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novembre 2012 il Cantico 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000 Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO SETE E NOSTALGIA DI DIO - Messaggio del Sinodo dei Vescovi 2 SCUOLA DI PACE “BEATI GLI OPERATORI DI PACE” 3 LETTERA AI FEDELI - Commento I Parte - Graziella Baldo 4 SUCCEDE NEL MONDO - Agenzia Fides INDIA - OLTRE 5.000 CRISTIANI DELL’ORISSA IN STRADA PER CHIEDERE GIUSTIZIA 6 CONGO RD - DENUNCIATO LO SFRUTTAMENTO ILLEGALE DEL LEGNO DI KASOMENO 6 GUATEMALA - L’ALFABETIZZAZIONE COME GARANZIA DI PACE 6 HONDURAS - “60 GIORNI SENZA EVENTI VIOLENTI” LA CAMPAGNA PER LA PACE NELLE CARCERI 7 HONDURAS - CAROVANA DELLE MADRI ALLA RICERCA DEI FIGLI SCOMPARSI 7 IL NOBEL SUGLI STUDI PER LE STAMINALI ADULTE PREMIA LA RICERCA CHE RISPETTA LA DIGNITÀ DELL’ESSERE UMANO - Scienza & Vita 7 MESSICO - UNA RELIGIOSA RACCOGLIE DALLE DISCARICHE BAMBINI DISABILI ABBANDONATI 8 SOSTEGNO A DISTANZA - Clinica infantile “Club Noel” 8 SPECIALE CAPITOLO DELLE FONTI CAMMINARE NELLA FEDE. STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME - Lucia Baldo 9 CAMMINARE NELLA FEDE NELL’ETÀ SECOLARE. LO STILE FRANCESCANO DI TESTIMONIARE LA GRATUITÀ - p. Martín Carbajo Núñez 14 PACE PER LA TERRA DI DIO 21 LAMENTO DELLE VITTIME DELLA MAFIA - Crisostomo Lo Presti 22 LA VIA DELLA PENITENZA - Santina Lidestri 23 DUNS SCOTO 24 ABITARE LA TERRA, CUSTODIRNE I BENI. PER UN’ECONOMIA DI PACE - A cura di Lucia Baldo 25 IL CANTICO 26 I LUOGHI DELLA SOBRIETÀ 27 SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28

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il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIOSETE E NOSTALGIA DI DIO - Messaggio del Sinodo dei Vescovi 2SCUOLA DI PACE “BEATI GLI OPERATORI DI PACE” 3LETTERA AI FEDELI - Commento I Parte - Graziella Baldo 4SUCCEDE NEL MONDO - Agenzia FidesINDIA - OLTRE 5.000 CRISTIANI DELL’ORISSA IN STRADA PER CHIEDERE GIUSTIZIA 6CONGO RD - DENUNCIATO LO SFRUTTAMENTO ILLEGALE DEL LEGNO DI KASOMENO 6GUATEMALA - L’ALFABETIZZAZIONE COME GARANZIA DI PACE 6HONDURAS - “60 GIORNI SENZA EVENTI VIOLENTI” LA CAMPAGNA PER LA PACE NELLE CARCERI 7HONDURAS - CAROVANA DELLE MADRI ALLA RICERCA DEI FIGLI SCOMPARSI 7IL NOBEL SUGLI STUDI PER LE STAMINALI ADULTE PREMIA LA RICERCA CHE RISPETTA LA DIGNITÀDELL’ESSERE UMANO - Scienza & Vita 7MESSICO - UNA RELIGIOSA RACCOGLIE DALLE DISCARICHE BAMBINI DISABILI ABBANDONATI 8SOSTEGNO A DISTANZA - Clinica infantile “Club Noel” 8SPECIALE CAPITOLO DELLE FONTICAMMINARE NELLA FEDE. STILI DI VITA PER UN NUOVO VIVERE INSIEME - Lucia Baldo 9CAMMINARE NELLA FEDE NELL’ETÀ SECOLARE. LO STILE FRANCESCANO DI TESTIMONIARELA GRATUITÀ - p. Martín Carbajo Núñez 14PACE PER LA TERRA DI DIO 21LAMENTO DELLE VITTIME DELLA MAFIA - Crisostomo Lo Presti 22LA VIA DELLA PENITENZA - Santina Lidestri 23DUNS SCOTO 24ABITARE LA TERRA, CUSTODIRNE I BENI. PER UN’ECONOMIA DI PACE - A cura di Lucia Baldo 25IL CANTICO 26I LUOGHI DELLA SOBRIETÀ 27SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28

Il Messaggio al Popolo di Dio del recente Sinododei Vescovi in apertura richiama il passo evangeli-co di Giovanni che narra l’incontro di Gesù con lasamaritana al pozzo: è immagine dell’uomo con-temporaneo con un’anfora vuota, che ha sete enostalgia di Dio, e al quale la Chiesa deve andareincontro per rendergli presente il Signore.E come la samaritana, chi incontra Gesù non puòfare a meno di diventare testimone dell’annuncio disalvezza e speranza del Vangelo.Guardando nello specifico al contesto della nuovaevangelizzazione, il Sinodo richiama quindi la neces-sità di ravvivare una fede che rischia di oscurarsi neicontesti culturali attuali,anche di fronte all’indeboli-mento della fede in moltibattezzati. L’incontro con ilSignore, che rivela Dio comeamore, può avvenire solonella Chiesa, come forma dicomunità accogliente edesperienza di comunione; daqui, poi, i cristiani ne diven-tano testimoni anche in altriluoghi. Tuttavia, la Chiesaribadisce che per evangeliz-zare bisogna essere innanzi-tutto evangelizzati e lanciaun appello - a cominciare dase stessa - alla conversioneperché le debolezze deidiscepoli di Gesù pesanosulla credibilità della missio-ne. Consapevoli del fatto cheil Signore è la guida dellastoria e quindi che il malenon avrà l’ultima parola, ivescovi invitano poi i cristia-ni a vincere la paura con lafede ed a guardare al mondocon sereno coraggio perché,sebbene pieno di contraddizioni e di sfide, esso restapur sempre il mondo che Dio ama. Niente pessimi-smo, dunque: globalizzazione, secolarizzazione enuovi scenari della società, migrazioni, pur con le dif-ficoltà e le sofferenze che comportano, devono essereopportunità di evangelizzazione. Perché non si tratta ditrovare nuove strategie come se il Vangelo fosse da dif-fondere come un prodotto di mercato, ma di riscopri-re i modi con cui le persone si accostano a Gesù.Il messaggio guarda alla famiglia come luogo natu-rale dell’evangelizzazione e ribadisce che essa vasostenuta dalla Chiesa, dalla politica e dalla società.All’interno della famiglia, si sottolinea il ruolo spe-

ciale delle donne e si ricorda la situazione dolorosadei divorziati e risposati: pur nella riconfermatadisciplina circa l’accesso ai sacramenti, si ribadisceche essi non sono abbandonati dal Signore e che laChiesa è casa accogliente per tutti. Il messaggio citaanche la vita consacrata, testimone del senso ultra-terreno dell’esistenza umana, e le parrocchie comecentri di evangelizzazione; ricorda l’importanza dellaformazione permanente per i sacerdoti ed i religiosied invita i laici (movimenti e nuove realtà ecclesiali)ad evangelizzare restando in comunione con laChiesa. La nuova evangelizzazione trova un’auspica-bile cooperazione con le altre Chiese e comunità

ecclesiali, anch’esse mossedallo stesso spirito di annun-cio del Vangelo. Particolareattenzione viene rivolta aigiovani in una prospettiva diascolto e dialogo per riscat-tare, e non mortificare, illoro entusiasmo.Poi, il messaggio guarda aldialogo declinato in varimodi: con la cultura, che habisogno di una nuova allean-za tra fede e ragione; conl’educazione; con la scienzache, quando non chiude l’uo-mo nel materialismo diventaun’alleata nell’umanizzazio-ne della vita; con l’arte, conil mondo dell’economia e dellavoro; con i malati e i soffe-renti, con la politica, allaquale si chiede un impegnodisinteressato e trasparentedel bene comune, con le altrereligioni. In particolare, ilSinodo ribadisce che il dialo-go interreligioso contribuiscealla pace, rifiuta il fonda-

mentalismo e denuncia la violenza contro i credenti. Ilmessaggio ricorda le possibilità offerte dall’Annodella Fede, dalla memoria del Concilio Vaticano II edal Catechismo della Chiesa cattolica. Infine indicadue espressioni della vita di fede, particolarmentesignificative per la nuova evangelizzazione: la con-templazione, dove il silenzio permette di accogliere almeglio la Parola di Dio, e il servizio ai poveri, nell’ot-tica di riconoscere Cristo nei loro volti.Nell’ultima parte, il messaggio guarda alla Chiesedelle diverse regioni del mondo e ad ognuna di esserivolge parole di incoraggiamento per l’annuncio delVangelo: alle Chiese d’Oriente auspica di poter pra-

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SETE E NOSTALGIA DI DIODal Sinodo dei Vescovi: Messaggio per la nuova Evangelizzazione

Jean de Plandes “Gesù e la Samaritana”.

ticare la fede in condizioni di pace e di liber-tà religiosa; alla Chiesa d’Africa chiede disviluppare l’evangelizzazione nell’incontrocon le antiche e nuove culture, appellandosipoi ai governi perché cessino i conflitti e leviolenze. I cristiani dell’ America del Nord,che vivono in una cultura con molte espres-sioni lontane dal Vangelo, devono guardarealla conversione, ed essere aperti all’ acco-glienza di immigrati e rifugiati. L’AmericaLatina è invitata a vivere la missione perma-nente per affrontare le sfide del presentecome la povertà, la violenza, anche nellenuove condizioni di pluralismo religioso. LaChiesa in Asia, anche se è una piccola mino-ranza, spesso posta ai margini della società eperseguitata, viene incoraggiata ed esortataalla saldezza della fede. L’Europa, segnatada una secolarizzazione anche aggressiva eferita dai passati regimi, ha però creato unacultura umanistica capace di dare un voltoalla dignità della persona e alla costruzionedel bene comune; le difficoltà del presentenon devono quindi abbattere i cristiani euro-pei, ma devono essere percepite come unasfida. All’Oceania, infine, si chiede di avver-tire ancora l’impegno di predicare il Vangelo.Il messaggio si chiude con l’affidamento aMaria, Stella della nuova evangelizzazione.

Il “Messaggio al Popolo di Dio” dalla XIIIAssemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi(7-28 ottobre 2012) ouò essere scaricato inte-gralmente del sito www.vatican.va.

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SCUOLA DI PACE “BEATI GLI OPERATORI DI PACE”

Roma, 3-5 gennaio 2012

Un’importante occasione per riflettere con l’aiuto diesperti del mondo ecclesiale e civile sul compito diedificazione della pace che riguarda ogni uomo, allaluce del Messaggio del Santo Padre per la46° Giornata Mondiale della Pace.Il Messaggio “Beati gli operatori di Pace” abbracceràla pienezza e molteplicità del concetto di pace, a par-tire dall’essere umano: pace interiore e pace esteriore,per poi porre in evidenza l’emergenza antropologica,la natura e incidenza del nichilismo e, a un tempo, idiritti fondamentali, in primo luogo la libertà dicoscienza, la libertà di espressione, la libertà religiosa.Il Messaggio, inoltre, offrirà una riflessione etica sualcune misure che nel mondo si stanno adottando percontenere la crisi economica e finanziaria, l’emergen-za educativa, la crisi delle istituzioni e della politica,che è anche – in molti casi – preoccupante crisi dellademocrazia.Il tutto nell’orizzonte del 50° anniversario del ConcilioVaticano II e dell’enciclica Pacem in terris, secondo laquale il primato spetta sempre alla dignità umana ealla sua libertà, per l’edificazione di una città al servi-zio di ogni uomo, senza discriminazioni alcuna, evolta al bene comune sul quale si fonda la giustizia ela vera pace.La Scuola di Pace, promossa dalla FraternitàFrancescana e dalla Cooperativa Sociale Frate Jacopapresso Casa Frate Jacopa, comincerà i lavori alle 9,30del 3 gennaio per concludersi nel tardo pomeriggio del5 gennaio. Si svolgerà come sempre in un clima dipreghiera e di dialogo e sarà arricchita da alcune visi-te guidate.

Per informazioni e programma rivolgersi [email protected] o ai telefoni 06631980 -3282288455 - www.coopfratejacopa.it - http://ilcanti-co.fratejacopa.it.

LA PREGHIERA DEL MESE

La Fraternità Francescana Frate Jacopaaccompagna il cammino dell’Anno dellaFede con un appuntamento di preghieramensile. Il testo, preparato a cura di P.Lorenzo Di Giuseppe, può essere richie-sto a [email protected].

La Lettera a tutti i Fedeli (1ª redazione) è una trac-cia che ha orientato la riflessione e l’operare lungosecoli di storia. Ed oggi, in un tempo in cui la men-talità comune è contro qualunque regola in nomedella libera scelta, si impone più che mai la doman-da: qual è il suo senso?La mentalità corrente valorizza l’effimero: il tempopassa senza lasciare tracce nella vita, non ha valo-re. L’oggi è considerato più progredito di ieri per-ché viene dopo. Secondo il linguaggio sartriano il“baro”, che si pone sempre al di fuori delle regole,rappresenta l’esistente libero ed autonomo nell’errare e sbandare da un’esperienza all’altra.A chi è insoddisfatto di questo modo di vivere cheapproda al nichilismo che non cerca nessun senso ovalore, la Lettera propone una traccia per uscire dal-l’effimero riscoprendo la preziosità del tempo per trac-ciare un progetto di vita nella conquista e nella ricercadei valori tra i quali il primato spetta all’amore.

1. “TUTTI COLORO CHE AMANO…”Francesco, mentre vagava smarrito per le strade diAssisi e piangeva perché l’amore non era amato,esprimeva e preannunciava il desiderio ed il pro-gramma di riaccendere nel cuore degli uominil’amore.Ecco perché la Lettera ai Fedeli designa i destina-tari col nome dell’amore. Sono “tutti coloro cheamano con tutto il cuore, con tutta l’anima, contutta la mente, con tutta la loro forza”.Ad essi S. Francesco dà un programma di vitache trasforma l’esistenza dandole la capacità diesprimere un amore senza misura, totale. È unprogramma di penitenza intesa nel suo profon-do significato evangelico che consente la realiz-zazione in noi dell’essere immagine e similitudi-ne di Cristo. È un itinerario di crescita del-l’umano nell’uomo. È una ricerca dei valori.La Lettera dà il primato all’amore, non è una pre-cettistica. Guai se fosse intesa come un complessoprivilegiato di pratiche speciali che darebbero ori-gine a ghetti di sterile conformismo farisaico!L’Amore di Dio domanda incessantemente una rispo-sta d’amore. Ma “Dio non ci ordina un sentimentoche non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ciama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, daquesto «prima» di Dio, può come risposta spunta-re l’amore anche in noi… Questo però è un pro-cesso che rimane continuamente in cammino:l’amore non è mai «concluso» e completato; si tra-

sforma nel corso della vita, matura e proprio perquesto rimane fedele a se stesso. Idem velle atqueidem nolle – volere la stessa cosa e rifiutare la stessacosa, è quanto gli antichi hanno riconosciuto comeautentico contenuto dell’amore: il diventare l’unosimile all’altro, che conduce alla comunanza del vole-re e del pensare. La storia d’amore tra Dio e l’uomoconsiste appunto nel fatto che questa comunione divolontà cresce in comunione di pensiero e di senti-mento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coin-cidono sempre di più: la volontà di Dio non è più perme una volontà estranea, che i comandamenti miimpongono dall’esterno, ma è la mia stessa volontà, inbase all’esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a medi quanto lo sia io stesso. Allora cresce l’abbandono inDio e Dio diventa la nostra gioia (cfr Sal 73,23-28)”(Deus Caritas Est, n.17).Le pratiche richieste dalla Lettera non sono cheespressione di amore. La penitenza per S. Francesco è finalizzata all’as-sunzione in noi dell’Amore, non è subita masochi-sticamente come una punizione del corpo o comedisprezzo della soggettività. Essa viene finalizzataalla conversione del nostro spirito all’ordo amo-ris espresso da Cristo nella sua vita.La conversione non è un episodio che si realizzauna volta nella vita, ma è uno sforzo, una lotta, unrinnovamento continuo, una grazia come ci ricor-da S. Francesco nel suo Testamento: “il Signoreconcesse a me, frate Francesco, d’incominciarecosì a fare penitenza” (FF 110).“Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondola carne” (FF 199). Infatti, come dice S. Paolo,abbiamo bisogno di una trasformazione spiritualepoiché lo spirito della carne, che abita in noi, ci dàsolo il desiderio del bene, ma non la capacità diattuarlo (cfr. Rm 7,14-ss).Ma dobbiamo avere la sapienza dello Spirito cheinvece “vuole che la carne sia mortificata e disprez-zata, vile, abbietta, e ricerca l’umiltà e la pazienza,la pura e semplice e vera pace dello spirito; e sem-pre e soprattutto desidera il timore divino e la divi-na sapienza e il divino amore del Padre e delFiglio e dello Spirito Santo” (FF 48).

2. “… ED ODIANO IL PROPRIO CORPO CON ISUOI VIZI E PECCATI”L’odio è rivolto al corpo o ai suoi vizi e peccati?Possiamo innanzitutto pensare che Esser scelga laseconda ipotesi, poiché, secondo la sua traduzione,

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LETTERA AI FEDELI

Un commento alla “Esortazione ai fratelli e sorelle della peni-tenza” (FF 178), prima redazione della “Lettera ai fedeli” di S.Francesco D’Assisi ci accompagnerà dalle pagine del Cantico acoglierne i tratti fondamentali per porci in una prospettiva diprofonda conversione in questo Anno della Fede.

coloro che fanno penitenza “hanno in odio se stes-si con i loro vizi e peccati”.Non possiamo certo pensare che S. Francesco siastato influenzato dal movimento dei Catari o deiFlagellanti che consideravano peccaminoso tuttociò che aveva a che fare con la materia.Ma non si può nemmeno dire che sia stato immunedall’influenza platonica che non dà pari dignitàall’anima ed al corpo considerato come una prigio-ne. Leggiamo nelle biografie che egli si libera dal“carcere” (FF 473) del corpo per volare nel sog-giorno dei beati. Così S. Chiara “arde e sospira neldesiderio di essere liberata da questo corpo dimorte” (FF 3240).Tuttavia è molto interessante l’interpretazioneopposta a quella platonica che S. Francesco dàall’espressione biblica che vede nell’uomo l’imma-gine e similitudine di Dio. Recita infatti la 5aAmmonizione: “Considera, o uomo, in qualesublime condizione ti ha posto Dio che ti creò eti fece a immagine e similitudine del suo Figliosecondo il corpo, e a sua immagine secondo lospirito” (FF 153).Questa interpretazione è nettamente diversa daquella di stampo platonico che vede l’uomo creatoad immagine di Dio in quanto ha l’anima dotata diintelligenza e di volontà, mentre è a similitudine diDio quando l’anima è in grazia. In questa visione ilcorpo è chiuso nella prigione dell’anima che vuoleevadere dalla vita concreta di tutti i giorni, dal quo-tidiano per rifugiarsi in un mondo ideale, neldisprezzo della materia.Invece è suggestiva l’immagine francescana del-l’anima che si rifugia nel corpo come il frate chevive nella sua cella lontano da discorsi frivoli ovani. “E se l’anima non vive serena e solitaria nellasua cella, ben poco giova al religioso una cella eret-ta da mano d’uomo” (FF 1636).Corpo ed anima sono dunque grandi alleati chespendono tutte le loro energie e sensibilità a servi-zio dell’Amore (cfr. FF 270).Dagli Scritti o nelle biografie si può dedurre ancheche egli ha sempre grande cura per il corpo deglialtri. Verso i suoi frati ha lo scrupolo di aver chie-sto troppo ai loro corpi. Ce lo ricordano alcuni epi-sodi di commovente delicatezza (FF 1545-46;1549) nonostante le norme sul digiuno siano assaimoderate in rapporto all’uso del tempo (FF 12; 84).E preso dallo scrupolo di aver chiesto troppo al suocorpo gli chiede perdono (FF 800).Non può certo dimenticare che le sensazioni di dol-cezza che il suo corpo gli ha fatto provare quandopronunciava le parole “Bambino di Betlemme oGesù” (FF 470). “Questo nome era per lui dolcecome un favo di miele in bocca” (FF 787).Nella sua esperienza di penitente la dolcezza dellasua anima è stata accompagnata dalla sensazione didolcezza provata anche dal corpo (cfr. FF 110). D’altra parte, ricordando il Vangelo, afferma che “tutti i vizi e peccati escono e procedono dal cuoredell’uomo” e che i nemici che mandano in rovina

l’anima sono: la “carne”, il “mondo” e il “diavo-lo”(FF 204).In questo contesto che cosa significa la parola“carne” (sarcs)?Nel Nuovo Testamento troviamo valutazioni assaidiverse della carne. Può significare: corpo umano,parentela e, soprattutto in S. Paolo, l’essere dell’uo-mo che possiede un’intenzionalità diretta contro Dio.Quest’ultimo significato è quello cui fa riferimento ilPrologo che identifica i sapienti secondo la carne con“quelli che non fanno penitenza”. Essi sono “ciechi perché non riconoscono la vera luce,il Signore nostro Gesù Cristo. Non possiedono lasapienza spirituale, poiché non possiedono il Figlio diDio che è la vera sapienza del Padre, dei quali è scrit-to: la loro sapienza è stata divorata” (FF 178/4).Essi “servono col corpo al mondo, ai desideri dellacarne ed alle sollecitudini del secolo ed agli affari diquesta vita”. E per il loro corpo è “cosa dolce… com-mettere il peccato e cosa amara servire Dio” (FF 204). Ma coloro che fanno penitenza odiano il corpocoi vizi e peccati, cioè il corpo quando è campoespressivo dello spirito della carne.(Continua)

Graziella Baldo

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Il Calendario Francescano 2013 si fa memoria nelloscorrere dei mesi e dei giorni del gioioso impegno diuna vita più vera e feconda. Nuovi stili di vita per ren-dere ragione nei fatti della originaria fraternità umana!Gli stimoli offerti, alla luce del Magistero e della spiri-tualità francescana, ci aiuteranno ad assumere nelquotidiano rinnovate scelte di conversione.

INDIA - Oltre 5.000 cristiani dell’Orissa in stra-da per chiedere giustiziaCirca 5.000 cristiani sono scesi in strada inscenan-do una manifestazione pacifica per chiedere giusti-zia, nell’anniversario dei massacri che colpirono lacomunità cristiana nel distretto di Kandhamal nel2008. Come informano fonti locali di Fides, lamanifestazione è stata scandita da slogan e stri-scioni che chiedevano “giustizia, pace e armonia”,mentre molti dei partecipanti si erano coperti labocca con nastro adesivo nero, a significare ilsilenzio e l’emarginazione in cui sono stati relega-ti. Il corteo è stato autorizzato solo il giorno primadalle autorità, che temevano la reazione di gruppiestremisti indù.Al corteo ha partecipato S. Ecc. Mons. SaratNayak, Vescovo di Berhampur, che ha dichiaratopubblicamente: “La pace può venire solo quando èristabilita la verità e la giustizia”. P. Ajay Singh,attivista per i diritti umani dell’Orissa, ha spiega-to:”Questo corteo intende rendere omaggio aimorti, chiedere giustizia, sicurezza e mezzi di sus-sistenza per le vittime. Serve ad attirare l’attenzio-ne del governo e per incoraggiare le vittime acostruire solidarietà fra loro”.In un comunicato inviato all’Agenzia Fides, l’Ong“Christian Solidarity Worldwide”, che monitora lacondizione dei cristiani, commenta: “E ‘importan-te ricordare che nel 2008 i massacri in Orissa sisono verificati otto mesi dopo una prima ondata diviolenza, che era rimasta impunita. L’unico modoper fermare gli estremisti è garantire legalità e giu-stizia”. In un messaggio inviato a Fides, Mons.John Barwa, SVD, Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, in Orissa, definisce gli attacchi del2008 in Kandhamal “crimini contro l’umanità”,poichè “molto diffusi ed eseguiti con un’attentapianificazione”. In Orissa 100 cristiani furonouccisi e i profughi furono 56mila.

(PA) (Agenzia Fides 1/9/2012)

CONGO RD - La diocesi di Kilwa-Kasengadenuncia lo sfruttamento illegale del legno diKasomeno da parte cinese“Da circa 8 mesi, dei cinesi hanno avviato lo sfrut-tamento anarchico del legno nella regione diKasomeno, a 150 km a nord di Lubumbashi (suddella Repubblica Democratica del Congo)” denun-cia l’Osservatorio diocesano sulle risorse naturali diKilwa-Kasenga. Particolarmente preso di mira è illegno umukula, il cui “cuore” è molto pregiato.“Ogni giorno”- afferma il comunicato vengonoinviati in Cina, attraverso Dar es Salaam (Tanzania),almeno quattro grandi camion riempiti di questolegno di grande valore. Il taglio del legno avviene inmodo anarchico, tanto è vero che zone intere dellaforesta sono completamente decimate”.

“Di fronte all’ampiezza della distruzione dellabiodiversità in disprezzo della legge congolese,le denunce della popolazione locale sono statefinora messe a tacere. In effetti, questo gruppo dicinesi è sostenuto da persone che affermanoappartenere alla famiglia presidenziale” affermail comunicato.“L’Osservatorio sulle risorse naturali della dioce-si di Kilwa-Kasenga denuncia questo sfruttamen-to anarchico della foresta e invita le istituzionicompetenti a mettervi fine. Condanna il saccheg-gio spudorato della ricchezza nazionale da partedi stranieri appoggiati da complici congolesi.Chiede, infine, che la foresta di Kasomeno siaprotetta contro i predatori, per il bene della popo-lazione indigena” conclude il comunicato.

(L.M.) (Agenzia Fides 4/8/2012)

GUATEMALA - L’alfabetizzazione come garan-zia di pace; il 64% degli analfabeti sono donne ebambine“La Alfabetizzazione e la Pace” è il tema dellaGiornata dell’Alfabetizzazione di quest’anno chemette in evidenza il collegamento tra i sistemi demo-cratici instabili, i conflitti e la mancanza di istruzio-

ne. A questo riguardo, è importante il lavoro svoltofinora dalla guatemalteca Radio Tezulutlán, direttanei primi anni di trasmissione da Mons. JuanGerardi, assassinato il 26 aprile 1998. L’emittente faparte della Pastorale Sociale della Diocesi di LasVerapaces e ha giocato sempre un ruolo fondamenta-le nella difesa dei diritti delle popolazioni indigene enella loro promozione. Attraverso i suoi programmidi promozione umana, conoscenza e difesa dei dirit-ti delle popolazioni indigene, di formazione nei set-

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SSUUCCCCEEDDEE NNEELL MMOONNDDOO

tori dell’agricoltura, dell’alimentazione, della medi-cina e i programmi educativi, offre un valido serviziosociale destinato alle comunità rurali, alle donne, aigiovani e ai bambini, che sono sistematicamenteemarginati dalle istituzioni statali e dai mezzi dicomunicazione di carattere commerciale. Il progettoradiofonico va avanti nei dipartimenti di Alta y BajaVerapaz nel nord del Guatemala, dove oltre il 50%della popolazione, prevalentemente indigena, vive instato di povertà, con un tasso di analfabetismo dicirca il 60%. Nel paese l’esclusione sociale e la man-canza di opportunità hanno favorito la diffusione delnarcotraffico, con tutte le sue conseguenze negative.Nonostante nell’ultimo decennio le persone analfa-bete siano diminuite, ci sono ancora nel mondo 793milioni di adulti, dei quali il 64% donne e bambine,che sono privi degli elementi di base per la lettura ela scrittura.

(AP) (6/9/2012 Agenzia Fides)

HONDURAS - “60 giorni senza eventi violenti”,la campagna per la pace nelle carceri producefruttiCon una giornata dedicata esclusivamente allacatechesi e presieduta da Mons. Romulo Emiliani,Vescovo ausiliare di San Pedro Sula, continua lacampagna per la pace nelle carcere organizzatadalla Commissione della Pastorale per i detenuti.L’iniziativa, chiamata “La Paz no tiene rejas” (Lapace non ha sbarre), è stata proposta dagli stessiinternati, il cui atteggiamento è stato lodato daMons. Emiliani: “i carcerati vivono intensamentequesto momento e chiedono questo tipo di cate-chesi, incentrata sull’amore per la vita; è bella que-sta situazione, io sono convinto che molti stannocambiando il loro atteggiamento verso la vita”.“Abbiamo parlato dell’impegno a vivere conCristo, di cercare il Signore. Dobbiamo continua-re con questa forma di evangelizzazione, perchéessi sono pienamente aperti a Cristo”, ha aggiun-to il Vescovo, che ha sottolineato come anche lasocietà deve collaborare per dare una mano aidetenuti che terminano la loro condanna. “Essihanno tutto il diritto di ricominciare, nessuno èesente da cadere in situazioni difficili. Se otten-gono un lavoro decente, le persone con un buonlavoro non hanno tempo di pensare alle cose mal-vagie”. Il direttore della prigione di San PedroSula, Oquelí Mejia Tinoco, ha affermato “siamoentusiasti di ciò che sta accadendo in questi gior-ni, sappiamo che è un modo di rafforzare la pace.Ormai da più di 60 giorni non si registrano even-ti violenti”. “Vogliamo la pace, fermare la vio-lenza, ma non ci può essere pace, se non c’è giu-stizia. I detenuti devono essere trattati come tuttigli esseri umani, hanno il diritto alla salute,all’istruzione e hanno diritto a una secondaopportunità”, sottolinea Zobeida Mendoza, mem-bro e coordinatrice della Commissione per laPastorale delle carceri.

(CE) (Agenzia Fides, 04/08/2012)

HONDURAS - Carovana delle madri alla ricercadei figli scomparsi percorrerà 14 stati messicaniLa carovana è composta dai genitori di El Salvador,Honduras, Nicaragua e Guatemala che cercano iloro figli scomparsi in Messico in transito verso gliStati Uniti.In una nota inviata all’Agenzia Fides si ricorda chela carovana è partita il 10 ottobre, con l’intenzionedi arrivare il 3 novembre al Distretto Federale diCittà del Messico, percorrendo 14 Stati e ferman-

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Il Nobel sugli studi per le staminali adultepremia la ricerca che rispetta la dignità del-l’essere umano“Accogliamo con viva soddisfazione la noti-zia dell’assegnazione del Premio Nobel perla medicina agli scienziati Shinya Yamanakae John Gurdon per le loro ricerche sulle cel-lule staminali adulte”, commenta LucioRomano, presidente nazionale dell’Associa-zione Scienza & Vita. “Questi studi hannoevidenziato come ricerca ed etica si possanoconiugare virtuosamente, giungendo a risul-tati autentici e scientificamente fondati eaprendo la strada a nuovi metodi di cura dellemalattie”, continua Lucio Romano. “Scienza& Vita sostiene da sempre la ricerca sulle cel-lule staminali adulte: una ricerca rispettosadella dignità dell’uomo, i cui vantaggi clinicisono documentati e dimostrati”. “L’assegnazione del Nobel dimostra come sipossa fare ricerca senza declassare gliembrioni a materiale da laboratorio, senzascadere in una logica utilitaristica e riduzio-nistica per cui l’essere umano, nelle sueprime fasi di vita, non sarebbe altro che unprodotto da cui trarre il massimo rendimento.La riprogrammazione delle cellule staminaliadulte – conclude Lucio Romano - concilia leesigenze e i progressi della ricerca scientificacon l’assoluta e incondizionata dignità diogni essere umano”.

Scienza & Vita

dosi in 23 città, in cerca di indizi che possono con-durre ai loro figli scomparsi. Durante i quasi 4.600chilometri di percorrenza, i partecipanti sarannoaiutati da enti locali, ostelli dei migranti, istituti dimigrazione degli Stati di Tlaxcala, Tamaulipas edel Distretto Federale, nonché da università, atti-visti e sostenitori dei diritti dei migranti.L’iniziativa mira anche richiamare l’attenzione sultrattamento che le autorità messicane offrono agliimmigrati centroamericani. Non è un segreto chesulle strade del Messico diversi migranti sonoscomparsi o assassinati, soprattutto negli ultimisei anni, da quando in Messico è scoppiata la“guerra contro la criminalità organizzata.” Non cisono statistiche ufficiali, ma si afferma che laguerra ha provocato circa 70.000 tra morti edispersi, tra i quali vi sono diversi migranti.Le madri che partecipano alla Carovana hannoanche fatto richiesta per l’esumazione dei corpiche si trovano nelle fosse comuni nei cimiteri,dove sono sepolti centinaia di persone senza iden-tificazione. “Tutto il Messico è un cimitero dimigranti”, si legge in un cartello esposto dallacarovana. La Chiesa dei Paesi centro-americani hadenunciato in diversi occasioni questa triste situa-zione e sostiene i migranti nelle loro richieste.

(CE) (Agenzia Fides, 13/10/2012)

MESSICO - Una religiosa raccoglie dalle disca-riche bambini disabili abbandonati e li adottaIn occasione del 50° anniversario della fondazionedell’organizzazione spagnola Mensajeros de la paz, èstato presentato un progetto per costruire due nuovecase di accoglienza, una per i bambini gravementedisabili e abbandonati dalle famiglie e l’altra per glianziani, ognuna con 40 posti, nella località diMetepec, al nord della capitale messicana. Il progettoè stato sollecitato dal lavoro instancabile di una reli-giosa che negli ultimi anni si è dedicata a “raccoglie-re piccoli dalla spazzatura”, minori abbandonati perle strade o bambini lasciati nelle discariche perchédisabili. Secondo quanto riferito dal presidente e fon-datore dell’ong, p. Angel García, in una nota perve-nuta all’Agenzia Fides, suor Ines raccoglie i bambiniche nessuno vuole e dà loro il suo nome. Finora ne haaccolti 200, dei quali circa 70 hanno il suo nome.Nonostante la grande buona volontà che la animanella sua missione, la religiosa non ha mezzi adegua-ti per farsi completamente carico dei piccoli, alcunidei quali sono già grandi e hanno bisogno di curemediche specifiche perché vengono da ambientitotalmente insalubri. Da qui è nata l’idea di dare aibambini una casa dignitosa e lo Stato del Messico haceduto un terreno di 4 ettari dove saranno costruite ledue nuove case di accoglienza. Il progetto compren-de anche una cappella e una zona commerciale, concinema, saloni per le feste, un campo da calcio e loca-li commerciali che l’associazione affitterà o venderà,a condizione che le ditte acquirenti cedano parte deiprofitti per il mantenimento delle case di accoglienza.

(AP) (11/10/2012 Agenzia Fides)

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La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospedale dedicatoesclusivamente alla cura dei bambini poveri residenti in tutto il Sud-Ovest della Colombia, nella città di Cali. Questa Fondazione è statacreata nel 1924 e da allora è stata sempre al servizio dei bambinipoveri e ammalati che difficilmente potrebbero raggiungere un’altrastruttura sanitaria. Lo spostamento forzato dei contadini verso la cittàha prodotto una crescita significativa del numero dei bambini malatida zero a due anni e relativo aumento delle domande alla Clinicainfantile. Considerando la vita e la salute come diritti fondamentali deibambini, la Fondazione Clinica Infantile ha la necessità di migliorareambienti, apparecchiature e personale per salvare la vita di moltibambini poveri. Per questo motivo è necessario il sostegno finanzia-rio di istituzioni e di privati al fine di poter approntare interventi e solu-zioni adeguate per questi bambini colpiti da complesse patologieendemiche, degenerative, infettive, congenite, ecc., causate da:clima tropicale, cattive condizioni alimentari e di vita, servizi inade-guati, fattori ereditari.

La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” intende accogliere questarichiesta di aiuto, di cui si è fatto portatore p. José Antonio Merino,che conosce di persona i responsabili della Fondazione e l’impe-gno umanitario da questa profuso. Le offerte, grandi e piccole, chesaranno fatte tramite la cooperativa, saranno inviate, come nostrocontributo alla realizzazione di progetti per l’acquisto di attrezzatu-re diagnostiche e l’allestimento di una unità di cura intensiva per ibambini che richiedono interventi chirurgici postoperatori comples-si.

Chi intende partecipare può inviare la propria offerta con bonificobancario sul c/c intestato a Società Cooperativa Sociale FrateJacopa presso la Banca Prossima - Roma - IBAN:IT82H0335901600100000011125, precisando la causale “Liberalitàa favore della Cooperativa Sociale Frate Jacopa per il Progetto ClubNoel Colombia”. Sarà rilasciata ricevuta per usufruire delle agevola-zioni fiscali previste dalla legge. Sul Cantico saranno date periodicheinformazioni sull’andamento della raccolta.

SSOOSSTTEEGGNNOO AA DDIISSTTAANNZZAA

CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia chiedono il nostro aiuto

In questo Anno della Fede e al termine del Sinododei Vescovi per la Nuova Evangelizzazione, cisiamo ritrovati ad Assisi dal 9 al 11 novembre percelebrare il Capitolo delle Fonti 2012.

Nella nostra vita irta di ostacoli e di difficoltà, maanche carica di attese e di speranze, questa tappaannuale assisana, divenuta ormai tradizione, testi-monia il nostro desiderio di conversione nella peni-tenza (tema di riflessione proposto dal testo del-l’anno 2012: “La via della penitenza. Rispostaall’amore”). Con lo sguardo rivolto all’esempio mirabile di S.Francesco, ci siamo ritrovati accomunati dallavolontà di mettere in discussione i nostri compor-tamenti e di assumere stili di vita che non offenda-no la creazione ferita dalla sete illimitata di domi-nio, ma contribuiscano a risanarla perché diventisempre più impronta del suo Creatore e possa esse-re pienamente e veramente “abitata” dalle creatureviventi, tra le quali l’uomo occupa una posizioneprivilegiata.In questa disposizione di spirito il Capitolo delleFonti è iniziato con una Veglia di preghiera lasera del 9 novembre nella Cappella dellaCittadella di Assisi, luogo che ci ha ospitati inquesti due giorni. Il catino dell’abside sfavillante della luce doratadei mosaici ha raccolto la nostra invocazione dipreghiera che si è subito riverberata nei nostri cuorisollecitati all’ascolto partecipe e obbediente delladivina Parola, perché nutra la nostra fede e la forti-fichi rendendola stabile e feconda.

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“CAMMINARE NELLA FEDE. STILI DI VITAPER UN NUOVO VIVERE INSIEME”

Assisi 9-11 novembre 2012

SPECIALE CAPITOLO DELLE FONTI

Nell’Anno della Fede il Capitolo delle Fonti ad Assisisi fa per noi pellegrinaggio alla sorgente viva e zampillante della esemplarità di S. Francesco nel cammino della fedeper poter accogliere con rinnovata gratitudine il dono di Dio e ridonarlo nella nostra vita in un impegno perseverantedi conversione e di evangelizzazione.

Rinnovare i nostri stili di vita per ridire la paternità di Dioe la fraternità tra tutti gli uomini è parte essenzialedell’incarnare la fede oggi, in questo nostro tempoin cui l’uomo sembra aver smarrito il senso della vita, dimentico ormai della sua origine, della sua condizione di creaturae della degnazione di un Dio che lo ha voluto suo collaboratore nel coltivare e custodire il creato quale dimora di ogni uomo.

Vivere nella logica del dono e della restituzioneinvece che dell’utilitarismo, dell’accaparramento, del dominio,rispondendo di quell’Amore che tutto fonda,significa perseguire dal quotidiano della nostra vitaun itinerario di riconciliazione a Dio Creatore e Padree dunque di riconciliazione con la creazione tutta;significa fare della ordinaria vita di famiglia, di lavoro, di relazione terreno di riparazione e di giustizia,sentendo la bellezza della interdipendenza e della reciprocità,per onorare lo statuto creaturale da cui dipendeil vero benessere di ogni uomo e di tutte le creature.Occorre riumanizzare gli spazi della convivenza, perché lo scandalo della dignità negata, della creazione calpestata,della rassegnazione e della indifferenza complice,sia risanato dalla cura e dalla custodiadi ciò che dell’Altissimo porta significazionee di colui che è creato a immagine e similitudine di Dio.

La nostra fede è chiamata a questa vigilanza, a ritrovare e condividere una nuova sapienza per abitare la terrae ad assumerla nella corresponsabilitàcon tutti gli uomini di buona volontàper tessere il bene comune con un cuore di famigliae riparare la casa della convivenza umana.

Col nostro stile di vita noi possiamo contribuire a celebrare la vitao concorrere inesorabilmente alla desertificazione del mondo.Dunque, con timore e tremore ci mettiamo in camminoperché la gioia del riconoscere la Signoria di Dioe la sua bontà creatrice possa nello Spiritofarsi appello ad ogni altro uomo lungo le strade del mondo.

Argia Passoni apre i lavori assieme a p. Lorenzo DiGiuseppe.

Le giornate di riflessione e di preghiera sono stateinaugurate dalla S. Messa concelebrata da p.Martin Carbajo e da p. Lorenzo Di Giuseppenella Basilica di S. Francesco.Quindi il Convegno si è svolto nella Sala deglisposi, all’interno del Percorso museale della cittàdi Assisi, un luogo carico di memorie e di bellezza,con i suoi affreschi di illustri pittori locali (e nonsolo), messo a disposizione dal Comune di Assisiche ha onorato il Capitolo con il patrocinio dellaCittà Serafica.“Camminare nella fede. Stili di vita per unnuovo vivere insieme”: era questo il tema delConvegno sul quale si sono confrontati i relatoricoordinati da Argia Passoni, che ha aperto i lavo-ri dando rilievo al rapporto intrinseco tra il cammi-nare nella fede e il tessere con la conversione quo-tidiana una modalità di vita più fraterna, capace dirimandare al dono ricevuto.Il francescano p. Martin Carbajo, vicerettore dellaPontificia Università Antonianum e docente di teo-logia morale, nella sua relazione, dal titolo:“Camminare nella fede nell’era secolare. Lo stilefrancescano del testimoniare la gratuità di Dio”,ha preso in considerazione la crisi attuale della fedeche egli ha definito “crisi antropologica”.L’età secolare in cui siamo immersi presenta due ten-denze: l’umanesimo immanente e lo scientismo. Ilprimo non è necessariamente negativo, in quanto pro-pone una visione immanente della realtà, comune acredenti e a non credenti, in cui si esprima l’urgenzadi “una collaborazione di tutte le civiltà per un’eticauniversale basata sulla ragione pratica” (Ratzinger).Lo scientismo, invece, è negativo in quanto ha

sostituito alla razionalità etica, una razionalità stru-mentale in cui i valori sono ridotti a sentimenti e sisottovaluta tutto ciò che non è verificabile empiri-camente. In esso trionfa l’etica utilitaristica cheesclude la gratuità dalla vita pubblica dove tutto ècontratto sociale che libera da relazioni familiari edà luogo a relazioni impersonali di tipo mercantile.L’inter-esse, il cui significato è “essere tra”, si tra-sforma in ricerca spudorata del proprio vantaggio. Di fronte a queste sfide il francescano deve esseretestimone della gratuità e del dono che BenedettoXVI nella Caritas in Veritate ritiene siano impre-scindibili per avanzare verso lo sviluppo di tuttol’uomo e di tutti gli uomini.Gratuità e dono vanno oltre la filantropia e l’altrui-smo in cui i ricchi restano protagonisti, relegando ipoveri al ruolo di ricevitori passivi, mentre S.Francesco si fa povero egli stesso per vivere dapenitente che, sorpreso dall’amore gratuito di Dio,restituisce tutto al Signore.Il Prof. Simone Morandini, docente di teologiadella creazione presso la Facoltà teologica delTriveneto, parlando di “Una nuova sapienza perabitare la terra” ha prospettato una sapienza cheoffra un senso che aiuti a orientare le nostre azioniall’interno della storia e le illumini favorendo l’in-contro tra i diversi saperi. La sapienza ci rende pro-tagonisti attivi del nostro tempo, coscienti e capacidi guardare al di là della crisi attuale che non è soloeconomica, ma è anche crisi di fiducia e di convi-venza.Il significato della parola “crisi” è: “interrogarsi”.Nostro compito è interrogarci sulle sfide inedite delnostro tempo attingendo ai testi del Concilio

Vaticano II che è tornato allefonti del Vangelo per farciattingere a una sapienza cheha radici nella Bibbia in cuiciò che conta è essere nuovacreatura. I testi del Vaticano II sonoper noi “memoria di futuro”,perché, come avvienenell’Eucaristia, ci invitano afare memoria per “scrutare isegni dei tempi” (GS 4) ecogliere il senso di un pre-sente in vista del futuro. Il Concilio guarda alla storianon nel segno di una con-danna, ma nel segno del dia-logo che è l’unico modo percogliere qualcosa di ciò cheCristo ci dice. Egli èMaestro di sapienza divina,sapienza personificata che ciinvita a una tavola imbanditaa cui tutti possono sfamarsi.Egli ci ispira “modi leggeri”di abitare la terra che vadanooltre l’individualismo oggi

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Basilica di S. Francesco - Celebrazione Eucaristica.

diffuso, perché l’uomo nonpuò ritrovare se stesso senon attraverso il dono sin-cero di sé per la realizza-zione di una “famigliaumana” formata da fratelliche abbiano la stessa origi-ne e lo stesso destino, nelsegno della pace, della giu-stizia e della custodia delcreato. Vivere da fratelli sul piane-ta terra significa vivere almodo di Dio che ci chiamaa un cammino di fede dacui possa germogliare innoi la sapienza di Dio.Il Prof. Riccardo Moro,docente di economia politi-ca all’Università di Milano,nell’affrontare il tema: “Riparare la casa dellaconvivenza umana”, ha osservato come il termine“casa” evochi la dimensione del vivere, del nutrir-si, dell’essere attivi e la dimensione che appartieneal mondo del comunicare, del relazionarsi, del-l’amare. Per riparare la casa comune occorre affrontare quat-tro questioni interdipendenti: ambientale (problemaenergetico e delle risorse che non sono infinite comesi pensava fino alla generazione precedente allanostra), alimentare (la questione della catena alimen-tare va riparata per dare più cibo a tutti), del lavoro (èfondamentale che tutti abbiano un lavoro conformeai canoni della dignità umana), finanziaria (occorreuna governance che eviti la non credibilità dei mer-cati finanziari).Per riparare la casa le reti della società civile posso-no esercitare un ruolo rilevante. L’importante è edu-carci, agire, partecipare per incidere attraverso i com-

portamenti in conformità auna giustizia riparativa chepromuova l’incontro con leculture diverse per mutuareda esse quello che vi è di piùbello ed arricchente per noi.Infine il Prof. PierluigiMalavasi, docente di peda-gogia e direttore dell’AltaScuola per l’Ambiente,Università Cattolica delSacro Cuore di Brescia, haesordito nella sua relazione“Stili di vita per un nuovovivere insieme. Un mani-festo per la custodia delcreato”, citando il Mes-saggio per la GiornataMondiale della Pace 2010,in cui Benedetto XVI affer-

ma che l’uso dell’ambiente naturale “comporta unacomune responsabilità verso l’umanità intera”.Risalire alle fonti della nostra fede significa attin-gere acqua, cercare una risorsa primaria spiritualee naturale per la sopravvivenza del mondo, signifi-ca cercare di riflettere sulle ragioni per cui stiamoal mondo. Custodire non è conservare, custodirevuol dire generare, credere che il futuro c’è, chenon accettiamo un destino irreversibile di annichi-limento.In questo futuro cogliamo quattro parole chiave: allar-gare i confini della ragione che non è strumentale,poiché ogni cosa ci è data perché ne siamo fruitori enon sfruttatori; educarci ed educare allo sviluppoumano integrale di tutto l’uomo e di ogni uomo; trameraviglia, fraternità e responsabilità. La meraviglia èdettata dallo spettacolo della vita e dalla capacità diamare. Se non proviamo meraviglia, non impariamo.Se non ci accettiamo così come siamo, se non ci pren-

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P. Martín Carbajo Núñez Ofm.

Il Prof. Simone Morandini.

diamo fraternamente cura l’uno dell’al-tro con le nostre debolezze, come S.Francesco nella perfetta letizia, non pos-siamo risanare il creato che oggi è debo-le.Siamo chiamati a responsabilità: a dareurgenti risposte, a generare prosperità;la pace è un bene da custodire con forzastraordinaria, perché se non c’è pace nelcreato, tra noi, con la natura, difficil-mente si potranno custodire i beni.Lo stupore di S. Francesco di fronte alcreato, lo porta a riscoprire le ragioniper cui il creato c’è. In questa luce ilprogetto di un Manifesto per la custo-dia del creato esprime la gioia di per-cepirlo come casa comune che ci rendecapaci di essere nuovi. Ricordando ilcomune maestro P. Bigi che sempre hatestimoniato l’importanza della curadelle giovani generazioni, il Prof.Malavasi ha passato la parola allaDott.ssa Maria Rosaria Restivo (Commissione for-mazione Fraternità Frate Jacopa) per una brevepresentazione del nucleo tematico del Manifesto,oggetto di studio della sua tesi finale per il Master“Sviluppo umano e ambiente” dell’ASAUniversità Cattolica del Sacro Cuore, e allaDott.ssa Caterina Calabria (dottoranda all’ASA)per una comunicazione riguardante la ricercaempirica che accompagnerà l’elaborazione delManifesto.Argia Passoni, coordinatrice del Convegno, conclu-de esprimendo gratitudine per la preziosità delConvegno, tappa quanto mai significativa nellapresa di coscienza della necessità di condividerepiste per una modalità diversa di abitare la terra. E’parte integrante della nostra fede comprometterci

fino in fondo nel processo di conversione che l’as-sunzione di nuovi stili di vita comporta ed aprircialla prospettiva dell’annuncio. Chiamati ad ammini-strare il dono del creato, dobbiamo trovare le vie perrisanare e praticare i talenti ricevuti, rintracciare – inquella integrazione dei diversi saperi ripercorsiemblematicamente nella giornata – i fili fondamen-tali di una nuova sapienza per abitare la terra, nellaconsapevolezza dell’eccedenza del dono perché nonvenga meno la fiducia, la speranza, l’apertura versoil futuro. In questo senso la proposta di un Manifestoper la custodia del creato, rimanda a un cuore pul-sante di fraternità che vuole rigenerare ed essererigenerato per una nuova convivenza umana.Tutte le relazioni del Convegno sono state seguiteda un vivace dibattito che ha consentito un dialogo

costruttivo tra relatorie partecipanti.La sera del sabato in S.Maria Degli Angelialla recita del S.Rosario insieme allacomunità locale deifedeli, è seguita la pro-cessione “aux flambe-aux” sul sagrato dellabasilica dove la sciadelle luci si è snodatadietro la statua dellaVergine, metafora delnostro camminare nel-la fede sotto la sua pro-tezione materna.Domenica mattina gliartisti Giusy D’Arri-go, Giuseppe Rogoli-no (Presidente Nazio-nale dei Laici Salvato-riani) e il Dott. Mau-

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Il Prof. Pierluigi Malavasi al tavolo con il Prof. Riccardo Moro.

Gli artisti Giuseppe Rogolino e Giusy D’Arrigo presentano il progettoConnessus assieme al Dott. Maurizio Miazga.

rizio Miazga hanno presentato, nella sede delConvegno, il “Progetto Connessus” per la salva-guardia del creato. Esso prevede la dislocazione diquattro sculture, dette Neth (a forma di ago), da collo-care nei cinque continenti, allo scopo di connetteretutti gli uomini e generare una rete globale per una ria-bilitazione spirituale della terra.Questi Neth, il primo dei quali sarà posto ad Assisi,dovranno esprimere il legame tra cielo e terra, acommento del versetto del Padre Nostro: “Come incielo così in terra”, con l’intenzione di sensibiliz-zare l’opinione pubblica mondiale sul problemadella povertà dei bambini del terzo e del quartomondo, legata allo sfruttamento delle risorse natu-rali.L’Architetto Paolo Amico – responsabile delComune di Assisi per la collocazione della primascultura – presente all’incontro, ha infine preso laparola per comunicare l’attenzione al recuperoambientale nella scelta del luogo, nel rispetto diquella riparazione a cui il Progetto Connessusrichiama col suo messaggio artistico.A conclusione, Argia Passoni, riportando isaluti del Sindaco di Assisi, ha ringraziato gliideatori del Progetto per averne reso possibile lacompartecipazione nell’ambito del Convegno.Molti sono i motivi che ci fanno sentire impe-gnati ad accompagnarne l’opera con il nostrolavoro in ordine alla salvaguardia del creato.Prima fra tutte la necessità di ridonare le risorsedi quella spiritualità francescana a cui fa imme-diatamente appello la scelta di Assisi come par-tenza del Progetto.

Coinvolti dalle finalità di custodia, di fraternità e dipace, da edificare nella interdipendenza e nellareciprocità, sentiamo particolarmente significativaquesta arte che vuole farsi segno nel mondo dellaesigenza profonda di rinnovare il nostro sguardo,richiamando alla logica del dono e non del domi-nio. Ne avvertiamo una consonanza speciale con ilSanto di Assisi che fa del mondo il suo chiostroperché tutto il creato è orma del Creatore, luogodove si può benedire Dio. E questo ci interpella acamminare in un orizzonte di comunione.La S. Messa concelebrata in S. Chiara da p.Vittorio Viola e da p. Lorenzo Di Giuseppe, haconcluso il Capitolo delle Fonti. Nell’omelia p.Viola ha commentato il passo evangelico di Marco(12,38-44) dove si racconta che una vedova donòdue spiccioli al tempio. A noi sembrano poca cosa,ma per lei erano tutto quello che aveva. Essi signi-ficano l’offerta totale di sé al Signore. Il gesto dellavedova rivela il modo con cui le Persone della S.S.Trinità si amano: un donarsi totale e incondiziona-to. Nella relazione con Dio noi dobbiamo mettere ingioco il tutto della vita. La scelta della povertà di S.Francesco e S. Chiara trae origine dalla povertà diCristo nudo sulla croce che, nella totale dedizionedi sé, ci avvolge con il suo amore dando sapore esapienza alla nostra esistenza.Dopo la S. Messa ci siamo raccolti in preghieranell’attigua Cappella del Crocifisso di S.Damiano che ancor oggi parla a tutti gli uomini ealle donne che si pongono in devoto ascolto dellaSua Parola. Al Crocifisso abbiamo espresso gratitudine per il donodel Capitolo delle Fonti 2012, nella speranza che Eglirenda la nostra vita feconda di novità e ricca di “fruttidegni di penitenza”.

A cura di Lucia Baldo

A seguire la relazione di p. M. Carbajo, mentre neiprossimi numeri saranno pubblicate le altre relazio-ni presentate al Convegno.

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Basilica di S. Chiara a conclusione del Capitolo

La Dott. Caterina Calabria e la Dott. Maria Rosaria Restivo.

1. L’Anno della fede in un con-testo di crisiNella presentazione dell’Anno dellaFede (21 giugno 2012), S.E. Mons.Rino Fisichella, presidente delPontificio Consiglio per la NuovaEvangelizzazione, affermava:Quest’Anno “si inserisce all’in-terno di un contesto più ampiosegnato da una crisi generalizzatache investe anche la fede. [...] Lacrisi di fede è espressione dram-matica di una crisi antropologicache ha lasciato l’uomo a se stes-so; per questo si ritrova oggi con-fuso, solo, in balia di forze di cuinon conosce neppure il volto, esenza una meta verso cui destina-re la sua esistenza. È necessariopoter andare oltre la povertà spiri-tuale in cui si ritrovano molti deinostri contemporanei, i quali nonpercepiscono più l’assenza di Diodalla loro vita, come una assenzache dovrebbe essere colmata“.Esiste, quindi, una relazione molto stretta tra crisisocio-economica, crisi antropologica e crisi difede. Nel mondo globalizzato “la questione socialeè diventata radicalmente questione antropologica”che, a sua volta, dipende dalla comprensione che siha di Dio. Quindi, per poter rispondere adeguata-mente alle sfide attuali, è necessario ripensarel‘antropologia che sta alla base delle filosofie piùinfluenti, giacché ognuna di esse risponde ad unadeterminata concezione dell’uomo e delle sue rela-zioni fondamentali (Dio, prossimo, natura).Francesco di Assisi e la Tradizione francescana offro-no una risposta molto attuale alle sfide del mondosecolarizzato, soprattutto per il modo in cui vivono etestimoniano la gratuità divina. Studiando questanostra Tradizione, accogliamo l’invito che BenedettoXVI ha fatto di ripensare la “mentalità corrente egoi-stica e materialistica”, che riduce l’essere umano ahomo oeconomicus, facendo a meno della sua intrin-seca capacità di altruismo e di autodonazione.

1.1. La crisi di fede nell’età secolareIl camminare nella fede incontra oggi molte diffi-coltà in un contesto socioculturale che “riducel’ambito delle certezze razionali a quello delle con-quiste scientifiche e tecnologiche”. Di fatto, il pre-

supposto della fede “non solo non è più tale, maspesso viene perfino negato” (PF2)Il filosofo canadese Charles Taylor, nel suo libro“L’età secolare”, afferma che viviamo in un’epocain cui la religione si è ritirata dallo spazio pubblicoe la fede è solo un’opzione tra tante altre. La fedein Dio non è più assiomatica né una precondizioneindiscutibile, come accadeva invece nell’epocapre-moderna. Viviamo nell’età secolare, ma nonnel secolarismo ateo. Non è stata abbandonatal’apertura alla trascendenza ma, nel momento incui si vuole dare un senso alla realtà, l’individuo sitrova a fare i conti con una pluralità di propostereligiose, morali e spirituali. Di fatto, molte perso-ne ritengono che l’impegno attivo per la giustizia ela pace sia da preferirsi alle pratiche religiose.Secondo Tayor, sono tre i modi di comprendere ilconcetto di secolarizzazione, che possiamo classifica-re come segue: politico, sociologico ed esistenziale. Ilprimo si riferisce alla separazione tra lo Stato e laChiesa, che oggi si manifesta nell’esclusione di Diodallo spazio pubblico (crocifissi nelle scuole, ecc.). Ilsecondo si focalizza sui dati statistici che riguardanoil numero dei credenti e la pratica religiosa.Quest’ultima, infatti, è notevolmente diminuita.Il terzo modo di intendere la secolarizzazione èquello “esistenziale”. Si riferisce alle condizioni

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CAMMINARE NELLA FEDE NELL’ETÀ SECOLARELO STILE FRANCESCANO DI TESTIMONIARE LA GRATUITÀ

Martín Carbajo Núñez, Ofm

SPECIALE CAPITOLO DELLE FONTI

nelle quali oggi si inquadrano l’esperienza di fedee la ricerca di senso. Taylor concentra l’attenzionesu questa tipologia. La scienza ha disincantato lapercezione della realtà nell’immaginario collettivoe ha reso pressoché impossibile da vivere quel tipodi fede semplice e acritica che caratterizzava l’io“poroso” e vulnerabile del medioevo. L’individuomoderno (buffered self) percepisce se stesso comeindipendente, impermeabile davanti alle influenzeesterne e soprannaturali, e si ritiene capace di defi-nire autonomamente la propria identità.Taylor analizza il processo di secolarizzazione ini-ziato nel Rinascimento e che ha condotto attual-mente ad una visione immanente della realtà,comune a credenti e non credenti. Si direbbe che lafede è solo una delle opzioni a disposizione delconsumatore. Ma questo cambiamento non andreb-be addebitato principalmente all’influsso dellescienze naturali, perché in realtà molti scienziatidel secolo XVIII erano credenti. Taylor distingue due grandi tendenze nella culturasecolare: l’umanesimo immanente e il meccanici-smo scientifico. Il primo sarebbe accettabile eavrebbe avviato l’attuale processo di secolarizza-zione, mentre il meccanicismo scientifico sarebberiduzionista, utilitarista, chiuso alla trascendenza esarebbe iniziato più tardi, nel secolo XIX.

1.1.1. L’umanesimo immanente, oggi condivisoda credenti e non credentiLe opere di Giusto Lipsio (1547-1606) e UgoGrozio (1583-1645) sarebbero il punto di partenzadell’umanesimo immanente (etsi Deus non dare-tur). Secondo questi autori, le guerre di religione ela persecuzione degli eretici avrebbero dimostratoche la fede non sarebbe una base sicura per garan-tire la convivenza civile e, pertanto, bisognerebbesostituirla con la ragione pratica. Essi concepisco-no la legge naturale non come qualcosa di iscritto

nella natura umana (Aristotele e Tradizione cattoli-ca), bensì come frutto di un dibattito razionale alquale tutti possono partecipare. Di fatto, i filosofideisti ammettono l’esistenza di un creatore distan-te, ma escludono qualunque riferimento esplicito alui quando si tratta di organizzare la società civilee parlano di una carità disciplinata, informata dallaragione. Le successive dichiarazioni dei dirittiumani sarebbero il frutto di questi ideali umanisti.In un famoso dialogo, Habermas e il cardinaleRatzinger (Monaco 2004) si trovarono d‘accordonell’affermare che è urgente la collaborazione ditutte le civiltà per poter elaborare un’etica univer-sale basata sulla ragione pratica. Il cardinaleRatzinger lodò il tentativo che, in questo senso,avevano fatto Grozio e altri autori, affermando che,per fare ciò, si erano basati su un ideale pre-filoso-fico di matrice evangelica. Dalla sua parte,Habermas riconosce che la ragione naturale non èsufficiente per cogliere la profondità del senso del-l’uomo e quindi ci vuole una dialettica ragione ereligione nella vita pubblica. Filosofia e religionedevono dialogare, intendendo “la secolarizzazionedella società come un processo di apprendimentocomplementare”.

1.1.2. Lo scientismo che esclude la gratuitàNel secolo XIX si impone l’altra linea della cultu-ra secolare. Essa abbandona la razionalità etica emette al suo posto la razionalità strumentale. Ilbene totale rimpiazza il bene comune, e così saràpiù facile ignorare gli abusi del capitalismo selvag-gio. I valori sono ridotti a sentimenti; l’etica al cal-colo utilitarista del massimo beneficio. Si pensa che l’unica conoscenza valida sarebbe quel-la delle scienze positive (scientismo), sottovalutandotutto ciò che non sia verificabile empiricamente. “Lestrutture giuste renderebbero superflue le opere dicarità”, poiché l’uomo sarebbe “redento semplice-

mente dall’esterno”. Tutto si affida a unsistema che dovrebbe raggiungere gliobiettivi in maniera automatica .Trionfa così l’ideologia tecnocratica,che tutto subordina ai prodigi della tec-nologia e delle finanze, mentre prescin-de dai valori e dall’altruismo. La scien-za economica è stata concepita comepuro calcolo matematico di variabiliquantificabili, senza alcun riferimentoall’altruismo e alla gratuità. Benché, inteoria, non si escludano altre motivazio-ni personali, nella pratica la razionalitàeconomica è stata ridotta alla razionali-tà strumentale, dando per scontato chel’egoismo è il movente principale delnostro sistema di preferenze. Questaprospettiva economicistica viene appli-cata, di fatto, a tutte le istanze della vitaumana. Si ritiene che, in ultima analisi,tutto risponderebbe ad un calcolo utili-tarista del beneficio.

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La scuola di Frankfurt fu molto criticanei riguardi di questo modo di pensare.Horkheimer e Adorno arrivarono adaffermare che l’Olocausto nazista nonera stato un ritorno alla barbarie ditempi passati, bensì un’ulteriore dimo-strazione del lato più oscuro dellamodernità, che usa la scienza e la tecno-logia per manipolare la gente, arrivandoperfino ad eliminarla, pur di favorire gliinteressi della minoranza dominante.

1.2. Un’antropologia negativa chegiustifica la guerra di interessiLa visione antropologica dominanteesclude la gratuità e la donazione.Grazie al contratto sociale, l’individuosi libera dai legami familiari e socialiche regolavano la precedente societàgerarchica. Avendo superato quelle dipendenzeindesiderabili, il cittadino può “cooperare senzasacrificio” (Hume), in modo razionale e metodico,avendo la giustizia come unico referente. Questotipo di relazione mercantile e impersonale (cashnexus) renderebbe l’individuo più libero e quindipiù capace di una socievolezza matura e autenticanell’ambito civile. In questo modo, la libertà e l’in-dipendenza economica sarebbero il fondamento ditutte le altre libertà sociali; l’ambito economicocostruisce il sociale.L’individuo non dovrà donarsi né rinunciare allapropria convenienza, perché la società mercantilenon si basa su legami personali, bensì sulla sommadegli interessi particolari. Il mercato funzioneràmeglio quanto più i legami saranno deboli e fun-zionali; cioè, nel provvedere ai propri affari, lasocietà otterrà più vantaggi se ognuno cercheràspudoratamente il proprio interesse, senza sprecareenergie con considerazioni altruistiche.Pertanto, la massimizzazione della ricchezza esclu-derebbe la possibilità di relazioni gratuite e frater-ne. Il mercato è concepito come una guerra, nellaquale ognuno difende il proprio interesse, senzaalcuna considerazione altruistica. Il prossimo èsolo un avversario da vincere o ingannare (darwi-nismo sociale). Quanti non sono sufficientementeforti o astuti per poter sopravvivere in questa guer-ra economica dovranno rifugiarsi nell’ambitosociale. Gli affari sono affari (“Business is busi-ness”) o, come diceva Hobbes, “la tua morte è lamia vita”.La teoria socioeconomica oggettivista, moltoinfluente negli ultimi decenni, non prende in consi-derazione la reciprocità né la gratuità, argomentan-do che queste dimensioni romperebbero l’ordineeconomico vigente, che si basa sullo scambio diprodotti di valore equivalente. Tutto risponderebbealla logica commerciale. Perfino ciò che apparecome dono sarebbe in realtà la ricerca di un guada-gno psichico o morale. Avendo dato per scontatoche il comportamento umano risponde sempre a

uno stretto rapporto causa-effetto, le persone sonooggettivate, ridotte a “individui standard”, senzauna concreta identità. Tutto è subordinato allalegge dei grandi numeri.

1.3. Il testimonio della gratuità, una rispostaalla crisi di fedeIl testimonio della gratuità divina si presenta oggicome una risposta adeguata alla crisi di fede nelmondo secolarizzato. Attualmente comunica benesoltanto il testimone, perché i contenuti sono accol-ti nel contesto delle relazioni. Nella società digitale, infatti, interessano più lerelazioni che i contenuti, perciò acquisiscono sem-pre più importanza la testimonianza e i rapportiorizzontali, interattivi. Gli internauti sono abituatia consultare i blog e le reti sociali, dove altri comeloro raccontano le proprie esperienze nell’affronta-re qualsiasi tipo di problema, tecnico o personale.Lì si trova più l’esperienza del testimone che il trat-tato del pensatore sistematico e distaccato. I mes-saggi (post) sono brevi, diretti, personali, anche sespesso non sono ben elaborati. In questo contesto,evangelizzare significa “entrare in contatto” conpersone di ogni cultura e religione per invitarle aentrare in quella esperienza di fede e di gratuità cheha trasformato la vita di chi annuncia. La DSC è molto chiara nell’affermare che l’essereumano, creato ad immagine del Verbo, “non trovarealizzazione completa di sé fino a quando nonsupera la logica del bisogno per proiettarsi in quel-la della gratuità e del dono” (CDSC 391). In questalinea, l’enciclica Caritas in veritate afferma che lagratuità e il dono, basati sulla verità antropologica,sono imprescindibili per avanzare verso “lo svilup-po di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”1.

2. Lo stile francescano di testimoniare la gratuitàLa esperienza della gratuità divina è la chiave dilettura della conversione e della vita di Francescod’Assisi. Come afferma Benedetto XVI, “il suoessere uomo di pace, di tolleranza, di dialogo,nasce sempre dall’esperienza di Dio-Amore”2.

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Stando ben saldo sulla Roccia ferma, Francesco siapre umilmente e gioiosamente all’incontro disin-teressato con tutti gli uomini, senza cadere nel sin-cretismo religioso, né nell’indifferenza di frontealla verità. Sorpreso dall’amore gratuito di Dio,restituisce tutto al Signore, vive senza nulla di pro-prio e anela solo ad avere lo Spirito del Signore ela sua santa operazione.

2.1. Francesco di Assisi, testimone della gratuitàdi Dio“Tutto è grazia”, ripete Francesco nel suoTestamento, mentre ricorda gli avvenimenti dellasua vita. Il Signore gli concesse di “incominciare afare penitenza”, gli insegnò ad essere misericordio-so, gli si manifestò vivo nei poveri e nei lebbrosi,cambiò in dolcezza quello che prima gli era amaro,gli rivelò che doveva vivere secondo la forma delsanto Vangelo, gli diede “fede nelle chiese” e “neisacerdoti” (2Test 4 e 6), gli donò fratelli, gli inse-gnò il saluto di pace, gli fece amare la povertà e laminorità. Francesco esulta di gioia al proclamareche Dio è amore infinito, inesplicabile, immeritato,incomprensibile.Man mano che Francesco si lascia convertire, Diogli si manifesta in modo più chiaro e sconcertante.Dio non è più per lui un crocifisso fisso e immobi-le sulla parete della chiesa. Francesco non ha biso-gno di andare fino a lui per incontrarlo: è Dio chegli si fa presente in luoghi e circostanze fino allorainsospettate. Non tenta più di utilizzarlo senzaascoltarlo, non gli chiede che benedica i suoi sognidi grandezza, le sue decisioni già prese, le sueguerre o i suoi affari. Sorpreso dalla generositàdivina, Francesco non sente più la necessità di indi-care a Dio quello che deve fare per lui, ma ascolta,prega, gli offre la sua ospitalità. Durante tutta lasua vita continuerà a ripetere, in modi diversi, ladomanda che aveva fatto a Spoleto: “Signore, chevuoi che io faccia?”.Francesco medita costantemente“l’umiltà dell’incarnazione e la caritàdella passione”3, che sono temi centralinella sua visione teologica. Imitando lakenosis del Verbo incarnato, vince laripugnanza verso i lebbrosi e chiede aisuoi frati di “essere lieti quando vivonotra persone di poco conto e disprezzate,tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi etra i mendicanti lungo la strada”4.

2.1.1. Relazioni fraterne, gratuiteFrancesco considera un dovere di giu-stizia il restituire agli indigenti partedelle elemosine che riceve5. Il suoatteggiamento positivo non dipende daciò che i poveri involontari sono o daquello che possono meritare; egli sisente mosso dalla logica della gratuitàche Dio ha manifestato in Cristo.Francesco vorrebbe essere il minore di

tutti, ma riconosce che, nella scala sociale, i pove-ri stanno diversi gradini più giù di lui. Pur essendosimile a loro nel non possedere nulla di proprio, siriconosce un privilegiato, giacché la sua povertà èvolontaria. Inoltre, egli ha l’appoggio di una comu-nità e gode della stima della società, mentre i pove-ri involontari sono visti con diffidenza e disprezzo.Perfino la loro povertà estrema risultava inguarda-bile, spaventosa6. La gratuità deve essere anche la base delle relazio-ni tra i frati. “Il Signore mi dette dei fratelli”7, pro-clama gioiosamente nel suo Testamento, riaffer-mando che la gratuità è il fondamento della frater-nità francescana. Ogni frate riconoscerà l’altrocome dono divino ed egli stesso si sentirà creaturapovera e nuda, che tutto ha ricevuto gratuitamentee tutto deve restituire, “poiché quanto l’uomo valedavanti a Dio, tanto vale e non di più”8.Francesco non cerca di formare un gruppo di élite,selezionando minuziosamente i candidati. “Volevaappunto che l’Ordine fosse aperto allo stesso modoai poveri e agli illetterati, e non soltanto ai ricchi eai sapienti”9. Il suo discernimento si basa su crite-ri teologici, non su calcoli umani. Al momento didecidere su uno degli aspiranti, sarà determinante ilfatto di essere “ricco di fede e di devozione”.Francesco lo accoglie “presagendo che poteva otte-nere da Dio molta grazia”10. Quando un candidatorisponde a questo profilo, Francesco si sente obbli-gato ad accoglierlo immediatamente, come undono della divina Provvidenza che non può rifiuta-re. Ogni fratello deve essere amato ed accolto per séstesso, indipendentemente dal contributo che possadare alla fraternità, perché ciò che veramente contanon è la logica dell’efficienza o il calcolo interes-sato (do ut des), bensì la logica del dono. “Beato ilservo che tanto è disposto ad amare il suo fratelloquando è infermo, e perciò non può ricambiargli il

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servizio, quanto l’ama quando è sano, e può ricam-biarglielo”11. Il fratello non deve essere maidisprezzato, neppure quando ha peccato12. In qual-siasi luogo e circostanza, i frati dovranno ispirarsia quella reciprocità che spinge a donarsi generosa-mente, senza calcoli interessati; e ognuno lo faràsecondo le proprie possibilità.

2.1.2. Le sorelle creatureFrancesco applica al resto del creato la stessa logi-ca della gratuità con cui tratta i poveri, perché ritie-ne che tutto quanto esiste ha un unico principio eun unico destino: l’amore intratrinitario13. Mostrauna profonda venerazione verso tutti gli esseriviventi, anche quelli più umili, giacché in essi sco-pre presente il Creatore14 e li sente fratelli nelFratello maggiore. In Cristo e per Cristo, loda ilPadre, insieme a tutto il creato15. Le creature gli ricordano l’umiltà del-l’incarnazione16. Le ama per se stesse,indipendentemente dalla loro utilità.Perciò, “quando i frati tagliano legna,proibisce loro di recidere del tutto l’al-bero, perché possa gettare nuovi germo-gli”17. Nel Cantico di frate Sole, nonmette in evidenza i benefici che le crea-ture procurano all’uomo, bensì il fattoche sono una manifestazione dell’amo-re di Dio e, pertanto, preziose in se stes-se. Non si limita a lodare Dio per mezzodel fratello sole, della sorella luna, ecc.,ma invita a contemplare come il soleloda Dio per il semplice fatto di esseresole, e lo stesso vale per le altre creatu-re. In questa comunità cosmica, perfinola morte è per lui una sorella, giacchépermette il passaggio alla vera vita18.

2.1.3. La grazia di lavorareAl di sopra di tutto, Francesco invita ifrati a non perdere mai la prospettiva difede e il senso della gratuità. Chiede che lavorinocon le proprie mani, in mezzo ai poveri, conside-rando il lavoro come grazia e il salario come unregalo della Provvidenza. In qualsiasi circostanza,i frati dovranno testimoniare che tutto è dono. Pertanto, qualora non dovessero ricevere la giustaretribuzione per il lavoro svolto, non dovrannoinquietarsi né protestare, ma dovranno ricorreregioiosamente “alla mensa del Signore”19, espres-sione che ricorda l’eucaristia. Il criterio è teologi-co, non giuridico, e rafforza il senso della gratuità. Francesco considera il lavoro come il mezzo ordi-nario di sostentamento, benché inviti tutti a prati-care la mendicità20 e ad apprezzarne la dimensioneascetica21. Se la mendicità fosse obbligatoria oprioritaria, i frati starebbero rinunciando alla graziadi lavorare, sarebbero “di peso agli uomini”22 etroppo dipendenti dei benefattori. Inoltre,Francesco critica con durezza il “frate mosca”, chetiene per sé i doni ricevuti e non li fa fruttificare23.

2.2. Il principio di gratuità nella TradizionefrancescanaSeguendo l’ispirazione del fondatore, i francescanisviluppano una scuola di pensiero, il volontarismo,che enfatizza la libertà e la gratuità. Dio non è unmotore immobile, lontano, egocentrico. L’infinitalibertà divina va sempre unita alla sua volontà amo-rosa e si esprime nella totale gratuità con cui crea esostiene.

2.2.1.Tutto è donoAll’origine si trova sempre la volontà libera edamorosa di Dio. Se esistiamo non è perché neabbiamo avuto diritto (argomento razionale), bensìper puro dono, perché Qualcuno ha voluto così(volontarismo)24. Se il mondo esiste non è perchésia razionalmente necessario, bensì per amore.

Tutti gli esseri creati sono frutto gratuitodell’Amore: esistono perché voluti. La creazione è frutto della Parola (il Figlio) che ilPadre pronuncia e che prende forma concreta per laforza dello Spirito25. Quella parola pronunciataesige una risposta. Il Verbo incarnato, homo assum-ptus, è la risposta perfetta che Dio Padre si aspetta;in lui tutta la creazione si fa risposta gradita alPadre. Dando voce a tutti gli esseri creati, l’uomo èinvitato a rispondere al Padre per mezzo di Cristo emosso dallo Spirito26. Tutto è ontologicamente contingente27, ma con-temporaneamente prezioso, perché amato. In quan-to creato, ogni essere dipende dal suo Creatore, macontemporaneamente è prezioso ed autonomo, per-ché è stato voluto per sé stesso, indipendentementedall’utilità o dai benefici che possa proporziona-re28. Tutto è questione di gratuità, di amore disin-teressato, di volontà. Di conseguenza, l’essereumano, imago Dei, cresce nella libertà nella misu-

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ra in cui sa educare la volontà all’amore. La perso-na che ama gratuitamente è libera.

2.2.2. La via pulchritudinisIn Cristo, il Padre vive nel mondo e lo vivifica permezzo del suo Spirito, facendo della creazioneun’epifania dell’Amore trinitario. Pertanto, attra-verso la via pulchritudinis, possiamo avvicinarcialla Somma Bellezza e scoprirla presente in tuttigli esseri. Il volto di Cristo crocifisso, che si donagratuitamente, è il nostro modello supremo di quel-la bellezza divina che è bontà e gratuità. Nelle creature e nella comunità, Dio si fa presenzasensibile, tangibile, affettuosa. Conoscerlo signifi-ca amarlo, sperimentarlo, sentirsi affettuosamenteunito a Lui, ai fratelli e a tutta la creazione.L’Amore è il punto di partenza e di arrivo. [Nessuno] “creda che gli basti la lettura senza lacomprensione, la speculazione senza la devozione,l’indagine senza l’ammirazione, la visione senzal’esultanza, l’industriosità senza la pietà, la scienzasenza la carità, l’intelligenza senza l’umiltà, lo stu-dio senza la grazia divina, la riflessione senza lasapienza divinamente ispirata”29.La teologia francescana parte dall’amore divino,completamente libero e gratuito, per poter avanza-re verso la contemplazione della saggezza, privile-giando così l’intuizione emotiva ed affettiva rispet-to alla speculazione razionale. L’amore è la formapiù perfetta di conoscenza. Piuttosto che conosce-re, la teologia francescana invita a ri-conoscere,cioè ad accogliere l’autorivelazione divina e a sco-prire la sua dimensione salvifica, che si concretiz-za nella prassi della carità. Conseguentemente, ifrancescani propongono un’etica del cuore e dellacompassione. Anziché giudicare, si invita a con-templare e ad accompagnare, in modo attivo e cor-diale, l’opera di Dio nel fratello.

2.2.3. Una risposta di amoreA partire dal principio di gratuità, risultaurgente sia la risposta incondizionata ecolma di gratitudine a Dio che ci ama, sial’incontro rispettoso, disinteressato, con ilprossimo e con tutta la creazione.L’ospitalità assoluta verso tutti gli esserinon deve essere praticata a motivo delbeneficio che se ne può trarre, ma per ilfatto che tutti sono frutto dell’amore divi-no e, pertanto, buoni in se stessi. Invecedel proprio interesse, prevale il bene del-l’altro; invece dell’uso egoista, si privile-gia il rispetto, l’ammirazione e l’empatia.In questo modo, si contraddice sia l’auto-sufficienza del superuomo (Nietzsche)sia la visione antropologica negativa(homo homini lupus). Ambedue stannoalla base dell’attuale concezione del mer-cato come guerra di interessi. In sintonia con il principio di gratuità, lariflessione dei francescani sull’econo-

mia, durante i secoli XIII-XV, inquadra le attivitàeconomiche nel contesto della comunità cristianaed in funzione dell’individuo concreto. È la logicadel dono, non dell’efficienza. In base ad essa, lapersona deve essere riconosciuta e aiutata dallacomunità, indipendentemente dall’attività che è ingrado di realizzare. La collettività distribuisce lapropria ricchezza, garantendo salari dignitosi emezzi sufficienti per vivere; mentre l’individuo, daparte sua, risponde generosamente con il propriolavoro.

ConclusioneNella concezione antropologica francescana, lalibertà e la gratuità vanno sempre unite. Senzalibertà non c’è gratuità e viceversa. Essendo fruttodi una libertà amorosa, l’essere umano è ontologi-camente libero e diventerà più se stesso nella misu-ra in cui crescerà nella capacità di donazione. Nellagratuità risiede il valore inestimabile che attribuia-mo all’amicizia, alla preghiera, alla festa, alla con-divisione gioiosa. Dobbiamo potenziare in noi“quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, este-tico che nasce dallo stupore per l’essere e per labellezza”30.L’identità della persona umana non dipende dai suoiaveri né dal frutto delle sue mani, bensì dalla suacapacità di donarsi e di costruire relazioni significa-tive. Bisogna andare oltre la filantropia e l’altruismoper poter entrare pienamente nella logica della gra-tuità, cioè nelle relazioni autenticamente umane.Nel racconto della Genesi, il settimo giorno ciricorda che l’uomo non è stato creato per produrre,bensì per il dialogo gioioso con il suo Creatore. Èun giorno senza alba e senza tramonto, un giornosenza fine, pieno, proiettato verso il futuro. Noninvita all’oziosità, ma alla pienezza, alla perfettaallegria, a recuperare il senso ludico e la dimensio-ne relazionale dell’esistenza.

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All’inizio dell’Anno della fede, la Chiesa ci invitaad essere uomini e donne di fede profonda, via, con-tagiosa, cioè a essere “segni concreti dell’attesa delSignore che non tarda a venire”31. Questa fede cre-sce e si fortifica quando è vissuta “come esperienzadi un amore ricevuto”, assolutamente libero e gra-tuito. Una esperienza di grazia e di gioia che il cre-dente si sente spinto a comunicare (PF 7).

* Docente di Teologia morale e VicerettorePontificia Università Antonianum

Le slides che illustrano la riflessione sono tratte dallapresentazione in power point a cura dell’autore.

1 PP 42; CV 8. “Si può definire, dunque, l’uomo come coluiche cerca la verità.”. GIOVANNI PAOLO II, “LE Fides et ratio”,14-09-1998, [=FR], in AAS 91 (1999) 5-88, n. 28.2 BENEDETTO XVI, Discorso nell’incontro con i giovanidavanti alla basilica di S. Maria degli Angeli, 17 giugno 2007.3 1Cel 84, in FF 467.4 Rnb 9,3, in FF 30.5 “Ci sarebbe imputato a furto se non lo dessimo a uno piùbisognoso”. 2Cel 87, in FF 674; 86, in FF 673; 92, in FF 679.“Delle elemosine, le quali sono l’eredità dei poveri, ho presosempre meno di quanto mi bisognasse, allo scopo di nondefraudare gli altri poveri della parte loro dovuta. Fare diver-samente sarebbe rubare”. CAss 111, in FF 1561.6 Cf. G. MICCOLI, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria diun’esperienza cristiana, Einaudi, Torino 1991, 16.7 2Test 16, in FF 116.8 Am 20,2, in FF 169. “E restituiamo al Signore Dio altissimoe sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoie di tutti rendiamo grazie a lui, dal quale procede ogni bene”.Rnb 17,17, in FF 49. 9 2Cel 193, in FF 779.10 3Comp 32, in FF 1435.11 Am 25, in FF 174.12 Rb 7,5, in FF 95.13 “Chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome difratello o sorella: sapeva bene che tutte provenivano, come lui,da un unico Principio”. BONAVENTURA, Leggenda maggiore,[=LegM], n. 8,6, in 1145. Affinché possiamo “giungere a te, oAltissimo, che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice vivie regni […] per tutti i secoli dei secoli”. LOrd 62, in FF 233.14 “Ordina che l’ortolano lasci incolti i confini attorno all’or-to” affinché le erbe più semplici possano crescere in libertà.“Raccoglie perfino dalla strada i piccoli vermi, perché nonsiano calpestati”. 2Cel 165, in FF 750.15 “Trovò una grandissima moltitudine di uccelli, che se nestavano tra le fronde a cantare. Come li vide, disse al compa-gno: «I fratelli uccelli stanno lodando il loro Creatore; perciò

andiamo in mezzo a loro a recitare insieme le lodi delSignore”. LegM 8,9, in FF 1154. “Ridondava di spirito di cari-tà, assumendo viscere di misericordia non solo verso gli uomi-ni provati dal bisogno, ma anche verso gli animali bruti senzafavella, i rettili, gli uccelli, a tutte le creature sensibili e insen-sibili”. 1Cel 77, in FF 455.16 “Abbracciava con maggior effusione e dolcezza quelle cheportano in sé una somiglianza naturale con la pietosa mansue-tudine di Cristo”. LegM 8,6, in FF 1145. 17 2Cel 165, in FF 750. “In ogni opera loda l’Artefice”. Ibid.“Chi potrebbe descrivere il suo ineffabile amore per le creatu-re di Dio e con quanta dolcezza contemplava in esse la sapien-za, la potenza e la bontà del Creatore?”. 1Cel 80, in FF 458.18 FRANCESCO D’ASSISI, Cantico di frate Sole, n. 12. 19 2Test 26, in FF 120.20 “Vadano per l’elemosina con fiducia”. Rb 6,3, in FF 90.“Vergognarsi di mendicare è contrario alla salvezza”. 2Cel 71, inFF 659; “Sia benedetto il mio fratello, che va prontamente, que-stua con umiltà e ritorna pieno di gioia”. 2Cel 76, in FF 664.21 2Cel 78, in FF 666.22 2Cel 161, in FF 745. “L’elemosina, da mezzo di sostenta-mento, poteva diventare, secondo quanto suggeriva tutta la tra-dizione monastica e regolare, il riconoscimento dovuto allasantità di una scelta e di una vita”. G. MICCOLI, Francescod’Assisi, cit., 71.23 Cf. 2Cel 161, in FF 745; LegM 5,6, in FF 1093; CAss 62,in FF 1590. L’oziosità pertinace era motivo di espulsione dallafraternità. Cf. 2Cel 75, in FF 663; CAss 97, in FF 1635. 24 “Et ideo oportet hic stare ad istam «voluntas Dei vult hoc»,quae est contingens et tamen immediata, quia nulla alia causaprior est ratione voluntatis, quare ipsa sit huius et nonalterius”. Ord. I d. 8 p. 2 q. un. n. 300 (Vat. IV 325). 25 “Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente èstato fatto di tutto ciò che esiste. […] E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi”. Gv 1,3.14; cf. Col 1,16-18.26 “Nella creazione la parola del Padre, il Figlio, ha preso unaforma comprensibile nello Spirito. […] La creazione stessaspinge nello Spirito a una risposta degna del Padre: il Figlio”.J.B. FREYER, Homo viator. L’uomo alla luce della storia dellasalvezza. Un’antropologia teologica in prospettiva francesca-na, Edb, Bologna 2008, 413.27 G. DUNS SCOTO, Quaestiones super libros MetaphysicorumAristotelis, IX q. 15 n. 12, in ID., Opera philosophica, TheFranciscan Institute, St. Bonaventure N.Y. 1997ss., IV 678. 28 “Ciò che è voluto per se stesso [...] non è puro strumento,ma ha la ragione del suo essere in sé”. O. TODISCO, L’esserecome dono e il valore-legame, in Miscellanea Francescana106-107 (2006-2007) 152.29 S. BONAVENTURA, Itinerarium mentis in Deum, Prol., n. 4, inID., Opera omnia, cit., 296, citato in CONCILIO VATICANO II,Decreto Optatam totius, 28-10-1965, n. 16, nota 32, inEnchiridion Vaticanum, Bologna 19687, 441.30 CA 37. 31 PF 13.

“... 1. Ancora una volta violenza, morte e distru-zione sono state il linguaggio comune nel quale cisi è ritrovati. E non ha senso cominciare a discute-re su chi ha iniziato, fare la conta dei morti e attri-buire le responsabilità. Sappiamo solo che non si èarrivati ad alcuna soluzione e sarà solo questione ditempo, prima che tutto questo ricominci, in unasorta d’inutile circolo vizioso. Purtroppo, una solu-zione complessiva ci appare ancora molto lontana.2. Ci auguriamo che tale violenza non degeneri innuovi attentati e altre forme di ritorsione, che ci ripor-tano indietro nel tempo. Bisogna che tutti i responsa-bili si adoperino per ritornare alla moderazione e fre-nino ogni forma di pericoloso deterioramento.

3. Di fronte a tanta violenza e all’impotenza ditutti, per noi credenti la preghiera resta l’unicarisorsa. Essa ci è necessaria come l’aria cherespiriamo, perché ci consente di guardare aquanto sta accadendo con uno sguardo di fede. Ilcredente dovrebbe guardare al mondo con gliocchi di Dio che è Padre, giusto e misericordio-so. È l’unico modo per non cadere nella logicadella violenza e del rifiuto dell’altro, di cui que-sto ennesimo conflitto è testimone. Abbiamobisogno, nonostante tutto ciò che sta accadendo,di credere ancora nell’Altro. Senza Dio, è impos-sibile.4. Le nostre Comunità religiose dovranno impe-gnarsi, ancora di più, nelle tante piccole iniziativedi dialogo e di pace. Non cambieranno il mondo inTerra Santa, ma saranno quella boccata di ossigenoche ci farà constatare che, nonostante tutto, ci sonoancora tante persone che rifiutano questa logica esono disposte a impegnarsi seriamente e concreta-mente. Spetterà soprattutto alle Istituzioni chelavorano con i giovani, cui è affidato il nostro futu-ro, prendere iniziative di dialogo.5. Mentre in Medio Oriente sono in atto epocalitrasformazioni, sembra che in Terra Santa, invece,tutto resti immutato. Sia in Terra Santa, sia nelresto del Medio Oriente, comunque, le Comunitàcristiane sono chiamate a rendere testimonianza, atrasmettere fiducia, e non lasciare spazio al disfat-tismo.Ebrei, musulmani e cristiani, sono stati chiamatiqui, in questa Terra, dalla Provvidenza a vivere

insieme. Vogliamo dimostrare con la vita, che que-sta vocazione è possibile e realizzabile. E con que-sta certezza ricominceremo.”Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa

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PACE PER LA TERRA DI DIO

Nella terra di Dio si soffre e si muore. Maicome in questi giorni il popolo intero è sottol’assedio della paura e dello sconforto. Gazasotto le bombe. Il sud di Israele è minacciatodai razzi.La Chiesa di Gerusalemme segue con atten-zione la sorte di quel pezzetto di terra così tra-vagliato. Mons. William Shomali, Vicariopatriarcale di Gerusalemme, ai microfoni diTerraSanctablog, ha ricordato con chiarezza chela Terra Santa non troverà la pace senza unasoluzione giusta al problema israeliano-palesti-nese. “Noi non vogliamo – ha ribadito – solouna tregua: la tregua può durare 1 anno, 6mesi… Poi tutto ricomincia”. Occorre lavorare“per una pace serena, sicura, duratura”. Portiamo nel nostro cuore questo appelloaccorato, aiutati anche da alcune riflessionisulla situazione infiammata di Gaza e del Suddi Israele pubblicate dal sito istituzionale dellaCustodia di Terra Santa. E preghiamo perchénella Terra di Dio si possa arrivare ad un trat-tato di pace vera.

L’odore del sangue lo conoscono i chirurghi nellesale operatorie e gli assassini degli agguati e i santiche hanno immolato la loro vita per uno sguardoall’Altissimo. Il sapore del sangue lo conoscono gliartisti quando immortalano i martiri della libertàcadere sotto i colpi del plotone di esecuzione e ipoeti che cantano la fine del matador alle cinco dela tarde e i beati che scrivono pagine sublimi.Il calore delle lacrime è quello della madre chevede il figlio trucidato dai proiettili e la disperazio-ne dell’innamorata tradita dalla vigliaccheria degliuomini e il solco del volto immacolato di Mariache piange per le mostruosità della vita.Non sono qui a parlare delle vaghe stelle dell’Orsache invadono, di tanto in tanto, la mia anima. Sonostelle lucenti, a volte; sono stelle cristalline, ditanto in tanto; quasi sempre sono stelle opache.

Oggi risplendono di un bagliore accecante: non soperché ma il cuore malandato di questo povero cri-sto, che si dibatte fra affanni e incertezze, sembrachiedere e donarsi… prendere e graziarsi… ottene-re e rinchiudersi… chissà cosa avviene nel ventri-colo sinistro ipertrofico! O forse è solo la voglia digridare: basta! E guardare avanti; oltre l’ostacolo;oltre il confine; oltre il temenos; oltre il perimetrodell’io per giungere ai piedi della Signora che forseè accanto al derelitto e gli dona forza e coraggio.Si può essere uomini “liberi e forti” come dicevadon Luigi e semplici e languidi e poeti incantati:forse! Certo è che, nonostante i tentativi del mali-gno d’incunearsi fra le pieghe della psiche con pen-sieri negativi e visioni oscure, la battaglia continuae oggi di certo c’è un barlume di speranza che dà ilsenso e la misura delle cose.Non siete morti invano tu Boris Giuliano, tu PinoPuglisi, tu Giovanni Falcone, tu Paolo Borsellino,tu conosciuta (o ignorata) vittima della mafia, tuSalvatore Carnevale cantato da Ignazio in unostraziante lamento, fra le più belle ballate che lalingua siciliana abbia mai partorito. Non sietemorti invano se anch’io, piccola formica, piangolacrime calde e salate che scaturiscono dal cuoredi un menestrello di periferia, giornalista permestiere, cristiano per vocazione, poeta per pas-sione.Perché dannarsi se non c’è sbocco (almeno cosìsembra); perché donarsi al pessimismo se tuttoprocede senza sussulti (apparenti) e il traguardo èsempre distante? Allora meglio accucciarsi ai piedidella Vergine e attendere: forse il nemico passeràsulle onde del fiume e Lei sorriderà al figlio predi-letto, incatenato alle spire della vita quotidiananella certezza che al di là del possibile c’è un bar-lume di carezze soavi alla luce delle stelle. E leserpi nere, urlate da Sandro presidente partigiano,usciranno dalle tane per sprizzare veleno sulle ditadi chi con le mani nude le vuole affrontare: ma loroquando escono hanno l’ombra negli occhi e il pro-iettile in canna e dunque, ancora e sempre, glieroi… i martiri continueranno a morire per illamento dell’uomo libero e per la sacralità dellavita votata alla verità e alla giustizia.Il loro sangue illuminerà, non sempre alle cinquedella sera, i marciapiedi per un po’ di tempo, poi lapioggia cancellerà ogni cosa e rimarranno solo iversi dei poeti a cantare i lamenti delle madri, dellemogli, dei figli, degli umili, degli ultimi, degli indi-fesi, degli onesti e dei santi… martiri anche loroper vocazione e destino: scelta superiore e volontàdi acciaio nei labirinti dell’esistenza scritta con lelacrime, senza (o con) la disperazione, nel dolore enella consapevolezza che forse la preghiera dellaVergine cancellerà l’oblio degli uomini.

Crisostomo Lo Presti

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LAMENTO DELLE VITTIME DELLA MAFIA

L’intenso brano poetico, scritto dal giornali-sta Crisostomo Lo Presti, per commemorarele vittime della violenza assurda e spietatadella mafia, in occasione dell’anniversariodella morte di Boris Giuliano, si fa grido dicondanna e al tempo stesso di pietà, proclamadi quella eccelsa umanità che pone sopraogni altra cosa il servizio alla verità, alla giu-stizia, alla dignità di ogni uomo.

Nell’ambito delle celebrazioni per la Festa di S.Francesco a Taormina, in un clima fraterno si èsvolto anche quest’anno il Convegno promossodalla Fraternità Francescana Frate Jacopa di Siciliadomenica 30 settembre 2012. Ad esso ha fattoseguito il Triduo preparato con grande cura dalleSuore Francescane Missionarie di Maria, animatoda P. Lorenzo Di Giuseppe e concluso con laSolenne Celebrazione Eucaristica il giorno 4 otto-bre, presieduta dal Vicario Diocesano.Il Convegno, sul tema dell’anno della nostraFraternità: “La via della penitenza: rispostaall’amore”, è stato aperto dal presidente regiona-le Nino Lomonaco che dopo aver accolto tutti ifratelli e le sorelle giunti dalle fraternità di Sicilia,ha dato la parola a P. Lorenzo, che ha presentatoil tema dell’anno partendo dal passo delTestamento di S. Francesco “…il Signore dette a

me di incominciare a fare penitenza…”. E’ Diostesso che interviene nella sua vita e Francesco sisente chiamato a rispondere alla Alleanza diamore con Lui. Ma per rispondere è necessariomettersi in cammino per uscire dalla schiavitù edalla lontananza in cui l’uomo è venuto a trovarsia causa del peccato. Il cammino penitenziale per-mette di capovolgere il cuore per volgerloall’amore di Dio, – la metanoia –. Luogo privi-legiato per far sì che ciò accada è la fraternità, viada perseguire per essere realmente coinvolti nelpiano di salvezza di Dio.Argia Passoni (Fraternità Nazionale), riprendendole parole di P. Lorenzo, ha messo in evidenzacome la via della penitenza porta un lievito nuovonella vita personale e sociale, che rende possibilefare della nostra quotidianità terreno di riparazio-ne e riconciliazione. Il cambiamento di rotta, di

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LA VIA DELLA PENITENZAFesta di San Francesco a Taormina

cui oggi più che mai ha bisogno il mondo, nonpotrà avvenire senza questa assunzione di respon-sabilità che ci riguarda in modo particolare comefrancescani. E’ in gioco in questa concretezza diconversione l’ “usare – a nostra volta – miseri-cordia” in questo nostro tempo sempre più deser-tificato e smarrito.Maria Rosaria Restivo ha presentato con alcuneslides le schede proposte nella seconda parte deltesto dell’anno “Nell’orizzonte della penitenza,stili di vita per un nuovo vivere insieme”. Le sche-de tracciano delle piste per interrogarci sui nostristili di vita e impegnarci concretamente al cambia-mento nell’ottica della vera sobrietà per vivere nel

mondo non da padroni, bensì da amministratorifedeli dei beni ricevuti. Crisostomo Lo Presti della Fraternità di Taorminae consigliere nazionale Ucsi, che ha collaborato alConvegno, con parole altamente poetiche ha ricor-dato le vittime della mafia, richiamando alla neces-sità di fare memoria dei giusti che con la loro vitahanno testimoniato l’amore per la verità e la digni-tà dell’uomo.Il convegno si è concluso con i saluti del ministrodi Taormina Antonio Cacopardo e il ringraziamen-to alle Suore Francescane Missionarie di Maria perl’accoglienza fraterna.

Santina Lidestri

Parigi, 1303: è il momento dimassima tensione fra il re diFrancia Filippo IV e il papaBonifacio VIII. Il re ordina a tutti imaestri del regno di sottoscrivereun libello di denuncia contro“colui che siede per diabolicamacchinazione simoniaca sulsoglio pontificio”. Duns Scoto,francescano, giovane professoreall’università di Parigi, è tra ipochi che si rifiuta di firmare perfedeltà al Papa. Il suo Ordine lodestina all’Università di Oxfordper preservarlo da possibili perse-cuzioni.È l’incipit drammatico del film chei Frati Francescani dell’Immacolatahanno prodotto per ricordare il“professor sottile” della scolasticama soprattutto il beato, proclamatotale da Giovanni Paolo II nel 1993.L’impresa presentava notevoli rischi: non era sicura-mente facile trasferire sullo schermo la vita di un fran-cescano la cui vivacità è stata tutta interiore e che ha tra-scorso la vita in conventi o in aule universitarie (prima aParigi, poi a Oxford ed infine a Colonia).Agostino, il serial televisivo della Lux Vide sul vesco-vo d’Ippona è stato l’ultimo tentativo di sceneggiare lavita di un filosofo cristiano, ma in quel caso non man-cavano elementi, dalla giovinezza sregolata all’assediodi Ippona da parte dei Vandali, per alternare scene diazione a momenti di riflessione; non così per DunsScoto, che rischiava seriamente di restare un’opera peraddetti ai lavori.In effetti alcune scene sono dedicate a presentare alcunitratti salienti della sua dottrina, anche se la narrazione èstata alleggerita con l’espediente di un colloquio fraDuns Scoto ed i suoi allievi: si inizia con una discussio-ne sul rapporto fra intelligenza e volontà umane per poicercare di comprendere il vero senso della libertà umanae dell’onnipotenza di Dio, a cui segue una bella rifles-sione sull’Eucaristia.

La bellezza del film sta invecealtrove ed ha meritatamente vinto

il primo premio come miglior filme miglior protagonistaall’International Catholic FilmFestival del 2011: non ci vienepresentata la profondità e origina-lità delle idee di Duns Scoto maprima di tutto la storia di un uomo:un francescano ricco di dotiumane che confida in Dio e cheusa la sua intelligenza come stru-mento per dar gloria al suoCreatore.Accetta volentieri di rispondere atutte le domande dei suoi allievicome quelle che gli poneGuglielmo di Occam, ma alla finericorda a tutti che pregare è ilmiglior modo per chiarire ognidubbio.Umile e ubbidiente ai suoi supe-

riori, mostra grande delicatezza umana quando vor-rebbe sottrarsi a una disputa dottrinale per evitare cheil suo “rivale” domenicano possa restarne umiliato.In effetti, Duns Scoto, tornato a Parigi, viene invitatoin una pubblica disputa a presentare le sue ideesull’Immacolata Concezione, ipotesi a quell’epocapoco considerata perché non sostenuta dal grandeTommaso d’Aquino.La disputa costituisce il baricentro del film ed è stataun’ottima scelta quella di non puntare a evidenziare ilDuns Scoto teologo e uomo di fede che ha potuto sentirel’ineludibile verità dell’Immacolata Concezione.In conclusione si tratta di un film coraggioso, ben rea-lizzato ed anche se il pubblico laico non è molto rap-presentato potrà piacere a tutti coloro che saprannoapprezzare il modo con cui sono stati affrontati alcunitemi universali della fede cristiana.Al di là di qualsiasi giudizio tecnico, il film ha unadote molto particolare: eleva l’anima.Il film è disponibile in DVD, ordinabile via Internet opresso una libreria cattolica.

DUNS SCOTO

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa insieme allaFraternità Francescana Frate Jacopa, alla Rivista“Il Cantico” e alla Parrocchia S. Maria Annunziatadi Fossolo in Bologna, nel mese di ottobre, nell’am-bito della Rassegna “Segnali di Pace” promossa dalTavolo Provinciale della Pace col sostegno dellaProvincia di Bologna, ha organizzato due incontrisul tema: “Abitare la terra, custodirne i beni. Perun’economia di Pace”.

Nel primo incontro il Prof. Simone Morandini,docente di teologia della creazione alla Facoltà teolo-gica del Triveneto, prendendo spunto dal suo ultimolibro intitolato: “Abitare la terra e custodirne i beni”, èpartito dalla considerazione che abitare la terra oggiè diventato un problema. Di questo si ha coscienzafin dagli anni ’60 del Novecento. Tutta la terra è percorsa da ferite che minaccia-no la stessa esistenza dell’uomo sul pianeta.Uomo ed ambiente sono strettamente connessi, atal punto da poter affermare che la crisi ecologicache ci minaccia è “antropogenica” o che siamonell’era “antropocene”. Ciò significa che nessuno èesente da responsabilità e che ciascuno di noi devepraticare stili di vita leggeri; deve ripensare se stes-so e il proprio modo di abitare la terra; deve riflet-tere sulle condizioni della convivenza umana, poi-ché la questione non è solo economica o sociale opolitica, ma è innanzitutto etica.Alla crisi ambientale non siamo condannati inesora-bilmente, ma piuttosto ci dobbiamo convincere che

essa richiede un’amministrazione responsabile enon un dominio irresponsabile del pianeta perrisanare le ferite della terra e della famiglia umana.

Una nuova prospettiva del nostrotempo è offerta dallo “svilupposostenibile” che significa garantireun futuro alle generazioni che ver-ranno (cfr “Caritas in Veritate”, n.50)non per un benessere materiale senzalimiti, sempre più abbondante e soloper noi, ma come scelta di uno svi-luppo che assicuri a tutti di poteravere abbastanza.Lo sviluppo non deve essere intesosolo in termini economici, cioè comebisogno di avere tante cose, poichéesso riguarda la persona umanacon la sua creatività e spiritualità, allaricerca di una qualità della vita chedipende dalle relazioni, dai beniculturali, dalla bellezza, avendocura di realizzare un’esperienzache sia generativa di una nuovaumanità, anche nelle piccole cose,poiché da questa nuova sensibilità

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ABITARE LA TERRA, CUSTODIRNE I BENI.PER UN’ECONOMIA DI PACE

diffusa dipenderà la possibilità di conservare ecustodire la creazione stessa. Ma per fare questo occorre una nuova cultura inalternativa alla cultura anestetizzante proposta daimedia. È una questione educativa.

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Il Prof. Riccardo Moro, docente di economia poli-tica all’Università di Milano, parlando di“Economia ed ecologia: ripensare le regole dellacasa comune per edificare la pace”, ha ripropostol’esigenza di uno sviluppo che ricostruisca il nessoindissolubile tra Pace, Perdono e Giustizia.Affermare che la giustizia sia un’equa distribuzio-ne degli averi e delle opportunità, non è sufficien-te. Oggi è più significativo parlare di una giustizia“riparativa”, cioè ricostruttiva delle relazioniattraverso il dialogo (vedi il Sud Africa di NelsonMandela).Se si vuole diffondere un messaggio universale incui la giustizia sia legata alla pace e al perdono,occorre partire dalla consapevolezza che, per potergiudicare gli altri, è necessario innanzituttoammettere in prima persona di avere sbagliato.Il perdono è riconoscersi reciprocamente comepersone che, partendo dalla rottura avvenuta dellerelazioni, cercano di ricostruirle per fare la pacecamminando insieme.La Costituzione italiana ci può aiutare ad assumerequesta mentalità, in quanto essa afferma il principiodell’inclusione che oggi non è più così attuale comelo era tra i padri costituenti nel primo dopoguerra,quando il dolore e le ferite recenti del conflitto mon-diale avevano affratellato e sensibilizzato gli uominia una comune volontà di rinascita e di pace.

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Alle relazioni è seguito un dibattito vivace, coordina-to da Giorgio Grillini, Presidente della CooperativaSociale Frate Jacopa, caratterizzato da un dialogo sti-

molante e costruttivo che ha destato partecipazione einteresse tra i partecipanti. Le proposte di rinnovamento degli stili di vitaavanzate dagli esperti grazie alle loro competenzee alla loro capacità comunicativa, hanno apertoprospettive nuove per la realizzazione di una citta-dinanza attiva e solidale da condividere e promuo-vere nel territorio.

Lucia Baldo

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IL CANTICO“Il Cantico” continua la sua storia a servizio delmessaggio francescano nella convinzione dipoter offrire così un servizio per la promozionedella dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota diabbonamento di € 25,00 sul ccp intestato aSocietà Cooperativa Sociale Frate Jacopa –Viale delle Mura Aurelie 8 – 00165 RomaIBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162.Riceverai anche Il Cantico on line! Invia la tuaemail a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00

darai la possibilità di diffondere “Il Cantico” ericeverai in omaggio l’interessante volume “Lacustodia dei beni di creazione”, Ed. SocietàCooperativa Soc. Frate Jacopa, Roma 2009.http://ilcantico.fratejacopa.net

La raccolta del Cantico online:un’opportunità da non perdere

Puoi richiedere la raccolta a CooperativaSociale Frate Jacopa - Tel. 06 631980 [email protected].

Ripartono a Predazzo in Val di Fiemme, dopo lasospensione estiva, i “Luoghi della Sobrietà” connuove suggestioni e proposte.Il progetto, che ha partecipato al “Bando per pro-getti di reti territoriale della cultura volti a favorireil ruolo delle biblioteche come centri di aggrega-zione culturale per le comunità trentine” finanziatodalla Fondazione della Cassa di Risparmio diTrento e Rovereto, ha avuto già una prima edizio-ne nel corso dell’anno.Il Comune di Predazzo con la Biblioteca Comunaledi Predazzo ha organizzato un secondo ciclo intor-no ad alcune tracce di riflessione profonda, sup-portando, anche attraverso altri incontri, il fatto chei “Luoghi della Sobrietà” non propongono rinun-cia, meno, poco, sofferenza, ma convivialità, crea-tività, gioia, capacità di scegliere.Le proposte che animano la parteautunnale de I Luoghi dellaSobrietà parlano dunque diEconomia Civile, Reciprocità eGratuità, ma anche di Cioccolato;parlano di Capitale Sociale, maanche di Sorriso; di stili di vitanel villaggio globale, ma anchedelle Ecosisters, di Prove di feli-cità quotidiana e di Dolci tenta-zioni.L’obiettivo è di fare emergereattraverso quali passaggi concet-tuali e pratici potrebbe esserepossibile transitare da una culturadel consumo ad una cultura dellareciprocità, del rispetto e dellavalorizzazione delle risorse spiri-tuali.

La Fraternità Francescana e laCooperativa Sociale FrateJacopa, assieme alla Rivista IlCantico, in consonanza con iprincipi culturali e civili allabase dell’iniziativa, ha aderitoalla importante manifestazione,collaborando in questa sessioneautunnale con l’organizzazionedella serata di venerdì 14dicembre 2012 (ore 20,30 AulaMagna del Municipio diPredazzo) dove il tema “Stili divita nel villaggio globale. Il pel-legrino e il turista” proposto daP. Martin Carbajo Nunez ofm(docente di Teologia Morale eVicerettore della Pontificia

Università Antonianum), offrirà importantipiste di riflessione per interrogarci sui nostristili di vita, anche alla luce dell’esemplarità delSanto di Assisi.La Scuola di Pace Nazionale si fa così proposta indialogo con i territori, del resto continuando aPredazzo in forme nuove un rapporto già intrapre-so proficuamente con precedenti manifestazioni incollaborazione con l’ambito ecclesiale e civile confinalità di sensibilizzazione a percorsi di pace esulla cura del bene comune, a partire dalla custodiadei beni di creazione, in particolare per tutelare ilgrande bene dell’acqua.

Per notizie sulle manifestazioni in programma,consultare il sito www.predazzoblog.it

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I LUOGHI DELLA SOBRIETÀPredazzo: ottobre 2012 - gennaio 2013

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Cooperativa SocialeFRATE JACOPA

Per sostenere progetti di fraternità e di paceLa Cooperativa Sociale Frate Jacopa, è finalizzata a rendere concreta nel quotidiano la dottrinasociale della Chiesa secondo lo spirito di S. Francesco, attraverso attività sociali, educative, forma-tive, ed in particolare attraverso progetti a favore degli ultimi.Vuole essere uno strumento per rispondere meglio a bisogni di categorie cui necessita aiuto, unostrumento operativo per prendersi cura del bene comune nella interazione con la società civilee con le istituzioni nei vari territori.L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Frate Jacopa possa essere utile affinché il lievitodella fraternità possa sempre meglio rendersi presente nella Chiesa e nella società, nella immutatafedeltà al carisma francescano, ricercando forme adeguate alla novità dei tempi per incontrare e ser-vire i fratelli, facendoci loro prossimi. E sostenendo nella concreta operatività quella cultura della pacee del bene a cui sono chiamati i seguaci di S. Francesco nel mondo.

LE NOSTRE ATTIVITÀ* Scuola di Pace operante con particolare attenzione ai temi della Pace, della Custodia del Creato,del Bene Comune e della Comunicazione (approfondimento interdisciplinare alla luce della DottrinaSociale della Chiesa e della Spiritualità Francescana).* Pubblicazione Rivista Nazionale “Il Cantico”* Testi di formazione, Atti di Convegni, Schede di sensibilizzazione.* Collage scenico musicale tratto dalle Fonti Francescane (servizio evangelizzazione e promozioneumana). * Collaborazione di volontariato con Diocesi, con la Caritas e con il Servizio Accoglienza Vita.Collaborazione con il Tavolo per la Pace della Provincia di Bologna.* Progetto formazione-lavoro per ragazzi diversamente abili e percorsi di autonomia in col-laborazione con l’Associazione “Solidabile Onlus”* Percorsi della Scuola di Pace sul territorio: Progetto “Stili di vita per un nuovo vivere insieme”.* Lavoro a tutela dei beni di creazione in particolare dell’acqua, con l’adesione alla CampagnaAcqua Bene Comune.* Adesione al Forum Sad, alle Campagne “Non aver paura”, “L’Italia sono anch’io”, “Sullafame non si specula” e alla Campagna “Povertà zero” della Caritas Europea e Italiana.* Casa di Accoglienza (Roma) disponibile per eventi formativi, incontri, pellegrinaggi.* Sostegno a distanza. Sostegno Iniziativa Struttura Sanitaria Club Noel per l’infanzia dellaColombia.

Anche tu puoi sostenere le opere di fraternità destinando il 5 per mille alla Soc. CooperativaSociale Frate Jacopa. Per farlo basta apporre nella tua dichiarazione dei redditi il numero di codi-ce fiscale della Cooperativa Sociale Frate Jacopa, CF 09588331000, nell’apposito riquadro con latua firma.La Cooperativa Frate Jacopa è a tua disposizione per qualsiasi chiarimento, tel. e fax 06631980, cell.3282288455, 00165 Roma, Viale delle Mura Aurelie, 8. www.coopfratejacopa.it, [email protected].

* * *Per inviare offerte usa il bonifico bancario sul c/c Banca Prossima Gruppo Intesa S. Paolo, P.leGregorio VII, IBAN IT82 H033 5901 60010000 0011125 intestato a Società Cooperativa Sociale FrateJacopa, con la causale “Liberalità a favore della Cooperativa Sociale Frate Jacopa”. Verrà rilasciataricevuta per usufruire delle deduzioni fiscali previste dalla legge.

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