PrimaPagina ago. 2014

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Una riforma “prostituzionale”di Daniela Palantrani12

PoliticaPolitica LA SENATRICE ENZA BLUNDO (M5S) SULLA RIFORMA DEL SENATO

Contatti:[email protected]/fax 0861. 221974

50 Settembre 2014

26Tercas, ultimo atto?La data che segna la fine della saga Tercas è il 29 luglio 2014. Nell’Aula magna dell’Università di Teramo si compie

(forse) l’ultimo atto di una vicenda che ha profondamente segnato la nostra città...

54 Difendersi dai rumori molestidi Nicola Paolo Rosetti

La periferia tra emergenza e sviluppodi Raffaele Raiola22

SocialeSociale URBANIZZAZIONE E QUESTIONE CULTURALE

38 In cerca di “selfi e”di Daniele La Licata

66 Il citello...di Alessandra D'Andrea

Venti piccoli Comuni e...di Daniele Leone 19

TerritorioTerritorio LA SFIDA DEL TURISMO SOSTENIBILE

40 La “ragazza degli anni ‘60” è cresciutadi Adele Di Feliciantonio

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Clementina BerardoccoMafalda BrunoMaria CroceAlessandra D’AndreaAntonio Del LatteArturo Di CeraAdele Di FeliciantonioGiovanni Di GiannataleLaura Di PaolantonioAnna Di TullioAlessandro FrattaroliAngela FoscoDaniele La LicataDaniele LeoneAntonella LorenziGrazia Maria MIccichèMaurizio OrsiniDaniela PalantraniOreste PetricolaAnna PiersantiGianfranco PucaRaffaele RaiolaMicaela RidolfiNicola Paolo RossettiVincenzo RosettiGianluca Torrieri

n. 605 del 14.07.09n. 200812281-5651

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In copertina: “Prospettive”

(foto: photo from internet)

n. 50 anno 5 - Settembre 2014

IMPRESA ASSOCIATA

Iscritto a: UNIONE STAMPAPERIODICA ITALIANA

OmnibusContribuenti e New Austerity24

60 Non solo colpadello zainodi Maria Croce

48 L’istante non è banalitàdi Clementina Berardocco

62 In forma e tonici con..di Anna Piersanti

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DirettoreLettere al

Caro direttore,i giorni del mese di Agosto sono stati occasione di trascorrere le ferie e godersi qualche giorno di riposo. Le fi nanze quest’anno non hanno concesso alla mia famiglia, contrariamente agli anni passati, di trascorrere qualche giorno in località turistiche ma abbiamo comunque approfi ttato delle bellezze autoctone. Ci siamo recati in diverse località di montagna godendoci delle belle passeggiate tra i boschi, in relax, natura ed economia! L’occasione è stata anche quella di ospitare amici della Valcamonica in vacanza da noi. Ai complimenti per i bei posti visitati (Prati di Tivo, Ceppo, Campo Imperatore, etc) si sono affi ancate note di biasimo, dovute al

dissesto di strade e carenza di strutture. La rifl essione è appunto questa: abbiamo dei posti bellissimi che se ben valorizzati potrebbero far rifi orire o quantomeno aiutare l’economia. Questa è la ricchezza dell’Abruzzo: parchi e agricoltura.Ma se a questo non si affi anca la politica che fa il proprio mestiere restano risorse sprecate. Questi miei amici facevano notare fra le altre cose le condizioni pessime delle strade, che si devono percorrere per visitare i vari luoghi oltre ad una semplice passeggiata in centro storico a Teramo. Mi chiedo dov’è la nostra Amministrazione? Perché non rifl ette su questi temi semplici e attuabili?Fiorindo S.

Gentile lettore,dalle montagne al mare, sono pochi i luoghi della nostra regione adeguatamente valorizzati a scopo turistico. Basti pensare alla stagione balneare, gravemente compromessa dal maltempo è vero, ma le cui carenze strutturali non sono mai state affrontate e risolte. Quando siamo in campagna elettorale tutti i candidati tirano fuori la carta delle potenzialità turistiche, della “regione verde”, dal Gran Sasso ai Trabocchi in pochi minuti, ma poi sulla costa mancano i depuratori e l’acqua è gialla e sulle montagne mancano le strade. Siamo sempre lì: tra il dire e il fare…

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di Mira Carpineta Editoriale

uando iniziò questa avventura, 5 anni fa, sapevamo che l’impresa sarebbe stata dura, anche se la crisi non aveva ancora defl agrato e invaso il nostro vivere quotidiano.

Forse con un pizzico di incoscienza ma con l’entusiasmo che accompagna un nuovo progetto, in questi 5 anni abbiamo sperimentato, esplorato, cercato nuove vie e reinventato le vecchie, sempre tesi a superare i limiti che abbiamo incontrato sul cammino. Basti pensare anche solo al miracolo di essere riusciti ad autoprodurci, attraverso la raccolta pubblicitaria, in cui tantissimi inserzionisti hanno creduto, permettendoci di continuare a stampare, mese per mese, 50 edizioni di PrimaPagina.Nessuno sponsor politico, palese o occulto, nessuno schieramento. PrimaPagina voleva essere, ed è, una voce indipendente, equidistante, pronta ad accogliere tutte le voci, le domande e le risposte dei cittadini che poi sono i nostri lettori e quindi i nostri “datori di lavoro”. Gli unici a cui dobbiamo e vogliamo far riferimento e a cui non ci stanchiamo di chiedere suggerimenti e consigli per continuare a cambiare e crescere insieme. Grazie a tutti voi

50 VOLTE PrimaPagina

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Come i nostri lettori avranno modo di constatare, l’intervi-sta che segue è quantomeno singolare. Il nostro incontro con il Senatore Antonio Razzi è stato, invero, unico nel suo genere.

Con PrimaPagina il Senatore è stato semplice-mente sè stesso. Verace, forte e gentile come nella migliore, atavica tradizione del carattere abruzzese, non dimentica le sue origini umili di cui, anzi, va fi erissimo; genuino nelle sue lacune in italiano, così come nelle sue idee politiche.

Parlare in abruzzese non era programmato, ma poi è venuto tutto così spontaneo e naturale (e divertente!) che abbiamo deciso di trascrivere le sue dichiarazioni così come sono state dette cercando di adattare il parlato ad una forma scritta comprensibile (si spera) pur se in dialetto.

Ad una persona così squisitamente “nature”,siamo del parere che vadano concesse tuttele attenuanti del caso, inclusa una permissivabenevolenza per alcuni strafalcioni linguisticiche sono emersi nell’intervista regalandoci attimi di pura ilarità.

Una doverosa precisazione per chi non è abruzzese: noi non usiamo il “lei” nel nostro dialetto: al massimo il “voi” ma con qual-che (anzi, parecchie) diffi coltà, adoperiamo sempre il “tu” ma con un distinguo quando ci si rivolge ad una persona di prestigio. Come i nostri antenati, facciamo precedere o seguire il “tu” da “Assignerè” che tradotto signifi ca “vo-stra signorìa”, come segno di rispetto, anche se poi si continua a dare del tu con la massima naturalezza. Naturalmente l’uso di “Assignerè” non è condiviso dalle nuove generazioni, più disinvolte nell’uso del “tu” o del “lei”. In ogni caso, leggendo le parole che seguono oprecedono quelle in stretto dialetto, si dovrebbe afferrare facilmente il senso delle domande e delle risposte del Senatore.

Quanto poi a condividerle o meno, beh, quella è tutta un’altra storia.E dunque.... buona lettura

DEVONOSCEGLIEREDalle Riforme a Berlusconi, passando per L’Aquila,

il Senatore Antonio Razzi racconta, in dialetto

abruzzese, la sua vita, le sue scelte, le sue idee…

di Mira Carpineta e Mafalda Bruno

di Mafalda Bruno enatò buongiorne, come sti Assignerè?I sting ‘bbune, arngraziann lu Signore che c’aiute tutte li jurni. L’abruzzese è mol-

to più facile da parlare, per me che l’italiano Vuleme fa l’intervista in abruzzese? Ma dapù ne li capisce nisciune, ca-pème solo nu. Però fusse na bella idea farla in abruzzese. Io parlo lu “razziano” (razzi+italiano, ndr) poi lu tedesco e lu spagnolo, mò rimane l’abruzzese...Allor Senatò: parlèm come

“Parlare in abruzzese non era

programmato, naturale (e divertente!)

che abbiamo deciso di trascrivere le

sue dichiarazioni così come sono state

dette cercando di adattare il parlato

ad una forma scritta comprensibile

(si spera) pur se in dialetto.”

intervista a Razzi di Mafalda Bruno

foto/audio di Mira Carpineta

In ogni caso, leggendo le parole

che seguono o precedono quelle in

stretto dialetto, si dovrebbe afferrare

facilmente il senso delle domande

e delle risposte del Senatore.

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magnèm..... Si vu magnà s’ha da parlà de tutt. Anzi, s’arscèm a mettere qualche pa-rola in dialetto, diamo lustro al nostro Gabriele D’Annunzio, sennò de chiste se ne scorde tutte quinde. Io anche su La Zanzara o Un giorno da pecora, le risposte gliele schiaffo in dialetto ap-posta, cuscì nen capisce nind. Ai gior-nalisti qualche volta gli rispondo o in dialetto o in tedesco perché “scuse, tu ‘nghe la Merkel che lingua pirle”? Vabbon: parlèm de la riforma de lu SenateChe vu sapè? La riforma del Senato è na cazzata.. Perché questo (Renzi) è

nu poche spaccone, s’ha muntate la coccia. Vò levare 2000 anni di storia che tè lu Senato. I Senatori vengono dall’antica Roma. Anche se io 2000 anni fa non ci viveva qua, però me ricordo che la storia ci indica che a

lu Senato sono i veri saggi della politi-ca. Volente o nolente. Qualcuno m’ha dette: - ma tu si pure sagge?- beh su alcune cose si! Che so ‘cchiù ciucce de te? Là ssopr, a la Camere, mò ci sta tutte guagliungille che minime tè 25 anni. N’haje viste de tutte li colori, che va ‘nghe li zaini. Io gli ho detto: “va bene che la è Montecitorio, ma miche ij dà scalà li muntagne! Allora, ci stann tanti ragazzotti, per l’amor di Dio, intelligenti, ma molti stanno a fare ancora l’università. Non puoi dare in mano a loro una legge che va per 60 milioni di Italiani o oltre, forse 100, -che ci stanno anche quelli

OE I CITTADINI

Questi devono essere vutati e scelti dai cittadini che li rappresenta, perché se uno mi d’ha rompe li…cosiddetti..a me, quelle deve sapé che m’ha scelto

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all’estero, ci stà un’Italia fuori dall’Ita-lia-. Fare una legge costituzionale, non è, come si dice in tedesco: ist nicht so einfach, non è così facile. Allora per-ché dice “i saggi si trovano al senato”? Perché té minime minime 40 anni!E quindi?E quind a 40 anni o si fatte lu schiave o lu schiappine, o si fatte lu cuntadi-ne -che si fatte, fatte- sicuramente tieni 20 anni d’esperienza sulli spall, qualsiasi lavoro che fai. Il Senato non deve essere abrogato e poi, come lo vedo io, deve essere scelto dai citta-dini, sennò i cittadini paghe solo le tasse e nen cummanne ‘cchiù ninde. Sia l’elezione de lu Presidente della Repubblica, dove io condivido quello che sostiene il presidente Berlusconi e non solo lo condivido, ma lo appoggio tranquillamente, perché allora lu cit-tadin che ci sta a ffà? Solo a pagà le tasse e isse se dividono tutte e cose….Assignerè è per l’elezione di-retta del Presidente della Re-pubblica e dei Senatori?Questi devono essere vutati e scel-ti dai cittadini che li rappresenta, perché se uno mi d’ha rompe li…cosiddetti..a me, quelle deve sapé che

m’ha scelto. Io abito a Pescara. Se tut-ti i pescaresi o gli gli abruzzesi mi scelgono e si appoggiano a me, io

mi devo appoggiare a loro, in qual-siasi circostanza e a disposizione, per tutti, sia qua che all’estero. Però uno può dire: “capperi, l’haj vutate io, quel-le è nu ciuccio”, oppure: “l’ho votato io, ho scelto bene. Mi vanto di aver scelto questo qui, perché non pensa solo a li cazz si, ma pure a li cazz… nustre”. Per questo la battuta che ho detto: “te lo dico da amico, qua pensa-no tutti ai cazzi loro, pensiamo ai caz-zi nostri, perché qui è tutt nu magna magna”. Però se ti scelgono i cittadini, i responsabili sono i cittadini e non più i segretari di partito..E se nin fi quello che s’aspett

chi t’ha vutate, t’armanne à la casa Esatto: tante cinqu’ anne, è cinqu’an-ne, passe subbete e pù te n’arvì a zappà la terre, capito? Purtroppo quando scelgono i segretari di partito o chi li gestisce… Oggi, il mio cartel-lino, in gergo sportivo, lu tiene Berlu-sconi perché lui mi ha fatto eleggere, mi ha messo in lista e a me chi mi cummanne, è quello. Prima sono sta-to eletto due volte all’estero con le preferenze, quando stavo con l’ex IDV, che per me ha fi nite.Certo che Di Pietr ha fatt nà fi ne....n’era meglio che se ne stav a fà lu Magistrate?Io non mi pronuncio, tanto i cittadi-ni sanno, vedono e stravedono bene. Molte volte i cittadini li prendono per culo, ma i cittadini sono intelligenti e

Tenevo 62 anni quando ho fatto quel cambio. In Svizzera si va in penzione a 65 e basta. A 3 anni alla pensione, nen tinghe na lire, che me magne?

Quando che so’ stato eletto, ho lavorato ancora in fabbrica per alcune settimane per istruì chell che mi sostituiva. Se ero n’atre cittadine, avesse mannate affancule tutte quande

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capiscono e io per questo difendo gli italiani perché gli italiani capiscono chi fa bene e chi fa male, chi penz a li cazz si e chi penz a li cazz di tutti, capito? Scusa l’espressione, det-to alla paisana. E’ chiaro che io sono responsabile di quelli che mi hanno eletto, non del mio presidente di par-tito, che all’epoca era Antonio Di Pie-tro. Io prima che ho cambiato (uscita dall’Idv) ho fatto un giro di telefonate a tutti quelli che mi hanno votato e ho detto: guarda che mi succede cuscì e cuscì…siete voi che mi avete aiutato.. e vi informo che… Mi hanno detto” vattene subito” , loro con me non se la sono pijate. Infatti, se l’hann pijate cu Sci-lipoti, ma con Assignerè ‘nze l’ha pijate nisciune..No, c’è stato qualcosa, ma tra quelli che non m’hanno votato. Per esem-pio c’era una dalla Svizzera che m’ha detto qualcosa, ma gli ho detto: “sinde paisà, ma tu si cumuniste, hai sem-pre votato comunista, come cazz fi a vutà a me? Mò mi sti a rompe li cu-june, ma vaffancule.. io devo difende-re anche le mie cose. Tenevo 62 anni quando ho fatto quel cambio. In Sviz-zera si va in penzione a 65 e basta.

A 3 anni alla pensione, nen tinghe na lire, che me magne? Li matune de la casa? Ma scusate, pozze, je , na vota tande, penzà pure che tinghe na fa-mije e che teneme pure da cambà? A 62 anni dove vi a fatijà? A la Svizzere nen ci pu arjì..E infatt: come a jete co lù lavo-ro in Svizzera quando sì state eletto? Quando che so’ stato eletto, ho lavo-rato ancora in fabbrica per alcune settimane per istruì chell che mi sosti-tuiva. Se ero n’atre cittadine, avesse mannate affancule tutte quande. In-vece io so rimaste ancora a lavorare; e poi al mio direttore Nick Klause e Majer il mio soprachef, je sò dett: “Es tut mir leid” (in tedesco, ndr)…mi di-spiace, ma io vado a Roma, sono stato eletto. Ma torno ogni fi ne settimana a controllare che lu sostitute ha ‘mba-rato bene e controllo”. E le sò fatte. Mi ricordo che la prima volte, dalla Camera dei Deputati, chiamavano a casa mia e a mia moglie gli chiedeva-no: “Signora, ma dove sta suo marito? “ e lei gli rispondeva: “Sta a lavorare, sta in fabbrica..” – “Ma deve venire a

Roma..” Inzomm sulla Riforma del Se-nato a part che è na cazzata… che atre mi dice?Io appoggio la proposta di Minzolini. É giusto ca lu numere de li senator si abbassi, ma è giusto che si abbas-si pure alla Camera. Allora lasciamo 200 qua e 400 di la e fanno 600, al posto di 630… ma sempre su base elettiva.Berlusconi, l’amore d’Assi-gnerè. Lu prime penzijere c’ha tenute quand è stato assolto pe lu caso Ruby, lu primissime penzijre… perchè quella è sta-ta addavèr nà sentenza a sor-presa, tutta l’Italia s’aspettava la cundanna Nù genio, quello è nù genio. Mò gli rode lu fegato a tanda gente. Perché

Io appoggio la proposta di Minzolini. É giusto ca lu numere de li senator si abbassi, ma è giusto che si abbassi pure alla Camera

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lo volevano incastrare a tutti i costi. Quando è successo il terremoto a L’Aquila, io stavo con l’altro partito, ma sò penzate: l’Archimede della politica è Berlusconi. Nù genio! Chi mai poteva mettere il G8, portarlo all’Aquila, tra le macerie, dalla Mad-dalena. Tutto il mondo, diciamo, ha cunusciute l’Aquila, fi nalmente s’è parlato ai livelli mondiali, apperfi ne con Obama.A lù G8 a L’Aquila, ci jete Assi-gnerè?No, je c’avè state ai funerali delle vit-time. Durante lu G8 io stavo a Addis Abeba. Poi stavo ancora con l’IDV, però ero contento che lo faceva in Abruzzo e che l’Abruzzo era all’attenzione del mondo. Facendogli vedere le macerie Berlusconi ha fatte fa le sottoscrizioni per gli aiuti economici a tutti. Quest aè lu genio di Berlusconi. La gente sono invidiosi, molto invidiosi. Se ogni par-lamentare facesse na piccola parte di quello c’ha fatto Berlusconi, l’Italia sarebbe la prima nazione al mondo come industria, come lavoro. Non ci sarebbe fi no al 40% di disoccupati gio-vani che siamo arrivati, e che abbiamo superato i 2000 miliardi di defi cit. Da

quande se n’ha jite Berlusconi ha au-mentate 200 miliardi in più.Inzomm, dop Berlusconi c’ha state lu disastre?Ma che stem a dice? Tre presidenti de lu Consiglio non eletti dai cittadini. L’ul-timo eletto è stato Berlusconi. Questi aè tre presidenti eletti da Napolitano.

Sono li guverni di Napolitano. Li citta-dini non hanno scelto niente. Pè come lo vedo io, pure lu Presidente della Re-pubblica, lo devono eleggere i cittadini, perché la responsabilità se la devono prendere i cittadini. Ma glieli hai fatti i complimenti a lu Cavaliere?E come no? Subbete subbete, sia via sms sia al telefonoSenatò, n’atra dumann: Fran-ceschini se n’ha scite che tra 5 anni l’Aquila è ricostruita. Al-lor, c’aveme da crède comple-tamend, nu poche o pe nind?

A lu paese mi se dice: chi va che lu zoppe se ‘mbare a zuppecà. Che voglio dire con questo? Stando con le chiac-chiere che fa Renzi si ‘mbara pure isse (Franceschini, ndr) a fa li chiacchiere. Io ci spero, per l’amore di Dio. Anche in 6 o in 7anni, fusse la Madonna… Però come dice Crozza: “ma....io questo non creto”.Quindi Franceschini è pruprie nu ministro come lu presiden-te del Consiglio..Quisse s’ha ‘mbarate a fa li chiacchie-re come Renzi. Quando era ministro della cultura Bondi, Franceschini alla Camera disse che si doveva dimette-re quando crollò la casa a Pompei, e per 32 ore di seguito ha detto peste e corna…mò che sta a crullà tutte cose e non solo a Pompei, mò nze po’ dice ninde. Anche a Venezia, siccome il sin-daco era del PD non si po’ dice ninde. Allore, nel bene e nel male, si deve par-lare di tutti.È vero che Assignerè ha pre-sendat nu progetto di legge per ridurre gli stipendi de li parlamentari già tre ann fa?L’aje fatte ma nisciune c’ha sentite da quella recchia. Era na bella proposta. Se tutti (i parlamentari, ndr) paga-vano 1000 euro a testa, all’incirca avevamo 12/13 milioni all’anno, ma in una Cassa, no che ritornano al Mi-nistero del Tesoro, sennò chi s’è visto, s’è visto. Una Cassa che riguarda solo Senato e Camera. Un fondo di solida-rietà da usà solo in caso di catastrofi come l’Aquila, o famiglie che gli succe-de qualcosa, alluvioni… quand nin ci stanne li soldi pe la cassa integrazio-ne... per queste cose qua, perché ora che arrivano i soldi dallo Stato, quelli s’ha murti tutte quinde, perché ci vuole la fi rma di quello e di quell’altro. In-vece una commissione tra Camera e Senato, che c’è quel fondo là… Nin l’ha volut fi rmare nisciune!.

Questi aè tre presidenti eletti da Napolitano. Sono li guverni di Napolitano

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Solo se provi, capirai!

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a riforma del Senato della Repubblica è passata al vaglio delle Camere. I lavori riprenderanno a settembre inoltrato per la tanto attesa defi nizione. Matteo Renzi preme per il celere cambiamento

del Senato in una camera non legislativa e non per la soppressione, come molti erroneamente pensano. Il risparmio è oramai nella mente degli italiani, attanagliati dalla crisi economica e dall’incubo di non riuscire a far quadrare bilanci famigliari per arrivare a fi ne mese. Enza Blundo, Senatrice eletta come capolista, alle scorse elezioni politiche, con il Movimento 5 Stelle della regione Abruzzo ci spiega le ragioni di un’opposizione che a volte risulta poco comprensibile. La riforma del Senato appare come una questione molto controversa. Vuole provare a spiegarcene i passaggi? “In un primo passaggio la riforma ha avuto, in Senato, una maggioranza davvero minima. Non abbiamo potuto far altro che uscire dall’aula. Purtroppo è una riforma che andrà a minare profondamente gli equilibri tra le due camere e la possibilità che vi sia un’applicazione reale della democrazia. Come già noto trattasi di una riforma che sostituisce i

UNA RIFORMA

“PROSTITUZIONLa Senatrice 5 Stelle Enza Blundo sulle modifiche alle

funzioni e alla composizione del Senato

di Daniela Palantrani

Nata a Castel di Sangro (AQ), ma risiede

all’Aquila, città in cui ha esercitato la

professione di maestra elementare.

Dopo il terremoto del 2009 si è

avvicinata al mondo dell’attivismo

politico prendendo parte al comitato

“Cittadini per i cittadini”.

Alle elezioni comunali del 2012 è

stata candidata a sindaco dell’Aquila

dal Movimento 5 Stelle raccogliendo

750 voti pari all’1,74% delle preferenze.

Alle elezioni politiche italiane del 2013 è

stata candidata ed eletta al Senato

della Repubblica Italiana come capolista

dello stesso Movimento 5 Stelle nella

regione Abruzzo.

CHI È

foto di repertorio: la Senatrice Enza Blundo

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Senatori, non li elimina, con 100 nominati nelle Regioni e tra i Sindaci, che quindi si vedranno assicurata l’immunità. Ma anche tralasciando questo aspetto l’impostazione democratica del bicameralismo perfetto, studiato dai nostri costituzionalisti, in maniera da garantire il rispetto di tutte le minoranze e assicurare la democrazia, sarà deteriorato. Nel decidere di attuare le suddette modifi che, la maggioranza ha portato avanti il passaggio di lavoro al Senato con assoluta leggerezza rispetto al regolamento: non sono stati concessi i tempi previsti per l’esame; hanno applicato le regole senza rispetto,

con sopraffazione”. E l’applicazione del “canguro”? “L’applicazione di questa norma consente, giustamente, che alcuni emendamenti possano essere accorpati. E’ stato fatto anche con altri Decreti Legge. Solo che in questo caso è stata fatta una prima aggregazione di 1400 emendamenti, mai argomentata, e a seguito di ciò è stata poi formulata un’aggiunta al regolamento dove si è riscritta la regola. Questo è gravissimo. Cambiare il regolamento con un aggiunta ad hoc al medesimo, senza mai dare spiegazioni dell’accorpamento di 1400 emendamenti. Proseguendo la discussione in Senato, le norme sono state spesso disattese. In riferimento agli emendamenti di Candiani, ad esempio, dopo il rifi uto da parte del Presidente Grasso ad utilizzare il voto segreto, non è stata data la possibilità al sen. Candiani di decidere liberamente se ritirare o meno gli emendamenti. Altro esempio di poca trasparenza è avvenuto a seguito dell’espulsione (tirato fuori a forza) di un senatore 5 Stelle che aveva come unica colpa di aver messo un bavaglio sulla bocca disegnato bianco rosso e verde. Sono state poste in essere delle azioni che la stessa maggioranza ha dovuto contestare al Presidente Grasso, con evidente abuso e stravolgimento del regolamento della camera. Infi ne, ci hanno tolto anche la possibilità di fare le dichiarazioni di voto adducendo come motivazione l’ostruzionismo. L’ostruzionismo semmai era da parte di SEL, il M5S ha presentato 200 emendamenti nel merito, che non ci è stato consentito di illustrare. Uno dei miei emendamenti è stato dichiarato inammissibile perché andava a modifi care l’artico 50 e non il 55 / 56 che si chiedeva di riformare. Ma nel riformare la Costituzione è giusto che si vada a decidere, in maniera esclusiva, cosa modifi care e cosa no senza considerare il complesso delle riforme? Gli emendamenti da me proposti erano stati estrapolati da una proposta di disegno di legge popolare depositato con 150.000 fi rme, quindi rispondente e rispettoso della volontà dei cittadini. Viceversa quello che viene proposto dalla maggioranza non ha alcun riferimento alla cittadinanza. Si dovrà poi fare un referendum ma assistiamo a boicottaggi da parte della stampa nazionale”. Questa riforma produrrà risparmio? “Risparmio di cosa? 48 milioni di euro quando se ne risparmierebbero molti di più se tutti i parlamentari riducessero, come noi, le indennità. Risparmiano nell’aridità. Ho proposto un emendamento, ad altro D.L. che verrà discusso a settembre, in cui si chiede di mettere una tassa del 10% su pensioni

superiori ai 195.000 euro. Ci sarebbe un gettito enorme con un piccolo sforzo da parte di chi ha molto. Bisognerebbe spiegare agli italiani che il Governo sta cercando di risparmiare sulla democrazia non sul denaro. Resta, poi, problematico e urgente il fatto che i futuri senatori nominati avranno un ruolo di eleggere gli organi di controllo. Quindi: un senato che non ha più potere legislativo trattiene il potere di eleggere gli organi di controllo dello Stato. E’ una contraddizione in essere, che non condivido e che nel mio intervento ho defi nito ‘prostituzionale’. Senza dimenticare il ‘patto del Nazareno’ ancora segreto nonostante in aula più volte si sia richiesto da parte di varie forze politiche di renderlo noto”. Abolire il Senato snellirebbe il lavoro parlamentare? “Non è vero. E’ dimostrato che quando Camera e Senato lavorano seriamente i tempi sono brevi e costruttivi. Il problema è che non si lavora bene. In defi nitiva si sta cercando di distruggere un bicameralismo perfetto che non è stato mai utilizzato a dovere se non in rare occasioni in anni pregressi.La verità è che non conoscono le potenzialità di questo sistema che stanno disgregando”. Meglio sarebbe sopprimerlo totalmente? “Sopprimerlo piuttosto che mantenerlo, vergognosamente, solo come organo di controllo, SI! L’ideale per noi non è sopprimerlo. Ma ridurre il numero dei parlamentari in proporzione tra Camera e Senato per il numero di soli Senatori che il Governo vuole attualmente sopprimere. Quello che poteva essere utile, a limite, era la diversifi cazione degli argomenti da trattare rispetto alle due Camere ma, su riforme costituzionali, trattati europei e internazionali dovrebbero esserci due passaggi in parlamento(Camera e Senato). Quanto detto lascia presagire solo che sanno perfettamente che presto l’Italia verrà commissariata a causa del dissesto economico che sta emergendo e hanno necessità di perseguire celermente le manovre ‘lacrime e sangue’ che ritengono necessarie”. L’Italia è rimasta una delle poche democrazie a conservare il sistema bicamerale perfetto. Non potrebbe essere una buona alternativa avere una sola Camera? “ Si, ma almeno una sola camera. In altri paesi c’è anche una maggiore collaborazione con la popolazione stessa: una democrazia partecipata più viva. Non dimentichiamo però che la maggioranza ha votato contro l’emendamento per l’abolizione totale del Senato”.

NALE”

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n ogni grande città e in ogni piccolo pae-se, anche se invisibile( ma rintracciabile), la micro-criminalità “guadagna” migliaia di euro al giorno. Ma si sà che ogni at-tività “imprenditoriale” lecita o illecita che sia, per funzionare correttamente

ha bisogno di “organizzazione”.A raccontarci la sua storia e di come si la-vora in una organizzazione di questo tipo, un ragazzo che del micro-crimine ha avuto esperienza diretta e che per ovvie ragio-ni preferisce rimanere anonimo. Alle 4 di pomeriggio, in un bar di provincia, davanti a un caffè, avviene il nostro colloquio. Per quanto tempo hai lavorato con il cri-mine e come sei stato trattato? Per circa cinque anni. Avevo 15 anni quando ho cominciato. La mia mansione era lo spaccio. Loro (così si riferisce ai suoi referenti nell’or-

QUANDO LAVORAVO

PER LORO…

Droga, armi,

estorsioni.

La testimonianza

di chi sa come

funziona un’

organizzazione

criminale

di Roberto Dellatte

Mi hanno sempre trattato molto bene, al di fuori del lavoro mi pagavano da mangiare nei ristoranti e potevo rivolgermi a loro nel caso avessi avuto qualsiasi tipo di problema...

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ganizzazione) mi hanno sempre trattato mol-to bene, al di fuori del lavoro mi pagavano da mangiare nei ristoranti e potevo rivolgermi a loro nel caso avessi avuto qualsiasi tipo di pro-blema. Quando qualcuno fi nisce in carcere, loro

si accollano le spese giudiziarie. Hanno anche un avvocato che cura la causa e fa in modo che tu possa uscire in fretta, inoltre ti portano da mangiare in cella e sostengono la tua famiglia. Come guadagna un’organizzazione criminale locale? Le sue entrate sono: lo spaccio di droga, il traffi co d’armi e le estor-sioni. Per quanto riguarda lo spaccio la droga proviene spesso da regioni come: Campania, Sicilia, Lombardia e Toscana; è acquistata dai “grossisti” che la rivendono ai “pusher” , i quali a loro volta scelgono se mettersi in proprio o lavorare per l’organizzazione stessa (ma in ogni caso devono fornirsi da loro per evitare proble-mi). Nell’equipaggiamento del pusher spesso c’è uno scooter in comodato d’uso dal datore

di lavoro e un cellulare per mettersi in contatto con i clienti. Le Simcard non sono intestate a nessuno dell’organizzazione ma a cittadini est-europei che fanno da prestanome e in alcuni casi sono addirittura senza intestatario e diventando più diffi cili da rintracciare. In una giornata norma-le uno spacciatore, se è conosciuto, solamente con lo spaccio di marijuana, hashish e cocaina riesce a fare circa 1800€ a serata. Il traffi co d’armi invece vende e acquista armi illegali e macchiate di altri omicidi; vengono acquistate da altri luoghi d’Italia o d’Europa e spesso ven-gono vendute a squadriglie che organizzano gli assalti ai portavalori.Le estorsioni invece riguardano il famoso “pizzo” chiesto alle attività commerciali che hanno grandi entrate evidenti. I soldi che guadagnano che fi ne fanno? I guadagni vengono riciclati impegnandoli nell’acquisto di beni immobili, quindi appartamenti, locali commerciali; e poi nella gestione di attività com-merciali come autosaloni e ristoranti. Anche se non hanno clienti per loro non è un problema perché si possono “far risultare”.Cosa succederebbe se lo stato lega-lizzasse le droghe leggere? E in che modo si possono sconfi ggere queste organizzazioni criminali? Premetto che queste organizzazioni sono imbattibili, ma an-che se non potranno essere sconfi tti facilmente per loro sarebbe comunque un duro colpo subi-re la legalizzazione delle droghe leggere, molti soldi traghetterebbero verso le casse dello stato e molto probabilmente sarebbero costretti a in-ventarsi qualcos’altro; per sconfi ggerla del tutto non so come si potrebbe fare, ma sicuramente investire nell’istruzione e nella cultura della le-galità potrebbe essere un grande passo.

Nell’equipaggiamento del pusher spesso c’è uno scooter in comodato d’uso dal datore di lavoro e un cellulare per mettersi in contatto con i clienti

immagine tratta da: il film “Gomorra”, regia di Matteo Garrone, 2008

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iacomo Leopardi, nel suo “ Il Sabato del Villagio” era riuscito a descrivere benissimo la tre-pidazione e l’aspettativa che genera l’attesa per qualcosa di bello, trascorso il quale torna

in noi la tristezza . Sicuramente ogni prima-vera, soprattutto nella sua parte fi nale, può essere paragonata ai preparativi e all’en-tusiasmo “della donzelletta che vien dalla campagna “… l’estate è alle porte e ognuno di noi inizia a far viaggiare il pensiero alle vacanze vicine. Quest’anno, però, è subito arrivata la domenica con la sua consapevo-lezza e… con la sua pioggia. Crisi economi-ca e soprattutto maltempo ad aggravare il tutto, sono stati i protagonisti di un’estate

strana, iniziata con la sconfi tta dell’Italia ai mondiali e trascorsa con l’ossessione delle previsioni del tempo, alla ricerca spasmodica e disperata di un po’di sole. E sì quel sole -che tanto ci rallegra gli animi, che aumen-ta la serotonina, ci fa da antidepressivo na-turale e ci abbellisce con la tintarella, ma soprattutto, l’unica speranza di una piccola ripresa in un’economia ormai al tracollo - si è divertito a fare apparizioni repentine e a starsene per conto suo ben nascosto dietro alle nuvole, che, invece, vittoriose e cariche di pioggia, si sono divertite a “farci pagare” il nostro odio nei loro confronti. E così a di-scapito della “città vuota” cantata Mina, ab-biamo avuto la “spiaggia vuota” e per resta-re in tema musicale, “il mare d’inverno”… a

CRISI E MALTEMPO

STAGION LIETA

(NON) E’ COTESTA...

di Adele Di Feliciantonio

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luglio però. Il conto, amaro, è ben presto arrivato. Calo notevole dei vacanzieri e dei consumi. Federalberghi, già allarmata per la congiuntura negativa, lamenta una Waterloo nelle presenze e il Sindacato italiano balne-atori, un “profondo rosso” con addirittura il 40% di prenotazioni in meno. Le promo-zioni non battono il maltempo e la fi liera del turismo ne esce duramente provata: meno clienti, ristoranti semi – deserti, alberghi con camere libere, negozi con merce invenduta e poca necessità di personale giornaliero a chiamata. Quest’estate la ricorderemo come quella del cielo grigio, della vacanza breve e contando sulla buona ospitalità di parenti e amici; sull’arte dell’arrangiarsi con pranzo al sacco e borse termiche di ogni tipo, sulla gita giornaliera e la sera si torna a dormire a casa perché gli affi tti sono alle

“stelle”; del mangio a casa e poi vado a balla-re oppure degli aperitivi a prezzi convenien-ti, ma soprattutto quella dell’ombrello, del maglioncino, della desolazione delle strade vuote, dei lungomari, soprattutto durante la settimana , con poco movimento e movida, dei visi spenti, provati, di gente che perde lavoro, che non lo ha, che fa sacrifi ci e che ormai non ce la fa più a credere alle pro-messe dei politici. Alla fi ne della fi era qualche giornata di sole e qualche piccolo aumento in busta paga non possono farci uscire da un’ empasse che ci sta portando sempre più giù. Non possiamo permetterci di accontentarci di sporadici raggi di sole, in cielo e nello stipendio, ma abbiamo bisogno di una luce piena che ci illumini e ci dia quel-la forza di reagire e ricominciare, o comin-ciare per i giovani, a sperare e a vivere.

Il sito più visitato Meteo.it : una vera ossessione delle previsioni del tempo considerata la pioggia, protagonista indiscussa della stagione.

Il cartello più espostoAFFITTASI … con frasi di convincimento vario: “a prezzi modici, a settimana, in qualsiasi valuta” e cose simili, esempio calzante di come si preferisce restare a casa visti i prezzi e le esigue disponibilità

La canzone dell’estate“ il mare d’inverno”… a luglio , però!

La casalinga disperata“ preparare pranzo al sacco, borse termiche , acqua fresca e frutta a pezzetti, non ci possiamo permettere il pranzo per tutta la famiglia”.

Al gioco del rilancio in negozio “signora anche al 50% non acquisto quel pantalone, volevo spenderci di meno.” “signora le posso fare il 60%”“ è ancora troppo, sa non lavoro. Volevo spendere massimo trenta euro”“aggiudicato”

Il deserto “la sera piove e fa fresco. Già negli anni scorsi c’era stato un calo di clienti nel mio locale, quest’anno è stato uno sfacelo”

Rivisitazioni di abitudini“Trasferirsi al mare, a casa in affi tto o in hotel è un’abitudine di quando ero bambina. Quest’anno si cambia tutto: mare solo nel weekend con pranzo al sacco”

PILLOLE D’ESTATETristi e ironiche verità su

questa strana stagione

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Spending rewiew“ disoccupate, ma con la voglia di divertirsi. Abbiamo pensato a un piano di spesa: niente cene, massimo aperitivi cenati, che sono più economici, se il tempo non è pienamente con il sole non si spreca la benzina e recupero di tutti gli abiti nel guardaroba”

Il menù rivalutabile“ partito da 25 euro a inizio stagione, arrivato a 15 euro ad agosto: adeguamenti di mercato”

La maledizione del weekend“ durante la settimana non c’è mai stato tantissimo movimento , soprattutto a giugno e luglio, ma ricordarsi di piovere nel weekend è catastrofi co per chi come me possiede uno stabilimento!”

La vacanza breveNon si rinuncia a cambiare “aria” ma a patto che non ci si abitui troppo a quella nuova, quindi soggiorno breve ed economico…

Selfi e –mania o selfi e- malattia?Ogni momento si immortala e si condivide in rete… anche quelli più insignifi canti e esasperatamente normali.

Il senso dell’ospitalitàMolto rispolverato in questi ultimi tempi, molto graditi inviti da parte di parenti e amici, ma non superate il terzo giorno, perché le conseguenze sono ben note…

W i saldi“ ne approfi tto in questo periodo, tanto tutte le cose che mi piacevano a inizio stagione le ho ritrovate, contrariamente al passato, a metà del prezzo. Se non è affare questo in tempi di magra”

Il venditore ambulante di ombrelliMai fatti affari come quest’anno!

Il lavoratore stagionale“ un’altra estate così e sarò il disoccupato stagionale, oltre che disilluso e preoccupato a tempo indeterminato”

La serotonina va in vacanzaIl sole, si sa è un antidepressivo naturale, ma chi contava su di esso si è dovuto arrendere “ già sono depressa di mio essendo precaria, con questo cielo grigio sono proprio disperata”

La tintarella di luna“ quindici giorni di mare, pioggia e fresco e sono tornata più bianca di quando ero partita”

I mondiali in Brasile“ L’Italia andò con l’Alitalia ed entrambe tornarono a piedi …le salvi chi può”.

Camera con vistaEbbene sì! è possibile prenotare una stanza d’albergo con pochissimo anticipo e scegliersi quella che più è affi ne alle nostre necessità, in alcuni casi anche l’intero hotel.

Invito – bis, ter, quater, quinquies….Facebook, twitter, whatsup e sms, la memoria corta non è ammessa, ogni evento è segnalato… come dire repetita juvant

Promozioni da supermarket Prendi tre bottiglie al tavolo , hai diritto a una detrazione, organizzi una cena tra amici, sconto comitiva, sei donna entri gratis, sei uomo…anche , di questi tempi!

Le ultime parole famose“ Sai mica che tempo fa domani ?”

on il termine Hub&Spoke è stato defi nito il progetto della Asl di Teramo che ha lo scopo di creare una rete di riferimen-to per il paziente affetto da demenza e per la sua famiglia.

Il progressivo invecchiamento della popo-lazione ha portato ad un incremento delle persone che presentano patologie degene-rative del cervello, spesso denominate “Al-zheimer”.L’Alzheimer, e tutte le forme di demenza ad esso accomunate, rappresentano una soffe-renza oltre che per il malato anche per le famiglie che si trovano a dover stravolgere le loro abitudini in risposta al progressivo peggioramento della patologia, fi no al punto di dover sacrifi care, in casi estremi, il lavoro e gli equilibri familiari. Da alcuni anni nella ASL di Teramo è atti-va, all’interno del Dipartimento di Salute Mentale attualmente diretto dalla Dott.ssa Gabriella Rapini, l’Unità Operativa Sempli-ce a valenza dipartimentale “Centro per lo studio dell’Alzheimer” gestito dal Dott. Ni-cola Serroni, dove si è riscontrato l’enorme peso che l’Alzheimer ha sulle famiglie oltre che sui malati, e per far fronte a questa diffi -coltà nel Novembre 2011 è sorto il proget-to “HUB&SPOKE come rete di riferimento per il paziente affetto da demenza e per la sua famiglia” coordinato dal Dottor Valerio

Sanità pubbl

Insieme contr

Fonte: Asl Teramo

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Profeta coadiuvato dalla Dott.ssa Anna Ceci, le cui fi nalità sono fornire assistenza e so-stegno domiciliare, oltre che ambulatoriale, alle famiglie e ai malati. Ad oggi l’équipe ha preso in carico 680 famiglie con un suppor-to quasi esclusivamente domiciliare. L’atti-vità del progetto HUB&SPOKE si svolge in quattro ambulatori all’interno dei quattro presidi ospedalieri della nostra provincia e al domicilio del malato. I professionisti del progetto sono Psichiatri, Neurologi, Geria-tri, Psicologi, Infermieri, Assistenti Sociali e Fisioterapista che si prendono cura del malato da un punto di vista farmacologico, infermieristico, motorio ed offrono alle fa-miglie un supporto psicologico e una assi-stenza sociale, oltre che fornire alle famiglie informazioni su come gestire al meglio il malato. Inoltre l’équipe del progetto svolge dei corsi di formazione rivolti sia al perso-nale medico infermieristico che alle perso-ne che si occupano dell’assistenza di questi soggetti, anche per l’aumento della terapia non farmacologica. Obiettivo del gruppo è quello di incrementare i servizi offerti ai malati e alle loro famiglie incrementando il personale coinvolto e i centri esistenti sul territorio. Nell’ambito del progetto è prevista, infi ne, l’attivazione di una Residenza Sanitaria As-sistita a Colleranesco destinata ai malati di Alzheimer, di circa 45 posti letto.

ica e famiglie

ro l’Alzheimer

er troppi anni, le piccole comu-nità dell’interno, della nostra regione, hanno sofferto l’as-senza di una Governance che pensasse allo sviluppo del ter-ritorio nel suo insieme, sia dal

punto di vista sociale che economico. Con urgenza e senza tentennamenti, oggi, fi nal-mente si è deciso di cambiare rotta, smet-tendo di rivolgere lo sguardo alle vecchie politiche industriali, ma cercando di ricava-re dal territorio quel patrimonio di memo-ria e identità che possa permettere ai picco-li comuni di programmare un futuro basato

su un nuovo modello il “Turismo”, che ri-valuta il territorio, l’agricoltura, la cultura e la creatività. Investendo in questi settori è possibile far ripartire nuove dinamiche di crescita occupazionale per le aree interne, ma soprattutto porre un argine allo spopo-lamento. Parlare di Turismo oggi signifi ca affrontare tantissime tematiche con sfac-cettature molteplici. Il prodotto turistico del nostro territorio si scompone sulla base delle sue componenti: il patrimonio, inteso come l’insieme dei beni naturali, culturali ed artistici, frutto della storia del nostro paese e principale motivazione del turismo stesso.

BEST PRACTICES

VENTI PICCOLI

COMUNI E LA SFIDA

DEL TURISMO

SOSTENIBILE

di Daniele Leone

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Esso è costituito dalla sua posizione geo-grafi ca e dal suo paesaggio umanizzato, che comprende le bellissime colline, i pregiati uliveti, i boschi, parchi, le mirabili antiche vie della transumanza, le splendide Chiese e i meravigliosi borghi antichi. Poi vi sono le tradizioni che fanno riferi-mento alla vita quotidiana delle piccole co-munità, agli aspetti tipici come le attività artigianali, con i loro prodotti enogastro-nomici tipici d’eccellenza come l’olio, il vino, le conserve, la ventricina, i formaggi e i piatti tipici. Per ciò che riguarda la cate-goria delle attrazioni, i piccoli comuni delle aree interne ormai da sempre organizzano, manifestazioni di notevole fascino e impor-tanza storica, e penso alla rievocazione della “Transumanza” etc.. Finalmente, venti comuni della Valle del Tri-gno, abruzzesi e molisani, hanno deciso che il turismo si deve fare assieme e hanno sot-toscritto un protocollo d’intesa denominato “Trigno, Terre Sostenibili”, fi nalizzato all’atti-vazione di un processo di Governance e svi-luppo turistico sostenibile di queste terre. Il progetto di marketing territoriale porterà alla concretizzazione di un sistema turistico di sviluppo collettivo basato sulla formazio-ne degli operatori, abbinata alla promozione, all’orientamento e all’assistenza dei turisti. E’ previsto il lancio del brand del sistema, un marchio di denominazione d’origine su tutti i prodotti e l’artigianato della vallata. Il “marchio di qualità turistico- territoriale” arric-chirà le strutture architettoniche, storiche e archeologiche. Il “sistema “borgo-albergo” promuoverà la ricettività attraverso il recu-pero di strutture dismesse e restaurate. I pacchetti turistici “Box Val Trigno”, apriran-no le porte ad una nuova nicchia di mercato. Finalmente, le aree interne hanno compre-so che il turismo è una delle industrie più

grandi del mondo, che genera più del 10.4% del PIL mondiale, ed è destinato a crescere del 4,1% entro il 2020. Inoltre, l’agenda 21 della Conferenza sull’Ambiente e lo Svilup-po di Rio de Janeiro asserisce che il turismo è una delle poche attività economiche capaci di produrre incentivi economici per la preserva-zione dell’ambiente, rappresentando una po-tenziale risorsa per l’impiego continuativo di donne e giovani.Questo progetto, dunque, nasce dalla volon-tà dei Comuni e si basa sulla promozione di un dialogo sociale, un patto di alleanza tra i diversi campanili, fi nalizzato alla presenta-zione di un’immagine unica sul mercato tu-ristico, che valorizzi il patrimonio di tutto il territorio e le tipicità ed unicità culturali di ogni campanile, consapevoli che il turismo è una delle possibilità che possa aiutare lo sviluppo economico e culturale di questo territorio, da tempo dimenticato dalla po-litica.

E’ previsto il lancio del brand del sistema, un marchio di denominazione d’origine su tutti i prodotti e l’artigianato della vallata. Il “marchio di qualità turistico- territoriale” arricchirà le strutture architettoniche, storiche e archeologiche

opo un’attesa lunga ben ventotto anni, la Centrale idroelettrica sfruttante le acque del fi ume Vomano inaugura la sua attività di approvvigionamento di energia pulita e pone

l’attenzione sull’importanza dell’utilizzo di fonti alternative che salvaguardano la salute dei cittadini. L’opera, realizzata dal Consorzio di Bonifi ca Nord Bacino del Tronto, Tordino e Vomano, attraverso fi nanziamenti pubblici , è ubicata sulla sponda destra del fi ume Vomano nel Comune di Penna S. Andrea ed è stata fortemente voluta dall’ente in quanto genera un elevato valore aggiunto al sistema socio-economico del territorio.“ Questo progetto risale al 1986 e la mia amministrazione del Consorzio – spiega il Presidente Remo Di Vittorio – la prima eletta democraticamente dopo i vari commissariamenti, l’ha ereditato già appaltato. Con un’unione congiunta di forze l’abbiamo reso possibile e oggi è una realtà, una risorsa che durerà almeno cinquanta anni e porterà una rendita annua stimata in circa 350.000 euro tutto a vantaggio dei consorziati”. Il Consorzio, infatti, grazie ai contributi riscossi, offre una serie di servizi con benefi ci in termini idraulici, infrastrutturali e di irrigamento e questa nuova opera, non impattante per il territorio, “rappresenta un reddito che va a diminuire l’onere gravante sui consorziati aumentandone però le prestazioni” sottolinea il Presidente.Ma come funzionerà l’impianto? L’ing. Sabatino Falasca, direttore tecnico e progettista dell’opera, spiega che “ la centrale, defi nita ad acqua fl uente, deriva l’acqua dal fi ume Vomano per mezzo di un opera di presa sita sullo sbarramento situato all’altezza di Villa Vomano; per mezzo di una condotta questa

di Adele Di Feliciantonio

LA CEN

IDROELE

DI VILLA V

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passato più di un anno e mezzo da quando i 60 lavoratori del Consorzio di Cooperative Sociali PEGASO di Bisenti (il consorzio che ha in appalto la ge-stione dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni del Medio Vomano) avevano

segnalato la situazione drammatica che stavano vivendo. All’epoca esprimevamo tutto il loro disgu-sto e la loro rabbia per le sei mensilità arretrate che dovevamo ancora percepire, ebbene ad oggi le mensilità sono diventate otto. “È una situazione al limite dell’inverosimile che 60 famiglie continua-no a vivere nell’indifferenza di chi ci amministra. Il Consorzio di cui siamo dipendenti ha in appalto la gestione dei servizi sociali dell’Ente, in particolare ci occupiamo di trasporto anziani e disabili, servi-zio di accompagnamento e trasporto disabili nelle scuole, segretariato sociale, sostegno psico-sociale per minori, assistenza nelle scuole dell’obbligo, servizio domiciliare di assistenza agli anziani. Le nostre Cooperative non vengono pagate, perché l’Unione dei Comuni non le paga e la Regione Abruzzo ha drasticamente tagliato le risorse per il sociale. I trasferimenti dei fondi dalla regione non arrivano, e i pochi che vengono erogati non sono suffi cienti per adempiere i pagamenti dovuti, al-meno è quello che ci viene riferito. Noi lavoratori non sappiamo la causa di tutto ciò, sappiamo solo che tutti fanno a scaricabari-le rimandando la colpa all’organo superiore. Noi lavoratori ci siamo stufati delle continue promes-se di questi politicanti locali, la verità è una sola: dobbiamo prendere ancora otto mensilità” così i lavoratori, che (per ovvi motivi anonimi) polemi-camente si rivolgono ai politici : “vorremmo solo ricordare le faraoniche promesse elettorali fat-te durante la campagna per le Regionali, dove gli amministratori locali andavano per mercati, piazze e qualsiasi altro luogo pubblico con il loro carico di “santini“ o nei comizi elettorali dove si

presentavano come maggiore sostenitore del can-didato regionale a promettere questo e quello. Ssarebbe l’ora di richiedere in cambio qualcosa, solo il giusto dovuto a degli onesti lavoratori, che ogni mattina si occupano dei più deboli, indifesi e bisognosi. A tutto ciò si aggiunge che i nostri tito-lari non sono in grado e/o non vogliono sollecitare l’Ente debitore, non si adoperano nelle sede dovu-te per richiedere quello che gli spetta per legge, forse per timore chissà che qualche rapporto si possa inclinare. Aggiungiamo anche che il tipo di lavoro che facciamo non ci consente di scioperare poiché sarebbe un’interruzione di pubblico ser-vizio e perseguibile penalmente, inoltre molti di noi hanno l’aggravio di dover anticipare il costo del carburante per raggiungere gli anziani nelle proprie case. A parecchi sono state ridotte le ore settimanali di servizio con l’aggravio della Cassa Integrazione ad ore, che arriva a singhiozzo dopo mesi. I sindacati sono completamente latitanti. Allora noi ci chiediamo, ma se è vero che non ci sono i fi nanziamenti dalla Regione perché questo servizio continua ad esserci? Come si fanno a far quadrare i conti in bilancio se mancano le entrate?A che titolo l’Unione dei Comuni continua ad ap-paltare il servizio senza copertura fi nanziaria?” Ma al di là di tutto ciò, ai lavoratori interessa so-prattutto essere pagati per il lavoro che continua-no a fare: “come succede nelle aziende private che non si possono permettere assolutamente di avere un arretrato di otto mensilità con i propri dipendenti, perché sarebbero già perseguite dai tribunali”.I lavoratori concludono con un appello:”Non vo-gliamo nessuna promessa di tipo politico, basta, siamo stufi di chiacchiere dovete pagarci come è nostro diritto sacrosanto. Speriamo solo che que-sto nostro appello venga preso a cuore da qualcu-no che riesca a risolvere la situazione”.

viene portata in centrale per essere turbinata e poi rilasciata sul fi ume Vomano. La produzione di energia stimata dalla centrale verrà riutilizzata in parte per il funzionamento delle stazioni di sollevamento delle acque sul sistema irriguo sito a Villa Vomano e in parte ceduta al gestore di rete elettrica nazionale.”L’energia prodotta da questo impianto e dagli altri idroelettrici situati sul fi ume Vomano è energia rinnovabile perché “non utilizza combustibili fossili, non inquina, non altera il territorio, non genera immissioni nell’atmosfera di residui come gas o carbone” ed è parte integrante di un grande progetto europeo di spinta all’utilizzo del rinnovabile.Ma perché in Italia che è il paese dell’acqua, del vento e del sole si parla ancora di nucleare e di turbogas? L’ing. Falasca ci chiarisce questo dubbio. Molto favorevole alle energie rinnovabili e all’uso effi ciente dell’energia sostiene che “ la sola risorsa del rinnovabile al momento non garantisce con continuità il fabbisog no energetico del nostro sistema socio-economico, in quanto dette fonti spesso non sono risorse programmabili perché condizionate da variabili indipendenti dal fattore umano, per cui la garanzia della continuità energetica al momento può essere data dall’ uso di fonti tradizionali a combustibili fossili.

NTRALE

ETTRICA

VOMANO

Con un’unione congiunta di forze l’abbiamo reso possibile e oggi è una realtà, una risorsa che durerà...

Teramo e il lavoro che non c’è

COOPERATIVA

PEGASO: OTTO MESI

SENZA STIPENDIOdi Gianluca Torrieri

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a “Questione periferia” non si può semplicisticamente associarla alla condizione di “degrado” piuttosto occorre riferirsi ai tanti aspetti della vita sociale che interessano le

popolazioni residenti. D’altra parte, sebbene in alcune realtà, come quella teramana, non si può associare il concetto di periferia ad una condizione di degrado, di certo non si può sottacere sulla condizione di “emarginazione” che caratterizza la diversità tra il centro cittadino e le zone periferiche della città. Colleatterrato è certamente uno dei quartieri periferici

di recente insediamento di Edilizia Residenziale Pubblica che rientra in questa ultima categoria, sebbene la stragrande maggioranza delle costruzioni abbia le caratteristiche proprie degli edifi ci di civile abitazione, di ville e di villette a schiera: una realtà urbana dunque che, nonostante sia indicata come “zona residenziale”, versa in condizione di “emarginazione” se si pensa ad esempio alla quasi totale assenza di attrezzature e di servizi che si registra nel nuovissimo quartiere di Colleatterrato Alto. I ragazzi, sin da quando frequentano le scuole elementari sono costretti tutti i giorni a raggiungere il centro, dove sono concentrate

LA PERIFERIA

TRA EMARGINAZIO di Raffaele Raiola architetto

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le scuole di ogni ordine e grado e una volta cresciuti, incominciano a scoprire che nel centro della città c’è dell’altro, che nel proprio quartiere di residenza non esiste, come pure sanno che da tutto ciò che si trova in centro ti separano i soldi per la benzina o per il biglietto del pullman, che passa ogni mezz’ora. Man mano che si va avanti con gli anni si avverte l’esigenza di aver nel proprio quartiere tutto ciò che si trova in città come ad esempio il cinema, il teatro, i negozi, i bar, i ristoranti, la banche, gli uffi ci postali e perchè no anche la chiesa parrocchiale, la scuola, l’università, la ferrovia, ecc. L’arch. Renzo PIANO nel corso dell’insediamento al Senato ha individuato nelle periferie una grande potenzialità attribuendo ad esse il ruolo di “città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri fi gli” e per questo ha auspicato una gigantesca opera di rammendo. Renzo PIANO suggerisce di non distruggere ma di trasformare le attuali periferie in quanto “la città giusta è quella in cui si dorme, si lavora, si studia, ci si diverte,

si fa la spesa”. “Se si devono costruire nuovi ospedali, meglio farli in periferia, e così per le sale da concerto, i teatri, i musei o le università.” Suggerisce inoltre di ” Costruire dei luoghi per la gente, dei punti d’incontro, dove si condividono i valori, dove si celebra un rito che si chiama urbanità.” Una politica a favore dello sviluppo della periferia

consentirebbe inoltre di non distruggere i Centri storici. In tal senso va il monito del Sen. PIANO quando sostiene: “Dobbiamo smetterla di scavare parcheggi. Penso che le città del futuro debbano liberarsi dai giganteschi silos e dai tunnel che portano auto, e sforzarsi di puntare sul trasporto pubblico.“

ONE E SVILUPPO

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opo una serie infi nita di diffi -coltà, costellata, neanche tanto sporadicamente da gesti estre-mi di contribuenti disperati, Equitalia, già Matrigna, devota solo al recupero dei crediti e

alle rigide regole, prova a rivestire un ruolo più a misura di contribuente. Un contribuente asfi ssiato non solo dal-le tasse ma dal sopravvivere quotidiano in tempi di austerity. Dopo l’accordo di Equi-talia appunto, con varie associazioni di con-

sumatori del nord, anche in Abruzzo viene siglato un protocollo di intesa volto a sem-plifi care i rapporti tra contribuente e so-cietà di recupero crediti.Facilitata anche la compensazione nel caso di crediti vantati nei confronti con la pubbli-ca amministrazione, oggi compensabili. Illu-striamo alcuni passi fondamentali dei nuovi servizi messi a disposizione ma nessuno si illuda: sarà più semplice comunicare, com-pensare o chiedere rateizzazioni , ma si do-vrà comunque pagare!

ADICONSUM & EQUITALIA: “Diamoci la mano”

LA CARTELLANON DEVE ESSERE PAGATA?

QUANDO

Puoi chiedere direttamente ai

nostri uffici la sospensione della

riscossione degli importi contenuti in

una cartella o in ogni altro documento

notificato da Equitalia quando,

ad esempio, hai già pagato l’importo

richiesto o sei in possesso di una

sentenza che ti ha dato ragione

o di uno sgravio dell’ente creditore.

La sospensione può essere richiesta

in presenza di qualsiasi causa che

rende non esigibile il credito da parte

dell’ente pubblico creditore.

La domanda va presentata entro

90 giorni da quando Equitalia ti ha

notificato la cartella o il primo atto

di riscossione.

COME

È sufficiente presentare

un semplice modulo, che trovi

allo sportello o sul sito

www.gruppoequitalia.it,

e spiegare i motivi per cui non

devi pagare.

Alla richiesta vanno allegati

un documento di riconoscimento

e tutta la documentazione

in tuo possesso, ad esempio

la ricevuta che attesta il pagamento

già avvenuto, il provvedimento

di sgravio o la sentenza

a te favorevole.

DOVE

Se non puoi andare allo sportello di

Equitalia per presentare la domanda,

non ti devi preoccupare.

Puoi fare tutto online con il servizio

“Sospendere la riscossione” sul sito

internet di Equitalia.

In alternativa puoi inviare la richiesta

con raccomandata a/r ai recapiti che

trovi indicati nella cartella oppure

inviando un fax o una email ai recapiti

che trovi nel modulo.

STOP ALLA

RISCOSSIONE

Ricevuta la domanda completa di

tutta la documentazione, Equitalia

sospende immediatamente

l’attività di riscossione e chiede

una verifica all’ente creditore. Se la

documentazione che hai presentato

è incompleta, Equitalia ti chiederà le

integrazioni necessarie.

Se entro 220 giorni non riceverai

alcuna risposta dall’ente creditore,

le somme richieste non saranno

più dovute.

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li italiani devono versare 475 miliardi di tasse. Una riscossione che avviene tramite Equitalia, l’unico ente a cui è stato affi dato il compito di recuperare 334 mld da accertamenti e 132 mld dalla

liquidazione delle dichiarazioni fi scali. Il nume-ro di persone che non riescono a sostenere o a effettuare, nei termini previsti, i versamenti delle imposte dovute è in continuo aumento, anche a causa delle forti diffi coltà economiche ed occu-pazionali. La crisi ha messo in ginocchio moltis-sime famiglie, riducendo il loro reddito disponi-bile e la loro capacità di far fronte ai pagamenti.Ma Equitalia Centro, il concessionario dello Sta-to in Abruzzo, smette il ruolo di esattore e cam-bia rotta avvicinandosi di più ai cittadini, grazie alla collaborazione con l’Associazione Adicon-sum. Dal mese di luglio pensionati e lavoratori di tutto l’Abruzzo potranno rivolgersi all’Asso-ciazione a difesa dei consumatori per ricevere informazioni e assistenza mirata su problemi fi scali. L’obiettivo di Equitalia è quello di miglio-rare e semplifi care il rapporto con i contribuenti mettendo a disposizione referenti territoriali e uno sportello telematico.L’intesa, siglata da Adiconsum Abruzzo e dalla

direzione regionale Abruzzo di Equitalia, , pre-vede l’attivazione di un canale dedicato a cui si potrà accedere dal sito www.gruppoequitalia.it. Uno sportello che consentirà ai contribuenti di richiedere estratti o copie di notifi che, maggiori informazioni su ipoteche o fermo amministrati-vo, con la possibilità di presentare anche la loro cancellazione. Inoltre i cittadini potranno, attraverso esperti messi a disposizione dall’Ente e dall’Associazio-ne, effettuare richieste di sospensione di pa-gamenti di cartelle o avvisi, come previsto dalla Legge di Stabilità 2013, secondo cui Equitalia dispone la sospensione immediata dell’attività di riscossione qualora il cittadino presenti una specifi ca dichiarazione. Per coloro che non han-no la possibilità di accedere al sito di Equitalia o hanno situazioni complesse, possono recarsi presso le sedi Adiconsum Territoriali di L’Aquila, Pescara, Teramo e Chieti, per ricevere assistenza nella gestione delle pratiche fi scali.L’accordo inaugura una fase nuova che mira a consolidare la collaborazione e il dialogo con i cittadini e garantisce chiarezza, trasparenza e più effi cienza nei rapporti che fi no ad ora sono stati impostati sul sospetto e sulla mancata fi -ducia nell’Ente di riscossione.

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INTESA TRA EQUITALIA CENTRO E

ADICONSUM ABRUZZO

Un canale diretto per migliorare l’assistenza ai cittadini

di Vincenzo Zangardi Presidente Adiconsum Abruzzo

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TERCAS, ULTIMO ATTO?FocusON

a data che segna la fi ne della saga Tercas è il 29 luglio 2014. Nell’Aula magna dell’Università di Teramo si compie (forse) l’ultimo atto di una vicenda che ha profon-damente segnato la nostra città. Nata nel 1939 dalla fusione delle Casse di Nereto e Atri, in 40 anni la Tercas diventa il decimo istituto italiano tra le banche di media grandezza, “la più grande tra le piccole”, citava uno spot. La storia della Cassa di Risparmio di Teramo, poi BancaTercas, è la storia di un’attrice indiscussa dell’economia

del territorio: la “banca che cresce con te” è stato uno slogan di riferimento per anni e per tutti gli operatori economici e non della città e non solo, riuscendo perfi no ad oltrepassarne i confi ni con le innumerevoli sedi sparse in tutto il centro-nord. Il declino inizia già prima della Crisi, la “madre di tutte le sciagure” che affl iggono i settori fi nanziari ed economici. Vengono a galla una serie di incongruenze derivate soprattutto dalle politiche di gestione di super- managers le cui posizioni non sono ancora state ben defi nite dalla magistratura. L’intervento della Banca d’Italia e il commissariamento dell’Istituto sollevano il velo su una situazione defi citaria disastrosa: la grave esposizione, nei confronti della Banca Centrale Europea è di 665 milioni di euro ed ha alimentato il rischio di liquidazione per ben due volte, a ottobre 2013 e a fi ne giugno 2014.

a cura di Mira Carpineta & Daniela Palantrani

le immagini usate all’interno del Focus sono tratte dalla serie televisiva “Breaking Bad”, di Vince Gilligan, 2008

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TERCAS, ULTIMO ATTO? FocusON

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TERCAS, ULTIMO ATTO?FocusON

l 29 luglio 2014 l’assemblea degli azionisti si apre in un’atmosfera molto tesa. L’Au-la magna dell’Università è letteralmente blindata dalla presenza di numerosi po-liziotti e agenti Digos nonché vigilanti privati. Così pure gli interventi, fi ssati in

una rigida scaletta: un solo intervento al ter-mine delle relazioni e per tre minuti di tempo, cronometrati. La relazione di Riccardo Sora si sofferma sulla gravità della situazione che si è trovato a gestire, soprattutto sulle pro-spettive di liquidazione, peraltro sfi orate in un paio di occasioni, che avrebbero lasciato sul campo un numero di vittime maggio-re: oltre agli azionisti anche i dipendenti. L’assemblea rumoreggia, più volte viene ri-petuto a gran voce “vergogna, vergogna”, è

la rabbia dei piccoli azionisti che a fatica si cerca di contenere con l’imponenza della vi-gilanza. Una rabbia che sfocia nell’amarezza di chi sa di aver perso i risparmi di una vita, le liquidazioni di pensionamento, i progetti per i fi gli.

L’ASSEMBLEA

un solo intervento al termine delle relazioni e per tre minuti di tempo, cronometrati

«L’assemblea

rumoreggia, più volte

viene ripetuto a

gran voce “vergogna,

vergogna”, è la rabbia

dei piccoli azionisti

che a fatica si cerca

di contenere con

l’imponenza della

vigilanza»

iccardo Sora apre l’assemblea degli azionisti con una frase inquietante e tristemente ve-ritiera: “io faccio autopsie”. E trattandosi di un epilogo non può essere, ahinoi, più calzante.

La relazione del Commissario nominato dalla Banca d’Italia è molto cruda. L’Istituto ha sfi orato pericolosamente la liquidazio-ne coatta in un paio di occasioni, a ottobre 2013 e giugno 2014, prima della tanto sospirata ricapitalizzazio-ne a cui partecipa il Fondo interbancario di garanzia senza il quale la Banca Popolare di Bari era pronta a tirarsi indietro. Per il com-missario quindi o si approva la sottoscrizio-ne del capitale sociale da parte di Bpop Bari

IL COMM

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TERCAS, ULTIMO ATTO? FocusON

o si fallisce e così alle ore 13,30 del 29 luglio 2014 dichiara “approvata la delibera pro-posta con la maggioranza dei voti presenti rappresentati soprattutto dalla Fondazione Tercas che ne detiene le quote”.

MISSARIO

Per il commissario quindi o si approva la sottoscrizione del capitale sociale da parte di Bpop Bari o si fallisce e cosìalle ore 13,30 del 29 luglio 2014 ...

LA FONDAZIONEon il primo degli interventi, quello del presidente della Fon-dazione Tercas, Mario Nuzzo arriva la “doccia gelata”. Nuzzo parla della chiusura di una “fase molto critica, con mo-

menti di eccezionale pericolo” scongiurata grazie alla paziente opera del commissario Sora che in 27 mesi ha portato a termine un’operazione estremamente complicata. “Deve prevalere il buonsenso e lasciare da parte le emozioni, nonostante l’amarezza. – dichiara Nuzzo consapevole di aver vota-to anche la fi ne del ruolo della Fondazione nella nuova banca - ma era assolutamente necessario contenere il danno per assicu-rare alla banca la possibilità di una ripresa

sul territorio. La Fondazione farà la Fondazione anche senza partecipare alla vita della nuova ban-ca”.

Deve prevalere il buonsenso e lasciare da parte le emozioni, nonostante l’amarezza, ma era assolutamente necessario contenere il danno...

«Fase molto critica,

con momenti di

eccezionale pericolo”

scongiurata grazie

alla paziente opera

del commissario Sora

che in 27 mesi ha

portato a termine

un’operazione

estremamente

complicata»

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TERCAS, ULTIMO ATTO?FocusON

ergogna! Vergogna! Oggi muore anche la politica teramana che non è riuscita a salva-guardare il patrimonio economico della no-

stra provincia, né la fi nanza teramana!” Così alcuni rappresentanti degli azionisti che hanno avuto l’opportunità di intervenire, come l’ing. Berardino Ciampana, che ha stigmatizzato la mancanza di vigilanza degli organi di controllo, responsabili di “non aver vigilato per evitare ciò che poi è successo. Dov’erano il Cda, i revisori e i sindaci – in-siste Ciampana - quando dovevano con-trollare i bilanci della banca? Una mucca da mungere, questa è stata la Tercas negli ultimi anni e molti si sono girati dall’altra parte. “ Sullo stesso accorato tono l’intervento dell’ex direttore generale Berardo Vallaro-la “Eravamo una banca fl orida, tra le prime in Italia, e certo il fallimento sarebbe stato peggio, ma se toglieranno anche la nostra insegna per metterci quella della popolare di Bari saremmo alla follia”. Alta tensione

anche per il durissimo intervento di Ugo Colombo del Credito Valtellinese, socio Tercas all’8,11% che ha ricordato come il suo Istituto “abbia perso 50 milioni di euro”, alimentando anche dei dubbi sull’ipotizzato rientro della Fondazione nel nuovo capitale azionario che “ fa pensare all’esistenza di un patto parasociale”. Ipotesi però categorica-mente smentita dal commissario Sora.

GLI AZIONISTI

«Dov’erano il Cda, i revisori e i sindaci,

quando dovevano controllare i bilanci della

banca? Una mucca da mungere, questa è

stata la Tercas negli ultimi anni e molti si

sono girati dall’altra parte»

Eravamo una banca florida, tra le prime in Italia, e certo il fallimento sarebbe stato peggio, ma se toglieranno anche la nostra insegna per metterci quella della popolare di Bari saremmo alla follia

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TERCAS, ULTIMO ATTO?FocusON

risparmiatori e piccoli azionisti Tercas si ritrovano così ad essere i soli ad aver perso tutti i loro investimenti senza ne-anche la possibilità di intervenire sull’ac-cordo approvato in assemblea. Il piano del commissario Riccardo Sora ha di

fatto azzerato il valore dei titoli che possie-dono e loro hanno reagito alzando la voce. La forte presenza delle forze di Polizia e del-la vigilanza privata ha garantito che la loro rabbia, sebbene espressa, non trascendesse.Federconsumatori intanto chiede fi n da subito alla Banca Popolare di Bari “l’op-portunità di un tavolo negoziale con le as-sociazioni dei consumatori per la ricerca di soluzioni ai contenziosi che stanno parten-do a tutela di 260 piccoli azionisti Tercas as-sociati. Federconsumatori Abruzzo – si legge in una nota- prende atto dell’esito scontato dell’odierna assemblea dei soci. Un delitto (in termini sostanziali e non formali) nei confronti di centinaia e centi-naia di risparmiatori che avevano investito i propri risparmi nelle azioni dell’Istituto”. Federconsumatori sebbene presente, non

ha potuto prendere la parola all’assemblea, ma torna a denunciare “ la mancata traspa-renza sulle modalità con le quali, nel perio-do 2006-2011, è stato effettuato il collo-camento dei titoli azionari ritenendo non suffi cientemente rigorosa l’indagine com-missariale sui casi oggetto del procedimen-to sanzionatorio attivato dalla Consob nel 2013”. L’associazione porterà così, avanti le azioni di tutela già avviate : “nei primi 76 casi esaminati dai nostri consulenti, in ben 68 casi (oltre 89 %) si registrano irregolari-tà e criticità che suggeriscono l’attivazione di azioni giudiziarie, basate sulle norme che tutelano i risparmiatori nei mercati aziona-ri. Nessuno dimentichi che quelle centinaia di piccoli azionisti sono la migliore clientela storica della Banca – si legge a conclusione della nota di Federconsumatori -e che un lungo confl itto potrebbe produrre danni notevoli ad un istituto che, invece, speria-mo possa tornare ad essere un punto di riferimento essenziale per le famiglie, le im-prese, l’intero territorio abruzzese”.

FEDERCONSUMATORI

«Un delitto (in termini sostanziali e non

formali) nei confronti di centinaia e centinaia

di risparmiatori che avevano investito i

propri risparmi nelle azioni dell’Istituto»

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33PrimaPagina 48 - Sett. 2014

TERCAS, ULTIMO ATTO? FocusON

665 milioni di euro il deficit emerso

dalla relazione di commissariamento

230 milioni il valore delle azioni

acquistate (al prezzo simbolico di un

euro) dalla Banca Popolare di Bari per

sottoscrivere per intero l’aumento di

capitale sociale.

32,5 milioni equivalente al 65%

delle azioni, detenute dalla Fondazione

Tercas

88 soci con diritto di voto presenti in

assemblea

30 favorevoli (oltre la Fondazione)

31 astenuti

26 contrari (per un controvalore di

4,5 milioni di euro)

260 i piccoli azionistiTercas associati che hanno perduto i

loro titoli e che attiveranno una class-

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TERCAS, ULTIMO ATTO?FocusON

I SINDACATa vicenda TERCAS reclama chiarezza, ma soprattutto come dichiara Claudio Bellini, segretario e portavoce del sindacato Fiba Cisl Abruzzo, “si è fatto molto rumore su questa

vicenda.” L’Assemblea convocata dal Commissario aveva all’ ordine del giorno la ricapitalizzazione con passaggio di quote da Fondazione Tercas a B.Pop. di Bari, come poi è stato deliberato. Parlare di esuberi è decisamente prematuro e alcuni organi di informazione ne hanno parlato a sproposito, Ritengo invece che la BP Bari sarà molto più attenta al territorio rispetto a banche più grandi, perché non vi è sovrapposizione di sportelli dal momento che la banca in argomento non era presente sul territorio. Contrattualmente e dal punto di vista

sindacale ci sono tutti gli strumenti per gestire eventuali esuberi. Sicuramente ci sarà un riposizionamento del personale dalla sede Centrale e Direzione Generale verso la rete territoriale”. Quindi sembra di capire che l’approccio è positivo? “Era l’unico approccio possibile. L’alternativa era la messa in liquidazione della Banca Tercas. – continua Bellini- Infatti, presumo incautamente, la ex candidata sindaco di Teramo avv. Manola Di Pasquale

avrebbe dichiarato che meglio sarebbe stata la liquidazione coatta. Probabilmente senza rendersi conto della portata dell’argomento. In caso di liquidazione si sarebbero dovuti ‘mandare a casa’ circa 1.200 dipendenti, di contro con il passaggio alla Popolare di Bari ci saranno solo un centinaio di ricollocazioni. E’ vero che si perde la proprietà della banca che passa a Bari, ma resterà comunque sul territorio, o almeno si spera, ma ripeto abbiamo motivo

«Era l’unico

approccio possibile.

L’alternativa era la

messa in liquidazione

della Banca Tercas.

Infatti, presumo

incautamente, la ex

candidata sindaco di

Teramo avv. Manola

Di Pasquale avrebbe

dichiarato che meglio

sarebbe stata la

liquidazione coatta.»

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TERCAS, ULTIMO ATTO? FocusON

I: FIBA CISLdi pensare che la B.P. Bari abbia interesse a rimanere sul territorio, non essendoci sovrapposizioni. Eventuali esuberi potranno essere gestiti perché esistono gli strumenti contrattuali, ma è tutto rimandato e demandato ad un piano industriale che dovrà essere elaborato e proposto dalla nuova proprietà. Considerando però le criticità del momento e che tutte le maggiori banche hanno chiuso i bilanci in perdita e con poca disponibilità di liquidità, l’ipotesi attuata era

la migliore. Parlando con schiettezza non c’era la fi la di banche pronte a rilevare la Tercas! ”. Rimane la questione dei piccoli azionisti che si apprestano a chiedere assistenza alle associazioni dei consumatori. “Diciamo che ci sono posizioni che meritano attenzione, ci sono state delle denunce in merito a investimenti azionari e obbligazionari che sono al vaglio della magistratura, con azioni di rivalsa nei confronti dei responsabili e che

seguiranno la propria strada. E’ un’altra questione. Sul problema dei consumatori è chiaro che a nessuno piace veder sparire i propri risparmi ma anche qui bisognerà distinguere tra chi fa investimento e chi fa risparmio. Il risparmiatore di solito opta per prodotti certi, BOT, CCT e pronti contro termine. Gli investitori comprano anche azioni, ma sanno i rischi che corrono acquistando titoli che per loro natura non hanno valore certo. Quando sento dire che tutti i risparmi sono stati investiti in azioni mi chiedo se si sa cosa si sta facendo. E’ comprensibile lo stato d’animo di chi ha perso i soldi ma abbiamo, anche a livello nazionale, esempi quali PARMALAT che non necessitano di ulteriori parole. Poi per ogni caso specifi co – conclude Bellini - si pronuncerà la magistratura e verifi cherà se ci sono stati illeciti”.

«Diciamo che ci

sono posizioni che

meritano attenzione,

ci sono state delle

denunce in merito a

investimenti azionari

e obbligazionari

che sono al vaglio

della magistratura,

con azioni di rivalsa

nei confronti dei

responsabili e che

seguiranno la propria

strada»

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TERCAS, ULTIMO ATTO?FocusON

osì è se vi pare, potremmo dire parafrasando il titolo di un’opera di Shakespeare, ma la conclusione del commissariamento se da un lato defi nisce una, seppur

dolorosa, soluzione, dall’altra non spegne i dubbi e le domande che soprattutto tra chi ha perso tutto, rimangono a sostenere la rabbia dell’impotenza. Come hanno fatto a sparire più di 600 milioni di euro? La politica poteva fare di più? Questo si chiedono le centinaia di famiglie che hanno

visto azzerati i propri risparmi.Perché chi doveva vigilare non lo ha fatto? Qualcuno pagherà per questo? La politica poi, ancora una volta ha mostrato la debolezza e l’incapacità di gestire il dramma collettivo, la mancanza di idee e di proposte conciliative.Un’assenza che molti hanno constatato e contestato anche se la sola risposta è venuta dal sindaco di Teramo che non ha potuto che prendere atto, con rammarico, della complessità ed estrema diffi coltà dell’affair Tercas.

IL DUBBIO

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iorni fa, con un po’ di ritardo, ho fatto una scoperta: la parola dell’anno 2013 secondo l’auto-revole Oxford dictionary risul-ta essere il termine “selfi e”.La defi nizione che il dizionario

ci offre risulta essere: “una fotografi a che si scatta a sé stessi, in genere con uno smartpho-ne o una webcam e che viene caricata su un social media”. Non sono un linguista, ma da psicoanalista ritengo che, tornare alle origini di qualcosa può portare ad interessanti signifi cati, per

questo ho deciso di cimentarmi in una ri-cerca etimologica di questo termine. Ho così eletto internet come fonte più at-tendibile trovando che “selfi e” sembra es-sere composto dal prefi sso inglese self (se stesso) e un poco precisato suffi sso “ie”. Non soddisfatto ho consultato il Wiktio-nary (il dizionario dell’enciclopedia libera Wikipedia) giungendo a sapere che “ie” può essere usato come diminutivo affettuoso di “y”, suffi sso che gli inglesi utilizzano per spe-cifi care “la qualità di”. Per fare un esempio: aggiungendo a “mess” (pasticcio, disordine)

IN CERCA

di “selfie” di Daniele La Licata psicologo-psicoterapeuta

a vita di ognuno di noi è pervasa da episodi emozionali e le emozioni che ci accompagnano in ogni momento della nostra vita sono un modo per in-terfacciarci al prossimo e a noi stessi. Le emozioni sono, infatti, risposte

adattive a particolari contesti ed eventi rilevanti e possono essere indotte o autoindotte infl uen-zando le attività del nostro organismo indipenden-temente dal controllo della nostra volontà. Le sei emozioni primarie: rabbia, paura, felicità, tristezza, sorpresa, disgusto, posseggono funzioni di comu-nicazione. Attraverso esse possiamo segnalare all’esterno le nostre intenzioni, sia volontariamente

che involontariamente. Esiste, quindi, un lessico emotivo che permette di dare un nome alle espe-rienze emotive e che permette di comunicarle all’esterno facendo in modo che siano riconosciu-te. Una emozione letta sul volto di un amico ci invia un messaggio in una lingua che conosciamo e condividiamo. Un segnale di tristezza sul suo volto ci induce a pensare che abbia bisogno di un aiuto; la felicità a qualcosa che vorrebbe condivi-dere con noi (A. Di Cera 2011). Asserito defi niti-vamente che comunichiamo anche attraverso le emozioni, comprendiamo come necessariamente i segnali emotivi indichino una via breve nel nascere delle transazioni tra membri della stessa specie.

Un colpo d’occhio diventa suffi ciente a valutare chi esibisce una determinata emozione e se sarà il caso di relazionarsi in un modo piuttosto che in un altro. Possiamo essere infl uenzati dalla lettura delle emozioni sui tratti del volto dei nostri interlo-cutori e di conseguenza possiamo affermare che la loro manifestazione possa servire a infl uenzare il comportamento nell’altro. Ma la decodifi ca non sempre è così semplice. L’emotusologia è quella disciplina che permette l’analisi, codifi ca e deco-difi ca delle espressioni delle emozioni sui tratti del volto, del corpo, dello sguardo, e degli aspetti non verbali del parlato, cioè gli elementi paraverbali e paralinguistici che costituiscono il completamento

Cos’è l’Emotusologia e cosa fa l’Emotusologo

LEGGERE (E INTERPRETARE)

LE EMOZIONIdi Arturo Di Cera

il famoso “selfie” della Notte degli Oscar 2014

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tale suffi sso otteniamo “messy” che signifi ca pasticcione, disordinato.Approdo così ad una mia prima importante rifl essione: “ie” rappresenterebbe un ulte-riore rafforzativo di “se stesso” e della pro-pria immagine, tradotto letteralmente “ciò che ha la qualità di se stesso”. Provo adesso ad abbozzare una mia defi ni-zione di “selfi e”: immagine (rappresenta-zione) che abbia le qualità di se stessi

al fi ne di condividerla con utenti del-la rete e provocare in loro commenti ed emozioni. Non dimentichiamoci che, all’autoscatto, fa seguito la immediata pub-blicazione della foto sui vari social network.Queste rifl essioni mi portano a pensare che

“selfi e” si inserisca in una azione narcisistica fi nalizzata alla “pubblicizzazione” allargata di sé. Massimo Recalcati (2013) in un interes-sante, quanto critico, articolo (Repubblica 28-12-2013 “L’ansia di riempire il vuoto interiore”) ha sottolineato quanto “dietro questo fenomeno si nasconda un rischio: il sentimento di non avere una personalità vera” cercando “nell’apparire la forma della nostra esistenza”. L’autore sostiene che nel “selfi e” possa nascondersi una personalità narcisistica tanto in cerca di una propria identità, quanto bisognosa di continue gra-tifi cazioni ed affermazioni. Non si fotogra-fa più il mondo, ma questo diventa lo sfondo di se stessi. Credo che ogni situazione vada esaminata singolarmente; certamente il “selfi e” non è da solo un “sintomo narcisistico”, tuttavia ritengo che il dilagare di questo comportamento potrebbe dare il segnale di una società in “cerca di se stessa” e per questo bisognosa di autoaffermazioni e riconoscimenti. Lascio al lettore successive ed ulteriori rifl essioni su questo diffuso e giovane termine.

di ogni elemento verbale di una interazione o co-munque di una espressione verbale o non verbale anche in assenza di interlocutori. L’emotusologo è quindi un analista del comportamento emozio-nale del volto che indaga il soggetto eseguendo questa analisi sia attraverso l’osservazione diretta durante una transazione interpersonale faccia a faccia, sia essa un interrogatorio o una intervista o una qualsiasi interazione comunicazionale anche non accompagnata da dialogo, sia osservando fi l-mati oppure effettuando riprese e analizzandole in un secondo momento, sia esaminando materia-le fotografi co al fi ne di soddisfare richieste di tipo professionale o privato per orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità dell’esaminato e per individuarne e promuovere atteggiamenti positivi. Il tutto senza alcun fattore di stress o di aggrava-mento delle situazioni di vulnerabilità che possono trovarsi spesso nell’analisi delle transazioni tra mi-nori e famiglia o con il sistema sociale. Gli ambiti applicativi in cui può essere utile la consulenza di un Analista Emotusologo sono innumerevoli. I più richiesti: nel settore sicurezza (individuazione si-tuazioni a rischio potenziale, interrogatori, antiter-rorismo), consulenza investigativa, peritale, giuridi-ca; consulenza aziendale (negoziazione, trattativa,

persuasione, relazioni con il pubblico), consulenza forense (perizie nelle cause penali), ambito comu-nitario (scolastico, religioso, interculturale, sportivo, assistenziale); ambito privato (individuale, di cop-pia, familiare, di gruppo). La sua attività compren-de altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito. Quella dell’Analista del

comportamento emozionale del volto – Emotuso-logo è una professione orientata all’analisi e al mi-glioramento delle relazioni interpersonali dell’indi-viduo; in altri paesi, come gli Stati Uniti, è presente da molti anni ed è emergente in Italia. Consiste in una serie di conoscenze tecniche e abilità fi naliz-zati all’analisi del comportamento emozionale e, in questo senso, permette un agire professionale e consapevole di attitudini implicite e connaturate nella natura umana. L’Analista del comportamen-

to emozionale è preparato per far ricorso in modo sistematico a diverse competenze tecniche. La peculiarità di tale professione è quella di essere effi cace e rispondente alle necessità dell’analisi del comportamento emozionale nei vari contesti sociali. Diventa quindi una vera necessità quella di conoscere e controllare il linguaggio non verbale emozionale in una società attenta e preparata al fi ne di proporsi in modo migliore oppure per comprendere più profondamente chi abbiamo di fronte nelle più svariate occasioni: dai colloqui di la-voro alle relazioni amicali, dalle interviste agli inter-rogatori, da quelle relazioni che sono sul nascere a quelle che sono già consolidate. L’emotusologo permette di mettere in evidenza i gesti, la pros-semica, il comportamento emozionale, spaziale e l’uso del tempo della comunicazione oltre al modo in cui diventano elementi dei quali si sente la ne-cessità di possederli al fi ne di arricchire e perfe-zionare i nostri atteggiamenti e comportamenti e modifi care quelli dei nostri interlocutori giungendo ad un perfezionamento del messaggio che si vuole interpretare o inviare, proprio in ragione della mol-tiplicazione degli ambienti comunicativi sempre più labirintici e discontinui e delle distorsioni che spesso timbrano l’area delle relazioni.

L’emotusologo è quindi un analista del comportamento emozionale del volto

Queste riflessioni mi portano a pensare che “selfie” si inserisca in una azione narcisistica finalizzata alla “pubblicizzazione” allargata di sé

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rtista eclettica, scrittrice, at-trice e regista teatrale, ma soprattutto una persona stra-ordinaria, schietta, diretta, af-fascinante, che conosce i gio-vani e sa comprendere i loro

tormenti, che non si fa inghiottire dai luo-ghi comuni e dai meccanismi del politically correct Grazia Scuccimarra , ponendosi sempre “dalla parte sbagliata” in un mondo di schemi ed etichette, è dotata di una forza contagiosa che ti travolge con la sua intel-ligenza arguta e il suo modo di fare unico. Incontrarla e spaziare tra vari argomenti , dalla politica alla sua teramanità, passando per l’universo giovanile che tanto difende, è stata un’esperienza unica. Chi è l’artista Grazia Scuccimarra?Non mi ritengo un’ intrattenitrice, ma una monologante presuntuosa consapevole di ciò, che si sforza di non offendere l’intel-ligenza altrui.Sul palco parla a dei manichini…Nasco monologhista e quindi senza interlo-cutori sul palcoscenico, ma al manichino gli do sempre un ruolo di turno: amico, politico, studente e così via e gliela canto e suono e mi fa anche molto comodo perché resta ad ascoltarmi immobile.Lei rifi uta essere defi nita ironica, ma preferisce indignata. Cosa la fa vera-mente arrabbiare?Non è esattamente così; l’ironia è una delle

caratteristiche del mio modo di essere che uso preferibilmente. Tuttavia ironia e autoi-ronia possono diventare, a lungo andare, strumenti che si ritorcono contro la società. Io ne rifi uto l’uso sbagliato che va a discapi-to dell’indignazione e reazione che dovreb-bero esserci di fronte a certi fenomeni so-ciali. Purtroppo l’ironia, oggi, viene utilizzata male e per fi ni intellettuali disonesti. Ciò che invece maggiormente mi irrita è l’assecon-dare l’andazzo della vita nella nostra società, adagiandosi sul dejavù senza avere la forza di essere altro. Questo mi provoca una vera e propria ira metaforica. Nello spettacolo “ Noi ragazze degli anni ‘60” cita “ Il pastore errante “ di Leopardi che “si perdeva ogni sera”. La nostra società è come il pastore che nel buio dello smarrimento dei valori, ha perso la strada giusta?A differenza del pastore leopardiano im-bocchiamo volontariamente la strada sba-gliata. Oggi è molto più chiara la differen-za tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per questo, dinanzi a una classe politica allo sbando, la responsabilità dei cittadini che hanno deciso di errare e perseverare, ne-gando l’evidenza, è doppia.Noi giovani siamo defi niti una gene-razione di ignavi. Ma davvero non riu-sciamo a reagire o siamo prigionieri di una gabbia dalla quale non riusciamo a liberarci?

LA “RAGAZZA

DEGLI ANNI ‘60”

è cresciutaGrazia Scuccimarra: il percorso di un’artista “sempre dalla parte

sbagliata” e “ferocemente” innamorata della sua città

di Adele Di Feliciantonio

l’attrice Grazia Scuccimarra

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I giovani sono una materia prima da forgia-re. Chi mette la mano su di loro lascia un segno. Sono oro vivo che noi grandi possia-mo plasmare in un gioiello o in un sacco di rifi uti. Naturalmente non devono crogiolarsi su loro stessi e non devono usare la respon-sabilità altrui come paravento. “Bella dentro… fuori non ce l’ho fat-ta”; quanto conta, in un mondo di ap-parenze, essere belli dentro?Conta principalmente per sé stessi perché si vive con sé stessi e non si fugge da quel che si è. Se poi gli altri non vogliono accor-gersi di quel che siamo, pazienza! Nella vita andiamo alla ricerca disperata di compagnia non accettando che siamo soli; solo que-sta consapevolezza ci porta a valorizzare la presenza altrui e vivere autonomamente e serenamente

Per sopravvivere in una società di “ gente che ce la fa e non che non ce la fa” bisogna essere o avere? Bisogna essere, anche se la società ci dice che bisogna avere. Fortunatamente stanno riaffi orando principi e valori del passato che mi auguro ci salveranno. Questo ciclo del “si può fare tutto” si sta chiudendo per tor-nare a una dimensione più umana, reale. Da oggi in poi credo in un’umanità migliore che riscopre i valori “buttati” trenta anni fa e li riscopre con la consapevolezza di ciò che si sta facendo.Lei non ha mai chiesto niente per educazione e non per presunzione. E’ sempre stata libera da tutto e tutti; esiste la libertà o è l’illusione di essa che ci rende schiavi?La libertà esiste nella misura in cui noi cre-diamo di essere liberi; non è qualcosa che qualcuno ci deve concedere, ma un modo di sentire, di essere e dovrebbe essere dila-gante. Invece siamo in un mondo di schiavi, di cortigiani. Anche questa d’altronde è una scelta, ma decisamente negativa. Non si è disposti, ahimè, a pagare di persona per la propria libertà, a fare sacrifi ci e rinunce, a “metterci la faccia”.Essere dirompenti pone al centro di

invidie e ostacoli?Essere dirompente è dire quel che pensi, essere chiari, precisi, dare all’interlocutore l’impressione di avere davanti un vero anta-gonista. Questo crea molti ostacoli. Io sono stata sempre stimata e anche applaudita dai miei “nemici”, ma poi si guardano bene dal coinvolgermi in iniziative varie. Infatti ho cercato di raggiungere gli obiettivi con le mie forze coniugando la mia vita di inse-gnante, di mamma e di nonna.Quanto la città di Teramo merita un teatro adeguato?Sono aderente all’iniziativa “noi vogliamo il teatro Comunale risorto dov’ era”. Il mio sogno è che venga abbattuto l’orrore che c’è oggi e che venga ricostruito il teatro com’era in origine come è stato fatto in tante altre città.

Qual è il ricordo più bello che ha della sua città natale?Ho tanti, troppi ricordi di Teramo. Sono le-gata alla mia terra, la amo “ferocemente”, le sue vie, i suoi scorci, tutto. L’ho lasciata con dolore , ma è come se non ci fosse stata mai separazione perchè di essa non ho abban-donato niente… le vecchie abitudini, come le lunghe passeggiate, le vecchie relazioni. Sono orgogliosa di essere teramana.

I giovani sono una materia prima da forgiare. Chi mette la mano su di loro lascia un segno. Sono oro vivo che noi grandi possiamo plasmare in un gioiello o in un sacco di rifiuti...

Nella vita andiamo alla ricerca disperata di compagnia non accettando che siamo soli; solo questa consapevolezza ci porta a valorizzare la presenza altrui e vivere autonomamente e serenamente

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L’ultimo degli Orsini a dominare su Isola del Gran Sasso, fu Camillo Pardo il quale, per la fedeltà espressa verso la casa di Francia, fu privato di tutti i beni, compresa la Valle Siciliana, che venne riconsegnata a Carlo V e nel 1526 donata agli Alarçon y Mendoza, nella persona di Ferdinando d’Alarçon, primo Marchese della Valle Siciliana. A lui seguirono altri nove Marchesi, sette maschi

e due femmine. I maschi, in omaggio al primo marchese, presero tutti il nome di Ferdinando o Ferrante.Le due femmine furono Isabella, seconda marchesa ed Emanuella, decima ed ultima marchesa, sotto il cui dominio ebbe termine la feudalità.Con l’eversione della feudalità, avvenuta nel 1806 per opera di Giuseppe Bonaparte,

le antiche “Università Agricole” dell’Isola Pagliara, Casale, Cerchiara, Forca e Collalto, venivano abolite, e al loro posto sorgeva l’attuale Comune di Isola del Gran Sasso (prese il nome di Isola del Gran Sasso con regio decreto 28 giugno 1863), comprendente le frazioni di Casale S. Nicola, Fano a Corno, Cerchiara, Varano, Forca di Valle, Cesa di Francia, S. Gabriele,

ituata ai piedi del Gran Sasso d’Italia, nel cuore della Valle Siciliana, la sua storia, antichissima e prestigiosa, ha visto il dominio di tre potenti famiglie feudali: dei Pagliara,

degli Orsini e degli Alarçon-Mendoza. I Pagliara, della stirpe dei Conti dei Marsi (Comites Marsorum) pare discendessero da Berardo, primo re d’Italia, nipote di Carlo Magno; ne detennero il possesso per circa cinque secoli, fi no a Tommasa, l’ultima della stirpe, la cui unica fi glia, Maria, andò sposa intorno al 1340 a Napoleone Orsini, portandogli in dote titolo e feudo. Il dominio degli Orsini, durato per circa due secoli, è stato tra i più turbolenti della storia di Isola del Gran Sasso.Nel 1495 subì l’invasione di seicento fanti aquilani e fu annessa con vero atto di capitolazione al Contado dell’Aquila, sotto la cui dipendenza pare restasse fi no al 1499. Nel 1419, anno della spogliazione

degli Orsini, vennero redatti gli Statuti dell’“Università dell’Isola” che, oltre ad essere tra i più antichi della provincia di Teramo, hanno anche il pregio di essere l’unico testo scritto nel volgare locale della Valle Siciliana e uno dei pochi testi antichi ascrivibili alla provincia di Teramo.

ISOLA DEL GRAN SASSO: ALL’OM

Venne riconsegnata a Carlo V e nel 1526 donata agli Alarçon y Mendoza, nella persona di Ferdinando d’Alarçon, primo Marchese della Valle Siciliana. A lui seguirono altri nove Marchesi...

scorci del borgo di Isola del Gran Sasso

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n fondo a Via Mezzanotte è visibile in uno degli ingressi privati al centro storico.La porta dell’abitazione è ad arco ogivale, e nella chiave d’arco è presente uno stemma datato 1471. Al di sopra della

porta è presente una bella bifora ad archi trilobi ed occhione centrale, dotata di colonnina ottagonale con elegante capitello e mensola del davanzale di chiara ispirazione veneta.

MBRA DEL GIGANTE DORMIENTE

LA BIFORA

ostituiscono il caput fl uminis del torrente omonimo, sul versante adriatico del Gran Sasso d’Italia. E’ formato da tre grandi sorgenti: la Fossaceca (m.1497), le Piscine, formate da 13 sorgive,

e il Peschio, formato da 6 sorgive. Il vallone è profondamente inciso nel massiccio calcareo ed ha sponde dirupate a picco o a strapiombo profonde in alcuni punti oltre 150 metri. L’alveo del torrente corre incassato fra grandi voragini ed ha in vari punti enormi salti, che formano cascate pittoresche come i Salti delle Coste Baroni, del Mescatore e di Vena Roscia. Per raggiungere e ammirare questo spettacolo della natura da Isola del Gran Sasso andare verso Pretara e, una volta arrivati, si prosegue fi no al primo incrocio a destra, girando per una strada non asfaltata;

proseguendo si arriva ad un ponte sul fi ume Ruzzo, alla cui sinistra vi è un piccolo sentiero che conduce alle maestose cascate. Dal ponte si può proseguire fi no a “PIANO DEL FIUME”; dopo una fonte, sulla sinistra, si imbocca un sentiero che conduce all’ eremo di SANTA COLOMBA.Prima di arrivare alla Chiesa, sulla sinistra si incontra un piccolo sentiero che conduce ad uno splendido spettacolo panoramico: cascate nella roccia di un tipico colore rosso. Il posto viene denominato “FOSSACECA” ma la gente dei nostri posti lo chiama “VENA ROSSA” proprio per il suo caratteristico colore.

LE CASCATE DEL RUZZO

Profonde in alcuni punti oltre 150 metri

Pacciano, Frisoni, Collalto, Trignano, S. Giovanni, Tembrietta, Capsano, Colliberti, S. Massimo, Pretara, Ceriseto, S. Pietro, Villa Piano.Nel 1811 il nuovo Comune di Isola del Gran Sasso contava 1950 abitanti, nel 1861, 3510, nel 1901, 5009 e nel 1961, 6878 abitanti. Attualmente conta poco più di 5000 abitanti.

scorci del borgo di Isola del Gran Sasso

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l santuario di san Gabriele dell’Addolorata, ai piedi del Gran Sasso, in provincia di Teramo, è tra i più conosciuti in Italia e in Europa. Una recente classifi ca lo colloca tra i primi quindici santuari più frequentati del mondo. Due milioni di pellegrini vi

arrivano ogni anno per pregare sulla tomba del giovane studente passionista San Gabriele dell’Addolorata. La sua fama non conosce confi ni. Sono almeno un migliaio le chiese a lui dedicate nei vari continenti.Un casello autostradale, ponti, viadotti, piazze, parcheggi, strade, scuole, ospedali portano il suo nome. Migliaia di persone nel mondo si chiamano Gabriele o Gabriella in suo onore. Un santo che attira ogni anno milioni di pellegrini, affascinati dalla sua vita e richiamati dai numerosi miracoli che Dio continua ad operare per sua intercessione.

L’aspetto che più colpisce chi arriva al santuario è la massiccia presenza dei giovani. San Gabriele è innanzitutto il santo dei giovani. Sono centinaia di migliaia i giovani che vanno da lui ogni anno per una sosta di preghiera. Ogni anno, ai primi di marzo, migliaia di studenti delle scuole medie superiori dell’Abruzzo e delle Marche arrivano al santuario per una giornata di spiritualità a “cento giorni dagli esami di maturità”. Ogni anno, a fi ne agosto, migliaia di giovani da tutta Italia si accampano per cinque giorni al santuario per la Tendopoli-Festa dei giovani, dando vita ad un meeting religioso fatto di incontri, conferenze, preghiera, testimonianze. In particolare, la Tendopoli, arrivata alla 19° edizione, si è imposta a livello nazionale come una delle principali manifestazioni giovanili. Il raduno si conclude con la Festa dei giovani che vede circa 7 mila presenze.

IL SANTUARIO

L’aspetto che più colpisce chi arriva al santuario è la massiccia presenza dei giovani. San Gabriele è innanzitutto il santo dei giovani

a struttura si trova a San Pietro, borgo incastonato nello splendido scenario dei Monti Brancastello e Prena, dalle cui pendici si originano abbondanti acque sorgive. Il Centro, il primo

in Italia, in forma diretta e stimolante illustra il ciclo dell’acqua, con la formazione delle montagne, la storia degli uomini, di esploratori e utilizzatori della preziosa risorsa. Il Centro offre alle scolaresche un particolare percorso didattico-esplorativo che, attraverso gli ambienti naturali ed umani del Parco, invita ad una rifl essione sul valore della risorsa acqua insostituibile e esauribile.

IL MUSEO DELL’ACQUA

San Pietro di Isola del Gran Sasso (TE) - Gestore: C.E.A. Scuola Verde

Tel. 335/1048318 - E-mail: [email protected] - Web: www.scuolaverde.com

Il ciclo dell’acqua,

con la formazione

delle montagne, la

storia degli uomini, di

esploratori e utilizzatori

della preziosa risorsa

foto: le cascate del ruzzo

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DI SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA

scorcio del Santuria di San Gabriele

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l patrimonio librario della biblioteca ini-ziò a formarsi dal 1847 con la costitu-zione del primo studentato. All’inizio era formata da un modesto scaffale che con-teneva i libri donati al ritiro dal Preposito generale (tra i quali le opere del Billuart e

del Roselli, stampate a spese della congrega-zione) e altri acquistati a Roma.A questa dotazione si aggiunsero attorno al 1850 altri libri offerti dal municipio di Isola del Gran Sasso appartenuti ai minori con-ventuali e sottratti al sequestro, quando il loro convento fu soppresso dalla legge del 7 agosto1809.Nel 1854, come attesta il capitolo della Pro-vincia di Maria SS. della Pietà, la biblioteca, sistemata in “una stanza ordinaria, illuminata da una fi nestra che sporge a settentrione”, conteneva “tre-quattrocento volumi tra grossi e piccoli, in parte regalati e in parte comprati dai sacerdoti con le messe della settimana, concorrendo anche il Rettore”.

Si accrebbe via via anche con l’acquisizione dei testi da alti ritiri, per soddisfare i bisogni formativi degli studenti, che dal 1847 dimo-

rarono nel ritiro isolano per frequentare i corsi di teologia. Il confr. Gabriele dell’ Ad-dolorata, che vi arrivò il 10 luglio 1859, per continuare il corso di fi losofi a e compiere quello di teologia, dal 1860 al 1861 fu incari-cato dal P. Norberto di S. Maria, suo <<let-tore>> e direttore spirituale, di provvedere al riordino della biblioteca. Il Santo compì un accurato lavoro, scrivendo sul frontespi-zio dei libri censiti l’ espressione “ex libris recessus Immaculatae Conceptionis Con-gregationis Passionis” (che sta a signifi care l’appartenenza dei libri al ritiro dei Passio-nisti dell’Immacolata Concezione di Isola). Ventitré libri in ottime condizioni recano questa espressione, eccetto quelli apparte-nuti ai Minori Conventuali (nei quali fi gura la scritta “ex libris conventus S. Francisci”), che abitarono nel ritiro fi no al 1806. Succes-sivamente Domenico Ricciardone decise, a sue spese e col concorso di alcune famiglie benestanti di Isola, di farvi impiantare un ri-

di Giovanni Di Giannatale

SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA

LA BIBLIOTECA DEI PASSIONISTI

Nel 1854, come attesta il capitolo della Provincia di Maria SS. della Pietà, la biblioteca, sistemata in “una stanza ordinaria, illuminata da una finestra che sporge a settentrione”, conteneva “tre-quattrocento volumi tra grossi e piccoli

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tiro passionista nel 1847. Nel periodo successivo all’unità d’Italia la bi-blioteca, che fi gurava nella stanza originaria, arricchita da un tavolo e da “scaffali di legno colorato” contava ben 1.150 volumi, che su-birono la dispersione, quando tra il 28 e il 29 maggio del 1866, i passionisti furono espulsi per l’applicazione della legge n.3036 del 7 luglio dello stesso anno, che sopprimeva le “corporazioni religiose”.Prevedendo l’approssimarsi della soppres-sione, i religiosi riuscirono a sottrarre alla requisizione governativa seicento volumi consegnandoli al sacerdote Nicola Tauri di Isola del Gran Sasso, che in futuro li avreb-be dovuti restituire ai religiosi stessi allor-chè questi avessero avuto la facoltà con l’intervento di leggi diverse, di riprendere il possesso del ritiro. Altri cinquanta volu-mi furono consegnati alla famigli Recchia di Trignano, che ne promise la restituzione alle medesime condizioni sopra esposte. Gli altri volumi furono requisiti dall’Ammi-nistrazione demaniale che li consegnò per la custodia temporanea al sindaco di Isola Giovanni De Angelis per la successiva devo-luzione degli stessi al Regio Liceo Ginnasiale “M. Delfi co” di Teramo.Il De Angelis,però, non voleva cedere i libri al predetto Istituto, nell’ intento di creare ad Isola una “biblioteca pedagogica popo-lare”, raccomandandosi perfi no a Settimio Costantini, sindaco di Teramo (poi deputato nelle fi le della Sinistra liberale, e Sottosegre-tario al Ministero della P.I.) per raggiungere lo scopo. L’intercessione del Costantini, che era il referente della sua parte politica, non riuscì a favorire il De Angelis, che si vide co-stretto a cedere i libri al Delegato scolastico del Mandamento di Tossicia, Giuseppe Rosa di Castelli, incaricato dal Prefetto di Teramo di consegnarli al Preside del R. Liceo Ginna-siale di Teramo. Questi ricevette 378 opere chiuse in otto cesti “sugellati” verso la fi ne di giugno del 1872. Tali opere, eccetto quelle perdute, si possono oggi consultare presso la Biblioteca provinciale “M. Delfi co” di Te-ramo.I libri consegnati, del valore stimato di lire 91,13, erano di genere umanistico, scienti-fi co, agiografi co-spirituale e fi losofi co-teo-logico.La biblioteca tornò a ricostituirsi nel 1903, allorchè, con la ripresa dello Studentato nell’anno scolastico 1899-1900, si avvertì il bisogno di crearle un apposito spazio. Il Ret-tore, padre Anacleto Bianchi, riunì <<due stanze di quelle che guardano a settentrio-ne, togliendo i tramezzi che le divide>>. Vi fece allocare <<una suffi ciente quantità

di libri>> e costruire altresì <<scansie e scaffali con tavole d’abete>>. Si sviluppò progressivamente nel corso del successivo trentennio a cominciare dal 1947, quando il ritiro di San Gabriele dell’Addolorata fu sede dello Studio teologico provinciale, in cui per quattro anni si formavano i giovani studenti passionisti prima di essere ordinati sacerdoti. Nel 1967 si stabilì di acquistare un’opera monumentale, di cui disponevano solo le biblioteche delle Pontifi cie Univer-sità e la Biblioteca Apostolica Vaticana: la

“Patrologia latina e greca” di Jacques Paul Migne, in 161 volumi. Diventata “provincia-le” nel 1969, si è arricchita con la confl uenza nel suo fondo dei libri delle biblioteche di

altri conventi passionisti della Provincia di Maria SS. della Pietà, e di altri libri derivan-ti da donazioni di privati benefattori. Gra-zie al lavoro compiuto dai bibliotecari che si sono avvicendatati nel tempo, tra i quali padre dott. Roberto Facchinei, attualmente può vantare ben sessantamila volumi e qua-rantacinque periodici, otto incunaboli, cen-tocinquanta cinquecentine e tremila volumi relativi ai “Processi dei Santi”, che, dopo la biblioteca di San Gabriele dell’Addolorata, sono posseduti solo dalla Biblioteca Apo-

stolica Vaticana, classifi candosi come la più vasta e, sotto il profi lo teologico-fi ilosofi co, come una delle più aggiornate e specializza-te della Regione.

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n uomo determinato, uno dei protagonisti della storia italiana del secondo Nove-cento con una capacità re-lazionale che contraddistin-gueva la sua esistenza. La

sua vita è stata relazione all’interno di una condivisione e la realtà non era altro per lui un’opportunità di confronto, di apertura della ragione agli avvenimenti, fi no a penetra-re più a fondo il Mistero. Don Luigi Gius-

sani ha vissuto la normalità come evento, come qualcosa in cui l’istante non era una banalità. Anche la grave malattia che lo ave-va colpito era un modo per interpretare la realtà. “Credo in quello che dico”, afferma Don Giussani in un’intervista degli anni Ot-tanta proiettata a inizio serata. Aggiungendo: “Auguro a me e a voi di non stare tranquilli, mai più tranquilli”. Egli si poneva come pa-dre per i suoi affermando il valore dell’espe-rienza come criterio e metodo di verifi ca

Don Giussani

l’istantenon è banalità

di Clementina Berardocco

l MIUR(Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) periodicamente svolge dei corsi a numero chiuso, denominati TFA – Tirocinio Formativo attivo, necessari per l’abilitazione all’insegnamento. Anche quest’anno, come

lo scorso anno, l’ombra dei possibili ricorsi arriva con puntualità sorprendente. I test di preselezioni si sono svolti lo scorso mese di luglio, e sono stati segnalati errori: domande grossolane, risposte imprecise e ambigue. Le segnalazioni si sollevano numerose. Molti dei partecipanti esternano perplessità: “provoca rabbia l’essere esclusi perché i test sono stati concepiti in maniera approssimativa e interpretabile. Il sistema può essere cambiato e migliorato, anziché trovarsi ogni anno a dover ‘combattere’ con imprecisioni e rispondere

affi dando il proprio futuro alla fortuna, mettendo una ‘X’ alla risposta meno peggio. Siamo preparati e vogliamo dimostrarlo”. Purtroppo, spesso i partecipanti che vogliono promuovere le proprie rimostranze si trovano ad essere respinti da un uffi cio all’altro con motivazioni di mancata competenza. Il ricorso può essere presentato tramite il sindacato ANIEF ma è a pagamento e gli effetti, nell’immediato, sono di ottenere l’accesso alle selezioni successive, con riserva, ma se al momento della discussione del ricorso lo stesso viene rigettato, si perderà tutto il ben fatto, anche le prove successive eventualmente superate. Il rischio è altissimo in termini di tempo, impegno e denaro. I Tieffi ni gridano allo scandalo “così non cambiamo nulla.Ci compriamo i titoli. Tutto sembra

profondamente illegale immorale e ingiusto! Sono giovane, non ho mai insegnato. Ho un lavoro presso uno studio dentistico, ho 27 anni, sono laureata all’accademia di belle arti, massimo dei voti ,maestra affrescatrice in associazioni di rievocazione medievali e il mio sogno é fare l’insegnante, ma per due errori al test, non ho superato il corso TFA. Le segnalazioni di errore, documentate, inviate al MIUR restano inascoltate ed inevase. Potrei fare un costoso riscorso, invece, vorrei che mi venissero riconosciute corrette delle risposte a domande errate e ambigue i cui errori non sono imputabili alla mia mancata preparazione. Le situazioni simili alla mia sono molte e documentate e riunite anche sui social network. La speranza è di cambiare un sistema che non funziona”.

di Gloria Troiani

IL TFA DELLA SPERANZA

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e la sua proposta educativa era portatrice di un unico scopo: favorire l’incontro con Gesù. Il 22 Luglio 2014, a Giulianova Lido, si è tenuta la presentazione del libro "Vita di don Giussani" di Alberto Savorana, edito da Rizzoli. L’evento è stato organizza-to dall’Associazione L’infi nito (Presiden-te Prof. Gianpaolo Massetti) che nasce dall’amicizia tra alcuni giovani che hanno raccolto l’eredità del Centro di Solidarietà Parsifal, rinnovandolo e riattualizzandone gli scopi. Alla presenza del moderatore Prof. Claudio Lo Sterzo, responsabile del Mo-vimento di Comunione e Liberazione (CL) di Giulianova, sono intervenuti il Dott. Mario Nuzzo, Presidente della Fondazio-ne Tercas, Don Ennio Lucantoni, Parroco della Chiesa della Natività di Maria Vergine e il Dott. Alberto Savorana, autore del libro e portavoce del movimento eccle-siale cattolico, attivo nella località costiera abruzzese sin dagli anni ’70. Quest’ultimo ha incontrato e conosciuto Don Giussa-ni negli anni dei suoi studi universitari, ne ha poi ricostruito la fi gura tramite un’ac-

curata operazione di raccolta e di ricerca documentaria tale da defi nire il suo libro un”incontro nuovo” tanto da scrivere la prima biografi a del fondatore di CL. Scrive l’autore:”A lui i fatti della mia vita - interes-si, professione, famiglia - sono strettamente legati. Nel rapporto di lavoro e di amicizia con don Giussani mi sono trovato dentro un fl usso esistenziale e storico - “una febbre di vita”, come amava dire -, che non si è mai interrotto”.Il Prof. Mario Nuzzo si defi nisce “cat-tolico in cammino” e ha sempre avvertito come impegno della sua vita la formazione dei giovani nel ruolo di professore, nella ri-cerca della verità e nella sua trasmissione: questa è stata la sua chiave di lettura del li-bro. Don Ennio Lucantoni ha aggiunto di aver conosciuto personalmente il fondatore di Comunione e Liberazione e ha defi nito la lettura del libro di Savorana come una sorta di meditazione. Ogni lettore, quindi, grazie a questo libro si accosterà alla vita di don Giussani, lo conoscerà come se lo stesse ascoltando hic et nunc.

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l Campiello Giovani ( sezione del più ampio Premio Campiello) è un concorso letterario promosso dalla Fondazione il Campiello – Confi ndustria Veneto e ri-volto a giovani di età compresa fra i 15 e i 22 anni, per la scrittura di un racconto

a tema libero in lingua italiana. Da timido esperimento regionale delle prime edizioni, il Campiello Giovani, si è affermato a livello nazionale come premio dedicato ai “giova-ni scrittori” , in cui il vincitore assoluto si aggiudica una vacanza – studio in un Paese Europeo, mentre i cinque fi nalisti hanno di-ritto a una dotazione di libri e all’invito alla serata fi nale. Inoltre i cinque racconti fi nali-sti vengono raccolti in una collana a uso isti-tuzionale realizzata a cura della Fondazione Il Campiello. Quest’anno, tra i cinque selezionati per l’evento conclusivo, anche una presenza teramana. Si tratta di Chiara Di Sante, ber-gamasca, vive a Milano, ma con incursioni

ella sua lunga esperienza di cro-nista, Maurizio Di Biagio (giorna-lista de Il Messaggero, L’Araldo Abruzzese ecc.), ha raccontato fatti, notizie, persone. Su queste ultime però ha af-

fi nato la sua attenzione scavando “come un archeologo, alla ricerca di quello che è celato agli occhi”. Uno sguardo che oltre lo sguardo ha cercato di coglierne le essenze e i perché di tante straordinarie o (apparentemente) comuni esistenze teramane. In quella piazza sovrasta-ta dal campanile, sotto la cui ombra tante vite sono passate, lente o di corsa, rumorose o silen-ziose, ma sempre interessanti per chi, come lui cerca di intuirne i signifi cati. Così nasce il volume “All’ombra del campanile” che raccoglie, come in una mostra pittorica, i ritratti di personaggi accomunati dalla “terama-nità” e persone che ne “indossano” appunto il personaggio. “Mi ha sempre affascinato osser-vare la gente –spiega Maurizio Di Biagio- e cer-care di intuirne le storie, i sentimenti, amandone le debolezze e non le virtù”. Una lettura, quindi, anch’essa sentimentale per registrarne la memoria storica e umana dei vissuti. “Sono esempi che possono aiutarci a im-maginare il futuro - continua l’Autore- vedendo come Teramo sia cambiata e come ancora po-trebbe cambiare. Perché sotto il campanile, testimone muto dei tempi, la piazza si evolve, “nel bene e nel male”. Ma quale, tra i tanti raccontati, è il personag-gio che più “ha sentito”? “Senza dubbio Taver-nello, un clochard, anzi “il” clochard – conclu-de - perché la sua storia può essere la storia di tutti noi. Soprattutto nei tempi che stiamo vivendo, quando dall’oggi al domani ci si può ri-trovare senza più certezze materiali, senza più una casa e affetti”. Gli occhi osservano quello che per il cuore è poesia. Mi.Ca.

QUANTI PERSONAGGI

SOTTO IL CAMPANILE!

“All’ombra del campanile” che raccoglie, come in una mostra pittorica, i ritratti

di personaggi accomunati dalla “teramanità” e persone che ne “indossano”

appunto il personaggio. “Mi ha sempre affascinato osservare la gente ..."

VISIONqualch

TUTTO LO “Z

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Maurizio Di Biagio

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n’opera enciclopedica, certosina e magistralmente documentata quel-la del prof. Giovanni Di Giannatale, preside del Liceo Statale “G. Milli” di Teramo, nonché valente storico e saggista. Una produzione letteraria

notevole che racconta e custodisce la memoria storica della nostra città. Il suo ultimo libro STORIA DELLA SCUOLA TERAMANA DALLA SECONDA METÀ DEL XVIII AL XIX SECOLO (Giservice Edito-re, 2014) è un’imponente raccolta di notizie e me-morie ottenute vagliando minuziosamente archivi e biblioteche pubbliche e private. Una ricostruzione che offre affreschi di un passato “sulle cui basi, solo, si può costruire il futuro”. Cosa lo ha spinto a cimentarsi in un lavoro di ricerca così articolato e complesso? “ Si è trattato di un lavoro che ha avuto una gestazione quasi trentennale, in effetti – spiega il professore – iniziato nel 1982, con le ricerche sulle origini del Real Collegio “San Matteo Apostolo” e sulla direzione dei P.P. Barnabiti, per arrivare al Regio Liceo Ginnasiale “M. Delfi co”, ma un libro di storia, per quanto ricco

e documentato non si può mai considerare concluso. Ci saranno sempre degli ambiti celati, di cui, senza documenti e testimonianze, si ignorerà sempre l’esi-stenza. È l’eterna sfi da dei ricercatori”. La ricostru-zione storica del professor Di Giannatale si è avvalsa della collaborazione – “un lavoro di rete”- di illustri colleghi, quali la professoressa Loredana Di Giampa-olo, preside del Liceo Classico di Teramo e il professor Piero Natale, preside dell’Istituto Tecnico “B. Pascal” , sempre di Teramo, e spazia dalla documentazione degli atti istitutivi delle scuole, alla storia degli edifi ci stessi, delle attrezzature, della didattica. Inoltre una vasta serie di fi gure, eventi e ritratti offrono immagi-ni di momenti storici in evoluzione, con i mutamenti dettati dalle leggi e dalle condizioni sociali. Ad ulteriore completezza storiografi ca, la notevole mole di note e rimandi che fanno dell’opera del professor Di Gian-natale un compendio enciclopedico dettagliatissimo nonostante “la convinzione – conclude – che molto altro c’è da scoprire, perché la ricerca storica rimane un cantiere sempre aperto”. Mi.Ca.

Nell’ultima pubblicazione di Giovanni Di Giannatale

UN SECOLO DI STORIA DELLA SCUOLA TERAMANA

abruzzesi, a Teramo appunto, dove vivono i suoi parenti d’origine. Chiara ha collabora-to magistralmente con il nostro mensile, fi r-mando per PrimaPagina articoli e interviste di argomentazione sociale. Il suo racconto si intitola Zucchero: “un racconto cupo e sapiente, dal ritmo vertiginoso e incalzante, che lontano da visioni consolatorie, regala uno spaccato raggelante e disperato della realtà” . Questa la menzione che accompagna la scelta della giuria che a settembre decre-terà il vincitore assoluto. A Chiara quindi va il nostro più affettuoso in bocca al lupo per una infi nita serie di successi nel mondo del-la scrittura. E non solo.

NI & LETTERATURAe consiglio utile per la vostra biblioteca

ZUCCHERO”

HIARA

nella foto di gruppo:

Da sx: Daniele Comunale, la nostra

Chiara Di Sante, Deborah Osto,

Carmelita Noemi Zappalà, Maria

Chiara Boldrini

Giovanni Di Giannatale

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l 16 agosto 1864 Alessandra Boarelli fu la prima donna a raggiungere i 3841 metri della vetta del Monviso. Il 16 agosto 2014, 12 alpiniste in due «cordate fucsia» sono salite sulla cima del «Re di Pietra» per celebrare il 150° anniversario della

conquista «rosa». I due gruppi sono composti da Elena Richard, campionessa regionale di sci da fondo, da Luisa Dematteis del Soccorso alpino e da Tiziana Gallian, Manuela Fino, Sabrina Abbà e Angela Dupois, e da Paola Bonavia, presidente del Cai di Saluzzo, dalla scalatrice Anna Rudari, dalla giornalista del Corriere della Sera Nicoletta Pennati, dal maresciallo dei carabinieri Martina Cotti, da Eleonora Monge e da Teresa Fenoglio, di soli 12 anni, la più piccola delle due «cordate fucsia», fi glia di due guide del Soccorso alpino. Il papà, Giancarlo Fenoglio, insieme ai colleghi guide, ha accompagnato le escursioniste durante tutta l’ascesa. «Le partecipanti – spiegano gli organizzatori, un

comitato composto da Cai e numerosi enti e associazioni - sono state selezionate da esperti e guide. Raggiunta la grande croce sulla sommità del Monviso, le alpiniste hanno lasciato un paio di scarpe rosse, simbolo dal 2009 della lotta contro le violenze di genere e i femminicidi.

150 anni la prima donna alpinista sul Monviso

DONNE IN VETTAAlessandra Boarelli

(Torino, 1838 – Verzuolo, 1908)

È stata un’alpinista italiana.

Figlia di Felice Re, si trasferì

a Verzuolo (CN) dopo il matrimonio con

Emilio-Giovanni Boarelli, uomo di nobile

famiglia oltreché sindaco della cittadina

cuneese. Ebbe tre figli: Isabella, Luisa e

Clemente-Maria.

Appassionata di alpinismo, tentò

una prima salita al Monviso nel 1863

anticipando di qualche giorno Quintino

Sella, ma a causa del maltempo dovette

rinunciare. Sella gli dedicò l’impresa

chiamando così il punto dove era

stata costretta a fermarsi. Ritentò

l’impresa l’anno successivo, ed il 16

agosto 1864 fu la prima donna a

salire sulla vetta del Monviso. Insieme

a lei, giunse in vetta anche, la sua

damigella quattordicenne Cecilia Filia,

figlia di un notaio di Casteldelfino.

Facevano parte della spedizione anche

il parroco di Casteldelfino, don Carlo

Galliano, ed altri due alpinisti, i signori

Mainardi e Richard. L’impresa della

Boarelli suscitò clamore nel mondo

alpinistico italiano, ma fu minimizzata

dagli organi ufficiali.

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TUTTE LE

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Legale

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina” il Legale” il Legale

hi non si è mai trovato alle prese con il fastidio di dover sopportare i rumori provenienti dalle abitazioni dei propri vicini? Schiamazzi, grida, litigi frequenti, tacchi che picchiano sul pavimento, il latrare continuo

dei cani e così via. Ovviamente il ripetersi abitua-le di queste situazioni genera spesso insofferenze diffi cilmente tollerabili. Cosa è possibile fare in questi casi? La legge garantisce il diritto alla quiete? Orbene, il nostro ordinamento, in casi simili, tenuto conto della portata del disturbo prevede una doppia tutela: quella civile e quella penale. L’articolo 844 del codice civile inibisce le c.d. immissioni, ivi com-prese quelle sonore, laddove queste superino la normale tollerabilità intesa alla stregua della sensibilità media delle persone in un determi-

di Nicola Paolo Rossetti Pres. Giovani Avv. Teramo

Difendersi dai rumori molesti. Si può?

a vicenda di cronaca è notissima: lo scorso dicembre quattro cop-pie si recano al Pertini di Roma per sottoporsi alla fecondazione assistita, e per tre coppie il trat-tamento riesce, mentre per una

no. Dopo un po’ di tempo dalla fecondazione una coppia, nel corso di un esame medico, ha la certezza che il DNA dei due gemelli che la donna porta in grembo non è compatibile con quello dei genitori: c’è stato uno scambio di embrioni, che appartengono alla coppia la

cui donna non è restata incinta.La vicenda pone, in un primo momento, alcu-ne rifl essioni di carattere umano ma, in tempi

brevissimi, diventa un caso legale: la coppia in attesa si rivolge a un avvocato e dichiara di voler tenere i bambini, e allo stesso tempo la donna che non è riuscita a restare incin-ta si rivolge ad altro avvocato, e dichiara di “volere” i due nascituri (quasi fossero delle cose...).Il caso giuridico è veramente di carattere eccezionale, in quanto la Legge 40/2004 con-sente la fecondazione omologa (realizzata con ovuli o spermatozoi appartenenti bio-logicamente ai membri della coppia) e, dopo

di Gianfranco Puca avvocato - mediatore professionista

presidente associazione "Persona e Tutela"

MATER SEMPER CERTA?

No, se si scambiano gli embrioni

Il caso giuridico è veramente di carattere eccezionale, in quanto la Legge 40/2004 ...

nato ambiente. Ed infatti il criterio comparativo previsto dall’art. 844 c.c. per accertare il limite di tollerabilità delle immissioni rumorose non è mai assoluto, ma relativo alla situazione am-bientale, variabile da luogo a luogo, secondo le caratteristiche della zona, e che quindi non può prescindere dalla rumorosità di fondo, ossia dalla fascia rumorosa costante sulla quale vengono ad innestarsi i rumori denunciati come immissioni abnormi, sicché la valutazione ex art. 844 c.c., diretta a stabilire se i rumori restino compresi o meno nei limiti della norma, deve essere rife-rita da un lato alla sensibilità dell’uomo medio e, dall’altro, alla specifi ca situazione locale. (Cas-sazione Civile, Sezione II, 17.2.2014 n. 3714). L’intervento del Giudice, chiaramente, oltre ad avere lo scopo di inibire la fonte della molestia ben può concretizzarsi anche in una condanna al ristoro dei danni sofferti. Quando, invece, il di-sturbo non è circoscritto alla sfera di un singolo individuo ma è tale da arrecare pregiudizio ad una cerchia plurima di persone (ad esempio a un condominio o alla maggior parte di esso) il comportamento vessatorio può essere sanziona-

to penalmente. L’articolo 659 del codice penale, infatti, punisce chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupa-zioni o il riposo delle persone. In questi casi non è necessario che la querela provenga da tutti gli interessati potendo questa essere sporta anche da un singolo condomino. Ciò che conta perché sia integrata la fattispecie di reato contemplata dalla norma è che i rumo-ri abbiano determinato una situazione tale, dal punto di vista oggettivo, da poter recare disturbo a più soggetti. Detto ciò, sia nell’ipotesi in cui ven-ga proposta un’azione civile, sia nel caso in cui ci si rivolga alla giustizia penale, l’onere di dimo-strare l’esistenza del rumore e del suo potenziale lesivo incombe sul presunto danneggiato. Ovvia-mente, la dimostrazione non sempre è agevole e spesso è necessario ricorrere all’ausilio di specifi -che indagini tecniche ad esempio installando un rilevatore sonoro che, oltre a misurare l’intensità del rumore può risultare utile per provarne la frequenza durante la giornata.

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il Legale il Legale inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

l’intervento della Corte Costituzionale, an-che fecondazione eseguita mediante utilizzo di materiale genetico di terzo donatore (uno dei due partner è sterile e vi è quindi ne-cessità di ricorrere a spermatozoi o a ovociti ‘’esterni’’ alla coppia per concepire un bam-bino). Il caso concreto, però, è una eterologa eseguita su una coppia che aveva richiesto una fecondazione omologa. L’art. 9 della leg-ge 40 prevede il divieto di disconoscimento della paternità e dell’anonimato della madre in caso di fecondazione eterologa, ma tratta-si di norma dettata quando la eterologa era vietata (prima dell’intervento della Corte Costituzionale) e per tutelare il bambino in caso di una fecondazione “volontaria” etero-loga mentre, in questo caso, la coppia voleva una fecondazione omologa che, per errore, è stata eterologa. Alcuni sostengono che trattasi di un caso simile ad una sostituzione di neonati -in questo caso di embrioni- che permettereb-be alla coppia dei genitori biologici di agire in giudizio per ottenere i bimbi, in quanto la norma sulla inseminazione eterologa (art. 9) non è applicabile: i fatti accaduti non sono in alcun modo riconducibili ad una eterologa con consenso della coppia, perchè la coppia

che porta avanti la gravidanza ha fi rmato un consenso informato per accedere ad una inseminazione omologa ma, a sua insaputa e contro la loro volontà, è stata realizzata una inseminazione eterologa.Un errore umano (scambio di embrioni) ha causato un problema di diritto che, in un modo o in un altro, dovrà essere risolto. Non potendo applicare il diritto di Salomo-ne (in questo caso non sarebbe necessario neanche tagliare un fi glio in due, ma dare ad ogni coppia un gemello) che, probabilmente, in molti hanno invocato, la legge (dura lex, sed lex: mai come in questo caso il brocar-do latino, letto quasi svogliatamente nei libri dell’università, assume un valore concreto e reale) dovrà comunque trovare una solu-zione, vale a dire la coppia dei genitori dei gemelli. Al di là del profi lo risarcitorio della vicenda -in quanto la struttura ospedaliera certamen-te sarà chiamata a rispondere dei danni esi-stenziali delle due coppie- resta una questione giuridica delicata e, forse, unica: la sentenza di un tribunale indicherà quali genitori la coppia con un DNA diverso da quello dei nascitu-ri, oppure indicherà come genitori la coppia genetica (stesso DNA) e l’altra coppia sarà

quindi esclusa dalla vita dei bambini? Quale che sia la soluzione di diritto, i risvolti psi-cologici sono fortissimi: c’è una coppia che “vive” la gravidanza e sente come “suoi” due piccoli gemelli che hanno un patrimonio ge-netico differente dal loro, e c’è un’altra cop-pia -costituita dai genitori genetici- che non “vive” la gravidanza, ma è consapevole che il grembo di un’altra donna sta crescendo e farà nascere i gemelli che geneticamente sono propri. Paternità e maternità genetica e di diritto si incontrano o, meglio, si scon-trano in una strana competizione che non avrà né vinti né vincitori; i concetti giuridici di vincitore di una causa e soccombente mal si addicono alla situazione, quando l’oggetto della pretesa non è un bene materiale, ovve-ro una somma di denaro, ma è una coppia di gemellini. Anche qui una frase (summum ius summa iniu-ria) letta spesso svogliatamente e con fretta nei libri di diritto dagli studenti - preoccupati più dell’esito dell’esame e dalla necessità di sapere più nozioni possibili, che dal signifi ca-to profondo delle parole, che verrà scoperto solo dalla vita- sembra essere la migliore per sintetizzare una strana storia di “diritto di amore”.

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Consumatori” Consumatori

nizia così: Gentile Contribuente… è l’Agen-zia delle Entrate che ci scrive, ma non per augurarci qualche giorno di sereno e meri-tato relax, bensì per comunicarci che hanno controllato alcune informazioni sulla nostra posizione personale, per la quale ritengono

opportuno un approfondimento. Sono circa 75 mila i contribuenti che hanno ricevuto tale co-municazione: è l’ultimo strumento per la lotta all’evasione attivato dall’Agenzia delle Entrate.Oggetto di comunicazione è il risultato di incroci tra le informazioni ottenute dalle banche dati in possesso del fi sco e le dichiarazione dei redditi presentate per il 2013. Tale comunicazione ha due funzioni, da un lato esortare i contribuenti ad essere attenti sulle

dichiarazioni 2014, redatte con la competenza 2013 e dall’altro evidenziare situazioni anomale del 2012. Se dovessimo essere i destinatari di questa let-tera abbiamo due possibilità: se l’incongruenza è un errore di calcolo, possiamo contattare il nu-mero verde 848.800.444 o in alternativa man-dare una mail all’indirizzo [email protected].È opportuno utilizzare la mail se siamo di fronte a un semplice errore. Se effettivamente sussiste un errore nella dichiarazione dei redditi, o si è omesso di dichiarare qualcosa, si può procede-re con l’istituto del ravvedimento operoso lungo, che permette di presentare entro il 30/09/2014 una dichiarazione integrativa per l’anno 2012,

pagando sanzioni ridotte. Tutti possono accedere all’istituto del ravvedimento a condizione che la violazioni non sia stata constata e/o notifi cata e che non ci siano accertamenti in corso.È opportuno altresì raccogliere l’invito dell’Agen-zia delle Entrate di valutare alla luce di questa comunicazione anche l’anno 2013. Ultima alter-nativa è quella di ignorare la lettera, non acca-drà nulla, fi ntanto che l’uffi cio non provvederà a richiedere nuovamente chiarimenti, attraverso la notifi ca di accertamento da redditometro, al quale sarà poi obbligatorio rispondere. E allora si che si dovrà andare…alla ricerca di prove delle spese sostenute per abbigliamento, per le assicurazioni, per le vacanze, per il recupe-ro abitativo. Incrociamo le dita!!!

di Laura Di Paolantonio commercialista, revisore Contabile

Gentile Contribuente…

è l’Agenzia delle Entrate

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Consumatori Consumatori inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

i avvicina l’inizio delle nuove sta-gioni sportive, ed è utile illustrare brevemente la disciplina delle As-sociazioni Sportive Dilettantistiche, ossia enti associativi che hanno lo scopo di promuovere attività spor-

tive riconosciute dal CONI. Per costituire un’As-sociazione Sportiva Dilettantistica è necessario:

. stabilire gli scopi dell’associazione e le attività sportive praticate, prevedendo almeno 3 soci fondatori, che formeranno il primo Consiglio Direttivo;

. preparare atto costitutivo e statuto, in duplice copia originale, inserendo tutti i requisiti previsti dalla Codice Civile, dalla legge fi scale (TUIR) e dall’art 90 della legge 289/2002;. recarsi all’Agenzia delle Entrate per la registra-zione dell’associazione, richiedendo l’attribuzio-ne del Codice Fiscale, pagare l’imposta di regi-stro, acquistare i bolli da applicare agli atti, ed infi ne presentare l’atto costitutivo e lo statuto in duplice copia.. iscriversi ad un Ente di Promozione Sportiva e/o alla Federazione Sportiva di riferimento e conseguentemente all’albo del CONI.

Quindi, per costituire un’Associazione Sportiva Dilettantistica non è necessario l’intervento di un notaio, o il riconoscimento governativo, che implicherebbe una procedura lunga e costosa. La procedura, sebbene a prima vista possa ap-parire semplice, è invece piena di insidie; vi sono infatti requisiti minimi che lo statuto deve avere ed adempimenti da svolgere entro termini pre-fi ssati.Il consiglio per evitare errori e brutte sorprese è sempre quello di farsi assistere da un esperto del settore come un Dottore Commercialista o un Ente di Promozione Sportiva.

di Alessandro Frattaroli Dott. Commercialista

Come costituire

un’Associazione Sportiva Dilettantistica

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Salute Salute inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

a perdita di un dente comporta problematiche sia estetiche che funzionali, in quanto l’osso della mascella circostante si atrofi zza o si restringe, causando una mancanza di funzione e stress fi siologico, com-

promettendo così la qualità della vita. Milioni di persone in tutto il mondo hanno problemi di edentulia e milioni sono quelle in pericolo di perdere i denti restanti in un futuro molto prossi-mo a causa di incidenti, malattie gengivali, carie etc. Prendere provvedimenti per sostituire i denti persi e prevenire l’atrofi a ossea nelle mascelle è

fondamentale per la salute a lungo termine e per la qualità di vita.Per coloro che desiderano vivere una vita piena e attiva, tradizionali dentiere e ponti rimovibili non costituiscono più opzioni soddisfacenti. Oggi la rivoluzionaria tecnica All-on-4 ™ consente l’in-serimento di quattro impianti con protesi fi ssa (non rimovibile) in una sola seduta! Questa tecnica innovativa il cui nome “all on four “ signifi ca ( tutto su quattro ) consente con solo 4 impianti dentali di riabilitare pazienti

edentuli (totalmente privi di denti ) o con den-ti residui in condizioni precarie. Essa permette , in un’unica seduta, di posizionare gli impianti dentali e, con un carico immediato, avvitare una protesi fi ssa.

Gli impianti rappresentano un importante pro-gresso nella cura dentale e vengono inseriti diret-tamente nell’osso mascellare con una procedura chirurgica minimamente invasiva: sono in titanio ,un materiale biocompatibile (cioè, non respinto dal corpo umano) , che si fonde con l’osso, for-nendo una soluzione che dura per decenni o per tutta la vita. Un singolo impianto può sostenere una corona e sostituire un dente perso. Con la tecnica All-on-4 ™ , metodica utilizzata dal Dott. Paolo Rasicci già da diversi anni, si inseriscono quattro impianti nell’ arcata edentula proprio per sostituire tutti i denti superiori o inferiori che sono caduti per diverse problematiche. Il risultato è un ponte fi sso (non rimovibile) praticamente in-distinguibile dai denti naturali. Altrettanto impor-tante è che gli impianti stabilizzino i livelli di osso nella mandibola. Non solo essi sono esteticamen-te gradevoli e più naturali, ma aiutano anche a preservare la salute orale e un aspetto giovanile.Con la tecnica All-on-4 ™, praticamente chiun-que può avere bellissimi denti nuovi in una sola visita con innumerevoli vantaggi .

Vantaggi

– Riabilitazione di mascella e mandibola totalmente edentule con solo 4 impianti per ciascun mascellare– Non sono necessari innesti ossei– Periodo di chirurgia breve (a seconda della complessità di ogni caso)– Posizionamento dei denti fi ssi con fun-zione immediata nella stessa giornata;– Ottenimento di funzionalità e di esteti-ca il giorno dell’intervento chirurgico;– Procedura meno dolorosa per il pazien-te;– Risparmio di costi e di tempo;– Tassi di successo elevati ;– Permette il trattamento di casi com-plessi in passato non trattabili.

Al momento della visita il Dott. Paolo Rasicci ef-fettuerà una valutazione completa della vostra salute dentale , consigliandovi le migliori opzioni di trattamento per soddisfare le vostre esigenze e rispondere alle vostre domande.Per facilitare la procedura e garantire qualità, la protesi per il carico immediato viene inserita il giorno stesso dell’intervento, il paziente così usci-rà con i nuovi denti e subito sarà in grado di mangiare, parlare e sorridere con fi ducia.

Dott. Paolo Rasicci Medico Chirurgo

Specialista in

Odontostomatologia e

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Studio MedicoPescara Corso Umberto I° n. 55 - Giulianova Lido (TE) Via N. Sauro 132

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Il concetto di trattamento effi ciente con carico

immediatoPer coloro che desiderano vivere una vita piena e attiva, tradizionali dentiere e ponti rimovibili non costituiscono più opzioni soddisfacenti

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Salute” Salute

on l’avvicinarsi dell’inizio del nuo-vo anno scolastico è inevitabi-le riproporre l’attenzione sul problema degli zaini pesanti, comunemente ritenuti i princi-pali responsabili dei moltepli-

ci difetti posturali del rachide di bambini e adolescenti. In realtà i dati di letteratura

degli ultimi decenni hanno dimostrato che l’incremento dei difetti posturali in tali fa-sce di età , e quindi l’ aumento dei casi dia-gnosticati, è solo apparente e attribuibile soprattutto a una maggiore attenzione ver-so di essi. Al contempo hanno evidenziato un preoccupante incremento del “ mal di schiena” nella fascia di età tra i 6 e i 15 anni.

Non è solo

colpa dellozaino!

di Maria Croce pediatra ortopedico

a nascita della Medicina Omeo-patica in Italia andrebbe riscritta. Vincenzo Comi e Melchiorre Delfi co, tra la fi ne del Settecento e i primi dell’Ottocento, furono i primi attenti osservatori delle

nuove scoperte in campo medico, condotte dal tedesco Samuel Friedrich Christian Hah-nemann, fondatore della scienza omeopatica. Dalle loro biografi e, con stupore, affi ora un lato poco noto della loro attività speculati-va, l’interesse per una medicina che si stava appena affermando in Europa, quella che abbandonava salassi e veleni per affermare

una nuova concezione terapeutica. E’ quan-to emerge dallo studio presentato a Parigi, in occasione della 69 esima edizione del Con-gresso mondiale della Liga Medicorum Ho-moeopathica Internationalis, lo scorso luglio. A sostegno della ricerca storica, gli articoli pubblicati nel 1792, sul bimestrale abruzzese “Commercio Scientifi co d’Europa col Regno delle Due Sicilie” edito da Vincenzo Comi, medico e chimico di Teramo. La raccolta, si pregia di un articolo a fi rma autografa di Sa-muel Hahnemann (scritto l’anno precedente il 4 giugno 1791 a Lipsia), dal titolo “Per sco-prire nel vino i metalli nocivi alla salute”. Lo

di Michela Ridolfi e Gaetano Maria Miccichè

Abruzzo culla

dell’omeopatia

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Salute Salute inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

Tra le cause di quest’ultimo fenomeno ri-veste un’importanza indiscutibile l’utilizzo di zaini troppo pesanti e mal portati poiché è innegabile che un carico eccessivo porta-to sulle spalle può provocare un’accentua-zione delle curve fi siologiche del rachide (cifosi dorsale e lordosi lombare), provo-cando contemporaneamente contratture secondarie e spesso dolorose della musco-latura del collo, spalle e schiena. Per ridurre al minimo gli effetti negativi di tali carichi bisogna adottare alcuni accorgimenti sem-plici utili ed effi caci. Dando per scontato che si è fatto il pos-sibile per ridurre al minimo i carichi da trasportare, bisogna fare attenzione che le dimensioni dello zaino siano adeguate al trasportatore (mai troppo grande), che già da vuoto sia il più leggero possibile, che abbia lo schienale rigido ed imbottito, bre-telle ampie e imbottite da portare sempre e solo su ambedue le spalle, cintura per al-lacciarlo in vita. Lo zaino va riempito mettendo i carichi più pesanti vicino allo schienale e così via in modo decrescente verso l’esterno, le bre-

telle devono avere lunghezza uguale e ade-guata affi nchè lo schienale sia ben aderente alla schiena e la parte inferiore dello zaino non scenda al di sotto della vita. Nell’in-dossare lo zaino occorre prenderlo per la maniglia, posizionarlo su un ripiano e infi -lare le bretelle senza fl ettere e strattonare la schiena ma, eventualmente, piegando le ginocchia; lo zaino riempito non dovrebbe superare il 10-15% del peso corporeo del bambino, se non si riesce a rientrare entro tali limiti è preferibile utilizzare un carrelli-no o un trolley. Bisogna abituarsi, inoltre, a togliere lo zaino dalle spalle appena possibile (in macchina, autobus…) e a trasportarlo per brevi pe-riodi, possibilmente non più di 15 minuti. In conclusione, comunque, è doveroso af-fermare che non bisogna colpevolizzare in modo eccessivo l’utilizzo degli zaini poiché è certo che un’equivalente e forse supe-riore importanza, nelle genesi delle pro-blematiche suddette, rivestono sia la vita sedentaria che le posture scorrette, spesso mantenute per molte ore durante la gior-nata da bambini e ragazzi….ne parleremo!

stesso Comi, farmacologo, produceva nei suoi stabilimenti di Giulianova, il primo “cremor tartaro” sostanza richiesta da Hahnemann per determinare la reazione chimica utilizza-ta per rilevare le sostanze tossiche presenti nel vino. Interessi commerciali, inizialmente, sono alla base di una conoscenza che poi si tramuta in brevissimo tempo in venerazione da parte del Comi per il medico sassone e le sue scoperte, e di tutti gli scienziati e letterati facenti parte del suo colto circolo abruzze-se. Il Comi poi ne pubblica altri due articoli, questa volta di squisito stampo omeopatico, sull’utilizzo del mercurio solubile (che è e sarà il farmaco omeopatico più utilizzato an-che ai nostri giorni) e del fi ele bovino. Siamo quindi di fronte alle primissime spe-rimentazioni del medico tedesco, che con il contributo poco palese di personalità abruzzesi, si avvia verso la completezza della dottrina omeopatica, che raggiungerà di lì a poco. Non solo il Comi collaborava con Sa-muel Hahnemann e s’interessava di lui. Anche un altro grande uomo di cultura e scienza di Teramo, Melchiorre Delfi co, seguiva la nascita dell’Omeopatia, la nuova Medicina. Esaminando, infatti, i testi presenti presso il fondo Delfi co dell’omonima biblioteca pro-vinciale di Teramo, si rinvengono numerosi

manoscritti pieni di appunti e considerazio-ni sul medico di Meissen, databili intorno al 1818. Con netto anticipo, quindi, rispetto alla prima edizione dell’Organon di Hahne-mann (Bernardo Quaranta, 1824 pag. 316) e rispetto all’uscita del libro curato da Alberto de Schoemberg, Il sistema medico del dottor Hahnemann che veniva edito nel 1822 dalla

Reale Accademia delle Scienze di Napoli. La nascita dell’Omeopatia in Italia che da sempre troviamo datata in tutti i libri di testo intorno al 1820, a Napoli - per merito di due medici militari austriaci a seguito dell’eserci-to chiamato da Ferdinando I° di Borbone per contrastare i Francesi - andrebbe riscritta.Sin dal 1792, infatti, uomini colti d’Abruzzo, preparavano il terreno alla “nuova Medicina”, tanto che quando essa arrivò, applicarla fu la sua naturale conseguenza.

A sostegno della ricerca storica, gli articoli pubblicati nel 1792...

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inin “Prima“PrimaPaginaPagina” Benessere” Benessere

ensare al benessere o al fi tness e abbinarlo ad attività fi siche è alquanto scontato, mentre raramente si abbina ad attività della “mente”, eppure allenare la mente non e’ diverso dall’al-

lenare il corpo, con la differenza che lo si può fare in qualunque momento durante lo svolgimento delle normalissime attività

quotidiane. È da qui che inizia l’affascinante viaggio che riguarda lo “sviluppo personale”, imparando a comprendersi meglio e capire quali sono i meccanismi che portano a pen-sare, parlare, agire in un certo modo otte-nendo di conseguenza determinati risultati. Per far ciò occorre innanzitutto mettersi in gioco partendo dal senso di responsabilità, cioè dalla consapevolezza che tutto dipende

la rivoluzionedella mente

BENESSERE EMOZIONALE

di Oreste Petricola passione coaching

rzo e diete ipocaloriche: Per le persone in sovrappeso che necessitano di seguire un re-gime alimentare a basso teno-re calorico l’orzo è un alleato in più. Ha, infatti, la capacità di

offrire un senso di sazietà che aiuta a resi-stere alle tentazioni. Il marito va alle fi bre che contiene, inattaccabili dai succhi dige-stivi, in particolare al betaglucano. Questo, essendo idrosolubile, si gonfi a formando gel stabili e resistenti che creano volume

a livello dello stomaco e tolgono perciò un po’ di appetito. Non solo, i carboidrati pre-senti nell’orzo, determinano nel cervello un aumento del triptofano, un aminoacido aro-matico che, a sua volta, stimola l’aumento di serotonina, un neurotrasmettitore modula-tore della sazietà.Stanchezza e ipertensione: Tra i Sali mine-rali contenuti nell’orzo, abbiamo già accen-nato alla presenza di fosforo e di potassio, quest’ultimo in buon equilibrio con il sodio. Anche se non è stato dimostrato che il fo-

Dott. Anna Piersanti dietista

Ultima puntata sulle virtù dell’orzo

In forma e tonicicon energia

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63PrimaPagina 48 - Sett. 2014

Benessere Benessere inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

da noi e quindi siamo noi stessi gli artefi ci del nostro destino. Il cervello ha una complessità di funzioni inimmaginabili e inimitabili, ma nonostante ciò agisce in maniera abbastanza semplice e, come per un computer, può essere ri-programmato ogni volta che lo si desideri perché ,grazie ad uno stimolo ben preciso, è sempre disposto al cambiamento (gran-de nemico della routine). Noi abbiamo una mente razionale, con la quale svolgiamo la maggior parte delle nostre attività quotidia-ne, e una mente inconscia, che prevale sulle nostre tendenze. Maestri di questo esempio sono i bimbi, che nella prima infanzia assimi-lano tante di quelle informazione da deline-are il carattere e la personalità future e ciò accade in quanto non hanno alcun fi ltro tra la mente razionale e l’inconscio, a differenza degli adulti. È pur vero che consapevoli di ciò possiamo agire sia sulla mente razionale sia sull’inconscio divertendoci. Come vede-te la sfera dello sviluppo personale è molto ampio e le aree di azione lo sono altrettanto, quindi se si ha voglia di esplorarsi o di mi-gliorarsi ulteriormente non bisogna esitare

a cercare e provare. Tra i testi consigliati per approfondire l’argomento , PSICOCIBER-NETICA di Maltz Maxwell, e naturalmente non stancarsi mai di porsi e porre domande, anche alla nostra redazione. Buona “rivolu-zione”.

sforo svolga un ruolo specifi co nel migliora-re le prestazioni intellettuali, è vero che è un minerale fondamentale per il buon funziona-mento di cellule e tessuti del sistema ner-voso. Ma le sue funzioni non si esauriscono qui: concorre alla mineralizzazione di ossa e denti, e fa parte della struttura delle mem-brane cellulari ed è componente importan-te di diverse molecole enzimatiche e coen-zimatiche. Il potassio, invece, è coinvolto in importanti processi fi siologici quali la tra-smissione degli impulsi nervosi, il controllo della contrattilità muscolare e quello della pressione sanguigna. L’apporto di potassio, infatti, riduce i valori pressori nei soggetti a rischio perché aumenta l’escrezione del sodio, contrastandone gli effetti ipertensi-vi. Il potassio, inoltre, concorre a mantene-re la neutralità nell’equilibrio acido-basico dell’organismo evitando la comparsa di stati acidosi. La mancanza di una suffi ciente quantità di questo minerale, infi ne, può causare debo-lezza muscolare, confusione mentale e arit-mie cardiache anche gravi.Intestino pigro: Grazie alle sue fi bre, l’orzo è di aiuto anche nei casi di stitichezza. La loro azione è nota: sia il betaglucano sia la

cellulosa sia i pentosani assorbono acqua a contatto con i liquidi aumentando di volu-me, facilitando così il transito intestinale.L’orzo da bere: oltre ad essere un ingredien-te per la preparazione di gustose e salutari pietanze, l’orzo viene da tempo utilizzato anche come bevanda. Il processo che tra-sforma l’orzo alimento in orzo da bere è molto simile a quello utilizzato per il caffè: il chicco d’orzo viene tostato in forni di tor-refazione e macinato per ottenere la ver-sione denominata, appunto, orzo macinato, che si utilizza in casa con la normale moka oppure al bar con la macchina da espresso. Per la versione solubile invece si estrae un liquido con acqua calda dall’orzo torrefatto, che viene poi concentrato ed essiccato con aria calda. Un processo estremamente naturale che permette di ottenere una fi nissima polvere d’orzo solubile all’istante in acqua o latte. L’orzo bevanda può essere consumato in ogni momento della giornata, anche prima di coricarsi, poiché non contiene sostan-ze che potrebbero togliere il sonno come caffeina, teobromina e teofi llina. Per questo motivo rappresenta una valida alternativa a tè e caffè.

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a moda, si sa, è fatta di corsi e ri-corsi storici. Ogni nuova tenden-za attinge a quella di un passato glorioso e di epoche che hanno fatto la storia. Gli stili più carat-teristici, che per le generazioni

passate hanno rappresentato un momento di conquiste, vengono ripresi dagli stilisti, ma soprattutto dalla gente comune, che ne adotta anche i principi ispiratori. È il fascino del retrò, quello stile culturale che dà rilie-vo a ciò che richiama la moda passata e in-centiva tutto ciò che è attualmente d’epoca (diverso dal vintage, anche se l’uno è legato all’altro), conquistando proprio tutti. I me-ravigliosi e carismatici anni’50, gli anni di Gre-

ase e di Happy Days sono rimasti nel cuore non solo di chi li ha vissuti , ma anche alle nuove generazioni. E così vengono celebrati con feste a tema, come il Summer Jamboree di Senigallia , il primo festival in Europa che muove masse di partecipanti dalla nostra provincia e nella quotidianità, con capi e look che li rievocano e ricordano. Così alla donna bon ton di Chanel e Dior, elegante e senza tempo, viene preferita la Pin up che rimane un’icona di femminilità. Abiti a vita alta con gonnellone o classica gonna a ruota con cintura colorata in vita, camicia o ma-glie aderenti, spesso a pois, foulard legger-mente legati al collo, ballerine o Superga e calzino rigorosamente in vista. O se si pre-

Fascino Retro’ EVVIVA GLI ANNI ‘50

di Adele Di Feliciantonio

l pesce disco appartiene alla famiglia dei ciclidi ed è originario dell’amazzo-nia Sudamericana. Pesce molto amato per le diverse varianti cromatiche, rag-giunge la misura di 21 cm e può vivere fi no a 15 anni. Per chi vuole cimentarsi

nell’allevamento è bene partire con Discus di allevamento tedesco molto più facili e

meno esigenti di quelli selvatici, con valori dell’acqua molto singolari, per i Discus te-deschi ( i migliori sono gli “ STENDKER” ) i valori dell’acqua sono: GH 15 – KH 8 – PH 7- conduttività 800 microsiemens tempera-tura 30°c. L’acquario consigliato minimo è di 100x50x50h in modo da poter ospitare almeno una decina di esemplari da 5 cm per

di Maurizio Orsini

Symphysodon Discus

Il redegli acquari

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Moda & Costume Moda & Costume inin “Prima“PrimaPaginaPagina” ”

ferisce la Candy girl: shorts o jeans strettis-simi sempre a vita alta, il tutto arricchito da bandane come fascia sui capelli, la classica coda di cavallo o acconciature gonfi e e vi-stose, grazie all’ausilio dei bigodini che fan-no la loro apparizione nel mondo femminile, trucco con eyeliner spesso e rossetto rosso. E gli immancabili occhialoni da sole cat-eye. Magari accompagnate da un Teddy boy alla John Travolta con jeans, chiodo e brillantina sui capelli.

Ma perché gli anni ’50 piacciono così tanto? Indubbiamente c’è una forte contaminazio-ne nel modo di vestirsi odierno e quest’ estate poi, ne è stata un esempio calzante.

Bastava guardarsi in giro per vedere ragazze totalmente, o in alcuni particolari, ispirati a essi, con shorts a vita alta, scarpe di pezza, magliette alla vita e make-up tipico. E’tor-nato in auge il pois, gli occhiali vistosi che vengono riproposti anche per gli stili più sobri e i volumi nei capelli. Tuttavia, ciò che più ci meraviglia è il fermento e la passio-ne attorno a questo stile che muove non solo gli animi, ma anche l’economia. Ogni anno, infatti, gente di ogni età ed estrazione culturale si fa contagiare, nei preparativi di questo look, per partecipare a eventi per le quali vengono organizzate gite con adesioni numerosissime e vengono acquistati acces-sori e abiti di ogni tipo. Maria è in fermento e ogni giorno è attenta a trovare qualcosa per rendere il suo stile unico “ perché io impazzisco per lo stile delle pin up”, mentre Giorgia e le sue amiche non si perdono mai il festival anconetano: “ lì riusciamo a condi-videre la nostra passione con chi la ama come noi e ci rende felicissime”. Infi ne Luca e la sua compagna si concedono dei giorni in alle-gria lontano dai problemi quotidiani e dalla routine “ buttarci in quell’atmosfera e quella musica , sentirsi di essere davvero negli Usa di Grease, ci fa stare bene”. Perché gli anni’50 prima di essere uno stile sono un sogno!

Ciò che più ci meraviglia è il fermento e la passione attorno a questo stile che muove non solo gli animi, ma anche l’economia

poter far formare alcune coppie spontanea-mente. Le piante consigliate sono del genere anubias ed echinodorus. Come arredamento posizionare alcuni pezzi di radice di torbiera che ambrano l’acqua ( ed è molto gradita dai Discus ) e stabiliz-za il ph. Filtraggio con cilindretti di torba in grani e lana di perlon, è raccomandabile un cambio di acqua pari al 25% della vasca ogni 20 giorni con acqua di osmosi. Per quando riguarda la convivenza i compagni migliori sono: ancistrus, corydoras, cardinali, neon e ramirezi. La formazione delle coppie avviene spontaneamente e da lì a poco si vedranno i riproduttori intenti alla pulitura di una foglia o di una superfi cie liscia dove verranno in seguito deposte le uova ( prima della depo-sizione cambiare un 50% di acqua con acqua di osmosi).La schiusa delle uova avviene dopo circa 60 ore dalla deposizione. I piccoli alla nascita sono provvisti di una ghiandola adesiva con cui si attaccano sul substrato per i 4-5 gior-ni necessari per il riassorbimento del sacco vitellino. Una volta riassorbito, i piccoli inco-minciano a nuotare e i genitori li attireranno

a loro facendo vibrare le pinne e i fi anchi, in modo tale che i piccoli incominciano a brucare il muco sulla pelle dei riproduttori, questo per almeno 15-20 giorni, dopo di che si incomincia a somministrare naupli di artemia salina viva appena schiusa per 4 vol-te al giorno; dopo altri 15 giorni si integrano con mangimi secchi liofi lizzati e polverizzati.

L’acquario consigliato minimo è di 100x50x50h in modo da poter ospitare almeno una decina di esemplari da 5 cm per poter far formare alcune coppie spontaneamente

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ra assurto agli onori della crona-ca locale qualche tempo fa , per aver deciso di uscire dalla sua tana scavata sotto un lampione in pieno centro cittadino. Dopo aver richia-mato un nutrito gruppo di curiosi

ha però deciso di tornare nel sottosuolo, tra i suoi cunicoli da dove è partito per un’altra de-stinazione. Ma cos’è un citello? Detto anche scoiattolo di terra europeo, il citello è un roditore della famiglia degli Sciuridi (scoiattoli); originario dell’est Europa fi no alla Turchia europea. Pos-siede denti incisivi lunghi e affi lati, a crescita continua, che mantiene della corretta lunghez-za con il consumo continuo. Gli arti sono corti, il dorso è di colore marrone grigio mentre il ventre è giallo, mento e gola sono bianchi. Con orecchie piccole e coda corta, raggiungono una lunghezza di circa 20 cm e un peso di 200-400 gr. La vita media è di 5-6 anni.

Il citello raggiunge la maturità sessuale a un anno di età, la primavera è la stagione riprodut-tiva, l’accoppiamento che avviene una sola volta all’anno in questa stagione. Il periodo di gesta-zione è di 25-26 giorni, dopo del quale nascono

di Alessandra D’Andrea veterinaria

mediamente da 2-9 piccoli privi di pelo, con occhi e orecchie ancora chiuse. I piccoli sono svezzati a 30 giorni. I citelli sono animali selva-tici, anche se possono essere addomesticati a patto che vengano maneggiati spesso durante le prime settimane di vita. Vanno alloggiati in gabbie grandi dalle pareti lisce, eventualmente ricoperte di plexiglas, al fi ne di evitare traumi ai denti incisivi, data la loro abitudine di rosicchia-re incessantemente le sbarre, nel tentativo di trovare una via di fuga. Il fondo della gabbia va ricoperto da uno strato abbondante di fi eno su cui i citelli ricavano un nido. Tendenzialmente, scavano due tane: una permanente, utilizzata per il riposo notturno e per il letargo invernale; l’altra tana per i brevi riposi giornalieri, essendo animali diurni. I ma-schi adulti iniziano a ibernare nella prima metà di agosto, mentre le femmine adulte restano all’esterno fi no alla prima metà di settembre. Raramente si vedono all’esterno oltre ottobre. Il cibo portato nelle tane viene utilizzato solo per i piccoli e non immagazzinato per l’inverno. Sono animali solitari, anche se più individui possono costruire nidi molto vicini in modo tale che possano difendersi meglio da eventuali predatori. All’interno delle gabbie è possibile mettere rametti di legno o giochi in legno non tossici per permettere agli animali di rosicchiarli.La gabbia non va tenuta in un ambiente ecces-sivamente caldo e non ventilato, dal momento che questi roditori sopportano meglio le tempe-rature basse che alte. Quanto più spesso possibile il citello deve essere fatto uscire dalla gabbia in un ambiente reso sicuro per la sua incolumità e in cui non possa causare danni; facendo particolare attenzione ai fi li elettrici, piante e tutto ciò che possa esse-re nocivo se ingerito accidentalmente (es. me-dicinali). Il citello, è un animale solitario, tuttavia è possibile tenere insieme una coppia anche di sesso differente (poiché raramente si riprodu-cono in cattività), ma evitando assolutamente tenere insieme due maschi in presenza di una femmina perché questi lotterebbero tra loro. I citelli sono prevalentemente vegetariani, in cat-tività la dieta deve essere ricca di fi eno, fresco e sempre disponibile, e verdure (es. carote, seda-no, radicchio, coste) e piccole quantità di frutta fresca come premio occasionale.L’acqua deve essere sempre a disposizione in contenitori sospesi a sifone, in modo tale che rimanga pulita e non sia rovesciata. Evitare di dar da mangiare mangimi e snack commerciali per roditori, frutta secca, pane e dolciumi, carni, alimenti per cani e gatti ma anche pomodoro, melanzane e patate, pericolosi alimenti per i vostri piccoli amici.

Un citello…”teramano doc”

Tendenzialmente, scavano due tane: una permanente, utilizzata per il riposo notturno e per il letargo invernale; l’altra tana per i brevi riposi giornalieri, essendo animali diurni

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