Vincitori del Premio Marina di Ravenna 2012 al MAR

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Premio Marina di Ravenna 2012 Rassegna internazionale di pittura 56 a edizione I vincitori al MAR Edizioni Capit Ravenna Edizioni Capit Ravenna Premio di Pittura Marina di Ravenna 2012 - 56 a edizione I vincitori al MAR e 15,00

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Rassegna internazionale di pittura Premio Marina di Ravenna 56esima edizione Mostra dei vincitori del premio al Museo d'arte della città di Ravenna Capit Ravenna

Transcript of Vincitori del Premio Marina di Ravenna 2012 al MAR

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PremioMarina di Ravenna2012Rassegna internazionale di pittura 56a edizione

I vincitori al MAR

Edizioni Capit Ravenna

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Premio Marina di Ravenna 2012Rassegna internazionale di pittura

56ª edizione

I vincitori al MAR

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Premio Marina di Ravenna 2012 / Marina di Ravenna Prize 2012Rassegna internazionale di pittura / International Painting Event56ª Edizione / 56th Edition

I vincitori al MAR / Winners at the MAR

Organizzazione / OrganisationCaPit RavEnna

Collaborazioni / CollaboratorsMaR Museo d’arte della città di RavennaPro Loco Marina di Ravenna

Patrocini / SponsorshipMinistero per i Beni e le attività CulturaliRegione Emilia RomagnaProvincia di RavennaComune di Ravenna

A cura di / Curated byPericle Stoppa

Segreteria / Secretarial Office Serena tondiniBarbara Bertozzi

Selezione finalisti / Selection of Finalists Paola BabiniRosetta BerardiRoberto Pagnani

Giuria / Jury Claudio SpadoniFrancesca BaboniSandro ParmiggianiMarco tonelliPericle Stoppa (Segretario)

Comunicazioni esterne / External CommunicationsCapit Ravennaalberto argnaniattilia tartagniMARFrancesca Boschettinada Mamish

Allestimento mostra / Exhibition PreparationDavide CaroliMauro Focaccia

Servizio fotografico / PhotographyLuciano Carugo

Ringraziamenti / Thanks to Gino BabiniFranco BertacciniGiovanni Sarasini

Catalogo / CatalogueSchede biografiche / Biographical Details Rosetta BerardiTraduzioni / Translations David SmithCura editoriale / Editor Serena tondiniStampa / Printers tipografia Moderna, Ravenna

Recapiti / ContactPremio Marina di Ravennac/o Capit Ravenna via Gradenigo, 6 – 48122 Ravennatel. 0544.591715 – fax 0544.598350e-mail: [email protected] www.capitra.it

Riconoscenza / Acknowledgement

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Edizioni Capit Ravenna

Bo Mi KimSandro PalmieriMarco Pariani

Marina ScardacciuGiovanna Sottini

7 dicembre 2012 - 6 gennaio 2013

MAR Museo d'Arte della città, Ravenna

Premio Marina di RavennaMarina di Ravenna Prize

2012Rassegna internazionale di pittura

International Painting Event

I vincitori al MARWinners at the MAR

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PresentazionePericle Stoppa

PresentationPericle Stoppa

Con la mostra al Mar, dedicata ai cinque vincitori del Premio Marina di Ravenna 2012 e corredata del presente catalogo, si conclude un’edizione particolarmente riuscita di una rassegna che, per la sua lunga storia e per quanto sa ancora espri-mere, rappresenta un appuntamento atteso e qualificato nel complesso panorama degli eventi artistici che si realizzano nel nostro Paese.

Ancora una volta il Premio Marina ha mantenuto fede alla propria identità, strettamente collegata alle espressioni riconducibili alla sola pittura, sen-za con ciò disconoscere il valore di altre forme espressive che si manifestano, anche in termini di innovazione, nel variegato mondo delle arti fi-gurative.

Con l’edizione 2012 si è confermata la scelta di riservare la partecipazione al concorso ai pittori di età inferiore ai 40 anni, riscontrando una risposta molto lusinghiera: ben 254 giovani artisti hanno aderito, oltre 30 dei quali di nazionalità straniere, facendo assumere alla manifestazione quel ca-rattere di internazionalità che rientrava nei nostri obiettivi.

Anche dal punto di vista della qualità le risposte sono risultate adeguate alle attese, a conferma che la pittura è tuttora viva e che il fermento che l’attraversa fra le giovani generazioni rappresen-ta una garanzia per il futuro. Si tratta di elementi sicuramente positivi che rimarcano l’identità del Premio e ci rafforzano nella nostra convinzione.

La Commissione preposta alla selezione nel va-lutare le opere presentate si è sottoposta a un intenso e non semplice lavoro dal quale sono scaturiti i nomi dei 38 artisti finalisti:

Rima Almozayyen, Federico Aprile, Mauro Ben-dandi, Giorgio Bernucci, Andrea Mario Bertoc-chi, Maddalena Buffoni, Daniele Cestari, Mary Cinque, Matteo Cocci, Rudy Cremonini, Marco Cuttica, Paula Dias, Massimiliano Errera, Sara Faccin, Jessica Ferro, Jacopo Flamigni, Simone Gardini, Fosco Grisendi, Vincenzo Grosso, Shih

With the exhibition at the MAR, dedicated to the five winners of the Marina di Ravenna Prize 2012 and accompanied by this catalogue, we con-clude a particularly successful edition of an event which – with its long history and with what it is still able to express – is an eagerly awaited, high-level date on the complex calendar of artistic initiatives organised in our country.

Once again the Marina Prize has remained faithful to its own identity, closely linked to expression re-lating to painting alone, yet without disregarding the value of other expressive forms that emerge, also in terms of innovation, in the variegated world of the figurative arts.

The 2012 event confirmed the decision to restrict participation in the competition to painters under 40, which met with a very flattering response: no less than 254 young artists took part, more than 30 of them foreign, lending the feature of interna-tionality that was one of our aims.

From the viewpoint of quality too, the respons-es lived up to expectations, demonstrating that painting is still alive and well and that the ferment permeating it among the younger generations represents a guarantee for the future. Definitely positive elements that underscore the identity of the Prize and strengthen us in our conviction.

The selection Commission appointed to assess the works presented undertook an intense and far from simple assignment, from which the names of 38 finalists were drawn:

Rima Almozayyen, Federico Aprile, Mauro Bendandi, Giorgio Bernucci, Andrea Mario Ber-tocchi, Maddalena Buffoni, Daniele Cestari, Mary Cinque, Matteo Cocci, Rudy Cremonini, Marco Cuttica, Paula Dias, Massimiliano Errera, Sara Faccin, Jessica Ferro, Jacopo Flamigni, Simone Gardini, Fosco Grisendi, Vincenzo Grosso, Shih Hsing Chun, Enrico Ingenito, Bo Mi Kim, Krisztina Kormos, Kikoko Kokovi Kouevi Akoe Ekoe, Vin-cenzo Marsiglia, Enrico Minguzzi, Riccardo Negri,

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Hsing Chun, Enrico Ingenito, Bo Mi Kim, Krisztina Kormos, Kikoko Kokovi Kouevi Akoe Ekoe, Vin-cenzo Marsiglia, Enrico Minguzzi, Riccardo Negri, Sabrina Ortolani, Sandro Palmieri, Marco Pariani, Paola Rattazzi, Michela Riba, Carlo Rivalta, Ma-rina Scardacciu, Gennaro Scarpetta, Giovanna Sottini, Monia Strada, Ayano Yamamoto.

Il programma della manifestazione si è svolto in gran parte dal 23 al 25 agosto presso la Galle-ria FaroArte di Marina di Ravenna dove la mo-stra delle opere finaliste si è protratta fino al 10 settembre. Sono state giornate piene, all’insegna dello stare assieme in un clima di amicizia e di partecipazione al ricco calendario di incontri e di eventi, di cui diamo un resoconto fotografico nelle pagine conclusive di questo catalogo.

Alla Giuria del Premio composta da Francesca Ba-boni, Sandro Parmiggiani, Marco Tonelli e Claudio Spadoni era riservato il compito di scegliere i cinque vincitori tra i 38 finalisti, i cui nomi sono stati resi noti nel corso della cerimonia di premiazione svoltasi all’aperto, nella piazza più frequentata e caratteri-stica di Marina di Ravenna, alla presenza di un folto pubblico e in un’atmosfera di curiosità e di attesa.

Gli applausi che hanno accompagnato i nomi di Bo Mi Kim, Sandro Palmieri, Marco Pariani, Ma-rina Scardacciu e Giovanna Sottini, erano certa-mente rivolti anche a tutti i finalisti che hanno dato vita ad un incontro d’arte che ha riscontrato un generalizzato apprezzamento.

Per queste ragioni rivolgo un sentito ringrazia-mento a tutti quanti hanno collaborato per il buon esito del Premio: ai membri della Commissione di selezione e della Giuria, ai vari soggetti pubblici e privati che hanno sostenuto la manifestazione e a tutte le persone che volontariamente hanno collaborato.

Un ringraziamento particolare rivolgiamo a Clau-dio Spadoni, direttore artistico del MAR, per l’at-tenzione e il supporto che riserva al Premio Mari-na, accrescendone il valore e l’immagine.

Sabrina Ortolani, Sandro Palmieri, Marco Pariani, Paola Rattazzi, Michela Riba, Carlo Rivalta, Ma-rina Scardacciu, Gennaro Scarpetta, Giovanna Sottini, Monia Strada, Ayano Yamamoto.

The Marina Prize, held mainly from 23 to 25 Au-gust, took place at the FaroArte Gallery in Marina di Ravenna where the works of the finalists were on show until 10 September. Full days, devoted to being together in a climate of friendship and of participation in a rich programme of meetings and events, of which we give a photographic sum-ming-up in the closing pages of this catalogue.

Judges Francesca Baboni, Sandro Parmiggiani, Marco Tonelli and Claudio Spadoni had the task of choosing five winners from the 38 final-ists, whose names were read out in the course of the outdoor prize-giving ceremony in Marina di Ravenna’s most frequented and characteristic piazza, attended by a great crowd and in an at-mosphere of curiosity and expectation.

The applause elicited by the names of Bo Mi Kim, Sandro Palmieri, Marco Pariani, Marina Scardac-ciu and Giovanna Sottini was undoubtedly di-rected also at the other finalists who had created an artistic encounter that met with such general appreciation.

For these reasons I extend heartfelt thanks to everyone who contributed to the fine outcome of the Prize: the members of the selection Commis-sion and the Jury, the various public and private concerns that backed the event and all the indi-viduals who collaborated voluntarily.

Special thanks to Claudio Spadoni, artistic direc-tor of the MAR, whose attention to and support of the Marina Prize increase its value and image.

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PremessaClaudio Spadoni

ForewordClaudio Spadoni

Non è certo per assecondare la tendenza giova-nilistica, in voga ormai da tempo, che il Premio Marina di Ravenna ha adottato da due anni la scelta di riservare la manifestazione a giovani pit-tori. Una linea che solo in parte si discosta dalla lunga tradizione del ‘Marina’, peraltro opportuna-mente rimodellato rispetto alla formula iniziale dell’ ‘estemporanea’, che aveva mostrato col passare degli anni tutta la sua inadeguatezza. Com’è ac-caduto, peraltro, a tutte le analoghe manifesta-zioni sopravvissute anche alla tabula rasa ses-santottesca.

La scelta di un concorso riservato a pittori ‘under 40’ risponde piuttosto ad una duplice esigenza: quella di non proseguire con ulteriori e dunque un po’ scontati omaggi a figure già ampiamente consacrate, e insieme la determinazione di pun-tare sulla continuità della pittura, sia pure intesa in tutte le sue possibili estensioni tecniche. Soprat-tutto per questo secondo aspetto, la fedeltà alla tradizione del ‘Premio’ intende trovare nel lavoro di giovani artisti quella peculiarità che non con-traddice l’esigenza di tenere lo sguardo puntato sul nostro tempo.

In altri termini, su quella condizione riassunta da una parola chiave come ‘il contemporaneo’, spe-sa frequentemente a rischio di approssimazioni ed equivoci anche grossolani. La scommessa più forte, s’intende bene, sta proprio nella scelta di restringere il campo alla pittura per saggiarne la tenuta a fronte di tutti i nuovi media espressivi e le tecniche da ‘tradizione del nuovo’. Che, come appare evidente, sono tornate ad accogliere il consenso quasi incondizionato dell’ufficialità arti-stica dopo il ‘ribaltone’ operato nei famosi – o fa-migerati, a seconda delle opinioni - anni Ottanta: dalla Transavanguardia ai Nuovi Selvaggi, e affini, per intenderci, che hanno tenuto banco per una manciata d’anni, prima di subire un marcato ri-dimensionamento, fatte salve le debite eccezioni, quasi inevitabile.

It certainly wasn’t to endorse the youthful trend in vogue for some time that the Marina di Ravenna Prize decided two years ago to restrict the event to young painters. It’s a line which only shifts in part from the long ‘Marina’ tradition, which has moreover been suitably remodelled with regard to the initial ‘extemporaneous’ formula that with the passing of time had revealed all its inadequa-cy. Just as it happened with all similar events that had also survived the tabula rasa of ‘68.

The choice of a competition restricted to paint-ers under 40 responds rather to a twofold need: that of not proceeding with further and therefore somewhat taken for granted homage to figures already widely consecrated, and at the same time the determination to aim at the continuity of painting, understood in all its possible technical extensions. With regard above all to this second aspect, faithfulness to the tradition of the ‘Prize’ seeks to find in the work of young artists that sin-gularity which does not contradict the need to keep an eye fixed on our own time.

In other words, on that condition summed up by a key word like ‘the contemporary’, frequently used at the risk of even gross approximations and equivocations. It should be understood that the strongest stake lies precisely in the choice of limiting the field to painting, in order to assess its endurance with respect to all the new expres-sive media and ‘tradition of the new’ techniques. Which, as seems evident, have returned to the al-most unconditional embrace of artistic officialdom after the ‘setback’ that occurred in the famous – or notorious, depending on your opinion – 1980s: from the Transavanguardia to the New Savages and kindred spirits, to make it clear, who held the floor for a handful of years before undergoing a marked and almost inevitable re-dimensioning, with exceptions where they are due.

At bottom, a young artist’s choice of painting to-day stands for courageous faith in the possibil-

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In fondo, la scelta della pratica pittorica per un giovane d’oggi sta a significare una coraggiosa fiducia nella possibilità d’essere comunque in-terprete del proprio tempo, ma in una continui-tà di memoria che è insieme consapevolezza dei valori non surrogabili che la pittura rappresenta. Semmai, è proprio il confronto con lo sterminato orizzonte della storia della pittura stessa a rende-re ancora più arduo ogni confronto, nel momento in cui si è quasi del tutto dismessa l’abitudine a ‘vedere’ e a intendere quanto l’opera dipinta può ancora esprimere.

Questa seconda edizione del ‘Marina’ è dunque quanto di più lontano da una chiamata a raccol-ta di nostalgici; piuttosto, si tratta di giovani che non hanno ceduto alle lusinghe di strade diverse, e magari, almeno all’apparenza, più agevoli.

Mi sembra dunque un’occasione propizia, anche per un museo, il MAR, che premia con una mo-stra i cinque artisti selezionati, per dimostrare una volta di più come storia e attualità possano non solo convivere ma risultare reciprocamente necessari in un legame di consequenzialità. Che poi questi giovani pittori, la coreana Bo Mi Kim, il fiorentino Sandro Palmieri, il varesino Marco Pariani, Marina Scardacciu di Sassari, Giovanna Sottini di Brescia, siano quanto più diversi fra loro, mi pare buon segno. E se non è più la geografia a caratterizzare i loro modi espressivi- come lungo i secoli è stato proprio delle ‘scuole’ pittoriche, so-prattutto italiane- ma sono ormai da molto tem-po i portati di una internazionalità della cultura e un diffuso eclettismo, come si dice, ad affiorare anche sulla superficie storica della pittura, lo si dovrà accogliere come una conferma di con-sapevolezza. Così come certe tracce rivelatrici, magari, di echi ritornanti di una memoria storica non del tutto svaporata: anche questo un segno certo di prerogative che rimandano alle ragioni prime tuttora sostenibili della pittura.

ity of being in any case an interpreter of one’s time, but in a continuity of memory which is also awareness of the irreplaceable values that paint-ing represents. If anything, it is precisely com-parison with the endless horizon of the history of painting itself that renders any comparison even more arduous at a moment in which the habit of ‘seeing’ and of understanding how much the painted work may still express has been almost wholly cast off.

This second edition of the ‘Marina’ is therefore far from being a mustering of the nostalgic but rather a question of young artists who have not given in to the enticements of different and per-haps, at least apparently, smoother roads.

So it seems to me a propitious occasion also for a museum, the MAR, which rewards the five selected artists with an exhibition, to once more demonstrate how history and topicality may not only cohabit but also turn out to be reciprocally necessary in a bond of consequentiality. And then I see it as a good sign that these young painters – Bo Mi Kim from Korea, Sandro Palm-ieri from Florence, Marco Pariani from Varese, Marina Scardacciu from Sassari and Giovanna Sottini from Brescia – are so different one from the other. And if it is no longer geography that characterises their expressive modes – as with ‘schools’ of painting, especially Italian, down through the ages – but the long-time contribu-tions of an internationality of culture and a wide-spread eclecticism, as they say, which appears also on the historical surface of painting, then we must welcome it as a confirmation of aware-ness. Just like certain traits, perhaps revelatory of returning echoes from a not wholly evaporated historic memory: this too is a certain sign of pre-rogatives that hark back to the prime, still sus-tainable reasons of painting.

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Bo Mi KimSandro Palmieri

Marco ParianiMarina Scardacciu

Giovanna Sottini

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Bo Mi Kim

Nasce in Corea nel 1978. Vive a Seoul dove, fin dalle scuole superiori, inizia la sua formazione ar-tistica. Nel 2011 si laurea all’Accademia di Belle Arti.Le sue mostre personali più recenti: 2012, I see myself in“Lim”(forest), Seoul Grimson Gallery and Gangneung Gallery;2011, Oasis, Gangneung Gallery; 2010, Topo house Gallery; 2006, Selected Artist and exhibition in Songeun Gallery. Ha preso parte a diverse collettive fra le quali:2012, Kunstart 12, Fierabolzano, Bolzano Italy; 2011, Qingdao Contemporary Art Fair, Qingdao Convention Centre;Yeo Baik Exhibition, Jeju Cultural Centre; Korean Women Artists Painting Exhibition, Seoul City Gallery (Gyeonghigung Branch); Hongik, Korean Women Artists Painting Exhibi-tion, Insa Art Centre; Yeo Baik Exhibition, Korean Cultural Centre, Tokyo; Hong, Dong, Bak Private Exhibition, Baeksong Gallery, Yeo Baik Exhibition, IS [email protected]

Bo Mi Kim

Born in Korea 1978. Lives in Seoul where she be-gan her artistic training while still at high school. In 2011 she graduated at the Fine Arts Academy.Most recent solo shows: 2012, I see myself in “Lim” (forest), Seoul Grimson Gallery and Gangneung Gallery;2011, Oasis, Gangneung Gallery; 2010, Topo House Gallery; 2006, Selected Artist and exhibition at Songeun Gallery. Has taken part in various collective exhibitions including:2012, Kunstart 12, Fierabolzano, Bolzano Italy; 2011, Qingdao Contemporary Art Fair, Qingdao Convention Centre;Yeo Baik Exhibition, Jeju Cultural Centre; Korean Women Artists Painting Exhibition, Seoul City Gallery (Gyeonghigung Branch); Hongik, Korean Women Artists Painting Exhibition, Insa Art Centre; Yeo Baik Exhibition, Korean Cultural Centre, Tokyo; Hong, Dong, Bak Private Exhibition, Baeksong Gallery, Yeo Baik Exhibition, IS [email protected]

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Bo Mi Kim. L’uomo è natura

Daniele Torcellini

Bo Mi Kim. Man is Nature

Daniele Torcellini

Bo Mi Kim, coreana, 1978, porta nella contempo-raneità la lezione dell’antica pittura ad inchiostro dell’Asia Orientale per farne, ora come allora, la chiave d’accesso di un rapporto privilegiato con la natura che sia di pieno equilibrio e di serena ar-monia. L’inestricabile intreccio tra pittura, filosofia e spiritualità rivive di significati che al mutare delle epoche storiche mantengo intatti i propri valori. La ricerca di una compenetrazione tra animo uma-no e anima del mondo si riflette in una pratica arti-stica di perfetto controllo formale che fa dell’albero di pino il suo soggetto preferenziale. Quella di Bo Mi Kim è una astrazione della natura, di cui si vuo-le cogliere l’essenza, idealizzandola attraverso una pittura lirica e ineluttabile, per potersi liberamente abbandonare in essa lasciandosi alle spalle quoti-dianità difficili.

Nel tema e nello stile di Bo Mi Kim si rivela un fil rouge che riconnette il lavoro dell’artista ad una delle opere più emblematiche dell’arte giapponese del periodo Momoyama (fine XVI secolo) - i pini del pittore Hasegawa T haku - dove il segreto della for-za della scena sembra nascondersi dietro il vuoto del bianco che immerge gli alberi in un’atmosfera poeticamente sospesa, nella complicità del miste-ro irrisolto se si tratti di un’opera completa o di un disegno preparatorio. Ma il lavoro della coreana non può dirsi direttamente influenzato da quello del lontano predecessore giapponese, piuttosto è una sensibilità condivisa a spingere verso risultati avvicinabili. Bo Mi Kim si muove nel tessuto di una contemporaneità - sfilacciato e amalgamato - di cui rifiuta le lusinghe internazionalistiche di modi dell’ar-te sradicati dai loro luoghi di provenienza, ma con il quale si confronta liberamente. Se altri scelgono il terreno di forme occidentalizzate per riflettere sul ruolo, sulla natura, sull’identità, sulle possibilità, in-trinseche e nel contesto dello scacchiere internazio-nale, di un oriente - e una Corea in particolare - in ascesa artistica, culturale ed economica, Bo Mi Kim affonda, letteralmente, le radici nella tradizione per uscirne con un segnale di forte impronta personale e chiaro impatto.

Bo Mi Kim, Korean, born 1978, brings to contem-poraneity the lesson of the ancient East Asian art of ink wash painting, making it now as then the access key to a privileged relationship with nature that is fully balanced and in serene harmony. The inextri-cable interweave between painting, philosophy and spirituality lives once again with meanings that have maintained their values intact through the ages. The quest for interpenetration between human spirit and soul of the world is reflected in an artistic prac-tice of perfect formal control which makes the pine tree its preferential subject. Bo Mi Kim’s is an ab-straction of nature that seeks to grasp its essence, idealising it through lyrical and ineluctable painting in order to freely abandon oneself in it, leaving be-hind the difficulties of everydayness.

Bo Mi Kim’s theme and style reveals a thread that reconnects the artist’s work with one of the most emblematic Japanese art works of the Momoyama period (late 16th century) – the pine trees of painter Hasegawa T haku – where the secret of the power of the scene seems hidden behind the emptiness of the white which immerses the trees in a poetically suspended atmosphere, in the complicity of the un-resolved mystery, be it a completed work or a pre-paratory drawing. But the Korean artist’s work can-not be said to be directly influenced by her distant Japanese predecessor: rather it is a shared sen-sibility that leads towards comparable results. Bo Mi Kim moves within the fabric of a contemporane-ity – unravelled and amalgamated – of which she rejects the internationalist enticements of modes of art uprooted from their places of origin, but with which she compares herself freely. If others choose the terrain of westernised forms to reflect on the role, nature, identity and possibilities, intrinsic and in the context of the international chessboard, of an orient – Korea in particular – in artistic, cultural and economic ascent, Bo Mi Kim literally plunges her roots in tradition in order to emerge with a signal of highly personal imprint and clear impact.

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Un alfabeto ridotto e una grammatica semplificata per una lucida astrazione - dove il vuoto è tanto determinante quanto i segni del pennello - che vede particolari scelti di natura assumere valore assoluto e senza tempo. Un monocromo fatto di neri e pochi toni di grigio che si stagliano con forza sul bianco delle carte co-reane su cui l’inchiostro è steso - rapidamente e con mano sicura - in lotta contro il suo veloce spandersi sulla superficie. Pennellate a volte più tese, asciutte e nervose, altre più larghe e fluide, che portano con sé ancora una memoria calligrafica. Ché sì le uniche variabili in gioco sono quelle legate al modo di utiliz-zare il pennello e alla miscela di acqua e inchiostro. Maggiore o minore pressione sulla carta, punto di attacco, punto di rilascio, direzione e velocità della pennellata. Tronchi, rami, venature, cortecce, nodi, arbusti, foglie, chiome, Bo Mi Kim ha un modo di usare il pennello - studiato ma libero e spontaneo nell’apparire - per ognuno degli elementi raffigurati. Ne emergono stesure pittoriche che descrivono e decorano alle stesso tempo, sospese tra la profon-dità dell’atmosfera e la superficie della carta e dei segni.

L’artista coreana, nella sua pittura compie una ri-cerca che ha come obiettivo la sintesi e non l’ana-lisi della natura, la verosimiglianza e non il realismo delle forme, in ultimo la verità dello spirito. La sua natura vive in frammenti colti da punti vista mute-voli. Talvolta stretti e bassi sul punto in cui il tronco e il terreno si incontrano. Talvolta più allargati e alti verso il punto in cui sono le chiome e il cielo ad incontrarsi. Talvolta vasti e verso l’orizzonte ad ab-bracciare una profondità di piani atmosfericamente prospettici in cui gli alberi scolorano dal nero al gri-gio. Angoli di visuale parziali che si ricompongono in un discorso unitario solo nella mente di un os-servatore immerso nelle installazioni in cui l’artista dispone liberamente le opere nello spazio, artico-lando percorsi dello sguardo e del corpo, insieme. Come a voler offrire a chi entra nelle sue foreste la possibilità di un ricongiungimento con la natura at-traverso l’arte, nella consapevolezza - come scrive l’artista - che, in ultimo, “l’uomo è natura”.

A reduced alphabet and simplified grammar for lucid abstraction – where empty space is just as determining as the brushstrokes – which sees se-lected details of nature take on an absolute and timeless value. A monochrome of blacks and few shades of grey that stand out strongly against the white of the Ko-rean papers on which the ink is laid – rapidly and with a steady hand – in the struggle to keep it from quickly spreading over the surface. Brushstrokes sometimes tenser, drier and more nervous, other times broader and more fluid, which carry with them a memory of calligraphy. Because the sole variables in the game are those linked to the way of using the brush and to the mixture of water and ink. Greater or lesser pressure on the paper, point of contact, point of release, direction and speed of the brushstroke. Trunks, branches, grains, barks, knots, shrubs, leaves, foliages, Bo Mi Kim has a way of using the brush – studied but apparently free and spontaneous – for each of the elements de-picted. What emerges is a pictorial spreading which at once describes and decorates, suspended be-tween the depth of the atmosphere and the surface of the paper and signs.

In her painting this Korean artist implements a re-search whose aim is the synthesis and not the analysis of nature, verisimilitude and not realism of forms, ultimately the truth of the spirit. Her na-ture lives in fragments grasped from mutable view-points. Sometimes tight and low on the point at which trunk and earth meet. Sometimes broader and higher towards the point at which the topmost foliage meets the sky. Sometimes vast and ex-tended towards the horizon to embrace a depth of planes, atmospherically in perspective, in which the trees fade from black to grey. Partial visual angles which are recomposed in a unitary discourse only in the mind of an observer immersed in the instal-lations where the artist freely sets out her works in space, comprising itineraries of eye and body to-gether. As if wanting to offer those who enter her forests the chance to rejoin nature through art, in the awarenes – as the artist writes – that in the end “man is nature”.

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Bo Mi KimForesta guardami dentro / Forest see me insideinchiostro su carta coreana /ink on Korean paper, 540 x 200 cm., 2012

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Bo Mi KimSguardo nella foresta / Forest stareinchiostro su carta coreana /ink on Korean paper, 25 x 45 cm., 2012

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Bo Mi KimSguardo nel pino / Pine stareinchiostro su carta coreana /ink on Korean paper, 30 x 45 cm., 2012

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Bo Mi KimSguardo nel pino / Pine stareinchiostro su carta coreana /ink on Korean paper, 45 x 45 cm., 2012

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Bo Mi KimSguardo nel pino / Pine stareinchiostro su carta coreana /ink on Korean paper, 45 x 45 cm., 2012

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Sandro Palmieri

Nasce nel 1976 a Treia (Macerata), vive a lavora a Firenze. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze alla Scuola del Prof. Adriano Bimbi nel 2000. Ha al suo attivo numerose esposizioni, fra le ultime:2012, Personale Regler, Galleria Nove, Berlino;2011, 54ª Esposizione Internazionale d’arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato; 2010, Premio Mario Razzano per giovani artisti, IV edizione. Arcos, Museo d’ Arte Contemporanea del Sannio Benevento;2009, Vincitore del Premio Camera di Commercio di Monza e Brianza. Serrone, Biennale Giovani Villa Reale, Monza; 2008, Mostra collettiva Lorenzo Barbieri e Sandro Palmieri, Galleria Benvenuti Firenze;Collettiva L’arto fantasma, Fondazione Vacchi Castello di Grotti, Ville di Corsano, Monteroni d’Arbia (SI); Vincitore del 3° premio nell’ambito della Rasse-gna Internazionale d’Arte, Sulmona XXXV [email protected]

Sandro Palmieri

Born 1976 in Treia (Macerata), lives and works in Florence. Diploma from the Florence Fine Arts Academy at the school of Prof. Adriano Bimbi, 2000. The most recent of his numerous exhibitions include:2012, Solo show Regler, Galleria Nove, Berlin;2011, 54th International Art Exhibition, Venice Biennale, Padiglione Italia; Luigi Pecci Centre for Contemporary Art, Prato; 2010, Mario Razzano Prize for young artists, 4th edition. Arcos, Museo d’ Arte Contemporanea del Sannio Benevento;2009, Winner of the Monza and Brianza Chamber of Commerce Prize. Serrone, Biennale Giovani, Villa Reale, Monza; 2008, Collective exhibition Lorenzo Barbieri and Sandro Palmieri, Galleria Benvenuti Florence;Collective exhibition L’arto fantasma, Fondazione Vacchi Castello di Grotti, Ville di Corsano, Monteroni d’Arbia (SI); Winner of 3rd prize at the International Art Exhibition, Sulmona, 35th [email protected]

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La simultaneità di spazi esterni ed interni

in Sandro Palmieri

Drew Hammond

The Simultaneity of Exterior and Interior Space

in Sandro Palmieri

Drew Hammond

Sotto l’aspetto formale, tecnico e concettuale, le opere di Sandro Palmieri evidenziano una sintesi e una tensione tra due generi tradizionali di pittura: la natura morta e i paesaggi. Per definizione, i paesag-gi ritraggono la natura all’aperto e presuppongono pertanto una grandezza di scala che fa sembrare piccole le forme umane, sminuendone l'importan-za – indipendentemente che queste compaiano nell’immagine o siano in relazione con lo spettatore. La natura morta evoca l’opposto. Il suo spazio è confinato a un interno i cui limiti possono essere rappresentati oppure vanno oltre la cornice, poiché niente nell’immagine è più grande dello spettatore che la fruisce.

Dal momento che i paesaggi e la natura morta sa-rebbero una mera illustrazione se non dovessero riferirsi a criteri oltre il loro esplicito contenuto, ne consegue che il paesaggio, nella sua descrizione della natura e della distanza illimitata presuppone un’allusione alla trascendenza, mentre la natura morta ritrae il mondo immanente della fragilità in cui gli esseri umani dominano la natura.

La visione della natura morta, pertanto, è terribil-mente chiara, con la sua inevitabile riduzione di prospettiva e un’implicita vicinanza della distanza di visione. Dal momento però che il paesaggio è un esterno, il più delle volte reso in modo da ri-specchiare la percezione umana della profondità, una prospettiva senza limiti non avrebbe mai lo stesso grado di chiarezza attraverso la profondità dell’immagine senza ricorrere all’astrazione—anche una prospettiva iperrealistica è una composizione astratta.

In Palmieri troviamo una scrupolosa distruzione del-la risoluzione attraverso la profondità dell’immagine per mezzo di una tavolozza quasi monocromatica; un contropigmento monocromatico non uniforme, puntinato; e un angolo di visione spesso elevato che evidenzia e valorizza lo scorcio generale del-la prospettiva iniziata dalla sorgente fotografica di angolatura media dell’opera. Il risultato è un’unifor-mità di profondità focale caratteristica della natura morta, ma senza la nitidezza della natura morta. Il

In its formal, technical, and conceptual aspects, Sandro Palmieri’s work posits both a synthesis and tension between two traditional genres of painting: still life, and landscape. By definition, landscape depicts nature in the outdoors and therefore pre-supposes a grandeur of scale that dwarfs the hu-man form—whether humans appear in the image or whether in relation to the spectator. Still life paint-ing evokes the opposite. Its space is confined to an interior whose limits are depicted or beyond the frame, for nothing in the image is greater than the spectator who perceives it.

Since both landscape and still life would descend to illustration should they fail to refer to criteria be-sides their overt content, it follows that landscape in its depiction of nature and limitless distance pre-supposes an allusion to transcendence, while still life concerns itself with the immanent world of the fragile extent to which humans have dominion over nature.

The vision of still life therefore is one of terrible clar-ity with its inevitable reduction of perspective and an implicit closeness of viewing distance. But since landscape is an exterior rendered most often in a way that respects human depth perception, a limit-less perspective would never have the same degree of clarity throughout the depth of the image without resorting to abstraction—even a hyper-realistic per-spective is an abstracted composite.

In Palmieri, we find a scrupulous destruction of resolution throughout the depth of the image by means of a nearly monochrome palette; a non-uni-form, stippled monochrome counter-pigment; and a frequently elevated viewing angle that enhances the general foreshortening of perspective initiated by the works medium angle photographic source. The result is a uniformity of focal depth that is char-acteristic of still life, but without the sharpness of still life. The dystopian content of the image is not still life’s fruit of human labor, but its detritus only barely identifiable.

These images generate an ambiguity between out-doors and indoors. For the most part, they appear

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contenuto distopiano dell’immagine non è il frut-to del lavoro umano della natura morta, ma i suoi frammenti solo appena identificabili.

Queste immagini generano un’ambiguità tra ester-ni e interni. Per la maggior parte, sembrano essere esterni, ma potrebbero essere grandi spazi indu-striali e, in entrambi i casi, le loro rappresentazioni prospettiche artificiali rendono quasi impossibile di-stinguere tra questi due tipi di spazi generici.

Allo stesso modo l’artista fonde la questione della scala. Come sarebbe il rapporto di scala tra una figura umana, se dovesse apparire nella cornice, e gli oggetti in decomposizione sparpagliati attorno? Poiché le loro distanze dallo spettatore sono inten-zionalmente indeterminate, non possiamo dirlo.

Spesso, una distinzione tra paesaggio “rigoroso” e natura morta ha a che fare col relativo grado di pre-senza umana, implicita o esplicita. In Palmieri, una presenza umana implicita è indiscutibile. Ma è una presenza che ha profanato la natura e che viene riversata dall’entropia che il peso della natura im-pone.

to be outdoors, but they could be in large industrial spaces, and in either case their artificial perspective treatments make it nearly impossible to distinguish between these two kinds of generic spaces.

Similarly, the artist casts into flux the matter of scale. What would be the scale relation between a human figure were it to appear in the frame, and the decayed objects strewn about it? Since their distances from the spectator are intentionally inde-terminate, we cannot say.

Often, a distinction between “strict” landscape and still life has to do with their degree of human pres-ence implicit or explicit. In Palmieri, an implicit hu-man presence is indisputable. But it is a presence that has defiled nature, and which is being reversed by the entropy that nature’s weight imposes.

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Sandro PalmieriCTRL 11olio su tela /oil on canvas, 170 x 155 cm., 2012

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Sandro PalmieriCTRL 9olio su tela /oil on canvas, 170 x 155 cm., 2012

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Sandro PalmieriCTRL 8olio su tela /oil on canvas, 170 x 155 cm., 2012

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Sandro PalmieriCTRL 5olio su tela /oil on canvas, 170 x 155 cm., 2012

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Sandro PalmieriCTRL 4olio su tela /oil on canvas, 170 x 155 cm., 2012

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Marco Pariani

Nasce nel 1986 a Busto Arsizio, vive a Ferno (Va-rese). Diplomato al Liceo artistico “Paolo Can-diani”, nel 2005 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera e la frequenta per cinque anni. Porta avanti un percorso che tratta il figurativo in chiave contemporanea. Hanno scritto su di lui Philippe Daverio, Renato Barilli, Alessandro Spadari, Ste-fano Pizzi, Ugo Maria Macola, Lele Lanfranchi, Ivan Quaroni e Andrea Del Guercio. Fra le sue ultime personali e collettive:2012, Arte Cremona fiera, Cremona, a cura di Wannabee Gallery, Milano; 2011, I cavalieri, Mercato dei fiori di Milano, a cura di BigSizeArt, Milano; I dis-armati, Galleria Accademia Contempora-nea, Milano, a cura di Andrea Del Guercio. 2011, Fuori salone, Milano Accademia Contempora-nea, Parabiago (Mi), a cura di Andrea Del Guercio; Arte giovane sull’acqua, Idroscalo di Milano, a cura di BigSizeArt, Milano;Finalista XIII° Premio Morlotti, Imbersago (Lecco), a cura di Domenico Montalto e Giorgio Seveso;2010, Golf club di Monticello, Cassina Rizzardi (Como), a cura di BigSizeArt, [email protected]

Marco Pariani

Born 1986 in Busto Arsizio, lives in Ferno (Varese). After graduating from the “Paolo Candiani” Art School he enrolled at the Brera Fine Arts Academy in 2005, which he attended for five years. His work deals with the figurative in a contemporary key. Critics who have written about him include Philippe Daverio, Renato Barilli, Alessandro Spadari, Stefano Pizzi, Ugo Maria Macola, Lele Lanfranchi, Ivan Quaroni and Andrea Del Guercio. His latest solo and collective shows include:2012, Arte Cremona fair, Cremona, curated by Wannabee Gallery, Milan; 2011, I cavalieri, Milan Flower Market, curated by BigSizeArt, Milan; I dis-armati, Galleria Accademia Contem-poranea, Milan, curated by Andrea Del Guercio. 2 0 1 1 F u o r i s a l o n e , M i l a n o A c c a d e m i a Contemporanea 2011, Parabiago (MI), curated by Andrea Del Guercio; Arte giovane sull’acqua, Milan Hydroport, curat-ed by BigSizeArt, Milan;Finalist in 13th Morlotti Prize, Imbersago (Lecco), cu-rated by Domenico Montalto and Giorgio Seveso;2010, Golf Club of Monticello, Cassina Rizzardi (Como), curated by BigSizeArt, [email protected]

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Eroi

Sabrina Poli

Heroes

Sabrina Poli

Nelle opere che Marco Pariani presenta in questa serie l’artista decide di rapportarsi al tema mitolo-gico dell’eroe attraverso la figura del cavaliere, un personaggio tipico dell’epica medievale che si im-merge però nel contemporaneo e combatte fino allo stremo contro le contraddizione sociali della contemporaneità.

L’interpretazione della lotta può assumere così un duplice aspetto, come metafora di una battaglia co-mune e rivoluzionaria o come trasposizione di un conflitto dai toni romantici, dove il protagonista si scontra invano contro i mulini del ventunesimo se-colo.

Le immagini si colmano di simbologie antiche e allo stesso tempo estremamente attuali, le quali, però, vengono qui trattate come pure forme geometriche.

L’artista si affida agli strumenti archetipici dell’infan-zia quali i colori e le forme elementari ed è proprio questo approccio infantile al disegno che svela in Pariani la genuinità del suo essere artista.

Le grandi campiture cromatiche divengono spazi mistici che rivelano una sorta di paesaggio interiore, che in quanto tale induce alla riflessione: la pittura di Pariani è infatti una pittura di azione e contem-plazione, di domata istintività gestuale e cosciente forza tematica.

Il prevaricare dell’azzurro, che qui assume il ruolo di il leitmotiv coloristico, rimanda a una simbolo-gia secolare ove la cromia, storicamente associata all’acqua e alla figura materna, diviene espressione pittorica di un desiderio di rinascita e rinnovamento spirituale.

I materiali utilizzati da Pariani provengono da una cultura giovane, di strada, nella quale Pariani fon-da le origini del suo fare artistico, a dimostrazione soprattutto del suo non voler escludersi dal mon-do e della sua volontà di intervento nel reale. An-che i mezzi, infatti, rivendicano il loro far parte della concettualità del dipinto: se nelle prime opere della serie l’artista dipingeva su tele pretrattate, che con-ferivano al risultato finale un effetto pulito e quasi grafico, in una seconda fase della sua ricerca ar-

In the works Marco Pariani presents in this series he relates to the mythological theme of the hero through the figure of the knight, a typical character in mediaeval epic who however is immersed in the contemporary and fights to the end against the so-cial contradictions of contemporaneity.

Interpretation of the struggle may therefore assume a twofold aspect, as metaphor of a shared and rev-olutionary battle or as transposition of a conflict of romantic tones where the protagonist tilts in vain against the windmills of the twenty-first century.

The images are packed with symbologies at once ancient and extremely topical but which are dealt with here as pure geometric forms.

The artist employs the archetypal tools of child-hood, such as elementary colours and forms, and it is precisely this childlike approach to drawing that reveals the genuineness of Pariani as an artist.

The great chromatic backgrounds become mystical spaces that unveil a sort of interior landscape, which as such leads to the reflection: Pariani’s painting is in fact a painting of action and contemplation, of tamed gestural instinctiveness and conscious the-matic force.

The predominance of light-blue, which here takes on the role of colouristic leitmotif, harks back to a centuries old symbology where the colour, histori-cally associated with water and the maternal figure, becomes pictorial expression of the desire for re-birth and spiritual renewal.

The materials Pariani uses come from the youthful, street culture in which his artistic origins lie, dem-onstrating above all a reluctance to exclude himself from the world and a desire to intervene on the real. The means themselves in fact claim their part in the conceptuality of the picture: if in the first works of the series the artist painted on primed canvases, which gave a clean and almost graphic end re-sult, in a second phase of his artistic inquiry Pariani chose, not at random, to work directly on unprimed canvas in order to achieve greater materiality in the work through the texture of the fabric, a feature he

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tistica Pariani sceglie non casualmente di lavorare direttamente sulla tela grezza per ottenere nell’ope-ra, attraverso la texture del tessuto, una maggiore matericità (carattere che l’artista vuole mettere in luce anche chiedendo al gallerista, ove possibile, di illuminare lateralmente la tela al fine di accentuare l’ombreggiatura delle gocce colanti di colore).

La grande dimensione è senza dubbio una scelta consapevole: è la medesima filosofia portata avan-ti dai maestri dell’espressionismo americano, che riconosce l’inequivocabile impatto della grandi tele le quali, oltre a prestarsi alla perfezione alle grandi pareti bianche dei musei contemporanei, garanti-scono quell’immediata empatia con il fruitore a cui ambisce la pittura di colore.

A opporsi a questi grandi spazi tonali, magistral-mente accostati fra loro, curatissimi e ricercati par-ticolari inducono l’osservatore, inizialmente posto a distanza, di avvicinarsi fisicamente all’opera e per-correre visivamente l’intera superficie del dipinto.

Questo armonico rapporto di grandezze testimonia anche la preziosa maestria dell’artista nel trattare i singoli elementi dell’opera e, creando un totale equilibrio fra essi, nel trovare loro spazio all’interno della composizione.

Eroi è la più recente tappa di un percorso che ha subito passaggi estremamente significativi i quali, nonostante la giovane età dell’artista, dimostrano una grande padronanza dei mezzi e, soprattutto, dei contenuti più ambigui e colti della figurazione.

seeks to highlight by asking gallery owners to illumi-nate the canvas laterally, where possible, with view to accentuating the shading of the seeping drops of colour.

The choice of large size is indubitably a conscious one: the same philosophy adopted by the masters of American expressionism, acknowledging the un-equivocal impact of large canvases which, as well as lending themselves perfectly to the vast white walls of contemporary museums, ensure that im-mediate empathy with the beholder to which colour painting aspires.

In contrast with these great tonal spaces, master-fully set out, the highly meticulous and refined de-tails induce the spectator to physically approach the work from a distance and visually cover the en-tire surface of the picture.

This harmonious relationship of dimensions also bears witness to the artist’s superb ability in han-dling the individual elements of the work and, creat-ing total equilibrium among them, in finding them space within the composition.

Eroi is the most recent port of call in a voyage that has undergone extremely significant passages which, in spite of the artist’s youth, demonstrate a great mastery of his means and especially of the most ambiguous and cultivated content of figura-tion.

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Marco ParianiSettantre / Seventy-threetenica mista su tela /mixed technique on canvas, 205x205 cm., 2012

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Marco ParianiSettantacinque / Seventy-Five tenica mista su tela /mixed technique on canvas, 205x205 cm., 2012

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Marco ParianiSettantasette / Seventy-Seventenica mista su tela /mixed technique on canvas, 205x205 cm., 2012

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Marco ParianiSettantotto / Seventy-Eighttenica mista su tela /mixed technique on canvas, 205x205 cm., 2012

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Marco ParianiSettantanove / Seventy-Ninetenica mista su tela /mixed technique on canvas, 205x205 cm., 2012

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Marina Scardacciu

Nasce nel 1973 a Sassari, dove vive e lavora. Nel 1998 si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte F. Figari di Sassari in Decorazione Pittorica e nel 2005 si laurea in Decorazione presso l’Accade-mia di Belle Arti della stessa città. Ha partecipato a numerose rassegne d’arte, fra le ultime:2012, Emergenze Arte Roma, Chiostro della Ba-silica di S. Anselmo, Roma, a cura di Paola Con-sorti;2011, Branchi, Insieme di Insiemi, Meme arte contemporanea e prossima, Cagliari; Drawing Connection, Siena Art Institute, Siena;2009, Mostra d’Arte Contemporanea, Circle, Cen-tro Culturale Ex Lazzaretto di Sant’Elia, Cagliari, a cura di Alessandra Menesini;2008, Incisioni Italiane, Palazzo della Frumenta-ria, Sassari, a cura dell’ Associazione Culturale Stanis Dessy;2007, Gemine Muse – Il Viaggio, Museo d’arte Siamese “Stefano Cardu”a cura dell’Assessorato alla cultura del Comune di [email protected]

Marina Scardacciu

Born 1973 in Sassari where she lives and works. In 1998 she gained her diploma in Pictorial Decoration at the F. Figari State Art Institute of Sassari and in 2005 graduated in Decoration at the Fine Arts Academy of the same city. She has taken part in numerous exhibitions, in-cluding most recently:2012, Emergenze Arte Roma, Cloister of the Basilica of S. Anselmo, Rome, curated by Paola Consorti;2011, Branchi, Insieme di Insiemi, MEME arte contemporanea e prossima, Cagliari; Drawing Connection, Siena Art Institute, Siena;2009, Contemporary Art Exhibition, Circle, Cultural Centre Ex Lazzaretto di Sant’Elia, Cagliari, curat-ed by Alessandra Menesini;2008, Italian Engravings, Palazzo della Frumentaria, Sassari, curated by the Stanis Dessy Cultural Association;2007, Gemine Muse – Il Viaggio, “Stefano Cardu” Museum of Siamese Art, curated by the Cagliari Municipal Culture [email protected]

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Orficonirico

Ivan Quaroni

Orficonirico

Ivan Quaroni

“Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale”

(Sigmund Freud, Il poeta e la fantasia)

È difficile circoscrivere il campo d’indagine della pittura, soprattutto quando essa ha che fare con i domini dell’ineffabile e dell’indicibile, categorie più facilmente ascrivibili all’ambito dell’Astrattismo, che non a quello della Figurazione.

Marina Scardacciu appartiene, senza dubbio, al no-vero di coloro che hanno scartato l’opzione mimeti-ca, scegliendo, semmai, la strada di una rappresen-tazione allusiva ed enigmatica, costellata di visioni epifaniche e d’inesplicabili associazioni.

Quelle di Orficonirico, sintomatico titolo delle ope-re più recenti, sono immagini perturbanti, ambigue, che sgrovigliano i riti iniziatici dell’infanzia e dell’a-dolescenza nel teatro di una natura infiammata da cromie irreali e sottilmente pervasa da un senso d’imminente tregenda.

La memoria corre alle venature drammatiche del-l’Espressionismo, ma anche alle arcane sospensio-ni della Neue Sachlichkeit e del nostro Novecento. I suoi sono, infatti, personaggi colti in un dinamismo cristallizzato, glacialmente compreso nel contrasto delle campiture di rosso e verde e imbrigliato nel ritmico intervallarsi dei fusti arborei. Come nelle liri-che di Baudelaire, la natura dipinta dall’artista viene metamorficamente trasfigurata in “un tempio in cui viventi colonne lasciano talvolta sfuggire confuse parole”.

Ma l’epicentro di ogni episodio è altrove, nello svol-gersi sotto i nostri occhi di un gioco insieme rituale e propiziatorio, indecifrabile come i culti dei miste-ri eleusini. Si ha come l’impressione che il clima di sognante sospensione sia l’effetto di uno stato di trance estatica, piuttosto che il frutto di una proie-zione onirica.

Se nei dipinti dell’artista c’è il sogno, allora è il sogno lucido degli gnostici, lo stato d’alterazione percetti-va, provocata dalla ripetizione mantrica, ossessiva.

Gli enfants terribles di Marina Scardacciu praticano temibili passatempi, si trastullano sul crinale che se-

“The opposite of play is not that whichis serious but rather that which is real”

(Sigmund Freud, The Poet and Phantasy)

It is hard to circumscribe the field of inquiry of paint-ing, especially when it has to do with the domains of the ineffable and the unsayable, categories more easily ascribable to the context of Abstractionism rather than Figuration.

Marina Scardacciu indubitably belongs to the circle of those who have discarded the mimetic option, choosing if anything the avenue of an allusive and enigmatic representation, studded with epiphanic visions and inexplicable associations.

Those of Orficonirico [Orphiconeiric], the sympto-matic title of her most recent works, are perturbing, ambiguous images which unravel the initiatory rites of childhood and adolescence in the theatre of a nature enflamed by unreal colours and subtly per-vaded by the sense of an imminent witches’ Sab-bath.

Memory strays to the dramatic traces of Expres-sionism, but also to the arcane suspensions of Neue Sachlichkeit and our own Novecento. Hers are in fact characters grasped in a crystallised dynamism, glacially contained in the contrast of the red and green backgrounds and harnessed in the rhythmic punctuation of tree trunks. As in Baudelaire’s lyrics, the nature painted by this artist is metaphorically transfigured into “a temple in which living columns sometimes emit confused words”.

But the epicentre of each episode is elsewhere, in the unfolding before our eyes of a game that is at once ritual and propitiatory, indecipherable like the cults of the Eleusinian Mysteries. It is as if one has the impression that the climate of dreaming sus-pension is a state of ecstatic trance rather than the fruit of an oneiric projection.

If there is dream in the artist’s paintings then it is the lucid dream of the Gnostics, the state of perceptual alteration brought about by obsessive, mantra rep-etition.

Marina Scardacciu’s enfants terribles practise fear-

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para la vita dalla morte, come se partecipassero a una sorta d’ipnotica e sanguinaria liturgia iniziatica.

Il loro, non è il gioco dell’evasione fantastica e dell’intrattenimento creativo. No, in quelle azioni non c’è nulla d’innocente. Sembra, invece, che i bambini della Scardacciu pratichino la scienza oc-culta dei negromanti, intenti a evocare incontrollabili forze primigenie, salvo poi rimanere sgomenti per il manifestarsi delle conseguenze. D’altra parte, come notava lo scrittore Anatole France, “il gioco è un corpo a corpo con il destino”. Ed è forse per la conseguenza di questo scontro che i corpi di questi giovani appaiono così lividi, esangui, appunto qua-si per effetto di uno spavento supremo. Oppure, quello che li affligge è il pallore dei fantasmi o delle bianche larve di una trasmigrazione d’anime incom-piuta. Se non altro, sarebbe un’interpretazione coe-rente con la tradizione orfica.

Tuttavia, credo che l’opera di Marina Scardacciu non possa essere oggetto d’interpretazioni sim-boliche. Il suo segreto sta proprio nell’ambiguità semantica della rappresentazione, nella capacità di sventagliare una pletora di suggestioni, non im-mediatamente o necessariamente riconducibili dei significati logici. Piuttosto, come dicevo in principio, i domini operativi della sua pittura sono i territori dell’indicibile e dell’ineffabile. Quegli oscuri recessi della psiche umana, dove aleggia, ancora libero, il dogma arcano dell’esistenza.

ful pastimes, they play on the ridge that separates life from death, as if taking part in a sort of hypnotic and sanguinary initiatory liturgy.

Theirs isn’t the play of imaginative diversion and creative entertainment. No, there’s nothing in-nocent in those actions. It appears instead that Scardacciu’s children practise the occult science of necromancers, intent on summoning uncontrol-lable primigenial forces, only to remain dismayed by manifestation of the consequences. On the other hand, as the writer Anatole France noted, “play is hand-to-hand combat with fate”. And it is perhaps due to the consequence of this clash that the bod-ies of these kids seem so livid, bloodless, almost as if from the effect of a supreme fright. Or what af-flicts them is the pallor of ghosts or the white larvae of an uncompleted transmigration of souls. If noth-ing else, this would be an interpretation coherent with the orphic tradition.

Nonetheless, I believe that Marina Scardacciu’s work cannot be subjected to symbolic interpreta-tions. Her secret lies precisely in the semantic am-biguity of representation, in the ability to spread forth a plethora of suggestions, not immediately or necessarily traceable, of logical meanings, Rather, as I said at the start, the operational domains of her painting are the territories of the unsayable and the ineffable. Those obscure recesses of the human psyche where, still free, the arcane dogma of exist-ence hovers.

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Marina ScardacciuEco cerca narciso / Echo seeks Narcissus olio su tela /oil on canvas, 100 x 150 cm., 2012

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Marina ScardacciuVuole la carne separarsi dall'anima / Wants flesh separated from the soulolio su tela /oil on canvas, 100 x 150 cm., 2012

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Marina ScardacciuColazione sull'erba / Luncheon on the grassolio su tela /oil on canvas, 100 x 150 cm., 2012

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Marina ScardacciuL'oracolo / The oracleolio su tela /oil on canvas, 100 x 150 cm., 2012

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Marina ScardacciuCome le stelle che cadono e non si accendono più / Like stars that fall and light up no more olio su tela /oil on canvas, 100 x 150 cm., 2012

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Giovanna Sottini

Nasce nel 1985 a Desenzano del Garda (Bre-scia), dove vive e lavora. Nel 2008 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Partecipa alle mostre collettive: La città delle donne e Presenze. Nel 2009 è presente a Bergamo arte fiera, ArtVe-rona, Innsbruck art fair, Novegro Arte Contempo-ranea, Immagina Fiera Reggio Emilia, ArtCremo-na, Viterbo Arte, Kunst art Bolzano, BerlinerListe Berlino, Line Art Gand. Partecipa alle mostre collettive: Presenze con Rear-tunostudio e Interpretare l’Arte con la Galleria d’Ar-te Contemporanea, La Bombonnière a San Remo. Nel 2010 è presente alla collettiva C.A.R.T nel-la Torre Civica di Sarnico Contemporary Artower e alle fiere ArtInnsbruck, ArtKarlsruhe, Bergamo Artefiera, ArtCremona e Viterbo Arte e ArtVerona con la partecipazione al Premio Aletti. Nel 2011 arriva finalista al Wannabee Art Prize di Milano. Nello stesso anno realizza la sua prima mostra personale presso White Art Gallery di Me-rano, e inizia una collaborazione con la galleria d’arte contemporanea Openart di [email protected]

Giovanna Sottini

Born 1985 in Desenzano del Garda (BS) where she lives and works. In 2008 she graduated at the Bologna Fine Arts Academy. Took part in the collective exhibitions The City of Women and Presences. In 2009 she participated in the Bergamo Art Fair, ArtVerona, Innsbruck Art Fair, Novegro Arte Contemporanea, Immagina Fiera Reggio Emilia, ArtCremona, Viterbo Arte, Kunst art Bolzano, BerlinerListe Berlin and Line Art Ghent. Collective exhibitions: Presences with Reartunostudio and Interpreting Art with the Galleria d’Arte Contemporanea, La Bombonnière in San Remo .In 2010 she took part in the collective exhi-bition C.A.R.T at the Torre Civica di Sarnico Contemporary Artower and at the fairs ArtInnsbruck, ArtKarlsruhe, Bergamo Artefiera, ArtCremona, Viterbo Arte and ArtVerona, competing for the Aletti Prize. In 2011 she was a finalist in the Wannabee Art Prize of Milan. In the same year she had her first solo show at the White Art Gallery of Merano and began collaboration with the contemporary art gallery Openart of [email protected]

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Il viaggio

Walter Guadagnini

The Journey

Walter Guadagnini

E’ ancora in pieno divenire il lavoro di Giovanna Sot-tini, una pittura concentrata tanto sulle iconografie quanto sulla specificità della lingua, di uno stru-mentario tecnico concepito come autentico nucleo espressivo, ragione primaria dell’agire.

La quotidianità delle situazioni che caratterizzano le opere della giovane artista viene posta in discus-sione, infatti, proprio da una pittura ossessiva, che giunge nelle prove migliori a trasformare corpi e og-getti in puri pattern decorativi, inducendo lo spetta-tore a interrogarsi sulla natura dell’immagine, senza rinunciare a una piacevolezza che lascia trasparire il piacere stesso dell’azione pittorica.

Ancora ricca di rimandi a precedenti storici ben indi-viduabili, soprattutto nella concezione del rapporto tra pittura e fotografia, la ricerca di Giovanna Sottini lascia immaginare nelle sue prove più recenti una maturazione i cui approdi non sono oggi ancora pre-vedibili, ma che è facile intuire saranno improntati a un’ ulteriore approfondimento di queste premesse, in vista di una sempre maggiore autonomia espres-siva. E che non dovranno perdere la freschezza e la felicità del fare che emerge da queste prime prove.

(...) Nel mondo dell’artista ci si entra se disposti al viaggio e a superare le proprie formae mentis. Ci si entra se si accoglie il diverso, si ha sete di incontrar-lo e sperimentarlo, se ci si predispone all’ascolto, al dialogo, all’integrazione, all’arricchimento, nella volontà di svelare di ogni realtà le sue radici, la sua storia, le sue ragioni.

Il suo iter di creazione procede per stratificazioni, gradi, passaggi, supporti, è repertorio di ricordi e rielaborazioni grafiche mentali, comunica riflessioni che dipanano dal reale verso una dimensione più sospesa ma più vera. La matrice di partenza è il viaggio, ciò che ne consegue il prodotto iconogra-fico - magistrale e paziente – dell’analisi suggerita.

Il viaggio nella società contemporanea è sovente una delle migliori occasioni per camminare e giun-gere ad uno stato di ipnosi, ad una spaesante pace interiore in grado di farci prendere contatto con la parte più inconscia del territorio, a scoprire e sco-prirsi, pensare, nutrire la mente di colori, suoni, odo-

Giovanna Sottini’s work is still in a full state of be-coming: painting that concentrates as much on iconographies as on specificity of language, of a technical instrumentation conceived as authentic expressive nucleus, the prime reason of action. The everydayness of the situations featured in this young artist’s works is in fact called into question precisely by obsessive painting which in the best examples achieves the transformation of bodies and objects into pure decorative patterns, inducing the beholder to reflect on the nature of the image, yet without renouncing an agreeableness that lets the very pleasure of the painterly act shine through. Still rich in references to clearly identifiable historical precedents – above all in the conception of the rela-tionship between painting and photography – Gio-vanna Sottini’s research, in its most recent mani-festations, leaves us imagining a maturation whose outcomes are not yet foreseeable today; but it is easy to intuit that they will bear the imprint of further in-depth investigation of these premises, in view of an increasingly greater expressive autonomy. And that they will not lose the freshness and happiness in doing which emerges from these first attempts.

(...) One enters the world of the artist if one is will-ing to travel and overcome one’s own formae men-tis. One enters if one embraces the different, if one has a thirst to encounter and experience it, if one is open to listening, to dialogue, to integration, to enrichment, in the desire to unveil the roots, the his-tory and reasons of every reality.

Her itinerary of creation proceeds by stratifications, degrees, passages and supports. It is a repertoire of memories and mental graphic reprocessing, communicating reflections that unravel from the real towards a dimension that is more suspended but more real. The matrix of departure is the journey, the result is the iconographic product – masterly and patient – of the suggested analysis.

The journey in contemporary society is often one of the best occasions for walking and achieving a state of hypnosis, a disorienting inner peace that can put us in touch with the most unconscious part of the territory, allow us to discover and to reveal

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ri della strada. Ed è il camminare a produrre luoghi, il camminare: un’azione che è “simultaneamente atto percettivo e atto creativo... lettura e scrittura del territorio”(Francesco Careri, Walkscapes. Cam-minare come pratica estetica), atto di celebrazione del paesaggio, una sorta di pellegrinaggio rituale.

La strada che Giovanna ha scelto di percorrere è la strada dell’esperienza, la strada di chi accetta il rischio, si mette alla prova, vuole riconoscere se stesso dal confronto con altri individui culture reli-gioni costumi architetture sovrastrutture...

ourselves, to think, to feed the mind with colours, sounds, smells of the street. And it’s walking that produces places, walking: an action that is “simul-taneously perceptive act and creative act… the reading and writing of the territory” (Francesco Careri, Walkscapes. Walking as aesthetic practice), an act of celebrating the landscape, a sort of ritual pilgrimage.

The road that Giovanna has chosen to travel is the road of experience, the road of one who accepts risk, lays herself on the line, wants to recognise her-self from comparison with other individuals cultures religions customs architectures superstructures...

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Giovanna SottiniCavallini / Ponies stampe su plexiglass /prints on plexiglas, 2011

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Giovanna SottiniCaramelle / Sweets installazione di nove pezzi, acrilico su tela, /nine piece installation, acrylic on canvas, 25x30 cm. cad., 2011

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Giovanna SottiniSenza titolo / Untitled olio su tela, /oil on canvas, 70x70 cm., 2011

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Giovanna SottiniGlenda / Glenda olio su tela /oil on canvas, 130x130 cm., 2011

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Giovanna SottiniIo / Me olio su tela /oil on canvas, 130x130 cm., 2012

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Premio Marina di Ravenna 2012 / Marina di Ravenna Prize 2012Diario fotografico della rassegna / Photographic diary of the event

Il Centro civico di Marina di Ravenna ove ha sede la Galleria FaroArte.

The Civic Centre at Marina di Ravenna where the FaroArte Gallery is based.

Giovedì 23 agosto: l’Assessore Ouidad Bakkali inaugura l’esposizione.

Thursday 23 August: Councillor Ouidad Bakkali opens the exhibition.

Un’altra immagine della Galleria FaroArte.

Another image of the FaroArte Gallery.

Uno scorcio dell’allestimento della mostra dedicata alle opere dei 38 finalisti del Premio.

View of the exhibition dedicated to the works of the 38 finalists.

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Un folto pubblico ha partecipato alla cerimonia inaugurale.

Great public participation at the opening ceremony.

Giovedì 23 agosto: serata conviviale con gli artisti finalisti.

Thursday 23 August: a convivial evening with the finalists.

Venerdì 24 agosto: “L’artista tra il pubblico e il privato: mercato e isti-tuzioni” è stato il tema di una conversazione di Sandro Parmiggiani, Beatrice Buscaroli e Claudio Spadoni. Ha presieduto l’incontro Massi-miliano Garavini (alla sinistra nella foto).

Friday 24 August: “The artist between public and private sectors: mar-ket and institutions” was the theme of a conversation between Sandro Parmiggiani, Beatrice Buscaroli and Claudio Spadoni. The talk was chaired by Massimiliano Garavini (on the left in the photo).

Venerdì 24 agosto; serata culturale dedicata al ricordo di Pier Paolo Pasolini. Nella foto i relatori dell’importante convegno.

Friday 24 August; cultural evening dedicated to the memory of Pier Paolo Pasolini. In the photo, the speakers at this important conference.

Sabato 25 agosto: “Pittura e nuovi media: aspetti del-la cultura contemporanea”, questo il tema della con-versazione di Marco Tonelli, Francesca Baboni e Clau-dio Spadoni.

Saturday 25 August: “Paint-ing and new media: aspects of contemporary culture” was the theme of a con-versation between Marco Tonelli, Francesca Baboni and Claudio Spadoni.

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Sabato 25 agosto: la serata di premiazione, presentata da Daniele Pe-rini, è stata arricchita dall’esibizione del giovane tenore Déniz Leone, accompagnato al pianoforte dal maestro Andrea Bicego.

Saturday 25 August: the prize-giving evening, presented by Daniele Perini, was enriched with a performance by the young tenor Déniz Leone, accompanied at the piano by Maestro Andrea Bicego.

Il pubblico presente alla cerimonia di premiazione.

The public at the prize-giving ceremony.

Pericle Stoppa, curatore del Premio, Marco Tonelli, Francesca Baboni e Claudio Spadoni, componenti della giuria, intervistati da Daniele Perini.

Pericle Stoppa, curator of the Prize, Marco Tonelli, Francesca Baboni and Claudio Spado-ni, members of the jury, interviewed by Daniele Perini.

Giovanna Sottini premiata da Beppe Rossi, Vice presidente Confindu-stria Ravenna.

Giovanna Sottini receives her prize from Beppe Rossi, Vice Chairman of Confindustria Ravenna.

Il giovane Marco Pariani premiato da Galliano Di Marco, Presidente Autorità Portuale di Ravenna.

Young Marco Pariani receives his prize from Galliano Di Marco, Chair-man of Ravenna Port Authority.

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Al termine della serata un gruppo al femminile posa per una foto ricordo.

At the end of the evening, a group poses for a sou-venir photo.

Marina Scardacciu, premiata da Gianni Bambini, Presidente Bambini srl.

Marina Scardacciu receives her prize from Gianni Bambini, Chairman of Bambini srl.

Sandro Palmieri riceve il premio da Natalino Gigante, Vice presidente Camera di Commercio di Ravenna.

Sandro Palmieri receives his prize from Natalino Gigante, Vice Chair-man of the Ravenna Chamber of Commerce.

L’artista coreana Bo Mi Kim premiata da Fabrizio Matteucci, Sindaco di Ravenna.

Korean artist Bo Mi Kim receives her prize from Fabrizio Matteucci, Mayor of Ravenna.

I cinque vincitori del “Marina 2012” festeggiati dal Sindaco di Ravenna e dal curatore del Premio.

The five winners of the “Marina 2012” toasted by the Mayor of Raven-na and the curator of the Prize.

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2003 Tommaso Cascella, Bomarzo VT Bruno Ceccobelli, Todi PG Maurizio Di Feo, Gioia del Colle BA Jean Gaudaire Thor, Francia Graziano Pompili, Montecchio RE

2004 Ugo Nespolo, Torino Aurelio Caruso, Palermo Luigi Milani, Rovigo Helmut Tollmann, Germania

Premi alla carriera: Renzo Morandi, Ravenna Concetto Pozzati, Bologna

2005 Erio Carnevali, Modena Tommaso Cascella, Bomarzo VT Eugenie Jan, Francia Franck Moeglen, Germania Franco Sumberaz, Livorno Antonio Tamburro, Isernia

Premi alla carriera: Biagio Pancino, Francia Germano Sartelli, Imola BO

2006 Lorenzo D’Angiolo, Lucca Giuliano Ghelli, Firenze Claudie Lacks, Francia Giuseppe Simonetti, Palermo

Premi alla carriera: Gabriella Benedini, Milano Antonio Possenti, Lucca

2007 Franco Batacchi, Venezia Bernd Kaute, Germania Tone Lapajne, Slovenia Enrico Manera, Roma Ferran Selvaggio, Spagna

Premi alla carriera: Eugenio Carmi, Milano Hermann Nitsch, Austria

2008 Luca Alinari, Firenze Giuliano Barbanti, Milano Davide Benati, Modena

Renata Boero, Milano Nicola Carrino, Roma Giancarlo Cazzaniga, Milano Vittorio D’Augusta, Rimini Enrico Della Torre, Milano Giosetta Fioroni, Roma Walter Fusi, Siena Fathi Hassan, Egitto Romano Masoni, Pisa Mario Nanni, Bologna Giorgio Olivieri, Verona Mario Raciti, Milano Rino Sernaglia, Milano Medhat Shafik, Egitto Fausta Squatriti, Milano Tino Stefanoni, Lecco Walter Valentini, Milano

Premi alla carriera: Tullio Pericoli, Milano Achille Perilli, Roma

2009 Laura Baldassari, Ravenna Cesare Baracca, Lugo RA Xante Battaglia, Milano Ennio Calabria, Roma Pablo Echaurren, Roma Marco Gastini, Torino Franco Guerzoni, Modena Massimo Kaufmann, Milano Ugo la Pietra, Milano Eliana Maffei, Genova Renzo Margonari, Mantova Vittorio Mascalchi, Ravenna Franco Mulas, Roma Carlo Nangeroni, Milano Katja Noppes, Milano Lorenzo Piemonti, Milano Sergio Sermidi, Mantova Vanni Spazzoli, Ravenna Grazia Varisco, Milano Giorgio Vicentini, Varese Premi alla carriera: Gianfranco Baruchello, Roma Guido Strazza, Roma

2010 Premi alla carriera: Vasco Bendini, Parma Georges Mathieu, Francia Arnulf Rainer, Austria

2011 Massimiliano Errera, Trapani Filippo Farneti, Ravenna Ettore Frani, Roma Banafsheh Rahmani, Iran Manuela Vallicelli, Ancona

2012 Bo Mi Kim, Corea Sandro Palmieri, Firenze Marco Pariani, Ferno VA Marina Scardacciu, Sassari Giovanna Sottini, Desenzano BS

Premio Marina di Ravenna Albo d’oro

Marina di Ravenna PrizeRoll of Honour

Il Premio Marina di Ravenna, sorto nel 1955 come Concorso di pittura estemporanea, si è svolto ininterrottamente fino al 2000 con la stessa modalità iniziale.Dopo due anni di interruzione, la manifestazione è ripresa adottando formule diverse.Dal 2011 la partecipazione al Premio è riservata agli artisti di età inferiore ai 40 anni.Questo l'Albo d'Oro dei premiati dal 2003:

The Marina di Ravenna Prize, set up in 1955 as an extem-pore painting Competition, continued uninterrupted and unchanged until 2000.After a two year pause the event was revived under new formulas.Since 2011 participation in the Prize has been reserved to artists under 40.This is the Roll of Honour of prize-winners since 2003:

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Si ringraziano per il sostegno alla manifestazione:

Ravenna

Compagnia Portuale ROSETTI MARINO SPA

O.M.N. Officine Meccaniche Navali

Mario Boccaccini

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Finito di stamparenel mese di novembre 2012

da Tipografia Moderna Ravenna