PrimaPagina mar. 2012

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mensile per Teramo e provincia www.primapaginaweb.it

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23 Marzo 2012

27Quello che verràIl caso Grecia, ad esempio, pone enormi interrogativi sul diritto all’autodeterminazione politica ed economica, sulla fragilità e dipendenza dei paesi del sistema UE...

Il sindaco ciclista e “lo scempio collinare”di Tiziana Mattia 6

Nicola Trifuoggi: “Giustizia sarà fatta”di Jessica Pavone 12

Sant’Omero premia Remo Gasparidi Coralba Capuani 19

50 Lega PROdietro l’angolodi Antonio Parnanzone

44 “di Annuncio in annuncio”reportage

63 Dimmi con chi mangi e ti dirò se dimagriscidi Alessandro Tarentini

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Enrico Santarelli

TIZIANA [email protected]

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Nicola Arletti

ArtiGraficheCelori - Tr - Umbria

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GERENZA

In copertina: Le donne di Adriano

(foto: Claudia Liv Gray opera di Adriano De Vinventiis)

n. 23 anno 3 mar. 2012

L’ACCUSATORE DI DEL TURCO RIVELA A PRIMAPAGINALE GRAVI CONSEGUENZE DELLA CORRUZIONE IN ITALIA

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di Tiziana Mattia

ra previsioni Maya, decadenza dei costumi, anno bisestile e corsi e ricorsi storici il futuro non sembra apparire roseo. Qualcuno si chiede se i nostri bisnonni o nonni si rendevano conto, nel loro quotidiano, di essere alla vigilia dei due confl itti mondiali che hanno tragicamente caratterizzato il secolo passato. Forse no. Per natura l’uomo tende e minimizzare i fatti

Qualcuno si domanda, oggi, se i nostri giorni preludono a qualcosa di più serio di una grave crisi economica. PrimaPagina ospita, per questo, fi rme di rilievo, affi nché ci spieghino il tempo che viviamo. Le analisi degli esperti sono spietate, crude, estremamente realiste. Ne usciremo?Intanto, gustiamoci una notizia (locale) che alleggerisce l’ansia.Fermo restando che le doti di ciascuno devono essere valorizzate sempre e che la meritocrazia è l’unico modo per salvarci dalla mediocrità dilagante, l’idea che sia bastata una canzone per proporre l’ “incoronazione” ad assessore alla Cultura del Comune di Teramo di Enrico Melozzi ci sembra perfettamente in linea con la tendenza nazionale. Che, come al solito, guarda la pagliuzza e non la trave. Fossimo in Melozzi, nonostante l’entusiasmo del palco sanremese e il ritrovato orgoglio della sua città, ci sentiremmo quasi sminuiti. Quanti fi nora si sono veramente accorti del suo curriculum che si allunga, concentrando piuttosto l’attenzione sulle sue esternazioni talvolta esagerate e poco controllate? Il podio festivaliero vale più della composizione di colonne sonore o opere di musica seria? Come vanno le cose nel nostro Paese forse sì. Gli ultimi anni ci hanno, ahinoi, abbondantemente abituato a popolarità fondate sul nulla. Anche in ambiti di prestigio. Crediamo che non occorra una canzone per essere omaggiati del titolo di “tecnici” della cultura. Piuttosto un percorso che Melozzi sembra attraversare già da qualche anno. Un consiglio al giovane musicista: lasci perdere (qualora arrivino) certe “proposte indecenti”. Da artista punti a salvaguardare la libertà di poter dire sempre (con le necessarie tirate di redini) quel che pensa. Da assessore, quanto potrebbe manifestare lo spirito ribelle, tirato (per il ciuffo riccioluto) da destra e sinistra? Ci pensi e si ricordi che “sono solo canzonette”. Anzi, “sono solo parole”. A Teramo più che mai.

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sorridere

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di Tiziana Mattia

Il sindaco di Teramo M. Brucchi

onvegno di geologi e altri esperti a Teramo per dibattere d’una regione, l’Abruzzo, a rischio idrogeologico. Gli esperti dell’ONU fanno sapere che ogni giorno nel mondo 180.000 persone

vanno a vivere in città. Il fenomeno dell’urbanizzazione non risparmia nessuno e il problema di tutti è cosa fare oggi per costruire la città vivibile di domani. Senza pretesa di essere ascoltati, vorremmo sottoporre ai primi cittadini e ai pubblici amministratori locali una problematica che riteniamo seria e urgente. Spesso dimenticata e trascurata persino dagli ambientalisti più attenti e intransigenti. Viviamo a Teramo, città del sindaco Maurizio Brucchi, che vuole impegnarsi per renderla accogliente, colta, sempre più bella e fi nalmente liberata dalla morsa del traffi co. Un progetto certamente ambizioso che, oltre alla crescita culturale, non dimentica la salute dei cittadini. Non a caso, anche qui, è partito “l’invito alla bicicletta”, con il sindaco in sella a dare l’esempio. Il progetto c’è, si tratta solo di svilupparlo e farlo apprezzare da un numero crescente di cittadini. Magari andando a ruota dell’esempio che arriva da Ferrara, dove l’uso delle due ruote è stato potenziato, creando anche i “pedibus”, per accompagnare i bambini a scuola. Il sindaco Brucchi vada oltre con la sua pedalata e i cittadini lo seguiranno, ne siamo certi. Ma chiediamoci come si possa raggiungere l’impegnativo obiettivo di “città vivibile”, senza fermare subito le ruspe che stanno spianando le colline

attorno a Teramo. Senza dare uno stop all’avanzata del cemento, che da ogni parte fa della ex Interamnia una città circondata e soffocata da una corona di brutti edifi ci, che incombono dall’alto. In zone, fra l’altro, a rischio idrogeologico, con pericolo di frane e smottamenti. Basta alzare gli occhi per vedere cosa sta accadendo attorno a Coste S. Agostino, Collurania, Colleatterrato. Arrivandovi dalla parte del mare, si avverte subito che Teramo si sta conquistando un posto di tutto rispetto nell’ “Italia del paesaggio perduto”, con un’area urbana moltiplicatasi di quasi quattro volte negli ultimi 50 anni. Ma il

peggio deve ancora arrivare, avverte una recente indagine su scala nazionale: nei prossimi 20 anni, crescerà di 600mila ettari, con un andamento di oltre 33 ettari al giorno e il 70% dei Comuni interessati, in Abruzzo, da movimenti franosi. Del danno che Teramo stava provocando a

se stessa, spianando le colline con l’avanzata dell’urbanizzazione selvaggia, si era accorto in tempo un intellettuale di spessore come Mario Pomilio, che nella “città dell’anima” aveva ambientato ben due suoi romanzi, ripudiata successivamente a causa dello “scempio” che ne aveva alterato paesaggio e armonia urbanistica. Lo scrittore aveva poi provocatoriamente lanciato un appello purtroppo caduto nel vuoto. E le ruspe, in questi ultimi vent’anni, sono andate avanti imperterrite, con i risultati che tutti possono verifi care. Sovrintendenza, Comune e organi cosiddetti di controllo non hanno visto o hanno semplicemente approvato e tollerato. Secondo Legambiente, nel Belpaese, il cemento invade due milioni e 350.000 ettari. Il 7,6 per cento del territorio nazionale, ovvero 415 metri quadri per abitante.Questo per le costruzioni regolari, ma se passiamo all’abusivismo le cose diventano ancora più fosche. Ora si torna a parlare (meglio tardi…) di più severi piani paesistici e moratoria di nuove edifi cazioni su scala comunale, con l’Abruzzo incluso fra le undici regioni monitorate. Il primo cittadino della ex “città dell’anima” dispone così di ulteriori valide pezze d’appoggio, per difendere meglio gli interessi d’una città che molto potrà sperare dai ritorni del turismo e da una più attenta valorizzazione territoriale. Non trascurando che questo 2012, sotto la spinta del presidente Napolitano, è stato proclamato anno della “prevenzione dei danni ambientali”. Avanti, dunque, per fare quanto in questi ultimi 50 anni nessuno si è sognato di osare. Ma possiamo contarci?

chiediamoci come si possa raggiungere l’impegnativo obiettivo di “città vivibile”, senza fermare subito le ruspe...

Il sindaco-ciclista e lo “scempio collinare”

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l rischio idrogeologico è l’unione di due concetti, quello di rischio legato alla vulnerabilità dell’uomo, la sua presenza e la sua attività su un territorio. Per quanto i termini dissesto idrogeologico e rischio idrogeologico vengano usati

per defi nire i fenomeni e i danni reali o potenziali causati dalle acque in generale.L’Abruzzo è sottoposto a questi rischi a causa della conformazione giovane del terreno con rilievi in via di sollevamento. Ci ha parlato dell’argomento Giorgio di Bartolomeo membro dell’A.P. Geologi junior dell’Abruzzo e consigliere dell’Ordine Regionale: “Tra i fattori che predispongono il nostro territorio al rischio idrogeologico, oltre a quelli naturali, ci sono anche quelli legati all’azione dell’uomo come l’abbandono dei terreni montani, l’abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, l’uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente e la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua. Il cittadino può fare molto per la prevenzione, ma deve essere sicuro l’habitat in cui vive. Non ritengo comunque giusto creare

ansie. Il rischio idrogeologico non sarà mai pari a zero, salvo che la zona su cui incombe non sia disabitata.Sul nostro territorio si sente la mancanza di strutture che possano coordinare le azioni d’intervento.In Abruzzo, abbiamo avuto negli ultimi cinque anni innumerevoli eventi franosi che hanno determinato soltanto per quanto riguarda il territorio teramano la perdita, tra le altre, di una discarica di fondamentale importanza e delle pitture rupestri di Montauti a Pietracamela in cui l’evento ha rischiato di mettere a repentaglio persino l’esistenza stessa del borgo. Come consiglio nazionale dei Geologi stiamo lavorando intensamente per agevolare lo sviluppo di una legge di governo del territorio che deve necessariamente passare per una revisione urbanistica, con metodi e modelli nuovi delle città e delle campagne, che porti incentivi all’agricoltura affi nché consenta alle aziende agricole di vivere dignitosamente.C’è da dire che i fenomeni nevosi a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi sono senza

dubbio eventi positivi per tante ragioni prima tra cui la capacità delle stesse di ricaricare le falde acquifere profonde.Purtroppo però è proprio questo il fattore che determina un più elevato grado di pericolosità in quanto la roccia si disgrega a causa della pressione provocata dall’aumento del volume dell’acqua che si ghiaccia.Nella prossima primavera e in particolar modo nei mesi di aprile e maggio potrebbero accentuarsi, rispetto ad altre annate, i fenomeni di dissesto specie quelli connessi a frane di medie profondità, per intenderci assai simile a quello che poco tempo fa ha coinvolto un’area collinare presente nel territorio di Pineto”. Conclude Di Bartolomeo rassicurandoci: “Mi preme dire che l’attenzione legata ai fenomeni idrogeologici non deve creare assolutamente una psicosi.Fondamentale che siano aggiornate le leggi in materia, osservate le norme e istituite strutture che garantiscano uno sviluppo più idoneo del territorio proprio perché avere una casa sicura, vuol dire anche e soprattutto minori pensieri e maggiore qualità della vita”.

di Cristiane Marà stagista UniTE

RISCHIO IDROGEOLOGICO

“RISPETTIAMO LA TERRA E CHI LA COLTIVA”

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l travaglio trasversale che sta vivendo il mondo politico, dall’insediamento del Governo dei Tecnici, ha obbligato tutti a rimettersi in gioco. L’indecisione, il disorientamento che accomunano tutti i rappresentanti delle istituzioni politiche spingono inevitabilmente ad

analisi, rifl essioni, dibattiti. Non sempre tranquilli, anzi, i toni a volte si alzano anche all’interno degli stessi gruppi. A destra e a sinistra, in attesa delle prossime amministrative locali dove è possibile ipotizzare tutto e il contrario di tutto.Al presidente della Provincia di Teramo, Walter Catarra, chiediamo di spiegarci cosa può venir fuori da questo clima, di cui si è certamente parlato nella cena di Arcore, dove l’ex premier Berlusconi ha radunato i suoi “uomini”. Teramo alla corte di Silvio: come è andata? “Berlusconi è una persona che riesce a lavorare e parlare di cose importanti, pur nel contesto di una serena convivialità. L’allegria e il brio che lo caratterizzano non infl uiscono sulla capacità di affrontare argomenti importanti – esordisce Catarra-.In quella occasione Berlusconi ha ribadito la necessità di recuperare il rapporto di fi ducia tra eletti ed elettori e la posizione di fi ducia al governo Monti, pur se tra i presenti molte sono state le critiche alla sua scelta di ‘fare un passo indietro’. Scelta tuttavia, molto ben spiegata da Alfano, suo successore alla guida del partito, che ne ha saputo evidenziare il valore”. Cosa si è detto a proposito del nuovo corso del Pdl?“Intanto rimane il primo partito d’Italia, non c’è smobilitazione, anzi si candida fortemente

a condizionare la scena politica di questo paese per i prossimi 20 anni, e Berlusconi non è affatto uscito di scena e la sua lungimiranza lo ha portato a designare in Alfano la persona più adatta a traghettare il partito verso il post governo tecnico, superando le critiche che defi niscono questo un partito ‘monarchico’, perché incarnato nella fi gura di una persona che ne ha condizionato l’identità. Tuttavia ciò non ha impedito al partito di elaborare una propria personalità politica tanto da spingere Berlusconi stesso a defi nirlo invece ‘anarchico’, proprio per la grande vivacità di dialogo interno.Tutti gli eletti amministrano e governano più della metà del nostro Paese, e questo non è possibile farlo solo con un uomo, seppur carismatico, ma con tanti uomini, quanti sono appunto gli eletti.E non si può ignorare che

per mandare a casa gli eletti bisogna votare di nuovo. Il bipolarismo ha insito il difetto del culto della personalità, ma è una condizione che appartiene a tutti, da Casini, a Bossi, a Fini”.Riuscirà la politica a riprendersi il posto dei tecnici? “Oggi, alla luce di ciò che sta accadendo, mi viene da dire di no, quando pensano di eliminare enti costituzionali, elettivi come le Province. Questa è la più grande negazione della democrazia”. Prima di questo argomento vorrei il suo parere sulla Regione: il governatore Chiodi, nonostante un’acclamazione iniziale quasi plebiscitaria, oggi accusa segnali di isolamento, la recente “tirata d’orecchie” di Tagliente, per esempio, e non solo.“A questo proposito mi viene in mente il paragone con Obama, che rappresentava le speranze del mondo intero, ma si è trovato a

Berlusconi, Chiodi e la Provincia a rischio

CATARRA SUONAIL VIOLINO

di Mira Carpineta

Sarebbe stato facile per un uomo come Chiodi continuare a raccogliere consensi e ovazioni se avesse potuto fare demagogia e politica alla vecchia maniera...

... quando pensano di eliminare enti costituzionali, elettivi come le Province. Questa è la più grande negazione della democrazia...

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governare nel momento peggiore della storia recente e all’improvviso è diventato un ‘brocco’.Sarebbe stato facile per un uomo come Chiodi continuare a raccogliere consensi e ovazioni se avesse potuto fare demagogia e politica alla vecchia maniera, invece si è trovato a gestire una situazione gravissima, ha dovuto prendere decisioni impopolari, dure.Da quando è al governo della regione si sono succedute catastrofi ambientali ed economiche di estreme gravità, e lui è stato ed è l’uomo giusto al posto giusto”.Tornando invece alle Province, tra i fautori delle abolizioni c’è chi sostiene che 3 livelli di governo sullo stesso territorio siano troppi.“Probabilmente ci sono delle istituzioni che si sovrappongono, ma non sono certo le Province che a mio avviso sono le autorità territoriali d’ambito ottimali e la cui soppressione non rappresenta quel risparmio che si vuole far credere. Forse i vari Ato e Bim potrebbero essere considerati superfl ui. Non le province e ne abbiamo avuto una prova proprio durante l’ultima emergenza causata dalla neve, dove solo un’istituzione strutturata come la Provincia ha potuto fornire interventi effi caci e risolutivi.”

Il bipolarismo ha insito il difetto del culto della personalità, ma è una condizione che appartiene a tutti, da Casini, a Bossi, a Fini...

Chi èValter Catarra, 48 anni, sposato e padre di due fi glie, vive a Notaresco. Dopo la Maturità Scientifi ca si è laureato in Scienze Agrarie, presso l’università di Bologna ed ha conseguito l’abilitazione alla professione di Dott. Agronomo presso l’Università di Ancona. È stato eletto presidente della provincia nel turno elettorale del 2009 raccogliendo il 50,02% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centrodestra.

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soldi percepiti vengano spesi nella gestione dell’ente e che in un eventuale passaggio di consegne non si creerebbero problemi, in quanto l’Enel è obbligato al pagamento dei canoni. Per rendere più incisivo il suo intervento il sindaco riporta l’esempio dei comuni aquilani che non consorziandosi, percepiscono direttamente i canoni dall’Enel, tutto a vantaggio della collettività.Coloro che, invece, sono contrari alla soppressione dell’ente, lodano l’importanza che il Consorzio ha nella gestione del territorio. Tra questi, il sindaco di Crognaleto, Giuseppe D’Alonzo che, pur non avendo deliberato nessuna decisione in merito, è molto chiaro a spiegare il suo appoggio pieno all’ente Bim. “Del problema possono darsi due chiavi di lettura; se facciamo semplicemente riferimento alle somme che grazie alla L.R. 25/11, entrerebbero nelle casse di ogni singolo comune facente parte del Consorzio stesso, sfi do di riuscire a trovare un solo sindaco che direbbe il contrario. Se invece approfondiamo bene la questione, ci rendiamo conto che in questa politica giusta di soppressione degli enti inutili, il BIM non può farne parte in quanto esso è una struttura utile e di supporto all’attività di ogni singolo territorio. Il Consorzio conduce un’attività amministrativa a favore dei Comuni che diversamente non troverebbe ragione sia per la complessità della controparte (Enel) sia perché non ne hanno le capacità economiche, tecniche e giuridiche come ad esempio per la questione degli aumenti dei sovra canoni. Non da tralasciare in tal senso è il riconoscimento dell’IMU (ex ICI) sulle occupazioni effettuate dall’Enel, che grazie alla Feder-Bim troverà, forse, una soluzione defi nitiva per i Comuni; ciò comporterebbe un introito importante per la redazione del bilancio comunale. Il mio Comune ha realizzato tre opere pubbliche: una piazza a Frattoli, un parcheggio a Cesacastina, una partecipazione nella realizzazione della sede comunale e tante altre piccole attività utili e necessarie per il territorio. Quanto costa tutto questo? Il 18% del dovuto al mio Comun. Credo che queste somme siano ben spese almeno al momento! Vedremo in seguito se ci saranno rettifi che o aggiustamenti da fare.”

assorbimento dei dipendenti del consorzio da parte dell’amministrazione locale. Favorevole il sindaco di Penna S.Andrea, Andrea Fabri, che insieme ai sindaci di Rocca S.Maria e Valle Castellana si è fatto promotore dell’ iniziativa pro-scioglimento dei Bim. “Il mio Comune è stato tra i pochi a deliberare, entro il termine indicato dalla Regione, il parere favorevole allo scioglimento- sottolinea il sindaco -, pur essendoci qualche opinione favorevole,

nessuna giunta ha deliberato un parere uffi ciale sulla questione. La situazione è più chiara nel Consorzio Bim del Tronto dove si respira aria di rinnovamento, ma lo stesso non può dirsi in quello del Vomano-Tordino dove la resistenza di alcuni Comuni sta mettendo a dura prova la riuscita del progetto. Il motivo per cui il sindaco Fabri è così acceso nel sostenere la conclusione “dell’esperienza Bim” è perché ritiene fermamente che molti dei

ibattito acceso in questo periodo sul destino dei Consorzi BIM, fi niti nel mirino dei tagli del governo.La discussione si incentra sull’importante parere che

i Comuni consorziati avrebbero dovuto esprimere sull’eventuale scioglimento dei suddetti consorzi con conseguente trasferimento delle competenze agli stessi Comuni. Anche dalle nostre parti, il dibattito ha creato orientamenti differenti nelle varie amministrazioni locali facenti parte dei due principali Consorzi provinciali: Bim Vomano – Tordino (26 Comuni) e Bim Tronto (8 Comuni).I Bacini Imbriferi Montani sono stati istituiti con la Legge 27 dicembre 1953 n. 959 dove l’articolo 1 stabilisce che “i concessionari di grande derivazioni d’acqua per produzione di forza motrice, anche se già in atto, le cui opera di presa siano situate in tutto o in parte nell’ambito del parametro imbrifero montano, sono soggetti al pagamento di un sovracanone per ogni chilowatt di potenza risultante dall’atto di concessione”. E proprio questo sovracanone annuo a titolo di risarcimento pagato dall’Enel per lo sfruttamento dell’acqua destinata alla produzione di energia elettrica rappresenta il centro della polemica.I sostenitori dell’abolizione dei Bim ritengono che a partire dal loro scioglimento i canoni verrebbero pagati direttamente ai Comuni (un vero toccasana per i bilanci), e

ABOLIZIONE BIM

i Sindaci si schieranodi Adele Di Feliciantonio

BIM è una struttura utile e di supporto all’attività di ogni singolo territorio...

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il Presidente del BIM Teramo, Franco Iachetti

ranco Iachetti, neo riconfermato presidente del BIM Vomano-Tordino, al centro di polemiche da diverse settimane, risponde alle nostre domande

cercando di dissipare i dubbi in merito all’utilità dei consorzi, che a Teramo sono ben due. Risposte, ma anche domande sull’utilità degli enti, quali ad esempio la Provincia. Compensi e rimborsi che contribuiscono a svuotare le tasche dei contribuenti, nell’occhio del ciclone. Con una vecchia Legge del 1953 l’On. De Dominicis, istituì nel 1957 due consorzi BIM, uno Vomano-Tordino e l’altro Tordino-Tronto, ognuno con le proprie percentuali e territorio di competenza. “Devo dire grazie a de Dominicis- afferma Iachetti -per l’intuito che ha avuto e dimostrato, perché da quel momento il nostro territorio prende un sovra canone, un’ulteriore somma come risarcimento danni del territorio. Faccio presente, inoltre, che i consorzi BIM in Abruzzo, esistono solo nella provincia di Teramo, ma potrebbero farli anche nelle altre tre province. Mentre nelle altre regioni cercano di accrescere e far nascere i consorzi BIM, in Abruzzo, si cerca di sopprimere anche i pochi presenti. E’ fondamentale che il consorzio esista perché il potere contrattuale che si ha a livello nazionale con ENI, Edison, ENEL o grandi società di rilevanza nazionale od internazionale è importante. A livello di federazione rappresentiamo complessivamente su

territorio nazionale più di 2500 comuni montani. Fa eccezione il nostro consorzio che va dalla montagna al mare. E’ evidente che il singolo Comune non potrebbe vantare una forza contrattuale pari a quella dei BIM.” Il BIM e il suo presidente sono stati al centro dell’attenzione per diverse settimane. Iachetti ha difeso e illustrato il suo operato. “Il BIM – prosegue il presidente - non prende soldi statali”. Quali sono gli interventi del BIM sul territorio, solo fi nanziamenti per le sagre di paese? “Il Bim sponsorizza soltanto manifestazioni istituzionali. Mi chiedo invece le Pro-Loco di cosa vivono? Se non ci fosse la vicinanza del Comune, come farebbero le varie pro-Loco a mantenere vive le tradizioni del territorio? Abbiamo fatto circa 5 milioni di Euro di lavori pubblici: 3,5 milioni con i muti e circa 1,5 milioni di fondi propri. Interventi che vanno dalle fognature alle scuole, alle strade, secondo le indicazioni che ci inoltra ogni comune referente. I fondi vengono così ripartiti, secondo regole ben precise, stabilite già da chi mi ha preceduto: 100.000 euro ai comuni con due delegati e che fa parte della montagna, 70.000 euro a chi ha un delegato e fa parte della montagna e 35.000 euro ai comuni rivieraschi. Non tollero la cattiva informazione su somme che il BIM incasserebbe. Il BIM eroga somme ai Comuni ed incassa da ENEL circa 1,8 milioni di euro. Da premettere che attualmente i comuni incassano direttamente dall’ENEL il canone di circa 350mila euro suddiviso in quote tra i comuni. Stiamo lavorando anche al progetto di Telecardiologia e approntando un progetto

per la montagna in cui un medico è itinerante con il camper per i paesi montani”.Le indennità che le vengono corrisposte? “C’è stata una grande confusione tra compensi, rimborsi spese, etc. La nostra attività politicamente è costata il 4.70%, mentre i dipendenti costano il 13,60%. Sottolineo che con il Decreto Monti, ci siamo sospesi le indennità in attesa che la federazione o il Ministero competente faccia chiarezza sull’interpretazione della legge. Noi siamo fi nanza pubblica ma non statale. Si parla di soppressione dei compensi? Quindi dovrei venire a lavorare gratis. Sarei anche disposto ma se la legge prevede un compenso quale è la brutta notizia? Per dovere di chiarezza l’indennità da me percepita, prima della sospensione, era pari a 1.386 euro”. E i sindaci che propongono la soppressione del BIM? “A Teramo i consorzi BIM sono due. Forse la proposta di soppressione era relativa all’altro consorzio. Inoltre, non è detto che una volta chiuso i fondi vengano erogati ai singoli comuni. Ancora non esiste una indicazione precisa delle quote che l’ENEL dovrebbe pagare ad ogni comune. All’indomani dello scioglimento del BIM, l’ENEL saprebbe quanto versare ma non a chi, e i tempi, inevitabilmente, si dilaterebbero non di poco, io stimo anni. Sicuramente, però ogni comune dovrebbe accollarsi con decorrenza immediata, successivamente alla chiusura del BIM, la quota dei mutui da rimborsare alle banche. Dalla solidarietà che ho avuto in assemblea è emerso che i ns. comuni vogliono tenere attivo ed operativo il consorzio e non sopprimerlo”.

LA DIFESAdel Presidente

di Daniela Palantrani

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i è recentemente inaugurato il nuovo Anno Giudiziario. Il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nella sua relazione sottolinea come la

corruzione, la malasanità e il malaffare siano pesanti ombre che gravano sulla già diffi cile situazione italiana. Qual è, a suo avviso, la condizione italiana e quale quella regionale?Per quanto riguarda la situazione nazionale parto da due punti di riferimento. Il primo è uno studio effettuato a livello internazionale, in cui risulta che l’Italia è uno dei paesi più corrotti al mondo. Alle nostre spalle ci sono paesi del centro Africa, paesi di cui la maggior parte degli italiani non conosce neanche l’esistenza, paesi di scarsissima democrazia. Purtroppo l’Italia è ai vertici di questa poco invidiabile classifi ca.La quantifi cazione, poi, risulta dal secondo punto di riferimento: dalle relazioni annuali di Procuratori Generali e dei Presidenti della Corte dei Conti, che contano un numero vicino a sessanta miliardi di euro l’importo della corruzione, importo stabilito sicuramente per difetto perché fa riferimento a quei fatti di cui si è a conoscenza, trascurando quelli che non emergono.Sarebbe necessaria, secondo me, una presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica sana, che è la stragrande maggioranza della popolazione italiana. Come sta accadendo adesso per gli evasori fi scali: prima al vicino di casa evasore fi scale si diceva “Beato lui che lo può fare” perché furbo, perché non a reddito fi sso. Attualmente la sua fi gura è radicalmente cambiata, poiché l’evasore è considerato una persona che ci fa pagare più tasse e che ci fa avere meno servizi, perché minori introiti vuol dire minor numero di servizi. La popolazione italiana deve rendersi conto che il discorso sulla corruzione è lo stesso. Se riuscissimo a cambiare il nostro punto di vista anche sulla

corruzione, se ci rendessimo conto che con i soldi della corruzione annua potremmo fare fi nanziarie anche per vari anni, la situazione cambierebbe. E’ necessaria, perciò, una sorta di rivoluzione culturale in questo senso, che deve partire dal basso, perché è illusorio pensare di poter combattere un fenomeno solo a livello penale. Per quanto le leggi possano essere severe (e per quanto riguarda il reato di corruzione non lo sono affatto) dovremmo preoccuparci di stabilire delle norme certe e pesanti, ma senza aspettarci granché, perché se si avesse il terrore della pena non ci sarebbero più reati. Evidentemente le sanzioni penali non hanno funzione deterrente. Inoltre questi non sono reati che vengono commessi d’impeto: sono cose studiate a tavolino. Chi commette reato si ritiene sempre più intelligente e più furbo degli altri, pensa sempre che lui non possa essere scoperto, ma si sbaglia.Si è celebrato il ventennale di Mani Pulite.

Quale differenza tra ieri e oggi? Mani pulite è un’operazione svolta a livello giudiziario con grosso risultato: 2800 persone sono state condannate per quei fatti. Fatti ed intrecci, tra economia e politica, che oggi continuano e ripetersi e a rincorrersi.I corruttori ci sono ancora, ma sono diventati più avidi e più abili. Più avidi perché si è verifi cato un aumento percentuale del numero e dell’entità delle tangenti. Più abili perché ci sono degli strumenti tecnologici leciti che li aiutano a mascherare e nascondere le operazioni. Per esempio, chi volesse trasferire del denaro illecito da una parte all’altra potrebbe benissimo fare un versamento su una banca estera. Per questo tipo di trasferimenti, in nazioni che accettano i conti anonimi o cifrati, non si conoscono i terminali,

NICOLA TRIFUOGGI:

“Giustizia sarà fatta”L’accusatore di Del Turco rivela a PrimaPagina le gravi conseguenze della corruzione in Italia e propone rivoluzioni culturali che stimolino il necessario rinnovamento della società

di Jessica Pavone

Oggi il mafioso (e per mafioso intendo qualunque esponente della criminalità organizzata) non è più quello con la lupara sulla spalla; oggi ha computer, veste bene, sembra una persona rispettabile...

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né di arrivo né di partenza. Un’altra differenza risiede nell’entità delle somme. Anni fa si diceva che “si rubava per il partito”, adesso si ruba per se stessi. Abbiamo registrato tangenti di 20 come di 20.000 euro. S’infrange la legge per arraffare qualsiasi cosa, anche se si tratta i pochi euro per volta.La situazione è questa in Italia, e non è diversa in Abruzzo. Ma si badi bene, non si deve generalizzare, perché sono convinto della serietà e dell’onestà della stragrande maggioranza dei politici e degli imprenditori italiani e abruzzesi, che rispettano le leggi, o fanno ciò che le leggi consentono di fare. Certo, è più facile se lo Stato dà loro una mano. Nelle società, il sistema per costituire i fondi destinati a pagare le tangenti era quello di falsifi care le strutture contabili e quindi i bilanci. Una volta il falso in bilancio era un reato grave, poiché si costituiva una provvista dei cosiddetti “fondi neri” con cui si pagavano le tangenti. Dal falso in bilancio si arrivava alla corruzione. Oggi non è più reato. Questo rende il nostro lavoro molto più diffi cile. C’è un settore che più di altri è a rischio d’infi ltrazioni criminali?Naturalmente quelli che danno maggiori guadagni. Oltre ai mercati criminali come prostituzione e spaccio di droga, i settori maggiormente colpiti sono quelli degli appalti pubblici, della sanità e dello smaltimento dei rifi uti. Questi gestiscono affari tanto appetibili da essere nel mirino anche della criminalità organizzata. Oggi il mafi oso (e per mafi oso intendo qualunque esponente della criminalità organizzata) non è più quello con la lupara sulla spalla; oggi ha computer, veste bene, sembra una persona rispettabile. Ha dei

consulenti di altissimo livello che lavorano per perseguire due scopi: paralizzare l’attività della giustizia e trovare nuove fonti di guadagno. Tutto questo è estremamente pericoloso. Nonostante l’ottimo lavoro della Guardia di Finanza, non si può garantire la completa estromissione della criminalità anche in affari del tutto legali. Questi mafi osi hanno talmente tanti soldi che le investono anche in attività lecite. Il bilancio della mafi a, si sa, è superiore a quello dello stato italiano.

Attualmente lei è a capo di inchieste molto delicate, che riguardano nomi della politica abruzzese. Del Turco, D’Alfonso, Cantagallo, solo per citarne alcuni. Qual è il suo punto di vista da Procuratore e da semplice cittadino,

rispetto a tali avvenimenti? Senza soffermarsi sui singoli procedimenti (che sono in corso in tribunale, e il tribunale stabilirà la loro colpevolezza o la loro innocenza) la posizione della procura è chiara: crede che questi imputati siano responsabili dei reati. Ma senza fare riferimento, penso che ogni reato che viene commesso sia una sconfi tta per la società. Perché vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Gli esseri umani, quando nascono, senza saperlo, sottoscrivono una sorta di patto sociale. Ognuno sa che bisogna comportarsi in una certa maniera, in unione, certo, con l’educazione data dalla famiglia, dalle istituzioni, che devono crescere l’individuo nella cultura della legalità. Devono essere rispettate non solo le leggi penali, bensì anche quelle civili, amministrative, e per la pacifi ca convivenza nella società. Quando la legalità viene infranta vuol dire che si è verifi cato un errore. Vale per la guida in stato d’ebbrezza, come in caso di stragi o di qualsiasi altra violazione di una norma. Ovviamente, da magistrato, non posso tenere conto della posizione sociale ed economica delle persone che ho davanti. L’articolo 3 della Costituzione afferma che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge; per cui l’obiettivo è questo, e va perseguito con equilibrio, che è la dote fondamentale di un magistrato. Il codice si può imparare, l’equilibrio è una dote innata che non si apprende in nessun modo.Da cittadino, quando ci si trova in situazioni di questo genere, naturalmente la delusione è ancora maggiore. Più la persona coinvolta in un procedimento penale riveste un ruolo sociale importante, maggiore è la sconfi tta della società, perché vuol dire che sono venuti a mancare tutti quei fi ltri che avrebbero dovuto impedire a persone non degne di rappresentare gli altri.Bisogna interrogarsi su quali siano i sistemi di controllo che non hanno funzionato. Sta di fatto che oggi i fi ltri che venivano posti dalle associazioni politiche, per l’ingresso nella sola formazione di partito, non ci sono più o non funzionano come dovrebbero. Fino a quando il numero dei voti sarà più importante della rappresentanza, non si può che andare in questo senso. Anche qui necessitiamo di un’inversione di tendenza.Quello che a mio avviso andrebbe fatto è isolare le persone che fanno parte di associazioni criminali, che hanno avuto a che fare con la criminalità, o di cui solo si sospetta, e impedire loro l’accesso in politica. E’ di questa forza che le nostre formazioni politiche hanno bisogno. Forza che deve generarsi e dare la spinta dal basso, dai cittadini, perché il disamore nei confronti della politica è palpabile. Questa forza deve arrivare ai vertici dei partiti e generare un rinnovamento, perché è di questo che abbiamo bisogno.

Quando la legalità viene infranta vuol dire che si è verificato un errore. Vale per la guida in stato d’ebbrezza, come in caso di stragi o di qualsiasi altra violazione di una norma....

foto: (pag. precedente) Ottaviano Del Turco ex Governatore Regione Abruzzo

(pag. corrente) il Tribunale di Pescara

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ibero era un uomo fuori dal comune e la moglie una donna splendida». Così Tito Rubini ricorda l’avvocato Libero

Masi e sua moglie, Emanuela Chelli, a sette anni dal brutale assassinio avvenuto a Nereto nella notte tra il primo e il due giugno 2005. Traspare tutto il dolore per aver perso un amico fraterno, il compagno d’infanzia e poi di studi: «Abbiamo condiviso la stessa camera quando studiavamo a Roma, tra il 1969 e 1970. Io studiavo Matematica mentre Libero frequentava la facoltà di Giurisprudenza». Esprime affetto e stima nei confronti dei due coniugi, ma anche un senso di protezione, di pudicizia quasi. Soprattutto per i fi gli della coppia, Elvira e Alessandro. Di Alessandro dice di non saperne nulla, mentre con Elvira si tiene ancora in contatto. «Gestisce un’associazione culturale, e a gennaio scorso hanno presentato un incontro sul “teatro della memoria” presso la Badia di Corropoli». Rivela che non parlano mai dell’accaduto, solo di cultura e argomenti generali: «È molto riservata», aggiunge.Rubini non è interessato alle indagini, alle ipotesi – a volte davvero fantasiose – alle supposizioni di allora. Quello che chiede è la verità, il perché di quel massacro. «Nereto è cambiato da allora. La gente ha più paura, vige l’incertezza. Se almeno si scoprisse la verità, quello che accadde quella notte, forse si potrebbe ritrovare quella serenità, quella fi ducia che sono improvvisamente venute a mancare». Parla di sconfi tta della giustizia, invece, l’ex sindaco di Nereto, Sergio Moroni: «Soprattutto se si pensa che Libero era

un avvocato. È impensabile poi che in una piccola realtà come quella del nostro paese non si sia arrivati a una soluzione. Forse le indagini potevano essere più approfondite e non basarsi solo sull’ipotesi della rapina, visto che, poi, i diecimila euro prelevati dal suo studio la sera precedente, sono stati ritrovati dentro un libro». Moroni si dice meravigliato, inoltre, del silenzio dei media che hanno trattato solo superfi cialmente e per breve tempo il caso. «Pensiamo a trasmissioni come Porta a Porta che vivono di questo – aggiunge il sindaco – e a come si siano interessati, a volte fi no all’eccesso, di alcuni episodi di cronaca, mentre in questo frangente, nessuno sembra essersene interessato più di tanto.

Devo essere sincero, anch’io ho pensato di rivolgermi a una di queste trasmissioni per sollevare il caso, ma poi, il riserbo dei familiari mi ha trattenuto».Anche l’ex deputato dei Radicali Pio Rapagnà parla di silenzio sceso troppo presto sull’intera vicenda: «Ci si è arresi troppo in fretta. Gli inquirenti inoltre hanno perso del tempo prezioso a indagare su un’unica ipotesi, quella della rapina fi nita male, senza seguire altre piste. Perché ad

esempio – si chiede Rapagnà – non si è indagato sulle attività di Libero, sia come stimato avvocato che come presidente dell’associazione Slow Food?» Rapagnà non scarta infatti l’ipotesi che Masi abbia potuto toccare qualche nervo scoperto dando fastidio agli interessi particolari di qualcuno. «L’avvocato Masi si era occupato nel 1992, ad esempio, della difesa degli operai che stavano perdendo il lavoro a causa del fallimento di alcune attività della zona che andavano all’asta e venivano acquistate da privati. Inoltre, non è nemmeno da escludere che come presidente dello Slow Food, e quindi proponendo un certo tipo di imprenditorialità in Val Vibrata, si sia scontrato con altri e più grossi interessi commerciali». Parla di «omertà o reticenza» da parte di tutti: cittadini, istituzioni, media. Come se l’’episodio dovesse essere rimosso. Rapagnà invita invece le istituzioni a riaprire il caso, a rincominciare tutto da capo, perché «un delitto così efferato non può rimanere senza colpevoli». L’ex deputato che non ha mai smesso di lottare per la riapertura del caso, anzi, afferma di essere stato accusato di propaganda per questo. Sostiene di aver formulato per proprio conto delle ipotesi alternative. Parla di «stranezze»: episodi apparentemente slegati che però andrebbero esaminati più in profondità e di «singolari coincidenze riguardo ai nomi». Solo ipotesi azzardate forse, ma che sarebbe ben lieto che qualcuno si prendesse la briga di verifi care. «Mi accontenterei di sapere anche che si è trattato di uno scambio di persona piuttosto che questo silenzio. Ma – aggiunge ribadendo la scarsa presa delle sue richieste agli organi competenti – da soli non si va da nessuna parte».

DUPLICE DELITTO MASI«DITECI LA VERITÀ»A sette anni dall’omicidio dell’avvocato e di sua moglie,Nereto aspetta ancora di conoscere movente e colpevoli

di Coralba Capuani

le indagini potevano essere più approfondite e non basarsi solo sull’ipotesi della rapina...

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ncora un caso di violenza sulle donne. Dopo il brutale stupro di gruppo avvenuto in provincia dell’Aquila, sorprende che lo stesso sia potuto avvenire in una

piccola e tranquilla cittadina di provincia. La vicenda sarebbe accaduta nella notte tra il 13 e 14 febbraio a Nereto, nei pressi dell’anfi teatro Brecht, luogo adibito alle manifestazioni del calendario estivo che però durante i mesi invernali diventa meta d’incontro di spacciatori e coppie clandestine. La vittima, appena sedicenne, sarebbe stata stuprata da un gruppo di tre o più giovani stranieri, uno dei quali, Youssef Sardy – marocchino di 28 anni residente in Val Vibrata – è stato sottoposto a fermo. A quanto pare inoltre le violenze sarebbero state diverse: cinque in pochi mesi. Tutte compiute dalle stesse persone. Il presidente della commissione alle Pari Opportunità – Donatella Cretone – si dice sconcertata.Da sempre attiva nella lotta contro la violenza alle donne attraverso numerose manifestazioni ha dichiarato: “Penso che le violenze sulle donne ma non solo, ogni tipo di violenza, vada severamente punita. Anche alla luce di una recente sentenza che sminuisce il reato di violenza di gruppo, mi domando se è questo il rispetto che noi donne meritiamo.Quanto accaduto a Nereto è davvero deplorevole”. L’episodio ha profondamente scosso

l’opinione pubblica locale, che però ha boicottato la manifestazione organizzata da Forza Nuova. I segretari provinciali di Pd, Idv, Sinistra, Ecologia e Libertà, Rifondazione e Comunisti italiani hanno parlato di manifestazione “razzista”.Il segretario provinciale di Forza Nuova, Michele Fiorita, si è detto dispiaciuto sulla strumentalizzazione fatta nei confronti

dell’iniziativa, ribadendo quanto già espresso dagli altri esponenti locali del partito: “Si tratta di una manifestazione di solidarietà alla vittima e di condanna di ogni violenza, indipendentemente dalla provenienza geografi ca o razziale di chi la compie.Per questo ci attiveremo anche con altre iniziative manifestando anche contro il terrifi cante episodio accaduto a Pizzoli”.

NERETO

IL BRANCO COLPISCEdi Coralba Capuani

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orniamo a riesaminare con l’aiuto dell’avv. Ernesto Paolone, la spinosa questione della Cona. Che dall’anno scorso sembra essersi addirittura aggravata.

Una situazione che si trascina dal 2005 e che sembra non trovare soddisfazione. Nel 2008, quando si parlava ancora di contratti di quartiere, si era insediata a Teramo, la cabina di regia per i fondi PISU (Piani Integrati di Sviluppo Urbano). La cabina di regia organizzò un convegno e in quella occasione fu pubblicato anche un documento in cui si conferma lo spirito

dei fondi PISU. Che vanno ad integrare i contratti di quartiere: “La Cabina di Regia ha ritenuto, … obiettivo fondamentale dei PISU il criterio dell’integrazione fra progetti pubblici, progetti privati e l’innesco di nuova imprenditorialità e quindi la crescita dell’occupazione. … L’attività per la defi nizione del PISU si muove all’interno degli obiettivi e degli indirizzi e dei criteri fi ssati all’unanimità dal Consiglio Comunale con la deliberazione n. 78/2008, entro una logica di recupero e messa a sistema delle attività di pianifi cazione e programmazione partecipata già avviate a Teramo, come i contratti di

quartiere, ricollocate entro il quadro di scenario del Piano Strategico e dei suoi progetti”. Quindi i contratti di quartiere dovevano ottenere le somme necessarie a completare i lavori. “Di tutto questo non si è fatto nulla- sostiene Paolone-. Dapprima i fondi PISU furono utilizzati dalla Regione per la ricostruzione post-terremoto dell’Aquila, quando i fondi sono stati rimessi a disposizione pare sia stata adottata una delibera di ripianifi cazione per rimodulare i progetti strategici integrati prioritari da inserire nell’ambito delle risorse stanziate per interventi nei fondi FERS Abruzzo. La rimodulazione doveva

QUARTIERE CONA

SITUAZIONE GRAVE,ANZI SPINOSA…

di Daniela Palantrani

scorcio della centrale elettrica nel quartiere CONA oggetto della diatriba sullo

spostamento dei fondi europei già stanziati per lo scopo

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Negli Stati Uniti un nutrito gruppo di neolaureati (in legge, per la precisione) ha portato in tribunale le università che li ha addottorati chiedendo il risarcimento delle costose tasse universitarie pagate e anche una somma per il danno morale patito. Motivo? Il non aver trovato lavoro dopo un anno dalla conclusione degli studi, nonostante le “promesse” e le “rassicurazioni” all’atto dell’iscrizione. E’ il primo caso del genere a livello mondiale e fa discutere non poco. Guarda caso università “di peso”, come Harvard, Yale o Princeton, tanto per citarne alcune, non rientrano tra quelle messe sotto accusa. Trarne conclusioni è ovvio. Noi italiani siamo sempre stati molto infl uenzati dalle novità a stelle e strisce.Dalle parti di Coste S.Agostino qualcuno comincia a preoccuparsi?

Troppe auto blu in Abruzzo. E’ intervenuta la Corte dei Conti a tirare le orecchie agli amministratori. Non c’è niente da fare. Una volta acquisiti certi privilegi rinunciarci diventa quasi impossibile. Nonostante la crisi e gli spauracchi dei menagramo. Tra le Asl, nella nostra regione, quella di Teramo sembra essere, a conti fatti, la più “privilegiata”. Vanta ben 155 automobili, contro le 126 di Pescara, 83 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila e 47 di Lanciano-Vasto-Chieti. Sarà per questo che a Teramo la “mobilità”, anche se “passiva”, fi la liscia come l’olio. Ti.Ma.

apino è una piccola frazione collinare della provincia di Teramo. È stata colpita come altri comuni dal terremoto del 2009. Abbiamo ascoltato Giovanni di Francesco,

responsabile di quartiere: “ Diciamo che dall’amministrazione del 2007 ci ritroviamo con le stesse problematiche. Nonostante abbiamo inviato al sindaco una lettera elencando i problemi da risolvere non abbiamo avuto risposte adeguate. Innanzitutto ci sono le strade da sistemare, che presentano buche, e numerose frane (tredici- quattordici in tutto). Non è stata messa ancora in sicurezza la strada di collegamento tra Rapino e la Statale 150 (Montorio- Roseto). Almeno i guard-rail nei punti più a rischio. Sistemazione campetto di calcio adiacente alla piazza. Toponomastica (denominazione delle vie) e pulizia e manutenzione delle strade. Manutenzione con apporto di ghiaia sulla circonvallazione Ovest, Chiesa Colle Adamo e contrada Metate, se non è proprio possibile asfaltarla in tempi brevi. Miglioramento dell’attività di raccolta differenziata. Completamento dell’illuminazione pubblica nel centro storico, dove le lanterne non sono antiche bensì vecchie e insuffi cienti. Avevamo anche chiesto un ampliamento del cimitero. Dal terremoto la chiesa è ancora chiusa. Ci

siamo arrangiati in un prefabbricato in legno donatoci dall’Associazione Nazionale Alpini. L’unica cosa fatta dall’Amministrazione Pubblica è l’autorizzazione a tenere questa baracca per le funzioni domenicali. Non siamo forniti di trasporto pubblico. Ci siamo attivati con delle iniziative culturali per riportare l’attenzione sulla nostra frazione. Abbiamo organizzato, il carnevale per i bambini; a Natale c’è stata la mostra “I dolci degli altri” per far conoscere dolci delle altre nazioni. È stato fatto anche un documentario (andato in onda su Teleponte) sugli anziani del paese che raccontavano le vecchie leggende e paure. Mi rendo conto che siamo una delle ultime frazioni, ma siamo stati quasi abbandonati”.

RAPINO

Dimenticatain collina

di Cristiane Marà stagista UniTE

L’unica cosa fatta dall’amministrazione pubblica è l’autorizzazione a tenere questa baracca per le funzioni domenicali...

essere fatta nel rispetto dei contratti di quartiere e di conseguenza andavano completate le opere non terminate alla Cona, quali ad esempio l’importantissimo delocalizzazione della centrale ENEL”. In occasione del convegno del 2008, fu invitato ad intervenire l’ing. Caputi, responsabile della Regione Abruzzo per la Politica della Casa, il quale nel suo intervento, criticò la delibera 78/2008 in quanto la ritenne troppo generica, invitando invece a concentrare gli interventi in poche cose signifi cative. L’invito fu di non disperdere i fondi in mille rivoli, ma di fare 2/3 interventi

signifi cativi nell’ambito della città. “Questa è la fi nalità della norma – prosegue Paolone – purtroppo, però adesso con una recente delibera sembra siano stati inseriti interventi di ogni tipo, che non hanno nulla a che vedere con la fi nalità per cui furono stanziati i PISU. Se 9 milioni di Euro si disperdono in mille piccoli lavori, seppur necessari, quando si porteranno a termine le grandi opere? Bisogna che la PA si attivi per trovare altrove strumenti per i lavori minori ed intervenga con fondi importanti su opere importanti, come tra l’altro, stabilito dalla norma”.

i fondi sono stati rimessi a disposizione, pare sia stata adottata una delibera di ripianificazione per rimodulare i progetti

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nata a Teramo l’Associazione culturale “Vivi la Gammarana”. Rivolta ai cittadini del quartiere, e soprattutto ai giovani, vuole dare la possibilità di portare idee, proposte in vista di un futuro

migliore della zona. Abbiamo ascoltato Il presidente Carlo Nanni: “L’associazione è nata da poco, il vice presidente è Carlo Franchi con un direttivo di cinque persone in tutto. Non vogliamo entrare in contrasto con il comitato di quartiere già

esistente, anzi vorremmo collaborazione e comunicazione. Molti residenti non sanno neanche se il comitato è attivo, e ci troviamo in una situazione di degrado ormai inaccettabile. Quelle che rivolgiamo sono critiche costruttive. Cerchiamo inoltre la collaborazione dell’amministrazione comunale a prescindere dal colore politico cui appartiene. Di fatti ‘Vivi la Gammarana’ non è un’associazione con fi ni politici. In programma abbiamo corsi di primo soccorso, di autodifesa per le donne, gite ed eventi per unire la comunità e farla vivere di più. Tra le prime richieste fatte, ad esempio, è quella alla Team di fare opera di pulizia anche nei pressi del campetto della zona. Per quanto riguarda il nostro interesse alla politica è quello di un potere al servizio dei cittadini e non il contrario”. Prosegue Nanni: “Siamo presenti anche su Facebook con il gruppo – Gammarana insieme e stiamo operando alla creazione di un sito internet per l’associazione. Finisco con l’augurio di vedere comunicazione e partecipazione di tutta la gente e dei giovani in particolare, perché è da loro che sarà vissuto il quartiere in futuro”.

TERAMO“VIVI LA GAMMARANA”

di Cristiane Marà stagista UniTE

Per quanto riguarda il nostro interesse alla politica è quello di un potere al servizio dei cittadini e non il contrario...

scorcio della Gammarana

vete bisogno di un taxi? Provate a chiamare il centralino del Comune: vi direbbero che a Teramo ce ne sono due – ma in realtà ne sono tre – e vi darebbero

un numero di cellulare. E telefonando ai vigili urbani? Loro fornirebbero un fi sso, presente a Piazza S.Francesco, però non attivo. Questa è solo una delle contraddizioni che PrimaPagina ha scoperto parlando con i diretti interessati. “Il problema principale – spiega Antonio Febbo, tassista e rappresentante sindacale - è che non c’è una colonnina con un numero pubblico, e quando c’erano chiamate venivano deviate su un numero privato, quello del mio collega Pino Di Simone.

Per questo noi altri due non riuscivamo a lavorare. Inoltre, il trasferimento avveniva a spese del Comune, che ha già vinto una causa per questo motivo contro Di Simone. Ma non c’è solo questo: io prendo sempre come riferimento Chieti, che ha 15 taxi, le colonnine, il radiotaxi, e tutto il resto. A Teramo mi è capitato di parlare con un signore disperato perché non sapeva come raggiungere l’ospedale. Perché Teramo deve essere meno competitiva di Chieti?”. Sul problema della diffi coltà nell’organizzazione insiste anche il collega, Gianluca Carrozzieri: “Per poter accedere al nostro posteggio di piazza Garibaldi, dato il modo con cui hanno realizzato le strisce, ci tocca tagliare la strada a chi viene da viale Bovio, col rischio di avere anche la

Teramo

TAXIquesto sconosciuto

di Matteo Lupi

colpa in caso di tamponamento. Per non parlare della follia di dover pagare il pass per accedere alla ZTL (Zona a Traffi co Limitato) del centro, o del problema della corsia preferenziale di circonvallazione Ragusa, per la quale all’inizio non era stato previsto il passaggio anche dei taxi, oltre che dell’autobus. E’ evidente che di noi al Comune non interessa nulla”. Anche Carrozzieri sottolinea i problemi con Di Simone. “Quando il Comune gli dette l’autorizzazione a deviare le chiamate sul suo numero, Pino non aveva colleghi, e quindi era possibile chiudere un occhio. Ma da quando lavoro come tassista, cioè otto anni, non ho mai potuto usufruire anch’ io di un fi sso, per cui a me e a Febbo tocca spendere una cifra esorbitante per farci pubblicità sull’elenco telefonico”. Interpellato chiamando il numero fi sso presente sulle Pagine Bianche, il signor Pino ammette di stare parlando da casa, ma si difende dalle accuse: “ Sono solo storie, che vanno in giro da tempo. Perché il Comune dovrebbe sostenere una spesa per installare tante linee telefoniche quanti ne sono i tassisti? Anche io pago la bolletta, e i motivi per lamentarsi di questo lavoro sono altri: il mercato sta morendo, dato che ogni famiglia ha due o tre auto e i taxi vengono chiamati solo per spostamenti brevi, ma di noi il Comune se ne infi schia.”

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i è aperto con la musica del sassofonista Franco Ferretti, il premio “Una vita dedicata alla politica” in onore di Remo Gaspari. La manifestazione, tenutasi

presso la sala consiliare del Comune di Sant’Omero, ha visto la presenza di numerose personalità del mondo politico, militare e culturale. A presentare l’iniziativa il sindaco Alberto Pompizi, il presidente della commissione del premio, Vittorio Amadio, e il fondatore dell’associazione “Figli illustri d’Italia e nel mondo”, Mario D’Arcangelo. Quest’ultimo ha aperto la manifestazione presentando la fi gura dello statista abruzzese ripercorrendone brevemente la lunga carriera. «Il premio – ha spiegato D’Arcangelo – nasce dalla volontà di premiare i personaggi più rappresentativi del nostro paese. In particolare, il riconoscimento che oggi

consegneremo al fi glio dell’onorevole, il prof. Lucio Anchille Gaspari, stimato chirurgo, avrebbe dovuto tenersi a Gissi il 5 settembre 2011. Purtroppo però, la morte improvvisa di Remo Gaspari ce lo ha impedito». Attraverso i numerosi interventi si è voluto fornire un ricordo del politico, dell’uomo e dell’amico Remo Gaspari.Pompizi ha ricordato con stima il prezioso ruolo di Gaspari nell’inaugurazione dell’ospedale di Sant’Omero. L’avvocato Eugenio Galassi invece lo ha defi nito un «anticipatore, il protagonista della stagione di progresso del nostro territorio». Antonio Tancredi, presidente della Banca di Teramo, si è soffermato sul suo «valore politico, sociale e culturale. Era una personalità di grande statura. Interessato sin dal primo momento della sua elezione a risolvere i problemi di una regione che al tempo era una tra le ultime dell’Italia

centromeridionale facendone una delle prime». WRicorda poi i «momenti drammatici durante l’emergenza della Valtellina, quando, chiamato in sostituzione di Zamberletti, fu accolto da fi schi e critiche, anche la stampa gli diede contro. Poi, però – ha continuato Tancredi – risolta l’emergenza fu salutato da applausi». L’on. Alberto Aiardi menziona il «rapporto che aveva con tutti, anche con la gente» e, soprattutto, il «rispetto che ha sempre dimostrato anche negli scontri politici». A concludere la cerimonia il fi glio, Lucio Achille che, nel ritirare il premio, ha invitato la politica attuale a ispirarsi ai principi del padre. «Una politica che metta al primo posto non gli interessi personali ma quelli del territorio, attraverso la cooperazione di tutti e la giusta valutazione delle potenzialità e delle intelligenze locali, soprattutto dei giovani».

Sant’Omeropremia Remo Gaspari

di Coralba Capuani

ALBA ADRIATICA

Il parcheggio “milionario”di Coralba Capuani

n periodo di crisi il comune di Alba Adriatica ha pensato di contrarre un mutuo di circa un milione e mezzo di euro per la realizzazione dei nuovi marciapiedi sul lato sud di viale Marconi.

I lavori, iniziati nell’autunno scorso (dovrebbero terminare prima della stagione estiva), interessano circa due chilometri di litorale e rientrano nella logica di prosecuzione dell’identica opera già realizzata nella zona nord negli scorsi anni.

L’iniziativa è stata fortemente criticata dalla Destra albense che, oltre a denunciarne i costi esosi, ha affermato che i nuovi marciapiedi del lungomare saranno troppo stretti e non consentiranno il passaggio ai pedoni. “La nuova opera pubblica - si legge in una nota piuttosto ironica - è a senso unico per persone asciutte e interdetto per quelle in sovrappeso. Il progetto non ha tenuto in debita considerazione le persone che camminano sottobraccio, chi spinge i passeggini o coloro che hanno dei passeggini a coppia per i gemelli. Tutti

costoro, se incrociano una persona, devono scendere dallo stesso marciapiede. Non ci si vanta di aver speso solo 652mila euro per realizzare un intervento inutilizzabile che rischia di creare più fastidi di prima. Si sperperano soldi non per realizzare un’opera utile ma notevoli disagi”.“I marciapiedi - ha replicato il sindaco Franchino Giovannelli - hanno un’ampiezza minima di un metro e 90 centimetri fi no a un massimo di due metri e 40. L’unico tratto nel quale avranno dimensioni ridotte è quello tra via Emilia e via Calabria. Un tratto

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Non ci si vanta di aver speso solo 652mila euro per realizzare un intervento inutilizzabile che rischia di creare più fastidi di prima...

asaPound Italia è un’associazione che si è costituita burocraticamente nel 2008 a Roma. Presidente e fondatore Gianluca Iannone. L’attività iniziale dell’associazione era l’occupazione d’immobili

nella provincia romana per contrastare l’emergenza abitativa in cui versano molte famiglie. Dopo l’esperienza capitolina si diffonde al livello nazionale in diciotto regioni, tra cui anche l’Abruzzo. Il pensiero politico si rifà al fascismo repubblicano. Per simbolo una tartaruga con guscio ottagonale (indice di longevità) e il nome quello del poeta- economista americano Erza Pound. Abbiamo ascoltato il coordinatore di CasaPound Italia per l’Abruzzo, Simone Laurenzi: “Non nego che la nostra ideologia politica derivi dal fascismo, ma siamo ben consapevoli di vivere nel 2012. Non siamo nostalgici e non vorremmo essere inseriti nel calderone dei gruppi estremisti. Tra le nostre iniziative ci sono quelle legate al volontariato.Vedi il gruppo Salamandra, ora membro autonomo della Protezione Civile, che durante il terremoto del 2006 a L’ Aquila ha partecipato agli aiuti con volontari giunti dalla Sicilia e da Bolzano. Il comune di

Poggio Picenze ha proposto la cittadinanza onoraria a Gianluca Iannone. Dal movimento politico nasce anche la onlus Solidarieté Identités. Sosteniamo quei popoli emarginati, oppressi dalla situazione economica globale, che lottano per preservare cultura e identità del territorio nel loro paese. Abbiamo partecipato a missioni umanitarie nel Barhein, in Kosovo, e l’ultima in Kenia. C’è anche il progetto Braccia Tese, volto ad aiutare disabili, disagiati, famiglie in diffi coltà. Promuoviamo scuole calcio e altre attività sportive. L’azione politica consiste nell’emanare proposte di legge, come ad esempio quella per le madri lavoratrici che con il part- time vedono dimezzato anche il loro stipendio. L’ultima proposta è Ferma Equitalia” .Termina Laurenzi: “ Ci sono stati episodi di aggressione alle persone che raccoglievano le fi rme per quest’ultima proposta e vorrei chiarire che noi non siamo contro Equitalia, chiediamo maggior tutela e buonsenso.Vorremmo impedire ipoteche per crediti inferiori al 30 per cento del valore dell’immobile adibito ad abitazione principale del cittadino; evitare il pignoramento dei beni vitali per le aziende, rendendo così impossibile il loro recupero. Evitare l’indiscriminata azione delle banche sui conti correnti dei privati”.

CASAPOUND ABRUZZO

DALLA SOLIDARIETÀ

ALLE TASSEdi Cristiane Maràstagista UniTE

lungo 60 metri su 1.800 metri complessivi. Quindi consentono tranquillamente a più persone di passeggiare affi ancate, anche nelle giornate di pioggia”. Il problema è esattamente opposto. Non si discute la gradevolezza dell’opera che rende sicuramente il lungomare più bello, ma quello che preoccupa è l’eliminazione o la riduzione ai minimi termini dei posti auto del lato ovest a vantaggio del marciapiede. Ciò porterà notevoli disagi in una città turistica che d’estate, secondo i dati forniti dal Comune stesso, accoglie tra i trentamila

e cinquantamila turisti. A ciò si aggiunga anche il pericoloso restringimento della carreggiata già affollata di biciclette, pedoni che attraversano la strada per raggiungere il lungomare, auto che dovranno fare manovra per uscire o entrare nell’unico parcheggio sul lato est. Per non parlare poi dei numerosi camion, furgoni, ecc., che saranno costretti a sostare in mezzo alla strada per scaricare le loro merci davanti ai numerosi hotel e chalet. Quello che si preannuncia per la prossima stagione estiva è una gran confusione che non verrà certo risolta con la creazione di nuovi marciapiedi, apparentemente inutili, visto l’ampia passeggiata sul lato spiaggia. Nonché lo spreco di denaro pubblico che sarebbe stato sicuramente meglio utilizzato per la creazione di nuovi parcheggi, quelli sì davvero necessari.

Quello che si preannuncia per la prossima stagione estiva è una gran confusione che non verrà certo risolta...

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cittadino”. Riscontra un appiattimento della politica? “Se rifl ettiamo la situazione generale c’è stato un fallimento della politica e degli stessi uomini che dovevano realizzare i progetti. Viviamo un momento di commissariamento a livello nazionale. A livello locale, anche se non c’è questa tipo di melassa, certe barriere ideologiche che c’erano una volta, oggi sono scomparse. Le battaglie che si stanno conducendo all’interno del Pdl o del Pd, fanno sì che non si riesca più ad identifi carsi in un partito o in un programma. C’è un appiattimento reale su tanti problemi. Nelle amministrazioni locali – precisa - l’aspetto ideologico è relativo, bisogna rispondere in prima persona alle esigenze della città che è una cosa leggermente diversa da quella a livello nazionale. Se si vanno ad analizzare i contenuti delle discussioni che abbiamo in consiglio comunale sono delle discussione che non hanno grande valenza politica ma una certa valenza dal punto di vista amministrativo. Di scelte politiche ne troviamo poche, per appiattimento o per mancanza di idee. Ci sono stati degli ‘scontri’ su alcune questioni, per esempio i passi carrabili, ma sono valutazioni amministrative più che politiche”. Una buona opposizione fa una buona amministrazione? “L’amministrazione si regge su dei proprio numeri, quindi potrebbe anche non ascoltare opposizione. Ma se l’opposizione fa delle proposte interessanti, penso che, un amministratore intelligente debba raccogliere anche le indicazioni che possono pervenire dall’opposizione. Non è detto che chi amministra non sbagli mai, e chi è all’opposizione sbagli sempre. L’intelligenza di sindaco e assessori sta nell’ascoltare tutte le proposte considerate giuste ed all’altezza, a prescindere dalla parte da cui provengono”. Lei ha vissuto la politica del passato e vive quella del presente. C’è questa

intelligenza a Teramo? C’è stata in passato? “I tempi erano molto diversi c’è stato un rinnovamento totale. C’è stato il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, con rinnovamento incredibile del consiglio comunale, della giunta con persone totalmente nuove, che hanno portato dentro qualcosa di diverso ed un modo di intendere la politica in modo diverso. Passata questa esperienza si è tornati un po’ sulle barricate, ognuno sulle proprie posizioni facendosi forza soltanto dei numeri e non del colloquio. Adesso sembra ci siano delle aperture, perché c’è anche diffi coltà per il prosieguo delle varie collocazioni politiche future. Ci sono partiti al cui interno troviamo delle anime che vedono i problemi in maniera diversa. In che modo queste anime, e fi no a che punto, riusciranno a concretizzare una relazione amministrativa e politica? E non una contrapposizione all’interno dei partiti stessi?La contrapposizione interna porta ad un immobilismo dell’amministrazione stessa. Il fenomeno di contrapposizione interna, che sta emergendo, non porta mai a qualcosa di buono, né alla politica, né ai partiti né all’amministrazione. Il Pdl porta avanti due mozioni, una del senatore Tancredi l’altra dell’assessore Gatti.Stiamo parlando di persone che hanno un considerevole numero di consensi e di tessere. A cosa porterà questa contrapposizione? E’ impostata solo sul potere o fatta su una progettualità? Sembra, da quello che vediamo esternamente, solo una lotta tra persone e non sulle idee e sui progetti. E’ proprio questo che allontana la gente dalla politica. Le guerre tra Tancredi e Gatti o tra Verrocchio e Ginoble, fanno percepire la politica come qualcosa di lontano, che riguarda non il cittadino, ma i singoli protagonisti”.

[intra]VISTO?

Iniziamo un percorso alla ricerca di personaggi solo fino a ieri alla ribalta della società teramana

iuseppe Cipolloni, esponente della politica attiva degli anni passati, ci racconta la sua esperienza e il suo punto di vista sull’oggi drammatico della

politica teramana. “Dalla politica attuale non mi sono allontanato. Mi sono allontanato dal Partito democratico e aderito all’Udc. Nel Pd, ove regna confusione, non i mi rispecchiavo più. Sono entrato in un partito che si avvicina di più alle mie idee e alle mie esigenze di fare politica. La politica teramana vive un momento di grande caos, che rispecchia la politica a livello nazionale. Grandi disagi a livello di fi nanziaria in quanto alcuni comuni hanno delle diffi coltà enormi nel reperimento dei fondi e, purtroppo, tra quello che viene detto, quello che viene programmato e quello che viene realizzato c’è un divario enorme e delle discrasie temporali anche importanti. Quindi per un Comune portare avanti, con le attuali norme, dei progetti senza intaccare le tasche dei cittadini è davvero impresa ardua. Con la nuova Imu e l’aumento della Tarsu, c’è stato un aggravio di costi per il contribuente. Continuare ad aumentare la pressione fi scale, in un momento già di grande diffi coltà è evidentemente, motivo di scontento tra gli elettori”. La PA non riesce ad andare incontro alle esigenze del cittadino, che siano a domanda individuale o servizi più generali. “La situazione delle strade – prosegue Cipolloni - ne è un chiaro indice, così come la gestione degli immobili: è sotto gli occhi di tutti, come viene portata avanti. Oltre alla diffi coltà fi nanziaria rilevo anche una diffi coltà di programmazione ed impreparazione da parte degli uomini che oggi amministrano la città di Teramo. In insieme di fattori che stanno mettendo in diffi coltà l’amministrazione, ma anche il

“Mancanza di ideee poca politica”

di Daniela Palantrani

Chi èNato a Teramo il 7 ottobre 1958Dipendente della Camera di Commercio di Teramo. Anno 1993: componente della direzione comunale di Teramo della Democrazia Cristiana. Anno 1995: consigliere comunale del Partito Popolare Italiano e assessore al Bilancio e alle Politiche sociali nella prima giunta

Sperandio. Anno 1999 : consigliere comunale della Margherita e assessore al Personale, Contratti e Anagrafe nella seconda giunta Sperandio. Attualmente componente del comitato provinciale dell’Udc. Nell’elezione del 1999 il più votato tra i consiglieri comunali.

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oci. Mille voci che affi orano, si intrecciano, si confondono. E solo dopo si capiscono realmente. Mille voci italiane di Perth, capitale dell’Australia

Occidentale, ‘il posto dei sogni’, secondo un manifesto pubblicitario che campeggia su uno degli edifi ci più imponenti. La città che detiene il record di numero di milionari per abitanti. Un luogo reale dove le idee possono davvero tramutare in business di successo. Due mesi qui per guardare oltre l’oceano e vedere cosa la vita può regalare, alle soglie dei trent’anni. Voci, speranze che rimandano ad un futuro migliore. Questo è uno spaccato della nuova emigrazione italiana.Sono oltre 50mila i giovani connazionali

tra i 22 e i 30 anni che lasciano il nostro Paese per trasferirsi in questo immenso continente di opportunità ed il numero, secondo le fonti governative australiane divulgate sui giornali locali, è in forte crescita. Una cifra spaventosa, a ben guardare.Come se in Italia, ogni anno, una cittadina come Teramo smettesse di respirare e si spegnesse. Una fotografi a dei tempi davvero amara. I giovani abbandonano le loro speranze in terra natia e le riversano altrove, dove il lavoro, la stabilità, le prospettive future, non sono solo uno slogan da cartolina.“Sono qui da poco più di sei mesi e con la ferma intenzione di rimanerci – ammette Francesco, 27enne romano, dj di musica underground e laureato in Scienze

Politiche con 110 e lode-. Ora lavoro presso un’azienda di smaltimento rifi uti di Perth, in attesa di ottenere il prolungamento del mio permesso di soggiorno. Sono andato via dalla mia amata città dopo aver trascorso l’ultimo anno in cerca di una sistemazione, rimpallato come una pallina da fl ipper da un’agenzia di lavoro all’altra. Avevo trovato un posto come cassiere in un supermercato vicino casa mia ma all’ultimo, guarda il caso, mi è stato soffi ato da una parente del titolare. Qui ho trovato lavoro dopo appena due settimane, seppur sbattendomi parecchio, e ora non voglio andare più via”.Perth, in particolare, è una vera e propria colonia di abruzzesi, soprattutto originari della provincia di Chieti. In un laboratorio che confeziona formaggi di esportazione lavora da un mese Nicola, 32enne di Silvi Marina. E’ arrivato qui con altri tre ragazzi del teramano e ha trovato lavoro al primo colloquio, con un contratto di sei mesi. “Sono un perito informatico – racconta – e sono qui soprattutto per apprendere la lingua e cercare lavoro nel mio settore, qui molto richiesto. Inutile specifi care che dalle mie parti lavoravo in un importante studio, senza contratto e a 500 euro al mese. Solo di benzina, per andare a lavoro, ne spendevo quasi 200. Poi ho detto basta: preferisco giocarmi questa chance che gettare, come stavo facendo, i miei anni più belli”. “L’Italia è messa male, meglio guardarsi attorno”, è un pensiero pericoloso ricorrente, tra i nuovi emigranti. Dello stesso parere è Stefano, 29 anni di

STORIE DIGIOVANI ITALIANI (E ABRUZZESI)A PERTH

Dal nostro “inviato speciale” uno sguardo privilegiato sull’Australia

di Raul Ricci

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Bergamo. Ora lavora come commesso in un importante shop di Prada situato a ridosso dei grattacieli della City, nel traffi co delle Lamborghini di passaggio. “Qui in una settimana guadagno tanto quanto un mese e mezzo quello che guadagnavo dalle mie parti. Come avrei potuto rifi utare? Vivo qui con la mia ragazza e spero tanto di continuare la mia salita verso la realizzazione professionale. Parlo quattro lingue, ho un master in comunicazione alle spalle ma sinceramente, avessi preso prima questa decisione di trasferirmi, avrei guadagnato solo del tempo prezioso”.Sfatiamo il mito che il clientelismo sia una prerogativa esclusivamente italiana. Anche in Australia se hai i tuoi santi in paradiso puoi inserirti saltando la fi la. La differenza è che, se non li hai, puoi rivolgerti agli sportelli delle agenzie del lavoro e trovarlo ugualmente. In questo paese così distante territorialmente e culturalmente da noi, chi sa vendere cara la pelle, trova pane per i suoi denti.Lo sanno bene tutti coloro che sono venuti qui 30 o 40 anni fa e che in questo sconfi nato Paese hanno concretizzato le proprie aspettative di vita. Voci italiane che si esprimono in un balletto continuo tra slang locale e dialetto originario. Voci che narrano storie come non se ne vedremmo al cinema. Una su tutte quella di Camillo, proprietario terriero di 68 anni originario di Pescara. Lui arrivò qui nel lontano 1963 in nave, insieme a molti altri, per cercare il fratello maggiore, partito appena un due anni prima per andare a lavorare nelle grandi farm boschive a ridosso della città. “Salpai con in tasca solo poche lire, nella speranza di ritrovarlo. Non avevo un indirizzo, nulla. Sapevo solo che era qui.La mia partita con la sorte iniziò subito, quando puntai tutti miei averi – irresponsabile ragazzino – in una mano poker. E vinsi. Con quella cifra enorme

riuscii a vivere qui per sei mesi, trovare lavoro e poi mio fratello. Da allora molto è cambiato. Gli italiani che originariamente venivano chiamati ‘dingo’ (cani), ora sono uno dei motori pulsanti di questa fl orida economia e godono del rispetto di questa società. Se solo ci rendessimo conto di chi siamo

davvero… Noi siamo e rimarremo un grande popolo. Dobbiamo solo continuare a crederlo”.Solo alcune voci ad alimentare un oceano di speranza grande come quello che si presenta davanti agli occhi di questi nuovi emigranti, fi gli in fuga dei tempi che corrono.

foto R. Ricci: scorci della città di Perth in Australia

foto R. Ricci: scene di vita australiane

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imona Conte, commercialista e amministratore unico della Julia Servizi dal 2005, spiega il successo e la crescita, a dispetto della grave congiuntura economica, di

un’azienda del nostro territorio. “La Julia Servizi srl è un’ azienda ibrida. Formalmente è un’azienda pubblica, il cui capitale sociale è diviso in quote che sono interamente detenute da un socio unico che è il Comune di Giulianova. Il mio è un mandato personale – precisa la dott.ssa Conte - come amministratore unico, scelta molto tecnica, essendo io un commercialista. L’azienda a tutti gli effetti è pubblica, in quanto municipalizzata. La sua veste giuridica è quella di una srl. Viene gestita come una società privata, non risente minimamente nell’operatività di essere un’azienda pubblica. Quando si entra nella Julia – prosegue l’amministratore – si avverte subito che l’atmosfera non è quella di un uffi cio pubblico, ma di una azienda che sta sul mercato. E’ un’azienda pubblica che fa impresa, la novità sta in questo. Fare impresa secondo logiche privatistiche ed imprenditoriali, mai politiche. La scelta dell’amministratore unico, è stata operata in ottica privatistica. Non c’è consiglio di amministrazione in cui sono rappresentata le varie forze politiche, che potrebbero infl uenzare le scelte aziendali”. Quali i numeri? “Julia Servizi srl ha otto dipendenti, molto dinamici

e motivati. Curiamo internamente tutti gli aspetti, dalla fatturazione alla stampa delle bollette, al recupero crediti. Julia Servizi vende gas metano da saturare, a famiglie ed imprese per uso sia civile che industriale. Julia Servizi offre a tariffe più convenienti dei competitors, un servizio eccellente. La fatturazione avviene su consumi reali. Viene indicato in fattura il giorno della lettura, in modo che l’utente possa sempre procedere con una verifi ca. Inoltre, abbiamo un archivio fotografi co, in cui vengono conservate foto digitali dei contatori nel momento in cui si procede alla lettura. Nel lontano 2005, con la liberalizzazione, ci trovammo di fronte ad una scelta. Avevamo solo due possibilità, giocare in difesa attendendo l’aggressione che sarebbe arrivata dai concorrenti, oppure agire in una logica di espansione. All’epoca avevamo circa 9500 utenti e il solo comune di Giulianova. Nel 2006 abbiamo aperto un uffi cio a Teramo e acquisito più di 2000 utenti. Il territorio ha risposto molto bene al nostro ingresso. Un grande vantaggio è stato avere un rapporto diretto con il territorio. Ci mettiamo la faccia e non lasciamo l’utente in attesa, in balia di un numero verde. Di recente abbiamo deciso di proporci ad altri comuni per un totale di 12, tra cui Roseto degli Abruzzi, Basciano, Mosciano S.A., Campli e S.Egidio. Abbiamo aperto un altro uffi cio a Mosciano, che di fatto è un portale sulla Val Vibrata. Stiamo lavorando per costruire una nuova rete commerciale – conclude la dott.ssa Conte – per proporci a casa delle persone”.

JULIA SERVIZI

L’azienda che fa impresa

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foto: Andy Wrhol, Mao Tse Tung, 1972 - serigrafia -

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foto: Mimmo Rotella, Viva l’America 1975 - tecnica a strappo -

PARTITI ALLAFRUTTA

di Giovanni Di Giacomantonio Sociologo

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inarrestabile progressione della crisi strutturale, nei fragili sistemi dell’area mediterranea, pone in discussione le diverse architetture democratiche e la funzione stessa del capitalismo fi nanziario. Il mondo economico e politico, nel tentativo di evitare il tracollo delle sovrastrutture fi nanziarie, si interroga sul futuro delle democrazie, in un contesto contrassegnato dallo spostamento del plusvalore

nella direzione della rendita, piuttosto che in quella della produzione. E’ necessaria una premessa: l’unico sistema per produrre nuovo valore, nel sistema capitalistico, è produrre e vendere merci. Il valore che si crea dopo il percorso di produzione e vendita, che defi niamo rendita, non è che altro che una ripartizione del plusvalore originario. Il mercato fi nanziario, insomma, non sarebbe altro che una “giostra” di quel plusvalore, solo apparentemente moltiplicabile dalle ripetute transazioni. Il mondo si trova, forse per la prima volta, a fronteggiare una crisi che pone in seria discussione l’effi cacia del sistema di produzione capitalistico, anche a fronte di problematiche irrisolte afferenti il crescente inquinamento, le diffi coltà di crescita dei paesi sottosviluppati, il dover coniugare il benessere economico con i diritti civili e con i principi di equità sociale.Il caso Grecia, ad esempio, pone enormi interrogativi sul diritto all’autodeterminazione politica ed economica, sulla fragilità e dipendenza dei paesi del sistema UE, sulla necessità di varare misure restrittive in un momento di grande contrazione, sulla necessità o meno di riequilibrare la distribuzione delle ricchezze individuali. E’ proprio mentre le fi amme divampano alle soglie del Partenone, in Italia un governo tecnico ha assunto l’arduo compito di traghettare il Paese in acque sicure. La scelta di un esecutivo di tecnocrati è - in un certo senso – il più evidente segno di resa della politica rappresentativa e rappresentata. E come se un genitore, consapevole di non essere più autorevole e capace nella gestione dei propri fi gli, invocasse ed avallasse l’assistenza di un tutore legale. Un segnale destinato a mutare, anzi a travolgere, nel giro di pochi anni, sia il futuro degli attuali partiti ed esponenti politici, sia il ruolo di molti altri attori di rappresentanza sociale. Sì, perché la crisi non può essere addebitata alla sola classe politica, cui certamente va – in tal senso – il primato di responsabilità. Essa è anche frutto di una cultura sociale, civile ed economica inadeguata rispetto alle esigenze delle persone, dei cittadini, dei diritti e doveri di progresso. I governi tecnici – purtroppo – talvolta vengono strumentalmente imposti per aggirare l’onta derivante da manovre e decisioni discutibili e che aggravano sempre più il disagio delle fasce e dei ceti marginali. Con un rischio da non sottovalutare. La sospensione della rappresentatività, che si ha ogni qualvolta governi chi non è stato direttamente scelto dai cittadini, rischia di generare distorsioni ed indebite ambizioni in chi è comunque consapevole della frattura esistente tra i principi della democrazia e l’aggiramento dei suoi meccanismi fondamentali. Nei momenti di crisi sistemica, qualsivoglia paradigma salvifi co può diventare il simbolo di una nuova era. Nell’incertezza e nel disagio, non pochi cittadini sarebbero disposti a non ostacolare la revisione della democrazia compiuta e a cedere all’idee paternalistiche e teologiche di uomini forti e saggi capaci di trovare le necessarie soluzioni. E’ lecito immaginare un prossimo futuro in cui gli attuali partiti saranno superati e sostituiti da contenitori rappresentativi che si presentano ai cittadini con nuovi volti, slogan ed impianti ideologici. E’ accaduto ogni volta in cui una classe politica ha dovuto cedere il passo, come in questo caso, al dominio della conoscenza formale. Stessa sorte, almeno transitoriamente, potrebbero subire i più importanti leader politici, soppiantati dai tecno-rappresentanti, seppure nel medio e lungo periodo essi potrebbero - sotto mentite spoglie - riattivare i circuiti del proprio consenso.

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erto, si può parlare di crisi della politica. Ma, come talora accade, l’Italia anticipa. Insomma il governo “tecnico”, messo in campo per una esplicita richiesta dell’”Europa”, cioè di un

livello che forse per la prima volta si è materializzato in termini stringenti, in realtà è un segnale. Ci avverte di un cambiamento in atto che non è ancora possibile defi nire, sia perché i processi sono ancora in corso, sia perché si svolgono in un orizzonte nuovo.Nel passaggio della politica italiana tra Berlusconi e Monti c’è infatti qualcosa di antico, che rinvia all’esperienza della solidarietà nazionale, in corrispondenza della crisi della metà degli anni Settanta, o al governo Ciampi, in corrispondenza della crisi anche qui economico-politica dei primi anni Novanta. Ma c’è

soprattutto qualcosa di nuovo, cioè l’esplicita interazione con le istanze europee, che ci avverte di una novità fondamentale. Si pone infatti un problema trasversale di ristrutturazione: del sistema

fi nanziario, di quello economico, e ovviamente di quello politico.Restiamo alla politica. In primo luogo è evidente che ormai ci troviamo in un

sistema multi-livello: il livello nazionale non è più quello risolutivo ed ultimativo. E non è senza paradosso che questo avvenga proprio a conclusione delle celebrazioni del 150° dell’Unifi cazione. In questo senso la sfi da è duplice: da un lato può la classe politica italiana giocare un ruolo signifi cativo al livello ormai cruciale, quello europeo? E, conseguentemente, ha una preparazione, tecnica e morale, adeguata per svolgere invece quel ruolo di buona amministrazione, entro parametri dati, che si richiede ai livelli statale, infrastatale e locale?La questione è strutturale e ovviamente la risposta non può che essere immediata.Infatti, prima di porre le questioni in prospettiva, occorre che la ristrutturazione in atto dispieghi i suoi effetti, cosa che non è per nulla scontata. Messi in sicurezza i conti torneranno i vecchi rifl essi? Si riuscirà a realizzare

Paradosso della Politicadi Francesco Bonini docente Lumsa - Roma

...può la classe politica italiana giocare un ruolo significativo al livello ormai cruciale, quello europeo?

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foto: Mario Schifano, Compagni Compagni 1965-1975 - tecnica mista -

qualcosa di strutturale, tenuto conto che i conti sono stati messi in sicurezza momentanea alzando le tasse a livelli ormai diffi cilmente sopportabili?Oltre alla questione strutturale sul riposizionamento della classe politica l’altra questione è sull’offerta politica, cioè i partiti. Qui la domanda è: ci sono le condizioni per andare ad un assetto di alternanza tra due formazioni (popolare e socialdemocratica) di riconoscimento europeo? Oggi il dibattito è se servirà Monti anche oltre al 2013 e conseguentemente ancora Napolitano con lui... Sta di fatto che il dibattito sulle riforme elettorali e costituzionali è ritornato al 1986, laddove si avviò e si impantanò, provocando quel maggioritario inutile che ci ha deliziato per quasi vent’anni. Con un paradosso, che questo maggioritario funziona a livello comunale, provinciale e regionale, solo perché è abbinato ad un sistema neo-presidenziale che non ci possiamo permettere a livello di governo centrale. Un bel puzzle, che provvisoriamente è congelato, ma prima o poi dovremo risolvere.

ono trascorsi 100 giorni dall’insediamento del Governo Monti e bene ha fatto il sito uffi ciale dello stesso governo a celebrarne l’attività. Le liberalizzazioni

sono state attuate dopo circa 20 anni di inconcludente dibattito politico e si sta completando il provvedimento relativo alle semplifi cazioni. Si tratta di misure molto importanti che allineano in nostro paese alle economie più moderne e avanzate. Con le liberalizzazioni e quindi con l’allargamento della concorrenza si è innalzato il tasso di competitività del nostro sistema economico, che potrebbe anche condurre a un abbassamento del livello dei prezzi e a un aumento

dell’occupazione. Un provvedimento che le corporazioni esistenti avevano sempre impedito. Con le semplifi cazioni si rende meno ingessato il paese, purifi candolo da quelle incrostazioni burocratiche che da sempre ostacolano la costituzione di una nuova impresa, i rapporti con il fi sco, le lungaggini amministrative, adempimenti che comportano tempi e costi rilevanti. E poi c’è il capitolo del debito sovrano. Nonostante il declassamento dell’Italia da parte di alcune agenzie di rating, il differenziale dei titoli di stato italiani con i corrispondenti titoli tedeschi si è progressivamente ridotto e dai 500 punti dei mesi scorsi è sceso intorno ai 350 punti di base, con non trascurabili vantaggi sul nostro debito pubblico in virtù del

OBIETTIVO Unione Fiscale

di Giuseppe Mauro Economista

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calo dei tassi di interesse. Ovviamente le misure descritte non sono suffi cienti per generare crescita economica e stabile occupazione. Ciò vale per l’Europa e soprattutto per l’Italia. Nel suo recentissimo rapporto, la Commissione Europea assegna all’Italia una crescita del PIL nel 2011 dello 0,2% contro l’1,4% della media dell’Eurozona. Anche per il 2012 le previsioni vanno nella stessa direzione, nel senso che per l’Italia si prevede un PIL negativo dell’1,3% contro -0,3% dell’Europa. In entrambi i casi, l’Italia si colloca subito dopo Grecia e Portogallo, ossia due Paesi che stanno attraversando la peggiore crisi congiunturale. Questi dati inducono ad alcune importanti rifl essioni. Tuttavia il problema della crescita in Italia non può essere ricondotto in maniera esclusiva alle misure prima richiamate. Anzi nel breve periodo le manovre intraprese dal governo per quanto riguarda l’aumento del gettito fi scale hanno indebolito la domanda interna e contratto il reddito disponibile delle famiglie. La crescita passa invece attraverso la soluzione di quelli che sono i due grandi problemi dell’economia italiana. In primo luogo, la carenza di investimenti in innovazione da un lato, e il modesto profi lo dimensionale delle

imprese dall’altro rappresentano a nostro avviso i punti centrali su cui convogliare l’attenzione delle istituzioni. Come è noto l’Italia investe poco in ricerca e sviluppo e in capitale umano e quindi è sottoposta agli attacchi competitivi delle cosiddette economie emergenti. È quanto mai necessario liberare risorse dalla componente pubblica con la riduzione della spesa per destinarle al rafforzamento di une economia basata sulla qualità e

sulla conoscenza. D’altro canto, per le piccole imprese si pone un problema di presenza sui mercati internazionali. La loro ridotta dimensione non consente di avere la massa critica necessaria per effettuare investimenti in innovazione, di processo e di prodotto. Le reti di impresa potrebbero contribuire al superamento del problema. Le alleanze tra questo

segmento imprenditoriale e quello con gli istituti di ricerca e gli enti destinati all’innovazione è oggi una necessità per sopravvivere e reggere alla pressione competitiva che la globalizzazione impone. I distretti industriali hanno rappresentato una storia importante dell’economia italiana e di quella abruzzese. Ma oggi questo modello ha bisogno di essere rigenerato ponendo al centro dell’attività l’innalzamento qualitativo della produzione. In secondo luogo l’attenzione va posta sul ruolo dell’Unione Europea e sulle differenti dinamiche fi scali da parte dei vari paesi. L’insegnamento di questi ultimi mesi è che una unione monetaria senza una vera unione fi scale produce instabilità e diffi coltà per i paesi più deboli. Appare quanto mai opportuna la convergenza verso una effettiva unione fi scale. Le frequenti crisi stanno dissolvendo l’immagine dell’euro tra i cittadini appartenenti ai paesi appartenenti all’Europa. Sono molti coloro che ritengono necessario il ritorno alla vecchia moneta nazionale. Tuttavia è bene precisare che per i paesi meno protetti come la Grecia, il Portogallo e anche l’Italia ciò signifi cherebbe infl azione molto elevata e concreta diffi coltà nel fi nanziare l’elevato defi cit pubblico.

Le liberalizzazioni sono state attuate dopo circa 20 anni di inconcludente dibattito politico...

foto: Sergio Lombardo, Kennedy e Fanfani 1961-1964 - tempera -

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ino a qualche tempo fa, eravamo relativamente pochi a ritenere probabile una defl agrazione dell’attuale zona euro. Nell’aprile 2010 scrivevamo che la

Grecia non era affatto un caso isolato, ma costituiva un campanello di allarme per l’intera Europa. Nel giugno 2010, con duecentocinquanta economisti sostenevamo che le politiche di austerity e di defl azione, caricate in larga misura sulle spalle dei paesi debitori verso l’estero, avrebbero solo aggravato la crisi e avrebbero reso prima o poi inevitabile lo sganciamento di alcuni di essi dalla moneta unica. All’epoca eravamo ancora piuttosto isolati. Negli ultimi tempi, invece, il numero di osservatori pessimisti sui destini della attuale unione monetaria è cresciuto esponenzialmente. Meglio tardi che mai.Del resto, le evidenze sono ormai chiare a chiunque intenda esaminarle con un minimo di realismo. Pensiamo ad esempio ai tassi d’interesse. Qualcuno si consola del fatto che i famigerati “spread” - cioè le differenze fra i tassi d’interesse dei paesi debitori verso l’estero e i tassi d’interesse prevalenti nella Germania creditrice - sarebbero sotto controllo. Ma il motivo per cui essi al momento non aumentano risiede in misura prevalente nella “anestesia” che la Banca centrale europea ha praticato sui mercati. Se la Bce interrompesse gli acquisti di titoli, la speculazione riprenderebbe con ancor più vigore di prima. E gli spread tornerebbero a salire.Per giunta, a segnalare lo scollamento sempre più ampio tra i paesi dell’eurozona, non ci sono soltanto gli spread tra i tassi d’interesse. C’è per esempio anche quello che potremmo defi nire “lo spread della disoccupazione”. In Germania i tassi di disoccupazione aumentano poco e in alcune fasi addirittura declinano, mentre in Italia e negli altri paesi del

Sud Europa la disoccupazione effettiva cresce vistosamente. Ci sono poi anche gli “spread” che segnalano divergenze tra i dati dei vari paesi europei inerenti alle sofferenze bancarie, alla mortalità delle imprese, nonché ai valori di borsa delle banche, i quali tra l’altro evocano la possibilità di acquisizioni estere dei capitali più deboli ad opera dei più forti.Un altro “spread” altamente indicativo è poi quello tra i costi del lavoro per unità

di prodotto. La fi gura seguente descrive l’andamento effettivo dei costi monetari unitari fi no al 2009, e poi una loro possibile proiezione lineare fi no al 2025:Se si considera la proiezione lineare come una pur rozza approssimazione dei potenziali andamenti futuri dei costi, la conclusione è che potremmo trovarci ben presto di fronte a una forbice incompatibile con la sopravvivenza stessa della moneta unica. La dimensione dei divari, oltretutto, è tale da rendere risibile qualsiasi tentativo di correggerli a colpi di defl azione salariale nei paesi debitori. Considerato che la stessa Germania in surplus ha praticato la defl azione relativa dei salari, la corsa al ribasso delle retribuzioni necessaria all’aggiustamento sarebbe di tale portata da provocare una nuova, ancor più violenta depressione.Il presidente Monti ha dichiarato che “non siamo nel mezzo, ma verso la soluzione della crisi”. Se ci fosse il vecchio premier, non avremmo dubbi a classifi carla sotto la voce “barzellette”.

Prove diRequiem per l’Euro

Chi èEmiliano Brancaccio (Napoli, 1971) è ricercatore in Economia politica e docente la Facoltà di Scienze economiche e aziendali dell’Università del Sannio, a Benevento. Autore di vari saggi e di ricerche su sistemi bancari, mercati fi nanziari, politica economica italiana ed europea. Ha pubblicato su varie riviste nazionali e internazionali Nel 2010 è stato tra i promotori della “Lettera degli economisti”, un documento critico verso le politiche economiche europee sottoscritto da oltre 250 esponenti della comunità accademica. Ha collaborato con varie riviste e quotidiani, tra cui Il Sole 24 Ore. In qualità di commentatore dei principali avvenimenti economici è stato ospite di varie trasmissioni tra le quali TG3 Linea Notte, Agorà, Omnibus e Otto e mezzo su La7 e TG24 Economia su Sky.

di Emiliano Brancacciowww.emilianobrancaccio.it

In Germania i tassi di disoccupazione aumentano poco e in alcune fasi addirittura declinano, mentre in Italia e negli altri paesi del Sud Europa...

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econdo Marx ogni epoca storica ha in sé il germe del proprio disfacimento. L’attuale crisi, però, sembra sfuggire a tale analisi per il semplice motivo che conditio sine qua

non, per governare la crisi, è conoscere la crisi. Sicuramente non si sa ancora quale crisi si stia vivendo: i profeti di essa sono tutti a posteriori e nessuno, fra i tuttologi, fi no ad oggi, è riuscito a interpretarne lo sbocco. Cause e tempi vanno ricercati molto prima del 2008, anno in cui è apparsa come fenomenologia della globalizzazione. La fi ne della guerra fredda non ha ricomposto le storiche antinomie occidente-oriente e nord-sud del mondo, tanto che l’11 settembre del 2001, insieme con le torri gemelle, sono esplose tutte le contraddizioni della civiltà occidentale. Ci sono stati perfi no tentativi di arroccamento a difesa del mondo cristiano e di tutta la cultura da esso derivata in opposizione al mondo islamico, che ha fatto parlare di smarrimento d’identità del primo per invasione e occupazione da parte del secondo: Oriana Fallaci invocava Rabbia e Orgoglio. Una nuova Poitiers o Lepanto non ci sarà mai più: occorrono altri mezzi per far fronte alle odierne necessità. Non serve neppure richiamarsi apotropaicamente al tramonto dell’occidente di Spengler per esorcizzare il fallimento o la crisi che ci attanaglia. Tutti i più rovinosi crolli che si sono succeduti nel decorso dei tempi sono stati preceduti da periodi di crisi e di diffi coltà crescenti, si veda ad es. la caduta dei grandi imperi dall’antichità ad oggi. I governanti non hanno saputo arginare l’onda d’urto, da essi stessi generata, che ha travolto e spazzato l’effi mero progresso conseguito. L’odierna situazione non presuppone, però,

l’imminente catastrofe di un confl itto planetario già latente, anche se il rischio è notevole. Se è vero che non c’è nulla di nuovo sotto il sole e che la natura non fa salti, d’altra parte bisogna riconoscere che nessun evento risulta mai uguale o simile ad altro precedente. Non lasciamoci prendere dal panico e torniamo ad una maggiore concretezza della vita. Il benessere ha espropriato l’uomo della sua stessa umanità per donargli un’essenza virtuale che lo ha illuso sulla possibilità di dominare il mondo intero o gli altri suoi simili. L’economia, intesa come norma per amministrare il proprio spazio (oichòs = ambiente, nòmos = regola, norma, legge), è stata soppiantata da particolari interessi fi nanziari: la fi nanza si è imposta sull’economia. Il denaro, cioè, non è più mezzo per procurarsi ciò di cui si necessita, ma diviene fi ne a se stesso, ovvero serve ad accumulare altro denaro (questo lo dice Aristotele in La Politica). Al di là delle diverse critiche al capitalismo, occorre rifl ettere che la ricchezza, materialmente intesa, non si sposta più, ma è solo l’aspetto nominale a circolare. Ciò facilita il trasferimento da una proprietà ad altra, ma crea rischi prima impensabili, quali la volatilità del valore stesso che in un baleno si autodistrugge senza lasciare tracce. A tutto ciò è da aggiungere l’ineguagliabile potere di corruzione e di speculazione fi nanziarie che vanifi ca qualsiasi norma tendente a regolamentare il mercato e posticipa all’infi nito un regime di autoregolamentazione.L’attuale crisi risente di tutto ciò, spetta ad ognuno di noi assumere maggiori responsabilità e vivere secondo le proprie possibilità. L’orizzonte attualmente è cupo e non c’è ancora uno spiraglio che possa far esclamare: “Tempora bona veniat”.

Mala tempora currunt…

di Michele Ciliberti storico

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foto: Mario Schifano, Paesaggi TV 1964-1970 - tecnica mista -

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l teramano Adriano De Vincentiis, artista poliedrico e matita sublime, è un disegnatore molto noto all’estero; ha pubblicato diversi volumi di fumetti e illustrazioni in Spagna, Francia e negli Usa, eha collaborato con riviste

storiche come l’americana Heavy Metal e la mitica Frigidaire, che ha lanciato artisti del calibro di Andrea Pazienza. Le sue opere sono poesie di china, eros e thanatos avvinti in un connubio unico ed indissolubile; le sue donne emblemi di un erotismo elegante e raffi nato. “Disegnando la donna- conferma - c’è qualcosa che ricerco di più profondo rispetto al mero desiderio di rappresentare belle ragazze. Se si prova a decostruire la forma femminile, si scopre che il corpo della donna è il non plus ultra dell’armonia e della sinuosità”.Dopo la pubblicazione della sua ultima opera, il secondo tomo della serie Succubes, per la casa editrice francese Soleil, De Vincentiis ha conquistato Parigi con una mostra a lui interamente dedicata, presso la “Daniel Maghen Galerie”, una delle più prestigiose gallerie parigine dedicate al mondo del fumetto, a ridosso della rive gauche della Senna, a pochi metri dalla cattedrale di Notre Dame e dal tempio dell’arte per eccellenza, il museo del Louvre. Sono state esposte, oltre a diverse tavole del suo ultimo lavoro, decine di illustrazioni realizzate per l’occasione, molte in formato cinquanta per settanta centimetri, quasi tutte in un luminosissimo bianco e nero, dedicate ai personaggi femminili del fumetto, dell’animazione, del cinema che maggiormente hanno infl uenzato la crescita artistica e personale dell’artista abruzzese, una lunga serie di omaggi alla sensualità femminile e ai maestri della matita di tutto il mondo.

Accanto alla seducente Roxelane e alla raffi nata Sophia, carismatiche protagoniste dei più recenti albi di De Vincentiis, si alternavano gli sguardi magnetici di una sterminata serie di splendide fanciulle, appartenenti all’immaginario collettivo. Le donne affi sse alle pareti vivono di vita propria, china che si tramuta in sangue palpitante e carta che si fa carne negli occhi estasiati dei visitatori, sedotti dalla loro prorompente carica sensuale ed allo stesso tempo divertiti e coinvolti dal gioco di rimandi e citazioni messo in scena dall’autore. Unico maschio a cui è concesso il privilegio di far parte di questo splendido gineceo, frutto di una scelta certamente non casuale, il dio pagano Thor, saettante e marziale divinità vichinga, nume tutelare in un regno di valchirie.L’esposizione parigina è stata un enorme successo.Il gallerista Daniel Maghen ed i suoi collaboratori entusiasti per l’affl uenza di pubblico, ma non se ne sono detti sorpresi, ricordando che a loro giudizio, “Adriano è il più grande inchiostratore sulla piazza”. In occasione del vernissage la galleria era stracolma, nonostante le temperature polari della serata parigina.Tra la folla presenti alcuni “mostri sacri” del fumetto contemporaneo, come il messicano Tony Sandoval, autore di Il cadavere e il sofà, Nocturno e 30 giorni di notte, e il grande Tanino Liberatore, che si è pubblicamente complimentato per la totale assenza di correzioni sulle opere esposte. De Vincentiis, dopo l’esperienza parigina, si è rimesso al lavoro sul prossimo episodio di Succubes, che sarà pubblicato l’anno prossimo da Soleil, e a breve le sue donne saranno - doverosamente - omaggiate dalla rivista Playboy.

LE DONNE DI ADRIANODE VINCENTIIS

Strepitoso successo parigino del fumettista teramano

di Mariangela Sansone

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Alcuni dei lavori dell’artista e le foto in mostra

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Teramo che fu:Teramo che fu:

Le valli del TordinoLe valli del Tordinoe del Vezzolae del Vezzola

di Giuseppina Michini

foto G. Michini: lungo fiume Vezzola

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una terra scelta da due fi umi, la nostra. A destra il Tordino, a sinistra il Vezzola. Le acque, poi, versano nel punto di confl uenza e da qui solo l’alveo del Tordino continua fi no alla foce marina.

Ecco una delle più belle valli del medio Adriatico.Ne rimangono poche immagini, molto diverse da quelle di un tempo. La portata d’acqua è diminuita e di conseguenza i margini del greto sono più estesi. Ricordiamoci che erano fi umi navigabili.É stato segnato già da tempo il destino dei crinali barbaramente incisi, delle sponde dei corsi d’acqua sempre più urbanizzate. Oggi ci restano delle riserve sul lungo fi ume più volte interrotte da strade. La sorgente del Tordino è situata sul monte Gorzano, la vetta più alta dei Monti della Laga.Se lo sguardo risale il tragitto del Vezzola sino all’orizzonte glaciale del bosco di Magnanella e dei Monti Gemelli, si coglie una profonda sensazione di evasione dalla città. A poche centinaia di metri dalle palazzine di viale Bovio si raggiunge un parco piacevolissimo e molto frequentato. La neve caduta a febbraio ha ammantato le turpitudini e ha valorizzato la natura. Tuttavia, con la coda dell’occhio, si vedono le ruspe appostate lungo il percorso

ciclopedonale reduci dai lavori in corso a causa dell’alluvione. Sarebbe opportuno effettuare i lavori di manutenzione preventiva in maniera poco invasiva, accurata e costante per la salvaguardia dell’ecosistema fl uviale. Questo eviterebbe massicci interventi post calamità, i quali potrebbero risultare troppo massicci e costituire essi stessi un danno per il patrimonio naturalistico.

I percorsi fl uviali offrono la possibilità di recuperare una parte di quello che fu il verde di Teramo, ma è auspicabile una conoscenza del paesaggio più profonda affi nché si possa generare coscienza del territorio. Solo dopo potremo conservare e tramandare. I tigli, i salici, i pioppi, l’alloro, i giunchi, il cardo, il sambuco rappresentano la vegetazione tipica dell’habitat fl uviale. Gli aironi, i corvi, le rondini si alzano in volo nelle zone meno rumorose.I viottoli che una volta si percorrevano per ritornare al fi ume, come ad esempio, via Vecchio mattatoio, via dei Mulini, sono le strade più suggestive per ristabilire familiarità con il paesaggio. Durante la prima metà del secolo scorso i nostri fi umi rappresentavano una meta ambita dai giovani che trascorrevano il tempo libero sdraiati sotto il sole o pescando granchi e anguille. Gli ortolani assortivano gli orti e i carrettieri cavavano sabbia e ghiaia.Le lavandaie strofi navano i panni su grosse pietre adoperando l’argilla, “il cretone”, in mancanza del sapone. L’energia idraulica azionava i vecchi mulini, il vecchio pastifi cio. Questo paesaggio è stato parco letterario di illustri scrittori, luogo custode dei colori di pittori conterranei.

I percorsi fluviali offrono la possibilità di recuperare una parte di quello che fu il verde di Teramo, ma è auspicabile una conoscenza del paesaggio più profonda...

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rturo Valiante è ormai un nome di rilievo della musica italiana. Magari di te non si parla molto, ma la tua presenza è di spessore. A Sanremo, per esempio,

eri lì a fari spenti eppure hai regalato degli splendidi momenti artistici... cosa puoi raccontarci di questo?Posso dire che è successo tutto in pochi minuti. Rocco Papaleo, con cui sono in tour a teatro in “Una piccola impresa meridionale”, mi ha chiamato all’ultimo chiedendomi se potevo raggiungerlo. Panico. In un’ora ho fatto i bagagli ed ero in viaggio. La sua idea era quella di proporre dei monologhi e canzoni sul palco dell’Ariston confi dando nel nostro affi atamento. Da lì, giorno dopo giorno, abbiamo messo un mattoncino per volta e poi Rocco mi ha valorizzato presentandomi come d’altronde fa nello spettacolo dove ogni musicista ha la sua storia.Sanremo è stato investito dalle polemiche, come sempre e come sempre ha dato l’idea di un carrozzone portato avanti a forza. Eppure gli italiani sono sempre lì a guardarlo. Come ti è

sembrata questa edizione? Soprattutto da un punto di vista artistico…Sanremo è una macchina incredibile. Ci sono professionisti bravissimi (musicisti, tecnici audio e luci, scenografi , costumisti etc.) e

spesso questa cosa viene messa in secondo piano da notizie che sono spesso ingigantite per far parlare stampa e addetti ai lavori. Il livello mi è sembrato buono, considerando

che non si può pretendere l’avanguardia in una manifestazione che ha sempre un forte connotato popolare. Ognuno ha cercato di dare il meglio e seguendo le prove ho potuto apprezzare la passione e la dedizione degli artisti in gara.E delle polemiche e del gossip? So che è quasi deludente chiedertelo, ma sarebbe interessante capire come hai vissuto l’aspetto più chiacchierato del festival.Senza polemiche e gossip gli argomenti risulterebbero certo di scarso appeal nei confronti del grande pubblico, anche se purtroppo si fi nisce col parlar poco delle canzoni e dell’aspetto più tecnico della musica e della partecipazione di grandissimi personaggi (meravigliosi Brian May e Patty Smith: che emozione!).Del gossip mi sono interessato poco e ho preferito guardare agli artisti e ai loro messaggi. Anche Celentano mi è piaciuto molto e ho visto che, di tutto, hanno avuto spazio solo le due frasi sulla chiusura dei giornali. Sembrava un messaggio di censura, ma non credo che intendesse davvero quello.Un altro teramano, Enrico Melozzi,

di Vincenzo Lisciani Petrini

Sanremo è una macchina incredibile. Ci sono professionisti bravissimi e spesso questa cosa viene messa in secondo piano...

SANREMO Secondo Arturo Valiante

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con Noemi, è arrivato terzo. Ha avuto una grande risonanza, mentre di te si è parlato poco. E’ una cosa che ti ha infastidito oppure, in fondo, va bene così? Dopotutto avete due ruoli molto diversi...Con Enrico siamo amici ed è giusto che lui abbia avuto il suo spazio importante. D’altronde era in gara e ha dovuto sopportare una pressione che io non avevo. È vero poi che abbiamo ruoli diversi ma ci stimiamo molto a vicenda e ci frequentiamo anche a Roma soprattutto con l’esperienza fatta al Teatro Valle.Come artista, come pianista jazz, quali sono adesso i tuoi obiettivi? La passione per la musica per fortuna non ha traguardi ma si può sempre crescere e migliorare. Stiamo portando avanti un progetto con il quartetto Asì, inciso per il “Via Veneto Jazz”, prodotti da Giandomenico Ciaramella.A Giugno suoneremo con lui all’European Jazz Festival di Cagliari. È un appuntamento importante perché gli spazi per far conoscere la propria musica non sono moltissimi. Anche nei locali, dove si dovrebbe sperimentare cose nuove non c’è

Del gossip mi sono interessato poco e ho preferito guardare agli artisti e ai loro messaggi...

un gran fermento, ma l’importante è credere in quello che si fa.. io poi non ho preferenze di genere ma mi piace proprio quando posso spaziare in campi diversi.Una volta nel dittatoriale mondo del

professionismo si rischia sempre un po’ la routine. Come si può, invece, continuare a migliorare e a crescere anche dopo traguardi così importanti?Lo stile cambia continuamente con la pratica quotidiana e con la frequentazione di persone che infl uenzano lo scambio. L’interplay è il primo obiettivo con cui mi piace confrontarmi perché ognuno nel suo modo di suonare esprime il suo carattere e lì si impara a farne uno stile. Il cammino è questo.Noto che più vado avanti e più mi piace la sintesi: poche note, la melodia e suonare negli spazi. La musica dal vivo in questo è la palestra più importante.Comunque, se posso, come conclusione, vorrei ringraziare tutti coloro che si sono emozionati (anche un solo un po’) per le mie note suonate sopra un palco così importante.Spero siano stati orgogliosi di me.

L’interplay è il primo obiettivo con cui mi piace confrontarmi perché ognuno nel suo modo di suonare esprime il suo carattere...

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ono Padre Giovanni Manelli, vicario della comunità di San Domenico dei Frati Francescani dell’Immacolata. Da cinque anni abbiamo

sostituito l’ordine dei frati predicatori Domenicani che sono rimasti qui fi no al 2007. L’ordine dei domenicani aveva una grande attività pastorale. Si contraddistinguevano particolarmente per le intense l’attività culturali, tra le quali l’insegnamento. Avevano una cattedra all’Università, portavano avanti delle Istituzioni culturali a San Domenico legate alla spiritualità di Santa Caterina da Siena, e alla spiritualità Domenicana. Per questo diedero origine a una Associazione culturale religiosa, cattolica, chiamata “Cattedra Cateriniana”. Ce ne sono tante in Italia. A Teramo la Cattedra Cateriniana è situata al numero 66 di Corso Porta Romana. L’insegna illustra le due caratteristiche che contraddistinguono tutti gli studi che si svolgono in questa sede, cioè la ricerca della Carità e della Verità sintesi dell’insegnamento evangelico. Fisicamente quest’istituzione è legata a una sala non molto grande. Proprio qui nacque e fu fondata da un domenicano, P. Benedetto Carderi. Una personalità molto conosciuta alla quale Teramo è affezionata. Infatti da poco tempo la Fondazione Tercas ha

organizzato un incontro commemorativo del nostro cittadino onorario”.La Cattedra Cateriniana che cos’è, e cosa rappresenta per la città? “Nacque come un circolo culturale e religioso nel quale venivano organizzati appuntamenti o conferenze su varie tematiche che erano oggetto di studio da parte dei partecipanti. Nel tempo, le cose sono mutate. La Cattedra Cateriniana a mano a mano, anche a motivo dello scarseggiare delle vocazioni, si è andata spegnendo, fi no a quando nel 2007 sono cessate le attività teologiche e socio-culturali”.Qual è la situazione attuale? “Noi abbiamo cercato di rimettere in moto il fervore fi losofi co religioso e culturale di questo luogo. Il terremoto nel 2009, ci ha un po’ fermato, nel frattempo è cambiato il rettore, quindi, adesso, dobbiamo ancora riorganizzarci. Stiamo cercando di rivitalizzare la Cattedra Cateriniana cercando la complicità in vari ambiti di interesse e materie di studio, e di conseguenza dell’intervento di diverse personalità legate alla cultura, alla teologia, alla fi losofi a alla politica. A breve vorremmo parlare della fi gura di P. Settimio Manelli dato che è in corso d’opera la sua beatifi cazione. Attenzione, è storicamente collegata alla Catterdra Cateriniana, la scuola di formazione all’impegno sociale e politico (SFISP). Creata qui, poi si è allontanata e dal 2008, per volere di sua Eccellenza il Vescovo Mons. Michele Seccia, è ritornata in sede. Il professore

Domenico Galassi organizza un calendario di incontri di materia per lo più socio politica. Gli allievi che avranno partecipato alle lezioni riceveranno un attestato di frequenza valido”.Il corso di formazione a chi è rivolto? “Sul sito internet si trovano gli aggiornamenti riguardo il 21° corso che inizierà nell’anno accademico 2012, ancora work in progress”.Questa associazione è aperta ai ragazzi, si può accedere a una biblioteca?“C’era una biblioteca pubblica, accessibile, ma prima che noi arrivassimo è sparita: la Biblioteca Provinciale l’ha assorbita. Questo ci ha molto intristito perché era una biblioteca religiosa, fatta dai domenicani. Ora abbiamo gli scaffali vuoti. Stiamo cercando di ricostruirla ma non si può vedere perché è in zona clausura e comunque c’è poco o niente”. La storia ci insegna che la cultura germoglia negli ambienti monastici è questo il caso del vostro gruppo religioso? “La cultura sta morendo, si cerca di farla rinascere”.Perché la denominazione Cattedra Cateriniana? “Santa Caterina da Siena era una domenicana. È patrono d’Italia insieme a San Francesco. Le icone di questi santi sono rappresentate sulle vetrate della chiesa. È una cattedra incentrata anche sull’italianistica, sulle problematiche della lingua italiana, oltre che sulla mistica, sulla teologia, la sociologia”. Dal punto di vista storico artistico e

Cattedra CaterinianaCARITÀ E VERITÀ

di Giuseppina Michini

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architettonico, la chiesa e il convento di San Domenico sono oggetto di brillanti studi. Cristiana Pasqualetti, docente ricercatore dell’Università dell’Aquila, si è occupata degli affreschi trecenteschi e quattrocenteschi. La Cattedra Cateriniana potrebbe dare spazio a seminari riguardanti questi fi loni di ricerca?“Certamente, per noi sarebbe bello approfondire e crescere sulle realtà qui presenti”.Università, associazioni o gruppi di giovani spesso sono in cerca dell’opportunità giusta, del luogo più indicato per creare meeting. Mettereste a disposizione la cattedra per cooperare e manifestare l’interazione dell’arte con i testi sacri, della musica con lo spirito, ecc?“Penso che il superiore, padre Ignazio Manfredonia, sarebbe molto contento se si potessero organizzare incontri di questo genere anche all’interno di conferenze che stiamo preparando per il prossimo settembre/ottobre. Sono un musicista e amo l’arte. L’aula della chiesa è notissima per la sua acustica spettacolare. Abbiamo qui l’associazione corale di Santa Cecilia che ci testimonia che la Cattedra Cateriniana è un centro culturale di eccellenza dal punto di vista religioso e non solo”.I Domenicani non ci sono più qui? “No. Ci siamo noi frati francescani dell’Immacolata, un gruppo nato nel 1990 che riprende la spiritualità di San Francesco in modo radicale, però, come diceva Paolo VI, cercando di aggiornarla ai tempi attuali. Riteniamo fondamentali l’uso dei mezzi di comunicazione, non per se stessi ma in funzione dell’apostolato. Infatti noi non abbiamo la televisione in convento.Curiamo emittenti radiofoniche, televisive e vari siti internet. Soprattutto attraverso la stampa vogliamo trasmettere il nostro

carisma, lo studio delle scienze umane ma anche di quelle artistiche”.Anche i francescani sono stati a Teramo, vero? “C’erano i frati minori conventuali francescani, il loro convento oggi è una sede della Sovrintendenza mentre il convento di San Domenico è sede dell’Archivio di Stato”. Attualmente l’archivio di Sato è trasferito nel convento di Sant’Agostino. “Sì, ma qui hanno altri uffi ci. Tutto questo si è scatenato in seguito alle soppressioni napoleoniche. Quello che è stato l’obolo che la gente ha dato per la chiesa e per i religiosi è diventata proprietà dello stato. La chiesa di San Domenico fi no al 1937 è stata cinema, stalla e caserma. Oggi è di proprietà della Curia. La sagrestia e il locale degli scout è dei domenicani. La Cattedra Cateriniana sta nella foresteria. Noi siamo contenti di essere ospiti, come voleva San Francesco, non vogliamo la proprietà, ma ci intristisce molto non poter vivere gli ambienti costruiti per i religiosi”.

foto G. Michini: locale della Cattedra Cateriniana

Stiamo cercando di rivitalizzare la Cattedra Cateriniana cercando la complicità in vari ambiti di interesse e materie di studio...

foto G. Michini: particolari degli affreschi e delle vetrate della Chiesa di San Domenico

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omenica 11 marzo 2012, nel Santuario di San Gabriele (Teramo) è stata inaugura l’evento della Quindicesima Biennale d’Arte Sacra “Di Annuncio

in annuncio”, curata da Giuseppe Bacci, con la collaborazione di Marco Gallo ed Alessandra Morelli; alla presenza del Card. Gianfranco Ravasi che ha scritto in catalogo

una presentazione biblico-teologica sul tema. Protagoniste sono le interpretazioni contemporanee su un’Annunciazione del 1485 del Rinascimento fi ammingo, appositamente create per l’evento. La mostraè strutturata in quattro sezioni che rievocano, in sequenza narrativa, le immagini dell’Annunciazione del Vangelo di Luca. La prima, “Ave Maria, gratia plena – il silenzio, l’incontro, lo stupore”,

“di Annuncio in annuncio”al Museo Staurós nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso

mostra evento dellaXV BIENNALE D’ARTE SACRA CONTEMPOREANEA

le foto sono una gentile

concessione di CRISTIANE MARÀ

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raccoglie le opere più chiaramente riconducibili ad una dimensione iconografi ca dell’Annuncio, nei suoi passaggi temporali sospesi tra il presentimento della Vergine e l’apparizione celeste. Nella seconda sezione, “Ne timeas, Maria – l’angelo, il messaggio, la luce”, l’Annunciazione viene affrontata nel suo valore più intrinseco di “Notizia” La terza sezione, “Ecce ancilla Domini - l’accoglienza, il grembo, la croce”, comprende le opere che tratteggiano tutte le espressioni del “Sì” di Maria, il Suo abbandono alla Volontà Divina ed alla consapevolezza della Passione del Figlio.Nella quarta ed ultima sezione, “Spiritus Sanctus in te – la soglia, il segno, la visitazione”,

l’Annunciazione viene considerata come Segno del Divino che tocca la Storia dell’umanità e comprende opere diversamente ispirate all’immaginario dell’hortus conclusus e della Visitazione.In mostra più di novanta artisti tra i più affermati in Italia e non solo, una ottima schiera di giovani promettenti con più di cento opere tra pittura scultura e istallazioni da poter osservare.

Nelle foto si riconoscono (da sinistra

verso destra): la Basilica antica del

Santuario; l’Annunciazione di scuola

Fiamminga del 1485; il calco di Crocetti

per il Duomo di Teramo; artisti quali P.

Gandolfi, L. Farina, O. Galliani, M. De

Simoni Lasta, A. Lombardi, L. Boneghi,

M. Melarangelo.

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al 31 agosto al 2 settembre prossimi, migliaia di ragazzi da tutto il mondo affolleranno le strade di Budapest con un solo obiettivo: dimostrare che

unire il mondo nel segno della fraternità è possibile e non un’utopia. Il motto di questa edizione è “Let’s bridge”, “facciamo ponte”, un invito a costruire relazioni per abbattere le barriere sociali, culturali ed economiche. Sarà un’occasione di scambio e di confronto a trecentosessanta gradi che spazierà dall’economia alla politica, dalla religione all’impegno sociale. Quindi tra gli argomenta c’è tutta l’attualità che coinvolge le nuove generazioni desiderose più che mai di non essere etichettate solo come vittime sacrifi cali di una crisi senza precedenti, bensì di essere considerate le autentiche protagoniste dei prossimi decenni. Qualche cenno storico: il GenFest è nato diversi anni fa da un’intuizione della

fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, la quale da subito aveva compreso come ai giovani fosse necessaria una vera occasione di scambio per poter crescere e fare cordata comune verso i loro ideali. Dopotutto, in un tempo in cui si sente solo parlare di crisi e di disfattismo, occorre tornare a mirare in alto. La stessa Lubich scrisse in una nota: “Vorremmo che l’amore divampasse in ogni angolo della terra. Portare l’unità incrementandola nel campo religioso e in quello umano, fra singoli, fra gruppi, fra popoli…”. La parola d’ordine di questa manifestazione è “dialogo”, che spiega il motto “Let’s bridge”. Se le nuove generazioni necessitano di un loro spazio per poter dialogare, il GenFest non è altro, allora, che il catalizzatore, dove tutte le rappresentanze del mondo racconteranno le loro esperienze, le loro storie e come si adoperano, giorno dopo giorno, per il diffi cile obiettivo della fraternità universale.

Budapest, affacciata sul Danubio, saluterà questa pacifi ca invasione di giovani pervenuti alla decima edizione di questa manifestazione a cadenza quinquennale. Gli eventi si distribuiranno su tutta la città e culmineranno nella Sportarèna, dove, nell’euforia tipica di una grande festa, si scenderà nella profondità delle domande più importanti dell’Umanità. È la sintesi della voglia di capire fi no in fondo la direzione del nostro tempo e come si può incidere concretamente. Tutti possono partecipare e per iscriversi bisogna mandare una mail a [email protected] chiedendo informazioni, oppure scrivere ai delegati per la città di Teramo, oppure ancora consultare il gruppo uffi ciale su Facebook “Genfest” o consultare il sito www.genfest.org . Occorre farlo con una certa tempestività perché a fi ne marzo scadono le iscrizioni. È un’ occasione unica, migliaia di giovani a Budapest per incarnare il Mondo Unito. E in tempi così cupi, ben vengano questi raggi di luce.

La parola d’ordine di questa manifestazione è “dialogo”, che spiega il motto “Let’s bridge”...

GENFEST 2012“FACCIAMO PONTE”

di Vincenzo Lisciani Petrini

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ella Genesi si racconta della creazione dell’uomo, o meglio dell’umano, a immagine e somiglianza di Dio. Subito dopo si dice: “maschio e femmina

li creò”. Prima, cioè, costituivano una unità indifferenziata, senza distinzione di maschio e di femmina (la parola Adam in ebraico non è un nome proprio, Adamo, ma signifi ca semplicemente uomo-terreno, poiché fatto dall’argilla – Genesi, 2, 7-8 -. Anche in latino la parola homo è legata alla terra humus). In molte civiltà antiche era uso un mito del genere, come quello raccontato da Aristofane nel Simposio di Platone, che narra dell’andrògino, un terzo genere dell’origine: il maschio-femmina, o l’uomo-donna, con caratteristiche e dell’uno e dell’altro, che non è il neutro (= né l’uno né l’altro). Ad un certo punto per volere divino è avvenuta la separazione: dalla costola di Adamo Dio plasmò la donna, Eva; nel mito di Platone i due esseri furono separati dalla divinità per una colpa iniziale e da qui è cominciata l’avventura e la rincorsa verso l’unità perduta.Basandosi sull’imposizione del ruolo o del potere da parte di uno dei due generi, l’antropologia spiega e, a volte, giustifi ca il patriarcato o il matriarcato come organizzazione sociale e culturale di diversi gruppi umani. Sicuramente nella civiltà occidentale, greco-latina, ma anche in quella orientale, la donna ha avuto una funzione marginale e di sottomissione all’uomo, considerata solo sotto l’aspetto sessuale e come mezzo di procreazione. Non è che tutti gli uomini godessero di tutti i diritti: era solo una minoranza a gestire il potere politico, economico-fi nanziario e culturale. Sotto questo aspetto di disuguaglianza sociale, donne e uomini erano pressoché pari. Ci sono voluti secoli di lotte e di conquiste per arrivare alla

parità in certi ambiti e in alcuni le donne hanno perfi no superato gli uomini. Sarebbe più corretto dire: le femmine hanno superato i maschi. Si prenda ad esempio la scuola e si veda il perché. Dai diversi dati statistici risulta che le ragazze ottengono migliori risultati nel profi tto rispetto ai coetanei maschi. Inoltre, si dice, siano più diligenti, puntuali, meticolose, pronte, pratiche e oneste. Cosa ha determinato questo sorpasso? All’inizio si è detto che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Oggi, invece, il maschio è procreato a immagine e somiglianza della donna. Come tutti gli esseri umani, infatti, nasce da donna, ma è gestito solo da donne (madre, nonna, zia, sorella, maestra e professoressa). Si vedano i dati statistici sulla femminilizzazione del corpo docente (100% nella scuola dell’Infanzia.; 99% circa nella Primaria; 83% nella Secondaria di I gr.; 75% nella Secondaria di II gr.; e se si considerano i precari e le graduatorie per l’insegnamento, si tende al 100% in tutti gli ordini e gradi dell’istruzione). Il “povero”

maschio così risulta castrato della propria mascolinità: nel processo educativo e formativo viene meno il senso d’identità e di identifi cazione con l’adulto maschio. Il complesso edipico è represso a scuola e in famiglia. Da qui molti disagi sociali: il giudice che in caso di separazione affi da i fi gli quasi sempre ed esclusivamente alla madre e le numerose tragedie familiari, di cui la cronaca è copiosa, come recentemente è stato messo in evidenza da Il silenzio degli uomini.Chi scrive, però, suggerisce, a chi non lo avesse ancora fatto, di leggere “In nome della madre” di Erri De Luca.

di Michele Ciliberti

Ci sono voluti secoli di lotte e di conquiste per arrivare alla parità in certi ambiti...

Maschio - FemminaUnità indifferenziata o dualismo irriducibile?

Albert Durer. “Adamo ed Eva” 1507

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a cura di Ivan Di Nino

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non per caso

i questi tempi nella scorsa stagione il Teramo era in fase calante o meglio in piena crisi. A giudicare dalle ultime prestazioni, quello di quest’anno è nettamente

superiore, ben saldo in testa alla classifi ca. La speranza di restare in vetta fi no alla fi ne non è una chimera perché le premesse per un esito positivo del torneo ci sono, confortate dalla squadra che marcia a suo di goal e di vittorie. Nello sport la giornata no è sempre dietro l’angolo. Per far sì che sia ininfl uente è importante che resti un episodio isolato. L’annata sembra essere quella buona, e la si può intravvedere anche nei momenti di diffi coltà, per fortuna legati solo al passato. Le battute di arresto di Ancona e Civitanova non hanno avuto alcun effetto né sul morale e nemmeno sui risultati nelle gare successive. La stessa cosa può dirsi per le squalifi che del campo, ben quattro giornate, che non hanno avuto alcun effetto negativo. Anzi in alcuni casi, vedi Real Rimini e Jesina, la squadra si è espressa con il massimo rendimento, nel gioco e nel punteggio. Lo stesso Cappellacci, ironicamente al termine della gara con la Jesina, ha plaudito ad altre sanzioni per evidenziare che in

TERAMO CALCIOLEGA PRO DIETRO L’ANGOLO

di Antonio Parnanzone

foto V. Ranalli 2012: il bomber di razza Bucchi

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non per caso

questo momento niente può fermare la sua squadra; di fatto in cuor suo non si augura il ripetersi di tale eventualità. E le avversarie? Inizialmente era l’Ancona ad essere più accreditata come la più temibile. Strada facendo si sono inserite Sambenedettese e Civitanovese. Il trio delle marchigiane, pur brave e in possesso di valori tecnici di riguardo, sembrano avere minori potenzialità del Teramo. La formazione biancorossa mostra più continuità, qualità tecniche ed anche una grande condizione fi sica. Allo staff tecnico va il merito dell’alto livello di competitività che la squadra ha espresso fi n dall’inizio del campionato. Il tecnico Cappellacci, il direttore sportivo Di Giuseppe e l’intero staff al seguito, oltre ad aver scelto bene le singole pedine del mosaico biancorosso, hanno saputo amalgamare il gruppo degli atleti. La spettacolarità dei goal di Masini, capocannoniere del girone, approdati anche sui media internazionali, le qualità tecniche del giovane Petrella, il grande fi uto del goal di Bucchi, e l’alto rendimento del collettivo sono peculiarità diffi cilmente riscontrabili in altre formazioni. Il torneo si approssima alla dirittura di arrivo e tutto sembra andare per il verso giusto per riabbracciare la Lega Pro.

foto V. Ranalli 2012: il talento Petrella

foto V. Ranalli 2012: il presidendete a fine partita

le foto sono una gentile

concessione di VINCENZO RANALLI

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artiamo da un presupposto: i controlli organizzati dalle Forze dell’Ordine non hanno scopo intimidatorio o punitivo, ma solo e solamente di prevenzione. Per questo

è fondamentale che tutti gli automobilisti si mostrino disponibili verso chi sta operando non nel proprio interesse, ma in quello di tutti gli utenti della strada.Fatta questa doverosa introduzione, per nulla retorica, addentriamoci in un’altra questione: è legale utilizzare i fari abbaglianti per segnalare agli altri automobilisti la presenza di un posto di controllo di Polizia o Carabinieri? Assolutamente no!Non è raro imbattersi in quello che tra automobilisti viene interpretato come un normale “gesto di solidarietà tra colleghi”; e sono in molti che dopo aver superato un controllo si esibiscono in brevi segnalazioni luminose dirette alle vetture incrociate, un po’ come a dire: “Rallenta!”.

Una “solidarietà” che oltre ad essere illegale ci appare anche del tutto incoerente considerato che in molti casi lo stesso automobilista “solidale” andrà ad inveire contro il “collega” reo di non esser scattato con il dovuto tempismo al verde del semaforo! Ma questa è un’altra storia; scopriamo quindi perché è illegale “fare la spia” con i fari.Il Codice della Strada non entra nel merito di questo specifi co caso, ma snocciola con chiarezza quando l’utilizzo dei fari abbaglianti sia consentito, etichettando (e sanzionando) come “improprio” qualsiasi altro impiego.Quando si possono utilizzare gli abbaglianti?A svelarcelo è l’articolo 153 del C.d.S. che al comma 4 recita: “É consentito l’uso intermittente dei proiettori di profondità per dare avvertimenti utili al fi ne di evitare incidenti e per segnalare al veicolo che precede l’intenzione di sorpassare”.

Segnalarei posti di bloccoè reato?

a cura di

dintorni

Non è raro imbattersi in quello che tra automobilisti viene interpretato come un normale “gesto di solidarietà tra colleghi”

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dintorni

tempi cambiano e nuove abitudini ci attendono. Tra le iniziative più recenti intraprese dal nuovo Governo guidato dal Professor Mario Monti ce n’è una che certamente interesserà milioni di automobilisti italiani. Il bollino blu sta

infatti per diventare un ricordo. Quello che tutti noi eravamo abituati a fare ogni anno e che attestava come la nostra vettura rientrasse nei severi parametri ambientali imposti dalla Legge, si appresta così a diventare un ricordo.O meglio, un ricordo “dilazionato nel tempo”! L’articolo 11 in tema di semplifi cazioni recita infatti che a decorrere da quest’anno il controllo obbligatorio dei dispositivi di combustione e scarico degli autoveicoli e motoveicoli, sarà effettuato solo in sede di revisione. Traduzione? Semplice: per le auto nuove l’appuntamento è fi ssato quattro anni dopo l’immatricolazione e successivamente ogni biennio.

Bollinoblu 2012

A.C.I. premia:Un premio agli automobilisti più virtuosi. L’ACI bandisce un concorso per i guidatori associati. Il premio è distinto in 3 categorie e possono parteciparvi coloro che non sono mai incorsi in sanzioni o incidenti per 60, 50 e 40 anni. I titoli assegnati saranno nell’ordine: “Super Pioniere della Guida”, “Pioniere della Guida” e “Veterano della Guida”.

Per partecipare, presentando l’autocandidatura basta un’autocertificazione da inviare entro il 10 aprile.La cerimonia di consegna dei premi avverrà il 26 aprile 2012, presso la Sede della “Fratellanza Artigiana” a Teramo, via del Baluardo n. 65, alle ore 14,00 in occasione dell’Assemblea dei Soci dell’Automobile Club Teramo.

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legale

di Gianfranco Puca Avvocato, Mediatore Professionista

a coppia può essere di fatto oppure costituita da due soggetti uniti in matrimonio: nel primo caso la “separazione” non produce effetti giuridici rispetto agli ex conviventi, nel

secondo caso la separazione può essere consensuale (se fondata su un accordo successivamente omologato dal tribunale) ovvero giudiziale (se pronunciata con una sentenza a seguito del ricorso di una delle parti). Rispetto al rapporto tra i genitori e i fi gli, la disciplina giuridica non muta a seconda se trattasi di coppia di fatto ovvero unita in matrimonio: è la Legge 54/2006, art. 4 (condizioni fi nali), n.2, che stabilisce espressamente come “... Le disposizioni della presente legge si applicano anche in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio, nonché ai procedimenti relativi ai fi gli di genitori non coniugati.”I principi ispiratori della Legge 54/2006 (denominata “Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affi damento condiviso dei fi gli”) sono: il fallimento di due persone come coppia non deve comportare il loro fallimento come genitori; il minore ha interesse a mantenere un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi i genitori, e a conservare rapporti signifi cativi con gli ascendenti ed i parenti di ciascuno.In base a tali principi non è più necessario individuare il genitore più idoneo alla cura dei minori, ma entrambi devono interessarsi dell’aspetto fi sico, psicologico ed educativo della prole. Il secondo comma dell’art. 155 cc, infatti, stabilisce che “il giudice che pronuncia la separazione personale … valuta prioritariamente la possibilità che i fi gli minori restino affi dati a entrambi i genitori oppure stabilisce a quale di essi i fi gli sono affi dati..”. La regola è quella l’affi damento condiviso; l’eccezione è l’affi damento ad un solo genitore, perché l’affi damento anche all’altro è contrario all’interesse del minore.Tra le molte letture giurisprudenziali sull’affi damento ne ricordiamo alcune più signifi cative: la distanza tra i luoghi di residenza dei genitori non è motivo ostativo dell’affi damento, ma può infl uire

solo sulla determinazione delle modalità e tempi di permanenza del minore con ciascun genitore (Cas. Civ. 24526/2010); se è necessario l’affi damento ad un unico genitore, deve essere preferito quello che può garantire le migliori condizioni di crescita del minore (Cass. Civ. 648/2003); se è necessario l’affi damento ad un unico genitore, deve essere preferito il genitore maggiormente idoneo a rendere minimi i danni derivanti dalla disgregazione della famiglia (Cass. Civ. 1202/2006); non possono essere omologati, in sede di separazione consensuale, accordi tra i coniugi che prevedono l’affi damento congiunto dei fi gli, in presenza di una chiara ostilità di un fi glio rispetto ad un genitore (Trib. Napoli, 1.6.2002).La elaborazione giurisprudenziale sull’affi damento condiviso ha stabilito come le scelte più importanti per la vita del minore (scelta della scuola, del medico di fi ducia...) devono essere necessariamente adottate congiuntamente

da entrambi i genitori, mentre le restanti scelte (di importanza minore) sono lasciate a ciascuno dei genitori (Tribunale Novara 26.3.2009). A titolo esemplifi cativo le scelte più importanti, che devono essere adottate in maniera condivisa, sono quelle relative a questioni mediche (alla scelta del medico di base, ovvero allo specialista, ovvero cure sanitarie) o scolastiche (scelta della scuola) ovvero extrascolastiche (attività sportiva, sociale, ludica …) (ved. Trib. Firenze, 29.6.2005, Tribunale Brindisi 11 gennaio 2011). Le scelte relative a campi diversi a quelli appena indicati, possono

essere adottate dal genitore con il quale il minore convive in quel momento.La regola generale dell’affi damento condiviso dei fi gli può essere derogata solo ove la sua applicazione risulti pregiudizievole per l’interesse del minore, con la duplice conseguenza che l’eventuale pronuncia di affi damento esclusivo deve essere necessariamente sorretta da una motivazione non più solo in positivo, sulla idoneità del genitore affi datario, ma anche in negativo, sulla inidoneità educativa ovvero manifesta carenza dell’altro genitore (Cass. Civ. 24841/2010). La mera diffi coltà di rapporti tra il genitore ed il fi glio non si traduce automaticamente in un giudizio di inadeguatezza genitoriale idoneo a derogare al regime ordinario dell’affi damento congiunto. Le ipotesi derogatorie al regime ordinario dell’affi damento, infatti, devono essere necessariamente correlate a condotte genitoriali potenzialmente dannose per la salute psico–fi sica del minore (enucleate, esemplifi cativamente, nella grave patologia psichiatrica, nell’abuso di sostanze, nella attuazione di condotte penalmente rilevanti, di per sé tali da esporre il minore a pericolo; ved. Tribunale di Roma, 26 novembre 2010).Il Tribunale, quando non è possibile stabilire l’affi damento condiviso ad entrambi i genitori dei minori (perché evidentemente nella lite insorta ciascun genitore ha contestato le capacità genitoriali dell’altro) ricorre ad una Consulenza Tecnica d’Uffi cio (CTU); sarà quindi il consulente nominato, uno psicologo psicoterapeuta, a dover individuare il migliore regime di affi damento. Di norma il Tribunale nomina il consulente con una motivazione di questo tipo “ … ritenuto necessario disporre la consulenza tecnica d’uffi cio, al fi ne di individuare per il minore un regime di affi damento e frequentazione con i genitori che consenta un suo equilibrato sviluppo psico- fi sico, oltre che un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori ...”. Al CTU, quindi, verrà affi dato il delicato ed importante compito di individuare il regime di affi damento in grado di assicurare il migliore sviluppo psico-fi sico dei fi gli, nonché un rapporto equilibrato con entrambe le fi gure genitoriali.

SEPARAZIONEe affidamento dei figli

il fallimento di due persone come coppia non deve comportare il loro fallimento come genitori...

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di Laura Di Paolantonio Dottore Commercialista

& dintorni

scadenziario marzo 2012

Contribuenti tenuti al versamento unitario

di imposte e contributi

Ultimo giorno utile per la regolarizzazione dei versamenti di imposte e ritenute non effettuati (o effettuati in misura insufficiente) entro il 16 febbraio 2012

entro il 19/03/2012

Contribuenti che usufruiscono della detrazione del 55% sulle spese per risparmio energetico

Ultimo giorno utile per i contribuenti intenzionati a beneficiare della detrazione del 55% per i lavori di riqualificazione energetica avviati nel 2011 e non ultimati entro lo stesso anno, per l’invio telematico della comunicazione relativa alle spese sostenute nel corso dell’anno 2011

entro il 02/04/2012

Parti contraenti di contratti di locazione e affitto che non abbiano optato per il regime

della “cedolare secca”

Versamento dell’imposta di registro sui contratti di locazione e affitto stipulati in data 01/03/2012 o rinnovati tacitamente con decorrenza dal 01/03/2012

entro il 02/04/2012

a Legge n. 300 del 20 maggio 1970 “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento” è

una delle norme principali del diritto del lavoro italiano, denominato Statuto dei Lavoratori.Nel dopoguerra, l’approvazione di una carta costituzionale nella quale si fa riferimento al lavoro come punto fondamentale dell’ordinamento repubblicano, ha dato avvio ad una forma di civilizzazione del lavoro dipendente per equilibrare in senso democratico la relazione tra padronato e lavoratori. La democrazia fondata sul lavoro faceva i conti con le numerose arretratezze ancora presenti nel nostro ordinamento; ma l’industrializzazione e il boom economico hanno fatto crescere

l’esigenza di un riordino delle norme sul lavoro, nello specifi co una riorganizzazione delle norme esistenti attraverso una Legge quadro e l’approfondimento di altre posizioni. Lo Statuto dei lavoratori sancisce la libertà di opinione del lavoratore e vieta l’utilizzo di alcune forme di controllo dell’attività lavorativa nonché alcuni controlli sulla idoneità fi sica del lavoratore, al fi ne di limitare gli eccessi da parte del datore di lavoro. Con lo Statuto dei lavoratori il legislatore riconosce ai sindacati il ruolo di mediatore tra la collettività dei lavoratori e i datori di lavoro, allo scopo di porre fi ne al lungo periodo di scontri sociali che caratterizzano il periodo di industrializzazione italiano degli anni ‘50 e ‘60 . Lo Statuto dei lavoratori è considerato il documento legislativo che cristallizza i risultati ottenuti con le lotte sindacali

di quegli anni. Lo Statuto è suddiviso nei seguenti titoli:Titolo I - Della libertà e dignità del lavoratoreTitolo II - Della libertà sindacaleTitolo III - Dell’attività sindacaleTitolo IV - Disposizioni varie e generaliTitolo V - Norme sul collocamentoTitolo VI - Disposizioni fi nali e penaliLo Statuto dei lavoratori si applica in aziende con più di quindici dipendenti. Essendo l’Italia un paese caratterizzato da un tessuto di piccole e medie imprese con meno di 15 dipendenti, in gran parte del mondo del lavoro italiano lo Statuto dei lavoratori non si applica. Ciò ha contribuito a creare il mercato duale del lavoro in cui alcuni lavoratori benefi ciano di forti garanzie e tutele, mentre altri non ne hanno quasi per nulla.

Lo statutodei lavoratori

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ggi se siamo alle prese all’acquisto di un televisore, un dvd, un amplifi catore dolby, un computer, la prima cosa che ci viene segnalato è la voce HDMI.

Di cosa si tratta e a cosa serve?HDMI (Alta Defi nizione Multimediale Interfaccia) è uno standard digitale per interfacciare segnali audio e video ad alta risoluzione.

E’ stato creato nel 2002 da più case di elettronica tra cui Philips, Hitachi, Panasonic, Sony, Thomson e Toshiba. In poche parole è l’evoluzione della presa a scart.Lo sviluppo dell’interfaccia HDMI ha rivoluzionato in modo particolare la visione dei nostri televisori, con immagini di dimensioni triplicate, qualità impeccabile. Basti pensare al vecchio tubo catodico, che raggiungeva una defi nizione calcolata in pixel-risoluzione di appena

720x480 in analogico. Oggi, con un televisore di ultima generazione, si ottiene una risoluzione di 2560x1440 in digitale progressivo. In parole povere abbiamo ottenuto immagini molto più grandi e nitide, molto simili a quelle del cinema, formati tridimensionali senza occhiali.Con l’aumento delle dimensioni dello schermo è buona norma considerare la distanza di visione, ad esempio un televisore da 42” va visto a una distanza di almeno 3 metri, un 50” ad una distanza di 4 metri, per non incorrere in problemi di vista.Va anche detto che dal momento che utilizziamo formati digitali ad alta defi nizione, è opportuno usare fonti audio-video digitali: DVD BLU RAY, che grazie ad una capacità di registrazione maggiore di un supporto dvd classico, riesce a contenere un fi lm di 2 ore con una qualità in HD e un audio digitale 7.1; ricevitore HDTV satellitare tipo SKY HD o terrestre con decoder incorporato di tipo DGT-HD (digitale terrestre alta defi nizione); computer, oggi reperibili con schede grafi che che supportano l’HD; giochi in HD tipo PlayStation, Xbox 360; supporti di registrazione audio-video tipo videocamere HD.

in primapagina

di Mauro Di Diomede tecnico-designer

TV AD ALTA DEFINIZIONE

Il 7 maggio arriva la rivoluzione digitale

È il 7 maggio il giorno della rivoluzione digitale in Abruzzo. Nel giorno in cui in alcune delle maggiori città abruzzesi inizieranno gli scrutini per le elezioni amministrative l’intera regione sarà interessata dal cosiddetto “switch off”, ovvero il passaggio dal sistema di trasmissione televisivo in analogico a quello in digitale terrestre.Il Corecom Abruzzo, nei prossimi giorni avvierà una campagna di

sensibilizzazione ed informazione degli utenti per prepararli ad un processo “che durerà circa quindi giorni”, spiega Filippo Lucci, presidente del Corecom Abruzzese e presidente del Coordinamento nazionale dei Comitati per le comunicazioni regionali.

fonte: www.abruzzoweb.it

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benessere

Dott. Lorenzo CensoniFisioterapeuta

LombalgiaCOME AFFRONTARLA

a lombalgia rappresenta una patologia molto diffusa nei paesi industrializzati, ed è una delle cause più frequenti di assenza dal lavoro colpendo circa l’80% della popolazione. Lombalgia è

un termine piuttosto generico. Indica il dolore localizzato nella zona lombare e può dipendere da numerosi fattori diffi cili da individuare con precisione anche tramite le indagini strumentali. Per questo motivo è necessario affrontare il problema affi dandosi a un professionista che riesca a capire le cause specifi che alla base del dolore, per sviluppare una terapia mirata (diversa per ciascun individuo), allo scopo di migliorare la condizione di malessere e in alcuni casi di risolverla defi nitivamente. La prima cosa da fare è sicuramente effettuare un’accurata valutazione professionale per riuscire a distinguere i meccanismi del dolore e per capire i fattori di rischio che hanno causato la patologia.Il dolore lombalgico solitamente tende a limitarsi nell’arco di circa due mesi, ma allo stesso tempo a recidivare nel 90% dei casi. Perciò la terapia deve mirare al contenimento della fase acuta e soprattutto a prevenire le ricadute nel limite del possibile. L’obiettivo terapeutico, cioè lo scopo fi nale che il fi sioterapista si prefi gge per migliorare le condizioni del paziente, deve prevede il ritorno alle normali attività quotidiane che spesso il paziente tende a ridurre, aumentando invece il riposo fi no a perdere l’abitudine a svolgerle, e ad entrare in una concezione di “malato” da cui è diffi cile uscire.Per questi motivi, dopo aver effettuato un trattamento mirato alla riduzione del dolore e al riapprendimento dei corretti movimenti della colonna lombo-sacrale, il compito del fi sioterapista sarà quello di ridare al paziente la giusta consapevolezza del proprio corpo che può tornare, con i dovuti accorgimenti, ad affrontare le azioni che caratterizzavano la vita di tutti i giorni prima dell’insorgenza della patologia, anche indicando i principali fattori di rischio:

fattori costituzionali che includono:patrimonio genetico;età (maggior rischio dai 25 ai 55 anni);sesso (maggior rischio nel sesso maschile);statura (maggior rischio nelle persone alte);fattori occupazionali che includono:postura seduta protratta (guida prolungata di automezzi);postura eretta protratta (fl essione del tronco);carichi in fl essione (soprattutto in soggetti generalmente non in forma);bassa condizione socio-economica;fattori legati allo stile di vita che includono:fumo;sedentarietà;attività in fl essione;sport che sottopongono la colonna a traumi ripetuti;fattori psico-sociali che includono:stress psicologico (paura, ansia, depressione, tensione);disturbi connessi al disagio personale o professionale. È necessario intervenire tempestivamente per raggiungere gli obiettivi fi n ora descritti e soprattutto bisogna affi darsi ad un professionista qualifi cato capace di personalizzare la terapia per ciascun paziente. Non bisogna mai sottovalutare questa patologia poiché un semplice gesto può aiutare a vivere meglio.

la terapia deve mirare al contenimento della fase acuta e soprattutto a prevenire le ricadute nel limite del possibile

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agine ricche di titoli di studio, attività professionali e didattiche, pubblicazioni, partecipazioni come relatore a corsi e seminari, come organizzatore di corsi e di

congressi. La passione per la professione traspare dal suo sostanzioso curriculum, ma non solo...Con la gentilezza e la disponibilità che lo contraddistingue, mi accoglie nel suo studio e mi chiede: “Da dove cominciamo?”.Da lontano. Un passato da cestista?Quasi non lo ricordo più! Quando qualche “vecchio” tifoso di Roseto mi ferma d’estate per chiedermi se faccio ancora qualche partitella, rimango stupito e mi viene da sorridere anche

perché non riuscirei a fare due giri di campo. Questa è stata di certo un’esperienza basilare per i valori fondanti della mia identità futura: l’amicizia, la condivisione di obiettivi, l’altruismo e il sacrifi cio al servizio del bene comune.Dopo tanti anni è arrivato un traguardo importante con la nomina a primario di Neuropsichiatria Infantile, continuando il lavoro avviato da un suo collega e amico, teramano pure lui, scomparso prematuramente, Giuseppe Di Berardo...Già, il caro Peppino... Non ho mai dato molto importanza ai titoli ed alle targhe, mi interessa più il mandato che ho ricevuto dalla Direzione Generale di Pescara per sviluppare un servizio forte ed effi cace per una città importante.

E soprattutto dedicare un’attenzione tutta speciale all’infanzia e all’adolescenza.A lei si rivolgono famiglie in apprensione per i propri fi gli.Le richieste che mi pervengono sono fondamentalmente di due tipi. La prima di genitori di bambini che hanno già ricevuto una diagnosi, a volte di gravi disabilità come il ritardo mentale e l’autismo, e che chiedono un parere rispetto al percorso di trattamento che hanno intrapreso, consigli su come gestire la quotidianità, ed in particolare le problematiche comportamentali che possono essere particolarmente devastanti. Poi, ci sono i genitori di bambini che ancora non hanno una diagnosi, ma hanno sintomi spesso vaghi come le diffi coltà di attenzione,

Con la crisibambini a rischio psichiatrico

di Clementina Berardocco

Intervista al dott. Renato Cerboprimario di neuropsichiatria infantile a Pescara

il Prof. R. Cerbo primario di Psichiatria infantile

benessere

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di apprendimento, paure, timori immotivati, sintomi psicosomatici come stanchezza, diffi coltà di addormentamento, mal di testa o di pancia, ecc. Oppure ragazzi che non studiano, disturbano in classe, non riescono a rendere nelle attività scolastiche e manifestano diffi coltà nella relazione con i coetanei. In questi casi si tratta di ricollegare il sintomo, a volte apparentemente indecifrabile, con i signifi cati e i vissuti personali in termini di eventi lontani, emozioni negative ancora presenti negli angoli nascosti della mente. Devo dire che è il lavoro che preferisco anche perché mi offre grandi soddisfazioni.Quali sono i disturbi più frequenti? E qual è la situazione nella nostra regione?Oggi si assiste ad un aumento vertiginoso di disturbi d’ansia, come fobie cioè paure immotivate, ansie acute con attacchi di panico, disturbi depressivi, ma anche disturbi alimentari e comportamentali che colpiscono quasi un bambino/ragazzo su cinque. Inoltre, si sta sempre più abbassando l’età nella quale compaiono i primi sintomi, forse a causa dell’eccessive stimolazioni che la società attuale fornisce attraverso i mass media ed internet. Si apprendono tante “nozioni”, si ha la sensazione e spesso la presunzione di sapere tanto anche più degli adulti, poi, però, non si ha alcuna maturità emotiva per affrontare la realtà che, peraltro, sta diventando sempre più complessa. Bisogna intercettare questo disagio diffuso, altrimenti si rischia che si possa avverare la previsione

dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che prevede nel 2050 una percentuale di disturbi psichiatrici altissima, nella popolazione in generale e nell’infanzia ed adolescenza in particolare. È fondamentale la diagnosi precoce, anche perché all’inizio del disagio si possono ottenere risultati sorprendenti, con una semplice consultazione da una specialista, esperto di neuropsichiatria infantile. Mentre quando i problemi si trascinano da anni anche terapie complesse, lunghe e ben condotte possono fallire. In merito alla nostra regione, ritengo che l’Abruzzo non sia diversa da tutte le altre regioni italiane, anche se non sono presenti metropoli e quindi non si rileva quel disagio o meglio, quel degrado sociale e culturale presente nelle periferie di grandi città come Roma o Napoli. Occorre aggiungere che la crisi economica attuale è una minaccia seria per molti ragazzi che sono stati abituati a tenori di vita medio - alti, anche un po’ viziati, se vogliamo dirla tutta. Un domani essi potrebbero essere molto frustrati dalle rinunce che dovranno fare, se noi adulti non saremo capaci di contenere e di indirizzare la loro sofferenza verso scopi sociali, evitando così la dissocialità e la delinquenza minorile ed adulta.Citava l’autismo, un disturbo molto complesso che si manifesta con gravità variabile da soggetto a soggetto, nei primi tre anni di vita. Nell’ultimo periodo, si è diffusa la convinzione che la somministrazione della vaccinazione trivalente anti morbillo, parotite e

rosolia possa esserne una delle cause. L’argomento meriterebbe un trattato. Le cause dell’autismo sono a tutt’oggi sconosciute. Come evidenziato nelle recenti Linee Guida sui trattamenti dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti, dell’Istituto Superiore di Sanità, l’autismo è una patologia psichiatrica con un elevato tasso di ereditabilità. Non ci sono prove scientifi che suffi cienti per formulare una raccomandazione in merito ai vaccini come causa dei disturbi dello spettro autistico.Nel nostro territorio quali sono i rapporti tra servizi socio-sanitari, scuola, famiglia?In Abruzzo i servizi sociosanitari non sono adeguati per l’età evolutiva, e negli ultimi anni non si è investito, in termini economici, ma soprattutto di formazione ed aggiornamento del personale, nei consultori familiari che sembrano lasciati alla deriva, con operatori demotivati e stanchi forse anche per una scarsa attenzione da parte degli amministratori. A Teramo, poi, manca un servizio di Neuropsichiatria Infantile e le famiglie spesso non sanno a chi rivolgersi, se non nel privato. Lo stesso accade al personale della scuola, sul quale si riversa tutto il peso che le famiglie più deboli non riescono a sostenere. Talvolta si assiste, nei casi più problematici, ad un avvilente “scaricabarile” di responsabilità tra la famiglia e la scuola, quando poi la responsabilità è in primis nell’assenza di una vera rete di servizi sociosanitari per l’età evolutiva nella Asl di Teramo.

benessere

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inalmente primavera. Ci si sveglia dal lungo letargo invernale per godersi l’arrivo della bella stagione. Allora perché spesso non desideriamo altro che farci

una bella dormita? E’ colpa dell’astenia: condizione che comunemente associamo alla stanchezza tipica primaverile. La parola, che deriva dal greco “stenos”, sta a signifi care “mancanza di forze” e descrive perfettamente il sintomo che colpisce due italiani su dieci in corrispondenza dei mesi primaverili.Perché ci sentiamo stanchi? Spesso la causa è lo stress fi sico ed emotivo che ci accompagna durante l’arrivo di una nuova stagione. In questo caso le attività si intensifi cano poiché aumentano le ore di luce. Il dispendio di maggiore energia e il cambiamento degli abituali ritmi di vita generano un periodo di disagio (lo stress, appunto) che può durare pochi giorni o diverse settimane.Quali sono i sintomi? Tra i più comuni troviamo la sonnolenza diurna, l’affaticamento, la svogliatezza e la bassa capacità di concentrazione. Spesso accompagnati da diffi coltà nel ricordare orari, impegni, appuntamenti, con perdita dell’appetito e più in generale degli interessi. (Se questi sintomi si manifestano in periodi di lunga durata è consigliabile consultare uno specialista.)Quali dunque i rimedi all’astenia? Innanzi

tutto impariamo a non sottovalutarla. Si può iniziare con un’analisi delle azioni che si svolgono quotidianamente e, identifi cando quelle negative, agire su di esse, eliminandole se è il caso. Dal punto di vista fi sico è consigliabile riprendere le attività “en plen air” come la corsa o l’abitudine alle salutari passeggiate.Un toccasana per lo stress e l’affaticamento perché, al contrario di quanto si possa immaginare, il moto stimola la circolazione e la produzione di endorfi na, che ci aiuta ad essere più svegli e pimpanti. Dal punto di vista emotivo e psicologico, invece, è utile concedere all’organismo meritate pause tra un’azione e l’altra, durante la giornata. Aiuta a rilassare la

mente, evitando di perdere la concentrazione quando serve. Sconsigliato il sonnellino pomeridiano, che intorpidisce e ritarda il sonno notturno. Come combattere la stanchezza in tre mosse:1. “Mens sana in corpore sano”: seguire una dieta sana ed equilibrata, alternando gli alimenti, prediligendo verdure fresche e bevendo molta acqua.

2. Stop ai vizi: evitare di fare le ore piccole, l’abuso di alcool e il fumo.

3. Sì all’attività fi sica: da soli o in compagnia… anche di un amico a quattro zampe.

& salute

Quella stanchezza primaverile…di Jessica Pavone

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econdo uno studio olandese, la buona riuscita di una dieta dimagrante per una donna dipende molto da chi le fa compagnia a tavola. Il gruppo di ricerca del dott. Roel

Hermans è giunto a questa conclusione dopo aver tenuto sotto osservazione, durante i normali pasti giornalieri,140 ragazze, dell’età media di 21 anni, che sono state successivamente divise in coppie. E’ stato quindi ricostruito una sorta di laboratorio-mensa dove vi erano dei tavoli per due persone con sopra un boccale di acqua fresca, due bicchieri, due tovaglioli, posate, due piatti e del cibo. Una delle due, denominato soggetto A, era stata istruita in precedenza dagli scienziati, ed aveva la possibilità di scegliere la quantità da mangiare dal proprio piatto. L’altra ragazza (soggetto B), ignara di tutto ciò, era sotto stretta osservazione del team di ricercatori che registravano, tramite telecamere, tutti i suoi minimi movimenti. Dobbiamo considerare infatti che veniamo costantemente infl uenzati dall’ambiente circostante. Le persone coinvolte mangiavano assieme per circa 20 minuti, durante i quali venivano appuntati parametri: numero di masticazioni, tempo trascorso tra un morso al panino ed un altro. Studi precedenti hanno dimostrato, infatti, che imitiamo in maniera involontaria le persone che ci circondano: l’accento, la gestualità, come pure il consumo di alcolici. Questa era la prima volta che si considerava il comportamento durante i pasti. Se, per esempio, il soggetto A faceva un morso al suo panino ed il soggetto B, a sua volta, la seguiva dopo soli 5 secondi, per i ricercatori era stata infl uenzata dalla sua compagnia. Dopo aver analizzato ben 3.888 pasti, e relativi dati, la scienza è giunta a diverse conclusioni: è più facile che le persone si copino di più all’inizio del pasto che alla fi ne. Questo probabilmente perché si vuole socializzare maggiormente e si tende a volersi far accettare dall’altro. Una delle considerazioni che si possono trarre da un lavoro scientifi co come questo è che la buona riuscita di una dieta dimagrante, o comunque con un fi ne salutista, dipende molto dalle scelte che ognuno fa a tavola, ma anche dalle persone a cui si è esposti durante i propri pasti.

DIMMI CON CHI MANGIe ti dirò se dimagrisci

di Alessandro Tarentini

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uomo allo specchio è ormai diventato un fenomeno mondiale. Basta osservare una qualsiasi pubblicità, ma anche guardarsi attorno nella vita di tutti i giorni

che notiamo uomini sempre più attenti al proprio aspetto, con abitudini tipicamente femminili.Se in passato virilità ben si coniugava con il sentirsi maschio a prescindere dall’esteriorità, oggi è in atto un’evoluzione del costume che porta sempre più alla ricerca della perfezione. L’invecchiare, l’essere fuori forma fa paura a tutti, anche alla categoria maschile che si è ben adeguata alla moda del momento.L’uomo vanitoso sostiene a livello economico la cura di sé anche meglio della donna. E se l’estetista o la profumeria una volta erano il regno del gentil sesso, ora è diventata normalità incontrare uomini in un centro estetico o al reparto creme e cosmesi.Ma quanto sono attenti all’aspetto esteriore i maschi teramani?Lo abbiamo chiesto ad alcuni addetti del settore e abbiamo notato che anche la nostra provincia segue il trend mondiale.“La nostra clientela maggiore rimane quella femminile, ma la percentuale degli uomini che si recano nel nostro istituto di bellezza sta aumentando sempre di più. Anche la nostra

città si sta adeguando agli standard nazionali e sono molti i clienti abituali” ci ha confi dato la signora D. estetista in un salone a Teramo centro. Ciò che prevale è l’idea della perfezione: viso sbarbato, liscio, corpo scolpito, look curato nei minimi dettagli e nessun particolare tralasciato a caso. Un uomo atletico, attento alla propria prestanza fi sica anche a costo di sottoporsi a cure estetiche, ore di palestra e regime alimentare controllato. Un uomo che ama guardarsi, ma soprattutto essere guardato e che presta particolare riguardo al proprio benessere.“Mi piace mantenermi in forma e non ci vedo nulla di male se vado dall’estetista” ci ha confi dato D.M. un giovane e curato teramano -. Sto bene con me stesso e questi piccoli aiuti mi fanno sentire ancora meglio; non potrei più farne a meno, soprattutto della ceretta al petto”.Sarebbe proprio la ceretta uno dei trattamenti più richiesti, alla quale si aggiungono manicure, pedicure, pulizia del viso, massaggi, sfoltimento delle sopraciglia e abbronzatura artifi ciale. Ci si affi da completamente alle esperte professioniste della bellezza e ci si sente rigenerati, ma soprattutto sicuri di se stessi… “Svolgo un lavoro importante, di grande prestigio e non mi presenterei mai ai miei clienti con brutte mani” afferma con un

sorriso C.F.. Tante storie diverse, legate da un fi lo conduttore comune: il bisogno di vedersi belli. I motivi di tutto questo possono essere, in una prima analisi i più vari: per seguire la moda, per vanità, per essere al passo con i tempi, ma non bisogna cadere nella trappola dei luoghi comuni. E’ vero sì che gli uomini hanno cambiato il modo di rapportarsi con il proprio corpo e che in alcuni casi questo assume forme eccessive, ma come ci ha fatto ben capire la sig.ra Giuliana, proprietaria di un centro benessere ad Alba Adriatica, “l’uomo ha le stesse necessità della donna. Il suo affi darsi al mondo dell’estetica non è dettato da una tendenza, ma è frutto di disagi che lo portano a migliorare proprio per arginarli e anche soprattutto da esigenze di cura e di benessere. Ridurre i trattamenti a uno strumento di narcisismo è deleterio; ogni intervento che svolgiamo, anche un semplice massaggio, può assumere un fi ne estetico, ma soprattutto curativo…un momento di relax da dedicare a se stessi nella fretta e velocità che la vita moderna impone”.In conclusione possiamo affermare che sia per vanità che per necessità, la cosmesi maschile è un fenomeno in ascesa che ci permette di interpretare i cambiamenti di una società, dove “l’eterna giovinezza” sembra essere il migliore biglietto da visita. O quasi.

COSMESI MASCHILEL’uomo e lo specchio

di Adele Di Feliciantonio

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ià nel 400 a.C. Ippocrate di Coo, padre della medicina, sosteneva: “ Mangiare solamente non manterrà un uomo in buona salute, egli dovrà fare anche

dell’esercizio fi sico, perché il cibo e l’esercizio fi sico agiscono insieme nel generare salute.E’ necessario comprendere l’effi cacia dei vari esercizi fi sici per sapere quali tendono ad aumentare la carne (il muscolo) e quali a ridurla e non solo questo, ma anche adeguare l’esercizio fi sico all’età della persona, alla costituzione del paziente ed alla quantità di cibo”.Dunque, già nell’antichità si era capito che ogni individuo, tramite le sue caratteristiche fi siche, determinava il tipo di allenamento da seguire per ottenere uno stato di benessere sempre maggiore.

Oggi sappiamo anche che durante la crescita e con l’avanzare dell’età, nel nostro corpo si altera, per vari motivi, l’equilibrio posturale della schiena, delle spalle e del bacino. Per prevenire, attenuare o risolvere le conseguenze di vizi posturali può essere utile la cosiddetta ginnastica ortocinetica sviluppata dal metodo Dysmofi t.Il Dysmofi t, può essere defi nito come un metodo di allenamento personalizzato, che attraverso una ginnastica preventiva, formativa, educativa e correttiva, agisce su paramorfi smi e dimorfi smi, ovvero alterazioni della corretta postura scheletrica.Il metodo si attua attraverso un programma di ginnastica ortocinetica realizzato soltanto, dopo un accurato esame personalizzato, anamnestico, con misurazione di differenti parametri morfologici-strutturali e di referti medici.

Prerogativa principale di questo sistema di ginnastica, infatti, risulta essere la stretta collaborazione con il medico curante e il medico specialista, dai quali si riceve informazioni e i dati clinici che sono la base di partenza per il trattamento ortocinetico.Tale metodologia, inoltre, tiene conto delle caratteristiche psico-fi sio-somatiche delle persone, rifacendosi ai canoni fondamentali della fi sionomicaProprio esaminando attentamente i canoni comportamentali, che fanno capire gli aspetti interiori del carattere e rivelano importanti punti di riferimento da tenere nella giusta considerazione, si può preparare un programma di esercizi che saranno utili anche al ripristino dell’equilibrio psicofi sico.Può essere utilizzato da tutti, ragazzi, sportivi, anziani attraverso programmi personalizzati.

Ginnastica ortocinetica

di Marisa Pancottini naturaopata

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servito

Colomba pasqualeIIngredientiFarina manitoba: 610 gBurro: 120 gZucchero: 125 gUova: 3 intere + 2 tuorliLievito di birra: 1 cubettoLatte: 100 mlSale: 10 gUvetta: 100 gArance: 1Vanillina

Per la pasta di mandorleMandorle spellate e tritate molto fi nemente: 100 gZucchero: 100 gUova: 1VanillinaPer la coperturaZucchero a velo Granella di zucchero e qualche mandorla intera

Esecuzione1 In una ciotola larga mettere il latte tiepido, il lievito, 110 g di farina, impastare e lasciare lievitare il composto,coprendolo con la pellicola per alimenti.

2 Aggiungere 150 g di farina e 30 g di acqua tiepida, lavorare e lasciare riposare per 40 minuti3 Una volta passati, aggiungere 150 g di farina e 30 g di burro, lavorare molto bene l’impasto e lasciar riposare per 30 minuti.4 Aggiungere 200 g di farina, 150 g di burro, 100 g di zucchero, sale, vanillina, i 2 tuorli e le 2uova intere. Lavorare l’impasto fi no a quando risulta liscio ed omogeneo. Incorporare l’uvetta (che abbiamo lasciato in acqua tiepida per 15 minuti e poi strizzato); mettere l’impasto in uno stampo da 1,5 kg o due da 750 g e lasciar lievitare fi no a quando non raddoppia il suo volume.5 Preparare la glassa e quando la colomba sarà lievitata. Dopodiché cospargere l’impasto con la glassa, aggiungere lo zucchero a velo, la granella di zucchero e

qualche mandorla intera.6 Cuocere in forno riscaldato a 170° per 40 minuti.

Questa ricetta non è complicata, richiede solo un po’ di pazienza per i tempi di lievitazione… ma il risultato fi nale è a dir poco entusiasmante.

di Ivana Mosca

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