il Canticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/canticoset...TESTIMONI DI CRISTO NEL MONDO -...

22
settembre 2011 il Cantico 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8 www.coopfratejacopa.it – [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964. Anno 78 - settembre 2011 - Stampato il 9 settembre 2011 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO: TESTIMONI DI CRISTO NEL MONDO - Card. Carlo Caffarra 2 VIVERE RADICATI NELLA FEDE - Benedetto XVI 3 ALFABETIZZAZIONE: UNA PRIORITÀ POLITICA - A cura di Giovanna Pasqualin Traversa 5 OGGI INSEGNANO CHE L’UOMO È UNA COSA - Michele Brambilla 6 LA SOBRIETÀ CHE CI FA CRESCERE - Enzo Bianchi 7 SOSTEGNO A DISTANZA: CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” 8 NEL SEGNO DELLA CARITÀ - Roberta Festi 9 MENSA DELLA FRATERNITÀ, 365 GIORNI PER I POVERI - R.F. 9 IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA 10 MEETING DI FRATERNITÀ - Renato Dal Corso 11 FESTA DI SANTA CHIARA - Lettere da Assisi - Amneris Marcucci 15 LA SCIENZA ESORTA ALLA CAUTELA - Massimo Gandolfini 16 ABITANTI DIGITALI 17 ON LINE NEWS.VA: DEL PAPA IL PRIMO CLIC 18 IL CANTICO 18 DON LUIGI GUANELLA - Gianni Moralli 19 SOSPINTO DALLA CARITÀ DI DIO 19 SUCCEDE NEL MONDO - Agenzia Fides 21 FIRMA IL TUO 5x1000 PER LA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 22

Transcript of il Canticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/canticoset...TESTIMONI DI CRISTO NEL MONDO -...

  • settembre 2011 il Cantico 1

    il Canticoonline

    DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

    REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

    EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00165 Roma- Viale delle Mura Aurelie, 8www.coopfratejacopa.it – [email protected]

    Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 9717 del 10 marzo 1964.Anno 78 - settembre 2011 - Stampato il 9 settembre 2011

    La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

    SOMMARIO:TESTIMONI DI CRISTO NEL MONDO - Card. Carlo Caffarra 2VIVERE RADICATI NELLA FEDE - Benedetto XVI 3ALFABETIZZAZIONE: UNA PRIORITÀ POLITICA - A cura di Giovanna Pasqualin Traversa 5OGGI INSEGNANO CHE L’UOMO È UNA COSA - Michele Brambilla 6LA SOBRIETÀ CHE CI FA CRESCERE - Enzo Bianchi 7SOSTEGNO A DISTANZA: CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” 8NEL SEGNO DELLA CARITÀ - Roberta Festi 9MENSA DELLA FRATERNITÀ, 365 GIORNI PER I POVERI - R.F. 9IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA 10MEETING DI FRATERNITÀ - Renato Dal Corso 11FESTA DI SANTA CHIARA - Lettere da Assisi - Amneris Marcucci 15LA SCIENZA ESORTA ALLA CAUTELA - Massimo Gandolfini 16ABITANTI DIGITALI 17ON LINE NEWS.VA: DEL PAPA IL PRIMO CLIC 18IL CANTICO 18DON LUIGI GUANELLA - Gianni Moralli 19SOSPINTO DALLA CARITÀ DI DIO 19SUCCEDE NEL MONDO - Agenzia Fides 21FIRMA IL TUO 5x1000 PER LA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 22

  • 1. Quando Gesù lascia visibilmente questa terra,dice ai suoi amici: «avrete forza dallo Spirito Santoche scenderà su di voi e mi sarete testimoni … finoagli estremi confini della terra» [At 1, 8].Sappiamo che cosa significa “essere testimoni” o“rendere testimonianza”. Molto semplicementenarrare ciò che si è visto, oppure ciò che si è uditoa chi ha l’autorità di chiederlo o a chi ha semplice-mente interesse a sapere. A modo di esempio,ascoltate la seguente testimonianza: «ciò che noiabbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con inostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciòche le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbodella vita … noi lo annunziamo anche a voi» [1Gv1, 1. 3]. È la testimonianza resa a Gesù dal suo piùgrande amico: Giovanni.La fede è un incontro vero e proprio con Gesù, per-ché Egli non è solo un ricordo, ma è una presenzareale in mezzo a noi. Nella fede e mediante i sacra-menti noi viviamo una vera esperienza di amiciziacon Gesù.Perché, uno potrebbe pensare, devo testimoniare,narrare ciò che mi è accaduto incontrando Gesù?Perché non posso tenerlo per me? Negli Atti degliApostoli viene narrata una testimonianza resa daPietro, assai interessante. Egli assieme a Giovanniha appena compiuto il miracolo di guarire uno stor-pio. Essi vengono richiesti dal Sommo Sacerdote direndere ragione del loro operato. Allora Pietro dice:«nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avetecrocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti, costui

    vi sta dinanzi sano e salvo … in nessun altro v’è sal-vezza» [At 4, 10. 12]. È accaduto un fatto. Pietro nedà la ragione: Gesù è presente fra noi con la suapotenza di salvezza. Pietro e Giovanni erano benconsapevoli di questo. Essi per primi lo avevanosperimentato. Ma Cristo non era un bene solo perloro stessi; è un bene da condividere con tutti, per-ché la sua salvezza è offerta a tutti. Chi crede inGesù; chi lo ha veramente incontrato, e cerca dinascondere questo avvenimento che gli è accaduto,è come uno che – direbbe Gesù – accende la luce epoi la copre perché non illumini.

    2. Ma, qualcuno si chiederà: come faccio concreta-mente a rendere testimonianza a Gesù? La rispostace la dona S. Pietro nella sua prima lettera. È unalettera scritta a cristiani calunniati, perseguitati. Equindi anch’essi si facevano la stessa domanda:come faccio a rendere testimonianza a Gesù inquesta società? Ascoltate bene la risposta di Pietro:«Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turba-te, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori,pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandiragione della speranza che è in voi. Tuttavia questosia fatto con dolcezza e rispetto» [1Pt 3, 14-15].Tu rendi testimonianza prima di tutto, se non haipaura; se non ti lasci turbare dalla previsione diessere deriso e come “compatito” o squalificato[“ma come tu pensi ancora così?”]. Ma la vera for-tezza è in un rapporto profondo - «nei vostri cuori»- con Cristo: «adorate il Signore». E poi finalmen-

    settembre 2011 il Cantico 2

    TESTIMONI DI CRISTO NEL MONDODalla Catechesi del Card. Carlo Caffarra alla GMG 2011

  • ... Come può un giovane essere fedele alla fede cri-stiana e continuare ad aspirare a grandi ideali nellasocietà attuale? Nel Vangelo che abbiamo ascoltato,Gesù ci dà una risposta a questa importante questio-ne: «Come il Padre mi ha amato, così io ho amatovoi; rimanete nel mio amore» (Gv 15,9).Sì, cari amici, Dio ci ama. Questa è la grande veritàdella nostra vita e che dà senso a tutto il resto. Nonsiamo frutto del caso o dell’irrazionalità, ma all’ori-gine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore diDio. Rimanere nel suo amore significa quindi vivereradicati nella fede, perché la fede non è la sempliceaccettazione di alcune verità astratte, bensì una rela-zione intima con Cristo che ci porta ad aprire ilnostro cuore a questo mistero di amore e a viverecome persone che si riconoscono amate da Dio.Se rimarrete nell’amore di Cristo, radicati nellafede, incontrerete, anche in mezzo a contrarietà esofferenze, la fonte della gioia e dell’allegria. Lafede non si oppone ai vostri ideali più alti, al con-trario, li eleva e li perfeziona. Cari giovani, nonconformatevi con qualcosa che sia meno dellaVerità e dell’Amore, non conformatevi con qualcu-no che sia meno di Cristo.Precisamente oggi, in cui la cultura relativista domi-nante rinuncia alla ricerca della verità e disprezza laricerca della verità, che è l’aspirazione più alta dellospirito umano, dobbiamo proporre con coraggio eumiltà il valore universale di Cristo, come salvatoredi tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostravita. Egli, che prese su di sé le nostre afflizioni, cono-sce bene il mistero del dolore umano e mostrala sua presenza piena di amore in tutti coloroche soffrono. E questi, a loro volta, uniti allapassione di Cristo, partecipano molto da vici-no alla sua opera di redenzione. Inoltre, lanostra attenzione disinteressata agli ammala-ti e ai bisognosi sarà sempre una testimonian-za umile e silenziosa del volto compassione-vole di Dio.Cari amici, che nessuna avversità vi paraliz-zi! Non abbiate paura del mondo, né delfuturo, né della vostra debolezza. Il Signorevi ha concesso di vivere in questo momentodella storia, perché grazie alla vostra fedecontinui a risuonare il suo Nome in tutta laterra.In questa veglia di preghiera, vi invito achiedere a Dio che vi aiuti a riscoprire lavostra vocazione nella società e nellaChiesa e a perseverare in essa con allegria efedeltà. Vale la pena accogliere nel nostrointimo la chiamata di Cristo e seguire concoraggio e generosità il cammino che cipropone!

    Molti sono chiamati dal Signore al matrimonio, nelquale un uomo e una donna, formando una solacarne (cfr Gn 2,24), si realizzano in una profondavita di comunione. È un orizzonte luminoso ed esi-gente al tempo stesso. Un progetto di amore veroche si rinnova e si approfondisce ogni giorno con-dividendo gioie e difficoltà, e che si caratterizzaper un dono della totalità della persona. Per questo,riconoscere la bellezza e la bontà del matrimonio,significa essere coscienti che solo un contesto difedeltà e indissolubilità, come pure di apertura aldono divino della vita, è quello adeguato alla gran-dezza e dignità dell’amore matrimoniale.Cristo chiama altri, invece, a seguirlo più da vicinonel sacerdozio e nella vita consacrata. Che bello èsapere che Gesù ti cerca, fissa il suo sguardo su dite, e con la sua voce inconfondibile dice anche a te:«Seguimi!» (cfr Mc 2,14).Cari giovani, per scoprire e seguire fedelmente laforma di vita alla quale il Signore chiama ciascunodi voi, è indispensabile rimanere nel suo amorecome amici. E come si mantiene l’amicizia se nonattraverso il contatto frequente, la conversazione,lo stare uniti e il condividere speranze o angosce?Santa Teresa di Gesù diceva che la preghiera è«conversare con amicizia, stando molte volte incontatto da soli con chi sappiamo che ci ama» (cfrLibro della vita, 8)...Chiediamo al Signore, in questa notte, attratti dallabellezza del suo amore, di vivere sempre fedel-mente come suoi discepoli. Amen!

    settembre 2011 il Cantico 3

    VIVERE RADICATI NELLA FEDEDal Discorso del Papa durante l’Adorazione Eucaristica alla GMG 2011

  • te ecco come si rende testimonianza a Gesù: «pron-ti sempre a rispondere a chiunque vi domandiragione della speranza che è in voi». Mi fermo suquesto punto un po’ più a lungo.Voi date testimonianza di una speranza che è in voie che è frutto dell’incontro con Gesù. Chi vivesenza speranza, vive veramente in modo miserevo-le, perché non ha un futuro. Solo quando siamocerti che il futuro è sotto il segno positivo, anche ilpresente è vivibile. Chi incontra Gesù sa che Eglilo conduce sempre, anche quando passa attraversovalli oscure. Siate dunque testimoni di speranza:«sono molti coloro che desiderano ricevere questasperanza».Ma non si è testimoni se non si è in grado di ren-dere ragione della speranza. La nostra è una spe-ranza ragionevole, che ha un fondamento incrolla-bile: la fede in Gesù. Dovete quindi conoscere pro-fondamente le ragioni della nostra fede. Leggete estudiate il catechismo: da soli o assieme ai vostriamici. Fatevi aiutare dai vostri sacerdoti.Che cosa grandiosa è la vostra testimonianza! Essadà gloria a Cristo: dando testimonianza, siete lagloria di Cristo in tutto quello che farete.L’Apostolo Paolo usa un’immagine bellissima.Dice che siamo il “profumo di Cristo”: «diffondeper mezzo nostro il profumo della sua conoscenzanel mondo intero. Noi siamo infatti dinanzi a Dio ilprofumo di Cristo» [2Cor 2, 14-15]. La gloria diCristo nel mondo rifulge attraverso la testimonian-za che gli uomini, i suoi discepoli, danno a Lui. Lasfida di Gesù si può riassumere in questo: Egliscommette sui suoi discepoli, ipotizzando che ilsuo Amore e la sua Salvezza riveleranno la loropotenza e presenza nel mondo attraverso la testi-monianza dei suoi discepoli. Voi sarete i testimoni di Gesù, la sua gloria, il suoprofumo, e così «diventerete strumento per far ritro-

    vare ad altri giovani come voi il senso e la gioia dellavita, che nasce dall’incontro con Cristo».

    3. Non posso tuttavia tacere, cari giovani, l’esistenzadi una grave insidia che può impedire la vostra testi-monianza fin dall’inizio. È uno dei dogmi indiscuti-bili della cultura in cui viviamo. Potrei formularlo nelmodo seguente: “La fede religiosa è un fatto privato.Ciascuno si tenga la propria o non ne tenga nessuna.Tutte alla fine hanno lo stesso valore. L’importante èche ci sia una reciproca tolleranza”.Provate a pensare ad un cristiano che accetti questaposizione, e chiedetegli di essere testimone. Ècome chiedere a uno di … bere litri di liquore e dinon ubriacarsi! Cerchiamo dunque di analizzareseriamente, anche se brevemente, quella posizione.Essa presuppone – è questo l’errore fondamentale– che la fede religiosa, o meglio ciò che dice la reli-gione non è né vero né falso, dal momento che essanon interloquisce con la ragione ma con altri inter-locutori. Chiedersi quindi se una religione è vera ofalsa, è come chiedersi … quanti chili pesa una sin-fonia di Mozart. Verità e religione sono due gran-dezze completamente estranee l’una all’altra.Vi ricordate la testimonianza resa da Pietro?Perché Paolo percorse il mondo intero allora cono-sciuto per predicare il Vangelo di Gesù?Semplicemente per dire: “cari ateniesi, cari roma-ni, questa è la mia opinione; però voi ne aveteun’altra: è lo stesso!”?No certamente. La loro testimonianza nasceva dauna certezza: ciò che testimoniamo è vero; e quin-di vale per ogni uomo. Ora capite meglio perché vidicevo: sappiate rendere ragione della speranza cheè in voi.“Ma – vi si dirà – in questo modo tu sei intolleran-te”. Intanto costatiamo un fatto: i grandi testimonidi Gesù non solo non hanno mai imprigionato nes-

    suno, o ucciso qualcuno. Sono statiimprigionati e uccisi, non raramen-te.È anche vero che lungo i secoli,non sempre nella Chiesa c’è statachiarezza su questo punto. E quin-di sicuramente dobbiamo fareattenzione.La verità non può essere imposta,ma solo proposta. Essa chiede solodi essere conosciuta. «E la vittoriache nasce dalla fede è quella del-l’amore. Quanti cristiani sono statie sono una testimonianza viventedella forza della fede che si espri-me nella carità!».Alla fine, perché testimoniareCristo? perché è vero, e ne siamocerti, che affrontare la vita nellamemoria continua dell’incontrocon Cristo, è più intelligente, è piùgioioso. In una parola: è piùumano. !!

    settembre 2011 il Cantico 4

  • Sono circa 793 milioni gliadulti nel mondo incapacidi leggere e scrivere; dueterzi dei quali di sessofemminile. Oltre a ciò,67,4 milioni di bambininon frequentano la scuolae oltre 72 milioni di adole-

    scenti non hanno la possibilità di esercitare il lorodiritto all’istruzione. Lo afferma un rapportodell’Unesco in occasione della XVIII Giornata inter-nazionale per l’alfabetizzazione che si è celebrata l’8settembre su “Literacy for peace” (Alfabetizzazioneper la pace). Secondo l’organizzazione Onu per l’edu-cazione, la scienza e la cultura, sono almeno 11 iPaesi con un tasso di alfabetizzazione inferiore al50%: Benin, Burkina Faso, Etiopia, Zambia, Guinea,Haiti, Mali, Niger, Senegal, Sierra Leone e Ciad. Il51,8% della popolazione analfabeta mondiale risiedenell’Asia sud-occidentale, seguita da Africa sub-saha-riana (21,4%), Asia orientale e Pacifico (12,8%),Paesi arabi (7,6%) e America latina (4,6%). Il rima-nente 2% si trova In Nord America, Europa e Asiacentrale. Alfabetizzazione, pace e progresso. Nel suo mes-saggio per la Giornata, la direttrice generale Unesco,Irina Bokova, sottolinea il legame tra alfabetizza-zione e pace: “Una pace duratura è fondata sulrispetto dei diritti umani e sulla giustizia sociale.L’alfabetizzazione, il fondamento di ogni istruzionee formazione permanente, è uno di questi diritti” edè “prerequisito per la pace”. “Il mondo - secondoBokova - ha urgentemente bisogno di un maggioreimpegno politico per l’alfabetizzazione, insieme allamobilitazione di adeguate risorse finanziarie per svi-luppare efficienti programmi al riguardo”. Di quil’appello a governi, comunità internazionale e socie-tà civile a fare dell’alfabetizzazione “una prioritàpolitica”. Sulla stessa linea il segretario generaleOnu, Ban Ki-moon: “L’alfabetizzazione libera lecapacità individuali di immaginare e creare un futu-ro migliore... aiuta le società a guarire, ad avanzarenel processo politico e contribuisce al bene comu-ne”. Altissimo invece, secondo Ban, “il prezzo dapagare” all’analfabetismo che “aumenta il circolo dipovertà, malattie e privazioni; indebolisce le comu-nità e mina i processi democratici attraverso l’emar-ginazione e l’esclusione”, fattori che, “insieme adaltri, possono essere utilizzati per destabilizzare lesocietà”.Una conferenza e quattro premi internazionali.Per l’occasione l’”E9 Group Unesco” ha inaugura-to a New Delhi, in India, la conferenza internazio-nale “Women’s Literacy for Inclusive andSustainable Development” (L’alfabetizzazione

    delle donne per uno sviluppo inclusivo e sostenibi-le, fino al 10 settembre), che vede la partecipazionedel presidente indiano Pratibha Patil Devi Singh edei ministri dell’educazione di Bangladesh, Brasile,Cina, Egitto, Indonesia, Messico, Nigeria ePakistan che insieme all’India formano, appunto,l’E9 Group. Esperti in formazione degli adulti pre-senteranno a rappresentanti di organizzazioni inter-nazionali, società civile, settore privato, progetti dialfabetizzazione riusciti e condivideranno la propriaesperienza. L’8 settembre, sempre a New Delhi, si èsvolta la cerimonia di consegna dei “Confucius andKing Sejong literacy prizes”, quattro riconoscimen-ti internazionali di 20 mila dollari ciascuno, duededicati a Confucio e due al re Sejong, quest’ultimomonarca coreano vissuto nel 1400 e passato allastoria come l’inventore - più probabilmente il pro-mulgatore - dell’alfabeto hangul, e per la sua oppo-sizione all’uso dei caratteri cinesi nell’alfabetizza-zione del suo popolo. I quattro progetti premiatiappartengono a Burundi, Messico, Repubblicademocratica del Congo e Usa.Innovazione e peace-building. Il Servizio nazio-nale per l’alfabetizzazione del Burundi ha ricevutoil King Sejong prize “per il suo approccio innova-tivo che collega l’alfabetizzazione a temi della vitaquotidiana, alla pace e alla tolleranza”, oltre che“per il suo impatto complessivo”, spiega l’Unesco.Solo dal 2010 al 2011 il Servizio ha rilasciato piùdi 50.000 certificati ad altrettanti “nuovi lettori”.L’altro King Sejong prize è stato aggiudicatoall’Istituto nazionale per l’educazione degli adultidel Messico per il suo programma di alfabetizza-zione bilingue, che ha contribuito a “ridurre il tassodi analfabetismo tra le popolazioni indigene,soprattutto donne”, e a “migliorarne la capacità diesercitare i propri diritti”. Il primo dei dueConfucius prizes è stato attribuito alla “Room toRead”, statunitense ma presente in Bangladesh,Cambogia, India, Repubblica democratica popola-re del Laos, Nepal, Sud Africa, Sri Lanka, Vietname Zambia, Paesi nei quali, grazie al suo “efficaceprogramma di promozione dell’alfabetizzazione edell’uguaglianza di genere”, ha aiutato le comuni-tà “nello sviluppo di strumenti di lettura cultural-mente rilevanti nelle lingue locali e minoritarie”.Destinatario del secondo riconoscimento ilCollectif Alpha Ujuvi della R.D. del Congo, per ilsuo programma “Coesistenza pacifica fra le comu-nità e buona governance nel Nord Kivu” che utiliz-za un modello innovativo per prevenire e risolvereconflitti tra individui e gruppi. Due menzionid’onore sono state attribuite a progetti in Pakistane nelle Filippine.

    a cura di Giovanna Pasqualin Traversa

    settembre 2011 il Cantico 5

    ALFABETIZZAZIONE:UNA PRIORITÀ POLITICA

  • Qualche giorno fa ho sentito al giornale radio unanotizia che provo ora a riassumere. Un pool di pro-fessori di un’università americana ha scoperto il“segreto” della durata dei matrimoni: la quantità didopamina (un neurotrasmettitore) nel cervello. Gliscienziati americani hanno ottenuto simile certezzamettendo a confronto alcune coppie di fidanzati“freschi”, cioè nei primi giorni dell’innamoramen-to, con altrettante coppie felicemente sposate davent’anni. Ebbene – assicurano gli studiosi – sianelle coppie del primo gruppo sia in quelle delsecondo è stata riscontrata una dose rilevante didopamina nel cervello. Ergo, la causa della felicitàin amore è la dopamina. Semplificazioni giornali-stiche? Lo speravo, ma terminata la lettura dellanotizia il conduttore del gr ha intervistato un illu-strissimo professore italiano, direttore di un autore-vole istituto nazionale di neuroscienze, e gli hachiesto: ma dunque essere innamorati è solo que-stione di quantità di dopamina? “Direi proprio disì”, è stata la risposta testuale. Il professore si èmostrato quasi stupito della domanda, spiegandoche ormai è più che accertato che ci si innamorasolo perché nel cervello aumenta la dopamina.Perché racconto questo episodio? Perché penso chesia un pur piccolo tassello di un gigantesco mosai-co che costituisce la più grande menzogna delnostro tempo: la riduzione dell’uomo a una “cosa”,o se preferite a una sorta di robot. Notizie comequesta della dopamina ne sentiamo e leggiamoquasi ogni giorno: scoperto il gene dell’infedeltà;scoperto il gene della violenza; scoperto il genedella generosità; scoperto il gene che ti fa essere didestra o di sinistra, e così via. Il risultato è che l’uo-mo diventa una macchina che obbedisce a inputpredeterminati (dal Caso, naturalmente). Perdequindi ogni responsabilità. Per essere più precisi,perde la sua libertà. Anni fa si voleva giustificaretutto con i condizionamenti psicologici e sociali:oggi con la materia. Il risultato è lo stesso: l’uomonon esiste.Credo che non occorra essere scienziati per capireche questa deriva “organicistica”, prima che esserecontro una visione religiosa della vita, è contro laragione. Sarà senz’altro vero, ad esempio, che inun innamorato si riscontra un aumento della dopa-mina. Ma perché quando mi aumenta (mio malgra-do) la dopamina mi innamoro di quella e non diquell’altra? E quelli che dopo vent’anni di matri-monio si innamorano della ragazza più giovane?Anche in loro è aumentata la dopamina. Però nonhanno mantenuto vivo il matrimonio, lo hanno sfa-

    sciato. E allora: l’aumento della dopamina nel cer-vello degli innamorati è una causa o un effetto?Pur partendo da una banale notizia di gr, appareevidente che certa “scienza” cade nel ridicolosenza accorgersene. Nel ridicolo e nell’assurdo. Sesiamo solo materia che obbedisce ai neurotrasmet-titori, perché affannarsi tanto? E soprattutto, a chevalgono tanti dibattiti di oggi sui “valori”, sull’eti-ca? Vent’anni fa scrissi un libro (“L’eskimo inredazione”) dedicato ai cattivi maestri degli anniSettanta: quelli che giustificavano rivoluzione elotta armata. Dai loro salotti furono i mandantimorali di tanti terroristi. Oggi i cattivi maestrisono più subdolamente nascosti, e sono tutti colo-ro – non solo con certe banalizzazioni scientifiche,sia chiaro: anche con altre argomentazioni – chesviliscono l’uomo negando la sua natura misterio-sa, togliendogli dignità, riducendolo a cosa. Ilrelativismo tanto denunciato dal Papa è parentestretto di questa visione dell’uomo. Se siamo solomateria irresponsabile e per giunta destinata a dis-solversi nel nulla, chi può stabilire che cosa è veroe che cosa è falso? Che cosa lecito e che cosa ille-cito?La vulgata odierna vorrebbe definire l’uomo comelo definiva Petrolini: un pacco senza valore chel’ostetrica spedisce al becchino. L’osservazionedella realtà ci porta invece a riconoscere che l’uo-mo è sì solo un puntino nell’universo: ma in tuttol’universo solo quel puntino è in grado di interro-garsi sul significato di sé e di tutto ciò che lo cir-conda.

    * Giornalista, La Stampa

    settembre 2011 il Cantico 6

    OGGI INSEGNANO CHE L’UOMO È UNA COSAI cattivi maestri

    Michele Brambilla*

  • “Il P.I.L. misura tutto, eccetto ciòche rende la vita degna di essere vis-suta. Può dirci tutto sul nostropaese, ma non se possiamo essereorgogliosi di esserne cittadini”. Miviene spontaneo tornare al discorsoche Robert Kennedy pronunciòall’Università del Kansas nel marzo1968 – solo tre mesi prima di essereassassinato – ogni volta che sentoparlare di manovre fiscali, crescitaeconomica, sviluppo sostenibile,deficit pubblico... Sì, perché credoche siano argomenti che non riguar-dano solo politici ed economisti, mache dovrebbero aprire la riflessionealla qualità della nostra vita quoti-diana e della convivenza nella socie-tà civile. E tematiche di questo genere dovrebberoessere affrontate con uno sguardo più ampio, nonlimitato a facili contrapposizioni tra economia dimercato e stato sociale o improbabili alternativesecche tra crescita dei consumi e povertà incom-bente.In particolare, varrebbe la pena di riscoprire lavalenza di uno stile di vita e un atteggiamento neiconfronti dei beni materiali e del loro uso che –come ha osservato il cardinale Tettamanzi – è“segno di giustizia prima ancora che di virtù”: lasobrietà. Ben più di un semplice accontentarsi diquanto si ha o della capacità di non sprecare, lasobrietà ha una dimensione interiore, abbraccia unmodo di vedere la realtà circostante che discerne ibisogni autentici, evita gli eccessi, sa dare il giustopeso alle cose e alle persone.Sobrietà a livello personale significa riconoscimen-to e accettazione del limite, consapevolezza chenon tutto ciò che ho la possibilità tecnica o econo-mica di ottenere deve forzatamente entrare in miopossesso: la capacità di rinuncia volontaria a qual-cosa in nome di un principio eticamente più altoobbliga a interrogarsi sulla scala di valori in basealla quale giudichiamo le nostre e le altrui azioni.La moderazione non è la tiepidezza di chi è indif-ferente a ogni cosa e si crogiola in un preteso “giu-sto mezzo”, ma la forza d’animo di chi sa subordi-nare alcuni desideri per valorizzarne altri, di chi sariconoscere il valore di ogni cosa e non solo il suoprezzo, di chi orienta la propria esistenza versoprospettive non ossessionate da un incessante “dipiù”, di chi sa dire con convinzione “non tutto, nonsubito, non sempre di più!”. Sobrietà è la forzainteriore di chi sa distogliere lo sguardo dal propriointeresse particolare e allarga il cuore e il respiro auna dimensione più ampia.La “crisi” che viviamo dal 2008 in realtà era giàoperante da tempo: chi osservava la situazione eco-

    logica, chi non era cieco di frontealle crisi alimentari, poteva forseprevedere la crisi finanziaria, quindimonetaria ed economica. Ma chiaveva e ha occhi capaci di discerni-mento poteva però rilevare una“crisi” ben più profonda, una crisispirituale, una crisi dell’umanizza-zione, un avanzare della barbarie.Dopo la caduta del muro di Berlinoc’è stato un abbaglio, una fiduciasmisurata nel mercato che sembravagarantire quello stile di vita consu-mistico cui ci eravamo abituati daqualche decennio... Ora non si trattadi ritornare indietro, ma di tornare alcentro sì, all’asse che permette allapolitica di rendere possibile ciò che

    è giusto, ciò che è doveroso, ciò che è necessario al“ben-essere” autentico, di tornare all’asse su cuieconomia di mercato e solidarietà, competitività ecoesione sociale possono interagire ed essere coe-renti con la ricerca della qualità della vita umana edella convivenza sociale. Solo tenendo conto diqueste istanze si può uscire dall’attuale mancanzadi visione sull’avvenire ed elaborare e realizzare unprogetto di società a dimensione umana, altrimentisi continuerà a inoculare germi di sfiducia soprat-tutto nelle nuove generazioni, che intuiscono lanecessità di non ridurre l’uomo a produttore-con-sumatore ma che tuttavia percepiscono la loroimpotenza.In questa ricerca, giustizia e solidarietà sono ele-menti che trovano nella sobrietà stimolo e soste-gno. E questo, se era vero in una società rurale edotata di scarsi mezzi, lo è paradossalmente anco-ra di più in un mondo e in un’economia globaliz-zati. Infatti, la sobrietà non è solo misura nei propricomportamenti ma anche consapevolezza delnostro legame profondo e ineliminabile con le

    settembre 2011 il Cantico 7

    LA SOBRIETÀ CHE CI FA CRESCERE

  • generazioni che ci hanno preceduto, con quelle cheverranno dopo di noi e con quanti, nostri contem-poranei, abitano assieme a noi il pianeta.Nell’usare dei beni di cui dispongo e nell’ambiread altri, non posso ignorare la necessità di un’equadistribuzione delle risorse: accaparrarsi beni, sfrut-tare il pianeta, disinteressarsi delle conseguenzeimmediate e future del proprio agire significa ali-mentare ingiustizie che, anche se non si ritorcesse-ro contro chi le compie, sfigurano l’umanità eoffendono il creato stesso.Solo una sobrietà così concepita può tracciare uncammino sicuro per la solidarietà umana o, perusare una terminologia cristiana, per una “comu-nione universale”. E questa solidarietà non è tantoil serrare le fila da parte di un gruppo sociale perdifendersi da un nemico comune o da un’avversitàcondivisa, non è solo la reazione spontanea e gene-rosa davanti a una sciagura, ma è – a monte di que-ste cose – la percezione che nostri sodali nell’av-ventura umana sono quanti ci hanno preceduto ehanno lavorato e lottato per consegnarci condizio-

    ni di vita meno precarie, sono coloro che verrannodopo di noi e ai quali riconsegneremo un patrimo-nio eroso dallo sfruttamento e sono anche, ben piùpresenti ai nostri occhi, quanti oggi stesso vicini anoi o lontani, non dispongono di beni essenziali peruna vita degna e anzi pagano sulla loro pelle i pri-vilegi di cui noi godiamo e che pretendiamo diaccrescere continuamente. Se non dimenticassimoquesta solidarietà generazionale e mondiale, lasobrietà ci apparirebbe allora come l’unico stile divita capace di restituire, a noi stessi per primi,dignità umana e senso dell’esistenza. In questosenso sobrietà e sviluppo non sono antitetici, se persviluppo non intendiamo la crescita ininterrotta el’accumulo incessante ma il pieno dispiegarsi dellepotenzialità dell’essere umano, un fiorire dellerisorse nascoste in ciascuno di noi che la stessa“decrescita” alimenta con la sua ricerca dell’essen-ziale. Davvero, la sobrietà ci fornisce gli strumentiper misurare noi stessi e il nostro rapporto con “ciòche rende la vita degna di essere vissuta”.

    Enzo Bianchi (La Stampa, 3 luglio 2011)

    settembre 2011 il Cantico 8

    La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospe-dale dedicato esclusivamente alla cura dei bambinipoveri residenti in tutto il Sud-Ovest della Colombia,nella città di Cali. Questa Fondazione è stata creatanel 1924 e da allora è stata sempre al servizio deibambini poveri e ammalati che difficilmente potreb-bero raggiungere un’altra struttura sanitaria. Lo spo-stamento forzato dei contadini verso la città ha pro-dotto una crescita significativa del numero dei bam-bini malati da zero a due anni e relativo aumentodelle domande alla Clinica infantile. Considerandola vita e la salute come diritti fondamentali dei bam-bini, la Fondazione Clinica Infantile ha la necessitàdi migliorare ambienti, apparecchiature e personaleper salvare la vita di molti bambini poveri. Per que-sto motivo è necessario il sostegno finanziario diistituzioni e di privati al fine di poter approntare inter-venti e soluzioni adeguate per questi bambi-ni colpiti da complesse patologie, endemi-che, degenerative, infettive, congenite, ecc.,causate da: clima tropicale, cattive condizio-ni alimentari e di vita, servizi inadeguati, fat-tori ereditari.

    La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa”intende accogliere questa richiesta di aiuto,di cui si è fatto portatore p. José AntonioMerino, che conosce di persona i respon-sabili della Fondazione e l’impegno umani-tario da questa profuso. Le offerte, grandi epiccole, che saranno fatte tramite la coope-

    rativa, saranno inviate, co-me nostro contributoalla realizzazione di progetti per l’acquisto diattrezzature diagnostiche e l’allestimento di unaunità di cura intensiva per i bambini che richiedo-no interventi chirurgici postoperatori complessi.

    Chi intende partecipare può inviare la propriaofferta con bonifico bancario sul c/c intestato aSocietà Cooperativa Sociale Frate Jacopapresso la Banca Prossima - Roma - IBAN:IT82H0335901600100000011125, precisandola causale “Liberalità a favore della CooperativaSociale Frate Jacopa per il Progetto Club NoelColombia”. Sarà rilasciata ricevuta per usufruiredelle agevolazioni fiscali previste dalla legge. SulCantico saranno date periodiche informazionisull’andamento della raccolta.

    SSOOSSTTEEGGNNOO AA DDIISSTTAANNZZAA

    CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia chiedono il nostro aiuto

  • È il 21° anno consecutivo che la FondazioneCamst, rappresentata oggi dal segretario generaleMarco Minella fornisce gratuitamente 1.000 pastial mese di agosto agli ospiti del dormi-torio comunale di Bologna in viaSabatucci, sostituendo i volontari delleCaritas parrocchiali che, in collabora-zione con la Mensa della Fraternità el’Opera Marella, si fanno carico neirestanti mesi dell’anno del servizio dipreparazione e distribuzione serale deipasti. Il 15 agosto poi, solennitàdell’Assunta, Caritas e Camst, in colla-borazione con la Mensa della Fraternità,l’Opera Marella e la Confraternita dellaMisericordia e col patrocinio delComune di Bologna inviteranno 200concittadini bisognosi al tradizionale

    settembre 2011

    NEL SEGNO DELLA CARITÀ

    Da circa 2 anni la Fraternità FrancescanaFrate Jacopa presta il suo servizio presso lamensa diocesana della Caritas a Bologna inVia S. Caterina.La presenza dei volontari si articola sia neiturni della cucina, sia in quelli del servizio aitavoli e di responsabile e si distribuisce neiturni del mercoledì, giovedì e sabato con lapresenza complessiva di una decina di perso-ne.La presenza non si interrompe mai nemmenodurante i mesi estivi o i giorni festivi in quan-to la mensa è aperta tutti i giorni, alla sera,per tutta la durata dell’anno.Al servizio si sono avvicendati anche momen-ti di preghiera, uno è stato guidato dallaFraternità stessa, ed anche momenti di for-mazione oppure di condivisione per farematurare un clima di fraternità.L’organizzazione del servizio prevede che siapossibile avere anche un dialogo con alcuniospiti abituali che pur nella complessità dellaloro situazione di disagio e precarietà colti-vano un forte desiderio di dialogo e scambioanche su temi di attualità o del loro quotidia-no; tutto ciò aiuta a calarsi nei panni di chi sisiede a tavola non solo per essere nutrito maa volte anche “ascoltato”.Sulla realtà della Mensa della Fraternità, acui i nostri volontari portano il loro contribu-to, proponiamo l’articolo di Avvenire(Bologna 7 agosto 2011) che mette a fuocoanche il problema delle nuove forme dipovertà di cui tutti siamo chiamati a prende-re maggiore consapevolezza.

    MENSA DELLA FRATERNITÀ,365 GIORNI PER I POVERI

    La «Mensa della Fraternità» Caritas dellaFondazione San Petronio, gestisce, nei locali in viaSanta Caterina 8, oltre al servizio pasti serali, ancheil servizio docce per persone prive di casa, in quanto,come sottolinea il direttore Paolo Santini, «anchel’igiene personale è un bisogno di base, come il cibo,e, in quanto tale, non può mai mancare; infatti siamensa che docce sono aperti 365 giorni all’anno».«Ogni sera – ricorda Santini – sono circa 160 le per-sone che fruiscono della mensa, di cui un centinaioitaliane; e l’età media, purtroppo in calo, ora si aggiraintorno ai 40 anni. Durante lo scorso luglio sono statiserviti 5.000 pasti e si prevede la stessa cifra ancheper il mese in corso». La mensa ha registrato nel2010 un incremento di utenti di circa il 10% rispetto al2009 e nello stesso anno ha utilizzato 134 quintali dipane, 121 quintali di pasta, 101 quintali di carne epesce, 107 quintali di contorni vari e 76 mila pezzi frayogurt e dolcetti. Mentre per il servizio docce, semprenel 2010, l’aumento è stato del 27%, pari a circa3.000 servizi, con la fornitura gratuita dei relativi indu-menti intimi «Il servizio» spiega Santini «è svolto dacirca 140 volontari, la cui età media è inferiore ai 40anni, con una netta prevalenza femminile, ed è nor-malmente regolato secondo un turnover, che neimesi estivi causa l’incremento numerico degli ospiti,non basta più. Ma l’entusiasmo dei volontari nell’at-tenzione al prossimo, la loro disponibilità e il loro spi-rito di servizio sono tali che colmano qualsiasi emer-genza, come dimostrato dalle numerose risposte chericeviamo sul nostro blog, recentemente aperto sulsito www.fondazionesanpetronio.it». La mensa siregge sui proventi economici dell’Arcidiocesi (8 permille), sulle donazioni di privati e sul contributo delleFondazioni Carisbo e del Monte. Le donazioni digeneri alimentari, oltre alla collaborazione conCamst, provengono da: Alcisa, Atlante, Caber,Concerta, Ca Guidotti, Coop Adriatica, G.R., LaRotonda, Lem, Pizzoli e Unilog.

    (R.F.)

  • pranzo di Ferragosto, nel Cortile d’onore diPalazzo d’Accursio. «Questa ormai lunga e conso-lidata collaborazione» dice Paolo Mengoli, diretto-re della Caritas diocesana «dà testimonianza nonsolo della costante attenzione dell’azienda Camstal problema povertà, ma anche della solidarietà dicui la nostra città è capace.Emergono infatti sempre più prepotentemente nuoveforme di povertà, che non trovano risposte adeguatenel perdurare dell’attuale grave crisi economica,aggravata anche da continui aumenti dei generi diprima necessità: per fare solo un esempio, negli ulti-mi due mesi il prezzo del latte è aumentato del 20%.Si rende, pertanto, urgente un ulteriore sforzo delpubblico e del privato sociale, per prevenire che fascesempre più ampie di concittadini vadano ad ingros-sare le fila di povertà, che spesso diventano vie senzaritorno. Nel contesto della povertà, infatti, si insinuapericolosamente il conseguente fenomeno della vul-nerabilità psichica, attualmente in forte aumento, condisagi mentali e situazioni di “dipendenza”».Mengoli ha anche una parola di elogio: «Un dove-roso ringraziamento di Caritas – dice – al sindacoVirginio Merola che ha dato l’ospitalità ed il patro-cinio all’iniziativa, in continuità con i precedentisindaci».«L’attenzione al bisogno» aggiunge fra VincenzoLagioia, segretario dell’Opera Marella «non consi-ste solo nella vicinanza pratica, materiale, maanche nella vicinanza di pensiero, cioè nell’ascolto

    e nella comprensione. La solitudine è un male chein alcuni periodi dell’anno, come nel mese di ago-sto, si fa sentire ancora più pungente e divienespesso la causa di mali peggiori. Il concreto e gene-roso contributo delle varie aziende che, come laCamst, donano generi alimentari alle menseCaritas, è sicuramente un importante messaggio divita; ma deve essere affiancato da parte di tutti, inprimis dalle strutture pubbliche, dalla disponibilitàall’ascolto, dalla volontà di fornire risposte e dal-l’impegno poi di raggiungere le soluzioni.Il welfare resta solo una parola vuota, se non vieneriempita di quella sensibilità ai bisogni di base,che a volte nella nostra città pare scarseggi».«Oggi la Caritas bolognese» conclude Mengoli«assiste con grande preoccupazione all’aumentodelle persone che chiedono di accedere alle mensee agli altri punti di refezione collegati alla Caritas.Attualmente in queste mense, come anche nel-l’otratorio di San Donato (via Zamboni), dove lesuore di Madre Teresa per tre mattine alla settima-na distribuiscono numerose colazioni, che spessodiventano il pasto principale della giornata, sonoin aumento sia gli ospiti con casa, sia quelli prividi alloggi ed anche i numerosi immigrati di questiultimi mesi. È un segnale grave. E sullo stato com-plessivo dei servizi sociali la Caritas diocesana sipropone di “fare il punto” nel prossimo settem-bre».

    Roberta Festi

    settembre 2011 il Cantico 10

    IL SITO DI FRATE JACOPA SI RINNOVA

    www.coopfratejacopa.it

  • Per il Meeting di Fraternità èstato scelto lo stesso tema che hafatto da filo conduttore per alcunesessioni degli Incontri di forma-zione alle radici della fede, che sisvolge a Roma presso Casa FrateJacopa; si è così approdati a“Battesimo e dignità umana”, ilnuovo testo di formazione.Questo vasto e interessante argo-mento è stato affrontato inUmbria nel corso della tradizio-nale settimana nazionale di for-mazione che si è svolta a “VillaLa Quiete”; la struttura, gestitadai padri Dehoniani, ha costituitoun ottimo punto di riferimentoper l’accoglienza dei partecipantiprovenienti da varie realtà regionali e per i lavoridel convegno (relazioni, dibattiti, momenti liturgi-ci, ecc.). “Villa La Quiete” si trova nelle immedia-te vicinanze di Foligno, ubicazione strategicamen-te perfetta per le mete dei mini pellegrinaggi checaratterizzano il programma delle giornate di for-mazione. Don Massimo Serretti nei suoi due interventi hasottolineato il fatto che il Signore ci ha raggiuntiattraverso la Chiesa, che è il suo corpo (Col 1,24);poi la Chiesa ci ha introdotti al battesimo. L’unico modo per andare a Dio è la via che Dio hascelto per arrivare a noi. I sacramenti sono legatiall’unico Sacramento, che è Gesù Cristo. La realtàdi Dio si rende carne: “E il Verbo si fece carne”

    (Gv 1,14). Dio diventa carne nelgrembo purissimo della VergineMaria. Qui sta il centro di tutti isacramenti: Cristo assume lanostra umanità. E qui è presentetutto il mistero di Dio. GesùCristo è la via che Dio ha sceltoper venire a noi. L’incarnazione di Gesù si manife-sta come una curva continua didiscesa. Giovanni Battista ha unareazione analoga a quella di Pietroche vorrebbe rifiutarsi di farsi lava-re i piedi da Gesù: è la reazionedell’uomo di fronte all’abbassa-mento di Gesù. Quello che Dio fain Gesù Cristo è condividere tuttocon gli uomini; non solo, è sceso

    molto di più. Il Figlio dell’uomo, essendo Figlio diDio, scende a una profondità alla quale l’uomo non èin grado di accedere. E quando Gesù afferma: “Iodevo ricevere un battesimo” (Lc 12,50) non si riferi-sce al battesimo di Giovanni ma a quello che sarà ilpunto di massima discesa nella sua vita: la “discesanegli inferi” del Sabato Santo. L’obbedienza filialeporta l’uomo Cristo Gesù a condividere la condizio-ne dell’uomo. Anche P. Lorenzo Di Giuseppe ha svolto dueinterventi, puntando l’attenzione soprattutto sulladignità del battesimo. Tutta l’opera di Dio è prote-sa a dare all’uomo la sua dignità, pienezza di feli-cità, di riuscita nella sua vita. Ma questo camminoè stato offuscato dal peccato dell’uomo che ha

    rifiutato Dio per dare ascolto asatana: è la tragedia del pecca-to originale. Qui sta la gran-dezza di Dio, che non abban-dona l’uomo e crea una storiadi salvezza tenendo conto delpeccato. Se l’uomo non avessepeccato, quale storia ci sarebbestata? La scuola francescanadice che comunque Dio avreb-be fatto una storia per manife-stare la grandezza dell’uomo ela gloria di Dio. Gesù Cristo sisarebbe ugualmente incarnato.Il battesimo che abbiamo rice-vuto si realizza nella nostravita quotidiana; grazie allafede sappiamo che Dio sta connoi. La morte di Gesù è anchela nostra morte; ma così comecondividiamo la morte diGesù, condividiamo anche la

    settembre 2011 il Cantico 11

    MEETING DI FRATERNITÀ“Battesimo e dignità umana - Foligno, 24/28 agosto 2011

    Foligno: L’inizio dei lavori.

  • risurrezione. La nostra vita si illumina, acquistasenso; è la partecipazione della nostra vita in GesùCristo. Siamo resi partecipi anche della risurrezio-ne di Gesù Cristo; la Pasqua di Gesù è una sintesianche per noi.Il battesimo guarisce non solo la nostra personalitàindividualmente, guarisce anche la nostra dimensio-ne comunionale. Dio non volle santificare gli uominiindividualmente ma come popolo. Gesù Cristo hainiziato questo progetto con la comunità degliApostoli, che è l’inizio della Chiesa; poi gli Apostolisono diventati le colonne portanti della Chiesa,hanno ampliato la comunità della Chiesa. Che senso ha il battesimo di Gesù nella nostra vita?È azione di Dio che è data a noi tramite lo SpiritoSanto e ci porta un suggello, il carattere, un sigilloindelebile. S. Agostino lo chiama “Dominicus cha-racter”; non dipende da noi ma dall’amore di Dio,è un segno della sua misericordia: “È Dio stessoche ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci haconferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci hadato la caparra dello Spirito nei nostri cuori”(2Cor 1,22). È la vita di Gesù Cristo che viene dataa noi, che vive sempre e non muore mai (revivi-scenza). È un segno dell’amore di Dio che ci amacosì come noi siamo. A noi il compito di acco-glierlo e di rispondere alla nuova vita.L’intervento di Lucia Baldo ha avuto come temaspecifico “La dignità profetica del battezzato”.Cristo è “il grande profeta” (Lc 7,16); Gesù si dif-ferenzia dai profeti dell’Antico Testamento perchéè lui la parola, l’annuncio. È un consacrato(“unto”) perché il Padrel’ha mandato. Il profeta è un messo, il suocompito non è predispostodi sua iniziativa, si richia-ma ad un’origine che è aldi fuori di lui; include unascolto. Il profeta attualiz-za sempre il suo provenireda Dio; questo è il farsipersona, è il generarsi dellapersona. In questo momen-to diventiamo missionari.Francesco è diventato sem-pre più persona, quella per-sona; il rendersi sempre piùtale è il farsi profeta. I donisono tali se sono riferiti aCristo; è l’unione con l’ori-gine che ci fa esplicitare lanostra specificità, il nostrodiventare persona. Losmarrimento del giornod’oggi si può riassumerecon l’immagine di Diogeneche con la lanterna cercal’uomo senza trovarlo. Peressere persona dobbiamoespropriarci di noi stessi

    per ricongiungerci con la nostra origine: “Vieni eseguimi” (Mc 10,21) è il nostro mandato, la nostramissione. La salvezza che ci viene offerta è il tra-sformarsi nel profondo di noi stessi, la missione delfarsi persona: questo è l’uomo da trovare con lalanterna; l’alternativa è l’anonimato. Cosa contrap-pone Francesco a queste lanterne che non trovanonulla? È vivida l’immagine di Francesco che per-corre le strade del mondo piangendo perché“l’amore non è amato”. È il primato dell’amore, lamissione di noi laici. Bisogna riscoprire l’amorevero; chi ha amato e segnato la storia ha vissuto inmodo creativo. Questa vita, questa forza sotterra-nea che crea è l’amore, che Francesco persegue intutta la sua vita senza mai fermarsi perché la sua èuna esistenza eucaristica. “La dignità cristiana e le sfide del nostro tempo” èstato il tema affrontato dal prof. Daniele Celli(docente di Dottrina Sociale della Chiesa all’ISSRdi Pesaro). Tra i tanti passaggi interessanti dellarelazione, vale la pena sottolineare il tipo di rap-porto che ci lega con il Padre. Gesù nell’insegnare il Padre Nostro ai discepolinon ha insegnato “verba sed verbis”, non ha inse-gnato “parole” ma “con parole”. Quindi ci hacomunicato con le parole del Padre Nostro la suaesperienza e per ciò stesso l’esperienza di ogniuomo, cioè quella di riconoscersi nel Padre. C’è unnesso costitutivo; l’uomo in quanto uomo ricono-sce che c’è qualcuno o qualcosa che ci precede.Gesù è venuto a insegnarci questo. Il cristianesimoha il compito di risvegliare questa coscienza: cono-

    settembre 2011 il Cantico 12

    Foligno: Le Sorelle Clarisse in preghiera.

  • scere Dio grazie a Cristo. Una società che non rico-nosce chi l’ha generata, è una società smarrita.Allora il nostro cristianesimo non è un’adesioneformale a una dottrina; bisogna riscoprire il nessocostitutivo con il Padre. Noi non ci apparteniamo,apparteniamo; dobbiamo affidarci a un altro, aCristo. La dignità del cristiano è di chi sa di esserenelle mani di un altro con la gratitudine verso chici permette di esserci ed operare. La gratitudine èspesso sostituita oggi dalla pretesa: tutto è dovuto,la vita è un continuo affanno ad ottenere. Ma il cri-stiano sa che la verità della vita è diversa; la letiziadi fronte ai problemi non è ingenuità. Il cristiano sadi essere ancorato ad una radice; il Signore aiuta asuperare le difficoltà, nei momenti più difficiliemerge la nostra speranza, emerge a chi apparte-niamo. Il cristiano è colui che risponde di questaappartenenza in ogni luogo, nelle dimensioni dellavita quotidiana, famiglia e lavoro, e nella cura dellapolitica, come cura del bene comune.Nel corso della settimana di formazione ci sonostati tre “mini pellegrinaggi”. Il primo si è svoltopresso le Sorelle Clarisse di Foligno; suorElisabetta accompagnata da Suor Cristina ci hapresentato la meditazione dal titolo “S. Chiara:l’esemplarità di una cristiana”. Interessante ilnesso con il tema generale dell’incontro: il battesi-mo. Nella sua testimonianza al Processo di canonizzazio-ne, fr. Stefano riporta l’appellativo che Francescoaveva coniato per Chiara: “La cristiana”, colei chevive l’appartenenza a Cristo. Il battesimo è un dono,noi non facciamo niente per meritarlo. Ci precedecome la grazia, viene prima; a noi è chiesto di acco-glierlo. È Dio che ci precede, è la grazia che ci prece-de. Il segno distintivo, il marchiodi riconoscimento è la gratuità;spesso non siamo capaci di rico-noscerlo. Chiara sapeva vederlo,aveva davanti agli occhi “ilDonatore” (TestsC, FF 2823);riesce a vedere i benefici che tuttiabbiamo ricevuto e ogni giornoriceviamo: “Tra tutti questi bene-fici, grande è quello della voca-zione”. Prima della sequela diGesù, c’è il battesimo. Chiara sadi essere oggetto della benevo-lenza di Dio, è consapevole diappartenere a Cristo con il batte-simo: “Conosci bene la tuavocazione”, guarda chi ti fa que-sto dono. “Francesco ce l’haindicato” (FF 2824), è stato ilmediatore, l’ha indicato con leparole e con l’esempio.Francesco diventa allora coluiche con i suoi gesti e la sua testi-monianza del Vangelo indica lavia a Chiara. Tutto questo diven-ta un impegno per le Sorelle

    Clarisse, che a loro volta portano l’esempio. Chiarasentiva una vocazione alta non solo per se stessa, maper il mondo. Questa forma di nascondimento, disilenzio, ma con la comunione dei Santi, fa vivere ildono del battesimo. Non poteva mancare nel corso della Settimana unauscita ad Assisi, con visita dei luoghi francescanipiù significativi per l’Anno Clariano, S. Damiano ela Basilica di S. Chiara. Fr. Gianmaria Polidoro

    (Assisi Pax International) hacelebrato una Messa per ilnostro gruppo a ChiesaNuova, nel corso della quale ciha ricordato l’importanza dellanostra identità. Francesco era un uomo cheguardava al futuro. MaFrancesco, all’inizio della suaconversione, è vessato dallacontestazione, dall’invettiva.Quando sente l’impegno per lapace, propone un nuovo tipo disaluto: “Il Signore ti dia pace”(FF 121). E quando lo proponeai suoi compagni, aggiunge:“Verrà un giorno che anche ipotenti avranno riverenza pervoi a motivo di questo saluto”(FF 1619). Ci troveremo a dover testimo-niare la vita cristiana, un modonuovo di vivere. Chi sono ifrancescani? Chi vede il positi-vo, Francesco vedeva sempre ilpositivo. Bisogna stabilire

    settembre 2011 il Cantico 13

    Foligno - L’intervento del Prof. D. Celli.

    Assisi, Chiesa Nuova - P. G. Polidoro presiede l’Eucaristia.

  • serenità con ogni persona chesi incontra. Allora la nostratestimonianza è di chi ha“l’olio nella lampada” (cfr. Mt25,1-13) un modo di vivere conuna identità per cui gli altri ciriconoscono per quello chesiamo. Abbiamo un mondo daconvertire, da cambiare.Dobbiamo far vedere la nostrafiducia nel domani, noi siamochiamati a portare una novitànel mondo. Francesco si è trovato nel perio-do delle crociate. Nella piazza diAssisi, dopo la spoliazione,davanti al vescovo esclama: “Iomi riconosco in questa croce” edisegna una croce sulla veste disacco (FF 1043); era il suo mes-saggio in un mondo pacifico,non era un messaggio sullaguerra. Preghiamo insieme per-ché questo possa accadere:“Guardateci, possiamo cambia-re il mondo”. Possiamo riflette-re sulla nostra identità comeFrancesco che fa la croce sul mantello. L’ultima uscita si è svolta a Foligno presso ilmonastero di S. Anna che ospita le suore dellaBeata Angelina da Montegiove. Si tratta di unappuntamento ormai classico: una visita guidatacome una meditazione itinerante condotta da unadelle Sorelle del monastero. La struttura è talmen-te bella da stupirci ad ogni nostro ritorno; la medi-tazione sul tema del battesimo è stata suddivisa,come sempre, in luoghi diversi all’interno del vasto

    monastero, proponendoci laluminosa esemplarità dellaBeata Angelina.Altri temi importanti sonostati affrontati nel corso dellaSettimana; in particolare aconclusione Argia Passoniha presentato gli Scritti di S.Francesco in relazione altema del battesimo. La rifles-sione è posta come capitoloconclusivo del Testo “S.Francesco: una vita battesi-male”. Costituisce una tracciadi rimeditazione dei temi pro-posti nel Testo, alla luce del-l’esperienza di S. Francesco,ed è offerto alla nostra atten-zione perché ogni Fraternitàpossa via via approfondire earricchire con la meditazionedegli Scritti ogni unità delTesto.Degna di menzione poi la festaallestita da Rita e Alfiero diBologna; si è svolta dopo ilritorno da Assisi, al termine di

    una giornata caldissima, eravamo davvero stanchi.Ma l’allegria dei bimbi ci ha contagiati e i giochidegli organizzatori ci hanno pienamente coinvolti,compresi quelli che avrebbero voluto andare a lettopresto! A tutti noi il compito di valorizzare nelle rispettivefraternità locali gli ampi stimoli e contenuti delnuovo testo di formazione, nelle forme che verran-no ritenute più opportune.

    Renato Dal Corso

    settembre 2011 il Cantico 14

    Suor Claudia ci ha guidato nel Monastero di S. Anna in Foligno.

    Il Calendario 2012 ripercorre le tappesalienti degli Orientamenti Pastoralidell’Episcopato Italiano per il decennio2011-2020: “Educare alla vita buona delVangelo”.

  • Era ancora buio quando sonouscita di casa, ma l’aria erafrizzante e tersa al primochiarore. Un’ Assisi silenzio-sa, deserta mi ha accolto poi,in Borgo Aretino, le primepresenze e, appena immessasulla piazza, il primo augurioscambiato con un amicoFrate: “Buona Festa!”.Sui gradini della Basilica unpiccolo gruppo di persone inattesa: mi ha accolto il voltosorridente di amiche suore,ancora chiusa la Chiesa, solo alle sei e trenta avreb-bero aperto.È stato molto bello assistere ad una scena che vi rac-conterò così, con semplicità, come l’ho osservata.Una Suora italiana dice a quattro Suore americane chec’è una ragazza, americana anch’essa, che entrerà inun monastero clariano negli USA ed è in Assisi con isuoi genitori; vorrebbe presentargliela perché possanoparlare e chiarire alcune cose a lei che non conoscel’inglese. La famigliola sta arrivando dalla parte dellaPiazza del Comune: giovane il padre e la madre, gio-vane la sorella, lei, l’aspirante clarissa, ha 22 anni; haun aspetto dolce ed un tono di voce che oserei defini-re soave. Vengono fatte le presentazioni, vengono rico-struite reti di conoscenze e che lo scopo della visita inAssisi è anche quello di poter parlare con le nostreClarisse. Viene fatta una foto ricordo e c’è gioia in noipresenti a pensare che quella creatura così giovanevuol dedicarsi tutta al Signore sulla strada di Chiara.Quando si è aperto il portone e il cancello, una notaun po’ triste: siamo in molti ormai e un gruppetto,in modo furbesco, invece di fare la fila, entra perla porta d’uscita e scende nella Cripta dalle scaleche servono per uscire, tutto ciò per prendere iposti a sedere. Mi è venuto da considerare comespesso noi ci comportiamo con leggerezza, tenen-do presente il nostro tornaconto, senza pensare chetogliamo agli altri delle possibilità quando acca-parriamo qualcosa che non ci spetta.La cripta è accogliente. Mi son seduta a ridosso deigradini e poi sono scesa, per un saluto, alla nostrasorella e madre Chiara. Con lo sguardo veloce horivisto i pannelli che propongono la storia di Chiaracon le immagini della pala lignea custodita nellaBasilica, e, in ginocchio davanti alla Santa, ho pre-gato per l’Ordine.Il Celebrante ci ha ricordato che essere lì, vicini alcorpo di Chiara, è dono, privilegio, responsabilità.Delle letture, mi ha molto colpito la seconda, trattadalla seconda lettera ai Corinzi l’ho sentita per la miavita, per la nostra vita: “Siamo infatti tribolati da ogni

    parte, ma non schiacciati;siamo sconvolti, ma nondisperati; perseguitati, ma nonabbandonati; colpiti, ma nonuccisi, portando sempre edovunque nel nostro corpo lamorte di Gesù, perché anchela vita di Gesù si manifesti nelnostro corpo”.Forte la Parola del Vangelo diGiovanni: “ Io sono la vite,voi i tralci. Chi rimane in mee io in lui, fa molto frutto,perché senza di me non pote-

    te far nulla. Se rimanete in me e le mie parole riman-gono in voi , chiedete quel che volete e vi sarà dato…Come il padre ha amato me, così anch’io ho amatovoi. Rimanete nel mio amore”.Il Celebrante ci ha proposto preziosi spunti diriflessione; ci ha richiamato alla forza delle paroleche contengono una vita: “rimanete nel mioamore”; questa parola ha la forza di contenere tuttala vita di Chiara che ha scelto di rimanere nel suoamore.Ci ha richiamato poi allo stretto legame che univaChiara a Francesco attraverso la testimonianza diSora Filippa tratta dal processo di canonizzazionedi S. Chiara: Chiara che porta una brocca d’acquacalda per Francesco e si muove con passo veloce,arrivata presso Francesco viene nutrita dal lattesucchiato da un capezzolo d’oro; è l’immaginemeravigliosa di una madre che nutre il propriobambino e lo fa crescere.In quell’oro, che è la vita evangelica, lei poteva tuttariflettersi, quindi non un semplice desiderio di posse-dere ma di essere compresa, lei si conosce e si rico-nosce nello specchio, nella vita evangelica; lei ha lapossibilità di custodire l’intuizione di Francescodavanti al Crocifisso per sé e per noi. Chiara custodi-sce la povertà di Francesco diventando una presenzaimportante anche per i primi compagni …” per noiChiara sei anche questo: sei un altro Francesco… seila possibilità di conoscenza dell’amore di Dio attra-verso Francesco… si è sprigionato da S. Damiano ilprofumo della tua offerta… tu continui a ricordare ilprimato di Dio, ci ricordi la contemplazione, l’ascol-to del Crocifisso:.. qualcosa di questo silenzio vor-remmo riceverlo in dono…”.Non aggiungo altro, voi perdonerete il mio limite ariferire cose così “alte”, non è semplice nemmenospiegare cosa si prova ad essere all’improvvisoilluminati dal sole che sorge dal Subasio mentreriprendi la macchina per tornare a casa.Il Signore ci doni la Sua Pace

    Amneris Marcucci

    settembre 2011 il Cantico 15

    FESTA DI SANTA CHIARALettere da Assisi

  • CHE COS’È LO STATO VEGETATIVO?STATO VEGETATIVO E COMA SONO SINONIMI?Innanzitutto proviamo a definire il concetto di“coscienza”. Come sappiamo, sono numerose lediscipline che hanno affrontato il tema della“coscienza”, dalla filosofia alla teologia, dallapsicologia alla letteratura.Anche in ambito scientifico, sono numerose ledefinizioni che si sono susseguite nel tempo. Oggipossiamo utilizzare la seguente: “la coscienzaè informazione integrata fra stati interni (con-sapevolezza di sé) e stati esterni (consapevo-lezza dell’ambiente)”. La coscienza ha due com-ponenti essenziali: la vigilanza e la consape-volezza, in cui la prima è conditio sine qua nonperché si realizzi la seconda. Il “coma” è unostato di abolizione completa della coscienza,tale che il Paziente “giace immobile, ad occhichiusi, non risvegliabile, in assenza di rispostefinalizzate (cioè congrue) a stimoli esterni(acustici, visivi, dolorifici)”. Lo “stato vegetati-vo”, per contro, è caratterizzato dalla conser-vazione della vigilanza (la persona è sveglia,con gli occhi aperti e presenta una certa conserva-zione del ritmo sonno/veglia) ma non mostraconsapevolezza di sé e dell’ambiente che locirconda. Fino a pochi anni fa, eravamo con-vinti che lo Stato vegetativo fosse contraddi-stinto dalla “assenza di coscienza” ed utilizza-vamo, quindi, il temine di “coma apallico”, asignificare il danno completo ed irreversibiledella corteccia cerebrale, sede principale dellafunzione “coscienza”. Oggi, l’alta tecnologia adisposizione, consentendoci di “fotografare” ilcervello “in azione” (risonanza magnetica funzio-nale e non solo) ci ha dimostrato l’esistenza diaree cerebrali e corticali ben funzionanti.

    Conseguenza: non sipuò più parlare di“morte corticale” né di“assenza di coscienza”,ma piuttosto di “nonevidenza” di consape-volezza, dato che lapersona è incapace dicomunicare. In talsenso, viene anche uti-lizzato il termine di“coscienza sommersa”.Per completare l’argo-mento dei “disturbi prolungati di coscienza” dob-biamo ricordare il cosiddetto “stato di minimacoscienza” (SMC), nel quale la persona è ingrado di esprimere una forma variabile di consa-pevolezza di sé e dell’ambiente e presenta unacerta capacità di risposte verbali o posturali(si/no) a stimoli esterni. Questo stato può rappre-sentare uno stadio di passaggio dal coma allaripresa funzionale.

    LE NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHEHANNO DELLE RICADUTE ETICHE?Certamente sì. Innanzitutto queste persone non pos-sono essere considerate “malati terminali”, sono“gravi disabili” con prospettive temporali di vitaanche lunghissime, che esigono ogni possibileforma di terapia, cura ed assistenza. Ovviamente,prima fra tutte, il mantenimento di un’adeguata ali-mentazione ed idratazione, anche per via artificiale.Nella sciagurata ipotesi di una sospensione, va affer-mato a chiare lettere che la persona disabile andràincontro a morte per inanizione (cioè, per fame esete) e non – come qualcuno va dicendo, per igno-ranza o per inganno – per la sua malattia di base,considerato che in stato vegetativo è possibilevivere molti anni, grazie alla solidarietà di chi loaccudisce.Una seconda considerazione. Lo “statuto” del-l’arte medica richiede di non arrendersi mai:rifuggendo da ogni forma di accanimento(che in quanto tale è sia un errore medico cheun’azione deontologicamente illecita), si ha ildovere di proseguire ed intensificare la ricer-ca, nella prospettiva di raggiungere nuovitraguardi, a vantaggio delle persone malate odisabili. In tal senso, i “disturbi prolungati dellacoscienza” devono essere considerati un terrenoprivilegiato d’impegno, rifuggendo ogni formadi abbandono o – peggio – di richiesta di euta-nasia.

    * Primario neurochirurgo, Direttore dip. neuroscienze,Consigliere nazionale Associazione Scienza & Vita

    settembre 2011 il Cantico 16

    LA SCIENZA ESORTA ALLA CAUTELAMassimo Gandolfini*

  • Il direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunica-zioni sociali, Mons. Domenico Pompili, aprendo ilavori del Convegno, ha messo a fuoco le“Implicazioni sociali, etiche e culturali di unnuovo contesto esistenziale”.“Credo che siamo venuti a Macerata convintiche la rete non copre tutta la realtà anche se nemodifica in profondità l’esperienza umana, alpunto che non possiamo non dirci abitanti digi-tali”, ha detto mons. Pompili. “Abitare è tipica-mente umano. Solo gli esseri umani «abitano»,ha aggiunto.“Abitare è tipicamente umano perché presuppone unrapporto consapevole – fatto di scelte e responsabile– fatto di relazioni con l’ambiente e con le perso-ne… Abitare ha dunque a che fare con la questionedel senso, dell’identità, della relazione: dare un ordi-ne e una direzione allo spazio circostante a partiredai significati condivisi (trasformare il «caos» in«cosmo», come dicono gli antropologi); iscrivere letracce della propria biografia e di quella della comu-nità nel paesaggio; allestire uno spazio di prossimi-tà, ospitalità, incontro sono tutti aspetti legati allamodalità tipicamente umana dell’abitare”.Ma come abitare il linguaggio digitale? Comeporsi nei confronti delle nuove tecnologie inmodo da umanizzarle? A queste domande di

    fondo mons. Pompili ha risposto dicendo che“la tecnica può essere vista, in modo prometei-co, come il mezzo dell’emancipazione dell’uo-mo da Dio, ponendo così una (falsa) alternativa:o l’uomo e la tecnica, o Dio. Ma così facendo, lalogica del dispositivo, che diventa l’orizzonte diriferimento, l’idolo, rischia di avere il soprav-vento sulla libertà. Oppure può essere vistacome qualcosa di più, come simbolo, come illuogo in cui si rivela l’ingegno umano e la suacapacità creatrice, che gli deriva dall’essereimmagine del suo Creatore… La vera sfida è oggidunque quella della trascendenza: essere piena-mente dentro, ma affacciati su un altrove, ossiaessere «nel web», ma non «del web»…La rete rende possibile un’orizzontalità certamentepreziosa, ma insufficiente. È la verticalità che bucala rete e restituisce all’orizzontalità il suo significa-to pieno e umanizzante!Detto con una metafora, al «pane» della condi-visione (orizzontale) occorre aggiungere il«sale» dell’alleanza (verticale), senza la quale ilpane non ha sapore”. I cristiani devono, dunque,essere testimoni che, come il sale, sono capacidi “evitare la decomposizione” e “mantenere lapurezza” nell’ambiente in cui vivono. E i mediasono sempre più l’ambiente che modifica lecondizioni della nostra esperienza.Chiara Giaccardi (docente di Sociologiaall’Università Cattolica di Milano) ha presentato irisultati di un questionario on line distribuito ai gio-vani dai 18 ai 24 anni, appartenenti a diverse sferesociali. Questa ricerca denominata: “Identità digita-li: la costruzione del sé e delle relazioni tra onlinee offline“, si inserisce in un nuovo filone di analisi,ancora in fase sperimentale, che utilizza il web anchecome canale di accesso e come strumento di rileva-zione. Da quest’analisi è emerso che tra i giovani “èla relazione, anche quella attraverso la connessione,

    settembre 2011 il Cantico 17

    ABITANTI DIGITALI

    Con il Convegno “Testimoni digitali”(Roma,aprile 2010) si è offerta un’ interpretazionedelle caratteristiche principali della Rete,quale dimensione non contrapposta, ma inte-grata a quella della vita quotidiana; con ilConvegno di Macerata “Abitanti digitali” si èvoluto fare un passo avanti, attraverso la rifles-sione e lo scambio delle esperienze, rispetto aimodi di “abitare” questo spazio, ovvero diumanizzarlo e valorizzarne le potenzialità. Lanovità del digitale, infatti, non cancella il pas-sato, ma lo ridefinisce aprendo nuove vieall’esperienza ecclesiale, consentendo nuovepossibilità d’incontro, testimonianza, educa-zione.

  • che produce vicinanza, non la prossimità spaziale …e ha trovato conferma “l’importanza della dimensio-ne esperienziale, della concretezza dell’incontro per-sonale, al di là delle mediazioni istituzionali”. Si èpotuto constatare che i giovani credenti sono piùinclini dei non credenti al “silenzio digitale” (inter-rompere ogni tanto il collegamento con internet).Molto efficace è risultata la figura degli opinionleaders tra i giovani ai quali è stata demandata lacompilazione del questionario per la loro compe-tenza e affidabilità. “Questo aspetto spinge a unapprofondimento della trasformazione del carismain un mondo orizzontale come quello della rete edei meccanismi di costruzione della fiducia”. Laprof.ssa Giaccardi ha concluso la sua relazionesottolineando la necessità di mantenere in tensionele due dimensioni dell’ascolto e del contatto, pernon essere totalmente risucchiati dalla logica deidispositivi e poter “disporre invece di un punto diriferimento esterno al web che consenta l’aperturadi uno spazio di libertà”. Sono poi intervenuti anche altri docenti ed espertiin un clima di relazionalità intensa che ha segnatouna nuova tappa del cammino di ricerca di vie diumanizzazione nel web per una testimonianza cre-dibile della fede cristiana in una società complessacome quella attuale.

    A conclusione delle tre giornate del Convegno si èsvolta una Tavola Rotonda coordinata da don IvanMaffeis (Vicedirettore UCS) dal titolo: “Qualeappello ai media ecclesiali dalle possibilità dellaconvergenza digitale?”. “Abitanti digitali” ha dettoFrancesco Ognibene – è come il “cortile dei genti-li” per far conoscere chi siamo anche a chi non è let-tore abituale di Avvenire, mantenendo un approccio“umano” all’informazione, aspetto su cui si è soffer-mato anche Francesco Zanotti, presidente dellaFISC. Saverio Simonelli, responsabile dei program-mi culturali di TV2000, ha richiamato l’urgenza disaper distinguere l’immagine, che è altro rispettoalla vita, dalla realtà e di riscoprire il volto dell’altrocome antidoto alla deriva del tribalismo diffuso daimedia. Il direttore di SIR, Paolo Bustaffa, ha sottolineatoche l’abitante digitale è colui che con amore sauscire dall’autoreferenzialità, per aprirsi alle nuovefrontiere della comunicazione ponendosi al servi-zio della verità e del bene comune. Abitare vuoldire stare nella tenda come un nomade che è incontinuo movimento per portare la speranza làdove la gente vive e soffre. Infine Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo delladiocesi di Macerata, ha salutato i convenuti osser-vando che con questo Convegno non si è volutotrarre delle conclusioni, ma aprire porte che ci pon-gono di fronte situazioni inedite, rischi, ma ancheattese, nella consapevolezza di essere partecipi diun sentire ecclesiale diffuso e condiviso. !!

    settembre 2011 il Cantico 18

    ON LINE NEWS.VA:DEL PAPA IL PRIMO CLIC

    È on line dal 29 giugno, festività dei santiPietro e Paolo, il nuovo portale multimedialevaticano www.news.va. “Su News.va – ha spiegato mons. Celli - saràpossibile trovare le principali notizie stampa-te o messe in onda dagli altri media vaticani.Si tratta, quindi, di un portale multimedialeche permetterà al visitatore di accedere imme-diatamente alle principali notizie, sia stampa-te sia in via radiofonica tramite i vari pro-grammi della Radio Vaticana, o in immaginecon i filmati del Centro televisivo vaticano”.Il portale, ha proseguito l’arcivescovo, “nonha una sua specifica linea editoriale: si rifàsemplicemente a quanto già scrivono o comu-nicano” i mass media vaticani che “conserve-ranno la loro autonomia e identità”. Tutto ciòvale anche “per il sito www.vatican.va chenon scomparirà, ma conserverà intatta, anzipotenziata, la missione affidatagli di porre online il Magistero – nelle sue varie forme – delSanto Padre”. Sin dall’inizio, ha conclusol’arcivescovo”, vatican.va “è stato un sitodocumentale e tale resterà e opererà in pienasintonia con il nuovo portale”.

    IL CANTICO“Il Cantico” continua la suastoria a servizio del mes-saggio francescano nellaconvinzione di poter offrirecosì un servizio per la pro-mozione della dignità diogni uomo e di tutti gliuomini.Per ricevere “Il Cantico”versa la quota di abbo-namento di € 25,00 sulccp intestato a Società

    Cooperativa Sociale Frate Jacopa – Viale delle MuraAurelie 8 – 00165 Roma IBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceverai anche Il Cantico on line!Invia la tua email a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai lapossibilità di diffondere “Il Cantico” e riceverai inomaggio l’interessante volume “La custodia dei benidi creazione”, Ed. Società Cooperativa Soc. FrateJacopa, Roma 2009.

  • Il movimento francescano non fu circoscritto soloai Frati “Minori” e alle “Povere Dame” (clarisse),che sceglievano di seguire lo stile di vita del Santo,ma si estese a tutti i cristiani, desiderosi di vivere ilVangelo secondo lo spirito di S. Francesco e lui lichiamò “Fratelli della penitenza”.... “Francesco è un carismatico; dove passa, la follalo insegue... Gli uomini santamente inquietati econtagiati dal fascino di quest’uomo limpido eluminoso... dalla vita coerentemente evangelicachiedono di condividere la sua scelta di vita...”.Francesco anche in questo imita Gesù, che lasciagli uomini ai loro doveri familiari e sociali e soload alcuni chiede di abbandonare tutto e perciò liesorta a restare nel mondo, ma con occhi nuovi,con cuore nuovo, per scrivere una pagina nuova peruna storia nuova... I semplici fedeli, i laici sposatitenuti ai margini della vita ecclesiale, ora sonoinvestiti di dignità, di responsabilità. “Non la fuga,ma la presenza; non il chiostro, ma la casa; non laseparazione, ma la convivenza; non l’addio da dareal mondo, ma il Vangelo vissuto gomito a gomi-to...”. “Francesco ripropone Cristo nella nudità delVangelo... mobilita uomini e donne e li strappadalla mediocrità e li sospinge sulla via della peni-tenza”.Tra i moltissimi “Fratelli della Penitenza” si anno-vera e si distingue don Luigi Guanella, per le sueaffinità con lo spirito di San Francesco, di cui siconsiderò, lui e i suoi collaboratori, un devotoseguace. Infatti nelle “Massime di Spirito” enume-ra tra i santi protettori della Piccola Casa dellaProvvidenza (la sua prima fondazione) SanFrancesco d’Assisi “dacchè” – scrive – tutti nellaCasa sono terziari francescani” (SC. 35).Padre Lazaro Iriate ne “L’Italia Francescana” cidà una testimonianza più particolareggiata circal’iscrizione al Terz’Ordine Francescano: “Il BeatoLuigi Guanella ebbe coscienza, positivamentenutrita, di appartenere alla famiglia francescana,dacchè il 19 marzo 1877 si iscrisse al Terz’Ordinedi S. Francesco nella fraternità stabilita presso laparrocchia di Trinità di Mondovì, dove svolgeval’incarico di direttore dell’Oratorio salesiano dalui fondato; infatti, fin dal 1875 faceva parte, conimpegno temporaneo, della Congregazione fonda-ta da S. Giovanni Bosco... Quell’inserimentro,suggerito forse dallo stesso don Bosco, terziariofrancescano anche lui, non fu, come in tanti altridevoti laici, un mezzo di avvantaggiarsi delleindulgenze e altri beni spirituali concessi ai ter-ziari, ma un nuovo stimolo di impegno cristiano esacerdotale; avendo come guida e modello SanFrancesco d’Assisi, verso il quale nutriva sincera

    settembre 2011 il Cantico 19

    DON LUIGI GUANELLATerziario di S. Francesco

    SOSPINTODALLA CARITÀ DI DIO

    Il beato Luigi Guanella, terziario francescano,sarà proclamato santo il prossimo 23 ottobre.Luigi Guanella nacque a Fraciscio diCampodolcino in Val San Giacomo (Sondrio)il 19 dicembre 1842. Morì a Como il 24 otto-bre 1915. Paolo VI lo proclamò beato nel1964. La sua figura si inquadra con quel grup-po di Santi dell’800, pervasi da una caritàvicina alla vita del popolo e tutta dedita al soc-corso dei poveri e bisognosi di accoglienza edi fattivo aiuto per vivere dignitosamente. Inparticolare Don Luigi guardò come a suoimaestri il Cottolengo e Don Bosco.Seguì la normale formazione dei seminari dio-cesani conservando alcune qualità che avevaereditato dalla sua famiglia: vicinanza al popo-lo e contatto con la sua vita e i suoi problemi.Si interessava dei bambini, degli anziani, degliammalati; si appassionava alla questione socia-le e non si tirava indietro quando c’era da difen-dere i diritti dei più poveri tanto da esseresegnalato come” soggetto pericoloso”. Provòvarie iniziative di assistenza ai poveri nei luo-ghi dove veniva destinato dal suo Vescovo.Quando venne mandato come parroco aPianello Laurio potè finalmente dare attuazio-ne, con l’aiuto di una congregazione di suore, afondazioni stabili per l’accoglienza dei poverifino alla fondazione della Casa della DivinaProvvidenza in Como che sarà la Casa Madredell’opera Don Guanella. Da questa prima casal’opera si estese presto in Italia ed anche fuoriItalia, formando come una rete di carità cheaccoglie bambini e giovani in difficoltà, anzia-ni lasciati soli, emarginati, handicappati psichi-ci, persone ancora capaci di una ripresa seamati e accolti con cura.Don Luigi aveva una forte convinzione che lososteneva nel non facile cammino: Dio èPadre di tutti e non dimentica né emargina isuoi figli. Egli cercava di partecipare a tutti, inparticolare ai suoi poveri, l’esperienza profon-da di questa sua fede e a tutti diceva : “ È Dioche fa’!” Negli intervalli alla sua assiduaopera di carità trovava il tempo di scrivere pic-coli libretti e articoli e diceva: “Temerei dipeccare se non mi servissi della stampa perl’apostolato”.

  • devozione, come pure si sentiva unito con specia-le affetto a tutti i membri dei tre Ordini france-scani” (IF. 481).Nel secolo scorso, alla devozione popolare verso SanFrancesco, si aggiunse l’entusiasmo nascente sul-l’originalità e le profondità cristiane del Poverellod’Assisi, da parte degli ambienti culturali, special-mente tedeschi anche nel campo protestante.In precedenza i figli e le figlie del primo e secondoOrdine avevano subito grandi prove e persecuzionicon le note soppressioni. Nel 1762 i religiosi delprimo Ordine erano 132.000, nel 1882 erano ridot-ti a 20.000. Sotto la spinta dei terziari nel 1882,ricorrendo il settimo centenario del Santo, le fami-glie dei primi due Ordini (Minori e Clarisse) ripre-sero vigore. Il Papa Leone XIII, pure lui terziario,pubblicò l’enciclica “Auspicato” del 17 settembre1882. Sorsero istituti, usciti quasi sempre dalTerz’Ordine, per rispondere alle necessità dellenuove classi sociali.E don Luigi Guanella cavalcando questo risvegliodi vita cristiana diede alle stampe due volumetti:“Un Poverello di Cristo” e “Il Terz’Ordine di S.Francesco e l’enciclica del Papa Leone XIII” a cuiaggiunse “Regola recente del Terz’Ordine di S.Francesco”.Li scrisse quando era parroco a Pianello del Larionegli anni 1882-1883 che furono i più fecondi dellasua produzione letteraria, rivolta specialmente allagente del popolo umile e semplice. Approfittavadei momenti liberi dagli impegni parrocchiali edell’Ospizio per trascorrerli nel Convento diDongo, dove in biblioteca trovava quei sussidi utilialle sue pubblicazioni, con particolare interessesulla vita di S. Francesco, sull’Ordine, sulle FontiFrancescane.A pagina 579 del volume “Il Terz’OrdineFrancecano della Lombardia” di p. Biagio Zanoni -ed. 1949 – è scritto: “... Fu precisamente durante ilcorso filosofico-teologico che vestì le serafichelane del Padre San Francesco, che portò con gran-

    de entusiamo fino al tramonto della vita... Mentre aPianello esplicava il suo apostolato di bene, ungiorno D. Luigi Guanella declinò il proprio nomeai RR. Padri di Dongo perché lo trascrivessero nelregistro dei Terziari non domiciliati in Dongo;detto registro lo ricorda al N. 218...”.Dal suo libricino “Un Poverello di Cristo”, scrit-to in occasione del settimo centenario dellanascita di S. Francesco, leggiamo che Francescoera ancora in cerca della missione a cui lo chia-mava il Signore. “Francesco intese che eglimeschinello doveva riparare la casa del Signore.Venne dunque nella Chiesa della Madonna degliAngeli che è nella solitudine giù nella valle diAssisi. Si pose ginocchione, allargò le braccia informa di croce, eresse in alto il volto e disse:“Insegnatemi, o Signore”. Ammaestrollo dunqueIddio con amorevoli discorsi e finalmente gliimpose: “Esci predicatore e maestro ai popoli,che ti ascolteranno”. Francesco obbedì e si trovòin mezzo alla nazione d’Italia ed ai regni dellaterra” (PC. 20).Francesco, libero da ogni legame terreno, con l’ani-mo immerso in Dio, si sentiva vicino alle creature delSignore ed in particolare agli uccelli. Ecco cosa scri-ve don Guanella: “Conversava con gli augelli del-l’aria che chiamava suoi fratelli. Questi garrivanointorno a lui quando camminava. Dimoravano poi ingiro e stavano silenziosi quando Francesco, piegatele ginocchia, ponevasi a recitare l’Ufficio divino.Alle tortore diceva: “Sorelle mie, tortore semplici ecaste, venite... Io voglio darvi dei nidi, affinché cre-sciate e moltiplicate”. Così chiamatele al convento leaddimesticava come le galline.Amava le lòdole, perché avevano il color cinericciodell’abito dato da lui ai Terziari. Ma quando videche una lodoletta maggiore voleva tutto per sé ebeccava le altre, disse: “Insaziabile, e dispietatache sei! Tu morirai di mala morte e nessun anima-le vorrà cibarsi della tua carne”. La lodolaccia perìmiseramente” (PC. 48).

    Sono due brani simili a tanti altridei 15 capitoletti del volumettoper sottolineare gli insegnamen-ti del Santo di Assisi. Nel librici-no “Il Terz’Ordine...” si soffermaad esaltare le glorie storiche delT.O.F. ed elenca i privilegi e le gra-zie che godono i terziari, ma trape-la anche la sua impronta personalein ciò che riguarda il contenutospirituale. In San Francesco sotto-linea la povertà, l’umiltà, la sem-plicità vissute nell’ardente con-templazione del suo Signore. Lui,invece, il povero prete montanaro,coglie l’esigenza di servire i pove-ri, vere immagini di Cristo nelcontinuo contatto con Dio nellapreghiera e nel sacrificio.

    Gianni Moralli

    settembre 2011 il Cantico 20

  • TURISMO E AVVICINAMENTO DELLE CULTURESull’importanza del turismo per l’incontro fra lediverse culture del mondo e come occasione diannuncio “chiaro ed esplicito di Gesù Cristo”, si sof-ferma il Messaggio del Pontificio Consiglio dellaPastorale per i Migranti e gli Itineranti, pubblicato invista della Giornata Mondiale del Turismo (27 set-tembre 2011) sul tema “Turismo e avvicinamentodelle culture”. Ai nostri tempi più di novecentomilioni di persone compiono viaggi internazionali,sottolinea il testo, per cui il turismo si presenta anchecome una “attività che abbatte le barriere che separa-no le culture e promuove la tolleranza, il rispetto e lamutua comprensione”. Il turismo quindi è occasioneprivilegiata per favorire “sia l’incontro che il dialogo,giacché mette in contatto con altri luoghi, altre tradi-zioni, altri modi di vivere, altre forme di vedere ilmondo e di concepire la sua storia”. Per raggiungerequesto obiettivo è tuttavia necessario anzitutto “saperascoltare, voler essere interpellati dall'altro, volerscoprire il messaggio che si cela in ciascun monu-mento, in ogni manifestazione culturale, su una basedi rispetto, senza pregiudizi né esclusioni, evitandoletture superficiali o parziali”. Alla pastorale del turi-smo è quindi affidato il compito “di educare e prepa-rare i cristiani affinché l’incontro delle culture, chepuò realizzarsi nei viaggi, non sia un’opportunitàpersa, ma serva come arricchimento personale, cheaiuti a conoscere l'altro e a conoscere se stessi”.Il Messaggio prosegue: “Poiché siamo coscientiche la Chiesa ‘esiste per evangelizzare’, dobbiamodomandarci costantemente: come accogliere lepersone nei luoghi sacri in modo che ciò le aiuti aconoscere e amare di più il Signore? Come facili-tare un incontro fra Dio e ciascuna persona chegiunge lì?”. A questi interrogativi il testo rispondeevidenziando l’importanza di un'accoglienza ade-

    guata, che si manifesta in forme diverse, dalladisponibilità all'ascolto all’accompagnamentodurante il soggiorno. Inoltre per “favorire il dialo-go interculturale e porre il nostro patrimonio cultu-rale al servizio dell'evangelizzazione, è convenien-te adottare una serie di iniziative pastorali concre-te”, tra cui “l’elaborazione di itinerari turistici cheoffrano la visita ai luoghi più importanti del patri-monio religioso-culturale della diocesi” e curare laformazione spirituale e culturale delle guide turi-stiche. “Non possiamo rassegnarci a concepire lavisita turistica come una semplice pre-evangelizza-zione – ribadisce il Messaggio –, ma dobbiamoavvalercene come piattaforma per realizzare l’an-nuncio chiaro ed esplicito di Gesù Cristo”.

    (SL) (Agenzia Fides 09/07/2011)

    CHIRURGIA PER CAMBIARE SESSOALLE NEONATE: LA CONDANNA DELLA CHIESAÈ un fenomeno aberrante che ha preso piede nellostato del Madhya Pradesh (India centrale): si mol-tiplicano i casi in cui i medici praticano la chirur-gia per cambiare sesso a bambine neonate, surichiesta dei genitori che privilegiano i maschi. Ilgoverno dello stato ha lanciato un’indagine ufficia-le per bloccare la pratica, nota come "genitoplasti-ca", che ha già riscontrato 300 casi di bambine dietà inferiore a un anno operate nella città di Indore.Il costo dell'operazione è l'equivalente di circa3.200 dollari e la diffusione del fenomeno ha resoIndore meta di famiglie provenienti da città di altristati, come New Delhi e Mumbai.Attivisti e organizzazioni per i diritti umani hannodefinito la pratica "scioccante" e la CommissioneNazionale per la Protezione dell'Infanzia ha chiestoal governo severe misure per bloccarla. "Abbiamocondannato con forza, come Vescovi indiani, questa

    pratica orribile. È frutto di una mentalità cheprivilegia il maschio come fonte di profitto ecome figlio di maggior valore, mortificandola dignità femminile" spiega in un colloquiocon l'Agenzia Fides p. Charles Irudayam,Segretario della "Commissione per laGiustizia, la pace e lo sviluppo" dellaConferenza Episcopale dell'India. "Conoscevamo il fenomeno dell'aborto selet-tivo che, secondo alcuni studi, negli ultimi 20anni ha riguardato oltre 5 milioni di bambine.Il governo ha tentato di arginarlo con provve-dimenti ad hoc, e infatti si registra un decre-mento. Ora emerge l'operazione chirurgica.Credo che la responsabilità sia prima di tuttodei genitori, che la chiedono, poi dei mediciche la compiono. Occorre lavorare sempre dipiù - come sta facendo la Chiesa - per diffon-dere una cultura di uguaglianza di genere eper promuovere la dignità e i diritti della

    settembre 2011 il Cantico 21

    SSUUCCCCEEDDEE NNEELL MMOONNDDOO

  • donna nella società. Ma ci tro-viamo a dover combattere unamentalità radicata, ed è dunqueun'opera che richiede tempo",rimarca il Segretario. La Chiesacattolica, gestisce migliaia distrutture sanitarie, "apprezzateper la loro opera eccellente, chediffondono una mentalità e unapratica di rispetto della vita edella dignità umana. Bisognaproseguire nell'opera di educa-zione delle coscienze".P. Anand Muttungal, portavocedel Consiglio dei Vescovi delMadhya Pradesh, commenta aFides: "La preferenza almaschio è un fattore ancoraforte nelle famiglie di fedeindù, per la credenza che, peravere la salvezza, ci sia biso-gno di un figlio maschio. Conil fattore religioso, il problema diventa di ampiedimensioni. Come Chiesa del Madhya Pradesh

    abbiamo espresso la nostrapreoccupazione e cerchiamo diessere vicini ai problemi e aibisogni della gente".In India vivono circa 500milioni di donne, su una popo-lazione di oltre un miliardo dipersone. Sin dall'indipendenzalo stato ha promulgato leggiper tutelare i diritti delledonne, ma la disparità di gene-re è tuttora un problema aperto.Secondo dati delle Ong, lemorti infantili delle femminesuperano quelle dei maschi dioltre 300mila unità l'anno, acausa del privilegio dato aimaschi anche nella nutrizione.Le donne soffrono discrimina-zioni fin dall'infanzia, poi nel-l'accesso all'istruzione, nelmondo del lavoro e in tutti i

    settori della società.(PA) (Agenzia Fides 8/7/2011)

    settembre 2011 il Cantico 22

    Firma il tuo 5x1000per la

    Cooperativa SocialeFRATE JACOPA

    Per sostenere progetti di fraternità e di pace

    La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finalizzata a rendere concreta nel quotidiano la dottrina sociale della Chiesasecondo lo spirito di S. Francesco, attraverso attività sociali, educative, formative, ed in particolare attraverso pro-getti a favore degli ultimi.Vuole essere uno strumento per rispondere meglio a bisogni di categorie cui necessita aiuto, uno strumento opera-tivo per prendersi cura del bene comune nella interazione con la società civile e con le istituzioni nei vari territori.L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Frate Jacopa possa essere utile affinché il lievito della fraternitàpossa sempre meglio rendersi presente nella Chiesa e nella società, nella immutata fedeltà al carisma francesca-no, ricercando forme adeguate alla novità dei tempi per incontrare e servire i fratelli, facendoci loro prossimi. Esostenendo nella concreta operatività quella cultura della pace e del bene a cui sono chiamati i seguaci di S.Francesco nel mondo.Anche tu puoi sostenere le opere di fraternità destinando il 5 per mille alla Soc. Cooperativa Sociale FrateJacopa. Per farlo basta apporre nella tua dichiarazione dei redditi il numero di codice fiscale della CooperativaSociale Frate Jacopa, CF 09588331000, nell’apposito riquadro con la tua firma.La Cooperativa Frate Jacopa è a tua disposizione per qualsiasi chiarimento, tel. e fax 06631980, cell. 3282288455, 00165Roma, Viale delle Mura Aurelie, 8, www.coopfratejacopa.it, [email protected].

    * * *Per inviare offerte usa il bonifico bancario sul c/c Banca Prossima Gruppo Intesa S. Paolo, P.le Gregorio VII, IBAN IT82 H033 590160010000 0011125 intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, con la causale “Liberalità a favore della Cooperativa SocialeFrate Jacopa”. Verrà rilasciata ricevuta per usufruire delle deduzioni fiscali previste dalla legge.

    Società Cooperativa Sociale frate Jacopa

    Codice fiscale 09588331000