PRIMAPAGINA Mensile - ediz Ottobre

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Il Mensile di Teramo e provincia

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“L’intervento fa apparire il Comitato di quartiere come una struttura di supporto degli organi politici di centro-destra alla guida del Comune e della Provincia di Teramo. In ogni caso i due esponenti del Popolo delle Libertà non hanno potuto non menzionare il ruolo che, con le giunte Sperandio, ha esercitato il Comitato di Quartiere quando, nella sua fase iniziale, non era ostaggio di una sola forza politica, e condivideva con il Comune un programma di interventi, sul territorio di Colleatterrato Alto e Basso, fi nanziato dal centro sinistra e ultimato nei primi anni della Giunta Chiodi.Il progetto dei Contratti di Quartiere 2, per l’assenza di una compar-tecipazione di più soggetti privati alla realizzazione delle opere di ur-banizzazione, era destinato a non ottenere i fondi comunitari. Avrebbe però potuto, se fosse stato un progetto condiviso, essere utilizzato, per una programmazione degli investimenti sulla zona, da parte delle giun-te Chiodi e Brucchi.Tanta poca attenzione è stata dedicata alla programmazione degli in-terventi in dette zone al punto tale che il P.R.G., approvato dalla Giunta Chiodi, ha persino destinato ad attività religiose l’area su cui insiste il

parco giochi, che la giunta Sperandio realizzò presso il campetto di calcetto di Colleatterrato Alto.Il consigliere Corona ha fatto bene a sottolineare che il progetto della rotonda lungo la strada per Varano, solo mediante cofi nanziamento tra Comune e Provincia, potrà essere realizzato, ma ha omesso di dire che chiaramente è stato possibile addivenire ad un accordo tra l’istituzione comunale e quella provinciale solo grazie al fatto che i due enti locali oggi siano guidati dalla stessa forza poli-tica.Questo modo di fare politica, monopolizzando le istitu-zioni, non può essere accettato da chi ritiene la parte-cipazione democratica uno strumento di condivisione di programmi e progetti per il territorio in cui vive.Gli interventi di riqualifi cazione del territorio citati nell’ar-ticolo pubblicato nel n. 7 di Prima Pagina sono solo alcuni di quelli richiesti dai cittadini, attraverso la compilazione del questionario proposto dal circolo del PD, e rappre-

sentano punti fondamentali per il raggiungimento di una qualità di vita accettabile nella zona di Colleatterrato. Sarebbe auspicabile che l’am-ministrazione comunale inserisse nel programma triennale delle opere pubbliche detti interventi, facendo seguire alle parole i fatti.Per quanto alla richiesta della farmacia non si può disconoscere che essa rappresenti una esigenza reale dei cittadini di Colleatterrato, per cui non si può pensare che una parafarmacia possa rappresentare la soluzione al problema sollevato da una popolazione di circa seimila abitanti. Occorre invece che l’amministrazione comunale approvi al più presto nei termini stabiliti dalla legge “la modifi ca della pianta organica delle Farmacie” individuando per la zona di Colleatterrato una priorità rispetto ad altre zone della città.Colleatterrato è di fatto un quartiere dimenticato dal Comune di Tera-mo. I cittadini lamentano l’assenza di interventi sul territorio di derat-tizzazione, di disinfestazione e di espurgo delle caditoie, delle griglie e delle fogne lungo le strade comunali, come pure l’assenza di impianti di pubblica illuminazione e di marciapiedi lungo i tratti prospicienti i fab-bricati, a garanzia della sicurezza lungo i predetti tratti stradali durante le ore serali e notturne”.

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Via Costantini n.6 64100 Teramo

Indirizzo mail è [email protected]

telefono/fax 0861. 412240

Da Mariarosaria Armeniosegretaria del circolo del Pd di Colleatterrato e Nepezzanoriceviamo e pubblichiamo una risposta alle precisazioni del Pdlsu Villa Pavone e Colleatterrato, pubblicate sul n.8 di Prima Pagina:

TIZIANA MATTIA

n. 605 del 14/07/09 n. 20081

E.C.S. Editori srlVia Costantini, 6 TeT. e F. [email protected]. Roc. 20081

Francesca AlciniiMira CarpinetaVincenzo CastaldoManolo CipriettiPaolo De CristofaroBarbara Di DionisioCristian Di MarianoValter Di MattiaIvan Di NinoStefania FerriAntonella LorenziMatteo LupiEleonora PalandraniDaniela PalantraniV. Lisciani PetriniGianfranco PucaRaul RicciRopel Roberto Santoro

Nicola Arletti

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30 Settembre 2010

DIRETTORE RESPONSABILE

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Si ringraziano gli inserzionisti per il loro sensibile contributo che consente

la pubblicazione e la divulgazion del periodico.

In copertina: Singles, inteso in una

dimensione sociale, diventa sinonimo di indipendenza,

di capacità di gestire i propri aff etti e le proprie

aspirazioni al di fuori di ogni stereotipo culturale.

(foto free royalty from internet)

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Focus on

Microspie e politicaCaspita come siamo “soli”. I singles a Teramo, in crescita espo-nenziale (come nel resto del Paese e nel mondo), in questo numero guadagnano l’ approfondimento. Accanto alla “politica del giorno” che conserva le prime posizioni. E non certo per meriti. Così che il “modello Chiodi”, raccontato dal suo brac-cio destro Enrico Mazzarelli, alla luce degli ultimi avvenimenti, aggiunge nuovi e inattesi capitoli. Ma tant’è. Bisogna andare avanti. Ci consoliamo guardando dal buco della serratura insie-me agli investigatori privati che agiscono nel Teramano. Anche costoro aumentano. Segno dei tempi, nei quali la fi ducia verso il prossimo è andata a farsi benedire e la vendita di microspie è più che mai in pieno boom. E torniamo all’ inizio. Meglio soli che male accompagnati. In città e dintorni. Peccato che non ci limitiamo ai sentimenti. Una grande tristezza, a pensarci.

Tiziana Mattia

“ Il modello Chiodi secondo me”di Mira Carpineta

Campo Boario, pochi controlli molte tassedi Daniela Palantrani & interviste di Matteo Lupi

“No al Parco come Museo”di Mira Carpineta

Bandiere Neredi Ivan di Nino

A San Gabriele con Paolo Brosiodi Vincenzo Castaldo

Quell’attività divina, sotto le dite e sopra la testadi Vicenzo Lisciani Petrini

Il Q.i. del gatto, sornione o astuto calcolatore?di Francesca Alcinii

Quando il benessere diventa malattiadi Ropel

Singletudine“S’impazzisce in famiglia, credendo di essere felici, si sprofonda e si aff oga, tra gli egoismi più feroci”I soli…nella follia di oggi sono i nuovi pionieri, gli Humphrey Bogart dell’amore…con quell’aria un po’ da saggi un po’ da adolescenti” Giorgio Gaber

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L’Abruzzo si conferma regione sfortunata di scosse e terre-moti naturali e giudiziari. Recentissima l’ultima ondata di ar-resti e indagati. Da giornalista e scrittore attento osservatore della politica, cosa pensi degli ultimi sviluppi?Ogni male possibile. ‘L’è tutto da rifare’, diceva il vecchio Bartali. A parte il linguaggio da osteria, ormai nostro pane quotidiano, disponiamo di un ceto politico che fa pietà. Improvvisato. Spesso impreparato. Vive alla grande, isolato nella torre aurea dei privilegi. Lontano dalla gente.Tutto qui?Non si accontentano, purtroppo, dei privilegi e delle auto blu (anzi, grigie). E invece di accendere un lumino per la fortuna ricevuta, che fanno? Non rinunciano a frequentazioni poco raccomandabili.Che fai, adesso, metti tutti nel secchio della spazzatura?No, per carità, le persone perbene sono ovunque. Anche nel disa-strato mondo politico. Ma il panorama che emerge è quello che è davanti agli occhi di tutti. E non sono il solo a vederlo così…Che fare, allora? Che speranza c’è per i poveri diavoli che dalla politica attendono una risposta per i problemi quoti-diani, i fi gli disoccupati, la scuola, il bilancio familiare?Qui ci vorrebbe una forte scossa (ancora un’altra!), ma questa volta di tipo etico. Di riscatto generale. Il discorso riguarda tutti. Inutile illudersi che certi malanni possano essere debellati dalla magistratura, come qualcuno pensa. Gli stessi giudici dovrebbero fare il “mea culpa”. Noi cittadini la nostra parte, tornando al ri-spetto delle vecchie regole dell’etica e della convivenza civile, che non passano mai di moda. I politici danno un cattivo esempio? Noi tutti dimostriamoci migliori, sempre e comunque….Ma in Abruzzo non ci sono, a complicare tutto, i giudici dall’arresto facile e dai processi lenti, mentre le sentenze non arrivano mai? Il duetto Fini-Trifuoggi a Pescara non ti dice niente?Non penso ai problemi giudiziari del premier Berlusconi, ma a quelli di chi ha rubato la gallina per sfamarsi o ha lavorato e non riesce a farsi pagare dall’imprenditore-affarista, che magari accu-mula soldi pubblici. Ecco: i politici si occupino di problemi seri come questi e si tengano lontani dagli appalti sospetti. Il tandem

“politica & affari” ha fatto già troppi danni, in Abruzzo e altrove.C’è anche chi attribuisce tutto il caos alla legge elettorale, la cosiddetta “porcata”.Certo, il metodo selettivo è importante, specie quando dobbia-mo eleggere chi ci rappresenta e governa. Ma basta? Noi italiani non siamo bravi nell’aggirare le leggi, buone o cattive che siano? La soluzione migliore resta sempre nelle nostre mani. Dobbiamo abituarci a scegliere non chi ci fa i favori, ma solo chi merita, cioè i capaci e gli onesti. Noi abruzzesi in questo siamo agevolati. Da popolo sano. Ci conosciamo tutti e non ci vuole molto a scegliere i migliori. Lasciamo a casa i furbetti, i poltronisti di lungo corso, i nullafacenti, gli arricchiti alle nostre spalle, gli arrivisti, gli amici degli amici, i ciarlatani, i presenzialisti da quattro soldi, i predesti-nati della stanza dei bottoni. L’elenco potrebbe continuare. Non ci vuole molto per individuare e tenere a bada i cosiddetti ”comitati d’affari”. Non votiamoli e torneremo a respirare aria pulita. Que-sta è la vera effettiva “riforma elettorale”, che solo noi possiamo realizzare e subito.Cosa pensi di “Rifi utopoli”, lo scandalo che domina la crona-ca di casa nostra?Quello che pensano tutti. Politica & affari, come al solito. Mi guar-do bene, naturalmente, dall’emettere sentenze sommarie. So che tutto potrebbe fi nire anche in una bolla di sapone. I precedenti ci sono. Ricordate la “vicenda Salini”? C’è anche questo, purtroppo, ad avvelenare il clima.Assolviamo tutti, allora?Non penso questo. Certi politici sono comunque censurabili. A parte le tangenti e i fatti specifi ci, che i magistrati hanno il dovere di accertare velocemente e con serietà, c’è un comportamento ormai diffuso da condannare senza appello. Politici & affaristi van-no a braccetto, spesso nella confusione dei ruoli. Sono i secondi ad ispirare i primi su leggi e norme da fare, per rendere gli affari più succulenti e veloci. A spese di Pantalone. Nel Palazzo e fuori si parlano e si capiscono, si scambiano favori e attenzioni. In una frequentazione assidua, amichevole e complice. Il cosiddetto Bel-zebù di Sanitopoli in Abruzzo, veniva ricevuto assiduamente nella casa dell’ex governatore Ottaviano Del Turco, a Collelongo. Il “re

Gli “Aff ari” del PalazzoIn Abruzzo ancora scosse e inchieste giudiziarie con arresti e inquisiti. Ne parliamo con Marcello Martelli, autore di un libro di successo su temi scottanti e di strettissima attualità

DI TIZIANA MATTIA

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dei rifi uti” Di Zio era un interlocutore costante dell’assessore Venturoni, ex presidente Team. Colloquiavano spesso e volentieri, anche con i telefonini sotto con-trollo. Perché lamentarsi, poi, del-la tempesta mediatico-giudiziaria scaturita dalle intercettazioni?I telefonini dei potenti, però, sono sempre chiusi per chi non ha santi in paradiso…Questo il punto. Torniamo alle rifl essioni precedenti. Urge met-tere fuori uso il tandem politica-affari. Per restituire un po’ di spazio al cittadino. O vogliono lo sciopero generale delle urne?Alla luce di quello che è acca-duto, che consiglio daresti ad un politico del nuovo corso?Un consiglio non richiesto e, cer-tamente, senza alcuna speranza di essere preso in considerazione. Potrebbe essere questo: appena eletto, chiamare subito a raccolta amici e parenti, rivolgendo a tutti una domanda preliminare. Volete il mio bene?Da oggi tenetevi lon-tani dal politico che è in me e, in particolare, dal Palazzo. Non chie-detemi e non fatemi chiedere fa-vori. Da cittadini, mettetevi in fi la come tutti, rispettando le regole più degli altri. Per voi, da oggi, è quaresima…”.Cosa pensi del cosiddetto “blocco di potere” che si sareb-be creato a Teramo. Regione, Comune, Provincia, governatore, presidenti, assessori, poteri forti, alti burocrati …Un apparato di potere mai visto prima. Tutto targato centrode-stra. Noblesse oblige. Responsabilità da far tremare. A parte i

comportamenti e il buon governo, se non combineranno niente, come faranno a spiegarlo agli elettori? Il governatore Chiodi e

la sua armata non potranno dire che il potere non lo avevano.Secondo te, sarà un bene o un male per la città e il territorio provinciale?Non nascondo perplessità e pre-occupazioni. In genere, il troppo dà alla testa. Non vedo in giro personaggi umili, altruisti, deside-rosi di mettersi al servizio della gente. Li vedo autoreferenziali, un po’ arroganti, immeritevoli del potere che hanno e che, a volte, gestiscono pericolosamente. Il consiglio che sento di dare è di smontare subito i cosiddetti “co-mitati d’affari”, rivelati dagli stessi giudici inquirenti.Certi poltronisti di lungo corso si godano la vita e le ricchezze ac-cumulate. Ai più giovani ricordo un avver-timento del vecchio presidente Reagan: “La politica è la seconda professione più antica del mon-do, ma spesso somiglia tanto alla prima”. Ne traggano le conclusioni.E’ una battuta, se ricordo, in-serita nel tuo ultimo libro: “A proposito di politica, ci sareb-be qualcosa da mangiare?” (Carabba editore, prefazione di Liliana de Curtis).

Un pamphlet contro la politica?Non direi. Basta leggerlo per capire che anche chi scrive deve fare la sua parte. Per dire basta al muro contro muro, e restituire al dibattito politico l’igiene delle parole e della sana dialettica.

Marcello Martelli

“Politici & affaristi vanno a braccetto, spesso nella

confusione dei ruoli. Sono i secondi ad ispirare i primi su leggi e norme da fare, per rendere gli affari più

succulenti e veloci.”

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Sanità regionale e piano di risanamento, elaborato dal Governa-tore Chiodi e già operativo, punto di partenza del colloquio con Enrico Mazzarelli, segretario generale della presidenza della giunta.Qual è il primo bilancio del “modello Chiodi”?Premetto che la regione ha di per sé una problematica sconfi nata, ma per quanto riguarda la sanità, il piano operativo è ormai diffuso su tutto il territorio e credo possa essere ampiamente condiviso. Non comporta le penalizzazioni di cui strumentalmente qualcu-no parla, perché si tratta essenzialmente di una razionalizzazione delle spese che non va a incidere sulla qualità dei servizi sanitari. Dovrebbe portare a dei buoni risultati. I ta-gli, di cui tanto si è parlato, sono un termine forte che non rende ragione all’interven-to. In Abruzzo ci sono 35 ospedali per acuti a fronte di altre realtà, come in Veneto ad esempio, dove ce ne sono 10.Premesso che non possiamo più permetter-ci tutti questi ospedali, bisogna intrapren-dere una strada che consenta di mantenere adeguato il livello della risposta sanitaria per i cittadini, ma nello stesso tempo ci permet-ta di rientrare nei parametri che lo stato ha imposto alle regioni.Giulianova e Teramo manterranno lo sta-to di ospedali per acuti, così come Atri e S.Omero, pur se con caratteristiche specifi -che. L’importante è che saranno preservati tutti i servizi. I tagli riguardano essenzial-mente quei reparti e quelle situazioni che non hanno dei riscontri oggettivi di doman-da.La cosiddetta “privatizzazione”, la tra-sformazione delle Asl in aziende, non rischiano di penalizzare i servizi nell’ot-tica di una politica esclusivamente eco-nomica?Io non credo che l’Azienda Asl debba perseguire utili, ma sicura-mente deve utilizzare le risorse economiche a sua disposizione razionalizzando le spese. La sanità non può essere una centrale di spreco o una fonte di reddito per una regione. Non dobbia-mo pensare di ridurre l’offerta sanitaria, ma solo di eliminare gli sprechi per rimanere entro i parametri richiesti dal Governo nel Patto per la Salute.Parliamo di scuola.Anche per la situazione scolastica i risultati arriveranno.

Qualsiasi riforma che cambia le abitudini viene presa male. L’Europa oggi impone determinati parametri e l’Abruzzo, grazie ai provvedimenti che sta adottando, è l’unica regione, tra quelle obbligate al risanamento del bilancio, che sia riuscita a rientrare in quei parametri. Ovunque l’attenzione deve essere puntata alla riduzione degli sprechi, ma cerchiamo di evitare la strumentalizzazione. Molte cose sono state già fatte: eliminati enti inutili, ridotti emolumenti dei consiglieri regionali, chiuse agenzie come Arta, Ato, ecc. Altra cosa molto importante è stata la regolamentazione dei rapporti

con i privati, la defi nizione dei tetti di spesa. Il rapporto con il privato non può essere elimi-nato, ma deve essere gestito attraverso rego-le chiare, soprattutto in ambiti come la Sanità o il progetto della ricostruzione dell’Aquila. Il motore si è acceso, adesso bisogna prosegui-re su questa rotta.La ricostruzione è un altro punto nevral-gico nella gestione regionale. Come si sta procedendo?L’Abruzzo sarà il più grande cantiere d’Euro-pa, l’attenzione di tutto il mondo è sull’Aquila ed è chiaro che trattandosi di gare, c’è sicu-ramente una sproporzione tra la capacità di offerta di una grande azienda e di una piccola. Le aziende più strutturate, più grandi, sono anche quelle che possono garantire i requisiti previsti dalle gare. Nonostante ciò l’impe-gno dell’amministrazione regionale è che le aziende locali vadano tutelate, magari attra-verso consorzi che gli consentano di avere una forza maggiore. Ma c’è tanto da fare e le risposte, per le imprese del territorio ci sono, anche se il monitoraggio sugli appalti deve essere costante.La ricostruzione in questo senso, deve essere

vista come una grande opportunità per il nostro territorio.E a Teramo?La viabilità è il grande problema di Teramo. Purtroppo è un pro-blema che ha radici antiche. La tempistica dei lavori iniziati si è dilatata a dismisura. La madre di tutte le problematiche è il lotto zero, ma credo che quando sarà operativo potrà migliorare di molto la situazione, anche se probabilmente non sarà risolutivo perché è un progetto che nasce già vecchio proprio per i lunghi tempi di realizzazione.

“il modello Chiodisecondo me”

Parla Enrico Mazzarellibraccio destro del governatore d’Abruzzo

DI MIRA CARPINETA

CHI È

Enrico Mazzarelli, 52 anni, di Acireale, ma da anni residente a Teramo, è il segretario generale della presidenza della giunta regionale. Avvocato del Foro di Teramo, Mazzarelli ha un curriculum legato soprattutto alla professione, unica esperienza politica quella di assessore all’Urbanistica dal 2004 al 2008 nella giunta comunale di Teramo. Il responsabile dell’Uffi cio di diretta collaborazione ha compiti di raccordo con l’attività politica e amministrativa del presidente della Regione, oltre a ad essere l’interfaccia di quest’ultimo con le strutture apicali della macchina amministrativa dell’ente regionale.

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In un periodo in cui spesso ai giovani viene rimproverato di essere demotivati, indifferenti all’altro e senza voglia di fare, trovarsi di fronte ad un giovanissimo segretario di uno dei cinque circoli del Pd, poco più che ventenne, è uno stupore nonché un piacere. Mirko De Berardinis, eletto lo scorso giu-gno segretario del circolo Teramo centro del Pd, è motivato e attento alle esigenze degli altri. Di lavoro da fare e di persone da affrontare ne avrà parecchi perché questo circolo si trova a coprire ed essere referente del Pd non solo del centro storico di Te-ramo, ma di tutti i quartieri della periferia teramana che si sviluppano a nord della città. Ad esempio, di Villa Ripa e Piano della Lenta. Un territorio molto ampio. Le problematiche affrontate sinora non sono poche. A cominciare dalle situazioni di degrado in cui versano alcune zone periferiche e frazioni: Putignano, Villa Ripa, Villa Tordinia e Frondarola, fi no ai notissimo problemi del quartiere Cona inerenti la velocità delle auto in transito e la sicurezza degli attraversamenti pedo-nali, fi no a questioni più semplici come la condizione di incuria dei giardini. Ogni quartiere ha le sue problematiche, ma ogni quartiere abbisogna di maggiore attenzio-ne da parte dell’amministrazione e di sa-pere che non sono abbandonati. I quartieri in crescita e di recente sviluppo possono lamentare forse problemi diversi che ma-gari si estrinsecano nell’illuminazione stra-dale che non funziona, alla lampadina del lampione che non viene cambiata, piccole cose che comunque vanno fatte. Il centro storico ha ben altre problematiche. “Ci stiamo battendo – sottolinea il segretario – per l’abbattimento di palazzo Adamoli e il recupero di tutta l’area del teatro romano”. Così come si chiede ripetutamente al Comune il recupero di tut-te quelle strutture abbandonate, ricordiamo l’ex manicomio, la

struttura di Porta Romana, edifi ci che recuperati potrebbero non solo essere fruibili dal cittadino, ma che potrebbero, forse, an-che permettere il risparmio degli affi tti. Tanto che, a lungo andare,

l’amministrazione rientrerebbe degli investimenti. Che comunque vanno fatti, dal momento che è ne-cessario e inderogabile mettere in sicurezza gli edifi -ci abbandonati divenuti, giorno dopo giorno, perico-lanti e pericolosi. Per non citare poi l’area ex Villeroy, enorme, rimane inutilizzata e abbandonata mentre si rincorrono le proposte di utilizzo. Allo stato dei fatti sono passati anni con il nulla di fatto, secondo De Berardinis, con amministrazioni comunali, che una dopo l’altra, restano a guardare. Il segretario informa su uno studio che stanno facendo riguar-do la nota Zona Traffi co Limitato, che a Teramo di fatto non esiste. Limitata, infatti, ai due corsi, nuovo

e vecchio, con piazza Martiri a dividerli. In balia del traffi co e dei parcheggi tutto il resto del centro storico, da via Oberdan a

via Stazio. “In questa città - sostiene De Berardinis - va in bicicletta solo il sindaco Brucchi e, la mattina alcuni assessori. Di-ciamo solo la mattina perché nel pomerig-gio ci è sembrato di vedere questi stessi assessori in giro per il centro storico a bordo delle loro auto”. “Anche per quanto riguarda il vecchio stadio – conclude l’esponente del Pd - abbiamo sempre appoggiato la causa del referendum, che i cittadini scelgano se vogliono far cementifi care Teramo, o farla

restare una città d’epoca a misura di cittadino”. Il circolo di Tera-mo centro accoglie segnalazioni anche dalla periferia. “I cittadini di Scapriano, ci hanno segnalato una raccolta fi rme per avere una fermata dell’autobus. Di fatto questa zona non è servita da mezzi pubblici, né dell’Arpa né della Staur. Per cui i residenti per spostar-si sono costretti a usare l’automobile”.

Un territorio molto ampio. Le problematiche affrontate

sinora non sono poche. A cominciare dalle situazioni di degrado in cui versano alcune

zone periferiche e frazioni

DI DANIELA PALANTRANI

CAMBIANOi Verticii Problemi NoPeriferia e centro storico sotto la lente d’ingrandimentodi Mirko De Berardinis, giovane esponente del Pd teramano

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Nella prima Festa Democratica provinciale del Pd a Teramo, ab-biamo deciso di dedicare uno spazio alle donne, per sottolineare come il partito, pur dovendo ancora muovere grandi passi, mo-stri impegno verso una reale parità donna-uomo tanto da rego-lamentare, con l’obbligo dell’alternanza di generi, la costituzione di organismi in cui la presenza femminile è paritaria a quella degli uomini. È ovvio che si parte da questo per gettare le basi per un progetto di democrazia compiuta, paritaria, che riconosca e valorizzi la differenza. Ritengo che il Pd in tal modo abbia voluto non tutelare una minoranza, anche perché minoranza non siamo, ma abbia voluto assicurarsi la presenza nel partito di tutte quelle competenze, talenti, ricchezze di uomini e di donne, perché solo questa integrazione e valorizzazione di sensibilità diverse garanti-scono una effettiva crescita sociale e civile.Oltre all’alternanza di genere nei vari organismi, il Pd vuol garanti-re anche spazi di confronto e partecipazione, non solo attraverso i gruppi di lavoro, ma anche con la Conferenza permanente delle donne (a vari livelli provinciale e regionale) in cui si ha la pos-sibilità di conoscersi, confrontarsi, elaborare posizioni condivise attraverso un rapporto dialettico.Per avere un quadro concreto sulla presenza delle donne in politi-ca, è necessario comunque analizzare alcuni dati che sottolineano l’entità del problema.I paesi del Nord Europa confermano ancora una volta grande attenzione nel rispetto delle pari opportunità, mentre i dati sulla presenza delle donne nel mondo della politica, per quel che ri-guarda l’Italia, sono desolanti. La presenza femminile in Parlamen-to e nei governi locali è particolarmente fragile. Se si analizza il dato europeo, la situazione italiana è davvero demoralizzante: si passa da una percentuale di oltre il 45% in Svezia al 19 % dell’Ita-lia ( 21% al Senato e 18% alla Camera)In Abruzzo, l’ 8,1% dei sindaci sono donne. A Teramo, su 47 Co-muni, abbiamo un solo sindaco donna (Pescara 5 su 46 , L’Aquila 9 su 108 , Chieti 10 su 104).Nessun presidente di Provincia è don-na. Nella Giunta regionale c’è una donna e 5 sono nel Consiglio. Questi dati rendono evidente che l’acquisizione per le donne di una “piena cittadinanza politica” è un obiettivo ancora lontano.Non può essere sottaciuto il fatto che le donne hanno diffi coltà oggettive, come ad esempio quello di conciliare la vita lavorativa e quella familiare. Questa è una delle cause che concorrono a

determinare la scarsa partecipazione femminile alla politica. Va anche sottolineato il fatto, come emerge da una indagine dell’Ar-cidonna, che gli uomini che si sono dichiarati disponibili a concor-rere alla gestione della vita familiare e casalinga per permettere lo svolgimento dell’attività politica della propria compagna, è pari al 23%. Se questo elemento si aggiunge alla limitata disponibilità di risorse economiche, è naturale che il percorso che porta le donne ad accedere ai vertici dei partiti e poi alle posizioni istitu-zionali, è davvero diffi cile perché non c’è possibilità di scelta. A supporto di tale argomentazione va anche ricordato che i paesi del nord Europa, che vantano una percentuale alta di donne in politica, sono quei paesi che garantiscono anche un sistema di servizi sociali di qualità a supporto della famiglia.Nella mia esperienza di sindaco del Comune di Sant’Egidio alla Vibrata, la composizione della lista ha visto la presenza di donne, che non sono state coinvolte, come spesso accade, per “riempire” una lista, e sono state tutte elette (tranne una). La mia ammini-strazione contava 5 donne su 12 ed ho assegnato loro deleghe che le hanno viste ricoprire in modo eccellente vari settori: lavori pubblici, bilancio, protezione civile, polizia municipale, oltre a so-ciale e scuola. Attualmente abbiamo, invece, un’ amministrazione di centrodestra che ci ha fatto fare un balzo enorme indietro da questo punto di vista, dal momento che sono presenti soltanto due donne che, ovviamente, hanno le deleghe al sociale e alla scuola (come nella migliore tradizione maschilista).Va comunque tuttavia sottolineato anche che la valutazione che le donne hanno sul mondo della politica è estremamente negativo e questo le induce ad una sorta di disinteresse. Ritengo che, come Partito Democratico, dobbiamo ripartire proprio da qui e da noi stesse, perché solo la partecipazione paritaria di uomini e donne può determinare un salto qualitativo della politica e garantire una presenza qualifi cata e qualifi cante. La situazione drammatica, in ambito etico-politico, che stiamo vivendo, d’altra parte, nonché la crisi che tocca ogni settore dal lavoro alla scuola dalla sanità all’ambiente, esigono una coscienza vigile, critica, che si traduca in doveroso impegno civico.

DI STEFANIA FERRI** già Sindaco di Sant’Egidio alla Vibrata

Donne e PoliticaAncora esigua la presenza femminile nei vari livelli istituzionali. Pregiudizi, diffi coltà oggettive e confronto con altri Paesi europei evidenziano una “parità” raggiunta solo a parole

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Prosegue l’attività di denuncia di Enzo D’Ignazio (Bella Teramo) nel raccogliere segnalazioni da parte dei cittadini facen-dosene poi portavoce. Rifl ettori punta-ti questa volta su Campo Boario dove si tiene il mercato ortofrutticolo all’ingrosso. L’area versa in condizioni pessime. Sotto il profi lo dell’igiene la situazione è addirittu-ra drammatica. Ovunque muffe, scatoloni e vecchie casse am-mucchiate, condizioni dei frigo che appaio-no negative da fuori, ma dentro addirittu-ra peggio.Condizioni igienico-sanitarie che co-stringerebbero un qualsiasi negoziante al dettaglio a chiudere a suon di controlli e multe da parte degli organi preposti. “Non mi spiego – precisa D’Ignazio – perché quest’area goda di una sorta di salvacondotto rispetto alle normali misure d’igiene e sicu-

rezza. L’area, a quanto sappiamo, dovrebbe essere concessa in comodato gratuito dallo Zooprofi lattico al Comune, che incassa gli affi tti, senza provvedere ad alcuna attività di manutenzione e messa in sicurezza”.Tempo fa vi erano un vigile e un custode che controllavano gli accessi e l’adeguata conservazione della frutta e verdura, ma sono stati rimossi dall’incarico, come a

legittimare una vo-lontà di cancellare l’esistenza di questo mercato.“Alcuni residenti fan-no notare che i ratti sono di casa in questa zona”.Il presidente di Bel-la Teramo si chiede

quali conseguenze potrebbero aversi sulla cittadinanza se i topi passeggiassero sulla frutta che mangiamo, portando infezioni. “Omettere dei controlli dovuti equivale ad un reato. Se poi queste omissioni comportano

rischi per la salute pubblica, quindi potenzial-mente di ognuno di noi e dei nostri fi gli, diven-ta reato penale. Questi mancati interventi a chi giovano? La salute pubblica ha un prez-zo?” D’Ignazio ricorda che un commer-ciante segnalando la situazione si è sfogato esternando la sua delusione per le assenze importanti, come ad esempio quella del sindaco Brucchi, uomo di sanità, che do-vrebbe essere particolarmente sensibile alle questioni attinenti la salute pubblica.D’Ignazio chiede a gran voce delle rispo-ste. In mancanza, sarà costretto a rivolgersi alla magistratura.

DI DANIELA PALANTRANI

Campo Boariopochi controllie molte tasse

Ovunque muffe, scatoloni e vecchie casse ammucchiate,

condizioni dei frigo che appaiono negative da fuori, ma dentro

addirittura peggio.

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Nella prima mattina di sabato trovare un qualche addetto ai lavori del mercato all’aperto che voglia scambiare due chiac-chiere sui problemi del posto appare im-presa ardua.Ma quando ci si riesce, l’intervistato sem-bra esser stato in attesa di quelle domande da lungo tempo. Un commerciante, come altri colleghi, spiega di non sapere quanto spende an-nualmente per l’occupazione del suolo pubblico poiché le fatture arrivano diretta-mente a casa. Ma aggiunge: “Noi paghiamo la tassa chiamata ‘diritti di mercato’.Ebbene, io mi sono domandato cosa signifi -casse, e l’ho chiesto anche al Comune più di una volta, ma nessuno ha saputo spiegarmi qualcosa. Inoltre, mi sono documentato, e sono sicuro che è una tassa che non esiste in nessun’altra parte d’Italia”. Eppure il problema del pagamento delle tasse non è quella più evidente. Anche un frequentatore dell’ultima ora può notare lo stato di abbandono di casse e altri strumenti da lavoro, che appaiono accantonati in un angolo da molto tempo. “Noi andiamo via e lasciamo tutto in ordine, ma ci vorrebbe qualcuno che controllasse”. Dunque la mancanza di vigilantes si fa sen-tire. “Non è neanche necessaria una sorve-glianza continua – sostiene convinto– piut-tosto un controllo, anche breve, ma giornaliero. Ogni tanto qualcuno passa, butta un’occhiata e poi se ne lava le mani per qualche giorno, ma in questa maniera ognuno può liberamen-te fare quello che vuole qui dentro”.E del problema dei ratti? All’entrata dell’area del mercato campeggia un car-tello con su scritto ‘zona derattizzata’, ma

questo non sembra preoccupare il com-merciante: “Noi ratti non ne vediamo e non ne abbiamo mai visti, ma è vero che ogni tanto qualcuno passa a dare dei prodotti. Comunque basta mantenere pulito il proprio ambiente di lavoro per evitare brutte sorpre-se”. A cosa si riferisce il nostro interlo-cutore? E’ qui che interviene una collega, con tono deciso: “I bagni fanno schifo!”. E andando a controllare di persona, ci si ac-corge di quanto la colorita espressione sia rispondente alla realtà. Mano a mano che ci si avvicina ai servizi igienici, aumenta l’intensità del tanfo. Si fa notare un tubo verde adagiato per terra, utilizzato dai lavoratori come rimedio alla mancanza di una catena per lo scarico. “Ma in questo caso non c’entra niente il Co-mune – tengono a precisare i due intervi-stati –, perché l’igiene dovrebbe essere una questione nostra”. Anche altri commercianti hanno lamenta-to la situazione dei bagni. “C’è poco da la-mentarsi, la pulizia in questo caso è a carico nostro! E purtroppo l’unico modo per avere un bagno decente è quello di farsene uno privato (come alcuni hanno fatto) con tan-to di chiave. E bisogna pagare tutto di tasca propria”. Spazio per un ultimo appunto: “Il vero problema è convivere tra noi civilmente. Certo se qualcuno venisse a controllare sareb-be solo un bene per noi tutti. Ma dato che per ora al Comune non se ne importano granché, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità e comportarci come si conviene”.

LA PAROLAAI COMMERCIANTI

“Noi paghiamo la tassa chiamata ‘diritti di mercato’. [...] l’ho chiesto anche al Comune

più di una volta, ma nessuno ha saputo spiegarmi qualcosa. “

DI MATTEO LUPI

“Noi andiamo via e lasciamo tutto in ordine, ma ci vorrebbe

qualcuno che controllasse”

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Da tempo si batte per il ripristino dei servizi della stazione fer-roviaria di Teramo, che versa in condizioni vergognose. Paolo D’Incecco, esponente del Pd, racconta i bagni pubblici murati da anni, l’assenza di biglietteria o di uno sportello per le informazioni, insomma una stazione non degna di chiamarsi tale se non per i treni che vi arrivano. Soltanto di recente è stata ripristinata la bi-glietteria automatica rimasta inutilizzabile dal dicembre 2009 fi no allo scorso mese di agosto. Una battaglia che dura da tempo. Già due anni or sono D’Incecco raccolse 9746 fi rme per il ripristino del decoro e funzionalità della stazione. Il tutto nella completa indifferenza degli amministratori dell’epoca ma, sembra, anche di quelli attuali. L’ultima iniziativa, intrapresa dall’ esponente del Par-tito Democratico (lista Città di Virtù), riguarda la segnalazione e la richiesta di anticipare l’orario festivo di partenza del treno regionale Teramo, direzione Pescara, che per soli 10 minuti perde la coincidenza a Giulianova, direzione Ancona. “La linea ferroviaria serve in media 800 passeggeri al giorno, molti diretti anche a nord –

sottolinea D’Incecco-. E’ umiliante ed offensivo che per 10 minuti si debbano poi aspettare ore per prendere la coincidenza e proce-dere in direzione nord”. Battaglia vinta è stata quella di riuscire a far togliere l’impalcatura post-terremoto, installata per prevenire cadute di calcinacci, ma poi lasciata all’incuria. Assicurare dei ser-vizi di trasporto funzionali ed effi cienti aiuterebbe ad educare la popolazione all’uso dei mezzi pubblici, anziché delle proprie auto, riducendo così di molto il traffi co e l’inquinamento. Da statistiche rese note dall’Aci a Teramo ci sono 700 auto ogni 1000 abitanti, “e tra questi vi sono anche anziani e bambini, con ovvie deduzioni”. Altra segnalazione riguarda l’incidente avvenuto durante il mese di agosto in via Po, in cui è rimasta uccisa, dopo essere stata inve-stita da un’auto, una donna romena di 49 anni. I semafori erano spenti, subito dopo l’incidente sono stati rimessi in funzione. “La denuncia per omicidio colposo nei confronti di coloro che avevano la responsabilità di mantenere attivi e funzionanti i semafori, ci appare un atto dovuto”.

Le incredibili condizioni della stazione ferroviaria di Teramola “personale” battaglia di Paolo D’Incecco (Pd)

Carenze strutturaliindifferenza degli amministratori

DI DANIELA PALANTRANI

Il capolinea del degrado

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Contatti del ParcoGran Sasso Monti della LagaSede Legale: Via del Convento67010 Assergi - L’AquilaTel. 0862.60521Fax 0862.606675email: [email protected] . relazioni con il pubblico:Tel. [email protected]

Inizia da un rinnovato concetto di educazione ambientale il nuovo corso di Arturo Diaconale alla presidenza dell’ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga, secondo il quale lo sviluppo dei territori protetti passa proprio attraverso una corretta comunicazione: “Bi-sogna sfatare un luogo comune e spiegare – afferma Diaconale - che gli Enti Parco svolgono una funzione positiva nella misura in cui i vincoli servono a difendere un ambiente, a preservarne le peculiarità, così da farne risorse produttive per chi vive nel territorio. La tutela non deve essere una sorta di museo chiuso. In passato la difesa dell’ambiente era concepita come una condizione statica, in cui nell’ambiente era compreso tutto, tranne l’uomo, invece bisogna pensare che l’ambiente va tutelato in tutta la sua biodiversità, compreso l’uomo che ci vive.

In particolare, questo parco, molto esteso, con i suoi 44 comuni su tre province e tre regioni e diverse comunità montane, se non avesse pos-sibilità di sviluppo si spopolerebbe ulteriormente favorendo il degrado del parco stesso, non la sua conservazione.Lo spopolamento va evitato perché sono le comunità, prima di tutto, a dover curare la difesa delle proprie peculiarità.”Quali sono, in particolare, i problemi più rilevanti che questo Parco sta affrontando?I problemi dell’Ente Parco fanno capo in primo luogo ai problemi generali del paese e a questa crisi che ha portato alla riduzione dei fi nanziamenti, ma io credo che il vero punto sia quello di compiere un salto rispetto a un certo tipo di cultura che si fon-dava sull’assistenzialismo. I contributi dello stato sono destinati a scemare sempre più e le condizioni economiche attuali non consentono più a queste strutture di continuare a esistere solo con il sostegno pubblico. Quali potrebbero essere le risorse autonome dei parchi?Gli Enti Parco in genere, e questo in particolare, dovrebbero essere strumenti di promozione di iniziative in collaborazione con amministrazioni locali , soggetti privati, università, camere di commercio ecc. per poter avviare progetti che siano da un lato

“No al Parcocome MUSEO”Arturo Diaconalenominato al vertice dell’ente Gran Sasso e Monti della Lagainaugura il suo nuovo corso: comincia da una corretta comunicazione.

foto di: M. Anselmiarchivio Parco

DI MIRA CARPINETA

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di tutela dell’ambiente e dall’altro in grado di utilizzare la stessa tutela per promuove-re sviluppo , turismo, cultura e realizzare entrate aggiuntive a quelle istituziona-

li. Questo signifi ca soprattutto cambiare mentalità, ripensare ad un educazione am-bientale che consideri i motivi di vincolo una risorsa, non una penalizzazione. Faccio un esempio: sul versante teramano, per un contenzioso tra comuni, che andava avanti da moltissimi anni, è stato scoperto un bosco che per 400 anni non è stato mai tagliato. Oggi sappiamo di avere nel no-stro territorio il bosco più antico d’Euro-pa che ha delle caratteristiche naturalisti-che che lo hanno trasformato in una rarità.La questione adesso è: lo chiudiamo e conserviamo così oppure lo preserviamo utilizzandolo non attraverso il taglio, ma

attraverso il turismo ambientalista e cultu-rale? Se in California fanno il Sequoia Park, perché qui non potremmo sfruttare il fatto che ci sono faggi alti 30 metri e che sono

quindi delle rarità incredibili?In che modo l’Ente Parco e i privati potrebbero lavora-re in sinergia?L’intervento del soggetto privato integrerebbe soprat-tutto la struttura ricettiva, i servizi di accoglienza, ma bi-sogna innanzitutto far sapere

che esistiamo, fare promozione . Il Gran Sasso è una montagna molto particolare. È necessaria una campagna di educazione ambientale e soprattutto avviare iniziative integrate anche con gli enti territoriali. Ci sono allo studio diversi progetti. Uno dei quali è quello di realizzare ai pie-di del Paretone del Gran Sasso un parco faunistico con animali di tipo selvatico, ma anche domestici, dell’ ambiente rurale montano.Quanti bambini oggi hanno modo di vede-re una fattoria o animali da cortile? Il pro-blema è che spesso i progetti si incagliano nelle secche della burocrazia.

foto di: M. Anselmiarchivio Parco

foto di: M. Anselmiarchivio Parco

foto di: M. Anselmiarchivio Parco

CHI È

Arturo Diaconale, 65 anni, abruzzese di nascita (nato a Montorio al Vomano) romano d’adozione, laureato in Giurisprudenza, editorialista di politica interna, nel 1992 lascia “Il Giornale” e diventa redattore capo del quotidiano televisivo della Fininvest “Studio Aperto”.Dal 1993 è direttore de “L’opinione” che trasforma da settimanale in quotidiano. Vice segretario nazionale della FNSI e segretario dell’Associazione Stampa Romana, è stato esponente di punta della componente moderata del sindacato dei giornalisti italiani.Attualmente è presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Nella nostra società, anche a Teramo, il numero dei singles è in costante aumento. Ciò avviene per varie motivazioni, tra le quali le condizioni economiche precarie che non facilitano la costru-zione di una famiglia e le instabili condizioni affettive diffi cili da trasformare in durature. Eppure se si arriva single a quest’età non è un problema; tale status si confi gura come una condizione che non pregiudica la capacità di badare a se stessi e può rivelarsi una carta vincente in termini relazionali, senza incorrere nel ri-schio di disturbi depressivi. Non esistono quindi solo i cosiddetti “bamboccioni” che restano a casa con mamma e papà fi no ad un’età indefi nita, ma tanti sono quelli che, pur non legandosi senti-mentalmente, sono autonomi economicamente, hanno un elevato grado di padronanza sociale e sono responsabili della propria vita. Dunque single per scelta e non per caso, felici di una condizione in cui si predilige una persona speciale: se stessi. Sono i nuovi singles, un ceto sociale emergente, visto che in Italia (secondo l’Istat) sono 4 milioni e mezzo e rappresentano già il 21,7% della

popolazione. E arrivano quasi al 30 nelle grandi città, con “capita-le morale” Milano, dove il 39% della cittadinanza è composta da famiglie unipersonali. Secondo una ricerca dell’Eurispes il 54% dei singles ha una vita stimolante e pratica la “singletudine” per libera scelta. Insomma single è bello, anche perché viviamo in una società sempre più costruita per restare soli. A conferma che quello dei singles è un vero fenomeno sociale, basti pensare alle associazioni, come l’Associazione Nazionale Italiana Singles, che si impegnano affi nché questi possano adottare i bambini, perché vengano as-segnate loro le case popolari, possano usufruire di sconti sulle tasse o sui viaggi, come per le coppie. Anche le ditte alimenta-ri riconoscono quella dei single come una realtà consolidata, al punto che sono stati messi in vendita tutta una serie di alimenti monodose. All’origine del fenomeno è possibile individuare fattori legati ai cambiamenti culturali della società: la minore rigidità dei ruoli di genere, la liberalizzazione sessuale, la maggiore autono-mia femminile e una diminuita sicurezza maschile. Dal punto di vista motivazionale, la scelta può essere determinata da elementi come la perdita della libertà, i sentimenti di insofferenza per la convivenza, delusioni affettive precedentemente vissute, la paura di impegnarsi e di assumersi delle responsabilità, l’assenza di un partner rispondente alle aspettative personali. Essere singles, inte-so in una dimensione sociale, diventa sinonimo di indipendenza, di capacità di gestire i propri affetti e le proprie aspirazioni al di fuori di ogni stereotipo culturale. Essere single è dunque la condizione ideale? Dov’è fi nito il caro vecchio “e vissero felici e contenti”? Non preoccupatevi maritini e mogliettine, non è tutto oro quel che luccica… per quanto oggi la condizione di singles venga vis-suta positivamente, non mancano quei disagi tipici dell’essere soli. Innanzitutto tale condizione fa risaltare alcuni tratti di personalità che si riallacciano alle diffi coltà relazionali: permalosità, ansia, bassa autostima, indecisione e comportamenti stravaganti.Lo stare da soli può comunque provocare tensioni e frustrazioni non facilmente sopportabili, soprattutto per chi non riesce a su-perare positivamente la solitudine e la sensazione soggettiva di essere tagliati fuori dal mondo e di non aver nessuno a cui rivol-gersi. Soprattutto nelle grandi città è molto elevata la tendenza ad escludere dalla compagnia la persona single, considerato quasi un “peso”. Nelle piccole città (e Teramo non è da meno) il fenomeno è ancora marginale dal momento che le comitive sono più grandi e variegate rispetto alla dispersione relazionale che vige nelle me-tropoli. Se l’essere single non deriva da una vera e propria scelta può essere vissuto dunque come isolamento e costrizione. Ma dove vanno e come si comportano i singles teramani, soprattutto

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Barbara Di Dionisio

DI BARBARA DI DIONISIO*

Famiglie MONODOSE“Zitelli” in forte rialzo anche a Teramo, tra lampi di irrinunciabile libertà e malcelato sogno di una vita diversa. Ma sarà vero?

[email protected]

oltre i quaranta? Il venerdì sera (riservato all’ uscita per trentenni ed oltre) i locali del teramano vedono una sfi lata di uomini e donne che si incontrano ed approcciano tra di loro, pur mantenendo il rigoroso sta-tus di single. Complici un cocktail di trop-po e un sorriso ammiccante, per i singles non è diffi cile trovare la compagnia di una serata. Eppure il numero delle coppie ten-de sempre più a diminuire.È più divertente e meno vincolante uscire senza impegno con una persona piutto-sto che assumersi la responsabilità di un rapporto stabile; curioso anche il modo con cui si classifi ca una persona con cui si instaura un rapporto senza un vero le-game. “Ci stiamo frequentando” è la frase classica che oggi fa parte del vocabolario del single, contro l’ormai sempre meno in voga “è la/il mia/o ragazza/o”. Se usciamo

dalla logica del dover fare ed entriamo in quella del volere e sentire, ecco che la pos-sibilità che si ha di poter interrompere un legame, come anche di non averne, getta le basi per una gestione dell’affettività più libera,“sentita” e voluta. Se si fa ciò che veramente si vuole non c’è spazio per fru-strazione o rimpianti. È importante che nella coppia si lasci spa-zio per sé, donando lo stesso spazio all’al-tro. Prendersi un momento per sé non si-gnifi ca minare l’armonia della coppia, anzi, signifi ca lasciarsi la possibilità di ricono-scersi, accrescersi, scoprirsi in modo che il rapporto di coppia non si ingrigisca né perda di spontaneità. Ritrovarsi, scoprirsi, venirsi incontro... l’essere coppia è anche essere complici.

*PSICOLOGA Singletudine

A TERAMO VA COSI’Cresce il numero dei “soli” nel Comune di Teramo.Cresce il numero dei “soli” nel Comune di Teramo.

Negli ultimi dieci anni, i nati tra il ‘59 e il ‘70, che non fanno Negli ultimi dieci anni, i nati tra il ‘59 e il ‘70, che non fanno

coppia, sono in aumento. coppia, sono in aumento.

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10411041 uominiuominiSettembre 2010

2005

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Ci sono due canzoni di Giorgio Gaber, in apparente contrasto tra loro, che prendo-no in esame la condizione umana vissuta in compagnia o da soli.Se è vero che “S’impazzisce in famiglia/ credendo di essere felici/ si sprofonda e si affoga/ tra gli egoismi più feroci”, il com-pianto autore milanese non tesse nemme-no le lodi dello stare per conto proprio: “I soli…nella follia di oggi sono i nuovi pionieri/ Gli Humphrey Bogart dell’amo-re…con quell’aria un po’ da saggi un po’ da adolescenti”.Oggi i singles sono moltissimi, più di cin-que milioni, di ogni età e ceto sociale a volte per scelta, a volte un po’ meno.Tra coloro che si ritrovano alla soglia dei 40 e più da soli ci sono persone con ec-cessive nevrosi personali o troppo timide per approcciare l’altro sesso.Esistono poi quelli che decidono di rima-nere così perché “orsi” di carattere, che magari hanno dovuto fare da “padre” o “madre” ai loro stessi genitori dal caratte-re troppo infantile.In altri casi la decisione di isolarsi può na-scere dal desiderio di canalizzare tutte le proprie energie su un obiettivo professio-nale o religioso, o da una delusione senti-mentale o da un lutto.Anche a Teramo sono molti i portatori della “bandiera solitaria”.O.M e B.M. sono due fratelli sulla cinquan-tina; il primo non avverte assolutamente la necessità di sposarsi: “Ho un lavoro, una casa…Se capita un’avventura va bene, ma non credo di essere portato per fare il pa-dre, e poi gli anni passano in fretta”.B. ha avuto due storie importanti, ma non ha mai voluto fare il grande passo: “Lo dico serenamente: non voglio sposarmi, ho pau-ra di un legame stabile”.Secondo gli psicologi spesso è la nuova condizione della donna, più indipendente e più aggressiva che porta i maschi ad avere una certa ‘involuzione’ nei rapporti: da una serva fantozziana ad una mangia-uomini che a volte vede i fi gli come un intralcio per la carriera, decidendosi a procreare spesso fuori tempo massimo, a 40 se non a 50 anni.La crisi economica e la mancanza di strut-ture dove portare eventuali nascituri non

aiutano. Attenzione, però: secondo una ricerca pubblicata dalla Rivista di Sessuo-logia Clinica (XI, 2002/2, F. Angeli Ed.) si evidenzia come tale condizione faccia ri-saltare alcuni tratti di personalità nevro-tica: elementi paranoici di sospettosità e permalosità, ansia, bassa autostima, inde-cisione, tendenza all’isolamento o a com-portamenti stravaganti.

DI IVAN DI NINO

QuandoGaber cantava…

“Finalmente Soli…”Intervista a Giovanna Nina Palmierigiovane e brillante giornalista videomaker abruzzese

Single di andata, soli di ritorno, “uni” per scelta, zitelli in attesa dell’incontro fatale, “meglio soli che…” fi no a prova contra-ria. I “letti singoli” aumentano di anno in anno e costituiscono ormai un esercito di vari milioni in Italia, di un paio di mi-gliaia solo nel Comune di Teramo. Queste “rette parallele” che mai s’incontrano, o se s’incrociano per un improbabile scherzo geometrico, si separano di nuovo, con un sospiroso “fi nalmente di nuovo libero/a”, stanno riempiendo da qualche anno pagine di volumi a loro dedicati. Tra lo scherzo e il faceto, il serio e il sentimentale, genera-zioni di trenta/quarantenni e anche oltre, sfacciatamente egoisti o provocatoriamen-te romantici fi no al melenso, scomodano un intero business industriale. Dai cibi mo-nodose alle crociere ad hoc, dalle serate a tema alla cura del corpo “con sconti”, c’è il rischio concreto che pochi tentino una retromarcia del cuore. A vantaggio (messi i pesi sulla bilancia del vivere) di una liber-tà ritrovata o mai perduta, e a scapito di una marcia nuziale vanamente agognata da mamme ormai attempate. Non a caso ha avuto e molto seguito in tv un program-ma dedicato proprio alle donne sole. “I viaggi di Nina-Finalmente single” (tutte le

domeniche su Sky canale 125), è ideato e curato da una giovane e brillante gior-nalista e videomaker abruzzese, Giovanna Nina Palmieri. Autrice di un libro di suc-cesso sul mondo gay femminile, “Ragazze che amano ragazze”- Edizioni Mondadori (tratto da “I viaggi di Nina”, in onda su La7) nelle librerie da giugno, Nina Palmieri racconta, nei suoi ultimi “viaggi”, la ritrova-ta solitudine di donne che, comunque, non rinunciano ai sentimenti. Anzi. Dall’esperienza de “I viaggi di Nina-Fi-nalmente single”, quale il mondo fem-minile che viene fuori?Le donne che ho incontrato sono quasi tutte sopra i 35 anni, e hanno avuto im-portanti esperienze sentimentali. Hanno sofferto, lottato, costruito e poi magari visto crollare le loro certezze, che magari si fondavano sul rapporto di coppia. Sono donne che hanno voltato pagina e hanno ripreso in mano la loro vita, in alcuni casi con grandi diffi coltà. Quanto i sentimenti sono ancora al pri-mo posto e quanto invece tutto il resto?I sentimenti sono sempre sul “podio”, ma queste donne hanno imparato ad essere un po’ più egoiste, a pensare un po’ più a se stesse, ad essere prima di tutto “io”

DI TIZIANA MATTIA

focus on

G. Nina Palmieri

e poi eventualmente “noi”. In ogni caso, nessuna di loro mi ha detto: “Non voglio innamorarmi mai più!”. Sarà una banalità, ma l’amore fa sempre bene, anche alle ir-riducibili.Sembra di capire che anche gli uomini non stiano meglio. E’ così, in quanto a singletudine?Gli uomini hanno una vita più facile. Nes-suno li chiama “zitelli” se a 40 anni non hanno ancora una compagna fi ssa, non devono vedersela con l’orologio biologico. Anzi, migliorano pure invecchiando! A par-te gli scherzi, credo che a un certo punto la solitudine pesi anche agli scapoloni. Ma per avere risposte più precise dovrei cer-care di fare una serie dei “Viaggi di Nina” sugli uomini. Ci sto pensando... Un consiglio a donne e uomini: meglio soli che..., oppure?

Bella domanda! Non posso permettermi di dare consigli, ma credo che nessuno di noi sia felice “da solo”. Siamo fatti per “intrecciarci”, per scambiare emozioni, per condividere e anche un po’ per complicar-ci la vita. In fondo è più divertente.Il tuo libro ha fatto scalpore. Il suc-cesso è soltanto presso una “fascia” di pubblico o piace a tutti?Quello che posso dire è che mi fa molto piacere quando l’apprezzamento sul mio lavoro arriva da persone “insospettabili”.E’ normale che “Ragazze che amano Ra-gazze” faccia presa più facilmente sulla comunità omosessuale. Devo ammettere, però, che anche persone totalmente “igno-ranti in materia”, che magari prima aveva-no anche dei pregiudizi o semplicemente visioni della vita molto lontane e diverse, mi hanno fatto complimenti affettuosi.

Roberto è uno dei tanti uomini single che abitano la nostra provincia.Ha 43 anni e vive da solo a Montorio al Vomano e ha un’occupazione stabile.Come trascorri il tuo tempo libero? La mia passione più grande è la moto, con la quale la domenica (unico giorno libero), vado a fare escursioni in montagna..Poi mi piace molto andare al cinema e ascoltare musica.(Quando gli chiedo più nello specifi co i ge-neri, mi risponde che l’importante è che sia di qualità, sia il fi lm che la musica.)Nella lettura sono un po’ meno esigente, prediligo riviste ed enigmistica.Quali locali frequenti più spesso?Bar - enoteche, dove si può andare sia nel tardo pomeriggio per un aperitivo, che trattenersi per la cena o andare diretta-mente di sera. Tipo l’Assenzio, insomma.Per mangiare preferisci un’informale

pizzeria o un ristorante?Mi piacciono entrambi, ad esempio alla Cantinetta mi trovo molto bene.Anche perché ho imparato con gli anni che non sempre il ristorante rinomato e co-stoso è sinonimo di qualità!!In genere esci con molti amici ?Di solito non più di due-tre, le comitive a quest’età si sono disgregate.Viaggi?Non vado all’estero e non faccio un viaggio lungo da un po’ di tempo. Ultimamente mi sono sempre spostato per due-tre gior-ni e sempre nel centro Italia, dove per le escursioni in moto ci sono posti fantastici. Certo, a volte anche il richiamo del mare è forte, ma di un mare pulito…Quindi cosa offre la città di Teramo a un single della tua età?A mio avviso è un po’ carente culturalmen-te, pochi concerti, pochi spettacoli.

SCAPOLOSCAPOLOPER SCELTA O NO?PER SCELTA O NO?

Palmieri è anche autrice di un libro di successoe di seguitissimi programmi televisivi su La7 e Sky

Singletudine

Specialmente per noi singles non offre mol-to… Non ci sono posti dove incontrarsi, le iniziative che si organizzano in altre città, di cui si sente parlare sui giornali o nei fi lm! Alla fi ne il cerchio delle conoscenze si riduce all’ambito del lavoro o alle persone che si conoscono da tanto, un po’ sempre le stesse insomma.E’ una questione di mentalità, credo. Poi anche d’estate, gli eventi sono sempre quelli, sagre e rievocazioni.Sei sempre stato così critico?Da ragazzo meno. Col tempo, peggiora la situazione!

Anche basandoti sulle tue conoscenze, cre-di che per una donna single sia lo stesso?Non credo sia questione di uomo o donna, ma di carattere.Pensi ci siano tante persone della tua età che hanno scelto di essere single?Scelto?? Comunque sì, un po’ ne conosco, soprattutto uomini. Per la mia esperien-za, ti dico che rimane diffi cile instaurare rapporti duraturi e soddisfacenti. Quindi sicuramente “meglio soli che male accom-pagnati”

DI ELEONORA PALANDRANI

Se anni fa, non avere una famiglia a trenta o quarant’anni signifi cava essere “zitelloni”, oggi è tutto cambiato. Sempre più indivi-dui scelgono di portare avanti la carriera lavorativa e decidono di non impegnarsi sentimentalmente per tutta la vita. I mo-tivi naturalmente sono molteplici. Per far fronte a questa tendenza, anche il mon-do commerciale si è avvicinato alle nuo-ve esigenze: viaggi organizzati e crociere per single, serate al bar e in discoteca a tema. Certamente anche internet dà la sua mano: social network che sono dei veri e propri database di nominativi maschili e femminili, in cui ognuno può scegliere il proprio partner ideale in base alla città, il lavoro e ovviamente, l’aspetto fi sico. Se Facebook o Twitter aiutano considerevol-mente la socializzazione, il sito online per eccellenza, Meetic, organizza con cadenze periodiche incontri dal vivo. Con la pos-sibilità, in un tempo prestabilito, di parlare con altri partecipanti e scegliere eventual-mente un’ amicizia. Tuttavia, c’è chi trova imbarazzante tutto ciò e preferisce fare nuove conoscenze alla vecchia maniera, al bar o in discoteca. Prendere un aperitivo con l’amico di sempre dà sicurezza, e an-che il più timido dei single decide, un po’ per scherzo un po’ per davvero, di buttarsi nella mischia. Proprio l’aperitivo, l’happy hours, è il preambolo ideale di una serata

che può diventare davvero lunga. Abbiamo deciso di “toccare con mano” tutto ciò e andare in un locale alla periferia di Teramo, dove, di solito, i “soli” si incontrano. Nel bar, tutti i dettagli, dai complementi d’arredo alle tavolate di ottimi stuzzichini, sono curati e molti ospiti sono vestiti di tutto punto. Incontriamo Paolo, un uomo sui quarant’anni, di bella presenza che sor-ride quando gli chiediamo di scambiare quattro chiacchiere. Inizia a raccontarci che è occupato nel settore edile, ha una sua impresa e gli affari vanno bene. La sera esce con gli amici, si conoscono ragazze e tante volte nascono amicizie o semplici infatuazioni. Per ora sta bene così. Uni-ca “pecca”, dice, stare ancora a casa con mammà.Mentre ci parla solleva il calice di prosecco e si guarda intorno, lanciando occhiatine a un gruppo di ragazze poco distanti. Conti-nua a parlare, ma salta fuori che è insoddi-sfatto, del “sistema, in generale”. Allora la domanda è d’obbligo: “Ma se si sta bene così, in singletudine, perché rincorrere l’ap-provazione generale, vestendosi alla moda e lanciando occhiate fugaci e sorrisi sor-nioni a destra e a manca?!”. Alla fi ne, abbiamo tutti una paura folle del-la solitudine.

L’IMPORTANZA L’IMPORTANZA DELL’APERITIVO…DELL’APERITIVO…

DI VINCENZO CASTALDO

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Sono io che vi parlo, uno dei molti scapoli in circolazione a Teramo, che vivono ai margini di una società che non capisce la nostra solitudine e in alcuni casi ci invidia la libertà. A vent’anni ero single e sognavo una donna che mi stringeva la mano ad ogni passo della vita, ma poi veloci come il vento d’autunno decenni sono passati. Oggi sono un uomo di mezza età che continua a sognare grazie al cinema e alla letteratura. Provo ad immedesimarmi nella vita di un personaggio, a volte i sen-timenti che rispolvero vedendo vecchie pellicole rimangono a farmi compagnia per alcuni giorni. La notte nella mia mente scorrono sceneggiature d’amore, sogno coppie di fi danzati che appartengono sempre meno al nostro tempo, che lottano in nome del vero amore, che credono nella vita coniugale. Forse sono io ad essere spaventato dal sesso opposto, forse sono ancora in attesa di quel bacio non dato, con la mia unica possibilità di felicità.. Oggi provo ad immaginare quella donna, madre e sposa. Sogno una vita che non c’è, che condivido con i tanti che si aspettavano molto dal loro futuro e si ritrovano ora ad accendere la tv e a doversi subire i litigi patetici di una politica che ha lasciato avvizzire questo paese,

come la sua gente. Vi parlo da dietro una maschera che non tolgo più neanche nell’ intimità. Sono diventato così, la solitudine ti cambia, ti rende aspro e credi sempre meno nelle persone, ma nessuno può immaginare quanto io ami ancora la vita.Si dice che il peggiore pessimista in realtà è colui che nutre più spe-ranze nel futuro. Finita questa lettera, continuerò a camminare per le strade di Teramo, tra i vicoli scarabocchiati e maleodoranti. Indosse-rò sempre l’impermeabile dell’invisibilità e continuerò a nutrirmi delle chiacchiere alla fermata, aspettando il tram per tornare a casa. Sono un fantasma che vive alla luce del sole e aspetta che arrivi la notte per sognare un mondo più sano, più genuino, dove un saluto può farti senti-re parte integrante della società. È tardi, spengo la luce, il mio avatar si attiva facendomi scivolare nell’oblio di una vita non reale. Questa notte lambirò di nuovo il suo viso, mi perderò nel suo sorriso e dormirò beato, come se non dovessi risvegliarmi mai più.

Franco(TESTO RACCOLTO DA VINCENZO CASTALDO)

Confi denze al Maschile

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In un soffuso pomeriggio autunnale ho ammirato forse la prima volta il nostro Castello. Non lo avevo mai guardato bene, né mi ero soffermato a osservarne le fe-rite del tempo e soprattutto dell’incuria. È il castello “Della Monica”, famiglia che a Teramo non ha bisogno di troppe pre-sentazioni. Raggiungo Alberto Melarangelo agli inizi del cosiddetto “borgo” e, dopo una stretta di mano, il giro comincia. “Il ca-stello fu terminato intorno ai primi del 1900” spiega Alberto, “e si articola, come vedi, in più parti. Qui siamo nel borgo, in parte abitato, dove probabilmente ci sono ancora dei conten-ziosi per usucapione di privati col Comune”. Prendo nota e chiedo: “Con il Comune? Non con la famiglia Della Monica?” “No”, risponde Melarangelo. “Il castello fu donato dalla famiglia Della Monica al Comune con un permuta in terreni intorno agli anni ’80, in cambio – naturalmente – della restaurazione, ancora mai avvenuta nel vero senso del termi-ne. Comunque, dicevamo... si tratta di un edifi -cio molto particolare: è uno dei pochi esempi di revival gotico in Italia, costruito dallo stesso Gennaro con mirabile eclettismo, prendendo elementi di spolio da diversi ruderi e creando elementi decorativi ad imitazione degli stessi.” Alberto addita subito una severa Madonna col Bambino, stemmi araldici, una testa di gargoyle che troneggia su di un’architrave.

Ecco che mentre scatto delle foto ci si fa incontro un signore con l’aria cordiale e distinta. Saluta subito Alberto Melarangelo, che ci presenta. Si tratta del signor Cavac-chioli, 87 anni, il quale esordisce dicendo: “Io tra queste mura ci sono nato. Mi ricor-do ancora quando la signora del castello usciva, portandosi dietro tanto di paggi e passando sul tappeto rosso.” Subito indica un piccolo edifi cio spiegandone la funzione di stanza della servitù. Poi si lancia in un fi ume di ricordi ripercorrendo alcuni epi-sodi di quella vita, quando il castello era nel suo splendore. “Ormai è abbandonato...”, soggiunge con amarezza. Completiamo in-tanto il giro in tre e saliamo ad osservare una parte del giardino. Melarangelo mi pre-cisa subito: “Qui, in questo giardino, nel ’99, con altri miei colleghi abbiamo allestito la pri-ma vera mostra d’arte contemporanea a Tera-mo. Il giardino è davvero grande, ma da quella volta in poi non è stato più utilizzato. Il fatto è questo: il castello è bellissimo, ed ha un’in-credibile importanza storica per Teramo. Solo che nessuno nelle amministrazioni passate e attuali ha saputo esattamente cosa farsene di tutto questo complesso: quello che manca è un vero progetto, che recuperi tutta la zona. Chiaramente l’edifi cio centrale non può che essere adibito a museo, essendolo già in sé per sé. Tuttavia si possono valorizzare anche

Il CastelloDella Monica

Viaggio tra i palazzi dimenticati

Continua il nostro percorso tra edifi ci comunali carichi di storia e di secolari abbandoni.

DI VINCENZO LISCIANI PETRINI

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gli edifi ci del borgo e lo stesso giardino, uno dei rari luoghi verdi nel centro storico.” Subito mi viene in mente la possibilità anche di un bel ristorante in una zona così sugge-stiva. “Dopo quella mostra” continua Me-larangelo, “inviammo al Comune migliaia di cartoline con la scritta EMERGENZA ARTE A TERAMO: SALVIAMO IL CASTELLO! E qualcosa, devo dire, si mosse. Una prima parte dei restauri fu avviata. Solo che, mancando un progetto, ripeto, nessuno sa poi bene cosa far-sene. Ma è davvero scandaloso che in trenta anni non si sia fatto quasi niente. Qui non si tratta di parti politiche: il Castello è un bene artistico di tutta Teramo e si sta logorando ir-reparabilmente.” Con lo sguardo mi soffer-mo sopra le statue malinconiche a guardia di un edifi cio ormai preda di vandali, ladri di antichità e animali. Dalle fi nestre senza vetri entra di tutto; e pioggia, freddo e ven-to non fanno certo complimenti. Eppure, come mi faceva notare Melarangelo, un po-sto così bello potrebbe davvero diventare un centro privilegiato per la produzione e fruizione artistica di arte classica e con-temporanea, sempre considerando la forte attrazione turistica che susciterebbe se fosse ben restaurato. Ma si sa, valorizzare quanto già abbiamo è un arte che facciamo fatica ad imparare.E allora, cemento ovunque. Così, dopo qualche ultima rilfessione, salutiamo il si-gnor Cavacchioli, restato con garbo in no-stra compagnia.Congedandosi ci dice: “Mi raccomando, fate qualcosa. Io mi sento il primo cittadino del Castello.Non posso vederlo così.” Raccoglia-mo le sue parole e scendiamo in direzione di piazza Garibaldi. Nel salutarsi ognuno esprime la tacita speranza che si possa davvero fare qualcosa.

“Qui non si tratta di parti politiche: il Castello è un bene artistico di tutta Teramo e si sta logorando

irreparabilmente”

Ancora una volta guidati da Alberto Melarangelonelle vesti di consigliere comunale del Pd

e di cultore della teramanità

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Ho sentito spesso parlare dell’Unione Italiana Ciechi di Teramo, ma non sapevo che al suo interno ci fosse da ben 25 anni un Centro di Trascrizione, uno dei tre esistenti in Italia (gli altri due sono a Rieti e Salerno) nell’ambito del Consorzio di qualità della Bilblioteca Italiana Ciechi Regina Margherita di Monza.Mi spiega Marilena, responsabile del centro, che 15 persone lavo-rano per trascrivere testi scolastici e di narrativa, dalle elementari fi no all’università destinati a tutta Italia.Da una parte ci sono i libri trascritti in Braille per i non vedenti (che, mi dice Marilena, per fortuna sono sempre di meno); dall’al-tra ci sono i testi ingranditi per gli ipovedenti.In questo caso si tratta di un lavoro personalizzato. I tifl ologi se-guono i bambini a scuola e preparano una relazione sulle pecu-liarità dell’ipovedenza di ciascuno; in base a tali indicazioni si tra-scrivono i libri per ciascuno. Ad esempio, c’è chi ha bisogno di una doppia interlinea o di un doppio spazio o di caratteri ingranditi su un formato A4 o A3.I bambini vengono seguiti sia a scuola che a casa per fare i compiti; come ha tiene a dire il presidente, Italo Di Giovine “Li seguiamo dalla nascita alla vecchiaia!”, occupandosi anche dell’inserimento nel mondo del lavoro.

All’unione ciechi, una seconda casa per molti, dove il clima ac-cogliente non manca, si svolgono tante altre attività, creative e motorie, e si stampano persino etichette in braille per medicinali.I testi ingranditi, per metà sono fi nanziati dalla Regione, e per metà direttamente dalla biblioteca di Monza.Per i testi in Braille i contributi sono provinciali e comunali, anche se decisamente insuffi cienti.Proprio per questo motivo spesso è necessario operare una se-lezione, tralasciando magari la trascrizione di materie ritenute meno importanti, o si opta per programmi ridotti.Anche con questi limiti però la volontà di offrire un buon servi-zio non manca. Infatti, mi dicevano Marilena e Italo che si tengono in contatto con gli insegnanti per organizzarsi con la programma-zione in anticipo.“La situazione sta peggiorando – dicono preoccupati- i tagli al sociale sono sempre più numerosi. Addirittura anche ai trasporti e all’assistenza ai disabili.”Ma l’entusiasmo e la forza di queste persone non si spegne. Lo stesso entusiasmo con cui parlano della presenza dell’unione Cie-chi, in piazza Martiri Pennesi, per la manifestazione “Sport sotto le stelle”. Stessa grinta e stessa voglia di vincere.

Libri per “Vivere” la scuolaL’importante servizio offerto dall’Unione Ciechi di Teramo per ragazzi ipovedenti

DI ELEONORA PALANDRANI

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È quasi realtà il progetto “Dopo di Noi” che l’associazione Anf-fas di Teramo ha deciso di far nascere all’interno della struttura nota ai teramani con il nome di “ex ospedaletto”, in via Taraschi. A novembre prenderà vita dopo lunghi preparativi, “La dimora”, struttura residenziale che diventerà un bellissimo alloggio con lo scopo di garantire alle persone portatrici di handicap, prive di assistenza familiare, una migliore qualità della vita. Il progetto, fi nanziato dalla Regione Abruzzo e dalla Fondazione Tercas, prevede un servizio di accoglienza residenziale individuale per persone disabili in assenza di nucleo familiare, realizzato con spazi abitativi privati attrezzati. All’interno della struttura gene-rale sarà presente un servizio di accoglienza di nucleo familiare ridotto, con l’utilizzo di mini-appartamenti per ricreare i confi ni di un proprio spazio di riferimento. Inoltre, vi sarà la possibilità di ospitare a tempo pieno persone con grave compromissione funzionale psico-fi sica e sensoriale, le quali non hanno, purtroppo,

l’appoggio e il sostegno di una rete familiare che faccia fronte alle necessità di assistenza. Finalmente uno stabile nel cuore della città tornerà a vivere di luce propria.Completamente ristrutturata, la struttura gestita dagli Istituti Ri-uniti sarà dimensionata per l’accoglienza massima di 10 ospiti, con due posti aggiuntivi per i casi di emergenza, con una per-manenza di massimo quattro settimane. Oltre alla realizzazione delle stanze destinate al pernottamento dei minori, sono previsti ambienti da destinare a reception, attività amministrative, cucina, mensa e spazi per attività di socializzazione. Annessi all’edifi cio anche un ampio giardino ed uno spazioso cortile interno, che po-tranno essere utilizzati nelle stagioni meno fredde, per permette-re una maggiore integrazione fra gli ospiti, durante lo svolgimento delle molteplici attività ricreative pomeridiane.

Apre a novembre, in via Taraschiuna struttura residenziale per disabili senza famiglia

“La Dimora”al centro di Teramo

DI VINCENZO CASTALDO

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Stefano Minora nasce il 29 luglio 1956 a Camerino (Mc). Dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia con specializza-zione in anestesia e rianimazione svolge la sua attività di medico ad Ancona e a S. Omero dove tuttora lavora. A capo della lista civica appoggiata dal Pdl e da un gruppo di moderati di centro un anno fa, è oggi, ben saldo, il primo cittadino di Nereto.Ad un anno dall’insediamento, come si sta muovendo la nuo-va amministrazione nei riguardi di Nereto?Abbiamo messo in opera tutto quello che ci siamo proposti di fare in cinque anni di amministrazione e mi riferisco ad alcuni lavori inerenti la viabilità del nostro paese. In particolare, alla pos-sibilità di dare una via di uscita alla zona commerciale di Nereto, che contiamo di portare a termine entro la fi ne di quest’anno. Oppure alcuni lavori pubblici come la riqualifi cazione del vecchio campo sportivo “Romeo Menti”. Si tratta di un piano che, insieme all’aiuto di un privato, prevede l’edifi cabilità al 30% privata e il restante 70% adibita a piccolo spazio verde pubblico con annesso un campetto da calcio che eventualmente potrà essere sfruttato dai ragazzi della scuola media adiacente.Ciò permetterebbe di sfruttare il massimo utilizzo dello stadio sito in via Europa: piuttosto che mantenere due campi da calcio senza che se ne ricavi niente, proponiamo di avere una struttura da utilizzare pienamente ma in condizioni tali da essere un vanto per la cittadina.Qual è stata la sfi da principale che avete raccolto dopo l’amministrazione di sinistra che governava da circa quaran-ta anni?La sfi da principale per un sindaco credo sia quella di perseguire un obiettivo non semplicemente politico, quanto piuttosto sociale offrendo tutti i servizi alla comunità.

In modo da consolidare la fi ducia con la cittadinanza.Esattamente. Soprattutto da un punto di vista economico riuscire ad offrire il maggior numero di servizi a livello locale, nonostan-te le fi nanze ridotte, è una sfi da che ci impegna tantissimo. Un esempio è l’asilo nido di Nereto. Mi auguro che questa struttura, che ha chiuso poco dopo il nostro insediamento, diventi il nostro fi ore all’occhiello e torni ad essere una struttura utile per la città. Siamo riusciti a raccogliere fondi (circa 560 mila euro), con l’aiuto del sen. Tancredi, del sindaco Emiliano Di Matteo e della Regio-ne Abruzzo che qui ringrazio, da destinare alla ristrutturazione dell’asilo in linea con le moderne leggi antisismiche. È un servizio fortemente sentito rivolto non soltanto all’ utenza locale, ma an-che ai cittadini fuori dai confi ni di Nereto.Per quanto riguarda l’ospedale di S. Omero, ben sapendo che lei è anche medico, ne approfi tto per chiederle cosa pensa della privatizzazione della struttura.Non mi è facile affrontare l’argomento essendo io stesso medico che lavora nella struttura. Tuttavia in qualità di sindaco di Nereto posso dire che spesso ci si rivolge all’ospedale di S. Omero in ma-niera riduttiva. In realtà, non stiamo parlando di un “ospedaletto” che serve la popolazione di un piccolo paese, bensì dell’Ospedale Val Vibrata che copre un distretto sanitario di circa ottanta mila persone. Detto questo, io non ho nulla in contrario alla privatizza-zione. Anzi, credo che in un certo qual modo possa essere fonte di una modernizzazione della struttura con la comparsa di reparti di eccellenza in alcuni settori. È anche vero che debba essere esclusa una totale copertura privata perché sono sicuro che, per quan-to riguarda i ricoveri più frequenti per acuti, soltanto il settore pubblico è in grado di dare una risposta vera ai cittadini della Val Vibrata e garantire l’effi cienza del servizio.

DI MANOLO CIPRIETTI

“Prima i servizipoi la politica”

Dopo quarant’anni di predomino “rosso”, raccoglie una sfi da non semplice. Tra riqualifi cazione urbana, scuole e sanità.

Stefano Minora, primo cittadino di Nereto

Un volo libero di vele colorato da uno splendido azzurro che arriva dal cielo e viene restituito dai rifl essi d’argento del mare.Così immaginiamo i grandi spazi ma-rittimi, soprattutto in quei periodi appena benedetti dal sole non acce-canti come l’estate, magari la prima-vera o l’autunno appena cominciato, quando non c’è ancora o è già passa-to il caldo afoso.Il nostro mare abruzzese, poi, è pu-litissimo. Non c’è che dire, se ogni anno i sette comuni costieri del te-ramano si aggiudicano ‘a mani basse’ la bandiera blu che ne certifi ca la qualità.Così tanti sindaci ed assessori assi-stono contenti alle cerimonie di pre-miazione, prendendosi alti meriti.Anche nel 2010 è andata così, salvo poi scoprire che i fi umi - Vibrata e Vomano in testa - così nitidi non sono.Per quanto concerne il primo la storia è arcinota: molti bambini che hanno inghiottito l’acqua del mare prospiciente tale fi ume si sono sentiti male e il Wwf ha lo ha bollato come “una vera e propria fogna”. Secondo l’Arta è tutto a posto, ma non è la prima volta che ragazzini che fanno il bagno nel pulitissimo Adriati-co abruzzese hanno problemi gastro-enterici. Quest’anno la ‘bolla’ è però scoppia-ta per la quantità semi-industriale di ricoverati.

Alla faccia delle bandiere orgoglio-samente svolazzanti e dei ridondanti cartelli stradali di accoglienza. Per quanto concerne il secondo, la baruffa è tuttora in atto tra i sindaci di Roseto e Pineto: da una parte e dall’altra i due si rimpallano il fatto che una sponda sia più sporca dell’al-tra e che ci siano discariche abusive con materiali inerti, sacchi d’immon-dizia, reti di materassi, scarichi indu-striali ecc.Immediatamente entrambi i primi cittadini hanno affermato che la com-petenza su queste cose è della Fore-stale e della Polizia Provinciale.Un vecchio insegnamento del giorna-lismo afferma che in un articolo non debba esserci spazio per le domande, ma questa bisogna proprio farla: se –ovviamente- i fi umi vanno al mare ed il merito delle bandiere blu è dei co-muni, come mai se poi i corsi d’acqua dolce sono inquinati la competenza è di altri?Inoltre, come possono i mari essere così limpidi se i fi umi sono sporchi? Misteri della burocrazia italiana.La sentenza non è ardua e non va nemmeno lasciata ai posteri se è vero che “la terra non ci è stata data in regalo dai nostri genitori, ma in prestito dai nostri fi gli”.Questo avviene nel disinteresse di qualcuno:infatti non è di loro com-petenza.

DI IVAN DI NINO

Bandiere NereTra inquinamenti dei fi umi, ricoveri in ospedale e rimpalli di responsabilità tra amministratori fi nisce l’estate con una scia di domande senza risposta. Per ora.

Il torrente Vibrata è in condizioni pessime dal 2004, non è una novità. Eppure l’argomento torna alla ribalta e il Wwf, puntuale nelle segnalazioni e nell’ attività, porta avanti la “cau-sa”. Augusto De Sanctis, referente acque del Wwf Abruzzo, fa il punto della situazione. E’ stato presentato un accurato e circostanziato espo-sto alla Magistratura al culmine degli ormai noti eventi accaduti lo scorso mese di agosto. De Sanctis ricorda che già da tempo il Wwf segnalava la situazione drammatica del Vibrata, ma anche di altri corsi d’acqua, illu-strando in maniera dettagliata come gli scarichi fognari non trattati non solo inquinino le acque, ma siano tra le cause più frequenti di enteriti virali. Nel dossier presentato alla magi-stratura, l’associazione pone anche l’attenzione sulle strutture connesse alla depurazione delle acque, inve-stimenti nel Servizio Idrico Integra-to e pianifi cazione nella politica di gestione delle acque. Il responsabile del Wwf Teramo, Pino Furia, precisa “Per quanto riguarda gli investimen-ti, ricordiamo come una quota par-te della tariffa dell’acqua che pagano tutti i cittadini deve essere obbliga-toriamente accantonata per gli inve-stimenti. Dai dati della stessa regione Abruzzo emergono enormi scosta-menti tra investimenti programmati dagli Ato e interventi realmente rea-lizzati, dell’ordine di decine di milioni di euro per il solo Ambito Teramano (per la precisione 35,2 milioni di euro negli anni 2002-2006). Quali sono le cause connesse ai minori investi-menti? Quanto denaro è stato effet-tivamente accantonato dalle tariffe riscosse dalla società di gestione e come è stato speso?” Giriamo que-ste domande alla Ruzzo Servizi, che certamente saprà risponderci. Secondo l’associazione ambientali-sta, il Piano Tutela delle Acque (per intenderci equivale a quello che è il piano regolatore per un comune) “è

stato adottato con estremo ritardo, fallendo quelli che erano gli obiettivi da raggiungere. La Regione Abruzzo deve consegnare ai cittadini, entro il 2015, una qualità dei corsi fl uviali in categoria ‘buono’ ed entro il 2008 si doveva raggiungere un livello cat. ‘suffi ciente’ per tutti i fi umi. In realtà lo stato del Vibrata avrebbe richiesto interventi non solo ordinari ma stra-ordinari, motivati dalla forte criticità in cui versa il corso d’acqua”. Alla magistratura e agli enti il Wwf ha chiesto di valutare se questa situazio-ne relativa all’adozione di investimen-ti e provvedimenti volti alla tutela delle acque previsti dalla legge possa aver in qualche modo infl uenzato gli avvenimenti di questi giorni, anche in ragione della conclamata esistenza di situazioni di potenziale pericolo per la salute della popolazione. Aggiunge Augusto De Sanctis: “Biso-gna lavorare per individuare respon-sabilità e punti di criticità. In ogni caso riteniamo ancora più grave il fatto che gli innumerevoli allarmi che abbiamo lanciato in questi anni pro-prio sulla situazione del Vibrata siano caduti nel vuoto. In questi mesi, nel silenzio di amministratori che solo ora stanno prendendo posizione a vario titolo su questa vicenda, abbia-mo dovuto contrastare il tentativo dell’assessorato ai Lavori Pubblici della Regione di varare un Piano di Tutela delle Acque del tutto inaccet-tabile perché permetteva deroghe su deroghe, anche per il Vibrata, proprio sugli obiettivi comunitari di qualità e, addirittura, sul defl usso minimo vitale dei fi umi”. De Sanctis auspica la mobilitazione di balneatori, pescatori, amministratori ed operatori turistici, nel presenta-re insieme al Wwf, osservazioni alla Regione atte ad ottenere l’eventua-le possibile miglioramento del piano nelle norme e degli obiettivi. Questioni importanti che riguardano la salute di tutto.

Vibratafi ume dei velenie delle dimenticanze

DI DANIELA PALANTRANI

Denuncia del WWFsulla politica di gestione delle acque

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Un piccolo miracolo a San Nicolò, risto-rante Acquamarina. In un momento in cui tornano i fantasmi dell’estremismo islami-co sull’eco dei media internazionali, ecco che un segno di pace, altrettanto vera e di cui non si può non tener conto, mostra l’esatto opposto di quello che molti credo-no su questa grande religione monoteista. La comunità islamica di Teramo ha ospitato gli amici cristiani per festeggiare insieme la fi ne del Ramadan, una delle feste più im-portanti e sentite. Il Ramadan, nono mese lunare, è il mese del digiuno e della pre-ghiera, e fi nisce appunto con l’inizio della nuova fase lunare. Questa volta la festa è caduta l’8 settembre. Come sempre nelle feste di famiglia “ognuno porta qualcosa”, spesso il piatto che sa fare meglio. Allora, tavola imbandita di pietanze particolarissi-me provenienti da Egitto, Marocco, Libano, Palestina. Alcune le conoscevo e, inutile dire, squisite. Anche gli ospiti d’eccezione, molti del Movimento dei Focolari, sem-bravano avessero avuto un bel da fare per preparare qualcosa da gustare assieme, ba-dando bene di rispettare gli usi e i costumi alimentari della loro religione sorella: nien-te carne di maiale, ovviamente; e niente al-col, ci mancherebbe! Il rispetto reciproco per prima cosa, e una rinuncia non costa poi tanto se puoi gustare un corroborante the con dentro foglie di menta. Aroma e sapore pieni di oriente da accom-pagnare a una gioviale chiacchierata. La fe-sta scorre tranquilla, con tanti abbracci e sorrisi, parole di spirito e la sottaciuta sod-disfazione di vivere qualcosa che segna una piccola svolta nei rapporti tra queste due religioni. Poi il solenne momento della pre-ghiera: tutti i musulmani, donne e uomini, prendono il loro posto dietro al loro Imam

Mustafà Baztami che si rivolge in direzione de La Mecca. “Dio è grande” ripetono più volte. I cristiani si mettono un attimo in di-sparte, restando silenziosi nella preghiera islamica, e pregando a loro volta, seppur in modo diverso, alcuni con un Padre Nostro. Diffi cile descrivere a fondo le sensazioni di quei momenti: più persone ripetevano alla fi ne una sola frase: “Siamo fi gli di un unico Padre, questa è la verità”. Anche Mu-stafà Baztami, concludendo la festa con un

saluto, diceva: “Era da tempo che volevamo organizzare questa festa insieme. Finalmente ci siamo riusciti. Da adesso in poi ancora di più dobbiamo vivere nell’amore reciproco e nella famiglia.” E infatti era l’aria di famiglia a rendere questo miracolo normale, tanto che nessuno è mai stato a disagio o si è sentito fuori posto. Don Giovanni (parro-co di San Nicolò), intervenuto nel saluto con l’Imam teramano, ha concluso. “Quella di oggi è stata una festa davvero importante, per tutti. Dobbiamo continuare così...” Tutti i commensali hanno fi rmato un grande car-tellone, a sancire un patto.Due frasi, come incise sulla pietra: “Dopo la religione, il culmine della sapienza consi-ste nell’Amore per tutti gli uomini e nel fare il Bene tanto ai buoni quanto ai cattivi.” (Il Profeta Muhammad). E poi: “La cosiddetta Regola d’Oro è comune a tutte le religioni della terra. Essa dice: ‘Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te’ (Luca 6, 31). Che vuol dire poi: ama!” (Chiara Lubich). Il sentiero è quindi tracciato, adesso occorre solo camminare insieme.

“Dopo la religione,il culmine della sapienza consiste

nell’Amore per tutti gli uomini e nel fare il Bene tanto ai buoni

quanto ai cattivi.”

RamadamMA INSIEME...La comunità islamica di Teramo ospita gli amici cristianiper festeggiare insieme la fi ne del mese di digiuno e penitenza

DI VINCENZO LISCIANI PETRINI

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Ci vuole coraggio per essere altruisti. Ci vuole coraggio per trasformare il dolore per la perdita prematura di un fi glio nella spe-ranza di vita per un paese lontano come il Pakistan. Ci vuole coraggio per mettere se stessi in prima linea e dare una mano dove c’è bisogno, sia andando fi sicamente nelle zone dove gli aiuti non bastano mai, sia ado-perando le proprie abilità per raccogliere fondi da destinare ad un progetto grande.. Forse ci vuole anche quella spinta in più, che alcuni chiamano determinazione, alcuni chia-mano fede.Isa Maggi è stata capace di tutto questo. At-traverso donazioni, la vendita di oggetti arti-gianali dipinti da lei stessa e i risparmi di una vita di suo fi glio Daniele, scomparso a cau-sa di un cancro all’età di 30 anni, la signora Maggi è riuscita a fi nanziare la costruzione di una scuola a Rawalpindi, dove i bambini pa-kistani possono fi nalmente ricevere un’istru-zione adeguata, indipendentemente dal loro credo religioso o ceto sociale.E’ diffi cile riuscire in un’impresa simile quan-do non si ha nulla da cui partire, e quando bisogna trattare con un Paese dalle politiche sociali complesse come il Pakistan. C’è da affrontare la disperazione, le istituzioni, lo

Il coraggiodell’altruismo

E’ diffi cile riuscire in un’impresa simile quando bisogna trattare con un

Paese dalle politiche sociali complesse come il Pakistan

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DI CRISTIAN DI MARIANO

Il conto bancario al quale inviare quello che si può è:

IT57 D057 4815 3050 7400 0008 95E

sciacallaggio della popolazione stessa e, come se non bastasse, le catastrofi naturali.Ad agosto, infatti, Rawalpindi ha affrontato una delle situazioni piu’ critiche della sua storia: un’alluvione di proporzioni gigante-sche ha devastato tutto. La furia dell’acqua ha causato un ammontare di vittime supe-riori a quelle dello tsunami del 2001, e chi non ha perso la vita, ha perso comunque tutto il resto. Le case sono state spazzate via, i raccolti distrutti. Non ci sono acqua, elettricità, medicine, non c’è niente di nien-te. La situazione è davvero disperata.Visto che l’evento catastrofi co è passato in sordina attraverso i media principali, e visto che la macchina degli aiuti umanita-ri fatica ad avviarsi, la signora Maggi fa di nuovo un accorato appello alla generosità dei teramani e non solo, perché si possa di nuovo portare un po’ di speranza in un posto dove la speranza stessa è l’ultima ri-sorsa.Il numero di conto bancario al quale invia-re quello che si può è:

IT57 D057 4815 3050 7400 0008 95E

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Se ci si reca al Duomo di Teramo, in que-sti giorni, si nota che è stato ricollocato al suo luogo d’origine, il Cristo crocifi sso a cui tanti sono affezionati. Un’ emozione che riscalda il cuore per i credenti, una gioia per gli occhi per chi vuole anche solo ammirarlo. Un tesoro riscoperto grazie al Rotary che ne ha fi nanziato il restauro permettendo così di riportare all’antico splendore un’opera d’arte fatta risalire alla fi ne del ‘300 inizi del ‘400, di autore ignoto, dal tratto unico ed inconfondibile, ma non ancora identifi cato. Si pensa che il Cristo originariamente non fosse collocato sulla croce, ma su di un tronco. Dopo un lungo ed impegnativo restauro, atto a rimuovere i diversi strati di stucca-

ture in gesso dipinti, svolto a Roma a cura della Cooperativa Conservazione dei Beni Culturali in collaborazione con la Soprin-tendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo,è tornato alla luce un crocifi sso ligneo, capolavoro dell’arte locale. Tutti i colori che vi erano fi no a qualche tempo fa sono stati fi sica-mente rimossi con un bisturi, lavoro lun-go e certosino, per riportare l’opera allo stato iniziale. Ammirando l’opera si nota e colpisce la sofferenza che ne traspare. Si tratta di un Cristo forse già morto, o che sta per spirare. Lo si nota dalle giunture, gomiti, ginocchia e spalle molto sofferen-ti, nonché dal viso che trasmette un forte pathos.

Il Cristorestituito alla città

DI ANTONELLA LORENZI

Ammirando l’opera si nota e colpisce la

sofferenzache ne traspare.

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In occasione del trentennale della tendo-poli di San Gabriele, nel tardo pomeriggio di Paolo Brosio, notissimo giornalista tele-visivo, ha testimoniato la sua esperienza di vita davanti a tantissimi ragazzi, in un incontro tenutosi all’interno del Santuario. Ha raccontato delle diffi coltà incontrate durante la sua vita, ha parlato della mor-te del padre, al quale non ha potuto dare nemmeno l’ultimo saluto perché lontano da casa per motivi di lavoro. E si è soffer-mato sull’abbandono del tetto coniugale da parte della moglie, Gretel Coello. Sor-risi davanti a tanti giovani nel santuario, ma anche lacrime e si commozione ripen-sando alle angosce e agli errori passati. Un Brosio diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere dalla televisione. Cambiato, afferma, dalla Madonna di Me-

djugorje. La cosa che sorprende durante il racconto è che il giornalista, dopo la sua profonda conversione, sia ancora pro-prietario di una discoteca, il Twiga, locale conosciuto specialmente per la notorietà degli altri soci: Flavio Briatore, Marcello Lippi, Daniela Santanchè, e naturalmente Paolo Brosio, che ha ricordato l’incendio, atto di un piromane, fra le innumerevoli disgrazie che gli sono capitate e che sono state motivo scatenante del suo declino psicologico.L’incontro è un susseguirsi di curiosità e in alcuni momenti sembra di stare in uno studio televisivo. Brosio descrive la sua rinascita come qualcosa di estremamente diffi cile. Anche se oggi sa di essere forte, ha trovato una motivazione in più per andare avanti.

A San Gabriele con Paolo BrosioLa nuova vita del noto giornalista raccontata ai moltissimi giovani radunati nel Santuario più caro ai teramani

DI VINCENZO CASTALDO

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Al Meeting di RiminiIl trionfo dei Sapori AbruzzesiPer la quinta volta la buona tavola abruzzese, e con essa l’im-magine di una regione che vuole farsi sempre più largo a livello nazionale, sceglie per promuoversi una manifestazione di livello internazionale, giunta quest’anno alla sua trentunesima edizione che avrà per tema “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. Una scelta che, negli anni, è stata vincente: solo nel 2009, in una settimana sono stati venduti ben 70 mila arro-sticini e 8.200 mila primi piatti tra pasta alla pecorara e pasta e fagioli. Nel complesso, sono stati ben 12 mila i coperti serviti con un incremento rispetto all’edizione precedente del 17 per cen-to. Non ha signifi cato solamente straordinaria promozione del territorio ma anche e soprattutto occasione per sostenere una grande opera educativa. Il ricavato della settimana, infatti, andrà a sostenere le attività didattiche dell’istituto di via Manzoni, grazie al lavoro volontario di un piccolo esercito di circa 180 perso-ne tra genitori e amici della scuola che decideranno di spendere qualche giorno delle loro ferie per un’opera grande.Ma cosa mangeranno le persone che sceglieranno “Luntane cchiù luntane” per ristorarsi tra una mostra e un incontro? Ancora una volta, il piatto forte saranno gli squisiti arrosticini, divenuti famosissimi a Rimini, accompagnati da salumi - salsiccia secca del-la Maiella, salame Aquila e salsiccia di fegato –, formaggi come il pecorino del Gran Sasso e latticini come le ciliegine della Maiella, sagne e fagioli, caserecci al sugo di castrato – che rappresentano la novità culinaria di quest’anno - pane olio e pomodoro, il tutto annaffi ato da Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano delle migliori cantine regionali. E, per concludere, liquori regionali come Rata-fi à e Genziana. Come nel 2009, poi, sarà predisposta un’area vip per ristorare i protagonisti del Meeting: tra quelli che scelsero la cucina abruzzese nel 2009 si segnalano l’allora ministro per le politiche agricole Luca Zaia, il presidente della Regione Lombar-dia Roberto Formigoni, gli eurodeputati Mauro Mario e Barbara Matera, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il cardinal Stanislaw Rylko, il presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, Nazario Pagano, e il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, il senatore Fabrizio Di Stefano, l’assessore regionale Alfredo Casti-glione. E tanti altri ancora. “Quando nel 2005 abbiamo iniziato questa avventura – racconta Paolo Datore, presidente della Fondazione Santa Caterina che

gestisce l’Istituto Domus Mariae – non avremmo pensato di ar-rivare dove siamo arrivati: grazie alla dedizione e all’amore di genitori e amici della scuola, oggiAggiungi un appuntamento per oggi l’Abruzzo è più conosciuto fuori regione, e il nostro istitu-to può avanzare nel progetto di diventare un polo di eccellenza nell’offerta educativa di Pescara. Il nostro grazie, allora, è a quan-ti credono ancora in questa esperienza. E il nostro invito, come sempre, è a venire al Meeting sia per visitare una manifestazione straordinariamente ricca, sia per gustare anche fuori regione i sapori migliori della nostra terra”.

IL MEETING DI RIMINICon le sue 700 mila presenze, il Meeting di Rimini - che dal 1980 ha luogo ogni anno, nella seconda metà di agosto - è il festival estivo di incontri, mostre, musica e spettacolo più frequentato del mondo. Si tratta di una realtà unica nel suo genere: una fondazione che da 30 anni si propone di creare occasioni di incontro tra persone di fedi e culture diverse, nella certezza che luoghi di amicizia fra gli uomini possano essere l’inizio della costruzione della pace, della convivenza e del bene comune. Questa posizione, che ha origine nell’appartenenza all’esperienza cristiana, è stata capace di un’apertura testimoniata dalle personalità più signifi cative della scena mondiale: dal Santo Padre Giovanni Paolo II a Chaim Potok, dall’allora cardinale Ratzinger a Madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama a Eugène Ionesco, da Andrei Tarkovskij a Riccardo Muti, da Lech Walesa a Ibraim Rugova, dal cardinale Jean-Louis Tauran a Amre Moussa, da Carlo Rubbia a Luigi Giussani e ancora, politici, imprenditori, scienziati, fi losofi , artisti. Al di sopra di ogni diversità, l’esperienza si rivela come il terreno comune per l’incontro e il dialogo. A parte un piccolo nucleo di 14 persone che lavora a tempo pieno, il Meeting di Rimini viene organizzato, allestito, gestito grazie al lavoro dei volontari: sono oltre 3.000 ogni anno, in gran parte giovani, provenienti da tutti i Paesi del mondo. Il Meeting è un grande evento sociale, una festa, un luogo dove, come disse Giovanni Paolo II nella sua visita nel 1982, si costruisce “una civiltà che nasca dalla verità e dall’amore”, ma soprattutto è un gesto di gratuità. Il discorso culturale che vi si svolge, ne è solo una conseguenza.

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No, non è un semplice episodio di cronaca passato qualche tem-po fa su tutti i tg nazionali. E’ un piccolo attentato all’integrità di una giovane donna di Teramo che è accaduto qualche mese fa, tenuto segreto per la paura di illogiche ripercussioni. Sara S., 23enne studentessa universitaria, racconta di uno strano approc-cio avuto in chat da un ragazzo originario della stessa città dove studia. Un contatto preso come tanti nel mare nero di internet, tra identità che si mischiano e si confondono abitualmente. Alle semplici conversazioni di circostanza che si snocciolano inizial-mente come innocente approccio dei primi giorni a domande più intime, per un’ambigua conoscenza virtuale che si crea nel corso del tempo. “Non abitiamo molto lontani l’uno dall’altro”, le scrive un giorno la voce silen-ziosa dal nickname “Buffalo 66”, “potremmo incontrarci, se tu mi dimostrassi particolare af-fetto…”. Una richiesta provocatoria, velata-mente preoccupante. Sara non se la sente di rispondere per non dare adito a frainten-dimenti del caso e replica semplicemente con un “preferisco di no”. La voce dall’altra parte del muro virtuale sembra cambiare e le parole iniziano ben presto ad assumere toni più accesi. Alla sua inaspettata richiesta di avere la possibilità di vedersi in webcam per poterla ammirare, magari in situazioni più intime, Sara si irrigidisce e capisce che il gioco può diventare pe-ricoloso. Un semplice gesto del mouse e l’ignoto molestatore è cancellato con un click, apparentemente per sempre. Da allora i

giorni si susseguono per un po’ tranquilli e dell’accaduto sembre-rebbe non rimanere che un triste ricordo. Il rientro a casa dopo un esame andato bene è uno stimolo per condividere la propria soddisfazione con gli amici lontani. All’aper-tura delle mail, da una fredda casella di posta di cui non ricorda la provenienza, legge un messaggio che la atterrisce: “Ti ho vista qualche giorno fa mentre facevi la spesa… Che bei capelli mossi che hai, pronti da afferrare… Il tuo Buffalo 66 che ti ammira ogni gior-no da vicino, più di quanto pensi”. Panico. L’incapacità di chiede-

re aiuto subentra ben presto alla voglia di raccontare tutto e ci si rifugia dentro un inspiegabile silenzio. Sara continua a studiare, uscire, fare tutto ciò che le oc-corre, ma con un pensiero fi sso che le balena la mente: quello di essere spiata, magari seguita. Da quella sconvolgente dichiarazione sono passati quattro mesi e del molestatore non v’è stata più alcuna traccia. Nel frattempo si è goduta l’esta-te e i primi di settembre è tornata nella

sua città universitaria del nord Italia. Al suo rientro, un’inadeguata solitudine l’ha investita improvvisamente, lasciandole un senso di impotenza e, per più di un attimo, si è sentita nuovamente poten-ziale vittima. Un leggero timore di aprire la chat la accompagna, così come quotidianamente controlla le mail. Buffalo 66 è dive-nuto monito, ciò che il pericolo dell’amicizia virtuale può celare inquieta. Una minaccia sottile di ciò che c’è, ma non si vede.

Molestie in chatLa testimonianza di una universitaria teramana

L’incapacità di chiedere aiuto subentra ben presto alla voglia

di raccontare tuttoe ci si rifugia dentro

un inspiegabile silenzio.

DI RAUL RICCI

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Quando leggo il numero delle agenzie in-vestigative presenti sul nostro territorio, rimango per un attimo sorpreso. Sono 14, tra locali e non, che operano in provincia di Teramo. Un’attività che idealmente ri-manda a fi lm in bianco e nero distanti nel tempo, con detective dalla perenne “bion-da” in bocca e accompagnati da vamp av-volte in nuvole di fumo.Un mondo che c’è ed opera in silenzio, senza lasciare alcuna traccia, tra pedina-menti e indagini, lunghe attese e sconvol-gimenti. Parlo con uno di loro, Gianfranco Careddu, titolare della GC Te Investigazio-ni, per capire perché oggi le persone si ri-volgono ad un “detective” privato. “Quello di una agenzia investigativa è un lavoro che si sta evolvendo rapidamente, in partico-lar modo condizionato dalla rivoluzione tecnologica degli ultimi anni. Una crescita dovuta anche alla diffusione di studi atti-nenti alla materia, grazie all’istituzione del-le università di Scienze delle Investigazioni a L’Aquila e Trieste con la quale collaboro

attivamente. Le problematiche odierne creano disagi un tempo forse presenti ma ora sicuramente più rilevanti: ecco perché le persone ci cercano”. Alla sfera perso-nale si aggiunge prepotentemente quella lavorativa. Se spesso si ingaggia un investi-gatore solo per sapere quali frequentazio-ni abbia il proprio fi glio minorenne o per rintracciare una persona scomparsa, oggi soprattutto è forte la richiesta delle azien-de. “Il lavoro con le industrie è quello che si è andato sviluppando di più nell’ultimo decennio. Il boom delle agenzie è da attri-buirsi soprattutto a questo. Un tipo di indagini molto delicate che ri-guardano tutte le complesse problemati-che di un’attività, dalla verifi ca di infedeltà di un socio all’assenteismo dei dipendenti, fi no ad arrivare alla tutela di un marchio di fabbrica contro i tarocchi al contro-spionaggio industriale (basti pensare ad esempio alle bonifi che per ambienti, dove di rintraccia la classica “microspia” piazzata dalla concorrenza).

Per questo è importante oggi più che mai avvalersi della competenza tecnologica che operazioni del genere richiedono, anche per la sicurezza telematica di una industria, contro gli hakers che si inseriscono nei sistemi operativi per manometterli”. Un lavoro che ora è riconosciuto anche dalla riforma del Codice Penale, per garan-tire una maggiore collaborazione con gli stessi avvocati. La ricerca investigativa privata si aggiunge a quella uffi ciale delle autorità competenti per la soluzione di casi spesso anche molto articolati. Per questo, chi svolge un’attività simile è persona che proviene in gran parte dei casi dall’ambiente della forze dell’ordine. “Ho aperto la mia agenzia lo scorso anni, dopo 35 anni trascorsi nella Polizia Giudi-ziaria perché sentivo il bisogno di conti-nuare . Questo è un mondo sicuramente diffi cile, dove le competenze e le capacità sono molteplici e la concorrenza spietata, però è innegabile il suo fascino”.

L’occhio in…discretoInvestigazioni nel Teramano, un’attività sempre più richiesta

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Anche una realtà piccola come la nostra può raccontare storie che possono con-fondersi nella narrazione drammatica e poetica di un racconto. Amori nascosti e fughe clandestine verso altri luoghi vissute da persone comuni che condividono come tanti altri la quotidianità cittadina. Di aneddoti da raccontare in questi due anni Gianfranco ne ha molti, e nel farlo il tono della voce cambia. Per chi come lui ha vissuto le più variegate esperienze in pri-ma persona, parlarne è un po’ riviverne le sensazioni. “Ricordo che poco più di un anno fa mi contattò una coppia di genitori del Tera-mano perché preoccupati delle frequentazio-ni poco chiare del fi glio non più adolescente. Iniziai le mie indagini di routine, pensando di arrivare alla solita (purtroppo) frequente sto-ria di droga. Dopo vari pedinamenti, una sera scoprii che il fi tto mistero che aleggiava intor-no agli spostamenti del ragazzo occorreva per tenere nascosta una storia d’amore e di sesso omosessuale che questi intratteneva con un coetaneo. La cosa che mi stupì è che entram-

bi erano uffi cialmente fi danzati con ragazze molto carine e di buona famiglia, e nessuno avrebbe mai sospettato di loro. Ricordo ancora i visi sconvolti dei genitori quando glielo rive-lai”. Casi di amanti incompresi, ma anche di gesti disperati. “Un’esperienza che mi è rimasta bene impressa nella mente quella di un uomo, 40enne residente a Teramo, che un giorno, durante una delle normali visite alla propria bambina di pochi anni in affi damento alla ex moglie, decise di prenderla con sé e fuggire. La donna, disperata, mi contattò affi n-ché rintracciassi la fi glia. Dopo qualche giorno, grazie anche al prezioso aiuto di un collega, riuscii a risalire al luogo dove l’uomo si era ri-fugiato: un casolare di campagna di proprietà di un suo amico nel nord Italia, nei pressi di una grande città della Lombardia. Mi sorpre-se la volontà della ex moglie di non sporgere denuncia, tanto da indurmi a darle il numero di telefono dell’abitazione dove l’uomo si na-scondeva. Lei lo chiamò e lo convinse a tornare indietro con la bambina. Fu un episodio molto commovente”.

Strani casiper un detective

DI RAUL RICCI

L’occhioin…discretoUn’attività che idealmente rimanda a fi lm in bianco e nero distanti nel tempo, con detective dalla perenne “bionda” in bocca e accompagnati da vamp avvolte in nuvole di fumo.

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I fi lm di fantascienza ci hanno abituato alle immagini spettacolari dell’universo. Stelle, pianeti e galassie tutte da scoprire, ma non è facile descrivere l’emozione di osservare la luna o Giove e suoi satelliti attraverso gli “occhi” dell’Osservatorio di Collurania. Alcune notti fa, tanti curiosi e appassionati si sono ritrovati sotto la Specola, col naso in su, rapiti dalla bellezza dello spettacolo e dalle parole dei ricercatori che racconta-vano il lavoro, le scoperte, i progetti che coinvolgono l’Istituto di Astrofi sica di Te-ramo con la comunità scientifi ca mondiale. Il prof. Oscar Straniero, direttore dell’isti-tuto, nonché ricercatore, ha illustrato la storia e le importanti scoperte avvenute proprio a Collurania, grazie alla passione scientifi ca del suo fondatore, Vincenzo Ce-rulli e a tutti quelli che gli sono succeduti, che hanno portate l’équipe teramana a li-velli di eccellenza internazionale. “Spesso si pensa che la ricerca astrofi si-ca non abbia una ricaduta ‘pratica’ sulla vita quotidiana - spiega il prof. Straniero-. Per questo motivo e forse anche per una carenza di informazione adeguata, pochi sanno che le innovazioni tecnologiche svi-luppate dagli studi in astrofi sica, hanno di fatto cambiato radicalmente la nostra vita soprattutto negli ultimi anni. Basti pensa-re che i telefoni cellulari, la miniaturizza-zione degli oggetti, le comunicazioni veloci e a lunga distanza, sono fi gli della ricerca e dello sviluppo tecnologico che hanno

permesso all’uomo di andare sulla luna. In realtà i ricercatori, come gli esploratori, aprono nuove strade.Attualmente l’Inaf di Teramo sta parteci-pando alla realizzazione di un telescopio in Antartide in cui abbiamo una leadership. Abbiamo progettato e realizzato una ca-mera infrarossa, cioè l’occhio del telesco-pio che cattura le immagini di una banda dello spettro elettromagnetico che non vediamo, ma che le stelle emettono. Que-sta tecnologia naturalmente è molto uti-lizzata in campo militare, e non solo. Con la DRS TECHNOLOGY, un’industria ameri-cana, stiamo collaborando alla realizzazio-ne di componenti rilevatori che permet-tono la visione, oltre le nubi, di immagini ad alta defi nizione, per il telerilevamento satellitare. Con questo tipo di tecnologia è possibile, ad esempio, vedere di notte una persona che si muove sul Gran Sasso, da quaranta km di distanza.”In questi giorni si parla molto di un accor-pamento dell’istituto teramano all’ omolo-ga struttura romana. A questo proposito, il prof. Straniero ri-tiene fondamentale la partecipazione del territorio alla salvaguardia e alla valoriz-zazione delle proprie risorse culturali. “Il mantenimento di una struttura del genere ha ragione di essere solo se il territorio lo vuole, e nella fattispecie i suoi amministra-tori, così come Vincenzo Cerulli lo aveva voluto (lui sì, fortemente)e con molta lun-gimiranza”.

Notti di LunaAll’Osservatorio astronomico di Collurania“magico” incontro con le stelle e con il prof. Oscar StranieroDI MIRA CARPINETA

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L’Osservatorio di Collurania nasce per volontà di un illustre studioso teramano, Vincenzo Cerulli che lo donò allo Stato ita-liano nel 1917, con vincolo della continuità degli studi astronomici. Importanti furono i suoi studi su Marte, di cui è autore di una mappatura, e con il suo successore Men-tore Maggini, la nascita della Fotometria Fotoelettrica.. Negli ultimi 15 anni l’attività di ricerca teramana si è focalizzata sullo studio delle Supernovae, mentre l’attività di tipo tecno-logico ha portato allo sviluppo di strumen-tazione innovativa sia per l’hardware che per il software. I progetti attivi sono diversi: SWIRT è il frutto di una collaborazione Teramo-Roma-Pulkovo (Russia), che ha permesso l’installazione di un telescopio a Campo Imperatore, con la nascita di una collabo-razione internazionale. LUNA e ERNA, in cui Teramo contribuisce alla programma-zione degli esperimenti, IRAIT (Internatio-nal Robotic Antarctic Infrared Telescope) con la leadership per la realizzazione della strumentazione di piano focale (camera AMICA) che verrà istallata nella base italo- francese Concordia, nel cuore dell’Antarti-co a Dome C, a circa 3200 m di altitudine. La spedizione delle tecnologie è prevista per ottobre e sarà operativa entro dicem-bre 2010.. È sede di un nodo della rete GRID per il calcolo distribuito, che consente l’accesso ai maggiori archivi mondiali.. Una particolare eccellenza, certifi cata dalle maggiori Agenzie Spaziali mondiali ,è stata sviluppata nel calcolo della modelli-stica stellare (produzione cioè di modelli fi sico-matematici di stelle in tutte le fasi evolutive)per l’interpretazione dei dati os-servati , nello studio delle Supernovae e delle popolazioni stellari .

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Saggio di Sandro Galantinial CNR di Parigi

Inserito nel data base del Consiglio del-le Ricerche di Parigi un saggio di Sandro Galantini di carattere criminologico, dal titolo Ricognizione conoscitiva sulla devianza minorile degli zingari nel territorio di Giulianova (TE), Alcune note di criminologia.Il saggio venne pubblicato nei numeri 2 e 4 nella prestigiosa “Rivista Abruzzese” come sintesi di un più ampio lavoro di Galanti-ni (La criminalità minorile degli zingari.

Un’indagine empirica) uscito in volume nel 1993 per le Edizioni Demian di Teramo. L’analisi criminologica dell’autore, basata su una attenta verifi ca ed elaborazione dei dati, riferibili agli anni compresi tra il 1988 e il 1992, messi a disposizione dalla Procura della Repubblica presso il Tribu-nale dei Minori de L’Aquila, è stata valu-tata dal CNR francese come uno dei più interessanti lavori scientifi ci sulla devianza giovanile e quindi inserita nel data base in-ternazionale del Centro.

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Un giorno, passeggiando per i corridoi del Braga, ho sentito provenire dall’aula 9 di pianoforte le note della “Settima Sonata” di Prokofi ev. Un pezzo di rara diffi coltà e non troppo noto agli studenti, diffi cile quindi da ascoltare nelle aule di un istituto. In barba a tutto sono entrato per vede-re chi fosse il pianista. Era Carlo Michini. Dopo i consueti complimenti e più che al-tro scusandomi per averlo interrotto, una parola tira l’altra e subito gli ho chiesto se era felice di regalarci una rifl essione sulla sua storia e sulla sua poetica di musicista. Ha risposto che era stato da poco in Africa per eseguire il primo di Beethoven e che sì,

era ben felice di raccontar-si. “Tra successi e delusioni, smarrimenti e speranze, pau-re e desideri prosegue il mio umile percorso di pianista, di musicista consapevole delle diffi coltà materiali e spiri-tuali che la musica oppone e propone tutti i giorni. Si sta sospesi tra sogni ed illusioni: diventare un giorno grandi, suonare tutto il repertorio di Beethoven, Liszt e Chopin, di avere pianoforti Steinway. Insomma, il sogno di essere pianisti è, a volte, neutralizza-to dall’illusione di voler diven-tare pianisti. Le diffi coltà sono tante, gli imprevisti sempre dietro l’angolo e spesso non basta il solo talento musica-le a superare gli ostacoli. A ventotto anni credo che l’in-

tenzione di voler diventare musicisti sia innan-zitutto la consapevolezza di dover accettare un compromesso tra noi, la vita e la musica. Un circuito virtuoso dove noi rappresentiamo il mezzo, la vita il tempo e la musica il fi ne. Disponibilità, comprensione, partecipazione, dedizione, sacrifi cio, pazienza, umiltà sono prerogative fondamentali; sentimento, ragione e spiritualità le regole del gioco; la perseve-ranza una condizione. La musica un privilegio. Lezioni, masterclass, concorsi e concerti sono esperienze vitali che non servono solo a far lievitare curricula e punteggi per le graduato-rie. Al contrario ci aiutano a raggiungere un livello di percezione e trascendenza superiore.

L’obiettivo è quello di trovare una dimensione culturale in cui ci si renda conto che l’esecu-zione non è solo un’azione, ma, come dice il mio caro maestro Aquiles Delle Vigne, ‘...un’at-tività divina che non si realizza solamente al di sotto delle nostre dita ma, anche e soprat-tutto, al di sopra delle nostre teste’. Se dicessi di aver scelto di fare il pianista per potermi esprimere tramite la musica sarei banale e re-torico. Se dicessi di voler suonare il pianoforte per andare in estasi o in trance sarei ridico-lo. Se dicessi, ancora, di voler essere pianista per poter essere un pò bohemien cadrei in un tranello inevitabile. All’alba del nuovo millennio dico, invece, che l’importanza di essere musici-sti risiede solo nel fatto di credere nella musica e nel messaggio che in essa vive. La possibilità di poter condividere il mio pensiero con una parte millesimale dell’ispirazione del mio Liszt o del mio Beethoven è un privilegio unico ed esclusivo. Credo sia proprio la convivenza arti-stica e spirituale con le grandi opere e i grandi compositori ad accendere in noi lo spirito di conquista intellettuale che regola e governa qualsiasi ricerca culturale. A volte, durante le prime fasi di studio di un pezzo, ammetto di essere prigioniero quasi di un’inibizione artisti-ca nei confronti dei “grandi” e delle loro parti-ture. Tuttavia, quando da bravo artigiano inizio a ricostruire quell’architettura perfetta, l’inibi-zione si trasforma in ambizione ed entusia-smo. In questa fase inizia la ricerca, un lavoro di analisi minuzioso, continuo e costante che glorifi ca e tormenta. Il suono, il ritmo, l’agogica, il fraseggio, le dinamiche diventano elementi di un’indagine fi lologica e soggettiva al tempo stesso, un’indagine tesa alla ricerca di un’idea o un pensiero musicale coerente. Non basta

Quell’attivita’ divina sotto le ditae sopra la testa

DI VINCENZO LISCIANI PETRINI

Carlo Michini e il suo rapporto “fi sico” con il pianoforte e la musica

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avere solo una buona tecnica: alla fi ne del la-voro artigianale occorre rendere giustizia alla idea del pezzo e al compositore. Il perfezio-nismo maniacale, o comunque l’ambizione al miglior risultato credo siano prerogative importantissime. Ma non esiste solo lo studio nella vita di un musicista. C’è poi il confronto con il pubblico. Fare un recital è meraviglioso, suonare con l’orchestra è straordinario. La si-nergia tra il suono orchestrale e il pianoforte è perfetta. Sono appena tornato da una tournèe in Kenya dove ho eseguito il Concerto per pia-noforte e orchestra n.1 op.15 in do maggiore di Beethoven con l’Orchestra Nazionale del Conservatorio di Nairobi (tre date: Nairobi, Mombasa e Malindi) e, oltre al piacere in sé di suonare, sono rimasto folgorato dalla forza d’animo dei ragazzi dell’orchestra (per dovere di cronaca: il direttore era Pasqualino Procacci e l’altro musicista ospite era il fl autista Mau-ro Baiocco che ha suonato il Concertino per fl auto e orchestra di Donizetti). In un contesto economico, sociale e culturale quale è quello africano, certo non avrei immaginato una si-

mile realtà musicale. La disponibilità, l’atten-zione, l’umiltà, la voglia di fare musica sono per loro qualità innate, rivalità e competizione sono parole bandite, l’umanità è totalizzante; mi sono sentito parte di loro in tutto e per tut-to e suonare insieme per me è stato indimen-ticabile. Era impossibile rimanere indifferenti al loro calore tale era l’energia che sprigiona-vano. Sono tornato più ricco di prima e spero che un giorno o l’altro tutto ciò possa ripetersi. Penso che abbiamo davvero tanto da impa-rare da loro... È di fronte a simili realtà che ci si rende conto del vero valore della musica: un’arte capace più delle altre di avere una forza di aggregazione ed evasione sociale che trascende e prescinde da qualsiasi contesto sociale, civile, economico, storico o culturale. E’ diffi cile concludere questa rifl essione: ci avevo preso gusto. L’unica cosa che mi rimane da fare è dire ‘grazie’. Alla mia famiglia, ai miei maestri, ai miei amici, alla vita e grazie alla musica. Già… la musica. Solo grazie non ba-sterebbe e dirle qualcos’altro, forse, sarebbe inopportuno.”

CHI È

NOME : Carlo COGNOME : MichiniSOPRANNOME ...ma perché questa domanda? Comunque non lo so...DATA DI NASCITA : 23 giugno 1982CITTA’ : TeramoPROSSIMI PROGETTI : un recital tutto dedicato a Chopin ad Addis Abeba (novembre). Registrazione degli “Années de Pèlerinage – Italie” di Listz per Radio Vaticana (2011)UN SOGNO NEL CASSETTO: registrare l’opera omnia di Listz per la Deutsche Grammophon!UN AGGETTIVO PER DESCRIVERSI: Libero

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Linda Valori, cantante italiana di origini rumene, già da una de-cina d’anni nel mondo della musica, quando arriva il successo a Sanremo nel 2004 con Aria, Sole, Terra, e Mare che ottiene il terzo posto in classifi ca generale. Finalmente arriva all’attenzione del grande pubblico l’eccezionale voce di questa cantante, ricca di venature blues. Non è un fuoco di paglia. Seguono la doppia esibizione davanti a papa Giovanni Paolo II, nello stesso anno del successo sanremese, e la collaborazione con Massimo Ranieri per lo spettacolo teatrale “Tutte donne tranne me”. Nel frattempo, non si ferma un attimo, presta la voce alla versione italiana della colonna sonora del fi lm Disney “Chicken Little” e non disdegna di mettersi in gioco nel reality show Music Farm. A cinque anni di distanza dal disco d’esordio, Linda propone il suo secondo lavoro, “Tutti quelli”, attualmente in uscita. Non è un caso che il progetto Interamnia Music Class, a Tera-mo, ideato dal maestro Giacomo Scorzelli. si concluda con una esibizione di Linda, ma solo dopo un pomeriggio di dibattito con ragazzi, che di musica son studiosi o semplici appassionati. Linda, come nasce la partecipazione all’Interamnia Music Class?La collaborazione col maestro Giuseppe Scorzelli nasce da ami-cizie comuni e dalla stima che io ho in comune con musicisti che appartengono al suo entourage. Da cosa nasce cosa e abbiamo pensato di dar vita a questo progetto che non fosse soltanto teo-ria ma anche pratica, con un concerto serale.Questa è la prima esibizione nella nostra città. Si è fatta un’idea della realtà musicale teramana, su qualche musicista emergente?Assolutamente sì. Teramo ha un grandissimo pullulare di ragazzi nonché di professori, e l’Abruzzo è una notevole culla per quanto riguarda il blues, il jazz ma anche la classica.Quali sono le diffi coltà che un artista vede nei giovani alle prime armi?La reale diffi coltà innanzitutto non è a chi proporre il materiale, ma il mettersi in testa di dover lavorare, nel senso di fare sera-te, di esercitarsi. Il maggior sostentamento per il proseguimento

dell’attività artistica ce lo dà il lavoro sulla strada, sulla piazza, nei locali. Se non si è esercitati per fare quello inevitabilmente si resta ai margini del mondo musicale. Si riferisce ai programmi televisivi che promettono successo facile o è una necessità reale?I programmi televisivi, se sono diretti alla promozione di talenti musicali, sono ok. Se invece sono fi ni a se stessi, a mio parere non servono quasi a niente e si trasformano in vere e proprie macellerie. Certo è che un ragazzo prova qualsiasi espediente per poter emergere, ed è giusto, ma accanto a questo bisogna portare avanti un percorso fatto di lavoro.Stiamo parlando della famosa gavetta.Certo. Se non si è in grado a livello fi sico di portare avanti due ore di concerto, alla fi ne dell’estate ci si ritrova con le corde vocali “fraciche” e aumenta il tempo di recupero. Di conseguenze, si perdono altre occasioni per suonare.Lei ha suonato anche fuori del Belpaese, dalla Romania all’America. Quali sono le differenze tra la promozione mu-sicale straniera e quella nostrana?Diciamo che in America si bada di meno all’immagine e più alla sostanza. Basta guardare come per lo stesso reality show negli States si arrivi a qualcosa di più che una semplice stagione di suc-cesso. Molto dipende anche da quanto l’artista voglia mettersi in gioco e voglia studiare. Certo che l’America viene chiamata “la nazione delle possibilità” ed è vero, ma in Italia ci sono così tanti talenti, perché farli fuggire? Qual è il consiglio pratico che Linda si sente di dare a ragazzi incuriositi?Sicuramente il consiglio primo è: provate tante strade! Ad esem-pio. cantare in diverse lingue, perché si hanno più possibilità di risolvere i problemi del mestiere. E’ fondamentale sapersi adattare, senza però mai mettere in gioco la propria dignità e la propria salute.

DI MATTEO LUPI

“Tutti Quelli” del BluesIntervista a Lindavoce “negra” del panorama canoro italiano ospite d’eccezione all’Interamnia Music Class

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Mattina opaca in un cielo di primo autunno. Imboccando la traver-sa di Largo Melatino raggiungo la sede del laboratorio culturale Ars Nova: l’occasione di una piacevole conversazione con il mae-stro Umberto De Baptistis. “Era il ’98 quando decisi di mettermi in proprio- racconta il “patron” del laboratorio culturale - Alcuni miei colleghi dicevano che avevo un anno di tempo e avrei chiu-so: questo è il tredicesimo anno di attività, grazie al cielo. Pensa che abbiamo aperto in contempoerana con altre cinque scuole di musica...” Come scegliete gli insegnanti? “Cerchiamo sempre persone diplomate, e diplomate bene. È mia premura accertarmi che sappiano fare il loro lavoro. In questo non possiamo permetterci di essere approssimati.”Laboratorio culturale. La vostra è quindi un’attività a tutto campo. “Certo. Cerchiamo di produrre una cultura musicale muovendo-ci anche al di là dell’ambito didattico, e organizziamo rassegne concertistiche. In mancanza di spazi e di fondi cerchiamo di pro-muovere artisti giovani, ancora poco noti, e di valorizzare spazi di Teramo di rado presi in considerazione per gli eventi. La chiesa di Santa Caterina, ad esempio, o la chiesa di Sant’Anna.” Sono tante le associazioni culturali (in particolare rivolte alla musica) che ogni anno si prodigano per organizzare eventi nel Teramano, spesso arrabattandosi per ottenere dei fondi. Come vede questa concorrenza? “Molto positivamente, anche se con alcune riserve. È indice, in-tanto, di una notevole vivacità culturale, di cui assolutamente non ci si può lamentare. Il problema è che nella piccole realtà è molto diffi cile trovare interazioni positive tra le varie parti: insomma, si vorrebbe la torta tutta per sé e si è spesso poco disposti a dividersela. La mentalità ‘mors tua vita mea’ la trovo deludente quando si ha a che fare con il patrimonio culturale che vive, per defi nizione, di pluralità espressive, tutte importantissime. Tuttavia,

manca spesso un confronto sincero, un’onestà intellettuale di fon-do per far sì che la concorrenza sia davvero stimolante.” Parliamo della bellissima idea di istituire un concorso musi-cale tutto teramano: il premio Ars Nova, quest’anno alla sua X edizione, che si svolgerà tra il 20 e il 22 novembre. “È una cosa di cui siamo particolarmente orgogliosi: siamo partiti auto-fi nanziandoci in toto e, via via, abbiamo ottenuto sempre maggiori attenzioni da parte degli enti. Il premio è internazionale e vanta patrocini molto prestigiosi, tra cui quello del Consiglio de Ministri, del Presidente della Repubblica, della Pontifi cia com-missione per i beni culturali. Ogni anno dedichiamo una sezione al pianoforte e una ad un altro strumento musicale. Quest’anno per il decennale abbiamo tutti gli strumenti. Oltre ai premi per l’esecuzione conferiamo un premio alla carriera, donato dal Pre-sidente della Repubblica. L’abbiamo data a personalità come Rina Lupi, Ennio e Leonia Vetuschi, o ad ensemble come la Corale Verdi.Cosa rende questo concorso diverso dagli altri? “Intanto la serietà e l’assoluta dedizione di noi organizzatori: cer-chiamo di evitare in ogni modo le ‘raccomandazioni’, piaga di que-sto mondo. E poi il livello che si è creato. I partecipanti vengono da Cina, Giappone, America oltre che da tutta Italia ed Europa. Molti di questi ragazzi, vincitori delle passate edizioni, sono oggi professionisti affermati. Ancora: tutte le sessioni del concorso sono ‘open’, tutti cioè possono ascoltare le esecuzioni e godersi un po’ di musica.” Quest’anno avete avuto qualche diffi coltà nel reperire alcu-ni fondi... “A volte i fi nanziamenti vanno quasi a simpatia. Non aggiungo al-tro, ma dopo tanto lavoro si resta davvero amareggiati. Per fortu-na la Regione e il Comune sono molto sensibili a quanto stiamo facendo e anche la cittadinanza risponde bene. Spero, però, per quest’anno di vedere più musicisti teramani confrontarsi in questa competizione”.

DI VINCENZO LISCIANI PETRINI

L’Ars Nova della musicaUmberto De Baptistisfondatore dell’aff ermato laboratorio culturaleracconta la sua attività, tra didattica e promozione ad ampio raggio

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Quasi a metà della bellissima scalinata esi-stente al centro di Colonnella, due giovani preparati e coraggiosi, hanno dato vita ad ESPRI’. Un ambiente elegante e di raffi na-ta semplicità, ove vengono proposti piatti nuovi o rivisitati con ingredienti che assi-curano rispetto per i principi vincenti di territorialità e stagionalità.Fabio e Emanuela, entrambi della provincia di Teramo, con bella cultura e tanta volon-tà, al termine di un corso (galeotto?) di pianifi cazione aziendale promosso dalla Provincia, presentarono un loro progetto che fu selezionato e fi nanziato dall’allora Sviluppo Italia.La felicissima ubicazione, con locali effi ca-cemente ristrutturati, la scelta di tavoli ed arredi di antiquariato, la musica gradevolis-sima (e soft) di sottofondo ed il premuro-so ma discreto approccio ai tavoli di Fabio (anche sommelier) ed Emanuela (partico-larmente qualifi cata nella preparazione dei dolci) fanno da cornice ai piatti da gustare.Pochissima carne, pesce (azzurro in preva-lenza), molte verdure e legumi, buonissimo pane ed eccezionali e curatissimi dolci, co-stituiscono – in estrema sintesi – l’offerta che ogni giorno viene proposta agli ospiti. Ma chi è il cliente tipo di questo locale?Non è possibile fare una classifi cazione rigida, ma è certo che qui si trovino benis-simo quanti amano il mangiar bene (sen-za abbuffarsi), con ingredienti che (oltre il 90°/°) provengono dal territorio circo-

stante o al massimo abruzzese. Un altro aspetto signifi cativo è dato dall’of-ferta di prodotti “presìdi Slow Food” .Un capitolo a sé merita la scelta dei vini -conservati effi cacemente in una ricca cantina- con ampia selezione regionale ita-liana e con alcune eccellenze.Premurosi ed attenti come sono i ‘nostri’ giovani (coadiuvati in cucina da un esper-tissimo cuoco), per facilitare la degustazio-ne di buon vino senza problemi di guida successiva, si sono dotati dell’apparecchia-tura denominata “ Bol d’Air Jacquier”. Si tratta della emissione aerata di oli essen-ziali di pino che facilitano, in modo vera-mente effi cace, il metabolismo dell’alcool con più celere recupero di lucidità ed ef-fi cienza. Se poi il gustoso – e per certi versi di-verso – pasto si conclude con i dolci, vi è il trionfo di Emanuela che (fi glia d’arte nel campo della ristorazione, specie per il pesce) si esprime con tecnica e fantasia uniche nella preparazione, senza l’uso si semi-lavorati come spesso accade altrove.Dunque, un altro esempio di coraggio, di attenzione e studio del settore, di capacità Imprenditoriale, dove si fondono e si esal-tano le offerte del territorio (basti citare quella che i giovani hanno etichettato “ci-clo vitale”, un’ inimitabile insalata mista) e la voglia di stupire, con un elemento base costante e vincente sempre : la qualità (dei prodotti, dell’ambiente e del servizio).

Cucina naturale a ColonnellaCon i piatti e le specialità di Fabio e Emanuela

DI ROPEL

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La bicicletta è passione allo stato puro, oggetto fedele per i cicloamatori come è fedele la circonferenza al cerchio.Per la legge del contrappasso, però, il velo-cipede è muto alla fatica e sordo al richia-mo di gambe desiderose di ossigeno, spe-cialmente in salita. In quei momenti non c’è niente da fare per chi pratica questo sport sanamente senza pastrocchi chimici. Spes-so è necessario staccarsi e guardare chi è più in forma diventare un puntino sempre più piccolo per poi dissolversi dietro una maledetta curva che ti fa perdere anche il contatto visivo.Ci sono poi cicloamatori che anche se hanno superato gli ‘anta’, almeno in pianu-ra possono ancora dare fi lo da torcere ai migliori.Alcuni di questi, assieme a Michele Scarpo-ni –quarto all’ultimo Giro d’Italia- si sono ritrovati sulle strade di Nereto in un caldo giovedì settembrino per il primo Trofeo Acciaroli, organizzato dal Gruppo ciclistico di Corropoli, affi liato UISP.Nato dalla volontà dello sponsor stesso e di Fabio e Italo Lelii, il tracciato piuttosto pianeggiante di 17 Km da ripetere 5 volte, ha incoronato il russo Dimitri Nicantrov, ex professionista. Secondo Roberto Pa-squalini, terzo Gianni Luzii. Bartali diceva che non sono i tracciati a fare la durezza di

una corsa, ma l’andatura dei ciclisti.Così è infatti stato, perché i 158 parten-ti si sono sfi dati subito all’arma bianca; a metà corsa è rimasto avanti un gruppo di 47 uomini che, dopo scatti e contro scatti, ha subito varie scremature fi no a rimanere in tre, che si sono giocati la vittoria. Tra le donne la vittoria è andata a Sandra Piccio-ni, seconda Mara Rapagnà.Per Luciano Rabottini, la Val Vibrata è “un territorio vincente” per il ciclismo, pec-cato che –come al solito- Italo Lelii abbia affermato a chiare lettere come molte ini-ziative siano state stroncate sul nascere per la mancanza di fondi. Un po’ di rito le dichiarazioni del dopocorsa; per il vincito-re “Siamo andati sempre ‘a tutta’, è stata una bella gara e sono contento di avere vinto”; per Michele Scarponi “E’ stato un piacere aderire all’iniziativa, anche perché i cicloamatori sono l’anima di questo sport”.Fuori dal coro il terzo classifi cato: “Sono soddisfatto, ma io sono un amatore vete-rano, qui mi sono dovuto confrontare con un ex professionista! Il ritmo, poi, è stato sempre elevatissimo”.Purtroppo non è detto che nel 2011 que-sta bella corsa abbia un seguito; alla do-manda Italo Lelii ha risposto con un laco-nico “Speriamo”.

DI IVAN DI NINO

CiclismoNereto

“Trofeo Acciaroli”

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Fermi, immobili, insensibili a tutto il mondo intorno, concentrati solo sul bersaglio lì in fondo. I tiratori a segno sono fatti così.A Teramo esiste una realtà consolidata presso il centro sportivo comunale, manco a dirlo, in via del Tiro a segno.“Ci sono molti iscritti ed il numero tende a crescere ogni anno” afferma con orgo-glio Giancarlo, uno dei soci volontari. “Per noi le armi sono uno strumento di diverti-mento. Qui vengono persone di ogni tipo, tutte molto calme che intendono solo pas-sare del tempo distogliendosi dai problemi quotidiani. Le pistole devono essere scari-che all’ingresso e all’uscita. Ci sono diversi direttori di tiro, i nostri corsi sono affi dati a gente competente e rigorosa. Sappiamo di maneggiare strumenti potenzialmente pericolosi per cui qui ci occupiamo di tut-to: dalla sicurezza in generale alla custodia al noleggio”.Il presidente dell’organizzazione è Arman-do Scalzone, fi ero delle varie iniziative intraprese. Ultimamente un corso a Cro-gnaleto e una piccola dimostrazione a Giu-lianova, oltre alla partecipazione a “Spor-tissimo” di Teramo.Si esercitano anche i ragazzi delle scuo-

le: “Abbiamo una convenzione col Liceo Scientifi co - prosegue il nostro cicerone-, ma se i ragazzi sono minorenni c’è bisogno del consenso dei genitori e possono spara-re solo ad aria compressa.”Anche chi usa le armi per mestiere, come guardie giurate nonché la polizia locale e quella provinciale, effettuano sessioni di prova. Giancarlo non nega che il proble-ma più grande è la carenza di fondi: “Siamo senza fi ni di lucro, quindi facciamo pagare solo il costo vivo del materiale e quello che s’incassa viene reinvestito negli impianti e nella promozione sportiva. Qui a fi anco c’è in costruzione la nuova palestra con trenta linee di tiro dai dieci metri, ma la ditta cui avevamo affi dato i lavori è fallita”.Il vero cruccio è forse un altro: la vecchia sede del Tiro a Segno, divenuta un ricovero notturno di senzatetto e tossicodipenden-ti, cade a pezzi. Dovrebbe diventare la nuo-va sede di rappresentanza, ma i soldi per ristrutturarla non ci sono.Davvero un peccato.L’undici dicembre di quest’anno si svol-gerà la cena sociale cui parteciperà quasi sicuramente anche il presidente nazionale, Ernfried Obrist.

DI IVAN DI NINO

Tiro a Segnoche passione

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PartiteTeramo calcio

mese di ottobre

stagione 2010/2011

Il Teramo affronta al Comunale il Na-poli di mister Ventura.Nonostante il blasone dell’avversario, come accaduto in altre occasioni, il Diavolo doma il Napoli raccogliendo un punto,fondamentale in una stagio-ne al di sotto di ogni più rosea aspet-tativa.Infatti il Teramo riuscirà a salvarsi dopo diversi ribaltoni in panchina. Dove si alternano Foschi e Luciano Zecchini, richiamato a salvare la barca che affondava dopo la cocente sconfi t-ta con la Sambenedettese.Il ritorno di mister Zecchini coincide con questo importante match, che rappresenta un banco di prova per i biancorossi, in un Comunale al limite della praticabilità.Il Teramo parte bene e sfi ora il goal all’ottavo minuto con Chianese che colpisce il palo.Continua il pressing biancorosso, ma è il Napoli ad andare in vantaggio con Varricchio che imbeccato da Sosa in-sacca con un piattone dopo lo svario-

ne difensivo di Ferri e Cardinale.A fi rmare il pari biancorosso è Car-dinale che paga l’errore precedente, rimettendo i conti alla pari.Proprio in questi minuti è Angeli a sal-vare il risultato con la schiena su una violenta botta di Nicola Corrent.Un Teramo che non ha avuto paura confermando che le “grandi” al Co-munale non passano mai.

TERAMO:Paoloni, Calà Campana, Angeli, Catina-li, Ola (51’ st Nicodemo), Ferri, Fava-suli (20’ st Occhipinti), Cardinale (45’ st Bagalini), Beretta, Bondi, Chianese.All.: Luciano Zecchini

NAPOLI:Belardi, Accursi, Mora, Gatti, Scarlato, Ignoffo, Abate (30’ st Montervino), Corrent, Sosa, Varricchio, Bonomi.All.: Gianpiero Ventura

Arbitro: Gervasoni di MantovaSpettatori: 2598 circaReti: 29’ pt Varricchio (N)25’ st Cardinale (T)

Teramo-Napoli stagione 2004-05

fansteramoblog@gmailcom

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Dopo le prime cinque giornate di campionato lo Jesina comanda il Girone F di Serie D,dove militano tutte le abruzzesi tra le quali il Teramo. Appunto il Teramo:dopo una partenza razzo due pareg-gi hanno rallentato la corsa,sistemando i biancorossi a quota 11 punti in seconda posizione con il Rimini 1912 alle spalle. Insieme alla favorita Rimini 1912 c’è l’Atl. Trivento(che ha eliminato il Te-ramo in Coppa)dolce sorpresa di queste prime giornate grazie anche ai due goal del difensore Ruggieri.Nella squadra molisana c’è anche Gill Voria vecchia conoscenza del Teramo. Subito dopo le prime quattro posizioni ci sono tre corazzate alquanto insidiose per tutte le avversarie che sono: la Sambenedettese,la Civitanovese e la Santegidiese.I rossoblu di San Benedetto dopo una lenta partenza stanno met-tendo in mostra le qualità dei giocatori,soprattutto dopo l’esone-ro di Mister Palladini. A metà classifi ca abbiamo il Forlì e il San-tarcangelo altre due matricole terribili,proprio quest’ultima sarà affrontata dal Teramo. Concluso il discorso relativo alla classifi ca passiamo a quello relativo alle statistiche del girone F.

A guidare la classifi ca marcatori è Laboragine attaccante classe 84’ della Santegidiese allenata da Cappellacci,dietro di lui due giocato-ri del calibro di Cammarata(Angolana)e Negro(Jesina).107 è il numero di goal totali segnati in queste prime giornate di cui 10 realizzati dall’Atl.Trivento e solamente 1 dal Bojano. Dopo aver parlato della Serie D passiamo al campionato di Eccellen-za Abruzzo,dove è il San Nicolò di Calabrese a farla da padrona con 12 punti frutto di quattro vittorie ed una sconfi tta. Dietro i teramani stazionano con 10 punti Cologna Paese,Mosciano e Guardiagrele quest’ultima l’anno scorso disputava i play-out per la salvezza. Con grandi diffi coltà il Morro D’Oro è ultimo con un solo punto,insieme a loro sempre nelle parti basse della classifi ca c’è il terzetto costitutito da Rosetana,Sp.Scalo e Martinsicuro con soli 3 punti.Rallenta il passo invece il Montesilvano di capitan De Filippis che staziona a quota 8 punti. A gonfi e vele l’attacco del San Nicolò con ben 13 reti e sole 4 subite. Peggior attacco del campionato invece è quello del Morro D’Oro senza nemmeno un goal all’attivo.

Il punto sul Campionato di Calcio di Serie D Girone F

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di Ivan di Nino

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A CURA DI FRANCESCA ALCINII*

Sornione o astutocalcolatore?

IL QUOZIENTEINTELLETTIVO DEL GATTO

Come lo specialista nel comportamento di cani e gatti, J. Dehasse, ha stimolato l’attenzione dei proprietari scrivendo sul QI dei gatti, anch’io voglio stuzzicare i miei attenti lettori sull’intelligenza di questo magico animale e condurli nei meandri della loro affasci-nante “scatola nera”, chiamata mente.Il QI, o quoziente intellettivo, è un indicatore che defi nisce il livel-lo di intelligenza posseduto da un soggetto ottenuto attraverso una serie di prove. Attualmente sviluppare un test del QI per i gatti equivale a rac-contare una barzelletta, ma esistono diverse competenze e capa-cità risolutive possedute da quest’animale che se attentamente osservate non farebbero ridere poi così tanto. Osserviamo alcuni dei comportamenti manifestati da un gatto con un alto QI.Notiamo un’intelligenza sociale quando non è infastidito dalla presenza di altri con specifi ci. Ricerca la loro compagnia, gioca, ma può anche difendersi ed aggredire. È indipendente ed autonomo dall’uomo, ma anche attivo, curioso ed osservatore di nuove per-sone o situazioni. È dotato di intelligenza spaziale se raramente effettua marcature urinarie o strofi na le guance su un nuovo oggetto o su una nuova persona. Se la caccia del vostro gatto è profi cua una volta su tre, o se è interessato ai rifl essi luminosi sul muro, ma una volta com-presa l’inconsistenza della materia si allontana disinteressato, allo-

ra state osservando un tipo di intelligenza pratica.Uno dei comportamenti manifestati in caso di in-telligenza comunicativa è quello di continuare ad essere rilassato quando il proprietario è in colle-ra, ma non con il gatto, mentre corre a nascon-dersi quando la collera del padrone è rivolta a lui. Esempi di utilizzo degli oggetti e di coscienza di sé sono più noti anche a chi non vive con questi felini, come ad esempio un gatto che si fi ssa nello specchio per un po’ di tempo, inclina la testa e poi se ne va. Oppure mostrato al gatto un bocconcino, messo nella ciotola, coperta questa con un cartoncino, portato il gatto in un’altra stanza e poi riportato davanti alla ciotola, il gatto toglie il cartoncino e mangia il boccone.I comportamenti manifestati dai gatti con un alto QI non si limitano ai soli esempi sopra citati, ma riempiono diverse pagine di libri e diverse giorna-te di studiosi e proprietari che osservano attenta-mente questi felini che ancora oggi incantano con il loro enigmatico comportamento.

* Dott.ssa in tutela e benessere animale

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La direttiva, approvata ora in via defi nitiva, prevede l’obbli-go per le autorità competenti nazionali di valutare le impli-cazioni sul benessere degli animali per ogni test scientifi -co effettuato. L’obiettivo della nuova legislazione è anche la promozione di metodi alterna-tivi di ricerca scientifi ca e la riduzione dei livelli di dolore infl itti alle cavie. Essa stabili-sce anche limiti più severi per l’uso di primati e un regime di ispezioni per assicurare il rispetto delle regole. Gli Stati membri avranno ora due anni per conformarsi alle nuove re-gole. Elisabeth Jeggle (PPE, DE), relatrice per il Parlamento, ha affermato, durante il dibattito

tenutosi in mattinata di mer-coledì, che il compromesso raggiunto é un buon accordo e ha detto ai deputati: “se volete proteggere il benessere degli animali, sostenete la relazione”.Priorità a metodi alternativiTutti gli Stati membri dovranno garantire l’utilizzo, ove possibi-le, di una procedura alternativa, scientifi camente soddisfacente e riconosciuta dalla legislazio-ne europea, che non comporti l’uso di animali. Un’altra di-sposizione garantisce che po-tranno essere approvati solo le procedure di sperimenta-zione che implicano metodi di soppressione che provocano il minimo di dolore, sofferenza e angoscia possibile.

L’utilizzo di animali è pertanto consentito per la ricerca di base e per, ad esempio, la cura di malattie di esseri umani, animali o piante, i test di effi cacia dei farmaci, ma anche per l’insegnamen-to superiore e le indagini medico-legali. Una serie di clausole di salvaguardia sono state introdotte per lasciare la possibilità ai governi nazionali di derogare ad alcune specifi che disposizioni per rispondere a situazioni di emergenza, ma solo nel caso che tale deroga sia scientifi camente giustifi cabile e dopo aver informato la Commissione. L’eventuale utilizzo di tali clausole deve comunque essere approvato dagli altri Stati membri. Ridurre l’uso di primati senza ostacolare la ricerca Il divieto proposto dalla Commissione sull’uso di grandi primati quali lo scimpanzé, il bonobo, il gorilla o l’orangutango, è stato in linea generale confermato dal testo approvato. Tuttavia, la propo-sta della Commissione avrebbe anche limitato l’uso di altri tipi di primati, quali ad esempio i macachi e gli ustiti, con il possibile effetto, secondo i deputati, di ostacolare la ricerca europea a fi ni medici per malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer. Pertan-to, il Parlamento ha deciso di permettere l’uso di tali primati, qua-lora sia scientifi camente provato che è impossibile raggiungere lo stesso risultato utilizzando specie diverse.Classifi cazione della gravità delle procedureLa nuova legislazione introduce una serie di categorie del dolore infl itto alle cavie (“non risveglio”, “lievi”, “moderate” o “gravi”), secondo un emendamento approvato dal Parlamento durante la prima lettura della legge. Per evitare la ripetizione della sofferenza infi tta alle cavie, la Commissione aveva proposto di permettere il riutilizzo dell’animale solo per le procedure di sperimentazione con un livello di dolore al massimo classifi cato come “lieve”. I deputati hanno invece ritenuto che tale limite potesse risultare troppo severo e avere l’effetto indesiderato di richiedere l’uso di un maggior numero di animali per il raggiungimento dei risultati

scientifi ci. Pertanto, in accordo coi governi nazionali, i deputati hanno deciso di consentire il riutilizzo delle cavie per esperimenti classifi cati come “moderati”, dopo aver consultato un veterinario. Ispezioni e clausola di revisione Per assicurare il rispetto delle nuove regole, i deputati europei hanno insistito sulla necessità di ispezioni regolari dei laboratori che effettuano esperimenti scientifi ci con l’uso di animali. L’ac-cordo raggiunto con il Consiglio prevede che siano ispezionati, annualmente, almeno un terzo dei laboratori, con una porzione di tali ispezioni da effettuarsi senza preavviso. La Commissione dovrà vegliare al rispetto di tale disposizione. Infi ne, la Commis-sione dovrà presentare una relazione sull’effi cacia della nuova le-gislazione, insieme a una proposta di revisione, 5 anni dopo la sua entrata in vigore.

Ridurre l’uso di animaliper esperimenti scientifi ciecco le nuove regoleCOMUNICATO STAMPA PARLAMENTO EUROPEO DEL 8-09-2010

Vivisezione: dichiarazione del Sottosegretario alla SaluteOn. Francesca Martini

In merito alla manifestazione svolta a Roma, il 25-09-2010, con-tro la Direttiva Europea per l’utilizzo di animali per la ricerca scientifi ca, il Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini ha dichiarato: “A titolo personale sono contro la vivisezione, se fossi stata a Bruxelles senza dubbio avrei votato contro la Direttiva approvata. Ribadisco il mio impegno per la promozione di tutti i metodi alternativi alla sperimentazione con gli animali, sottolineo che l’obiettivo deve es-sere quello di arrivare ad escluderla”.

COMUNICATO STAMPA MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO DEL 25-09-2010

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Appartiene al gruppo delle malattie dei nuclei apofi sari di ossifi ca-zione sui quali si inseriscono i tendini di muscoli molto forti come le apofi si della rotula, dell’ischio, del calcagno.Queste osteocondrosi sono frequenti nelle fasce di età tra i 10 e i 14 anni, quando l’attività sportiva inizia ad incrementare la fase tecnica, con il potenziamento sia tecnico specifi co che generale.I nuclei apofi sari-cartilaginei, quando iniziano il processo di cal-cifi cazione, diventano più sensibili ai traumi unici ed agli stress cumulativi, derivanti da forti contrazioni muscolari.In alcuni casi il nucleo apofi sario può strapparsi dalla sua base di impianto con lacerazione della cartilagine di accrescimento.Si osserva maggiormente nei soggetti che svolgono attività spor-tive quali:Atletica (salti), Pallavolo, Pallacanestro, Ginnastica Artistica.Questa sindrome fu descritta per la prima volta nel 1903 da Ro-bert Osgood e Carl Schlatter.Molte volte può dipendere da un’anomala conformazione del nu-cleo apofi sario e, data la stretta contiguità anatomica funzionale con il tendine rotuleo, si associa spesso una tendinite cronica del-lo stesso.

SINTOMATOLOGIA

Durante le sedute di allenamento, a contrazioni forti del muscolo

quadricipite, corrispondono dolori alla base rotulea; in seguito i dolori si avvertiranno anche durante la normale vita di relazione (salire e scendere le scale ecc.). Oggi l’ecografi a, con una tecnica più precisa di “IMAGING”, mette subito in evidenza un ispessi-mento del tendine rotuleo e della tuberosità tibiale. Spesso viene coinvolto anche il “corpo di Hoffa”, con edema sottocutaneo.

NOTE DI ANATOMIA FUNZIONALE

Due strutture anatomiche collegate all’apparato estensore del gi-nocchio meno conosciute sono:

Il morbodi Osgood – Schlatter

Traumatologia sportiva

A CURA DEL PROF. VALTER DI MATTIA*

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il corpo di Hoffa e le pliche sinoviali.Il corpo di Hoffa, struttura all’interno della capsula articolare del ginocchio, ha il compito di attutire gli attriti derivanti dal movi-mento. Le pliche sinoviali, estrofl essioni della capsula, hanno la funzione nutritiva delle cartilagini articolari. Quando il tendine rotuleo viene messo in tensione dal quadrici-pite, è schiacciato sulle pareti anteriori della tibia e del femore. Il corpo di Hoffa ha la funzione di ridurre la pressione tra tendine e parte scheletrica.Considerando i problemi biomeccanici della tensione-compres-sione, il complesso muscolo-rotula-tendine rotuleo funziona se-condo regole fi siche (composizione e decomposizione delle forze secondo la regola del parallelogramma). La forza prodotta duran-te l’estensione della gamba è la risultante tra la forza di gravità e la forza del quadricipite. Tradotto in modo elementare, più la gamba inizia il movimento di estensione con il ginocchio fl esso a 90° gra-di, più aumenta la compressione sull’apparato osseo, accrescendo gli stimoli infi ammatori. Partendo con ginocchio ad angolo ottuso, la compressione è minima. Anatomicamente il muscolo quadricipite è formato da morale4 capi: retto femorale, vasto intermedio, vasto laterale e vasto me-diale.Cura particolare va indirizzata al vasto mediale. Esso presenta caratteristiche interessanti. Esso è costituito da due elementi funzionalmente distinti:Le fi bre longitudinali, prevalentemente fasiche, agiscono, con il resto del muscolo, come stabilizzatrici del bacino nei confronti del suolo, durante le fasi del cammino e, solo successivamente, estendono il ginocchio. Le fi bre più oblique, che si inseriscono sulla rotula con un angolo di 50°-55°, sono prevalentemente toniche, sono sempre attive ed

hanno la funzione di tenere allineata la rotula nella troclea femo-rale, durante la fl esso-estensione del ginocchio.Questo muscolo quindi, ha azione sia statica che dinamica, lavora molto nell’ultima fase dell’estensione del ginocchio. La sua ipoto-nia porta la rotula in “strabismo”, creando squilibrio muscolare tra fi bre statiche e dinamiche.

COMPITO DELL’ALLENATORE

Durante la fase acuta evitare carichi, balzi pliometrici, battute in pedana. Consigliare applicazioni di ghiaccio, tipo massaggio, più volte al giorno e spray antidolorifi ci. Cercare di mantenere una buona mobilità articolare con esercizi passivi e stretching.Passata la fase acuta, per non compromettere il tono del quadri-cipite, iniziare isometricamente il lavoro a gamba distesa. Lavorare con elastici a banda, rispettando la giusta angolazione.Lavoro a catena cinetica chiusa, con peso al di sopra del ginocchio.La ripresa dell’attività sportiva dovrà riprendere gradatamente, dopo controllo medico e radiografi a del nucleo di ossifi cazione.

ESERCIZI DA EVITARE

• Leg Extension (partenza con ginocchio a 90°);• Leg Press con piegamenti totali:;• Accosciate totali (squat).

ESERCIZI CONSIGLIATI

• Contrazione isometrica con ginocchio esteso;• Bicicletta con sella alta;• Accosciate (squat a 30°);• Leg Extension (partenza con ginocchio a 15°-30°).

*Responsabile del Centro Fitness Palestra Di Mattia

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Incontro il dott. Silvestro De Berardinis, cordiale ed indaffarato, nel suo studio di responsabile del servizio di Diabetologia, al 4° piano del Padiglione Ovest dell’Ospedale di Giulianova.L’idea era di intervistarlo formalmente anche per saperne di più di questa malattia – subdola e pericolosa – che interessa larghi strati dell’umanità. (Mi dirà, nel corso della chiacchierata avuta che ad oggi si calcola che quasi 180 milioni di persone ne siano affette e, aspetto quasi incredibile, non sono pochi quelli che non ne sono consapevoli!).E’ molto preso dall’organizzazione a Giulianova ( Hotel Don Juan -22 e 23 ottobre 2010) di un importante convegno medico-scientifi co sul tema “ Il piede diabetico – un problema che coin-volge il territorio”, organizzazione condivisa con il collega anconetano dott. Romagnoli.Vi parteciperanno 110 medici (tra diabeto-logi e medici di base), 30 podologi e 60 in-fermieri professionali, con nomi illustri, nel campo specifi co, quali i proff. Faglia e Ghir-landa ed il dott. Piaggesi. In tutto ben 200 operatori sanitari.A mia richiesta, dichiara che “l’obiettivo pri-mario del convegno è la prevenzione primaria in persone affette da malattia diabetica e, soprattutto, quelle che sono più a rischio per avere una complicanza agli arti inferiori”. Chiedo se, per que-sto serio problema ai piedi, ci siano rimedi, consigli e soluzioni.Parte un po’ da lontano, ma effi cacemente, e mi spiega come il diabete (signifi cato letterale della parola è “sifone”) sia – in-nanzitutto- la malattia del benessere, della vita troppo comoda, dell’avere un’alimentazione molto ricca di proteine e zuccheri,

cioè “scorretta”.I “campanelli d’allarme” che possono far comprendere che forse si è in presenza di un diabete sono constatabili da tutti, ma veri-fi cati da un medico (anche con un esame della glicemia). Questi “segnali” sono : sete eccessiva, bocca molto asciutta, prurito forte ai genitali, bisogno di urinare spesso. Considerato l’allarme con-seguente a questi dati, è ovvia la richiesta di conoscere rimedi e soluzioni al problema. La risposta, nella sua laconicità, è chiarissi-ma. Certamente ci sono rimedi medici prima che chirurgici, ma la migliore prevenzione – più che soluzione- è data quasi esclusiva-mente dallo stile di vita che deve (obbligatoriamente) prevedere attività fi sica ( un’ora al giorno di passeggiata a “passo svelto”) ed

un’alimentazione che non favorisca l’accu-mulo di grassi e zuccheri.

In buona sostanza ed in pratica, per evita-re il problema – a livello di prevenzione – è semplicemente necessario tornare un po’ indietro nel tempo, mangiare semplice, vario e sano, camminare molto ed evitare la vita comoda.Per concludere, più che per tornare all’at-

tualissimo tema del convegno di Giulianova, bisogna fare attenzio-ne ai propri piedi.Ad esempio, non va sottovalutata la presenza di una ferita alle estremità inferiori. Andare a farsi visitare, anche dal proprio medi-co, sarà buona prevenzione più che odiosa perdita di tempo.Mentre gli addetti al lavoro discutono e studiano soluzioni ai pro-blemi del diabete, cominciamo tutti a muoverci ed a mangiar sano. Voler bene a se stessi non è egoismo.

DI ROPEL

Quando il benessere diventa una malattia

Intervistaal dott. Silvestro De Berardinis responsabile del servizio di Diabetologia all’ospedale di Giulianova

Prevenzione e cura di una patologia che colpisce un numero incredibilmente

alto di individui

Prevenzione e cura di una patologia che colpisce un numero incredibilmente alto di individui

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Una catena alimentare fi nalizzata al benessere e alla salute è il primo investimento da fare per aumentare il cosiddetto “capitale sociale” e per ridurre il “costo socio-sanitario”.Viceversa, l’aumento del costo della salute e del costo della vita riduce la quota di redditi da destinare alla sana alimentazione.Il consumatore rifl ette la società, è malinformato e continua a spendere su alimenti trasformati e sulla patologia, senza investire sulla prevenzione, mentre l’informazione alimentare non è orien-tata a farlo evolvere verso modalità alimentari più evolute e salu-tari, ma verso l’ulteriore sviluppo di prodotti trasformati che lo rendono sempre più passivo e dipendente dall’offerta industriale e commerciale.L’informazione alimentare, inoltre, promuove solo pratiche di consumo individuale, non si interessa ad incentivare modelli di condivisione conviviale.Risultano invece sempre più necessari, soprattutto in questo pe-riodo di crisi, servizi fi nalizzati a questo scopo :

-Ristoranti che prevedano iniziative rivolte alle famiglie-Negozi che vendano alimenti e piatti espressivi della cultura ali-mentare regionale preparati con ingredienti freschi e di giornata, opportunamente armonizzati con ortaggi freschi e verdure di stagione -Consegne dirette di prodotti agricoli-Creazione di agro mercati organizzati da gruppi di consumatori e agricoltori-Punti ristoro atti a somministrare pasti realmente strutturati che non attentino alla salute degli utenti.

La sicurezza e l’affi dabilità del comportamento alimentare si for-mano in tenera età, a seconda della qualità dell’attaccamento e della fi ducia, e si incentivano nello spirito conviviale familiare e nella effi cacia culturale del modello alimentare sociale.E’ qui la base essenziale della prevenzione dei disturbi alimentari e dell’obesità.Questa società ha sostituito, alla fi liera educativa della sicurezza sociale, la fi liera destabilizzante dell’insicurezza e della paura del futuro. Un punto nevralgico su cui intervenire nell’alimentazione preventiva è il sostegno ai giovani che cominciano a diventare

autonomi e alle donne in gravidanza.Spesso i genitori si trovano a gestire l’alimentazione dei fi gli senza saper curare la propria.L’industria approfi tta dell’impreparazione delle giovani coppie nel saper governare un modello alimentare e propone prodotti de-stinati al consumo immediato che fi delizzano i bambini e tolgono defi nitivamente ai genitori la funzione di guida alimentare.I disturbi alimentari sono diventati un fl agello sociale perché si inseriscono come espressione della destabilizzazione dei riferi-menti su cui fondare il proprio sviluppo e la propria identità.Parlando, infi ne, della cucina abruzzese i suoi pregi riguardano la sua capacità di esprimere gusto, sapore, memoria, piacere, convi-vialità. E’ l’ispirazione al buono e al bello che l’abruzzese ha spesso fatto convergere in un piatto.La cucina abruzzese tradizionale è anche generosa, eccede la sa-zietà, va oltre il necessario e questo può oggi rappresentare un problema.Il piacere non si raggiunge più attraverso l’abbondanza, come in tempi passati. Il piacere oggi si raggiunge attraverso l’armonia e attraverso la sollecitazione e partecipazione di tutti i sensi.Quindi, una cucina come quella abruzzese, che per citare Roberto Pelillo è una “ricca cucina povera”, ma aggiunge-rei sapiente e raffi nata, va rivitalizzata e aggior-nata per rispondere alle nuove esigenze del III millennio.Non bisogna guardare i piatti della gastronomia come a qualcosa di immutabile e di immodifi ca-bile. La cucina di un popolo deve continuare a vivere e ad esprimersi, interpretando nuovi gusti e nuove tendenze. L’auspicabile rivisitazione e ri-lancio della gastronomia abruzzese, in particola-re teramana, rappresenteranno il valore aggiunto di un Abruzzo che si qualifi chi non solo come regione bella e verde, ma anche dal cibo buono e salutare.

*ResponsabileCentro Regionale Nutrizione

Giulianova Asl Teramo

A CURA DI PAOLO DE CRISTOFARO*

Nuovo consumatoreNuova gastronomia

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Con la legge n. 120 del 29 luglio scorso, il Parlamento ha approvato l’ennesima ri-forma del codice della strada, modifi cando quasi un terzo delle disposizioni sino ad oggi applicate. Di particolare interesse è la nuova formulazione dell’art. 186, comma 2, lettera a) c.d.s., secondo il quale chiunque guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcoolemico compreso tra i 0,5 ed i 0,8 grammi per litro di sangue (c.d. ebrezza leggera), è soggetto al pagamento di una sanzione amministrativa tra i 500 ed i 2000 euro, oltre alla sospensione della patente di guida da tre a sei mesi. La precedente formulazione, viceversa, puniva tale con-dotta a titolo di reato, prevedendo per il contravventore l’ammenda da euro 500 a euro 2000, ferma restando la sospensione della patente di guida. Com’è facile osser-vare, il mutamento è avvenuto soprattut-to sotto un profi lo qualitativo, piuttosto che quantitativo. Ferma restando, cioè, la “quantità” di sanzione pecuniaria (da 500 a 2000 euro), tuttavia è mutata la “qualità” della stessa, poiché questa non viene più ad essere irrogata a titolo di reato, bensì a

titolo di sanzione amministrativa.La fi nalità perseguita dal legislatore con la modifi ca in oggetto è quella di alleggerire il carico di lavoro di pubblici ministeri e giudici, lasciando inalterate le conseguenze sanzionatorie del divieto di assunzione di bevande alcooliche per chi intende met-tersi alla guida. Nondimeno, questa diversità di disciplina è di rilevante importanza, specialmente

se si considera che l’attuale formulazione dell’art. 186, comma 2, lett. a) c.d.s. è già in vigore dal 30 luglio. L’avvenuta depena-lizzazione dell’ebrezza leggera, infatti, com-porta un duplice ordine di conseguenze: se il procedimento penale – avviato sotto il vigore del “vecchio” art. 186, comma 2, lett. a) c.d.s. – è ancora pendente, il contrav-ventore ha diritto all’archiviazione o alla sentenza di proscioglimento perché il fatto non è più previsto dalla legge come rea-to (e, se vi è stata condanna defi nitiva, ne cessano l’esecuzione e gli effetti, secondo quanto previsto dall’art. 2, comma 2, cod. pen.). In secondo luogo, non vi sarà nessun passaggio tra procedimento penale e pro-cedimento amministrativo poiché, in ma-teria di guida in stato di ebbrezza, la legge n.120/’10 non ha previsto alcuna deroga al principio di irretroattività dell’illecito am-ministrativo, secondo cui le relative sanzio-ni trovano applicazione solo nei confronti delle condotte poste in essere successiva-mente la loro entrata in vigore.

A CURA DI ROBERTO SANTORO *

A CURA DI GIANFRANCO PUCA *

* MAGISTRATO

La nuova guidain stato di ebbrezza “leggera”

Il Patrocinio a spese dello Stato è previsto dal DPR 115/2002 e permette, al soggetto avente determinati requisiti di reddito, di ottenere una assistenza legale gratuita o, meglio, a carico dello Stato: tale istituto è previsto espressamente dalla nostra Car-ta Costituzionale che, all’art. 24, stabilisce

come ai non abbienti siano assicurati “i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”. Per poter accedere al bene-fi cio il reddito complessivo del nucleo famigliare al qua-le appartiene il richiedente non deve essere superiore ad euro 10.628,16; in altri termini la somma del red-dito del richiedente con il reddito degli altri famigliari conviventi non deve supe-rare il limite indicato. Solo per i processi penali il limite reddituale è aumentato di euro 1.032,91 per ogni fa-migliare convivente.

L’istituto può essere utilizzato dal citta-dino italiano, dallo straniero soggiornante regolarmente in Italia, nonché anche dallo straniero irregolare, come ribadito dalla ordinanza n. 144 del 14.5.2004 della Cor-te Costituzionale; è utilizzabile in qualsiasi procedimento giudiziario (penale, civile, amministrativo, tributario, contabile, di vo-lontaria giurisdizione).L’istanza, per la materia penale, deve esse-re rivolta al Giudice che procede mentre, per le altre materie, deve essere rivolta al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati com-petente per territorio.Il richiedente può scegliere il proprio Av-vocato tra quelli iscritti in un apposito elenco tenuto dal consiglio dell’Ordine degli Avvocati competente; in detto elen-co sono inseriti gli Avvocati che hanno una particolare attitudine ed esperienza pro-fessionale specifi ca, che non hanno sanzio-ni disciplinari, e che sono iscritti nell’Albo degli Avvocati da almeno due anni (art. 81 DPR 115/2002); viene cancellato automa-ticamente l’Avvocato al quale è applicata una sanzione disciplinare superiore all’av-

vertimento; tale elenco è pubblico e libe-ramente consultabile.Per effetto dell’ammissione l’interessato non dovrà corrispondere il contributo unifi cato, le spese per le notifi cazioni, le imposte (di registro, ipotecaria e catasta-le) e i diritti di copia; inoltre sarà lo Stato a retribuire pagare il proprio Avvocato di fi ducia, sul quale vige il divieto di chiedere compensi o rimborsi al proprio assistito; la violazione di tale divieto costituisce un grave illecito disciplinare professionale (art. 85 del DPR citato).Per informazioni relative alla normativa ed all’istanza è possibile consultare il sito dell’Ordine degli Avvocati di Teramo all’in-dirizzo: http://www.ordineavvocatiteramo.it/index.php?id=159.Per verifi care, invece, se l’avvocato scel-to sia iscritto nell’elenco degli avvocati ammessi al patrocinio a carico dello Sta-to, è necessario contattare la segreteria dell’Ordine.

(Eventuali tematiche da trattare possono esseresegnalate all’indirizzo [email protected])

* AVVOCATO

Patrocinio a spese dello Stato

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INGREDIENTI: 4 tuorli di uova freschissi-ma, 5 cucchiai pieni di zucchero, 4 cucchiai di farina o amido di mais, 4-5 bicchieri da acqua di latte fresco intero, 1 buccia di li-mone (intera)

PREPARAZIONE: Mescolare bene i tuor-li con lo zucchero fi n quasi a scioglierlo (i tuorli cambiano colore), poi aggiungere

lentamente la farina al composto. A freddo incorporare uno alla volta i bic-chieri di latte. Mescolare bene. Quando l’iniziale com-posto è stato sciolto nel latte, inserire la buccia di limone e porre la pentola sul fuoco basso. Mescolare delicatamente e di continuo senza arrivare mai al bollore per 25-30 minuti.

INGREDIENTI: (per 4-5 persone): Per pa-sta: 1 kg. di farina, 2 “dadi” di lievito di birra da 25 gr. l’uno, 4.5 cucchiaini di olio di oliva, sale q.b. Per ripieno: 250 gr. di formaggio (ideale la fontina o fac simile), 300 gr. di altro formaggio dolce (es. caciotta mista), 4.5 alici sott’olio, 60-70 gr. di prosciutto cotto, olio di oliva (abbondante, per frig-gere)

PREPARAZIONE: Impastare con acqua calda (ove avremo sciolto i dadini di lievi-to) la farina e l’olio. La massa deve essere

morbida. Per il ripieno fare due “compo-sti”: uno, con i due tipi di formaggio più le alici sminuzzate. L’altro, sempre con i due tipi di formaggio più il prosciutto fat-to a pezzetti. Con l’impasto realizzare una sfoglia, abbastanza sottile, e allarga su un piano di lavoro. Mettere a cucchiaiate il composto per il ripieno, a breve distanza una dall’altra e coprire con la sfoglia re-sidua (come per i ravioli) e tagliare tanti “panzerotti” come se fossero dei ravioloni. Friggere in olio (abbondante e ben caldo, in una pentola profonda)

Crema & bignè di casa mia

INGREDIENTI: ¼ lt d’acqua, 150 gr. di fa-rina, 100 gr. di strutto, 1 buccia di limone, sale (un “pizzico”)

PREPARAZIONE: Mettere a bollire l’acu-qa, strutto, scorza di limone e un pizzico di sale. Appena bolle, tirare indietro e butta-re di colpo la farina. Girare bene e rimet-tere sul fuoco per qualche attimo. Dopo, quando la pasta è fredda, aggiungere un uovo alla volta. Formare delle grosse palli-ne con l’impasto e mettere in forno. Il for-no deve essere preriscaldato, dev’essere messo subito a temperatura forte e, non appena i bignè si sono gonfi ati, abbassarla. N.B. Poi si farciranno i bignè, aprendoli de-licatamente di lato, con la crema

Panzerotticaserecci Dal volume

“Una ricca...cucina povera” di Roberto Pelillo

di M

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