PRIMAPAGINA Febb. 2010

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mensile per Teramo e provincia www.primapaginaweb.it

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In questo numero...

Una nuova avventura

“Son finito in prima pagina, tre parole, pazzoper amor…”. Iniziava proprio così il ritornellodi una famosa canzone di Adriano Celentanodel 1983. Da allora di tempo ne è passato pa-recchio, ma la voglia di stupire e di far so-gnare del “molleggiato” è sempre quella di untempo. La stessa che noi oggi, manipolo disognatori dalle belle speranze, vorremmo tra-smettere a tutti i nostri lettori. Senza pretesedi grandezza, senza alcuna forma di presun-zione, ma solo con il chiaro intento di rega-lare al nostro territorio una nuovaopportunità per conoscere, sorridere, riflet-tere e perché no, anche ripararsi e sognare.“Prima Pagina” proverà ad essere tutto ciò,nel pieno rispetto delle persone e delle ideealtrui, nella piena tolleranza di un pensierodiverso, nella perfetta convinzione che ogniarticolo potrà suscitare reazioni opposte econtrarie. Ben vengano dunque suggerimentie critiche, a patto, ovviamente, che siano co-struttivi, per crescere tutti insieme, per rac-cogliere nel migliore dei modi una nuovaentusiasmante sfida editoriale.

Luigiaurelio PomanteDirettore “Prima Pagina”

Per suggerimenti, riflessioni, critiche, propo-ste, chiarimenti, richieste di collaborazione,si può contattare il seguente indirizzo diposta elettronica: [email protected]

36 IO PER VOI… UN LIBRO APERTOAlla “scoperta” del patron del Teramo Calcio

22 SANITÀLa Asl di Teramo sempre più all’avanguardia

10PERSONE, PERSONAGGI E PERSONALITÀIl 2010 sarà l’anno della ripresa

18CRONACAIo, vittima di un mostro!

In copertina: bassorilievo del XVsecolo "A lo parlare age mesura",ora esposto nella sala consiliaredel Comune di Teramo

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24 VOLONTARIATOAIRC, alla ricerca della Vita...

7 L’EDITORIALETeramo, il sogno e il grande incubo

32 OCCUPAZIONEAlla disperata ricerca di un lavoro

9 IL RICORDOCiao prufessò!

12 TERAMO€CONOMIAMissione viaggiare

15AMBIENTELungofiume Vezzola: un’ideaprogetto ambiziosa ma possibile!

65 L’ANGOLO LEGALEIo la vedo così...

66 LA RICETTA DEL MESETimballo verde di casa mia

21 POLITICALa strana storia delle primarie

28 ATTUALITÀLa Teramo invisibile

64 CONSUMATORIDalla parte del cittadino

27 FEMMINILE PLURALE“...e vissero felici e contenti!”

20POLITICAIn bocca al lupo, segretario!

30 MONTAGNA CON AMOREPrati di Tivo, uno sguardo versoil futuro

38 IMPIANTI SPORTIVI CERCANSITeramo e lo sport:tanta voglia di vincere,pochi, pochissimi, impianti per farlo

62 MONDO INTERATTIVOInternet: tra opportunità e insidie

40 AFFARI TERAMANIIl “sinistro” di Dio: Maurizio Scarsella

42 LE INTERVISTE IMPOSSIBILIMario Orta e Giuseppe Poeta:due campioni a confronto

45 MASS MEDIANiente trucchi, niente inganni: signori è la radio!

48 LE PAGINE DELLA CULTURATour de force alla “Riccitelli”

49 LE PAGINE DELLA CULTURADentro e fuori la scena:il segreto di Silvio Araclio

51 GLI APPUNTAMENTI DEL MESENon solo week-end

54 UN VIAGGIO NEL TEMPO...Gino Di Benedetto, una guidadel nostro passato

56 I LUOGHI DELLA NOSTRA TERRAPasseggiando per... Civitella del Tronto

58 GLI ANGOLI DIMENTICATIAlla riscoperta dell’Istituto ReginaMargherita

60 I MIGLIORI AMICI DELL’UOMOIl fascino di un viaggio in “altre” menti

DIRETTORE RESPONSABILELUIGIAURELIO POMANTE

EDITORE

società cooperativa a r.l.

Registrazione Tribunale di TEn. 605 del 14/07/09

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEVia Costantini, 6 - TERAMO T. 0861.1990235 - F. 1990436

[email protected]@libero.it

HANNO COLLABORATO:Francesca AlciniiGustavo BrunoDino Cardarelli Mira Carpineta Marco De AntoniisAlessandro Di EmidioPasquale Di Ferdinando Giancarlo Falconi Gianni FalconiFederico IoannoniVincenzo Lisciani Petrini Lina MonacoDaniela Palantrani Raul Ricci RopelRoberto SantoroValerio SilveriiAlessia Stranieri

CREATIVITÀ E GRAFICAStefania Cappelli

OTTIMIZZAZIONE GRAFICAMaria Giulia Marconi

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ

Via Costantini, 6 - TERAMO T. 0861.412240 - F. 1990436

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DISTRIBUZIONEKosmoServizi

STAMPATipografia 2000

Chiuso in Redazione 8 febbraio 2010

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione di chi scrive e non i

mpegnano In alcun modo nè la Redazione nè l’Editore. Non è consentita la riproduzione,

anche solo parziale, sia degli articoli che delle foto.

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L’editoriale di Luigiaurelio Pomante

Teramo, il sogno, il grande incubo

Un tranquillo sabato invernale,almeno all'apparenza. Sveglia ecaffè, barba e bidè e poi tantavoglia di una sana mattinata dishopping in Teramo centro.L'auto è lì fuori, magari nontroppo pulita ma pronta e vo-gliosa di una nuova giornata in-sieme. Tanto, l'orario di entrataed uscita delle scuole è lontano,il grande fermento del mercatosettimanale è solo un ricordo diun'infanzia purtroppo perduta.Radio accesa, solito saluto al-l'edicolante di fiducia e quindigiù, all'assalto della mia città.Sono appena le 10.07. Da unrapido sguardo dall'alto la vitasembra scorrere senza frenesia,con il solito ritmo, quasi caden-zato, quasi dal potere ottun-dente. Del resto il tragitto dapercorrere, Colleatterrato Alto-Piazza Verdi, è di quelli non trascenden-tali, appena 4,5 km ci dice il sitoMichelin, una semplice e gradevole"passeggiata" direbbe qualcuno. Tuttociò sulla carta, tutto ciò fortemente il-lusorio, tutto ciò non a Teramo. Perchèil sogno di una bella giornata tra le viedella tua città si può trasformare subitoin un incubo, un grande incubo. VialeCrispi è la perfetta reincarnazione del-l'inferno dantesco. Macchine a destra,a sinistra, clacson impazziti, guidatoriche sbucano da incroci improvvisati, lacolonna di traffico che si fa sempre piùmassiccia già ai primi numeri civici. Ver-rebbe quasi voglia di tornare indietronell'amena tranquillità della campagna,ma la radio prova a "consolarmi", rega-landomi un Ivan Graziani d'annata,un'"Agnese" che riporta alla mente im-

magini e sensazioni passate che non cisono più. L'avventura deve andareavanti, guai a mollare proprio adesso,da vigliacchi tirarsi indietro nella lotta.Davanti a me un bus affollato, un auti-sta sconsolato ma ormai abituato aduna routine che si ripete da tanto,troppo tempo. Intanto l'orologio segnale 10.32 e alla mia sinistra si affaccia unnoto negozio di giocattoli, per tanti annimeta preferita delle mie giornate. Ilcentro però è ancora troppo lontano,tanto vale mettersi l'anima in pace,tanto vale alzare il volume della radio,senza pensare troppo. Eppure, nelcuore la rabbia è tanta, il senso di im-potenza collettiva domina incontra-stato. Alla mente tornano troppe folli escellerate decisioni amministrative delpassato, quando forse era ancora pos-sibile prevenire un problema che oggi

dovrebbe essere, senza alcun dubbio,la priorità assoluta della nostra classepolitica dirigente. Destra o sinistra chesia. Nel vortice delle riflessioni, qual-cosa comunque sembra muoversi. Da-vanti a me, come per incanto, la codasembra sparita, il miraggio di un par-cheggio prova a concretizzarsi. Poi,però, un suono forte, deciso, improv-viso: è quello del bus che sta ripartendodalla sosta e che inveisce contro un au-tomobilista indisciplinato, l'ennesimo.Mi desto dal piacevole torpore, il caosè quello di sempre, la scuola Noè Lu-cidi, maestosa come un tempo, mi os-serva silenziosa, forse provando ancheun pizzico di compassione per chi hacompiuto tra le sue mura i primi passiverso le asprezze della vita. Il sogno èsvanito, l'incubo ricomincia e sono "ap-pena" le 10.42...

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Il ricordo

Quando muore un vero poeta, tuttoil mondo è un po’ più vuoto. AlfonsoSardella scomparso in una umidasera di fine gennaio, era il poeta dellateramanità. Se n’è andato in silenzio,con l’umiltà con cui aveva trascorsogli ultimii ultimi anni della sua vita.Con estrema dignità e compostezza.Ma Alfonso, il caro Alfonso, era statoanche un professore, era stato ancheun pluricampione sportivo, era statoun abile calciatore, era stato in-somma un atleta completo. Aveva poidato sfogo alla sua profonda pas-sione di poeta di Teramo. Le

sue opere sono state scritte con ilcuore. Ma Alfonso va ricordato ancheper la sua goliardia, per la sua vogliadi vivere. Con la bici saliva verso iPrati di Tivo, giunto in piazzetta si av-vicinava al solito gruppo di amici edesclamava: “Me lo sono guadagnatoun piatto di tagliatelle?”. E la seratafilava via con allegrezza e cultura per-ché poi assai spesso faceva ascoltarein anteprima le sue poesie che sareb-bero state pubblicate successiva-mente. E come non ricordare quandovoleva ricostruire una parola dialet-

tale antica teramana e se neandava in giro a parlare congli anziani per scovarne ori-gini e mutazioni successiv?Era una delizia per le orec-chie. La sua melodia scor-reva via tranquilla egradevole. Era uno di noi.Era il poeta al quale una ge-nerazione di teramani devequalche cosa non solo sottol’aspetto dell’insegnamentoquotidiano. Poi la malattiace lo ha strappato, vivevaalla casa di riposo ed il malelo aveva aggredito proprioprivandolo dell’uso dellaparola. Destino cinico ebeffardo che ad un poetablocca la possibilità di farsiascoltare, di comunicare.Ma per fortuna i suoi scrittirestano. E potranno an-cora segnare le serate te-ramane all’insegna dellateramanità. Sarà difficiledimenticarlo perché partedi lui resta dentro di noi.Per fortuna.

Ciao prufesso!

di Gustavo Bruno

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Persone, personaggi e personalita

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di Ropel

Il 2010 sarа l’anno della ripresa:

parola di Paolo GattiL’assessore regionale ci illustra progetti,

iniziative e programmi dell’anno appena iniziato

Deciso, pimpante, con idee ben chiarenella testa e tanta voglia di fare. PaoloGatti, 34 anni all’anagrafe, avvocato diprofessione, marito e padre felice, veroe proprio “figlio” d’arte della politica te-ramana, è oggi uno dei volti giovani,frizzanti e competenti della giunta re-gionale abruzzese. Eletto consiglierecomunale a Teramo nel 1999, ha ripe-tuto la sua esperienza nel 2004, risul-tando il primo degli eletti nel Comuneaprutino. Assessore tra i più attivi, neldicembre 2008 è sceso in campo ac-

canto a Gianni Chiodi alla conquistadell’Abruzzo: l’impresa è riuscita nel mi-gliore dei modi. Primo degli eletti con10.130 preferenze e subito incarichi im-portanti per lui. Assessore, chia-riamo subito un concetto: lecompetenze che sono relative alladelega ottenuta in regione sono

numerose. Le vogliamo riassu-mere? “Le deleghe sono lavoro, for-mazione e istruzione, quindi anchel’università e politiche sociali, ivi com-prese le politiche giovanili. Insomma:ci si muove a 360° nel vero senso dellaparola”. Catapultato dalla realtà delcomune di Teramo a una realtàcomposita e variegata, come haagito? “L’approccio è stato durissimo,è bene dirlo. Io caratterialmente nonsono uno che si spaventa ma venivamoda un periodo di non governo difficile,di totale inattività da parte della re-gione che non aveva più una gestioneordinaria. Poi si è aggiunta anche latragedia del terremoto che ci ha assor-bito totalmente, sia emotivamente chenell’impegno giornaliero”. Chiariamoanche un altro aspetto: il suo è unassessorato itinerante? “Sì, pos-siamo dire proprio così. Ho trovato unastruttura un pò farraginosa. Sono inter-venuto favorendo un progetto esecu-tivo di riforma della direzione”. Parlaredi giovani significa anche parlaredi formazione e lavoro, nonché delrapporto tra scuole professionali emondo del lavoro. E’ un punto no-dale. Quali sono le iniziative piùconcrete nella mente di PaoloGatti? “In concreto: cambiamento to-tale del sistema di accreditamento deglienti formativi in Abruzzo come nel

resto d’Italia. Abbiamo realizzato un nuovo sistemadi accreditamento, molto più serio, checi consentirà di avere maggiori certezzein ordine alla serietà dei formatori”. Maanche i corsi autorizzati devonoessere ben finalizzati… “Non c’èdubbio. Intanto siamo partiti, abbiamoribaltato il sistema dell’accreditamento,poi abbiamo approvato una legge sullaquale la regione Abruzzo era in ritardodi 7-8 anni, la legge sull’apprendistatoche riguarda i ragazzi sotto i 30 anni eche ha come sua peculiarità sia l’avvia-mento al lavoro sia la formazione. Ciaccingiamo a finanziare - cioè andareincontro - le imprese e incentivarle per-ché possano chiamare giovani anche inun periodo difficile, formarli ed even-tualmente tenerli”. Nell’ambito diqueste competenze direttamenteo a lato c’è il discorso degli am-mortizzatori sociali e la crisi chesta incidendo sull’economia regio-nale e sull’occupazione. Come af-frontare tali emergenze? “Duecose: sugli ammortizzatori sociali ab-biamo distribuito oltre 90, anzi quasi100 milioni di euro, a lavoratori che sisono trovati in grande difficoltà e chenon avevano accesso agli ammortizza-tori ordinari. Quindi abbiamo dato unarisposta importante dal punto di vistasociale. Inoltre abbiamo recuperato 24

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milioni di euro che la regione Abruzzoaveva restituito all’Unione Europea”.Voltiamo pagina. Una riflessione:quali sono le iniziative sia per glianziani in generale e sia per le exIpab? “Innanzitutto abbiamo garan-tito, nonostante la situazione dramma-tica del debito che sfiorava i 4 miliardidi euro, tutte le risorse che erano pre-viste nel piano sociale regionale equindi nei piani di zona. Adesso abbiamo iniziato la fase di ste-sura del nuovo piano sociale regionaleed è evidente che ci sarà un’attenzioneparticolare per una categoria che si “in-grossa” ogni giorno di più.. Per quantoriguarda invece la riforma delle Ipabche abbiamo impostato, è una riformadoverosa di un sistema vecchio, chenon funziona e che non libera risorseche pure ci sono, e che non prevedeuna programmazione seria degli inter-venti. La riforma è in itinere e io pensoe spero che nel giro di qualche mesepossa vedere la luce”. Quasi prima dichiudere: cosa è “Futuro In”? ”E’un’associazione che ho costituito in-

sieme a molti amici nel momento incui io ero nell’Udc e Casini decise diuscire dal centrodestra per fare unpercorso diverso. Insieme decidemmodi rimanere dove eravamo, cioè nelcentrodestra. Ci siamo aperti a tantealtre energie e tante altre persone cheavevano interesse ad entrare nelmondo della politica e della pubblicaamministrazione in questo senso. Adesso vogliamo fare quello che ave-vamo detto all’inizio, partecipare, cioè,al processo di costruzione, che è an-cora in essere, del Popolo delle Li-bertà, di questo soggetto unico dicentrodestra, per dare un contributoper un partito che sia radicato”.Un’ultima domanda. Paolo Gatti èassessore ma anche uomo. Cosa ècambiato in questi mesi di asses-sorato? “Io spero di essere rimastocome prima, con lo stesso entusiasmo,lo stesso impegno, anche la stessaumiltà. Ci penso spesso a questo. C’èun’unica cosa che un po’ ti modifica: èche ho vissuto da poco l’esperienzadella paternità ed è indiscutibile che

qualche pensiero nuovo e diverso tivenga. Normalmente mi alzo la mattina o vadoa dormire la sera pensando che il bilan-cio di un anno da assessore è superiorealle mie aspettative, non so se suffi-ciente. Il mio bilancio familiare è invecedi sicuro straordinariamente positivoperché ho avuto una grande gioia. Cheauguro davvero a tutti!”.

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Teramo€conomia

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di Mira Carpineta

Chi non ama viaggiare? Di sicuro po-terlo fare in modo confortevole rendeogni spostamento un’esperienza piace-vole anche quando lo si fa per lavoro oper motivi diversi dalla vacanza. A Te-ramo questa “missione” è svolta daun’azienda presente da sempre nel set-tore del trasporto di persone e di cui neè diventata indiscussa leader. Il viaggio della Baltour è infatti iniziatocirca 50 anni fa. Questo gruppo, oggiguidato dal commendator Agostino Bal-lone, spazia dalle linee a lunga percor-renza ai trasporti urbani della città diTeramo, al turismo. La recente acquisi-zione di due storiche società toscane,la Sena e la Eurolines, proietta l’aziendateramana in un panorama che oltre-passa i confini nazionali, realizzandocollegamenti con le principali capitalieuropee. Il successo dell’azienda ha isuoi punti di forza nei numeri e nellaqualità dei servizi offerti: 1.100.000 chi-

lometri annui sul servizio urbano di Te-ramo, 4.000.000 chilometri complessivisui servizi pubblici, 4.900.000 passeg-geri annui trasportati, 600 destinazioninazionali e internazionali. E così è proprio il presidente Ballone asottolineare l’importanza riservata al-l’aspetto qualitativo che si esprime nellascelta di dotare i veicoli di comforts eoptionals, diventati poi degli standard,ma soprattutto nel ricambio costante eveloce della flotta aziendale che haun’età media di 2 anni. “Questa atten-zione si concretizza, inoltre, sia nellascelta dei materiali usati sia in terminidi distanza tra i posti - spiega il Presi-dente – Quest’ultimo caso, che di fattoprovoca una diminuzione del numerodegli stessi, se apparentemente pena-lizza il lato economico nel breve ter-mine, in realtà premia lo sforzo dioffrire qualità superiore. I nostri sedilisono più larghi dei modelli standard. A

que-sto pro-posito posso dire che nei sondaggi periodici che vengonoeffettuati per misurare il gradimentodella clientela, tale sforzo viene apprez-zato. Abbiamo un nostro standard cheormai è a regime, i sedili hanno lestesse dimensioni, i colori e gli acces-sori presenti sono gli stessi in tutti gliautobus così da essere riconoscibili. Maqual è la vita media degli autobusBaltour? “Questo è un altro punto diforza della nostra società. Abbiamo unricambio dei veicoli molto accelerato. Inostri automezzi hanno una vita mas-sima di 4 anni, che porta ad avere me-diamente un ricambio ogni due anni equesto da il segno dell’efficienza deiveicoli”. Come viene selezionato ilpersonale? “Per quanto riguarda il

Missione viaggiare

Alla conquista del mondo…in autobus!

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personale viaggiante, esso è selezionatoin base a criteri di qualità di servizio, è digrande esperienza ed è sottoposto a con-trolli sanitari periodici, come ad esempioanalisi sulle tossicodipendenze”. Par-liamo del trasporto urbano. Grandesuccesso ha riscosso il servi-zio del bus navetta che molticittadini vorrebbero piùampio dell’attuale circuito.Chi stabilisce i percorsi? “IlComune è l’ente programmatoredel percorso, Baltour è l’ente ese-cutore. La titolarità del servizio èquindi di competenza comunaleanche se poi ci si confronta suivari aspetti di esecuzione sullabase delle richieste della clien-tela. Siamo consapevoli che la di-sponibilità chilometrica delcomune è assolutamente insuffi-ciente ad esaudire tutte le richie-ste di copertura di interi quartieriad alto sviluppo, come le zoneperiferiche”. La Regione avevain programma la regolarizza-zione delle concessioni suitrasporti: a che punto è la si-tuazione? “La Regione conti-nua, a nostro avviso, amantenere una posizione digrave conflitto di interessi su que-sto argomento, non a caso inAbruzzo non si sono mai fattegare né recepite normative giàesistenti. Non c’è particolare inte-resse a spingere su questo problema dalmomento che la Regione ha 3 società, trale più grandi d’Abruzzo, sotto il propriocontrollo”. In che misura vengono sta-bilite le convenzioni? “Noi siamo an-cora fermi ai vecchi schemi sulle

concessioni che risalgono agli anni ‘60 esostanzialmente non è cambiato granchè.E’ chiaro che c’è la necessità di rivedere iparametri perché le richieste della clien-tela sono aumentate rispetto ai chilometricoperti”. Quale potrebbe essere la so-

luzione? “Credo che le liberalizzazionisiano la medicina utile a curare questomale. Senza mercato non esiste efficienza.Bisogna tornare a fare azienda e non po-litica e nelle aziende pubbliche questi ruolinon sempre sono distinti”. Per tornare

alla politica aziendaledi Baltour parliamo dellow cost. Come fun-ziona e come viene re-cepito? “Grandissimosuccesso: è una politicaseria, circa il 30% deiposti è riservato al lowcost e, se ci si attiene alregolamento, si può viag-giare davvero in modoeconomico”. Come èstato e come sarà il“viaggio” di Baltour?“Molto bello, ma non è fi-nito. Si può andare an-cora lontano!”

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Nel programma della nuova Amministrazione Comunale diTeramo è compreso un intervento per rendere più fruibili ilungofiume della città anche collegandoli tra loro. Tra le righeè emerso che - probabilmente - sarà la Forestale a collabo-rare nel controllo della zona, anche per "fatto ambientale".

E', allora, "riemersa" con decisione, un'idea-progetto cheavevo preparato (www.quiteramo.it) per l'Amministrazione-Chiodi poco prima del suo imprevisto scioglimento.

Ciliegi e pioppi; cultura e benessere per il tratto cit-tadino del lungofiume VezzolaL'idea mi venne una domenica pomeriggiodella primavera dell' anno scorso, tra-scorsa con i ritmi tranquilli di una volta,allorchè ho "raccolto" sensazioni e rifles-sioni molto interessanti che ora voglioproporvi.

Sensazione 1.La prima è stata di trovarmi ad Edim-burgo (sic!!) ove le sponde del lungo-fiume (ovviamente curate con pratoall'inglese), divisorio naturale tra la cittàvecchia - in alto - e la città nuova - inbasso -, con il tempo si sono trasformatein luogo di incontro e di riposo per i resi-denti e turisti. Qualche locale di ristoro,molte e belle panchine ove fermarsi,aiuole fiorite e cestini per cartacce, ren-dono facile e gradevole l'andarci ed il so-stare, magari per leggere, per riposarsi oper conversare con il vicino !

di Ropel

LungofiumeVezzola:

un’idea-progetto ambiziosa

ma possibile!

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Ambiente

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Rilfessione 1.L'enorme potenzialità offerta dall'intera area di questo nostrolungofiume permette, a mio avviso, di realizzare tanto, ma-gari con l'intervento di qualche benefico sponsor (banche oenti) o piuttosto grazie alla sensibilità dei dirigenti e soci diun Club di service (tipo Rotary o Lyons) per avere - in scala- qualcosa di simile alla bella città scozzese.Cosa fare ?Una "pulitura" delle sponde (un'opera di bonifica ambientale,cioè di superficie) magari cooordinata da esperti della Fore-stale, con l'aiuto materiale di giovani volontari, studenti oiscritti al WWF o ad Italia Nostra o Lega Ambiente o EkoClub,per esempio; sistemare molte panchine ergonomiche, qual-che cestino per rifiuti, pannelli e qualche tratto di staccionatain legno. Tutto ciò renderebbe più vivibile questo "polmoneverde" della nostra Teramo (e qui mi è sembrato vera-mente di essere altrove !).

Sensazione e Riflessione 2.E' stato per me molto forte immaginare di camminare afianco o tra filari di alberi (per esempio di ciliegio e, sullesponde, pioppi) come a Kyoto, cioè in Giappone, ove mi-gliaia di residenti e tanti turisti si recano per godere di unostraordinario e semplice ambiente e cinefotografare, in pri-mavera, il fiorire degli alberi.Per esempio, con l'intervento delle Scuole (per tutte, l'IstitutoProfessionale di Stato per l'Agricoltura) o di enti (ComunitàMontana o Consorzio BIM) che problemi ci possono essere

a mettere a dimora (e curare un pò) 100 o 200 piante diciliegio e due o tre decine di aiuole fiorite ?Ed ancora, negli "spiazzi" qua e là esistenti, vedere realizzati"angoli per la cultura" (estemporanee di pittura, recitalsdi poesie o esecuzione di musica sinfonica o no); con ade-guata pubblicità. E’ difficile? Infine, sarà bello e utile invogliare (e abituare) i teramani afrequentare questo bell'angolo della città, indicandonebene gli accessi, assicurando un'adeguata vigilanza (anched'intesa con le Forze di Polizia) e valorizzando il "pontedegli impiccati" o la "fonte della regina".Quando tanti teramani (e la domenica pomeriggio nonsono pochi) "scopriranno" il piacere di passeggiare (o cor-rere), riflettere o riposare, leggere o conversare in tali spaziverdi, certamente saranno lieti e, contemporaneamente, sa-ranno scoraggiati gli immancabili vandali o ignoranti che de-gradano l'ambiente. Ci sarà un piccolo - ma importante -motivo in più per avere l'orgoglio dell'appartenenza allanostra terra!Se, a tutto quanto sopra, si aggiunge la significativa aliquotadi mamme e bambini (anche in carrozzina) che possono be-neficiare di spazi verdi, ampi e tranquilli, allora appariràchiaro come questa idea-progetto abbia anche, anzi ancorpiù, una valenza di carattere sociale.Con un ossimoro chiudo questa nota e riassumo il mio pen-siero:

fare molto con poco, è bello, forse facile!

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Cronaca

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Io, vittima di un mostro!

D. Claudia, raccontaci a grandilinee questa drammatica vicenda. R. “Sono stata vittima di un sedicentemago per dieci anni, da quando neavevo ventuno. La mia esperienza è ine-vitabilmente stata traumatica e deva-stante sotto ogni profilo, ma oggi possodire di essere fortunata solo per il fattodi essere viva e di esserne uscita. Desi-deravo essere libera, ma solo dopo es-sere stata privata della libertà, hoconosciuto veramente il significato diquesta parola”. D. In quel periodo non stavi vi-vendo giorni sereni. Cosa succe-deva intorno a te? R. “Stavo vivendo un periodo di pro-fonda sofferenza dovuto alle gravissimecondizioni di salute di mia madre. Seguiil’invito, di una persona che credevoamica, senza valutare il rischio che po-teva presentare, di affidarmi al parere diun sedicente mago che spontanea-mente non avrei mai cercato. Quandomi presentai all’appuntamento, il magoebbe l’abilità di farmi sentire in brevetempo in grave pericolo e contempora-neamente sollevata dall’aiuto che mi of-friva. In breve si pose al centro della mia

vita. Usava la sua abilità di manipolatoreper indurmi ad un persistente stato diconfusione, bersagliandomi con mes-saggi contraddittori ed emozionalmenteforti, senza darmi il tempo, natural-mente necessario alla mente, di valu-tarli”.D. Aveva praticamente fatto tabularasa di in ogni tuo rapporto so-ciale? R. “Mi stava plagiando e manipolava lamia mente in modo da non permettermidi sottrarmi al suo indottrinamento”.D. Come racconti anche nel tuo ro-manzo (PLAGIATA, edito da Mon-dadori nel 2008), all’inizio le sueattenzioni si erano dimostrate ami-chevoli. Solo dopo averti circuita siè manifestato per il mostro che era.Come sono andati i fatti? R. “Cominciò ad abusare di me, oltre chepsicologicamente, anche fisicamente,garantendomi come unica soluzione allamorte un rito sessuale, che poi divennesempre necessario. Dirigeva la mia vitae non ero libera di scegliere nulla. Nonmi erano permesse relazioni sentimen-tali, controllava le mie amicizie. A causasua sono sieropositiva. Poi ha comin-

ciato a chiedere soldi, ma non subito,dopo circa tre anni. Ho subìto le peggiorioffese e umiliazioni che possa ricevereuna donna e una persona. Le ho sentitenella carne e nell’anima. In balìa di unciarlatano che si definiva “mago” cheprometteva la mia salvezza, felicità e be-nefici per mia madre al prezzo di tor-mento, violenze, abusi fisici e psicologiciche erano i suoi riti”. D. Tutto questo avveniva e tu nonriuscivi a opporre nessuna forma diresistenza. Come ti sentivi? R. “La vera tragedia delle vittime, comelo sono stata io, è l’impossibilità di ren-dersi conto di essere caduti in una gab-bia atroce, mentre il plagio è in atto. Alpunto tale da tutelare l’aguzzino, per-dere ogni senso critico e accettare pas-sivamente ogni controsenso, ogniassurdità, ogni abuso, ogni violenza in-ferta. Per questa ragione le persone ir-retite non possono salvarsi da sole e c’èbisogno di una legge che tenga conto diquesto aspetto. Una vittima di plagio,anche se maggiorenne, non è libera dipensare liberamente e di scegliere,quindi non è in grado di poter denun-ciare. E’ una persona spenta. Come lo

di Lina Monaco

Claudia Vincenzi ci racconta la sua drammatica esperienza

Claudia era una ragazza giovane e bella, fidanzata e innamorata della musica. Una ragazza come tante altre e come tantealtre ha attraversato un momento di difficoltà in seguito alla grave malattia della madre. È stato proprio in questa crepache si è infilato Demos, sedicente mago in contatto col divino, piegando la sua mente a proprio piacimento. Con la scusadi compiere strani rituali, quelle che lui chiamava "le opere", il mago ha iniziato ad abusare sessualmente di Claudia, co-stringendola a giochi osceni e raccapriccianti, contagiandola infine con il virus dell'HIV. Questa però è una storia a lietofine. Grazie all'aiuto delle persone più vicine e soprattutto grazie a un coraggio straordinario, Claudia è riuscita dopo annia svegliarsi dal suo incubo, a denunciare il suo oppressore e a ritrovare il sorriso.

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ero io. C’era la possibilità che non mi sal-vassi mai, se non avessi ricevuto unaiuto esterno dalla mia famiglia”.D. Poi la sentenza di primo grado,l’appello. Adesso manca il terzogrado in cassazione. Tanto tempo ègià trascorso: come ti senti a per-correre la strada della giustizia chesembra essere ancora moltolunga? R. “Credere nella Giustizia e affidarsi adessa è un atto di amore per la verità, adifesa di se stessi e della società, e chiintraprende la scelta di denunciare devesentirsi tutelato. Nel caso di plagio signi-fica anche accettare il rischio di even-tuali minacce ed intimidazioni (cuispesso sono sottoposti i fuoriusciti dellesette distruttive, ad esempio), superareil senso di vergogna che frena ogni sti-molo ad esporsi. Ad ogni modo, qualorala decisione venisse presa, una delleprime cose che la vittima di plagio dovràspiegare è come sia stato possibile re-stare tanto tempo succubi. Questopunto può essere facilmente oggetto distrumentalizzazione dagli avvocati della

difesa, in sede di processo, quando insi-nuano che il lungo tempo trascorso intali condizioni senza ribellione od eva-sione è indice di libera scelta del sog-getto che ci rimane. Ma non è così. Iltempo è a favore dell’aguzzino. Più èlungo il periodo di sudditanza, più occa-sione ha il manipolatore di rinnovare ilcondizionamento, e maggiore è la diffi-coltà per la vittima di liberarsi.”D. Oggi Cluadia ha fatto tante con-quiste. Dal tenere nascosta la tuaimmagine fino alle interviste tele-visive in programmi Rai e Media-set. Quanto ti ha aiutato scrivere iltuo romanzo? E quanto pensi dipoter aiutare quanti si trovano incondizioni di sottomissione dellapropria volontà? R. “Qualche mese dopo la pubblicazionedel mio libro ho maturato la decisione diparlare a viso aperto, abbandonando itimori di espormi che avevo prima, per-ché nascondermi per le violenze subìtemi dava la sensazione di aver perso ladignità e la faccia, di vivere a metà. Perquesto e, a maggior ragione, per l’ur-

genza di una legge in Italia, ho deciso diparlare. Oltre a presentare il mio libro,partecipo a conferenze, ho un sitowww.claudiav.it con notizie e link utili esono coautrice del film documentario“La prigione invisibile” insieme alla gior-nalista Lisa Tormena ed al regista Mat-teo Lolletti. In ogni occasione rinnovo lamia scelta di condivisione del miodramma sempre più coscientemente, espero che tutto sia utile a qualcuno oltreche a me stessa”.

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Sono stati circa 20.000 i cittadini chedomenica 17 gennaio hanno scelto dipresentarsi nei seggi del proprio circoloper votare il segretario e l’assembleaprovinciale del Partito Democratico; unsuccesso di parteci-panti che supera quellodelle primarie nazio-nali, pure supportateda un riverbero media-tico sicuramente supe-riore. L’affluenza èstata dunque di circa il10% del corpo eletto-rale complessivo dellaprovincia di Teramo, ivoti validi sono stati18.548, di cui 9.633vanno a Robert Ver-rocchio, 6.345 aSandro Mariani e2.555 a Marco Cite-rei, che conquistanorispettivamente 134(55,8%), 74 (30,8%) e32 (13,3%) delegati inassemblea. Queste le prime paroledel neo segretario delPD: "Pur essendoci unvincitore scelto dalla gente, mi piace-rebbe far crescere il partito in un climadi serena cooperazione, partendo pro-prio da questo dato confortante che èla grande affluenza alle urne. La vici-nanza dei cittadini è quello che mirende più felice, perché credo nella co-

struzione di politicheefficaci proprio par-tendo dalle esigenzee dai bisogni dellagente. Credo fer-

mamente nei gruppi di lavoro, nellaestrema efficacia di più teste pensantiper la risoluzione di un problema. Invirtù di questa mia convinzione saròpresto in giro per il territorio, ad incon-trare i circoli per pianificare una pro-grammazione comune, per sentire la

voce delle di-verse realtà localie dei tanti soste-nitori del PD.Credo fermamentenella forza di un co-ordinamento effi-ciente di tutte leistanze e le energieprovenienti dal terri-torio provinciale, unlavoro gravoso ma ne-

cessario per permettere alPD di crescere e diventaresempre più forte. Solo se sa-remo uniti si potrà vincere.Penso ad un coordinamentodelle aree maggiormente indifficoltà, come la Val Vi-brata, per la crisi economica,o le aree interne della mon-tagna, per i danni derivatidal sisma, ho intenzione diincontrarmi con Claudio Ruf-fini e Peppino Di Luca, cosìcome mi vedrò con i rappre-sentanti delle altre forze po-litiche di sinistra e leassociazioni di categoria, perpianificare un lavoro co-

mune e condiviso. Il risultato di questeprimarie - conclude Verrocchio - segnaun giro di boa, un primo passo verso ilfuturo di questo partito, un futuro, nesono certo, costellato di nuove batta-glie e molte vittorie". Il nuovo corso delPD sembra essere già iniziato.

Politica

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In bocca al lupo segretario!

Robert Verrocchio stacca tutti: e lui la nuova guida provinciale del PD‘

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La strana storia delle primarie

Caro Enrico Berlinguer, scusi il di-sturbo, la chiamo per avere uncommento su questo stranomondo che ci circonda. Cosa nepensa? ”Noi siamo convinti che ilmondo, anche questo terribile, intricatomondo di oggi, può essere conosciuto,interpretato, trasformato, e messo alservizio dell'uomo, del suo benessere,della sua felicità. La lotta per questoobiettivo è una prova che può riempiredegnamente una vita”. Il compro-messo storico, la politica di me-diazione, il senso di osmosi, di vasiconfinanti aveva come fulcro laquestione morale del fare politica.Oggi la questione morale è ancoraalla base della vita di un partito?“La questione morale esiste da tempo,ma ormai essa è diventata la questionepolitica prima ed essenziale perchédalla sua soluzione dipende la ripresadi fiducia nelle istituzioni, la effettivagovernabilità del paese e la tenuta delregime democratico”. Vi chiedo scusae chiedo scusa ad Enrico Berlinguer ealle sue meravigliose interviste. Ma par-lare delle primarie del Pd senza averela possibilità di sciacquare la miapenna, nei rivoli della poesia, della let-teratura politica, mi avrebbe causatouna paralisi grafica. Il PD della provin-cia di Teramo ha un nuovo Segretario:Robert Verrocchio. Scusate Padre Ro-bert Verrocchio, per via della sua somi-glianza con Padre Ralph nella serie“Uccelli di Rovo”. Personalmente trovolo strumento delle primarie per eleg-gere un Segretario di partito, invali-dante per lo stesso movimento politico.Il Segretario va eletto all’interno delpartito politico, con l’apporto dei tesse-rati, per evitare strumentalizzazioni edinvasioni di campo da parte di elettoridi altri pensieri. Il regolamento, ci assi-

curano isoliti beneinformati,verrà cam-biato altempo diuna mail.Robert Ver-rocchio èa t t u a l -mente con-s i g l i e r eprovincialeed è statovice sin-daco e as-sessore alcomune diP i n e t o .Molto probabilmente deciderà di dimet-tersi dal consiglio provinciale, per dedi-care tutto il suo tempo a tracciare lanuova linea politica. Tra i suoi illustri“padrini elettivi” ricordiamo Verticelli,Ruffini, Monticelli, Mastromauro, D’Ago-stino, Di Pietro, Misticoni. Avrei potutocontinuare, ma ho ancora poche bat-tute e non amo gli elenchi telefonici. Hodimenticato Franco Graziani ma non soquante volte si possa fare il padrino inuna vita politica. Le primarie hannoavuto inizio con lo schieramento dicampo. Un piccolo e delicato Risiko.“Napoleone” Ginoble pronto a metternel dispaccio capitan Cavallari da Te-ramo, insieme al giovane rampollo diCampli, Sandro Mariani. Capitan Caval-lari sentite le sue truppe di montagna,decide di continuare la sua resistenzanel delicato ruolo di capo gruppo inconsiglio comunale. Ringrazia e saluta.Se fosse stato unico candidato, se lamozione Franceschini avesse scelto uni-camente la sua figura, avrebbe indos-sato la sua armatura di primo degli

eletti e combattuto a muso duro. Un’al-tra storia. “Napoleone” Ginoble, in-sieme a “Gioacchino Murat” Sottanelli,“Augustin Robespierre” Giuseppe DiLuca e non mi viene il paragone perGiacomino Di Pietro, convogliano le lorotruppe a fianco dei due “ufficiali d’arti-glieria”, Marco Citerei, giovane e “co-pernicano” assessore del comune diMontorio e l’illusionista, il mago dal ci-lindro pieno di conigli bianchi, il “nipotepolitico” del sen. Rocco Salini, SandroMariani. La vittoria di Verrocchio erascontata e in un periodo di saldi, la Wa-terloo Ginobliana si è ben difesa. Graziealle invenzioni “democristiane” di San-dro Mariani. Il bianco Giglio di Campli èriuscito a far votare gli studenti univer-sitari fuori sede e gli extra comunitariresidenti, in un tentativo di integrazioneetnica, che avrà un grosso peso politicoin futuro. Robert Verrocchio ora dovràdimostrare la sua indipendenza e la suacapacità di mediare. I valori del camposono un valore da onorare. Ascolta lagente PD, torna tra la tua gente.

di Giancarlo Falconi

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Quando diversi anni fa arrivò a Teramo,Mario Molinari, direttore generale dellaAsl, era per molti il classico “uno venutoda fuori”. Ci ha messo però poco a di-ventare uno di casa, un teramano tut-t’altro che d’adozione. Sarà forse perquel suo modo di fare un po’ “gua-scone” da romagnolo purosangue, oper il suo modo di

porsi diretto, senza fronzoli o stucche-voli convenevoli, ma il suo passaggio aTeramo è stato per alcuni versi simile aquello di un acquazzone estivo. Parlarciè sempre impresa ardua, non ama leluci della ribalta e ancor meno sottrarretempo al lavoro, ma poterci scambiarequalche parola è sempre

“illuminante”, sarà perché raramentedice cose banali, non negandosi mai ilgusto della battuta salace. Quandoparla della Asl usa spesso il noi, senten-dola non come una sua creatura, macome un qualcosa di tutti, che per que-sto va difesa e valorizzata. Cos’è

cambiato nell'Azienda dal suoarrivo? “Durante questi anni cisiamo trovati a dover gestire una si-tuazione complessa soprattutto dalpunto di vista delle risorse umane.Al nostro arrivo si registrava un de-bito nel bilancio pari a circa 96 mi-lioni di euro e una carenzacomplessiva di personale (tra cui199 medici) rispetto alle articola-zioni organizzative aperte. A ren-dere ancora più arduo il nostrocompito è arrivato il piano di rien-tro del deficit che ha bloccato laspesa per il personale, impeden-doci di fatto la programmazionenel breve e nel medio periodo.Questo però non ci ha impedito di

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Sanita

di Federico Ioannoni

La Asl di Teramo sempre piu

all’avanguardia

Il direttore generale Mario Molinari

ci svela i progetti per il 2010

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muoverci verso una rior-ganizzazione gestionalecomplessiva e, nonostantei molti vincoli imposti, laAsl è riuscita a rispettare ilpiano di rientro e ad otte-nere il pareggio di bilan-cio”. Quali sono, dal suopunto di vista, i puntidi forza e quelli invecein cui la Asl dovrà mi-gliorare? “I punti di forzasono certamente quelli le-gati all’innovazione orga-nizzativa che ci haconsentito un migliorecontrollo della spesa, unanuova capacità di comuni-cazione e di relazione congli utenti, un’importanteabilità nel riuscire ad indi-viduare i nostri errori, siadi natura sanitaria che or-ganizzativa, correggendolicosì in tempo reale. Il no-stro punto di forza sta nelpersonale, sempre ani-mato da un grande sensodel dovere, che ha dimo-strato di essere la veragrande risorsa di questaAzienda. I punti di debo-lezza sono invece ancoralegati alla carenza di orga-nico, che si spera possa essere quantomeno ridotta da nuove assunzioni, eall’obsolescenza di molte apparecchia-ture che andranno sostituite o aggior-nate”. Per il personale e le nuoveapparecchiature sarà l'anno dellasvolta? “Come dicevo nel 2010 ilnuovo “Piano di rientro” dovrebbe per-metterci di assumere. Magari non saràuna vera e propria “svolta”, ma certa-mente ci aspettiamo un miglioramento. Stesso discorso per i macchinari: esisteun piano aziendale che prevede l’acqui-sto di diverse apparecchiature tra cuiun secondo acceleratore lineare checonsentirà di garantire le attività di ra-dioterapia; un ulteriore angiografo che

sarà destinato alle attività di Neurora-diologia e una nuova Risonanza Magne-tica che andrà ad affiancare quella giàesistente. Non bisogna poi dimenticareche è già funzionante la nuova TAC a S.Omero e si è in procinto di acquistarneuna nuova, multistrato, per Atri. PerTeramo poi è stata comprata una nuovaTAC a 64 strati che costituisce l’ultimafrontiera della tecnologia medica in ter-mini di capacità di diagnosi e di tempirapidissimi nell’esecuzione, un’apparec-chiatura al momento unica in Abruzzo”.Questo aiuterà anche a rendere leliste d’attesa più snelle? “Il pro-blema purtroppo è nazionale. Una me-dicina che è sempre più basatasull’evidenza, che offre strumenti dia-

gnostici sofisticati, ne-cessita che i pazienti sisottopongano ad ungran numero di accer-tamenti ed esami stru-mentali. La soluzione che la let-teratura scientifica cipropone è il cosiddetto“governo della do-manda” più che l’au-mento dell’offerta diservizi sanitari. Noi ab-biamo attivato unospecifico ufficio per lagestione delle listed’attesa, che è respon-sabile anche di tutti iCUP aziendali e checerca di razionalizzarele attività di prenota-zione garantendo co-munque le prestazioniurgenti”. Quattroospedali nel territo-rio sono un pro-blema, una risorsa ouna necessità? “Cer-tamente sono una ri-sorsa. Nel PianoIndustriale che questaDirezione ha redatto cisi è attestati a difesadei nosocomi presenti,

nonostante le sollecitazioni a rivederele nostre posizioni. Questo non toglieche 4 ospedali generalisti, e quindi contutte, o quasi, le specialità al proprio in-terno, siano spesso solo dei doppionipoco utili ai pazienti. Riconvertire gliospedali periferici, ridistribuendo lespecialità sul territorio, può senz’altroessere l’occasione per garantire servizipiù efficienti e di maggiore qualità”. Alsecondo anno che la Asl raggiungeil pareggio di bilancio si aspetta fi-nalmente un riconoscimento tan-gibile dalla Regione? “Me lo aspetto.Ma bisogna comunque tener conto deldebito sanitario complessivo della Re-gione”.

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Volontariato

“Ho il cancro”. Il dolore era il solito maldi testa ma non come quei mal di testa,che pulsano di emozione quando guardinella scatola delle fotografie mancate,che ti stringono il cuore quando nonriesci ad amare una persona che meri-terebbe il tuo amore, che ti prendonoquando tuo figlio ritarda in una nottequalsiasi, in una qualsiasi ora, dentroun buio senza luce ed ombra, che ti col-piscono al cuore quando ti licenziano enon sai come guardare la tua famiglia,che ti portano al sonno dopo una gior-nata da precario e dopo l’ennesimasconfitta, ma come quel mal di testache non racconti, perché non sai descri-vere una morsa che si chiama paura dimorire. “Ho il cancro”. Perché proprio ame? Mi siedo e dopo mi butto sul letto;mi alzo e poi corro in macchina e ho bi-sogno di un amico, di una birra, di unbicchiere di vino e di un bacio, di unacarezza, di fare l’amore, di sentirmi

vivo, immortale,di un pianto a di-rotto che si mi-schia a pioggia eti abbraccio, pas-sante di una vitasempre piùstretta, di una ri-sposta, una solarisposta. Mi sentoil sangue gelare,la paura diventacoraggio e scrivociò che non avreimai scritto per-ché sono ugualeagli altri, perchéero uguale aglialtri, ora sono di-verso: “Ho il can-cro”. Corri e tirincorro su di untreno verso un viaggio e una speranza.

Ti auguri di in-contrare Vero-nesi e di esseretoccato dal suosorriso di “PadreRicerca”. Parlo oparli con gli sco-nosciuti, decidio decido di nondire e dire,pensi ai tuoi ge-nitori, ai tuoifratelli al doloreche proveranno,penso anche almio funerale…confusione e in-tanto cerco unarisposta. La so-

lita domanda sull’amore, io ti amo per-ché tu no? Perché mi hai traditoamante mia? Perché mi hai illuso con latua bellezza, con i tuoi sapori, con latua eleganza, con il tuo sesso, con lapaternità, con la maternità, con le tuedifficoltà…oh amata Vita mia? Sudore,palpitazioni, mani che raggiungono ilpunto esatto, la coordinata del male, iltriangolo della sfida, ” Io, il cancro, lavita”. Sono passati dieci secondi dallanotizia e il medico mi lascia vivere il miomomento, attimi tra uno schizzo diumanità, di vernice, di pennello, di co-lore, di un’opera finale, finita. Parole eforza. AIRC: Associazione Italiana perla Ricerca sul Cancro. Teramo è un vi-tale esempio di sapore e accoglienza.“Titti” Fasulo è la confidenza di una si-gnora di lignaggio che ci parla con isuoi occhi chiari, che sospende dal

di Giancarlo Falconi

AIRC: alla ricerca della Vita…

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cuore le sue battaglie vinte con il can-cro, oramai un ricordo che anima la suasfida: educare alla prevenzione. TittiFasulo è la Presidentessa dell’AIRC dellaprovincia di Teramo, anima tra le azaleee le arance, tra i concorsi scolastici“Cancro ti boccio” e capace di rodare,manutentare, curare il motore del-l’AIRC: la gente. “Le donazioni, i volon-tari - così inizia la presidentessa Fasulo- rappresentano l’unica risorsa di un’as-sociazione capace di viaggiare attra-verso gli anni con la preparazione deipropri ricercatori e di una scienza, ca-pace di rendere il cancro vulnerabile esconfiggerlo nella maggior parte dellevolte”. Il segreto? “La prevenzione.Non mi stancherò mai di ripeterlo. Mai.Dobbiamo darci una mano, volerci benee non avere paura. Siamo capaci disconfiggere il cancro stando tutti in-sieme, uniti”. Abbiamo acquistato leazalee, le arance, i gadget, fattedonazioni e molto altro. Ci puòfare un esempio di come l’AIRC stainvestendo il denaro? “Lei è un gior-nalista e i giornalisti vivono di notizie.

Presto inAbruzzo unluminare difama mon-diale, gui-derà 8r icercator iper un pro-getto checosterà oltrecinquecen-tomila euro.Questa èl’AIRC: lavita chevive”. Il filrouge tra laricerca e lacorsia di unospedale, che diventa polo di Eccel-lenza è il Primario e Direttore di Dipar-timento di Oncologia dell’Asl di Teramo,Amedeo Pancotti. Alto, elegante, sorri-dente, ottimista, ci parla di persone enon di pazienti. Seicento ospiti del DayHospital solo nel 2009 con oltre la metàdelle guarigioni e molti altri degenti cro-

nicizzati, con un’alta qualità della vita,cosa impensabile per gli stessi casi soloqualche anno fa. Il prof. Pancotti ponel’accento sulla cultura della prevenzionee sull’informazione verso la gente. Lasalute è un ordine di pensiero, uno stiledi vita. Io ho il cancro. Io sconfiggerò ilcancro.

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Femminile plurale

“...e vissero felici e contenti!”

Parafrasando il titolo di una raccolta diracconti scritti da una delle personeche più abbia stimato e amato nellavita, Maria Teresa Barnabei. Femminileplurale, sì, o semplicemente detteDONNE. In una riflessione che, par-tendo dalla quotidianità, mai banale,come invece si potrebbe credere, ar-riva a sfiorare e poi approfondire temiimportanti della vita di ogni donna. Oggi inizierei facendo una riflessionesul senso di certe favole che abbiamoascoltato da bambine, lette a noi dallenostre mamme e riproposte, inesora-bilmente, alle nostre figlie."...e visserofelici e contenti!" Il principe azzurro,atteso e sospirato libera le fanciulle im-prigionate in più che metaforiche pri-gioni, torri o foreste intricate, donandoloro amore e felicità. Ora, senza scen-dere in un'analisi approfondita sullasessualità delle metafore della prigio-nia, mi soffermerei, piuttosto sul quel"cavolo" di PRINCIPE AZZURRO e sul-l'utopistico "...E VISSERO FELICI ECONTENTI!" Ma si può essere più me-schini? E non mi stupisce che la stra-maggioranza delle fiabe per bambinisiano state scritte da uomini. In fondo,non c'è cosa migliore, per imporre unavolontà a qualcuno, di cominciare a in-culcargliela a piccole dosi fin da teneraetà. E così accade con le favole, e levarie Biancaneve, rimasta incredibil-mente illibata nonostante l'ambiguaconvivenza con sette nani; senza par-lare di Cenerentola alle prese con unprincipe incapace di trovarsi moglie dasolo e aiutato dal padre che gli orga-nizza una sorta di mega orgia con le zi-telle del regno; passando attraverso“La Bella Addormentata nel bosco” la

quale, proprio quando raggiunge l'etàin cui potrebbe cominciare a spassar-sela, cade in un sonno centenario etrova solo al risveglio l'attesa felicità. Infine, ma non per questo ultima, lastoica scelta di Bella de “La Bella e LaBestia”, che per salvare l'intera famigliasi immola sposando un mostro...Maqual è l'esatto senso di tutte questestorie? Qual è la ragione profonda chespinge narratori di secoli passati a scri-vere certe favole e editori di tempi mo-derni a continuare a pubblicarle? Ecco,la risposta che mi frulla in testa da unpo' è sempre la stessa, cioè, che vi-vendo in una società sessista e maschi-lista, l'unico modo per far sì che ledonne stiano dentro i ranghi di ciò che"SOCIALMENTE SI CONVIENE A UNADONNA", ma si legga pure ciò che "ALLA SOCIETA’ MASCHILE CONVIENE"è infilare le bambine, appena nate, ap-pena partorite, in una bella formella,come quelle da pasticceria, versaresaggiamente gli ingredienti giusti, me-scolare con premura, ma neanche

tanto, infilare in forno per la cottura easpettare che il dolce sia pronto. Ov-viamente non tutte le ciambelle esconocol buco. Molte lievitano alla perfe-zione, ma alcune ciambelle salgono sugobbe, o addirittura sbuffano fuoridalla forma. E così accade anche pernoi femminucce. Molte si tengono nellaforma, vengono su donnine perfette,da matrimonio, da famiglia; altre ven-gono su un po' gobbe, cioè lievitatebene in alcuni punti, un po' meno inaltri, e così saranno mogli perfette epessime casalinghe, oppure grandimadri ma scadenti a letto e di conse-guenza cornificate alla prima occa-sione; altre ancora, sbuffando fuoridalla forma, vengono immediatamenteetichettate e, anche poco cordial-mente, relegate ai margini di questasocietà. "Puttana", "ragazza facile"(anche se io direi felice), "donnaccia";termini per i quali, pur avendo divoratolo ZINGARELLI dalla prima all'ultimapagina, non ho trovato sinonimi al MA-SCHILE. E no, per i maschietti c'è “put-taniere” cioè che va con le puttane, manon lo è a sua volta, il che diventa perun uomo non un dispregiativo, bensìun rafforzativo della potenza; esiste”donnaiolo”, cioè che va con le donne,ma non per questo criticabile, anzi, diquesti tempi omofili, trovare qualchemaschiaccio che ancora ci preferisce aisuoi simili, potrebbe sembrare miraco-listico. No, non esistono proprio paroleche rivolte ad un uomo risultino offen-sive come quelle sopra elencate e ri-volte a noi ragazze. E mi fermo qui, peril momento, altrimenti le mie riflessionirischierebbero di diventare uno sprolo-quio senza fine. Alla prossima!

di Lina Monaco

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Attualitа

di Raul Ricci

La Teramo InvisibileCome vivono, chi sono, cosa cercano gli extracomunitari della nostra citta

Rosarno è una cittadina che si riflettenello specchio dei tempi del nostroPaese, in bilico perenne tra arretratezzae modernizzazione, xenofobia e inte-grazione. Nel vasto fenomeno dell’im-migrazione clandestina, si muovonosilenziosi i volti di popoli lontani, incerca di un “America” ideale che i nostristessi progenitori ricercavano un secolofa varcando il grande Oceano. Teramonon è Rosarno, certo, piuttosto un per-fetto manifesto della provincia italiana,città dove da tempo questi volti stra-nieri sono entrati per cercare un lavoroe una speranza di vita migliore. Li ve-diamo quotidianamente per le stradedel centro storico eppure sembriamonon accorgerci realmente di loro chemolto spesso vivono di stenti, venditoriambulanti che si avvicinano alle nostrevite e si ritraggono spaventati ad unnostro semplice accenno di rifiuto.Oltre quella loro apparente insistenzasuperficiale è arduo avvicinarli, doman-dare loro chi siano realmente e perchésiano qui. Le loro sono parole perlopiùdette a mezza bocca, tanta la paura diessere notati, loro che in gran partesono in Italia irregolarmente. Mi avvi-cino perché qualcuno mi racconti qual-cosa del loro sconosciuto universo, ma

spesso invano. Uno deipochi a parlare è Camuru,senegalese, nel nostroPaese da circa tre anni. Mispiega che il flusso di ven-ditori ambulanti parte prin-cipalmente da Pescara, esolo una bassa percentualevive nella nostra provincia.Alla domanda di chi li forni-sca della merce contraf-fatta e dove questa vengaacquistata, il suo viso si ir-rigidisce, le mani si ritrag-gono. Taglia cortoparlandomi in modo ancorpiù affettato e ai limiti del-l’incomprensibile. Com-prendo solo che le borse,le cinte e tutto il restantemateriale vengono acquistate in spacciillegali di Napoli o di Pescara. Ma allamia nuova insistenza nel farmi direquale sia l’organizzazione del lavoro trai cosiddetti “vù cumprà”, non ottengoalcuna risposta e ben presto preferiscedarmi le spalle e spostarsi altrove senzanemmeno salutarmi. Qualcosa sembradirmi in più Seidu, anch’egli africano.Mi parla di come parta tutte le mattineda Montesilvano con una vecchia utili-

taria sprovvista di assicurazione, in-sieme ad altri tre connazionali con iquali condivide una stanza in subaffitto(peraltro priva di riscaldamento), perraggiungere i luoghi della nostra pro-vincia: Giulianova, il mercato del sa-bato del centro storico di Teramo, AlbaAdriatica… Mi racconta in un italianostentato di come sia migrato in teneraetà dal suo Paese d’origine, la Nigeria,con la famiglia in Francia e come si sia

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trasferito a Montesilvano da circa dueanni. Dice di sentirsi tranquillo, di avereun regolare permesso di soggiorno, malo dice guardando distratto altrovecome chi sa che sta dicendo una scioc-chezza. La nostra chiacchierata, chesono convinto mi sta portando a unabuona intesa, si interrompe brusca-mente, a causa di un breve cenno di unconnazionale, comparso tra il via vai delpasseggio del fine settimana, che fa ca-pire sia meglio cambiare aria per la pre-senza dei vigili urbani in zona.Raccoglie la sua merce in un attimo, nelpanno bianco usato come una vetrinasporca, e si dilegua prontamente in unavia traversa. Anche qui le parole sispezzano troppo presto. Una solidarietàdi sopravvivenza, quella tra gli immi-grati, indispensabile per proseguire lapermanenza nel nostro Paese. “Soprat-tutto per i nuovi arrivati”, mi raccontaZujila, una donna nordafricana che la-vora regolarmente nel teramano comecolf da diversi anni. Mi parla inizial-mente di come molte sue conoscenze

siano arrivate fin qui attra-versando il Mediterraneocon i viaggi clandestinidelle cosiddette “carrettedel mare”, passando perLampedusa e ricevendo,chi è più fortunato, ilpronto aiuto dai parenti eamici già presenti in Italia.Un viaggio che può costareanche più di 2000 euro e inalcuni casi, purtroppo,anche la vita. Ma Zujila ri-vela di avere ben altro daraccontarmi, anche se lo fain modo molto discreto, perfar intendere molto quasi senza dirnulla. Sembra che lei riesca personal-mente, infatti, a far arrivare in Italiasuoi conterranei che ufficialmente risul-tano “parenti” ma che in realtà la pa-gano per avere un visto di permanenzadi tre mesi necessario per poter rice-vere un permesso di lavoro subordi-nato. Ciò è indispensabile per otteneresuccessivamente il permesso di sog-

giorno. Lavoro che lei stessa riesce aprocurare loro dietro compenso, chepermette a molti nordafricani di deci-dere poi se spostarsi o meno in altriPaesi Europei. Al riguardo, mi accennadi come una sua presunta cugina siaarrivata non molto tempo fa in GranBretagna dall’Italia pagando un viaggioclandestino su di un camion di tra-sporto merci. Ma nulla più vuole ag-giungere, ha già detto troppo.

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Montagna con amore

di Raul Ricci

Prati di Tivo, uno sguardo

verso il futuro

Il nuovo impianto: l’innovazione e servita

Uno sguardo attento dedicato ai Prati di Tivo, da sempre fiore all’occhiello del versante teramano della nostra montagna, tra concretezza ed eterne speranze di entrare da protagonista nel nuovo decennio.

La nuova seggio-cabinovia, realizzatadalla Gran Sasso Teramano e inaugu-rata il 20 dicembre scorso, ha final-mente ridato nuova linfa vitale allalocalità sciistica, sostituendo la vecchiaseggiovia monoposto la cui vita si eraprotratta per oltre quarant’anni. “L’in-vestimento, di circa dodici milioni dieuro, ha richiesto un lungo e travagliatoiter burocratico durato circa cinqueanni. E’ un impianto innovativo, quinto

in Europa per questa tipologia”, af-ferma con una nota di orgoglio l’ammi-nistratore delegato Fernando Marsilii.“Una delle sue particolarità è quella diaver conservato la stazione intermedia,consentendo quindi una maggiore af-fluenza di pubblico e un abbattimentodel tempo di percorrenza di circa i dueterzi. Se poi si considera che la cabinovia ri-spetta le norme sul trasporto dei por-

tatori di handicap, è facile intuire qualesia l’importanza di questo impianto. Lacostruzione è stata realizzata seguendole rigide direttive del Parco Nazionale,utilizzando esclusivamente un’appositateleferica montata per l’occasione cheha permesso di lavorare senza detur-pare l’ambiente circostante. Le risorseper realizzare il progetto sono statetutte prevalentemente di matrice pub-blica”.

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Per molti anni i Prati di Tivo sono statila stazione più rinomata degli Appen-nini, prima del declino di fine anni no-vanta. La sostituzione pressoché totaledegli impianti di risalita è solo la primafase di una programmazione che vuoleriportare il luogo agli antichi fasti.“Avendo ora la possibilità di richiamareun numero maggiore di pubblico – ag-giunge Marsilii - stiamo sottoponendoagli azionisti della società un nuovopiano di interventi, ampliando innanzi-tutto il parco delle piste. Batteremo trenuovi tracciati, con la volontà di au-mentare il numero senza realizzarenuovi investimenti, sfruttando meglio imagnifici prati sotto il Corno Piccolo ecreando magari una pista più panora-mica. Ciò sarà possibile dopo aver fattoaccurati interventi antivalanghivi. C’è ladecisa intenzione di rilanciare quellache è, tra l’altro, la stazione di monta-gna estiva più frequentata. Servirà però

un occhio di riguardoin particolare ai colle-gamenti autostradali,punto debole chepersiste da oltre cin-quant’anni. Secondo ivincoli paesaggisticiesistenti, attualmentesembrerebbe non es-serci soluzione, ra-gion per cui sidovrebbe trovare unavalida alternativa checonsentirebbe unosviluppo sostanzialedi tutta l’area, anchegrazie ad un ricettoreturistico come il san-tuario di S.Gabriele,che accoglie circa due milioni e mezzodi pellegrini proprio nei mesi più caldi. Sarebbe il logico sviluppo di tutte le at-tività del parco, considerando che si an-

drebbe a sfruttare ciò che già è esi-stente, come ad esempio l’ampio par-cheggio del santuario, inutilizzato ingran parte dell’anno”.

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Nuove proposte

Prati di Tivo... quanto mi costi?Si sa, sciare non è maistato particolarmenteeconomico. L’attrezza-tura specifica, così comele spese per usufruiredegli impianti di risalita,hanno i loro costi. All’ombra del “giganteche dorme” i prezzi sonoaccessibili per trascor-rere una giornata disport e divertimento supiste che nulla hanno dainvidiare a tante altremaggiormente pubbliciz-zate.Certo, il problema ini-ziale, da sempre talloned’Achille della località, sono i collega-menti: per chiunque, non teramano,volesse raggiungere i Prati di Tivo, in-distintamente dal luogo di provenienza,sia dalla A14 che dalla A24, l’uscita au-tostradale da prendere sarebbe quella

della Val Vomano o di Colledara, nonpropriamente agevoli, visto che impli-cherebbero entrambe la strada perMontorio e poi la strada del Parco.Per chi arrivasse sprovvisto di attrezza-tura quali scarponi, sci, bastoncini ecasco di protezione, il noleggio per l’in-

tera giornata presso la scuolasci e noleggio “Gran Sasso”verrebbe a costare 15 euro.Per chi avesse bisogno diprendere lezioni per impa-rare o migliorare la propriatecnica, una lezione singolaverrebbe a costare 30 europer un’ora, mentre una col-lettiva, con un minimo di cin-que persone per una duratadi due ora, si abbasserebbea 20 euro ciascuno. Per unosky-pass giornaliero si sbor-serebbe 25 euro nei giornifestivi e 21 euro in quelli fe-riali. Un pasto con menùfisso presso uno degli alber-

ghi storici di piazzale Amorocchi vienea costare 10 euro e 90. Una giornatache dunque ci costringerebbe a tirarfuori, escludendo pedaggio autostra-dale e benzina, circa 60/70 euro a per-sona.

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Una fotografia nitida della situazione oc-cupazionale in provincia di Teramo. Èquella che si ricava dalla lettura dei datiufficiali dei Centri per l'Impiego della Pro-vincia, messi a disposizione di PrimaPa-gina dai responsabili del Settore Lavorodell'ente. Numeri che, pur non rendendogiustizia alle singole situazioni di disagiovissute da chi è senza occupazione, rap-presentano un valido strumento per ana-lizzare la complessa realtà del mercato del

lavoro. Nel corso del 2009, gli iscrittialle liste dei quattro Centri per l'Im-piego presenti sul territorio (Te-ramo, Giulianova, Roseto e Nereto)sono aumentati di ben 5.422 unità,passando da 41.089 agli attuali46.511. A fare la parte del leone è il C.I.di Teramo (15.009 iscritti), seguito daquello di Roseto (13.781). Nella suddi-visione per genere, a prevalere sono ledonne: ben 26.530 le iscritte (8.257 al

C.I. di Roseto che sopravanza quello diTeramo di circa 200 unità), a fronte di19.981 uomini. E proprio delle donneiscritte risulta essere l'incremento mag-giore nel confronto su base annua: 3.577in più, segno che nella grande crisi cheha colpito il nostro territorio, a pagare leconseguenze più pesanti sono state le la-voratrici. Una conferma del crollo di settoriproduttivi tipicamente femminili, comequello del tessile-abbigliamento. Nel com-

Occupazione

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Alla disperata ricercadi un lavoro

Ecco i numeri esatti della nostra Provincia

di Alessandro Di Emidio

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Sono numerosi i servizi che i Centri perl'Impiego offrono ai cittadini nell'ambitodel mercato del lavoro. Ad illustrarli a PrimaPagina è la dotto-ressa Rossana Di Felice, coordinatricedei Centri per l'Impiego: “In primoluogo, l'Accoglienza e Informazione,cioè il primo impatto dell'utente con inostri servizi. È una fase molto impor-tante in cui l'utente viene intervistatoper comprendere le sue necessità e isuoi obiettivi. Il passaggio successivo”,prosegue la dottoressa Di Felice, “èquello del colloquio di orientamento, nelquale l'utente espone le qualifiche pos-sedute, le sue propensioni ed eventual-mente le sue esigenze formative. Irisultati dei colloqui vanno a comporreuna banca dati da incrociare con le esi-genze delle aziende in cerca di figureprofessionali».Un'attività che si esplica nel servizio diIncontro Domanda/Offerta, grazie alquale l'utente può trovare l'opportunitàdi lavoro a lui più congeniale e il datore

di lavoro la figura più adatta alle sue esi-genze. «A tal proposito», aggiunge lacoordinatrice, «esperti dei Centri perl'Impiego si recano direttamente pressole aziende del territorio per rilevare i fab-bisogni formativi specifici, in modo daindirizzare chi cerca lavoro verso per-corsi professionali di sicura applica-zione”. Fiore all'occhiello dei Centri per l'Im-piego è poi il servizio di Creazione d'Im-presa, indirizzato a coloro chedesiderano intraprendere un'attività au-tonoma, fornendo loro informazioni mi-rate. “Sempre più importanti - concludela dottoressa Di Felice- il servizio rivoltoall'utenza svantaggiata, chiamato Silus,e il servizio di Mediazione Culturale, ri-volto agli extracomunitari iscritti alle no-stre liste ma attivo anche nelle scuole”.Infine, i Centri per l'Impiego svolgonoun ruolo importante anche verso i lavo-ratori in regime di ammortizzatori socialiin deroga, con proposte formative di ri-qualificazione professionale.

I Centri per l’Impiego al servizio dei cittadini

puto totale, spiccano gli iscritti alle listedi mobilità. Si tratta di coloro i quali si ri-trovano fuori dal mercato del lavoro a se-guito di riduzione di personale,trasformazione o cessazione di attività daparte delle aziende. Attualmente, sono8.088 i soggetti in mobilità nella no-stra provincia: anche in questo caso, ilC.I. di Roseto sopravanza quello del ca-poluogo con 2.608 iscritti contro 2.214.Gli uomini sono più delle donne(4.206 contro 3.882), mentre risul-

tano in numero nettamente superiorecoloro a cui non spetta alcuna indennitàdi mobilità (5.833) rispetto agli indenniz-zati (2.255). Un dato che evidenziacome, nel territorio teramano, a risentiremaggiormente della crisi economicasiano state soprattutto le piccole aziendefino a 15 dipendenti, il cuore storico dellosviluppo economico provinciale. Atten-zione particolare e specifiche strategie diinserimento lavorativo sono dedicate aidisabili, iscritti ai Centri per l'Impiego ai

sensi della legge 68/99: nella nostraprovincia, in totale, sono 4.470. Increscita il numero degli extraco-munitari in cerca di lavoro e rego-larmente iscritti alle liste: sono3.893, equamente suddivisi tra uo-mini e donne. Un ultimo indicatoredella contrazione occupazionale re-gistrata lo scorso anno è fornito dalnumero di utenti avviati al la-voro, in calo rispetto al 2008 di2.886 unità: 43.005 contro i45.891 dell'anno precedente.

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Io per voi…un libro aperto: Luciano Campitelli

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di Giancarlo Falconi

Alla “scoperta” del patron

del Teramo Calcio“Un bel giorno, il barone Cosimo Piova-sco di Rondò salì su un albero: non toc-cherà più terra, ma avrà una vita lungae felice”. Calvino come arbitro ironico e leggerodi una partita di calcio, dove vengonoespulse le convenzioni, le diversità, leottusità della gente. Luciano Campitelli,barone rampante, giocava con il pal-lone. Aveva i calzoni corti e le ginocchiasbucciate. C’erano i grilli tra Canzano eSan Nicolò, c’erano le cicale e le luccioletra San Nicolò e Canzano. Andata e ri-torno, mattina e sera a piedi, per gio-

care una partita tra amici. In fondo allastrada non c’era nulla, in fondo c’eratutto. Amore, amicizia, lo stato del-l’uomo che si accontenta e impara agodere prima di desiderare. Lo studiodi Campitelli ha il sapore della casa dimarzapane e cioccolata di Hansel eGretel, i profumi invadono di ampollearmoniche i sensi e si ascolta in un’at-mosfera di altri tempi. Il cavallino ar-gentato della Ferrari, i tre volumi delCodice Atlantico di Leonardo, tra figuredi un’ala mobile, un’ala battente, unabalestra, lettere d’assunzioni da fir-

mare, per una crisi che rimane fuoridalla finestra con fatica ma pur semprelontana. Perché proprio Leonardo?“Un regalo di un amico. Perché Leo-nardo è unico, un genio, un fuoriclasse, un numero dieci. Sono sicuroche tra una pausa e un’altra, in un mo-mento di gioia geniale abbia inventatoanche il gioco del calcio”. In che ruologiocherebbe il Da Vinci nella suasquadra ideale? “Potrebbe tranquilla-mente essere il regista, creare il giocoe correre in panchina per dirigere lasquadra e poi, in Presidenza. I geni non

posso avere un soloruolo”. Il presidente, sor-ride alla foto del nipotinoe sorride a se stesso, alsuo essere un nonno vul-nerabile, felicemente vul-nerabile. Poi di gettoprende la parola. “Miopadre era un operaio. Lalegna che avevamo rac-colto illuminava e scal-dava una grande sala e lisuccedeva di tutto. I rac-conti si incrociavano. Lafatica di mio padre, le suelezioni di vita per descri-verci la vera essenza dellanatura umana: l’umiltà.Perché l’umiltà è la virtùpiù difficile da conqui-stare; niente è più duroa morire del desiderio diparlare bene di se stessi.Noi ragazzi discutevamodella scuola, delle ra-gazze, le prime ragazze…

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che ricordi felici”. Ricorda la suaprima volta? “Sono nato interista”. Siquesto è noto. La prima volta cheha fatto l’amore? “Come si fa a di-menticare l’ingenuità, l’imbarazzo, laspontaneità dell’adolescenza?”. Quindinon mi vuole rispondere? “Lei eramolto carina. Mora. Il luogo era l’oasipiù amata dai teramani: il vecchio giar-dino botanico. Ricordo i profumi e lespine dei cespugli e gli aghi degli al-beri”. Sta parlando della Villa Co-munale, giusto? “Una volta era ilgiardino, l’orto botanico di Teramo.Quella tarda mattinata eravamo io, lei,un mio amico che oggi è un medico ela sua ragazza. Fu la prima volta un po’per tutti. La vita era senza troppi pro-blemi mentali. Non avevamo ansie o lanecessità di dimostrare chissà che cosa.Era la prima volta. Cespugli, frasche, ilcaldo dell’estate, l’ombra e nessun do-lore alla schiena e alle gambe. Eravamodopati dall’entusiasmo”. Dal primoamore al suo grande amore. “Te-resa”. Come vi siete conosciuti? “Ar-sita. Il negozio di alimentari della zia.Lei era timida. Riservata. Elegante nellasua semplicità di donna di altri tempi.Altri valori. Stava sempre dietro di me.Un passo indietro. Ho sempre sentito ilsuo essere tutto. (Campitelli si com-muove) Moglie, amica, madre”. Dopoquanto corteggiamento sieteusciti insieme la prima volta?

”Lei non ci crederàma sono passatiquasi sei mesi”. Sevuole può dedi-care un pensiero asua moglie. Le vadi corteggiarla?“Ricordo un film diBenigni la Tigre e laneve. Potrei provare.Senza Teresa potetespegnere le stelle,buttare via la luna, ti-rare giù il sole, svuo-tare gli oceani,abbattere gli alberi,perché senza di lei,per me il creato nonavrebbe più valore”.Vuole parlaredella sua famiglia?“Vuole vedermi pian-gere?”. Una parolasul vice presidentedella Teramo Cal-cio Ercole Cimini.“Il termine fratello haancora un valore? Er-cole è il mio fanta-stico compagno diavventura. Peccatosia juventino!”.Come imprendi-tore ha mai fattofirmare una let-tera di dimissioni

f i r m a t econtestualmente ad

un’assunzione? “Midicono che molti

miei colleghihanno questausanza in par-ticolar modonei riguardidelle donne.Le donneche lavo-rano con laconsapevo-lezza che

una volta inmaternità per-

deranno il postodi lavoro. Da noi,

nella mia azienda,non sarà mai così. Le

donne sono un valore ag-

giunto, sempre”. Si dice che lei a finestagione avrà investito più di duemilioni di euro. Non conveniva ac-quistare la Teramo Calcio in C2?“La colpa è di quel camino, dei raccontidi mio padre, della politica dei piccolipassi, del bisogno di crescere dalbasso, perché solo comprendendo l’am-biente piano piano si può sperare diavere le gambe e il cuore forte. L’im-portante è aver investito nei giovani,nei ragazzi. Sono sicuro che il settoregiovanile sarà il nostro futuro”. Be-beto? “Bebeto è stato trattato comeun figlio. Poi esistono altre figure nelmondo del calcio, forse sarebbe meglioparlare di figuri”. Che cosa vorrebbefare ora? “Correre dietro ad un pal-lone e calciare un rigore decisivo nelderby Inter-Milan”. Sotto quell’abitoelegante, Luciano Campitelli ha ancorale ginocchia sbucciate.

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foto: Paolo Trasarti

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Teramo e lo sport:tanta voglia di vincere, pochi,pochissimi, impianti per farlo

A.A.A. impianti sportivi cercansi!

“Entro due anni il nuovo palazzetto dello sport”

Lo sport è uno dei settori nei quali la città di Teramo si distingue ai massimi livelli. Tante

le società al vertice, nelle rispettive discipline, nonostante le molteplici difficoltà, spesso

legate alla disponibilità di impianti non del tutto adeguati alle singole esigenze. Il caso

più emblematico è quello del Palascapriano. I risultati raggiunti dalla Teramo Basket,

ormai da anni nell’elite cestistica nazionale, e che in questa stagione si è anche affacciata

sulla ribalta europea, rendono improcrastinabile la realizzazione in tempi brevi di una

nuova struttura, anche in relazione ai parametri stabiliti dalla Legabasket sulla capienza

minima degli impianti di massima serie.

Il presidente biancorosso Carlo Antonetti, sollecitato sull’argomento, è stato molto

chiaro: “Per crescere ancora come società, abbiamo bisogno di un im-

pianto idoneo. Il nuovo palazzetto diventa un’opera imprescindi-

bile. In estate c’è stato fermento su questo tema, mentre oggi

sembra sceso un po’ di silenzio. Recentemente ho avuto

modo di parlare con il Sindaco Brucchi, che ha confer-

mato il proprio impegno. I tempi però sono strettis-

simi”. La risposta dell’amministrazione comunale

non si fa attendere: “Il sindaco sta studiando bene

il progetto, prendendo in considerazione anche

altri palazzetti – ci ha detto l’assessore allo sport

Guido Campana – La bocciatura dell’Italia ad

ospitare i Mondiali 2014 ha rallentato un po’ i

tempi. In ogni caso siamo consapevoli che il

nuovo palasport debba essere realizzato entro

due anni. C’è la volontà di costruire una strut-

tura che possa ospitare anche eventi extraspor-

tivi”.

Nome: PalascaprianoCapienza: 3500 spettatoriAnno di costruzione: 1980

Nome: Palacquaviva Capienza: 500 spettatoriAnno di costruzione: 1980

di Dino Cardarelli

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Sei società, un solo impianto: il Palacquaviva sempre più in af-

fanno

Un altro degli impianti sportivi “storici” di Teramo, che però avrebbe

bisogno di un profondo restyling, è il Palacquaviva. La necessità di

ammodernare questa struttura si è evidenziata soprattutto in occa-

sione degli impegni, nella serie A Elite di pallamano maschile, della

Teknoelettronica Teramo, che non a caso si è poi trasferita nel

più moderno e funzionale Palasannicolò, dotato di una capienza

maggiore e di migliori postazioni per la stampa, necessarie soprat-

tutto in occasione delle partite trasmesse in diretta televisiva da-

vanti alle telecamere di Raisport. Attualmente l’impianto è

comunque utilizzato dagli altri sodalizi pallamanistici cittadini, la

Leadercoop Teramo, che vi si allena e gioca le proprie gare interne

del torneo di serie A1 femminile, e la Torelli, società di handball gio-

vanile; usufruiscono poi del Palacquaviva anche le compagini teramane

di calcio a 5: l’Atletico Teramo, che in questa stagione milita nella serie

cadetta, svolgendo all’interno dell’impianto sia gli allenamenti settimanali

che le partite casalinghe, ed il Cus, che invece gioca in C1. Il Teramum, an-

ch’esso militante in C1, pur allenandosi, a volte, all’interno della struttura, disputa

le sue gare al Palasannicolò. Un altro sport che è “di casa” al Palacquaviva è il pat-

tinaggio, con la presenza, durante la settimana,degli atleti del Gruppo Sportivo Dilet-

tantistico Aprutino Teramo, team guidato dalla presidentessa Donatella Gramenzi, che negli

ultimi anni ha spesso conquistato risultati di prestigio a livello nazionale e internazionale.

L’ultimo nato: il Palasannicolò! Basterà?Inaugurato nel febbraio 2009, in occasione dell’or-ganizzazione, da parte della Teknoelettronica Te-ramo, della Final Eight della Coppa Italia di serie AElite di pallamano maschile, e dotato di una capienzadi circa 1.200 posti, il Palasannicolò si presenta comeuna struttura decisamente più adatta ad ospitareeventi di alto livello. Nonostante qualche difficoltà ini-ziale, dovuta prima alla mancanza dell’impianto elet-trico, alla quale si è sopperito ricorrendo ad un gruppoelettrogeno, poi all’ allagamento che nello scorso mese disettembre lo ha reso impraticabile per alcune settimane, l’im-pianto oggi rappresenta un punto di riferimento per molte so-cietà sportive teramane.

Attualmente lo utilizzano la stessa Teknoelettronica Teramo, che vi giocale gare interne di campionato, l’altra società pallamanistica del Lions Teramo;alcuni sodalizi di basket che militano nelle categorie inferiori (Fortitudo e Penta Teramo, che giocano entrambe inserie C ed usufruiscono del Palasannicolò per disputare le proprie partite casalinghe); il Teramum, squadra di calcio a5 di serie C1; la Pallavolo San Nicolò, che gioca nel torneo di serie C femminile ed i ragazzi della Scuola calcio SanNicolò. Inoltre il più recente tra i palasport cittadini viene spesso richiesto anche da altre società, tanto che nelle pros-sime settimane ospiterà diverse importanti manifestazioni di discipline poco note al grande pubblico, come il Karate ela Danza Sportiva, oltre al Campionato italiano di bocce.

Nome: PalasannicolòCapienza: 1200 spettatoriAnno di costruzione: 2009

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Nella piccola (ma non è scontato chesia così) realtà calcistica teramana e inquel vecchio catino chiamato stadio Co-munale e del quale adesso tutti sistanno riempiendo la bocca, sono pas-sati fior di calciatori. Spesso meteore,molte altre volte campioncini capaci ditoccare il palcoscenico della serie A edaddirittura della Nazionale. Teramo nonli ha dimenticati perché fanno parte delricordo, fanno parte della nostra storiache, anche se soltanto calcistica, sem-pre storia è. Fra quelli che sono passatiper Teramo negli anni ‘80, uno certa-mente ha lasciato il segno. Questo ilsuo approccio con Teramo. Primo po-meriggio invernale, poca gente in giro,il bar di Madonna delle Grazie, allora diproprietà della sorelle Cesti. I pochi av-ventori vennero richiamati dal rombaredi una vettura di grossa cilindrata, unaDino Ferrari gialla. Dallo sportello delconducente scese un giovane biondo,indossava un cappotto di cammello chequasi toccava per terra, aprì la portadel bar e chiese con uno spiccato ac-cento romano: “Dove sta er cam-petto?”. Quel giovane era MaurizioScarsella. Nato a Roma l’8 marzo 1962,Maurizio è stato un calciatore italiano,forse uno dei tanti, o forse no. Attac-cante di razza, ha disputato due solepartite in serie A nella stagione 1979-1980 con la maglia della Lazio, campio-nato in cui la società romana vienecoinvolta nel calcioscommesse, per poiproseguire la carriera nelle serie minori.È deceduto prematuramente a soli 31anni a causa di una grave malattia (erail 26 settembre 1993). Nel Teramo di-sputò quindici gare. Se oggi fosse an-

cora con noi lui, quelgrande spirito libero cal-cistico, avrebbe detto dise stesso (come è statogiustamente ricordatonel sito dei tifosi laziali):“Mi chiamo MaurizioScarsella, e davanti avoi mi sento un niente.Scusatemi se prendoanch’io la parola. Forseabbiamo calcato glistessi campi, scalciatole stesse zolle, ma voinon potete ricordarvi dime: i pochi che mi co-noscevano dicevanoche avevo il sinistro diDio ed ero più forte diRivera. Chissà se eravero… Io so soltantoche ero un solitario,un disperato che nontrovava mai requie.Ero un senza casa checercava, cercava,senza mai trovare.Ora però sono qui;dove non lo so, forsein nessun luogo, mainsieme a voi, e nonpiù solo”. Estro, grande giocata con ilpiede sinistro, uno che davvero era daseguire, da applaudire per il suo mododi essere. D’altra parte dalla Lazio sonostati sfornati giocatori estrosi e bravi.Ma lui Maurizio credo sia rimasto nelcuore dei teramani perché seppe inte-grarsi nella realtà calcistica bianco-rossa, perché seppe capire che questacittà di provin

cia tanto provinciale poi non è. Equando giunse la notizia del suo pre-maturo decesso qualche volto, ricor-dandolo, venne segnato da una lacrimache furtivamente venne asciugata.D’altra parte che cosa è un ricordo?Niente. Non lo puoi toccare, non lo puoivedere, eppure è talmente grande chenon lo puoi dimenticare.

di Gustavo Bruno

Il “sinistro” di Dio: Maurizio Scarsella

Affari teramani: storie di vita vissuta

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Mario Orta e Giuseppe Poeta:

due campioni allo specchio

Le interviste impossibili

1) Soprannome Orta: supermarioPoeta: zeppola2) CapelliO.: neriP.: biondi3) Segno zodiacaleO.: capricornoP.: vergine4) Single o fidanzato?O.: fidanzato con MiriamP.: fidanzato da 5 anni con Alessia5) Un tuo pregioO.: cerco sempre di sdrammatizzareP.: altruismo6) Un tuo difettoO.: impulsivitàP.: disordine7) Hai tatuaggi?O.: no, nessunoP.: nessuno8) Animali domestici?O.: sì, 2 gattiP.: nessuno9) Vuoi sposarti?O.: sìP.: sì10) Vuoi avere figli?O.: sì, almeno 2P.: sì, un paio

11) Prima operazione?O.: non sono mai stato operatoP.: torcicollo Miogeno a 3 anni12) Primo sport praticato?O.: calcio, ma anche atletica e tennisP.: basket e calcio insieme, a 5-6 anni13) Prima vacanza?O.: a 18 anni, con gli amici a Lloret de MarP.: a 15 anni, a Palinuro con gli amici14) Primo concerto?O.: Jovanotti a Silvi Marina. Avevo 15 anniP.: non mi ricordo bene, credo Gigi D’Alessio15) Prima cotta?O.: alla scuola media, avevo 11 o 12 anniP.: a 11-12 anni16) Ultimo libro letto?O.: la biografia di Pelè, che mi è stata regalata dal mio exallenatore ValbruniP.: “Un giorno in più”, di Fabio Volo17) Ultima canzone ascoltata?O.: “Mezzogiorno” di JovanottiP.: “Ci parliamo da grandi” di Eros Ramazzotti18) Ultima volta che hai pianto?O.: mi capita spesso, non c’è un episodio particolareP.: non me lo ricordo19) Politica: destra o sinistra?O.: in realtà sono apoliticoP.: centro, apprezzo Casini20) Hai mai baciato una persona e poi ti sei pen-tito?

Una delle rubriche fisse di questo mensile sarà quella delle interviste impossibili. Ogni mese mette-remo a confronto due personaggi in vista della nostra provincia, per farli conoscere meglio ai lettori,mostrandoli in una luce diversa da quella abituale. In questo primo numero abbiamo messo a con-fronto le due stelle dello sport teramano, il bomber del Teramo Calcio Mario Orta ed il playmakerdella Banca Tercas Teramo Giuseppe Poeta.

di Dino Cardarelli

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O.: noP.: no21) Fatto sesso al primo appuntamento?O.: no, maiP.: no22) Spezzato il cuore di qualcuna?O.: sì, credo che sia capitatoP.: può darsi che sia successo23) Avuto il cuore spezzato?O.: qualche delusione c’è stata, ma mai drammiP.: più che spezzato direi toccato24) Frequentato due persone contemporanea-mente?O.: noP.: no25) Hai mai detto a qualcuno che lo amavi e nonera vero?O.: quando ero più piccolo è capitato, succede spessoda ragazziniP.: sì, qualche volta è accaduto26) Sei mai stato tradito?O.: può darsi, qualche sospetto l’ho avuto in pas-sato, ma non me l’hanno mai dettoP.: non lo so, può darsi che sia successo

27) Sei mai stato arrestato?O.: noP.: no28) Ti sei mai ubriacato? O.: sì, ma solo quando sto in vacanza, mai nei periodidi attività agonistica. Non sono comunque un grandeamante dell’alcoolP.: sì29) Credi in te stesso?O.: sì, ma a volte vorrei farlo di piùP.: abbastanza30) In Dio?O.: sì, ci credoP.: sì31) Nell’amore a prima vista?O.: sìP.: no, non ci credo32) Cambieresti qualcosa della tua vita?O.: no, per adesso ho tutto e mi accontento, non possocerto lamentarmiP.: no, non cambierei niente33) Sei stato sincero in questa intervista?O.: sì, lo sono statoP.: no

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Nome: GIUSEPPECognome:POETALuogo di nascita:BATTIPAGLIA (SA)Data di nascita: 12/09/85Professione: PLAYMAKER

Nome: MARIOCognome: ORTALuogo di nascita:PESCARAData di nascita: 6/01/85Professione: ATTACCANTE

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Mass media

Niente trucchi,niente inganni:

signori, e la Radio!di Marco De Antoniis

“Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente: se una radio è libera, ma libera veramente, piace ancor di più perché libera la mente…”. L’esplosione delle radio libere è così rappresentata dal cantautore Eugenio Finardi, che esprimeva il proprio pensiero,negli anni ’70, scrivendo questo testo per “Radio Milano Centrale”, una delle prime emittenti libere dell’epoca. Manifestodi un’epoca affascinante nella sua rivoluzione ideologica, la radio privata segnava anche l’incipit della concorrenza conl’emittenza pubblica, sino a quel momento unica fonte di informazioni in Italia. Sono passati oltre trent’anni da quel1976 che ha cambiato in modo evidente anche le nostre abitudini: la radio si è evoluta, spostandosi verso il digitale eil web, ma conservando, tuttavia, sempre quel fascino inimitabile proprio del suo carattere cristallino, scevro da ognifinzione artistica. Un’umile compagna di viaggio, capace di sollecitare la riflessione, quasi in maniera ingenua, senza al-cuna costrizione. Noi abbiamo chiesto alle radio della provincia di Teramo di ripercorrere il proprio viaggio, raccontandoemozioni e progetti, oneri e onori.

Queste le domande che abbiamo posto:

a) inizio attivitàb) frequenza c) la prima canzone mandata in onda

d) i programmi più importanti

e) le iniziative da ricordare

f) oneri ed onori di oggi

g) l’emozione di una radio è…

h) le parole di una canzone rimasta nel cuore

i) il vero problema di oggi

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RADIO TERAMO IN

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a) Agosto 1976.b) 98.600 (Teramo), 101.500 (Prov.di Teramo), 107.500 (Prov.

Pescara e Prov. Chieti).

c) È passato troppo tempo…

d)“RTin l'Informazione”, “Easy News”, “MaGmA Global Groove”.

e) Sponsorizzazioni , media partnership, dirette esterne.

f) Rigeneratrice g) “Affronterò la vita a muso duro… un piede nel passato e lo

sguardo dritto aperto nel futuro”, cantata da Pierangelo Bertoli.

h) Bene così!

RADIO CENTRALE

a) 28 aprile 2007.

b) 102.00 (Abruzzo), 101.3 (Marche).

c) “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori.

d) “Piazzetta News”, “Prof me lo spiega”, “Il Caffè dello studente”,

“Le parole della scienza”, “Interferenze”, “Promoland” e “People

move”, oltre alle radiocronache della Banca Tercas Teramo.

e) Eventi legati all’Università di Teramo.

f) Purtroppo non esiste una legislazione statale che preveda in-

terventi mirati.

g) Creativa.h) “La storia siamo noi”: siamo la prima e unica emittente comu-

nitaria universitaria in Italia, quindi stiamo scrivendo la storia in

questo settore.

i) Vorrei evidenziare cosa può dare una radio all’Università che la

ospita: aiutare sia gli studenti, diventando migliori comunicatori,

sia i docenti che collaborano con noi, affinando le loro tecniche

di comunicazione e migliorando, così, la didattica dell’Ateneo.

a) 24 giugno 1977.b) 89.400 – 93.300 – 93.200 – 95.000.c) “Spanish flea” di Herb Alpert & the Tijuana Brass.d) “Il Cordial Mattino”, “Music Machine”, “Just Beat”, “Fizz Show”,

“Pomeriggio con…”, “Radio Sport”.e) i concerti con Pierangelo Bertoli, Ivan Graziani ed Alberto Ca-

merini. Nel 1983 siamo stati l’unica emittente aprutina invitata

dalla Rai per il programma nazionale “Chiamate Roma 3131”.

f) i costi sono sempre più elevati ed insopportabili per una pro-

vincia come la nostra.g) Imperiosa.h) Non ricordo.i) La domanda che avrei preferito è questa: se non ci fosse stata

la radio che fine avrebbe fatto la Tv? Qui da noi alle radio non

resta altro che sfornare continuamente nuovi personaggi che,

puntualmente, vengono catturati dalle Tv teramane.

RADIO AMICA

RADIO LADYa) 8 marzo 1988b) 92.700c) Magari ricordarla...d) “Centro di gravità permanente”, “Rivieratrend”, “Rapporto radio”, “Singlechart”e) Tante e tutte per fini sociali, tra queste ri-cordo “Vacanze coi fiocchi” (sulla sicurezzastradale). f) Occorre tanta buona volontà: oneri molti,onori… “Ai posteri l’ardua sentenza”.g) Inebriante. h) “Sabato pomeriggio” cantata da Claudio

Baglioni.i) Va tutto bene!

a) 9 luglio 1978

b) 99.100 (Teramo) – 99.200 (Costa teramana).

c) “Wuthering heights” cantata da Kate Bush.

d) “Giornale Radio”, “Primissima”, “Radio Dome-

nica Show”, “Pomeriggio alla radio”.

e) “Festival della Poesia”, “Una fotografia per l’in-

verno”, “G.T. Gente di Talento”.

f) Più oneri che onori in un mare di adempimenti.

g) Un ritorno al passato…9 luglio 1978: inizia la

grande avventura! Va bene così, sei su Radio

Amica International! Sinceramente è molto più

che una semplice emozione, difficile da spiegare.

h) “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano.

i) Una maggiore attenzione da parte delle istitu-

zioni locali.

RADIO FREQUENZA

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Il fermento culturale teramano vive unmomento particolarmente felice epieno di occasioni imperdibili: gli eventisi susseguiranno a ritmi incalzanti riem-piendo numerose date. Se da una partevi è tutto il positivo di una simile offertaculturale, dall’altra una simile concen-trazione di eventi rischia di intasare iltempo libero dei teramani, costringen-doli gioco-forza a rinunciare a qualcosa.Attenzione quindi ad organizzarsi bene!Il prossimo 25 febbraio, alle ore21.00, avremo infatti ospite JinsangLee presso la Sala polifunzionale dellaProvincia, pianista fresco vincitore(2009) del prestigioso premio “GezaAnda” . Per inciso: poter gustare esibi-zioni di giovani artisti rampanti è sem-pre un’occasione da cogliere al volo. Il4-5 marzo si ripropone invece l’ap-puntamento consueto con l’amatissmoAlessandro Gassman (come non ri-cordare le ovazioni che salutano il suoingresso in scena! Ubi maior...) che rap-presenta al Cineteatro Comunale“Roman e il suo cucciolo”, opera diReinaldo Povod. Si tratta di un drammafamigliare suburbano e nostalgico dei

primi anni’80, il cuit e m aoscilla trad i f f i co l tàsociali elampi ditenerezza.D o p omeno diuna settimana, il 9-10 marzo è invecela volta del Goldoni, anche questo unappuntamento tradizionale nel cartel-lone della Riccitelli. Andrà in scena l’“Impresario delle Smirne” per laregia di Luca de Fusco, che si cimentain una rivisitazione color “rosso-sipario”di un testo irrivirente sul mondo deiguitti. La chiave è quella della comme-dia musicale, dell’opera buffa, e si av-vale delle musiche di un grandecompositore come Nino Rota. Diverti-mento assicurato! Venerdì 12 marzo,sempre alle ore 21, nella sala Polifun-zionale della Provincia, ritorna in scenala musica con un’ospite d’eccezione: lapercussionista Evelyn Glennie. Sitratta di un appuntamento davvero

speciale per numerosi motivi. ComeBeethoven, la Glennie non si è arresaalla sordità (patita quando aveva pocopiù che dodici anni) e non solo ha con-tinuato a suonare, ma è diventata unastella del firmamento musicale. Unesempio d’artista e soprattutto di per-sona. Chapeaux. Il 16 marzo, infine,spazio al musical: “Aggiungi unposto a tavola” uno storico spetta-colo firmato Garinei e Giovannini di-ventato ormai un cult del teatro italianograzie alle musiche spumeggianti di Ar-mando Trovajoli, le coreografie di GinoLandi e ad un ottimo gioco di messin-scena. L’opera assicura successo e ri-sate ovunque sia rappresentata... Chedire? Non mancate!

Le pagine della cultura

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Tour de force alla “Riccitelli”

Entra nel vivo il cartellone teramanodella stagione di prosa e dei concerti

di Vincenzo Lisciani Petrini

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Dentro e fuori la scena: il segreto

di Silvio Araclio

Un personaggio vero, un protagonista,poliedrico, capace di incantare dentro efuori la scena. Parliamo di Silvio Araclio,da tempo uno dei registi più stimati eapprezzati del panorama locale e nazio-nale. Noi siamo andati a trovarlo…Perrompere un po’ il ghiaccio: checosa può spingere oggi un giovanea intraprendere una carriera comeattore o come regista? “La passione,certamente. La voglia di mettersi ingioco, di stare su un palcoscenico, ilprotagonismo. Per una carriera da re-gista, invece, la voglia di creare, di nar-rare, costruire delle storie. Comunquenon è che uno un giorno si sveglia edice, ad esempio, “voglio fare lo scrit-tore!” . Ci capiti: è la storia di ognigiorno. Per me è stata così, soprattuttopensando ai miei inizi”. Dopo tantianni, come è oggi la sua creativitàal di là dell’abitudine, del mestieree del furore creativo? “Furore crea-tivo? Non capisco cosa voglia dire conquesta espressione…”. Mi riferisco aquella voglia di raccontare che leidiceva... ”In verità è tutta una que-stione di mezzi. Se vuoi fare delle cosehai bisogno dei mezzi per realizzarle. Èdifficile lavorare molto in provincia: allafine si fa, ma costa uno sforzo enorme.Ti sembra sempre di ricominciare. Co-munque mi diverto ancora in questo la-voro. Ma potrei divertirmi molto di piùse avessi più tempo, più occasioni e piùmezzi”. Altro argomento: gli spaziteatrali a Teramo... “Non ce ne sono.Teramo ha solo il Cineteatro Comunale.

Ne faranno un altro, chissà se comu-nale o privato. Purtroppo manca ancoral’ottica del teatro come spazio vivo,anche perché ci sono tante realtà: dallamaestra d’asilo che vuole mettere inscena una recita fino alle singole com-pagnie teatrali teramane... sono realtàche necessitano di uno spazio pubblico,di media grandezza, di gestione comu-nale e non privata”. Non c’è contrad-dizione nel fatto che la Stagione diProsa segna sempre più abbonatimentre a Teramomanca una vera epropria cultura delteatro? “Teramo sof-fre di un’anomalia. LaRiccitelli ha comunqueavuto il merito di por-tare a teatro moltepersone che, diversa-mente, non si sareb-bero mai avvicinate. Equesto a mezzo di uncartellone accattivantee variegato, che sefosse diverso e meno“popolare” nonavrebbe probabil-mente un numero cosìingente di abbonati.Personalmente noncredo che il teatrodebba essere popo-lare: non è più comenella Grecia Antica. Echi va a teatro non èdetto poi che ne sia

appassionato. Comunque, onore allaRiccitelli, sempre meglio che ci si vada.Meno male che c’è!”. Una domandadi fanta-teatro... se restaurasseroil vecchio teatro, allestirebbe il“Miles Gloriosus” di Plauto? “No,perché non mi piace. Non credo chel’anfiteatro sia da restaurare nel sensostrutturale, ma se creassero uno spazioscenico aperto metterei su di sicuroun’opera classica. Magari una tragedia”.

di Vincenzo Lisciani Petrini

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Rinnovare ed evolvere: il dictat dellaprovincia teramana, miscela di diverti-mento, cultura e tanta voglia di socia-lità. Il nuovo anno presenta alla ribaltamenti pruriginose di innovative ideeche, nel marasma della vita quotidiana,generano in ogni dove un angolo di in-finito per dar sfogo alla creatività. Pergli amanti dell'aperitivo stile metropolio, come si usa definirlo in provincia,l'aperitivo lungo o cenato, è d'obbligosegnalare la meritata affermazione delCaffè Florence di San Nicolò a Tor-dino. Ogni venerdì prende vita la se-rata con l'aperi-cena a base di gustosipiatti di pesce. I due ambienti del localeprevedono animazione maschile e fem-minile con musica disco commercial& remember Dj Filippo Porrini eun'anima tutta latina. Serata che vaiaperitivo che trovi: il sabato è Mon-blanc Fashion Cafè... live music diTeramo. Rinnovato nello staff, il localesi sta avviando ad una crescita nel pa-norama cittadino offrendo ogni sa-bato un Happy Hour esclusivo, con lamusica dal vivo di F & G Duet e alCanta anche tu, kermesse canoraaperta a tutti! Il pre-serata traghetta ilpopolo della notte verso altri lidi da vi-vere fino all'alba. Una poliedrica realtàstrizza l'occhio dal belvedere di Te-ramo, in contrada Specola: il ve-nerdì del Fortino in Roses. Ildebutto in società, il 3 febbraio, ha re-gistrato l'esclusiva partecipazione di DjAria from Billionaire. Ogni venerdì sivestirà di una serata a tema concena, dopocena e musica commercialee house di Dj Øskarr D e Dj Victor,alternati ogni mese ad un ospite d'ec-

cezione. La discoteca Goda’ disco-dinner di Teramo regala serate dienergico intrattenimento: il giovedì LaDolce Vita Universitaria con cena al-lietata dalla musica live di CoverBand, mentre sabato è Resethousecon guest nazionali o internazionali econsolle curata da dj PIERO PIRUPA.Il divertimento continua con nuoveemozioni al Bajour di San Nicolò aTordino. Il locale, che ha compiutocon successo il suo primo anno, ve-nerdì 19 Febbraio, festeggia il com-pleanno di Berardo Di Battista conospiti Maurizio Mattioli, FabrizioCorona e Alessia Fabiani, con la for-mula del cena, dopocena e live musicdi Dj Marco Di Luigi e Filippo Por-

rini. Altra serata fissa è il sabato conballi caraibici e musica revival acura di Mariano and Federico Dj.Trasportati dalle elettriche note dellamusica della notte, arriviamo in alcunidei locali della costa. A Giulianovapaese, il giovedì è NovaVita Clubcon Alessandrino Dj e Oriano TheVoice. La magia si ripete la domenicacon Sergio DUB e Andrea Zoi. Il lo-cale giuliese è un punto di riferimentoper gente adulta e alla moda che amala bella musica e l'ottima cucina tradi-zionale. A Roseto degli Abruzzi, conl'organizzazione di Studio54, si è con-quistato il suo angolo di cielo il sabatodel Marron Glacés con la collabora

Gli appuntamenti del mese

Non solo week-endTra cultura ed arte

una provincia che balladi Alessia Stranieri

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Bianchi e Pulci

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zione degli "Scandalosi" fratelliAmici. Particolari feste a tema diversedal solito, dove non saranno gli ospitiad esser mascherati ma il locale, checambierà allestimento in sintonia conl'evento. Non solo movida però maanche cultura. A 360 gradi! Il Circolovirtuoso Il nome della Rosa di Giu-

lianova Alta segnala alcunedate rilevanti di febbraio: il 18alle 21.30 Vernissage"UMANA-MENTE" conAdolfo Tullj; il 19 alle 21.30Vita d'artista "Mistura deRaça" con Tiziana De Ange-lis; il 25 alle 21.30 Cortome-traggi Milano FilmFestival. Sempre a Giulia-nova Alta, a Piazza DanteClub, dal 14 febbraio al 2marzo si svolgerà “Minedi eMister White”, esposizionepitttorica dell'artista abruz-zese Gabi Minedi. L'associa-zione culturale "La Luna" diTeramo ha bandito la VII

Edizione del "Premio Internazionaledi Poesia Teramo 2010 Gino Rec-chiuti", ormai un rito che ha conqui-stato un posto di riguardo nelpanorama dei concorsi letterari italiani.Gli elaborati possono essere inviati finoal 17 aprile. Riparte poi la 19a Edi-zione di TeramoWave, fortunata ras-segna di Teatro comico e cabaret

organizzata da Samarcanda Eventi. Letappe del mese di febbraio: il 18 alCineteatro di Silvi con ClaudioBatta di Zelig; il 19 e il 26 al Teatrodi Atri con Nuzzo & Di Biase e gli ex"Cavalli Marci" Bianchi & Pulci e il 20e 27 a Martinsicuro. Per concluderesegnaliamo i concerti della VIII Edi-zione "Oh Jazz Bee Good" a Mo-sciano S.Angelo che ospiterà il 25"Tango or not Tango" e il 12 marzoi Quintorigo. Il tour della cantanteCarmen Consoli farà tappa il 25marzo al Teatro Comunale di Te-ramo, unica data in Abruzzo organiz-zata dall’associazione comunaleBigMatch. La stessa associazione cipropone un interessante doppio appun-tamento il 20 marzo: mostra edesposizione dell’artista Marco Lodolae concerto serale del cantante Ni-colò Fabi. Medesima la location: ilsuggestivo scenario di piazza San-t’Anna a Teramo. Infine il celebre can-tautore modenese Francesco Guccinisi esibirà il 26 marzo al Pala RemoMaggetti di Roseto degli Abruzzi.

Nuzzo & Di Biase

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Un viaggio nel tempo…

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Gino Di Benedetto, una guida

del nostro passatodi Daniela Palantrani

Tradizione come trasmissione della me-moria. E' proprio la memoria, il nostropassato, che Gino Di Benedetto vuoleconservare e riconsegnarci. Gino, im-prenditore edile, che trascorre ogni mo-mento libero lavorando a progetti dimiglioramento della mostra, da luicreata e curata in ogni minimo detta-glio. Una lodevole iniziativa di raccoltadi oggetti e ricostruzioni di scene di vitadel secolo scorso, si sviluppa su una su-perficie di quasi 900 mq. Una stimo-lante riflessione su come si svolgeva lagiornata dei nostri nonni. Un tuffo nel

passato per ricordare che nulla è ini-ziato con la nostra vita ma che abbiamoradici solide fortemente radicate nel no-stro passato. Come è nata questa smodata pas-sione per la tradizione e collezionedi oggetti antichi?“Fin da piccolo, ho iniziato a conservareoggetti che altri consideravano inutili.Purtroppo, quando sono partito militaremio padre buttò via tutto ciò che avevoraccolto fino a quel momento. Dicevache ero pazzo! Non mi sono scorag-giato. Ho riempito, nuovamente, stanze

intere di ogni genere di oggetto, che miricordavano la povertà e la miseria dellamia infanzia. I materiali che raccolgo miriconsegnano la “ricchezza” nella miainfanzia. Mi emozionano”.Poi, l'idea di cominciare a costruirele miniature che espone?“C'è un episodio che mi fece rifletteresul rendere accessibile anche ad altri lacultura del nostro passato. Diversi annifa venne a trovarmi qui a Torricella Si-cura, una famiglia di Milano, con unabimba. Mentre mostravo loro la mia col-lezione, scappò una gallina dal pollaio.

La bambina la vide e, corse achiamare la madre chieden-dole di andare a vedere...unagallina che camminava dasola! Mi sorpresi. Quandochiesi spiegazioni, mi fu rispo-sto che la bimba, in città, nonaveva mai visto una gallinaviva. Il via definitivo poi lohanno dato i miei figli quandohanno cominciato a fare do-mande ad esempio su comefacevano i buoi a trainare unaratro. Iniziai, così, a costruirele prime miniature. E' più sem-plice spiegare con le immaginiche non con le parole”.Il mantenimento e la con-servazione delle riprodu-zioni è difficoltosa? Chemateriali usa?“Abbiamo chiuso al pubblicoda poco ma ho già iniziato a ri-parare i pezzi rovinati ed a co-

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struire nuove ambienta-zioni. Riguardo ai mate-riali, uso le pietre per farele case. Le tegole, ocome diciamo in dialetto'coppi', li faccio con laterra e poi li porto a cuo-cere a Castelli. Le statuee gli animali li faccio conl'argilla”.Quali nuove scene divita sta preparandoper i visitatori?“Vorrei ricreare la ViaCrucis, ed ho già iniziatoi lavori per la caserma deiCarabinieri e la StazioneFerroviaria, con tanto ditreni e cabina telefonica.Un modo per ricordare gli

emigranti che partivano con la loro valigia dicartone legata con la “cord de balle”. Per la creazione degli ambienti di vita,si basa su ricordi e conoscenza direttao raccoglie testimonianze, magari daglianziani del paese?“Mi baso sui ricordi della mia infanzia. Rico-struisco quella che è stata la mia esperienzadi fanciullo. Ricordi nitidi o semplici flash, ioli riporto in miniature”. Tanti sforzi, tanta passione, nessunguadagno. Sicuramente però avrà unsogno, qual è?“In primo luogo è una sfida verso me stessoper vedere cosa sono in grado di fare. Sonocontento quando riesco ad ultimare un nuovoprogetto. Il mio desiderio più grande, pero',è quello di riuscire a trasformare il museo inuna mostra permanente. Riscuoto molti con-sensi tra i visitatori, pochi del luogo, molti dafuori provincia. Sono convinto che è la collo-cazione geografica a penalizzarmi”. Il riscontro che hai nei visitatori qual è?“Le reazioni sono tante e diverse. Gli anzianisi commuovono ricordando la loro giovinezza,e io, a quasi 50 anni, spesso mi scopro a

piangere conloro, comeun bam-bino. I gio-vanissimi,i n v e c e ,escono,dalla vi-sita allamostra,pieni distuporee con-tenti dipoter fi-nalmentecapire, at-traverso lamie detta-gliate rico-struzioni, iracconti dei lorononni. E’ come fare unviaggio nel tempo”.

E' la “cultura” del nostro passato, che Gino Di Benedetto vuole conservare e riproporreattraverso la creazione del Presepe e Museo Etnografico “Le Genti della Laga”.Un'esposizione allestita in Via G.Romani a Torricella Sicura, a pochi chilo-metri da Teramo. La mostra si sviluppa su quasi 900 mq ed è compostada due sezioni. Una parte dedicata alle miniature, l'altra agli oggettiantichi e riproduzioni di ambienti di vita del secolo scorso. Apertatutto l'anno solo per gruppi su prenotazione al nr. 338.3316641.

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Dedichiamo il primo appuntamento di questa ru-brica ad un suggestivo borgo sospeso tra cielo eterra, in una fiabesca cornice di altri tempi: Civi-tella del Tronto.Arrocata su un possente massiccio granitico, sullastrada che congiunge Teramo e Ascoli, domina lavallata circostante dai suoi 590 metri di altezzas.l.m. Le origini sembrano risalire tra il IX e il Xsec., periodo dell'"incastellamento", quando le po-polazioni cercavano luoghi facilmente difendibilidagli attacchi cruenti dei barbari. "Tibidella", comerisulta chiamarsi da un rogito notarile del 1001,nasce come struttura fortificata che, da castello erocca, si trasformerà, alla fine del XIII sec., in unapossente fortezza. Carlo I, della dinastia Angioina,la pone a guardia del confine più settentrionaledel suo Regno con lo Stato Pontificio. Il borgo havissuto l'avvicendarsi delle più grandi dinastie: An-gioini, Aragonesi, Sforza, Asburgo e Borboni econ esse è stato testimone di memorabili batta-glie, non risparmiandosi la sua parte di morte edolore. Nel periodo dell'Unità d'Italia, la storia ri-porta che Civitella, stretta d'assedio da VittorioEmanuele II di Savoia dal 26 ottobre al 20 marzodel 1861, oppone una testarda resistenza che larende l'ultima roccaforte borbonica a piegarsi al-l'invasore piemontese. Il destino beffardo ha voluto che l'evento non ac-quistasse grande rilevanza storica: il 17 marzoviene proclamato il Regno d'Italia e Civitella, al-l'oscuro della situazione, cade ben tre giorni dopo,il 20 marzo 1861. Il borgo, gioiello di architetturaimmerso nella natura, offre un colpo d'occhio cheincanta in ogni stagione. Un fitto labirinto di stra-dine caratterizza infine il paese e dall'alto dellafortificazione si ammirano le cosidette "rue", allafrancese, tra le quali pare vi sia la più stretta d'Ita-lia.

I luoghi della nostra terra

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Passeggiando per...Civitella del Tronto

di Alessia Stranieri

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LO ZOOM/1

LO ZOOM/2

La “sentinella d’Abruzzo”

Il santuario della Madonna

dei Lumi

Il Re di Spagna Filippo II, nel 1559, attri-buisce a Civitella del Tronto l'appellativo di“Fidelissima” e, per la posizione strategica,realizza l'imponente Fortezza così come èoggi. Gli spagnoli demoliscono le preesi-stenti fortificazioni angioine e aragonesi,in quanto superate, e ricostruiscono muradi cinta spesse ed inclinate per attutirel'azione dei cannoni. La poderosa opera diingegneria militare, incastonata in cima alpaese, come un'acropoli, ha una superficiedi 25mila metri quadri ed è considerata trale fortificazioni più grandi d'Europa. Sman-

tellata dall'esercito sabaudo ed abbando-nata per più di 100 anni, la Fortezza è tor-nata alla luce dopo lunghi lavori direstauro, dagli anni settanta fino all'ulti-mazione nel 1983. Sul punto più alto dellaFortezza, a 650 mt., c'è la Gran Piazza conil Palazzo del Governatore, visibile a tutti,a dimostrare, secondo la concezione rina-scimentale, il potere della Spagna. Nelborgo sottostante, gli edifici digradanti ele tante viuzze contribuivano alla difesa,costringendo gli assalitori a sparpagliarsie subire la guerriglia degli abitanti.

Fuori dalle mura cittadine, suun colle ameno, sorge l’an-tica Grancia benedettina di S.Maria. La fondazione è attri-buita a San Giacomo dellaMarca nella metà del sec. XV.L’edificio monastico lasciatoin disuso dai monaci bene-dettini fu successivamenteceduto ai frati francescani.Attualmente il Convento ap-partiene (dal 1882) alla Pro-vincia d’Abruzzo dei FratiMinori Conventuali. Una bel-lissima quanto antica tradi-zione racconta un fattomisterioso: alcuni amici con-versavano su di una collina difronte all’altissimo massodove svetta la fortezza bor-bonica di Civitella. Di colpo siinterruppero, abbagliati datante luci e fiammelle che,

arrivando dal fondo dellavalle, iniziarono a danzare or-dinatamente intorno a loroper poi sparire. Questo spet-tacolo si replicò più volte finoal 1663. Ultimo spettatore unmonsignore che cadde, gi-nocchia a terra, giurando diessere stato sfiorato dal sof-fio mistico della Vergine.Ecco perché il Convento èdedicato alla Madonna deiLumi o della Lumera. Altratradizione racconta delle in-tercessioni della Madonnaper l'implorata pioggia, il 20maggio 1779 e il 27 aprile1893. Per questo i fedeliamano rivolgersi a Lei con iltitolo di “Madonna de lapiova” e la festa in onoredella Vergine viene celebratail 27 aprile di ogni anno.

Cooperativa Progetto Fortezza e TerritorioGestione Servizi Turistici Fortezza di CivitellaTel. 0861/91588 oppure 333/9030360 www.fortezzacivitella.it

Convento Frati Minori Conventualitel./fax 086191334www.santamariadeilumi.itE-mail: [email protected]

Per info:

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Gli angoli dimenticati

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Alla riscopertadell’Istituto

Regina Margherita di Vincenzo Lisciani Petrini

Scendendo lungo il viale deiTigli, durante il passeggio, siè spesso troppo distratti perfare caso ad una sorta dimuro continuo fatiscente, afinestre sbarrate. Su di un

vecchio portone compareuna scritta: “Istituto ReginaMargherita”. Molti non nesanno nulla, ma questo isti-

tuto ha una storia degna diun romanzo. Fu fondato, in-fatti, nei primi anni del 1300ed era il convento dei Cap-puccini. Le malelingue di-cono che esistesse un

passaggio segreto tra il con-vento delle Clarisse(l’odierno Istituto MusicaleBraga) e questo antico con-

vento di frati. Sono voci chenel popolo corrono veloce-mente, ma nessuno studiosoè mai riuscito a dimostrarnela veridicità. Una leggenda,insomma. Successivamente

nella seconda metà del 1800il convento divenne un cen-tro di accoglienza per orfa-nelle fino agli anni ‘50 del

secolo scorso, che si soste-neva – e si arricchiva – di la-sciti e donazioni. Lesuccessive trasformazioni so-ciali e culturali che l’Italia diquegli anni ha subito hanno

poi soppiantato l’antico usoin base a nuove esigenze.Così il “Regina Margherita”divenne asilo infantile e

L’Istituto Regina Margherita nei primi anni ’90 (Foto by Silvano Di Francesco –Photolaser)

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scuola elementare. Oggi, dopo sof-ferte vicende, è adibito soltanto adasilo infantile, ma solo in un’ala in-terna dello stabile. Il resto dell’edificioè invece abbandonato. Inutile sottoli-neare la potenzialità di

una tale struttura, che sorge in pienocentro, in una zona di ampio respirourbano e che potrebbe prestarsi anuovi utilissimi servizi. Bisognerebbesolo ripensarne la funzione e svisce-rarne ancor più le peculiarità rispet-tandone, però, l’impronta sociale.L’Istituto Regina Margherita, infatti, èun ente morale prima appartenentealle IPAB, ovvero le Istituzioni di Pub-blica Assistenza e Beneficenza che dapoco sono state soggette a riforma.Dell’istituto esiste, infatti, un Consigliod’Amministrazione che si compone disette membri – anche se anticamentene erano otto – e annovera quattrorappresentanti della Provincia, due delComune e uno del Provveditorato.L’ultimo posto era riservato a un rap-presentante della Curia. Al di là di que-ste problematiche amministrativeresta la realtà di un luogo di significa-tivo valore storico e urbanistico per Te-ramo. Non solo: in un momento in cuitutti guardano a nuovi spazi, nessunoriesce però a ripensare l’utilizzo diquelli antichi oggi in disuso, come adesempio l’ex ospedale psichiatrico“Levi Bianchini” (che merita un di-scorso a sé), l’Istituto Ventili, l’ex Ra-

vasco etc. ormai ridotti a ricettacoli difantasmi. Perché non trovare nuoviusi? Perché non rinnovare e investire sulla qualità di questi spazi? Per esem-pio, ci sarebbe bisogno di una

casa di riposo che, però, sia nel centrostorico così da permettere agli anzianiauto-sufficienti di non essere tagliatidalla vita cittadina. C’è la necessità poidi una sala-congressi, di un collegioper studentesse universitarie, di centrid’accoglienza.. Con simili strutture sipotrebbe fare di tutto, e farlo bene.Nell’ala disabitata del “Regina Marghe-rita” esiste un grazioso teatrino dacentocinquanta posti, semplicementeperfetto per le scuole teatrali tera-mane che devono spesso andare fuoriprovincia a rappresentare i propri la-vori. E poi il meraviglioso giardino in-terno rappresenta forse l’ultimo deglispazi verdi di Teramo centro. È chiaroche ristrutturare simili spazi coste-rebbe investimenti molto ingenti, certonon facili per le istituzioni, ma se lastoria teramana ci insegna qualcosa,sappiamo oggi più di ieri che il di-sarmo “cieco” di alcuni spazi inutiliz-zati (o rovinati) della città ha creatopoi maggiori problemi. Mi riferisco pro-prio al nostro vecchio teatro, un gio-iello – all’epoca in stato d’abbandono– che fu abbattuto per fare posto allaStanda. E pensare che oggi ci affan-niamo a trovare un posto dove rico-struirlo...

L’Istituto Regina Margherita nel 1927 (Archivio Fotografico Biblioteca Delfico)

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La storia di un’amicizia tra una bam-bina, Francesca e il suo fedele amicoBilly, cessata con la morte di questo, haportato la protagonista a sviluppare unpercorso di riflessione sull’emotività esulla configurazione che può svilupparsinella psiche di un animale. Billy ha vo-

luto riservare le sue ultime forze per vi-sitare i luoghi della casa a lui più cari:il letto della bambina, l’angolo dei gio-chi ed ha annusato la cagnolina che vi-veva con lui, Nocciolina. Infine, si èfermato davanti alla sua cuccia, ha fis-sato negli occhi la bimba, per poi la-

sciarsi cadere in un sonno eterno. Que-sta è l’esperienza che ho avuto con ilmio cane Billy, che mi ha portato adapprofondire il vario mondo degli ani-mali, in particolar modo la loro mente.Giornali, televisioni, cinema, internet,radio e libri sono pieni di storie vere,incredibili sul comportamento deglianimali. Pensiamo al famoso caso diChristian, il leone allevato per circa dueanni da due ragazzi australiani ed inseguito liberato nella riserva naturaledel Kenya, che riconosce, a distanza dicirca un anno, i suoi vecchi padronicorrendo loro incontro e letteralmenteabbracciandoli. Esistono casi meno fa-mosi come cani e gatti che dopo es-sersi smarriti o dopo un trasferimentodei proprietari in altre città, hanno per-corso per giorni e giorni diverse migliaper ritrovare i loro amati padroni ohanno cercato di svegliarli durante lanotte perché in casa era scoppiato unincendio, salvandogli la vita. Ci sonotesi in campo scientifico sviluppatesiattraverso studi comportamentali. Èstato dimostrato ad esempio che scim-mie e scimpanzè adottano un compor-tamento altruistico di notevolesensibilità nei confronti dei propri si-mili. Infatti, i soggetti che non sannonuotare rischiano la propria vita neltentativo di salvare altri animali cadutiin acqua. Per dimostrare addirittura segli animali hanno la consapevolezza disé, altri studiosi hanno sottoposto al-cuni elefanti alla cosiddetta “prova dellospecchio” che consiste nel porre unsemplice specchio davanti all’elefante.

di Francesca Alcinii

Il fascino di un viaggio in “altre” menti

I migliori amici dell’uomo

Puntata n.1

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In seguito si ri-muove lo spec-chio e si dipingeuna macchia sulcorpo dell’ani-male. Ultimatal’operazione si ri-propone lo spec-chio davantiall’elefante e siattende. L’ele-fante, dopo averosservato l’imma-gine riflessa, ha ri-conosciuto che sitrattava della propria figura, dimo-strandolo toccandosi con la probo-scide la macchia sul proprio corpo enon attraverso lo specchio. Che cosamuove allora e motiva tutti questianimali ad assumere i comporta-menti sopra citati? La risposta è:UNA MENTE, la capacità di pensare,di ricordare, di riuscire ad immagi-nare delle situazioni anche non vis-sute e di metterle in pratica aconfigurazione mentale conclusa.Queste ed altre sono capacità attri-buibili solo a chi possiede unamente, anche se non come siamoabituati a concepirla noi. In partico-lar modo, la domanda che maggior-mente mi ha suscitato interesse, èche cosa ha motivato Billy, negliistanti prima di morire, a visitare perun’ultima volta i luoghi della casa alui cari, o cosa ha pensato mentre mifissava negli occhi prima

di chiudere i suoi per sempre. La cu-riosità di trovare una risposta ha su-scitato il desiderio di poter far capirea tutti i possessori di cani, ma so-prattutto a chi non ne ha mai posse-duto uno, che anche loro hanno unamente. Attraverso una nuova lingualoro sono lì pronti a comunicare connoi e non solo con il proprietario.Ognuno di noi, per questo motivo,dovrebbe riuscire a comunicare conil mondo degli animali e intuire le ri-chieste dei nostri amici. Nasce cosìl’importanza di apprendere il lin-guaggio cinofilo. Pensiamo ad esem-pio, all’esigenza che può avere unapersona timorosa di cani, quando in-contra un randagio. Cosa si deveaspettare da questo? Conoscendo illinguaggio cinofilo, la persona si sa-prebbe comportare di conseguenza,senza inutili paure ed assurde pre-

occupazioni. Eccomi prontaallora peraccompa-gnare tuttii nostri let-tori in que-s t om e r a v i -glioso viag-gio nellamente e nelm o n d odegli ani-mali, pro-prio comeBilly ha con-dotto me nelsuo mondo.M e r a v i -glioso.

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Mondo interattivo

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Internet, ormai, rappresenta la nostraseconda dimensione. Una realtà paral-lela, in cui decidere di trascorre il nostrotempo libero, studiare, lavorare, fare in-contri e persino fare compere. Per faretutto questo, però, molti siti, da quelliistituzionali ai social network, ci richie-

dono, come prima cosa, di registrarciinserendo i nostri dati personali: Difatto, così facendo, ci creiamo unanuova identità, virtuale. Come nella re-altà, però, potremmo imbatterci in si-tuazioni poco piacevoli. Anche sulla retesono presenti furbi e malfattori, che po-

trebbero inguaiarci nei loro mal affari.I cyber criminali, infatti, si fanno sem-pre più agguerriti e spregiudicati. Emolti, sono i campi in cui possonoagire. Dalla semplice vendita di beni,quali telefonini, oggetti da collezioni-smo, capi di abbigliamento e quant’al

Internet: tra opportunitа

e insidieAttenzione al PHISHING

di Valerio Vinòd Silverii

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tro, a servizi, ovviamente a paga-mento, di vario genere. La truffa piùdiffusa è quella della vendita on line,per cui si paga un ordine senza chequesto poi arrivi al destinatario. Tut-tavia la truffa che negli ultimi anni im-pensierisce sempre più anche gliorgani deputati alla vigilanza del web,per la sua repentina diffusione, èquella che risponde al nome di PHI-SHING. Tale termine può essere in-teso in italiano come “spillaggio” (didati sensibili).Si tratta in pratica diun’attività illegale utilizzata per otte-nere l’accesso a dati personali, o co-munque riservati, con la finalità delFURTO D’IDENTITÀ. Viene svoltaattraverso l’invio di posta elettronicafasulla o messaggi istantanei, maanche attraverso contatti telefonici. Ilphisher invia, tramite spamming (l’in-vio massiccio di e-mail) un messaggioai malcapitati, del tutto simile nellagrafica e nel contenuto a quella di un’istituzione nota ai destinatari (in ge-nere la loro banca o un sito di astaonline a cui sono iscritti). Il messaggiocontiene quasi sempre la segnala-zione di un problema di sicurezza deipropri dati o particolari situazioni ve-rificatesi con il proprio conto cor-rente/account. Ad esempio unaddebito sproporzionato, la scadenzadell’account o, più raramente, un pic-colo bonus di natura economica. Aseguire, l’e-mail indica un link di ri-mando, per regolarizzare la situa-zione. Tuttavia il link fornito non portain realtà al sito web ufficiale dell’isti-

tuzione, ma a un sito fittizio creatodal truffatore in maniera grafica econtenutistica del tutto simile al-l’originale. A questo punto vienerichiesta, con la scusa di una con-ferma, di inserire i propri dati per-sonali. Queste informazionivengono memorizzate dal serverfittizio e riutilizzate per acquistarebeni o trasferire somme di denarotramite bonifici gratuiti, via inter-net verso un altro conto online.In questo modo le ignare vittime,non solo vengono derubate deipropri risparmi e della propriaidentità telematica, ma possonofungere involontariamente da

tramite nel riciclaggio di denarosporco. Ulteriore rischio è quello di fi-nire indagati nelle operazioni investi-gative che le autorità competentisolitamente svolgono in questocampo. La tecnica del phishing, comedetto, sta conoscendo una costantediffusione. Cosa fare per difen-derci? Innanzitutto, come ci ha spie-gato cortesemente la poliziainformatica, una maggiore accor-tezza. Nel caso in cui dovessero arri-vare e-mail “strane”, non avventurarsisubito a cercare di capire di cosa sitratti, cliccando sui link. Rileggendobene il messaggio, nella maggioranzadei casi, si riscontreranno piccoli errorigrammaticali. Questo perché, spesso,la fonte della truffa è di matrice stra-niera, per lo più dell’ Est-Europa (Rus-sia, Romania). Inoltre, se si sosta perqualche attimo sul link, senza cliccare,compare una piccola finestra che in-dica l’url del sito di rimando, per cuipoi diviene semplice capire che non èquello della nostra banca o comunquedel sito che vorrebbero farci credereche fosse. Un vero e proprio stru-mento di difesa è rappresentato daNET-CRAFT. Questa è una toolbar(barra degli strumenti) che ci avvisadi eventuali tentativi di Phishing e liblocca. Nel caso in cui, poi, il sito nonvenisse bloccato, vengono fornite leprincipali informazioni che lo riguar-dano, come la data di creazione, ilserver, la nazionalità, etc. Questostrumento si può scaricare gratuita-mente ed è compatibile sia per Inter-net Explorer che per Firefox.

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Arriva la “conciliazione”anche per l’energia!

Dalla parte del cittadino

di Pasquale Di Ferdinando

Consumatori

Arrivano novità assolute dal primocorso di aggiornamento di concilia-tori Enel tenutosi a Napoli nei giorniscorsi. Nel comparto della cosiddettaenergia (elettrica e gas) le attivitàsono in continua evoluzione. Propriodi questi giorni la notizia dell’attiva-zione presso l’acquirente unico diuno sportello dei reclami dell’Autoritàper l’Energia. L’ufficio composto da 6persone, quello dell’Autorità a Mi-lano, è letteralmente rimasto som-merso dalla valanga di ricorsi passatida poche centinaia ad oltre 15.000.Il motivo è molto semplice e la pa-rola che lo racchiude è tristementenota: “ privatizzazioni”. Sì, quelle al-l’italiana per intenderci, ovvero,quelle che portano solo problemi perconsumatori e non le opportunitàderivanti da una sana e corretta con-correnza. Un’ Italia dei furbetti quella che hacontraddistinto la privatizzazioneprima del comparto telefonico edoggi di quello elettrico. Difatti il per-corso iniziato da Telecom con le as-sociazioni dei consumatori (exmonopolista) oggi viene seguitodall’Enel. Ecco però un’ apertura aldialogo con le associazioni attraversoun canale chiamato “concilia-zione”. Uno strumento utile per ri-solvere le controversie in modosemplice, veloce e gratuito da oggi.Grazie alla conciliazione, infatti, èpossibile raggiungere rapidamenteun accordo amichevole, risolvendodirettamente alcune controversie esenza dover ricorrere al giudice. Unaprocedura di risoluzione delle contro-versie paritetica e basata sull'ade-sione volontaria delle parti. Puòessere utilizzata da: clienti elettricidel mercato libero e di quello dimaggior tutela (nel caso di Teramo,è Enel distribuzione), che hanno sti-

pulato un contratto di fornitura peruso domestico, nonché per uso con-dominiale con potenza impegnatapari o inferiore a 15kW; clienti gas,che hanno stipulato un contratto difornitura con consumo effettivonell’anno precedente l’avvio dellaprocedura non superiore a mc50.000. Nel primo accordo le categorie eranolimitate ai soli consumatori e condo-mini adesso è ampliata anche allepiccole attività. La conciliazione inquesta fase ha degli argomenti bendefiniti che sono stati incrementati esono: riduzione potenza o sospen-sione fornitura per contestata moro-sità del cliente negli ultimi due anni;fatturazione (importi/consumi elevatirispetto alla media degli importi/con-sumi fatturati, doppia fatturazione,rettifica di fatturazione); rateizza-zione a seguito di conguagli, di retti-fiche di fatturazione o di bollette diimporto elevato anche se non di con-guaglio; ricostruzione consumi daaccertato malfunzionamento delcontatore ossia in assenza di verificametrica del contatore. Il funziona-mento è molto semplice. Il cliente,dopo aver inviato un reclamo scritto,se non si ritiene soddisfatto, può ri-volgersi a una delle Associazioni deiConsumatori che hanno aderito al-l'accordo per avviare la procedura diconciliazione. Questo l’elenco com-pleto: Acu, Adiconsum, Adoc,Adusbef, Altroconsumo, Assou-tenti, Casa del Consumatore,Cittadinanza attiva, Codacons,Codici, Confconsumatori, Feder-consumatori, Lega consumatori,Movimento Consumatori, Movi-mento difesa consumatori,Unione Nazionale Consumatori,Centro tutela Consumatoriutenti.

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Cara Redazione, vi scrivo per un quesito le-gale. Mio figlio ha subito gravi lesioni in unincidente stradale. La rottura scomposta ditibia e perone, la rottura dello zigomo,della mascella e un forte trauma cranico.Dopo un lungo iter processuale è stato in-teramente risarcito. Il lungo periodo tra-scorso ad accudirlo, le intense

preoccupazioni per il suo stato di salute,mi hanno procurato un forte ed intensotrauma emotivo. Insonnia, attacchi di pa-nico, enuresi notturna e molto altro. Possoessere risarcita dalla compagnia di assicu-razioni che ha risarcito mio figlio?

Annalisa

Cara signora Annalisa,siamo in presenza di un illecito pluriof-fensivo che lede interessi giuridica-mente protetti di soggetti diversi. I danni riflessi consistono nelle lesionidi diritti conseguenti al fatto illecito al-trui. I rapporti familiari rappresentanoun utile riferimento per l’individuazionedella situazione qualificata che da di-ritto al risarcimento del danno nei con-fronti dell’autore del fatto; tuttavia la

mera titolarità di un rapporto familiarenon può essere considerata sufficientea giustificare la pretesa risarcitoria, poi-ché occorre di volta in volta, verificarela sussistenza di un legame affettivo diparticolare intensità e occorre, il nessodi causalità tra l’evento traumatico cheha colpito suo figlio e il danno alla sa-lute che lei testimonia di aver subito.Signora Annalisa lei è legittimata adagire jure proprio per ottenere il ristoro

integrale del danno personale. Il giudizio favorevole di un medico le-gale sul nesso di casualità e sulla quan-tificazione del danno dovrànecessariamente precedere il giudiziocivile. Le consiglierei il veloce strumento pro-cessuale dell’art. 696 bis cpc -consu-lenza tecnico preventiva- ai fini dellacomposizione della lite avvalendosi diun suo avvocato di fiducia.

Risponde l’avv. Gianni Falconi

Ogniqualvolta maggioranza ed opposi-zione convergono sulla necessità di unariforma strutturale di un determinatosettore della vita pubblica, quello dellagiustizia rappresenta, senz’altro, il ter-reno ove si registrano i dibattiti parla-mentari più accesi. Emblematico, alriguardo, è lo scontro politico che ruotaattorno al c.d. “processo breve”. Scopodichiarato della riforma è quello di re-stituire smalto e speditezza alla farragi-nosa macchina processuale,prevedendo scadenze temporali deter-minate per ogni singolo grado di giudi-zio. Un simile progetto normativo - forte-mente criticato da magistrati ed avvo-cati in quanto, stando alla lettera dellasua formulazione, nulla più sarebbe cheun’amnistia diversamente denominata– è stato aspramente avversato dallaminoranza parlamentare, ritenendolofinalizzato esclusivamente alla tutela

degli interessi di pochi. Prescindendoda valutazioni di ordine politico, in que-sta sede è opportuno prendere lemosse dall’interesse del cittadino co-mune. L’idea di individuare termini didurata massima per ciascun grado digiudizio, di per sé, è condivisibile. Tantoin àmbito civile, quanto in quello pe-nale, ogni individuo ha diritto di rice-vere una risposta in terminiragionevolmente rapidi. Tuttavia sa-rebbe gravemente miope ritenere cheun simile intervento sia, da solo, suffi-ciente per risolvere il problema dellalentezza della giustizia. Il processo è unorganismo complesso. Composto nonsolo di regole, ma anche (e soprattutto)di uomini e mezzi. Senza una convin-cente politica di investimenti finanziari,vòlti al potenziamento professionale estrumentale del sistema, ogni progettodi revisione legislativa è destinato ine-vitabilmente a fallire. Inoltre, la sinergìa

di interventi deve necessaria-mente coinvolgere la costruttiva coope-razione di tutti gli operatori del diritto,ferme restando le rispettive sfere dicompetenza. Occorre, infine, rivitaliz-zare i processi di organico ripensa-mento dei codici attualmente vigenti,continuando quell’opera di semplifica-zione normativa tesa ad espungere isti-tuti non più in linea con l’evoluzionesociale e prevedendo, al contempo,ipotesi normative dirette ad introdurre,nel tessuto ordinamentale, nuove realtàsocialmente tipiche. In sintesi, appareassolutamente necessario profondereuno sforzo coordinato e condiviso invista di una rinnovata centralità del pro-cesso e, più in generale, del nostro si-stema giurisdizionale se è vero, com’èvero, che il grado di civiltà di una co-munità è direttamente proporzionalealla risposta di giustizia che essa è ingrado di fornire.

Processo breve...e poi?

Io la vedo così… del dott..Roberto Santoro

(Magistrato)

L’angolo legale

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INGREDIENTI(per 6-8 persone): 13uova di cui 6 uova per “scrippelle”, 1 kgdi zucchine, almeno 5-6 carciofi grandi,1 melanzana (scura) di almeno250/300 gr. (altrimenti due), almeno300 gr. di carne magra tritata al mo-mento, 4 mozzarelle, parmigiano grat-tugiato, pisellini primavera (1 scatola dinon meno di 250/300 gr.), spinaci (1scatola di non meno di 250/300 gr.), ¾lt. di latte, burro, 2 dadi, prezzemolo.

Timballo verdedi casa mia

Tratta dal volume “Una ricca... cucina povera” di Roberto Pelillo

PREPARAZIONE: a parte preparare le“scrippelle”. Fare le “scrippelle” (sbat-tendo bene le uova aggiungendo fa-rina). Solo dopo un primo impastoversare l’acqua ed infine un po’ di sale.Realizzare una “pastella” liquida e, conla pentola antiaderente e con un me-stolino, versare la “pastella” nel tegamecaldo ed unto con un pezzo di lardo. Le“scrippelle”, sottili, si lasciano asciugareun po’. Usare un contenitore grande dialluminio (o pentola capace da forno).Imburrare la teglia. Adagiarvi unostrato di scrippelle (evitando accurata-mente “spazi vuoti”) e curando che “va-dano fuori”.N.B. tutte cotture separate.“Trifolare” in padella le zucchine conolio e un dado (niente sale). A parte,prendere i “cuori” di carciofo, tagliare a

pezzetti e cuocere in olio (con sale eprezzemolo). Tagliare a fette la melan-zana e arrostirla al forno (senza alcunaaggiunta). Pisellini: cuocere con 1 dadoe olio. Spinaci: cuocere (“saltare”) conburro, parmigiano e latte. Preparare lacarne trita a polpettine e friggerle dopoaverle amalgamate con un uovo sbat-tuto, parmigiano, noce moscata (spol-verata) e poco sale. Disporre (a corona)su contenitori ogni ingrediente, com-preso il parmigiano grattugiato e lemozzarelle a fettine sottili (o dadini).

In un contenitore a parte, “sbattere” 6uova con ¾ di latte e sale.Fare strati con un po’ di tutti gli ingre-dienti.Rimettere strato di scrippelle. Sullescrippelle di ogni strato versare cuc-chiaiate di liquido per amalgamare(uova e latte). Ricoprire con i lembidelle scrippelle. Mettere a forno (preri-scaldato) per almeno 1 ora a 180°. Ser-vire ben caldo (anche se si puòmangiare freddo). Ottimo un Montepulciano d’Abruzzo.

Il graditissimo compito di presentare una ricetta del nostro territorio ad ogni numero della rivista, mi trova felice... testi-mone (NB: sono un “portatore sano di enogastronomia teramana”).Potevo (o dovevo?) iniziare con una ricetta povera (es. “pancotto” o “fregnacce”), ma il facile gioco di allusioni o frizzimi ha suggerito di iniziare alla grande. Il signor “timballo di scrippelle” (anche se quello “verde di casa mia”) è certamentetra le eccellenze della splendida cucina teramana. La qualità degli ingredienti - tutti a km 0, come suol dirsi oggigiorno -e la felice manipolazione delle nostre “cuoche”, fa sì che si tratti di un piatto di cui essere orgogliosi.E... non mangiate mai a digiuno! Più che essere un aforisma che ci fa sorridere è un monito di sanità alimentare! Paroladi Ropel

La ricetta del mese

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