PrimaPagina sett. 2014

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SCONTRO DEI TORNADO IL RACCONTO DEI SOCCORSI

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mensile per Teramo e provincia www.primapaginaweb.it

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SCONTRODEI TORNADO

IL RACCONTO DEI SOCCORSI

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TERAMOTeatro Comunale

direttore artisticoUGO PAGLIAI

www.primoriccitelli.it

Regione Abruzzo

Provincia di Teramo

Città di Teramo

Fondazione Tercas

Camera di Commercio di Teramo

Giovedì 13 novembre ore 21 (Turno A)Venerdì 14 novembre ore 17 (Turno C)Venerdì 14 novembre ore 21 (Turno B)

Teatro Eliseoin collaborazione con Francesco Bellomo

GIULIANA LOJODICEcon la partecipazione di GIUSEPPE PAMBIERI

LA PROFESSIONE DELLASIGNORA WARRENdi George Bernard Shawregia di Giancarlo Sepe

Lunedì 24 novembre ore 21 (Turno A)Martedì 25 novembre ore 17 (Turno C)Martedì 25 novembre ore 21 (Turno B)

TiesseteatroANNA GALIENAMARINA MASSIRONIAMANDA SANDRELLISERGIO MUNIZ

TRESdi Juan Carlos Rubioregia di Chiara Noschese

Martedì 9 dicembre ore 21 (Turno A)Mercoledì 10 dicembre ore 21 (Turno B)Giovedì 11 dicembre ore 17 (Turno C)

Teatro e Società di Pietro MezzasomaGIULIANA DE SIO

NOTTURNO DI DONNACON OSPITIdi Annibale Ruccelloregia di Enrico Maria Lamanna

Martedì 16 dicembre ore 21 (Turno A)Mercoledì 17 dicembre ore 17 (Turno C)Mercoledì 17 dicembre ore 21 (Turno B)

Khora.teatro/TSAALESSANDRO PREZIOSIcon la partecipazione di NANDO PAONE

DON GIOVANNIdi Molièreregia di Alessandro Preziosi

Martedì 20 gennaio ore 21 (Turno A)Mercoledì 21 gennaio ore 17 (Turno C)Mercoledì 21 gennaio ore 21 (Turno B)

Compagnia Orsiniin collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola

UMBERTO ORSINI

IL GIUOCO DELLE PARTIdi Luigi Pirandelloregia di Roberto Valerio

Mercoledì 11 febbraio ore 21 (Turno A)Giovedì 12 febbraio ore 17 (Turno C)Giovedì 12 febbraio ore 21 (Turno B)

Teatro Eliseoin collaborazione con Fuxia contesti d’immagine

LEO GULLOTTA

PRIMA DEL SILENZIOdi Giuseppe Patroni Griffiregia di Fabio Grossi

Martedì 3 marzo ore 21 (Turno A)Mercoledì 4 marzo ore 17 (Turno C)Mercoledì 4 marzo ore 21 (Turno B)

ErreTiTeatro30EMILIO SOLFRIZZI

SARTO PER SIGNORAdi Georges Feydeauregia di Valerio Binasco

Giovedì 9 aprile ore 21 (Turno A)Venerdì 10 aprile ore 17 (Turno C)Venerdì 10 aprile ore 21 (Turno B)

Quisquilie production srl e Mariano AnagniSERGIO ASSISIBIANCA GUACCERO

OGGI STO DA DIOdi Lorenzo Gioielliregia di Mauro Mandolini

INFORMAZIONIEnte Morale Società della Musica

e del Teatro “Primo Riccitelli”Via Nazario Sauro, 27 - Teramo

Tel. 0861 243777 · Fax 0861 [email protected]

Teatro ComunaleVia Rozzi, 3 - Teramo

Tel. 0861 246773 · Fax 0861 241520

ORARIO SPETTACOLITurno A (serale): ore 21Turno B (serale): ore 21

Turno C (pomeridiano): ore 17

Inizio campagna abbonamentiMercoledì 24 Settembre 2014

conferma prelazioni entro il 19 settembre

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Alla Corte dei... conti (che non tornano)di Antonella Lorenzi13

EconomiaEconomia CAMERA DI COMMERCIO & CONFARTIGIANATO

Chiuso il 25 SETTEMBRE 2014

La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli pubblicati è dei

singoli autori, da intendersi libera espressione degli stessi.

Alcune collaborazioni sono gratuite.

L’editore ha compiuto ogni sforzo per contattare gli autori delle

immagini. Qualora non fosse riuscito, rimane a disposizione per

rimediare alle eventuali omissioni

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pubblicate o ridistribuite senza il consenso dei titolari dei diritti.

64 Aglio, olio e...di Mafalda Bruno

67 Il Timido Voracedi Maurizio Orsini

IMPRESA ASSOCIATA

Iscritto a:UNIONE STAMPAPERIODICA ITALIANA

51 SETTEMBRE 2014PrimaPagina - il mensile di E.C.S. Editori

DIRETTORE RESPONSABILE:

Direttore Editoriale

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Amministratoredelegato:

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DISTRIBUZIONE

Mira [email protected]

Enrico [email protected]

Via V. Pilotti - TeramoTel & Fax . 0861. [email protected]

Daniela [email protected]

Nicola Arletti

Pikit di Remo Leonzi

cell. 345.2468623

Pegaso distribuzini

Hanno collaborato: Dante BelliniClementina BerardoccoElena Di BonaventuraMafalda BrunoGennaro CozzolinoMaria CroceAlessandra D’AndreaGianluca Di CarloAdele Di FeliciantonioGiovanni Di GiannataleLaura Di PaolantonioValeria Di UbaldoAlessandro FrattaroliAngela FoscoDaniele LeoneLuca LeporeAntonella LorenziFederico O. OppedisanoMaurizio OrsiniDaniela PalantraniOreste PetricolaAnna PiersantiSerafino PulciniGianfranco PucaRaffaele RaiolaNicola Paolo RossettiPietro SerraniChiara SantarelliMartina TacconelliGuido Visconti n. 605 del 14.07.09 - n. 20081 - 2281-5651Reg. Trib. TE - R.O.C - ISSN

8Job Act o la Riforma impossibile (in Italia)di Mira Carpineta

D’Alfonso e le “case della salute”di Daniele Leone16

SanitàSanità L’ACCESSO ALLA SANITÀ DEI CITTADINI

Ma allora cosa manca?di Martina Tacconelli e Luca Lepore34

SocialeSociale GIOVANI, ADOLESCENTI & CO. COME CAMBIA IL RAPPORTO GENITORI FIGLI

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I NOSTRI ESPERTI

in questo numero

Nicola Paolo Rosettiavvocato

pres. giov. avvocati di Teramo

free press - n. 51 anno 5

Gianfranco Pucaavvocato - mediatore

professionista, presidente

associazione "Persona e Tutela"

Raffaele Raiolaarchitetto urbanista ambientale

Valeria Di Ubaldopsicologo cognitivo

comportamentale

Gennaro Cozzolinoavvocato

magistrato onorario

Laura Di Paolantoniodottore commercialista

Alessandra D’Andreaveterinario

Anna Piersantidietista

In Copertina:

“Invisible Children” for Australian Childhood Foundation

- Released: April 2009; Avertiser: Australian Childhood

Foundation; Agency: JWT Melbourne - Country: Australia -

from www.funnycommercialworld.com

Le immagini contenute nel magazine

rispondono alla pratica del “FAIR USE”

per la divulgazione scientifica e culturale

Oreste Petricolamental coach

10L’Articolo 18: cos’è?di Daniela Palantrani

SOMMARIO

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L’ultima parola la scriverà, forse, il giudice

fallimentare Giovanni Cirillo, chiamato ad

esprimersi sulla procedura fallimentare di

Cirsu spa...

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cosìIo la penso

ettevo in fi la le mie bambole sin da bambi-na, per insegnar loro i primi rudimenti dell’es-sere via via più umane, insegnavo loro le let-

tere, i colori, i numeri e vedevo nella plastica muta dei loro visi un certo di-screto interesse, forse lo specchio del mio superbo spirito di comunicatrice. Da grande ho continuato a percorrere l’audace scalata della conoscenza, con i miei ottimi voti ho dato lustro e vanto a chi, con mille sacrifi ci, ha voluto offrir-mi delle “possibilità”. Si, per noi nati nei “ruggenti” anni ottanta, era naturale stu-diare per esigere dalla vita altre possibi-lità: tuo nonno era un solerte minatore? bene, suo fi glio sarà un impiegato o un geometra o un profi cuo commerciante. Tuo padre è un impiegato? bene, tu sarai

un docente o un medico o un brillante ingegnere. Peccato,era uno scherzo...vi siete sbagliati, ci siamo svegliati. Il mio sogno di diventare insegnante sta tramutandosi progressivamente in una sorta di titanica ascesa al monte Everest, una lotta strenua contro l’abnorme mo-stro della burocrazia, e di una selezione cinica, non saprei ancora dire se giusta. Ci hanno raccontato la favola dell’uni-versità come garante di un futuro che fosse adeguato alle nostre aspettative e conforme alle nostre inclinazioni. Hanno anche detto che, si salvi chi può, già da lì sarebbero state operate le prime scre-mature, i migliori sarebbero rimasti e, dicevano, il posto per i migliori in una so-cietà moderna ed evoluta e giusta come la nostra, non è mai mancato.Dicono di aver coraggio, mentre i dati economici e sociali sono sempre meno

incoraggianti, dicono di voler “rottama-re” quando poi a noi giovani tocca il duro compito di vincere le resistenze, spesso comprensibili, dei più anziani che temo-no una concorrenza spietata e, a detta loro, sleale. Dicono che si darà valore al merito ma, a oggi, l’unica ricompensa ai miei sforzi di aspirante insegnante è stato il sorriso di chi da me ha potuto attingere non solo qualche brandello di conoscenza, ma anche e soprattutto un messaggio di umanissima civiltà: come sosteneva Kahlil Gibran, la vita è davvero oscurità se è priva di slancio, ogni slan-cio è cieco se non v’è conoscenza, ogni conoscenza è vana, se non v’è l’operare e ogni opera è vuota se priva d’amore.

Elena Di Bonaventura

IL MERITO E LE POSSIBILITÀ

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on l’immagine del Gran Sasso li-stato a lutto Isola del Gran Sasso ha dato l’annuncio della scom-parsa del suo Sindaco Alfredo di Varano, avvenuta martedì 16 settembre scorso. Una foto

che indicava lo stato d’animo degli isolani e racchiudeva tutta una serie di forti sentimenti: incredulità, dolore, commozione e sopratutto tristezza. Gianluca di Carlo, isolano e amico di Alfredino (come lo chiamavamo affettuosa-mente noi suoi amici e compaesani) ha de-scritto le emozioni - riuscendoci egregiamente - di quella intensa giornata in cui Isola ha dato l’ultimo saluto al suo Sindaco: “E’ diffi cile per un isolano raccontare con lucidità questa gior-nata, che resterà nella storia del nostro paese. Siamo rimasti tutti storditi e affranti da quan-do si è sparsa la notizia della scomparsa del nostro sindaco, Alfredo Di Varano. Mercoledì 17 settembre Isola ha decretato il lutto cittadi-no; è stato un giorno triste e le molte attività commerciali rimaste chiuse, aumentavano l’impressione di un paese attonito, spettrale e svuotato. Le tv e i giornali parlano della scom-parsa del sindaco, del politico, ma per molti di noi è venuto a mancare un amico, un “com-paesano” che da oltre 30 anni dedicava molto del suo tempo al nostro territorio: prima con l’associazionismo (molti ricorderanno l’associa-zione che ha contribuito a creare, la Bifora), lo sport (in particolare il basket) e poi con la politica: assessore, vicesindaco, consigliere di opposizione, presidente della comunità mon-tana e infi ne, tre anni fa, l’approdo alla carica

di primo cittadino. Oltre 2000 persone hanno partecipato ai funerali in piazza Contea di Pa-gliara, la nostra piazza, e non ci sono parole per raccontare l’atmosfera che si respirava, di commozione certo, ma anche di “isolanità”, amore per il proprio paese, per la propria gente. Tra le tante fi gure istituzionali locali pre-senti, l’ex sindaco di Isola, Fiore Di Giacinto ha salutato Alfredo come una persona “a cui ha voluto bene come a un fi glio”. Gli isolani solo saliti, in mesta processione, al municipio per un ultimo saluto al sindaco nella camera ardente allestita presso la sala consiliare, tantissime le

fi rme apposte sul quaderno dove ognuno ha scritto un pensiero. Nel silenzio della sala solo la musica da sottofondo con i brani di Guccini e De Andrè, i cantautori preferiti da Alfredo. I funerali sono stati celebrati dal Vescovo, Mons. Michele Seccia, nella piazza antistante il Co-mune, da dove il sindaco è uscito per un ma-lore il giorno di Ferragosto per non farvi più ritorno. Diffi cile trattenere le lacrime quando il feretro esce dal portone del Comune e vie-ne posizionato in piazza, accompagnato dalle note dell’inno di Mameli suonato dalla Banda di Cerchiara, o quando il coro alpino “Stella del Gran Sasso” intona l’Ave Maria per un ultimo saluto del paese al proprio sindaco. Il ricordo più commovente è la toccante testimonianza di Luigi Possenti ed Emanuele Chiavoni, amici di lunga data di Alfredo e compagni di squadra nella locale formazione di basket, che hanno salutato per l’ultima volta il loro amico: tutti in cerchio intorno alla bara e grido di incita-mento, questa volta strozzato dalle lacrime. Tra le tante cose da ricordare di questa giornata, come omaggio ad Alfredino, portiamoci nel cuore e nella mente questa solidarietà pae-sana, questa partecipazione affettuosa; fac-ciamone tesoro per i momenti di diffi coltà del nostro paese e dei suoi cittadini, usiamola per essere più uniti, tra le frazioni, tra i quartieri, tra noi “isolani”. Siamo scivolati nella retorica? Nel romanticismo emotivo? Per un giorno, almeno, fateci credere che ci sia spazio per qualcosa di diverso e migliore. Ciao Sindaco, ciao Alfredo.”

CIAO

Alfredo!L’abbraccio di

Isola del Gran Sasso

al suo Sindaco

di Gianluca di Carlo e Mafalda Bruno

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di Mira Carpineta Editoriale

l raggiungimento dell’im-portante traguardo del-le 50 edizioni del nostro mensile, abbiamo ritenuto importante sentire il pun-to di vista dei nostri lettori

(nostro unico riferimento insieme agli inserzionisti) sul lavoro fi nora svolto e sulle aspettative future.

Con l’operazione “PrimaPagina cam-bia/cambia PrimaPagina” abbiamo commissionato un sondaggio che, su un campione di 300 persone coinvolte e rappresentative del target a cui ci rivol-giamo, ha evidenziato interessanti aspetti e spunti di rifl essione.

Abbiamo così appreso che le preferenze dei nostri lettori vanno soprattutto agli approfondimenti del FOCUS (32%), alle notizie di economia (24%) e alle rubriche di informazione (consu-matori 20% - salute e benessere 34%), le quali crediamo funzionino - con un po’ di presunzione - proprio grazie al nostro lavoro grafi co e redazionale. Tra i suggerimenti, il 42% apprezze-rebbe ancora più attualità legata a tematiche sociali, locali e non.

Recependo quanto emerso e con la poli-tica del “passo dopo passo” che da sem-pre ci caratterizza, a partire da questa

edizione abbiamo iniziato ad attuare una serie di cambiamenti: il restyling del sito WEB, pensato e ideato per la fruizione da smartphone e tablet, l’attivazione di altri 3 social network oltre a Facebook: twitter, G+ e Pinterest. Una maggior interazione e presenza sullo stesso Fa-ceBook, oltre la notizia, ha fatto registra-re una crescita esponenziale dei nostri “FAN” e “AMICI”, evidenziando in maniera consapevole che i numeri sono spontanei e NON INDOTTI (come noto ai più esperti).

Altra indicazione emersa dal sondaggio è stata sulla distribuzione delle 15.000 copie che, già dal mese di Agosto, è stata eseguita con una modalità diversifi cata e, anche qui, avviata al successo.La scelta di annunciare dal web, le date e i luoghi di distribuzione ci hanno consen-tito di arrivare alle frazioni, alla fascia montana – Isola del Gran Sasso, Colle-dara, Montorio al V. oltre alla vallata del Vomano – e consolidato la distribuzione costiera da Martinsicuro a Roseto de-gli Abruzzi, con particolare attenzione a Giulianova.

In questo modo PrimaPagina, ri-spondendo ai suggerimenti rice-vuti, diviene la prima free-press abruzzese ad avere 45.000 nuovi Editori, i suoi stessi lettori.G

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uanto è reale, ai fi ni delle politiche di sviluppo del lavoro e delle tutele dei lavoratori, il problema dell’art. 18, se si pensa che in Italia l’80% delle aziende

è di tipo artigianale, familiare e con meno di 15 dipendenti? Quante aziende invece di tendere ad aumentare il numero dei dipendenti scelgono di mantenersene al di sotto proprio per evitare tale problematica, impoverendo e non sviluppando il mercato del lavoro?

Piuttosto che focalizzare l’attenzione sui possibili licenziamenti non sarebbe meglio concentrarsi sull’incentivazione alle assunzioni? e su come favorire una cultura della “produzione” di posti di lavoro e non solo della “blindatura” per poche categorie?Queste domande le abbiamo poste direttamente a Maurizio Landini, attraverso l’uffi cio stampa della Fiom , già da qualche mese (il primo tentativo di contatto risale a maggio 2014). Ma alla

totale assenza di risposte, nonostante diversi tentativi di sollecito da parte nostra, non ci resta che prendere atto del fatto che difendere tutti i lavoratori è un’impresa talmente ardua che non lascia tempo di conoscerli tutti, soprattutto se i lavoratori che “chiedono udienza” non appartengono a grandi media o alla

cerchia ristretta degli abituèe.Ce ne faremo una ragione “ça va sans dire”, ma le domande rimangono e sono il perno su cui si agita la discussione sul Job Act ovvero la riforma del Lavoro, presentata dal Governo e in discussione in Parlamento.750 emendamenti, circa 40 dei quali

JOB ACT O LIMPOSSIBIL

Difendere tutti i lavoratori è un’impresa talmente ardua che non lascia tempo di conoscerli tutti...

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9PrimaPagina 51 - Sett. 2014

LA RIFORMA E (IN ITALIA)

dal solo Pd e 450 da Sel mentre dalle minoranze del Pd altri 7

emendamenti, di cui uno sull’art.18, che chiede la tutela piena del reintegro, prevista oggi nei casi di licenziamento illegittimo, anche per tutti i neoassunti, dopo 3 anni. E mentre Maurizio Sacconi ribadisce che “questi emendamenti sono irricevibili per chi voglia riformare il mercato del lavoro” perchè

fanno emergere “una visione vecchia e ideologica” e “noi non li voteremo mai”, il ministro Poletti insiste ancora una volta che i licenziamenti discriminatori “non sono mai entrati nella discussione “. Un dibattito che il ministro dell’Economia defi nisce “paradossale”, in quanto se si guardano i numeri “ci si accorge che i lavoratori impattati sono pochissime migliaia” che seppur importanti “perché parliamo di persone, sono comunque irrilevanti di fronte all’interesse collettivo” di maggiore occupazione ed equità. Insomma: basta con “un

accanimento ideologico che l’Italia non si può più permettere”. L’accanimento ideologico a cui si riferisce il Ministro Padoan riguarda proprio la posizione rigida dei sindacati sull’art. 18, che ha portato perfi no il Presidente Napolitano a dichiarare in maniera “vibrante” (come nel suo stile): «basta conservatorismi».

Il ministro Poletti insiste ancora una volta che i licenziamenti discriminatori “non sono mai entrati nella discussione”...

di Mira Carpineta

Ce ne faremo una ragione “ça va sans dire”

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PrimaPagina 51 - Sett. 201410

L’ARTICOLOolto si è parlato e letto dell’articolo 18, e di la-voratori, sindacati e po-litici che hanno espres-so la propria opinione, ma sappiamo davvero

di cosa si parla? Intanto va precisato che non si tratta dell’abrogazione dell’artico-lo 18, ma della sua modifi ca. Tale modifi -ca appare come il perno attorno al quale far ruotare la riforma del Lavoro, con tutti i dubbi del caso.L’articolo 18 fa parte della Legge 14 maggio 1970, n°300, conosciuta come Statuto dei Lavoratori. Approvata a larga maggioranza, la norma in argomento è ri-tenuta il testo di riferimento più impor-tante in materia di diritto dei lavoratori. L’Articolo 18 dello Statuto dei Lavorato-ri prevede che in caso di licenziamento “senza giusta causa o giustifi cato moti-

vo”, il datore di lavoro che impiega nel-la sua azienda più di 15 dipendenti ha l’obbligo di “reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro”. Ma cosa si intende per “giusta causa” e “giustifi cato motivo”? Con l’espressione “giusta causa” si indica un accadimento in cui c’è stata una gra-vissima inadempienza che non consente la prosecuzione del rapporto di lavoro. Un esempio di questa inadempienza può essere l’aggressione del datore di lavoro o un incendio che distrugge il locale. Tale evento può sfociare nel licenziamen-to, in cui il lavoratore viene costretto ad abbandonare immediatamente il posto di lavoro, trattasi del famigerato “licen-ziamento in tronco”. Altra causa di licenziamento può esse-re il “giustifi cato motivo”, che si verifi -ca quando il lavoratore crea un danno concernente l’attività produttiva, per

esempio danneggiando dei macchinari o non rispettando l’ “obbligo di fedeltà”, in pratica non rispetta il segreto su tecni-che o fasi del processo produttivo, etc. Al verifi carsi di tali eventi il lavoratore può essere licenziato ma continuerà la sua attività lavorativa remunerata per un periodo normalmente individuato con il termine di “preavviso”. Tuttavia, se il giudice, “accertata l’inef-fi cacia o l’invalidità” del licenziamento, “dichiara la nullità a norma della legge stessa” di tale atto, il datore di lavoro è obbligato a pagare al lavoratore “un’in-dennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenzia-mento sino a quello dell’effettiva reinte-grazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento del licenziamento al momento dell’effet-tiva reintegrazione; in ogni caso la misura

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11PrimaPagina 51 - Sett. 2014

a modifica dell’articolo 18 è

particolarmente gettonata

in quanto mira a rendere

più flessibile il rapporto tra

datori di lavoro e lavora-

tori, sollecitando i primi a

rinunciare a forme contrattuali poco

tutelanti (contratto a progetto, partita

IVA, etc.) per altre caratterizzate dalla

possibilità di licenziare il dipenden-

te per sussistenti e accertate ragioni

economiche e strutturali. Una soluzio-

ne prospettata con l’introduzione del

“contratto unico” prevista dal proget-

to ‘flexsecurity’, ma che non convince

pienamente né sindacati né lavoratori.

Se l’articolo 18 verrà modificato si po-

trebbero ottenere i seguenti effetti

positivi: se le aziende fossero facilitate

potrebbero assumere e far emergere

il sommerso (lavoro nero), oltre ad in-

centivare nuove assunzioni, nel caso

in cui i neo assunti, per due anni dalla

data di assunzione, non vengono com-

putati tra coloro che fanno superare la

soglia dei 15 dipendenti. Va detto che

gli unici paesi dove la riassunzione è

obbligatoria sono Austria Danimarca

e Grecia.

O 18: COS’È?del risarcimento non potrà essere infe-riore a cinque mensilità di retribuzione globale di fatto”. Ma non solo: fermo re-stando l’obbligo per il datore di lavoro di versare detto risarcimento, il lavoratore al posto della reintegrazione può richie-dere “un’indennità pari a quindici mensi-lità di retribuzione globale di fatto”. Se invece il “lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito del datore di lavoro non abbia ripreso il servizio, né abbia richiesto entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito della sen-tenza il pagamento dell’indennità di cui al presente comma, il rapporto di lavoro si intende risolto allo spirare dei termini predetti”. E’ bene sottolineare che l’Ar-ticolo 18 parla di reintegrazione e non di riassunzione. Tra le due forme corre infatti una diffe-renza sottile a livello linguistico, ma so-stanziale a livello fattivo: nel primo caso, infatti, il lavoratore torna a occupare il proprio posto di lavoro conservando l’anzianità di servizio e i diritti acquisi-ti col contratto da lui fi rmato all’atto dell’assunzione, mentre nel secondo caso diventa a tutti gli effetti un dipen-dente neo-assunto. Con la modifi ca dell’articolo 18, in so-stituzione della reintegrazione forzata, viene inserito un indennizzo, che può oscillare dalle 15 fi no ad un massimo di 24 mensilità. E’ necessario sottolineare che la percentuale di lavoratori che han-no chiesto il reintegro dopo aver vinto la causa è esigua. Si immagini cosa signifi chi tornare in un posto dove si è già stati licenziati una volta; ne residua che la prospettiva dell’indennizzo è un’ alternativa partico-larmente appetibile per i “licenziati”.

di Daniela Palantrani

Una soluzione prospettata con l’introduzione del “contratto unico” prevista dal progetto ‘flexsecurity’, ma che non convince pienamente né sindacati né lavoratori

LA MODIFICA

E GLI EFFETTI

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l Presidente del Consiglio e il Presiden-te della Repubblica, in diverse occasioni hanno ribadito la necessità della rifor-ma in argomento affi nché l’Italia possa fi nalmente trovare fattivamente il per-corso di uscita dalla crisi economica

ovvero: “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il conteni-mento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione”.Queste riforme sono richieste dall’Euro-pa e dai mercati e sostenute, con formu-le diverse, dalla quasi totalità della classe politica. I cittadini Italiani, nelle stragrande maggioranza provati dalla crisi, si affi dano ai loro rappresentanti. Basterebbe però qualche semplice rifl essione per dedurre che queste riforme non potranno incide-re sui parametri che regolano l’economia di uno Stato. Il Presidente del Consiglio avrebbe il dovere di spiegare al popolo italiano,confortato da numeri e statistiche, come queste riforme potranno migliorare le nostre condizioni economiche ma, ciò non sarebbe possibile proprio perché tra le suddette riforme e l’economia reale non c’è nessun legame diretto o indiretto. Ci si domanda quindi a cosa servano queste riforme? La risposta è semplice: servono a coloro che con forza la richiedono, l’Eu-ropa e i mercati, ovvero ai poteri forti del denaro che trarrebbero vantaggio dall’as-servimento totale della nostra nazione al potere fi nanziario.Uno spunto di rifl essione si trae dal dato oggettivo che il Presidente della Repub-blica e il Presidente del Consiglio in sede

di insediamento, giurano entrambi fedeltà alla Costituzione con la formula «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservar-ne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione».Inoltre, il Presidente della Repubblica tra le sue funzioni ha proprio quella di essere ga-rante del rispetto di costituzionalità delle norme emanate da Governo e Parlamento. Appare contraddittorio che proprio que-ste fi gure istituzionali promulghino le rifor-me di modifi ca, che pure esistono e sono chiaramente regolamentati.Una riforma che potrebbe dare un rea-le impulso alla ripresa economica è quella fi scale : necessiterebbe abbattere la pres-sione fi scale almeno del 50% così come il costo il costo del lavoro.Ciò appare impossibile alla luce dell’im-mane debito pubblico di oltre 2 miliardi di euro; Debito inestinguibile e detestabile, destinato ad aumentare perché contratto a causa del possesso della sovranità mone-taria nelle mani dei banchieri.Usurai? (continua…)

di Serafi no Pulcini

Il Parlamento italiano e

il Disegno di Legge Costituzionale

Costituzionalmente

ANTI-ECONOMICO

Il Presidente del Consiglio avrebbe il dovere di spiegare al Popolo italiano,confortato da numeri e statistiche, come queste riforme potranno migliorare le nostre condizioni economiche ma, ciò non sarebbe possibile proprio perché...

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n questa uggiosa estate qualche nube si è addensata anche sulla Camera di Commercio di Teramo, in aria di ac-corpamento con altre sedi regionali. Così la Confartigianato, rappresen-tata in Consiglio Camerale dal Prof.

Luciano Di Marzio solleva qualche obie-zione sui Bilanci e ne rifi uta l’approvazio-ne. Il dissenso di Di Marzio nasce dalla decisione della della Giunta di ridurre le spese per le attività promozionali, unico ritorno per le imprese della provincia di Teramo.“Ridurre le somme che normalmente vengono erogate a favore delle impre-se – dichiara Di Marzio attraverso un comunicato- signifi ca, implicitamente, mortifi care le imprese stesse, visto che il tributo Camerale é versato solo dal-le aziende iscritte, e tra le altre fi nalità ha quella di sostegno per lo sviluppo dell’economia Provinciale.Invece di ridurre l’importo destinato alle attività promozionali era forse meglio eliminare i gettoni di presenza e le even-tuali indennità percepite dal Presidente, dal Vice Presidente, dai componenti di Giunta e Consiglio a vantaggio delle at-tività produttive, recuperando in questo modo circa 300 mila Euro che, al mo-mento, mancano in bilancio. Per queste ragioni, la posizione di Confartigianato risulta essere manifestamente contra-ria alla decisione assunta dalla Giunta e dal Consiglio Camerale. Inoltre – ag-giunge Di Marzio- la Giunta Camerale procede al rinnovo del consiglio quando sembrerebbe che il governo si appresti a prevederne solo uno regionale e poi riduce le risorse poste a disposizione delle imprese per far fronte a impegni relativi ad altre fi nalità, quali la ricapita-lizzazione e/o la copertura delle perdite della Società Gran Sasso Teramano e/o altre società partecipate dalla Camera di Commercio”.Confartigianato ha chiesto anche ulte-riori informazioni sulla situazione del Centro Fieristico del Mobile di Moscia-no, da tempo occupato dall’Università, sembrerebbe in comodato gratuito e senza che sia stato mai messo a disposi-zione delle aziende uno spazio all’inter-no dello stesso da adibire a mostra dei prodotti tipici della provincia, così come sembrava fosse stato pattuito tra le par-ti. Per queste ed altre obiezioni sollevate

dall’organizzazione di categoria, la Giun-ta Esecutiva e il Consiglio Provinciale dell’U.P.A. e P.M.I. CONFARTIGIANATO Teramo hanno preso in considerazione l’ipotesi di portare all’attenzione della Corte dei Conti l’operato delle Giunte Camerali che negli ultimi dieci anni han-no amministrato la Camera di Commer-cio di Teramo.

di Antonella Lorenzi

ALLA CORTE DEI…CONTI (CHE NON TORNANO)

Camera Di Commercio e Confartigianato

Ridurre le somme che normalmente vengono erogate a favore delle imprese significa, implicitamente, mortificare le imprese stesse

“la posizione di Confartigianato risulta essere

manifestamente contraria alla decisione

assunta dalla Giunta e dal Consiglio Camerale”

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La testimonianza di Maurizio Di Stefano, Vigile del Fuoco

l 19 agosto 2014 sui cieli di Ascoli Piceno 2 tornado dell’Aeronautica militare si schiantano in volo. Un incidente spaventoso a cui assistono incredule molte persone dei paesi compresi tra il versante teramano

dei Monti Gemelli e quello Ascolano . A bordo quattro militari, due piloti e due tecnici, partiti dalla base di GHEDI (Brescia ) in volo per una missione di addestramento (in vista di un’esercitazione Nato in autunno) e che sarebbero dovuti tornare alla base in serata. Diverse le testimonianze raccolte che raccontano del rumore del passaggio di aerei a quote molto basse e c’è chi ha assistito allo scontrarsi dei velivoli e all’esplosione, come pure alla pioggia di detriti successiva. La zona collinare in cui sono caduti gli aerei, compresa tra Ascoli Piceno e i comuni di Venarotta , Poggo Anzù, Camurana e Gimigliano. è andata a fuoco. “Si tratta di un’area molto vasta

– racconta Maurizio di Stefano, vigile del fuoco che ha partecipato alle operazioni di soccorso e recupero- sono circa 200 ettari e le operazioni e le forze in

campo sono state coordinate sulla base di sistemi informatici , le cosiddette tecniche SAS (topografi a applicata al soccorso). Si tratta di un sistema che permette di georeferenziare la posizione degli oggetti cercati e poi attribuire alle varie squadre di ricerca gli ambiti di intervento.” Può spiegarsi meglio? “ Le forze in campo, per un totale di circa 200 persone, tra Polizia, Carabinieri, Vigili del fuoco, Aeronautica, Soccorso Alpino, Speleologi e volontari sono state impiegate in base alla diffi coltà dell’ area da battere. Le diffi coltà di un’azione di ricerca sono essenzialmente 3: lo spegnimento degli incendi attivi ( e c’erano diversi focolai su tre fronti

principali) e l’evitarne la riaccensione nei giorni successivi. La ricerca vera e propria dei dispersi e degli oggetti e la messa in sicurezza dell’area, ovvero delimitarne i confi ni e sorvegliarne gli accessi per evitare l’invasione di curiosi o inopportune presenze. Quest’ultima parte è stata gestita dai Carabinieri. Sulla base di ciò ad ogni gruppo è stato affi dato un ambito da controllare. Così, le zone coperte non valutabili dai mezzi aerei, o più impervie sono state assegnate agli specialisti mentre le zone meno diffi coltose ai volontari”. Che cosa avete visto e trovato? “Purtroppo in questi casi, ciò che resta è davvero poco. In un area così vasta, poi. Solo l’ultimo

SCONTRO DEI TORNADO: IL

Si tratta di un’area molto vasta, sono circa 200 ettari e le operazioni e le forze in campo sono state coordinate sulla base di sistemi informatici, le cosiddette tecniche SAS (topografia applicata al soccorso)

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dei dispersi è stato ritrovato vicino ai resti principali dell’aereo. Nonostante il

mestiere non ci si abitua mai alla vista di situazioni così drammatiche.”Quanto sono durate le ricerche? “ La macchina dei soccorsi, attivatasi immediatamente il 19 agosto (quando alla centrale operativa dell’Aeronautica è arrivato un segnale radio che conferma l’attivazione del sistema di espulsione dei seggiolini dell’equipaggio) ha lavorato talmente bene che già il sabato successivo, quando è stato ritrovato l’ultimo disperso (il Capitano Mariangela Valentini) le operazioni potevano dirsi concluse. Ciò è stato possibile proprio grazie al sistema di ricerca utilizzato, il SAS appunto, un meccanismo effi ciente e rapido, in cui la tecnologia informatica ha permesso agli uomini in campo una prontezza di intervento davvero notevole, a cui si è aggiunta una ottima macchina organizzativa delle risorse impegnate”.

la foto del recupero dei resti del

capitano Mariangela Valentini

da parte dell’elicottero dei Vigili

del fuoco del Nucleo Elicotteri

di Pescara

L RACCONTO DEI SOCCORSI

«La macchina dei soccorsi,

attivatasi immediatamente

il 19 agosto (quando

alla centrale operativa

dell’Aeronautica è arrivato

un segnale radio che

conferma l’attivazione del

sistema di espulsione dei

seggiolini dell’equipaggio)

ha lavorato talmente bene

che già il sabato successivo,

quando è stato ritrovato

l’ultimo disperso (il Capitano

Mariangela Valentini) le

operazioni potevano dirsi

concluse.»

Maurizio Di Stefano

Vigile del Fuoco

Purtroppo in questi casi, ciò che resta è davvero poco. In un area così vasta, poi. Solo l’ultimo dei dispersi è stato ritrovato vicino ai resti principali dell’aereo

chi sono

i quattro militari

I PILOTI ENTRAMBI PIEMONTESI

MARIANGELA VALENTINI, 31

ANNI DI OLEGGIO, IN PROVINCIA

DI NOVARA, E ALESSANDRO

DOTTO ORIGINARIO DI SAN GIUSTO

CANAVESE, NELLA ZONA DI IVREA.

I CAPITANI NAVIGATORI

PAOLO PIERO FRANZESE, 35

ANNI DI BENEVENTO, E GIUSEPPE

PALMINTERI.

Nonostante il mestiere non ci si abitua mai alla vista di situazioni così drammatiche

di Mira Carpineta

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20 giorni per far nascere la “Casa della Salute” nella sede del convento della Madonna del Canneto, il luogo al confi ne tra Abruzzo e Molise, individuato per rispondere alle esigenze di

cura ed innalzare la qualità dell’assistenza sanitaria dei comuni dell’area vastese. E’ l’obiettivo dichiarato del Presidente del-la Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, nella sala consigliare del piccolo comune dell’alto vastese, alla presenza del sindaco Andrea Venosini, del manager della ASL,

dott. Zavattaro, del presidente della V commissione sanità, M. Olivieri, dell’ON. Amato, del sindaco di Vasto, presidente del comitato ristretto dei sindaci della ASL, L. Lapenna, del consigliere 5 stelle, Pietro Smaggiarsi, del consigliere Monti-celli e di un nutrito gruppo di cittadini e altri politici locali. D’Alfonso, duran-te l’assemblea pubblica ha comunicato che a metà settembre farà il punto della situazione. “Nella sede scelta - ha detto il Presidente - troveranno allocazione, in uno stesso spazio fi sico, i servizi terri-

toriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di medicina generale e specialistica ambulatoriale e prestazioni sociali per una determinata e programmata porzione di popolazione. Ci faremo carico anche del miglioramen-to della viabilità della zona - ha aggiunto il Presidente D’Alfonso - che sarà il punto di convergenza di tutti gli spazi abitati del territorio e questo rientra nella nostra fi losofi a di organizzare l’Abruzzo per aree ad alta capacità di concentrazione. Nel frattempo - ha concluso - lavorere-

D’Alfonso e

le “case della salute”

L’accesso alla Sanità

per i cittadini delle aree interne

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mo per individuare subito una soluzione soddisfacente nella fase di transizione”.Una riorganizzazione della sanità con un servizio più capillare sul territorio. Un piano più effi ciente della rete di emer-genze e urgenze del 118. Ma soprattutto lo sviluppo del progetto delle “Case della salute”. Se non è una piccola rivoluzione è senza dubbio un segnale forte e deciso quello con cui il Governatore D’Alfonso vuole intervenire sul problema dell’ac-cesso alla sanità per i cittadini delle aree interne: «Teniamo molto che l’Abruzzo bello dell’entroterra disponga dei servizi fondamentali», afferma il Governatore D’Alfonso e “la soluzione che presentia-mo non coincide con quello avuto nel passato, ma siamo sicuri che sarà più ef-fi ciente ed effi cace. Abbiamo una doppia questione da fronteggiare: il livello dei servizi destinati alla persona e il piano di rientro da concludere nei confronti del ministero di Economia e Finanze. Ce la faremo su tutti e due i fronti. Poi da gennaio, dopo anni di commissariamento, comincerà un anno nuovo con l’autono-mia della Regione. Evocando la propria provenienza da un paese di montagna, Lettomanoppello, il Governatore sa che abitare in piccoli centri diventa sinonimo di buona qualità di vita solo se è possibile contare su servizi facilmente reperibili e infrastrutture adeguate che facilitino gli spostamenti.

di Daniele Leone

“Chi ha scelto di vivere in un piccolo paese – ha dichiarato D’Alfonso duran-te un incontro pubblico a Celenza Sul Trigno - deve essere facilitato dai pub-blici poteri: dobbiamo fare in modo che i cittadini abbiano i servizi sanitari vicini ai centri di erogazione dei servizi alla sa-lute.” A ciò ha replicato il Dott. Spalletta, portavoce di un comitato civico sorto spontaneamente e che vede la parteci-pazione dei cittadini di diversi comuni, affermando: “ In 120 giorni non si riesce a riparare neanche una delle tante strade colpite da frane. Come pensate di avallare la soppres-sione delle guardie medice dettate il più delle volte da logiche politiche e non certo dalla necessità di razionalizzare i servizi?”

anno portato i sapori e gli odori della cucina teramana nel cuore di Londra, un grup-po di studenti del nostro Isti-tuto Alberghiero “DI POPPA”, che accompagnati dagli inse-

gnanti Gianni Calandrini e Patric Marozzi, hanno preparato e servito gustose specialità abruzzesi presso il ristorante “Fratelli La Bu-fala” di Piccadilly. Nel ruolo di “ambasciatori del gusto” della cucina abruzzese, in due settimane di “missione” hanno cucinato un menù che comprendeva: “Scrippelle M’bus-se”, “Bocconicini di agnello porcini e pata-te” “Pizza dolce”, “Panna cotta alle fragole calde” . Il progetto “Ambasciatori del gusto” ha come fi nalità la promozione dell’enogastronomia italiana attraverso la realizzazione di sta-ges e tirocini formativi per gli studenti degli Istituti Professionali (nel settore servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera) italiani da svolgersi secondo la disciplina normativa dell’alternanza scuola-lavoro. Si tratta di tirocini di durata variabile e che prevedono la partecipazione di uno staff

composto da gruppi di alunni degli indirizzi di cucina, sala/bar e ricevimento, accom-pagnati dai loro insegnanti tecnico-pratici. “Ambasciatori del Gusto e’ un progetto europeo che punta alla promozione enoga-stronomica al di fuori dei confi ni italiani. A Londra, nel quartiere di Piccadilly Circus, il ristorante Fratelli La Bufala ha ospitato dal 19 maggio 2014, sino alla meta’ di ottobre, i migliori studenti italiani degli Istituti Profes-sionali che hanno realizzato e servito piatti tipici delle diverse regioni di provenienza, iniziativa importante per esperienza for-mativa in cui gli studenti, mettendosi alla prova in una nuova dimensione culturale e professionale, quella prettamente British, opportunamente affi ancati dai relativi Tutor, sono stati inseriti gradualmente nella realta’ produttiva e hanno avuto modo di mettere in pratica e far conoscere al pubblico inter-nazionale gli ingredienti tipici della cucina regionale di appartenenza. I clienti, dall’al-tro lato, si sono immersi nei veri sapori del Made in Italy. Ogni giorno è stato propo-sto un diverso menu’ ad un prezzo fi sso di £20,00.

“Ambasciatori del gusto”

STUDENTI TERAMANI CUCINANO

A LONDRA PIATTI ABRUZZESI

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zzinano di Tossicia, colline te-ramane, è un piccolo paese alle falde del Gran Sasso. In alcuni punti, quando il cielo è sereno, si vede il mare. Paese dei Murales e dei Giochi di

una Volta, i suoi muri sono costellati da decine di giganteschi dipinti, ognuno dei quali raccon-ta un gioco di un tempo, opera dei migliori pittori naif italiani che ogni anno, da fi ne luglio alla prima decade di agosto, si danno appun-tamento nella sua graziosa piazzetta. Dapprima guardati quasi con diffi denza, ora sono i paesani stessi a mettere a disposizio-ne le pareti delle loro case. Oggi Azzinano è diventato un polo di attrazione unico, un luogo fuori del tempo, visitato da scolaresche, asso-ciazioni, famiglie e turisti e “la cui piazza, di notte, sembra - come ha scritto il critico d’arte Giuseppe Amadei - una rappresentazione me-tafi sica di De Chirico”.Finora i murales realizzati sono 48 e costitui-scono un vero e proprio museo a cielo aperto,

IL PAESE DEI GIOCHI DI UNA VOLTA

I Murales di Azzinano

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visitabile in tutte le stagioni. All’iniziativa sono stati dedicati, numerosi arti-coli, tesi di laurea e libri.Con legge regionale n. 49 del 18/12/2013 della regione Abruzzo, Azzinano è stato rico-nosciuto paese d’importanza artistica e cultu-rale. Inoltre è in via di defi nizione un protocollo d’intesa tra l’Uffi cio Scolastico regionale, la Regione Abruzzo e il Comune di Tossicia vol-to a regolare i rapporti di collaborazione con le scuole e promuovere la conoscenza reale, adattata ai nuovi criteri didattici, dei giochi tradizionali dipinti sui muri, anche attraverso visite guidate, laboratori ludico-formativi, cicli di seminari.Il paese è altresì noto perché vi è nata e lavo-ra la famosa pittrice naif Annunziata Scipione

e anche in omaggio a lei la cittadinanza ha voluto con grande forza e sensibilità questa iniziativa. Della pittrice si sono interessati, tra gli altri,

intellettuali come Cesare Zavattini, e artisti come Nino Manfredi e Giancarlo Giannini. “Entri nella piccola Azzinano e vivi una favola” ha scritto una volta Umberto Braccili “Gli occhi si collegano al cuore e corrono”.

È proprio così. Tra le sue mura Annunziata Sci-pione continua a raccontare il suo mondo per-duto e un gruppo di artisti di ogni parte d’Ita-lia, a dipingere su pareti scolorite dal tempo, i giochi di una volta, quelli che non si fanno più.È una sfi da al tempo e alla fantasia: quella che abbiamo perso e ogni tanto riaffi ora dentro di noi, inibita da una realtà spesso fi ttizia e soffo-cante. Le strade del paese, la sua piazzetta, i suoi angoli più nascosti, raccontano quello che eravamo, quello che abbiamo perduto e tanti non hanno mai conosciuto: i giochi di una volta, costruiti con pochi mezzi e le proprie mani, ma intrisi di sogni e di fantasia.

di Dante Bellini

Gli occhi si collegano al cuore e corrono

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Primo passo verso la democrazia partecipativa

ra nell’aria già dopo ferragosto che il governo Renzi volesse dare una piccola spinta ai comuni per promuovere la partecipazione dei cittadini nella gestione del patrimonio

comunale. A Teramo il consigliere comunale Gianluca POMANTE che già in campagna elettorale aveva predisposto una bozza di “regolamento per l’individuazione e la disciplina dei Beni Comuni” ha presentato in Consiglio nella seduta del 29 agosto un emendamento al Regolamento IUC, passato senza votazione (perchè recepito direttamente dall’Amministrazione Brucchi). Tale emendamento prevede la riduzione della TARI per il cittadino virtuoso che si impegnerà con il Comune a mantenere pulito e curato il giardino pubblico sotto casa, ad eliminare i graffi ti ritinteggiando i muri della propria strada, a risistemare il marciapiede, a riparare le buche nell’asfalto, a sistemare le aiuole, ecc. Un passaggio questo che si è rivelato molto importante, e che prelude all’approvazione del “Regolamento per l’individuazione e l’uso dei beni comuni”, punto fondamentale della cittadinanza attiva e passaporto della democrazia partecipativa, che il Consigliere Pomante ha sempre dichiarato di avere molto a cuore. La bozza di Regolamento se condivisa

sia dai consiglieri di maggioranza che di opposizione potrebbe essere il primo passo verso l’approvazione di un provvedimento, utile per i cittadini e per la collettività locale, da parte di tutto il Consiglio comunale. L’avv. Pomante, tenuto conto che questo sarebbe solo un primo passo verso la democrazia partecipativa, ha inoltre precisato : “Ho ribadito anche la necessità di approvare i regolamenti per le consultazioni popolari e per quelle di settore”.Contribuisci a fare più bella la tua città e ottieni uno sconto sulla Tasi: questa è una delle novità contenute nel decreto legge 12 settembre 2014 varato dal Governo nel Consiglio dei Ministri dello scorso 29 agosto.Il cosiddetto decreto legge “Sblocca Italia” prevede infatti, all’articolo 24, che la riduzione o l’esonero dal pagamento del corrispondente tributo possa essere concesso a “cittadini singoli o associati” che abbiano presentato un progetto da realizzare per la riqualifi cazione del territorio urbano o extraurbano.In questo modo potrebbero scendere in campo anche gli oltre 40 comitati di quartiere, di Frazione, associazioni civiche rappresentanze di categoria presenti nel territorio comunale sia nel centro che nella periferia della città. Il

E PUR SI “sconto sulle tasse

comunali per chi sistema

uno spazio pubblico”

L’idea viene dalla Gran Bretagna , faceva parte delle riforme presentate dal premier David Cameron all’inizio del suo mandato

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MUOVE…

prossimo anno dovrebbero essere molti i Comuni che potrebbero adottare questo provvedimento. L’aliquota TASI infatti è fi ssata dalle singole amministrazioni comunali e quindi sarà loro compito decidere a chi fare lo sconto, in quale percentuale, per quanti mesi ed in cambio di cosa. Se il meccanismo funziona potrebbe aiutare quel «rammendo delle periferie» auspicato dal Senatore a vita Renzo Piano, come abbiamo riportato nel numero precedente di “Prima Pagina”.

«L’idea viene dalla Gran Bretagna - sottolinea il viceministro per le Infrastrutture Riccardo Nencini - faceva parte delle riforme presentate dal premier David Cameron all’inizio del suo mandato». L’obiettivo del Governo è moltiplicare gli interventi spontanei dal basso che da tempo si rilevano in tutto il Paese. L’associazione DEMOS sta già lavorando, su sollecitazione di consiglieri ed amministratori comunali per sottoporre ad ogni singola amministrazione comunale

della Provincia e in ambito regionale una bozza di regolamento per l’individuazione e l’uso dei beni comuni sulle tracce dell’esempio del Comune di Bologna in cui questo regolamento è vigente sin dallo scorso mese di giugno.Questo chiaramente è solo un passo verso la democrazia partecipativa, ma è pur sempre un passo. E quindi citando Galilei potremmo dire: “E pur si muove.”

di Raffaele Raiola

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CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

ultima parola la scriverà, forse, il giudice fallimentare Giovanni Cirillo, chiamato ad esprimersi sulla procedura fallimentare di Cirsu spa, il consorzio provinciale che ha

gestito la raccolta e la lavorazione dei rifi uti a Teramo. Una vicenda che lascia sulla strada, oltre alla “monnezza” anche tanti lavoratori, già da tempo in cassa integrazione. E’ il lavoro di queste persone, alla fi ne, l’unica cosa ad essere stata (sembra) defi nitivamente smaltita.Tanti gli attori di questa vicenda, forse troppi, e mentre si scrive (il forse è ancora d’obbligo) l’ultimo capitolo di una storia che va oltre i confi ni teramani, cerchiamo di capire cosa è rimasto del progetto che aveva come obiettivo la gestione dei rifi uti dell’intera regione con la costruzione di un polo tecnologico completo e moderno in grado di produrre anche utili. Mentre questo rimane nelle intenzioni, la storia si svolge diversamente...

le immagini usate all’interno del Focus sono tratte dalla Campagna “Guilty” di GreenPeace

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e è vero che la parte pubblica deve essere presente nei servi-zi di pubblico interesse, è pur vero che le caratteristiche im-prenditoriali da garantire pos-sono essere maggiormente as-

sicurate con la partecipazione di un attore privato. Ma come si concilia la compresenza di entrambi? Attraverso una specifi ca proce-dura: con una gara che individui il partner privato a cui affi dare l’operatività dei ser-vizi. Così nel 2000 nasce SOGESA SPA, di cui CIRSU detiene il 51% delle quote e AIA SPA il restante 49%. La concessione con cui Cirsu affi da a Sogesa lo svolgimento dei ser-vizi previsti dal capitolato dura 12 anni, al termine dei quali, il socio privato, secondo la normativa deve essere liquidato, secondo il valore di mercato delle azioni e si pro-cede a nuova gara, per individuare il nuovo socio. Nel frattempo, e specifi catamente nel 2004, Cirsu si scinde in due entità: CIRSU SPA, società di gestione e CIRSU PATRIMO-NIO SPA che detiene lo stato patrimoniale della società. Questa operazione, pur se legittimamente consentita, produce effetti devastanti: la scissione avviene sulla base di una perizia giurata dei lavori che consente di aumentare enormemente il valore dell’av-vio di Cirsu ovvero il suo patrimonio. Ma questa eccessiva patrimonializzazione, che non corrisponde all’effettiva quotazione del-

la società diventa un pericoloso boomerang se non accompagnata da un relativo piano di ammortamento e rettifi che dei costi degli impianti. Nel 2008 la società si ritrova in bi-lancio dei costi “assolutamente ingiustifi cati” secondo i nuovi manager Luciano D’Amico e Lunella Cerquoni, chiamati a gestire la socie-tà. Il bilancio richiesto espressamente dalla presidente Cerquoni presenta una perdita di 5 milioni di €, a fronte di un fatturato di 7 milioni €. Come si è arrivati a tanto, se Sogesa vantava un capitale di centinaia di milioni di euro?. Secondo i nuovi dirigenti questa situazione è diretta conseguenza di anni di sottotariffazione e della eccessiva patrimonializzazione della società. In real-tà Sogesa si ritrova con un attivo di quasi 11 milioni e un passivo di poco più di 15 milioni con un defi cit di € 4.456.017. una criticità fi nanziaria che impediva perfi no l’uscita dei mezzi per mancanza di gasolio, dal momento che le banche avevano ritirato tutti gli affi damenti. Il fallimento di Sogesa, avrebbe travolto anche Cirsu Servizi, che vantava un credito di 5 milioni nei confronti di Sogesa e di conseguenza anche Cirsu Pa-trimonio che dalla società di Servizi riceveva il canone di concessione. Oltre all’emergenza fi nanziaria incombe-vano altre necessità ineludibili quali la co-pertura della discarica e l’impossibilità di riconversione degli impianti tecnologici.

CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTOFocusON

STORIA DI UN

(IM)PREVISTO FALLIMENTO

«Questa operazione, pur se legittimamente

consentita, produce effetti devastanti: la scissione

avviene sulla base di una perizia giurata dei lavori

che consente di aumentare enormemente il valore

dell’avvio di Cirsu ovvero il suo patrimonio.»

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CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

Colpevole perchè:

“ Ha convinto il Governo della Colombia

Britannica a proteggere 1,1 milioni di

ettari della foresta pluviale”

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tentare di salvare dal fal-limento la SOGESA, nel 2008, ci provano Lucia-no D’Amico, oggi Rettore dell’Università di Teramo e Lunella Cerquoni, che pro-

pongono un piano industriale basato preva-lentemente sulla ricapitalizzazione della so-cietà attraverso l’apporto di risorse private della durata di 5 anni fi no alla naturale sca-denza della concessione nel 2012. In pra-tica si chiede ai soci di sottoscrivere nuove risorse per le stesse quote azionarie: Cirsu sottoscrive il 51% rinunciando ai crediti che vanta nei confronti di Sogesa per un valore di € 2.527.569 mentre AIA sottoscrive il 49% attraverso un bonifi co bancario di € 2.500.000La particolarità del piano di risanamento ha come condizione l’ inscindibiltà tra diritto a sottoscrivere le azioni e la copertura delle perdite delle società. Questo fa sì che AIA paghi 2,5 milioni di euro delle azioni che ne valgono 245.000 ovvero 10 volte di meno.A sua volta anche AIA, per reperire nuove risorse, apre ad altri soci, ed entrano: la TE.AM. al 10% ovvero con 250.000 euro e la prospettiva di creare un polo di rifi uti che avrebbe dovuto servire l’intero bacino teramano ( La Team infatti, avrebbe dovuto realizzare il bioessiccatore e Cirsu il bio di-gestore e il revanmping- ammodernamento e implementazione del polo tecnologico), in modo da avere l’integrazione perfetta per offrire il servizio non solo al bacino terama-no, ma all’intera regione) e la DECO del gruppo Di Zio. Questa operazione consente di evitare il fallimento e getta le basi di un piano di sviluppo che porta la Sogesa, nel giro di pochi anni a passare da un fatturato di 7 mln € nel 2007 (9,5 mln nel 2008-14,6 mln nel 2009) a 17,4 mln nel 2010. L’indice di redditività passa torna fi nalmen-

te ad un segno positivo + 2.721.427 ). A questo punto avviene l’inversione di rot-ta. Nel 2009 si costituisce l’ADA – Autori-tà D’Ambito- che rileverà l’impiantistica lasciando al privato la competenza della parte industriale del servizio, trattamento e smaltimento. Si decide di riunire in un’unica società le due CIRSU con una fusione, con-ferendo a Sogesa tutta la gestione opera-tiva degli impianti industriali e chiedendole di realizzare un aumento delle volumetrie della discarica per 500.000 metri cubi. Nel 2010 si insedia il nuovo management. Il rap-porto economico fi nanziario che intercorre tra Cirsu e Sogesa si evidenzia nei bilanci in cui si incrociano reciprocità di debiti e credi-ti, per sanare i quali il nuovo CDA studia il 12 ottobre 2011, un accordo transattivo per il riacquisto della quote Sogesa da parte di Cirsu, per un valore di 2,5 mln di €. Ma i due CDA delle società non trovano l’accordo e Sogesa fallisce.

CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTOFocusON

GRUPPO CIRSU-SOGE

SOCI AIA SPA AL

ggi società per azioni a capi-tale interamente pubblico, fu costituita con decreto prefetti-zio n° 10779 del 23/7/85 e successivamente con delibera-zione del Consiglio regionale

n° 33/21 del 5/11/86; si sviluppa come con-sorzio di comuni ai sensi delle LL.RR. 26/93 e 7/94. Il consorzio nasce con lo scopo di dare una risposta completa e corretta al problema della gestione unitaria dei rifi uti, nel rispetto delle disposizioni di legge che regolano la ma-teria. Ne sono soci in quote paritarie i Comuni di Bellante, Giulianova, Morro D’oro, Mosciano S’Angelo Notaresco e Roseto Degli Abruzzi. Il Consorzio con atto di CDA del 17/7/98 delibe-rò la costituzione di una società mista, pubblico privata, ai sensi dell’art. 22 c. 3 lett. e) della leg-ge 8/6/90 n° 142, a maggioranza di capitale pubblico per la gestione dei servizi pubblici di igiene urbana, denominata Sogesa spa. Il bando di gara europea, venne pubblicato sulla G.U. n° 179 del 3/8/98 e prevedeva: “che l’oggetto so-ciale della costituenda società è rappresentato – oltre che dalla gestione e dalla manutenzione dell’impianto di riciclaggio e compostaggio esi-stente con annessa discarica di servizio – dalla coltivazione, dalla chiusura e dal risanamento

CIRSU: LAIL SALVATAGGIO (INUTILE ?)

DI SOGESA

A questo punto avviene l’inversione di rotta. Nel 2009 si costituisce l’ADA – Autorità D’Ambito- che rileverà l’impiantistica lasciando al privato la competenza della parte industriale del servizio

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CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

attuale presidente del Cir-su, Angelo Di Matteo , ha dichiarato in una animata conferenza stampa di aver depositato in Tribunale un ricorso per ottenere il se-

questro del credito vantato da AIA spa e ha presentato un’istanza di autotutela che chiama in causa le gestioni a guida D’Ami-co e Cerquoni, tra il 2008 e il 2009, che avrebbero “favorito la posizione monopo-lizzante del socio privato e prodotto un danno patrimoniale da 9 milioni di euro nei bilanci Cirsu. per Di Matteo l’azione risanatrice degli ex presidenti D’Amico e Cerquoni avrebbe al contrario “danneggia-to la compagine pubblica favorendo Aia e Deco,che tra l’altro è il principale concor-rente del Cirsu, entrati in Sogesa senza il ricorso a procedure di evidenza pubblica”. La risposta degli ex presidenti Luciano D’Amico e Lunella Cerquoni non si è fat-ta attendere e in un’altra circostanziata conferenza stampa ( 1 settembre, presso l’Hotel Sporting di Teramo), l’attuale Retto-re dell’Unite, dati e cifre alla mano, ha rico-struito la vicenda del consorzio: “Il piano di salvataggio del gruppo Cirsu – ha spiegato D’Amico – nel periodo in cui ci siamo alter-nati alla presidenza con Lunella Cerquoni, aveva lo scopo di rilanciare il polo tecno-logico dei rifi uti attraverso il risanamento gestionale, che la disastrosa politica di tariffazione sottocosto aveva condotto, alla fi ne del 2007, alla perdita di 5 milioni di Euro su 7 di fatturato, di Sogesa Spa. Una condizione che metteva pericolosamente a rischio la Cirsu Spa e la Cirsu Patrimonio se travolte dal fallimento di Sogesa.” Ma non è stata solo la crisi fi nanziaria a minacciare la sopravvivenza del Consorzio: la revoca degli affi damenti bancari delle società del gruppo, unite alla obsolescenza

e mancata manutenzione degli impianti, nonchè la mancata attuazione del progetto di revamping e l’esaurimento della discari-ca di servizio, ne ipotecavano gravemente il futuro. Il piano di salvataggio D’Amico –Cerquoni prevede una ricapitalizzazione di 2 milioni e 500mila euro e l’ingresso del socio privato AIA, che paga le azioni 10 volte il loro valore, ovvero 2,5 milioni di Euro. “il 30 luglio 2008 viene varato un ambizioso piano industriale che porta ad un sensibile aumento di fatturato, investi-menti in impianti e volumetrie e il ritorno del segno + nell’indice di redditività – pro-segue D’Amico – ma da questa positiva si-tuazione, già indirizzata verso prospettive di sviluppo si arriva al 2012 e alla nuova gestione, in cui Cirsu, con un accordo tran-sattivo, decide di riacquisire le azioni del socio privato di Sogesa pagandole 2 milioni e 500mila euro. Tuttavia il mancato accor-do tra le parti portò all’ingresso nella com-pagine di Aia con il 49% e Sogesa fallì. Va evidenziato che nei Cda di Cirsu e Sogesa erano presenti le stesse persone – insiste D’Amico – e che decidono di riprendersi le azioni della seconda e poi di chiederne il fallimento.Così il Cirsu è praticamente tornato alla situazione di crisi di sei anni fa, ma di que-sto non possiamo essere accusati né io né la Cerquoni né Romagnoli. Al termine del nostro impegno avevamo la-sciato una realtà in forte ripresa con bilanci in ordine e un utile che avrebbe consentito eccellenti prospettive di sviluppo” –conclu-de il Rettore che insieme alla Cerquoni ha depositato in Procura una relazione con la loro ricostruzione dei fatti. Alla conferenza stampa erano presenti anche delegati degli ex lavoratori Sogesa a ricordare, “last but not the least”, che per loro è scaduta anche la Cassa Integrazione in deroga.

SA – ANNI 2007-2010

1° AGOSTO 2014

ambientale del sito, secondo le leggi vigenti in materia nonché dalla gestione tecnica opera-tiva degli impianti esistenti, di quelli in corso di realizzazione, di quelli in programma e futuri, nell’ambito del bacino territoriale ottimale per la gestione dei rifi uti, individuato a livello provin-ciale e regionale, e nel rispetto del D.L. 22/97 e successive modifi cazioni e decreti di attuazione, come risulta dall’art. 4 dello Statuto. A seguito dell’art. 35 della legge fi nanziaria 448/2001, con l’Assemblea Consortile straordinaria del giorno 06 agosto 2002 il consorzio si trasformò in società per azioni, denominata Cirsu spa. Con assemblea straordinaria del 21/12/2004 (atto del Notaio De Rosa), Cirsu spa si scisse costi-tuendo La Cirsu Patrimonio spa, benefi ciaria degli impianti e dotazioni patrimoniali di Cirsu spa.La Cirsu Patrimonio costituita dai medesimi comuni soci della Cirsu spa con quote paritarie iniziò l’attività il 01/01/2005.Nel corso del 2008 , però, fu deliberata la procedura di fusione per incorporazione della società Cirsu Patrimonio nella Cirsu Spa, allo scopo di riunire le due società pubbliche in una, demandando la gestione completa del polo tec-nologico alla Sogesa spa; procedura conclusasi con atto notarile repertorio n. 33774, raccolta n. 9311 con effetto dal 21.10.09.

A STORIAD’Amico e Di Matteo:

“Duello” in Procura

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PrimaPagina 51 - Sett. 201428

CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTOFocusON

ono diversi i dubbi che sor-gono sull’epilogo di que-sta situazione. Come mai dopo il cambio del Cda di Cirsu nel dicembre 2010 il Consorzio sprofonda a

6.362.366 euro? Perché Cirsu vuole ri-acquistare le quote di Sogesa se dopo 8 mesi, il 30.12.2012, data della scadenza della concessione, avrebbe dovuto co-munque liquidare il socio privato al valo-re di mercato? E che senso ha riacquista-re quote di una società per poi chiederne

I DU

SOGESA SPAasce come braccio operati-vo di CIRSU e si compone di una quota maggioritaria pubblica (CIRSU 51%) e una minoritaria privata (49% AIA).

AIA S.P.A.: appresenta la parte pri-vata della SOGESA, di cui detiene il 49% delle azioni. È composta a sua volta da un gruppo di aziende tra cui spicca la DECO SPA

Colpevole perchè:

“Ha attaccato l’Unione Europea per

l’abolizione della pesca selvaggia e di

contrabbando nel mondo”

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29PrimaPagina 51 - Sett. 2014

CIRSU-SOGESA: IL GRAN RIFIUTO FocusON

il fallimento? Ma la domanda più inquie-tante riguarda il mancato accordo tra i due CDA. L’inquietudine aumenta quan-do si scopre che i componenti dei due CDA, Cirsu e Sogesa, sono esattamente le stesse persone: Angelo Di Matteo, An-drea Ziruolo, Diego De Carolis, che non sono riusciti a trovare un accordo con …se stessi. E per chiudere il cerchio, si fa avanti Deco, socio di maggioranza di AIA che chiede la restituzione di …2,5 milio-ni di euro, citando l’intero consorzio dei comuni per inadempienze.

UBBI

A: LA STORIA

LA STORIA

L’atto di costituzione della società Sogesa spa è del 30/05/00.Sin dalla sua costituzione la Sogesa spa provvede alla gestione del polo tecnologico effettuando altresì il servizio di raccolta e trasporto presso i comuni soci.

(62,88%) del gruppo DI ZIO, azienda leader nel settore trattamento rifiuti. Le altre aziende componenti sono. La TE.AM (10%), ECOCONSUL SRL (5%), DE PA-TRE F. (1%), CONSCOOP (20,12%), GRE-ENLAB SRL (1%).

Colpevole perchè:

“ Ha convinto l’Unione Europea

a sviluppare una legge sulla

regolamentazione degli organismi

geneticamente modificati”

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PrimaPagina 51 - Sett. 201430

a domanda sempre più pressante riguarda la possibilità di fare pre-visioni meteorologiche stagionali, cioè prevedere ad esempio come sarà l’inverno prossimo. Questa è una domanda assai complicata

cui è diffi cile rispondere perché la previsione stagionale in linea di principio è impossibile. A differenza delle previsioni meteo giornaliere che riempiono i media tutti i giorni e che ri-portano con grande dettaglio le previsioni per le varie regioni (ma anche città) per le diverse ore del giorno, la previsione stagionale ha un carattere statistico. In pratica in un periodo che normalmente è di tre mesi ci danno le probabilità che il tempo si discosti (tempera-tura e precipitazione) dalle medie degli ultimi decenni. Questo signifi ca che la previsione sta-gionale per il prossimo inverno ci può solo dire se la stagione sarà più secca o più bagnata, più calda o più fredda. Non è possibile fare altrimenti per la previ-sione stagionale in quanto il sistema oceano-atmosfera che regola il tempo di tutti i giorni in termini scientifi ci è caotico e quindi prevedibile in modo affi dabile solo per pochi giorni. Il per-no su cui poggia la previsione stagionale è in-fatti lo stato dell’oceano o dei mari in generale perché la loro inerzia termica costituisce una specie di memoria permanente del sistema cli-matico. Il punto di riferimento per la previsione stagionale è un fenomeno noto come El Nino che riguarda il riscaldamento anomalo di una vasta area dell’oceano Pacifi co e che può es-sere previsto con un preavviso di circa sei mesi. La previsione stagionale è utile per molti settori economici che dipendono dalle condizioni me-teorologiche e quindi è sempre più richiesta e usata da questi settori.Di particolare utilità è per l’agricoltura dove la previsione può servire alla programmazio-ne delle semine oppure per le organizzazioni umanitarie che possono utilizzare la previsio-ne per le siccità prolungate nei paesi in via di

sviluppo. Un esempio clamoroso è quello delle stagioni turistiche sia per la stagione balneare che per quella sciistica. Se ne desume comun-que che tale informazione è utile solo se suffi -cientemente accurata.Uno studio assai recente di ricercatori dell’Uni-versità di Oxford e del Centro Europeo per le previsioni a medio termine (ECMWF), ha cercato di valutare l’affi dabilità delle previsioni

stagionali fatte appunto dal centro europeo. La valutazione è stata fatta su criteri obiettivi e ha prima portato a stabilire la validità per le varie regioni del globo, facendo una clas-sifi ca su cinque categorie che sono: perfetta (5), ancora utile (4), marginalmente utile (3), non utile (2), dannosa (1). Per le varie regioni, quella dove la previsione delle temperature in-vernali è nella categoria (3) è proprio l’Europa e buona parte del Nord America. Per quanto riguarda le temperature estive la situazione migliora per l’Europa che in alcune zone risul-ta (4) ma rimane (3) soprattutto nell’Europa del nord. Per la previsione della precipitazione la situazione peggiora decisamente con l’Eu-ropa che nella stagione estiva presenta una previsione addirittura dannosa (cioè basarsi su di essa potrebbe avere effetti deleteri). La conclusione è che le previsioni stagionali oggi non sono suffi cientemente affi dabili e for-se lo diventeranno nel giro di diversi decenni grazie ai progressi dei mezzi di calcolo.

Analisi del clima e

previsioni stagionali del tempo

FIDARSI È BENE

SOLO IN PARTE

Prof. Guido Visconti

Il perno su cui poggia la previsione stagionale è infatti lo stato dell’oceano o dei mari

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i chiama Borexino l’esperimen-to per neutrini dei Laboratori INFN del Gran Sasso, che è riuscito a misurare in tempo reale l’energia della nostra stella: l’energia rilasciata oggi

al centro del Sole è in perfetta corrispon-denza con quella prodotta 100.000 anni fa. Per la prima volta nella storia dell’indagine scientifi ca della nostra stella, è stata misura-ta l’energia solare nel momento stesso della sua generazione.Lo annuncia l’esperimento Borexino ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’Istituto Nazionale di Fi-sica Nucleare (INFN). Lo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifi ca interna-zionale Nature illustra ciò che l’esperimento condotto dai ricercatori dell’INFN, e denomi-nato Borexino è riuscito a stabilire, ovvero realizzare, in tempo reale, la misurazione dell’energia del Sole, rivelando i neutrini prodotti da reazioni nucleari all’interno della massa solare: queste particelle, infatti, impiegano solamente pochi secondi a uscire da essa e otto minuti per arrivare fi no a noi. Le precedenti misure dell’energia solare, in-vece, erano sempre state realizzate sulle ra-diazioni (fotoni) che attualmente illuminano e scaldano la Terra e che si riferiscono alle stesse reazioni nucleari, ma avvenute cen-tomila anni fa: è questo, infatti, il tempo che l’energia mediamente impiega per attraver-sare la densa materia solare e raggiungere la sua superfi cie.Il confronto fra la misura dei neutrini pubbli-cata oggi da Borexino e le precedenti misure riguardanti l’emissione di energia raggiante dal Sole ha mostrato che l’attività solare

non è cambiata negli ultimi centomila anni. “Grazie ai risultati di questa nuova ricerca, Borexino prova che il Sole è una grande centrale a fusione nucleare – ha spiegato Gianpaolo Bellini membro dell’equipe di ricercatori - Il rivelatore Borexino, istallato nei Laboratori sotterranei del Gran Sasso dell’INFN, è riuscito a misurare il fl usso di neutrini prodotti all’interno del Sole, nella reazione di fusione di due nuclei di idrogeno per formare un nucleo di deuterio: questa è la reazione iniziale del ciclo di fusioni nucle-ari che produce complessivamente circa il 99% dell’energia solare.La diffi coltà della misura, ora realizzata, è dovuta all’energia estremamente ridotta di questi neutrini, la più piccola rispetto agli al-tri neutrini emessi dal Sole, che pure hanno livelli energetici così bassi da rendere quasi proibitiva la loro misura, e che solo Borexino è riuscito e riesce a misurare. Queste perfor-mance fanno di Borexino un rivelatore unico al mondo, che tale rimarrà ancora per alcu-ni anni, grazie alle tecnologie d’avanguardia impiegate nella sua costruzione, che gli han-no permesso di studiare non solo i neutrini emessi dal Sole, ma anche quelli prodotti dalla nostra Terra.L’esperimento Borexino, frutto di una colla-borazione fra Paesi europei (Italia, Germa-nia, Francia, Polonia), Stati Uniti e Russia, prenderà dati almeno per ancora quattro anni, migliorando la precisione delle misure già fatte e affrontandone altre di grande im-portanza sia per la fi sica delle particelle, sia per l’astrofi sica”.

di Angela Fosco

IL SOLE IN

TEMPO REALE

Un altro successo scientifico dai

ricercatori del Gran Sasso

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PrimaPagina 51 - Sett. 201432

isulta diffi cile fornire una defi nizione totalizzante del termine gioco, un suo carattere prevalente, una precisa e stabile collocazio-ne nelle sfere delle attività

umane, per i suoi molteplici aspetti che si differenziano secondo cultura, età, in-teressi, fi nalità e le prospettive attraver-so la quale il fenomeno viene osserva-to. Nell’antichità il gioco era funzionale a introdurre i bambini alla vita adulta, per renderli consapevoli del ruolo che avrebbero assunto nel sistema sociale di

appartenenza. L’importanza della stagio-ne infantile e del gioco nella pedagogia è stata riconosciuta nel 700. Jean-Jacques Rousseau con “Émile ou de l’éduca-tion”(1762) avvia un processo di riesame dei rigidi modelli educativi, aprendo un diverso punto di vista sull’infanzia e sul-le libere attività del bambino. Nel 1837, Friedrich Fröbel realizza il Giardino d’In-fanzia (Kindergarden), nel quale i bambi-ni, in contatto con la natura, avevano la possibilità, giocando, di scoprire le pro-prie potenzialità espressive e cognitive. Nei Kindergarden ai bambini erano af-

fi dati dei Doni (Gifts), che possono ri-tenersi i primi giochi didattici, elementi in legno facilmente manipolabili divisi in categorie, la cui fi nalità era quella di stimolare l’apprendimento di nozioni e concetti . Nelle avanguardie del Novecento e nel-la scuola del Bauhaus il giocattolo ha riscosso un particolare interesse. Alma Buscher-Siedhoff e Eberhard Schram-men, nel 1924, realizzarono una tipologia di giocattolo con fi nalità pedagogiche, che sembra richiamare i Gifts di Fröbel. Una serie di elementi in legno colorato

Giocattoli in cambio

DI SOLITUDINE

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33PrimaPagina 51 - Sett. 2014

dalle forme geometriche di base, caratte-rizzati da una estrema varietà combina-toria per stimolare creatività e fantasia. Oggi i giocattoli si propongono di solle-citare l’apparato sensoriale, la creatività, la fantasia e il ragionamento, migliora-re il controllo e la coordinazione fi sica motoria, favorire le attività simboliche, imitative e sociali. Attraverso il gioco si genera nel bambino un particolare stato emozionale, una dimensione “fi ttizia” , una sorta d’illusione cosciente nella qua-le, però, non si perde la consapevolezza della realtà oggettiva nella quale il gioco si svolge. A realizzare questo processo, in molti casi, sono impiegati oggetti di uso co-mune, ai quali vengono associati specifi ci contenuti simbolici. Così il gioco e il giocattolo, soprattutto nella prima infanzia, sembrano detenere “un’anima aperta”, indefi nita e impreve-dibile, in grado di far assumere agli og-getti ruoli impensabili. In Italia tra gli anni ’50 e ’60 si apre un clima culturale nel quale, come afferma Branzi: «Il bambino fu visto come una nuova componente liberatoria della rigida lezione del funzio-nalismo, per operare una rifondazione basata sulla spontaneità e sulla semplici-

tà» . I giochi e i giocattoli realizzati da Bruno Munari e Enzo Mari sono l’espres-sione della volontà di spostare al centro del progetto il bambino, capace, attra-verso l’errore, l’imprevisto e il caos, di dare vita a tipologie di oggetti “aperti” a infi nite possibilità combinatorie, in grado di stimolare la creatività coinvolgendo l’intero apparato sensoriale.Per Munari il gioco deve essere qualcosa di utile alla crescita individuale del bam-bino, in grado di fornire «[…]delle infor-mazioni che gli potranno servire quando sarà adulto[…] Il gioco o il giocattolo devono essere stimolatori dell’immagi-nazione, non devono essere conclusi o fi niti […]perché così non permettono la

partecipazione del fruitore[…]». Ma oggi la realtà imposta dal mercato rende il giocattolo,in larga misura,un catalizzato-re di desideri indotti, che si consumano e rinnovano rapidamente per generare profi tto. In questo clima, come rileva Brian Sut-ton Smith, nelle società occidentali, i gio-cattoli donati ai bambini diventano una richiesta di scambio, nelle quale il dono lega il bambino ai genitori e «l’impegno chiesto in cambio al bambino, è di di-ventare capace di giocare da solo, cosi la solitudine è il dono che il bambino fa ai genitori» .

Attraverso il gioco si genera nel bambino un particolare stato emozionale, una dimensione “fittizia”, una sorta d’illusione cosciente nella quale, però, non si perde la consapevolezza della realtà oggettiva nella quale il gioco si svolge

Prof. Federico O. Oppedisano

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l mondo sta cambiando o siamo noi che stiamo cambiando? Con l’avven-to del nuovo secolo sono tante le innovazioni che ci stanno rendendo la vita più comoda. I tempi non sono gli stessi e soprattutto fare il geni-

tore è più complicato. Sarà che noi ra-gazzi non sappiamo cosa vogliamo, non ci accontentiamo mai di quello che ab-biamo, senza capire così i sacrifi ci che i nostri genitori fanno per noi. Non si può attribuire la colpa a nessuno, i no-stri genitori ci sono passati prima di noi, basterebbe quindi dargli retta, ascoltarli e renderli fi eri di noi. Non sempre ci riusciamo, anzi facciamo sempre di testa nostra, pur sapendo di sbagliare. Sono sempre di più i ragazzi che preferiscono passare più tempo con il telefonino in mano che parlare e socializzare “di per-sona”. Nelle giornate trascorse a scuo-la o con gli amici, sono infatti proprio i telefonini che rovinano i rapporti con i genitori. Non riusciamo a capire il vero senso della vita, ci chiudiamo sempre in noi stessi e spesso rischiamo di prende-

re la strada sbagliata. Ci preoccupiamo tanto di voler essere ciò che non siamo, piuttosto che preoccuparci un po’ di noi stessi. Il vero problema è che i genitori hanno già tanti pensieri per la testa, e in quel poco tempo che ci sono, neanche ce ne accorgiamo, perché siamo troppo impegnati a pensare ad altro. Crediamo che ciascun ragazzo ha tanti diritti e un solo dovere, ad esempio il diritto di an-dare a scuola, di ricevere attenzioni nel momento del bisogno e di essere amati. L’unico dovere è di rispettare i propri genitori, anche se ci rimane diffi cile. Ep-pure dovrebbe essere la cosa più facile e lo dovrebbe essere perché in fondo loro fanno di tutto per noi, non chie-dendoci nulla in cambio se non la cosa migliore per noi. Nonostante questo non li ascoltiamo mai, facendo nascere delle discussioni per motivi inutili. La domanda che dovremmo porci , allora, non è cosa vogliamo, ma cosa ci manca?

di Martina Tacconelli (15) e Luca Lepore (18)

Giovani, adolescenti & Co. Come sta cambiando il rapporto genitori figli

MA ALLORA COSA CI MANCA?

Riflessioni

(con sorprese)

dalla periferia

teramana

Nelle giornate trascorse a scuola o con gli amici, sono infatti proprio i telefonini che rovinano i rapporti con i genitori

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35PrimaPagina 51 - Sett. 2014

ittime del terrorismo decapi-tate, foto di adolescenti viola-te nella loro intimità, animali torturati: è questo il mercato raccapricciante delle immagi-ni da cui siamo sommersi nel

mondo dei social network. Da ultimo, la foto della decapitazione del giornalista americano James Foley che ha fatto il giro del mondo su-scitando orrore e vituperio in tutto il globo.Viene da chiedersi dove fi nisca il limite del do-vere di informare e dove inizi la libertà di ren-dere pubbliche queste oscenità. Il problema non crediamo riguardi il diritto di cronaca, visto che spesso proprio le immagini e i video che i giornalisti raccolgono, costituiscono materiale prezioso per gli inquirenti di inchieste illegali. Il problema semmai è come vengono rese pub-bliche certe foto e informazioni. E’ giusto, oltre al tremendo, barbaro omicidio commesso da terroristi jihadisti dell’Isis, che questo mo-vimento esaltato ottenga anche una grande pubblicità e scalpore mondiale? Non si rischia in questo modo di farne degli “eroi” , Dio ci scampi, da emulare? Prese le dovute distanze da chi si arroga il diritto di eliminare una vita umana in nome di chissà quale ideale religioso, che di cristiano non ha assolutamente nulla, cosa dire di ra-gazze che per un errore di gioventù, per una sconsideratezza, vengono messe alla ribalta morbosa di chi si accanisce a voler guardare le

oscenità di cui sono state oggetto, con o senza il loro consenso? Che bisogno c’è di scendere nei dettagli, di pubblicare i particolari più sca-brosi? Non è un modo ulteriore di infl iggere a queste povere ragazze umiliazioni su umi-liazioni? Vergogna su vergogna? Potranno mai riprendere una vita “normale”?

E poi gli animali martoriati. A parte che spesso si tratta solo di falsi costruiti ad arte, l’arte (?) idiota di seminare orrore, non sarebbe il caso di ignorare questi sadici, fanatici del raccapric-cio, semplicemente NON cliccando su quello che pubblicano e facendoli fi nire in un sacro-santo SPAM (spazzatura) che è il posto dove meritano di fi nire? E sì: perché ogni click, ogni visualizzazione di questi atti orrendi, ogni commento arrabbiato che ci esce dallo stomaco, non fa altro che ren-dere felici le menti malate degli autori stessi; offriamo loro su un piatto d’argento una visibi-lità virtuale che li rende fi eri delle loro bravate e li spingono a continuare.

Suscitare reazioni, qualunque esse siano: ecco quale è il proposito di questi soggetti mental-mente disturbati, ed ogni nostra reazione di raccapriccio, li rende fi eri e soddisfatti perché si creano una loro audience, raggiungono lo scopo di farsi notare, il famoso “purchè se ne parli”. In un certo senso, guardandoli e rea-gendo con raccapriccio, procuriamo e incorag-giamo, involontariamente, la felicità di questi soggetti malati di sadismo.La triste realtà è che oggi il web è un mare immenso senza né timonieri né capitani che indichino una rotta. Le norme invocate sono tante, ma sono rimaste fi nora lettera morta. Non ci sono regole che separino il diritto di cronaca e il sacrosanto diritto alla privacy. L’Authority non si degna di intervenire stabilen-do regole e norme da osservare e le penalità per chi non le rispetta, specie le testate o i siti a pagamento. Zero proposte da qualsivo-glia voce autorevole. E se è pur vero che tutti i media e i siti web sono stati richiamati, ma solo genericamente, al rigoroso rispetto del Co-dice deontologico dei giornalisti, o della Carta di Treviso quando si tratta di minori, la realtà è che tutti si comportano anarchicamente, badando solo ai profi tti e senza osservare mi-nimamente le basilari regole della corretta e sana informazione. Business are business.

di Mafalda Bruno

LA FIERA DEL RACCAPRICCIO

Immagini shock

sul web: diritto di

cronaca o violazione

della privacy?

La triste realtà è che oggi il web è un mare immenso senza né timonieri né capitani

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PrimaPagina 51 - Sett. 201436

a “notifi cazione” del 17 ago-sto 2014, riguardante la cosid-detta “chiesa cattolica ecume-nica” presente nella diocesi di Teramo, è un messaggio in-dirizzato ai fedeli nell’ ambito

della potestà derivante al Vescovo dalla sua giurisdizione. Per comprenderne il senso e la portata, esaminiamo la natura e il fi ne dell’ atto. Il “munus” del Vescovo è primariamente quello di insegnare le verità di fede e di trasmettere il magi-stero perenne della chiesa. Come ha di-chiarato la costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium”, il Vescovo nell’ esercitare questo “munus”, quale succes-sore degli apostoli, si riveste della “sacra autorità” per “edifi care il suo gregge nel-la verità e nella santità”. Connesso con questa funzione, in inscindibile unità, è il dovere di vigilare sul suo “gregge”, per evitare che non incorra in manifestazio-ni di fede e/o di culto contrarie a quelle proprie della Chiesa.Il mezzo di cui il vescovo si serve per rag-giungere questo fi ne può essere duplice: dalla predicazione al messaggio scritto in forma di lettera enciclica da leggere in

chiesa e da affi ggere in luogo ben visibi-le all’ interno o all’ esterno della stessa. Tale documento è appellato “notifi ca-zione”, perché “rende noto” e pubblico il magistero episcopale. E’ formalmente vincolante perchè impegna i fedeli ad osservare le direttive in esso contenute. Cosa dichiara il Vescovo ai fedeli? Due cose sostanzialmente: 1. la “chiesa cat-tolica ecumenica” non si identifi ca con la chiesa cattolica romana; 2. le ordina-zioni presbiterali attuate nella predetta chiesa sono invalide; 3. i sacramenti ivi amministrati sono senza valore. Pertan-to li esorta a non partecipare agli atti di culto di tale chiesa, avvertendo che, in caso contrario, potrebbero perdere la comunione con la propria Chiesa e con la Fede apostolica. La “notifi cazione” altro non dice né può dire sulla “chiesa cattolica ecumenica”, atteso che alla luce della dichiarazione conciliare “Dignitatis humanae” sulla li-bertà religiosa e della Costituzione ita-liana essa ha pieno diritto di essere e di operare.

ante nel canto XI del Para-diso attribuisce alla povertà le sembianze di una donna, alla quale, come a morte, “la porta del piacer nessun dis-serra”, sapendo quanto sia

duro convivere con lei. Francesco, inve-ce, fu l’ unico nel suo tempo a innamo-rarsi perdutamente di questa donna e a sposarla pubblicamente davanti a Guido, Vescovo di Assisi, e al padre, Pietro Di Bernardone, restituendo a quest’ultimo perfi no gli abiti, per essere privo di tutto, e conformarsi da allora in poi a Cristo che, pur essendo di natura divina, spo-gliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo (Fl 2, 6-7) e “da ricco si fece

di Giovanni Di Giannatale

I perché della “notificazione”

Il Vescovo e

la vigilanza

del “gregge”

4 ottobre: San Francesco d’Assisi

LA POVERTÀ

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37PrimaPagina 51 - Sett. 2014

povero” (2 Cor, 8, 1). Ma cosa inte-se Francesco per povertà? Stando alla prima regola, che esprime la sua genu-ina volontà, intese l’ assoluta indigenza, poiché reputava che, essendo il creato opera di Dio, l’ uomo non ha il diritto di possederlo, ma solo di usarlo per sod-disfare i bisogni vitali. In conseguenza di questa concezione, Francesco considerò se stesso e i suoi frati come “advenae et peregrini, sine manente civitate in hoc mundo”. Il primo francescanesimo fu per questo itinerante e mendicante, senza fi ssa dimora. I frati vivevavo in grotte, caverne, pagliai o in case private, quan-do qualcuno li ospitava. L’ unico luogo di aggregazione fu dapprincipio Santa Maria della Porziuncola.

Questo spirito di povertà è testimonia-to da alcuni episodi, dai quali si evince che Francesco non intendeva costruire conventi o “ritiri”, come si chiamavano allora. In previsione del Capitolo gene-rale del 1221 il popolo fece costruire un piccolo ricovero per ospitarvi i capitola-ri. Quando Francesco lo vide, di ritorno da un paese del’ Umbria, “salì sul tetto e con mano vigorosa, rovesciò le tego-le”, con l’ intento di demolirlo. Si arrestò solo quando alcuni soldati gli dissero chel ‘edifi cio era di proprietà comunale. Quando da Verona passò per Bologna, avendo saputo che alcuni frati abitavano in una casa da loro costruita, volle che l’ abbandonassero. Al Vescovo di Assisi, che cercava di convincerlo ad avere una

casa, Francesco rispose: “Se ho una casa sono costretto ad avere anche la spada per poterla difendere”.Non accettò la proposta, essendo Fran-cesco uomo di pace. Con logica rettilinea fece capire al presule che, non volendo possedere la casa, non voleva di conse-guenza neanche possedere la spada. I frati vivevano del lavoro giornaliero che compivano nei campi insieme con i colo-ni o, talora, presso alcuni signori feudali. Fin quando visse, Francesco vietò ai fra-ti di possedere alcunché. Sappiamo che, dopo la sua morte, la regola fu attenuata da quel ramo di frati detti “conventuali”, i quali ritenevano che andava mitigata e che il possesso era lecito.Entrarono in contrasto con i frati “rigori-sti”, detti “osservanti”, che non intende-vano modifi care la regola, volendo vivere il Vangelo sine glossa. Accadde la prima divisione della famiglia francescana, alla quale ne seguirono altre per ragioni giu-ridiche e spirituali. (1)

1) Per le divisioni successive, di vd. G. Di Giannatale, La missione di S. Francesco e S. Domenico, e la perduta unità dei Francesca-ni, in “In Fraternità”, a. IX, ottobre 2012, pp. 14-17.

di Giovanni Di Giannatale

À NEL PRIMO FRANCESCANESIMO

Francesco considerò se stesso e i suoi frati come “advenae et peregrini, sine manente civitate in hoc mundo”. Il primo francescanesimo fu per questo itinerante e mendicante, senza fissa dimora

San Francesco in estasi è il

soggetto di un dipinto realizzato

dal pittore italiano Michelangelo

Merisi da Caravaggio

tra il 1594 e il 1595

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VISIONI & LETTERATUR

stato applaudito, premiato, visto, ma soprattutto criticato. La grande bellez-za di Paolo Sorrentino, è un fi lm che sicuramente ha fatto parlare, ma an-che pensare. Innumerevoli gli spunti di rifl essione a cui attingere e che mostra-

no la decadenza della società odierna, che poi non è solo quella strettamente romana a confronto con la Dolce Vita felliniana. Morte, sesso, potere, disso-luzione della storia. E’ un fi lm probabilmente non compreso nella sua essenza e dal quale si tende a prenderne le distanze. Perché? Forse perchè qualcosa di quei personaggi allo sbando ci appar-tiene, sono in noi. Perché di Jep Gambardella, per mondanità e vita dissoluta se ne incontrano troppi e i suoi tormenti, al di fuori delle feste, sono un po’ i nostri. Il voler essere al centro dell’attenzione di tutto, ma non della propria vita e abbandonarsi a essa, sopravvivendo e non vivendo. Banalizzare questo fi lm signifi ca banalizzare noi stessi, scap-pando da quel che siamo, costruendo quel che vor-remmo essere. Certo, non tutti trascorrono serate mondane su una terrazza davanti al Colosseo, ma i dubbi, le paure, il nulla a cui credere e l’incomu-nicabilità fanno da padrone. Abbiamo tutto e non abbiamo niente. E allora subentra la noia, che non è il contrario del divertimento, ma è l’impossibilità a comunicare, con noi stessi prima che con gli altri, favorendo gli stereotipi e la recita di parti patetiche e salva-apparenze. Noia come tormento di dover apparire, come qualcuno dall’alto ha deciso, e qui il dialogo tra Jep e Stefania ne è l’emblema. Noia come dissoluzione fi sica e morale. E allora nascono

le manie e le perversioni, le ansie ingestibili e talvol-ta degenerate, gli ozi e i vizi, il volere tutto per poi non farsene niente, l’avere tutto e cercare la morte, l’avere perso tutto e dover far fi nta ancora di avere tanto, il voler esagerare per sentirsi forti e insupe-rabili in un mondo superfi ciale, animato da assurdi protagonisti e inutili comparse. Il nulla padrone di tutto, il tutto che è il niente, il voler prevalere a tutti i costi e l’essere perfetti a tutti i costi, il prendersi in giro in preda alla disperazione. Grande bellezza come grande bruttezza, in un mondo dove si recita una parte e dove “tutta que-sta gente non sa far niente”, dove si sono comple-tamente persi i valori. Una società allo sbando che può essere salvata solo dall’amore. Come Jep che aveva molto amato e non dimen-ticato, e questo ci fa comprendere come esso ri-mane davvero l’ultima àncora di salvezza per tutti. Solo amando noi stessi e il prossimo con sincerità e semplicità, senza aver paura di mostrare le proprie debolezze, si riesce a uscire da un empasse che non ci vede più persone, ma numeri, elettori, ascol-tatori, pecore di un gregge che procede lento verso una via senza uscita.Non più uomini con un codice morale, ma pseudo – vip e gente fi ntamente importante che mostra di avere una vita meravigliosa, e intanto annegano nell’insicurezza e nella paura, di invecchiare e di non essere più potenti, donne che temono di non essere più avvenenti e attraenti e ogni regola etica sacrifi cata in nome di quella che viene chiamata mondanità o meglio smania di apparire.

JEP GAMBARDELLA SIAMO NOICinema da pensare

di Adele Di Feliciantonio

CONOSCI DAVVERO c

isognerà aspettare ancora un pò per vedere in sala uno dei fi lm più attesi della stagione cinematografi ca ormai avviata. Inizialmente previsto per il 2 ottobre, il

fi lm fi rmato da David Fincher slitterà alle festività natalizie del 18 dicembre. Gone Girl – L’Amore Bugiardo, interpretato da Ben Affl eck e Rosamund Pike, e tratto dal bestseller di Gillian Flynn, è la storia di Nick e Amy conosciutisi a una festa in una gelida sera di gennaio. Uno scambio di sguardi ed è subito amore. Lui la conquista con il

GONE

L’Amore

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RA

i intitola Pagine di fede e di li-bertà – Gli esuli abruzzesi a Londra durante il Risorgimento e il periodico evangelico L’Eco di Savonarola- la nuova pubblica-zione editoriale curata dal mon-

toriese Egidio Marinaro. “Gli scritti di Camillo Mapei, Gabriele Rossetti e Teodorico Pietrocola Rossetti”- si legge in quarta di copertina- “pub-blicati sul periodico londinese bilingue L’Eco di Savonarola, rendono testimonianza all’elevato spessore intellettuale della partecipazione abruzzese alle battaglie risorgimentali e ai si-gnifi cati, sconosciuti ai più, dell’attiva presenza dei seguaci italiani della Riforma protestante, tra le fi le dei patrioti che nel secolo XIX con-quistarono l’unità nazionale. Raccolti in questo volume, vengono divulgati per la prima volta in Italia nella loro interèzza”. Il libro fa parte dei Quaderni del Centro Evangelico di Cultura “Gabriele Rossetti” di Vasto. Domenico Maselli (ex docente universitario di Storia del Cristia-nesimo) ne scrive “Nel corso dell’ottocento vi è stato tutto un pullulare di periodici evangelici, frutto di vari gruppi di italiani, esuli per motivi politici, che poi, a contatto con i protestanti si erano allontanati dal cattolicesimo ed avreb-bero, più tardi, costituito piccole chiese evan-geliche distribuite su tutta la penisola italiana.

Avrebbero poi collaborato con la chiesa valde-se che era rimasta fedele agli ideali della Rifor-ma accettati al Sinodo di Chanforan nel 1532, nonostante le persecuzioni che si ripeterono nei secoli XVI, XVII e XVIII, e le limitazioni date dal trattato di Cavour, che li costrinse a vivere in un ghetto alpino. Il più celebre dei periodici evangelici risorgimentali si stampò a Londra ed ebbe come titolo L’Eco del Savonarola. Tra i vari collaboratori della rivista vi erano tre abruzzesi e cioè Camillo Mapei, Gabriele Rossetti e Teo-dorico Pietrocola Rossetti”.

chi ti dorme accanto?

sorriso sornione, l’accento ondulato del Missouri, il fi sico statuario. Lei è la ragazza perfetta, bella, spigliata, battuta pronta, il tipo che non si preoccupa se bevi una birra di troppo con gli amici. Sono felici, innamorati, pieni di futuro. Qualche anno dopo però tutto è cambiato. Da Brooklyn a North Carthage, Missouri. Da giovani professionisti in carriera a coppia alla deriva. Amy e Nick hanno perso il lavoro e sono stati costretti a reinventarsi: lui proprietario del bar di quartiere accanto alla sorella Margo, lei casalinga in una città di provincia anonima e sperduta. Fino a che, la mattina del loro

PAGINE DI FEDE

E DI LIBERTÀ

di Pietro Serrani

quinto anniversario, Amy scompare. È in quel momento, con le tracce di sangue e i segni di colluttazione a sfregiare la simmetria del salotto, che la vera storia del matrimonio di Amy e Nick ha inizio. Che fi ne ha fatto Amy? Quale segreto nasconde il diario che teneva con tanta cura? Chi è davvero Nick Dunne? Un marito devoto schiacciato dall’angoscia, o un cinico mentitore e violento, forse addirittura un assassino?L’amore bugiardo è una vertiginosa

incursione nel lato oscuro del matrimonio. Un thriller costruito su una serie di rovesciamenti e colpi di scena che costringerà il lettore e lo spettatore a chiedersi se davvero sia possibile conoscere la persona che gli dorme accanto. Nel cast, oltre Ben Affl eck e Rosamund Pike ci sono Tyler Perry, Kim Dickens, Patrick Fugit, Scoot McNairy, Missi Pyle, Casey Wilson, Emily Ratajkowski e Neil Patrick Harris.

E GIRL

Bugiardo

qualche consiglio utile per la vostra biblioteca

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crittrice teramana, di origini pugliesi, Chiara di Taranto , in arte Carla Evani, è autrice del suo primo racconto: “Come aria”. La nostra prima domanda

è perché ha scelto di scrivere con uno pseudonimo e non con il suo nome? Per tanti motivi. In primo luogo perché in questo libro ho scritto cose molto intime. Aprirsi con la carta è più semplice che parlare con qualcuno. Nel contatto con gli altri facciamo esperienza continua di giudizio, la carta invece non ci giudica e la penna attinge direttamente al cuore, senza il fi ltro dell’intelletto. Un altro motivo era la protezione dell’identità degli altri protagonisti, ma questi mi hanno dato carta bianca quando un’amica mi ha costretta a fare outing! E poi forse lo pseudonimo è un modo per giocare. L’idea di avere una doppia identità mi piaceva, ma ora mi hanno scoperta...Come è nata la sua passione per la

scrittura?La tensione alla scrittura è nata leggendo, direi. La passione scrivendo. Più scrivevo e più mi alleggerivo. E quando, attraverso la scrittura, trovo soluzioni a questioni esistenziali non risolte, la scrittura diventa un consulente personale di altissimo livello, sembra attingere ai più profondi meandri dell’anima, ai più alti livelli della coscienza. E poi c’è l’aspetto ludico: talvolta scrivendo mi vengono idee divertenti e/o mi si combinano situazioni alle quali non avevo pensato, delle piccole illuminazioni che mi entusiasmano. Sono sicura che l’angelo custode non è accanto a noi solo per proteggerci, consolarci, guidarci e aiutarci, sta lì anche per farci divertire e fa i salti di gioia quando noi siamo felici. Nel suo romanzo “Come Aria” la forma narrativa si alterna con alcuni stralci di un Diario. Come defi nirebbe il suo stile?Non mi piace defi nire, forse perché non ho defi nizioni. Ho scritto cosí come mi

è venuto spontaneo fare. Mi sono fatta guidare dall’intuizione. Inserendo i passi di diario ho potuto giocare un po’ anche con la lingua, adattarla alle età dei due personaggi femminili che la usano. Mi piace sperimentare, inventare, giocare.Quella di “Come Aria” è una storia di un’amicizia tra Margherita ed Arianna. Quanto di autobiografi co c’è in questo romanzo di esordio? Dovrei rileggere il romanzo per poter rispondere correttamente: l’ho scritto più di tre anni fa. Diciamo che la trama è un vissuto personale al 50%. I temi lo sono per un buon 90%. Tutto (o un 98%) è “rubato” alla realtà, ma nella trama tutto si mischia. Nessun personaggio è copiato dalla realtà, in ognuna delle fi gure confl uiscono almeno altre tre o quattro persone reali che mi hanno ispirata, inoltre entrano nella fi gura spunti “rubati” per strada, ad una canzone, ad un articolo di giornale, al racconto di un’amica... Ci sono degli scrittori nella

STORIA DI UN’AMICIZIA

Incontro con la scrittrice

Carla Evani

“COME ARIA”NEL CUORE

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letteratura nazionale ed internazionale che hanno infl uito sulla sua formazione letteraria? Tutti quelli che ho letto, immagino. Tutto mi lascia qualcosa, tutto mi arricchisce. Leggo tutto quello che il cosiddetto caso mi fa incontrare e che il mio intuito mi fa scegliere. Vivendo in Germania leggo più spesso in tedesco, ma soprattutto ascolto audiolibri e molta poesia. Se infl uiscono di più quelli che rileggo più spesso questi sono

Dante, Leopardi, Ungaretti, Montale, Neruda e Heinrich Heine. Un romanzo letto e riletto è Paula di Isabelle Allende.Progetti futuri? Scoprire chi sono. Se la scrittura continuerà a servirmi in tal senso le rimarrò legata, le sarò grata e compariranno nuovi scritti. In questa fase della vita sto imparando ad apprezzare tutto il valore di uno dei concetti più vecchi e più ripetuti: Hic et nunc! Un consiglio agli “scrittori in erba”

…Ecco, ora mi sono ricordata uno degli altri motivi per cui avevo scelto uno pseudonimo: non volevo che un giorno qualcuno mi desse della “scrittrice”.Che poi addirittura mi si chiedesse di dare consigli... ah! Non sopporto la parte pedante che è in me, ha sempre una risposta pronta. Dice – saputa! - di leggere, leggere, leggere e leggere. Poi dice anche di rileggersi e/o recitarsi quelle poesie che ci fanno emozionare e – dulcis in fundo – di scrivere ascoltando il cuore. Quando il cuore si è svuotato, tocca all’intelletto metter un po’ d’ordine... o ai vostri 57 lettori (n. d. A. numero reale di amici e conoscenti che hanno letto e corretto “Come Aria”)! E poi - continua pedante! - non scrivete se non ne avete urgenza... e se avete scritto un libro non vuol dire che ne dobbiate scrivere un secondo. La pedante ha fi nito. Io vi cito uno dei miei manuali di scrittura prediletti (oltre i classici mattoni, nel senso del peso fi sico e non di quello contenutistico: il contenuto è oro, senza strumenti si lavora male!): “Le lezioni americane” di Calvino e tra tutte le lezioni la mia preferita è quella sulla “Leggerezza” e ad essa cerco di adattare la mia scrittura ed orientare la mia vita.

di Clementina Berardocco

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opo l’esperienza ad Amici di Maria De Filippi, Andrea Cardillo, insieme a Francesco Carusi e Kicco Careddu de-cidono di fondare una band che sia una “rivista da ascol-

tare”. Con il successivo ingresso di Vittorio Longobardi, Enrico Sotgiu e Lamine Mbaye , cover e, successivamente, inediti danno vita agli Audiomagazine, l’esempio più signifi cativo di ragazzi che, animati da una grande passione per la musica, si “sono fatti da soli” riscuotendo di persona il seguito dei fans. Il tormentone estivo “Tornerai” li ha consacrati al grande pubblico, ma ancor di più alla nostra Provincia diventando l’in-no delle serate sulla costa. Gli Audiomagazine nascono inizial-mente come Cover Band…La nostra band è nata nel 2003 con reper-torio di cover e musica di fusione spaziando

in generi particolari come il funk, il blues e successivamente generi più “popolari”.Quindi la scelta del nome racchiude questo stile singolare di unire culture musicali differenti?Certamente; il nome Audiomagazine, infatti, si

riferisce a un’ipotetica rivista musicale che par-lasse di musica a 360 gradi e rispecchia quello che noi facciamo e che vogliamo fare.Dalle cover a un vostro disco, uniti dalla commistione di stili. Qual è la vostra fonte di ispirazione?Ognuno di noi proviene da esperienze diverse, storie diverse, personalità forti ed è portatore di un background differente che dà alla band un contributo unico che è la nostra principale fonte di ispirazione per creare un prodotto ori-ginale che ci rappresenti tutti.Dal rock al folk, dal samba a Napoli, la convivenza nella diversità vince sem-pre?La diversità è vincente e per noi lo è dal pun-to di vista musicale perché ci divertiamo ad arrangiare i brani facendo confl uire sonorità , generi, culture, ricordi e personalità differenti e lo è anche nel nostro stile. Non siamo legati a etichette e l’informalità ci

VERSO IL FUTURO

La musica da “sfogliare” degli AUDIOMAGAZINE

La diversità è vincente e per noi lo è dal punto di vista musicale perché ci divertiamo ad arrangiare i brani facendo confluire sonorità , generi, culture, ricordi e personalità differenti

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O CON ALLEGRIA!distingue sempre e in ogni occasione. Ci piace considerare il nostro pubblico in un rapporto paritario e dialettico, di sinergia ed empatia.I vostri concerti rallegrano gli animi e la vostra energia è contagiosa. Quanto vi rende soddi-sfatti essere “portatori di allegria”?Sorridere è il miglior rimedio a tutti i mali. Noi ci divertiamo moltissimo in quel che facciamo e il nostro obiettivo è divertire e coinvolgere cercando di assecondare tutti i gusti musicali. L’allegria è il nostro messaggio!La costa teramana ha rappresentato la vostra consacrazione: concerti con tantissime presenze e “Tornerai” come colonna sonora della movida e dell’ estate. Tutto questo vi lega alla nostra terra?C’è un legame indissolubile con la vostra terra, a partire da Giulianova dove abbiamo mosso i primi passi e tutta la provincia di Teramo. Le prime volte che siamo venuti per promuo-

vere “Tornerai” abbiamo avuto un riscontro di pubblico inimmaginabile. La canzone è stata recepita con un grande entusiasmo e sapere che tanti giovani la canticchiano e ricordano momenti magici vissuti in compagnia ci dà grande soddisfazione. La nostra volontà è quella di proporre tutti i nostri successi, di far

conoscere la nostra musica e quindi espanden-doci per l’intera regione.“Tornerai”, “Cambierò” e infi ne “Dan-za” sono brani orientati sempre al fu-turo con l’ottimismo che sprigiona un

ballo. Come gli Audiomagazine vedono il loro avvenire?Più che un gruppo siamo una grande famiglia accomunati da una passione smisurata per la musica. La nostra unione è la nostra forza perché ci fa superare i momenti no e anche nelle diffi coltà abbiamo sempre la voglia di trasmettere allegria. Siamo pienamente proiet-tati in avanti e vediamo il nostro futuro roseo continuando a fare ciò che amiamo: cantare e suonare!Naturalmente ci auguriamo che nel nostro paese ci sia maggiore attenzione per l’arte e soprattutto che i nostri fans ci segua-no numerosi. La nostra è una legittimazione “dal basso”; non abbiamo grandi sponsor, ma giriamo il paese e il nostro successo proviene dalla gente che ci segue e ascolta. Loro sono la nostra carica e spinta per il futuro.

di Adele Di Feliciantonio

Più che un gruppo siamo una grande famiglia

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l tiro sportivo è una disciplina agoni-stica che racchiude diverse varianti le-gate soprattutto alle modalità di gara, ma che ha lo scopo testare la capacità e l’abilità del tiratore, nel rispetto della sicurezza e svilupparne la precisione e

il controllo. Nelle competizioni sportive infatti ogni tiratore è tenuto a rispettare cinque regole fondamentali:

1. Considerare ogni arma come se fosse sem-pre carica.2. non rivolgere mai la volata dell’arma verso qualcosa che non si voglia colpire.3. essere certi del proprio bersaglio e di cosa lo circonda.4. tenere sempre il dito fuori dal grilletto fi no a quando non si è coscientemente deciso di sparare.5. rispettare le leggi e gli ordinamenti giuridici degli Stati in cui si compete.

Nel tiro dinamico sportivo, comunemen-te chiamato “IPSC Shooting” sono impor-tanti il movimento del tiratore, i bersagli mobili, i bersagli multipli di differenti tipo-logie, le varie distanze dei bersagli, la li-bertà d’interpretazione che ogni singolo atleta può adottare per risolvere i vari percorsi di tiro, la continua sfi da contro il tempo per svolgere l’esercizio, la possibili-tà di praticarlo sia con pistole che fucili. L’ International Defensive Pistol Association (IDPA) vengono simulati scenari di difesa personale e possibili in incontri di vita re-ale, ma con fi nalità unicamente sportive. Il tiro sportivo dell’Action Shooting preve-de infi ne l’utilizzo di un equipaggiamento realmente pratico per poter affrontare adeguatamente gli esercizi di gara in mo-dalità dinamica. La Valle Reale Academy, è l’associazione che già nel suo direttivo, raccoglie tut-to l’Abruzzo. Fondata da Marco Antonio Jovanovic, presidente, di Pescara, Luca Fiamma, aquilano, Salvatore-Valerio Ferri, teramano, dal 2012 hanno già colleziona-to un invidiabile palmares. “Siamo la di-

mostrazione vivente – esordisce Valerio Ferri - che tre province diverse possono cooperare cordialmente e fattivamente per l’obiettivo comune”. Come nasce l’ associazione Valle reale Academy? Nasce nel 2012 da un gruppo di amici e tiratori sportivi che, durante la loro attività ago-nistica, hanno constatato la mancanza in Abruzzo di un punto di riferimento che consentisse lo sviluppo delle discipline del tiro sportivo e, soprattutto, la crescita e la maturazione agonistica degli atleti, ob-bligati ad andare a cercarsi “le esperien-ze” fuori regione”.Le diverse provenienze sportive hanno piuttosto contribuito a legare il gruppo teramano, dove si rac-conta che “c’è stato chi ha dovuto, anche se in ambito civile, “portare” un’arma nell’espletamento del proprio lavoro – spiega Valerio Ferri - chi proviene dal mondo militare e chi per semplice passio-ne si è avvicinato al tiro accademico de-gli UITS (Tiro a Segno). Tutti però hanno avuto un comune denominatore “l’utiliz-zo dell’arma in sicurezza” che solo il tiro difensivo può insegnare. Da lì al ritrovar-si tutti insieme, il passo è stato breve. Il panorama del tiro difensivo attuale offre molteplici attività agonistiche ma l’Action Shooting e l’IDPA sono le uniche che ti consentono di trasferire quanto appreso nella vita reale. “Lo scopo – prosegue Ferri - è quello di insegnare i fondamen-ti dell’uso delle armi in sicurezza per se stessi e per gli altri. Inoltre, nella realizza-zione degli esercizi di gara non si perde di vista quelli che potrebbero essere reali situazioni di utilizzo difensivo di armi. Per questi motivi vengono utilizzate armi e buffetterie da porto quotidiano e conti-nuato”. Un buon tiratore, secondo il Pre-sidente dell’associazione Jovanovic deve “accendere il cervello” perché la cosa più importante è sempre la sicurezza. Infi ne come in ogni competizione sportiva le regole sono passione, dedizione, allena-mento e “un po’ di fortuna che è sempre necessaria” – conclude Ferri.

SPORT NON CONVENZIONALI

L’ACTION S

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SHOOTING

National Fias 2013

2° Master Stock

National Fias 2013

2° SharpShooter Limited

National Fias 2013

3° SharpShooter Limited

European Cup IDPA 2012 6° EX - CDP

IASC European Champ. 2013 2° MA

- SD

IASC European Champ. 2013 5° AS

- LD

IASC European Champ. 2013 3° AS

- LD

Southern Cup IDPA 2013 MA Division

Champion

Southern Cup IDPA 2013 3° SS - SSP

Southern Cup IDPA 2013 1° SS - ESP

National FIAS 2012

2° Master Stock

Winter Match 2013 IDPA 3° SS - SSP

National FIAS 2012

4° Marksman Limited

European Title Match IDPA 2012 1°

MA - SSP

National FIAS 2012

2° Marksman Limited

European Title Match IDPA 2012 4°

SS - ESP

European Cup IDPA 2012 3° MA - SSP

European Title Match IDPA 2012 2°

SS - ESP

National Fias 2011

2° Master Stock

European Cup IDPA 2012 4° MM -

ESP

IASC European Champ. 2008 1° EX

- SD

National Fias 2011

3°Novice Limited

PALMARES

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ccanto a te, peda-lare senza fretta la domenica matti-na…” cantava Ric-cardo Cocciante nei lontani anni ottanta.

E quanto mai attuale il desiderio di peda-lare e abbandonare le quattro ruote per dare spazio ad un mezzo di locomozione sempre più utilizzato, non solo nel tem-po libero ma anche in città, per gli spo-stamenti quotidiani. Raffaele Di Marcello, architetto e dottorando di ricerca in Sociology of Regional and Local Deve-lopment, all’Università di Teramo è anche l’ideatore del Progetto VE.LE. - Ciclovia Adriatica VEnezia LEcce – creato per promuovere la realizzazione del percor-so ciclabile corrispondente al ramo n. 6 di Bicitalia. Esso collega Santa Maria di Leuca con Ravenna, costeggiando il mare Adriatico, fi no a ricollegarsi ai percorsi europei già esistenti e in corso di rea-lizzazione. In Italia la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) che pro-muove il cicloturismo, ha predisposto la rete Bicitalia, che aumenta i percorsi Eurovelo, ramifi candoli in tutta la nostra Penisola.Qual è la situazione in Abruzzo? Nella nostra regione, grazie al progetto Bike to Coast, che prevede il completamento dei percorsi ciclabili costieri da Martinsicuro a San Salvo, nei prossimi anni dovremmo vedere completato un percorso ciclabile continuo, sicuro e scorrevole, lungo ben 131 km. Tale percorso comprende aree ricche di strutture turistiche (nel tera-mano e nel pescarese) e zone di pre-gio naturalistico e ambientale (riserva del Borsacchio, AMP Torre del Cerrano, Costa dei Trabocchi, Riserva di Punta Aderci, Lecceta di Torino di Sangro, ecc.), attraversando una varietà di paesaggi che va dalle spiagge sabbiose del nord Abruz-zo alle falesie della costa teatina. Attual-mente sono esistenti solo 55 km circa di

percorsi ciclabili, pari al 42% dell’itinera-rio, e il progetto prevede la realizzazione di oltre 76 km di strutture, compreso tre ponti (sui fi umi Vomano, Piomba e Saline), per un totale di circa 33 milioni di euro. Nella sua pubblicazione “I per-corsi ciclabili dell’Adriatico”, Lei tratta proprio di questo progetto che contem-pla non solo una rete di infrastrutturale ma anche sociale, al fi ne di promuovere quello che sarà uno dei percorsi cicla-bili più lunghi d’Europa: l’Abruzzo ha le carte in regola per divenire un distretto cicloturistico di rilevanza internazionale? L’Abruzzo, proprio grazie al completa-

mento del suo percorso ciclabile costie-ro e alle sue caratteristiche territoriali, potrebbe candidarsi ad essere la regione capofi la di un partenariato che coinvolga le altre regioni adriatiche (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Molise e Puglia) ma anche gli stati tran-sfrontalieri, che fanno parte di quella che viene defi nita “macro regione adriatico-ionica”. Non bastano, infatti, i 131 km di percorsi ciclabili costieri regionali per di-ventare un distretto cicloturistico di rile-vanza internazionale, ma occorre esten-dere la rete ciclabile a livello regionale, prevedendo percorsi mare-monti, anche riconvertendo la viabilità minore, per poi avviare sinergie con le regioni limitrofe e collegarsi alla rete nazionale Bicitalia e a quella europea Eurovelo.

PASSEGGIANDO

IN BICICLETTA…

IL PROGETTO VE.LE DELL’ARCHITETTO RAFFAELE DI MARCELLO

In Italia la FIAB che promuove il cicloturismo, ha predisposto la rete Bicitalia, che aumenta i percorsi Eurovelo...

LE CARATTuali sono le caratteristi-che che dovrebbe pos-sedere un’infrastruttura cicloturistica in armonia con il paesaggio? Esempi nella nostra Regione?

È necessario chiarire che un’infrastruttura, anche se di basso impatto quale quella cicli-stica, interferisce comunque con il contesto territoriale dove viene ubicata, soprattutto se si tratta di ambienti pregevoli dal punto di vista paesaggistico e/o ambientale. Nei ter-ritori sensibili, quali parchi o aree protette, occorre studiare attentamente l’inserimento di nuovi tracciati e privilegiare la riconversio-ne della viabilità esistente, spesso non più o poco utilizzata dalle automobili.Particolare attenzione va posta alle pavi-mentazioni dei percorsi, che devono essere il più possibile compatibili con il contesto. In ogni caso, quando si parla di turismo in bicicletta, bisogna considerare che esistono diverse tipologie di cicloturismi: dal ciclismo su strada, per il quale servono fondi possi-bilmente in asfalto, e che permette di uti-lizzare strade esistenti magari adeguando anche solo la segnaletica; alla mountain bike, che utilizza anche sentieri e strade interpoderali; per poi passare ad altri uti-lizzi più specialistici, come il down hill, che prevede la discesa su sentieri dopo essere saliti in quota con impianti di risalita (vedi il bike park di Prati di Tivo). In Abruzzo esiste un bell’anello ciclabile, che unisce i Comuni dell’Altipiano delle Rocche, ma sono moltis-simi i ciclisti che utilizzano la rete stradale minore delle nostre montagne e colline per compiere escursioni giornaliere o viaggi di più giorni, e in quel caso basterebbe rendere più sicuri i percorsi con idonea segnaletica, manutenzione costante del manto stradale, e maggiori controlli. A suo avviso, il recupero del paesag-gio può divenire un fattore determi-nante per lo sviluppo delle economie locali? In che modo concretamente?Dopo le “ubriacature della crescita” degli

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anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, che han-no portato amministratori, associazioni e cittadini a puntare sullo sviluppo industriale e terziario della nostra regione, da qualche anno ci si è resi contro che la nostra vera ric-chezza è il territorio, inteso non solo come elemento geografi co, ma come capitale so-ciale.Il paesaggio, se non è collegato alla cultura del territorio, ai propri saperi, alla propria

storia, rischia di rimanere una bella cartoli-na e niente altro. Il turista, italiano e stranie-ro, vuole riportare a casa un’esperienza, e solo un territorio “vero”, che sa conservare e valorizzare le proprie diversità e peculiarità, può offrire una vacanza esperienziale, che può essere legata ai sapori e odori dell’eno-gastronomia, o alle suggestioni della storia e del patrimonio culturale, o ancora ai pa-esaggi e alla natura, ma deve, comunque,

essere caratterizzata da un tessuto socia-le vitale e accogliente. Senza gli abruzzesi l’Abruzzo è solo un’entità geografi ca, e se noi amiamo il nostro territorio, riusciamo a farlo amare anche a chi lo visita. Tornando alla mobilità ciclistica uno studio dell’Unione Europea dice che il turismo in bici, in Europa, muove qualcosa come 44 miliardi di euro; penso che ogni altro com-mento sia superfl uo.

TERISTICHE DEI PERCORSI

ome è possibile promuovere la mobilità ciclistica nella nostra provincia? In Abruzzo è stata approvata, più di un anno fa, la L.R. 8/2013 - Interventi per fa-vorire lo sviluppo della mobilità

ciclistica – che, seppure pesantemente mo-difi cate in corso di approvazione, costituisce un buon punto di partenza per rendere le nostre città più sostenibili dal punto di vista della mobilità. Il testo di legge, che ho con-tribuito a scrivere, può essere migliorato ma occorre che, da subito, Regione, Province e Comuni, applichino le norme in esso conte-nute. C’è poi la questione dell’intermodalità tra bicicletta ed altri mezzi di trasporto: il trasporto gratuito delle biciclette sui treni regionali era stato fi nanziato ma non è mai partito mentre il codice della strada rende diffi coltoso il trasporto delle biciclette sui bus di linea; occorrono interventi, sia a livello legislativo che regolamentare, che facciano superare problemi tecnici e ostacoli buro-cratici per far si che i cittadini possano sce-gliere di utilizzare le due ruote a pedali e/o i mezzi pubblici per gli spostamenti urbani ed extraurbani. Numerosi esempi europei ed italiani ci dicono che questo è possibile, sta a noi far si che sia realtà anche nella Regione Verde d’Europa.

PROMUOVERE LA MOBILITÀ CICLISTICA

di Clementina Berardocco

. Nei conventi, durante la lettura delle Sacre Scritture, quando ci si riferiva a San Giusep-pe si diceva “Pater Putatibus”, abbreviato in P.P.. Ecco perché il più comune minutivo di Giuseppe è Peppe o Peppino.. Le persone intelligenti hanno più zinco e rame nei capelli.. La prima coppia mostrata a letto insieme in TV fu Fred e Wilma Flintstone.. Durante la guerra di secessione, quando le truppe tornavano agli accampamenti dopo una battaglia, veniva scritto su una lavagna il numero dei soldati caduti; se non c’erano state perdite, si scriveva “0 killed”, da cui l’espressione OK nel senso di “tutto bene”.

. L’altezza della più grande piramide di Egit-to è circa un miliardesimo della distanza che separa la terra dal sole..La parola “cimitero” deriva dal greco “koi-metirion” che signifi ca “luogo per dormire”.. I genitori più giovani di tutti i tempi, età 8 e 9 anni, vissero in Cina nel 1910.. Il Papa più giovane di tutti i tempi aveva solo 11 anni.. Il primo libro scritto con la macchina da scrivere fu “Tom Sawyer”..I giubbotti antiproiettili, le uscite antin-cendio, i tergicristallo e le stampanti laser hanno una cosa in comune: sono stati tutti inventati da donne.

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51PrimaPagina 51 - Sett. 2014

SENZA MAL DI SCHIENAA SCUOLA

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egli ultimi decenni è stato eviden-ziato l’incremento degli episodi di “mal di schiena” tra bambini e adolescenti ma è stato anche affermato che l’annoso ed appa-rentemente irrisolvibile problema

dello “zaino troppo pesante” è, in realtà, solamente uno dei fattori predisponenti ma sicuramente non il principale. Oltre che dello zaino, quindi, bisogna preoccuparsi anche delle posture che vengono as-sunte sia a scuola che a casa; non è assolutamente suffi ciente che genitori o insegnanti ribadiscano la solita raccomandazione “stai dritto con la schiena”! Bisogna fare attenzione alle caratteristiche di sedie e scrivanie ma soprattutto bisogna essere certi che

le loro dimensioni siano proporzionate all’altezza del bambino, in modo tale che da seduto appoggi i piedi comodamente per terra e l’altezza della scri-vania sia tale da consentire l’appoggio degli avam-bracci con spalle rilassate. Gli arredi scolastici, alla luce di quanto detto, devono rispondere ad una normativa europea (Uni En1729) che garantisce una corretta postura; ciò non esclude che posso-no esservi dei casi che sfuggono a tale controllo a causa di un divario a volte marcato dell’altezza di un bambino dalla media (troppo alto o troppo piccolo); in questi casi non bisogna avere timori e occorre che il genitore ne parli con l’insegnante per cercare la giusta soluzione. E’ necessario, comun-que, sottolineare che anche una posizione corretta

ma tenuta a lungo può essere nociva per cui, se non è possibile ovviare a questo problema nelle ore scolastiche, bisogna che ai bambini nelle ore di studio a casa vengano consentiti e addirittura stimolati cambi frequenti di postura e delle giuste pause. Altro elemento fondamentale per un buon funzionamento della colonna vertebrale è il mo-vimento; tale struttura anatomica per funzionare bene deve essere mantenuta elastica e mobile. Tali caratteristiche vengono salvaguardate da una costante e corretta attività motoria. Fondamentale è, quindi, combattere la sedentarietà a cui si è sem-pre più portati a causa dell’incremento d’interesse verso determinati passatempi (videogiochi, tablet, TV, cellulari…), stimolando e incoraggiando le atti-vità ludiche e ricreative associate ad attività fi siche. Ben vengano, di conseguenza, le attività sportive extrascolastiche da effettuarsi nel tempo libero, con una frequenza preferibilmente bisettimanale. Anche in questo caso, comunque, bisogna com-portarsi in modo equilibrato lasciando i bambini liberi di scegliere l’attività che più li aggrada sen-za sovraccaricarli sia come frequenza, intensità o aspettative, avendo ben presente che l’unico scopo deve essere quello di socializzare, divertirsi e muo-versi correttamente; l’agonismo non deve essere assolutamente stimolato o incentivato poiché an-che un’attività motoria troppo intensa può avere ripercussioni sfavorevoli sia dal punto di vista fi sico che psichico. Tutti campioni? Ne riparleremo.

Dott.ssa Maria Croce

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Salute” Salute

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Salute” Salute

a terapia shiatsu è una forma di manipolazione tramite i polli-ci, le dita e il palmo delle mani, che esclude l’utilizzo di strumenti meccanici e i cui scopi sono la correzione dei malfunzionamenti

dell’organismo, la promozione e il manteni-mento della salute del paziente e la cura del-le malattie specifi che.Così viene uffi cialmente defi nita dal ministero della sanità giapponese questa tecnica ormai diffusa in tutto il mondo, particolarmente ef-fi cace per modifi care o curare atteggiamenti posturali non salubri. Il creatore di una delle tecniche di esecuzione più diffuse, MASUNAGA Sensei, defi nisce la postura “ un modo per interpretare lo stato di essere vivente, che rifl ette l’atteggiamen-to delle persone e rivela le loro intenzioni prima di passare all’azione”. In pratica, dal-la postura si possono intuire le abitudini, le azioni quotidiane che la persona svolge e di conseguenza, per gli acuti osservatori, il suo stile di vita, i suoi pensieri perché tutto ciò che infl uenza il modo di vivere della persona, infl uenza anche la sua postura. L’operatore quindi deve sviluppare, tra le sue capacità professionali, la capacità di mantenere una posizione rilassata, ma ferma e di percepire

attraverso il tatto i sottili cambiamenti che si producono nell’energia vitale dell’individuo. Ma soprattutto di essere in grado di diagno-sticare gli squilibri energetici del paziente.Lo shiatsu è una terapia fi sica effi cace so-prattutto negli squilibri dell’apparato locomo-tore perché agisce direttamente sui tessuti interessati Due sono gli elementi importanti per la postura. Il primo è la libertà del mo-vimento: tutto ciò che limita l’articolarità, la fl essibilità, l’armonia dei movimenti indica un’energia bloccata (ki) o rallentata nel suo percorso. Il secondo, conseguenza del primo, è la necessità di ristabilire tale libertà, attra-verso appunto, una serie di trattamenti. Lo shiatsu inoltre può trovare posto nella cura di molte patologie stimolando un processo di “autoguarigione” connesso al generale miglio-ramento della vitalità.Lo shiatsu non fa niente di straordinario, ma può rendere straordinarie le persone.

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53PrimaPagina 51 - Sett. 2014

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stico per il tumore alla prostata messo a punto dal Laboratorio Analisi IULIUS in via Giovanni XXIII a Tortoreto (TE). Il test, denominato ‘2proPSA e phi’, si ef-fettua su un prelievo di sangue e permet-terà di limitare le biopsie non necessarie poiché consente di discriminare meglio il tumore prostatico in pazienti con PSA elevato.Il test 2proPSA-phi (prostate health in-dex) è ora disponibile presso il Labo-ratorio Analisi IULIUS. Il nuovo esame sembra dunque in grado di stabilire e monitorare l’aggressività del tumore e, dunque, permettere di selezionare quei pazienti con un tumore clinicamente signifi cativo. Il Laboratorio Analisi IU-LIUS è la prima struttura sanitaria pri-vata accreditata in Abruzzo ad effettuare questo test, che ha un costo contenuto rispetto alle biopsie, più specifi co e con chiari vantaggi per la qualità di vita del paziente e per la spesa pubblica.

I numeri legati a questa patologia sono infatti rilevanti: il tumore della prostata è attualmente la neoplasia più frequen-te tra gli uomini e nel 2013 sono attesi 36.000 nuovi casi. Inoltre, l’incidenza del carcinoma prosta-tico ha mostrato negli ultimi anni una co-stante tendenza all’aumento ed è atteso un costante aumento anche per i prossi-mi decenni: l’incidenza stimata nel 2020 è di oltre 43.000 casi e nel 2030 sarà di oltre 50.000. “Il phi non sostituisce il test del PSA bensi migliora la specifi cità clini-ca di rilevamento del carcinoma prosta-tico rispetto ai test attualmente in uso, identifi cando con maggiore accuratezza il paziente candidato ad una biopsia pro-statica”.Il test “non è attualmente rimborsabile dal Servizio Sanitario Nazionale e per tale motivo è stata stabilita una tariffa minima per compensare i costi di ese-cuzione”. Attualmente, il test più diffuso per indi-viduare il rischio di un tumore della pro-stata è la misura dell’antigene prostatico specifi co PSA (una proteina prodotta dalle cellule della prostata che risulta elevata in presenza di cancro).

L’effettiva utilità di tale test è tuttavia messa in dubbio da vari esperti, poiché non predice le differenze tra i tumori che saranno sintomatici e quelli che non lo saranno, aspetto fondamentale che ap-pare invece garantito dal nuovo esame.

Dott. Enzo Di Nicolantonio responsabile del Laboratorio IULIUS

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on l’All-on-4 associato al carico immediato i pazienti possono ricevere in poche ore denti fi ssi con una protesi provvisoria, det-ta protesi di Toronto, costituita da 10 denti.

Dopo circa 3 mesi, ad avvenuta osteointe-grazione degli impianti, si posiziona la protesi fi ssa defi nitiva, la protesi di Toronto con 12 denti in resina composita o ceramica.La protesi di Toronto, è creata con grande at-tenzione all’estetica e alla funzionalità della bocca, ricreando un sorriso naturale ed ar-monico. Non si nota il passaggio tra gengiva fi nta della protesi e la gengiva naturale; inol-tre i buchi delle viti che ancorano la protesi agli impianti sono chiusi con del composito della stessa cromatura dei denti, non facendo notare nulla.Il paziente deve seguire tutte le norme relative ai comportamen-ti da tenere prima, durante e dopo l’intervento di implantologia.Dopo 7 o 15 giorni, in base ai materiali im-piegati, si tolgono i punti di sutura e si prendo-no le impronte per la protesi defi nitiva fi ssa. Non bisogna mangiare cibi duri o collosi ed in caso di rottura della protesi è indispensa-bile avvisare immediatamente la clinica (poi-ché eventuali ritardi potrebbero provocare il fallimento implantare e la decadenza della garanzia). Una protesi danneggiata o rotta rischia di portare al fallimento di uno o più impianti.La protesi provvisoria deve essere pulita con spazzolino e dentifricio, per 15 giorni occorre effettuare sciacqui con colluttorio prescritto dal medico e per una buona guarigione è in-dispensabile che il paziente mantenga una scrupolosa igiene orale;seguono appuntamenti di controllo, general-mente una volta al mese per verifi care la cor-retta igiene orale e la guarigione dei tessuti

e dell’osso;dopo circa 3 mesi, all’avvenuta osteointegra-zione degli impianti con l’osso circostante, si effettuano le impronte per la protesi fi ssa defi nitiva che l’arcata dentaria del paziente è pronta per accogliere.E’ indispensabile che il paziente mantenga una scrupolosa igiene orale, lavando i denti della protesi dopo ogni pasto e passando una volta al giorno il fi lo interdentale superfl oss. inoltre per il primo anno, si sottoponga a con-trolli periodici, nei quali è valutata dal medico l’igiene orale e l’eventuale necessità di sotto-porsi a sedute di igiene professionale. Per il primo anno i controlli devono effettuarsi ogni 3 mesi e dal secondo anno in poi ogni 6 mesi.Il mancato rispetto di tali controlli costituisce causa di decadenza della garanzia.

Casi Complessi - BifosfonatiIn molti casi complessi il Dott. Rasicci Paolo ha realizzato con successo le operazioni di implantologia, ridonando al paziente il sorriso di prima.È questo il caso, ad esempio, di pazienti che assumono Bifosfonati. Molti di loro hanno trovato, presso il nostro studio, una risposta positiva ai loro problemi e la reale possibilità di effettuare operazioni implantologiche All-on-4.Trattare pazienti che assumono bifosfona-ti non è impossibile. Ogni caso deve essere analizzato singolarmente e attentamente dal Dott. Rasicci per valutare la situazione; presso il nostro studio è possibile ricevere una consu-lenza totalmente gratuita.

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I vantaggi dell’All-on-4La tecnica All-on-4 consente:Implantologia All-On-4 (All On Four)

di avere denti fi ssi su tutta l’arcatadi avere una dentatura completa fi ssa in sole 24 oredi avere stabilità dentaria anche con un volume osseo minimo, grazie al posiziona-mento obliquo e stabile degli impiantiquindi di spendere meno in operazioni di chirurgia ricostruttiva dell’ossodi avere una garanzia sugli impianti All-on-4 di 10 annidi effettuare l’operazione con la tecnica Nobel Guidedi inserire meno impianti per posizionare più denti con minore dolore e minore spesa

Nel caso di un intervento su arcata dentale completa, non è sempre possibile avere il carico immediato in forma di protesi fi ssa; in particolare questo avviene quando uno o più impianti inseriti non presentano una stabilità primaria di almeno 35 newton (osso molle).Qualora si verifi chi questa situazione, si provvederà a fornire una protesi mobile provvisoria, tipo protesi totale. Il paziente utilizzerà la protesi mobile in sostituzione di quella fi ssa per un periodo variabile da 3 a 6 mesi, a seguito di questo periodo è comun-que previsto il carico degli impianti con una protesi provvisoria fi ssa che successivamente verrà sostituita da una defi nitiva fi ssa.

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PrimaPagina 51 - Sett. 201456

Benessere emozionale:

“Passione Coaching”

osì recita un detto nella comu-nicazione. Tuttavia, nell’ambito dello sviluppo personale può es-sere modifi cato in “chi doman-da dirige”, ma chi o cosa dirige? Semplice: se stessi.

E già perche’ questo semplicissimo e pratico strumento delle domande ha un potere enor-me sulle nostre decisioni e di conseguenza sui nostri risultati,sui nostri stati d’animo e ci consente quindi di accedere a quelle risorse interiori che solo se richiamate rispondono ed emergono.Distinguiamo ora due tipi di domande e cioe’

quelle depotenzianti e quelle potenzianti. Le prime hanno un effetto che tendono a con-fermare una già attuale situazione (pratica o emotiva) trovando risposte e azioni per farci accettare qualcosa che magari non desideriamo, ad esempio: “perche mi capi-ta sempre questo?’” e la risposta sarà molto probabilmente “perchè sei sfortunatello” (per non dire altro, il cervello, ricordiamolo, cer-ca sempre risposte a qualunque domanda ci poniamo).Diverso è se la stessa domanda diventa Po-tenziante, quindi sarà “come posso utilizzare questa situazione per migliorarci ?” E la ri-

sposta (provateci) sarà decisamente diversa e di conseguenza i risultati. Se è vero che ci sono domande che ci dirigono in una dire-zione poco gradita o già conosciuta, e’ altret-tanto vero il contrario e questo ci evolve ad una condizione di benessere, semplicemente iniziando a fare attenzione a ciò che ci chie-diamo. Qualcuno penserà, facile a dirsi ma a farsi! Qualcun altro invece penserà perchè no?E come si osserva, in queste due sempli-ci risposte c’è la domanda depotenziante e quella potenziante. Chi ha pensato “tu non conosci la mia situazione”, non e’ facile per me etc etc, si vedrà rispondere con situazioni perfettamente allineate a questi pensieri po-sti in forma di domanda. Al contrario, chi si chiederà: “perchè no? “, otterrà risposte e di conseguenza risultati completamente diversi e soprattutto positivi.Mettiamo in pratica quanto sopra esposto e iniziamo a migliorare il dialogo con noi stessi ponendoci domande di qualità ed sercitan-doci da subito, magari scrivendole su un fo-glio, e sarà solo una questione di tempo ab-bastanza breve per sostituire un’ abitudine depotenziante con una potenziante. In que-sto modo è possibile capire quanto potente sia una domanda giusta e di conseguenza quali benéfi ci effetti avere.

di Oreste Petricola

CHI DOMANDAcomanda

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere” Benessere

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57PrimaPagina 51 - Sett. 2014

llora come ti dicevo...cosa stavamo dicen-do? Le chiavi erano lì...si, ne sono certa! ma si ..l’amica di quel-la..mmh, com’è che si

chiama? Oddio, non avrò mica l’Alzhei-mer??” A tutti capita nella vita di avere dei lapsus, delle dimenticanze, per intenderci. A tutti prima o poi capiterà di sentirci dire dai nostri fi gli che stiamo cambiando, che non siamo più attenti, vigili , pronti e scattanti come una volta.E’ una triste realtà,ce ne rendiamo conto, ma è la nostra vita. Si nasce, si cresce, ci si emoziona, ci si innamora e mentre lo si fa, si invecchia o si cambia, se preferiamo. Invecchiare signifi ca tante cose. Signifi ca per prima cosa aver avuto la fortuna di vivere a lungo, signifi ca possedere un te-soro, un bagaglio di conoscenze, signifi ca possedere una storia, essere storia. Eppu-re invecchiare fa paura. Perché invecchia-re è il capello bianco, le rughe, i muscoli che non vanno più. Ma questo possiamo ancora sopportarlo. Spesso ciò che fa più paura è ‘la testa.’ ‘’Come va? Eh, piena di acciacchi … ma per fortuna la testa ancora funziona!”E quando ‘’la testa non funziona più?” Cosa è normale? Cosa non lo è? Cosa

possiamo fare? L’anziano sano presenta dei cambiamenti normali delle funzioni cognitive (memoria, attenzione, ragiona-mento) che si differenziano da quelle di carattere degenerativo presenti nelle de-menze. La lenta perdita neuronale inizia il suo crudele cammino già dall’età di 30 anni, portando via con sé piccole dosi di massa cerebrale, seppur permettendoci di vivere ogni giorno, quasi come nulla fosse. Certo è che, con il tempo, le conseguenze del processo appariranno inevitabilmente sotto forma di lievi diffi coltà nella vita di

tutti i giorni. Classici gli esempi della si-gnora anziana che parla sempre troppo e sempre a sproposito (diffi coltà inibitoria), del signore anziano impacciato davanti al nuovo cellulare (diffi coltà ad apprendere nuove informazioni) e della signora che, a seguito di una domanda, sembra contare fi no a 10 prima di rispondere (lentezza nell’elaborazione delle informazioni). Pur-troppo sì, tutto ciò fa parte della nostra natura, sono cellule che muoiono. Ma

la buona notizia c’è. E’ stato di recente dimostrato che accanto a fenomeni di perdita cellulare, nel cervello senescen-te sono conservate capacità riparative. Parliamo di plasticità neuronale. Le com-plesse funzioni che il cervello svolge non sono date tanto dal numero di neuroni, quanto dal numero delle loro connessio-ni. Si pensi all’autostrada TO-MI-VE: se per un incidente da Milano non si può passa-re, esistono altre strade che connettono queste città; magari il percorso sarà più lungo e lento, ma permetterà comunque di raggiungere la meta. Quando una per-sona si mantiene attiva dal punto di vista cognitivo, crea molte connessioni fra i suoi neuroni, cioè dei potenziali percorsi alternativi per l’elaborazione delle infor-mazioni. Quindi, si ai cruciverba, si ai li-bri appassionanti, si ai nuovi hobby, si alle carte da gioco, si ai servizi di ‘ginnastica mentale’ che oggi molti professionisti of-frono. Allenatevi a passeggiare rifl ettendo ed osservando, magari potreste scovare cose che, nel solito percorso, non avevate mai notato. Avrete stimolato un neurone. Vivere con la testa allieta le giornate, crea connessioni nuove e rallenta l’invecchia-mento.

Allenare la menteper rallentare

l’invecchiamento

MENO NEURONIPIÙ CONNESSIONI

Dott.ssa Valeria Di Ubaldo

Invecchiare significa tante cose

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere” Benessere

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PrimaPagina 51 - Sett. 201458

n alcune zone d’Italia sono in vigore le ordinanze che prevedono l’obbligo di utilizzare gomme invernali o di avere catene da neve a bordo. Un rompica-po per gli automobilisti che devono orientarsi tra regolamenti contraddit-

tori tra loro. Per informarsi se il comune o quelli in cui transiti solitamente hanno emesso questa ordinanza è suffi ciente telefonare al Comando dei Vigili Urba-ni. Per altre preziose indicazioni per la scelta dei pneumatici più adatti alle tue esigenze ci aiuta Jonny Sfrattoni, titolare di azienda che da oltre 40 anni si occupa di pneumatici con passione e professio-nalità. I pneumatici sono importanti per una maggiore sicurezza sulla strada? “Oltre all’obbligatorietà, previ-sta dal Codice della Strada, un equipaggia-mento invernale è la soluzione ottimale per circolare in tranquillità. I pneumatici sono gli unici elementi di contatto tra veicolo e strada; rappresentano un alle-ato prezioso per la sicurezza di chi gui-da e degli altri utenti della strada. Molti pensano che utilizzando l’auto solo in città non necessiti di pneumatici inver-nali ma, di fatto a temperature inferiori ai 7°C il pneumatico invernale garantisce prestazioni superiori a quelle del pneu-matico estivo anche in assenza di neve.

Nel corso della cattiva stagione, una su-perfi cie stradale umida è una condizione frequente anche con tempo sereno. Le gomme invernali assicurano la massima tenuta anche in queste condizioni poiché realizzate con mescole speciali, pensate per le basse temperature. Presentano un particolare disegno di battistrada, che riduce il fenomeno dell’aquapla-ning, ovvero la perdita di aderenza su superfi ci bagnate”. Meglio le catene o pneumatici da neve? “Sembra dif-fi cile orientarsi. Entrambe sono previste da ordinanze ma le gomme invernali pre-sentano maggiori vantaggi rispetto alle catene. A parità di velocità, al di sotto dei 7°C, i pneumatici invernali forniscono performance migliori oltre a consentire di viaggiare a velocità medie superiori. I mezzi con catene non possono superare i 50 km/h. Va ricordato, - precisa Sfratto-ni, - che su alcune superfi ci stradali con neve alta o ghiaccio è consigliato l’uso combinato di pneumatici invernali e ca-tene. E’ interessante anche sfatare il mito che in estate necessita smontare i pneu-matici da neve”. Affrontare l’acquisto di più treni di gomme è una scelta costosa. “In realtà trattasi di un costo aggiuntivo solo in apparenza: trattasi di un investimento iniziale. Nel momento

in cui si montano i pneumatici invernali quelli estivi vengono conservati e non si consumano. Al cambio di stagione, si pas-sa poi nuovamente agli estivi e si conser-vano gli invernali. Considerato che me-diamente si effettua almeno un cambio gomme nel corso di 3 – 4 anni, comprare un treno di gomme estive e uno di inver-nali non cambia i conti in tasca dei con-sumatori, che ne guadagnano, – conclude Sfrattoni - in sicurezza e tranquillità”.

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59PrimaPagina 51 - Sett. 2014

la necessità di scaricare sul proprio computer alcun software.F24 cumulativo: Incaricati della trasmissione te-lematica delle dichiarazioni, abilitati ad Entratel (es. dottori commercialisti, esperti contabili e consulenti del lavoro), che intendono eseguire i versamenti on line delle somme dovute dai propri clienti.F24 CON SALDO A DEBITO, MA CON COM-PENSAZIONIVi rientrano i modelli F24 con un saldo fi nale positivo, ma nei quali siano state effettuate com-pensazioni; sono dei modelli F24 in cui vengono indicati importi a debito superiori agli importi a credito. La presentazione dovrà avvenire esclu-sivamente mediante i servizi telematici messi a disposizione:dall’Agenzia delle Entrate, mediante i servizi “F24 on line”, “F24 web” e “F24 cumulativo”;dagli intermediari della riscossione convenziona-ti con la stessa, cioè banche, Poste e agenti della riscossione. F24 CON SALDO A DEBITO SUPERIORE A 1.000 EURO, SENZA COMPENSAZIONIIn tal caso vi è l’obbligo di utilizzare esclusiva-mente i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate o dagli intermediari della riscossione convenzionati con la stessa, si applicherà, per tutti i contribuenti (Titolari di partita Iva e non), anche nel caso in cui il saldo fi nale del modello F24 sia di importo superiore a 1.000 euro, senza che siano state effettuate compensazioni. Si tratta, quindi, del caso in cui il modello F24 evidenzi un importo a debito su-periore a 1.000 euro; oppure comprenda più importi a debito che, sommati, danno un saldo fi nale superiore a 1.000 euro.

ovità in arrivo per il pagamento dei modelli F24. Attraverso il DL n. 66 del 24.04.2014, convertito con legge n. 89 del 23.06.2014, il legislatore ha introdotto dei limiti alla presentazione del

modello F24 cartaceo, favorendo la presenta-zione telematica. Oggetto di interesse sono le ipotesi di compensazione con saldo zero o positivo, nonché la presentazione del modello con saldo fi nale di importo superiore a 1.000 euro: in tutte queste ipotesi, tutti i contribuenti saranno tenuti alla presentazione del modello F24 tramite i servizi telematici dell’Agenzia del-le Entrate o degli intermediari della riscossione convenzionati . Viene esteso alle persone fi siche, non titolari di partita IVA, l’obbligo dell’invio telematico, unica eccezione la presentazione, ancora permessa, del modello F24 che espon-ga, senza compensazioni, un saldo a debito inferiore a Euro 1.000. L’articolo 11 del DL n. 66/2014 ha introdotto alcune modifi che alle disposizioni previste dal D.Lgs. n. 241/97, in particolare, ai versamenti unitari delle imposte, dei contributi dovuti all’INPS e delle altre som-me a favore dello Stato, delle Regioni e degli enti previdenziali. Dal 01.10.2014, tutti i modelli

F24 contenenti compensazioni, o con un saldo fi nale superiore a 1.000 euro, dovranno essere presentati esclusivamente mediante i servizi te-lematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, dalle banche, dalle Poste o dagli agenti della riscossione. La possibilità di presentare il modello cartaceo F24 rimane solo, per i non titolari di partita Iva, nel caso in cui il saldo fi nale, senza alcuna compensazione, evidenzi un importo inferiore a 1.000,00 Euro. I nuovi vincoli, riguardano, tre “categorie” di mo-delli F24:

Piccoli accorgimenti nella dichiarazione

dei redditi

nuove regole dal 1° ottobre

Modello F24

Dott.ssa Laura Di Paolantonio

F.24 CON SALDO A ZEROI modelli F24 il cui saldo fi nale, per effetto delle compensazioni effettuate, sia di importo pari a zero, dovranno essere fatti pervenire esclusi-vamente mediante i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. F24 on line: Hanno accesso tutti i contribuenti in possesso del “pincode” di abilitazione.Per usufruire di tale servizio è necessario avere un conto corrente presso una banca convenzio-nata con l’Agenzia delle Entrate o presso Poste Italiane.F24 web: consente ai contribuenti di compilare e trasmettere il modello di versamento senza

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” iConsumatori” iConsumatori

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PrimaPagina 51 - Sett. 201460

Le Coppie

nell’era digitale

FACEBOOKe ll divorzio 2.0

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” il Legale” il Legale

rmai Facebook fa parte del-la vita di molti di noi e uti-lizzato quotidianamente da milioni di persone. Come tutti gli strumenti, però, è possibile farne buon uso,

oppure un abuso - a parere di chi scrive - quando su FB si riversano, forse, troppe informazioni personali e familiari. E’ normale che eventi particolari, come matrimoni o battesimi, producano tante foto che, immancabilmente, vengono inse-rite in tempo reale sui profi li FB dei festeg-giati, ma se al matrimonio segue le sepa-razione ? Quelle foto, che rappresentano bellissimi ricordi passati - in antitesi con la realtà che vede i coniugi “l’uno contro l’altro armati” dopo essersi tanto amati - che fi ne fanno ? Una delle prime decisioni sulla tematica della privacy in Facebook è stata pronunciata dal Tribunale di Napoli 31 luglio del 2014. La storia è quasi banale: un coppia che “scoppia” e il marito che ricorre al Tribunale per ottenere la separa-zione dalla donna, la quale - forse ancora innamorata o forse animata da un meno nobile sentimento di vendetta - lascia su FB tutte le foto che ritraggono i due nel corso di felici vacanze o ricorrenze familiari, natu-ralmente tutte in atteggiamenti affettuosi.

Il marito ricorre, tramite il procedimento d’urgenza ex art. 700 CPC, per ottenere la rimozione delle foto; il giudice accoglie il ricorso e ordina alla moglie di rimuovere le foto dal proprio profi lo FB. Per il Tribunale la moglie, pubblicando le foto del marito, ha violato la normativa in materia di dirit-to all’immagine (art. 10 c.c.; artt. 96, 97 L. 633/41) poiché ha pubblicato le foto senza il consenso dell’interessato, cioè del marito (che a breve diverrà ex marito). L’art. 96 prevede testualmente che «Il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio senza il consenso di questa»; solo in ipotesi eccezionali e tassativamente indicate, una foto può essere pubblicata senza il consen-so della persona ritratta, poiché sussiste un interesse pubblico, e la legge stabilisce che non occorre il consenso della persona ri-trattata quando la riproduzione dell’imma-gine è giustifi cata dalla notorietà o dall’uf-fi cio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifi ci, di-dattici o colturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico. Secondo la condivisibile opinione del giu-dice, il marito ha sì prestato il suo consen-so alla riproduzione della foto, ma non ha

prestato il suo consenso alla pubblicazione delle foto; l’inserimento di una foto su FB costituisce una pubblicazione, in quanto la foto può essere vista da un numero eleva-tissimo di persone, a differenza dal suo in-serimento in un album oppure in una cor-nice conservati nella propria abitazione. La moglie nel processo ha sostenuto di aver utilizzato degli accorgimenti tali da per-mettere la visone solo agli “amici” e non a un numero indeterminato di persone; il giudice ha sostenuto, invece, che i naviga-tori più esperti sono in grado di eliminare tali limitazioni e che, comunque, il numero di “amici” non è fi sso ma può aumentare nel tempo. La decisione del giudice ha ribadito che il diritto all’immagine è un diritto assoluto, e non può essere utilizzato da terzi senza il consenso dell’interessato. Il Garante della Privacy ha pubblicato un importante do-cumento dal titolo “Social Privacy. Come tutelarsi nella società dei social media” al quale si rimanda per un ulteriore appro-fondimento sul tema.

http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3140082

Avv. Gianfranco Puca

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avvento di internet ha profondamente cambia-to le nostre abitudini di vita. L’estensione, prati-camente infi nita, del rag-gio di azione della rete ci

consente, oggi, il compimento di azioni fi no a poco tempo fa irrealizzabili. Non a caso, tra le molte, è oramai pratica co-mune ad ognuno di noi l’acquisto di beni e servizi on-line. Ovviamente, la rapida diffusione di questa attività ha ben presto imposto al legislatore il compito di intro-durre nell’ordinamento norme volte a regolamentarla. Orbene, è del 13 giugno scorso l’entrata in vigore della nuova di-sciplina dell’e-commerce che, attraverso la semplifi cazione e la trasparenza, cerca di favorire ulteriormente l’espansione di questo nuovo sistema di “fare shopping”.La legge italiana, infatti, ha recepito le indicazioni della Direttiva dell’Unione Europea (83/2011/UE), il cui obiettivo, oltre a quello di dare regole uniformi a tutta l’Europa, è di offrire maggiori ga-ranzie a tutti i contratti a distanza ed abbattere gli oneri amministrativi per le imprese che intendono vendere a livello transfrontaliero con le stesse modalità di vendita nazionali.

Quali sono le novità più importanti?Anzitutto vengono potenziati gli obblighi di informazione pre-contrattuale che il professionista o l’azienda ha nei confron-ti dell’acquirente. Il venditore, infatti, ha

l’obbligo di comunicare le caratteristiche complete del bene, la propria identità e i propri recapiti, il prezzo totale del bene comprensivo delle imposte, i costi di spedizione, le modalità di pagamento, la durata della garanzia e il termine per la consegna, il tutto pena l’immediato di-ritto di rivalsa del consumatore. I clienti digitali avranno quindi a loro disposizio-ne tutti gli strumenti adatti per valuta-re l’acquisto e fare scelte consapevoli. Rispetto alla vecchia normativa, inoltre, viene previsto un termine maggiore en-tro cui Il compratore può decidere di restituire il prodotto e cioè 14 giorni

a fonte dei precedenti 10. Nel caso in cui il venditore contravviene agli obbli-ghi di informativa sul diritto di recesso, invece, il tempo di riconsegna diventa di 12 mesi. Da quando il consumatore decide di rendere la merce decorrono due settimane per rispedirla. Il vendito-re è tenuto a rimborsare il prezzo entro 14 giorni dal momento in cui ha avuto notizia dell’intenzione dell’acquirente di restituire il prodotto, con lo stesso mezzo di pagamento usato dal consu-matore per la transazione iniziale, salvo che il consumatore abbia espressamente convenuto altrimenti. Inoltre, il consu-matore ha diritto al rimborso anche se rende la merce deteriorata, rispondendo solo dell’eventuale diminuzione di valo-re dipendente da una manipolazione del prodotto non conforme alla sua natura o alla sua funzionalità. Detta responsabilità è esclusa nel caso in cui il venditore ha omesso di informare il consumatore, in modo chiaro ed esaustivo, del suo diritto di recesso. Per quanto riguarda, infi ne, il sistema sanzionatorio l’autorità compe-tente è l’AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Avv. Nicola Paolo Rossetti

PIÙ INFORMATI E PIÙ TUTELATI

l venditore ha l’obbligo di comunicare le caratteristiche complete del bene

La nuova disciplina dello

shoppingon-line

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” il Legale ” il Legale

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Salute” Salute

Tra moglie e marito

non mettere...

Matrimoni e…patrimoni

i sposo con la comunione o separazione dei beni? Questo è forse uno degli argomenti più discussi dalle coppie che si stanno accingendo ad un passo

così importante. La scelta per la comunione dei beni è stata operata dal legislatore con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha disposto per tutti i matrimoni con-tratti dopo il 20 settembre 1975 l’applica-bilità, in mancanza di contraria pattuizione, del regime della comunione dei beni. Se gli sposi non espliciteranno alcuna scelta, per legge il regime patrimoniale legale della fa-miglia sarà automaticamente la comunione dei beni. La scelta del regime patrimoniale potrà comunque essere modifi cata con atto pubblico di fronte ad un notaio in qualsiasi momento della vita matrimoniale.La comunione dei beni non è, a dispetto del nome, una comunione di tutti i beni. Occorre quindi distinguere ciò che rientra nella co-munione e ciò che invece non vi rientra e appartiene dunque esclusivamente a un co-niuge o all’altro. Sono beni della comunione: 1) gli acquisti compiuti dai coniugi insieme o separatamente in costanza di matrimonio; 2) le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio, gli utili e gli

incrementi di quelle appartenenti a uno dei coniugi prima del matrimonio ma gestite da entrambi; 3) i frutti dei beni propri di cia-scuno dei coniugi, percepiti e non consumati al momento dello scioglimento della comu-nione; 4) i proventi dell’attività separata di ciascuno dei coniugi se non siano stati con-sumati al momento dello scioglimento della comunione; 5) i beni destinati dall’esercizio dell’impresa di uno dei coniugi dopo il matri-monio se sussistono al momento dello scio-glimento della comunione.Sono invece beni personali e non rientrano in comunione: A) i beni di cui ciascuno dei coniugi era prima del matrimonio; B) i beni acquisiti durante il matrimonio per donazio-ne o successione, a meno che nella donazio-ne o successione non sia specifi cato che essi sono attribuiti alla comunione; C) i beni di uso strettamente personale di ciascuno dei coniugi e i loro accessori; D) i beni strumen-tali all’esercizio della professione; E) i beni ottenuti a titolo di risarcimento per danni; F) i beni acquistati con il prezzo di alienazione dei beni personali, purché ciò sia dichiarato espressamente nell’atto di disposizione.Alternativamente al regime di comunione le-gale dei beni, la legge permette l’applicazio-ne del regime patrimoniale di separazione, il quale deve essere adottato congiuntamente

mediante una dichiarazione espressa dei coniugi da manifestare durante la celebra-zione del matrimonio, o anche successiva-mente. Separazione dei beni vuol dire che ciascuno dei due sposi ha la proprietà esclu-siva dei beni acquistati sia prima che dopo il matrimonio, anche se fruiti in comune. Il regime di separazione dei beni produce l’effetto di attribuire al coniuge che effettua l’acquisto ogni diritto sul bene, in via esclu-siva: i patrimoni di marito e moglie restano quindi separati durante il matrimonio, salvi i diritti di successione. Per ottenere la coin-testazione di un bene, una volta optato per il regime di separazione, occorrerà esplici-tamente dichiarare all’atto dell’acquisto tale volontà.Ad ogni modo, la comunione dei beni, se, da un lato è il regime più complicato soprattut-to in caso di separazione, dall’altro, in caso di successione ereditaria, è quello che più privilegia il coniuge superstite nei confronti degli altri eredi.Peraltro, il regime di separazione dei beni è quello più comprensibile ed intellegibile, con regole nette e chiare, dove ciascun coniuge possiede quel che già aveva prima del con-tratto anche dopo il matrimonio.

Avv. Gennaro Cozzolino

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uomo per il timore di dover soffrire la fame ha sempre cer-cato di conservare i cibi il più a lungo possibile, per questo molti degli alimenti facilmen-te deperibili, formaggio, carne,

pesce e verdure, venivano cosparsi di sale. La storia dei popoli mediterranei si identifi ca con la storia del sale, elemento ritenuto più prezio-so dell’oro. Le “vie del sale” tracciate dal mare verso i territori interni costituivano le grandi strade commerciali dell’antichità. Per passare sulla “strada del sale” si doveva pagare una tassa e lo Stato esigeva un obolo che veniva calcolato sul valore della merce in transito. Defi nito nei tempi antichi “oro bianco” o so-stanza divina, il sale, è stato perfi no utilizzato nei sacrifi ci agli dei in quanto simbolo di incar-nazione e di purifi cazione. I Romani utilizza-vano questa sostanza nelle offerte votive fatte agli dei, la assumevano come farmaco oltre ad impiegarlo nell’arte della salagione, la dona-vano ai neonati e con essa la saggezza; nella civiltà cristiana, un pizzico di sale veniva posto in bocca al battezzato e Gesù chiama i suoi di-scepoli il “sale della terra”. Il sale rappresenta-va amicizia e fedeltà perché esse, come il sale, possono sciogliersi e successivamente ricom-parire, solide come pietra. I Germani giuravano

con la mano immersa in un mucchio di sale; il sale veniva messo a tavola vicino all’ospite di riguardo, se cadeva, signifi cava la fi ne dell’ami-cizia. L’importanza del sale presso i Latini, chia-mato “sal”, è anche testimoniata da alcuni ter-mini contenenti la stessa radice: “salve” usato quando dovevano augurare a qualcuno un’otti-ma giornata, “salus” (salute), “salubritas” (sani-

tà) e “salario” la razione di sale ricevuta come paga dai soldati insieme con i viveri. Durante il Medioevo il sale continuò ad essere ritenuto merce preziosissima, le gabelle applicate su di esso passarono dal 2,5% dell’età Imperiale al 20%, e l’Italia divenne il centro del suo com-

mercio. Numerose furono le valenze simbo-liche che la sostanza acquisì in questa epoca: -fedeltà e stabilità se impiegata nei “patti di sale” dove con il suo scambio si stringe-vano accordi matrimoniali ed economici; -metodo di purifi cazione dal demonio, se il sale veniva asperso durante battesimi, be-nedizioni o esorcismi, di uomini e animali; -indice di malaugurio se la sostanza cadeva sulla tavola, perchè considerata preziosissima. Anche nel ”trattato di gastronomia” dell’uma-nista e gastronomo Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, il sale era la sapienza del cibo: “La cucina ha bisogno di sale affi nché le vivande non siano insipide.Defi niamo infatti insulsi gli uomini stolti e sciocchi perché non hanno sale, vale a dire sapienza”. Oggi in Italia, come in molti altri paesi europei, assumiamo quotidianamente una dose doppia del sale necessario al nostro corpo, a causa dell’aumentato consumo di prodotti alimentari industriali che ci spingono ad assuefarci al salato ricercandone sempre dosi maggiori (alto contenuto di sale fatto an-che per esaltare il gusto, dalle salse ai dolci, ed incentivare il consumo di bevande). Ma, di quanto sale abbiamo bisogno? ...

IL SALEE LA SUA STORIA (prima puntata)

Il sale rappresentava amicizia e fedeltà perché esse, come il sale, possono sciogliersi e successivamente ricomparire, solide come pietra

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere ” Benessere

Non sempre il sale è pericoloso

Dott. Anna Piersanti

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Un viaggio tra il gusto di cucinare e il sapore

genuino del cibo

Aglio, olio e…(NELLO MAURO) MERLINI!

e è passata di acqua sotto i ponti da quando, a quattro anni, tirava la gonna alla Nonna Nella perché lo issasse su una sedia e gli consentisse di impa-rare l’arte culinaria della sua

antenata la quale, a queste richieste del nipote, diceva: “ma che te n’importa attè de la cucina? Tu si n’ummene”. Non sapeva Nonna Nella che da quella sana e genuina curiosità infan-tile, sarebbe in futuro nata un’eccellenza della cucina della nostra terra d’Abruzzo. Oggi infatti Nello Mauro Merlini è uno chef di prim’ordine, con al suo attivo una serie di prestigiosi premi e riconoscimenti alla carriera, l’ultimo dei quali è stato il Cappello di Platino conseguito nel 2013 a Roma, nel corso del Congresso Nazionale “Les Toques Blanches d’Honneur”.Il piatto con cui lo chef abruzzese ha vinto l’am-bito premio non è stata una ricetta dal nome altisonante e impronunciabile. Nossignore: la pietanza che gli ha fatto guadagnare il ricono-scimento del Cappello di Platino è stata la “sua” pasta aglio, olio e peperoncino. A questo punto verrebbe da chiedersi: bè? Tut-to qui? Tutto qui un accidenti. La preparazione della pasta, come lo stesso Nello Mauro l’ha raccontata a Prima Pagina, è tutta una elabo-razione a dir poco sorprendente: roba da far

trasalire la maggior parte di noi donne dedite ai fornelli che abbiamo sempre ritenuto la pasta aglio, olio e peperoncino, un piatto veloce da fare quando si ha poco tempo (o voglia) di cucinare cose complicate. Dopo aver letto i numerosi passaggi per arrivare ad un piatto come Nello

lo ha realizzato, siamo certi che le opinioni su questa ricetta verranno rivedute e ripensate in maniera molto diversa. Anzitutto la preparazione dell’aglio, di per sé al-tamente indigesto: viene tagliato a metà e mes-so a dorare in olio extra vergine d’oliva. Poi l’olio si mette da una parte mentre per l’aglio inizia un viaggio tra ben tre pentole con acqua nelle quali lo stesso viene fatto bollire pochi minuti in sequenza dentro ognuna delle pentole fi nchè, al terzo bollore, l’aglio ritorna al suo colore bianco originario.A questo punto lo si mette nel cutter (centri-fuga) diluendolo con latte fi no a trasformarlo

in una sorta di crema. Anche il peperoncino deve seguire un iter alquanto complesso, perchè viene essiccato in forno fi no a che diventa croc-cante, quindi si lascia raffreddare e si macina in polvere esattamente come si fa con il caffè. Si mette a bollire la pasta lasciandola al dente, si scola lasciando un poco di acqua della cottura e si travasa nella pentola con l’olio, quindi si ag-giunge la crema all’aglio e la polvere di peperon-cino sparsa con il passino: la stessa operazione, per intenderci, che si fa con il cacao spolverato sul tiramisù. Infi ne si impiatta decorando, a scel-ta, con prezzemolo che non va aggiunto mai fresco, bensì croccante. La prodezza aglio, olio e peperoncino, così come lo chef di Isola del Gran Sasso l’ha realizzata con competenza e professionalità, ma anche con q.b. di fantasia e genialità, ha come risultato fi nale il successo garantito per il palato anche più esigente.Non solo: perché da ultimo è anche utile sapere che, dopo aver gustato il piatto così come sopra descritto e soprattutto con i vari passaggi effet-tuati per l’aglio, una volta consumata la pasta, si può tranquillamente baciare l’amato bene senza rischio di causare effetti postumi nausea-bondi di tipo alcuno. Garantisce lo chef!

di Mafalda Bruno

Ma che te n’importa attè de la cucina? Tu si n’ummene!

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Legale” Legale

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Il riccio europeoun simpatico piccolo

mammifero

SELVATICO MA...non troppo

un piccolo mammifero, diffuso in gran parte d’Europa. Gli erinacei-di non devono essere considerati animali addomesticabili e appe-na possibile vanno rilasciati in natura in quanto animali selva-tici; l’aspettativa media di vita è

intorno ai 3 anni, ma in assenza di pericoli e soprattutto se tenuti lontano dalle strade, possono raggiungere anche i 10 anni di vita. Misurano all’incirca dai 25-27 cm di lun-ghezza e un peso che si aggira intorno al kilogrammo, anche se questo può aumenta-re notevolmente fi no a raddoppiare in vista dell’inverno. Il riccio presenta un cranio allun-gato e un piccolo cervello, la maggior parte del quale è deputata alla decodifi cazione dei segnali olfattivi, infatti il senso principale di questo piccolo animaletto è proprio l’olfatto. Il naso sempre umido è indice di una spiccata attività ghiandolare, fi nalizzata a mantenere sempre umida la mucosa olfattiva. La vista, invece, è meno sviluppata, riuscendo a ve-dere fi no a 30 metri di distanza, di giorno, e fi no a 12metri di notte. Mentre hanno sia un buon senso del tatto e dell’udito riuscendo a percepire anche gli ultrasuoni. Se distur-bato o in condizioni di pericolo, è in grado di soffi are, emettere suoni o sbuffi fi no a grida acute. In situazioni di paura a differenza degli altri animali non tenta la fuga, ma si im-

mobilizza ed espone gli aculei e se toccato si appallottola su se stesso, grazie alla presenza di particolari muscoli corporei localizzati sulla sua schiena, divenendo così un’impenetrabile cortina di spine. Gli aculei che ricoprono com-pletamente il dorso dell’animale, non sono altro che peli modifi cati, raggiungono anche i 2 cm di lunghezza, il cui colore varia in base alla stagione, infatti nel periodo invernale hanno un colore marrone più scuro rispetto alla stagione estiva dove tendono ad essere molto più chiari. A questo cambiamento partecipa anche il pelo, che a seconda della stagione assume un

colore chiaro o più scuro. Gli individui maschi si riconoscono per la presenza dell’organo genitale localizzato a livello della porzione centrale dell’addome mentre nella femmina l’orifi zio anale e genitale, molto ravvicina-ti, sono situati sotto la base della coda. Si tratta di un animale notturno con abitudini solitarie, durante il giorno vive all’interno della sua tana, costruita solitamente all’interno di tronchi o cumuli di foglie, di notte esce alla ricerca di cibo percorrendo ampie distante, anche se si muove lentamente, è in grado di correre velocemente e si dimostra un ottimo nuotatore. Le zampe anteriore lasciano im-

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Animali” Animali

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pronte più larghe rispetto alle posteriori, ma tutte le zampe son dotate di 5 dita. Si tratta di animali plantigradi, cioè per camminare poggiano a terra tutta la zampa come gli orsi. Durante i mesi invernali (ottobre-aprile), quando le temperature ambientali scendono al di sotto dei 12° il riccio va in letargo, oppu-re nei giorni autunnali e primaverili più freddi può attraversare fasi semi-letargiche di mi-nore durata. Prima della stagione invernale è molto importante che l’animale accumuli ab-bastanza risorse energetiche sotto forma di grasso tali da non morire per inedia. La mag-gior parte dei ritrovamenti di ricci all’interno dei nostri giardini o lungo le strade avviene proprio per questo motivo nella stagione esti-va. Nel caso in cui ci si trovi nella necessità di accudire, momentaneamente , un riccio è importante costruirgli una tana con una sca-tola di legno, non molto più grande dell’esem-plare stesso, provvista di un’apertura laterale con fondo realizzato con carta di giornale o in modo tale da garantire all’animale una temperatura intorno ai 18-22°C e lasciando all’animale la possibilità di muoversi nelle ore notturne in uno spazio di almeno due metri. La sua alimentazione deve contenere un’ele-vata quantità di proteine, può essere alimen-tato con mangime completo per cani e gatti, carne macinata, uova e carote bollite e frutta varia matura, importantissimo evitare di for-nire all’animale latte e derivati (data la loro intolleranza al lattosio), dolciumi e farinacei. L’acqua deve essere sempre a disposizione e cambiata di frequente. Se il vostro trovatello, vi sembrasse abbattuto, ferito o con qualche parassitosi (zecche ad esempio) non esitate a contattare il vostro veterinario di fi ducia!

Serrasalmus nattereri

il Piranha

piranha sono diffusi praticamente in tut-te le acque Sudamericane, preferiscono stabilirsi lungo le sponde dei fi umi, nelle anse più tranquille e ricche di vegetazione palustre, cacciando tra i canneti e le radici contorte degli alberi.

Questi voracissimi pesci ricoprono un prezio-sissimo e insostituibile ruolo ecologico: la loro dieta è infatti costituita principalmente da pesci feriti, malati o morti contribuendo a ri-durre l’espansione delle patologie epidemiche. Solo in particolari casi, come scarsità di cibo o di spazio essi arrivano a praticare il canni-balismo. Per allevare con successo i piranha si consiglia di partire con gruppo di 5-6 giova-ni taglia 5 cm. e una vasca di 300 lt. Utili (

120x50x60 ). L’arredamento deve essere limi-tato all’essenziale con alcune grosse radici per uso acquariofi lo, ricche di anfratti, in modo che possano formarsi dei territori individuali. Visto che tali pesci non disdegnano di mordicchiare la vegetazione è bene porre piante robuste e legnose come anubians e felci mentre non dovrebbero mai mancare quelle galleggianti per offrire zone di ombra assai apprezzate. Il fi ltraggio deve essere molto veloce, con una pompa di portata 4-5 volte il volume della vasca e con cambi del 15-20% settimanale contemporaneamente alla sifonatura del fon-do. Valori chimici dell’acqua: ph 6, durezza da 6 a 15°, nitrati entro i 50 mg e temperatura 24-28°C.L’alimentazione dei giovani piranha deve esse-re varia e somministrata almeno 2-3 volte al giorno con cibi liofi lizzati come chironomus, tu-bifl ex, larve di zanzara, polpa di cozze, pezzet-ti di gambero e pezzetti di pesce crudo, quan-do diventano adulti possono essere alimentati anche 3 volte a settimana senza dimenticare che la voracità di questi pesci dipende dalla temperatura: più è alta e più diventano vora-ci. Visto che, al contrario di quanto potrebbe sembrare, sono pesci molto timorosi e facili a spaventarsi, è bene eseguire le varie fasi della manutenzione con molta cautela evitando che presi dallo spavento vadano a sbattere contro i vetri e gli oggetti di arredamento ed evitare morsi accidentali (per semplice difesa).

inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Animali” Animali

Dott.ssa Alessandra D’Andrea

di Maurizio Orsini

IL TIMIDOvorace

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