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il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00167 Roma- Piazza Cardinal Ferrari, 1/c www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000 Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 ISSN 1974-2339 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO IL CAMMINO DELLA QUARESIMA - p. Lorenzo Di Giuseppe 2 MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICI - Dal Messaggio del Papa per la Quaresima 3 IL CANTICO 4 LA MISERICORDIA FA FIORIRE LA VITA - Messaggio Cei per la Giornata della vita 5 GRAN BRETAGNA: AL VIA LA MANIPOLAZIONE DI EMBRIONI UMANI 6 STOP GLOBALE ALL’UTERO IN AFFITTI - Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata 7 RIFLESSIONI A PARTIRE DALLA LAUDATO SI’ - A cura di Argia Passoni 8 LA RICCA SOBRIETÀ È LA RISPOSTA ALLA SFIDA AMBIENTALE - Leonardo Becchetti 10 SPECIALE SCUOLA DI PACE PROSSIMI E FRATELLI: DALL’INDIFFERENZA ALLA CURA NELLO “SPIRITO DI ASSISI” - Martín Carbajo Nüñez, ofm 11 MISSIONE POPOLARE AGOSTINIANA 17 SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 17 L’ESERCITO DEI BAMBINI SOLDATO - Giulio Albanese 18 DAGLI STUDENTI DELLE MEDIE UNA POESIA PER CHI SOFFRE 19 S. FRANCESCO E LO STUDIO - Lucia Baldo 20 “MISERICORDIA, NON BUONISMO O SENTIMENTALISMO” - Costanza Bosi Tognetti - Graziella Baldo 21 CHI SONO IO? PER UN NUOVO UMANESIMO - Recensione di Daniela Davoli 23 PER SOSTENERE PROGETTI DI FRATERNITÀ E DI PACE 24 LA NUOVA SEDE DI FRATE JACOPA A ROMA 24 Febbraio il Cantico n. 2/2016 1

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il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00167 Roma- Piazza Cardinal Ferrari, 1/cwww.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 ISSN 1974-2339

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIOIL CAMMINO DELLA QUARESIMA - p. Lorenzo Di Giuseppe 2MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICI - Dal Messaggio del Papa per la Quaresima 3IL CANTICO 4LA MISERICORDIA FA FIORIRE LA VITA - Messaggio Cei per la Giornata della vita 5GRAN BRETAGNA: AL VIA LA MANIPOLAZIONE DI EMBRIONI UMANI 6STOP GLOBALE ALL’UTERO IN AFFITTI - Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata 7RIFLESSIONI A PARTIRE DALLA LAUDATO SI’ - A cura di Argia Passoni 8LA RICCA SOBRIETÀ È LA RISPOSTA ALLA SFIDA AMBIENTALE - Leonardo Becchetti 10SPECIALE SCUOLA DI PACEPROSSIMI E FRATELLI: DALL’INDIFFERENZA ALLA CURA NELLO “SPIRITO DI ASSISI” -Martín Carbajo Nüñez, ofm 11MISSIONE POPOLARE AGOSTINIANA 17SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 17L’ESERCITO DEI BAMBINI SOLDATO - Giulio Albanese 18DAGLI STUDENTI DELLE MEDIE UNA POESIA PER CHI SOFFRE 19S. FRANCESCO E LO STUDIO - Lucia Baldo 20“MISERICORDIA, NON BUONISMO O SENTIMENTALISMO” - Costanza Bosi Tognetti - Graziella Baldo 21CHI SONO IO? PER UN NUOVO UMANESIMO - Recensione di Daniela Davoli 23PER SOSTENERE PROGETTI DI FRATERNITÀ E DI PACE 24LA NUOVA SEDE DI FRATE JACOPA A ROMA 24

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La Quaresima è un momento speciale. La Chiesalo definisce “un tempo propizio” per ascoltare laParola di Dio e per cambiare il nostro modo divivere. Come Gesù fu portato dallo Spirito neldeserto per ribadire il suo attaccamento al Padre eil suo Messianismo povero ed umile, così ancheper noi il tempo della Quaresima è un tempo in cuici sentiamo sollecitati a rivedere le scelte fonda-mentali della nostra vita. E’ un tempo in cui coninsistenza ci viene ripetuto: “Convertiti, e credi alVangelo”. Papa Francesco, nel Messaggio per laQuaresima, ci ammonisce: “La Quaresima di que-st’anno giubilare sia vissuta più intensamentecome momento forte per celebrare e sperimentarela Misericordia di Dio”.Questo invito pressante e ripetuto ci fa riflettere:ma da che cosa devo convertirmi; ho fede grazie aDio, partecipo alla Messa, dico le preghiere, nonfaccio il male a nessuno, sono fedele alla mia fami-glia… da che cosa devo convertirmi?Nella Leggenda Minor S. Bonaventura scrive cheil padre S. Francesco nel diciottesimo anno dellasua conversione ricevette le Stimmate e nel vente-simo anno della sua conver-sione tornò al Padre. Comedire che S. Francesco, daquando incontrò il Signore,si mise in un cammino diconversione che durò finoalla fine dei suoi giorni. CheS. Francesco intendesse lasua vita come un camminocontinuo di conversione lolasciano intravvedere anchele parole che pochi giorniprima di morire disse adalcuni confratelli: “Fratelli,iniziamo a fare qualcosa per-ché finora abbiamo combi-nato poco!”.Abbiamo bisogno di ripensarea cosa intendiamo noi per con-versione. L’immagine biblicadella conversione è l’uscita delPopolo eletto dall’Egitto.All’inizio del cammino peruscire dalla scvhiavitù c’è l’in-tervento di Dio che manda unProfeta, Mosè. Mai gli Israelitiavrebbero pensato di potersfuggire al potente ed organiz-zato stato egiziano con le soleforze a loro disposizione.Uscita difficile ed attraversa-

mento del deserto pieno di fatica e di pericoli e cam-mino verso la Terra Promessa.L’Egitto rappresenta la condizione dell’uomovecchio, l’uomo che è stato contagiato dal pecca-to che ha prodotto in lui quasi una secondanatura, che lo ha talmente ingannato da indurlo apensare che questa è la sua vita normale, che è luiil dio della sua vita, che per essere felice ha biso-gno solo di denaro, di fortuna nei vari campi dellavita. La schiavitù in cui entra con il peccatoimprigiona la sua dignità di uomo, e cancella lasua capacità di amare. Ma Dio può apparire, veni-re a incontrarlo, mandare un Mosè o un avveni-mento e creare in lui una consapevolezza nuovasulla sua schiavitù e un desiderio di cambiare, diuscire, di mettersi in cammino verso la libertà,verso una condizione nuova. E allora si inizia uncammino per rinnovare il cuore, la mente, il com-portamento. Non è facile, è un duro attraversa-mento, perché come il cammino nel deserto siincontrano “bestie feroci”, denigrazioni, isola-mento, scoraggiamenti… Quello che sostiene è laconsapevolezza di camminare verso una patria e

poi il sentire che Dio cam-mina con noi. Ma qual è la patria verso laquale camminiamo? Cer-tamente c’è la patria finale,la vita con il Padre. Ma c’èanche una patria qui interra, una patria più imme-diata nella quale possiamoentrare subito. È la vita diGesù Cristo in noi. NelBattesimo, per opera delloSpirito Santo, ci è stata datala sua natura, l’essere anchenoi figli di Dio: “E che voisiete figli lo prova il fattoche Dio mandò nei nostricuori lo Spirito del suoFiglio, il quale grida:“Abba!Padre!” (Gal 4,6).Gratuitamente il Padre, nel-l’acqua del Battesimo ci hadonato lo Spirito del Figlioche ci ha resi figli e che cidà il potere di gridare,insieme a Gesù: Padre! Noisappiamo che il Padre ci hachiamati secondo il suodisegno e “ci ha anche pre-destinati ad essere conformiall’immagine del Figlio

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IL CAMMINO DELLA QUARESIMAp. Lorenzo Di Giuseppe

Il presente sussidio intende offrire alcuni suggeri-menti per consentire alle parrocchie e alle comu-nità cristiane di prepararsi a vivere con il maggiorfrutto possibile l’iniziativa 24 ore per il Signore (4marzo) in questo tempo speciale del Giubileo dellaMisericordia.

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Le opere di misericordiaLa misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uo-mo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lorende a sua volta capace di misericordia. È unmiracolo sempre nuovo che la misericordia divinasi possa irradiare nella vita di ciascuno di noi,motivandoci all’amore del prossimo e animandoquelle che la tradizione della Chiesa chiama leopere di misericordia corporale e spirituale. Esseci ricordano che la nostra fede si traduce in atticoncreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostroprossimo nel corpo e nello spirito e sui quali sare-mo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, edu-carlo. Perciò ho auspicato «che il popolo cristianorifletta durante il Giubileo sulle opere dimisericordia corporali e spirituali. Saràun modo per risvegliare la nostracoscienza spesso assopita davanti aldramma della povertà e per entrare sem-pre più nel cuore del Vangelo, dove ipoveri sono i privilegiati della miseri-cordia divina» (ibid., 15). Nel povero,infatti, la carne di Cristo «diventa dinuovo visibile come corpo martoriato,piagato, flagellato, denutrito, in fuga...per essere da noi riconosciuto, toccato eassistito con cura» (ibid.). Inaudito escandaloso mistero del prolungarsi nellastoria della sofferenza dell’AgnelloInnocente, roveto ardente di amore gra-tuito davanti al quale ci si può comeMosè solo togliere i sandali (cfr Es3,5);

ancor più quando il povero è il fratello o la sorel-la in Cristo che soffrono a causa della loro fede.Davanti a questo amore forte come la morte(cfr Ct 8,6), il povero più misero si rivela esserecolui che non accetta di riconoscersi tale. Crede diessere ricco, ma è in realtà il più povero tra i poveri.Egli è tale perché schiavo del peccato, che lo spingead utilizzare ricchezza e potere non per servire Dioe gli altri, ma per soffocare in sé la profonda consa-pevolezza di essere anch’egli null’altro che un pove-ro mendicante. E tanto maggiore è il potere e la ric-chezza a sua disposizione, tanto maggiore puòdiventare quest’accecamento menzognero. Essoarriva al punto da neppure voler vedere il poveroLazzaro che mendica alla porta della sua casa(cfr Lc16,20-21), il quale è figura del Cristo che neipoveri mendica la nostra conversione. Lazzaro è lapossibilità di conversione che Dio ci offre e cheforse non vediamo. E quest’accecamento si accom-pagna ad un superbo delirio di onnipotenza, in cuirisuona sinistramente quel demoniaco «sarete comeDio» (Gen 3,5) che è la radice di ogni peccato. Taledelirio può assumere anche forme sociali e politiche,

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MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICIDal Messaggio del Papa per la Quaresima

suo, perché Egli sia il primogenito tra molti fra-telli” (Rm 8,29). Il cammino di conversione è il cammino per diven-tare conformi a Cristo, uomo nuovo, è uscita dal-l’uomo vecchio, dall’uomo intriso di peccato versol’uomo creato in giustizia e santità. E’ un camminoper ripristinare lo splendore dell’immagine di Dioche il peccato aveva offuscato e che Cristo avevarestituito all’uomo assumendo personalmente ildisegno di Dio Creatore. È un cammino lungo, fati-coso, sostenuto dalla forza e dalla presenza delloSpirito. Durerà tutta la vita, fino al giorno del

nostro ingresso nella patria celeste vicino al Padre.Con il Messaggio di Papa Francesco vogliamo con-cludere: “La Quaresima di questo anno giubilare èveramente un tempo favorevole per poter finalmen-te uscire dalla propia alienazione esiatenziale gra-zie all’ascolto della Parola e alle opere di miseri-cordia”. L’alienazione esistenziale è la nostraschiavitù, il nostro Egitto: da essa possiamo uscireacogliendo la Parola di Dio ed amando nel concre-to della vita quotidiana i nostri fratelli: come hafatto Gesù nella sua vita qui in terra.

È dedicato alle opere di misericordia nel perio-do giubilare il Messaggio della Quaresima diPapa Francesco, “Misericordia io voglio e nonsacrifici”. Il Papa invita a risvegliare lecoscienze spesso assopite di fronte al drammadella povertà.

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come hanno mostrato i totalitarismi del XX secolo,e come mostrano oggi le ideologie del pensierounico e della tecnoscienza, che pretendono di rende-re Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa dastrumentalizzare. E possono attualmente mostrarloanche le strutture di peccato collegate ad un model-lo di falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro,che rende indifferenti al destino dei poveri le perso-ne e le società più ricche, che chiudono loro le porte,rifiutandosi persino di vederli.Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare èdunque un tempo favorevole per poter finalmenteuscire dalla propria alienazione esistenziale grazie

all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia.Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne delCristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutri-ti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – con-sigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare –toccano più direttamente il nostro essere peccatori.Le opere corporali e quelle spirituali non vanno per-ciò mai separate. È infatti proprio toccando nelmisero la carne di Gesù crocifisso che il peccatorepuò ricevere in dono la consapevolezza di essereegli stesso un povero mendicante. Attraverso questastrada anche i “superbi”, i “potenti” e i “ricchi” dicui parla il Magnificat hanno la possibilità di accor-gersi di essere immeritatamente amati dalCrocifisso, morto e risorto anche per loro. Solo inquesto amore c’è la risposta a quella sete di felicitàe di amore infiniti che l’uomo si illude di poter col-mare mediante gli idoli del sapere, del potere e delpossedere. Ma resta sempre il pericolo che, a causadi una sempre più ermetica chiusura a Cristo, chenel povero continua a bussare alla porta del lorocuore, i superbi, i ricchi ed i potenti finiscano percondannarsi da sé a sprofondare in quell’eternoabisso di solitudine che è l’inferno. Ecco perciònuovamente risuonare per loro, come per tutti noi,le accorate parole di Abramo: «Hanno Mosè e iProfeti; ascoltino loro» (Lc 16,29). Quest’ascoltooperoso ci preparerà nel modo migliore a festeggia-re la definitiva vittoria sul peccato e sulla mortedello Sposo ormai risorto, che desidera purificare lasua promessa Sposa, nell’attesa della sua venuta.Non perdiamo questo tempo di Quaresima favore-vole alla conversione! Lo chiediamo per l’interces-sione materna della Vergine Maria, che per prima,di fronte alla grandezza della misericordia divina alei donata gratuitamente, ha riconosciuto la propriapiccolezza (cfr Lc1,48), riconoscendosi comel’umile serva del Signore (cfr Lc 1,38).

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“Il Cantico” continua la sua storia a servizio del messaggio francescanonella convinzione di poter offrire così un servizio per la promozione delladignità di ogni uomo e di tutti gli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbonamento di € 25,00sul ccp intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - RomaIBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceverai anche Il Canticoon line! Invia la tua email a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibilità di dif-fondere “Il Cantico” e riceverai in omaggio il volume “Poveri per vivereda fratelli”, Ed. Coop. Sociale Frate Jacopa, Roma 2014.

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“Siamo noi il sogno di Dioche, da vero innamorato,vuole cambiare la nostravita”1. Con queste parolePapa Francesco invitava aspalancare il cuore allatenerezza del Padre, “chenella sua grande misericor-dia ci ha rigenerati” (1Pt1,3) e ha fatto fiorire lanostra vita.

La vita è cambiamentoL’Anno Santo della miseri-cordia ci sollecita a un pro-fondo cambiamento. Biso-gna togliere “via il lievitovecchio, per essere pastanuova” (1Cor 5,7), bisognaabbandonare stili di vita ste-rili, come gli stili ingessatidei farisei. Di loro il Papadice che “erano forti, ma aldi fuori. Erano ingessati. Ilcuore era molto debole, nonsapevano in cosa credevano.E per questo la loro vita era – la parte di fuori – tuttaregolata; ma il cuore andava da una parte all’altra: uncuore debole e una pelle ingessata, forte, dura”2. Lamisericordia, invero, cambia lo sguardo, allarga ilcuore e trasforma la vita in dono: si realizza così ilsogno di Dio.

La vita è crescitaUna vera crescita in umanità avviene innanzituttograzie all’amore materno e paterno: “la buona edu-cazione familiare è la colonna vertebrale dell’uma-nesimo”3. La famiglia, costituita da un uomo e unadonna con un legame stabile, è vitale se continua afar nascere e a generare. Ogni figlio che viene almondo è volto del “Signore amante della vita” (Sap11,26), dono per i suoi genitori e per la società;ogni vita non accolta impoverisce il nostro tessutosociale. Ce lo ricordava Papa Benedetto XVI: “Losterminio di milioni di bambini non nati, in nomedella lotta alla povertà, costituisce in realtà l’elimi-nazione dei più poveri tra gli esseri umani”4. Ilnostro Paese, in particolare, continua a soffrire unpreoccupante calo demografico, che in buona partescaturisce da una carenza di autentiche politichefamiliari. Mentre si continuano a investire notevolienergie a favore di piccoli gruppi di persone, nonsembra che ci sia lo stesso impegno per milioni difamiglie che, a volte sopravvivendo alla precarietàlavorativa, continuano ad offrire una straordinaria

cura dei piccoli e deglianziani. “Una società cre-sce forte, cresce buona,cresce bella e cresce sanase si edifica sulla base dellafamiglia”5. È la cura del-l’altro – nella famigliacome nella scuola – cheoffre un orizzonte di sensoalla vita e fa crescere unasocietà pienamente umana.

La vita è dialogoI credenti in ogni luogosono chiamati a farsi diffu-sori di vita “costruendoponti”6 di dialogo, capacidi trasmettere la potenzadel Vangelo, guarire lapaura di donarsi, generarela “cultura dell’incontro”7.Le nostre comunità parroc-chiali e le nostre associa-zioni sanno bene che “laChiesa deve venire a dialo-go col mondo in cui si

trova a vivere”8. Siamo chiamati ad assumere lostile di Emmaus: è il vangelo della misericordiache ce lo chiede (cfr. Lc 24,13-35). Gesù si metteaccanto, anche quando l’altro non lo riconosce o èconvinto di avere già tutte le risposte. La sua pre-senza cambia lo sguardo ai due di Emmaus e fa fio-rire la gioia: nei loro occhi si è accesa una luce. Ditale luce fanno esperienza gli sposi che, magaridopo una crisi o un tradimento, scoprono la forzadel perdono e riprendono di nuovo ad amare.Ritrovano, così, il sapore pieno delle parole dettedurante la celebrazione del matrimonio: “Padre,hai rivelato un amore sconosciuto ai nostri occhi,un amore disposto a donarsi senza chiedere nulla incambio”9. In questa gratuità del dono fiorisce lospazio umano più fecondo per far crescere le gio-vani generazioni e per “introdurre – con la famiglia– la fraternità nel mondo”10. Il sogno di Dio – faredel mondo una famiglia – diventa metodo quandoin essa si impara a custodire la vita dal concepi-mento al suo naturale termine e quando la fraterni-tà si irradia dalla famiglia al condominio, ai luoghidi lavoro, alla scuola, agli ospedali, ai centri diaccoglienza, alle istituzioni civili.

La vita è misericordiaChiunque si pone al servizio della persona umanarealizza il sogno di Dio. Contagiare di misericordiasignifica aiutare la nostra società a guarire da tutti

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LA MISERICORDIA FA FIORIRE LA VITAMessaggio per la 38ª Giornata Nazionale per la vita (7 febbraio 2016)

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gli attentati alla vita. L’elenco è impressionante: “Èattentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentatoalla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconinel canale di Sicilia. È attentato alla vita la mortesul lavoro perché non si rispettano le minime con-dizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morteper denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo,la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amarela vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere ilsuo bene, coltivare e rispettare la sua dignità tra-scendente”11. Contagiare di misericordia significaaffermare – con papa Francesco – che è la miseri-cordia il nuovo nome della pace. La misericordiafarà fiorire la vita: quella dei migranti respinti suibarconi o ai confini dell’Europa, la vita dei bimbicostretti a fare i soldati, la vita delle persone anzia-ne escluse dal focolare domestico e abbandonatenegli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padro-ni senza scrupoli, la vita di chi non vede ricono-sciuto il suo diritto a nascere. Contagiare di mise-ricordia significa osare un cambiamento interiore,che si manifesta contro corrente attraverso opere dimisericordia. Opere di chi esce da se stesso, annun-

cia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso ilegami sociali, educa alla vita buona del Vangelo etrasfigura il mondo con il sogno di Dio.

Il Consiglio permanente Cei

1 FRANCESCO, Meditazione mattutina nella cappella dellaDomus Sanctae Marthae, Come si cambia, 16 marzo 2015.2 FRANCESCO, Meditazione mattutina nella cappella dellaDomus Sanctae Marthae, Cuori di tenebra, 15 dicembre 2014. 3 FRANCESCO, Udienza Generale, 20 maggio 2015. 4 BENEDETTO XVI, Messaggio XLII Giornata della pace,2009. 5 FRANCESCO, Discorso alla Veglia di preghiera con le fami-glie, Philadelphia, 26 settembre 2015.6 FRANCESCO, Meditazione mattutina nella cappella dellaDomus Sanctae Marthae, Come si fa il dialogo, 24 genn.2014. 7 FRANCESCO, Messaggio per la XLVIII Giornata Mondialedelle comunicazioni sociali. Comunicazione al servizio diun’autentica cultura dell’incontro, 1 giugno 2014.8 BEATO PAOLO VI, Ecclesiam Suam, 6 agosto 1964, 67.9 RITUALE ROMANO, Rito del Matrimonio, IV formula di bene-dizione, LEV, Roma, 2004. 10 FRANCESCO, Udienza Generale, 18 febbraio 2015. 11 FRANCESCO, Discorso ai partecipanti all’incontro promossodall’Associazione Scienza e Vita, 30 maggio 2015.

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GRAN BRETAGNA: AL VIA LA MANIPOLAZIONE DI EMBRIONI UMANIPerplessità dei bioeticisti cattolici: “Si tratterebbe di un ulteriore passo in avanti

verso la creazione di bambini geneticamente modificati”

Via libera in Gran Bretagna allamodifica genetica degli embrioniumani. Lo ha dato la HumanFertilisation and EmbryologyAuthority (Hfea) inglese al FrancisCrick Institute, che potrà ora inci-dere nelle prime fasi di sviluppodell’embrione attraverso la tecnicadel genoma-editing.Si tratta di una decisione storica,perché è la prima volta che unPaese in Europa decide di approva-re questa tecnica, la quale ufficial-mente si pone lo scopo di studiare i

geni nello sviluppo di cellule che formano la placenta e spiegare gli aborti spontanei.I bioeticisti cattolici del Regno Unito avanzano però le loro perplessità. “Si tratterebbe – ha spiegatoDavid Albert Jones, direttore dell’ istituto cattolico britannico di bioetica Anscombe Bioethics Centre,come riferisce la Radio Vaticana – di un ulteriore passo in avanti verso la creazione di bambini gene-ticamente modificati”. Forti le polemiche per le gravi implicazioni etiche che tale sperimentazionecomporta: “Ogni ulteriore passo in avanti – ha continuato il professor Jones – è stato accompagnato dapromesse esagerate per curare o prevenire le malattie, ma il vero risultato è semplicemente dar vita asperimentazioni sempre più immorali sugli esseri umani nelle primissime fasi del loro sviluppo”.L’eco della notizia è giunta anche in Italia. Così Paola Binetti, medico e deputata del gruppo AreaPopolare (Ncd – Udc): “La vita umana in Inghilterra sembra avere meno valore di un qualsiasi altroprodotto e le direttive della Comunità europea, che applicano il principio di precauzione, come normaetica di responsabilità, sacrificano la vita uomo sull’altare di un presunto diritto della scienza a saperecosa accada nei complessi meccanismi dell’inizio vita”.

(Da Zenit 2 febbraio 2016)

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La maternità surrogata, detta “gestazione peraltri” (GPA), praticata in diversi paesi, è la messaa disposizione del corpo delle donne per farnascere bambini che saranno consegnati ai lorocommittenti.Lungi dall’essere un gesto individuale, questa pra-tica sociale è realizzata da imprese che si occupa-no di riproduzione umana, in un sistema organiz-zato di produzione che comprende cliniche, medi-ci, avvocati, agenzie etc. Questo sistema ha biso-gno di donne come mezzi di produzione in modoche che la gravidanza e il parto diventinodelle procedure funzionali, dotate di un valore

d’uso e di un valore di scambio, e si iscrivano nellacornice della globalizzazione dei mercati chehanno per oggetto il corpo umano.Se nessuna legge lo protegge, il corpo delledonne è richiesto in quanto risorsa a vantaggiodell’industria e dei mercati della riproduzione.Certe donne acconsentono a impegnarsi in uncontratto che aliena la loro salute, la loro vita e laloro persona, sotto pressioni multiple: i rapportidi dominazione famigliari, sessisti, economici,geopolitici.Infine, la maternità surrogata fa del bambino unprodotto con valore di scambio, in modo che ladistinzione tra persona e cosa viene annullata. Ilrispetto del corpo umano e l’uguaglianza tra donnee uomini devono prevalere sugli interessi particola-ri.Di conseguenza, in nome dei diritti della perso-na umana, noi, firmatarie e firmatari dellaCarta:– denunciamo l’utilizzo degli esseri umani il cuivalore intrinseco e la cui dignità sono cancellati afavore del valore d’uso o del valore di scambio;– rifiutiamo la mercificazione del corpo delle

donne e dei bambini;– chiediamo alla Francia e agli altripaesi europei di rispettare le convenzio-ni internazionali per la protezione deidiritti umani e del bambino di cui sonofirmatari e di opporsi fermamente atutte le forme di legalizzazione dellamaternità surrogata sul piano nazionalee internazionale.Noi chiediamo inoltre, in nome del-l’uguale dignità di tutti gli esseri umani,che essi agiscano con fermezza per abo-lire questa pratica a livello internaziona-le, in particolare promuovendo la reda-zione, l’adozione e l’efficace messa inpratica di una convenzione internaziona-le per l’abolizione della maternità surro-gata.

Per firmare la Carta:http://abolition-gpa.org/charte/signer-la-charte/

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STOP GLOBALE ALL’UTERO IN AFFITTOCarta per l’abolizione universale della maternità surrogata

Da Parigi (2 febbraio 2016) "Stop alla mater-nità surrogata". La richiesta di rappresentan-ti di associazioni femministe di vari Paesi ditutto il mondo è perentoria: rendere fuorileg-ge la pratica dell'utero in affitto a livellointernazionale, proibire dovunque «una prati-ca sociale ingiusta e che lede i diritti fonda-mentali dell’essere umano». L’iniziativa –promossa dalla filosofa francese SylvianeAgacinski – nasce dal mondo femminista emostra come la preoccupazione sul tema dellariproduzione trasformata in mercato vada benal di là delle convinzioni religiose.Proponiamo qui sotto il testo del documento,che è la prima iniziativa realmente globale suquesto tema. È possibile firmare la petizioneanche on line.

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Dopo aver premesso che la questione ambientale èuna questione vitale, Don Matteo Prodi ha postocome orizzonte del suo discorso l’assunto chel’obiettivo finale di Papa Francesco con la pro-mulgazione dell’Enciclica sia quello di costruireuna nuova umanità.Partendo dalle prime parole della Laudato si’ si è con-centrato su quanto sia necessario che l’uomo ristabili-sca un legame forte con la terra. Per troppo tempoabbiamo creduto di esserne proprietari e dominatori,abusando dei beni che Dio ha voluto a disposizione ditutti. Abbiamo impostato le nostre vite, i consumi,l’economia sull’idea di fondo che le risorse ambienta-li fossero infinite, ma è esattamente il contrario: non èpossibile contare su un progresso illimitato.Dobbiamo fare i conti con il limite. Come viviamo ilnostro essere limitati? – si è chiesto il relatore. Occorre dare una risposta al limite che incontriamo nelmondo a partire dai nostri limiti. Il limite è strutturalenell’uomo: il fatto stesso che l’uomo sia stato creato“maschio e femmina” ci parla del limite, ma ci parlaanche di quella unità concreta che siamo chiamati arealizzare perché in un movimento di dono reciprococi sia pienezza di felicità. Dunque il limite può esserevissuto come una maledizione oppure possiamo faredi questa condizione la possibilità di un continuodonarci. Non può risolvere le cose l’antropologia del-l’homo oeconomicus, dove l’uomo è visto come l’es-sere razionale che massimizza la propria utilità e ilproprio interesse; occorre rifarsi all’antropologiadell’homo responsus, perchéinnanzitutto l’uomo riceve lavita e, ricevendo la vita, offreall’altro la sua risposta al limi-te come apertura e pienezza. Illimite non spinge cosìall’egoismo ma svela un per-corso di liberazione del limitestesso, e l’altro diventa il fra-tello. L’accoglienza dell’altrocome vita insieme è il veropercorso che può togliere iviluppi allo sviluppo, spezzare

le catene che tolgono la libertà delle persone. E’ que-sto – ha evidenziato il relatore – il vero superamentodella deriva antropologica che il Papa denuncianell’Enciclica.Don Matteo Prodi ha poi proseguito la sua rifles-sione ponendo l’attenzione su tre frontiere: ilpotere; denaro, economia, lavoro; la proprietàprivata. “La miope costruzione del potere frena l’inserimen-to dell’agenda ambientale lungimirante all’internodell’agenda pubblica dei governi. Si dimentica cosìche il tempo è superiore allo spazio, che siamo sem-pre più fecondi quando ci preoccupiamo di generareprocessi piuttosto che di dominare spazi di potere…”(LS 178). L’uomo tende a possedere e tende a posse-dere spazi di potere per dominare con più efficacia ilmondo che lo circonda. Ed esistono precisi luoghi dipotere: dalla tecnologia, alla finanza, al mondo del-l’economia in generale fino alla politica.Siamo in presenza di vere e proprie “strutture dipeccato”. Siamo coinvolti da decenni in processiche costituiscono forti ostacoli ad agire per il bene.L’ambientalista Naomi Klein afferma con lucidità:“Non abbiamo finora risposto a questa sfida perchésiamo prigionieri, in senso politico, fisico e cultu-rale; solo dopo aver individuato queste catenepotremo avere una possibilità di liberarci”. La poli-tica, l’economia e la cultura cercano di otteneredagli uomini la piena adorazione; sta al credentesmascherare questa pretesa. Siamo noi che dobbia-mo trovare il modo di mettere insieme le nostrecapacità per diminuire questo potere e trovare unavia democratica e orizzontale.Una profonda rivoluzione è auspicata anche per l’eco-nomia nel suo complesso: abbiamo bisogno di “cam-biare modello di sviluppo globale”. Due sono le sfideche si possono evidenziare: la prima è ripensare il pro-fitto. “Il principio della massimizzazione del profittoche tende ad isolarsi da qualsiasi altra considerazione,è una distorsione concettuale dell’economia...”.Occorre, inoltre, riflettere sul lavoro e sulla centralitàdella persona in ogni decisione economica. La realtà

sociale di oggi esige che sicontinui a perseguire qualepriorità l’obiettivo dell’accessoal lavoro. Tutti i decisori del-l’economia devono, per rico-prire nuovamente il loro veroruolo nel mondo di oggi, recu-perare il senso profondo del-l’economia che è solo unmezzo, certo uno dei piùimportanti, per costruire ilbene comune. Occorre, quindi,ripensare radicalmente il mer-

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RIFLESSIONI A PARTIRE DALLA LAUDATO SI’Alcune piste di impegno dall’Incontro con Don Matteo Prodi (Bologna, 17 gennaio 2016)

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Don Matteo Prodi e Alfredo Atti.

Domenica 17 gennaio ha preso avvio aBologna presso la Parrocchia del CorpusDomini il Ciclo “Laudato si’” promosso dalleParrocchie della Zona Pastorale Fossolo assie-me alla Fraternità Francescana Frate Jacopa ealla Rivista “Il Cantico”. La prima riflessione èstata presentata da Don Matteo Prodi, docentedi morale sociale ed esperto di etica economi-ca. Ne proponiamo una breve sintesi.

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cato, affinché sia un mezzo per creare il bene comune.Troppi sono i suoi fallimenti e sappiamo bene che nonè adeguato ad affrontare i temi della giustizia sociale edell’ambiente. “La crescita in equità esige qualcosa dipiù della crescita economica…”. Il denaro non sia sologestito per ottenere rendite, ma per generare un verosviluppo che tocchi la vita dei più poveri.Una ulteriore frontiera di riflessione e prassi che ciconsegna papa Francesco – ha rimarcato il relatore –è quella sulla valutazione della proprietà privata. “Ilprincipio della subordinazione della proprietà privataalla destinazione universale dei beni e, perciò, il dirit-to universale al loro uso, è una regola d’oro del com-portamento sociale e il primo principio di tutto l’or-dinamento etico-sociale”. Perché è necessaria questariflessione? “L’ambiente è un bene collettivo, patri-monio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chine possiede una parte è solo per amministrarla abeneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamosulla coscienza il peso di negare l’esistenza aglialtri”. Ripensare ai beni nell’ottica del comune con-sente di operare una vera rivoluzione, creando le pro-spettive per una società più equa.Nell’Enciclica – ha proseguito Don Prodi – esiste unluogo di guarigione: sono i poveri. Partire dai piùpoveri è l’approccio sociale che deve integrare la que-stione giustizia con l’ambiente. Di fronte all’inequitàplanetaria che sempre più avanza, per noi credenti inGesù questa dovrebbe diventare prassi operativa.Queste sfide ci possono realmente portareall’obiettivo che ha in mente il papa: la fraternitàuniversale. Partendo dal creato, vissuto comedono radicale di Dio per ogni uomo, possiamocamminare verso questa bellissima meta, mettendoal centro le relazioni che riempiono e danno sensoalla nostra esistenza. Il mondo è la nostra casacomune e noi dobbiamo fare dell’interdipendenzareciproca una leva positiva per costruire sentieri disviluppo. “L’interdipendenza ci obbliga a pensare aun solo mondo, a un progetto comune”.Per arrivare a costruire la nuova umanità occorreseguire alcune indicazioni che la “Laudato si’” ciconsegna. Nel capitolo VI, Educazione e spirituali-tà ecologica, leggiamo: “Molte cose devono rio-rientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’uma-nità che ha bisogno di cambiare. Manca la coscien-za di un’origine comune, di una mutua appartenen-za e di un futuro condiviso da tutti... Emerge cosìuna grande sfida culturale, spirituale ed educativache implicherà lunghi processi di rigenerazione”.Occorre profondamente lavorare sulla libertà del-l’uomo e su come essa viene usata: l’ambientenaturale e ambiente sociale hanno ferite, tutte cau-sate dal “medesimo male, cioè dall’idea che nonesistano verità indiscutibili che guidano la nostravita, per cui la libertà umana non ha limiti”. È que-sto senso di onnipotenza che genera sempre grandefatica. “Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachiticifini”. La libertà dell’uomo viene liberata solo attra-verso un futuro che si proietti verso altissime metee valori. “Ciò che sta accadendo ci pone di fronte

all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivolu-zione culturale”. Ma tale processo non può neppu-re iniziare se mancano alcuni elementi decisivi:• Occorre considerare gli aspetti etici e recuperareil pensiero critico capace di “smascherare”.• Occorre assicurare un dibattito scientifico esociale che sia responsabile e ampio...” (LS 135).• Occorre una profonda formazione delle coscien-ze (LS 214).• Occorre saper prestare attenzione alla bellezza(LS 215) e lasciarsene incantare.• Occorre una conversione ecologica che sia delpopolo (LS 219), una speciale capacità di cura chesappia attraversare tutte le dimensioni della vita.• Occorre uno stile di vita profetico e contemplati-vo (LS 222). Lo stile di vita nuovo deve ancheessere concreto e misurabile, capace di incidere suogni livello, dalle piccole cose quotidiane fino aimacrofenomeni.• Occorre saper recuperare la logica del dono.“L’ambiente si situa nella logica del ricevere. È unprestito che ogni generazione riceve e deve tra-smettere alla generazione successiva” (LS 159).• Occorre coltivare le virtù per rendere possibile ladonazione di se (cf LS 211).• Occorre sviluppare tutte le potenzialità della parolacura. “La cura per la natura fa parte di uno stile divita che implica capacità di vivere insieme e dicomunione. Gesù ci ha insegnato che abbiamo Diocome Padre nostro comune e che questo ci rende fra-telli” (LS 228) e ci chiede di avere cura gli uni deglialtri. Avere cura è continuare la sua creazione.La strada è lunga e difficile e va perseguita consperanza, certi che il Signore ci vuole condurreverso questa nuova Gerusalemme.

A cura di Argia Passoni

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Le Parrocchie della Zona Pastorale FossoloLa Fraternità Francescana Frate JacopaLa Rivista “Il Cantico”

Domenica 17 gennaio 2016 - ore 16,00Sala Polivalente Parrocchia Corpus Domini - Via Enriquez, 56 - Bologna

Introduzione all’Enciclica. Alcune piste di impegnoRel. Don Matteo Prodi

Docente di morale sociale, Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna

Domenica 21 febbraio 2016 - ore 16,00Sala S. Agostino - Parrocchia S. Rita - Via Massarenti, 418 - Bologna

Per una ecologia integraleRel. S.E. Mons. Mario Toso

Vescovo di Faenza-Modigliana

Domenica 3 aprile 2016 - ore 16,00Sala S. Maria Annunziata di Fossolo - Via Fossolo, 29 - Bologna

Dare corpo alla misericordia: per nuovi stili di vitaRel. Prof. Simone Morandini

Docente di teologia della creazione, Facoltà Teologica del Triveneto e Istituto Ecumenico S. Bernardino di Venezia

INVITANOA UN CICLO DI INCONTRI

SULL’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCOLAUDATO SI’

Cooperativa Sociale Frate Jacopa - Via Pomponazzi, 20 - Tel. 051 493701 - cell. 3282288455www.coopfratejacopa.it - [email protected] - www.fratejacopa.net - http://ilcantico.fratejacopa.net

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Se il conflitto tra preoccupazio-ni sulla salute e paradigma disviluppo insostenibile è final-mente arrivato al pettine vuoldire che veramente è scoccatal’ora del cambiamento.I reportage sulla Milano a piediletti sui media echeggiano unsenso di straniamento di chi sitrova ad una fermata dallaquale si saluta un vecchiomodello di sviluppo e si parteper una nuova meta ancorasconosciuta. Assieme all’inattesa percezione cherallentando del 10% i nostri ritmi insostenibili divita la soddisfazione e il senso della stessa aumen-tano e non diminuiscono. Resta però nei commen-tatori la preoccupazione di come rallentare senzadecrescere, come risolvere il problema della soste-nibilità ambientale e della sfida alla salute senza farcrollare la capacità di creare occupazione e lasostenibilità finanziaria del nostro paese.Per risolvere il dilemma ci vuole innanzitutto unarisposta culturale prima che economica, la rispostache definirei della “ricca sobrietà” che è il paradig-ma che lascia intravedere quella miniera di spuntiche è l’enciclica Laudato Si. Il brano illuminanteche ho in mente per spiegare tale concetto è ilseguente.È importante accogliere un antico insegnamento,presente in diverse tradizioni religiose, e anchenella Bibbia. Si tratta della convinzione che “menoè di più”. Infatti il costante cumulo di possibilità diconsumare distrae il cuore e impedisce di apprez-zare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, ren-dersi presenti serenamente davanti ad ogni realtà,per quanto piccola possa essere, ci apre molte piùpossibilità di comprensione e di realizzazione per-sonale. La spiritualità cristiana propone una cre-scita nella sobrietà e una capacità di godere conpoco. È un ritorno alla semplicità che ci permettedi fermarci a gustare le piccole cose, di ringrazia-re delle possibilità che offre la vita senza attaccar-ci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che nonpossediamo. Questo richiede di evitare la dinami-ca del dominio e della mera accumulazione di pia-ceri (Laudato Si’, 222).La ricca sobrietà è la risposta sul piano individuale edegli stili di vita al paradosso di una decrescitaaggregata impossibile e controproducente a fronte diuna decrescita settoriale urgente ed improrogabile(l’uscita dalle fonti fossili). Risposta individuale cherappresenta il sostrato fondamentale della soluzioneche non potrà arrivare soltanto da editti e regole pub-bliche seppur necessarie (quale “grande fratello”

controllerà se chiudiamo il rubi-netto mentre ci laviamo identi?). e non potrà essereapprezzata e condivisa se intesasolo in senso penitenziale e noncome opportunità di aumentarela ricchezza di senso dellanostra vita.Se restiamo sulla monodimen-sionalità dell’homo oeconomi-cus per il quale l’utilità/felicitàaumenta solo se si consuma dipiù non ne usciamo e restiamo

su un binario che non può non produrre sazietà,nausea ed infelicità come esito finale. Dobbiamopertanto passare da “bilanci di giustizia” dove sem-plicemente riportiamo la riduzione dei consumi a“bilanci di ricchezza di senso” dove impariamo adaumentare la nostra efficienza intesa come aumen-to di senso e soddisfazione di vita a parità o ridu-cendo il consumo di risorse naturali e di beni mate-riali. Ci aiutano in questo oltre all’enciclica i risul-tati degli studi sulla soddisfazione di vita in tutto ilmondo che ci dicono che i fattori fondamentali perla nostra soddisfazione sono molto meno materialidi quello che pensiamo (qualità della vita dellerelazioni, generatività). Viene in mente anche ilfamoso discorso di Kennedy quando ricordava itantissimi fattori fondamentali per la ricchezza disenso della nostra vita e invisibili al PIL (onestà,arguzia, intelligenza dei nostri dibattiti, solidità deinostri legami familiari, onestà dei pubblici dipen-denti, giustizia dei tribunali,..).Checchè ne dicano tanti stucchevoli messaggi pub-blicitari la nostra ricchezza non dipende da quantioggetti accumuliamo in casa ma da come le nostreidee ed azioni hanno migliorato la vita degli altri. Ela seconda via verso la ricchezza è ecologicamentemolto più sostenibile. E ci aiuterà a capire che avre-mo di fronte un’opportunità e non una tragediaquando finalmente i comuni italiani ci imporranno laristrutturazione energetica degli appartamenti, ilpassaggio ad una nuova generazione di automobili ecaldaie ecologicamente sostenibili e ad un nuovomodello di mobilità urbana, capiremo.L’ottica della ricca sobrietà ha dunque il fonda-mentale vantaggio di sfuggire al dilemma tra cre-scita e sostenibilità ambientale. E se impariamo adapprofondirla ci aiuterà a dematerializzare il PILcostruendo nuove società dove la creazione di valo-re, economico e non, rispetta i vincoli della soste-nibilità finanziaria, sociale (piena attività e/o pienaoccupazione) ed ambientale.

Dal Blog di Leonardo Becchetti, Docentedi Economia Politica Università di Roma Tor Vergata

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LA RICCA SOBRIETÀ È LA RISPOSTAALLA SFIDA AMBIENTALE

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Prendendo spunto dal recente discorso di PapaFrancesco per la 49esima Giornata Mondiale dellaPace (=GMP), studieremo oggi il tema: “Prossimie fratelli: dall'indifferenza alla cura nello Spirito diAssisi”.La pace di cui parla il Papa non si riduce all'assen-za di guerra né a una tranquillità apparente. Di fattogià nell'Antico Testamento, al posto del concettogreco Eirene (pace=“non contesa”, “non tensio-ne”), si usa il concetto ebraico Shalom, che signifi-ca serenità interiore, pienezza di vita e di rapporti.La pace, infatti, si riferisce all’ordine voluto da Diocreatore ed è dono del Risorto e compito perma-nente. Cristo stesso è la nostra Pace (Ef 2,14-18).Papa Francesco afferma che l'indifferenza è il primoostacolo per la vera pace. Infatti, la cinica domanda diCaino, “sono forse il guardiano di mio fratello?” (Gn4,9), sta alla base di ogni tipo di immoralità. Questadomanda si ripete oggi, in forme diverse, per giustifi-care l'irresponsabilità e il disinteresse verso le neces-

sità altrui. L’atteggiamento dell'indifferente è sempreesistito, dice il Papa, ma ai nostri giorni ha acquisitouna dimensione tale da poter parlare della “globaliz-zazione dell'indifferenza” (49GMP 3).I Media rendono oggi possibili innumerevoli modi dientrare in relazione con gli altri, ma possono altresìisolarci di fatto “dal nostro prossimo, da chi ci sta piùvicino”1. Difatti, la tecnica facilita la connessione,ma non la relazione, che non è una dimensione tec-nica bensì antropologica. Siamo più collegati, manon più prossimi né più fratelli. “Una mera accumu-lazione di dati finisce per saturare e confondere, inuna specie di inquinamento mentale”2. Infatti, moltepersone sono informate “ma non si sentono coinvol-te, non vivono la compassione” (49GMP 3). Questaindifferenza globalizzata minaccia la pace e la nostrastessa sopravvivenza come specie, perché fa dimen-ticare che tutto è in relazione. Oggi più che maiabbiamo bisogno di promuovere una cultura di soli-darietà, misericordia e compassione.Risulta preoccupante costatare che il ventesimosecolo è stato il più sanguinoso della storia umanae oggi le prospettive continuano ad essere pocoincoraggianti. Secondo l’Istituto Heidelberg, che sidedica allo studio dei conflitti internazionali, il2013 è stato l'anno che ha fatto registrare il mag-gior numero di guerre e conflitti violenti dalla finedella seconda guerra mondiale, un numero che è inaumento dal 2006. Papa Francesco ribadisce chel'anno 2015, dall’inizio alla fine, è stato segnato daguerre e azioni terroristiche, sequestri e persecu-zioni, tanto da “assumere le fattezze di una «terza

PROSSIMI E FRATELLI: DALL’INDIFFERENZAALLA CURA NELLO “SPIRITO DI ASSISI”

Martín Carbajo Núñez, ofm

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Dopo la pubblicazione nel numero scorso dellarelazione di S.E. Mons. Mario Toso sulMessaggio della Giornata Mondiale della Pacein apertura della Scuola di Pace "Vinci l'indif-ferenza, conquista la pace" (Roma, 4-6 genn2016), proponiamo ora la relazione di P. M.Carbajo Núñez, (docente di teologia moralepresso la Pontificia Università Antonianum),che presenta il contributo francescano al tema.

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guerra mondiale a pezzi»” (49GMP 2). Il Papa ciinvita, comunque, a “custodire le ragioni della spe-ranza”, a “non abbandonarsi alla rassegnazione”, a“maturare un cuore umile e compassionevole”.Ovviamente, è necessario individuare basi più sta-bili per la pace.La prima parte del nostro intervento si incentrerà suSan Francesco d'Assisi come modello di quella vici-nanza affettuosa che vince l’indifferenza verso quel-li che soffrono nelle periferie esistenziali. In unsecondo momento studieremo alcune basi filosofi-che e teologiche che propone la tradizione france-scana al fine di superare l’indifferenza. Infine, nellaterza parte si mostrerà l’importanza dello Spirito diAssisi per poter affrontare le sfide globali attraversoil dialogo interreligioso e la preghiera.

1. FRANCESCO D'ASSISI, FRATELLO UNIVERSALEFrancesco d’Assisi (1181-1226) è un modellod’ispirazione per tutti quelli, credenti e non cre-denti, che cercano di sentirsi in pace con Dio, consé stessi, con gli altri e con tutta la creazione. Ilfilosofo Max Scheler afferma che Francesco è stato“uno dei più grandi scultori dell’anima e dello spi-rito della storia europea”. Lynn White, che accusail pensiero giudeo-cristiano di aver provocato lacrisi ecologica, afferma invece che il poverellod'Assisi fu “il più grande rivoluzionario spiritualedella storia del mondo occidentale”, un modelloper tutti gli uomini e quindi meriterebbe di esserenominato patrono dei cultori dell'ecologia, cosìcome fece dodici anni dopo Giovanni Paolo II.

1.1. In Cristo, Francesco d'Assisi scopre un Dioprossimo“Il suo essere uomo di pace, di tolleranza, di dialo-go, nasce sempre dall’esperienza di Dio-Amore”3.Avendo scoperto che tutto è grazia, Francesco silascia trasformare in fratello universale. Il moventedelle sue relazioni non è più l’interesse egoista, néi sogni di grandezza, bensì la logica del dono. IlSignore che gli concesse di “incominciare a fare

penitenza”, gli insegna pure ad essere misericor-dioso, gli si manifesta vivo nei poveri e nei lebbro-si, cambia in dolcezza quello che prima gli eraamaro, gli dà “fede nelle chiese” e “nei sacerdoti”4,gli dona fratelli, gli insegna il saluto di pace, gli faamare la povertà e la minorità. Francesco ritrovacosì l’armonia interiore e la serenità nei rapporti.Di fronte al dualismo e all'allontanamento mani-cheo dalla realtà che proponevano i Catari e altrimovimenti gnostici di allora, Francesco afferma labontà radicale di tutte le creature: Tu “hai creatotutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tuaimmagine e somiglianza”5. Risulta significatival'espressione “spiritualia et corporalia” al posto di“visibilia et invisibilia”, inclusa nel Credo dellaChiesa. Non separa il mondo spirituale del mate-riale e nemmeno disprezza quest’ultimo. Tutto ilcreato è un sacramento che riflette la presenza, labontà e la bellezza del divino creatore.Nel Verbo incarnato e crocifisso, che “fu povero eospite e visse di elemosine” (Rnb 9,5), Francescoscopre gioiosamente che la debolezza è la dimora diDio. L’umana fragilità, vissuta con fede, lo apre allagratuità divina e alla compassione verso il prossi-mo. Le creature gli ricordano l’umiltà dell’incarna-zione, perché segnate dalla Croce di Cristo e ani-mate dalla Sua presenza. Così il brano di Isaia 11,1(“un germoglio spunterà dal tronco di Iesse”) loporta a vedere nei fiori la bellezza di Cristo e a gioi-re della loro delicata fragranza6; la frase del Salmo21,7 (“sono verme e non uomo”) lo spinge a racco-gliere “dalla strada i piccoli vermi, perché non sianocalpestati” (2Cel 165); “ordina che l’ortolano lasciincolti i confini attorno all’orto” affinché le erbe piùsemplici possano crescere in libertà e, “quando ifrati tagliano legna, proibisce loro di recidere deltutto l’albero, perché possa gettare nuovi germo-gli”7; infine, se gli toccava camminare sulle pietre,si moveva con delicatezza e riguardo, per amore diColui che è chiamato Pietra. I suoi compagni testi-moniano: “Noi che siamo stati con lui, lo abbiamovisto sempre dilettarsi intimamente ed esteriormen-te di quasi ogni creatura: le toccava, le guardava congioia”8. Questo atteggiamento affettuoso va moltopiù oltre di qualsiasi tipo di sentimentalismo,romanticismo o estetismo inconsistente.Papa Francesco sintonizza con questa sensibilitàfrancescana quando afferma che nelle creature pos-siamo contemplare, “ascoltare un messaggio, udireuna voce”. C’è, infatti, "una manifestazione divinanello sfolgorare del sole e nel calare della notte"(LS 85).

1.2. La fraternità in CristoFrancesco meditava continuamente i misteridell’Incarnazione e della Redenzione, con i qualiCristo ha riconciliato tutto con il Padre e reso pos-sibile la fraternità universale. Ogni cosa è stata cosìri-creata, restituita allo stato di innocenza, ricupe-rando così la propria dignità e diventando membradel corpo di Cristo9 e luogo della Sua presenza.

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Basandosi su questa concezione teologica,Francesco “chiamava tutte le creature con il nomedi fratello e sorella”10, appellativo che non appari-va nella letteratura provenzale. Inoltre, nel Canticodi frate sole, sottolinea questa fratellanza universa-le disponendo le creature in tre gruppi: tre coppiedi fratelli e sorelle. L’uomo appare come un micro-cosmo inserito nella grande famiglia del macroco-smo e, canalizzando l’armoniosa polifonia chetutte le creature rivolgono al Creatore, Francescoinclude sempre il cosmo nella sua lode11, lo perce-pisce come la sua casa, come il chiostro dove Diosi fa presente.Francesco mostra una grande capacità di stabilirerelazioni immediate, affettive. Invece di dominare,ascolta, impara, entra in relazione. Celano raccon-ta che “perfino le creature prive di ragione sapeva-no intendere l’affetto fraterno e il grande amoreche Francesco nutriva per esse”12. La loro rispostapositiva stimola ulteriormente il suo atteggiamentodi vicinanza, apertura e interazione.

1.3. Poveri e minori per essere operatori di paceSull'esempio di Cristo, povero e umile, Francescochiede ai suoi frati l’espropriazione interiore e lapovertà più radicale, sia a livello personale checomunitario13, ma la motivazione è teologica erelazionale, piuttosto che ascetica o penitenziale.Così risponde al vescovo di Assisi:

“Signore, se avessimo dei beni, per proteggerli avrem-mo bisogno di armi, perché è dalla proprietà che pro-vengono questioni e liti, e così viene impedito in moltemaniere tanto l’amore di Dio quanto l’amore del pros-simo. Per questo non vogliamo possedere alcun benetemporale a questo mondo”14.

Povertà e minorità sono intese non come allontana-mento manicheo dalla realtà, bensì come libertàinteriore per poter amare le persone e le cose, senzal’affanno di dominarli o possederli. Francescod’Assisi vede in tutti gli uomini un regalo divino,un invito a costruire la vera pace. La forza della sua

testimonianza non passava inav-vertita. In quell’ambiente bellico-so, risultava provocante, peresempio, che Francesco iniziassesempre i suoi sermoni col saluto:“Il Signore vi dia pace!”.

“Ma poiché la gente non avevaancora udito dalla bocca di alcunreligioso un tale saluto, molto sene stupiva. Altri, seccati, replica-vano: «Cosa vuol dire questovostro saluto?». Talmente chequel frate cominciò a sentirsiimbarazzato, e disse a Francesco:«Concedimi di dire un altro salu-to». Rispose Francesco: «Lascialidire, ché non comprendono lecose di Dio»”15.

La pace non consiste in patti né inequilibrio di interessi, bensì nella

“divina saggezza, ed il divino amore” (Rnb 17,16).Per ciò, Francesco rinuncia ad ogni tipo di violen-za o imposizione, si presenta disarmato e si esponead oltraggi e vituperi. Non importa se lo ingiurianoo lo disprezzano (Rb 10,11). Egli vuole obbediretutti, senza considerare il peccato altrui16, senzamormorare, calunniare, giudicare né condannarenessuno17. La perfetta allegria consisterà nell’ac-cettare il rifiuto dei più prossimi senza perdere lapace né il senso della propria missione.Il primo nemico sono i propri vizi e peccati (Rnb22,5), che creano divisione nel proprio interno edostacolano la riconciliazione con gli altri. Per ciò,Francesco afferma la necessità di lasciarsi trasfor-mare dallo Spirito (Rnb 17,14-16), che fa crescerein noi l'umiltà18, la pazienza, la modestia, la man-suetudine19, la bontà. Questa conversione interioreporta necessariamente ad essere minori e sudditi ditutti, a vivere “tra persone di poco conto e disprez-zate” (Rnb 9,3), a praticare con essi la misericordia.Liberato dalla bramosia del possedere e purificatointeriormente delle radici dell'odio e della violen-za, Francesco si apre all'ospitalità assoluta, all’in-contro gioioso con tutti gli uomini, all’impegnoattivo in favore della giustizia, della pace e dellariconciliazione.

2. ALCUNE BASI FRANCESCANE PER SUPERARE L'IN-DIFFERENZANella prima parte, abbiamo accennato comeFrancesco scopre gioiosamente la prossimità amo-rosa e gratuita del Verbo incarnato, che stabiliscecon ogni creatura un rapporto personalizzato, benarticolato e compiuto. Accogliendo questa logicadella gratuità, Francesco diventa fratello universa-le, pieno di simpatia, comunione e ammirazionereciproca verso tutti gli esseri, “spirituali e corpo-rali”.Seguendo l’esempio del fondatore, i francescanielaborano una riflessione filosofico-teologica cheafferma il primato del bene sul vero e privilegia

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l’intuizione emotiva rispetto alla speculazionerazionale. Piuttosto che conoscere, i frati cercanodi ri-conoscere; invece di giudicare, invitano adaccompagnare, in modo attivo e cordiale. Nascecosì un’etica del cuore e della compassione che hal’Amore come punto di partenza e di arrivo.Dall’indifferenza si passa alla cura, dal distaccofreddo e razionale, che giudica e condanna, allapresenza fraterna e misericordiosa.

2.1. L’attenzione alla persona concreta, nellasua singolaritàPer poter passare dall’indifferenza alla cura biso-gna rivedere i presupposti filosofici e antropologi-ci che hanno configurato la nostra visione dellarealtà. In questo senso, risulta chiaro che la metafi-sica occidentale trascura il singolare. Già la filoso-fia greca sosteneva la superiorità della conoscenzaastrattiva, considerandola precedente e necessariaper poter arrivare a comprendere ognuno degliesseri concreti.I pensatori francescani, invece, danno la prioritàall'individuo concreto, nella sua singolarità e digni-tà, perché considerano che ognuno è stato scelto eamato da Dio tra molti possibili. Essendo fruttodella volontà libera e amorosa di Dio, tutti gli esse-ri sono buoni e nessuno può essere consideratosuperficiale o accessorio, giacché Dio tutto cono-sce e tutto ama nella concreta singolarità. Graziealla haecceitas, ogni essere è unico e irrepetibile,indipendentemente dalla natura che condivida conil suo genere o specie. Questa differenza individua-le è una caratteristica ontologica positiva che imital’infinita individualità divina. In realtà soltanto Dioè capace di percepire pienamente la sacralità, indi-vidualità e rilevanza profonda di ogni essere.In questa ontologia del concreto, la dimensioneindividuale prevale su quella universale e, di con-seguenza, la conoscenza del singolare è quella piùperfetta. La specie e la natura comune restano in unsecondo piano, perché di fatto soltanto gli esserisingolari e individualizzati esistono nel mondoreale.L’accento di Scoto sul valore del singolare dovreb-be aiutarci ad apprezzare la diversità di razze, cul-ture e religioni come una ricchezza che Dio ci rega-la affinché, insieme e in assoluta ospitalità, faccia-mo il più bel mosaico in suo onore. Tutti gli esseri,fino al più irrilevante, riflettono la Trinità e, per-tanto, hanno una dignità che deve essere rispettata.Essi contano sull’uomo per poter articolare la lodeal Creatore e sviluppare le loro potenzialità. Unitiad essi, anche noi facciamo l'itinerario verso Dio.

2.2. L’individualità non è individualismoLa cultura occidentale favorisce l'individualismo, manon l’individualità, che sono concetti molto differen-ti. L’individualità rende possibile la relazione frater-na e affettuosa, mentre l’individualismo la nega, ren-dendo impossibile il vivere l'unità nella diversità.Inoltre, “la specializzazione propria della tecnologia

implica una notevole difficoltà di avere uno sguardod’insieme. La frammentazione del sapere […] spes-so conduce a perdere il senso della totalità, delle rela-zioni che esistono tra le cose” (LS 110).Francesco di Assisi, nel Cantico di frate sole, pre-senta il creato come una grande famiglia, e ladescrive iniziando dal sole, simbolo di Cristo, finoad arrivare a sorella morte. Questa unità e familia-rità tra tutti gli esseri non annulla l'individualità ela sigolarità di ognuno di essi: il sole è “bellu eradiante cum grande splendore”, le stelle sono“clarite e preziose e belle”, e così via.Scoto parla di una gran “catena dell’essere”, unafitta rete di relazioni che ha il suo origine e destinoin Dio. Anche Bacon cerca di mostrare l'ordine delcosmo come risultato della armonica integrazionedi tutte le sue parti.Gli autori francescani affermano che, contemplan-do la bellezza irrepetibile di ogni essere, possiamoavvertire la presenza del Creatore e, fissando losguardo sul divino artefice, possiamo percepire laarmonia del creato nella sua totalità. La bellezza,infatti, consiste in quella relazione armonica cheogni essere singolare mantiene con la totalità senzasmettere di essere unico e irrepetibile.

3. COSTRUIRE LA PACE SOCIALE NELLO SPIRITO DIASSISIMolti autori sostengono che, per poter affrontareadeguatamente le sfide globali, le religioni devonoassumere un ruolo più attivo nella sfera pubblica.La sapienza delle grandi tradizioni religiose è ingrado di offrire orientamenti ben fondati e altricontributi che possono essere decisivi al momentodi costruire una nuova cultura di pace. “Il mondoha bisogno di una rinascita attraverso i valori spiri-tuali ed etici”. Fino ad ora, però, sono prevalse leopinioni di segno contrario. La religione e l'eticasono state considerate una sorta di esperienza emo-tiva individuale da circoscrivere all’ambito privato.Kung sostiene che il dialogo interreligioso è lamigliore risposta alle inquietanti sfide attuali, per-ché le religioni sono le istanze che, con maggior

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forza, possono fare appello all’essere umano intutta la sua complessità di mente, di cuore e di spi-rito. Concretamente, l’etica politica si baserebbe suprincipi accettabili per tutti, come il rispetto per lavita, l’amore reciproco, l’onestà e la verità. Il dia-logo interreligioso dovrebbe affrontare gli enigmipiù fondamentali della condizione umana, adesempio il senso della vita e della morte, la soffe-renza, la felicità, la nostra origine e la nostra meta.In realtà, molte persone si avvicinano alla religioneproprio perché sono in cerca di risposte a questedomande.Papa Francesco ribadisce che la dimensione reli-giosa è fondamentale per poter costruire una socie-tà pacificata. Infatti, senza un’apertura trascenden-te, l’uomo cade facile preda del relativismo e nel-l'indifferenza verso gli altri e verso l'ambiente natu-rale.

3.1. Lo Spirito di AssisiLa “Giornata mondiale di preghiera per la pace”,convocata dal Papa Giovanni Paolo II ad Assisi, il27 ottobre 1986, è stata considerata un frutto crea-tivo e ben riuscito della dichiarazione del ConcilioVaticano II Nostra Aetate, a cui allude il Papa nellaricorrenza del 50º anniversario della sua pubblica-zione (49GMP 2). In altre parole quella Giornataad Assisi fu

“un'illustrazione visibile, una lezione dei fatti, unacatechesi a tutti intelligibile, di ciò che presuppone esignifica l'impegno ecumenico e l'impegno per ildialogo interreligioso raccomandato e promosso dalConcilio Vaticano II”20.

L’incontro rese evidente simbolicamente che lereligioni possono svolgere un ruolo chiave nelporre le basi della convivenza pacifica nel mondoglobalizzato. Vi presero parte centoventiquattrocapi religiosi: sessantadue rappresentanti dellechiese cristiane e sessantadue membri delle altrereligioni. “Sono venuti insieme per pregare, manon per pregare insieme”, come è stato spiegato daGiovanni Paolo II al fine di evitare ogni possibileapparenza di sincretismo. Allo stesso tempo, ilPapa ha sottolineato che “le differenze sono un ele-mento meno importante rispetto all’unità, che inve-ce è radicale, basilare e determinante”21.

“Se l’ordine dell’unità è quello che risale alla creazio-ne e alla redenzione ed è quindi, in questo senso, «divi-no», tali differenze e divergenze anche religiose risal-gono piuttosto a un «fatto umano», e devono esseresuperate nel progresso verso l’attuazione del grandio-so disegno di unità che presiede alla creazione”22.

Questa iniziativa pionieristica ha dato origine allo“Spirito di Assisi”, che promuove la pace nelmondo attraverso il dialogo interreligioso e la pre-ghiera. In questo senso, Giovanni Paolo II avevaaffermato: “ogni preghiera autentica si trova sottol’influsso dello Spirito”. L’incontro di Assisi èstato molto efficace nel mostrare che la pace è unobiettivo prioritario per tutte le religioni e che “lareligione non può che essere foriera di pace”23.Con l’incontro di Assisi e altre iniziative, GiovanniPaolo II mostrò che la pace era al centro della suaazione pastorale e che le religioni devono assume-re un ruolo importante nella ricerca della pace,soprattutto dopo la caduta del Muro di Berlino.

“La religione e la pace vanno di pari passo: dichia-rare guerra in nome della religione è un’evidentecontraddizione. […] Il compito che dovremo affron-tare sarà quello di promuovere una cultura del dia-logo. Da soli e tutti insieme, dobbiamo dimostrareche la fede religiosa ispira la pace, incoraggia la soli-darietà, promuove la giustizia e sostiene la liber-tà”24.

Alcuni anni più tardi, volendo evidenziare l'impor-tanza dell’incontro interreligioso di Assisi,Benedetto XVI disse:

“Tra gli aspetti qualificanti dell’Incontro del 1986, èda sottolineare che questo valore della preghieranella costruzione della pace fu testimoniato da espo-nenti di diverse tradizioni religiose, e ciò avvennenon a distanza, ma nel contesto di un incontro. Inquesto modo gli oranti delle varie religioni poteronomostrare, con il linguaggio della testimonianza,come la preghiera non divida ma unisca, e costitui-sca un elemento determinante per un’efficace peda-gogia della pace, imperniata sull’amicizia, sull’acco-glienza reciproca, sul dialogo tra uomini di diverseculture e religioni25.

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3.2. Il necessario cambio di mentalità nelloSpirito di AssisiIl dialogo interreligioso richiede interlocutorisicuri delle proprie convinzioni e in continuaricerca della verità. Cercando la pace, i capi reli-giosi e i credenti dovranno affrontare con corag-gio temi come la violenza, la guerra e la crimina-lità organizzata. Papa Francesco, infatti, stamostrando una grande determinazione in questosenso. In riferimento alla Mafia, ha affermato:“coloro che nella loro vita seguono questa stradadi male, come sono i mafiosi, non sono in comu-nione con Dio: sono scomunicati!”26. La fortereazione delle persone coinvolte dimostra l’effica-cia delle parole del Papa.Purtroppo, la criminalità organizzata e la guerrasono un grande business. A causa di moltepliciinteressi, le finanze globali e l’industria sono orien-tate alla guerra; la scienza è impegnata nello svi-luppo delle armi e i Mass media spesso presentanola violenza come qualcosa di naturale e inevitabile.È necessario eliminare questi errori e superare lavisione antropologica negativa (homo hominilupus), che esclude la possibilità di una pace dura-tura. In questo senso, il preambolo dellaCostituzione dell’UNESCO afferma: “poiché leguerre nascono nella mente degli uomini, è nellospirito degli uomini che devono essere poste ledifese della pace”.Abbiamo bisogno di un “disarmo mentale” che ciliberi dall’avidità, dall’odio, dai pregiudizi. Questanecessaria guarigione va oltre le nostre forze in unmondo segnato dalla violenza. I credenti di diversereligioni ritengono che questo cambiamento dimentalità non sia soltanto un compito urgente perogni uomo, ma anche un dono da chiedere conti-nuamente a Dio, giacché solo lui può portare lavera pace.Le religioni hanno una lunga tradizione di saggez-za e di impegno disinteressato nell'affrontare lequestioni sociali. Di fatto, le organizzazioni reli-giose sono note a livello mondiale per la loro sol-lecitudine e diligenza nell'aiutare le persone piùvulnerabili. La vicinanza affettuosa all'altro favori-sce il senso di responsabilità, crea legami di fiduciae costruisce la coesistenza pacifica. Inoltre, le reli-gioni aprono gli esseri umani alla contemplazionedella bellezza in un modo che qualsiasi ideologia omaterialismo sarebbe incapace di fare. Con l’aiutodivino, i nostri errori e le nostre imperfezioni nonsono più un ostacolo alla crescita personale esociale, poiché Cristo, sposo bellissimo, tutto puri-fica e così ristabilisce la bellezza facendo “nuovetutte le cose”27.

CONCLUSIONELa religione (re-ligare) ha come scopo il costrui-re la comunità, cioè i legami umani che unisconoe danno vita. Attraverso l'incontro personale, ilperdono e i rapporti di fiducia, la religione poneveramente le basi della pace. Invece, il sistema

economico-finanziario oggi dominante offremolti mezzi tecnici di connessione, ma non riescea evitare che le persone si sentano sempre piùsole.Nella nostra società individualista, i legami fami-liari sono sempre più deboli e il globale minacciail locale. I Media e le reti sociali offrono soltantoun'illusione di comunità, mentre in realtà rispon-dono alla logica del consumismo. L’assenza di uncontatto umano diretto favorisce, ad esempio,l’esibizionismo e il cyber-bullismo. La stessadinamica di irresponsabilità agisce nella guerramoderna che uccide migliaia di persone senzaguardarle in faccia, ridotte di proposito a merefigurine statistiche sullo schermo del computer.Cercando ciecamente un progresso materiale finea se stesso, l’economia promuove una guerra diinteressi in cui si sacrifica l’essere umano e siabusa della natura perché, come diceva Hobbes,“la tua morte è la mia vita”.Contraddicendo questa visione darwiniana dellasocietà, i francescani affermano che il bene piùdesiderabile è la relazione con l’Altro e con glialtri, lo “stare con” (inter-esse). Bisogna crearel’atmosfera adeguata affinché ogni persona cerchidi realizzarsi “non contro o accanto agli altri, macon e in comunione con loro”28.La vera religione promuove la pace, l'armonia e lariconciliazione, risanando le quattro relazioni fon-damentali: con Dio, con gli altri esseri umani, consé stessi e con la natura. Anche la morte diventauna sorella nella percezione dei credenti comeFrancesco d’Assisi, perché ci apre la porta alla veravita. In quel momento solenne, saremo giudicatisull’amore.

1 FRANCESCO, «Messaggio per la 48ª Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali» [=GMCS], 24-01-2014.2 FRANCESCO, «Lettera enciclica Laudato Si’», [=LS], 24-05-2015, n. 47, LEV, Città del Vaticano 2015.3 BENEDETTO XVI, «Discorso nell’incontro con i giovani», S.Maria degli Angeli, 17 giugno 2007.4 FRANCESCO D’ASSISI, Testamento, [=Test], n. 4 e 6, in FontiFrancescane [=FF], Ed. Francescane, Padova 32011, 110-131,qui 111-112.5 FRANCESCO D’ASSISI, Regola non bollata, [=Rnb], n. 23,2, inFF 1-73, qui 63.6 Cf. 1Cel 81, in FF 460.

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7 CELANO T., Memoriale nel desiderio dell'anima [Vita secon-da], [2Cel], n. 165, in FF 578-820, qui 750.8 Cf. Compilatio Assisiensis, n. 88, in FF 1544-1676, qui1623.9 Cf. 1Cor 12,12-31.10 1Cel 81, in FF 461.11 Cfr FRANCESCO D’ASSISI, Lettera ai fedeli. Seconda reda-zione, [2CtaF], n. 61-62, in FF, 179-206, qui 202; ExhAl 10-11, in FF 265.12 1Cel 59, in FF 426.13 “Non si approprino di nulla". Rb 6,1, in FF 90.14 Leggenda dei tre Compagni, [=3Comp], n. 35 in FF 1394-1487, qui 1438.15 Specchio di perfezione, [EP] n. 26, in FF 1677-1825, qui1710.16 Test 9, in FF 113; FRANCESCO D’ASSISI, Lettera a unMinistro, [=CtaM], n. 5-11, in FF 234-239, qui 235.17 Rnb 11,7-12, in FF 37. Non sparlino di quelli che mangia-no e vestono bene. Rb 2,17, in FF 81; Rnb 9,12, in FF 32.18 I frati “cerchino di umiliarsi in tutte le cose”. Rnb 17,5, inFF 47.19 Rnb 11, 3-4.9, in FF 36-37.20 GIOVANNI PAOLO II, «Discorso alla Curia romana», 22-12-1986, n. 3, in AAS 79 (1987) 1082-1090.21 GIOVANNI PAOLO II, «Discorso alla Curia romana», 22-12-1986, cit., n. 3.22 GIOVANNI PAOLO II, «Discorso alla Curia romana», 22-12-1986, cit., n. 5.23 BENEDETTO XVI, «Lettera a S.E. Mons. DomenicoSorrentino in occasione del XX anniversario dell'incontrointerreligioso di preghiera per la pace» 2-09-2006, in AAS 98(2006) 749-754.24 GIOVANNI PAOLO II, «Discorso ai rappresentanti religiosi»,28-10-1999, n. 3, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II,[=InsJP2], Lev, Città del Vaticano, vol. 22/2 (1999) 651-655,qui 653.25 BENEDETTO XVI, «Lettera a S.E. Mons. DomenicoSorrentino...», cit.26 FRANCESCO, «Omelia nella spianata dell'area ex Insud(Sibari, Calabria)», 21-06-2014.27 Ap 21,5.28 BENEDETTO XVI, Discorso ai nuovi ambasciatori presso laSanta Sede (16-12-2010), in OR (17-12-2010), 3.

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La Missione popolare Agostiniana della ParrocchiaSant'Aurea di Ostia Antica nel tempo del Giubileovuole dare un nuovo ardore e comunione alla fededei fedeli praticanti e delle persone battezzate, madi fatto lontane dalla vita della parrocchia. E’ un'oc-casione per incontrare nuovamente Gesù Cristo eriscoprire la gioia della fede.Oltre alle visite dei missionari alle case, la Missioneprevede Giornate speciali: la Giornata dellaMisericordia (29 febbraio), la Giornata dei malati edanziani (1 marzo), la Giornata di solidarietà (2marzo), la Giornata dei bambini (5 marzo), laGiornata dei giovani (4 marzo). In questa ultima giornata sarà presente anche laProf. Lucia Baldo della Equipe di formazione dellaFraternità Frate Jacopa che parlerà ai ragazzidell’Istituto Fanelli sulla Ecologia e la cura dellacasa comune, mentre il Direttore dell’UfficioCatechistico, Mons. Andrea Lonardo, aprirà l’incon-tro sul senso della responsabilità nella crescita.

La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospedale dedica-to esclusivamente alla cura dei bambini poveri residenti in tuttoil Sud-Ovest della Colombia, nella città di Cali. QuestaFondazione è stata creata nel 1924 e da allora è stata sempreal servizio dei bambini poveri e ammalati che difficilmentepotrebbero raggiungere un’altra struttura sanitaria. Lo sposta-mento forzato dei contadini verso la città ha prodotto una cre-scita significativa del numero dei bambini malati da zero a dueanni e relativo aumento delle domande alla Clinica infantile.Considerando la vita e la salute come diritti fondamentali dei

bambini, la Fondazione Clinica Infantile ha la necessità dimigliorare ambienti, apparecchiature e personale per salvare lavita di molti bambini poveri. Per questo motivo è necessario ilsostegno finanziario di istituzioni e di privati al fine di poterapprontare interventi e soluzioni adeguate per questi bambinicolpiti da complesse patologie endemiche, degenerative, infet-tive, congenite, ecc., causate da: clima tropicale, cattive condi-zioni alimentari e di vita, servizi inadeguati, fattori ereditari.La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” ha accolto questarichiesta di aiuto, di cui si è fatto portatore p. José AntonioMerino, che conosce di persona i responsabili dellaFondazione e l’impegno umanitario da questa profuso. Leofferte, grandi e piccole, che saranno fatte tramite la coopera-tiva, saranno inviate, come nostro contributo alla realizzazionedi progetti per l’acquisto di attrezzature diagnostiche e l’allesti-mento di una unità di cura intensiva per i bambini che richie-dono interventi chirurgici postoperatori complessi.Chi intende partecipare può inviare la propria offerta conbonifico bancario sul c/c intestato a Società CooperativaSociale Frate Jacopa presso Banca Prossima, precisando lacausale “Liberalità a favore della Cooperativa Sociale FrateJacopa per il Progetto Club Noel Colombia”: IBAN:IT82H0335901600100000011125. Sarà rilasciata ricevutaper usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge.

SOSTEGNO A DISTANZA - CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia attendono il nostro aiuto

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L’ignobile tratta dei bambini-soldato ha mobilitato inquesti anni la società civile internazionale. D’altronde,l’impiego dei minori nelle azioni belliche, soprattuttodove sono in corso guerre asimmetriche, è un datoincontrovertibile che non può lasciare indifferenti:dall’Iraq alla Siria, dall’Afghanistan alla Nigeria, dallaSomalia alla Repubblica Centrafricana, dal SudSudan al settore nordorientale della RepubblicaDemocratica del Congo.Ognuno di questi combattenti, indipendentementedallo scenario in cui opera, assume il duplice ruolodella vittima e del carnefice. Da una parte il giovanecombattente, poco importa se appartenga a questao a quella nazionalità, viene costretto a sacrificarela propria innocenza; dall’altra esso/a si trasformaspesso nel più crudele degli aguzzini. Oggi, nelmondo, complessivamente, sono più di 250.000 ibambini soldato e 23 gli Stati che utilizzano minorinelle ostilità, in forma diretta o indiretta. Il loro utiliz-zo, evidentemente, è una gravissima violazione deidiritti umani e un ripugnante crimine di guerra. A questo proposito, nel corso dell’ultimo ventennio, visono state, soprattutto nell’Africa Subsahariana, delleesperienze significative dal punto di vista del recupe-ro (sia psicologico sia scolastico/lavorativo), finalizza-te alla reintegrazione di questi minori nelle loro rispet-tive comunità. Un numero rilevante di Organizzazioninon Governative (Ong) e Congregazioni missionariehanno investito risorse umane ed economiche congrande zelo e dedizione in questa nobile causa. Ciòha determinato la messa a punto di procedure, in col-laborazione con le forze multinazionali di pace, che sisono rilevate proficue. Ad esempio, in Sierra Leone,alla fine degli anni ’90, al momento del rilascio, il bam-bino/a soldato veniva accompagnato/a dal proprioufficiale ribelle agli appositi centri di disarmo, sotto lasupervisione dell’Ecomog (la forza militare d’interpo-sizione dei Paesi dell’Africa Occidentale) edell’Unamsil (il contingente Onu dispiegato nell’exprotettorato britannico). ...Ma quali sono stati gli effettivi risultati di questi pro-grammi di riabilitazione? Purtroppo, il monitoraggio diqueste iniziative è stato in molti casi a breve termine percui, oggi, valutare a distanza di anni, il cosiddetto followup risulta molto difficile. In termini generali, si può,comunque, affermare che il processo di recupero diquesta gioventù bruciata ha seguito diverse direttrici.Su un campione limitato, ma variegato, di 60 ragazzi(30 sierraleonesi e 30 nordugandesi) e 40 ragazze (20sierraleonesi e 20 nordugandesi), rintracciati da chiscrive nel corso degli ultimi 10 anni (attraverso la postaelettronica e incontri personali), risulta quanto segue: il19% è tornato nel proprio contesto familiare ed è benintegrato; il 28% è oggi impegnato in attività lavorativemanuali lontano dalla famiglia; il 3% è tornato a studia-re (in tre casi, addirittura è stata conseguita la laureauniversitaria); il 22% è entrato a far parte della micro-criminalità e ha subito il rifiuto della propria comunitàetnica di appartenenza; l’8% si è tolto la vita per depres-

sione; il 17% opera nell’ambito di società militari priva-te; il 3% ha perso la vita in scenari bellici successiviall’esperienza come bambini/e soldato nei rispettivigruppi ribelli (Libia, Ciad, Repubblica Centrafricana eMali). Da rilevare che nessuno degli intervistati ha accettatodi rievocare l’esperienza di bambino/a soldato consi-derata unanimemente “inqualificabile” e “ripugnante”(anche coloro che oggi svolgono servizio militarehanno dato questo giudizio). Inoltre, nel 75% dei casivi è riconoscenza per il servizio riabilitativo offertodalle Ong, col rammarico, però, che sia stato troppobreve rispetto alle proprie attese. Rispetto al suddettocampione, coloro che si sentono realizzati professio-nalmente sono oggi il 12% del totale, quasi tutti attual-mente impiegati in società militari private. Essi dispon-gono di uno o più conti in banca presso istituti di cre-dito keniani, sudafricani e ugandesi. Il fenomeno delreclutamento dei minori è comunque sempre statolegato a questioni scottanti, quali ad esempio: il con-trollo del territorio per conto di imprese minerarie, lapovertà endemica, la militarizzazione delle società el’assenza di democrazia nel proprio Paese d’origine.Tutte problematiche in gran parte riconducibili all’esclu-sione sociale in numerosi Paesi del Sud del mondo.Ecco perché lo sfruttamento dei minori per fini bellici èsolo una drammatica conseguenza delle ingiustizie cheaffliggono le società locali, uno degli effetti collateralidella bramosia umana. L’arruolamento dei bambini/esoldato è avvenuto in passato e avviene tuttora in molteperiferie del mondo, nei ranghi di formazioni regolari oribelli, con la complicità di potentati vicini e lontani, perinteressi antitetici a quelli del bene collettivo e persona-le. Vi sono, infatti, imprese che smerciano illegalmentearmi e munizioni, con l’intento di avere il monopoliodelle commodities (minerali e fonti energetiche). Ecco perché è necessaria la prevenzione, ancheperché negli ultimi anni il fenomeno dell’arruolamen-to ha subito dei mutamenti che andrebbero valutaticon grande attenzione. In alcune zone dell’Africaesso è avvenuto, prevalentemente, in modo coerciti-vo, attraverso raid perpetrati da bande armate. Sia inSierra Leone, come anche nel Nord Uganda i villag-gi venivano attaccati, messi a ferro e fuoco e spessoi minori assistevano all’uccisione dei propri genitori eparenti. L’ingresso, però, dei movimenti jihadisti,come quello Boko Haran in Nigeria, ha impressoun’ulteriore evoluzione che andrebbe valutata congrande attenzione. Il reclutamento, infatti, avvieneanche a seguito di un indottrinamento compiuto neivillaggi rurali tra i giovani, molti dei quali analfabeti. Atale proposito, nel vicino Camerun, dove BokoHaram è sconfinato recentemente, alcuni missionaristanno organizzando dei programmi preventivi dieducazione alla pace che possano contrastare ilproselitismo dei ribelli. Occorre, pertanto, arrestarel’arruolamento dei minori e governare la pace con learmi del buon senso, consegnando, per così dire, airagazzi, “penne e quaderni”.

Giulio Albanese

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L’ESERCITO DEI BAMBINI SOLDATOUn dramma che si rinnova

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Una poesia per i bambini che lot-tano contro il cancro. A scriverlai ragazzi di IA e B della ScuolaMedia di Brignano (Bg), guidatidall’insegnante di italiano MariaRosaria Restivo. I giovani stu-denti hanno partecipato al«Progetto Chiara» realizzato dal-l’associazione «Chiara Simoneonlus» di Pontirolo, in collabora-zione con l’ospedale pediatrico«Papa Giovanni XXIII» diBergamo. Ecco la nota dellaProf. M.R. Restivo.

L’iniziativa, che ha portato inostri ragazzi a redigere dei testiche potessero essere motivo diconforto e di speranza per ibambini del reparto oncologico,è stata un momento importante di formazione perla loro crescita personale e collettiva perché li hafatti riflettere sul tema del Dono. Hanno avutomodo, mettendosi in ascolto delle problematichedei bambini malati, di immedesimarsi per quantopossibile nelle loro sofferenze e rileggere così illoro essere, la loro vita come una ricchezza davedere con occhi nuovi, come un dono da mettere

a frutto e valorizzare in ogni istante. Guidati, sisono immersi totalmente in questa ricerca primarintracciando tutte le notizie riguardanti la vita diChiara e della sua famiglia, il modo in cui l’hannoseguita mentre era sofferente e come ne hanno con-servato e valorizzato la memoria mettendosi al ser-vizio degli altri ragazzi; poi elaborando un pensie-ro ed alcuni acrostici dedicati idealmente a tutti ibambini malati. Messaggi forti, capaci di far riflet-tere anche noi adulti. Quando ho proposto il pro-getto presentandolo ai ragazzi ho scelto di farlo perla bellezza della tematica: il Dono, che inteso nelsuo vero senso di gratuità, di interdipendenza chesi schiude alla reciprocità, di scambio che si apre aldi fuori di noi è sconosciuto alle nuove generazio-ni. Il messaggio che ho cercato di trasmettere aimiei alunni riguarda il coraggio di donare, soprat-tutto ciò che non si può comprare, ciò che richiedetempo, impegno, sentimento, ciò che davvero cirende ricchi perché ci fa intendere cosa sia l’altro,che cosa noi siamo insieme. All’inizio dell’avven-tura non avrei immaginato che si riuscissero ad ela-borare testi così profondi e delicati, come semprei ragazzi sono sorprendenti!

Il presente articolo è tratto dal “Giornale diTreviglio” del 15 gennaio 2016

Complimenti a Maria Rosaria Restivo dellaRedazione del Cantico per avere promosso la par-tecipazione al Progetto Chiara e ai suoi ragazziper l’interessante lavoro svolto.

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DAGLI STUDENTI DELLE MEDIEUNA POESIA PER CHI SOFFRE

Dedicato ai bambini che lottano contro il cancro

IL COMPONIMENTO DEI RAGAZZI

Per arrivare all’albanon c’è altra via che la notte,la vita si restringe e si dilataa seconda del coraggio che vi metti.Sii forte, cogli l’attimo,vivi intensamente!Come nel cielo brillano le stelle,tu puoi rischiarare il mondocon il tuo sorriso.La vita è bella se vissuta in allegria,noi siamo al tuo fianco!Nella luce dei tuoi occhi si riflettela speranza.Le nubi passano, il cielo resta,tu sei l’arcobaleno, tu sei Dono.

Il Progetto, realizzato in collabo-razione con l'Ospedale PapaGiovanni XXIII ha visto coinvoltioltre 1000 bambini, appartenenti adiversi Istituti Scolastici eAssociazioni bergamaschi. Con gli elaborati e i disegnirisultati da tale riflessione è statorealizzato un libro, il qualemostra il duplice risultato ottenu-to dai ragazzi: sensibilizzazionee vicinanza nei confronti dei lorocoeatanei che stanno vivendo ladifficile condizione della malat-tia, ma anche gratitudine rivoltaa tutti gli operatori che si pren-dono cura degli stessi.

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Al tempo di S. Francesco, a differenza di quantoavviene oggi, possedere un libro era indice di ricchez-za e di prestigio, poiché i libri erano oggetti preziosi erari che pochissimi privilegiati potevano procurarsi.Ma questa affermazione non basta a comprendere ilrapporto di S. Francesco con i libri, che non è daintendere solo in senso economico, materialistico. Ilfatto è che S. Francesco non si riconosce nella cul-tura e nel linguaggio teologico del suo tempo, per-ché li trova astratti e accademici, mentre, pur nonessendo erudito nelle Sacre Scritture, ne scruta leprofondità “con l’af-fetto dell’amante” (cfLM: SS 1187). Tutta lasua cura è rivolta adessere pienamente cri-stiano, piuttosto che aleggere libri per inse-gnare agli altri ad esse-re cristiani. Potremmodire che il libro cheegli ama studiare consommo affetto e dedi-zione, è il corpo diCristo. Per questo èstato definito “alterChristus”. Il Santo diAssisi è sempre mossodal desiderio di segui-re Cristo per assumerei tratti caratteristicidella sua personalità:“l’umiltà, la pazienza,la pura e semplicepace dello spirito”(Rnb 17: FF 48).Potremmo dire che S.Francesco non è uomocolto, poiché non pos-siede libri, ma altresìche egli è più che coltopoiché è un creatore dicultura, in quanto creaun modello di vita e dipensiero il cui fine ultimo è l’amore, la comunionecon Cristo. A farci meglio comprendere il rapporto di S.Francesco con i libri di teologia, ci può aiutare la let-tera scritta da S. Francesco ad Antonio, maestro di teo-logia: “Mi piace che legga sacra teologia ai frati, pur-ché in questo studio, non venga estinto lo spirito dellasanta orazione e devozione”(FF 252). Questa letteramanifesta quanto sia riduttivo limitarsi ad affermareche il Santo rifiuta lo studio della teologia, supponen-do in questo modo che i suoi seguaci, per essere tali,

debbano limitarsi a fare le opere, evitando di prenderein mano qualunque libro, ad eccezione della SacraScrittura. Infatti S. Francesco rifiuta lo studio, solo senon è posto al servizio della valorizzazione delloSpirito del Signore e quando è rivolto all’acquisizionedi privilegi e riconoscimenti pubblici. La lettera ad Antonio è l’unico caso degli scrittidi S. Francesco in cui troviamo la parola studio,così come la parola teologo compare un’unicavolta nel Testamento: “Dobbiamo onorare erispettare tutti i teologi e coloro che annunciano

la divina parola,come coloro che cidanno lo spirito e lavita” (Test: FF115). Questa unicità è indi-ce della riluttanzaavvertita dal Santo diAssisi ad approssimar-si allo studio della teo-logia subendo il fasci-no di una dottrinaideologica del cristia-nesimo volta ad affer-mare se stessa distra-endo dallo “spiritodella santa devozionee orazione” che unamante di Cristo devesempre ricercare comefonte di vita vera. Dunque possiamo af-fermare che lo studio,inteso come pura curio-sità intellettuale, nonpiace a S. Francesco,perché distoglie dal-l’unico senso e finedella vita di un cristia-no: la sequela Christi.Ma se lo studio è imbe-vuto di spirito evangeli-co e mira a trasformarela propria affettività

affinché sia sempre più conforme a quella di Cristo,allora a S. Francesco piace, perché non lo vede in con-traddizione con lo “spirito della santa orazione e devo-zione” che, a suo giudizio, deve informare, nella pre-dicazione come in ogni altra attività, il cuore e lamente di ciascuno. Come sempre S. Francesco pone l’accento sullamodalità dell’agire, piuttosto che sull’agire in se stes-so, come fa, invece, chi si ferma alle apparenze e noncerca di sondare l’interiorità della vita dello spirito.

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S. FRANCESCO E LO STUDIOLucia Baldo

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“Misericordia, non buonismo o sentimentalismo”sono parole del Papa nel messaggio per laGiornata mondiale della Gioventù 2016 che mihanno colpito perché spesso i cristiani vengonotacciati di buonismo, cioè di essere ipercompren-sivi, eccessivamente tolleranti, pronti a giustifica-re tutto, a essere buoni ad ogni costo. È quindinecessario, per evitare confusioni, innanzituttochiarire a noi stessi cos’è la misericordia, tenendopresente che l’uomo è a disagio nel parlare dimisericordia, come scrisse papa Giovanni Paolo IInell’Enciclica “Dives in Misericordia”. Forse perquesto con il termine “buonismo” si denigra, sibanalizza, si dà una connotazione negativa,dispregiativa a una realtà che infastidisce. Lanostra mentalità si oppone, è a disagio a causa diun Dio misericordioso, quindi lo emargina, disto-glie dal cuore dell’uomo l’idea stessa di miseri-cordia perché di un Dio misericordioso non sa chefarne anzi… L’ uomo si sente padrone, domina laterra e quindi non c’è spa-zio per la misericordia.Infatti il termine misericor-dia è quasi sparito dalnostro linguaggio, mentrenella Sacra Scrittura è paro-la chiave per indicare l’agi-re di Dio verso di noi (MV9). A noi però disturba efacilmente continuiamo adavere un’idea di Dio diver-sa. Ci piace di più un Diogiudice che mantiene ledistanze ed è “giusto”secondo il nostro modo diintendere la giustizia, unDio che non esagera perdo-nando il figlio minore inve-ce di punirlo, gli preparaaddirittura una festa tanto ègrande e incontenibile lasua gioia (parabola delpadre misericordioso) .

Il papa ci esorta ad abbandonare un’idea distorta diDio in cui noi stessi spesso ricadiamo, di un dio acui dare obbedienza, un padrone che spara ordiniben lontano dal Dio che si rivela nella storia diIsraele e in Gesù. Dobbiamo cambiare mentalità,convertirci al Dio della misericordia.Siamo chiamati in questo Anno straordinario acontemplare la misericordia di Dio, riconoscerlanel suo agire verso di noi e accoglierla per farne ilnostro stile di vita, il nostro modo di stare nelmondo come singoli, famiglie, fraternità, Chiesa.L’idea distorta di Dio è proposta da Satana adAdamo ed Eva. Satana insinua l’idea di un Dioche non ama, un dio padrone. Anche noi rischia-mo ogni giorno di farci ingannare da Satana cheoscura, confonde l’idea di Dio. E noi ci smarria-mo, via dal giardino, lontano dalla presenza diDio, non partecipiamo più alla comunione conLui perché ci siamo lasciati ingannare. Dio è pro-fondamente innamorato della sua creatura che èmolto buona, bella, un capolavoro, anche se lasua bellezza è ora sfigurata dal peccato, dallamiseria in cui si trova. L’ uomo è disorientato, inbalia del maligno, privo dell’esperienza di Dio,della sua presenza d’amore che ha rifiutato. Maanche se sfigurato, Dio continua ad amare l’uo-mo che non risponde al suo amore, un amorefedele, gratuito.Se ci lasciamo curare il nostro cuore, se ci conver-tiamo dall’indifferenza alla misericordia, toccatigiorno per giorno dalla sua compassione, possiamo

anche noi diventare compas-sionevoli (MV 14). È neces-saria umiltà per accettare lasua carezza, il suo abbrac-cio, la sua presenza offerta-ci, per esempio, nei sacra-menti. “Più difficile cheamare Dio è lasciarci amareda Lui!”, ci dice il papa (S.Marta, 7-6-2013) . Si tratta,quindi, di “aprire il cuore” elasciare che Lui “ci accarez-zi”. Questa carezza, questolasciarsi toccare dal Signoreè indispensabile per noncomportarsi come il levita eil sacerdote, ma come ilsamaritano. Il levita e ilsacerdote vedono l’uomo,un uomo senza specificazio-ni, uno qualunque, ma pas-sano oltre. Il loro cuore vivel’indifferenza, un brutto

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“MISERICORDIA, NON BUONISMOO SENTIMENTALISMO”

Riportiamo alcune note dell’incontro promos-so dalla Fraternità Francescana Frate Iacopadi Bologna presso la Parrocchia S. MariaGoretti, con la partecipazione del parrocoDon Roberto Parisini, per riflettere sui capi-toli 2 e 3 del Testo dell’anno “Siate miseri-cordiosi come il Padre vostro” (Ed. Coop.Soc. Frate Jacopa, 2015).

“SIATE MISERICORDIOSI“SIATE MISERICORDIOSICOME IL PADRE VOSTRO”COME IL PADRE VOSTRO”

AA.VV.

SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA

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male da cui ci mette continuamente in guardia ilpapa: il cuore anestetizzato.

Costanza Bosi Tognetti

Nell’indire l’anno giubilare straordinario dellamisericordia il Papa ha avuto un’intuizione profeti-ca, poiché ha saputo trovare il modo di andareincontro alla miseria degli uomini del nostrotempo. L’umanità intera ha bisogno che qualcunosi pieghi sulle sue piaghe per risanarle. È quelloche Gesù ha fatto e continua a fare, mostrandoci ilvolto e lo stile di un Dio misericordioso che sichina sull’uomo per incontrarlo.Ma Dio rispetta la libertà dell’uomo. Non vuoleentrare nel suo cuore senza il suo consenso! Eccoallora che per fare esperienza della misericordia diDio dobbiamo essere disponibili a lasciarci trasfor-mare dall’Amore riconoscendo la miseria delnostro peccato. Allora potremo dire insieme al sal-mista: “Tu, o mio Dio, sei la mia misericordia” (Sal60,18).La parabola del buon samaritano può essere inter-pretata vedendo in lui la figura di Cristo che vienein soccorso alle nostre ferite e infermità consenten-doci di guarire e divenire, a nostra volta, buonisamaritani nei confronti del mondo.La virtù della misericordia va “sempre tenuta benancorata all’Amore e qualora venga artificiosa-mente separata da esso si incappa nelle patologiedella misericordia quali l’impersonalismo, l’assi-stenzialismo, l’attivismo e similari” (AA.VV.,“Siate misericordiosi come il Padre vostro”, Roma2015, p. 67).S. Francesco non si dedicò a nessuna attività assi-stenziale specifica, ma, nella consapevolezza deisuoi peccati, contemplò sempre Cristo e cercò didiventare simile a Lui attraverso lo studio dei suoiatteggiamenti, gesti, azioni, sentimenti… Imitandoil suo agire trasformò se stesso sia nello spirito che

nel corpo. Ce lo racconta lui stessonel suo Testamento dove affermadi aver provato “dolcezza d’animae di corpo” (FF 110) nell’usaremisericordia ai lebbrosi, dopo averfatto penitenza a causa dei suoipeccati.S. Francesco è l’uomo nuovo chesi è lasciato plasmare da Cristo.Nel V Convegno EcclesialeNazionale di Firenze dedicato alnuovo umanesimo (9-13 nov. 2015)il papa ha sostenuto: “L’umanesimocristiano è quello dei «sentimenti diGesù» (Fil 2,5). Essi non sono astrat-te sensazioni provvisorie dell’animo,ma rappresentano la calda forza inte-riore che ci rende capaci di vivere e diprendere decisioni”. Avere gli stessisentimenti di Cristo è la meta che ciconsente di essere più uomini.

Il papa ha posto in risalto le patologie della nostraaffettività, dalle quali possiamo guarire solo rap-portandoci ad un Tu e non a partire da noi stessi.Nel suo discorso nella cattedrale di Firenze ha esa-minato nel dettaglio tre sentimenti: l’umiltà, ildisinteresse e la beatitudine.“L’ossessione di preservare la propria gloria, lapropria «dignità», la propria influenza – ha detto –non deve far parte dei nostri sentimenti. Dobbiamoperseguire la gloria di Dio, e questa non coincidecon la nostra gloria. La gloria di Dio sfolgora nel-l’umiltà della grotta di Betlemme e nel disonoredella croce”.L’uomo umile (da “humus”=terra) rinuncia a sé,alla sua gloria lasciandosi plasmare da Dio comeuna zolla di terra. Egli dà gloria a Dio partecipan-do al suo Amore e alla sua Misericordia, cioèuscendo dalle patologie della propria affettività.“L’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non ènarcisista o autoreferenziale. Quando il nostrocuore è ricco ed è tanto soddisfatto di sé allora nonha più posto per Dio”.Se un’azione verso un tu è finalizzata ad acquista-re dei meriti per avere in cambio la salvezza, allo-ra non è disinteressata e non è restitutiva di unagrazia che ci viene donata gratuitamente e chesgorga dall’esperienza della remissione dei nostripeccati (cfr. AAVV, “Siate misericordiosi come ilPadre vostro”, Roma 2015, p. 49).“Un ulteriore sentimento di Cristo è la beatitudine.Il cristiano è un beato, ha in sé la gioia del Vangelo.Nelle beatitudini il Signore ci indica il cammino.Le beatitudini sono lo specchio in cui guardarci,quello che ci permette di sapere se stiamo cammi-nando sul sentiero giusto: è uno specchio che nonmente”.Con parole francescane possiamo dire che la “leti-zia” è lo stato di perfezione che ogni cristiano èchiamato a realizzare.

Graziella Baldo

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“Il saggio ascolti e accrescerà il sapere” (Pr. 1,5)Appena iniziata la lettura del libro Chi sono io? hoavuto la sensazione di trovarmi davanti a dialoghiin cui è racchiusa una certa densità di parole e oriz-zonti. Non vi avrei incontrato le massime e i pro-verbi come nel citato Libro biblico ma pensieriaventi la stessa funzione: accrescere il discerni-mento e la maturità spirituale.Apparentemente l’impostazione sembra ricordarequella dei manuali spirituali di un tempo: la divi-sione in capitoli brevi con i titoli per argomento.Ma solo apparentemente. Alcuni manuali con que-sta impostazione rischiano di essere a comparti sta-gni non collegati tra loro. Chi legge, invece, il librocurato da Lucia Baldo si accorge della concatena-zione dei temi che si aprono a un sempre maggiorapprofondimento, una porta apre la stanza succes-siva, una risposta data a un quesito apre a unanuova domanda più impegnativa.Io ho avuto il beneficio di aver conosciuto anni fap. Cherubino Bigi e di avere ascoltato sovente lesue relazioni. Ho quindi nella mente ben impressela sua voce, la sua gestualità e la sua capacità diinteragire con gli uditori nella forma a lui conge-niale del dialogo. Perciò ancora oggi non mi creadifficoltà il suo linguaggio filosofico che lui hasempre saputo mediare con la sua espressività, ren-dendolo comprensibile a tutti. Io trovo che un libro impostato in forma di intervista,come questo, sia prezioso per la meditazione perso-nale e utile anche a chi si occupa di formazione, pro-prio perché la riflessione è stimolata dalle domandestesse del testo, che sono le domande di tutti.E direi che è anche la dimostrazione che la fede (elo studio teologico che ne deriva) sia quanto di piùconcreto e radicale nell’orizzonte umano ossianella costruzione della personalità.La concretezza e una visione positiva (non edulcora-ta) della vita mi sembrano i fili conduttori di tutto iltesto: l’uomo è chiamato a essere nel mezzo dei pro-blemi e ad addossarseli per costruire la propria esi-stenza; il rischio e la responsabilità sono caratteristi-che tipiche dell’essere umano; Dio è quel problemache non ha mai avuto una risposta definitiva eacquietante per tutti; il male è così intrecciato nellanostra umanità che, estirpandolo, porterebbe ladistruzione dell’umano stesso; la libertà è come unseme che deve svilupparsi, mediante il suo esercizio,nelle scelte e nelle decisioni che ci permettono diconquistare il mondo della verità; l’uomo è essen-zialmente progresso e quindi essere contro il pro-gresso significa essere contro l’uomo, purché l’uomoriesca sempre a dominarlo; i poveri, nel momento in

cui hanno avvertito l’ingiustizia fatta alla loro realtàumana, si sono affermati come persona, ribellandosie ci hanno permesso quindi di comprendere il sensodell’essere “persona”; le civiltà però, purtroppo, sisono occupate in un modo o nell’altro del progressoe del benessere ma al di fuori dell’amore, cioè si sonooccupate di aiutare l’uomo senza amore; ma lo spiri-to dell’uomo va sempre oltre per progettare nuovepossibilità e nuove realizzazioni e quando sembrache tutto si appiattisca improvvisamente sorge ilnuovo, soprattutto quando non sfuggiamo la nostraidentità; molte volte invece ci spersonalizziamo per-ché viviamo come massa mentre il nostro stessocorpo mortale ci attesta che la nostra esistenza è sin-golare e un’esistenza immaginata in generale èimpossibile; è solo la chiusura in noi stessi a rendereimpossibile un orizzonte illuminato.Ne esce l’immagine dell’essere umano, uomo edonna, unico e singolare, e perciò in relazione con“l’alterità”: l’essere umano uscito da quel verbobiblico “facciamo” (del primo capitolo di Genesi)che ha generato tutta la nostra dignità. Quella libe-ra, rischiosa e amorosa decisione divina che hareso possibile tutto. ■

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CHI SONO IO?PER UN NUOVO UMANESIMO

Recensione di Daniela Davoli

Lucia Baldo

[a cura di]

CHI SONO IO?PER UN NUOVO UMANESIMO

Dialoghi con il francescano Vincenzo Cherubino Bigi

Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa

Il libro può essere richiesto a Ed. Frate [email protected], pag. 96 € 10,00.

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PER SOSTENEREPROGETTI

DI FRATERNITÀE DI PACE

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finalizzata a rendere concreta nel quotidiano la dottrina sociale della Chiesa secondo lo spi-rito di S. Francesco, attraverso attività sociali, educative, formative, ed in particolare attraverso progetti a favore degli ultimi. Vuoleessere uno strumento operativo per prendersi cura del bene comune nella interazione con la società civile e con le istituzioni nei variterritori.L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Frate Jacopa possa essere utile affinché il lievito della fraternità possa sempre megliorendersi presente nella Chiesa e nella società, nella immutata fedeltà al carisma francescano, ricercando forme adeguate alla novità deitempi per incontrare e servire i fratelli, facendoci loro prossimi. E sostenendo nella concreta operatività quella cultura della pace e delbene a cui sono chiamati i seguaci di S. Francesco nel mondo.

LE NOSTRE ATTIVITÀ* Scuola di Pace operante con particolare attenzione ai temi della Pace, della Custodia del Creato, del Bene Comune e dellaComunicazione (approfondimento interdisciplinare alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa e della Spiritualità Francescana).* Pubblicazione Rivista Nazionale “Il Cantico”.* Testi di formazione, Atti di Convegni, Schede di sensibilizzazione.* Collaborazione di volontariato con Diocesi, con la Caritas e con il Servizio Accoglienza Vita. Collaborazione con il Tavolo per la Pacedella Provincia di Bologna.* Progetto formazione-lavoro per ragazzi diversamente abili e percorsi di autonomia in collaborazione con l’Associazione“Solidabile Onlus”.* Percorsi della Scuola di Pace sul territorio: Progetto “Stili di vita per un nuovo vivere insieme”.* Lavoro a tutela dei beni di creazione, con l’adesione alla Campagna Acqua Bene Comune e alla Campagna Caritas Internationalis“Una sola famiglia umana. Cibo per tutti”.* Adesione al Forum Sad, alle Campagne, “L’Italia sono anch’io”, “Sulla fame non si specula”, “Uno di noi” e alla Campagna“Povertà zero” della Caritas Europea e Italiana.* Sostegno a distanza. Sostegno Iniziativa Struttura Sanitaria Club Noel per l’infanzia povera della Colombia.

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BASTA APPORRE NELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI IL NUMERO DI CODICE FISCALE DELLA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA, CF09588331000, NELL’APPOSITO RIQUADRO CON LA TUA FIRMA.

Per inviare offerte usa il bonifico bancario sul c/c Banca Prossima Gruppo Intesa S. Paolo, P.le Gregorio VII, IBAN IT82 H0335901 60010000 0011125 intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, con la causale “Liberalità a favore dellaCooperativa Sociale Frate Jacopa”. Verrà rilasciata ricevuta per usufruire delle deduzioni fiscali previste dalla legge.

Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa - Via Tiburtina 994 - 00156 RomaTel. e fax 06631980 - www.coopfratejacopa.it - [email protected] - www.fratejacopa.net - htpp://ilcantico.fratejacopa.net

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LA NUOVA SEDE DI FRATE JACOPA A ROMA

La Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopacomunica che a partire dal mese di dicembre 2015 ha la propriasede in Via Tiburtina 994 presso l’Istituto Salesiano Gerini.Per ogni comunicazione e necessità rivolgersi al Tel.3282288455 - 06631980 - [email protected]. Restanoinvariati i nostri siti.

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