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Giugno-Luglio il Cantico n. 6-7/2016 1 il Cantico online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00167 Roma- Piazza Cardinal Ferrari, 1/c www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000 Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 ISSN 1974-2339 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO “LA MISERICORDIA DEL SIGNORE, PER OGNI ESSERE VIVENTE” - Messaggio Cei per la Giornata della Custodia del Creato 2 ABITARE LA TERRA, ABITARE LA CITTÀ - Convegno a Bellamonte 3 UCCISI PER LA DIFESA DEL CREATO - Giorgio Bernardelli 4 SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 6 COME AZZERRARE LA FAME - Luca La Mantia 7 SPECIALE ALLE RADICI DELLA FEDE LA MISERICORDIA NELLA PROSPETTIVA DELL’UMANESIMO FRANCESCANO - Note dalla relazione di p. Josè Antonio Merino - A cura di Argia Passoni 8 LA MISERICORDIA COME VIRTÙ CIVILE - p. Martín Carbajo Núñez 9 LA PAROLA E L’OPERARE - Graziella Baldo 14 1 PERSONA SU 113 COSTRETTA ALLA FUGA NEL MONDO - Dal rapporto Unhcr 15 INSIEME ALLE PERSONE IN FUGA #StandAsOne - Petizione 16 AMMONIRE I PECCATORI - Alberto Gambino 17 PER UN NUOVO UMANESIMO DEL LAVORO IN CRISTO SECONDO PAPA FRANCESCO - IV parte - S.E. Mons. Mario Toso 18 IL CROCIFISSO DI SAN DAMIANO TORNA A SAN DAMIANO - Amneris Marcucci 21 DAVANTI AL CROCIFISSO DI SAN DAMIANO - Amneris Marcucci 21 IL CANTICO 22 LA GIOIA DELLA FAMIGLIA - Calendario francescano 2017 - A cura di Lucia Baldo 23 SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 24

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Giugno-Luglio il Cantico n. 6-7/2016 1

il Canticoonline

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00167 Roma- Piazza Cardinal Ferrari, 1/cwww.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 ISSN 1974-2339

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIO“LA MISERICORDIA DEL SIGNORE, PER OGNI ESSERE VIVENTE” - Messaggio Ceiper la Giornata della Custodia del Creato 2ABITARE LA TERRA, ABITARE LA CITTÀ - Convegno a Bellamonte 3UCCISI PER LA DIFESA DEL CREATO - Giorgio Bernardelli 4SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 6COME AZZERRARE LA FAME - Luca La Mantia 7SPECIALE ALLE RADICI DELLA FEDELA MISERICORDIA NELLA PROSPETTIVA DELL’UMANESIMO FRANCESCANO -Note dalla relazione di p. Josè Antonio Merino - A cura di Argia Passoni 8LA MISERICORDIA COME VIRTÙ CIVILE - p. Martín Carbajo Núñez 9LA PAROLA E L’OPERARE - Graziella Baldo 141 PERSONA SU 113 COSTRETTA ALLA FUGA NEL MONDO - Dal rapporto Unhcr 15INSIEME ALLE PERSONE IN FUGA #StandAsOne - Petizione 16AMMONIRE I PECCATORI - Alberto Gambino 17PER UN NUOVO UMANESIMO DEL LAVORO IN CRISTO SECONDO PAPA FRANCESCO - IV parte -S.E. Mons. Mario Toso 18IL CROCIFISSO DI SAN DAMIANO TORNA A SAN DAMIANO - Amneris Marcucci 21DAVANTI AL CROCIFISSO DI SAN DAMIANO - Amneris Marcucci 21IL CANTICO 22LA GIOIA DELLA FAMIGLIA - Calendario francescano 2017 - A cura di Lucia Baldo 23SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 24

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Benediciamo il SignoreLa lode e la gratitudine sono la prima risposta aldono fondamentale che il Signore ci fa con la crea-zione. Alla scuola dei Salmi impariamo la praticadella benedizione per la bellezza del creato, il rendi-mento di grazie per il nutri-mento che ci offre e per lacura provvidente che ciavvolge. Anzi, tutte le crea-ture sono convocate, per unringraziamento cui nonbastano le parole umane:«Benedite, opere tutte delSignore, il Signore, lodateloed esaltatelo nei secoli»(Dan 3, 57); «Ogni viventedia lode al Signore» (Sal150, 6).Tale dinamismo accomunale Chiese cristiane, che purecondividono la fede nell’Eu-caristia, punto focale di taleesperienza. Essa «unisce ilcielo e la terra, abbraccia epenetra tutto il creato»; è«un atto di amore co-smico»2, che raccoglie inun’unica celebrazione ilmistero salvifico della Pa-squa e la storia dell’azionecreatrice del Dio misericor-

dioso. In essa, realtà vivificante in cui vive e si favicino ad ogni creatura, siamo educati a contemplareil mondo come sacramento della sua grazia.

Il grido della terraLeggere la Laudato si’ nell’Anno della misericordiasignifica anche imparare ad ascoltare il gemito e lasofferenza della «nostra oppressa e devastata terra»,assieme a quello dei «poveri più abbandonati e mal-trattati»3. Il nostro Paese è segnato in molti modidalla violenza che degrada la creazione: si pensi ainumerosi casi di inquinamento nelle città, che metto-no a rischio la salute e la stessa vita di molti – quasisempre soprattutto i più fragili, i più poveri, gli esclu-si. Si pensi all’avvelenamento di tanti territori, aseguito di pratiche industriali non sempre adeguata-mente controllate; alle tante morti, di cui magari sicomprende la causa solo dopo anni. Si pensi, ancora,agli effetti dei cambiamenti climatici che portano allacrescita dei cosiddetti ‘migranti ambientali’ e al loroimpatto sui cicli delle stagioni e sulla produzioneagricola; alla violenza di tanti eventi metereologiciestremi: veramente sono un «problema globale congravi implicazioni ambientali, sociali, economiche,distributive e politiche, e costituiscono una delleprincipali sfide attuali per l’umanità»4.

C’è, quindi, un grido dellaterra che va ascoltato conattenzione, nella varietà deisuoi aspetti; chiama ogniessere umano, in modo par-ticolare i credenti, alla curadella casa comune. Essa siesprime in un profondoripensamento del modellodi sviluppo, così come nelrinnovamento degli stili divita. La sfida è comunquequella di superare quella«cultura dello scarto»5, chetroppo spesso pervade siala vita sociale che quellapersonale, per orientarci adun «modello circolare»6,che limiti decisamente ilconsumo di risorse e laproduzione di inquinanti.Si tratta di costruire un’eco-nomia sostenibile, capacedi promuovere il lavoroumano in forme che custo-discano la casa comune.

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“LA MISERICORDIA DEL SIGNORE,PER OGNI ESSERE VIVENTE”

Messaggio per la 11ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato

«La misericordia dell’uomo riguarda il suoprossimo, la misericordia del Signore ogniessere vivente» (Sir 18, 12): così la Scritturacanta l’amore di Dio nella sua ampiezza senzamisura. Non a caso Papa Francesco sottolineache proprio “l’amore di Dio è la ragione fon-damentale di tutto il creato: «Tu infatti amitutte le cose che esistono e non provi disgustoper nessuna delle cose che hai creato; se aves-si odiato qualcosa, non l’avresti neppure for-mata» (Sap 11, 24)”1. Davvero la traboccantemisericordia del Dio trinitario si espande acreare un mondo ricco di una varietà di creatu-re. Celebrare la Giornata del Creato nell’Annogiubilare è, dunque, un invito a vivere fino infondo – nella nostra esperienza di fede, comenei comportamenti quotidiani – questa dimen-sione della misericordia divina.

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Misericordia per ogni creaturaLeggere in quest’Anno la Laudato si’ significapure accogliere l’invito ad allargare il nostro cuorenel praticare la misericordia, scoprendoci membridi una comunità della creazione, che vive di unamolteplicità di relazioni vitali. «Creati dallo stessoPadre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti dalegami invisibili e formiamo una sorta di famigliauniversale, una comunione sublime che ci spingead un rispetto sacro, amorevole e umile»7. Dobbiamo ancora imparare a condividere la tene-rezza del Padre per le sue creature, a riconoscerneil «valore intrinseco»8, aldilà della loro utilità pernoi. Dobbiamo ancora apprendere le forme di unrapporto equilibrato tra la cura che dobbiamo agliesseri umani – in particolare verso le vittime deldegrado ambientale provocato da guerre e migra-zioni obbligate – e l’attenzione per gli altri viventi:in parecchi casi le nostre relazioni con essi com-portano sofferenze che potrebbero essere evitate.

Convertirci alla misericordiaL’Enciclica Laudato si’ è tutta un invito alla conver-sione ecologica, a un riorientamento delle pratiche

che si radichi in un cuore rinnovato. Impariamo asperimentare, in modo più intenso il dono del creato,scoprendoci immersi in una misericordia che chiamaanche noi ad essere “in uscita”, nella cura responsa-bile per il creato e per la famiglia umana. Impariamoa praticare il dialogo con religioni e culture, a partiredalle Chiese cristiane, per ricercare assieme le vie diuna custodia efficace di «sorella terra»9.La Commissione Episcopale per i problemi sociali

e il lavoro, la giustizia e la paceLa Commissione Episcopale per l’ecumenismo

e il dialogo

Il Sussidio, la Preghiera e la Locandina della Giornataper la custodia del Creato sono rintracciabili sul sitowww.chiesaitaliana.it

1 FRANCESCO, Enc. Laudato si’, 24 maggio 2015, n. 77. 2 Ibid., n. 236. 3 Ibid., n. 2. 4 Ibid., n. 25. 5 Cf., Ibid., nn. 20-22. 6 Ibid., n. 22. 7 Ibid., n. 89. 8 Ibid., n. 140. 9 Ibid., n. 53.

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ConvegnoABITARE LA TERRA, ABITARE LA CITTÀ

Bellamonte, 23-26 agosto 2016Nell’ambito della Settimana nazionale di Fraternità aBellamonte (21-28 agosto 2016), nella splendida cattedralenaturale delle Dolomiti, si terrà un Convegno aperto a tutti sultema “ABITARE LA TERRA, ABITARE LA CITTÀ”. IlConvegno, promosso dalla Fraternità Francescana eCooperativa Sociale Frate Jacopa, con il Patrocinio delComune di Predazzo, intende porre attenzione alla via del-l’abitare indicata dal Convegno Ecclesiale Nazionale Firenze2015, per crescere nella coscienza di come abitare questonostro mondo globale in modo più solidale e fraterno.L’articolazione del tema prevede quattro pomeriggi, a parti-re dalle 16,30:martedì 23/8 “abitare il sociale. abitare la città” Rel. S.E.Mons. Mario Toso (Vescovo di Faenza Modigliana);mercoledì 24/8 “abitare il territorio” Tavola rotonda con lapartecipazione del Sindaco di Predazzo, Dott. Maria Bosin,della Segretaria Fondazione Dolomiti Unesco, Dott. MarcellaMorandini, e del Responsabile PSL della Diocesi di Trento, DonRodolfo Pizzolli;giovedì 25/8 “abitare le relazioni” Rel. Don MassimoSerretti (Pontificia Univ. Lateranense); a seguire comunica-zione della Dott. Letizia Atti (pedagogia e educazione mul-timediale) su “abitare la rete”;venerdì 26/8 “abitare la terra”. Sul tema dell’“inabitare” comu-

nicazione della Dott. Edes Guerrini (pedagogia e teologia).Sul tema “quale etica per abitare la casa comu-ne?” Rel. Don Marco Cagol (Direttore reg. PSL Triveneto, Presidente Fondazione Lanza).Precederà il Convegno, all’inizio della Settimana di fraternità, domenica 21/8 l’accoglienza nellaParrocchia di Predazzo, con la partecipazione alla S. Messa delle ore 18, presieduta dal Parroco DonGiorgio Broilo, mentre venerdì 26/8 concluderà l’incontro la preghiera per la custodia del creato,presieduta dall’Assistente P. Lorenzo Di Giuseppe ofm, nella Chiesetta di Bellamonte, secondo leintenzioni della Giornata indetta dalla Cei.

Per info e prenotazioni: Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa – tel. 06631980 – cell.3282288455 – [email protected], o consultare il programma dettagliato in www.fratejacopa.net –www.coopfratejacopa.it

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La fotografia che durante il primo Incontro deimovimenti popolari in Vaticano la mostra accan-to a Papa Francesco con il poncho degli indioslencha è già diventata un simbolo. Il 28 ottobre2014, c’era anche l’honduregna Berta Cáceres adascoltare le parole di Bergoglio sulle “Tre T” –tierra, techo y trabajo, cioè terra, casa e lavoro –come diritti irrinunciabili per i poveri. Poi – il 18giugno 2015 – era arrivata l’enciclica LaudatoSi’; e anche in quel testo, il primo in assolutodedicato da un Papa al Creato come “casa comu-ne” da preservare, Berta Cáceres aveva trovatoparole chiare sull’impegno delle popolazioniindigene in difesa dei propri territori, sfregiatidalla sete di materie prime dell’economia globa-le.«Quando rimangono nei loro territori, sono quelliche meglio se ne prendono cura – scriveva PapaFrancesco a proposito degli indios al numero 146dell’enciclica -. Tuttavia, in diverse parti delmondo, sono oggetto di pressioni affinché abban-donino le loro terre e le lascino libere per progettiestrattivi, agricoli o di allevamento che non pre-stano attenzione al degrado della natura e dellacultura».

Berta non poteva non leggere in queste parole lasua storia; quella della battaglia portata avanti peranni contro la diga di Aqua Zarca, un mega impian-to idroelettrico sostenuto dalla Cina e dalla Bancamondiale, che avrebbe comportato per centinaia diindios la perdita di ogni accesso alle sorgenti d’ac-qua. Battaglia alla fine vinta, con l’abbandono delprogetto da parte dei partner internazionali; ancheper questo, nel 2015, le era stato assegnatoil Goldman Environmental Prize, il più prestigiosoriconoscimento ambientalista. Eppure, né le paroledel Papa né il premio internazionale sono stati suf-ficienti a proteggerla dagli squadroni della morte: il3 marzo 2016 i killer sono entrati in casa sua ehanno ucciso anche lei. Come già successo a tantialtri prima, in Honduras e in altre parti del mondo.Berta Cáceres è il volto più noto dei martiridi Laudato Si’; quelli che durante l’anno ormai tra-scorso dalla pubblicazione dell’enciclica sonomorti in nome della difesa di quell’alleanza tral’uomo, la giustizia tra i popoli e il Creato che ildocumento di Papa Francesco invoca con forza.Perché le pressioni di cui parla l’enciclica nonhanno solo il volto di promesse o ricatti di ognitipo; quando tutto questo non basta nel mondo dioggi si continua a uccidere in nome delle materieprime o dell’energia a buon mercato; e in molte piùsituazioni di quelle che a prima vista si potrebbepensare.I dati statistici più recenti sono quelli forniti da unaricerca dell’ong Global Witness: dicono che tra il2002 e il 2014 nel mondo vi sono state due mortidi questo tipo alla settimana. Un trend in dramma-tica crescita e che nel biennio 2015-2016 tuttolascia pensare non abbia affatto rallentato. Ed è perquesto che – andando un po’ oltre la retorica deglianniversari – vogliamo provare qui a raccontare idodici mesi trascorsi dalla pubblicazionedi Laudato Si’, riproponendo almeno alcuni nomidi queste vittime, quelli portati alla ribalta dellecronache internazionali. Perché mentre in milleconvegni i potenti del mondo continuavano adesprimere a parole il loro consenso generale suiprincipi espressi da Papa Francesco nel suo docu-mento, la strage dell’uomo e del Creato in nomedel mero profitto andava avanti ugualmente, da unaparte all’altra della Terra.Erano passati poco più di due mesi dall’enciclica,ad esempio, quando il 25 agosto in Brasile veni-va colpito a morte Raimundo dos SantosRodrigues. Nella Vale do Pindaré, Stato delMaranhão, Raimundo faceva parte del ConselhoConsultivo da Reserva Biológica do Gurupi chesi batte contro la deforestazione illegale inun’area protetta. Aveva già ricevuto numerose

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UCCISI PER LA DIFESA DEL CREATOGiorgio Bernardelli

A un anno dalla pubblicazione dell’EnciclicaLaudato Si’ sono moltissimi i leader ambien-talisti assassinati in ogni angolo del pianeta.E molti altri continuano a lottare per unmondo più giusto.

Berta Caceres con papa Francesco in Vaticano.

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minacce per questa sua attività e aveva anchesporto denuncia nel novembre 2014. È stato ucci-so lo stesso nella sua casa di Bom Jardim.Pochi giorni dopo, il primo settembre, per volon-tà di Papa Francesco diventava ufficiale ancheper i cattolici la Giornata del Creato, in comunio-ne con i fratelli delle Chiese ortodosse. Ebbene:proprio in quel giorno un altro leader locale veni-va ucciso nelle Filippine per il suo impegno afianco delle popolazioni indigene, che difendonole loro terre. In quello stesso Paese, e per lo stes-so motivo, era stato ucciso, nell’ottobre 2011,padre Fausto Tentorio, missionario del Pime. Inun villaggio della provincia di Surigao del Sur,sull’isola di Mindanao, Emerico Samarca era ildirettore dell’Alternative Learning Center forAgricultural and Livelihood Development(Alcadev), una scuola che a partire dal rapportocon la terra provava a radicare le comunità triba-li locali nei villaggi della foresta. L’ha portato viaun gruppo paramilitare insieme a due abitanti delvillaggio: li hanno ritrovati tutti e tre sgozzati,mentre l’azienda agricola dell’Alcadev venivadata alle fiamme.Sempre nelle Filippine e sempre a Mindanao, il 27gennaio scorso è stata colpita un’altra attivista indige-na, Teresita Navacilla. La donna era una delle pro-motrici del movimento locale che si oppone alla rea-lizzazione della miniera di King-king nel distretto diPantukan nella Compostela Valley. In gioco c’è quelloche viene considerato il secondo maggiore giacimen-to di oro e rame del Paese, sul quale due compagnie –la Nationwide Development Corporation e la St.Augustine Gold and Copper Limited – hanno ottenutodalle autorità locali i diritti di estrazione. Il progettoprevede la realizzazione di una miniera a cielo aperto,togliendo di mezzo le popolazioni tribali locali. È perpiegare la loro opposizione che un sicario ha sparato aTeresita Navacilla: la donna è morta tre giorni dopo inospedale.

Poi è arrivato il marzo 2016, mese terribile per gliattivisti dell’ambiente nel mondo. Alla morte diBerta Cáceres, sempre in Honduras, ha fatto seguitoil 15 marzo l’uccisione di Nelson Garcia, anche luimembro del Consiglio civico delle organizzazionipopolari e indigene (Copinh), lo stesso organismodella Cáceres. Alcuni killer l’hanno ucciso sparando-gli in faccia a Rio Chiquito, dove la mattina stessa unpresidio di 150 persone organizzato dal Copinh erastato sgomberato dalle autorità pubbliche in uno deitanti terreni contesi. Confermando così l’Hondurascome tragica capitale di queste morti: secondol’ong Global Witness sono stati 101 gli attivistiambientalisti uccisi in questo Paese tra il 2010 e il2014.Sempre in Centramerica, ma nel vicino Guatemala,il giorno dopo è toccato a Walter MéndezBarrios, un noto ambientalista locale. Gli hannosparato il 16 marzo fuori dalla sua casa a LasCruces, nel dipartimento di Petén. Impegnato dauna vita per la difesa delle risorse naturalidella Reserva de la Biósfera Maya, nelle settimaneprecedenti alla sua uccisione aveva puntato il ditocontro la diga di Boca del Rio e, soprattutto, sul-l’impatto ambientale devastante della produzionedi olio di palma in Guatemala, la cui espansione stacausando la distruzione della foresta pluviale delPetén.Il 21 marzo, è stata la volta di uno dei Paesi più mar-toriati dell’Africa di oggi, la Repubblica democrati-ca del Congo, con l’uccisione di un sacerdote,padre Vincent Machozi, religioso degli Agostinianidell’Assunzione. La sua storia è quanto mai emble-matica dell’intreccio inseparabile tra la difesa deipopoli indigeni e le questioni ambientali, propriocome descritto dalla Laudato Si’. Padre Vincentdava voce infatti alle atrocità subite nel Nord delKivu dalle popolazioni nande, in quell’intreccio per-verso tra politici corrotti, milizie, interessi sullosfruttamento di risorse naturali (il coltan, in partico-

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lare utilizzato per l’industria tecnologica e bellica)che alimenta il conflitto in R.D. Congo. Da quandoera rientrato nel Paese nel 2012, dopo alcuni anninegli Stati Uniti, padre Machozi aveva ricevutonumerose minacce di morte e sapeva bene di essereun obiettivo. Alcuni testimoni hanno raccontato che,a chi gli sparava, prima di morire avrebbe detto:«Perché uccidi?».A chiudere il marzo di sangue di questo 2016, ilgiorno 22, è stato ucciso in Sudafrica SikhosiphiRhadebe, presidente dell’Amadiba CrisisCommittee, un gruppo fondato nel 2007 per la dife-sa dei diritti della comunità di Xolobeni. Rhadebeera in prima linea, in particolare, nella campagnacontro la realizzazione di una miniera a cielo aper-to di titanio da parte di una società locale control-lata dal grande gruppo australiano MineralCommodities. Un altro progetto che spazzerebbevia dalle loro terre le comunità locali, mettendonea rischio la sopravvivenza.All’elenco vale poi la pena di aggiungere unamorte avvenuta nel 2012, ma tornata a far parlaredi sé in aprile in Cambogia: è la storia dell’am-bientalista Chut Wutty, ucciso per le sue denun-ce sul disboscamento illegale delle foreste deiMonti Cardamomi, nel Sud-ovest del Paese. Lasua storia è tornata d’attualità perché una registainglese, Fran Lambrick, ha realizzato un docu-mentario sulla sua vicenda; ma le autorità diPhnom Penh ne hanno vietato la proiezione nelPaese. Il clamore sollevato è diventato, però, l’oc-casione per parlare anche di Sieng Darong e Sab

Yoh – due forestali uccisi nel novembre 2015nella foresta di Preah Vihear, presumibilmenteanche loro dalle compagnie che abbattono illegal-mente gli alberi per vendere il legno pregiato – edelle storie di quattro ambientalisti cambogiani,che si trovano in carcere per la loro opposizione adue progetti riguardanti una diga idroelettrica euna cava di sabbia.Infine, per le sue attività contro le deforestazio-ni illegali in Messico, dal mese di novembre sitrova in carcere anche Ildefonso ZamoraBaldomero, uno dei leader della comunità indi-gena Tlahuica di San Juan Atzingo, una localitàa ottanta chilometri a Sud-ovest di Città delMessico. Ufficialmente è accusato di aver parte-cipato a un furto, ma Amnesty International hasollevato forti dubbi sui testimoni che lo accu-sano. Per la sua attività contro le deforestazioniillegali Ildefonso ha già perso suo figlio Aldo,ucciso in un agguato nel 2007.Tanti nomi, tante storie, tanti luoghi. E sono solo lapunta dell’iceberg: quando questi attivisti non sonolegati a grandi gruppi internazionali, infatti, la loromorte finisce relegata in poche righe di cronachelocali, impossibili da ritrovare. La verità èche Laudato Si’, nel mondo di oggi, non è affattouna parola “sdolcinata”, ma il grido di tanti marti-ri. Accorgersene è il primo passo per uscire anchein questo ambito dalla “globalizzazione dell’indif-ferenza” che Papa Francesco tante volte ha denun-ciato.

(Da Mondo e Missione, 18 giugno 2016)

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La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospedale dedicato esclu-sivamente alla cura dei bambini poveri residenti in tutto il Sud-Ovestdella Colombia, nella città di Cali. Questa Fondazione è stata creata nel1924 e da allora è stata sempre al servizio dei bambini poveri e amma-lati che difficilmente potrebbero raggiungere un’altra struttura sanitaria.Lo spostamento forzato dei contadini verso la città ha prodotto una cre-scita significativa del numero dei bambini malati da zero a due anni erelativo aumento delle domande alla Clinica infantile. Considerando la

vita e la salute come diritti fondamentali dei bambini, la FondazioneClinica Infantile ha la necessità di migliorare ambienti, apparecchiaturee personale per salvare la vita di molti bambini poveri. Per questo moti-vo è necessario il sostegno finanziario di istituzioni e di privati al fine dipoter approntare interventi e soluzioni adeguate per questi bambini col-piti da complesse patologie endemiche, degenerative, infettive, conge-nite, ecc., causate da: clima tropicale, cattive condizioni alimentari e divita, servizi inadeguati, fattori ereditari.La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” ha accolto questa richiesta diaiuto, di cui si è fatto portatore p. José Antonio Merino, che conosce dipersona i responsabili della Fondazione e l’impegno umanitario da que-sta profuso. Le offerte, grandi e piccole, che saranno fatte tramite lacooperativa, saranno inviate, come nostro contributo alla realizzazionedi progetti per l’acquisto di attrezzature diagnostiche e l’allestimento diuna unità di cura intensiva per i bambini che richiedono interventi chi-rurgici postoperatori complessi.Chi intende partecipare può inviare la propria offerta con bonifico ban-cario sul c/c intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa pres-so Banca Prossima, precisando la causale “Liberalità a favore dellaCooperativa Sociale Frate Jacopa per il Progetto Club Noel Colombia”:IBAN: IT82H0335901600100000011125. Sarà rilasciata ricevuta perusufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge.

SOSTEGNO A DISTANZA - CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia attendono il nostro aiuto

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“Fame zero”, cioè garantire a tutti gli esseriumani del pianeta un’equa distribuzione dellerisorse e della ricchezza. Non più tre mondi, spera-ti da diverse soglie di benessere, ma uno solo, nelquale sia assicurato il pieno soddisfacimento deibisogni primari: cibo, acqua, casa e salute.L’auspicio è stato espresso da Papa Francescodurante la visita alla sede romana del Programmaalimentare mondiale (Pam), l’agenzia Onu che per-segue l’obiettivo di azzerare il problema dellafame. Uno schiaffo all’umanità che riguarda, oggi,795 milioni di persone, ed considerato più perico-loso per la salute dell’azione combinata di Aids,tubercolosi e malaria.Nel 2015 il Pam ha dato assistenza alimentare a76,7 milioni di persone in 81 Paesi. Tra questi, hafornito pasti scolastici e razioni di cibo a domici-lio per circa 15,7 milioni di bambini in zone diemergenza o post-emergenza. Sempre lo scorsoanno ha dato aiuto a 6,1 milioni di rifugiati, 16,4milioni di profughi interni e 1,3 milioni di ritorno.Con 13.500 dipendenti impegnati ad assistere unamedia di 90 milioni persone in 80 paesi del mondo,il Pam è la più grande organizzazione umanitariadel mondo. La signora Ertharin Cousin, che il Papaha oggi definito “una donna coraggiosa, a coura-gious woman”, è il dodicesimo direttore esecutivodell’agenzia Onu e ha assunto l’incarico ad apriledel 2012. A parte il saluto ufficiale che ha rivolto apapa Francesco nell’Auditorium della sede romanadel Pam, Cousin, presentando al Pontefice i dipen-denti e i loro familiari nel giardino dell’asilo chesorge accanto alla sede dell’Organismo, ha parlatodei dipendenti del Pam come di una “famiglia chelavora ogni giorno perché nessuno sia più affama-to”.

L’obiettivo è ambizioso: azzerare la fame entroil 2030. Ma per farlo, per prima cosa, occorreràsensibilizzare l’opinione pubblica mondiale. Lastessa che Bergoglio ha sferzato senza usare mezzitermini. Il rischio, ha sottolineato il Papa, è quel-lo di una “naturalizzazione della miseria”. Unapericolosa assuefazione al dolore altrui che ci fac-cia perdere ogni forma di empatia verso la soffe-renza. E crei un mondo cinico nel quale i singolidrammi, con l’indiretta complicità di un informa-tion overloading determinato dalla pluralità deimedia, vengano derubricati a “notizie” da leggerecon distacco. “La mancanza di alimenti non è qual-cosa di naturale – ha chiarito Bergoglio – non è undato né ovvio né evidente. Che oggi, in pieno seco-lo ventunesimo, molte persone patiscano questoflagello, è dovuto ad una egoista e cattiva distribu-zione delle risorse, a una mercantilizzazione deglialimenti”. E agli sprechi, che sono come “rubarealla mensa del povero”. Dagli anni 70 a oggi laquantità di cibo che finisce in discarica è aumenta-ta del 50%. Nel mondo ogni anno viene buttatocirca 1/3 della quantità di alimenti prodotti, mentrein Italia ogni persona, mediamente, ne spreca 146Kg. Se ne è parlato a Expo 2015 e se ne dovrà tor-nare a discutere al più presto. Perché la produzionedi cibo comporta non solo un dispendio gigantescodi risorse, comprese quelle idriche, ma inquina.Infine c’è il problema della guerra. Il SantoPadre lo ha affrontato anche nel corso del suo inter-vento al Pam. Diverse aree del pianeta, special-mente in Medio Oriente e in Africa, sono ostaggiodel terrorismo. L’azione militare condotta dallecoalizioni occidentali e dai governi o dalle milizielocali ha portato numerose città a subire un lungoassedio. Questo rende complicato l’invio di aiuti

umanitari, ma non (ha sottolinea-to il Papa) l’arrivo di armi.Un’ipocrisia lampante nel qualela stessa “fame viene utilizzata”come mezzo di distruzione. Delresto il commercio in armamentiresta fiorente. Secondo l’ultimorapporto dell’Istituto internazio-nale di ricerca sulla pace (Sipri)di Stoccolma l’industria bellica,dopo 4 anni di contrazione, è tor-nata a crescere. Nel 2015 la pro-duzione e la vendita di armihanno generato un mercato da1.676 miliardi di dollari, con unrialzo dell’1% rispetto al 2014. Epiù l’ombra della guerra si allargapiù il grido di dolore dell’umani-tà, affamata e abbandonata, si fainsopportabile. Per chi ancora èin grado di ascoltarlo…

Luca La Mantia (Interris)

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COME AZZERARE LA FAME

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Nel proporre il tema della misericordia nella prospettivadell’umanesimo francescano P. Merino ha preso comeriferimento nella prima parte la vita di S. Francescocome è tramandata dalle Fonti, dove la parola miseri-cordia ha una consistenza straordinaria, e nella secondaparte alcune linee del pensiero francescano di S.Bonaventura e di Giovanni Duns Scoto. Il relatore ha innanzitutto evidenziato come la vita di S.Francesco sia in definitiva una incarnazione continuadella misericordia, a partire dallosguardo del Crocefisso di S.Damiano, di fronte al quale il centrodello sguardo di S. Francesco cam-bia completamente. S. Francesco faesperienza dello sguardo come puri-ficazione del suo spirito. Era smarri-to, si sentiva peccatore, si sente per-donato, accolto. Un riflesso di questaesperienza di trasformazione profon-da lo troviamo nella splendida“Lettera a un ministro” (FF 235)dove, al ministro che ha problemi coisuoi frati, S. Francesco indica lamisericordia come “vera obbedien-za” da parte del Signore e comeamore senza pretesa “che per tediventino cristiani migliori”, conclu-dendo con l’appello ad operare mise-ricordia attraverso “lo sguardo e ilperdono”: “E in questo voglio cono-scere – dice la Lettera - se tu ami ilSignore ed ami me suo servo e tuo,se ti diporterai in questa maniera, ecioè: che non ci sia alcun frate al

mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare,che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni viasenza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedes-se perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. Ese, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi,amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo alSignore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli (FF235,9-11).Non solo le parole ma i gesti di Francesco parlano dimisericordia, basti pensare all’incontro con il lebbrosoin cui Francesco riesce ad accogliere il negativo, siferma, si avvicina e abbraccia; e nel suo Testamentoindica questo momento come l’inizio della sua conver-sione “il Signore mi condusse tra essi e usai con essimisericordia”. Ancora, la metafora del lupo e l’episodiodei briganti di Monte Casale rivelano la sapienza di unapedagogia progressiva di attenzione e di cura propriadell’usare misericordia poiché la conversione è gradua-le. La visione francescana del mondo e della vita è otti-mistica perché tutte le cose sono buone. Tutto è statocreato rivestito di misericordia. È il rendimento di gra-zie che sale dal Cantico delle Creature.P. Merino ha poi evidenziato alcuni tratti della scuoladi pensiero francescano, delineando in particolareattraverso S. Bonaventura e Duns Scoto, la visione

ottimistica della vita rispetto ad unanegatività che separava corpo e spi-rito, una visione cristocentrica, unavisione teologica trinitaria, paradig-ma dello stesso vivere sociale, esoprattutto una antropologia relazio-nale, con tutto ciò che ne conseguein termini di alterità, di dignità dellapersona e fraternità. L’umanesimofrancescano è un umanesimo dalleporte aperte. In un secolo di gerar-chizzazione, con tutto ciò che questoimplica di conflitto e di esclusione,S. Francesco cerca di trattare contutti, di parlare a tutti, sentendosifratello di tutti. A tutti egli annunciala ineffabile misericordia delSignore delle misericordie. E cirimanda, ha concluso il relatore, arimettere in circolazione questoumanesimo, del rispetto, dell’acco-glienza, dell’amabilità, della corte-sia, della benevolenza, della tenerez-za, della simpatia, della cura e dellaletizia. ■■

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LA MISERICORDIA NELLA PROSPETTIVADELL’UMANESIMO FRANCESCANO

Convegno “La via della misericordia” – Roma 30 aprile – 1 maggio 2016

Note dalla relazione di p. Josè Antonio Merino, Ofm

Francescanesimo e mondo attuale:stile di vita francescana. Miscellaniain onore di José A. Merino Abad, ofm,Edizioni Antonianum, Roma 2016, pp,676. Si tratta di un omaggio dellaFacoltà di Filosofia della PontificiaUniversità Antoniana al Prof. JoséAntonio Merino per i lunghi anni diservizio a favore della Facoltà edell’Università. Il volume può essererichiesto alle Edizioni Antonianum.

SPECIALEALLE RADICI DELLA FEDE

ALLE RADICI DELLA FEDE

LA VIADELLA MISERICORDIA

Roma, 29 aprile - 1 maggio 2016c/o Istituto Salesiano Gerini

FRATERNITÀ FRANCESCANAE COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA

A completamento dello Speciale, iniziato nelCantico n.5/2016 con le relazioni del Dott.Alessandro Gisotti “Comunicare la misericordia.La lezione di Francesco” e di S. Em. Card.Velasio De Paolis “Misericordia e conversione”,diamo di seguito una traccia sintetica dell’inte-ressante contributo offerto dal francescanista p.J.A. Merino (Pontificia Università Antonianum),mentre nelle pagine a seguire è pubblicata inte-gralmente la relazione di p. Martin CarbajoNúñez “La misericordia come virtù civile” che haconcluso l’incontro portando l’attenzione sullarigenerazione sociale della misericordia.

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Mi è stato chiesto di parlare sulla misericordiacome virtù civile. Cercherò di mostrare l’importan-za di essa per far fronte alle sfide etiche globaliodierne e poter costruire adeguatamente la vita insocietà1. Nella prima parte di questa relazione analizzeròalcune sfide etiche globali. Farò notare che il para-digma tecnocratico analizza e disseziona, ma non èin grado di arrivare a una visione globale e inclusi-va. Nella seconda parte si mostrerà che la virtùcivile della misericordia deve permeare lo svilup-po, la giustizia, le relazioni internazionali, la comu-nicazione e la politica.

1. Un mondo immisericordioso, senza beni rela-zionaliIl sistema economico globale sacrifica tutto all’ef-ficienza e propone l’interesse come motore del pro-gresso. La lotta di tutti contro tutti sarebbe il modopiù efficace di stimolare la creatività e lo sviluppo,oltre a generare le risorse necessarie per poter soc-correre, in un secondo momento, le inevitabili vit-time.

1.1. Il paradigma tecnocratico e cultura delloscartoLa Chiesa respinge l‘attuale paradigma tecnocrati-co, che sostituisce la politica con criteri tecnici escientifici. “La tecnologia, legata alla finanza, pre-tende di essere l’unica so luzione dei problemi”.Anziché accogliere e valoriz-zare, preferisce analizzare,oggettivare, dissezionare. Ilparadigma tecnocratico si tra-duce, a livello soggettivo, in unconsumismo esacerbato cheriduce tutto all’irrilevanza, asemplici prodotti da usare egettare in modo compulsivo. A livello personale e interna-zionale, si tende a etichettareed escludere i diversi e quelliche risultano scomodi, renden-do molto difficile il loro reinse-rimento nella vita sociale. Ipoveri e gli emarginati sonogià “la maggior parte del pia-neta”. Anche su Internet è suf-

ficiente un clic per sbarazzarsi dell’“amico” fasti-dioso.

1.2. La gratuità e la misericordia escluse o igno-rateL’antropocentrismo moderno, individualista edominatore, esclude la gratuità e promuove lalegge del più forte. “Qualunque cosa che sia fragi-le, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agliinteressi del mercato divinizzato”. La logica deldominio prevale sull’accoglienza e così si cerca disottomettere e analizzare, anziché contemplare e“ri-conoscere”.

1.2.1. Una dialettica di perenne conflittoL’indifferenza globale è un’altra manifestazionedella concezione antropologica negativa (homohomini lupus) che è alla base della cultura moder-na. Si ritiene che l’uomo non sia affidabile e che ilsuo agire risponda sempre all’istinto di autoconser-vazione. Di conseguenza, si giustifica una dialetti-ca di perenne conflitto a tutti i livelli. In economia,si promuove la guerra di interessi come il modo piùefficace di favorire lo sviluppo; in politica, si parladi scontro delle civiltà e si prepara attivamente laguerra con la scusa di garantire la pace (“Si vispacem para bellum”); in medicina, si lasciano daparte i trattamenti olistici per favorire la lotta diret-ta contro gli agenti patogeni; a livello socio-cultu-rale si cerca l’omogeneizzazione per sbarazzarsi di

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LA MISERICORDIA COME VIRTÙ CIVILEConvegno “La via della misericordia” - Roma 30 aprile - 1 maggio 2016

p. Martín Carbajo Núñez, Ofm*

SPECIALEALLE RADICI DELLA FEDE

ALLE RADICI DELLA FEDE

LA VIADELLA MISERICORDIA

Roma, 29 aprile - 1 maggio 2016c/o Istituto Salesiano Gerini

FRATERNITÀ FRANCESCANAE COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA

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qualunque alterità scomoda. L’eliminazione del-l’altro, ad ogni livello, sarebbe una potatura neces-saria per far sì che l’albero sociale possa rivitaliz-zarsi e crescere.L’uomo sarebbe costretto a sottomettere le forzeostili della natura per poter sopravvivere, giacchélui stesso sarebbe “estraneo al contesto ambientalein cui vive”. Si privilegia così una visione dellanatura come campo di battaglia di tutti contro tutti(“o mangi o sei mangiato”). La lotta per l’esisten-za tra le specie sarebbe inevitabile e necessaria pergarantire la selezione naturale e l’evoluzione(Darwin). Solo gli organismi più forti e meglioadattati prevalgono: gli altri sono un ostacolo daeliminare. La crisi ecologica è frutto di questavisione conflittuale che isola e allontana.

1.2.2. L’odio e la vendetta istituzionalizzataGruppi fondamentalisti, come l’auto-proclamato“Stato islamico” (Dáesh o Isis), utilizzano la simbo-logia dello scontro e della morte per tentare lo ster-minio fisico e psicologico degli “altri”, spingendo ipropri seguaci a immolare la propria vita per fare ilmaggior numero possibile di vittime anonime. Oltrea uccidere fisicamente, cercano pure di terrorizzare ilresto della popolazione, utilizzando i Mezzi diComunicazione Sociale (MCS) per amplificare l’ef-fetto della loro brutalità. Con una retorica equivalen-te, alcuni politici occidentali usano termini apocalit-tici per giustificare la propria reazione violenta espietata. Il modo in cui il mondo ha esaltato l’elimi-nazione di Bin Laden è solo un esempio.In questa stessa logica di vendetta spietata, si con-tinua ad applicare la pena di morte decenni dopoche il delitto è stato commesso, senza dare all’im-putato alcuna possibilità di redimersi, anche quan-do non costituisce più una minaccia per la società:“Chi rompe, paga’” senza condono né “per-dono”.

1.3. Relazioni fredde e strumentaliAttualmente, i MCS offrono molteplici modalità dicontatto, ma possono altresì isolarci “dai nostrivicini, le persone accanto a noi”. Di fatto, molte

persone sono oggi più connes-se “ma non si sentono coinvol-te, non vivono la compassio-ne”. Questa indifferenza globa-le, che è l’atteggiamento oppo-sto alla misericordia, minacciala pace e mette a rischio l’equi-librio ecologico.Il mancato riconoscimento del-l’altro come un Tu (“non-tui-smo“) è giustificato dai liberalicome la base più sicura perpoter garantire una convivenzaautenticamente democratica,giacché questo tipo di relazionianonime libererebbe l’indivi-duo da dipendenze socialiasfissianti, permettendogli di

avere la giustizia come unico referente, sia nel-l’ambito civile che in quello economico. Nel primocaso, potrà relazionarsi in modo maturo e autono-mo; nel secondo, potrà gestire le questioni econo-miche in modo razionale e metodico.Questo tipo di relazioni monetarie e strumentali(“ti pago e basta”) facilita la guerra di interessi,perché risulta più facile approfittarsi dell’altroquando si tratta di un essere anonimo, senza volto,uno sconosciuto. Anziché “darsi amichevolmentela mano”, si preferisce far appello a una mano invi-sibile che ignora “la realtà stessa di ciò che hadinanzi”, mentre si esalta l’avidità come motoredello sviluppo. Le decisioni sono prese in modofreddamente obiettivo, sulla base dell’indifferenza.La mancanza del contatto faccia a faccia porta a per-dere il rispetto e l’ammirazione di fronte al misterodel Tu. Risultano così più facili l’esibizionismo, ilbullismo (cyberbullying) e perfino l’eliminazione adistanza di migliaia di esseri umani (guerra condroni), come se si trattasse di un videogioco.Si parla di povertà, ma si evita il contatto direttocon i poveri. “Tanti professionisti, opinionisti,mezzi di comunicazione e centri di potere sonoubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senzacon tatto diretto con i loro problemi”.

2. La necessità della virtù civile della misericordia Di fronte al non-tuismo e alla globalizzazione del-l’indifferenza, Papa Francesco insiste sulla miseri-cordia come nucleo del messaggio evangelico esintesi della fede cristiana. La misericordia è ancheil filo rosso del suo insegnamento e dei suoi viag-gi. Il suo motto episcopale (“miserando atque eli-gendo”) indica che Dio guarda ciascuno con occhidi misericordia, gli assegna una missione unica eirripetibile, non si stanca mai di aspettarlo, lo redi-me. Siamo “miseri”, ma “cordialmente” amati.Dio rivela la sua onnipotenza “soprattutto con lamisericordia e il perdono”. Accogliendo la gratuitàdivina, l’uomo si sente chiamato a guardare tutti etutto con occhi di misericordia. Questo atteggiamen-to misericordioso non è sinonimo di ingenuità e nep-

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pure un “buonismo” irresponsabile che trascura laverità e la giustizia. La fede nell’Onnipotente portaad amare la persona al di sopra di tutto, proteggen-dola perfino da sé stessa.

2.1. L’amore misericordioso, principale forzadello sviluppoL‘amore misericordioso è l’origine, la forza princi-pale ed il destino dello sviluppo umano integrale. Difatto, il vero sviluppo è un dono divino, che sorgecon la fraternità e la potenzia ulteriormente. Senzacarità e senza fiducia reciproca il mercato si blocca.

“La vittoria sul sottosviluppo richiede di agire [...] soprat-tutto sulla progressiva apertura, in contesto mondiale, aforme di attività economica caratterizzate da quote di gra-tuità e di comunione. [...] Sia il mercato sia la politica hannobisogno di persone aperte al dono reciproco” (CV 39).

La carità stimola l’impegno e la responsabilità nelcollaborare per il bene comune. Non è un impulsoirrazionale, confuso, arbitrario. Senza una certasimpatia non si conosce nessuno e niente!”.Le relazioni familiari sono un esempio della gra-tuità che sprona alla collaborazione e alla promo-zione disinteressata dell’altro. Anche nella vitapubblica, benché l’amore possa sembrare ineffica-ce per risolvere i problemi pratici, in realtà è lamaggiore potenzialità umana, quella che più influi-sce sulla trasformazione della società, come hannodimostrato i santi e tanti altri personaggi della sto-ria. I Monti di Pietà e il microcredito sono soltantoalcune delle molte iniziative che dimostrano checiò si verifica anche nel campo economico.

2.2. La giustizia in chiave di misericordiaIn una società che promuove il non-tuismo e le rela-zioni basate sull’interesse monetario (cash nexus), lagiustizia è spesso intesa in senso impersonale,oggettivistico e minimalista. Prendendo spunto delladefinizione classica: “dare a ciascuno il suo”, la giu-stizia viene ridotta a una norma per le transazioni deldovuto, a un freddo scambio di beni materiali (“idiritti”), esteriori al soggetto: “Ti do quanto ti devoe basta”. Ciò che conta non è la persona, ma glioggetti scambiati. Il prossimo continua ad essere unestraneo trattato con indifferenza. Questo tipo digiustizia garantisce l’autonomia, ma non la fraterni-tà; l’ordine, ma non la pace.Questa giuridificazione della società ha avuto ilsuo riflesso anche a livello teologico. Il peccatosarebbe “il rifiuto di rendere a Dio il dovuto”, nonsottomettendo interamente la propria volontà allasua e offendendo così la sua santità. Per restituire aDio ciò che gli appartiene e placare la sua ira,sarebbe stato necessario il sacrificio del suo Figlioin croce, perché solo Lui poteva riparare questodebito infinito. Prendendo spunto da queste affer-mazioni, si potrebbe arrivare a pensare che il dolo-re, piuttosto che l’amore, avrebbe avuto un postocentrale nella Redenzione. Anselmo di Canterbury (1033-1109), nel tentativo direndere comprensibile ai non credenti la sua teoria disoddisfazione, usa un primo livello di ragionamento

logico e oggettivo, con un linguaggio tipicamentegiuridico-feudale. Questo livello, però, dovrebbeessere sempre inteso insieme agli altri due, in modoche l’intellectus fidei diventi pure contemplatio evisio. Anselmo sottolinea che la misericordia di Dioè sempre espressione coerente di giustizia, di graziae di assoluta libertà. Il Padre non ha costretto il Figlio“a morire controvoglia, e non ha permesso che fosseucciso, ma lui stesso, di sua spontanea volontà, hasopportato la morte per salvare gli uomini». “Dionon aveva bisogno di alcun sacrificio: è l’uomo cheaveva bisogno di tale morte per essere redento”. Inoltre, le tendenze rigoriste e tuzioriste dei secoliXVII e XVIII sottolineano il pessimismo antropo-logico, sottomettono la coscienza alla rigidità dellalegge e trasformano il sacramento della riconcilia-zione in una giudizio carico di severità, che spessoporta alla negazione dell’assoluzione e della comu-nione sacramentale. Papa Francesco, tuttavia,ricorda che “il confessionale non dev’essere unasala di tortura bensì il luogo della misericordia”.Oggi, il mondo globalizzato ha bisogno di assume-re un concetto più personalistico di giustizia, al

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FRANCESCO D’ASSISIE L’ETICA GLOBALE

Il mondo globalizzato offre molte possibilità dicomunicazione a distanza, ma crea ancheparticolarismi e discriminazioni. Come contri-buire a creare un mondo più solidale e frater-no, senza esclusi? San Francesco d'Assisi e ilpensiero francescano possono servire da ispi-razione e da segno profetico per un'umanitàriconciliata, che rispetti e salvaguardi la crea-zione. In questa linea, proponiamo l'ospitalitàcome la risposta etica più adeguata alle sfidedella globalizzazione. La presenza dialogantee l'apertura all'Altro, agli altri e alla natura,sono una base sicura per costruire un futuro disperanza e una convivenza pacifica, rispetto-sa e arricchente tra civiltà, religioni e culture.Il libro è edito dalle Edizioni MessaggeroPadova.

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fine di tutelare la dignità della persona e il suo rap-porto con gli altri. In effetti, la giustizia “non signi-fica vendetta, bensì la misericordia”; è una que-stione di cuore anziché un preciso calcolo deldovuto. La condanna e la lotta contro gli abusi nondevono impedire di guardare cordialmente il“misero” aggressore.

“Mentre ieri si poteva ritenere che prima bisognasseperseguire la giustizia e che la gratuità intervenissedopo come un complemento, oggi bisogna dire chesenza la gratuità non si riesce a realizzare nemmeno lagiustizia” (CV 38).

Il più grande criminale non smette di essere unpovero uomo, bisognoso di aiuto per poter supera-re la propria brutalità. L’opzione preferenziale peri poveri e gli esclusi si estende pure al nemico eall’aggressore ingiusto, che hanno il diritto di esse-re protetti perfino da loro stessi per renderli capacidi superare la propria malvagità. Allo stesso tempo,si deve fare il possibile perché possano redimersi ereintegrarsi nella comunità.Il fare giustizia, pertanto, significa proteggere gliinnocenti e, allo stesso tempo, restituire la dignitàa chi l’ha perduta, dandogli la possibilità di sentir-si di nuovo giusto. Altrimenti non si potrà mai diredi essere riusciti a ridargli ciò che è più suo. NellaBibbia, infatti, la giustizia è sempre espressione diamore che perdona e che spinge a costruire insie-me il destino comune. Praticando questo tipo digiustizia, sarà più facile costruire una cultura dellasolidarietà, misericordia e compassione, oltre a unarelazione più armonica con la natura.

2.3. La risoluzione dei conflittiGli esperti in dinamica di conflitti segnalano quattropunti fondamentali per arrivare a una risoluzioneduratura: 1) Separare la persona dal problema. 2)Focalizzarsi sugli interessi o sulle necessità che sot-tostanno alle posizioni contrastanti. 3) Ipotizzare un

ventaglio di risoluzioni che possano essere vantag-giose per entrambe le parti. 4) Insistere sull’uso dicriteri obiettivi.Si tratta sostanzialmente di fondare l’accettazionereciproca su nuove basi, al fine di evitare tensioni edi aprire alla collaborazione. A questi quattropunti, la Chiesa aggiunge la necessità della conver-sione e della misericordia. Dal cuore escono leingiustizie e, di conseguenza, è necessario guarirloper rendere possibile la riconciliazione e la giusti-zia, quella che non si limita a denunciare gli abusialtrui, mentre giustifica i propri. Perfino la soluzio-ne del problema ecologico richiede la conversione,“un cambiamento dell’essere umano”.

“Le migliori strutture, i sistemi meglio idealizzati diventa-no presto inumani se le inclinazioni inumane del cuoredell’uomo non sono risanate, se non c’è una conversionedel cuore e della mente di coloro che vivono in questestrutture o le dominano” (EN 36).

2.4. Recuperare la logica del donoIl profeta Isaia accetta di svolgere la propria mis-sione quando, alla luce della santità di Dio, si sco-pre “un uomo dalle labbra impure” (Is 6,5), magratuitamente amato e sostenuto. Questa profondaesperienza di gratuità rende possibile la logica deldono e il “per-dono”, che sono essenziali per gua-rire la radice dei conflitti e stabilire relazioni fra-terne. Bisogna sviluppare un’etica della cura e della tene-rezza, perché “non può essere autentico un senti-mento di intima unione con gli altri esseri dellanatura, se nello stesso tempo nel cuore non c’ètenerez za, compassione e preoccupazione per gliesseri umani”.

2.5. Una famiglia cordiale e universale“Noi tutti es seri dell’universo siamo uniti da legami invisibilie formiamo una sorta di famiglia universale“ (LS 89), così

strettamente relazionata che “la desertifi-cazione del suo lo è come una malattia per cias-cuno, e possiamo lamentare l’estinzione di unaspecie come fosse una mutilazione” (LS 89).Riconoscendo quest’unità nella diver-sità, Edgar Morin dice: “Il vero uma-nesimo è quello che riconosce in ogniessere vivente un altro simile e, allostesso tempo, diverso da me”. Infatti,tutte le creature esistono solo in dipen-denza, e sono state create “per com-pletarsi vicendevolmente, al serviziole une delle altre”. La natura potenziala collaborazione tra tutte le creature,sia a livello dei microrganismi sia adaltri livelli più facilmente verificabilida noi. Ad esempio, senza l’impollina-zione delle api saremmo privati dimolti frutti; senza il lavoro dei vermi,la terra non potrebbe rigenerarsi.Abbiamo bisogno di un approccio oli-stico, che metta in evidenza l’interdi-pendenza organica di tutto il creato.

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2.6. La politica della misericordiaA livello internazionale, il dialogo e la misericordiadovrebbero guidare la risoluzione dei conflitti. Unapolitica di misericordia non confonde la persona conil problema, cerca sempre l‘intesa, non cataloga l’av-versario come nemico irrecuperabile, disattiva la spi-rale dell’odio e dell’intolleranza. Il suo scopo è quel-lo di “creare ponti, favorire l’incontro e l’inclusione”,“uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle ven-dette”, “prevenire e risolvere le cause che possonodare origine a nuovi conflitti”.Non è mai troppo tardi per cercare la pace e la ricon-ciliazione. Pertanto, “è auspicabile che anche il lin-guaggio della politica e della diplomazia si lasci ispi-rare dalla misericordia, che nulla dà mai per perdu-to”. Si deve anche superare la politica dei blocchichiusi e “la logica binaria che divide il mondo in vit-time e carnefici”, buoni e cattivi, perpetuando così lamutua diffidenza. Vanno perseguiti invece obiettivipolitici di alto profilo, finalizzati al bene comune ditutta la famiglia umana, superando il populismo el’ossessione per i risultati a breve termine.I biografi di Francesco d’Assisi, modello di riferi-mento per il Papa, fanno notare che “tutta la sostan-za delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie ea gettare le fondamenta di nuovi patti di pace“.Sottolineano pure che il poverello si poneva in mezzoai litiganti, provava compassione per entrambe leparti e cercava di risolvere le cause oggettive del pro-blema, insistendo pure sulla necessità del perdono2.La Chiesa ha fiducia nell’umanità e, di conseguenza,il Papa invita alla responsabilità e alla speranza, inve-ce di insistere sulla denuncia: “È molto quello che sipuò fare!”. La decentralizzazione sussidiaria è pre-feribile alle decisioni prese dall’alto, che spessorisultano difficili da assumere da parte della popola-zione. Faciliterà anche il prendersi cura dell’ambien-te, che “è un bene comune, di tutti e per tutti”.Il Papa invita a “custodire le ragioni della speran-za”, “a non abbandonarsi alla rassegnazione eall’indifferenza”, a “maturare un cuore umile ecompassionevole”.

ConclusioneAbbiamo analizzato alcune sfide etiche globali chemettono in luce gli squilibri di un mondo immiseri-cordioso. L’analisi fatto dimostra che è urgente ricu-perare la misericordia come virtù civile. L’attualeparadigma tecnocratico ha favorito la cultura delloscarto e ha privilegiato il ben-avere sul ben-essere.Abbiamo bisogno di recuperare la gratuità, la fraterni-tà e il bene comune, cioè quel tipo di relazioni fami-liari che poggiano sulla misericordia e sul perdono.La Chiesa, “ sacramento universale della salvezza”(GS 45), proclama che tutte le cose saranno ricapi-tolate in Cristo (Ef 1,10) e cerca di promuovere lerelazioni fraterne e affettuose a tutti i livelli. Infatti,il piano di Dio è sempre rivolto all’intera famigliaumana, intesa come un unico corpo sociale.Questa fratellanza universale si oppone radicalmenteal non-tuismo capitalista. Il prossimo non è un essere

anonimo, senza volto, e neppure un avversario dasconfiggere o ingannare, ma un dono dell’Onnipotentee un compagno di strada del quale mi sento responsa-bile. Nella grande famiglia cosmica, niente e nessunoè superficiale o accessorio. Siamo chiamati a rafforza-re questi legami familiari e misericordiosi, mentrecamminiamo insieme verso «un cielo nuovo e unaterra nuova» (Ap 21,1).

* Pontificia Università Antonianum

1 La versione originale, ampliata e completa, in lingua spa-gnola e con apparato critico, della maggior parte della presen-te relazione: M. CARBAJO NÚÑEZ, «Desafíos éticos globales ala luz de la encíclica Laudato Si’ y del Jubileo de laMisericordia», in Didaskalia 46/1 (2016) 73-99.2 Cf. M. CARBAJO NÚÑEZ, Crisis económica. Una propuestafranciscana, BAC, Madrid 2013, 60-62.

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ECONOMIA FRANCESCANA.UNA PROPOSTA PER USCIRE DALLA CRISI

Il mondo globalizzato sta soffrendo una grave crisieconomico-finanziaria che ha condotto sull'orlodella bancarotta diversi Paesi occidentali, tra cuil'Italia. Molti analisti concordano nell'affermare cheessa non si configura come una delle tante situa-zioni critiche congiunturali, frequenti nel sistemacapitalistico, ma come una vera e propria crisistrutturale che sembra aver messo in discussionel'intero impianto economico e i fondamenti antro-pologici su cui si reggeva. Il libro documenta l'at-tualità dell'importante contributo che i francescanihanno offerto alla riflessione e alla pratica econo-mica nei secoli XIII-XV, svolgendo un ruolo decisi-vo nella nascita della moderna economia di mer-cato e arrivando persino a fondare istituzioni finan-ziarie come i Monti di Pietà. Risulta davvero para-dossale - ricorda l'autore - che un contributo cosìsignificativo all'umanizzazione della nuova econo-mia sia stato dato proprio da coloro che avevanoscelto di abbracciare la povertà più radicale.Proprio per questo non si può escludere che lerisposte di ieri possano orientare la ricerca di solu-zioni da dare ai problemi di oggi.Il libro è edito dalle Edizioni Dehoniane Bologna.

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“La lettera uccide, lo spirito vivifica”Nella Lettera a tutti i fedeli coloro che “con il propriocorpo servono il mondo attraverso gli istinti carnali ele sollecitudini mondane e le preoccupazioni di questavita” sono considerati “prigionieri del diavolo, del qualesono figli e fanno le opere” (FF 178/4). Nella Regolanon bollata è riportato un lungo elenco di “cose catti-ve” (FF 57) che escono dal cuore malato. Ma dopo questo elenco viene indicata la strada perguarire dai desideri carnali: “non dobbiamo fare altroche essere solleciti a seguire la volontà del Signore”come un terreno fertile a cui è affidato il seme dellaParola di Dio e non come il terreno roccioso o rico-perto di spine che soffoca la Parola e la rende infrut-tuosa (cfr. FF 58).L’immagine evangelica del seme che cade sul terrenoè ripresa da S. Francesco per far riflettere sul modo dirapportarsi alla Parola che può essere studiata confinalità diverse. La Parola rimane lettera morta, che uccide facendociripiegare su noi stessi, quando ce ne impossessiamoe ce ne serviamo per acquistare prestigio e così aver-ne una ricompensa.Come dice S. Francesco: “Sono uccisi dalla letteracoloro che desiderano sapere soltanto parole in mododa essere ritenuti più sapienti degli altri e poter acqui-stare grandi ricchezze… e non vogliono seguire lospirito della divina Scrittura, ma desiderano saperesolo parole e spiegarle agli altri” (FF 156).Costoro sono guidati dallo spirito della carne che“vuole e tenta di parlare molto, ma di fare poco… È diquesti che il Signore dice: «In verità vi dico, hannoricevuto la loro ricompensa»” (FF 48).Costoro rimangono estranei alla Parola; consideranole parole come un possesso, una ricchezza da usareper la loro vanità, ma non sono personalmente coin-volti dalla Parola, non le danno concretezza, non lamettono in pratica. In tal modo la falsificano in se stes-si, poiché essa propone l’operare come sua verità. El’inverarsi della Parola nell’operare è essenziale per ilprocesso di conversione dell’uomo, poiché la personaviene trasformata dagli atti che compie.La teologia francescana proclama il primato dellaprassi e considera fondamentale la santa operazione“in cui si dà il co-operare mutuo dello spirito dell’uomoe dello Spirito del Signore, che Francesco presentacome la beatitudine dell’uomo” (V. C. Bigi, Il lavoro el’operare negli Scritti di Francesco d’Assisi, Ed.Porziuncola, p.50). Nel compimento della santa operazione saniamo lanostra affettività, diventando pienamente immaginee similitudine di Cristo e possiamo essere suoi veritestimoni manifestandola agli altri con la nostraparola e con l’esempio (cfr. FF 156). Ecco perché S.Francesco si rivolge ai frati dicendo che “tutti i frati”(FF 46) devono predicare: sia i “teologi… che cidanno spirito e vita” (FF 115) sia coloro che, nonessendo in grado di predicare con le parole, lo fannocon le opere. La sola cosa necessaria per la veratestimonianza è avere una “religiosità e una santitàinteriore dello spirito” e non “una religiosità ed unasantità che appaia al di fuori agli uomini” (FF 48) eche è espressione dello “spirito della carne”.La religiosità è apparente quando è vissuta con lospirito d’orgoglio che desidera manifestare agliuomini le opere buone che compie con la speran-za di averne un compenso (cfr. FF 178).

Invece la religiosità è vera nel servo fedele che “rendetutti i suoi beni al Signore Iddio” (FF 168), nella con-sapevolezza che “tutti i beni sono suoi… e procedonotutti da Lui” (FF 49).

Il culto della ParolaS. Francesco è un vero testimone e, come tale, espri-me un culto incredibile nei confronti della propriaparola considerandola simile alla Parola di Dio.Nella Lettera a tutto l’Ordine, egli dice al ministrogenerale, a tutti i ministri generali che verranno dopodi lui, a tutti i custodi e guardiani che sono e chesaranno, di custodire il suo Scritto con cura e di farloosservare diligentemente “ora e sempre, finché dure-rà questo mondo” (FF 231).Nella Lettera ai reggitori di popoli egli promette comecerta la benedizione di Dio per coloro che custodiran-no il suo Scritto e lo osserveranno. Nella Lettera a tuttii fedeli egli prega e scongiura non solo di accoglierele sue parole e di metterle in pratica, ma anche difarne copie per inviarle ad altri, perché sono “spirito evita”; chi lo farà sarà benedetto dal Padre, dal Figlio edallo Spirito Santo.Anche nella Lettera a tutti i guardiani il Santo pregadi diffondere “presso i vescovi e gli altri chierici tutti lalettera che tratta del santissimo corpo e sangue delSignore nostro” (FF 247). E comanda inoltre di con-segnare ai governatori, ai consoli, ai capi delle nazio-ni un’altra sua lettera e di farne “tante copie e di con-segnarle con diligenza a coloro cui si devono conse-gnare” (FF 248).Nel Testamento lasciato come eredità ai frati, coman-da che la sue parole siano “santamente osservate”(cum sancta operazione) (FF 130), senza commenti(sine glossa), sino alla fine; chi le osserverà sarà ricol-mo in cielo della benedizione dell’Altissimo Padre, e interra sarà ripieno della benedizione del diletto Figliosuo col Santissimo Spirito Paraclito e con tutte lepotenze dei cieli e con tutti i santi.S. Francesco aveva la certezza profetica di se stesso,perché il Signore glielo aveva rivelato. Ma era ancheconsapevole che la forza delle sue parole derivavadall’aver messo in pratica la Parola di Dio, infatti lebiografie dicono che egli non diceva nulla che nonavesse fatto.In lui è veramente presente la Parola che si è invera-ta nell’azione e quindi ha valore di vita!

Graziella Baldo

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39LA PAROLA E L’OPERARE

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Dal rapporto annuale UNHCRIl rapporto annuale Global Trends dell’UNHCR,che traccia le migrazioni forzate nel mondo basan-dosi su dati forniti dai governi, dalle agenzie par-tner incluso l’Internal Displacement MonitoringCentre, e dai rapporti dell’organizzazione stessa,riporta circa 65.3 milioni di persone costrette allafuga nel 2015, rispetto ai 59.5 milioni di un annoprima. Per la prima volta viene superata la sogliadei 60 milioni di persone.Il totale di 65.3 milioni comprende 3.2 milioni dipersone che erano in attesa di decisione sulla lororichiesta d’asilo in paesi industrializzati a fine2015, 21.3 milioni di rifugiati nel mondo (1.8milioni in più rispetto al 2014 e il dato più alto dal-l’inizio degli anni novanta), e 40.8 milioni di per-sone costrette a fuggire dalla propria casa ma chesi trovavano ancora all’interno dei confini del loropaese (il numero più alto mai registrato, in aumen-to di 2.6 milioni rispetto al 2014).A livello globale, con una popolazione mondiale di7.349 miliardi di persone, questi numeri significa-no che 1 persona su 113 è oggi un richiedente asilo,sfollato interno o rifugiato – un livello di rischiosenza precedenti secondo l’UNHCR. In tutto, ilnumero di persone costrette alla fuga è più alto delnumero di abitanti della Francia, del Regno Unitoo dell’Italia.In molte regioni del mondo le migrazioni forzate sonoin aumento dalla metà degli anni novanta, in alcunicasi anche da prima, tuttavia il tasso di incremento siè alzato negli ultimi cinqueanni. Le ragioni principalisono tre: le crisi che causanograndi flussi di rifugiati dura-no, in media, più a lungo (adesempio, i conflitti in Somaliao Afghanistan stanno ormaientrando rispettivamente nelloro terzo e quarto decennio);è maggiore la frequenza concui si verificano nuove situa-zioni drammatiche o si riacu-tizzano crisi già in corso (lapiù grave oggi è la Siria, ma

negli ultimi cinque anni anche Sud Sudan, Yemen,Burundi, Ucraina, Repubblica Centrafricana, etc.); latempestività con cui si riescono a trovare soluzioniper rifugiati e sfollati interni è andata diminuendodalla fine della Guerra Fredda. Fino a 10 anni fa, allafine del 2005, l’UNHCR registrava circa 6 personecostrette a fuggire dalla propria casa ogni minuto.Oggi questo numero è salito a 24 ogni minuto, quasiil doppio della frequenza del respiro di una personaadulta.“Sempre più persone sono costrette a fuggire acausa di guerre e persecuzioni. Questo è di per sèpreoccupante, ma anche i fattori che mettono arischio i riugiati si stanno moltiplicando,“ hadichiarato Filippo Grandi, Alto Commissariodell’ONU per i Rifugiati. “Un numero spavento-so di rifugiati e migranti muore in mare ognianno; sulla terraferma, le persone che fuggonodalla guerra trovano la loro strada bloccata daconfini chiusi. La politica in alcuni paesi gravitasempre più verso restrizioni nell’accesso alleprocedure d’asilo. Oggi viene messa alla prova lavolontà dei paesi di collaborare non solo per irifugiati ma anche per l’interesse umano colletti-vo, e ciò che deve davvero prevalere è lo spiritodi unità.”

Circa la metà dei rifugiati del mondo sono bam-biniI bambini rappresentano il 51% dei rifugiati delmondo nel 2015, secondo i dati raccoltidall’UNHCR (gli autori del rapporto non avevanoa disposizione dati demografici completi). Molti diloro erano separati dai loro genitori o viaggiavanoda soli, un dato che desta molta preoccupazione. Intutto ci sono state 98.400 richieste d’asilo da partedi minori non accompagnati o separati dalle lorofamiglie. Questo numero, il più alto mai registratodall’UNHCR, mostra tragicamente quanto grandesia l’impatto che le migrazioni forzate nel mondohanno su queste giovani vite. ■■

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1 PERSONA SU 113 COSTRETTA ALLA FUGA NEL MONDO:LE MIGRAZIONI FORZATE RAGGIUNGONO I LIVELLI PIÙ ALTI DI SEMPRE

Nel 2015, guerra e persecuzioni hanno porta-to ad un significativo aumento delle migrazio-ni forzate nel mondo, che hanno toccato livel-li mai raggiunti in precedenza e comportanosofferenze umane immense. Questo è quantoemerge dal rapporto annuale pubblicatoidall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati.

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Oggi nel mondo più di 60 milioni di uomini,donne, bambini – gli abitanti di un paese comel’Italia! – sono in fuga da violenze, conflitti, fame,povertà, impatti del cambiamento climatico.Queste persone hanno perso tutto: la loro casa, illoro lavoro, spesso la propria famiglia.Oggi le nazioni più ricche del mondo non riescono aproteggere queste persone come dovrebbero, elasciano il peso dell’accoglienza dei rifugiati sullespalle delle nazioni più povere. In molti paesi, i rifu-giati non sono adeguatamente assistiti e protetti, nonpossono lavorare e i loro bambini non possono anda-re a scuola. Questo danneggia le loro opportunità diavere una vita migliore di quella che hanno lasciato.Il prossimo settembre i governi di tutto il mondo siincontreranno alle Nazioni Unite a New York perdefinire il loro impegno concreto per le persone

costrette a fuggire: questo è il momento di chiede-re loro di cambiare il destino di queste persone.Per questo abbiamo un obiettivo: raccogliere 100mila firme. Firma anche tu, chiedi al GovernoItaliano di impegnarsi per garantire sicurezza,dignità e la speranza in un futuro migliore alle per-sone costrette a fuggire.

PETIZIONE“INSIEME ALLE PERSONE IN FUGA”

Gentile Presidente Renzi,più di 60 milioni di persone in questo momentosono in fuga dai loro paesi. Fuggono da conflitti,violenza, povertà, fame, disastri ambientali ehanno perso tutto. Sono persone comuni, vittime dicircostanze fuori dal loro controllo. Hanno perso leloro case, il loro lavoro, le loro famiglie.Non possiamo restare indifferenti mentre vengonoviolati i loro diritti, i diritti di ognuno di noi.

Insieme chiediamo di– Proteggere la vita delle persone in fuga daguerre, disastri, fame e povertà, finanziando ade-guatamente le operazioni di ricerca e salvataggio in

mare e potenziando le opportuni-tà di ingresso legale in Italia edEuropa. Solo così si possonosmantellare le reti di trafficanti efar cessare i naufragi dinnanzialle nostre coste.– Assicurare a tutte le personein arrivo acqua, cibo, riparo,assistenza medica e il dirittodi chiedere asilo, diritti di basedi ogni essere umano che nonpossono essere violati. Neglihotspot in Sicilia migliaia dipersone in fuga non hanno potu-to chiedere protezione interna-zionale, come esplicitamenteprevisto dalla legge, e moltevivono ora in condizione diabbandono.– Garantire a tutti i richiedentiasilo la stessa opportunità. Oggistandard di accoglienza non uni-

formi sul territorio nazionale e un sistema di asiloframmentato generano forti diseguaglianze neltrattamento dei richiedenti asilo e rendono difficileindividuare sprechi di denaro pubblico e veri e pro-pri casi di malaffare.– Sostenere i diritti dei cittadini dei paesi piùpoveri, non le dittature e i regimi. Il nostropaese dichiara da tempo di volere investire nellosviluppo dei paesi più poveri: è ora di farlo dav-vero. I fondi italiani e quelli europei devono esse-re utilizzati per costruire scuole, strade e ospeda-li e promuovere l’economia dei paesi di origine,e non, come sta avvenendo ora, per finanziare larepressione dei flussi migratori, che ha costiumani altissimi.

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INSIEME ALLE PERSONE IN FUGA#StandAsOne

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa, condivi-dendo le finalità della Campagna Oxfam, invita adare la propria adesione personale alla petizione“INSIEME ALLE PERSONE IN FUGA”. Per tro-vare la petizione e apporre la tua firma entra nelsito www.oxfamitalia.org

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“Sono forse io il custode di mio fratello?”Queste sono le parole che pronuncia Cainoallorquando, dopo aver ucciso Abele,risponde al Signore che gli chiede dove sitrovi il fratello. Sono parole che segnalanoun’indifferenza, una distanza, la scelta dinon volersi fare carico della sorte del pro-prio fratello.Eppure la responsabilità verso la vita deglialtri, il loro cambiamento (“ammonire i pec-catori”, appunto) può divenire strumentodella Provvidenza per cambiare la storia e gliscenari di vita dell’uomo perduto e fargliassaporare l’amore di un Dio che è veramen-te Padre ed è pronto, come nella parabola delFigliol Prodigo, ad accoglierlo con amoreincondizionato e a donargli una nuova oppor-tunità.Ma l’opera di redenzione di Dio ha bisognoanche dell’amore dei fratelli del figliol prodi-go che siano disposti a creare un comunitàeducativa che lo accompagni nel difficile pro-cesso di espiazione e riabilitazione. Quandociò non accade la giustizia non è realizzata insenso integrale ed il rischio che un ammoni-mento fallito nella funzione rieducativadivenga una pena “diseducativa”, che para-dossalmente accentua, invece di contrastare, il pec-cato, l’errore della persona a discapito della società.Come sempre nel messaggio evangelico, l’unico fat-tore capace di trasformare – stabilmente e nel pro-fondo – l’esistenza è l’amore. Solo un richiamo per-meato da questa carità è capace di un salto di qualitàche lo faccia divenire vera “ammonizione” utile atutti: al peccatore ed alla società. L’ammonimentocome parola di amore da cui sgorga una comunitàeducativa.In tanti penseranno: belle parole di un’agenda deisogni disancorata da una quotidianità molto diver-sa e ben più dura.La Chiesa è demandata ad offrire al mondo, conlinguaggio profetico, la bellezza dell’uomo nuovoche non si rassegna al male ma vince il male colbene. “Vince in bono malum”, il motto Paolino èstato lungo i secoli l’esempio rivoluzionario deiSanti: trasformare i luoghi più bui della storia del-l’uomo in orizzonti illuminati dalla Speranza edall’Amore. E proprio questo manca alla nostrasocietà sempre più ripiegata su se stessa: non solonon riuscire a distinguere il bene dal male ma,ancor peggio, non riuscire più neppure a sognarloe desiderarlo.Papa Francesco ha accelerato la portata misericor-diosa dell’ammonimento nella consapevolezza del-l’urgenza per la Chiesa non solo di essere, maanche di apparire annunciatrice credibile del mes-saggio evangelico. Papa Francesco avverte e

segnala la necessità impellente che la Chiesa,madre e maestra, sia «luce e sale» di un mondo«affaticato e oppresso», testimone autentica dellabellezza e della gioia dell’incontro con CristoRisorto e compagna fedele dei poveri, degli emar-ginati e degli ultimi della terra. Ma per fare ciò, peravere la credibilità d’illuminare la coscienza trop-pe volte sopita dell’uomo moderno, la Chiesa e icredenti non devono poter essere accusati di faresconti a se stessi.Indicare «la via, la verità e la vita» all’uomo checade e stenta a rialzarsi, deve seguire il comporta-mento di chi vuole, anzi deve “ammonire” i pecca-tori rafforzando la propria e accendendo l’altruiconversione, con prassi, costumi e stili di vita ingrado di dimostrare che è possibile non rassegnar-si alla banalità e mediocrità esistenziale.Rosario Livatino ha scritto che al termine della vitanon ci sarà chiesto quanto siamo stati credentibensì quanto siamo stati credibili. Il Papa ci invitatutti a essere credibili sapendo che ciò sarà possi-bile solo se saremo stati prima autenticamente cre-denti.

Alberto GambinoProfessore ordinario di Diritto privato

docente di Filosofia del dirittonella Facoltà di Giurisprudenza,

Direttore del Dipartimento di Scienze Umane,Università Europea di Roma

Consigliere nazionale S&V

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AMMONIRE I PECCATORI

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4. LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI, CONDIZIONE DIUNA DEMOCRAZIA INCLUSIVA E PARTECIPATIVAChi è povero rimane escluso dalla partecipazionedella vita politica (cf EG 207). Rimane fuori dalcircuito della vita democratica, è emarginatorispetto ai luoghi decisionali, non ha chi lo rappre-senti. La povertà, per papa Francesco, viene com-battuta soprattutto, anche se non esclusivamente,creando la possibilità, oltre all’istruzione e all’assi-stenza sanitaria, di un lavoro dignitoso per tutti (cfEG n. 205)19. Il lavoro libero e creativo, partecipa-tivo e solidale, è lo strumento mediante cui il pove-ro può esprimere ed accrescere la sua dignità (cfEG n. 192), essere rappresentato e collaborare allarealizzazione del bene comune, avendo la possibi-lità di un minimo di istruzione che consente di pos-sedere una qualche opinione circa la conduzionedella res pubblica. Si tratta di una visione per unverso «classica» e per un altro verso «rivoluziona-ria» rispetto alla vulgata odierna, secondo cui ilprofitto è un valore assoluto, mentre il lavoro èconsiderato, come già detto, una variabile dipen-dente dei meccanismi monetari e finanziari. Una«democrazia ad alta intensità»20, che vuole scon-figgere le cause strutturali della povertà, in confor-mità al bene comune che l’ispira, non deve, dun-que, puntare allo smantellamento dello Stato socia-le di diritto, semmai ad una sua estensione e rifon-dazione in senso societario, senza rinunciare aidiritti fondamentali del lavoro. In questo contesto,semmai, bisognerà sempre distinguere tra dirittiindisponibili perché legati alla tutela della dignità edella libertà delle persone e diritti negoziabili per-ché legati alla contingenza e alla contrattazione.Una democrazia inclusiva e sostanziale, infatti,poggia sul presupposto che i diritti civili e politicinon possono essere reali, ovvero usufruibili, senza

che siano simultaneamente attuati i diritti sociali21,tra i quali il diritto fondamentale al lavoro. Senzadiritti politici, la gente non può essere sicura deipropri diritti personali; ma senza diritti sociali, idiritti politici rimangono un sogno irraggiungibile,un’inutile finzione per tutti coloro ai quali la leggeli riconosce su un piano meramente formale. In unpianeta in cui oramai la realizzazione dei dirittiappare un problema globale, sarebbe irrazionalepensare che essi possano essere garantiti e promos-si senza l’universalizzazione di una democrazia adalta intensità. Peraltro, non si deve nemmeno igno-rare, come suggeriscono le riflessioni dei massimipolitologi e sociologi, che la democrazia e la liber-tà non possono essere completamente e veramenterealizzate in un Paese senza che esse non lo sianoin tutti i Paesi del mondo. Il futuro della democra-zia e della libertà, afferma ad esempio ZygmuntBauman, o sarà garantito su scala planetaria, o nonlo sarà affatto22.Si tenga presente che per papa Francesco una eco-nomia e una democrazia inclusive23, come ancheun welfare societario altrettanto inclusivo sipotranno realizzare includendo i nuovi movimentipopolari24, ossia ripartendo dalle nuove «posizioniproletarie» e dai «nuovi scarti» della società neoli-berista, che il welfare tradizionale non è in grado diintercettare e che il pubblico non riesce a «vede-re»25.In particolare, per realizzare una democrazia inclu-siva poggiante su una economia altrettanto inclusi-va, occorre reagire e non accontentarsi, come giàaccennato, di soluzioni – utili, ma insufficienti –centrate sulla carità assistenziale. Questa è imparirispetto alla creazione di opportunità di lavoro pertutti, che solo una solidarietà più grande può propi-ziare. Vanno affrontate e risolte le cause struttura-li della povertà e dell’inequità (cf EG n. 202),vanno superati i piani assistenziali che sono solu-zioni provvisorie. Va soprattutto creata un’econo-mia nuova ed «onesta», inclusiva, con l’aiuto di

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PER UN NUOVO UMANESIMO DEL LAVOROIN CRISTO SECONDO PAPA FRANCESCO

IV parte

S.E. Mons. Mario Toso*

Pubblichiamo la 4ª e ultima parte della articola-ta relazione di S.E. Mons. Mario Toso “Per unnuovo umanesimo del lavoro secondo PapaFrancesco”. Dato l’argomento sempre di grandeinteresse segnaliamo che le parti 1ª, 2ª e 3ª deltema sono reperibili rispettivamente nei seguentinumeri del Cantico: Cantico on line n.6/2015,n.7/2015, n.5/2016 (www.coopfratejacopa.it –http://ilcantico.fratejacopa.net)

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una politica «buona», di istituzioni pubbliche rifor-mate. Non basta l’azione pur meritoria, e talvoltaeroica, delle Caritas diocesane. Non si tratta solodi dare da mangiare, ma di mettere la gente in con-dizione di portare il pane a casa, di guadagnarlo edi vivere con dignità. «[…] Non è sufficiente spe-rare che i poveri raccolgano le briciole che cadonodalla tavola dei ricchi. Sono necessarie azionidirette a favore dei più svantaggiati, l’attenzioneper i quali, come quella per i più piccoli all’internodi una famiglia, dovrebbe essere prioritaria per igovernanti»26. Ci vuole proprio l’apporto specificoed insostituibile della politica, che è una delleespressioni più alte dell’Amore, del servizio27, eche ha a sua disposizione i mezzi di una solidarie-tà più grande rispetto a quella assistenziale.Secondo papa Francesco, urge l’azione di una poli-tica che non sia succube del capitalismo finanzia-rio, che riacquisti cioè il primato rispetto al capita-lismo finanziario e che si ponga a servizio del benecomune (cf EG n. 205) e sia, pertanto, in grado diorientare i mercati finanziari non solo al potenzia-mento dell’economia produttiva, ma anche di pro-porre politiche attive del lavoro per tutti. PapaFrancesco afferma chiaramente che noi oggi abbia-mo bisogno di uomini politici che si impegnano asanare le radici profonde dei mali sociali e che,aprendosi a Dio, abbiano veramente a cuore lasocietà, il popolo, la vita dei poveri. Ci si formauna nuova mentalità politica ed economica proprioa partire dall’apertura alla Trascendenza, che aiutaad allargare le proprie prospettive e a superare laesiziale dicotomia tra economia e bene comunesociale. È proprio quanto suggerisce il Convegnoecclesiale di Firenze che punta a seminare unnuovo umanesimo nei solchi della storia a partireda una vita intesa incentrata in Gesù Cristo.

5. CONCLUSIONENei paesi del G20, l’ampia e persistente mancanza diposti di lavoro, sia in termini di quantità che di qua-lità, sta compromettendo la ripresa della crescita eco-nomica. È quanto sostiene il rapporto G20 labourmarkets: outlook, key challenges and policy respon-ses, preparato da ILO, OCSE e Banca Mondiale perla riunione dei Ministri del lavoro che si è svolto aMelbourne il 10 e l’11 settembre 201428.In questo momento storico, sembra che in Europaprevalga la prospettiva di una politica ridotta prin-cipalmente ad attività di risanamento, di conteni-mento dei deficit dello Stato, di tagli al Welfare. InItalia, a parte alcuni tentativi timidi ed insufficien-ti, mancano robuste politiche del lavoro per tutti,dello sviluppo industriale, dello sviluppo integrale,sostenibile, inclusivo; non è curato adeguatamenteil rapporto del mondo della scuola con il mondodel lavoro, non per rendere la scuola strumentale almondo delle imprese, ma perché prepari per la vitaanche con riferimento alla professione29. Finchénon si disporrà non solo di mercati monetari efinanziari orientati al bene comune, ma anche di

istituzioni internazionali dotate di poteri reali per illoro controllo effettivo − dato che il territorionazionale non è più il perimetro sufficiente pervigilare sui meccanismi e sui flussi di scambiosovranazionali −, e per elaborare organiche politi-che attive del lavoro, politiche fiscali armonizzatetra loro, nonché politiche che favoriscano decisa-mente la ricerca e l’innovazione, non si potràdisporre di una politica complessiva veramente aservizio del bene comune, di una «democraziainclusiva» a più alta intensità.

Vivendo in un contesto in cui è cresciuta la distan-za tra rappresentanti e rappresentati, tra la culturadei primi e i bisogni dei secondi, si sente, in parti-colare, l’urgenza di nuovi movimenti dei lavoratoripiù coesi, più capaci di agire in sinergia con tuttiquei soggetti sociali e politici che credono in unanuova cultura del lavoro, inteso in senso personali-sta, solidale, aperto alla trascendenza e30, pertanto,si battono per un nuovo ordinamento economico esociale, come spazio di fraternità, di giustizia, didignità per tutti e di pace31.

* Vescovo di Faenza Modigliana, già SegretarioPontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

19 La Caritas in veritate di Benedetto XVI ha cercato di defi-nire che cosa sia un lavoro «dignitoso» a partire dall’espres-sione decent work propria del lessico adottato dall’Organiz-zazione internazionale del lavoro. «Che cosa significa la paro-la “decenza” applicata al lavoro – si domanda papa Ratzinger- ? Significa un lavoro che, in ogni società, sia l'espressionedella dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavo-ro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori,uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità; un lavoroche, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettatial di fuori di ogni discriminazione; un lavoro che consenta disoddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli,senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare; un lavo-ro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e difar sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio suffi-ciente per ritrovare le proprie radici a livello personale, fami-liare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti allapensione una condizione dignitosa» (Caritas in veritate, n.63).20 Si tratta di una espressione usata anche dal cardinaleBergoglio: cf ad es. J. M. BERGOGLIO, Noi come cittadini. Noicome popolo. Verso un bicentenario in giustizia e solidarietà.

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2010-2016, LEV-Jaca Book, Città del Vaticano-Milano 2013,p. 29; M. TOSO, L’utopia democratica di papa Francesco, inC. ALBORETTI, La buona battaglia. Politica e bene comune aitempi della casta, Tau Editrice, Todi 2014, pp. 105-130.21 Per una visione unitaria dei diritti, nonché per una riflessio-ne articolata sull’importanza dei diritti sociali, si veda L.FERRAJOLI, Dei diritti e delle garanzie. Conversazione con M.Barberis, Il Mulino 2013. Il diritto al lavoro oggi trova unostacolo alla sua realizzazione anche nella crescita del con-vincimento che una maggior flessibilità, attuata a mezzo dicontratti sempre più brevi ed insicuri, faccia aumentare l’oc-cupazione; e, inoltre, nel fatto che le imprese sono statesospinte a costruire un modello produttivo finanziario total-mente asservito alla libertà di movimento del capitale. A que-sto proposito, Luciano Gallino, noto esperto delle trasforma-zioni del lavoro e dei processi produttivi nell’epoca della glo-balizzazione, in un suo recente saggio, ha scritto che la cre-denza che una maggior flessibilità del lavoro aumenti l’occu-pazione equivale, quanto a fondamenta empiriche, alla cre-denza che la terra è piatta. «Nondimeno – egli sottolinea – seuno afferma che la terra è piatta trova oggi pochi consensi, lacredenza che la flessibilità del lavoro favorisca l’occupazioneviene ancora condivisa e riproposta da politici, ministri, giuri-sti, esperti di mercato del lavoro, economisti, ad onta dei disa-strosi dati che ogni giorno circolano sull’incessante aumentodei lavoratori precari e delle condizioni in cui vivono osopravvivono» (L. GALLINO, Vite rinviate. Lo scandalo dellavoro precario, Editori Laterza, Roma-Bari 2014, p. 54).22 Cf, ad esempio, Z. BAUMAN, Il demone della paura, EditoriLaterza-Gruppo Editoriale L’Espresso Spa, Roma-Bari- Roma2014, p. 48. Sul rapporto tra democrazia e libertà si veda: M.TOSO, Democrazia e libertà. Laicità oltre il neoilluminismopostmoderno, LAS, Roma 2006.23 Sul tema della democrazia inclusiva ci permettiamo di rin-viare a: M. TOSO, Riappropriarsi della democrazia, LEV, Cittàdel Vaticano 2015, seconda ristampa.24 Cf Discorso del santo Padre Francesco ai partecipantiall’incontro mondiale dei Movimenti popolari (martedì, 28ottobre 2014). Ecco le precise parole di papa Francesco: «Imovimenti popolari esprimono la necessità urgente di rivita-lizzare le nostre democrazie, tante volte dirottate da innume-revoli fattori. È impossibile immaginare un futuro per la socie-tà senza la partecipazione come protagoniste delle grandimaggioranze e questo protagonismo trascende i procedimentilogici della democrazia formale. La prospettiva di un mondodi pace e di giustizia durature ci chiede di superare l’assisten-zialismo paternalista, esige da noi che creiamo nuove forme di

partecipazione che includano i movimenti popolari e animinole strutture di governo locali, nazionali e internazionali conquel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimentodegli esclusi nella costruzione del destino comune. E ciò conanimo costruttivo, senza risentimento, con amore».25 Cf IUSVE-LISES-CONFCOOPERATIVE-FEDEERSOLIDARIETÀVENETO, Rizomi per un nuovo welfare, Edizioni Proget,Padova 2014, p. 78. Nel senso di una democrazia e di un wel-fare inclusivi va anche il discorso di papa Francesco rivolto aipartecipanti all’Incontro mondiale dei Movimenti popolari(28 ottobre 2014), Aula vecchia del Sinodo, Città delVaticano.26 Messaggio del Santo Padre Francesco al Presidente delPanamá in occasione del VII Vertice delle Americhe (10 apri-le 2015).27 Cf FRANCESCO, Discorso pronunciato davanti alla popola-zione di Scampia in piazza Giovanni Paolo II (21 marzo2015).28 Secondo il rapporto realizzato dalla Banca mondiale edall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppoeconomico), sono oltre cento milioni le persone attualmentesenza un’occupazione nei Paesi del G20, mentre sono quasi500 milioni nel mondo i cosiddetti lavoratori poveri, ovveroquelli che vivono con meno di due dollari al mese.29 Purtroppo, in alcune Regioni ove ci sarebbe un maggiorbisogno di preparazione al mondo del lavoro, le scuole pro-fessionali sono penalizzate, non adeguatamente promosse,mentre sarebbe necessario investire di più in esse, anche pernon abbandonare i giovani nelle mani della mafia. Sul sistemaprofessionale italiano si veda almeno: L’intelligenza nellemani. Educazione al lavoro nella formazione professionale, acura di Dario Nicoli, Rubbettino, Catanzaro 2014.30 Non va dimenticato che «la cultura del lavoro – affermapapa Francesco in un suo discorso non letto ma consegnato almondo del lavoro il 22 settembre 2013 a Cagliari – in con-fronto a quella dell’assistenzialismo, implica educazione allavoro fin da giovani, accompagnamento al lavoro, dignità perogni attività lavorativa, condivisione del lavoro, eliminazionedi ogni lavoro nero».31 Conscio che il tema del lavoro dignitoso è collegato con lagiustizia sociale e la pace, il Pontificio Consiglio dellaGiustizia e della Pace ha collaborato volentieri con l’OIT(Organizzazione internazionale del lavoro) perché fosse pre-parato un testo che illustrasse la convergenza di varie religio-ni sul senso del lavoro e sulla sua promozione: OFICINAINTERNACIONAL DEL TRABAJO, Convergencias: el trabajo y lajusticia social en las tradiciones religiosas, Ginebra 2012.

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L’economia inclusiva, proposta da Papa Francesco, rifiuta davverol’economia di mercato? È forse sinonimo di economia e finanza centra-lizzate, totalmente pianificate? L’economia e la finanza devono mante-nersi totalmente autonome rispetto alla politica e al bene comune, perpoter essere funzionali ad un’economia e ad una democrazia inclusive?Quali passi concreti sono da ritenersi necessari per poter usufruire diistituzioni internazionali e sovranazionali commisurate ad un mercato ead una finanza globali?Papa Francesco, come i suoi predecessori, propone un’economia aservizio del bene comune, ossia tale da sconfiggere le cause struttura-li della povertà e da realizzare uno sviluppo integrale, solidale e soste-nibile per tutti. L’insegnamento sociale dei pontefici, come è mostratonel saggio che qui si presenta, combatte ogni forma di infeudamentodella politica alla finanza. Nello stesso tempo crede che sia possibilerealizzare un’economia di mercato «amica» dell’uomo e della demo-crazia.

M. TOSO, Per un’economia che fa vivere tutti. La prospettiva del magistero sociale dei pontefici sinoa Papa Francesco, LEV, Città del Vaticano 2015, 104 pp.

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Siamo andati a San Damiano giovedì pomeriggiocon la piccola Fratrnità Frate Jacopa; non potevamomancare al richiamo di quel Crocifisso, che dopo piùdi 750 anni, tornava nella sua sede naturale, nel luogoda cui aveva parlato al giovane Francesco indicando-gli cosa voleva che facesse: “Va’ e ripara la mia casa,che, come vedi, è tutta in rovina”.Ci siamo ritrovati immersi nel silenzio del luogo;abbiamo passato i controlli e ci siamo seduti unpo’, ad attendere alcuni fratelli, sugli antichi sedilidi pietra. Poche cose ci siamo detti per non turbarela quiete: avremmo trovato lì quel Crocifisso cheaveva parlato a Francesco e che da secoli era custo-dito dalle Clarisse.

Siamo entrati nella Chiesetta già piena di persone inpreghiera; siamo stati in piedi, sotto la Croce, con losguardo rivolto in alto a contemplare il volto di Gesù.Come sul Tabor, un senso di pace profonda mi hainvaso e non riuscivo a distogliere gli occhi.Ho ringraziato per essere lì, ho pregato perché si apris-se il nostro cuore al perdono, all’amore, alla pace.Ho presentato al Signore tutte le difficoltà persona-li, familiari, ho presentato i tanti fratelli, gli amici,la situazione locale, la situazione mondiale cosìturbata e oscura.Non mi era mai successo di stare lì un’ora a contem-plare il volto del Crocifisso, ad essere guardata daquegli occhi così aperti e non avevo mai notato quel-l’orecchio scoperto, tra i capelli, sempre pronto adascoltarci; me l’ha fatto notare una sorella nelle breviriflessioni che ci siamo scambiate a fine visita.

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IL CROCIFISSO DI SAN DAMIANOTORNA A SAN DAMIANO

DAVANTI AL CROCIFISSODI SAN DAMIANO

Sono qui a contemplarti,Signore, come sul Tabor.Il Tuo volto, Signore,di pace mi parla, d'amore donato.Tutti li ho portati con meper adorarti, alto e glorioso Dio.Tutti purificaci, tutti risanaci,tutti invia a riparar la Chiesa,la nostra casa del cuore,la Madre Chiesa vessata e vilipesa.Come sul Tabor, Signore,nel silenzio a contemplartia parlarti di lui, di loro,dei fratelli vicini e lontani,degli amici più cari;fa che sentiamo il Tuo amorefa che, amati, riamiamo.Che gioia, Signore, contemplartiin questa Croce di San Damianohai lo sguardo dell’eternità.Grazie, Signore, che mi fai stare qui;grazie, Signore, per tanta pace;grazie, Signore, per questo piccolo germoglio di fraternità.Sgorga dal cuore “Alto e glorioso Dio”,lo canto nel silenzio dell'animacome profonda preghiera.(Pomeriggio del 16/6/16 a San Damiano, con lapiccola Fraternità Frate Jacopa, a contemplareil Crocifisso che parlò a Francesco)

Amneris Marcucci

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Quale gioia stare lì, insieme, sul sagrato, a parlaresottovoce per non disturbare, così vicino al luogodel Cantico e insieme abbiamo recitato “Alto e glo-rioso Dio”.Un dono speciale è stata la possibilità di andareanche il sabato; alle sei ero già in movimento e ilsole giocava a sbucare e a nascondersi dietro ilcolle di Assisi; a tratti c’erano lunghe ombre, a trat-ti ancora il sole non si vedeva. Ho trovato parcheg-gio a quell’ora; c’era un silenzio totale, poi timidiuccellini hanno iniziato a cinguettare piano piano. Era ancora chiuso il portone centrale; dalla grata, inalto, ho visto il Crocifisso illuminato. Sono entratadalla porta laterale ed ho trovato posto in vicinanzadella finestrella dove Francesco aveva gettato il dena-ro che il Prete di San Damiano non aveva voluto pren-dere perché ben conosceva Pietro di Bernardone.Intensa la preghiera, quel parlare a tu per tu chescalda il cuore. Si è riempita la Chiesetta, giovanifrati si son posti nel coro; il suono delle campanegioioso, la luce che illumina improvvisa; inizianole Lodi mattutine.Nella Santa Messa la Parola che mi raggiunge è diaffidamento, di affidamento totale al Signore per-chè Lui che provvede per i gigli dei campi certa-mente provvederà per me; importante l’invito anon servire due padroni e, come ha aggiunto ilcelebrante, a non servire il servo ma il Padrone.Un clima di gioia era in tutti noi lì presenti; nei gio-

vani Frati venuti a mo di pellegrini daSan Francesco, nei Celebranti consci delprezioso dono di questo Crocifisso resti-tuito, anche se per breve tempo al suoluogo di origine, nelle persone presentiper il grande amore a Francesco.Mi è stato chiesto perché, dopo secoli, ilcrocifisso di San Damiano è stato riportatoal suo luogo originario; non conosco larisposta ufficiale, ma ho dedotto che sia percelebrare in modo speciale l'anno giubilaredella Misericordia; la grande Misericordiadi Dio nei confronti di Francesco, nei nostriconfronti, un Dio che dà risposta al nostro“Cosa vuoi che faccia?”; “Va’ e ripara lamia casa, che, come vedi, è tutta in rovina!”.

Penso di fare cosa gradita nel segnalarvi dove tro-vare gli interventi salienti e le omelie che hannocaratterizzato queste giornate indimenticabili, concalma ve li potrete gustare.Come prima meditazione vi propongo quella delVescovo Vittorio Viola che pone in evidenza “lasovrabbondante ondata di misericordia, che superala nostra inadeguatezza, colma ogni distanza chenoi poniamo, vince ogni nostro rifiuto; una miseri-cordia che è lo sguardo del Crocifisso che ci cercae ci trova, ovunque siamo”.E ancora il “rinnegare se stessi” racchiuso in treverbi ricorrenti negli scritti di Francesco, e in par-ticolare nella Ammonizioni: non appropriarsi,espropriarsi, restituire; non appropriarci delle cose,dei servizi, della scienza, di noi stessi, della propriavolontà per creare il necessario spazio per Dio; unospazio che “non deve essere grande, ma vuoto, per-ché il Signore possa regnare”.Ancora, mons. Viola ha richiamato l’invito di santaChiara a specchiarsi nel Crocifisso, perché nel Suovolto noi vediamo ciò che siamo chiamati a diventa-re, ciò che lo Spirito vuole realizzare in noi: la con-formità a Gesù crocifisso e risorto, i suoi pensieri, isuoi sentimenti, le sue scelte, Cristo vivo in noi.

Amneris Marcucci

Per ascoltare le meditazioni visita www.assisiofm.itIS

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IL CANTICO“Il Cantico” continua la sua storia a servizio del messaggio francescanonella convinzione di poter offrire così un servizio per la promozione delladignità di ogni uomo e di tutti gli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbonamento di € 25,00sul ccp intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - RomaIBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceverai anche Il Canticoon line! Invia la tua email a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibilità di dif-fondere “Il Cantico” e riceverai in omaggio il volume “Poveri per vivereda fratelli”, Ed. Coop. Sociale Frate Jacopa, Roma 2014.

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L’Esortazione Apostolica “Amoris laetitia” sull’amo-re nella famiglia, si pone nella linea dellaMisericordia e di un dialogo sempre aperto a ulte-riori sviluppi e novità di prospettive (cf AL 3).L’approccio dell’Esortazione si fonda sulla “concre-tezza”, nella consapevolezza che “la realtà è supe-riore all’idea” (EG 231). Questo non significa cheidea e realtà siano alternative tra loro, ma che devo-no essere in dialogo poiché solo la realtà “illuminatadal ragionamento” (EG 232), ci coinvolge, ponendo-ci sul piano dell’esperienza, nell’ottica dell’incarna-zione. L’“Amoris laetitia” rifug-ge da un’impostazione astrat-ta e ideologica poiché, ispiran-dosi allo sguardo misericordio-so del Padre che si china sullarealtà così com’essa è, fatta digioie e di dolori, di santità e diinfedeltà, di miseria e di resur-rezione, propone come mo-dello Cristo che ha condivisocon tutti, nella quotidianità,momenti di vita lieti e tristi,vivendo a contatto con i pec-catori, poiché sono i malati,non i sani, ad avere bisognodel medico.L’“Amoris laetitia” prospettaun modello di Chiesa che siacompagna di viaggio dellafamiglia perché quest’ultimanon sia abbandonata al suodestino, ma senta accanto asé una presenza autorevole eamorevole al tempo stesso,che l’aiuti a comprenderel’autentica volontà di Dio. Diqui l’importanza del discerni-mento a cui le coscienzedevono essere educate cam-minando insieme alla Chiesa. L’“Amoris laetitia” presenta unavisione dell’amore misericordio-so che si fa accogliente in unaproporzione che è “fuori misu-ra”, eccedente i meriti e i deme-riti di ciascuno. Nella prospetti-va di porre l’accento su unaChiesa intesa come Famigliadelle famiglie umane e deipopoli con le loro storie e le lorodiverse tradizioni e culture,emerge il dinamismo dell’essere perennemente “inuscita”, aperti all’incontro e al dialogo propri di unaChiesa che vuol essere inclusiva per vivere comepopolo in cammino che non vuol perdere nessunolungo la strada, nemmeno (anzi soprattutto) chi è piùfragile e più lento. Tra le parole chiave dell’Esortazione apostolica, laprima e quella che in questo calendario abbiamovoluto evidenziare maggiormente, è la gioia. Incontinuità con “Evangelii Gaudium”, nell’“AmorisLaetitia” si passa dalla gioia del Vangelo alla gioiadella famiglia. Lo si vede fin dalle prime paroledell’“Amoris laetitia”: “La gioia dell’amore che sivive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa”

(AL 1). Ciò non significa che si idealizzi la vita fami-liare, poiché vengono enumerati molti aspetti dellacrisi che rendono oggi difficile formare una famigliae mantenersi fedele ad essa. Si parla della “culturadel provvisorio” in cui siamo immersi e che ci renderefrattari a compiere scelte definitive di qualunquetipo. Si fa riferimento “alla rapidità con cui le perso-ne passano da una relazione affettiva ad un’altra”(AL 39), al “narcisismo” che “rende le persone inca-paci di guardare al di là di se stesse, dei propridesideri e necessità” e così via. Ma, proprio per

questi limiti, anzi in ragione diessi, quello che vale la penadi riscoprire è che “l’amore dàsempre vita” (AL 165), nelsenso che la famiglia non èsolo l’ambito della generazio-ne, ma è anche il luogo “del-l’accoglienza della vita chearriva come dono di Dio” (AL166). La famiglia è altresì “illuogo dove si insegna acogliere le ragioni e la bellez-za della fede, a pregare e aservire il prossimo” (AL 287),il luogo dove ci “si rallegradella felicità dell’altro...” (AL110). Senza minimizzare legrandi possibilità di male e irischi di caduta a cui la fami-glia è esposta quotidiana-mente, proprio per l’elevatogrado di prossimità che inessa realizza, noi sappiamoche, secondo la visione cri-stiana, nella famiglia può tro-vare spazio un amore per l’al-tro che dona “il gusto di con-templare e apprezzare ciòche è bello e sacro del suoessere personale” (AL 127). Oggi prevalgono stili di vitaimprontati al consumismo, cheimpoveriscono il senso esteti-co, spengono la gioia e la tene-rezza. Invece la famiglia è unaluce che brilla e scalda i cuori.“Ogni casa è un candelabro”(Borges), un “concreto vivente”(Guardini) che illumina le tene-bre del mondo minacciato da“un individualismo esasperato

che snatura i legami familiari e finisce per considera-re ogni componente della famiglia come un’isola…”(AL 33).La famiglia oggi è attaccata proprio perché espri-me una forza tenace difficilmente manipolabile estrumentalizzabile dai condizionamenti esterni.Essa è una presenza “resiliente”, forte e semprenuova, dinamica e fedele a se stessa. “Così i coniu-gi cristiani dipingono il grigio dello spazio pubblicoriempiendolo con i colori della fraternità…” (AL184) e, “partecipando al mistero della croce diCristo, che trasforma le difficoltà e le sofferenze inofferta d’amore” (AL 317), possono sperimentarela presenza del Signore risorto. ■■

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39LA GIOIA DELLA FAMIGLIA

Il Calendario Francescano 2017vuole aiutarci, alla luce dell’“AmorisLaetitia”, ad aprire gli occhi e ilcuore sulla bellezza della famiglia.L’andare di mese in mese alla risco-perta di ciò che costituisce la gioiadella famiglia possa essere di sti-molo a custodirne la preziosità e arigenerarne la fecondità, perapprendere ad abitare la terracome unica famiglia umana.

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La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finalizzata a rendere concreta nel quotidiano la dot-trina sociale della Chiesa secondo lo spirito di S. Francesco, attraverso attività sociali, edu-cative, formative, ed in particolare attraverso progetti a favore degli ultimi. Vuole essere unostrumento operativo per prendersi cura del bene comune nella interazione con la societàcivile e con le istituzioni nei vari territori.L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Frate Jacopa possa essere utile affinché illievito della fraternità possa sempre meglio rendersi presente nella Chiesa e nella società,nella immutata fedeltà al carisma francescano, ricercando forme adeguate alla novità dei tempiper incontrare e servire i fratelli, facendoci loro prossimi. E sostenendo nella concreta operati-vità quella cultura della pace e del bene a cui sono chiamati i seguaci di S. Francesco nelmondo.

LE NOSTRE ATTIVITÀ* Scuola di Pace operante con particolare attenzione ai temi della Pace, della Custodia delCreato, del Bene Comune e della Comunicazione (approfondimento interdisciplinare alla lucedella Dottrina Sociale della Chiesa e della Spiritualità Francescana).* Pubblicazione Rivista Nazionale “Il Cantico”.* Testi di formazione, Atti di Convegni, Schede di sensibilizzazione.* Collaborazione di volontariato con Diocesi, con la Caritas e con il Servizio Accoglienza Vita.Collaborazione con il Tavolo per la Pace della Provincia di Bologna.* Progetto formazione-lavoro per ragazzi diversamente abili e percorsi di autonomia incollaborazione con l’Associazione “Solidabile Onlus”.* Percorsi della Scuola di Pace sul territorio: Progetto “Stili di vita per un nuovo vivereinsieme”.* Lavoro a tutela dei beni di creazione, con l’adesione alla Campagna Acqua Bene Comunee alla Campagna Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana. Cibo per tutti”.* Adesione al Forum Sad, alle Campagne, “L’Italia sono anch’io”, “Sulla fame non si spe-cula”, “Uno di noi” e alla Campagna “Povertà zero” della Caritas Europea e Italiana.* Sostegno a distanza. Sostegno Iniziativa Struttura Sanitaria Club Noel per l’infanzia poveradella Colombia.

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