Croce - La Rivoluzione Napoletana Del 1799, Biografie, Racconti, Ricerche (III Ediz. 1912)
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SCRITTIDI
STORIA LEnERARlA E POLITICA
II
BENEDETTO CROCE
LA
RIVOLUZIONE NAPOLETANA
DEL
1799
BIOGRAFIE, RACCONTI, RICERCHETERZA EDIZIONE AUMENTATA
GIUS.
BARI LATERZA & FIGLI1912
TIPOGEAFI-KDITOEl-LIBBAI
PBOPBEET LSTTEKARIAA
NORMA DBLLE VIGENTI XBGGI
Stampato in Trani, col
tipi della Ditta
Tipografica Editrice
Vecchi e C.
all'amico
GIUSEPPE OECIIN
RICORDO DI COMUNI STUDI GIOVANILI
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE
I
fatti
accaduti in Napoli nel 1799 sono una dellee,
parti pi note,
quasi direi, pi luccicanti della mo-
derna storiaChilarit,si
d' Italia.
faccia a cercare le ragioni della loro popo-
e del vivo interesse chetal
e
si
accinga a
duta storica,ronola
hanno sempre destatp, esame con qualche ampiezza di ves'accorge subito che quei fatti non fula catastrofe
uno svolgimento importante e originale. Nello stesso anno Novantanove i pi accorti patrioti chiamavano la loro rivoluzione una rivoluzione passiva ; e il Saggioconseguenza odi
stoHco di Vincenzo
Cuoco doveva poiun vivo
illustrare larga-
mente questo
giudizio. C'era in Napoli,
parti d'Italia e d'Europa,
come in altre movimento d'ideeso-
e di fatti contro
i
resti del
feudalismo, laico ed ec-
clesiastico, e l'aspirazioneciale,
a un maggior benesserela quale,
con l'appoggio della monarchia,
da oltredel
un mezzo secolo, era entrata risolutamente nella viadelle riforme.
La mutazione
d'indirizzo politico
vili
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTEdi
governo, pel contraccolpo degli avvenimenticia,
Fransi
non poteva non contrariaredei
allai
lunga ci chedi
dice lo spirito
tempi, ossia
sentimenti
una
grande e miglior parte della popolazione. Senonch,
immediatamente, solo un piccolo manipoload atteggiamentoostile, e
fu spinto
trov alleati nei giovani e
nei malcontenti d'ogni sorta.
E una
societ
segreta,
sorta per istigazioni francesi, raccolse insieme le forzerivoluzionarie, che and disciplinando.
Ma
intervennecospi-
pronta, severissima, la repressione; molti dei
ratori furono colpiti con la morte, col carcere ola relegazione; altri
con
scamparono confrancesi.
la fuga,
recan-
dosi in Francia e poi nelle citt italiane via via con-
quistate dalle armi
A
Napoli, non
si si
potse-
tentare nient'altro di concreto; e per quanto
guitasse, da parte del governo, a sospettare, a carcerare, a processare, tutta quell'attivitdi tribunali statari riusc vana, perdi
poliziottididi
e
mancanza
ma-
teria su cui lavorare.
Ci
vollegli
un intreccio
comdella
plicazioni
internazionali:dell'
interessi opposti
Francia e
Inghilterra ad assicurarsi l'unadi fronterelazioni di
all'altra favorevoliSicilie, e
commercio con
le
duedai
la
Francia ad escluderecui
l'Inghilterra
porti napoletani, in
questa trovava appoggio edmilitari
aiuto per
le
operazioni
nel
Mediterraneo;
fatta provocare, dall'inconsciorie di
una guerra provocata stoltamente, o perfidamente re di Napoli; una sesconfitte, nelle
quali rifulse
in
modo
classico
l'insipienza di
un dotto
ufficiale austriaco,
che poi dola
veva riuscire esiziale anche alla sua patria;
con-
sequente occupazione francese; tutte queste e simili
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE
IX
complicazioni ed
avvenimenti inaspettati
ci
vollero,nell'Ita-
per dar vita a una repubblica democraticalia
meridionale.
E
quella repubblica, passatoe di sbalordimento,
il
primo momentoverit,
di
entusiasmo
si
trov senza radici
e senza forze.
tradittoria e disperata. Essa
La sua situazione era, in non poteva
con-
sostenersi se
non a pattoressi,
di
formare intorno a s una rete d'intelali-
con l'abolizione totale del feudalismo, con
quidazione della propriet ecclesiastica, col garantirele
carte dei banchi, e col faresiil
insomma
tutte quelle
mutazioni chepizie,
compirono
poi, in condizioni pi prola
durante
decennio francese e costituirono
base del governo murattiano. Per ispiegare questa attivit, aveva bisogno di un esercito, che la difendesse e garantisse, esaria.le
procacciasse la calma neces-
Ora, l'esercito non
poteva crearsi subito cono,
forze nazionali, che o
non erano mature
come
le
plebi delie citt e delle
campagne,ili
le
si
erano voltedi
contro. Unico appoggio, dunque,
corpo
occupaa
zione francese, che aveva aiutato
patrioti a procla-
mare
la
repubblica,
come
essi
l'avevano
aiutato
penetrare in Napoli, e alla cui
ombra
il
nuovo Statoquel corposul
avrebbe dovuto crescere edi essere
rafforzarsi.
Ma
francese, fuori delle linee militari,
sempre
puntocon
richiamato sui teatri delle guerre europee,e,
era un
appoggio precario;le
d'altra
parte,
le
contribuzioni, congli
spogliazionile
d'ogni
sorta, con
arbitri,
attizzavala
insurrezionidi
delle
Provin-
cie eIl
impediva
formazione
un esercito nazionale.recavano pericolodi-
suo restare e
il
suo partire
Xverso,
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE
ma
eguale \ In verit, se
i
patrioti di
Napolie
avessero
avuto
piena
coscienza
della
situazione,
avessero seguito T istinto della propria salvezza, unasola linea diritta: fare ai
condotta
si
presentava semplice e dii
francesi ci che, poco dopo,
francesi,
quando gno di
il
loro interesse lo richiese, non ebbero rite-
fare ad essi: abbandonarli, e intendersela coi
propri sovrani.
Per fortuna,listi
i
patrioti di Napoli erano grandi idea-
e cattivi politici.
Nessuno pens a tradire
i
fran-
cesi, e
a entrare in trattative coi sovrani; moltissimi,
amanti disinteressati della repubblica, erano pronti adifenderla sino all'estremo, e qualunque cosa accadesse. Cosi tennero in piedi, anche
dopo
la
partenza
dell'esercito francese, la loro barcollante repubblica,
tra illusioni smisurate e piccoli effetti, propositi arditi
e mezzi
deficienti:la
una
vita che oscill tra la
comfine,
media
e
tragedia, finch
quest'ultima, alla
prevalse.
La repubblica cadde.i
Ma
se
patrioti di Napoli, per
il
loro
idealismo,
la loro ostinazione e la loro
mancanza
di senso
po-
i
Di
ci si
rendeva ben conto
lo
Championnet, un generale repub-
blicano in cui viveva ancora tanta parte delle idealit dei primi annidella rivoluzione francese.
Ma
dallo
Championnetle
si
pass al cinico
Macdonald, per discendere via viaSulle idee dello
fino al venale e traditore
Mjan,
Championnet
si
possono vedere
notizie date dal
203-208; e cfr. tralitique
Saint-Albin, Championnet, 2.^ ediz., con documenti, Parigi, 1861, pp. i doc, pp. BlO-21, lo scritto Essai sur le systme po-
genn.
la campagne de Napes, in data del 12 nevoso (2 dovuto a un francese, che appare onestissima persona e assai esperta nelle cose d'Italia, e dove si prevedono in gran parte
suivre danseh'
'99),
i
mali che accaddero. Sui quali succose notizie
si
hanno
nel Pigna-
TELLi, Apergu historique, Berne,
an IX, pp.
43-50.
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTElitico,sti
XI
andarono incontro a certa rovina, furono quefatti
stessi
e
circostanze
che salvarono
il
frutto
dell'opera
loro. Nella
storia,
grandissima
ci
che
potrebbe dirsispecie
l'efficaciavisi
dell'esperimento non riuscito,la
quando
aggiunga
consacrazionefallito
di
un'eroica caduta.
E quale
tentativo
ebbe piri-
feconde conseguenze della Repubblica napoletana del
Novantanove? Essa servi a creare una tradizioneridionale. Si potrebbe istituiretiva sui superstiti ei
voluzionaria e l'educazione dell'esempio nell'Italia me-
una ricerca assai istrutfamiglie acquisterebbe
discendenti dei repubblicani deldelle
Novantanove:il
la
storia
carattere di storia sociale. Essa, mettendo a
nudo
le
condizioni reali del paese, fece sorgere
il
bisogno
di
un movimento rivoluzionario fondato sull'unioneil
delle classi colte di tutte le parti d'Italia, e gitt
primo germe dell'unit italiana; mentre spinse i Borboni ad appoggiarsi sempre pi sulla classe che liaveva meglio sostenuti in quell'anno, ossia sulla plebe,
trasformando
via via
l'illuminata monarchia
di
re
Carlo Borbone in quella monarchia lazzaronesca, poliziesca e soldatesca,
che doveva
finire nel
1860 K Essa,i
finalmente, dette ai liberali italiani
moderni
primidiffi-
rudimenti della saggezza politica, insegnando a
dare delle parole deici
governi stranieri, quando nonl'aiuto
modo
di
assicurarsene
con
ricambi di
utili e di
servigi. Cosi, per eff'etto del sacrificio e delle
1
Si veda, tra le parecchie lettere dial
cenna
programma
del
nuovo
stato borbonico, quella del 23stor.
Maria Carolina in cui si acmaggionap., V, 567).
1799 al cardinal Ruffo {Carteggio, in Arch.
XII
PREFAZIONE ALL EDIZIONE PRECEDENTE
illusioni dei patrioti, la
repubblica del Novantanove,
che per s stessa non sarebbe stata altro che un aned-
doto, assurse alla solenne dignit distorico.
avvenimentoItalia.
E
ad essale
si
rivolge ora lo sguardo, quasi
a cercarvi
origini sacre della
nuova
Ma un'altrala
ragione
si
aggiunge
alla prima, e spiega
fortuna e la divulgazione, anche internazionale, chefatti.
hanno avuto queizio di
raro che, in cosi breve spa-
tempo,
si
trovino affollati e mescolati tanti av-
venimenti e tanti personaggi straordinari e caratteristici.
Esaltazione utopistica dei repubblicani, e fanadi plebi
tismo
guidate da istinto infallibile dell'utiledi
loro immediato; esempi
eroismi di
bont
di
ge-
nerosit, e feroci violazioni d'ogni piet e d'ogni giustizia; sottili
accorgimenti
politici, e
l'
imprevedutolei
a ogni passo; e poi, sullo stesso suolo,Napoli e
pi
varie
nazioni, francesi e inglesi, turchi e russi,dile
lazzaronii
masse
dei
contadini di Calabria; e
pi diversi e straordinari individui: un re e una regina, l'uno el'altra, nel
loro
genere, eccezionali;
il
pi grande degli ammiragli inglesi, emulo di
Bona-
parte sui mari, e un cardinale, capo di masnade. Questi
personaggi, queste passioni, questi contrasti nonla curiosit; svegliareil
potevano non attiraresione e
desi-
derio dell'analisi psicologica; promuovere lail
discus-
giudizio morale.
Esi
alle
molte storie che
hannoserie
trattato di quei fattidi
aggiunta
una lunga
opere artistiche, drammi, romanzi, pitture,
quasi a prova di questo interessamento della fantasiae del sentimento.
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE
XIII
II
Appunto
la
maggior parte
dei libri scritti su queatti d'istrut-
sto tratto di storia
rendono aspetto degli
toria e di dibattimento di
un gran processo. Abbon-
dano
le
accuse e
le difese, e
non sono mancati neppureIl
gii avvocati in
titolo,
borbonici e liberali.
materiale
dei fatti ora raccolto in
gran copia e ben vagliato.politiche e delle
Ma
l'intrusione delle tendenze
im-
pressioni sentimentali mantiene ancora qualche tur-
bamento intorno ai criteri del giudizio. appena necessario ricordare che ogni fatto storico pu essere oggetto di una doppia misurazione, odoppio criterio: l'ovvio criterio morale, e quello pro-
priamente storico.e convinzioni
Il
primoil
si
fonda sui principi
ele-
mentari del giudizio etico,intorno ai
secondo sulle persuasionidellastoria e al
fini
corso
del progresso. Cosi, peraltro periododi
togliere
un esempio da unstessa storiai
storia e
anzi della
di
Napoli, nella lotta tra Ferrante d'Aragona e
baroni,
da un puntopresentava
di vista liberale o progressistai
Ferrante
aveva ragione eil
baroni avevano torto: l'uno rapaltriil
progresso, gli
regresso; l'uno
voleva fondare la monarchia assoluta sulla forza dellecitt e sullogli altri
svolgimento dellese poi
arti
e del
commercio,
volevano continuare l'anarchia e la barbarie
feudale.nostri,
Che
ci
fosse ancora qualcuno, ai tempiil
che vagheggiasse
feudalismo come forma
ti-
pica della vita sociale, evidente che per lui
le parti
XIV
PREFAZIONE ALL EDIZIONE PRECEDENTEi
sarebbero invertite, ere Ferrantela
baroni avrebbero la bella, e
parte
brutta.
Ma nonmeno
perleali
questo
il
giudizio morale sui mezzi, pi o
e legit-
timi, che l'uno e gli altri usarono, verrebbe a mutarsi.
Ora,
si
noti bene, la
condanna della reazione bor
bonica del
Novantanove
una
delle
pi fiere conla
danne morali, che abbia pronunziato
storia.
Si,
certo, le nostre simpatie personali sono per quei vinti
contro quei vincitori: sono pei precursori dell'Italia
nuova contro
i
conservatori dell'antica: sono pel flore
dell'intelligenza meridionale contro l'espressione mas-
sima dell'oscurantismo internazionale. Ma, per queivinti e contro quei vincitori, ci , di pi, la ribellione
del nostro sentimento etico; e la
condanna non
qual-
cosa di vano o di superfluo, non un postumo infierire:
una
d
quelle colonne infarai che la civilti
deve innalzare per ricordaresarie lotte sociali,
limiti che, nelle neces-
non
lecito calpestare,
da chi nonragioni deidel diritto
voglia trarsi fuori dell'umanit.
Invanosovrani ei
s'invocarono,
dai
legulei, lele
doveri dei sudditi e
normeai fatti
positivo, chediritto
non sono applicabiliclassi di
che questo
superano e contestano. Letra le varie
lotte tra sovrani e
sudditi,
un popolo, debbonobattaglie, inil
paragonarsi acuiil
vere e proprie guerre e
vincitore cerca di renderein
inoffensivo
vinto.
Ma,testo),
queste repressioni
civili,
come(e sia
nelle guerre
e nelle battaglie, c' un'illusione
pure un pre-
che rende o realmente scusabile e rispettabile, formalmente incensurabile, chi combatte e vince,
chi
opprime ed uccide:
l'illusione, o la finzione, di
PREFAZIONE ALL' EDIZIONE PRECEDENTE
XVla
operare pel bene generale, per un alio dovere, pervolont del cielo.
Questa credenza o questa pretesa hagica,e
la
sua lo-
non pu
conciliarsi
con
la
violazione delle
regole elementari della giustizia e della piet.possibile proclamarsi punitore inzia divina (punirei
Non
nomee a
della giusti-
ribelli a Dioe,
me
,
come
scriveva re Ferdinando),
nel
tempo
stesso, infranle
gere
la
parola data e
i
fatti
giuramenti e
consu-
mate capitolazioni, formare tribunali di sangue, prendendo sfacciatamente i cosiddetti giudici di tra pari
tigiani
meno
scrupolosi
(gli scelti
ministri sicuri
,
come diceva lo stesso re); e ria, mandando a morte, nonpolitica,
infierire,
dopo
la vitto-
pi per alcuna necessitpersonali.
ma
per saziare odi e vendettedi
E
accompagnare quest'orgiainverecondodi
sangue
e di sevizie,
non
gi col cupo fanatismo del despota,
ma
col
ghigno
un carnefice pulcinella, che tripudiaL'illusione squarciata, la finzione
nell'opera sua. svelata,il
vincitore diventa un assassino, la guerra
un
delitto
comune.
Lasi
ricerca dei responsabili della sanguinosa rea-
zione borbonica del 1799 stata fatta; e l'istruttoria
pui
ormai
considerare
compiuta.
Lasciamo da
parte
consiglieri per cortigianeria o per esaltazione,
e gli esecutori secondari, e quelli pi oscienti, eil
meno incone dispo-
canagliume
eh'
sempre pronto
sto a
tutto ^
Ma
i
grandi
responsabili
restano tre;
i
La questione
della capitolazione dal lato storico e giuridico
pu
dirsi risoluta dallo
Huffer, che ne ha trattato nel modo pi com-
XVI
PREFAZIONE A LL EDIZIONE PRECEDENTE
re Ferdinando,
Carolina d'Austria efattoil
il
Nelson.
A
re
Ferdinandodolo
si
forse troppo
onore chiamansupporre,
un
tiranno;
che farebbe
per lo
meno, l'ambizione della forza e del potere. Egli pensava alla caccia, alle femmine, alla buona tavola; e
purcha
gli si lasciassero fare le dette cose,
era pronto
intimare
la
guerra,
a
fuggire,
a
promettere, ari-
spergiurare, a
perdonare e ad uccidere, spessobizzarrocritico'.
dendodilui
allo spettacolo
Il
Nelson, scrivendoperdita delfilosofo,
nel
momento
della
regnoa phi-
e della fuga in Sicilia, lo
chiama un
losopher] e giacch, per una serie di curiosi passaggie mediazioni,la
parola filosofo ha anche, vol-
garmente,nostro, la
il
significato
che
solo
conviene
al
caso
denominazione pusonofatte, in
restare. Della
regina
Carolina
si
tempi recenti, molte difese,alla
che
si
spingono
non solo
completa giustificasi
zione,
ma
anche all'ammirazione. Comeoltre le
possa giu-
stificare
una donna che,
scorrettezze e tur-
pleto ed equilibrato.
Qualche buona osservazione
e rettifica
si
pu
vedere nel recente opuscolo di Robby Kossmann, Lord Nelson und der
Herzog Franz Caracciolo^ Hamburg, 1895 (nella raccolta di conferenzepubbl. dal Virchow e dal Wattembach), pp. 19-24.
E
noto che
il
cardinal Buffo ha guadagnato in questa revisione; ed
Emma
Lyonsaf-
appare un semplice portavoce del Nelsonfatto secondaria, e
e di Carolina,
con parte
non senza lagrimette
di piet sulla sorte delle vit-
time.
Tra
i
personaggi della reazione ce n' qualcuno assolutamente
rispettabile,
come quel diplomatico Antonio Micheroux, che
fu
il
verocuistar,
ideatore della benigna capitolazione conclusa coi patrioti, e
la
opera stata ora degnamente illustrata dal Maresca (in Ardi.nap., voli.1
XVIII
e
XIX).la
Si
veda (per citare un esempio)
sua lettera
al
Ruffo
dell' 11
aprile 1799 (in Dumas, I Borboni di Napoli, voi. di Documenti, pp. 231-2).
PREFAZIONE ALL' EDIZIONE PRECEDENTEpitudini della vita privata, stata clta indi
XVII
una serieso-
menzogne
flagranti e di
violazioni d'impegni
lenni presi
sull'onore e sulla fede, io
non riesco adrie-
intendere \ Circa poi all'ammirazione per la sua energia e pel
suo ingegno, confesso che anche mioscura,fin
sce abbastanzae l'ingegno tezzaela'
quando almeno l'energiaconl'irrequie-
non diventino tutt'unochiacchiera.Spirito
torbido,e
non
ebbe
n elevatezza mentale, n accorgimentoe fece di
prudenza;
continuo
il
danno suodella
e divita,
tutti.
E vero
che, negli
ultimi mesi
sua
dopo molte-
plici lezioni dell'esperienza, ella
diceva che, se avessesi
potutoin
ricominciare aaffatto
regnare,
sarebbe condottacolporicomin-
modo
diverso; ma, per fortuna, un
di apoplessia, ad
Hetzendorf,
le
impedi
di
ciare.
Piil
difficile
giudicare l'opera
dile
un uomo comesue facolt alla
Nelson, forse non pari in tuttemilitare
genialit
che possedeva,
ma
dominatore e
1 Anche di fuori del periodo del '99, basterebbe ricordare l'indegna commedia dei due trattati del settembre 1805 (cfr. Maresca, I trattati ecc., in Arch. sfor. tiapoL, XII, 1887, pp. 589-698), in cui impegnava
la
sua
parole sacre
,
la
sua
parole d'honneurla
>
,
per ingannare Napo-
leone,
mentre trattava contemporaneamenteconla coalizione; e leil
neutralit con la Frani
cia, e l'alleanza
infami congiure e
tentati asesela
sassini del decennio e
combattere per briganti. Sul furto fatto
guire da
lei
delle carte dell'ambasciatore franceseil
Mackau,le offese
si
veda
sua confessione, e quasi{Carteggio^ ed. provato
suo vanto, in una lettera ad
Emma
Lyons
Palumbo,
p. 211).
Come
vendicasse
personali,
Gorani, epaeselli eitalien
da quella compagnia di assassini che mise alle calcagna del che perseguitarono lo scrittore democratico per non so quanti
campagne
della Svizzera! (cfr.
Marc-Monnier, Un aventurier
du siede
dernier, Parigi, 1884, p. 244 sgg.).
XVIII
PREFAZIONE ALL' EDIZIONE PRECEDENTEdi
creatoreattingere
grandi
fatti,
dai
quali non
poteva nonoperasse
serenit e
superiorit.delle
Chedi
egli
sotto la suggestionedelle preghiere di
moine
Emma
Lyons
e
Maria Carolina, sembra da esclu-
dere: al pi, quelle moine e preghiere potettero avere
sull'animo suo un'efficacia secondaria. Parrebbe piuttosto che l'odio dell'inglese, contropartigiani, loi
francesi eat'ti
i
loro
accecasse e spingesse ad
selvaggisuoi di-
e sleali; e
il
vedere qualcuno degliil
ufficiali
pendenti,
cometali
capitano Trou bridge,
gareggiarein
con
lui
in
sentimenti, potrebbe
confermarcifatta,
questa idea. Un'altra ipotesi stataterebbe in diversa luceson. Si detto che egliil
che met-
carattere e l'opera del Nel-
ubbidisse ad ordini
segreti
del governo inglese, che volevano perpetuare nell'Italia
meridionale
l'antitesi e la discordia
tra
sovrani
e sudditi, in
modo chequestepei
l'Inghilterra
avesse semprevalersi
un piede
in
regioni, e potesse
delle
duevere
Sicilie
suoi
scopi
commerciali econla
militari.
Nelson, che spir a Trafalgar
parola dodi
sulle
labbra, avrebbe
compiuto unola
quei
terribili doveri,
che rendono cosi dolorosaspessoragioni
condidifatti
zione
del
militare,
strumento puro
impuri.
Non
tutte le
addotte a conforto di
questa ipotesi mi paiono sostenibili; ma, certo, essa
spiegherebbealla
molte
cose, e
a
me
tornano
innanzi
mente le fredde parole con le quali lord Grenville nel parlamento inglese rispondeva all'attacco che se il del Fox per la violata capitolazione:
cardinal Ruffo aveva avuto ragioni lodevoli per con-
cludere
quel
trattato,
il
Nelson ne aveva avuto
di
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTEmigliori
XIX
ancora per romperlo! K
Data come ac-
certabile questa ipotesi, la responsabilit del Nelsonsi
ridurrebbe, in parte almeno, a quella della politicavolta, peri
inglese, e quest'ultima, a sua
gran parte,dalla
alla condizione obiettiva che mette
popoli gli uni
contro
gli altri,
con
la
prosperit che nasce
rovina e la
rovina dalla prosperit. E,le
come
capita
spesso a chi indaghini,
cause degli avvenimenti umadi
dove credevamo dapprima
trovare
l'arbitrio
degli individui, urtiamo nella necessit delle cose.
Ili
Le pubblicazioni antiche e recenti, italiane e straniere, sui fatti del Novantanove sone copiosissime:esi
potrebbe quasi dire che pi
la storia di
quel periodo
non
da
fare, se
questa frase potesse avere maicui le
piena
applicazione in fatto di storia, in
mu-
tazioni dei punti di vista per effetto degli interessi e
delle esperienze dell'ora
presente,
rendono necessa-
1
L'opinione anzidetta sostenuta con molto acume da M. Kossr,luce risultante dai
Nuovale
veri fatti avvenuti in
Napoli pochi anni prima
del 1799, Firenze, Barbra, 1890, pp. 308-335, e passim.
Noter che tradelle navi na-
prove addotte dal Rossi non mi sembra abbastanza esatto ci ch'egli(p.
dice
288) della parte(cfr.
avuta dal Nelson nell'incendio350n);
poletane
le
notizie raccolteil
su questo punto dal Franchetti,
Storia d'Italia dopo
1789,
p.
n sicura
la versione ch'egli
accetta della morte del corriere Ferreri, pp. 287-8; troppo benevola
mi sembra
la
sua interpetrazione delle parole del feroce Troubridge,
pp. 318-9: e sarebbe stato desiderabile
un esamei
particolare de' senti-
menti personali del Nelson contro
i
francesi e
giacobini napoletani.
XXria
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE
una continua revisione
e rielaborazione delle
co-
struzioni letterarie del passato.
Alla massa delle pubblicazioni ho contribuito anch'io, anni sono, con le biografe ora raccolte in questo volumetto; ledi
quali
nacquero come una specierettoriche e
reazione alle
biografie
monotone, eliberali.
spesso vuote, deglianzi, nel
scrittori patriottici e
E
oltreglia,
mio desiderio di obiettivit, mi spinsi tanto da vedermi proclamato, non senza mia maravisu di una rivista positivistica e radicale, come.
affetto di pregiudizi conservatori
In questa edi-
zione
ho procurato
di
togliere
quel tono polemico
e talvolta scherzoso, che
pot dare appicco all'ina-
spettato rimprovero; pur nontare nel
avendo nulla da
mu-
metodo Quantunque
delle indagini.si
tratti
di scritti
composti in varidiffcile
tempi e per varie occasioni, non sarNella biografa di Eleonora de Fonseca
scor-
gere tra essi un certo nesso e una certa dipendenza.Pimentel,si
ha un esempio
del passaggio degli scrittori regalisti
napoletani dalle ideezionarie, e nella
monarchiche
alle ideesi
rivolu-
sua
opera giornalistica
concentrati parte
i
sistemi e gli espedienti didei
veggono governo dellaNovantanove.pi com-
migliore
repubblicani
del
Essa poi e Vincenzio Russo furonopleti
tra
i
rappresentanti
di
quella
forte
generazione; eperla
quest'ultimo
non
meno
interessante
sua
vita che per le sue
intenzioni
socialistiche. L'episo-
dio di Luisa Sanfelice e dei Baccher l'esempio piterribile e scandaloso della feroce reazione, e insieme
una
storia
commovente, che sembra un romanzo.
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE
XXI
Lo
scritto
che segue
offre
una
serie
di
notizie,
che
valgono a meglio illustrare l'attraente periodo delleorigini del
movimento rivoluzionario a Napoli; e in quello sulla domanda di grazia del Cirillo hofattoil
tentativo
di
delineare la
fisonomia politicasi
di
uno
dei personaggi principali che
trovarono
al
governo della repubblica napoletana,notevole
e eh' forse pi
come
scienziato e
come onest'uomo che cometali
rivoluzionario ed eroe politico.
Non mi nascondo chea trattare, sono, qua e
argomenti da
me
presi
l e in generale,
un
po' tenui;
ma, avendo una volta messiho desideratoe corretta.Napoli, giugno 1896.
in
istampa questi lavori,
di ripresentarli in
forma pi compiuta
PREFAZIONE A QUESTA EDIZIONE
Nel ristampare ancoraanni, questi saggicol titolo:
una
volta,
dopo quindiciin
(che furono pubblicati
volumehoritoc-
Studi storici sulla rivoluzione napoletana1897),
del 1799,cati
Roma, Loescher,
non soloaltri,
li
tenendo conto delle posteriori
ricerche,
ma
an-
che ve ne ho aggiunti parecchidi
che mi accadde
andare scrivendo dipoi, e
tutti,
salvo uno, per V Ar-
chivio storico
per
le
provincie napoletane, del qualein appen-
sono vecchio collaboratore. Queiruno, messodice, il
anche
il
solo che non concerna direttamentealtri,
periodo storico trattato negli
bench non sia
con esso senza qualche legame.
Ho
lasciato quasi intatta la prefazione, scritta quin-
dici anni fa,
quantunque ora nonspecialmente
ripeterei senza cir-
condarlo di maggiori riserve qualcuno degli accenni
che
contiene,si
rispetto
alil
Nelson, sul
quale
veda, nel corpo del volume,
breve scrittoinfine,le
intorno a
un opuscolo
del
Badham. Avverto,
che non sono compresi nei saggi qui raccolti
note
PREFAZIONE A QUESTA EDIZIONEei
XXIII
documenti, che inserii neWAlbo della Rivoluzione
napoletana del 1799, pubblicato daCeci, D'Ayalae
me
e dagli amici1899),
Di
Giacomo
(Napoli,
Morano,
nell'occasione del centenario di quel
memorabile
av-
venimento.Napoli, agosto 1911.
B. C.
ELEONORA DE FONSEGA PIMENTELE IL
MONITORE NAPOLETANO
I
La letterata(1752-1792)
lleonora E.trai
de Fonseca Pimentel non pu
annoverarsi
pensatori e ricercatori originali cui spetta
un posto
nella storia di
troviamo questa nobile tempra
una determinata scienza o disciplina. Ma noi di donna sempre in primadi lei si rifletteva la migliore cultura
linea nelle battaglie intellettuali e politiche dei suoi tempi:nella
mente vigorosa
allora viva,
e nel suo
animo gentile acquistava calore
di
sentimento ed energia di volont.
italiana.
Venuta a Napoli giovinetta, appena pu considerarsi A Napoli la dicevano, e si diceva ella medesimae la sua famiglia, di fresco fatta ita-
talvolta, portoghese;
liana,
conservava parentele e relazioni col paese d'origine,
e coi connazionali che
dimoravanoci
in Napoli.
Per cause delle quali noncolare, circa la
conservata notizia partisi
met del secolo decimottavo
recavano dal
Portogallo a
Roma duedi
congiunte famiglie de Fonseca Pi-
mentel
:
runadi
Clemente, oriundo della citt di Braganza,l'altra
con
la
moglie Caterina Lopez, e
di
Maria Lopez,tenera
vedova
Ferdinando Fonseca, con due
figliuoli di
et Michele e Giuseppe, e
un
fratello,
abate Lopez K
Da
i
D'x\yala, Vite dei
piti celebri capitani e soldati napoletani,
Napoli,
1843, p. 408 sgg., e Z.
Padula, Elogio funebre di Ferdinando Lopes Fon-
4
ELEONORA DE FONSECA PIMENTELe Caterina
Clemente
Lopez nasceva
in
Romai
il
13 gendi Eleo-
naio 1752 una bambina, cui furono imposti
nomi
nora Anna Maria Felice ^
Cominciata
la
contesa tra la corte di Lisbona e la curiadella cacciata dei gesuiti, ed inaspri-
romana pertasi in
effetto
modo da sembrare
impossibile ogni accomodamento,
nel luglio del 1760 l'ambasciatore portoghese in
Roma
or-
dinava da parte del suo re acheivi
tutti
i
sudditi della corona
dimoravano,
di uscire neli
termine di tre mesi dalloin quell'occasione
Stato
Romano^. Econ
tra
non pochi che
prescelsero di recarsi nella vicina Napoli, fu Clemente conla moglie,la pccola
Eleonora, con altri duecoizio.
figliuoli
Michele e Girolamo, nati anche in Roma, enipoti, ai quali
due suoi
s'accompagnava l'abate loro
seca,
Catanzaro, 1840, pp.
8-9.
Lo
scrittore delle
Memorie
segrete,
edite
dallo Helfert, p. 140, dice che la famiglia Fonseca trov rifugio apoli dalle persecuzioni politiche
Na-
del suo paese, essendo statoil
il
padre
di Eleonora involto in
una congiura contro
re, e giustiziato:
donde
cava motivo di un'accusa d'ingratitudine contro Eleonora. Tutto ci
una1
favola.
La
fede di nascita, in data del 26 gennaio, della parrocchia didel popolo, fu ritrovata dalla signora Clelia Bertini
di S.tili
Maria
At-
e pubblicata
nella
Nuova
Antologia,
16
agosto 1899,
p.
728.
Lase-
casa,
dove abitavacol n. 22.
la famiglia
Fonseca, quella in Via Ripetta,
gnata
2 Per non essere in queste indecorose circostanze possibile che medesimo signore abbia da conservare in Roma un ministro pubblico ed un numero di vassalli onorati e fedeli, solo per esser testimoni degl'insulti che contro la sua autorit regia e contro il decoro pontificio si sono accumulati e vanno crescendo in parole et inil
iscritto, ecc. ecc. . I tre editti dell'ambasciatore
portoghese in
Roma
Francisco Dalmada de Mendoza, l'uno del 2 luglio, l'altro sospensivo del 4 luglio, e l'ultimo del 6 luglio, che assegna per termine
sino al mese di settembre inclusivo
,
si
leggono in copia in Por-
togallo. Diversi, a. 1760-2, fascio 920,
Arch. di Stato di Napoli.
I.
LA LETTERATA
O
Agli stranieri
si
apriva a Napoli una facile strada nella
milizia e in altri uffici; e numerosi erano in ispecie gli
spagnuoli, che continmvano un'immigrazione che durava
da
tre secoli e
ritrovavano
allora
in
Napoli1
i
connaziofigli
nali venuti di recente
con Carlo Borbone.
due
maa
schi d Clemente,
e
un
terzo, a
nome Giuseppe, nato
Napoli nel 1764, entrarono nell'esercito; e dei due nipoti,
Giuseppe, anche militare, divenne poi generale d'artiglieria,e Michele, datosi alla magistratura, fu giudice nel Molise
e consigliere di corte d'appello in Napoli K Nel 1777 Cle-
mente Henriquez de Fonseca Pimentel Chaves, che da diciassette anni dimorava in questa capitale con figli e nepoti, parte dei quali trovavasi
impiegata nel real serviziole
e parte applicata al foro
,
dava
sue prove di
nobilt,il
ed otteneva dalriconoscimento
re,
con dispaccio degli 11 gennaio 1778,
agli individui della famiglia
Pimentel nati
in Napoli di tutte quelle prerogative
che dalla medesima
loro generosa nobilt
dimananosi
^.
La giovinetta Eleonora
faceva intantole
notare
per
l'ingegno pronto e vivace, per
varie e sode cognizionila
che veniva rapidamente acquistando, e pernelviso.
sua facilitall'improv-
comporre versi
latini
e
italiani,
anche
Nel 1768 gi ammirata come una piccola cele-
brit.algli
Un
letterato toscano,
Domenico Saccenti, scrivendoil
suo amico abate Ciaccheri di Siena,parla di
15 giugno del '68,di
questa,
giovine
gentildonna portoghese
circa sedici anni
che
sa varie lingue, oltre la latina
1
D'Ayala, Padula,
11.
ce.
2
Supplica di Clemente de Fonseca del 22 agosto 1777. Si veda an-
parere della R.la
che un diploma di re Giuseppe di Portogallo del 17 agosto 1767, e il Camera di Napoli del 23 giugno 1775, nel quale si trattaquestione del
modo
in cui la nobilt di
siderata in
uno
stato straniero. Di questi
uno stato debba essere condocumenti ho sott'occhio una
copia antica, favoritami dal sig. avv. Raffaele de Fonseca Pimentel.
t)
ELEONORA DE FONSECA PIMENTELfa
che molto bene intende, epoesiasi
buone cose riguardo
alla
latina che italiana ; e promette di far sentire a
un amicoil
del
Ciaccheri, venuto in quei giorni a Napoli,. Tre anni dopo, lo donna Eleonora, che,
talento della apollinea Eleonora
stesso Saccenti riparla della signora
piena di vivacit, talora anche improvisando dice qualchecosa buona ; e
manda
all'amico,
un sonetto
di
lei:
il
suo ritratto fatto da s stessagiudicato
che certo egli non avrebbe.
disprezzabile in tutte le sue partisi
Peccato
che
il
sonetto nonfacile
ritrovi pi K
Com'col curiosolo stesso
immaginare, fu subito aggregata a parecFilaleti
chie accademie: nel 1768 era' nell'accademia dei
nome
di
Epolnifenora Olcesamante
2;
e circa
tempo, in Arcadia, con quello pi vago di.
Al-
tidora Esperetusa
E
dalle poesie a lei dirette,
si Il
possono
conoscere alcune delle sue relazioni letterarie.Belforte Antonio di Gennaro,tori napoletani del secolo
duca
di
uno
dei migliori^,
verseggia-
decimottavo
le si
rivolgeva con
un sonetto
di esortazione e di augurio:
Eleonora, che, nel verde aprile
Degli anni vostri, pel sentier non
trito
Di Minerva movete
il
passo ardito.il
N dumo
o sasso arresta
pie gentile,
i
Le due1768,
lettere di
Domenico Saccenti
all'ab. Ciaccheri del 15 giu-
gno
da Napoli,
e del 23 aprile 1771
da Portici, sono state da
me
rinvenute nel carteggio del Ciaccheri, Bibl. Comunale di Siena, E.VII. 20.2
Cosi innanzi al Tempio della Gloria. Quest'accademia ignota alsulle accad. fior, nellacitt
MiNiEBi Riccio, Cennostor.
di Napoli, in Arch.
napoL,
a.
IV
e V, 1879-1880.let-
3
tere di Vincenzo
Mori a settantaquattro anni nel 1791. Cfr. intorno a lui le Monti al Bertela del 25 settembre, 5 novembree
e 3
dicembre 1779;
Signorelli,
Vicende della coltura, 2.* ediz., Napoli,
1811, VII, 210-223.
I.
LA LETTERATAtrastulli
i
E E'1
i
donneschi
avendo afiorito,
vile,
d'amori e piacer calle
Seguite delle
Muse
il
dolce invito
Col gi maturo e dilicato stile;Il
variar di stato e di stagionerallenti quel vigor fecondo.1
Deh non
Quel di saper desio, che v' di sprone
E un
di voi sola mostrerete al
mondo,
Che nel giugner
di gloria alle corone
L'ingegno femminil non
secondo ^
Un
letterato leccese, Baldassarre Papadia, la collocava
tra le ninfe delle sue egloghe pastorali:la gentile
Inclita pastorella
alma Altidora,le pietre^.
Cosi dolce nel canto che
Pianger fa di dolcezza
!
Ed Emmanuele Campolongo,teo,
il
bizzarro autore del Pro-
della Polifemelde e della MergelUna, nell'altra sua
nonseri,
meno
bizzarra opera del Sepulcretum amicabile, che con-
tiene diciannove centurie di epitaffi sepolcrali,
mezzo
mezzo burleschi per
suoi
amici e per
gli
uomini pi o
meno
chiari della societ napoletana, scrttiin
mulandi erano ancoravolgare superstizione,Eleonora,
quando i tucome in disfida di ogni ne componeva anche due per lavita e ^.
musarum
regina
^
Poesie di D.
I,
26.
Lo
riferisce
Antonio di Gennaro, duca di Belforte, Napoli, 1796, anche il Conforti, Napoli nel 1799, 2. ediz., pp.ul-
159-160.2
tima. Sul Papadia3
Baldassarre Papadia, Egloghe pastorali, Napoli, 1770: egl. cfr. Napoli Signorelli, op. cit., VII, 139-141.Sepulcretum amicahile Emanuelis Campolongi, parsI,
I et II,\
Neap.,
1781,
182, II, 173.
Ecco
il
primo
:
Vians paidi'/per mane
hoc enim in
.
8
ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL
Ma
la
giovine poetessa, nel primo fiorire del suo inge-
gno, non poteva non aspirare a ricevere una voce di in-
coraggiamento da colui che era considerato allora come il gran maestro della forma poetica, e che aveva destato lesue ingenue ammirazioni ee glorioso Metastasio.zioni a stampa, eili
suoi entusiasmi: dal vecchio
A
lui
mand
leil
sue prime composi-
poeta cesareoil
9 ottobre 1770 le rifiorita
spondeva, secondoepistola ^
suo costume, con una assai
La corrispondenza continu per parecchi anni
tra
com-
plimenti, lodi iperboliche, invii di versi, preghiere di presentarli a tale o tal'altra persona illustre, e saluti alle jco-
muni conoscenze.
In qualche lettera par di leggere tra le
sarcophago
\
Eleonora Fonseca Pimentdsui cevi cceleberrimo|
\
tot laudibics
digna poetriainglorio\
\
ut vix
a quoquain
|
nedum a Campolongo
concele-
brari potuerit1
I
saggi poetici, e specialmente l'epitalamio, di cui ha V. S.
illu-
strissima avuta l'obbligante cura di provvedermi, cosi per la nobile ed
armoniosa franchezza, con cui sono verseggiati, come per
la
vivace
immaginazione che gli anima e li colora, e non meno per l'abbondanza delle notizie storiche e mitologiche onde sono arricchiti, sarebbero gi degnissimi di somma lode considerati unicamente in s stessi:
madi
dove
si rifletta
esser queste le prime produzioni dei felici talenti
una
gentil donzella, che
del quarto lustro, crescono a dismisura di merito eddi portenti.
ha incominciata ora appena la carriera assumono ragion
Ha
dritti del sesso e dell'et
ben Ella veduto che codesta specie d'usurpazione dei mia avrebbe potuto essere in me per avven;
tura cagione di qualche geloso rincrescimentogegnosa,
e,
cortese quanto in-
me
ne ha somministrato l'antidoto, asserendosi debitrice della
luminosa fermentazione del nativo suo fuoco poetico all'assidua lettura degli scritti miei. Io presto ben volentieri senza verun esametutta la mia fede a cotesta, forse puramentetentissimo di poter congiungereal
officiosa, asserzione,le
con-
dovere della giustizia che
rendo,
anche l'interesse dell'amor proprio. Continui, con progressi corrispondenti a cosi mirabili principi, a fare onore ed invidia alle sue parie:
quindi innanzi costantemente mi creda,
ecc., ecc. .
I.
LA LETTERATAdi fastidio
del
linee
un po' d'impaccio e.
poeta pel culto
troppo premuroso di quella ch'egli chiamava
l'amabilisri-
sima musa del Tago
Il
ciel
mi guardi (scriveva
spondendo a una lettera di auguri pel capodanno del 1775), il ciel mi guardi dalla peccaminosa temerit di voler prescriverelimiti
alla
gentilezza di V. S. illustrissima nel-
l'onorarmi co' suoi caratteri;
ma mi
guardi egualmente
da' giusti rimorsi che io soffrirei se Ella defraudasse per
mia cagione le muse di quei pochi momenti di ozio che a lei rimangono, e che tante lodi a lei e a noi tanto diletto producono, cosi lodevolmente impiegati. A chi mai potrebbero non essere gratissimeinleil
sue lettere?
Da
quello
che
me
cagionano
io
misuro
piacere che debbono cagio-
nare in chicchessia. Prova convincente del mio appuntoquello che
mi hanno
recato,
perch procedenti dadelle
lei,
i
suoi felici auguri in occasione
scorse sante feste
e
dell'ingresso del
nuovo anno:
ufficio
per altro
che peral-
l'enorme abuso che se n'tro che latari .
fatto, ridotto ail
non esser
vendemmiail
delle poste ed
flagello dei segre-
Ma
perfetto adulatore risorge
subito nelle altre
coi
lamenti
per,
la
interruzione della
cosi
invidiabile
corrispondenzadella
e
con
gli
scherzi leggiadri sul desiderio
Eleonora d'imprendere apposta un viaggio a Vienna(o,
per vederlo di presenza
com'egli s'esprime
di cor-
rere dal tepido Sebeto all'agghiacciato
Danubio
solo
per
esaminar da vicino una misera anticaglia romana, che casualmente visi
ritrova ); o, infine, nelle proteste (e basti
quest'ultimo saggio della sua sapienza nell 'accumulare parole senza nulla dire) su questo andare:tica,
All'ultima poe-
morale,
metafisica, seduttrice,
anzi incendiaria sua
non mi arrischiere d'intraprendere una categorica risposta, ancorch mi trovassi sulle spalle una mezzalettera, io
dozzina di olimpiadi di meno.
Altro bisogna cheai
il
miosuo.
stanco ingegno, per tener dietro
rapidi voli del
.
10
ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL
che, scorrendo con invidiabile franchezza tutte le pi re-
condite e disastrose regioni dello scibile, contrasta, sicurodella vittoria, ladile
preminenza al mio sesso. Io gliela cedo buona voglia senza cimentarmi a difenderla; ma non perdoner per mai la soperchieria di tentarmi di vaeh 'il
nit,
debole dei poeti, sinch non mi riesca di scoil
prire qual veramente
suo e ch'io possa allora vendi-
carmi imitandola; sar forse vana,
ma
lunga certamente
l'inchiesta e difficile ; e via discorrendo ^
Che cosa sono queste poesie
di
Eleonora che
i
contem-
poranei, con tanta galanteria, lodano ed esaltano?
A
perli-
correre la serie, faticosamente messa insieme, dei raribercoletti che le
contengono ^
ci
viene innanzi un epita-
lamio del 1768, Il tempio
della gloria, per le nozze di Ferdinando IV con Maria Carolina; e poi un sonetto allafiglia (1773); e
regina per la nascita della secondasonetti per altri
ancora
matrimoni
e per morti; e una cantata
La
nascita d'Orfeo, per la nascitadella coppia regale
del
primo
figlio
maschio
(1775);
e
tico Il trionfo della virt, in
un componimento drammaoccasione di un attentato allail
vita deldi
primo ministro del Portogallo,(1777); e un'altra
famoso marchese
Pombal
cantata
perla venuta deialla
granduchi di Russia a Napoli, con un sonetto
granderi-
Caterina (1782); e un'altra ancora, Il vero omaggio, pel
torno dei sovrani dal loro viaggio per l'Italia (1785); unsonetto per la fondazione della colonia di S. Leucio (1789),
1
Due
lettere
degU 8 marzo
1776, e
dei 22
luglio 1777 sono gi
stampate nelle Opere postume del signor ab. Pietro Metastasio, pubbl.dall'ab. conte
D'Ayala, Vienna, 1795,
III, 201-205, 210-213.le
Insieme con
altre
otto
degli anni 1770-1776, in Tutte
opere di P. 3/., Firenze,
Borghi, 1832, pp. 1048-50, 1088-1093. Queste relazioni epistolari col Metastasio sono diventate pel
Botta
{Storia, libro
XVIII) relazioni>
di
amore2
:
*
dal Metastasio lodata ed anche
amata
Se ne veda la bibliografia in
lllusfr. e
doc, n.
I.
I.
LA LETTERATA
11defi-
ed altre cose simili.
Le quali
tutte si potrebbero
nire in brevi parole: contenuto adulatorio in forma metastasiana.
Ma, anche di sotto l'adulazione suggerita dal cattivovezzo dei tempi, in queste poesiecosa che meglio rispondesi
pu riconoscere qualsvolgimento del caricordare quei
al posteriore
rattere e della vita dell'autrice.
Non occorreallora
che fosse l'assolutismo illuminato del secolo decimottavo,
ed enumerarei
le
cause che spnsero
generalmentefeu-
sovrani di Europa a dare lail
mano
alla classe sociale piil
viva e operosa, che formava
loro sostegno contro
dalismo e contro la chiesa, e accresceva la ricchezza deiloro stati.
Lodare
il
sovrano era, perci, unil
modo come
un
altro di
promovere
bene dei popoli, d'incoraggiareil
opere di civilt, di celebrare, insomma,tempi.
progresso di quei
Le vecchie forme adulatorie
e cortigiane, inil
bocca
dei migliori uomini di allora,
perdevano
carattere di ser-
vilismo e di utilitarismo con cui erano nate gi nelle cortidei tiranni del rinascimento e dei principi dellaitaliana, e
decadenza
assumevano nuovesi
e pi nobile significato.
La cantata Lanella
nascita di Orfeo divisa in due parti;
prima
ritrae la favola di Orfeo,
mandato da Gioveda PalladebarbarieeIo
a redimere gli uomini giacenti in barbarie, ee
Venere insignito dei loro doni; senonch,
alla
succede, dopo
un periodoil
di
civilt,
la
corruttela,
stesso dio e le stesse dee spediscono perci sulla terra
un
bambinello, eh'
neonato Carlo di Borbone,
il
figlio del-
l'imitatore di Apollo Ferdinando, e dell'emula di Calliope
Carolina ^ Tale
il
goffo
macchinario mitologico, che
la
no-
dicembre 1778 nell'epidemia del Maria Carolina per questo figliuolo (non dissimili da quelle dello Hbert contro Maria Antonietta) fa giustizia lo Helfert, M. K., Anklage und Vertheidigungen, Wien, 1884, p. 92.1
II
principino Carlo mori
il
17
vainolo. Delle accuse lanciate poi a
12stratato,
ELEONORA DE FONSECA PIMENTELEleonora non ha neancheil
demerito di aver inven-
essendo ricalcato su modelli ben noti.si
Ma un
entu-
siasmo sinceroin
sente subito in versi:
come
questi, messi
bocca a Pallade
Dei studi miei,Degli ingegni sublimi, in ogni etade,
Le
sicule contrade
Sarann' ampio teatro;
Ma
l'et di
Fernando
Ogni
altra avanzer, che l'alme illustri,
Dai regi sguardi accese.Ardite muoveranno a nuove imprese.
Propagherassi alloraCol verace sapere
La veraceIl
virtude,valor....
e,
di lei figlio,
veraceil
Pi evidente
pensieroil
dell'autricedi
nell'altro
piccolo
dramma chel'altro:
celebra
marchese
Pombal
e
che presi
ceduto da una lunga prefazione in prosa, dove
dice tra
Non
vi cosa pi difficile aagli
rinvenire, n rinterra,
venuta pi piacevolequantoil
occhi del cielo e della
mirare un giusto re servito da saggio ministro,il
ed ugualmente fermosecondo, che costante
primo
in affidarsi ai
consigliai
del
il
secondoil
in sacrificarsi
servigi
del primo. Imperciocch, se
re
l'immagine della Di-
vinit perch
il
distributore della giustizia e della provvi-
denza eterna,re,
il
ministro non solamente l'immagine delsi dif-
comei
quello per cui ogni civil ragione dal trono
fonde ne' popoli;cui e
ma
insieme
l'immagine de' popoli, persi
bisogni e le
preghiere di questidilicato
sollevano aleglila
trono: onde nel duplice
impiego diviene
salda base, su cui
si
appoggiano
del pari e la dignit del
regio potere e la fermezza
della pubblica felicit . Ac-
cennata questa teoria sul sovrano e sul ministro e sulla
.
I.
LA LETTERATA
13
loro missione etica, l'Eleonorta rifa a larghi tratti la storia
del piccolo Portogallo (
una nazionesonfiglia),
nella qualedallo
io
non
nacqui,
ma
della quale
scacciamentostato cristiano
degli arabi e dal felice stabilimento di
uno
senza
il
malanno del feudalismo
fino
all'epoca delle sco-
perte e conquiste, per discendere via via al triste periododel dominio spagnuolo,nell'Indie,gli
con
gli
smembramenti
sofferti
abusi
introdotti per
seminar diftdenza ematemati-
dividere
i
popoli, le lamentevoli
alterazioni intruse negli
studi, e soprattutto la negligenza delle scienze
chei
;
giacch
(vi si
soggiunge) nelle nazioni illuminate
gradi di felicit son da calcolarsi in quelli degli avvan.
zamenti in queste scienzel'opera di GiuseppeI
E un
risorgimento
le
appare
e del
ministro Pombal,
fondatoredella pace
dell'universit di Coimbra, creatore delle arti
e della guerra, valido riparatore della desolazione prodottain Portogallo dalterribile
terremoto; l'uomo, infine, peril
cui
l'Europa imitatrice vide
regno di Portogallo dive-
nire in lei
norma
e principio d' inaspettatosi
movimentoi
Dopo questa introduzione,la
sopportano pi volentieriFedelt e
la
ridda delle allegorie e delle personificazioni,
contrasti trail
Virt e
il
Livore, l'Invidia e lo Zelo,ei
la
Tradimento,e delle Deit
cori delle Ninfe del
Tago, delle Belle Arti,
E non sembrano
marine dell'Asia, dell'America e dell'Africa! pi una pura cortigianeria le frasi, alsi
quanto comuni, con cui
lodanoil
il
re ed
il
ministro
:
Te serbi
Cielo a noi,
EIl
serbi a
te,
signore,
Il fido
esecutore,
saggio consiglier.
La cantata
pel ritorno dei sovrani di Napoli ha
il
suo
punto saliente negli accenni alla formazione della marineria napoletana per opera del ministro Acton e della re-
14
ELEONORA DE FOXSECA PIMENTEL
gina e alla creazione del porto di Miseno, e nelle esortazioni,
che
il
dio marino Proteo fa a Partenope, di rivolgereal
l'attivit
sua
mare, datore di forza e di salute ^univail
E
col sonetto per la colonia di S. Leucio, ella
la sua
vocelongo,
(colil
Buonafede,
il
Calsabigi,
il
Cunich,
Campoal
Mattei, l'Ignarra, e coi futuri giacobini. ClementeSalfi)
Filomarino, Antonio Jerocades, Francescobrata ad alcuni
coro
delle lodi che s'inton per quella legislazione, che
sem-
un codice
socialistico
in
pieno secolo
decimottavo
,
Owen
e dei Fourier^. In realt.
un esperimento che anticip quelli degli San Leucio era una mail
nifattura reale privilegiata, impresa nella quale
re pro-
^
Odi, citt regale,
Ove il valor e l'arte De le greche contradeCrebbe, e dove trov nido e riposo:
Natura a te compose Di fertili colline Nobil diadema al crine,
EIl
tuo ministro a fortunate imprese
mar
ti
pose al piede;
Usa
gli antichi
esempi,
Di chiari geni erede,
E
'l
tuo destino ademp.gi'1
Te
Fenicio navigante industre
Trasse a nobile vita:
Spiega per l'acqueNavigatrice ardita;
il
volo,
E E E
gli ozi dilettosii i
a sdegno prendi:
faticosi spirti,
chiari studi del tuo Prence imita.
Cosi ai nativi mirti
Intrecciando per lui l'italo alloro
Sovra2
le
regie gloriose chiome,'1
Crescer vedrai la tua possanza e
nome.354.
Dumas, I Borboni di Napoli, Napoli,
1862-3,
I,
I.
LA LETTERATAle
15
fondeva parecchio danaro, e
famiglie degli operai rice-
vevano buoni
stipendi, cure speciali d'igiene, d'educazione
e d'istruzione, ed erano sottomesse ad alcune regole di
uniformit nelle vesti e nel
modo
di vita, ed, esclusi asso-
lutamente
i
testamenti,
ad alcune restrizioni successorie.
mente quella mnagerie d'iiommes heureux , che il marchese d'Argenson disegnava una volta di fondare. Comunque, la legislazione di San Leucio mosse le fantasie, e parve diretta a risolvere, come allora si disse, il problema: se gli uomini saran sempre tra loro nemici, o se vi mezzo di renderli tra loro amici e quindi beati ^ Dai saggi dati si pu anche scorgere il valore dei versiCapriccio di sovrano, che afa venire in
me
della Eleonora, che sonocili
appunto semplici versi, assaidiscepoladel Metastasio;
fa-
e
nonil
privi talora di qualche vivacit. Del resto, ella
diceva
vero professandosi
esi
metastasiana e convenzionale era la forma nella quale
venivano effondendoperiodo.
le
nuove aspirazioni
civili
di
quel
Con lentezza ed ail
fatica si svincolava dalla vec-
chia forma
Parini, e con atto di ribellione, che
dava
in
altro genere di eccessi, le si levava contro Vittorio Alfieri.
A
Napoli
il
metastasianismo visse vita pi lunga e tenacea rivestire cosii
che altrove, e servidel Jerocadesegii
concetti massonici
entusiasmi
dei
repubblicani,e
come,costitu
pi
tardi,
il
movimentoil
della Carboneria
dei
zionalisti,
che ebbe
suo poeta in Gabriele Rossetti,si
imtras-
provvisatore, librettista, arcade, metastasiano che
forma
*.
1
Cosi nella prefazione alla raccolta dei Componimenti poetici per
le
leggi date alla
nuova popolazione di Santo Leucio, Napoli, 1789
[Si
veda
ora S. Stefani,2
Una
colonia socialistica nel regno dei Borboni, E-oma, 1907].
Sono parole del Carducci. Un'eccezione formava Ignazio Ciaia,
del quale per isfortuna
avanzano pochissime
poesie.
16
ELEONORA DE FOXSECA PIMENTELNel 1777, a venticinque anni, Eleonora prese marito,
sposando unTria deentratoSolis,
ufficiale
dell'esercito
napoletano,
Pasquale
nativo di Napoli, nobile, quarantenne, che,nel reggimento di Abruzzotuttii
come cadetto
ultra,
aveva percorso dal 1765
gradi nel
reggimento di
fanteria del Sannio, ed era allora
tenente e l'anno dopo
divenne aiutante maggiore ^ Da queste nozze nacque un
bambino, che mori due anni dopo: sventura che ispirnostra poetessai
alla
soli suoi
componimenti che abbiano qualla
che accento veramente poetico, cinque sonetti perdel figlio (1779), nei quali singhiozzail
morte
disperato dolore
materno. Tornano invano nel loro giroella
le
ore nelle quali
porgeva
le
consuete cure mio caro
al
bambinello:!
Figlio,
figlio,
ahi
l'ora
questa
Ch'io soleva amorosa a
te girarmi,
E
dolcemente tu solei mirarmi
A mel' ti
chinando
la
vezzosa
testa.
Del tuo ristoro indi ansiosa e prestacibava;
e tu parevi alzarmi
La
tenerella
mano, e
i
primi darmial cor funesta!..,.
Pegni d'amor: memoria
Altra volta
gli
sembra
di averlo
ancora accanto, vivo:i'
Sola fra miei pensier sovente
seg-gio,
E
gli occhi
gravi a lagrimar m' inchino,al pianto,figlioi'
Quand'ecco, in mezzo
a
me
vicino
Improvviso apparirEgli scherza, ioGli usati vezzi e'1
il
veggio.
lo
guato, e in lui vagheggio;
volto alabastrino
Ma, come certa son del suo destino,
NonLa dataet
credo agli occhi, e palpito, ed ondeggio.
i
del matrimonio, 17 ottobre, nel
D'Ayala,
Vite
degV ita-
liani, p. 287.
Le
notizie sul Tria de Solis ho tratte dalla serie di Libri
de vita
moribus, fascio 192,
volume
del
Regg. Sannio del 1780 (Ar-
chivio di Stato).
I.
LA LETTERATAstendo, or la ritiro,il
17
Ed
or la
mano
E
accendersi e tremar, mi sentoil
petto,
Finch
sangue agitato
al cor rifugge.
La
dolce visione allor sen fugge;dell' error diletto,
ELa
senza ch'abbia
mia perdita vera ognor sospirosi
^
Circa questo tempo la
ritrova anche in corrispondenza
poetica col vecchio latinista e poeta beneventano, l'abate
Filippo de Martino, che la celebrava in una sua enumera-
zione dei letterati napoletani:Altera quae Sappho, necte,
Fonseca, silebo,
Quam decimam
dixit Grsecia Pieridum,
Quse concepta Tagi, sed Tibridis orta, virentiLittore Sebethi deinde iugata viro;
De
patria certant septem urbes dulcis Homeri:fluvii^!
Post aliquot de te ssecula, tres
1
Ai cinque sonetti segue
uii'Oc?e al
chirurgo Pean, che l'aveva
salvata inquali,2
un suo aborto:
assai curioso pei particolari patologici, neila poetessa insiste.
da studiosa di scienze naturali,
Hirpini poeta Penthecatoslicon in Germamim, Napoli, 1789, ex typ.
Simoniana. L'invettiva del De Martino diretta contro le scioccherie e le impertinenze scritte dal tedesco Archenholz su Napoli nel suo England undItalien (Leipz., 1785, trad.
frane, Gotha, 1786). Ivi anche
parecchie poesie delle
De Martino
dirette alla Fonseca. In(il
un epigrammascritto inli
dice che Francesco Ricciardi
futuro ministro del Decennio), va
loroso avvocato e
disertore di Parnasso
gli
aveva
una
lettera che ella s'apparecchiava a
mandargli deie
versi, e
affretta col
desiderio.
Ma
i
versi
non vengono,il
seguono cinque epigrammi ela schernisce. I versi
un'invettiva in cui
la stuzzica, la
rimprovera,
giungono finalmente, ed ecco
De Martino
a cantar la palinodia:
Versibus attonitum densa ceu grandine totumObruis, auratoIl
meque
tridenti feris
De Martino mori
nel 1794, a settantacinque anni.
18
ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL
Ma
in Eleonora,
come ben
disse
Vincenzo Cuoco,delle
la
poesia formava
una piccola parte;
tante
cognizioni
che l'adornavano
e col passare dalla
prima giovinezza,
parve dalla poesia sempre pi distaccarsi, concentrandosiin quegli studi che allora attiravanoi
pi nobili intelletti.
La sua cultura
nelle scienze matematiche, fsiche e na-
turali era, certo, sopra del volgare. Studi di
moda, com'grande
provato dalle molte donne chepredilezione in Napoli: la
li
coltivavano condi
principessa
Colubrano Fau-
stina Pignatelli, Giuseppa Eleonora Barbapiccola, Isabella
Pignone del Carretto, Maria Angela Ardinghelli.thematicis,
Madice
astronomia prcesertim apprlme Imhuta
,
della nostra Eleonora
un contemporaneo
^;
e
come
donna
mattematica
si
trova non so bene se lodata o schernita nei
tempi della sua miseria^. Era amica di Vito Caravelli, chefu poi maestro del principe ereditario^,
e del
del Falaguerra e di altri scienziati napoletani.
De Fiippis, Ebbe a pre-
giarne
il
valore Lazzaro Spallanzani nei viaggi scientifici
che condusse, circa quel tempo, per l'Italia meridionale ^
Per quanti legamipline sociali era anei suoi scritti.lei
tali
scienze
si
uniscano con
le disci-
ben noto, e pi volte vi torna sopra
Ma
a
campo principaleeconomia e
della
sua attivit
aveva presceltoche formavanoil
gli studi di
di diritto pubblico^
tramite per mezzo del quale la gente colta
Si vedano le note al poemetto del De Martino, In Getnnanum, p. 44. D'Ayala, Vite, p. 294. 3 II Metastasio lo ricorda nelle sue lettere all'Eleonora del 1776. 4 Nelle opere dello Spallanzani non mi riuscito di trovare nessun ricordo della nostra; ma cfr. D'Ayala, Vile, p. 286. Nell'opera del La Cecilia, Storia ser/ reta delle famiglie reali, ecc., Genova, 1860, III, 493-4, si riferisce una lunga iscrizione del letterato toscano Gherardo Drai
2
gomanni, composta nel 1854, nella qualelentissima nella botanica,
si
dice che Eleonora fu
va-
e
collabor collo Spallanzani alla ricerca.
e alla scoperta dei vasi linfatici
I.
LA LETTERATA
19
napoletana partecipava allora alla vita pubblica del proprio paese.gieri e dei
Come
sconoscere l'efficacia politica dei Filandei Pal-
Pagano, dei Galanti e dei Conforti,in quel
mieri e dei Delfico?
Composesi
tempo un
libro di
argomento econoai
mico, che non pare fosse messo a stampa, o almeno non
conserva nelle biblioteche ed ignoto
bibliografi.
Una dama napoletanail
(scrive
il
Gorani, che visit Na-
poli tra
1786 e
il
1788), la quale s'
prima
fatta notare
per alcune poesie piacevoli ed ingegnose, e s' poi dedicata a studi aridi
ma
importanti, donna Eleonora de Fonlibro
seca Pimentel, ha scritto un
sopra
un progetto
di
banca nazionale, dove sono idee molto profonde, che potrebbero interessare gli uomini pi istruiti in tali materie
^resta invece
Maritto
un saggio
delle sue
conoscenze didella
di-
pubblico nella
traduzione e comento
vecchia
e classica dissertazione del Caravita:
Nullumla^.
ius pontlficis
maximi
in regno neapolitano
-,
che
recente abolizione
della chinea
aveva richiamato
in vita
Ai molti
scritti
che
comparvero allora da una parte
e dall'altra
^
volle contri-
buire l'Eleonora col suo lavoro, diretto specialmente ad opposizione di una Breve istoria del dominio della sede apostolica nelle Sicilie di
un avvocato della corteil
pontificia, e
pubblicato con dedica al re
1790, nell'anniversario del-
1
Gorani, MmoiresSi
secreta et critiques des cours,
Parigi, 1793,si riferisce
I,
76-77.
2
veda
la
Bibhogr.
A
tale
pubblicazione
la lettera
inedita al duca Vargas {lUustr.3
e doc., n. II).
stor.^
G. LioY, L'abolizione della chinea da inediti documenti, in Arch. nap., a. VII, 1882.
Un
ricco catalogo di tali scritture d lo Scaduto, nel suo
volume
:
Stato e Chiesa nelle due Sicilie dai normanni ai giorni nostri,
Palermo,
Amenta,
1887, p. 58 sgg.
20
ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL
l'abolizione di quel vergognoso segno di vassallaggio.
La
traduzione ricca di aggiunte fatte dalla traduttrice (contrassegnate con asterischi), che adattanoil
testo alle
nuove
polemiche. Nella prefazione l'Eleonorasi
espone,
come ora
direbbe, la storia della questione, dall'opera del Danio
del 1701 e da quella del Caravita del 1707 agli scritti del
Giannone,zionalescritti,
illustresi
campione
e
martire della causa na
di cui
pu ben diredi noi
ch'egli abbia con
i
suoi,
formata quasi
una nuova Nazione
all'opera del Troyli, a quella
anonima
degli Abusi ch' at-
tribuita all'avvocato Brusconi, a quelle del Rapolla, di Gi-
nesio
Grimaldi e
del(ella
contemporaneo Giuseppe
Cestari.
Sar certamente
dice) la quistione della feudalit
di
un regno, oggetto
o di stupore o di riso alla generazione
futura e materia pi da eruditi dissertatori che da politicio da giuspubblicisti:
pur noi dovremo sempre in ugual
modoloro
coloro, i quali hanno nella mente saputo anticipare a s medesimi quest'epoca e merc l'opera loro condurla a noi . Ma il volume pubblicato non era se non il saggio dell'opera completa, che doveva contenere una serie d' illustrazioni in appendice al testo del Caravita, i cui posti sono segnati da numeri ro-
rispettare ed
ammirare
mani, e una speciale dissertazione della traduttrice nellaquale avrebbe guardatoossiala
questione sotto nuovo aspetto,
avrebbe esaminato
la
natura de'
trattati,
che possono
passare fra popolo e popolo, e quindi fra principe e principe
.
E avrebbe
indagato in primo luogo se
tali trattati;
possano giammai essere o irredemibili o invariabili
in
secondo luogo, mostrato l'impossibilit di trarre regole perle relazioni dei popoli e dei principi dal
giure dei tempi
dila
mezzo; e finalmentenatura deii
si
sarebbe provata a interpretarei
fatti
accaduti tra
normannile
e
i
pontefici,
secondo
documenti originali e l'indole
di quei tempi.
Per
isfortuna, la sua
malferma salute
impedi di metter su-
I.
LA LETTERATAdel
21
bito a
stampa
il
resto
lavoro, e gli avvenimenti
che
incalzarono resero presto impossibile di pubblicarlo dipoi.
Ma
a quale indirizzo politico appartenesse Eleonora
si
pu
vedere da questi rapidi aforismi, che traggo da una dellenote apposte alla traduzione:
sempre una
fallace
ma-
niera di ragionare (ella scrive) quella di argomentare daglistabilimenti del diritto privato, cangiabili secondo le varie
circostanze e le varie idee dei popoli o dei legislatori, aquelli del diritto pubblico, fondato sulla natura
ed
i
diritti
dell'uomo e
le relazioni
che da questi costantemente de-
rivano nell'associazione di ciascunsimili.11
primogenifedecommesso, non dote: il Regno amministrazione e difesa dei diritti pubblici della nazione, conservazione e difesa dei diritti privati di ciascunRegno' non
uomo padronato, non
cogli altri suoi
tura, non
cittadino. Per questa amministrazione
e per questa
con-
servazione
ci
vogliono delle leggi, dunque la facolt legis;
lativa nel Principedelle forze,
per questa duplice difesa
ci
voglionoPrincipei;
dunquecii
la forza militare e civile nel
per queste forzeal
vogliono delle rendite, dunque
tributi
Principe; e
tributi
e proporzionata ai bisogni,
hanno perci una misura relativa non sempre eguali, della Nala
zione y>K Con che possiamo quasi ricostruire
disserta-
zione rimasta inedita.
1
Nota 35 a pp.
140-1.
Il
La giacobina(1792-1799)
'ome C.sostenitrice
mai questa donna, che ancora nel 1790 apparedei diritti del principe ed encomiatrice di ree
Ferdinando,
premiata e pensionata dalla corte per^,
la
sua
opera sulla chinea
qualche anno dopo
si
cangia in un'arlo stato
dente giacobina, che ordisce congiure contro
ed
ha parte non piccola nella rivoluzione repubblicana del '99?All'osservatore superficiale la cosa potr destare stupore;
non ha mancato, con intenzione che vorrebbe essere sagace o maliziosa ed semplicemente gretta e volgare, di raffrontare le lodi, tribuite pochi anni primae qualcunoai sovrani,
constile
le
parole acerbe, scritte con rapida
mu-
tazione dirico, gli
pochi anni dopo. Ma, all'occhio dello stodi transizione,
uomini di quel periodo
che adem-
pirono parti tanto varie e perfino opposte, svelano unafisonomia dai tratti assai fermi.
Le tempreestremosioni, e
intellettuali
hanno
di codesti trapassi
da un
all'altro,
che sembrano contraddizioni e sconcluaccordi e conclusionie
sono invece
intime.
Trail
l'idealismo monarchico
l'idealismo democratico, tra
Annua a
rege munificentia ditata
est
{In
germanum,
p. 44).
II.
LA GIACOBINAe di
23e quello degli Spar-
culto fantastico ditani e dei
Numa
Angusto
comune: un primo momento, viene cercato nell'opera altamente morale di un sovrano assoluto, concepito come il protettore del suo popolo, e, in un secondo momento, dissipata dall'esperienza la primaRomani, c' qualcosadi sostanzialmenteil
desiderio del bene sociale; che, in
illusione,
si
ricerca
invece
nella
forza popolare, vindiceindicatrice dellevie
dei propri diritti e chiaroveggente
dagli
seguire.
Lo spettacolo
della rivoluzione francese, con la fede e
entusiasmi che l'accompagnarono, sarebbe bastato da
solo a introdurre a poco a poco nelle menti di molti napoletani
questa nuova persuasione
;
ma
ad affrettarla con-
corse, com' noto, la mutata politica dei sovrani di Napoli,
che, quasi di colpo, misero da parte
il
programma
delle (gin-
riforme, composero alla meglio le contese connasticafin
Roma
allora di ardimento e di libert pei sudditi del
Regno), adottarono una serie di provvedimenti restrittivid'indole poliziesca, e volsero le loro cure agli armamentie ai trattati di alleanze offensive e difensive. C'era di gi
a Napoli un
forte
partito di scontenti, formato
da varie
categorie di persone,
ma
principalmente
da coloro che
mal soffrivanoe
il
soverchiare degli stranieri nelle cariche
negli uffici pi alti e gelosi,
promosso dall'Acton e
se-
condato dalla regina^; e questi scontenti guardarono su-
Il
merto oppresso,
il
nazional mendico.
Carco d'onorCk)si in
e gloria
ogni straniero...
quel sonetto:
Sire, tu torni al
tuo letargo antico
,
che fu
fatto trovare al re sul suo tavolino.
A
conferma
di quest'avver-
sione pel forestierume protetto dall'Acton e dalla regina,dispaccio del 15cault,e la
si veda il maggio 1792 dall'ambasciatore francese in Napoli Cain A. Franchetti, Le relazioni diplomatiche fra la corte di Napoli
Francia dal 1791 al 1793, in RivistaVII- Vili, estr., pp. 10-11.
slor. del
Risorgimento italiano,
a. I, fase.
24bito con
ELEONORA DE FONSECA PIMENTELinteresseai
rivolgimenti che s'andavano prepail
rando.
Ma
c'erano anche gl'idealisti, che vedevanofin allora
go-
verno allontanarsi dal programmaclamato, elo
seguito e acradicale e lo-
stesso
programma trovare un
gico e inflessibile
esecutoretratti
nel rivoluzionario popolo di
Francia; ed eranogli antichi
per conseguenza a disperare de-
metodi e ad acquistare fede nei nuovi: e chesi
cosi,
tra quella sfiducia e quest'ammirazione,in
venivano
mutando da regalistiidealisti,
giacobini.le
A
questi ultimi, agli
appartenne
la
nostra Eleonora.
probabile che, come tutte
persone
illuminate
di quel
tempo,
ella fosse gi ascritta alle societsi
massoniche,
nelle quali, a Napoli e altrove,
gettaronoe delle
i
germi delle
posteriori
societ patriottiche
cospirazioni re-
pubblicane ^a
E
se
si
dovesse credere a una notzia, che
me sembra
per altro poco sicura, sarebbe stata gi trasi
quei napoletani che, nel dicembre del 1792,sulle navi francesi del
recarono
Latouchc
e accolsero
i
suggerimenti
dell'ammiraglio e degli
ufficiali francesi
d'iniziare a Napoli
un movimento rivoluzionario conla
societ segrete secondo
forma
di Marsiglia^.si
D'altra parte,
vuole che, quando Maria Carolina fecefido Luigi
rubare da quel suosciatore
Custode
le
carte dell'ambadelle
francesesi
Mackau per venire a conoscenzain Napoli,
trame che
ordivanosi
tra
gli
altri
documenti^.
compromettenti
rinvenisse una lettera di Eleonora
assai difficile seguire le vicende dei singoli giacobini
napoletani per la mancanza dei documenti processuali, che,
com' noto, furono
tutti distrutti
per ordine di re Ferdi-
1
15-17; e in questo volume: I giacobini napoletani2
3
vedano specialmente, G. Pepe, Memorie, Lugano, 1847, prima del 1799. D'Ayala, Vite, p. 289. Memorie segrete, edite dallo Helfert, p. 104.Si
I, 9,
II.
LA GIACOBINAsei
25
nando nel 1803. Nei pochi frammenti chevati, e sui quali si cercato di
ne sono
sal-
determinaredi
tratti prin-
cipali di quel
movimento,
il
nome
Eleonora s'incontra
nel 1794-5, non gi tra quelli dei processati,
ma
di coloro*;
che erano
stati indicati dal reo di stato
Annibale Giordano
ed poi certo, che non fu imprigionata fino all'ottobre1798.
Notiamo^.
di
passaggio che dal febbraio 1795 era
ri-
masta vedova
Che
ella fosse gi
da tempo considerata come sospetta,
provato, del resto, dal racconto messo in istampa nel
1799, durante la repubblica, da
un Giuseppela
Albarelli, che
era stato accusato di aver fattocedenti,e
spia negli anni
pre-
che
infatti,
com'egli
stesso
riconosce,i
aveva
avuto molta intrinsechezza conagente del Giaquintoil
le spie e
poliziotti della
regina e della Giunta di stato. Ora un^,
tal
De Simone,
diceva un giorno all'Albarelli che
principe di Torella era giacobino.
Senti (gli spiegava),io
in questa occasione della
Giunta di stato
ho diviso Nache tendistintoe quelli
poli
nei suoi
quartieri.
Ho
notato tutte
le case,
gono conversazione in ciaschedun quartiere. Ho le persone che vanno a ciascuna conversazione,che variano or questa or quella casa. Inil
tal
modo tengole
quadro civile
di tutta Napoli;
ed ho combinato
mie
operazioni di appurar cosi per la Giunta di stato, col decidere de' caratteri delle persone per la frequenza del trattofra loro .di
Ma com'
nato
il
sospetto del giacobinismo
Torella?
domand
l'Albarelli.
E
il
De Simone,
di
1
Indice dei processi delV inquisizione dei rei di Stato dalff.
1792
sin
dopo
il
1795, ins. della Bibl. della Soc. stor. napol.,2
26, 85.
D'Ayala,
Vite,
p. 287.
3
E
il
noto infamissimo spione Pasquale de Simone, sublimatosi
pe'suoi meriti all'onore della croce costantiniana, di cuizione nel Monitore, n.4.
fa
men-
26
ELEONORA DE FOXSECA PIMENTEL
primo moto:mentelvia.'.
Perch frequenta
madama Fonseca
Pi-
E qualchetrioti del
altra notizia ci pervenuta
per tutt'altra
Eleonora aveva coltivato sempre relazioni coi compasuo paese d'origine, e specialmente coi compo-
nenti dell'ambasciata di Portogallo in Napoli. Era da molti
anni ministro portoghese alla corte di Napoliper mezzo della qualesaluti;
il
commeni
dator don Giuseppe de Sa Pereira, amico della Eleonora,il
Metastasio soleva mandarglidel
suoi
come per mezzo^.
De Losa,il
segretario d'amba-
sciata, ella aveva- fatto pervenire alcune sue composizionial
poeta cesareo
Nel 1798
ministro
De Sa
si
trovavainca-
in licenza a Lisbona, e in Napoli lo sostituiva
come
ricato di affari
il
segretario
don Giuseppe Agostino Delei.
Souza, parimente amico e intrinseco di
Ora
il
De Souza, scrivendo
al
suo superiore
De Sa per
informarlo privatamente di ci che accadeva in Napoli, gli
parlava della loro comune conoscenza donna Eleonora de
Fonseca, e come fosse accesa per
le
cose della politica, e
dei poco cauti discorsi che le uscivano di bocca.sta
A
que-
scioccail
donna quanto dotta altrettanto pazza, imprudente e (tale, dal suo punto di vista, doveva sembrargli), De Souza non cessava di raccomandare calma e modenonla
razione, di non impacciarsi di ci chedi
riguardava,guaio.
badare a non incorrere in
qualche grosso
Ma
erano ammonimenti
inutili, e ai principi di
ottobre del 1798
1
II
Decennio del cittadino Giuseppe Albarelli, NapoH, anno primo
di nostra libert, pp. 48-9. Cfr. in questocobini napoletani*2
volume
lo
scritto sui Gia-
prima
del 99.
Si
vedano
le lettere al
Metastasio del 16 ottobre 1775 e 22 lu-
glio 1777.
Lo
stesso
Metastasio prendeva incarico di presentare per
parte- di Eleonora al
duca don G-iovannile
di
Braganza, di passaggiogli elogi
per Vienna, un esemplare dell 'Or/eo, e
comunicava
che
il
duca aveva fatto della poetessa italo-portoghese.
II.
LA GIACOBINA
27
il
De Souza davain
la notizia
che l'Eleonora s'era fatta metla
tere
prigione.
A
dir
vero, non
credeva capace di
complotti,
ma
di sole
imprudenze; tuttavia, dal modo co-
m'era stata arrestata, conveniva supporre che il governo napoletano avesse indizi sicuri, ed in questi tempi di depravazione generalecarcerarla ^(egli
soggiungeva) era stato ben fatto
Eleonora, arrestata, dunque, in circostanze e per ca-
conosciamo esattamente, fu condotta alla Vicaria, in quella prigione che si diceva del Panaro ,
gioni che non
dove stavano rinchiusi
altri sospetti di
giacobinismo
^.
Ma
era destino del
De Souza che
le relazioni
con
la
sua
ardente compatriota dovessero attirargli qualche fastidio.Dalle prigioni della Vicaria, Eleonora gli diresse unatera in lingualete,
portoghese.
La
lettera
fu
sequestrata;
quantunque non poco oscura e misteriosa, apparve da essa non solo la grande intrinsechezza fra il diplomatico portoghese e la rea di Stato, ma anche che quest'ultima avevaricevuto, per
mezzo
del
De Souza
e pel tramite della leIl
gazione portoghese, un carteggio riconosciuto sedizioso.
governo napoletano
scrisse
subito al suo ambasciatore aal go-
Lisbona di fare vive rimostranze per tale accaduto
verno portoghese; e quel primo ministro Finto, dolentissimo pur del semplice sospetto, si affrett a dare ordineall'incaricato di mettersi a disposizione del governo napo-
letano per chiarire
il
suo operato. Vero che pi tardi,^.
il
De Souza
pot provare la sua innocenza
1
Illustr. e
doc, n.
III.
2
Sul principio dell'ottobre 1798 fu arrestata e condotta in una
di quelle orribili segrete
che in Napoli
si
rest fino al giorno della rivoluzionezionale,
{Monitore di
chiamano criminali, dove Roma, foglio na-
numeroe
46, terzodi 3 ventoso, a.Vite,
VII repubblicano e II della
Hbert). Cfr.3 Illustr.
D'Ayala,doc, n.
p. 289.
III.
.
28I
ELEONORA DE FONSECA PIMENTELprigionieri politici sospiravano in quegli anni col loro
poeta, Ignazio Ciaia:Gallia, chi
t'ama di cateneil
cinto;
Gi l'urna e
ferro la vendetta
chiama;
Gallia, t'affretta!
Se pi
tardi, estinto
Vedrai chi t'ama! ^
Ma, poco dopo che l'Eleonora era stata gettatacere'^,
in car-
seguiva rapidamente la catastrofe della monarchia di
Napoli: la deliberazione della guerra contra la Francia, l'entrata in
campagna
dell'esercito napoletano sotto
il
Mackil
il
24 novembre, la riscossa offensiva dei francesi cominciatail
5 dicembre, e la fuga di re Ferdinando in Sicilia
23
di quel mese.
Perlibert,
effetto di questi
rivolgimenti, ella riacquistava la
a
mezzo
del
gennaio
1799,
quando
i
lazzaroni,
mossi alla notizia dell'armistizio di Sparanise concluso dalvicario
generale
Pignatelli,
si
armarono ed aprirono
le
carceri; donde vennero fuori, misti coi delinquenti comuni,i
perseguitati politici. E, tosto uscita dal carcere, prese
parte con gli altri patrioti alla formazione di quel comitato centrale, che,