso anno, a metà agosto sono stati richiamati per un secondo contratto a progetto con scadenza a fi ne settembre. La Teramo Innovazione spa, con sede a Teramo in Via Gammarana ed una sede distaccata a S.Egidio alla Vibrata, è nata a fi ne 2004 grazie ad un contributo regionale iniziale di E.2.000.000,00 (duemilioni), con lo scopo di stabilizzare tutti gli ex LSU (lavoratori socialmente utili), residenti nel territorio della provincia di Teramo. A fi ne 2005 c’è stato un cambio di potere al Consorzio industriale di Teramo (azionista di maggioranza della Teramo Innovazione SpA), ed è stato nominato un nuovo Commissario. Molti dei ragazzi che vi avevano lavorato fi n dalla creazione della società hanno pensato bene di andare a parlare con il nuovo Commissario proponendosi per continuare il lavoro intrapreso, essendo ormai in possesso di competenze specifi che. Il Commissario ha ovviamente rassicurato i ragazzi dicendo che sarebbero stati di sicuro presi in considerazione appena ce ne fosse stata occasione. Come in ogni buona famiglia che si rispetti il risultato è stato che nessuno dei ragazzi è stato richiamato ed al loro posto ne sono stati chiamati altri per ricoprire quei ruoli in cui i ragazzi erano già preparati ed avviati (da precisare che i nuovi assunti non avevano competenze specifi che che i ragazzi non possedevano!). Nel 2007 le persone sopra elencate (tra cui io), si sono rivolte al sindacato UGL per intraprendere un’azione legale volta a tutelare i diritti lesi come lavoratori. A seguito della denuncia oltre all’iter giudiziario anche l’Ispettorato del lavoro della provincia di Teramo si è interessato al caso e, dopo aver svolto indagini conoscitive e documentali ha accertato quanto segue: 1 i contratti a progetto in realtà mascheravano contratti di lavoro subordinato, avendo le persone di cui sopra svolto esclusivamente mansioni di uffi cio al posto dei progetti oggetto dei contratti; 2 tra il primo e il secondo contratto sono passati 40 giorni durante i quali le persone in elenco hanno continuato a frequentare gli uffi ci della spa ed a svolgere mansioni di uffi cio; 3 oltre alle testimonianze esterne (ancora da verifi care, essendo le cause in corso a tutt’oggi), ci sono una serie di documenti della società dove fi gurano nominativi e fi rme dei lavoratori da cui si evince che il lavoro svolto era quello d’uffi cio, anche

durante i 40 giorni senza contratto. A titolo esemplifi cativo si riportano alcuni esempi relativi ad un singolo lavoratore (che poi sarei io): Sig. ******** **********: . una delega fi rmata dal Presidente della Teramo Innovazione spa e controfi rmata dal Direttore della stessa in cui gli si affi dava la gestione della cassa per le spese di piccolo importo e quotidiane (rimborsi spese, piccola cancelleria, trasferte, ecc.); . un’altra delega sempre fi rmata e controfi rmata in cui gli si dava mandato di mantenere i rapporti con la Banca di Teramo ed effettuare tutte le operazioni di sportello utili al funzionamento della Società; . respondabile per la compilazione di tutti i mandati di pagamento effettuati dalla Società (come si evince dalle decine di mandati fi rmati, controfi rmati e protocollati) e riguardati dall’esborso di somme per acquisti fi no ai mandati per gli assegni dei pagamenti dei contratti a progetto dei lavoratori, compresi la preparazione di mandati di pagamento e assegni per i Consiglieri e per il Direttore (E.2.500,00 netti mensili per ognuno) A distanza di 5 anni dall’inizio delle cause i procedimenti giudiziari sono ancora in corso, fatta eccezione per i 2 Sig.ri, i quali hanno raggiunto un accordo extragiudiziale con la Società.Nella sua relazione conclusiva, l’Ispettorato del Lavoro di Teramo, oltre a comminare sanzioni percuniarie avverso la Teramo Innovazione spa (adesso Innovazione spa), per comportamenti illegali verso i lavoratori, ha riconosciuto ad ognuno l’insussistenza dei progetti, il riconoscimento del lavoro subordinato, la continuità anche nei 40 giorni lavorati senza contratto. Tali relazioni, avente valore giuridico, sono state allegate e portate come prove nei procedimenti giusiziali in corso. Per tutto quanto sopra le richieste legittime dei lavoratori possono riassumersi nel pretendere: . il versamento dei contributi per tutti i mesi lavorati; . la corresponsione della differenza tra il contratto

nazionale di categoria ed il compenso percepito quali collaoratori a progetto; . la corresponsione del rateo della 13° mensilità maturata e dei giorni di ferie maturati e non goduti; . i mancati stipendi non riscossi dall’inizio della causa fi no ad oggi . il reintegro con la mansione riconosciuta dall’ispettorato del lavoro presso la Innovazione spa o, in alternativa, presso un Ente pubblico riconducibile ad Innovazione spa (essendo la stessa a totale partecipazione pubblica ed essendosi susseguiti negli anni diversi soci istituzionali quali: la Regione Abruzzo, la Provincia di Teramo, il Parco Scientifi co e Tecnologico, Consorzio B.I.M -Comune di Basciano -Comune di Campli -Comune di Castellalto -Comune di Castelli -Comune di Civitella del Tronto -Comune di Crognaleto Comune di Isola del Gran Sasso -Comune di Montorio al Vomano -Comune di Morro d’Oro -Comune di Penna S. Andrea -Comune di Torricella Sicura -Comune di Valle Castellana. Organigramma di TERAMO INNOVAZIONE SPA alla data dei contratti a progetto sopra riportati (aprile/settembre 2005). soci: CONSORZIO INDUSTRIALE DI TERAMO (51%); PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO (49%) presidente: *********** consiglieri: **********; *********** (2) direttore: ************* Nel 2006 il Consorzio ha rilevato le quote del Parco Scientifi co diventando con il 90% socio di maggioranza, mentre è subentrata la Provincia di Teramo con il restante 10% Nel 2007 Teramo Innovazione spa cambia nome in Innovazione spa e subentrano come soci diversi Comuni della provincia ed Enti pubblici. Bene, siamo a novembre 2012 e non si vede la fi ne di questa odissea giudiziaria, e per fortuna che le cause riguardanti il lavoro hanno una corsia preferenziale e diventano subito esecutive fi n dal primo grado, si ma un primo grado che dopo più di 5 anni grida ancora vendetta!!! Un ragazzo che chiedeva solo di lavorare e di essere trattato con dignità!!!

Riceviamo e pubblichiamo

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di Tiziana MattiaEditoriale

entre si cercano disperatamente (per vero o per fi nta) i volti nuovi della politica che dovrebbero tirarci fuori dal fosso-baratro nel

quale siamo sprofondati, c’è chi gioca con le parole. Accortisi che a pronunciare “partito” molti comuni mortali stanno scoprendo un’orticaria insopportabile, Lorsignori si sono inventati il “movimento”. Più elegante, meno inquinato (almeno per ora), più promettente nelle intenzioni. Dobbiamo fi darci? Permettete che prima di fi nire di grattarci (per l’orticaria di cui sopra) ne passerà del tempo. Intanto ci guardiamo intorno preoccupati, ancora una volta, dall’ incanto delle parole. Arturo Artom, ingegnere, imprenditore e manager milanese, ideatore e fondatore del Forum della Meritocrazia, si è inventato il nuovo Rinascimento italiano. Ottime le premesse e le intenzioni. Vuoi scendere in campo e candidarti alle

politiche prossime? Manda un curriculum e sarai valutato. L’ideatore del Forum sulla meritocrazia spera, così, che scaturiscano nuovi personaggi che siano veramente “signori”, e scompaia fi nalmente quel “Lor” che tanto male ci ha fatto fi nora. Da destra a sinistra. Non sappiamo cosa pensare. Non vorremmo che, messi da parte i partiti, tra qualche anno ci toccherà rimpiangerli, perché nauseati dai movimenti, che oggi appaiono così “genuinamente” ricchi di speranza. Il maestro Giampaolo Pansa, qualche giorno fa, in un suo articolo ha tirato in ballo Giulio Andreotti per uno dei tanti aforismi degni di essere citati all’occorrenza: “Meglio tirare a campare – disse un giorno il senatore – che tirare le cuoia”. E’ ovvio che si riferiva ai politici, ma noi comuni mortali, se permettete, pensiamo alla nostra di pellaccia. E stiamo vigili su qualunque “movimento”. Stufi di fare le lepri, vogliamo tanto diventare cacciatori.

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rimarie o no, teniamo d’occhio il problema vero. Che è più loro che nostro, in verità. Con la mela elettorale quasi perfettamente spaccata

in due. Una metà, nonostante tutto, che svogliatamente tornerà alle urne e l’altra parte, cui noi stessi apparteniamo, che si terrà ben lontana, chiusa nel bunker della sfi ducia e dell’indignazione. Dunque, il vero problema per la casta della politica è come convincere il 50% degli elettori a tornare a votare e a credere in una democrazia che non c’è. Parliamo chiaro: noi disertori dell’urna, più che di parole e promesse, abbiamo bisogno di fatti. Azioni concrete. Buoni esempi. Abbiamo bisogno di facce nuove, pulite, credibili. Di una

bonifi ca totale e rinnovata della politica, in modo che la buona possa scacciare dalla scena quella cattiva, di cui in questi anni e mesi abbiamo visto (e pagato a nostre spese) tutto il peggio. Giriamo pagina, anche se i primi segnali non sono

confortevoli e incoraggianti. I vecchi marpioni stanno troppo bene nelle stanze del Palazzo e diffi cilmente si decideranno a sloggiare spontaneamente. Conforti e prebende sono potenti come un attak che li tiene legati a poltrone e privilegi. Facce arcinote che in questi giorni, come lumache apparentemente timorose (le cosiddette “ciammariche” del nostro dialetto) avanzano e tornano a mostrarsi, mentre in giro c’è aria elettorale. Senza perdere la vecchia baldanza, i manovratori di sempre fanno di tutto per riproporre la

vecchia minestra, spacciandola per nuova, pronta per il nostro stomaco fi n troppo disturbato. Al punto che sarà diffi cile farcela ingurgitare, questa volta, senza cambiare chef e brigata in cucina. Di intrugli e veleni abbiamo fatto indigestione, noi elettori. Fino ad avvelenarci ed intossicarci. Abbiamo bisogno di pietanze sane. Decisi, questa volta, a non sbagliare. Né a farci ingannare dalle lumache che, avanzando lentamente, riconquistano di nuovo la scena, fi no a battere persino chi sale troppo in fretta, con la certezza di avere in tasca la vittoria. Alla fi ne, forse, effi mera e improbabile. C’è bisogno di ben altro, ricordiamolo. Niente lumache e neppure levrieri che vanno troppo spediti. Guarda caso, sempre in senso contrario a noi, comuni mortali e tartassati.

di Tiziana Mattia

Corse elettorali

NE’ LUMACHE NE’ LEVRIERIFra vecchie conoscenze e nuovi profeti,

alla politica servono risanamento e novità

Di intrugli e veleni abbiamo fatto indigestione, noi elettori...

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l campo della politica italiana ci si pre-senta oggi diviso in tre parti, tra di loro più o meno equivalenti per consistenza: il blocco dell’astensione, il blocco del-la protesta e dei movimenti, il blocco dei vecchi partiti. In particolare il bloc-

co dell’astensione è oggi cifrato sul 30% – 40%. Si noti che non è una astensione rifl essiva (“ci sto pensando”), ma reattiva (“andate a quel paese!”).Può essere che la consistenza di questo blocco si riduca, con il progressivo avvicinarsi della scadenza elettorale. Ma non è sicuro. Anzi, potrebbe anche essere l’opposto. Per contro, è sicu-ro il ribollire, il rumore negativo e reatti-vo che viene dalla “rete”. Non è prudente sottostimarlo (“sulla rete c’è solo il 20%

giovane della popolazione”). In realtà, sulla rete non ci sono solo i giovani e, comun-que, mentre venti anni fa erano i padri che facevano opinione sui fi gli, ora è il contra-rio! Infi ne c’è il blocco (si fa per dire) dei vecchi partiti. Il primo blocco, se conser-va la sua attuale consistenza o addirittura cresce (?) rischia di delegittimare in radice

“SIAMO IN

Abbiamo il piacere di ospitare

un interessante articolo

dell’on. Giulio Tremonti, ex ministro

del governo Berlusconi, che ha

voluto riservare a PrimaPagina

il prossimo Parlamento; il secondo blocco non sarà certo composto da automi d’Au-la, disciplinatamente disposti a schiacciare a comando i pulsanti del voto. E’ facile pre-vedere un forte tasso di spontaneismo, di frantumazione rivendicativa, di combattivi-tà non convenzionale; sui vecchi partiti, o quel che ne resterà, c’è poco da aggiungere. Siamo in guerra. Dentro una strana guer-ra: economica, non violenta, “civile” e per questo diversa da quelle del passato. So-prattutto una guerra economica. Ma pur sempre una guerra! Possiamo perderla, questa guerra, se per paura accettiamo di farci colonizzare, se nel 2013 votiamo per dare il nostro richiesto consenso al nostro assistito suicidio. Da quando hanno deciso di “salvarci”, sottomettendoci ad una cura che loro chiamano “distruzione creatrice”, abbiamo infatti in Italia troppe tasse e troppa paura. Un conto è tassare il

di Giulio Tremonti

il rumore negativo e reattivo che viene dalla “rete”[...]Non è prudente sottostimarlo...

GUERRA”

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9PrimaPagina 31 - nov. 2012

reddito prodotto, un conto è impedire con le tasse che il reddito sia prodotto!Puoi liberalizzare o puoi spaventare, ma non puoi fare tutte e due le cose insieme! Una volta si falliva per i debiti. Oggi in Italia si fallisce anche per i crediti, perché il de-naro – fatto per circolare – non circola. Nel dopoguerra non c’erano i soldi, ma c’era la vita! Oggi in Italia è l’opposto: non si compra, non si assume, non si investe. Nelle nostre strade si stanno diffondendo i cartelli “compro oro”. Weimar cominciò così, quando la crisi arrivò al ceto medio.

Tra poco ci diranno che la nostra economia si indebolisce, che il nostro debito pubbli-co cresce, che così l’Italia non lo può ono-rare, che perciò dobbiamo chiedere l’“aiu-to” europeo, ma che per questo dobbiamo fare “ancora di più!”. Questo è il presente e questo sarà anche il futuro, se ancora si cre-de alla propaganda dominante: l’Italia avan-za, l’Italia attacca… goal della Germania!Se continuiamo così, di sicuro vinco-no solo la speculazione internazionale e l’industria straniera, perché il contagio fi nanziario si sta già trasmettendo dal bi-lancio pubblico a quello delle banche, che di rifl esso strozzano le nostre imprese, così destinate ad essere chiuse o spiazza-te o comprate dalla concorrenza estera.E’ così che ora, come centocinquanta anni fa, come è scritto nel principio dell’“Inno d’Italia”, siamo noi stessi a voler essere “calpesti e derisi”, via via perdendo la no-stra sovranità nazionale, la nostra dignità

personale, la nostra democrazia, la nostra libertà, i nostri risparmi. Oppure possiamo vincerla, questa guerra. Possiamo vincer-la, ma solo se vinciamo la paura. Come è stato detto, in un tempo drammatico come questo, l’unica cosa di cui dobbia-mo avere paura è la paura stessa. Perché è la paura, e solo la paura, che fa paura.L’Italia è (ancora) enormemente ric-ca, più ricca di quanto si dice agli ita-liani. E fuori si ammette che è proprio per questo, che ci si vuole colonizzare.Ed è ancora proprio per questo che, vi-sti da fuori, sembriamo vittime di una

truffa o di una beffa, o di tutte e due le cose insieme. In ogni caso, che sia truffa o beffa, ciò che in assoluto dall’estero ed all’estero conviene è fare ruotare, con gli “spread”, la manopola della nostra pau-ra. Lo si fa perché si sa che è suffi ciente far credere che un paese non ha scampo, perché questo davvero non abbia scampo!Siamo dunque sulla “Linea del Piave” e la prima battaglia da vincere è una bat-taglia da combattere sul campo della vo-lontà e dello spirito. Le diffi coltà esisto-no infatti soprattutto nella nostra testa!Siamo noi che dobbiamo scegliere: ras-segnati a subire o decisi a cambiare; co-lonizzati perché presunti debitori verso l’estero o ancora padroni a casa nostra! Molto si può fare per uscire dalla trappo-la, per spezzare la catena della nostra so-pravvenuta dipendenza dalla speculazione fi nanziaria internazionale, per farlo senza patrimoniali o prestiti forzosi o svendite disastrose, ma lasciando i soldi nelle ta-sche degli italiani. Non è che poi si entra nel “paese di Bengodi”. Serviranno ancora sacrifi ci, ma questi avranno un fi ne ed una fi ne e sarà proprio per questo che gli italia-ni lo capiranno. Sacrifi ci, certo, ma non per fare guadagnare gli altri, piuttosto per met-tere davvero in sicurezza l’Italia e gli italiani.Messa in sicurezza l’Italia, l’economia ita-liana può essere fatta ripartire, ed allora potremo smettere di parlare solo di soldi, perché l’uomo non è fatto ad immagine e somiglianza del denaro o delle merci, ma per guadagnarsi il pane con il lavoro e con il sudore della fronte.

una strana guerra: economica, non violenta, “civile” e per questo diversa da quelle del passato...

Siamo noi che dobbiamo scegliere: rassegnati a subire o decisi a cambiare; colonizzati perché presunti debitori verso l’estero o ancora padroni a casa nostra!

foto: l’economista ed ex Ministro Giulio Tremonti

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clettico e instancabile, Arturo Artom, ingegnere milanese, im-prenditore e manager, ideatore e fondatore del Forum della Meritocrazia, dopo la teoria ha deciso di mettere in pratica i

metodi e i criteri di chi per lavoro fa “il caccia-tore di teste”, cioè seleziona persone attraver-so curriculum ed esperienze professionali di qualità. E sceglie la politica, per testare le sue idee sulla meritocrazia, dando vita al movi-mento chiamato “Rinascimento Italiano” i cui membri possono aderirvi dopo aver presenta-to il proprio curriculum. “Rinascimento Italiano è l’unico movimento aperto alla selezione on-line dei candidati - esordisce Artom che ne è il

presidente -dopo che il M5S ha annunciato di voler scegliere i candidati esclusivamente tra i propri militanti. In pochi giorni dalla pubbli-

cazione della proposta sono già oltre 5000 gli ambasciatori del Rinascimento che, da tut-ta Italia, hanno inviato il proprio curriculum, contando su una selezione aperta basata sul merito. Con la collaborazione di Key2Pe-

ople, la più importante società italiana di ri-cerca e selezione di talenti, che garantirà un metodo puramente meritocratico per aiutarci a selezionare tutti i candidati del movimento alle prossime politiche, e quindi formare una nuova, onesta e competente classe politica”. Il progetto, ambizioso, prevede il reclutamento di 8000 “ambasciatori del Rinascimento Ita-liano, uno per ogni Comune, che saranno i re-ferenti del movimento sul territorio nazionale e da lì, sempre attraverso i curricula, arrivare a selezionare i candidati delle prossime ele-zioni politiche del 2013. Si tratta di una sor-ta di gigantesco concorso per parlamentari? “In pratica è proprio così – sostiene Artom – . Dalla società civile, dalla sua parte migliore, senza distinzione di classe o di età, ma solo in base alle proprie competenze, esperienze, know-how, acquisiti attraverso le esperienze professionali o accademiche, selezioneremo i migliori da candidare alla vita politica. Non si può più pensare di accettare ancora una clas-se politica che non abbia dei requisiti di merito per affrontare i problemi attuali e le sfi de dei prossimi anni. L’esperienza del Forum – con-tinua Arturo Artom - mi ha convinto a creare il luogo e lo strumento per aiutare l’Italia a ‘ri-nascere’, rendendo disponibile al Paese questa incredibile ed eccezionale risorsa inespressa in politica: gli italiani competenti. Il metodo è conoscere il talento di ogni persona, facendo emergere le persone che invieranno il proprio curriculum per poi amministrare e governare con chi si mette a disposizione della propria comunità con spirito di servizio, secondo una divisione dei compiti basata su competenze, onestà e merito.” Coordinatore nazionale del movimento è Fabio Dadati, manager e ammini-stratore locale in quel di Lecco, esponente politico del Pdl, che ha lasciato per abbracciare la causa di Artom e del suo movimento, già socio fondatore e direttore organizzativo del Forum della Merito-crazia, da sempre impegnato nel sociale e nella politica attiva, “Rinascimento Italiano vuole essere un nuovo modo di fare politica – sostiene Dadati -, una rivoluzione che premia le idee, il talento, il merito e che scardina i metodi della ‘vecchia poli-tica’, ancora basati per lo più sulla cooptazione di persone in base a legami di conoscenza, o appar-tenenza ad élite culturali, economiche o sociali”.

“Cacciatore di teste” puliteRichiesti curricula esemplari per il concorsone al Parlamento

di Mira Carpineta

una rivoluzione che premia le idee, il talento, il merito ...

foto: l’igegnere milanese Arturo Artom

Si chiama Rinascimento italiano il movimento fondato dall’ingegnere milanese fautore della meritocrazia.

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11PrimaPagina 31 - nov. 2012

e elezioni per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana hanno confermato la volontà dei cittadini di voltare pagina, peraltro in una realtà territoriale contraddistinta da un

storico tradizionalismo elettorale. In Sicilia, il movimento politico di Grillo risulta essere il partito più votato, in un quadro a dir poco frammentato e nel quale non vi è, al momento, alcuno schieramento in grado di governare la regione, Il successo, peraltro atteso, del movimento 5 stelle non sembra scuotere la politica della prima e della seconda repubblica. A fronte della compattezza dimostrata dai partiti che sostengono il Governo Monti, in relazione all’approvazione di misure a dir poco discutibili e che colpiscono anche i ceti medio-bassi della popolazione, sui temi della riforma elettorale, del contenimento dei privilegi, della riduzione degli sprechi, delle liberalizzazioni, nulla o poco è stato fatto. A ciò deve aggiungersi il susseguirsi di informazioni che evidenziano – da una parte – il crescente malcostume, dall’altra la crescente volontà dei cittadini di superare il presente, autorappresentandosi, mediante movimenti civici. E se il movimento di Grillo fa incetta di consensi in Sicilia, vi è da immaginarsi una escalation di consensi alle prossime elezioni politiche, considerando che tale meccanismo ricorderebbe molto la meglio nota “Profezia che si auto adempie”. All’orizzonte, non sembrano comparire strategie e fi gure che possano contrastare tale avanzamento. Nel serrato confronto dei candidati alle primarie del Pd, tenutosi nell’emittente del magnate australiano, colpisce non poco l’ispirazione convenzionale di Bersani e, soprattutto, di Vendola che eleggono - quasi ad icone di riferimento della propria azione - il papa del Concilio vaticano II e il cardinale Carlo Maria Martini. Un omaggio ai grillini, agli arancioni, alla federazione di sinistra, a tutti coloro che invocano un più accentuato riformismo e una maggiore giustizia sociale. In tale scenario, il sindaco di Firenze – che rappresenterebbe, secondo i suoi antagonisti, la destra del Pd – fi nisce paradossalmente per citare Mandela,

quasi le parti si fossero improvvisamente invertite. In un clima di tale pansessualismo politico, diventa arduo per gli elettori scorgere i segnali propedeutici ad un’inversione di rotta. Nel Pdl si profi la, timidamente, il viatico per le primarie. Un grande passo in avanti per l’ex partito ultraleggero che, però, deve colmare l’evidente vuoto lasciato da Silvio Berlusconi. Gli attuali papabili alle primarie non sembrano solleticare né la curiosità, né la diffusa fi ducia degli elettori di centrodestra. Motivo per il quale le agenzie riportano, tra il serio e il faceto, notizie circa la candidatura imminente di meglio identifi cabili imprenditori del settore

alimentare. Infi ne, l’invito di Montezemolo, che non si candida, ma è pronto a sostenere un’aggregazione di centro, in cui Mario Monti continui ad esserne il primus. In tale mare magnum, la posizione dei politici teramani è evidentemente imbarazzante.Si viaggia a lume di naso, in sottocoperta. A pochi mesi dal voto e sempre in attesa che sulla “via di Damasco” i parlamentari riescano a superare il “porcellum”, non si profi lano candidature e alleanze defi nitive. Nel caso in cui l’attuale sistema elettorale dovesse essere confermato, si aprirebbero scenari pittoreschi, contradditori e anche possibili travestitismi dell’ultima ora. Ciò perché è presumibile che, con le liste bloccate e viste le proiezioni di consenso attuali, le direzioni dei partiti avocherebbero a loro le primissime piazze, ovvero le uniche in grado di poter generare l’elezione a deputato o senatore. In tal caso, vi sarebbe un’ulteriore frattura insanabile tra i partiti, i territori e le basi elettorali, una lotta incrementale ed autoreferenziale tra i vari esponenti dello stesso partito. Insomma, le premesse per una ulteriore crescita dei movimenti civici e di quelli politici non strutturati.

ARIA DI TERZA REPUBBLICADalle nostre parti solo movimenti accennati (per ora), ma gli elettori…

di Gianni Di Giacomantonio sociologo

... se il movimento di Grillo fa incetta di consensi in Sicilia, vi è da immaginarsi una escalation di consensi alle prossime elezioni politiche...

Da sinistra a destra, passando per il centro, i partiti muovono le pedine.

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a vicenda che ha vista protagonista Ilaria De Santctis sulle pagine dei giornali, di certo non ha giovato al partito. Rimossa da incarichi di segreteria regionale, con quali modalità

e procedure? “Per quanto concerne il meccanismo partiamo da lontano. Nel 2009 al congresso nazionale in cui è stato nominato Paolucci segretario regionale e Bersani segretario nazionale, io ero portavoce della mozione Marino. Lo dico per precisare che non ero persona di fi ducia dell’attuale segretario regionale, ma alla fi ne del congresso e delle elezioni, al momento di formare i vari organismi, essendo la candidatura di Paolucci nata fondamentalmente come un accordo tra le anime maggioritarie all’interno del partito, si è deciso di dare spazio anche all’altra anima. Quindi, io non sono stata indicata da Paolucci, ma dal coordinamento provinciale della mozione che appoggiava

Ranieri. Così come è accaduto per le altre province. Quindi se è vero che questo è un organismo fi duciario e pur vero che non è questa lo spirito con cui sono stata inserita. L’articolo 15 citato da Paolucci è un articolo del nostro statuto che prevede la revoca, ma per gravi motivi. Se motivo

grave è esprimere dissenso, allora metà segreteria dovrebbe essere espulsa”. E’ mai stata verbalizzato il dissenso in opportuna sede e quindi in segreteria? “L’ultima riunione a cui sono stata convocata risale

a giugno del 2011. Alle otto segreterie cui fa riferimento Paolucci io non sono mai stata presente. Non sono stata chiamata”. Perché questa incomprensione? “A livello provinciale siamo un gruppo molto coeso. Ci riuniamo spesso e decidiamo la linea da proporre in direzione regionale. Il mio intervento stigmatizzato verte principalmente sul consiglio regionale. Sul comportamento sia del capogruppo ma anche dei nostri consiglieri regionali espressione del territorio. Noi della provincia di Teramo abbiamo portato avanti una battaglia fortissima volta ad individuare una soluzione per tutelare il territorio. Secondo noi l’unico modo era creare una provincia unica. Fino al giorno prima del consiglio regionale, si era deciso per l’abbandono dell’aula, ma non si era parlato delle argomentazioni di voto. Non immaginavo che all’interno di un intervento venisse proposta un’altra rappresentazione, quindi le tre province. Ci siamo sentiti offesi”.

Incomprensioni&dissensi

Parla Ilaria De Sanctis, presidente dell’unione comunale

del Pd di Teramo, di recente rimossa da incarichi regionali

di Daniela Palantrani

Fino al giorno prima del consiglio regionale, si era deciso per l’abbandono dell’aula, ma ...

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l Pd sta combattendo una guerra interna? “Tutto sommato mi dispiace quanto è ac-caduto, sapevamo tutti che la discussione sulle province avrebbe generato discussione, guai se così non fosse. Il confronto è la prima risorsa per migliorarsi. Qualcuno purtroppo

favorendo certe letture presso i media porta al fatto che la comunicazione arrivi a un punto di corto circuito”. Ilaria De Sanctis ed altri segretari di circoli Pd locali, hanno lamentato che non si po-teva rimuoverla dall’incarico con una mail. Erano altre le modalità. “Innanzitutto preciso che non si tratta di espulsione come alcuni media han-no riportato. La segreteria regionale è nomina personale del segretario e ha come presuppo-sto un rapporto di fi ducia. E’ venuta a mancare proprio questa fi ducia. Semplicemente perché ho fatto 8 convocazioni di segreterie allargate con

gruppo regionale e parlamentari e la De Sanctis non è mai intervenuta. Mi sono poi ritrovato la lettera sulla stampa con attacchi neanche tanto politici, ma personali. Secondo me non si esplica così la funzione di segreteria regionale. L’incari-

co è stato revocato. C’è stato troppo vittimismo. Un distinguo un po’ cercato. Ognuno fa politica come gli pare. Una esagerazione che fa male solo al partito, i cittadini non credo siano interessati a questa cosa”. Una parte del Pd sosteneva la provincia unica. Perché lei ha espresso una scelta diversa? “La segreteria regionale ha costruito un documento sulle attuali due province che hanno i requisiti come da Decreto. C’è stato un percorso, ma la provincia unica non la condivido per un motivo banale, ovvero penso che la sovrapposizione di due istituzio-ni che insistono su due territori simili, ancorché le competenze siano diverse, potrebbe creare problemi di rapporti. E’ evidente che se anche il percorso legislativo fosse diverso, presidente di Regione e presidente di Provincia andrebbe-ro a rappresentare lo stesso territorio e magari con posizioni diametralmente opposte, creando problemi notevoli. Ma è normale avere posizioni diverse”. Chi il vero sconfi tto? “I veri sconfi tti sono Chiodi, Catarra e Brucchi. Il fatto che alcuni dei miei non comprenda che un dibattito interno così mediatico non faccia emergere che loro sono i veri sconfi tti è grave. Si sta facendo il gioco della destra”. Brucchi solidarizza con la De Sanctis che ha difeso Teramo. “Resta da capire come si difende Teramo. Se così, oppure come penso io, strutturando un percor-so, una programmazione ed un progetto serio in cui il partito suggerisca quale è la vocazione di una città, quali i punti su cui scommettere per rilanciare il territorio. Il fatto che Teramo avesse soppresso la provincia lo prevede il Decreto, non lo stabiliamo noi. C’è una strumentalizzazione e un vittimismo sia di una espulsione che non c’è perché trattasi di revoca di un incarico, sia della difesa di Teramo. Sono affranto che il livello della discussione sia davvero così basso”.

DALLA GUERRAPER LE PROVINCEALLA BATTAGLIA INTESTINA

Intervista a Silvio Paolucci,

segretario regionale del

partito di Bersani, al centro

di polemiche nelle settimane

scorse per lo “scontro”

con Ilaria De Sanctis

di Daniela Palantrani

uale politico ci farà uscire dalla crisi? Come ne usciremo?”. Questi gli interrogativi di Alessandro Ferretti, 37enne teramano

libero professionista, che dichiara: “Io chiedo un volto nuovo, un rinnovamento, basta con i soliti politici, vorrei vedere uno capace, con meriti alla carriera e che prenda in mano l’Italia, uno che affronti e risolva i problemi reali, ma per ora non esiste”. Nel pensiero di Ferretti c’è soprattutto la sua famiglia: “Oggi provo ansia per il domani perché ho due fi gli e il lavoro scarseggia”. Politica, elezioni, voto. L’atmosfera pre-elettorale si percepisce nelle case, nei bar, nei ristoranti e passeggia per le strade, una vox populi che in tanti provoca reazioni di rabbia, sconforto e paura. Si aspettano le mosse dei politici, per conoscere le facce e i nomi dei prossimi candidati, ma si lamenta Daniele Di Marco, artigiano di 44 anni: “Devono parlare meno e fare di più, non crediamo alle bugie dei politici, non vogliamo più tasse, non ne abbiamo tratto benefi cio di alcun genere da ciò che hanno fatto fi nora. Si sono arricchiti con i nostri soldi, la politica è diventata solo corruzione e vizio di potere”. Sembra che per la gente i politici siano privi di ogni credibilità e quello che preoccupa davvero è il possibile effetto Sicilia nelle prossime elezioni. “Non ho nessuna voglia di votare, io mi astengo” afferma l’artigiano 44enne. Le prossime elezioni potranno competere, quanto a scarsa partecipazione, con quelle del passato. In tanti hanno voglia di un forte cambiamento, forse per antipatia verso i soliti schemi elettorali, che è poi il vedere sempre i medesimi partiti politici. “Il problema è che i politici pensano solo al loro benessere, hanno perso il contatto con i cittadini e non ci sono i valori di un tempo – accusa Girolamo Anastasi, 60enne, che continua. “Sono tutti i giorni in tv con la faccia pulita a commentare i problemi ma non a risolverli”. Novità è la parola nella testa di tutti, un volto nuovo e una nuova politica che apra le porte a una nuova e migliore Italia . Staremo a vedere.

Parlano gli elettori teramani

“VOGLIAMO FACCE

NUOVE”

di Camilo Spelorzi

I veri sconfitti sono Chiodi, Catarra e Brucchi. Il fatto che alcuni dei miei non comprenda che un dibattito interno così mediatico non faccia emergere che loro sono i veri sconfitti è grave...

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hiuse le iscrizioni per il Con-corso a Cattedre: 321.210 candidati, contro i 160.000 previsti dal Ministero, cifra davvero sensazionale che creerà non poche diffi col-

tà di gestione. L’età media dei candidati è 38,4 anni (i venticinquenni del 1999, data dell’ultimo concorso). Il tutto per 11.542 posti. Si è di fronte a un momento stori-co della scuola che va rifl ettuto e capito e confrontato con gli altri avvenimenti che hanno riguardato questo mondo, come la riapertura della scuola di specializzazio-ne pur sotto altro nome (da SSIS a TFA). Ci troviamo in un governo di tecnici e l’approccio è pressoché identico in ogni campo: si agisce bene sui numeri e sulle statistiche, un po’ meno bene negli altri ambiti. Il Concorsone, come viene chiama-to, sembra essere l’anello di congiunzione tra passato e futuro, tra un vecchio modo e un nuovo modo di entrare nella scuo-la. In questo il Ministro Profumo, stando alle recenti dichiarazioni, è molto chiaro: “Restauro radicale del metodo concorso; i nostri concorsi saranno puliti e porte-ranno i vincitori a una cattedra.” Quindi,

come molti temono, spariranno le fasce di reclutamento. Dopo che per anni si erano investiti tempo e denaro per risalirle, ecco che con ogni probabilità spariranno, tor-nando al concorso, indetto con maggiore frequenza, a cadenza biennale. Una mossa necessaria, dopotutto: non si poteva con-tinuare con un sistema che permetteva

di entrare di ruolo di molto passati i qua-rant’anni. È verosimile – si spiegherebbero i TFA – che questi concorsi saranno aperti solo agli abilitati. Una questione di ordine, ecco come si agisce sui numeri: chiuden-do i cancelli. Anche le supplenze annuali subiranno modifi che importanti. È chiaro, infatti, che continueranno a esserci, ma il bacino da cui verranno presi i docenti cambierà: saranno probabilmente gli abili-

tati non ancora vincitori di concorso. Ci sarà quindi un’unica fascia. C’è la necessità di rinnovare un mondo da sempre abban-donato a se stesso. Il Concorsone sarà l’ultimo treno della speranza, forse l’ultima possibilità per i non abilitati di accedere all’insegnamento, mentre per i già abilitati – in gran parte i trentenni della SSIS – signifi ca un cambio in corsa quasi non previsto. Un’ultima consi-derazione è proprio sull’onestà di quanto riferito dal Ministero. Sono, infatti, passati ben tredici anni dall’ultimo concorso e si fa fatica a credere che avranno realmente una cadenza biennale. Comunque è un mo-mento di straordinaria importanza per la scuola. Chi non è direttamente coinvolto ha come l’impressione di assistere a una migrazione di massa: 320.000 persone. Si agisce sui numeri e i numeri ci sconcerta-no, perché sono persone.

L’ULTIMO TRENOIl Concorsone chiude le iscrizioni.

di Vincenzo Lisciani Petrini

Restauro radicale del metodo concorso; i nostri concorsi saranno puliti e porteranno i vincitori a una cattedra...

Il Concorsone sarà l’ultimo treno della speranza, forse l’ultima possibilità per i non abilitati di accedere all’insegnamento...

Migrazione di candidati in cerca di una cattedra.

foto: il Ministro della Pubblica Istruzione Profumo

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ell’immaginario collettivo, mediamente rappresentato da persone di età adulta, i giovani sono sempre stati visti come un esempio di spensierata sregolatezza ed

“innocente” anticonformismo, il che appare senza dubbio naturale: chi, dopo tutto, non è mai stato giovane? E’ tuttavia possibile osservare, particolarmente nella nostra generazione, come questo luogo comune sia stato portato all’assurdo; l’idea di gioventù viene sempre più associata all’abuso di sostanze stupefacenti e, più in generale, alla costante ricerca di eccesso. Ci hanno chiamato generazione y. Ci hanno chiamato “generazione mille euro”. Ci hanno chiamato giovani senza valori. Com’è possibile, dunque, defi nire la totalità sull’attuale generazione? Non è possibile, intanto, generalizzare. Defi nire è limitare: come, infatti, ci sono giovani che cercano nell’esagerazione esperienze sempre nuove, ci sono anche coloro che cercano di valorizzare il loro senso artistico, di ampliare il loro bagaglio culturale, di partecipare al volontariato o qualsiasi altra attività possa

essere utile e soddisfacente. Avete mai provato a guardarci negli occhi? A leggere davvero i nostri volti? In alcuni troverete apatia, abbandono; in altri scorgerete speranza, troverete un fuoco sacro, la voglia di conoscere, di realizzarsi… di elevarsi; di essere parte di un futuro non più dominato dall’ombra dello

sballo e dell’ignoranza, ma illuminato dalla fi amma della dignità e della consapevolezza. A proposito di questa brama di conoscenza, noi intendiamo fondare la nostra vita; una vita da vivere adesso, anche con tutte le sue imperfezioni. “Fatti non ‘fummo’ a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

ome è avvenuto in moltissime altre città italiane ed europee, gli studenti teramani hanno partecipato in massa all’imponente manifestazione di protesta

contro i tagli previsti dalla legge di stabilità.

Molti i temi per i quali si è deciso di scendere in piazza per la manifestazione organizzata in maniera congiunta dagli studenti della scuola e dell’Università. Per quanto riguarda la scuola è sicuramente il disegno di legge Aprea, che implica una privatizzazione delle scuole medie superiori, (processo già iniziato

e portato avanti dalla Legge 240\2010 -Legge Gelmini), il motivo principale, oltre all’edilizia scolastica e i tagli all’istruzione che di fatto uniscono le due realtà, quella dei medi e degli studenti universitari.L’UDU Teramo era presente per gridare il proprio dissenso contro i continui tagli al diritto allo studio che stanno falcidiando l’istruzione pubblica. La Regione Abruzzo starebbe portando avanti un progetto di legge che prevede la costituzione di un solo Ente per il diritto allo studio e quindi un unico Consiglio d’Amministrazione con la sola presenza di tre studenti, dimezzando di fatto la nostra rappresentanza, che ricordiamo viene fuori da due anni (2009-2011) durante i quali, a causa del commissariamento delle suddette aziende, non aveva possibilità di esprimere il proprio parere. Tale disegno di legge viene mascherato dietro annunci di abbattimento dei costi della spesa pubblica, in realtà si tratta solo dell’abbattimento del diritto allo studio universitario in questa regione. Chiediamo, dunque, a tutti di sostenerci in un percorso che escluda soluzioni semplicistiche ed ideologiche e che parta invece dai bisogni degli studenti. Questo paese ha bisogno di investire nell’istruzione, nella cultura, nei giovani e nel diritto allo studio per cercare di ripartire dalla più grande crisi economica del dopoguerra”.

PER IL DIRITTO ALLO STUDIOdi Monia Flammini membro UDU di Teramo

GENERAZIONE MILLE EUROdi Mario Di Quinzio, Lucrezia Mastropietro, Cristina Totaro, Aleks Van Mitre studenti del Liceo Classico M. Delfico

foto: la protesta studentesca a Teramo

foto: Teramo, gli studenti si radunano a piazza Dante

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ono ragazzi, studenti universi-tari e lavoratori, di età com-presa tra i 25 e i 30 anni. Fanno parte di quell’Italia che il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa

Fornero, ha defi nito “choosy”, ovvero schizzinosi, pignoli, esigenti e inconten-tabili nella ricerca del loro primo impie-go. PrimaPagina propone loro di rispon-dere apertamente a tali dichiarazioni.

“Caro ministro, come lei saprà dai primi anni di vita il bambino è portato a pensare a cosa vuole fare da grande, quindi a selezionare un proprio percorso, non per questo escludendo gavetta, sudore e sacrifi ci. A soli 14 anni il mi-nistero dell’educazione italiana porta il ragaz-zino a scegliere per se stesso la scuola in cui si sente più portato, attraverso la quale spera di raggiungere i propri obiettivi. Non a caso i nostri licei o istituti professionali sono divisi in categorie e punti di specializzazione, per non parlare poi delle scelte universitarie. Sen-za aprire la polemica sull’effi cienza o validità di questo sistema, può notare che si segue un percorso costruito su scelte di vita, alle quali veniamo educati sin dalla tenera età. Imma-gino che anche lei sia stata piuttosto “choosy” per il benessere ed il futuro dei propri fi gli, per cui non vedo cosa ci sia di così scandaloso e negativo nel voler desiderare di essere quel-

lo per cui si studia, si lavora o ci si impegna. Nessuno chiede un posto nell’olimpo, sempli-cemente un posto nel mondo. Un paese senza aspettative, senza desiderio, senza stimoli è un paese di inetti e parassiti, il progresso non è sinonimo di accontentarsi. Un paese senza

sogni è un paese morto, ma per fortuna noi siamo ancora vivi!”.Gisella, 24 anni, studentessa di Lettere moderne

“Gentile ministro, sono una studentessa di Scienze della Comunicazione, presso l’Univer-

sità di Teramo. Mi mantengo agli studi facendo lavoretti occasionali, cercando corsi di forma-zione e stage a più non posso. Ma non posso andare aventi così in eterno. Sento che più mi impegno, più i miei sforzi non vengono ripa-gati. E sinceramente sentirmi dire dal ministro del Lavoro che noi, ragazzi italiani non sap-piamo sacrifi carci, o accontentarci, o plasmar-ci per poter sopravvivere, beh sono sgomenta. Penso che lei debba fare qualche statistica in più, e chiederci scusa”.Jenny, San Severo

“Cara Fornero, qui nessuno punta ad una pol-trona in Parlamento, si cerca solo di trovare un impiego consono ai nostri corsi di studio. Ora

DA BAMBOCCIONI A CHOOSYIL PASSO È…FORNEROEcco cosa ribattono alcuni di loro.

a cura di Jessica Pavone

Incontentabili i post adolescenti italiani, secondo il ministro del Lavoro.

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risponda con sincerità: se tagliassero metà del-le poltrone in Parlamento, e lei fosse a spasso, me le verrebbe a fare le pulizie a casa?”. Luca, Martinsicuro

“Gentilissimo ministro, grazie per aver, ancora una volta, puntato il dito verso di noi. Aspet-to le vostre riforme per l’occupazione, o un qualcosa che sia concreto, utile e congeniale al paese. Distinti saluti”. Gemma

“Cara ministra, vorrei solo chiederle cosa po-tremmo fare, noi giovani in crisi, per aiutare questo Paese. Per aiutarlo davvero. Perché al contrario di quanto afferma, noi ci mettiamo molta più buona volontà di chi dovrebbe far-lo per mestiere, a mio avviso. Vede ministra, io ritengo che una critica, una strigliata o una lezione vadano impartite di diritto a chi ne ha

bisogno, ma poi bisogna anche essere d’esem-pio, e quindi avviare concretamente la rinasci-ta di questo Paese. Ebbene, fi nché non vedrò lei e tutti gli altri (ben poco) onorevoli tirarsi su le maniche e riformare questa Italia a pez-zi, non invierò curricula a ditte di pulizia, né tantomeno a call center o agenti commerciali porta a porta. Con tutto il rispetto per chi fa questo lavoro, non è quello che voglio fare io, non è quello che ho scelto per me. Qui non si tratta di essere choosy, si tratta di ritrovarsi alienati in un mondo che non ha posto, soldi e futuro per noi. Allora, siccome non ci siamo noi a capo di tutto ciò, la invito (lei che ce l’ha, lei che ha potuto scegliere) a fare il suo lavoro.”Giovanni RDA.

o scorso 15 novembre si è svolta un’assemblea dei docenti dell’Isti-tuto Liceale “G. MILLI” di Teramo per discutere le questioni che stan-no mobilitando la Scuola italiana, avanzare proposte e assumere ini-

ziative di protesta.Con il medesimo ordine del giorno è stato suc-cessivamente convocato un Collegio dei Do-centi straordinario, riunitosi nel pomeriggio del 20 novembre.Questi i punti approfonditi:1. l’orientamento degli ultimi governi, teso a comprimere progressivamente la spesa sull’istruzione, ad incentrare buona parte dei tagli sull’attività scolastica e a penalizzare ed avvilire complessivamente la Scuola; 2. la proposta di legge n. 953 (ex Aprea) che apre all’autonomia statutaria, ridisegna gli Organi Collegiali, trasforma le istituzioni sco-lastiche, consente la presenza di privati, condi-ziona l’attività formativa oltre che economica delle scuole;3. la proposta di elevazione dell’orario di inse-gnamento a 24 ore settimanali che, seppure momentaneamente accantonata, denuncia comunque la qualunquistica considerazione della funzione docente, che non si esaurisce in 18 ore settimanali di lezione frontale;4. la riduzione continua del Fondo d’Istituto, stabilita nello specifi co per evitare l’aumento a

24 ore dell’orario settimanale dei docenti, che sacrifi ca funzioni strumentali, incarichi specifi -ci, attività complementari, ore eccedenti;5. il blocco degli scatti stipendiali e il mancato rinnovo del contratto di lavoro.Nel corso delle riunioni, oltre a stigmatizzare con forza le condizioni di disfacimento e in-certezza in cui versa la Scuola pubblica, si è deciso di assumere le seguenti iniziative:1. sospensione dell’effettuazione di ore ecce-denti per la sostituzione dei colleghi assenti;2. sospensione delle adozioni di nuovi libri di testo;3. astensione dalla compilazione delle schede informative alle famiglie nel I quadrimestre;4. sospensione dello svolgimento della simu-lazione della terza prova nel I quadrimestre;5. sospensione delle attività aggiuntive (certifi -cazioni linguistiche, viaggi d’istruzione, labora-torio giornalistico, laboratorio teatrale, labora-torio lettura, attività di educazione alla salute, sportello C.I.C., sportello didattico, attività di orientamento, preparazione dei gruppi spor-tivi, gestione sito web, direzione dei laboratori, gruppo P.O.F., servizio Biblioteca, coordinamen-to emergenza/sicurezza, referenti visite guida-te, rappresentazioni teatrali, uscite didattiche);6. sensibilizzazione dell’opinione pubblica, at-traverso la diffusione di comunicati stampa e l’organizzazione di un incontro pomeridiano aperto alle famiglie e alla cittadinanza.

La voce dei docenti dell’ Istituto “G. Milli”

dei Docenti dell’Istituto G. Milli di Teramo

foto C. Spelorzi: Teramo, gli studenti in protesta

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Aimpa è l’associazione di imprese che coltiva il progetto di ridare vitalità all’economia teramana, attraverso l’impegno civile della sua classe produttiva,

e che fa del localismo il suo punto di forza. A differenza di altre associazioni di categoria, Aimpa, attraverso la puntuale conoscenza del territorio e dei suoi talenti economici, si fa portavoce delle sue esigenze. Il presidente Antonio Persano ne illustra i progetti.La provincia di Teramo era lentamente riuscita a diventare una realtà economica di rilievo nel centro-sud, sia per la vivacità del tessuto industriale e imprenditoriale, sia per la visibilità nei mercati nazionali ed esteri che aveva nel tempo guadagnato. Ora la situazione sembra cambiata. Una delle risposte che noi, come Aimpa, proponiamo, riguarda proprio la visibilità delle piccole realtà economiche del territorio, che cerchiamo di affi ancare in tutti i processi, soprattutto nel momento iniziale, che è forse quello più delicato. È inutile nasconderlo, ci

troviamo in un momento di stagnazione e l’intero sistema delle imprese, anche nel nostro territorio, risente delle diffi coltà di accesso al credito, sempre più selettivo e costoso. I prestiti alle imprese, già all’inizio del secondo semestre 2011, mostravano un rallentamento che, con il trascorrere dei mesi, è diventato sempre più vistoso.Compito di un’ associazione di

categoria è portare a conoscenza degli interlocutori politici ed economici le esigenze dei rappresentati. Quali le proposte di Aimpa?Creare una rete consente di avere una maggior forza a livello di contrattazione con istituti bancari o enti erogatori. E’ pur vero che le attuali condizioni di accesso al credito rimangono fortemente condizionate dalle disposizioni economiche internazionali, come ad esempio gli accordi di Basilea sui rating. Ciò che cerchiamo di fare è proprio agevolare l’accesso al credito, per poter restituire linfa vitale alle imprese e rimetterle in motoQuali le priorità per il futuro economico?Un modo per guardare al futuro, soprattutto per la nostra realtà nazionale, ed abruzzese in particolare, è senza dubbio sostenere i piccoli soggetti produttivi, concentrarsi sul microcosmo locale e nessuno può sapere cos’è meglio per le imprese del territorio di chi vive e lavora nella stessa zona. Avvicinarsi, tutelare e curare la miriade di piccole imprese, fornire loro assistenza per il procacciamento delle risorse essenziali, aiuta a far crescere l’intera economia. L’Aimpa è un’associazione fortemente legata al territorio. e persegue come primo obiettivo proprio quello di offrire progetti e soluzioni calibrate con le reali

esigenze locali e con le sue effettive dinamiche produttive.Cosa è cambiato, nel nostro territorio dopo un anno di politiche e azioni mirate del governo regionale? La situazione permane ancora diffi cile. La frammentazione del tessuto imprenditoriale del nostro territorio, caratterizzato soprattutto da piccole imprese, vede ancora diverse sofferenze legate alla stretta creditizia, ai mancati rinnovi di aperture di credito. Di cambiato c’è solo il dibattito, sempre più sostenuto e acceso sulla gravosità delle tassazione a cui siamo sottoposti, e che la nuova legge di stabilità non alleggerisce affatto, anzi la appesantisceDi cosa hanno bisogno le piccole imprese del nostro territorio?Soprattutto nel nostro sistema economico

“PRECEDENZA AI GIOVANI”

L’Aimpa è un’associazione fortemente legata al territorio...

di Mariangela Sansone

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locale, queste entità possono dare una risposta concreta al periodo di stagnazione del mercato che stiamo vivendo ormai da troppo tempo, ma le piccole imprese devono a loro volta essere messe in condizione di poter lavorare e di poter esprimere serenamente tutto il loro potenziale. In passato, il servizio prevalente che gli imprenditori chiedevano alle associazioni di categoria era l’assistenza nelle questioni sindacali; oggi le imprese, ed i piccoli imprenditori in particolare, hanno ben altre e più complesse esigenze e per questo offriamo loro un ventaglio enormemente più ampio di servizi ed opportunità, utili per il contenimento dei costi, per l’accesso al credito, per la formazione, ecc. Sono convinto che la nostra provincia ha le carte giuste per superare questo momento di diffi coltà, ma per farlo c’è bisogno di una spinta evolutiva e coraggiosa. Come associazione diamo la precedenza ai giovani che sono in fase di startup, ai piccoli imprenditori che hanno idee da sviluppare, tutelandoli durante tutto il loro iter di crescita, perché anche e soprattutto

i piccoli progetti in fase embrionale hanno vitale necessità di concreti gesti di incoraggiamento, per divenire, in futuro, grandi successi imprenditoriali. Dalla Regione arrivano notizie rassicuranti: pareggio di bilancio, virtuosismo fi nanziario e riduzione fi scale.E’ vero, la riduzione delle tasse è assolutamente necessaria per ridare ossigeno alle imprese e stimolare lo sviluppo. La classe politica non può più prescindere dall’affrontare e risolvere questo problema. E prima ancora, sempre dalla Regione, iniziative per il credito alle imprese, bandi, selezioni, proposte.Diverse sono state le iniziative di aiuto e sostegno, ma i criteri e i requisiti di accesso diventano sempre più restrittivi. E’ vero che le risorse sono limitate, ma così è quasi impossibile partecipare per la maggior parte delle imprese. Viene meno il principio di pari opportunità a livello di partenza. Occorre fare in modo che la partecipazione sia consentita a fasce più ampie e che si stilino magari delle graduatorie che consentano di acquisire dei punteggi utili magari per bandi successivi

Come associazione diamo la precedenza ai giovani che sono in fase di startup, ai piccoli imprenditori che hanno idee da sviluppare...

ANCL, Associazione Nazio-nale Consulenti del Lavoro costituita a livello nazionale nel 1953, è un’associazione a libera adesione, alla quale

possono accedere tutte le persone interessa-te al mondo giuslavoristico. Lucia Scarpone, attuale presidente della Unione Provinciale di Teramo, ci introduce in un mondo ancora poco conosciuto, molto complesso e delicato, soprattutto in considerazione del momento di forte crisi economica. “L’ANCL cerca di racco-gliere tutti quelli che sono gli interessi intorno al mondo del lavoro. Comunque è possibile a tutti partecipare alla vita statutaria propria dell’associazione che prevede tra i suo scopi di fare associazionismo, divulgare quanto più possibile la materia di consulenza del lavoro, porsi al servizio della categoria. La nostra as-sociazione è atta anche a presentare istanza da parte di qualsiasi Consulente del Lavoro e professionista proprio perché il Ministero del Lavoro, mediante direttive specifi che, ha san-cito questo tipo di rapporto. In parole povere, noi siamo quelli che mediano e traducono in modo comprensibile a tutti il complesso mon-do legislativo”. Spesso si parla di soppressione degli ordini professionali, cosa ne pensa? “Si-curamente non mi trova d’accordo. E’ vero che in molti paesi europei gli ordini non ci sono,

ma è altresì vero che vi sono associazioni riconosciute a livello nazionale che hanno una valenza equivalente a quella degli ordini professionali. Il problema fondamentalmente è questo. Per quanto un cittadino possa rivol-gersi ai tribunali per far rispettare un proprio diritto, senza un regolamento preciso ed una istituzione che per legge sovrintenda alla sua osservazione ed applicazione, il timore è che vengano a mancare le garanzie di un servizio professionale adeguato. Attività preparatoria e formazione del proprio iscritto, rapporti con gli enti in maniera istituzionale, rispetto del codi-ce deontologico, sono tutti compiti demandati agli ordini professionali. L’attività dell’Ordine e quella dell’ istituzione e dell’associazione sono complementari e non infi cianti l’una l’altra. Come ho avuto modo di ribadire spesso, riten-go sia importante la coesistenza di entrambe le strutture sullo stesso territorio. L’Ordine rap-presenta la Legge è l’istituzione, l’associazio-ne è la voce degli iscritti, per sua natura più elastica, la defi nisco un po’ l’anima affi ancata ai doveri imprescindibili”. “L’ANCL può essere riferimento e sostegno anche per il semplice cittadino contribuente o lavoratore, - conclude il presidente Scarpone – in quanto spesso è proprio il Consulente del Lavoro il mediatore ed un po’ lo psicologo che interviene per primo in caso di mediazione nelle aziende”.

MEDIATORE E ANCHE PSICOLOGOConsulente del Lavoro

Una professione, a tratti sconosciuta, raccontata da Lucia Scarpone, presidente dell’Unione provinciale di categoria

di Daniela Palantrani

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È il termine unico per la presentazione di tutte le domande di contributo alla FONDAZIONE TERCAS per progetti da realizzarsi o

avviarsi nell’anno 2013.

Le istanze dovranno pervenire inderogabilmente entro il suddetto termine al seguente indirizzo:

Fondazione Tercas, Largo Melatini, 17/23, 64100 Teramo.

Non farà fede il timbro di accettazione postale per cui non saranno prese in considerazione domande pervenute oltre il suddetto

termine anche se accettate dall’uffi cio postale entro la medesima data.

Nel caso di consegna manuale, la proposta dovrà pervenire negli uffi ci della  Fondazione Tercas entro le ore 12.00 del giorno venerdì

21 dicembre 2012.

Per leggere gli Avvisi, scaricare i Modelli di Domanda e conoscere le Modalità di Presentazione di ogni tipo di richiesta e/o progetto 

consultare il sito:

www.fondazionetercas.it

PRESENTAZIONEDOMANDE DI CONTRIBUTO

Venerdi’ 21  dicembre 2012

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entro storico libero da autoveicoli da vivere passeggiando senza l’intralcio di doversi fermare per far “accomodare” l’ennesima macchina che

deve trovare spazio tra le vie centrali cittadine: un miraggio. Siamo alle solite, al solito problema quello dell’invasione delle quattro ruote. I varchi, che dovrebbero garantire un accesso limitato, sono inadeguati. Basta fermarsi, abbassare il fi nestrino e suonare: come d’incanto si spalancano le porte delle vie del centro. Forse è anche questo il motivo che ha spinto l’amministrazione a mettere in cantiere il progetto delle telecamere. Passeggiando per le vie centrali della nostra città, ci si accorge come un automobilista possa entrare con la macchina in piazza Martiri della Libertà in pieno giorno di mercato (sabato) facendo slalom tra le bancarelle

per conquistare la parte opposta (via Veneto) senza che nessuno batta ciglio. Per non parlare poi della piazza più inquinata d’Italia: Martiri Pennesi. Se la mattina o il pomeriggio fate un giro da quelle parti, vi accorgete che state respirando aria malsana. Ci sono automobilisti che per una cinquantina di posti-parcheggio continuano

Teramo

CENTRO STORICO “MALATO”Soliti problemi mai risolti, dai parcheggi selvaggi al degrado notturno

Se si cammina a piedi, poi, bisogna fare i conti con i “bisogni” dei cani, un vero percorso ad ostacoli...

di un abitante del centro storico

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a girare intorno alla piazza per ore ed ore consumando litri e litri di carburante. L’obiettivo è parcheggiare il più vicino

possibile al centro storico, eludendo gli stalli di piazzale San Francesco o di San Gabriele (quasi sempre vuoti). Auto e motorini sistemati alla meglio tra le vie laterali e non

bastano le multe che in questi giorni i Vigili Urbani hanno elargito per scoraggiare chi vuole e deve entrare nel centro cittadino. Se si cammina a piedi, poi, bisogna fare i conti con i “bisogni” dei cani, un vero percorso ad ostacoli. Per non parlare di quello che accade la notte. Scarso controllo da parte degli organi di competenza, con le vie del centro prese d’assalto da chi vuole trascorrere qualche ora in compagnia. Prendiamo ad esempio il vicolo della Volpe, quella traversa che sbocca su via Nicola Palma e fa angolo con via della Banca, diventato gabinetto pubblico per eccellenza. Muri “tappezzati” di urina mischiata a scritte colorate di messaggi d’amore e d’odio, segnali stradali divelti, porte di fondaci sfondate, tubature manomesse. La notte da quelle parti accade tutto e di più, compreso le risse che non mancano mai. Il nostro centro storico è preso d’assalto giorno e notte e nessuno fa nulla per renderlo decisamente più attraente, più vivibile.

Muri “tappezzati” di urina mischiata a scritte colorate di messaggi d’amore e d’odio...

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PONTI “STREGATI”di Angelica Napoleone

Il sindaco Brucchi, novello Don Chisciotte (un tantino più in carne), va avanti caparbiamente nella battaglia per salvare la Provincia dal disfacimento. Non si arrende ma, nel frattempo, vede il sindaco e il presidente della Provincia dell’Aquila, Massi-mo Cialente e Antonio Del Corvo. “Dall’incontro – sintetizza una nota del Comune di Teramo - è emersa la necessità di redigere una piattaforma che funga da base per l’analisi concreta degli interventi da porre in essere. A tale scopo, si è al lavoro per la ri-cognizione delle funzioni della Provincia nel nostro territorio, con l’analisi degli uffi ci ad essa assegnati, delle competenze, del per-sonale interessato e dello stato di attuazione di eventuali con-tratti di affi tto o proprietà. Ciò consentirà di avere a disposizione un quadro preciso della situazione e quindi di poter defi nire con precisione la piattaforma di riordino sulla quale lavorare”. Insom-ma, lotta dura, ma intanto ragioniamo sull’ inevitabile “spartita”.Sarà per questo che gli storni hanno ritardato le “ferie” al caldo per “bombardare” a tappeto la città?

Che smacco, per un progressista come Francesco Mastromauro, essere denunciato per “discriminazione razziale”. A presentare l’esposto un capoclan rom, sfrattato dall’abitazione popolare, per spaccio di droga effettuato proprio all’interno dell’appar-tamento. Stia attento il primo cittadino di Giulianova. Potrebbe trovare sulla sua strada un magistrato, più progressista di lui, che gli riporti “in casa”, senza colpo ferire, la scomoda famiglia in questione. Certe idee “sinistre” non accettano, fi guriamoci, discri-minazione di sorta. D’altra parte, nella denuncia, Mastromauro è accusato di non voler favorire l’integrazione dei soggetti in questione. Si aggiorni, sindaco. Vuol mettere quante “dosi” di in-tegrazione favoriva il clan?

Ti.Ma.

inalmente i residenti del Comune di Civitella del Tronto sono riusciti a far riaprire il transito sulla statale Teramo-Ascoli, interrotto per circa 11 mesi a causa della costruzione del

nuovo ponte, che avrebbe dovuto affi ancare il già esistente. La prolungata interruzione del transito sul ponte Stregone ha naturalmente avuto conseguenze soprattutto per le attività commerciali della zona, e creato diffi coltà per pendolari, scolari e tutti i residenti in genere. Molte sono state, in questi mesi, le proteste degli imprenditori, che hanno visto aggravarsi i problemi economici già appesantiti dalla crisi. “Resistiamo- - sostiene Carlo N., titolare di un ristorante -, e combattiamo una situazione sempre più aggressiva e spietata, cercando di sfruttare un territorio ricco e con delle notevoli potenzialità, ma purtroppo siamo vittime di una crisi globale e anche un po’ di una cattiva amministrazione comunale che dovrebbe incentivare lo sviluppo delle attività”. E invece? ” Ci ha pensato l’Anas a mettere i bastoni tra le

ruote - continua Carlo -, a detta della ditta che ha eseguito i lavori, bloccando i pagamenti necessari per terminarli”. Morale della favola, il ponte è rimasto chiuso per più di 11 mesi, e a quanto pare, senza particolari variazioni, il ponte Stregone è rimasto com’era. Mentre il nuovo ponte non è mai iniziato. “Quasi tutti i giorni noi abitanti ci siamo recati sul posto – insiste Carlo -. Lo scenario che si presentava era assurdo. Ponte chiuso, transito bloccato, operai assenti, lavori fermi e per 200 metri circa, fare un giro a dir poco scomodo. Da Rocche di Civitella bisognava salire a Civitella paese per poi ridiscendere verso Villa Passo, e riprendere la statale. Percorrenza: 15 km circa contro i 3 effettivamente necessari. Moltiplicando questo percorso per almeno 2- 4 volte al giorno per tutti i giorni e per 11 mesi, considerando il costo del carburante arrivato alle stelle, il tempo oggi quasi più prezioso del carburante stesso e soprattutto che tutto ciò non è servito a niente, la nostra domanda è: noi ne abbiamo subito i disagi, ora queste spese inutili chi le paga?”. Attendiamo risposte.

Dopo le proteste dei cittadini

Riapre il vecchio, ma del nuovo nessuna traccia

Civitella del Tronto

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on è fi nita la battaglia del militare di Corropoli, R.P., e della sua famiglia, per il riconoscimento e l’assegnazione della pensione militare. Il caso è di quelli che, a distanza di anni, sollevano i problemi di salute in cui incorrono

i militari occupati in missioni internazionali in scenari di guerra. A soli 32 anni, a dieci anni dalla missione in Bosnia, il soldato di Corropoli perde venti chili in un mese, si scopre ammalato di una forma di carcinoma neuroendocrino e la vita cambia completamente di pro-spettiva. Solo per caso scopre la possibilità di un nesso tra la malattia e la missione in Bosnia, grazie ad una trasmissione televisiva. Riesce, così, a mettersi in contat-to con Domenico Leggiero e l’avv. Angelo Fiore Tartaglia che, con determinazione e attraverso l’azione dell’Os-servatorio Militare, conducono numerose battaglie per la salute dei nostri soldati e fanno sì che i rifl ettori ri-mangano puntati sul caso. Proprio loro sono stati deter-minanti per la famiglia di R.P., che aveva recentemen-te ottenuto la pensione militare dalla Corte dei Conti dell’Aquila. Qualche giorno fa, invece, altra beffa del destino, arriva a Corropoli una comunicazione del Mini-stero della Difesa, che respinge l’assegnazione acquisita. Ma la vicenda del nostro soldato non può fi nire qui.

Secondo alcuni dati dell’Osservatorio, sono oltre trecen-to le vittime e tremila i malati a causa dell’esposizione prolungata alle polveri di questo materiale, usato per scopi bellici a causa del vantaggio di trovarsi in grandi quantità e soprattutto a costi irrisori. L’uranio impove-rito è infatti un prodotto di scarto nella lavorazione dell’uranio arricchito, destinato al nucleare, che si è rivelato molto funzionale per la realizzazione delle mu-nizioni militari. La caratteristica che lo rende pericoloso

per i nostri soldati, come per le popolazioni civili, è di produrre micro polveri dannose per l’organismo, oltre naturalmente alla radioattività provocata dalle testate inesplose che rimangono sui terreni di guerra. Il feno-meno è conosciuto, ma lo si avverte lontano o riservato

al solo mondo militare. I giovani militari in missione di pace, a volte, non sono a conoscenza di un pericolo che altri paesi, per precedenti esperienze, avevano già denunciato R.P. racconta che quasi prendevano in giro i soldati americani e tedeschi per l’esagerazione con cui si tutelavano dal contatto diretto con le polveri. L’orgoglio che ha portato R.P. a sposarsi con il cappello da bersagliere e a volere il picchetto d’onore si è tra-sformato in una profonda amarezza che lo ha spinto a fare un falò di tutto quello che ancora gli ricordava la vita militare “peccato non poter fare lo stesso per la malattia”. La stessa amarezza che lo porta a confi dare che sognava di spingere il passeggino di suo fi glio, ma che non ce l’ha fatta. Adesso è un periodo buono, anche se con qualche diffi coltà, vive una vita quasi normale, con le medicine, le chemio e una moglie forte e de-terminata e un bimbo che in quanto ad energia può fare per due. Quello che sembra ripetersi come un disco rotto è, inve-ce, l’opera di oblio di una storia che è gia costata la vita di molti giovani militari. Che in guerra si corrano rischi nessuno lo nega, ma le conseguenze che comporta ri-cadono dolorosamente su chi vi è coinvolto. Per questo è fondamentale che l’attenzione rimanga alta e che anche da parte dei cittadini si pretenda una risposta.

Dalla Bosnia a Corropoli

IN GUERRA CONTRO L’URANIO E LA BUROCRAZIAL’odissea di un soldato che, ammalatosi di cancro come altri commilitoni per l’esposizione alle micidiali micro polveri, si è visto anche negare la pensione militare

di Ilenia Ceci

Il fenomeno è conosciuto, ma lo si avverte lontano o riservato al solo mondo militare

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GIULIANOVA LIDO (TE) – Via G. Galilei, 340 Telefono 085.8004519 – Fax 085.8008503 [email protected] (TE) – Loc. Piano D’Accio - Via S. D’Acquisto Telefono e Fax 0861.558009 [email protected]

PINETO (TE) - Strada Provinciale per Atri Uscita A 14 - Telefono 085.9491791 Fax 085.9480719 [email protected]

TERAMO – Viale Bovio, 167- Telefono 0861.241160 Fax 0861.251329 [email protected]

Il termocamino Carinci viene costru-ito nel rispetto di tutte le normative vigenti con materiali di primissima qua-lità e tecnologie innovative uniche nel settore. L’obiettivo è quello di unire la tecnologia con il design al fi ne di col-

locarlo con estrema facilità e semplicità in qualsiasi ambiente. Privo di meccanismi ingombranti e compli-cati (quali ad esempio: valvola di chiusura fumi, cassetto porta cenere, pomelli, leve, ecc…) quindi facile e pratico nell’utilizzo, presenta una serie di sistemi brevettati altamente ricercati volti non solo a sod-disfare qualsiasi tipo di esigenza dei clienti ma principalmente a ottimizzare la combu-stione, migliorando così il rendimento, ri-ducendo notevolmente i consumi, rispetto ai soliti termocamini. La cura e l’attenzione anche ai minimi particolari, e soprattutto alle richieste dei nostri clienti, ci permettono di avere una vasta gamma di prodotti a garanzia di una soddisfazione totale.

La tecnica di combustione CARINCIL’innovativa tecnica di combustione CARINCI (sistema esclusivo brevettato) consiste in un semplice principio, riscaldare l’aria prima di farla entrare in camera di combustione; ciò permette la modulazione naturale della fi am-ma rallentando così la combustione in relazio-ne alle temperature raggiunte, ricavandodalla legna il massimo rendimento. Questa tecnica innovativa di combustione garantisce notevoli vantaggi rispetto ai soliti termocamini.

Sistema “ACQUAPLUS”Il sistema “ACQUAPLUS” ideato dalla CARIN-CI GROUP permette di prelevare acqua calda

sanitaria con poco fuoco, a basse temperatu-re (già a 40°C) e perfi no a fuoco spento per almeno mezza giornata dallo spegnimento dello stesso.

CARINCI SYSTEML’INNOVATIVO TERMOCAMINO A DOPPIO CIRCUITO CON VASO DIESPANSIONE APERTO IN ACCIA-IO INOXTermocamino Carinci System a Doppio Circu-ito con Vaso Aperto Inox. L’innovativo Termoca-mino CARINCI SYSTEM a doppio circuito con vaso aperto va direttamente collegato all’im-pianto in quanto tutti i componenti idraulici sono già assemblati sul Termocamino. Il si-stema idraulico prevede due circuiti, il primo a vaso aperto per garantire la massima si-curezza, il secondo a circuito chiuso per ga-rantire la giusta pressione all’impianto e la corretta circolazione del fl uido termovettore ai radiatori. Per semplifi care l’istallazione i due circuiti sono già collegati tra loro tramite uno scambiatore di calore a piastre. Il primo circuito a vaso aperto è corredato di vaso d’espansione in acciaio inox, circolatore, rubinetto di scarico e valvole di chiusura. Ilse-condo circuito è corredato di circolatore, val-vola di non ritorno, valvole di chiusura e jolly di sfi ato.

CARINCI COMBINATOTERMOCAMINO COMBINATOAUTOMATIC + SYSTEMTermocamino COMBINATO Top della Gamma Carinci. Nella continua ricerca della soddisfa-zione totole dei nostri clienti, sempre attenti alle loro esigenze per poter dare il massimo in servizio e qualità nasce il termocamino Ca-rinci combinato che rappresenta il top della gamma Carinci unendo le due soluzioni del modello system e dell’automatic.

L’unica vera alternativa al solito termocamino

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i arriva questo pagamento di 3000 euro. Leggo le bollette, sono sempre state re-golarmente paga-

te. Mi domando cosa sia successo”. Esor-disce così il nostro lettore G.P., titolare di un attività commerciale a Teramo. “Tre pagine di conteggi, cifre e termini incom-prensibili. Date che partono da oltre un anno or sono fi no al giugno 2012. Termini come: Energia ore di picco, Corrispettivo di sbilanciamento, Perdite rete ore di fuori picco, dispacciamento. Una serie di importi sommati e sottratti senza capirne meglio il senso.”

Ha chiesto spiegazioni all’ Enel? “Ho fatto telefonare ad un mio collaboratore. Il servizio clienti ha risposto che si tratta-va di un conguaglio da un anno e mezzo a questa parte. Mi domando perché ci han-no costretti a sostituire i vecchi contatori con questi elettronici, giustifi cando anche con la possibilità di effettuare la tele-let-tura e, poi in un anno e mezzo, non è mai stato fatto un conguaglio?”. Sarebbe lecito pensare che tramite tele-lettura l’Enel pro-ceda a fatturare i consumi reali e non pre-sunti. La realtà è ben diversa. “La bolletta inoltre, è arrivata in ritardo, scadeva il gior-no successivo. L’Enel ha accordato una di-lazione, senza interessi, di dieci rate. Dopo circa venti giorni perviene altra bolletta di circa 600 euro. Ricontatto il servizio clienti e mi dicono che in questa seconda bolletta in parte è contemplato il normale consumo, in parte mi vengono considerate delle agevolazioni che erroneamente non erano state comprese nella ‘maxi bolletta’ precedente. Ora, anche volendo prescin-dere dal discorso economico, e dovrò

comunque pagare per 10 mesi, oltre alla solita bolletta anche la rata del congua-glio, chi mi dice che i conteggi sono cor-retti? Se hanno sbagliato una volta, come da loro stessi ammesso, possono sbagliare ancora? Come controllo? Chi mi tutela?”.Dalla segnalazione del nostro lettore è ini-ziato il nostro approfondimento sull’argo-mento controlli e veridicità dei consumi fatturati dai contatori ella luce. Chi con-trolla i contatori dell’Enel? Chi tutela gli utenti in merito al fatto che siano fatturati i consumi giusti? Come tutelarsi? Una in-terrogazione parlamentare presentata alla Camera già nel lontano 2007 recitava:

(…)dalle ricerche effettuate, sembrerebbe che sui contatori non appaia sempre un sigillo metrico con conseguente impossibilità di effet-tuare dei controlli sui contatori; a riguardo, le Camere di Commercio scrivono: «La metrolo-gia legale prevede una serie di controlli sugli strumenti di misurazione delle merci cedute e/o dei servizi prestati, al fi ne di garantire la legalità della misura dei beni nelle transazioni commerciali, nella statuizione di tasse o tarif-fe ed ovunque tale impegno sia previsto dalle normative vigenti»;anche il Direttore Servizio Tarature in Italia ha affermato che uno stru-mento di misura in base al quale si fi ssano tariffe deve essere soggetto a verifi ca; tuttavia gli uffi ci metrici di Roma e di Milano hanno confermato di non effettuare dei controlli pe-riodici sui contatori; il Ministero dello sviluppo economico ha affermato che non c’è un obbli-go di controllo per i contatori elettrici tranne se la compagnia fornitrice ne faccia espressa richiesta; tuttavia il testo unico delle leggi me-triche dice che ogni convenzione di quantità debba esser fatta con pesi e misure legali; si sono già verifi cati dei casi a Milano di denunce per il pagamento di fatture sproporzionate in seguito al quale la magistratura ha incaricato

BOLLETTAA TRE ZERIL’azienda risponde: “ Si tranquillizzi è solo un conguaglio”. Ma PrimaPagina ha indagato e ha scoperto che…

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il sequestro dei contatori ritenuti illegali poiché privi di bolli e sigilli metrici legali; la misura elettrica fi scale non rientra nella metrologia legale, quindi dal punto di vista dei controlli fi scali (e delle conseguenti tariffe) i contatori non esistono;(…) il problema del protocollo di misurazione non è stato risolto nemmeno nel-le ultime versioni elettroniche dei contatori;nel caso dei sistemi di misura della potenza elet-trica (kW) la garanzia dell’attendibilità fi scale è lasciata allo stesso ente erogante(…).

Appare evidente che i dubbi sono tanti. L’uffi cio Metrico di Milano e Roma citati nell’interrogazione, da noi interpellati restano silenti. Giuseppe De Santis, responsabile di un laboratorio di Ricerche in Elettronica di Potenza, invece risponde come fi ume in piena alle nostre domande. “L’onere della prova dei consumi spetta in generale all’erogatore del servizio. Pur mutuando il proprio contenuto da provvedimenti legislativi ed amministrativi, il contratto di somministrazione di servizi ha natura privatistica ed i rapporti che ne discendono sono regolati dal codice civile per il quale l’onere della prova spetta a chi ha fornito la prestazione, quindi in questo caso all’Enel. La bolletta, al pari di una generica fattura non ha valore probatorio perché è un atto unilaterale di natura contabile. Formalmente il principio ‘ti erogo la bolletta e ti assicuro che è quella corretta’ è iniquo”.Nel 2003 avete denunciato la non corrispondenza fi scale dei dati rilevati con i consumi reali. L’Enelcome calcola o legge i consumi? “Nel laboratorio ricerche in cui opero siamo riusciti ad identifi care scientemente come all’Enel abbiano studiato un software blindato in cui il conteggio del Kwh può essere gestito a distanza tramite il

sistema della tele-lettura e quindi gestiti anche i parametri del conteggio dei Kwh consumati dai singoli utenti. Con questo sistema sarebbe possibile variare il trend di conteggio, senza che l’utente ne sia a conoscenza. Se per ipotesi un utente dovesse lamentarsi facendo regolare ricorso alla bolletta che ritiene esagerata, in qualsiasi momento si potrebbero modifi care i parametri di conteggio del contatore rendendo vana ogni verifi ca o controprova”. Quali le possibili soluzioni? “La soluzione a queste anomalie all’italiana risiedono in alcuni provvedimenti adottabili da parte della magistratura. Innanzi tutto si dovrebbe procedere al sequestro e blocco del software che gestisce il conteggio del Kwh da remoto. Necessiterebbe predisporre un organo di controllo che effettui visite settimanali per assicurare il rispetto della non violabilità dei codici d’accesso al programma di gestione delle funzioni suddette nelle varie centrali interessate. Sarebbe opportuno che partecipasse ai controlli anche un’organizzazione pro-consumatori che confermi la non violazione del conteggio dei Kwh”.

Se hanno sbagliato una volta, come da loro stessi ammesso, possono sbagliare ancora?Come controllo?Chi mi tutela?

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icembre di grande festa in casa Calvarese. Arriva la gioia del secondo bimbo e sarà un fratellino a fare compagnia alla piccola Va-lentina. Consiglieresti la

professione di arbitro ai tuoi fi gli? “Alla femminuccia no, ritengo sia uno sport poco adatto ad una donna. Al maschietto sicura-mente si”. La famiglia che ruolo ha nella tua vita e come vive la scelta della tua passione? “La famiglia è il contraltare. Se mi domandi cosa non mi piace dell’arbitraggio risponderei proprio che è il poco tempo che posso dedicare alla famiglia. Con il lavoro da ingegnere che devo continuare perché l’attivi-tà arbitrale è secondaria. I contratti non sono a tempo indeterminato, ma annuali. Sono un precario. Un precario di lusso, tuttavia. Non guadagniamo come i calciatori, ma in consi-derazione e nel rispetto del periodo economi-co che attraversiamo, dico che viviamo bene. Purtroppo, nulla assicura che l’anno prossimo arbitrerò nuovamente, quindi devo gioco-forza avere un lavoro che mi permetta di program-mare un futuro. Tra il lavoro e l’arbitraggio viene sacrifi cata la famiglia, che nonostante tutto è il mio punto di forza. L’equilibrio, altra dote importante per emergere, lo si recupera in caca. Quando torno, mia moglie ed i miei

fi gli mi fanno scordare le tensioni del campo, perché ce ne sono, ovviamente”. La tensione del campo quando inizia rispetto alla partita? “Mia moglie mi rimprovera che già dal giovedì sono intrattabile (giorno delle desi-gnazioni). Infatti, proprio da quel giorno inizio a preparare la gara, concentrandomi sui cal-ciatori, sulle tattiche di gioco, sui precedenti

e via dicendo”. Il momento migliore? “La scarica di adrenalina che si ha nell’entrare in uno stadio pieno è irripetibile. Il momento mi-gliore è appunto quando si salgono le scale del tunnel, e già si sentono le voci e il successivo saluto al centro dello stadio prima che inizi la partita”. Segui una dieta particolare? “Nulla di particolare. Pasta in bianco, bresaola. Mi tengo leggero”. Invece, il piatto prefe-rito lontano dalle partite? ”Fuori dalle

partite sono una buona forchetta. Mi piaccio-no molto gli spaghetti alla chitarra”. Colore della divisa preferito? “Nero. Ma adesso il giallo, perché è il colore preferito da mia fi glia. Quando mi vede in televisione con la divisa gialla è più contenta”. Come nasce l’idea di arbitrare e la pas-sione che è diventata? “Per caso. A 15 anni giocavo a calcio, in eccellenza, senza risultati eclatanti, a dire il vero. In un torneo estivo subii un infortunio alla spalla. Dovetti smettere di giocare e un caro amico, a mia insaputa, mi iscrisse al corso arbitri. Avevo il desiderio di rimanere nell’ambiente e decisi di approfi ttare dell’occasione. Non pensavo fosse qualcosa di così interessante e importante”. C’è stato un momento in cui hai capito che saresti potuto arrivare in serie A? “Decidere di arrivare in serie A è impossibile. Devo dire però che dopo una partita piuttosto importante di serie C, Avellino-Salernitata, ho iniziato a pensare che valeva la pena provare ad arrivare in serie A, quantomeno ambirla”. La fortuna conta? “Si, tanta. E’ una com-ponente essenziale. Io dico sempre ‘la persona giusta al posto giusto’. Sicuramente la prima regola della mia attività è non mollare mai. Ci sono momenti di diffi coltà in cui tanti mi hanno aiutato, soprattutto alla mia sezione di appartenenza, Teramo”. C’è qualche se-

L’INGEGNERE COL FISCHIETTOGianpaolo Calvarese, da calciatore per passione ad arbitro professionista, il sogno avverato della serie A. E la laurea in tasca.

di Daniela Palantrani

Credo che la cura del dettaglio, l’attenzione al particolare e la precisione tecnica facciano la differenza...

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greto per riuscire? “Credo che la cura del dettaglio, l’attenzione al particolare e la pre-cisione tecnica facciano la differenza. Tanta, tantissima conoscenza alla base del nostro lavoro. Diffi cilmente credo di non aver visto una gara del nostro campionato. La voglia di rifl ettere su che cosa è più idoneo fare nei casi dubbi è fi nalizzata all’accettazione della nostra decisione, sicuramente per noi più im-portante dell’esattezza della stessa”. A pro-posito di sezione locale, Teramo ha una tradizione di grandi arbitri. “Ne ha avuti diversi. Ricordo Pasquale Rodomonti, ma ce ne sono tanti anche in serie C. Poi sono arrivato io”. Cosa cambia in serie A rispetto alle categorie inferiori? “Innanzitutto la cassa di risonanza é completamente diversa. In serie A se sbagli, il giorno dopo sei in prima pagina, e ti ritrovi ad aprire i titoli dei tg nazio-nali. Inoltre, i calciatori sono atleti notevoli, dei campioni. É tutto molto più rapido e i tempi di reazione devono essere infi nitesimali. Fortu-natamente, quello che ti suggerisce la ‘pancia’ il più delle volte è la decisone giusta!”. Ed a casa chi decide? “Sempre mia moglie. Comanda lei! Rapporto 90 a 10, non c’è par-tita”. La tua vita a Teramo è cambiata con l’esordio in serie A? “Francamente no, e ne sono contento. Dal punto di vista pratico sì, dal giovedì sera non sono Teramo perché andiamo a Coverciano”. Che ricordo hai dell’esordio in serie A? “Bellissimo. Il coronamento di un sogno. La partita era Cagliari – Inter nel 2008. Prima della scissione tra A e B. Successivamente,

sono stato assegnato nuovamente alla serie B. E dopo due anni ancora in A. Sono l’unico arbitro promosso per due volte in serie A”. I giocatori hanno quasi tutti riti scara-mantici. Gli arbitri? “Abbiamo tanto biso-gno di fortuna. Devi essere scaramantico per forza. Non ho nessun gesto particolare, porto dei braccialetti, da nascondere sotto la divisa, che mi dà mia fi glia ogni volta che esco di casa per andare ad arbitrare, ma è più un gesto di affetto che scaramantico. In fondo, quando inizi a sbagliare a grandi livelli perdi la scaramanzia, meglio studiare a tavolino che portare sempre lo stesso polsino”. L’Italia ha una tradizione di grandi ar-

bitri. Quali sono i tuoi modelli? “Grandi arbitri non si nasce, ma si diventa. Modelli pre-cisi non ne ho. Ho cercato di mutuare il meglio da ognuno, ma ho sicuramente apprezzato il perfezionismo di Mimì Morganti e la grinta di Roberto Rosetti”. Gli arbitri sono una casta? “No. Sono persone che fanno il proprio lavoro con gran-dissima personalità”. Importanza in cam-po dei colleghi? “Fondamentale. Si diventa una squadra: arbitro, assistenti, 5^ e 6^ uomo. Sono tutti una spalla su cui contare. Come in ogni ambiente di lavoro, capitano de-gli screzi ma poi si superano. Ritengo che la solidarietà arbitrale sia importantissima”.

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Secondo il ministro della Salute, Renato Balduzzi, “la sanità italiana non sta crollando perché i tagli colpiranno ineffi cienze e sprechi, che solo per beni e servizi ammontano a 3 miliardi l’anno”. Dunque, dovremmo stare tranquilli. Anche se, quando ci si ammala o a perdere la salute è una persona cara, diffi cilmente si pensa all’economia in ribasso o alla crisi internazionale. Eppure, secondo il Rapporto Osservasalute 2011, l’Italia appare un Paese sempre più ammalato, proprio a causa della crisi. Un Paese nel quale si rinuncia alla prevenzione per risparmiare e dove gli anziani temono di non permettersi cure in caso di bisogno. Se la nazione, nonostante le rassicurazioni del ministro, è stressata, nella nostra città la sanità mostra qualche crepa. Finiti i tempi d’oro degli uomini d’oro in camice che davano lustro all’ospedale in collina, della salute si parla essenzialmente in termini di denunce, rescissione di contratti, chiusure o accorpamenti di reparti, e via dicendo. Per cui, ci perdonerà Balduzzi, ma noi, da queste parti, tranquilli non stiamo. Anzi.

Ti.Ma.

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REBUS SANITÀFocusON

Regione Abruzzo: Variazione del

fabbisogno di prestazioni ospedaliere

totale ricoveri ordinari attuali 276

totale ricoveri ordinari dopo la riduzione 240

OSPEDALI PUBBLICIRICOVERIORDINARI

RICOVERI DAYHOSPITAL

RICOVERI TOTALI

OSPEDALI PRIVATIRICOVERIORDINARI

RICOVERI DAYHOSPITAL

RICOVERI TOTALI

Valutazione dati in migliaia

ABRUZZOTotale posti letto attuali

4.639Toale posti letto dopo la riduzione

3.799

TERAMOtotale posti letto attuali

945 TERAMO

toale posti letto dopo la riduzione

834

a sanità e il sociale sono valori. Irri-nunciabili, per il consigliere Idv Val-do Di Bonaventura (e non solo per lui): “Dalla cardiochirurgia alla neu-rochirurgia, solo per citarne alcune – esordisce - diversi sono stati i mo-

menti in cui il nostro ospedale ha visto opera-re straordinari talenti medici. Il nostro modello sanitario pubblico è sempre stato un distinguo fondamentale tra le organizzazioni sanitarie sia europee che internazionali, perché in Italia anche le fasce deboli possono accedere a tutti i livelli di cura. Cosa che non succede in molti altri paesi cosiddetti civili, dove le cure più co-stose sono appannaggio solo delle classi agia-te. Questo patrimonio della cultura del sociale ci appartiene profondamente e non può esse-re indebolito o smantellato, nemmeno in nome di una recessione e di una crisi che impongo-no continui tagli alle spese della pubblica am-ministrazione. Ci sono costi o spese che non possono essere eliminati, ma solo meglio or-ganizzati, o potenziati”. Le battaglie politiche del consigliere Di Bonaventura hanno spesso riguardato la sanità teramana. Dal polo onco-logico “che andrebbe supportato di ulteriore personale, mentre continua ad essere ulterior-mente sottodimensionato. Sulla questione ho chiesto ripetutamente l’intervento della Com-missione Sanità del Comune, così come ho spesso posto all’attenzione della commissione la questione del Servizio ADI, uno dei servizi

erogati dalla asl che funziona bene e che ri-schia di essere esternalizzato, con l’incognita di stravolgere il servizio stesso”. Il ricorso al privato e la mobilità passiva sono due punti su cui Di Bonaventura richiama l’attenzione della dirigenza sanitaria teramana. “I livelli essen-ziali di assistenza, i cosiddetti LEA, (disciplinati anche dalla direttiva 45/2010 della Regione nel programma operativo per il riassetto della struttura organizzativa della Sanità abruzze-se) devono essere garantiti in modo congruo – continua –. Per questo è necessario che Teramo torni ad avere un dipartimento di on-cologia in grado di assicurare la migliore assi-stenza sia ai malati che alle famiglie, dal pun-

to di vista fi sico e psicologico. Ragioniamo in termini di buoni o cattivi servizi ai malati, non in termini di preferenze nei confronti di questo o quel professionista. Perché ce ne sono stati anche molti, in questi anni, che hanno visto sminuite le loro competenze, per non parlare del sottodimensionamento dell’organico infer-mieristico che costringe queste persone a tur-ni massacranti”. Gli interventi del consigliere Di Bonaventura sono stati diversi, dalla batta-glia per la climatizzazione dei reparti, della scorsa estate, quando le temperature tropicali e gli anticicloni africani rendevano le stanze di degenza dei veri forni, aggiungendo disagi a chi viveva già situazioni critiche. Una petizione

IL VALORE DELLA SALUTESecondo Valdo Di Bonaventura (IdV)

Ragioniamo in termini di buoni o cattivi servizi ai malati, non in termini di preferenze nei confronti di questo o quel professionista

di Mira Carpineta

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REBUS SANITÀ FocusON

a delibera 45 -2010 della Regio-ne, che riguarda il Programma Operativo per la razionalizza-zione della Rete di assistenza ospedaliera, defi nisce una serie di metodi e criteri per l’indi-

viduazione degli sprechi e degli ambiti in cui intervenire. L’allegato A stabilisce la “ Metodologia di defi nizione del Fab-bisogno di prestazioni ospedaliere e dei posti letto correlati ed “ha l’obiettivo di analizzare la domanda di ricoveri ordinari, di day hospital e di prestazioni ambulato-

riali e permette di progettare le strutture e le funzioni ad esse correlate tenendo presente il bacino di utenza della popo-lazione della Regione e i ricoveri dei re-sidenti”. In particolare defi nisce il criterio di “individuazione dei ricoveri ordinari ad elevato rischio di inappropriatezza (Patto per la Salute 2009) e trasferimento di circa il 70% in regime di day hospital o ambu-latoriale; -individuazione dei ricoveri day hospital di tipo chirurgico con procedu-ra non appropriata (Patto per la Salute 2009) e trasferimento del 50% in regime

ambulatoriale; -individuazione dei ricoveri in regime di day hospital con 1 accesso di tipo medico e trasferimento del 80% in re-gime ambulatoriale”; ma quali sono questi criteri? “ l’analisi ha permesso identifi care il Fabbisogno di ricoveri di riabilitazione e lungodegenza della popolazione residente. La somma di questi dati rappresenta il Fabbisogno complessivo di prestazioni ospedaliere della Regione che viene suc-cessivamente declinato per ogni Azienda Sanitaria Locale. Poi c’è la parte dedicata alla “Disattivazione dei Presidi per acuti non coerenti col Fabbisogno individuato” e naturalmente il “cronoprogramma del-le loro riconversioni” E l’Azione n 3 per

a sostegno della causa che in poco più di una settimana lo portò a radunare circa 1000 fi r-me. Ma le critiche riguardano oggi, e ancora, le lunghe liste attesa, problema mai risolto, che incidono notevolmente sui costi della mobilità passiva: “Non basta citare i risparmi ottenuti sulla pelle dei malati, la Regione deve rispetta-re il diritto alla salute, magari applicando pro-prio quanto stabilito nel programma operativo 2010, che prevedeva la permanenza e non la soppressione di tre dipartimenti – insiste-, perché i conti ancora non tornano”. Insomma, il quadro non è propriamente tranquillizzante, e non abbiamo ancora parlato del Pronto Soc-corso, altro punto dolente. Ma l’azione dell’Idv spazia anche fuori dall’ospedale. Vivace la po-

lemica sui famigerati “birilli” che delimitavano i parcheggi, e che sono stati rimossi a furor di popolo. “Il parcheggio a pagamento deve es-sere un’ulteriore opportunità, non un obbligo o un’altra vessazione fi scale per il cittadino” – precisa Di Bonaventura. Ma c’è qualcosa di positivo in tutto questo? “Certo che c’è – con-clude il consigliere –. Per esempio, l’ospedale di Sant’Omero, che da qualche tempo fa re-gistrare un’inversione di tendenza nei fl ussi di migrazione sanitaria. E poi ci sono le persone, gli operatori, dai medici agli infermieri, a tutti coloro che giorno per giorno, nonostante tutto, continuano a fare il loro lavoro, pur nelle dif-fi coltà, permettendo le cure, le assistenze e le prestazioni di cui tutti abbiamo bisogno”.

Insomma, il quadro non è propriamente tranquillizzante, e non abbiamo ancora parlato del Pronto Soccorso, altro punto dolente

REGIONE

Piano anti-sprechi

ha l’obiettivo di analizzare la domanda di ricoveri ordinari, di day hospital e di prestazioni ambulatoriali tenendo presente il bacino di utenza della popolazione della Regione e i ricoveri dei residenti

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REBUS SANITÀFocusON

la “Razionalizzazione delle unità operati-ve complesse e semplici con i Criteri di defi nizione della Rete Integrata di Servizi, dell’assetto organizzativo e del dimensio-namento delle unità operative”. Nell’allegato b del documento si chia-risce il progetto di risanamento non solo economico, ma negli intenti, anche di per-seguimento di una maggiore effi cienza as-sume il concetto di : Rete Integrata di Ser-vizi che “implica, di conseguenza, profondi cambiamenti sia sul piano concettuale che gestionale. Esso prevede, infatti, che: il concetto di lo-calizzazione di una struttura operativa in una rete integrata si giustifi chi in funzione delle esigenze della rete e non in termini di patrimonio esclusivo e particolare della comunità locale, della provincia, della città, dell’università o dei professionisti; occor-re passare da una logica di effi cienza ope-rativa della singola unità operativa e del

singolo ospedale, ad una logica di effi cienza complessiva del sistema nella sua globalità, ovvero dell’interno del territorio. L’orga-nizzazione secondo il modello delle Reti Integrate impone la mobilità degli operato-ri invece della mobilità dei cittadini-utenti”. Ma quali sono le condizioni necessarie per l’attuazione del programma? Sempre nel documento, si legge testual-mente: “è necessaria la concentrazione della casistica presso strutture ed ope-ratori che garantiscano volumi di attività suffi cienti e correlati ad un miglioramento della qualità e alla razionalizzazione delle risorse per numerosi settori di attività”. I Dipartimenti di Emergenza e Accetta-zione (DEA) sono defi niti “ asse portante dell’organizzazione del soccorso, e il mo-dello organizzativo deve prevedere l’indivi-duazione di un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifi ca così come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia d’Ac-cettazione e d’Urgenza). Gli organici dedicati e specifi ci per l’emer-genza ospedaliera devono divenire una vera e propria Rete di risorse professionali che secondo le caratteristiche del territo-rio e dei presidi che vi insistono, sia messa in grado di spalmare le proprie compe-tenze sull’intero scenario delle strutture dedicate all’emergenza Il Pronto Soccor-so deve compiere interventi diagnostico-terapeutici, di stabilizzazione e cura del paziente (anche di alta complessità) e di ricovero, in maniera da dare una risposta a tutti i bisogni sanitari complessi della po-polazione”.

E ancora: “Al fi ne di un utilizzo ottimale della rete di trasmissione di dati ed imma-gini, è necessaria la presenza di un opera-tore, preferibilmente l’infermiere di triage, al quale affi dare la gestione e la responsa-bilità fi no alla presa in carico del paziente (accettazione ed indirizzo su protocolli concordati) sulla base delle richieste di consulenza e l’invio allo specialista. Inoltre, è necessaria una revisione e un potenzia-mento della rete dei trasporti secondari, con adeguamento delle risorse da parte delle Centrali 118, dal momento che è prevedibile un notevole incremento dei trasporti da strutture a bassa complessità verso strutture ad elevata complessità. In conclusione, la Rete Ospedaliera Pubbli-ca della Regione Abruzzo prevede la disat-tivazione di 6 ospedali da acuti a Presidio Territoriale di Assistenza e la realizzazio-ne della Rete di 16 Presidi, di cui 4 di alta complessità e 12 di media e bassa com-plessità. Si delinea una Rete Ospedaliera di diversa complessità e, di conseguenza, una organizzazione delle risorse correla-ta a diversi bacini di utenza che presenta , nel contempo, una concentrazione delle funzioni, in particolare, quelle chirurgiche e quelle che presentano bassi volumi di at-tività, con il risultato di garantire maggiori prestazioni per struttura e per operatore e, con esse, maggiori curve di esperienza Si sottolinea che tutti i Presidi, alla luce della attuale defi nizione della Rete ospedaliera, hanno il compito di soddisfare la quantità e la qualità dei servizi assistenziali necessa-ri e defi niti dal Fabbisogno e di garantirne tempestività, sicurezza e appropriatezza”.

L’organizzazione secondo il modello delle Reti Integrate impone la mobilità degli operatori invece della mobilità dei cittadini-utenti

ra tre mesi sono morto”. Con grande rassegnazione una persona molto an-ziana ha risposto ad una impiegata del

Cup che le dava l’appuntamento dopo novan-ta giorni per una visita. Simile scena salendo le scale dell’Ospedale, dove un marito diceva alla moglie: “Ma non è possibile, ti rendi conto? Quattro mesi devo aspettare!”.Secondo un calcolo della Cgil le liste d’atte-sa costano alla Asl di Teramo- e di rimando ai contribuenti- 141 milioni 360 mila euro.I Livelli Essenziali di Assistenza- i famigerati “LEA”- sono assicurati dalla Costituzione e “si stabilisce che le Regioni dovrebbero garantirne

il rispetto per i cittadini”, dice Geppino Olean-dro dello SPI –CGIL “ma mentre sono stati varati sia il piano nazionale di contenimento delle liste di attesa che quello regionale” a Te-ramo è tutto fermo, perché la Asl non emana il suo piano annuale. Il sindacato ha anche stilato un “documento programmatico per l’adozione di un piano attuativo aziendale di contenimento delle liste d’attesa”, che verrà a breve sottoposto alla Asl ed ai medici.Una fonte afferma a chiare lettere che sulla sanità, in particolare sulle liste d’attesa “pre-mono interessi formidabili. Più il tempo è lun-go, più il paziente cercherà altrove la visita, anche se a pagamento. Il problema è che la possibilità di pagare uno specialista privata-mente si assottiglia sempre di più per colpa

In attesa di…LeaSindacati di categoria sul piede di guerra

di Ivan Di Nino

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REBUS SANITÀ FocusON

della crisi”. Critiche anche da parte di Amedeo Marcattili, segretario FP (funzione pubblica) CGIL: “La gestione ha lavorato solo in modo ragionieristico, guardando ai conti, ma non ai costi sociali. Qui si è pensato solo a chiudere i reparti e a bandire un concorso per sei diri-genti amministrativi, che in questo momento non sembra di certo una priorità”. Il segretario uscente della CGIL, Di Odoardo, invece, pone l’accento sulle nomine politiche dei manager e chiede al Presidente della Regione, Chiodi, di fare un concorso pubblico. I danni delle liste d’attesa interminabili sono anche economici. La CGIL calcola che la spesa pro capite della sanitàè di 3.137 euro. Non si sa ancora se la tassazione cui i cittadini abruzzesi sono sottoposti sia suffi -ciente a coprire i “buchi”. Una nota del Ministero della Salute dell’8 novembre ha indicato alle Re-gioni la necessità di non avere più di 3,7 posti letto ogni 1000 abitanti. In termini generali sono 7389 in meno. Le Regioni con un tasso inferiore a questo potranno aumentarli fi no a tale soglia. L‘Abruzzo, che conta meno abitanti della sola pro-vincia di Bergamo, dovrà toglierne ancora molti.

n dirittura d’arrivo la “love-story” tra il manager della Asl, Giustino Varrassi, e la governance regionale. A pochi mesi dalla riconferma (con lode) del suo mandato, Varrassi non va più bene. Questa è la posizione che ha assunto

la Giunta regionale, all’indomani del quar-to avviso di garanzia notifi cato al manager. “Da tempo siamo abituati a repentini e con-tinui cambi di opinione - interviene Berardo Rabbuffo, consigliere regionale del Fli-, ma que-sto li supera tutti. Fino a pochi giorni fa Varrassi era difeso da tutto il Pdl teramano, considerato bravo ed effi ciente, anche perché era il ma-nager delle formidabili promozioni dei medici iscritti al Pdl, come lo stesso sindaco Brucchi. Era anche il manager della promozione di un assessore Pdl al Comune di Teramo, costretto a dimettersi per una scomoda vicenda giudi-ziaria legata proprio alla Asl di Teramo. Il pre-cedente è importante perché forse è l’unico caso in cui un dipendente accusato di peculato viene promosso dalla stessa azienda pubblica danneggiata. Adesso, però la situazione è im-barazzante. Un reparto chiuso, quello di un altro consigliere comunale di Teramo ed un nuovo avviso di garanzia. Bisogna scaricare Va-rassi e far ricadere tutte le colpe su di lui. E’ un

copione già scritto e recitato altre volte. Così i politici pensano di uscirne puliti. Ma a questo punto è lecito chiedersi se veramente il mana-ger della Asl di Teramo sia l’unico responsabile. Mi chiedo, infatti, - continua Rabbuffo - se Varrassi al momento della nomina conoscesse già tutti i personaggi che sono stati gratifi ca-ti con le varie promozioni o se a lui furono segnalati proprio da chi lo aveva selezionato per quel posto? Mi domando se furono sue scelte indipendenti o se lui ha semplicemente reso possibile e ratifi cato i piani tessuti fuo-ri dall’Azienda sanitaria teramana?” Le do-mande del consigliere sono incalzanti e al momento senza risposta, sembrerebbe, stando agli scarni comunicati della regione sull’argomento. “Caro manager solo tu puoi chiarire a me e a tutti i cittadini questi dub-bi- conclude Rabbuffo-. Se, come credo, tu sei dotato di particolari doti professionali, regalaci fi nalmente un ultimo anno di vera amministra-zione della nostra Asl, indicando a noi tutti, se esistono, quali sono i responsabili di queste tristi vicende all’interno della Asl teramana che ti ha premiato pochi mesi fa, ma che adesso ti abbandona e ti vuole come il proprio capro espiatorio. Caro Varrassi, non farti utilizzare una seconda volta!”.

“USATO E GETTATO VIA…”Il consigliere regionale del Fli, Berardo Rabbuffo,

commenta la vicenda che vede coinvoltoil manager Varrassi

di Mi.Ca

l viaggio nel delicatissimo mondo della salute e della sanità desta sempre forti emozioni. Se da una parte vi sono lagnanze su disservizi e burocrazia, dall’altro capo della barricata infermieri e medici si

lamentano dell’enorme mole di lavoro cui sono sottoposti. F. è una sessantenne a cui il dottore ‘di base’ ha prescritto una visita urgente presso un ambulatorio ospeda-liero: “Sono arrivata la mattina. Dopo una lunga attesa è stata un’infermiera a valutare se il mio caso fosse meritevole d’immedia-tezza o meno. Mi ha rimandato a casa. Una settimana dopo –prosegue- sono tornata alle 8.30 come specifi cato; sono entrata in stanza alle 10.45 e nei primi dieci minuti ho guardato in faccia l’infermiera, perché il medico non c’era. Quando ho protesta-to mi è stato detto che prima si fanno gli appuntamenti e poi le urgenze. Delle due l’una: io avevo l’impegnativa per l’urgenza, ma se sono stata rimandata alla settimana successiva, avevo anch’io l’appuntamento. Dieci persone avevano lo stesso orario”.“Mio padre è ricoverato in un reparto- dice invece T.-. L’altro giorno, stavo atten-

ASLCHI L’ATTACCA…

di Ivan Di Nino

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REBUS SANITÀFocusON

dendo il medico vicino al bancone e ho visto una scena agghiacciante. E’ suonato il telefono ed una infermiera che stava lì non ha risposto e se n’è andata lamentandosi pure! Io dico: è un ospedale, se qualcuno chiama vuol dire che di certo non lo fa per divertimento. Il bello è che lì davanti c’era pure un’allieva! Che razza di esempio è?”.I. è nipote di un’anziana signora: “Mia nonna soffre di ritenzione idrica e nei giorni pas-sati è stata aggredita da una brutta bron-chite. Nonostante l’ossigeno e le pasticche,

respirava a fatica. Abbiamo chiamato il 118; il dottore ci ha detto che doveva essere ricoverata. E’ rimasta due giorni al pronto soccorso e le medicine abbiamo dovuto portarle da casa. Ogni volta che chiedevo qualcosa ad un medico o ad un infermiere, passavano sempre correndo, e mi diceva-no che non avevano tempo. Poi, quando è stata fi nalmente portata in reparto, le hanno messo il catetere, la maschera per l’ossigeno e in pochi giorni la situazione è migliorata. Non potevano fare la terapia già

al Pronto Soccorso? Non poteva venire un medico del reparto per una consulenza an-che se sopra non c’era posto?”.Quello dei posti letto è un altro gravissi-mo problema degli Ospedali, che si aggrava sempre di più per la solita e cronica caren-za di fondi.“Visto che scrivi sul giornale, dillo che la Sanità qui non funziona!”, esclama un pa-ziente in attesa di risposta, “Stasera - ag-giunge -sono venuto per fare un control-lo, ma ho dovuto aspettare più del solito,

edici ed infermieri vorrebbero dire la loro, ma non possono. Per effet-tuare un’intervista devono essere au-

torizzati dalla Asl e a causa delle lungaggini burocratiche per ottenerla, che si scontra con gli stretti tempi giornalistici, non è stato possi-bile-per il momento- fare altrimenti.Gli unici autorizzati sono i rappresentanti sin-dacali; Prima Pagina ne ha interpellati alcuni che hanno risposto con grande cortesia, ma non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.Spiluccando qua e là si sentono alcune affer-mazioni che riguardano un rapporto non sem-pre felice coi medici di base, spesso ‘assenti’

nella cura del malato; la gestione del lavoro è in sotto numero e spesso occorrestare contem-poraneamente sia negli ambulatori che in sala operatoria. Non mancano lagnanze anche da parte degli infermieri, attualmente coadiuva-ti dagli allievi i quali, però non possono fare molte cose di chi è già qualifi cato. Inoltre la domenica non ci sono. Alcuni reparti sono sta-ti accorpati e lì dove c’erano dodici pazienti e due infermieri ora ci sono ventiquattro degenti e lo stesso personale. In quanto alle “risposte scocciate” da parte dei dottori, è il cane che si morde la coda: i pazienti si spazientiscono, i medici sono anche loro essere umani ed a volte si assiste a siparietti poco edifi canti.Per quanto concerne le urgenze, occorre met-tere un freno, perché molti si fanno inserire

tale dicitura onde saltare le liste d’attesa, e così s’incappa in cartelli quanto meno pit-toreschi come quello che questo mensile ha evidenziato nel n.27. I medici evidenziano, inoltre, la perdita di tempo per questioni non propriamente cliniche, quali il riempimento di documenti, carte et similia che potrebbero essere riempite tranquillamente anche da ‘ci-vili’, ma la Aal non assume per i soliti problemi di budget. La questione è aperta e spesso i problemi restano irrisolti; aveva forse ragione quell’attore che ne “Il medico della mutua” dell’indimenticato Alberto Sordi, alle altisonanti parole del ‘primario’ sui problemi che poneva la mutua stessa, diceva ad un orecchio di Ter-silli: “Parla bene lui che si prende 30mila lire a visita! (il fi lm è del 1968)”.

perché c’era un medico solo. L’esame che dovevo fare può eseguirlo tranquillamente anche un infermiere, ma per il referto c’è bisogno del dottore. Ce n’era uno solo ed andava avanti e indietro dal Pronto soccor-so. Pazienza di Giobbe.”La burocrazia della sanità è un leviata-no che spaventa moltissimo i pazienti: “A mio padre, una vita nei campi, hanno dato al Cup un pacco di fogli da riempire. Ho dovuto istruire io la pratica, perché in que-sto caso manca completamente qualunque tipo di assistenza” dice un altro signore.Attualmente il Cup è gestito da una coo-perativa esterna. “Per questioni documen-tali – prosegue - agli sportelli indirizzano soltanto alla Asl di Circonvallazione Ra-gusa. L’altro giorno ci sono andato e ho atteso invano un dirigente. Dalla porta aperta dell’uffi cio si vedeva la giacca lascia-ta lì dentro. Dopo un’ora la segretaria mi ha detto che c’era, ma non era in servizio”.Altro tema scottante sono le ricette medi-che, le cosiddette “impegnative”, giuste per il paziente, ma non per la burocrazia. I. si è operato da poco e ha necessità di applicazioni terapiche in ospedale: “Il mio

medico di base ha scritto sulla ricetta: come da richiesta dello specialista. Attac-cato al foglio ‘rosso’ del dottore di famiglia c’era il foglio ‘bianco’ dello specialista stes-so, che indicava il tipo di cure da fare. Per il reparto non andava bene. Hanno dovuto cercare un medico per farmi rifare la ri-cetta, perché doveva essere indicato tutto sulla ricetta ‘rossa’. Ho chiesto che diffe-renza facesse, tanto io sono messo male lo stesso. L’infermiere mi ha risposto che al-trimenti vengono sanzionati loro. Dovreb-bero essere ripresi se non curano i malati, non per la burocrazia. Mi pare che stiano diventando sempre più degli impiegati”.R. è malato di diabete, e con l’esenzione ‘013’ deve pagare il ticket par fare i rag-gi: “In Abruzzo sono più di venti euro; se vado nelle Marche, non solo non mi costa niente, ma lì fanno anche su Cd. Qui non sanno neanche cosa siano. Poi i politici si lamentano della troppa mobilità passiva. Il centro per il piede diabetico, obbligatorio in ogni regione, qui non esiste. Ogni volta devo farmi accompagnare da mio fi glio ad Ancona”.I parenti dei pazienti ricoverati lamentano

inoltre un’assistenza lenta, dovuta in parte alla carenza di personale. Spesso il cambio di una fl ebo o l’arrivo di un pappagallo si fanno attendere molto, con conseguente nervosismo dei malati.Anche gli ambulatori per visite e medica-zioni siano molto distanti dal reparto. Ca-pita così che lo stesso medico che deve vi-sitare un paziente nel vecchio ospedale sia stato chiamato nel frattempo nel nuovo, o viceversa. I tempi di attesa a quel punto si contano con le lancette piccole dell’orolo-gio: al Pronto Soccorso, invece, si contano quasi con le fasi lunari.“Meno male che questo è un ospedale piccolo” esordisce una signora che tradi-sce un accento romano. “Mio suocero si è rotto la clavicola in più punti ed è rimasto al pronto soccorso di un grande ospedale romano per tre giorni. Mio marito è origi-nario di un paese del teramano così abbia-mo deciso di portarlo qui, non senza noie burocratiche, e fi nalmente l’hanno opera-to”. Non solo spine.

…E chi la difendedi Ivan Di Nino

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REBUS SANITÀ FocusON

n paziente in grave sta-to, questo risulta essere, a Teramo, il Pronto soccorso dell’ospedale. Da “girone dantesco” a “calvario”, le defi -nizioni colorite si sprecano. E

non sono esagerazioni a quanto pare, se anche un paziente “raccomandato” (come lui stesso si è defi nito), l’ex assessore Milton Di Sabati-no, ne traccia un ritratto a dir poco inquietan-te. Ore e ore di attesa, “parcheggiati” in sala d’aspetto o sulle barelle, più che “pazienti” si rischia di diventar santi. Naturalmente le criti-cità risiedono principalmente nell’insuffi cienza di personale addetto, che non riesce a gestire il lavoro in tempi accettabili. E così si soffre, per la malattia, l’incidente, la disgrazia e l’attesa. So-spesi in un limbo dove il tempo sembra fermar-si, per chi non sa cosa può succedere. Quando il commissariamento della Sanità abruzzese ha imposto la revisione delle spese, le razionaliz-zazioni dei costi, per il risanamento dei conti di un comparto gravato da un pesante debito

di bilancio, la scure dei tagli si è abbattuta sul-le voci più pesanti, che quasi sempre in questi casi, riguardano il personale, ma non solo. Non è solo il pronto soccorso, “l’anello debole della catena” sanitaria. Armando ha 78 anni e una cartella clinica da guinness dei primat, avendo

subito 5 interventi in 5 anni, tra cui l’innesto di 5 by-pass coronarici e un aneurisma addomi-nale. Quando lo chiamano per un intervento in day-surgery (chirurgia ambulatoriale) pro-grammato, per un’ernia inguinale, sa già per esperienza, quali sono le procedure a cui deve attenersi e si presenta puntuale al mattino in reparto per i test preparatori e l’attesa secon-do la lista. Quello che non può immaginare è che alle 13.30, quando è ora di andare in sala operatoria, l’infermiere, con aria contrita, lo in-vita a spogliarsi nello stanzino della biancheria, perché i letti, ahimé, non sono ancora pronti: “ Tra le dimissioni e i ricoveri, le terapie e le carte, non abbiamo un minuto neanche per andare in bagno” - si scusa l’infermiere, sentendosi in colpa suo malgrado.

Pronto soccorso

COME SCENDERENELLA BOLGIA DANTESCA

di Mi.Ca

eatrice è un’ ex professoressa di storia e geografi a di settan-tacinque anni, da tempo soffre di scoliosi e artrosi acute per cui ha bisogno di frequenti visite. Da fruitrice assidua di

assistenza sanitaria ha una sua ben precisa opinione su cosa si dovrebbe migliorare: “In-nanzi tutto, una maggiore professionalità degli addetti ai box informazioni, in secondo luogo le prenotazioni degli esami, ad esempio per una Tac o una semplice visita specialistica. E intendo dire che, chi è pagato per svolgere determinate funzioni, non le fa correttamen-te. Il più delle volte sono anche sgarbati, e i tempi per prenotare una visita sono davvero troppo lunghi. Si tratta di disagi reali, tangibili. Sarebbe utile avere un ricambio di persona-le infermieristico e non, poiché ho notato la non professionalità da parte di alcuni di essi. Soprattutto sarebbe opportuno non spendere soldi inutilmente”.Quindi lei è d’accordo sul fatto i disagi

sono dovuti anche a uno scarso cambio d’infermieri?“Certo, come anche nella scuola, dove ho la-vorato per tanti anni, si può osservare questo problema. Perché è naturale non avere più la pazienza che si ha quando si è giovani.E’ pur vero però che molte persone pre-tendono l’ impossibile e a volte esage-rano.“Certamente, non voglio fare di tutt’erba un fascio, ma come tanti altri signori, passo molto tempo all’ospedale o alla Asl, e riscontro spes-so gli stessi problemi”.Beatrice, quali altri disagi incontra una persona come lei che ha bisogno di cure? “Come ho già detto, la mancanza di edu-cazione che alcuni di quei lavoratori non di-mostra nei confronti di persone anziane, ma anche verso quelle più giovani, perché non c’è chiarezza, scarsa informazione in generale. A parte poi la superfi cialità di alcuni medici che proprio non sopporto”.Quando dice “scarsa informazione”,

cosa intende nello specifi co, di chi lavo-ra all’interno, o in generale mal infor-mazione dell’Asl verso i cittadini?“Entrambe le cose. Io ho la fortuna di avere dei fi gli che mi aiutano con internet quando ho bisogno d’informazioni. Spesso capita di non sapere alcune cose, e non sempre tutti riusciamo ad andare di pari passo con il cam-biamento di alcuni servizi per esempio”.Il Governo e gli enti locali, secondo lei, come intervengono per risolvere questi problemi?“Quello che io sento sono solo chiacchiere montate a dovere per farci credere che la sanità in Italia proceda nonostante la crisi, invece quello che vedo è quasi un degrado. Ci sono disagi troppo evidenti”.Beatrice, da ex professoressa, che voto darebbe all’Asl di Teramo, da 0 a 10 per servizi, effi cienza e altro?“Guardi non è per i medici o gli infermieri, ma al contorno, al disagio che crea chi comanda quest’azienda, quindi il mio voto è 4,5”.

MODI DI DIRE E DI FAREUn’ ex professoressa, da paziente “assidua”, dice la sua e dà anche i voti alla Asl

di Luca Cialini

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a vicenda delle dimissioni in massa dalla Commissione Grandi Rischi (CGR) dopo la sentenza dell’Aquila e le polemiche che hanno invaso i giornali e i media in generale sono fuori luogo. Hanno dimostrato an-

cora una volta l’assoluta immaturità del nostro paese a trattare professionalmente i problemi, e in generale come la cosiddetta classe “scien-tifi ca” e accademica sia osservante delle di-sposizioni della classe politica. Qualche giorno dopo la sentenza c’è stato un articolo di Francesco Merlo su La Repubblica che esprime in modo ineguagliabile quello che dovrebbe essere il sentimento di tutti. Comin-ciamo con la questione della sentenza facen-do un parallelo con la situazione meteorologi-ca. Negli Stati Uniti e tanti altri paesi le cause giudiziarie contro le maldestre previsioni me-teo e le relative sentenze sono numerose. L’unica differenza è che la previsione meteo è possibile, mentre quella dei terremoti non lo è. Tutti sembrano aver dimenticato che il 23 gennaio 1985 tre degli attuali protagonisti di questa vicenda, Zamberletti presidente onora-rio della CGR, Boschi e Barberi ordinarono e realizzarono l’evacuazione di 100.000 perso-ne in Garfagnana per un imminente terremo-to, che fortunatamente non si verifi cò. Forse questa è la ragione per cui alla vigilia del ter-remoto dell’Aquila i membri della CGR hanno lasciato alla chetichella la riunione senza dire una parola alla stampa, lasciando la patata bollente nelle mani dell’unico funzionario sta-tale. È proprio questo comportamento che è stato criticato (e sanzionato dalla giustizia) anche a livello internazionale, come ha fatto David Ropeik sul blog di Scientifi c American, che conclude dicendo: “Gli esperti scientifi ci sono fra le sorgenti più fi date di informazio-ne per la società e così come condividono la loro esperienza sui rischi con il governo, essi devono anche comunicare con individui singoli educati che aspettano lo stesso tipo di guida. Nessuno stupore quindi che la gente dell’Aqui-la stia celebrando quella che è la loro rivincita contro quelli che speravano dovessero infor-mare sulle possibili scelte per rimanere al si-curo, esperti che – innocentemente, di certo – hanno invece abbandonato quella gente”. Quanto ai componenti la commissione scien-

tifi ca si tratta di professori universitari per la maggior parte e di “scienziati”. La gente tende a vedere queste persone sotto il manto imma-colato della scienza e dimentica che la scienza è fatta dagli uomini (quindi corruttibile) ed è asservita ai governi che la fi nanziano. Spesso e a sproposito è stato citato Galileo in questa vicenda, che va visto come un esempio di ob-bedienza al potere e quindi non come esem-pio di obiettività, e rettitudine. Ma la cosa più

illuminante sulla classe accademica della CGR è stato quello che è successo dopo le dimissio-ni di circa la metà dei suoi componenti. Il suo presidente, dopo che ha avuto un colloquio con il sottosegretario competente (insieme al prefetto Gabrielli), ha subito fatto marcia indietro e alle sue iniziali immediate ed irrevo-cabili dimissioni dalla Presidenza della CGR è seguita una pausa di ripensamento. E questa pausa è stata suffi ciente a molti dimissionari per ritirare le loro. Come si vede, soddisfatto l’ego personale, tutto torna in ordine.La verità è che non è chiaro quale sia la fun-zione della CGR. Nei mesi trascorsi dalla mia nomina (a gennaio 2012) abbiamo preparato documenti per il Governo e per la Protezione Civile e fatto interventi anche presso l’Accade-mia dei Lincei, per mettere in evidenza l’im-preparazione del paese al rischio idrogeologico, cause che vanno dalla distruzione dei servizi tecnici dello stato alla mancanza di un’adegua-ta preparazione accademica. Dire che questo documento è stato ignorato è dir poco perché non ha ricevuto neanche una nota di ricevuta. Quando (come sta regolarmente accadendo) ci saranno alluvioni e frane il governo dirà che ha fatto tutto il possibile.

“IMMATURITÀ ITALIANA”

Commissione Grandi Rischi dimissionariae polemiche fuori luogo; mentre il rischio idrogeologico…

di Guido Visconti

La gente tende a vedere queste persone sotto il manto immacolato della scienza e dimentica che la scienza è fatta dagli uomini (quindi corruttibile) ed è asservita ai governi che la finanziano...

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nternet ha cambiato la nostra vita. Dal modo di comunicare a quello di relazio-narci, ma anche di fare politica, ribellarci, organizzarci, contrattare o semplicemente trascorrere il tempo libero. Ideato come sistema infallibile a prova di bomba atomi-

ca dagli americani dell’Arpa (chiamato Arpanet), durante la guerra fredda per esigenze di difesa e controspionaggio, si è evoluto in uno strumento alla portata di tutti, vera e propria “fi nestra sul mondo”, che ha abbattuto barriere, unito popo-li e pensieri, sovvertito regimi, smaltito le lun-gaggini burocratiche, diventando il più potente e utilizzato strumento di comunicazione per la massa.Esempio di libertà di espressione e democrazia globale dei tempi moderni, questa interconnes-sione di reti ha l’indubbio vantaggio di essere accessibile a tutti e in ogni posto del pianeta, permette la rapida diffusione delle notizie e rap-presenta una rivoluzione tecnologica e sociolo-gica di ampia portata, nonché uno dei motori dello sviluppo economico mondiale. “Internet ha cambiato tantissimo il nostro mo-dus vivendi, perché consente di comunicare in maniera globale a prescindere dalla barriere fi siche e dalla frontiere politiche. Tutti i più im-portanti movimenti di protesta del mondo uti-lizzano, oggi, le nuove tecnologie informazionali. Non dimentichiamo che la terza forza politica di questo paese è nata on-line e utilizza esclu-sivamente la rete per comunicare”. A parlare è il prof. Guido Saraceni, docente di Filosofi a del diritto e di Informatica giuridica presso l’Univer-sità degli studi di Teramo.Professore, la tecnologia delle reti ha mo-difi cato anche il nostro linguaggio oltre al nostro modo di agire?“Il linguaggio è una cosa viva e si evolve anche gra-zie al mezzo che viene utilizzato per esprimersi. Per la prima volta nella storia dell’ umanità, Internet ci consente una comunicazione scritta contestuale. Per questo motivo riduce i tempi del dialogo, infl uendo sulle strutture grammaticali e sintattiche”.Ma è proprio vero che informazione crea al tempo stesso disinformazione?“Assolutamente sì. Il bello della rete è che non è un mezzo di comunicazione di massa, ma un mezzo

di comunicazione per le masse, ovvero un mezzo di comunicazione che non prevede la presenza di un mediatore culturale. Questo signifi ca che chiunque può pubblicare qualsiasi cosa senza che ci sia un controllo preventivo. Abbiamo dunque a disposizione moltissime informazioni, ma si tratta di informazioni non verifi cate”.I social network stanno cambiando il modo di rapportarsi con gli altri?

“Sicuramente. Da un lato, i social network implicano parecchi rischi e bisogna stare attenti al modo in cui vengono utilizzati, perché nascondono molte trap-pole, soprattutto per i minorenni; dall’altro, grazie ai social network molte persone possono combat-tere la solitudine, restando in contatto con parenti ed amici che vivono lontano. Per quanto riguarda la privacy, gli utenti sono messi nella condizione di poter stabilire quanta e quale parte della propria vita mettere in comune con gli altri, per cui, a mio avviso, si tratta di un falso problema”.Internet è una sorta di agorà virtuale che permette lo scambio di culture e cultura, persino di scoperte in vari campi. Quanto è importante nel progresso dell’umanità e nello sviluppo scientifi co-tecnologico?“Non è importante, è fondamentale. Stiamo assi-stendo a una rivoluzione della quale facciamo anco-ra fatica a comprendere il senso e la reale portata. Quel che è certo, è che grazie a Internet sono stati abbattuti i costi d’accesso alla cultura. Non c’è limite all’evoluzione, in un mondo in cui le informazioni viaggiano a costo zero, e alla velocità della luce”.Il modem è stato inventato da due ragazzi di Chicago che lo hanno messo a disposizione

del mondo, e non è il solo caso di invenzioni, sottratte al copyright, e condivise con l’inte-ra comunità internazionale. Si può afferma-re che la condivisione funziona meglio della competizione?“Il peer to peer dimostra esattamente questo: i pro-grammi open-source funzionano normalmente me-glio dei programmi protetti da diritto d’autore. Que-sto signifi ca che in ambito informatico le persone sono disposte a lavorare gratuitamente con il solo fi ne di contribuire al progresso del genere umano”. Navigare potrebbe essere “pericoloso”?“Certamente sì, ma anche vivere in una grande città o viaggiare in automobile potrebbe esserlo, non per questo, smettiamo di farlo”.La rete può facilitare dinamiche delittuose?“La tecnologia ha determinato la genesi di nuove fi gure di reato, come ad esempio la diffusione di virus informatici, furto di identità, frodi telematiche e tante altre”. Quindi internet non può defi nirsi una “rete anarchica” priva, cioè, di una regolamenta-zione uffi ciale effettiva?“No. Nella stessa misura in cui sono nate nuove

condotte delittuose, la tecnologia ci ha offerto anche nuovi mezzi per difenderci. La rete non è una sorta di far west dove vige la legge del più forte. Dalla Convenzione di Budapest in poi gli Stati hanno pre-disposto ed approntato molti e diversi metodi per controllare e disciplinare quello che accade online”.Crede che i mezzi di comunicazione tradi-zionali siano destinati a scomparire?“Credo che essi siano destinati a scomparire nella forma e nei modi a noi conosciuti. La tv, la radio e i giornali resisteranno nella misura in cui sapranno raccogliere la sfi da lanciata dalle nuo-ve tecnologie; dovranno, cioè, trovare una modalità di diffusione e di narrazione compatibili con la fl uidità caratteristica del nuovo tempo virtuale”

Da Gutenberg al web

RIVOLUZIONE VIRTUALEInternet e i tempi moderni nell’analisidel prof. Guido Saraceni dell’Università di Teramo

Il bello della rete è che non è un mezzo di comunicazione di massa, ma un mezzo di comunicazione per le masse...

di Adele Di Feliciantonio

La tecnologia ha determinato la genesi di nuove figure di reato...

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l problema del lavoro è cronico e nessun governo ha mai voluto fare veramente qualcosa per semplifi care e sviluppare le risorse umane, poten-zialmente eccellenti, nell’ingegno, nella inventiva, nelle intuizioni, pur in man-

canza di un background di studi curriculari, che non ha saputo coniugare innovazione e tradizione. La crisi è molto profonda, ma risente di politiche, sprechi, anni di malgoverno, corruzione, gestione della “res publica” più clientelare che per merito, tesa al soddisfacimento di interessi particolari, di lobby che hanno e continuano a con-dizionare la politica economica italiana.Cosa viene fatto per il giovane che intraprendente, con idee anche ge-niali, intende sviluppare commercial-mente o professionalmente un’ idea?

Si trova di fronte a mille problemi buro-cratici. Dalla apertura delle partite Iva al codice fi scale generalizzato (perfi no i neonati hanno dovuto prendere il codi-ce alfanumerico), una scelta oculata del tipo di contabilità, oneri contabili che se pur con l’ agevolazione per i primi anni di attività sono pur sempre penalizzanti, aperture indiscriminate di posizioni pre-videnziali “autonome e volontarie” con alto tasso di incidenza previdenziale e fi scale, che demotiva il giovane per acce-dere e/o implementare la propria attivitàTassazione e burocratizzazione del rap-porto di lavoro, mancanza di fl essibilità nella gestione di un semplice rapporto di lavoro tra giovani che intendono mettersi in proprio o condividere con altri giova-ni, in un progetto imprenditoriale, sempre con il timore di avere controlli da parte

degli organi di vigilanza preposti. Non ci vuole questo per aiutarli. Ma una forte scossa e coraggio di dire no alle lobby che imbavagliano l’impresa giovanile e non.Occorrono vere semplifi cazio-ni contabili e obblighi relativi solo a partire dal settimo anno di inizio attività, e successivamente e progressi-vamente entrare a regime di tassazione.Via i vincoli per aperture di attività, per la costituzione di aziende. Semplifi cazione per la costituzione di so-cietà di capitali senza lacciuoli di capita-le sociale minimo e necessità di notaio.Flessibilità e capacità di investire sulle idee, sul progresso, da parte del mondo banca-rio.. Il giovane è come un capitano di ven-tura. Lo Stato e il sistema bancario rappre-sentano il feudatario che deve valorizzare il capitano nel suo e altrui interesse.

INVESTIRE SULLE IDEEBurocrazia e tasse imbavagliano i progetti imprenditoriali e

scoraggiano anche le menti più brillanti.È ora di dare una “scossa” al Paese.

di Mauro Rosati di Monteprandone De Filippis Delfi co

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imangono attuali le parole di Giovanni Paolo II pronunciate ai laici nel corso del grande Giubi-leo del 2000: “Bisogna ritornare al Concilio, bisogna riprendere in mano i documenti del Vatica-

no II, per riscoprire la grande ricchezza di sti-moli dottrinali e pastorali. In questo passaggio epocale la lezione del Vaticano II appare più che mai attuale. Studiate il Concilio, approfonditelo, assimilatene lo spirito e gli orientamenti, tro-verete in esso luce e forza per testimoniare il Vangelo in ogni campo dell’esistenza umana”. Il Concilio rischia di venire dimenticato dagli stra-ti più larghi dell’opinione pubblica. Perciò grande è stata l’intuizione di S. Santità Benedetto XVI di indire l’Anno della Fede nel 50° anniversario

dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II

e del 20° anniversario della pubblicazione del Ca-techismo della Chiesa Cattolica. Questo evento deve aiutarci a tener vivo nella vita della Chiesa quello che è stato l’avvenimento più importan-te del XX secolo. In base alla loro esperienza

storica, noti storici della Chiesa pronosticano 50 anni per la “ricezione” di un concilio, ovvero per la sua consapevole traduzione in realtà viva per la Chiesa. Allora il tempo stringe. C’è tem-po fi no al 2015 (profezia del Maya permettendo: fi ne del mondo per il 12 dicembre del 2012).Tutto cominciò quel mattino del 20 gennaio 1959. Sono passati appena tre mesi dalla elezio-ne del nuovo papa Giovanni XXIII e questi alle ore 9,00 del mattino ha il suo consueto, quoti-diano colloquio con il suo Segretario di Stato, cardinal Tardini. Parlarono della situazione della chiesa universale. Quanto a numero di membri e infl uenza, essa non era stata mai tanto potente come sotto Pio XII. Era divenuta però un corpo estraneo in un mondo trasformato; era rispet-tata, ma incompresa e non amata. Un terzo del genere umano viveva sotto regimi dichiarata-mente atei. Preoccupante il numero dei cattolici praticanti nei paesi tradizionalmente cristiani: al massimo il 30% in Italia. Nei paesi in via di svilup-po si segnalava un crescente divario tra clero e popolo. Anche dove la chiesa non era oggetto di per-secuzione, sorgeva una cultura che dalla scienza all’arte, dallo stile di vita alle convinzioni etiche, divergeva dal cristianesimo. Vi era un’atmosfera desiderosa di riforma, decentralizzazione, ricon-ciliazione con un mondo contro il quale a lungo la chiesa aveva avuto confl itti. Mentre il Papa e Tar-dini parlano di queste cose, nella mente di Gio-vanni XXIII scaturì un’ispirazione: un Concilio!L’ora di partenza è il 25 gennaio 1959, giorno in cui Giovanni XXIII dette l’annuncio di un nuovo “Concilio ecumenico per la chiesa universale”

PER NON DIMENTICAREBenedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede a cinquant’anni esatti dal Concilio Ecumenico del “Papa buono”.Un’occasione per rifl ettere, Maya permettendo…

di Pietro Lalloni sacerdote

Nei paesi in via di sviluppo si segnalava un crescente divario tra clero e popolo...

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nella sala capitolare del monastero benedetti-no di San Paolo fuori le mura, a Roma. Le sue parole ebbero come risposta immediata quella di “un impressionante, devoto silenzio” da par-te dei cardinali presenti, subito amplifi cata dal-le reazioni suscitate alla diffusione della notizia nei mezzi di comunicazione. Sentimenti contra-stanti, infatti, seguirono all’annuncio di un nuo-vo Concilio che manifestarono, a seconda dei casi, sorpresa e timori, speranza o indifferenza.Il 17 maggio 1959, con l’istituzione della cosid-detta Commissione ante-preparatoria, presiedu-ta da mons. Pericle Felici, ebbe inizio l’immediata fase della “preparazione remota”, consistente in una con-sultazione dei vescovi, dei superiori religiosi, delle università e facoltà cattoliche su quali temi si doveva occupare il prossimo Concilio. Le rispo-ste pervenute alla Commissione furono all’incirca 3000, sulla base delle quali, nell’ottobre del 1960, vennero approntati gli schemi da inviare ai Padri. Il 5 giugno 1960, vigilia di Pentecoste, il papa pro-

mulga un Motu proprio (ossia “di propria inizia-tiva”), di carattere legiferativo, intitolato Superno Dei, col quale dava avvio alla “preparazione pros-sima” del Concilio. Nel testo comparvero per la prima volta la dicitura Concilio Vaticano II e la notizia della costituzione di dieci Commissioni, che nel luglio 1962, a due mesi dall’apertura del Concilio, inviarono ai Padri 70 schemi preparato-ri per le discussioni. Il 10 novembre 1960 venne aggiunta la Commissione centrale, presieduta anch’essa da mons. Felici, confermato segretario generale. Il 2 febbraio 1962, con la Lettera Apostolica Con-cilium diu, si rendeva nota la data dell’inizio del Concilio, fi ssato per l’11 ottobre 1962, festa nel calendario liturgico di allora della divina Materni-tà di Maria (Theotòkos), in ricordo della procla-mazione del dogma mariano nel Concilio di Efeso.Il concilio ecumenico rappresenta la riunione di tutti i più alti detentori di potere giurisdizionale nella chiesa, al fi ne di esercitare, insieme e sotto il papa, la suprema potestà magisteriale e legisla-tiva. Con “detentori di potere giurisdizionale” si intende la cerchia dei membri con i diritto di voto: si tratta di coloro che sono in servizio quali patriarchi, primati, metropoliti, arcivescovi, vescovi, abati, presuli di Prelature personali, gli abati primati delle congregazioni religiose e i su-periori generali degli ordini esenti, ovvero quelli sottomessi direttamente a Roma e non ai vesco-vi. Teologi ed esperti hanno solo una funzione consultiva.

Le sue parole ebbero come risposta immediata quella di “un impressionante, devoto silenzio”

a raccolta di saggi curata da Fa-bio Zanello e Stefano Giorgi, per le edizioni Il Foglio, ripercorre la fi lmografi a del regista Nicolas Winding Refn, miglior regia al fe-stival di Cannes nel 2011 per il

fi lm Drive. Si tratta del primo libro in Italia a fornire un’accurata ed approfondita disamina sulla cinematografi a “ontologicamente noir” dell’autore (come la defi nisce Michele Raga nel suo saggio su Vahlalla Rising), che si snoda come un percorso continuo e senza ritorno tra i reietti, tra le persone che vivono ai mar-gini di un mondo che fagocita sé stesso e che non lascia spazio ai più deboli. La brutalità, puntualmente portata in scena da Refn, è un aspetto inscindibile della natura umana, e su questa consapevolezza poggiano le basi delle architetture fi lmiche del danese; il suo cinema è popolato da “anti-eroi”, dai borderline della trilogia di Pusher, al One-eye di Valhalla Rising, e fi no al driver di Drive, umanità marcia fi no al midollo, ma vera, e che anche solo per que-sto merita attenzione e rispetto. “La vendetta degli anti-eroi” approfondisce la poetica nera di un cineasta che si muove in bilico tra il thriller, il noir ed il realismo, e che si distingue sempre per l’acuta ferocia, nello studio dei suoi personaggi e nella rappresen-tazione scenica. Il volume, curato da Giorgi e Zanello, si apre con la biografi a dell’autore, seguita da una serie di brevi schede riassunti-ve dedicate alla sua intera fi lmografi a; la pre-fazione è affi data a Laurent Duroche, che ha curato un documentario sul regista ed è tra i massimi esperti del suo linguaggio fi lmico. Il capitolo introduttivo, che passa in esame l’intera produzione di Refn, evidenziandone i momenti di continuità ed i punti caratteristici, è opera della nostra collaboratrice, Marian-gela Sansone. Nell’apertura del suo saggio, “Un cinema sottile come una lama affi lata”, Mariangela mette subito in guardia il lettore, ricordando che l’opera del danese è “sottile come la lama affi lata di un coltello, penetra

lento nelle viscere dello spettatore e le lacera con un taglio veloce e preciso, lasciando un ricordo immaginifi co indelebile”. Il testo pro-segue con l’analisi dei singoli fi lm dell’autore, a cura di Aurora Auteri, Alessandro Baratti, Luca Biscontini, Marco Cacioppo, Giacomo Calzoni, Francesco Giani, Stefano Giorgi, Do-menico Monetti, Michele Raga, Gianluigi Per-rone e Fabio Zanello. Notevole, tra gli altri, l’approfondimento “N.W.R. come nemesi di Tarantino”, curato da Fabio Zanello, respon-sabile della collana cinema per Il Foglio Edi-zioni e direttore del sito www.ciaocinema.it, in cui viene messa in luce la distanza dell’autore Danese da Quentin Tarantino, spesso impro-priamente messi a confronto. “La vendetta degli anti-eroi” è una preziosa monografi a che analizza dettagliatamente tutta la cine-matografi a di N.W.R., dilungandosi in dettagli tecnici e storici, soffermandosi sull’iperreali-smo, a volte crudo e brutale, del regista, ed è un testo imprescindibile per qualsiasi cinefi lo.

Una raccolta di saggi per ricostruire la carriera

del regista Nicolas Winding Refn

Mariangela Sansone e...

La vendettadegli anti-eroi

di Adele Di Feliciantonio

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Martinsicuro c’è un museo ar-cheologico. L’informazione non è superfl ua, a conoscere questa realtà del territorio vibratiano non sono in molti. l’Antiqua-rium di Castrum Truentinum

è stato inaugurato nel 2009, nel complesso architettonico costituito dalla Torre di Carlo V e dall’annessa Casa Doganale. Il museo non ha solo il merito di rendere visibili testimonianze archeologiche non più riconoscibili sul terri-

torio, rappresenta soprattutto uno dei pochi “presidi” culturali della costa. Lo scavo da cui provengono gli oggetti espo-sti è stato effettuato a Martinsicuro tra il 1991 e il 1995 sotto la direzione di Andrea Staffa, archeologo della Soprintendenza archeologi-ca dell’Abruzzo. Grazie ai lavori di ricerca è stata individuata una parte dell’antica città di Castrum Truenti-num. Il centro abitato, municipium dal I secolo dC, era sede di un importante porto com-

merciale, situato proprio nel punto in cui la via Salaria, da Roma, giungeva al mare Adriatico.L’insediamento era del tutto abbandonato gia alla fi ne del Medioevo e l’esatta collocazione è stata rivendicata per anni da entrambe le pro-vince situate sulle sponde del fi ume Tronto, Ascoli Piceno e Teramo. Solo la campagna di scavo ha accertato la pre-senza del sito sulla riva destra del fi ume, nel territorio di Martinsicuro. Alcuni dei reperti in mostra provengono dal sito protostorico di

Archeologia sul mare

di Ilenia Ceci

Nel museo Antiquarium la sintesi della Storia culturale della costa teramana

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Colle di Marzio, anche questo nel territorio comunale. Gli insediamenti possono essere considerati come due momenti della conti-nuità abitativa che ha interessato la foce del Tronto dalla tarda età del Bronzo all’alto Me-dioevo. La sede museale è una ulteriore prova dell’im-portanza storica di questa parte della provin-cia teramana. Una fortunata congiuntura logi-stica ha voluto che una Torre di avvistamento cinquecentesca e la relativa Casa Doganale si trovassero proprio all’interno dell’area di sca-vo. Da tempo le due strutture erano diventate di proprietà comunale, restaurate e soprattut-to alla ricerca di una nuova funzione, la de-cisione di allestire il museo al loro interno è stata la più naturale. L’apertura di un luogo in cui la storia possa esprimersi e presentarsi ai cittadini è sem-pre necessaria, a maggior ragione in contesti territoriali diffi cili e in cui l’identità dei luoghi subisce continui attacchi. In momenti di crisi economica sembra lezioso parlare di musei. Al contrario, proprio in questi contesti, il recu-pero di valori sociali e culturali può costituire una risorsa. Attualmente la gestione del Museo è affi data al Centro di Educazone Ambientale Scuola Blu che, in collaborazione con un’archeologa, riesce ad attivare delle interessanti attività di-dattiche per le scuole della provincia e non solo. Il museo, però, ancora non riesce ad as-solvere pienamente alla sua funzione, sarebbe necessario mettere a disposizione più risorse, magari scegliendo semplicemente meglio la loro destinazione.

Istituto superiore “G. Milli“ di Teramo anche quest’an-no ha superato la selezione dell’ Agenzia Nazionale ed è stato scelto per parteci-pare al suo quarto Progetto

“Comenius”, fi nanziato dall’Unione Euro-pea, dal titolo “ Ready Steady Job – Fit For Work “. Oltre all’Italia, lavoreranno per un arco di due anni le scuole di Spagna, Scozia e Germania. Il gruppo di studenti italiani si incontrerà a scuola per approfondire tema-tiche sul mondo del lavoro. Ma oltre agli incontri limitati al gruppo, vivranno esperien-ze di scambio culturale nei Paesi aderenti.I diciotto alunni italiani hanno già partecipato all’ incontro di progetto in Spagna a Villafranca de los Barros (Extremadura). I partecipanti si sono specchiati nel rifl esso di una settimana dantesca, viaggio non solo fi sico, ma che ha coinvolto animo e immaginazione. Grazie alle famiglie, sono stati accolti come parte inte-grante di realtà allargate, di culture diverse con valori comuni, di giovani uniti dagli stes-

si interessi e dalla consapevolezza di essere tutti parte di una Europa presente e futura. Sono riusciti anche a prendere parte del quo-tidiano dell’altro, fatto di scuola, uscite, attimi di monotonia, amicizie, affetti e tante risate. Il modo di vivere la giornata può variare a se-conda della nazionalità, ma le sane risate non hanno avuto nazione. Sono stati momenti in cui tutti hanno provato la stessa felicità, le me-desime sensazioni: è qui che avviene lo scam-bio più straordinario, quando si comunica con l’altro senza parola alcuna. Ecco cos’è stata l’esperienza di questa settimana: l’espressione di vita di giovani che provano stesse emozioni.

DA TERAMO IN EUROPAUNA SCUOLA SENZA CONFINICon il progetto Comenius l’Istituto superiore “G.Milli”, per la quarta volta, fa incontrare gruppi di allievi con coetanei di vari paesi. Gemellaggio culturale e scambi di esperienze per crescere insieme pensando al lavoro di domani.

di Gianna Lucenti

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La storia del più noto rabdomante di Amiternum, in

Quel cercatore

e ogni leggenda nasconde sem-pre un fi lo di verità, anche nei tanti racconti di rabdomanti, cercatori di metalli e commer-ci antiquari che si tramandano ad Amiternum (San Vittorino,

Aq) potrebbe essere insito un pizzico di veridicità. Amiternum è uno dei siti ar-cheologici più belli e suggestivi dell’intero Abruzzo. Un antico centro italico e roma-no a pochi chilometri dalla città dell’Aquila. Un gentile signore che vive da queste par-ti racconta la storia di un uomo di nome Anselmo originario del nord Italia. “Ri-cordo che aveva un accento diverso. Non era aquilano- dice-. Uffi cialmente faceva l’orologiaio all’Aquila, ma era un rabdo-

di Giuseppina Michini

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mante occulto, collezionista e antiquario. Identifi cava oggetti interrati, riconoscen-do la loro qualità per mezzo di una sorta di attrazione magnetica tra due condutto-ri: il suo corpo e i metalli che giacevano sottoterra. Ispezionava intere campagne, camminando a braccia aperte con le mani parallele al terreno. Non andava mai da solo. Un compagno lo seguiva tenendogli la mano; in questa ma-niera Anselmo riceveva più energia e riu-sciva a sondare aree più ampie. Quel forte magnetismo, che gli provocava tremore acuto, gli consentiva di incaricare il suo ac-

compagnatore a scavare nel punto preciso. Se Anselmo si fosse messo a scavare, infat-ti, non avrebbe avvertito più alcuna perce-zione sensitiva.Vicino la casa dei signori Berardi, posta lungo la strada Statale 80, a destra della curva sottostante il paese di San Vittori-no, fu trovato il grande letto di bronzo e argento, oggi esposto nel museo archeolo-gico di Chieti.Guarda caso, intorno a quella abitazione, quel sensitivo avvertiva sempre delle forti vibrazioni. Niente di più probabile che in quella stessa area si trovino alti reperti”.Oltre a sentire la presenza di metalli, An-selmo si accorgeva anche della presenza di vuoti, tanto da individuare pozzi, cisterne, acquedotti e gallerie. Un agricoltore di San Vittorino aveva trovato un passaggio sot-terraneo in un terreno e lo ricoprì perché

rappresentava un pericolo. Volle togliersi una curiosità però. Ebbe l’idea di chiamare Anselmo, per verifi care le doti del perso-naggio e per vedere se riusciva a indivi-duare il luogo del passaggio sotterraneo. Con grande furbizia cercò di depistare Anselmo in tutti i modi, ma il rabdomante indicò esattamente dove si trovava l’antica galleria. Sicuramente questo, come tanti al-tri clamorosi episodi, garantirono la fama al rabdomante. Era conosciuto da tutti gli abitanti di San Vittorino e del circondario aquilano come “ju pataccaro” perché tro-vava le patacche, cioè le monete. Oltretutto gli venivano riservati oggetti di antichità che si rinvenivano durante i la-vori agricoli. Anselmo li passava a ritirare esercitando il baratto. “Solitamente imper-versava nella zona amiternina sempre nel fi ne settimana- continua a raccontare il signore di queste parti-. Arrivava con l’au-tobus dall’Aquila e girava per le campagne, soprattutto sui terreni arati. Trovava tante di quelle monete antiche che praticamente queste zone le ha spogliate. A giornata conclusa ripartiva e tornava a casa in via dei Sali all’Aquila.A casa custodiva una grande quantità di materiale in bronzo e non. Venuto a man-care, la sorella e la moglie si trovarono un grande tesoro antiquario in casa. Della

loro sorte non si sa più nulla”. Tutti i materiali sono stati recuperati? Ri-sponde: “ Assolutamente no”, facendo su-bito riferimento al commercio antiquario e ai probabili contatti con i collezionisti. Durante la fi ne degli anni ‘40 le opere d’arte erano ancora considerate manu-fatti d’antiquariato. Emblematico un do-cumento in cui, un erudito rabdomante, socio della Deputazione di Storia patria Abruzzese, viene autorizzato a eseguire delle esplorazioni nella zona archeologica di Amiternum per rintracciare monumenti antichi.Gli anni ‘70 vedranno il boom dei cerca metalli muniti di metaldetector e tuttora è un fenomeno attualissimo. Tanti i casi a cui si può fare riferimento. A Rocca di Mon-te Calvo, in provincia di Ascoli Piceno, da nord a sud, da est a ovest, indomiti cerca-tori si aggirano alla ricerca del tesoro di Carlo Magno.Tuttavia, ad Acquasanta Terme (AP), il rin-venimento di stratigrafi e che hanno ricon-segnato all’umanità scimitarre, bronzetti, pugnali ha fatto sospettare la presenza di un vero e proprio sito longobardo, ma l’ombra della cementifi cazione selvaggia, le fondazioni di zone industriali relegano il luogo alla bramosità dell’essere umano e fanno tremare gli esperti.

d’oro di nome Anselmoprovincia dell’Aquila,che riusciva a scovare tesori con la sola forza magnetica delle mani.

Era conosciuto da tutti gli abitanti di San Vittorino e del circondario aquilano come “ju pataccaro” perché trovava le patacche, cioè le monete...

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hi pensa che il dialetto sia un linguaggio che sta scompa-rendo, e che le generazioni attuali, educate e cresciute con la lingua italiana, non ne siano interessate, si è dovu-

to ricredere. L’affl uenza massiccia, soprat-tutto giovanile, dei residenti al Comune di Montorio al Vomano, per ricevere in omaggio il “Dizionario del montoriese”, ha dimostrato come le radici non si rinneghi-no mai. L’amministrazione comunale, convinta che gli “idiomi locali rappresentino un pa-trimonio culturale di inestimabile valore da proteggere e tramandare da genera-zione in generazione”, ha pensato di pro-muovere questa singolare manifestazione e regalare ai concittadini che ne presen-tassero domanda, l’opera magna di Manlio Patriarca, montoriese doc, che ha dedicato sessant’anni allo studio completo di quello che non defi nisce un dialetto, ma una vera e propria lingua. E così, dopo “Storia di una lingua”, è nato il “Dizionario” nel quale l’autore, con passione ha operato una ri-cerca e raccolta dei vocaboli, frasi e modi di dire, che testimoniano a pieno la cultura antichissima di questa lingua. “É convinzio-ne diffusa ritenere il dialetto un parlare privo di logica e di limitato contenuto, relegandolo a una primitiva e misera cultura, come se la

primitività fosse una menomazione e non un potenziale che ci ha portato alle conoscenze attuali – afferma l’autore –. Il dialetto ha dei termini e delle frasi così appropriati al loro signifi cato, da non trovare un termine italiano che potesse sostituirlo. E il montoriese che ha un lessico proprio, una scrittura propria, una grammatica propria, un sistema fl essivo pro-prio non è logico chiamarlo dialetto, perché

ha tutte le prerogative di una lingua e come tale deve essere trattato.” Il risultato è sta-to clamoroso; si è registrato un numero di richieste di gran lunga superiore rispetto alle aspettative, e nel paese non si parla d’altro che del libro; tutti si divertono a riscoprire gli antichi detti dei nonni e a cercare di indovinare quelle parole che, oggi, vengono poco utilizzate. L’assessore alla cultura, Donato di Gabriele, si ritiene pienamente soddisfatto della risposta dei suoi concittadini.Com’è nata l’idea del dizionario?

“Questo volume lo aspettavano in molti nel nostro paese. Tutti conoscono l’autore e la sua vita spesa, sin da bambino, a raccogliere e studiare il dialetto montoriese Proprio per questo motivo, abbiamo deciso, come ammini-strazione comunale, di appoggiare la divulga-zione del dizionario, che noi riteniamo un’ope-ra straordinaria e unica. A marzo c’è stata la presentazione uffi ciale in una serata dedicata nella quale sono intervenuti oltre all’autore dei docenti universitari esperti di linguistica. Successivamente abbiamo pensato di omag-giare la cittadinanza del volume proprio come segno uffi ciale di riconoscenza per il lavoro certosino svolto dall’autore”.L’iniziativa ha riscosso successo.“In accordo con l’autore che ci ha dato la libe-ratoria alla pubblicazione abbiamo stampato circa 500 copie. In pochi giorni già avevamo distribuito ai residenti ( che ne avevano fatto richiesta al Comune con limitazione di un solo volume per nucleo familiare) 200 copie. E, considerata la mole delle domande, abbiamo riaperto i termini di distribuzione”. La “lingua” montoriese, come la defi -nisce Manlio Patriarca, rappresenta davvero un patrimonio da difendere, preservare e tramandare?“Certamente. L’opera di Manlio va nella di-rezione di difendere le nostre radici, la nostra storia. Essa è destinata a essere un’opera uni-ca per originalità e voluminosità. Il dizionario renderà perpetuo ed eterno il nostro monto-riese. L’autore tiene molto alla sopravvivenza della sua lingua. A questo proposito vorrebbe coinvolgere i ragazzi già dalle scuole elemen-tari e interessarli a essa perché ritiene impor-tante conoscerla e capirla proprio per tenere saldo il contatto con il passato e con le proprie origini”.L’iniziativa ha suscitato curiosità e in-teresse anche fuori Montorio. “Il Comune ha patrocinato e contribuito alla realizzazione delle 500 copie. Per il momen-to non c’è la possibilità di una ristampa, ma se ciò accadesse ne sarei felicissimo. Si po-trebbero studiare altre iniziative collegate a quest’opera, ma tutto deve avvenire con il benestare dell’autore, titolare dei diritti. Siamo comunque aperti alle richieste delle comunità montoriesi all’estero”.

Il dialetto diventa dizionario

di Adele Di Feliciantonio

È convinzione diffusa ritenere il dialetto un parlare privo di logica e di limitato contenuto...

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n località Feudo basso, frazione di Ca-stellalto (Te), la chiesa rurale di San Pasquale, inagibile ormai da quattro anni, è stata “spogliata”. La denuncia ai carabinieri di Castelnuovo è scattata non appena Luigi Valentini, guardando

la chiesa, non riusciva a capacitarsi come fosse stato possibile trovare il campanile vuoto. La campana di bronzo sparita.Nel giorno in cui si accorse del furto, la gente del gruppo di case vicine alla chie-sa, allibita e indignata, non immaginava che anche l’interno dell’edifi cio era stato ma-nomesso. La porta rimasta illesa sembrava non fosse stata più aperta. Passata la notte, Francesca, moglie di Luigi, sentì il dovere di controllare e di superare la paura del presentimento. La donna chiamò la nipote per entrare in-sieme e verifi care se tutto fosse rimasto come era da quando, all’indomani del ter-remoto del 6 aprile 2009, l’interno dell’edi-fi cio era stato puntellato e il portale chiu-so con il lucchetto. Aperte le ante di legno Francesca corse verso le statue. Mancanti la coroncina della Madonna del Rosario e quella del Bambi-no. La Madonna spogliata anche degli ori votivi. Rapinate le icone della via Crucis e l’Angelo che completava la rappresenta-zione di san Pasquale Baylon. Al luogo di culto appartengono anche un crocifi sso e una Madonnina di legno detta “dell’Ascen-sione”, un tabernacolo anch’esso ligneo e i messali ottocenteschi.I ragazzi del posto ricordano la chiesa come luogo di socializzazione. Frequen-

tavano lì il catechismo, partecipavano alle feste, andavano lì per fare una preghiera prima di un esame. Si tratta di un ennesimo allarme scatenato dalla cattiva custodia del patrimonio e dei beni culturali. Sono tan-te le chiese con i puntellamenti effettuati quasi come contentino nei confronti delle comunità cittadine. Presto molti di questi

edifi ci si rivelano abbandonati al destino perché i lavori non si sa quando partiran-no. Intanto le coscienze si accomodano; il tempo farà il resto tanto da divenire l’uni-co imputato. Anni fa, l’associazione per lo sviluppo Lo-cale “Itaca” considerava la chiesa di San Pasquale un attrattore culturale nella gran-de rete di punti di forza del territorio di Castellalto. La frazione Feudo, posta sulla cresta di colli che guardano a ovest Canza-no e a est Castelbasso, è caratterizzata da tipicità naturalistiche e ambientali tanto da essere stata proposta come percorso turi-stico contraddistinto dal panorama spetta-colare. Le vecchie mulattiere, i calanchi, la liquirizia, la recettività data dalla presenza di un ristorante e di un alloggio e un’unica chiesa: San Pasquale Baylon.

CHIESE SPOGLIATEVicino Castellalto anche il campanile di San Pasquale perde la campana di bronzo. Che fi ne fa la cultura locale?

di Giuseppina Michini

Si tratta di un ennesimo allarme scatenato dalla cattiva custodia del patrimonio e dei beni culturali...

foto Valentina Michini: vedute e particolari

della chiesa di San Pasquale

Dopo il terremoto, il patrimonio dei nostri paesi in balìa di ladri senza scrupoli.

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lasse 1941, classe da vendere, Peter Brotzmann, musicista tedesco, ha esercitato una notevole infl uenza sull’evoluzione del free jazz europeo. Musica d’assalto,

estremista, che spinge oltre ogni limite di resistenza i musicisti che lo animano. Vengono in mente opere come “Machine Gun”, del 1968, in cui l’artista si avvaleva di ben nove musicisti, con un linguaggio musicale defi nito in passato “poesia della violenza e dell’anarchia”. Musica sperimentale e libera, che non si pone barriere, ma osa, sfoggiando una bellezza aggressiva.

Proveniente dal movimento di avanguardia Fluxus, gruppo dichiaratamente neo dadaista, nato nel 1961, coinvolto nella musica e nella poesia, Brotzmann è un sassofonista sperimentale, che occasionalmente suona anche il clarinetto e il tárogató, strumento tradizionale ungherese; è sulle scene dalla metà degli anni sessanta e continua a distinguersi in campo musicale come solista, compositore e organizzatore. Dopo dieci anni di assenza, l’artista tedesco è ritornato in Italia con un’unica data, inserita in una serrata tournée europea, e si è esibito, accompagnato dall’ensemble Chicago Tentet, ben undici elementi, a Giulianova,

nell’Auditorium del Centro socio-culturale dell’Annunziata, evento organizzato dall’associazione culturale L’Offi cina (l’Arte e i Mestieri), in collaborazione con il Comune di Giulianova, il Goethe-Institut, il BIM Vomano-Tordino, il Grand Hotel Don Juan e la Julia Servizi e fortemente voluto da Giuseppe Di Berardino, l’infaticabile primo artefi ce di questo evento straordinario. La presenza scenica ipnotica dell’artista tedesco ha stregato il folto pubblico, regalando tonnellate di energia pura, grazie anche all’accompagnamento del travolgente Chicago Tentet, da lui stesso fondato e che raccoglie alcuni dei migliori improvvisatori della scena internazionale. Per una notte, Giulianova è stata la capitale

Esperimenti in musicaA Giulianova il free jazz del tedesco Peter Brotzmann

di Mariangela Sansone

Dopo dieci anni di assenza, l’artista tedesco è ritornato in Italia con un’unica data, inserita in una serrata tournée europea, e si è esibito, accompagnato dall’ensemble Chicago Tentet...

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Tra li cambe di live e li minaceme s’ho’ fatte ’na piccula casette;mamme e papà ripose ormaje ’n pacelu tatone ne te’ ottandasette.

Se matte la divise de la huerre, ’na cazzarole ’n cocce come elmette, ma je manghe lu fosfere e lu ferre… la cocce cchiù gni regge e sta a lu lette.

Are lu cambe, bade a li lemanecuje la ’live, sta’ arrete a la vigne,e mbo’ mbo’ da la case m’allundanequande e pije esce fore e se la svigne.

Lista li’ s’ho’ circate ’na badande…uè, n’ha minute una bbjonde assi’, pasciute anninze e ’rrete interessande che parla e parle… che te vu’ capi’!?

’Nu cigulije, quande è nnotte fonne,tranghete, tranghete, tranghete tra’,me risvaje a lu colme de lu sonnee p’ardurmi’… la voje cchiù ngi sta.

’Na notte, chi l’avasse maje credute,strille la bbjonde furte e ’mbaurite, nda cale… vate nonne nute nute… sobbre a asse li zambe ave’ stirite. Povere nunne simbre bbattajre , de forze n’artineve ’na hucciatte ’lla notte si ni sciò nghe ’nu suspire e ’n gile si ni jò… pe’ la ciuatte.

LA BADANDEinedito del Prof. Lucio Cancellieri

della musica sperimentale, ospitando un sogno artistico realizzato che ha diffuso indimenticabili emozioni.

La presenza scenica ipnotica dell’artista tedesco ha stregato il folto pubblico, regalando tonnellate di energia pura...

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Segreteria artistica Roberto Rupo

Produttore esecutivo Società della Musica

e del Teatro “Primo Riccitelli”

Ministero per i Beni

e le Attivita’ Culturali

Regione Abruzzo

Regione Marche

Provincia di Teramo

Comune di Teramo

Comune di Ascoli Piceno

Comune di Fermo

Comune di Chieti

Comune di Atri

Maestro concertatore e direttore

Massimiliano Stefanelli

Maestro del coro

Paolo Speca

Maestro preparatore del coro

Carlo Morganti

Coro “Ventidio Basso” Ascoli Piceno

Orchestra Sinfonica Abruzzesein collaborazione con

l’Istituto Musicale Pareggiato

“G. Braga” di Teramo

Biglietteria e informazioni: Ente Morale Società della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli”

www.primoriccitelli.it

Regia

Aldo Tarabella

Scene

Pier Paolo Bisleri

Costumi

Chiara Barichello

Lighting designer

Lorenzo Caproli

Teramo

Teatro Comunale

8 gennaio 2013

Atri

Teatro Comunale

4 gennaio 2013

Dramma lirico in quattro atti

di M. Praga, D. Oliva, G. Ricordi, L. Illicadi Giacomo Puccini

Assistente direttore Massimiliano Caporale Assistente alle scene Chiara Barichello

Maestri Sostituti Enrico Angelozzi, Massimiliano Caporale, Isabella Crisante,

Anna Maria Piva Direttore allestimento scenico Mauro Di Giuseppe

Direttore di palcoscenico Marco Carlini Direttore montaggio Secondo Caterbetti

Capo Macchinista Maurizio Cellinese Macchinisti Federico Caterbetti,

Francesco Lozzi Attrezzisti Mirko De Luca, Gabriella Nobile

Service audio-video e luci Eventi Sonori Service Teramo

Elettricisti Ivan Pilogallo, Noel Santoro Sarte Monica Cavallin,

Antonietta Lucci, Manuela Stucchi Trucco Clara Cittadini, Glenda Consorti,

Paola Pierini Sartoria Sartoria Teatrale Arrigo Calzature

Artistiche Sacchi Audello Torino

Grafica Luca Di Sabatino Impresa lirica S.O.L.T.I. snc di Ermanno Fasano

Manon Lescaut Raffaella Angeletti

Cristina Lamberti

Leonardo Caimi

Lescaut Carmelo Corrado Caruso

Carlo Di Cristoforo

Alessandro Fantoni

Davide Filipponi

il Maestro di Ballo Nunzio Fazzini

un Musico Barbara Bucci

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associazione italia-na arbitri, ormai da 50 anni, raccoglie giovani sul terri-torio ed iniziarli all’attività arbitra-

le. Oltre che uno sport è un’attività che forma molto il carattere e dà ai ragazzi un’opportunità, non solo di lavoro, nella vita”. Simone Di Francesco, giovane neo presidente dell’Aia sez. di Teramo, illustra l’attività dell’associazione volta a formare i nuovi arbitri e soprattutto il carattere dei ragazzi. Indispensabile oltre alla prepa-razione tecnica e fi sica la socializzazione. Imparare a stare insieme nel rispetto re-ciproco. “Tanti anni fa ci si approcciava a questa attività per cogliere una futura op-portunità lavorativa, adesso che gli sbocchi lavorativi sono limitati, comunque viene offerta una attività formativa e crescita personale notevole, che sarà utile ai ragaz-zi in ogni ambito della loro vita. I ragazzi che arrivano a fare gli arbitri devono ac-quisire qualità importantissime: leadrship, dover prendere decisioni in tempi brevi, farsi apprezzare e far condividere le deci-sioni adottate e in più una certa disciplina. I ragazzi che si avvicinano all’associazione sanno già al loro arrivo che hanno diritti e doveri. E’ necessario che si svolga attività associativa, essere rispettosi dei colleghi, verso chi ha più anzianità di tessera, dei giocatori, delle società di calcio. Il rispetto è la prima cosa che viene insegnata insie-me all’impegno che devono mettere nelle cose che fanno. Il tutto fi nalizzato al miglioramento di se stessi e non all’obiettivo. L’obiettivo si può raggiungere oppure no, ma se ci si impegna al massimo delle pro-prie capacità, comunque da una esperienza se ne uscirà arricchiti. Dai 15 anni è pos-sibile fare il corso arbitri fi no a quando il cuore porta a rimanere all’interno dell’as-sociazione. Ci sono associati che hanno la

tessera ‘benemerita’ perché lo sono come arbitri e condividono questa passione da oltre 50 anni”. La formazione, quindi, non è solo tecnica? “La prima cosa che si inse-gna è la formazione tecnica. Bisogna, inol-tre, superare una visita medica agonistica, non basta un semplice certifi cato medico

di buona salute. Successivamente, iniziano test di prove teoriche ed atletiche, con requisiti precisi e diversi per ogni catego-ria”. La passione per uno sport, un me-stiere non è questione di età. All’interno dell’associazione c’è una evoluzione? “Si inizia come arbitro fi no a 45 anni. Poi si possono svolgere altre funzioni. Ad esem-pio, l’osservatore, che va a vedere altri arbitri dandone valutazioni, contribuendo alla crescita professionale dei più giovani”. L’associazione ha una sede ben attrezzata e fruibile in contrada Casalena. Il corso è aperto a tutti “Non è mai stato fatto un corso per arbitri a pagamento – precisa Di Francesco –. L’associazione è assoluta-mente no profi t. Gratuitamente viene for-nita una divisa e il materiale per iniziare ad arbitrare. I corsi vengono organizzati con grande attenzione e spesso tenuti anche

da arbitri che sono espressione nazionale ed internazionale della categoria. La strut-tura è particolare e solo i soci versano una quota con cui durante l’anno paghiamo le spese. Nella sezione di Teramo ci sono più di 200 associati. Ogni quattro anni gli iscritti, che hanno superato la maggiore età, votano per esprimere il presidente di sezione”. Unico cruccio è che la sede non è facilmente rag-giungibile a piedi. L’ideale sarebbe trovare spazio adeguato e non troppo oneroso, in un’area meno decentrata.

Simone di Francesco, presidente dell’Aia di Teramo, presenta un’attività che insegna ai giovani regole e soprattutto rispetto degli altri

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Arbitri

Arbitro per cresceredi Daniela Palantrani

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Motori

nfrazioni rilevate dal tutor non sono valide senza la foto: lo attesta la sen-tenza n. 2570 del Giudice di Pace di Cassino. Il tutor, molto diffuso sulle nostre autostrade, è un sistema di ri-levamento della velocità media. Gra-

zie alla sua introduzione la mortalità per incidenti stradali si è ridotta in maniera importante. La sentenza dell’avv. Marini, giudice di Pace di Cassino sta mettendo in discussione le modalità di contestazione della sanzione. “La rilevazione della veloci-tà con un apparecchio elettronico – recita la sentenza - non conferisce al successi-vo verbale fede privilegiata, trattandosi di circostanza alla quale l’accertatore non ha assistito personalmente, e che pertanto la pubblica amministrazione ha l’obbligo, in quanto attrice, di produrre in giudizio la fotografi a. Le circostanze apprese dal pub-blico uffi ciale a seguito di ispezione di do-cumenti non attribuiscono al verbale alcun valore probatorio precostituito, semmai rappresentano materiale indiziario sogget-to al libero apprezzamento del giudice”. In buona sostanza la multa può essere con-

testata se a testimonianza inequivocabile dell’infrazione non c’è anche la prova foto-grafi ca. In caso di assenza della fotografi a, l’automobilista sanzionato può fare ricorso e il Giudice di Pace potrebbe decidere di annullare la multa.

Il “clic”che fa la differenza

a cura di Antonella Lorenzi

e informazioni riportate in eti-chetta non richiedono una mo-difi ca alla marcatura sui fi anchi dei pneumatici. Necessita, quindi, verifi care le informazioni ripor-tate in etichetta consultando

materiale tecnico cartaceo o sito web del costruttore dei pneumatici di riferimento. Sull’etichetta devono essere riportate sempre le informazioni relative ai 3 i pa-rametri illustrati. Va richiesto lo scontrino

fi scale o la fattura per poter controllare che sugli stessi vengano riportate le infor-mazioni relative all’etichettatura. L’obbligatorietà insiste sui pneumatici pro-dotti dopo il 1° luglio 2012. Prima di tale data non è possibile pretendere il rilascio delle informazioni riportate in etichettatu-ra. E’ possibile vendere prodotti privi delle informazioni riportate in etichetta a condi-zione che i pneumatici siano stati fabbricati prima del 1° luglio 2012.

ETICHETTE E PNEUMATICI

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cusi, scusi, perché fa le foto?! Eh, perché fa le foto?” Questa la ri-chiesta, con l’insisten-za propria di chi suda tra il rischio e la pau-

ra, di una signora con l’auto mal posteggia-ta a ridosso della Asl di Circonvallazione Ragusa, proprio sulla rampa che conduce al parcheggio San Gabriele.Quella stessa mattina, una giornata qualun-que, gironzolando per il centro si poteva constatare come la Polizia Locale avesse nel frattempo sanzionato le molte auto in divieto di sosta presso la stessa Circon-vallazione, nonché le strade limitrofe. Via Capuani, Via Cesare Battisti, Via Nazario Sauro erano piene di foglietti svolazzanti dai parabrezza o dai lunotti. Statisticamen-te si notano invece molte meno multe di là dal corso, nelle zone di Via Comi, via D’An-nunzio ecc.I parcheggi selvaggi sono ormai un male italiano: da Milano a Roma, da Pescara a Chieti non c’è città che si salvi.E’ il cane che si morde la coda. Se da una parte i Comuni ingolfano i servizi proprio nelle zone dove vi è meno spazio e pochis-simi stalli dove sostare, la disciplina degli automobilisti e motociclisti lascia a desi-derare.A quanto pare anche i pedoni stessi non sono esenti da colpe: l’ultimo drammatico caso è stato registrato a Tortoreto, sulla Statale 16. Un uomo di 85, che stava at-

traversando la strada, è stato investito da un ciclista. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’anziano avrebbe attraversato sì sulle strisce, ma col disco rosso del se-maforo per i pedoni. Gioele Dix, noto comico, nel suo memo-rabile personaggio dell’automobilista in…zzato come una bestia, dice in uno sketch: “Mettiamocelo in testa, c’è il rosso anche per i pedoni, quando attraversano sulle strisce pensano di essere incorporei”. Im-prudenza, imperizia, mancanza di rispetto delle regole più basilari. Le forze di Poli-zia si dicono in sottonumero e “con pochi mezzi a disposizione”, il traffi co –nono-stante la crisi- è sempre più in aumento, l’indisciplina di ogni ‘attore’ stradale anche.

MALEDUCATI A QUATTRO RUOTE E A PIEDI

Costume italiano

di Ivan Di Nino

inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Motori

novembre è stata introdotta una novità per semplifi care la vita dell’automobilista in merito ai pneumatici. Un’etichetta ob-bligatoria dovrà riportare alcuni parametri legati all’effi cienza

sotto il profi lo economico e ambientale, alla re-sistenza, aderenza e sicurezza stradale. Il rego-lamento UE 1222/2009 introduce elementi atti a promuovere pneumatici più sicuri ed effi cienti, consentendo al consumatore di effettuare scel-te consapevoli considerando informazioni che solitamente si trascurano. Sono assoggettati ad obbligo di etichettatura tutti i pneumatici prodotti dopo il 1 luglio 2012. L’etichettatura dei pneu-matici non si applica a pneumatici delle moto, off road professionali, per impiego temporaneo, ricostruiti, racing e altre categorie specifi che. L’etichetta si presta per sua natura a possibili usi non corretti o addirittura a contraffazione. Resta, pertanto, fondamentale il consiglio del rivendito-re di fi ducia. “L’etichettatura dei pneumatici è un vantaggio per il consumatore che avrà alcuni elementi oggettivi per poter orientare le proprie scelte che si aggiungeranno a quelli che vengono abitualmente valutati durante il processo di ac-quisto” afferma il direttore di Assogomma. “Que-sta novità dovrà però essere accompagnata da una effi cace attività di controllo sul mercato da parte delle autorità preposte. Senza controlli, in-fatti, si favorirà la frode in commercio con vendita di prodotti non conformi a tutto svantaggio sia del consumatore fi nale che dei costruttori cor-retti, vanifi cando gli sforzi tecnologici fi nalizzati a migliorare effi cienza economica, ambientale e di sicurezza stradale”. Sono previste 7 classi di me-rito espresse da una lettera: da A (la migliore) a G (la meno effi ciente). La differenza tra un prodot-to di classe A ed uno di classe G può signifi care un minore consumo di carburante fi no al 7,5%.

Consigli utili sui pneumatici

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Sleddog: a Campo Felice(Aq) si terrà nel febbraio prossimo una gara di sleddog (slitte trainate dai cani), valida per il circuito EuroCup. Nella località montana arriveranno equipaggi di sedici nazioni. La gara è organizzata dal Gruppo Sportivo Antartica.L’evento internazionale vedrà come protagonisti esemplari delle 4 razze nordiche riconosciute dalla Federazione Internazionale della Cinofilia (Siberian Husky, AlaskanMalamute, Samoyedo e Groenlandesi).La piana di Lucoli dispone di piste da fondo per oltre 35 km, unica in Italia ad avere un tracciato permanente per lo sleddog, che all’occorrenza può unirsi alle piste da fondo ‘classico’, originando una delle poche gare europee con sufficiente chilometraggio.

Vela: Nel campionato invernale 2012 appena concluso, il Club nautico Pescara ha fatto man bassa di vittorie. Nella Crociera- Regata ha vinto la ‘Man’ di Riccardo Di Bartolomeo; nella Mini- altura si è imposta la ‘Sorrento’ di Lanfranco Marchionne e nella categoria Relax, la ‘Lilith’ di Attilio De Carolis. Nella specialità Gran Crociera, il club rivierasco è giunto “solo” secondo con la Diomedea di Alessandro Marroni.

Atletica: Alessia Giuliante, dell’Ecologica G di Giulianova, ha conquistato la medaglia di bronzo nei Campionati italiani individuali e per regioni della Categoria Cadetti nel salto in lungo.A Jesolo la giovane Alessia ha conquistato il terzo posto del podio tricolore con il nuovo primato personale di 5,29 (il precedente era di 5,26), conseguito con un vento contrario di 1,2 metri al secondo.Ottimi anche gli altri risultati degli abruzzesi, fra i quali spiccano i quinti posti di Alessia Beneduce (Atletica

Ciclismo: Danilo Di Luca, vincitore del Giro d’Italia 2007, per il momento è senza contratto. La Farnese Vini e la belga Crelan avrebbero offerto al “killer di Spoltore” un ingaggio, ma le trattative sono tutte da fare. Confermati invece nella squadra di Luca Scinto, Matteo Rabottini e Roberto De Patre. Il pinetese Spezialetti ha ancora un anno di contratto con la Lampre di Beppe Saronni. Il campione italiano a cronometro, Dario Cataldo, ha firmato un contratto di due anni con la prestigiosa SKY di Christopher Froome e Bradley Wiggins, trionfatore all’ultimo Tour de France.

Taekwondo: l’abruzzese Gabriel Dornea ha vinto il titolo italiano cinture rosse senior tenutosi a Rimini, organizzati dalla FITA (Federazione Italiana Taekwondo). Il teatino ha sconfitto gli avversari nella categoria 87 Kg. Il portacolori del club "Scuola di taekwondo hwarangdo E.Negri", è partito dagli ottavi di finale battendo di 8 punti un avversario campano proveniente dalla palestra dell'olimpionico Mauro Sarmiento. Ai quarti ha sconfitto il suo avversario romagnolo infliggendo due Dollyo-chaki (calcio circolare al viso), dopo aver subito due conteggi per K.O. L’accesso alla finale è arrivato grazie alla vittoria contro l'atleta delle Marche, superato di 6 punti e nell’incontro finale, che è valso la conquista del Titolo italiano, ha regolato l’avversario proveniente dalla Puglia con 4 punti di scarto.Gabriel Dorneavive a Casacanditella (Ch), si allena nelle palestre di Chieti Scalo e San Vito Marina con i due tecnici federali, il maestro Emiliano Negri c.n.4dan e la maestra Silvana Mancini c.n.4dan.

Quaranta Pescara) nel lancio del martello (Kg 3), con la misura di 45,15 metri, e di Fabiana Bucci (Serafini Sulmona) nella marcia 3000 metri con 15’35”86”’.La squadra maschile abruzzese si è classificata quattordicesima, mentre nella combinata maschile e femminile l’Abruzzo è risultato sedicesimo.

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Il legale

n primo grado il sig. Mario (nome di fantasia) viene riconosciuto colpevo-le e condannato per il delitto ex art. 615 bis cp, comma terzo (interferenze illecite nella vita privata) per essersi procurato, in qualità di esercente la

professione di investigatore privato e me-diante l’uso di strumenti di ripresa visiva e sonora, immagini e notizie sulla vita privata della sig.ra Carla (nome di fantasia) vide-oregistrando un rapporto sessuale tra la donna e l’amante, consumato all’interno dell’abitazione di quest’ultimo; il fi lmato “hard” era stato poi ceduto al marito della signora, dal quale era stato incaricato per cercare prove della infedeltà coniugale. La sentenza di condanna viene confermata in appello. L’investigatore ricorre alla Corte di Cassazione, che rigetta il ricorso, e con-ferma la sentenza di condanna dell’investi-gatore (in concorso con il marito), stabi-lendo che per privata dimora si intende il luogo ove l’interferenza è penalmente ille-cita, a nulla rilevando se la dimora è pro-pria (della donna fedifraga) ovvero di altri soggetti (l’amante). Chi frequenta un luogo di privata dimora, anche se si tratta della dimora altrui, fa affi damento sulla “riserva-tezza” di tale luogo, nonché sulla certezza che la condotta tenuta in quel luogo verrà percepita solo dai soggetti legittimamen-te presenti in quel posto (Corte Cass. n. 9235/2012)La Corte, quindi, stabilisce il principio se-condo cui il coniuge fedifrago non può essere spiato nell’abitazione dell’amante, anche se questi autorizza l’investigatore privato ad entrare.Ma se, da un lato, lo “spiare la moglie che tradisce” è reato, da altro lato, in sede ci-vile la prova così raggiunta può essere uti-lizzata? Nel processo civile potrebbe es-sere invocata la disciplina ex art. 2712 cc, relativa alle prove c.d. meccaniche, come la ripresa audiovisiva, che formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale vengono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime. E’ da immaginarsi che tali registrazioni sa-

ranno sempre contestate dalla parte av-versaria nel giudizio civile e, in tal caso, tali prove potrebbero formare solo oggetto di libera valutazione del giudice ex art. 116 cpc, magari attraverso un confronto con altri elementi di prova. Un sostegno giu-ridico alla utilizzabilità in sede civile delle riprese audiovisive del rapporto sessuale (riprese, si ripete, illegittime secondo la legge penale, confermata dalla Corte di Cassazione) potrebbe essere l’art. 26 del-la c.d. Legge sulla privacy (d.lgs. 196/2003) che permetterebbe di utilizzare dette re-gistrazioni, senza il consenso dell’interes-sato, solo al fi ne di far valere un diritto in

giudizio; l’art.26, al comma 4, prevede la possibilità di trattare dati personali sensi-bili senza il consenso dell’interessato (nel caso di specie la moglie fedifraga) “quando il trattamento è necessario per far valere o difendere in sede giudiziaria un diritto, sempre che i dati siano stati trattati esclu-sivamente per tali fi nalità e per il periodo strettamente necessario al loro persegui-mento.” . Nel processo civile, quindi, il Giudice dovrà valutare se e come utilizzare le prove ac-quisite (illegittimamente dal punto di vista penale) da un coniuge al fi ne di dimostrare l’infedeltà dell’altro coniuge.

Tra moglie e maritoevita il buco della serraturaIl marito non può spiare la moglie che lo tradisce ma …

di Gianfranco Puca avvocato e mediatore professionista

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n un ambiente economico dove la disoccupazione aumenta, la reces-sione alberga, si riscontra una con-tinua perdita del potere di acquisto della moneta, il mancato o ritardato pagamento dei mutui per le famiglie

medie diviene un fenomeno sempre cre-scente, per non evidenziare le grandi diffi -coltà che si hanno ad ottenere un mutuo.Il Piano Famiglie avviato dall’Abi in col-laborazione con alcune associazioni dei consumatori nel febbraio 2010 e più volte prorogato (ad oggi fi no a gennaio 2013) prevede la possibilità di sospen-dere il pagamento delle rate per almeno 12 mesi, alla scadenza dei quali si prov-vede a riprendere ad onorare il piano di ammortamento, si precisa però che lo stesso sarà aumentato degli interessi ma-turati anche per l’anno di sospensione.

Queste misure hanno però valenza tempo-rale, riescono a stabilire diffi coltà tempora-nee e non risolvere il problema alla fonte; il protrarsi della crisi economica sta facendo sì che tale situazioni divengano strutturali.Il Piano Famiglie è l’evento più evidente. Da dati della stampa di settore emerge

che sono state circa 68.000 le famiglie che hanno ricorso allo stesso, e nel maggiore dei casi il titolare del mutuo aveva perso il

posto di lavoro. Ad oggi per chi è riuscito a trovare un nuovo posto di lavoro la situazio-ne risulta gestibile, ma niente si può nei confronti di chi non ci è riuscito. Il piano famiglie prevede però dei limiti, ossia ci sono casistiche tirate fuori dalla contrattazione. Per esempio, chi ha stipulato un mutuo di un importo superiore a 150.000,00, o ha un reddito annuo lordo oltre i 40.000,00 euro, ma soprattutto le agevolazioni tagliano fuo-ri l’intera categoria dei lavoratori autonomi.In una società nella quale l’immobile di pro-prietà rappresenta la serenità, la famiglia, l’equilibrio, la certezza del futuro per sé e i propri fi gli è opportuno fare qualcosa in più.Sicuramente tutelare i principi della nostra società per poter ricominciare a credere nel futuro.

il protrarsi della crisi economica sta facendo sì che tali situazioni divengano strutturali....

MUTUO E FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ

di Laura Di Paolantonio

dottore commercialista revisore contabile

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Consumatori

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina”Benessere

osteopatia è una scienza tera-peutica fondata su una cono-scenza precisa della fi siologia e dell’anatomia del corpo uma-no. Nonostante l’etimologia della parola, dal greco osteon-

osso e patos-sofferenza, è utile sfatare l’erronea opinione che l’osteopatia coinvolga soltanto le ossa. Tramite approccio manuale, essa evidenzia disfunzioni e assenza di movimento non solo dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico, ma anche dell’apparato cranio-sacrale e viscerale, e con manipolazioni e manovre specifi che si dimo-stra effi cace per la prevenzione, valutazione e il trattamento dei disturbi di tali apparati. Il trat-tamento osteopatico può avvalersi di numerosi metodi e tecniche di trattamento, che vengono utilizzate indifferentemente in funzione della ne-cessità terapeutica. Queste tecniche vengono convenzionalmente divise in tre grandi famiglie:Tecniche strutturali – che ristabiliscono la mobilità della struttura ossea, correggendo le posizioni spaziali delle articolazioni secondo i loro assi di movimento. La specifi cità e la rapi-dità delle manipolazioni consente, più o meno a breve scadenza, il recupero della mobilità articolare. Hanno una forte infl uenza neurolo-gica, oltre che puramente meccanica, in quan-to favoriscono l’emissione di corretti impulsi dalle e alle terminazioni della parte trattata.Tecniche cranio-sacrali – che agiscono sul movimento di congruenza fra le ossa del cranio, ristabilendone il normale “meccanismo respiratorio primario”, ossia quella combina-zione di parte ossee legamentose, muscolari, membranose e fasciali che consentono il ri-equilibrio e l’armonia delle funzioni cranio-sacrali. Con queste tecniche si agisce in parti-colare e non solo sulla vitalità dell’organismo, qualità fondamentale che permette agli esseri viventi di reagire con effi cacia agli eventi di disturbo provenienti dall’ambiente esterno e da quello interno.Tecniche viscerali – i lavori intrapresi da J.P. Barral sugli organi dell’addome hanno dimostrato che esiste una dinamica precisa: i visceri si muovono in modo specifi co sotto l’infl uenza della pressione diaframmatica. Questa dinamica viscerale può essere modi-fi cata (restrizione di mobilità) o scomparire. In questo caso, i sintomi di disordini funzionali di un organo corrispondono ad una dinamica anormale dell’organo. Applicando una tecnica specifi ca, l’osteopatia permette all’organo di ritrovare la sua naturale fi siologia e i disordini legati alla restrizione di mobilità saranno così

corretti. Esiste da un punto di vista anatomi-co e funzionale una relazione tra i visceri e la struttura muscolo-scheletrica. Si sa, inoltre, che i visceri e gli organi hanno una mobilità propria e sono in relazione tra loro grazie a legamenti e pieghe delle membrane di rive-stimento. La conseguenza è che una cattiva funzio-ne della struttura (colonna vertebrale) può infl uenzare uno o più visceri e viceversa. Si possono trovare in persone che soffro-no di mal di schiena, problemi di mobilità

del fegato, del colon, del rene o dell’utero. Il trattamento osteopatico mira, con tecniche indirette attraverso l’addome e il diaframma, a ristabilire una buona mobilità viscerale. Poi-ché l’osteopatia riequilibra le funzioni vitali e agisce con uno scopo curativo, ma soprattutto

preventivo, le indicazione per un trattamento osteopatico sono molto ampie e intervengono su pazienti di tutte le età, dal neonato all’an-ziano. L’osteopatia accompagna la donna nel corso della gravidanza, il bambino sin dai pri-mi giorni di vita e lo sportivo nella sua attività. Tra i tanti casi che possono essere oggetto di cure osteopatiche troviamo: tendiniti, dolori articolari, cervicalgie, lombalgie, e qualsia-si dolore a seguito di un trauma importante (sportivo, incidente stradale, cadute), stress, stati ansiosi, depressivi, irritabilità, tur-be del sonno, senso di oppressione, problemi circolatori agli arti inferiori e superiori, con presenza anche di crampi, congestioni venose.acidità gastrica, ernia iatale, turbe della me-nopausa, turbe e dolori mestruali, seguito di gravidanza, sindrome post-partum, rinite, sinusite cronica, patologie asmatiche, vertigi-ni, cefalee, emicranie, problemi della nascita e della prima infanzia legati ad una parto diffi cile, disturbi del sonno. Inoltre, tutti gli interventi chirurgici a livello del busto: ap-pendicite, varicocele, cesareo, colecisti, tiroide. Il campo d’azione dell’osteopatia esclude tutte le lesioni anatomiche gravi, ma anche tutte le urgenze mediche. In questi casi, non si tratta più di cercare il “punto debole” che ha permesso l’instaurarsi della malattia, ma di agire urgentemente, poiché la patologia in causa non può più essere combattuta con le sole difese dell’organismo.L’osteopatia non può guarire malattie degenera-tive, genetiche, infettive e/o infi ammatorie e le fratture, ma può avere un’azione sulle conse-guenze, in particolare il dolore, con la liberazione delle tensioni delle strutture.

OSTEOPATIA

BENESSERE AL NATURALEdi Ivan Cruciani

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a cosiddetta biorivitalizzazione è un trattamento medico estetico di nuova concezione studiato per andar incontro alle esigenze di donne e uomini che cercano qualcosa di più del miglior trat-

tamento cosmetico, ma che non amano un approccio chirurgico. Si tratta di un trattamento “soft” in quanto permette di mantenere i normali ritmi di vita senza infl uire sullo svolgimento delle attività quotidiane dal momento che non richiede tempi di ripresa post trattamento. Ma potremmo anche defi nirlo un tratta-mento “strong” per la sua effi cacia a lungo termine e la sua validità come vero ringio-vanimento cellulare. Tra le cause dell’invecchiamento dermico una delle più importanti è la privazione progressiva di alcune sostanze che conferi-scono elasticità e tensione alla pelle. Ruo-lo fondamentale per il turgore cutaneo è giocato dall’acido ialuronico, uno zucchero presente in tutte le cellule viventi che ha la caratteristica di attrarre e trattenere l’ac-qua idratando la pelle e dandole volume. Inoltre l’acido ialuronico ha una grande in-fl uenza su alcuni componenti della struttu-ra della pelle, come il collagene e l’elastina. La mancanza di questo particolare zucche-ro provoca il tipico aspetto asfi ttico, spen-to e rugoso della pelle matura.La metodica di biorivitalizzazione stimola le cellule della pelle a riprendere le carat-teristiche e la vitalità di quando erano più giovani. Con la produzione di collagene ed elastina la pelle risulta da subito più com-patta e tonica e il risultato resterà visibile per diversi mesi. La fi nalità del trattamento biorivitalizzante,

è quella di provocare la rigenerazione del derma mediante piccole micro infi ltrazioni cutanee di acido ialuronico. La tecnicaLa seduta è di breve durata e consiste nell’iniettare, mediante aghi molto sottili (e quindi con dolore minimo o nullo), le sostanze a livello del derma superfi ciale. Le micro iniezioni vengono praticate a distan-za di un centimetro circa l’una dall’altra, in modo da formare una sorta di reticolo. La sostanza poi si distribuirà uniformemente nel derma superfi ciale attirando l’acqua. Le sostanze iniettate sono biocompatibili e

riassorbibili, pertanto è pressoché impro-babile che possano dare luogo a reazioni allergiche. Già nei primi giorni successivi all’infi ltrazione, sarà possibile notare un miglioramento nel grado di idratazione e di turgore della pelle.Quante sedutePer ottenere una discreta tonicità della zona trattata, sarà necessario attendere un

ciclo di 4-5 sedute a distanza di un mese circa l’una dall’altra. I risultati saranno pro-gressivi e duraturi nel corso dei mesi. Il trattamento potrà poi essere ripetuto in seguito come mantenimento dei risultati e prevenzione dell’invecchiamento. Le zone interessateI punti maggiormente interessati da un evi-dente invecchiamento cutaneo sono chia-ramente quelli maggiormente esposti ai raggi solari, alle lampade abbronzanti (fat-tori fototossici), come il viso e il collo (che, tra l’altro, subiscono continuamente stress meccanici a causa dei numerosi muscoli d’espressione), il decolleté (segnato mol-to spesso da profondi e antiestetici solchi tra i seni) e, non da ultime, mani e braccia. È in queste zone che la biorivitalizzazione cutanea rappresenta un ottimo strumento di ringiovanimento quasi “terapeutico” a livello dermico.I risultatiIl miglioramento si realizza in maniera progressiva ed il risultato fi nale sarà rap-presentato da un viso disteso e riposato, con una pelle più luminosa e compatta. Il trattamento estetico, sia del viso che del collo, può essere eseguito sia come terapia che come prevenzione, quando non sono ancora evidenti i danni del tempo e la na-turale produzione di collagene da parte dell’organismo è ancora a livelli accettabili. Le infi ltrazioni hanno una straordinaria ef-fi cacia preventiva nel mantenere la giovi-nezza del viso.

Dr. Vittoria DraganiSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva esperta in Medicina Estetica

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Biorivitalizzazione

Ruolo fondamentale per il turgore cutaneo è giocato dall’acido ialuronico, uno zucchero presente in tutte le cellule viventi

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pertensione Arteriosa è il termine medico per indicare che la pressione arteriosa è alta. Ma cos’è la pressione arteriosa? Il cuore è una pompa che spinge il sangue in un sistema di tubi chiamati vasi. I vasi, o arterie, hanno

pareti elastiche e si diramano in tutto il corpo: servono a portare le sostanze nu-tritive e l’ossigeno ai vari organi. Un altro sistema di tubi, le vene, riporta il sangue al cuore. La pressione è la forza che esercita il fl usso del sangue contro le pareti delle arterie. Per capire meglio come funziona il sistema cardiovascolare può essere utile l’esempio di un acquario: il cuore e i vasi sono pieni di sangue come l’acquario è pie-no d’acqua; il cuore è la pompa dell’acqua-rio e fa girare in continuazione il sangue nel nostro corpo. Ma il nostro “acquario” è un po’ speciale: pensate che la pressione all’in-terno delle arterie dipende dalla quantità di sangue che il cuore pompa e dalla resi-stenza che incontra nello scorrere. Imma-giniamo di spingere un liquido dentro un tubo di gomma elastica soffi ando. Il soffi are equivale alla contrazione del cuore (che in termini medici si chiama sistole), mentre il prendere fi ato equivale alla dilatazione cardiaca (diastole). Se si misura la forza massima con cui il liquido arriva e quella minima, quando rallenta, si avranno i valori di pressione sistolica e diastolica. Immagi-niamo ora di schiacciare le pareti del tubo restringendo il suo diametro: la forza per spostare il liquido sarà maggiore. Lo stesso succede se il tubo di gomma diviene più rigido e spesso, per esempio per invecchia-mento. Il risultato sarà analogo: il lavoro del cuore dovrà aumentare. Le forze che si oppongono al lavoro del cuore si chia-mano resistenze. La pressione arteriosa dipende in gran parte dalle resistenze allo scorrimento del sangue sia nella situazione di spinta, pressione sistolica (massima), che in quella di rallentamento, pressione dia-stolica (minima).Si defi nisce ipertensione arteriosa uno stato costante e non occa-sionale in cui la pressione arteriosa è eleva-ta rispetto a standard considerati normali, ovvero fi no a valori inferiori a 140 per la massima e 90 per la minima. Una iperten-sione con valori fi no a 160 di massima e 100 di minima viene considerata lieve, vie-ne considerata moderata fi no a 180/110 e

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Studio Medico ALTAMURA

L’elemento che più incide sulla pressione ar-teriosa è il sale. Il sale fa male perché attira l’acqua e se si mangia salato il contenuto di sodio nel sangue cresce e favorisce la riten-zione idrica. Il volume del sangue aumenta ed automaticamente aumenta la PA. In media mangiamo circa due cucchiaini di sale al gior-no, quando ne sarebbe suffi ciente solo mez-zo. Gli ipertesi dovrebbero: Dimagrire se in sovrappeso. Non esistono diete magiche; per dimagrire bisogna assumere meno calorie di quelle che si bruciano, ricordando che col pas-sare degli anni l’attività fi sica progressivamen-te si riduce e che non si può quindi continuare ad assumere lo stesso numero di calorie. Con-trollare l’assunzione di sale e di grassi: assu-mere pasti bilanciati, con molta frutta, verdura, cereali, pollo senza pelle, pesce, carne magra, latte solo scremato e poche uova, eliminare il sale (o metterne pochissimo) o sostituirlo, se non si hanno altri problemi intestinali, con spezie come pepe, paprica, peperoncino, aglio, cannella, limone, origano, maggiorana, timo. La diminuzione di peso e di sale può riportare la pressione a livelli normali ed eliminare la necessità di farmaci nel 20 % degli individui, specialmente se anziani e se la pressione non data da tantissimo tempo. Per concludere, la migliore dieta è quella composta da frutta, verdura, cereali, legumi, latticini freschi, pesce, carni magre ed un buon bicchiere di vino. In altre parole, la dieta mediterranea classica, avendo solo l’accortezza di sostituire l’ecces-so di carboidrati raffi nati, tipico della nostra cultura, ovvero il pane bianco e la pasta, con pane integrale e cereali “interi” e, specifi ca-mente nella ipertensione, eliminando o ridu-cendo fortemente il sale.

CONSIGLI PER

UNA CORRETTA

ALIMENTAZIONE

PRESSIONE ALTA:

I CONSIGLI DEL CARDIOLOGO di Giancarlo Speca Cardiologo

grave con valori ancora superiori. Vi sono due TIPI di ipertensione: essenziale e se-condaria, così defi nita perché secondaria a malattie specifi che, generalmente renali, ma anche al diabete, che causa danni alle arterie ed al rene stesso, all’aterosclerosi, che irrigidisce i vasi, all’ipertiroidismo e ad altre malattie endocrine e ad alcune forme di tumore come il feocromocitoma. Anche nella gravidanza può verifi carsi una riten-zione di liquidi che fa aumentare il volume del sangue, ma anche alcuni farmaci (come i cortisonici) agiscono con un meccanismo analogo. L’ipertensione secondaria rappre-senta il 5% delle forme, mentre quella es-senziale incide per il 95%. Si chiama così perché non se ne conoscono le cause e sono coinvolti fattori genetici ed ambien-tali, una alimentazione scorretta e lo stress psicoemotivo. Sono concause importanti l’obesità, la vita sedentaria, il fumo, la die-ta ipersodica, l’uso di contraccettivi orali, l’uso di cocaina e di anfetamine. L’invec-chiamento stesso è accompagnato da un aumento dei valori pressori a causa dell’au-mento della rigidità delle arterie. E’ dun-que importante, con il passare degli anni, controllare periodicamente la P.A. anche se risulta spesso normale e soprattutto se si modifi cano alcune condizioni (come la menopausa per le donne) o alcune abitu-dini di vita. Nella valutazione della P.A. non bisogna dimenticare che questa subisce “fi siologiche” variazioni nella giornata ed è quindi del tutto normale che possa aumen-tare quando si è nervosi o eccitati, durante un esercizio fi sico, al mattino al risveglio o dopo aver fumato.

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di Mariella Calvarese

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere

li olii essenziali sono miscele complesse di sostanze volatili ed odorose, prodotte da molte piante e raccolte all’interno delle cellule

vegetali sotto forma di minuscole goccioline dentro cavità dette vacùoli. Sono intimamente connessi con i processi vitali che si svolgono nell’organismo vegetale e si possono localizzare in diverse strutture della pianta, alle quali conferiscono l’odore caratteristico: nelle foglie, negli steli, nei frutti, nella scorza dei frutti, nel legno ecc. Attraverso diverse procedure queste miscele di sostanze vengono estratte e utilizzate dall’uomo. Benché molto differenti tra loro, hanno comunque caratteristiche comuni: sono sostanze “oleose”, non si mescolano con l’acqua (anche se le tracce d’olio presenti nell’acqua sono suffi cienti a trasmettere una certa profumazione); sono quindi solubili negli olii, nell’alcool e nei solventi organici; sono volatili a temperatura ambiente (a differenza degli olii fi ssi, per esempio l’olio d’oliva o di mandorle) e sono anche infi ammabili. Peculiarità fondamentale, estremamente importante dal punto di vista degli effetti sull’uomo e delle possibili applicazioni, è il fatto che vengono percepiti dal nostro olfatto come “odorosi”. Gli O.E. presentano tre importanti caratteristiche che determinano il rapporto in cui entrano

in contatto con l’uomo e sul quale possono espletare i loro benefi ci effetti, non solo a livello fi sico ma anche psicoemotivo. Evaporando nell’aria possono essere assorbiti attraverso le vie aeree ed i polmoni; l’olfatto:attraverso le diverse profumazioni si pensa che gli O.E. esercitino un potere sulla mente, sull’umore, sulle emozioni e la loro percezione viene immagazzinata nella memoria; attraverso la pelle: gli O.E. possono venire inglobati in olii vettori o creme che, massaggiati su viso e corpo, riportano lo stesso in un profondo stato di equilibrio psico-fi sico Sempre più, in campo estetico, gli O.E. vengono utilizzati, da solo o in sinergia, per risolvere nel concreto problemi specifi ci e ad ogni tipo di olio si possono associare i relativi benefi ci su stati emotivi, corpo e viso; ecco che mani esperte possono trasformare una semplice crema idratante in una crema specifi ca per pelli impure, o disidratate, o una semplice crema corpo in una crema contro l’adipe o la cellulite. BASILICO: a livello emotivo- cancella la stanchezza mentale, allevia l’ansia e la

depressione; viso-pelle asfi ttica, grigia, poco irrorata;corpo-cellulite fi bromatosa ed adipe.CAMOMILLA: a livello emotivo-sedativo in casi di irritabilità, crisi di collera; viso-pelle sensibile couperosica ed acne irritata;corpo-circolazione difettosa, antifl ogistico.CANNELLA: a livello emotivo- dona energia fi sica e mentale, antidepressivo ed euforizzante; viso-sconsigliato; corpo-trattamenti snellenti, aumenta il metabolismo cellulare, detossinante.CIPRESSO: a livello emotivo-dona conforto nei momenti diffi cili della vita; viso-per trattamenti astringenti, pelle impura con pori dilatati.GERANIO: a livello emotivo-allenta l’ansia nelle persone perfezioniste maniache del lavoro, viso-pelle impura ed acne arrossata; corpo-antismagliature e contro la ritenzione idrica. L’elenco sarebbe ancora molto lungo, ma la cosa migliore da fare è affi darsi a mani esperte che sappiano destreggiarsi in questo interessantissimo mondo.

DAGLI OLII ESSENZIALI BENESSERE PSCHICO-FISICO

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L LOW COST. è entrato anche nel set-tore sanitario nella forma del turismo dentario con la ricerca di prestazioni odontoiatriche a basso costo. Secondo l’Adoc il 10 % degli Italiani si recano all’estero per risparmiare sui

costi onerosi delle cure dentali . “In un mo-mento di crisi nera come l’attuale, con i conti che non tornano, non ci stupisce che i consumatori cerchino soluzioni econo-miche anche nel campo della salute -spiega Pilleri presidente dell’ Adoc - ci preoccu-pa, al contempo, l’eventuale scarsa profes-sionalità e serietà da parte delle strutture private che offrono sconti e promozioni”. Le preoccupazioni sono giuste soprattut-to se si paragona la notorietà della tera-pia LOW COST alle scarse informazioni sulla prevenzione e terapia NO COST in

campo odontoiatrico. La prevenzione e terapia a costo zero è quella che si può avere assumendo Posizioni Corrette nel sonno in queste posizioni la mandibola è libera nei movimenti nessun trauma su denti, gengive, muscoli e artcolazioni La Deglutizione Spontanea si realizza ogni 4 minuti per tutta la vita notte e giorno senza ostacoli. Che cosa è quante azioni benefi che ha le potete leggere su Inter-net digitando (www.galiffa.it/deglutizione.html). Questo dono del Creatore è tan-to prezioso quanto sottovalutato, tanto frequente quanto ignorato. ( Nessuno ne parla ! perché è No Cost?). Tutti co-loro che dormono a pancia sotto o di lato bocconi Decubitano sulla Mandibola, Oltre a causare trauma Ostacolano La Deglutizione Spontanea un atto funziona-le utile e prezioso come la Respirazione Spontanea. Gradualmente nel tempo tutti vanno incontro a disturbi che caratterizza-

no La SINDROME DA DECUBITO MANDIBOLARE DI GALIFFA: Emicrania , Cefalea Muscoloten-siva, Bruxismo , Dolori e Click nei movi-mento della mandibola , Dolori Cervicali e Lombari Problemi Posturali, (vedi calcia-

tori col BITE) Sensazioni di Instabilità dell’ Equilibrio . Ronzio Acufeni Nevrosi, Sbi-lanciamento della Mandibola, Asimmetria Facciale, Acne e Foruncoli Deturpanti del

viso. Infi ne le patologie più gravi Nevralgia Essenziale del Trigemino Causa di dolori insopportabili. La Malattia Paro-dontale ( Piorrea ) la causa più importante della perdita di tutti i denti. Per avere chia-rimenti digitate su internet Bruxismo: Miti e Verita’ Disfunzioni ATM, Ronzio, fi schi,

vertigini... Piorrea o Parodontite Patologia Posturale. La TERAPIA NO COST è il De-cubito Corretto. La protesi che si può evi-tare Costa certamente meno di quella Low Cost . Alcune terapie sono necessarie per riparare i danni causati da molti anni di de-cubito scorretto. Così come sono neces-sarie protesi per sostituire denti mancanti, ma sempre dopo aver corretto il Decubito Scorretto. Per la salute è essenziale anche Corretta Igiene e Masticazione Bilaterale. L’importanza del Corretto Decubito non è una trovata da guaritore ma una scoperta scientifi ca basata sulla fi siologia ( Degluti-zione Spontanea ) e la evidenza empirica della causa ( Decubito Mandibolare) sem-pre presente nell’anamnesi. Infi ne il rigore scientifi co è confermato dalla verifi ca clini-ca delle guarigioni ( senza Recidiva ) di tut-ti coloro che hanno corretto la posizione nel sonno. La Recidiva si verifi ca soltanto se recidiva il decubito prono a faccia sotto. Per concludere possiamo affermare che Le informazioni giuste, hanno impor-tanza scientifi ca , culturale, etica e socio-economica. Le Informazioni avulse da condizionamenti culturali ed economici realizzano la possibilità di godere di salu-te e benessere a costo zero (NO COST) , un diritto sacro di tutti gli esseri umani. Chi minimizza o nasconde la possibilità di Prevenzione e Terapia ( No Cost ) sopra esposta è responsabile di un Delitto con-tro l’Umanità.

I consigli del dott. Galiffa CURE DENTALI: Terapie low cost e no cost

Dr. Gino Salvatore Galiff aSpecialista in odontostomatologia e protesi dentaria Specialista in O.R.L e patologia cervico-facciale

Studio dentistico

Dormire sogni tranquilli si può!www.galiffa.it

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Dr. Claudio D’ArchivioSpecialista in Radiodiagnostica e Scienze delle Immagini

no dei distretti articolari che più frequentemente vengono sottoposti ad indagini diagnostiche è la spalla, ovvero l’articolazio-ne glenoomerale e l’arti-

colazione acromionclaveare.Le problematiche che inducono all’effet-tuazione di esami diagnostici possono es-sere: la patologia degenerativa e le proble-matiche postraumatiche.La patologia degenerativa, o meglio la spal-la dolorosa, colpisce più frequentemente la popolazione adulta sebbene anche in-dividui più giovani non ne siano del tutto esenti. Ma in quest’ultima fascia di età sono sicuramente le condizioni postraumatiche che costringono gli utenti a sottoporsi ad accertamenti diagnostici. In entrambe le condizioni è l’indagine ra-diologica, eseguita con proiezioni standard ed eventualmente con proiezioni aggiunti-ve mirate allo studio di particolari distret-ti, l’esame di prima istanza. Spesse volte l’esame radiologico, soprattutto in casi di evidenti fratture o di quadri degenerativi avanzati, può essere esaustivo per la dia-gnosi.L’indagine di secondo livello può essere considerato l’esame ecografi co. Nelle con-dizioni postraumatiche esso ha un valore limitato in quanto può fornire informazioni solo sulle strutture tendinee e sulla pre-senza di eventuali versamenti bursali e/o intrarticolari; informazioni queste mol-to più importanti invece nelle condizioni degenerative in quanto sono proprio le strutture tendinee (la cuffi a dei rotatori ed il capo lungo del bicipite) e le strutture bursali (in primis la borsa sottoacromion-deltoidea) ad essere interessate, talvolta anche isolatamente, nelle condizioni dege-nerative. L’indagine ecografi ca ci permette di stabilire il grado di degenerazione dei tendini componenti la cuffi a dei rotatori e del tendine del capo lungo del bicipite nel-la sua porzione extrarticolare ed eventuali rotture degli stessi. Inoltre ci permette di stabilire l’entità di raccolte bursali e/o di-stensioni capsulari.Esami di terzo livello sono la Risonanza Magnetica (RM) e la Tomografi a Compute-rizzata (TC). La RM offre le maggiori indica-

zioni nelle condizioni di esiti postraumatici soprattutto nelle lussazioni glenoomerali. La sua capacità multiplanare e di contra-sto intrinseco le permettono di evidenzia-re anche minime alterazioni come lesioni

osteocondrali e legamentose. Nelle condi-zioni degenerative essa fornisce indicazioni fon-damentali sullo stato delle strutture tendinee e muscolari (soprattutto del sovra spinoso) indi-

spensabili per un’eventuale pianifi cazione chi-rurgica.L’esame TC, soprattutto con apparecchi di ulti-ma generazione multistrato, può essere utilizza-to sia nella valutazione postraumatica (al fi ne di

escludere la presenza di lesioni ossee) che nella patologia degenerativa. In alcuni casi, come nella defi nizione della rottura della cuffi a dei rotatori o nei casi di minima instabilità postraumatica, può essere fondamentale il ricorso all’esame mediante somministrazione di mdc intrartico-lare sia con metodica RM che TC.

Iter diagnostico nella patologia della Spalla

La patologia degenerativa, o meglio la spalla dolorosa, colpisce più frequentemente la popolazione adulta

Rx Spalla Sn con grossolane calcificazioni

nello spazio adiposo sottoacromiale di origine

bursale. Marcata sclerosi del trochite omerale.

Esame Rx Spalla Dx con presenza di modesti

fenomeni artrosici acromion claveari e sclerosi

del trochite omerale.

Immagine RM coronali STIR

Immagini RM coronali STIR (Fig. 2b) e T1 (Fig. 2c)

che evidenziano disomogeneità dell’intensità

di segnale dei tendini componenti la cuffia dei

rotatori da fenomeni tendinosici associata a

rottura in sede inserzionale del sovraspinoso

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lcuni ricercatori neozelandesi, guidati da Anower Jabed, hanno geneticamente modifi cato una mucca, che potrebbe essere la prima al mondo a

dare latte ipoallergico. I risultati di questa ricerca, che sta creando un certo scalpore nel mondo scientifi co, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista americana PNSA (Proceedings of the National Academy of Sciences). La mucca Daisy, come è stato battezzato l’animale, grazie ad una tecnica denominata RNA interference, è in grado di produrre latte privo di una proteina, una β-lattoglobulina, che può innescare reazioni allergiche negli infanti. Per anni le aziende che producono formulati per l’infanzia hanno cercato di eliminare tale molecola, tramite processi di idrolisi che non risolvono però del tutto il problema. Il dott. Anower ha affermato, giustifi cando il suo lavoro, che “tramite tali operazioni vi può essere la perdita di sostanze nutritive. E’ quindi un modo per risolvere il problema, senza dover processare il latte ogni volta”. Inaspettatamente, durante le analisi svolte, si è constatato che il quantitativo di caseina era raddoppiato, rendendo interessante anche le applicazioni di questo lavoro al mondo caseario. Poiché

la mucca Daisy è un animale di soli 11 mesi, la produzione di latte è stata indotta con l’utilizzo di ormoni. I risultati ottenuti, secondo i ricercatori, sono comunque molto incoraggianti, e la linea di ricerca continuerà, facendo riprodurre Daisy, per poi analizzare la composizione, e i quantitativi di latte prodotti, dalle sue fi glie in condizioni naturali. Ma non mancano le polemiche all’interno della comunità scientifi ca. Infatti, se il gruppo di lavoro del dott. Anower incassa il plauso di alcuni colleghi, altri non si risparmiano le critiche,

facendo notare che solo un bambino su 12 è allergico alla β-lattoglobulina. Inoltre, secondo l’immunologo Robert Wood, tale molecola è solo una delle tante che possono scatenare una reazione allergica. E mentre la comunità scientifi ca continua con il suo dibattito, all’uomo comune rimane il dubbio del sapore del latte della mucca Daisy. Infatti, secondo la legislazione neozelandese, il latte ottenuto tramite l’ingegneria genetica non può essere messo in commercio.

DAISY, LA MUCCA ANTI-ALLERGIEDagli esperimenti sull’animale, geneticamente modifi cato,

il latte privo della proteina “indigesta” per molti bambinidi Alessandro Tarentini

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vero che il cane sterilizzato cambia carattere?In linea di massima, no. Questo è comunque un dubbio lecito e spesso avanzato da parte del proprietario. Se l’animale è aggressivo perché

è dominante per la sua indole, allora resterà tendenzialmente così; viceversa cani docili e che si sottomettono facilmente resteranno tali. Ciò che cambia è il comportamento sessuale: in questo caso la castrazione può favorire un miglioramento nel carattere di cani molto aggressivi. C’è infatti un tipo di aggressività legata alla presenza di ormoni sessuali, in particolar modo del testosterone, che regola l’aggressività sessuale e territoriale. Un altro fattore positivo è che il maschio “neutro” non viene avvertito come antagonista dagli altri maschi: quindi il rischio di risse e liti viene ridotto.In sostanza tra “prima” e “dopo” l’intervento non ci sono modifi cazioni né nell’atteggiamento del cane verso l’uomo, né nella sua posizione gerarchica rispetto agli altri cani. Non esiste alcuna casistica di cani

“divenuti” aggressivi dopo l’intervento (come si sente spesso favoleggiare) ma, come già detto, un cane maschio può perdere parte della sua aggressività verso suoi simili dello stesso sesso, soprattutto se in presenza di una cagna in calore.E’ vero che il cane sterilizzato ingrassa?Si crede, a volte, che un cane dopo sterilizzazione ingrassi sempre, ma ciò è errato.I cani che ingrassano sono quasi sempre cani che erano già sovralimentati prima dell’intervento, ma che bruciavano un quantitativo maggiore di energie, magari stressandosi per motivi sessuali. Finito lo stress, gli effetti dell’alimentazione scorretta si fanno sentire e il cane ingrassa. In realtà la più frequente causa di obesità nel cane sterilizzato è il senso di colpa del padrone, che (ancora una volta antropomorfi zzando) si convince di aver “privato” il cane di qualcosa di importante o di aver compiuto un “atto di violenza” vero di lui. Quindi cerca di “riparare” offrendogli gratifi cazioni in un altro campo:

quello alimentare; a volte anche senza rendersene conto i “fuori pasto” aumentano sia di frequenza che di quantità. Per ovviare al problema è suffi ciente regolare la dieta dell’animale, soprattutto nei primi mesi dopo l’intervento, offrendogli crocchette appositamente formulate per cani e gatti sterilizzati che hanno un fabbisogno energetico diverso da animali interi. Inoltre l’esercizio fi sico è di fondamentale importanza, per tutti, al fi ne di mantenere un buono stato di salute: passeggiate di almeno 30 minuti andrebbero fatte almeno due volte al giorno, tutti i giorni. E’ facile intuire che cani sedentari già prima dell’intervento sono cani maggiormente predisposti al sovrappeso. E’ vero che molte femmine sterilizzate diventano incontinenti?Un altro punto da conoscere è l’infl uenza dell’intervento sulla funzione urinaria delle cagne dopo la sterilizzazione, la quale si esprime in certi casi come incontinenza urinaria. Non è vero che succede a “molte” femmine, ma solo a qualcuna e le cause non sono del tutto note. Per lungo tempo si è stati convinti che potesse essere colpa del chirurgo, che durante l’intervento poteva creare delle lesioni al collo della vescica. Se questo effetto collaterale si evidenzia o meno dipende comunque anche da altri fattori come la razza, il peso corporeo, la posizione della vescica all’interno dell’addome, nonché da fattori ormonali. La sterilizzazione della cagna comporta un rischio di comparsa di incontinenza urinaria compreso tra il 5% e il 20% durante il corso della vita del cane e nel 75% dei casi si presenta nei primi tre anni dopo l’operazione. L’incontinenza urinaria nella specie canina si può presentare quindi dopo castrazione sia nel maschio che nella femmina ma la situazione patologica è molto più frequente nella femmina che nel maschio.

CARATTERE (E LUNE STORTE) A QUATTRO ZAMPEDomande e risposte dopo la sterilizzazione

di Piero Serroni Veterinario

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Moscow Ballet “La Classique”Lo schiaccianoci

COMPAGNIA EGRIBIANCODANZADance, Dance, Dance

Martedì 18 Dicembre 2012

Mercoledì 27 Febbraio 2013

Balletto in due atti

Coreografia: Marius Petipa, riviste da Valery Kovtun

Libretto: Marius Petipa,

dal racconto “Schiaccianoci e il Re dei Topi” di E. T. A. Hoffmann

Musiche: Pyotr I. Ciaikovsky

balletto di milanoSoirée Ravel - Bolero

Lunedì 28 Gennaio 2013

Coreografie: Adriana Mortelliti

Musiche: Maurice Ravel

Coreografia: Raphael Bianco

Musiche: David Hykes, John Cage, John Adams

MINISTERO PER I BENIE LE ATTIVITà CULTURALI

Regione AbruzzoProvincia di Teramo

Città di TeramoFondazione Tercas

Camera di Commercio di Teramo

Inizio campagna

abbonamenti

lunedì 12 novembre 2012

posti numerati

Per informazioni:

Ente Morale Società della Musicae del Teatro Primo Riccitelli,

via Nazario Sauro, 2764100 Teramo

tel. 0861 243777 | fax 0861 [email protected]

teramo, teatro comunale ore 21

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