PrimaPagina settembre 2015

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la tranquillità di fare centro

3PrimaPagina 60 - Set. 2015

Dirigenti P.A. una riforma a metà?di Raffaele Raiola19

TerritorioTerritorio

Chiuso il 21 SETTEMBRE 2015

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50 Mariti nel Panico Mirco di Marcello

60 La strtegia del Traderdi Bruno Feroci

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60 SETTEMBRE 2015PrimaPagina - il mensile di E.C.S. Editori

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Mafalda BrunoSimona CascettiAntonio Di FeliceTina Di FeliceAdele Di FeliciantonioMirco Di MarcelloLaura Di PaolantonioMaria Rita D’OrsognaBruno FerociAngela FoscoAlessandro FrattaroliAntonella LorenziDaniela PalantraniGianfranco PucaRaffaele RaiolaNicola Paolo RossettiChiara SantarelliPierluigi Troilo

n. 605 del 14.07.09 - n. 20081 - 2281-5651Reg. Trib. TE - R.O.C - ISSN

6 L’accoglienza non è improvvisazionedi Angela Fosco

I Sapori della “solinga” Tozzanelladi Antonella Lorenzi36

CuriositàCuriosità

Il dolore “dell’asino”di Simona Cascetti42

LetteraturaLetteratura

I NOSTRI ESPERTI

in questo numero

Nicola Paolo Rosettiavvocato

pres. giov. avvocati di Teramo

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free press - n. 60 anno 6

Gianfranco Pucaavvocato

mediatore professionista

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Raffaele Raiolaarchitetto

urbanista ambientale

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Laura Di Paolantoniodottore

commercialista

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In Copertina:

“MA QUANTO è BUONA QUESTA SCUOLA”

foto da shutterstock: “Bad Teacher”

Le immagini contenute nel magazine

rispondono alla pratica

del “FAIR USE” per la divulgazione scientifica e culturale

Pierluigi Troiloingegnere

coach & formatore

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8 D’Alfonso & gli Ufo petroliferidi Maria Rita D’Orsogna

SOMMARIO

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Alessio De IuliisAvvocato Lavorista

Settembre andiamo, cantava il Vate. È tempo di scuola. Ma quest’anno la sindrome del rientro dalle vacanze ha colpito molto più gli insegnati che gli studenti. Il debutto della Buona Scuola ha avuto il suo battesimo di polemiche, contestazioni, ricorsi e annunci di guerra

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Alessandro FrattaroliDottore Commercialista

revisore legale

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5PrimaPagina 60 - Set. 2015

hi l’avrebbe mai detto che per sentire qualcosa di sinistra dove-vamo aspettare Papa Francesco? In un momento in cui si sa più chi è cosa, il Papa ci sorprende ancora una volta, e senza eff etti speciali. I

luoghi comuni producono assuefazione e invo-luzione. È la retorica di pensieri annebbianti e dannosi: la “donna tentatrice”, “c’è crisi”, “ non serve a niente”, “innovazione, ricerca e tecnolo-gia sono l’unica via”, Quando un pensiero sedi-menta e diventa un alibi per fermarsi o addirit-tura involvere produce solo danni. La storia ne è piena. “Ogni importante cambiamento pro-duce nell’ immediato un eff etto involutivo” ha sostenuto Philippe Daverio, il noto critico d’arte, al convegno sul Virtuale, qualche giorno fa a Teramo. Il dibattito verteva appunto sulla tra-sformazione dei comportamenti sociali ad ope-ra di una tecnologia sempre più invasiva nella vita quotidiana, sugli aspetti positivi e negativi. Ma è un dibattito che interessa le generazioni mature, quelle abituate ad altri strumenti, che devono tenere il passo, cercare di adeguarsi e fare fi nta di essere evoluti. Le generazioni più giovani, il problema della tecnologia non se lo pongono proprio. Lo hanno già metabolizzato con l’imprinting iniziale, soprattutto nei bam-

bini ormai è parte del loro DNA. Allora è ne-cessario prendere atto che per riconquistare il gradino successivo bisogna rinunciare al luogo comune. Dalla scrittura cuneiforme alla penna d’oca, l’uomo non ha smesso di scrivere, lo ha fatto di più e meglio. Così dalla macchina da scrivere alla digitalizzazione bisogna imparare a utilizzare un nuovo strumento per realizzare cose migliori, più belle e accessibili al maggior numero di persone. E infi ne ricordarsi che ogni utensile nasce affi nchè l’uomo possa realizzare un’idea che ha nella testa. Ognuno la sua.

L’Editoriale L’Editoriale di Mira Carpinetadi Mira Carpineta

IL FALLIMENTO DEI LUOGHI COMUNI

MA È UN DIBATTITO CHE INTERESSA LE GENERAZIONI MATURE, QUELLE ABITUATE AD ALTRI STRUMENTI

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n esodo biblico. Così appare la lunga marcia dei profughi siriani alle porte di un’Europa sclerotizzata nei suoi immo-bilismi. E altrettanto tragico il fl usso inarrestabile dei migranti

via mare. Popoli in fuga da paesi in fi amme. Ma anche detto così non si riesce a immagina-re l’orrore che c’è dietro. Migliaia di bambini, donne, ragazzi. Sono le generazioni più giovani che rischiano la vita per cercarne la speranza altrove. E sono migliaia che invece la perdono durante le traversate o i tragitti nei furgoni. Un fi ume di umanità che cerca di sopravvive altro-ve, fatta di storie singole, simili forse, ma tutte diverse. E mentre l’Europa continua a tempo-reggiare, aprendo e chiudendo le frontiere, a seconda degli attacchi di panico del Governo

di turno, mentre i potenti dimostrano la loro totale impotenza e inettitudine di fronte alla praticità delle vita, o arricchiscono ancora di più con il mercato delle armi sempre in attivo, mentre mezzo mondo dorme, qualcuno, grazie a Dio è sveglio, vigile e si muove. È l’esercito silenzioso di coloro che fanno, soccorritori, volontari, Chiesa, Croce Rossa e tanti cittadini comuni che suppliscono con spirito pratico alle lungaggini della politica. La prof. Maria Teresa Letta, avezzanese doc, vice presidente nazio-

Maria Teresa Lettada sempre nel volontariato cattolico, entra in Croce Rossa nel 1985, presso il Comitato Locale di Avezzano. Specializzatasi in logistica e nell’inclusione sociale, sono davvero numerose le attività che ha organizzato, come la famosa “Nave della Pace” o la “ campagna freddo” del 1989. Sempre attenta alle numerose richieste di tutto il territorio Morsicano e abruzzese in generale, diventa Presidente di Comitato nel 1994; apre numerose Delegazioni e Gruppi  CRI  costituendo una rete di Ambulanze di soccorso in Convenzione con le Asl. Nel 1998 diventa Presidente per la Regione Abruzzo e dopo la terribile esperienza del sisma ha ristrutturato la sede CRI di L’Aquila, portando il Centro Raccolta Sangue di L’Aquila alla certifi cazione di

L’ACCOGLIENZA NON

É IMPROVVIS

L’ABRUZZO STA FACENDO LA SUA PARTE, COME SEMPRE DEL RESTO

7PrimaPagina 60 - Set. 2015

nale della Croce Rossa, ci ha spiegato come funziona, e bene, la macchina degli aiuti: “ La drammatica situazione degli sbarchi e dei salvataggi che avvengono ogni giorno sulle nostre coste, ha portato il presidente della CRI internazionale (FICR) Tadateru Konoé a visitare i centri di Catania e Lampedusa e ne è rimasto sconvolto. Ma anche impressionato dal lavoro che la Croce Rossa Italiana vi svolge. Il Presidente ha così deciso di coinvolgere tutte le organizzazioni federate in uno sforzo comu-ne e attraverso una raccolta fondi ha destinato un consistente aiuto fi nanziario ad un progetto di prima accoglienza”. In cosa consiste questo progetto? “Con queste risorse sono stati realiz-zati dei kit di prima necessità da distribuire ai migranti al momento del loro arrivo nei Centri di Accoglienza distribuiti tra Sicilia, Calabria e Puglia. Catania è il punto che fa da capofi la. I kit comprendono: un kit igienico, una maglia e una tuta, una giacca e scarpe. Il nostro pre-sidente nazionale (anche vice presidente della federazione internazione) l’avv. Francesco Roc-ca riferirà il prossimo 30 settembre a New York, alle nazioni Unite sui numeri dell’ emergenza : profughi accolti e accompagnati alle varie de-stinazioni individuate tramite le prefetture, con pullman messi a disposizione da noi. La Croce Rossa spesso si occupa anche della gestione ”. E l’Abruzzo? “ L’Abruzzo sta facendo la sua par-te, come sempre del resto. Ma ora che i fl ussi si stanno spostando verso la zona balcanica per raggiungere la Germania, nella nostra Regione non sono previsti molti arrivi, anche se compi-to delle prefetture è individuare e predisporre punti di ospitalità per i richiedenti asilo, come ad es. la mensa Celestiniana dell’Aquila o le Caritas. Perché l’accoglienza va gestita sia dal punto di vista igienico, che amministrativo e lo-gistico. Non è utile a nessuno improvvisare”. Lei è da moltissimi anni in Croce Rossa, qual è oggi, a suo avviso, una criticità che non avrebbe mai creduto possibile in Italia, in Abruzzo?“Oggi si registra purtroppo un’ aumento della soff erenza sociale. L’indigenza di molte fami-glie sta diventando in Abruzzo e all’Aquila in particolare un fenomeno preoccupante e in aumento. Abbiamo così organizzato una rac-colta alimentare, in particolare frutta e verdura, che a causa dell’embargo alla Russia, era de-stinata alla distruzione. Con il Ministro Martina, abbiamo così stipulato una convenzione per distribuire questi alimenti attraverso il Banco Alimentare , le Caritas o i nostri stessi Comi-tati”.

SAZIONE

qualità. Tra le innumerevoli missioni a cui ha partecipato in tutto il mondo, dalla Bosnia all’Afghanistan, dall’Africa al Sudamerica, non meno importanti sono i suoi impegni in Italia, dove ha elaborato una serie di progetti per il Servizio Civile dotando la Regione Abruzzo e la provincia di L’Aquila in particolare di un bel numero di volontari. Si è occupata anche della ridestinazione di mezzi di trasporto sequestrati e re-immatricolati dalla CRI per missioni umanitarie.Avendo curato missioni di soccorso speciali, salvataggi in acqua o soccorsi su pista, ha realizzato la ristrutturazione di una Caserma degli Alpini ad Aosta, risalente alla Grande Guerra (15-18) con un duplice utilizzo. In inverno ospita una scuola di soccorso su pista, mentre in estate una colonia montana per fi gli degli alpini.

MARIA TERESA LETTAVICE PRESIDENTE DELLA CROCE ROSSA

di Angela Fosco

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el suo senso più nobile, la po-litica dovrebbe essere intesa come l’amministrazione della cosa pubblica per il bene di tutti. Qualcuno viene votato da i cittadini con il compito e la re-

sponsabilità di diventare nostro portavoce, di prendere le decisioni collettivamente giuste, di mantenere le promesse anche quando è diffi cile farlo. In Abruzzo la questione Ombri-na Mare mostra che siamo lontani anni-luce da questo obiettivo. Prima di essere eletto, Luciano D’Alfonso ha più volte ricordato di es-sere contro “i ferri” e gli “ufo petroliferi” nel mare, “perché io alle bellezze dell’Abruzzo non rinuncio”. Nel 2013 si era presentato alla mani-festazione contro il petrolio a Pescara ed aveva promesso che avrebbe usato “ogni strumento politico e istituzionale” per dire no a Ombrina presso gli uffi ci di Roma. Io credo che Luciano

D’Alfonso sia stato eletto governatore d’Abruz-zo anche grazie a quelle promesse. È passato poco più da un anno da allora ed è come se quelle rassicurazioni le avesse fatte un altra persona. Il governo centrale ha approvato Om-brina senza che la regione Abruzzo di Luciano D’Alfonso facesse granchè. Una volta pubblica-to il decreto che approvava Ombrina, Luciano D’Alfonso non ha avuto grandi reazioni, ne di denuncia, ne di stupore ne di aff etto per “le bellezze d’Abruzzo”. Non ha scritto lettere alla stampa, non e’ andato in televisione ad espri-mere i suoi sentimenti o a guidare la cittadi-nanza sul da farsi. Alle manifestazioni del 2015 D’Alfonso non partecipa. Le parole Ombrina ed ufo non compaiono più nei suoi discorsi. Il giorno in cui avrebbe dovuto incontrare vari esperti a Pescara, me inclusa, il 29 Luglio 2015, non si presenta, impegnato in una inaspetta-ta “vacanza da 96 ore” e mandando un SMS

D’ALFONdi Maria Rita D’Orsogna

Maria Rita D’OrsognaLaureata a Padova in Fisica nel 1996, dopo aver trascorso del tempo a Milano, Parigi, Chicago e Washington, è approdata a Los Angeles, dove vive stabilmente dal 1999.Nel 2007 venne a sapere che l’ENI intendeva trasformare i vigneti di Ortona, lungo la costa teatina, in un campo di petrolio con annessa raffi neria. “Non so cosa sia scattato dentro di me ma, sebbene lontana, non potevo accettare che l’ENI portasse via un angolo d’Abruzzo e cosi, in un misto di amore italiano e di razionalità americana, ho dato tutto quello che avevo per salvare la contrada Feudo dalle grinfi e dei petrolieri”.

9PrimaPagina 60 - Set. 2015

di saluti. Arriva Matteo Renzi in Abruzzo ai primi di settembre e non è dato sapere se di Ombrina abbiano parlato, o cosa si siano detti in proposito. Non è accettabile tutto questo in una democrazia vera, adulta, matura. E questo perchè il petrolio è uno dei temi di maggior preoccupazione in Abruzzo, e perché tutto l’A-bruzzo civile si è espresso contro Ombrina, dai centri sociali fi no alla Chiesa cattolica come te-stimoniano il proliferare di eventi no-petrolio. È evidente a qualsiasi persona disinteressata che Ombrina (e tutti gli altri pozzi che segui-ranno) non potranno portare niente di buono a questa regione. Lo sanno tutti. Ed è per questo che il comportamento di Luciano D’Alfonso, secondo me, è uno schiaff o alla democrazia. Lui che dovrebbe incarnare il sentimento pub-blico, scappa e si nasconde. E quindi, malgrado la prosopopea, nella pratica Luciano D’Alfonso si è rimangiato la parola . Nella pratica non sta

facendo il bene dell’Abruzzo. Nella pratica è un venditore di fumo. Non posso sapere cosa abbia portato Luciano D’Alfonso ad un cosi re-pentino cambio di idee.Posso solo immaginare tutti i giochi lobbistici e di potere che ci sono dietro, che di nobile non hanno niente e di fronte ai quali occorre essere degli statisti veri. E questo mostra ancora una volta che prima ancora che l’ambiente, il petro-lio distrugge la democrazia.Che fare adesso? In molti hanno votato Luciano D’Alfonso. Non e’ una cosa di cui vergognarsi. E’ bravo a parlare. Occorre però che l’elettorato faccia sentire al proprio governatore che cosi non si va avanti.Occorre che Luciano D’Alfonso capisca che cosi facendo al prossimo giro perderà voti perchè ha perso la fi ducia della gente.Credo che sia l’unica arma che abbiamo: far-gli venire paura di perdere la poltrona. Se la

politica e’ fare il bene comune, la democrazia che la esprime può funzionare solo se dietro ci sono uomini e donne consci dei propri diritti, sinceramente innamorati di quel bene comune.

NSO& gli Ufo Petroliferi

È EVIDENTE A QUALSIASI PERSONA DISINTERESSATA CHE OMBRINA (E TUTTI GLI ALTRI POZZI CHE SEGUIRANNO) NON POTRANNO PORTARE NIENTE DI BUONO A QUESTA REGIONE

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l giorno 13 Aprile 2013 circa 40.000 abruz-zesi sono scesi in piazza a Pescara per protestare contro il progetto petrolifero “Ombrina Mare”  della Medoilgas (MOG) di Londra che prevede la trivellazione di sei pozzi di petrolio, l’installazione di

una piattaforma a sei chilometri da riva e di una nave desolforante di tipo FPSO a nove chilometri dalle spiagge d’Abruzzo.  Da al-

lora sono comparsi una serie di articoli sulla stampa nazionale sul tema, inclusa una lunga lettera dello stesso amministratore delegato della MOG, Sergio Morandi che sul Corriere della Sera elenca tutti i supposti motivi a fa-vore di Ombrina, criticando anche il lungo e paziente lavoro di informazione e di indagine che abbiamo portato avanti in questi anni. Sono di origini abruzzesi, anche se vivo in Ca-

lifornia da anni. Conosco e amo la riviera tea-tina e al contempo mi reputo una persona di scienza libera, indipendente, intelligente e, a diff erenza di Morandi, non ho alcun tornaconto personale in questa vicenda. Ho semplicemen-te letto tutti i dettagli del progetto Ombrina e sono giunta alla conclusione che questa sarà assolutamente deleteria per la costa teatina e per i suoi residenti, per questi motivi:

10 MOTIVI DEL PERCH

1. Il petroliod’Abruzzo è pocoe non cambierà di uno iota lo scenario energetico nazionale. E’ la MOG stessa a fornire stime ai suoi investitori secondo le quali al massimo si ricave-ranno fra i 20 e i 40 milioni di barili di petrolio da Ombrina. Considerato che l’Italia consuma circa 1.5 milioni di barili al giorno, i conti sono presto fatti: nella migliori delle ipotesi, e assumendo che verrà tutto commercializzato in Italia, il petrolio estratto da Ombrina nell’arco di 24 anni basterà a soddisfa-re in totale fra le 2 e le 4 settimane di fabbisogno nazionale. 

2. Il petrolio di Ombrina è di

qualità scadentericco di impurità sulfuree e di indice API 17. Questo indice varia dagli 8 delle Tar Sands del Canada (il peggior petrolio del mondo) ai 40 del West Texas e dei mari del Nord (fra i migliori). Ovviamente peggiore la qualità del petrolio, maggiori sono gli impatti sull’ambiente. Sono proprio le impurità sulfuree a dare maggiori problemi perché causano corrosione e diffi coltà di trasporto del greggio, rendendo necessaria la desolforazione – l’eliminazione dello zolfo – in loco, vicino al posto di produzione. 

3. Ecco allora la necessità di usare una FPSOla “nave galleggiante”cui si riferisce Morandi. La sigla FPSO sta per “Floa-ting Production Storage and Offl oading” unit cioè unità galleggiante di stoccaggio, trattamento, e scarico. Il petrolio non si separerà magicamente

da acqua e gas come vuole far credere Morandi, servirà invece una delicata operazione di elimina-zione di scarti sulfurei e non, che include una fase di incenerimento di rifi uti a fi amma costante, 24 ore su 24. La stessa MOG stima che l’insieme di tutti i prodotti di scarto bruciati sarà di almeno 80.000 chilogrammi al giorno, inclusi materiali speciali e pericolosi. 

4. La reazionechimica di baseche usualmente si usa per desolforare il greggio e che porta alla creazione di “zolfo puro”, è il processo Claus, una reazione all’equilibrio, che non è mai completa al 100% e che porta a scarti collaterali fra cui il pericoloso idrogeno solforato (H2S), e che sarà bruciato. Tutti gli impianti che trattano petrolio amaro come quello d’Abruzzo usano questa prassi, incluso il centro Oli di Viggiano, in Basilicata. Fra l’altro i limiti legali in Italia per l’H2S sono di migliaia di volte superiori a quelli applicati in altre parti del mondo: per gli impianti Claus si possono emettere anche 20 ppm di H2S , mentre, ad esempio, in Massachusetts il limite tollerato in atmosfera e’ di 0.00065ppm. Quindi, tanto “stringenti” come li chiama Morandi i limiti italiani non sono. 

5. Morandi diceche lo zolfo sarà utileper la produzione di fertilizzanti e altri derivati, ma dimentica di ricordare che nel mondo esiste una sovrapproduzione di zolfo puro proprio a causa della crescente raffi nazione di petrolio ad alto te-nore sulfureo. L’industria dei fertilizzanti non può che assorbire una piccola parte di questo zolfo, quindi dei 500 chili al giorno di zolfo previsti da Ombrina se ne

potrà tranquillamente fare a meno. 

6. Oltre agli scarti atmosferici, ci sono quelli in mare.Una delle prassi più comuni nell’industria petrolife-ra è il rilascio a mare – accidentale o volontario – di materiale di perforazione e di acque di produzione, che non vuol dire acqua di ruscello, ma acqua in-quinata mista a residui petroliferi. Cifre uffi ciali del governo di Norvegia parlano di 3000 tonnellate l’anno di materiale di scarto ri-lasciate in mare. Qualche anno fa vi fu uno studio del governo americano nel golfo del Messico – GE-SAMP – dove si giunse alla conclusione che i tassi di mercurio nei pesci catturati nei pressi delle piatta-forme erano 25 volte superiori a quelli catturati più lontano. Simili studi norvegesi e inglesi riportano situazioni simili. Nello specifi co di Ombrina è bene ricordare che già durante la fase di esplorazione temporanea nel 2008 comparvero delle macchie di idrocarburi in spiaggia, coincidenza alquanto singolare. Per di più quell’anno l’ARTA Abruzzo accertò inqui-namento “medio” attorno ad Ombrina mentre in acque distanti dal pozzo l’inquinamento era rima-sto “basso” – questo dopo solo tre mesi di opera-zione. Infi ne, è importante ricordare che all’interno della concessione sussiste una riserva di pesca, fi nanziata dall’UE: chiudiamo le acque ai pescatori, e le apriamo ai petrolieri? Non è un controsenso? 

7. Morandi dice che non sono previsti scoppi ed incidenti.Gli siamo grati. Gli scoppi sono eventi rari, è vero, ma ne basta uno solo per mettere in ginocchio tut-to quanto di buono già esiste sul territorio. Quan-

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HÈ NO A “OMBRINA”do si parla di incidenti si pensa solo al golfo del Messico, nel 2010. Ma in verità ve sono altri che si susseguono in vari angoli del mondo: in Adriatico sarebbero particolarmente deleteri, considerato che è un mare chiuso, con un ricambio d’acqua non certo paragonabile a un oceano. Restando solo in ambito di FPSO, al largo delle coste britanniche ce ne sono circa 15, tutte a distanza molto maggiore di quanto proposto in Abruzzo. Qui, le statistiche relative al periodo 1996-2002 parlano di circa 40 incidenti l’anno per nave FPSO, inclusi ferimenti, morte, incendi, sversamenti in mare, scontri con altre navi, problemi agli ancora-menti, e agli oleodotti. Non è vero poi che le navi FPSO causano meno impatto ambientale, la chimica e le emissioni non cambiano. 

8. Considerati questo tipo di rischi, gli stati Usa che si aff acciano lungo il Pacifi co e l’Atlantico hanno deciso di vietare tutte le attività petrolifere nei loro mari:vige qui una fascia di rispetto di 160 chilometri da riva che in Florida diventa di 200. La moratoria è in vigore da più di 30 anni. In California non sono state più costruite trivelle a mare dopo il 1969, dopo uno scoppio a Santa Barbara. Questo perché si è capito che trivelle e qualità di vita sana non si sposano. E’ solo il golfo del Messico che è stato sacrifi cato al petrolio: il Texas e la Louisiana hanno scelto di puntare sugli idrocarburi con tutte le conseguenze che questo ha portato. Non è un caso che si sogna il mare di Malibu e non quello di Galveston.E’ sempre interessante ricordare a questo proposito la dicotomia Gela-Taormina.La prima, sessanta anni fa, disse sì all’industria petrolifera, la seconda no. Credo che sia lampante oggi vedere chi abbia fatto la scelta migliore. Morandi cita la riviera romagnola ma non ricorda i gravissimi fenomeni di erosione delle coste e della subsidenza dei mari di Ravenna, causati anche dalle estrazioni di metano in zona.

Studi condotti per conto dell’ENI mostrano la connessione fra subsidenza e produzione metanifera; in Emilia Romagna alcuni tratti di fondali si sono abbassati anche di due metri in 20 anni a causa delle estrazioni di idrocarburi. 

9. E tutto questo in cambio di cosa? In Italia, le royalties in mare sono del 4%.Leggendo i comunicati agli investitori della MOG e di tutte le altre ditte petrolifere che vogliono venire in Italia, si legge sempre la dicitura “excellent fi scal regime” (Petroceltic) oppure “Italy’s tax regime for oil and gas producers remains among the most fa-vorable worldwide” (il regime fi scale in Italia per i produttori di petrolio e gas rimane tra i più positivi in tutto il mondo - Orca Exploration). Di contrasto, la Norvegia utilizza quest’altra dicitu-ra: “A causa degli straordinari profi tti associati con l’industria del petrolio, una addizionale tassa spe-ciale del 50% è applicata.” La Norvegia investe la maggior parte dei fondi pe-troliferi in speciali fondi pensioni programmati per durare anche dopo l’esaurimento dei giacimenti. Proprio come in Italia, vero? 

10. È utile anche ricordare che ad Ombrina venne già rilasciato parere negativo nel 2010 dall’allora ministro Stefania Prestigiacomo che per la prima volta in Italia coraggiosamente decretò anche una fascia di rispetto di 5 miglia (9 chilome-tri) lungo tutto il perimetro nazionale e di 12 miglia (circa 22 chilometri) nei pressi di riserve naturali. Il successivo governo Monti/Passera sostituì questo decreto con l’articolo 35 del Decreto Sviluppo del Luglio 2012 in cui il limite veniva esteso a 12 miglia per tutto lo stivale, ma con applicazione solo per progetti e concessioni successive al 2010. Queste trame machiavelliche lasciarono Ombrina fuori da qualsiasi fascia di protezione, riaprendo la strada al dibattito attualmente in corso.

di Maria Rita D’Orsogna

Maria Rita D’OrsognaFisico, docente universitario,attivista ambientale.Nata e cresciuta nel Bronx da genitori abruzzesi emigrati, ha trascorso l’infanzia fra la tolleranza e la curiosità di New York City e la serenità e il verde di Lanciano, in provincia di Chieti.

Ci tengo ancora una volta a denunciare la mancanza di trasparenza da parte del governo su questo tema, come emerge dalla corrispondenza interposta fra l’ex ministro Clini e lo stesso Morandi, in cui quest’ultimo ricorda, riferendosi al decreto Prestigiacomo, che i “danni elevatissimi […] che la nostra azienda è destinata a subire, sono stati già esposti e quantificati agli uffici del Suo Ministero in occasione di precedenti incontri” e in cui poi lo ringrazia, riferendosi al Decreto Sviluppo, per “ il prezioso contributo” alla “soluzione poi adottata dal Governo al fine di porre riparo ad una situazione insostenibile oltre che ingiusta per gli operatori del settore”. Ma aldilà di tutti questi dati, e di questi teatrini, c’è una cosa che Sergio Morandi non potrà mai capire: la costa teatina è il mare degli abruzzesi, amato e vissuto da noi tutti. Non lo vogliamo colonizzato da piattaforme, trivelle, porti petroliferi, oleodotti. E’ un popolo intero che lo chiede: dai politici regionali, provinciali e i sindaci, dalla Chiesa Cattolica alla Confcommercio, dalle cantine del vino agli operatori turistici, dalle associazioni studentesche, a quelle culturali, dagli scout ai centri sociali, tutti hanno detto no, ripetutamente e con convinzione dal 2008 ad oggi.  Solo la MOG insiste e diabolicamente persiste.

PrimaPagina 60 - Set. 201512

allito l’euroliberismo urge ricostru-ire la “famiglia socialista europea” del 21° secolo. Così da Tsipras a Renzi, da Syriza al PD, secondo l’ex Viceministro all’Economia del Go-verno Letta, i possibili scenari non

possono prescindere dal recupero di alcuni valo-ri fondamentali, quali la giustizia sociale, l’ugua-glianza, il contrasto alla povertà e l’attenzione all’ambiente. Valori da attualizzare alle mutate condizioni economiche e sociali che da sempre appartengono alla cultura della Sinistra, ma che oggi non sono più rappresentati in Parlamento. Anticipando di qualche giorno le sue visite nella nostra regione, programmate per il 28 agosto a Tagliacozzo e il 6 settembre a Pescara abbiamo raggiunto telefonicamente l’On.le Stefano Fas-sina per un’intervista sul progetto politico che lo vede protagonista, il movimento Futuro a Sini-

stra, nato dall’abbandono del PD dei tanti che, come lui, vedono nel fallimento del liberismo estremo, anche il fallimento delle politiche an-ticrisi europee. Iniziando dall’Abruzzo, la prima

domanda, riguarda la molto contestata visita lampo del Presidente del Consiglio, Matteo Ren-zi, all’Aquila, il 25 agosto 2015 conclusasi con un bilancio di 3 feriti tra dimostranti e forze dell’or-dine. Le contestazioni riguardavano soprattutto

le trivellazioni in Adriatico e la ricostruzione aquilana e sono state così forti da costringerlo ad un cambio di programma e ad una uscita di scena “dalla porta di servizio”. L’Abruzzo inoltre fa parte di quel Mezzogiorno che lo Svimez ha drammaticamente fotografato nel suo ultimo rapporto.Cosa ne pensa l’On.le Fassina? “C’è uno scarto sempre più evidente tra il con-formismo mediatico che accoglie in modo trionfalistico qualunque parola del Presidente del Consiglio e le persone, vere, che vivono situazioni di grande diffi coltà, non mitigate dalle slides illustrate a Palazzo Chigi. In merito alla questione delle trivellazioni in Adriatico, nel-lo Sblocca Italia, le richieste e la serietà delle posizioni di tanti cittadini italiani, movimenti e associazioni, contrari alle trivellazioni sono state negate in modo scandaloso e quindi di fronte

STEFANO FASSINA - INTERVISTA IN ESCLUSIVA -

Stefano FassinaDeputato.Direttore scientifi co di NensNuova Economia Nuova SocietàComponente del Comitato Scientifi codella rivista “Il Fisco”.Dal 2006 editorialista de “L’Unità”

LE PRIORITÀ VANNO AFFRONTATE CON INTERVENTI SERI E PROFONDI

di Mira Carpineta

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a questa indisponibilità al dialogo è inevitabile che ci siano delle proteste come quelle verifi ca-tesi all’Aquila, dove la realtà fa inevitabilmente irruzione nel mondo mediatico da “mulino bian-co” che il presidente del Consiglio alimenta”. Abbiamo una città capoluogo,l’Aquila, an-cora da ricostruire dopo 6 anni da un sisma devastante e una regione economicamente depressa. Nella nostra provincia, Teramo, la percentuale di aziende in procedure fallimen-tari è da brividi. D’altra parte abbiamo un presidente di regione di sinistra, ma che non sembra aver ancora attivato nessun genere di cantiere. In cosa consiste il programma economico del suo progetto politico per il territorio?“Va preso atto che i dati sulle diffi coltà italiane sono drammatici e che non sono dovuti a fat-tori culturali. Le priorità vanno aff rontate con

interventi seri e profondi. Sia dal lato degli inve-stimenti che dell’intervento pubblico, anche con l’introduzione di meccanismi per la sostituzione delle amministrazioni locali quando non siano in grado di portare avanti i progetti fondamentali per lo sviluppo dei territori.A partire dalla prossima Legge di Stabilità, che aff ronteremo da ottobre in Parlamento, per noi la priorità è far partire gli investimenti. Allentare il patto di stabilità interno che soff oca i Comuni e fare in modo che vi siano le risorse per piccole opere, quelle immediatamente cantierabili che possano far ripartire l’edilizia e le imprese arti-giane oggi in condizioni comatose. La nostra priorità è quindi dare risposte per alleviare la condizione del Mezzogiorno di cui l’Abruzzo è parte. Un agenda diversa da quella del Presi-dente del Consiglio, che ancora ieri prometteva di eliminare la TASI a tutti. Va eliminata per le

famiglie a reddito medio e basso, ma chi è in condizioni di reddito elevato deve continuare a pagare perché le risorse servono per aff rontare la piaga sempre più ampia della povertà. Sareb-be davvero immorale se un Governo si presen-tasse in Parlamento con una legge di stabilità che toglie la Tasi a chi ha un attico in centro a Roma e non da 1 euro a circa 1.600.000 bambini che vivono in nuclei familiari poveri. Sviluppo degli investimenti e contrasto alla povertà. Un agenda radicalmente alternativa a quella di un Governo che, sempre più evidente-mente persegue un liberismo attento agli inte-ressi dei più forti. Gli stessi che poi comprano le pagine dei gior-nali per fare le lodi del presidente del consiglio, che in eff etti tutela in modo egregio i loro inte-ressi, ma non quelli di chi lavora, delle piccole imprese , dei disoccupati.”

IL FUTURO ÈA SINISTRA«In parlamento è presente in misura ridotta, ma fuori dal Parlamento è soprattutto in quel 50% di cittadini italiani che non vanno più a votare.Nella società, nella cultura, nel volontariato, nel mondo cattolico ispirato da Papa Francesco, la Sinistra esiste!»

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ono due argomenti sui qua-li l’Eurozona rimane sorda, mentre a favore si è espresso il presidente dell’Inps, Boeri rife-rendosi ai tanti ultra 50enni che escono dal mondo del lavoro ma

non sono ancora pensionabili. In che modo sarebbero invece realizzabili questi due pun-ti? Una questione fondamentale è il rapporto con l’agenda dell’Eurozona. Da tempo abbia-mo messo in evidenza quanto sia fallimentare l’agenda liberista dell’eurozona. Noi dobbiamo utilizzare un punto di PIL, 16 miliardi l’anno, per fare quelle operazioni che ricordavo prima. Il reddito minimo non deve andare solo agli ul-tra 55enni, per i quali , a mio avviso, va rivista la riforma Fornero. Una larga parte di chi viene

espulso dal lavoro fa lavori usuranti, che non consentono di arrivare, lavorando, a 67 anni. Questo problema va aff rontato con interventi di fl essibilità nel sistema pensionistico, che tut-tavia non possono essere a carico dei lavorato-ri che escono prima dal lavoro, perché hanno già pensioni modestissime. Il reddito minimo deve riguardare anche quella vasta platea di giovani, 30enni, che non trovano lavoro. So-stegno al reddito legato alla formazione e alla disponibilità al lavoro e ad attività socialmente utili. Altrimenti condanniamo 3 generazioni di giovani a rimanere disoccupati a vita.O a non maturare una contribuzione suffi -ciente…?Assolutamente si. È evidente che il non-lavoro ha tutta una serie di conseguenze che non si

limita alla perdita di reddito, ma hanno impli-cazioni anche sulle condizioni pensionistiche. Mi ha colpito nelle parole del Presidente del Consiglio l’atteggiamento di perenne campa-gna elettorale. È evidente che pensa solo a quello. Eliminare la Tasi è l’ennesima promessa elettorale come fece a suo tempo Berlusconi, in modo che l’an-no prossimo, quando si voterà per le ammi-nistrative, in corrispondenza del pagamento della prima rata della Tasi, potrà benefi ciar-ne sul piano elettorale. Abbiamo un Paese in condizioni di grandissima diffi coltà e servono scelte politiche che aggrediscano i nodi strut-turali non i problemi politici di un PD sempre più lontano dal quel popolo di centro sinistra che dovrebbe rappresentare.

ei ha lasciato il PD perché troppo “spostato”a destra, altri lasciano la destra (tra gli ultimi anche la De Girolamo) perché tende troppo a sinistra. Cosa sta succedendo ai partiti italiani e soprattutto c’è an-

cora una Sinistra che rappresenta i suoi valori fondanti? In parlamento è presente in misura ridotta, ma fuori dal parlamento è soprattutto in quel 50% di cittadini italiani che non vanno più a votare. Nella società, nella cultura, nel volontariato, nel mondo cattolico ispirato da Papa Francesco la sinistra esiste. Quello che manca è la rappresentanza politica. E questa la sfi da che abbiamo voluto aff rontare. Il partito che, insieme a SEL e agli altri fuoriusciti dal PD, vogliamo costruire ha l’ambizione di restituire rappresentanza politica a una sinistra che esi-ste nel Paese ma fuori dal Parlamento.

Una sinistra che è stata umiliata e colpita dal PD di Renzi, ma che deve tornare in campo per dare risposte problemi fondamentali: la-voro, uguaglianza, giustizia sociale. Temi che il partito di Renzi ha archiviato. Il fatto che il PD sia diventato un partito cen-trista, che raccoglie un pezzo di quel mondo berlusconiano orfano di rappresentanza (dove si colloca anche il NCD di Alfano), non può andare bene né al sottoscritto, che intende continuare a rappresentare il lavoro, i disoccu-pati, chi non ce la fa ad arrivare a fi ne mese, le piccole imprese, né a persone coerenti come la De Girolamo che decide di lasciare NCD. Le grandi industrie in Italia sono relativa-mente poche rispetto alla rete di piccole im-prese locali che hanno sempre rappresentato la grande forza vitale, attiva del Paese.Oggi questo tessuto è gravemente compro-

messo, mentre sarebbe indispensabile ricon-ciliare ai territori i progetti politici, econo-mici e sociali, lei cosa ne pensa?Sono d’accordo. Il punto è che le grandi aziende, le grandi banche, le grandi imprese fi nanziarie sono poi quelle che controllano e orientano i grandi giornali, la comunicazione e fanno da cassa di risonanza al Presidente del Consiglio. Un artigiano o un commerciante aquilano colpito dal terremoto non ha la stes-sa capacità di infl uenza su una politica che si vede solo come “occupazione “del Governo a prescindere dalla capacità di rappresentare o risolvere i problemi... Una politica che cura gli interessi di pochi e forti non ha interesse che vi sia una grande partecipazione di cittadini mentre nel momento in cui tornasse a votare la stragrande maggioranza di cittadini si tro-verebbe in grande diffi coltà.

ALLENTAMENTO DEL PATTO DI STABILITÀ E REDDITO MINIMO

IN FUGA DAI PARTITI

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utti parlano del “grande asten-sionismo”, ma non sembrano in-teressati a riconquistarlo. Chi si astiene sta comunque esprimen-do una scelta, quella di rifi utare le “proposte” che gli vengono

presentate, non crede?Assolutamente si. Vorrei ricordare che in que-sto senso abbiamo dei dati eccezionali, nel senso letterale del termine. In Emilia Romagna dove storicamente si è sempre votato con per-centuali altissime, dopo il jobs act , a novembre dello scorso anno, votò il 37 % degli aventi diritto. In Toscana, dopo l’approvazione del de-creto sulla scuola votò il 48%. I minimi storici registrati proprio in quelle regioni un tempo

defi nite “rosse” e che oggi si contraddistinguo-no per livello di astensionismo. Il PD di Renzi ha abbandonato una parte molto rilevante del popolo democratico, il quale, in assenza di un proposta politica credibile, rimane a casa, non va a votare e questo popolo democratico è il nostro principale obiettivo, la forza a cui vogliamo restituire rappresentanza. Motivare una parte rilevante di Paese che si è collocata nella rassegnazione per essere protagonista di una svolta politica . Disoccupazione e aziende che chiudono, disuguaglianze e carenze di reddito, non si risolvono rimanendo a casa o delegando ad altri, indirettamente, il Governo del Paese. Proprio perché sono convinto che sia un non-voto attivo con un messaggio po-

litico chiaro, il progetto che abbiamo avviato parte da questa valutazione. Consideriamo il non voto una scelta attiva fatta razionalmen-te e con una valutazione critica. Ma rimane un non voto e di fronte all’astensionismo elettora-le dell’Emilia Romagna il Presidente del Consi-glio commentò dicendo <è un problema secon-dario, l’importante è vincere>. E noi dobbiamo impedire che una minoranza benefi ciata dalle politiche classiste portate avanti da Renzi di-venti l’unica che occupa il quadro di governo. Dobbiamo costruire una forza di governo con un’agenda alternativa, che risponda sui pro-blemi della disoccupazione, uguaglianza, po-vertà e ambiente evidenziati in modo ancora più brutale dallo “Sblocca Italia”.

arliamo di Tsipras Parliamo di Tsipras e di Syriza. Lei era ad Atene il giorno del referendum, che avrebbe dovuto cambiare L’Europa, oltre che la Grecia. Poi sappiamo come è andata.

Tsipras e l’ideologia di Syriza sono falliti se-condo lei? Le proposte che Tsipras ha portato avanti erano necessarie a far uscire l’Eurozo-na dalla gabbia dello scenario di recessione, disoccupazione e debito pubblico. Il governo Tsipras è stato lasciato da solo, in particolare dai partiti della famiglia socialista europea che si sono dimostrati assolutamente subalterni ai conservatori, compreso il PD.

Il Governo Tsipras non è fallito, è stato sconfi t-to, questo è il punto. L’ideologia e la cultura politica della Sinistra esistono ancora in Europa?La famiglia socialista europea è sempre più appiattitita sul liberismo, non a caso è una voce marginale in tutta l’Eurozona, ma ci sono movimenti interessanti in atto in molti paesi europei. Syriza è stata sconfi tta ma la cultura politica che ha espresso e l’agenda che ha por-tato avanti resiste; è presente in Grecia anche se il partito si è diviso. Movimenti interessanti anche in Spagna come Podemos che ha una forza consistenze. Nel Regno Unito dove il liberismo sta per essere

archiviato dalla vittoria di Jeremy Corbyn al congresso del Labourparty. In Germania la Lin-ke, che acquisisce sempre più forza sul piano elettorale, ha un’agenda politica di impianto keynesiano e anche sull’Eurozona ha posizioni radicalmente diverse dall’SPD. Ci sono due processi in corso: da un lato il de-clino culturale, politico, elettorale delle forze della famiglia socialista, dall’altro un irrobusti-mento di forze politiche che hanno cultura e programma alternativi al liberismo e il nostro obiettivo è inserirci in questo fi lone di ricostru-zione, nel 21esimo secolo, di una sinistra di go-verno che riparte dal lavoro, dall’uguaglianza e dalla salvaguardia dell’ambient

CERCASI “LA SINISTRA” DISPERATAMENTE

QUELLI CHE… NON VOTANO PIÙ

«Motivare una parte rilevante di Paese che si è collocata nella rassegnazione per essere protagonista di una svolta politica . Disoccupazione e aziende che chiudono, disuguaglianze e carenze di reddito, non si risolvono rimanendo a casa o delegando ad altri, indirettamente, il Governo del Paese.»

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olleranza zero. Questa è la rivolu-zione entrata in Vaticano il giorno 13 marzo 2013, quando il cardina-le venuto dalla “fi ne del mondo” viene eletto Papa con il nome di Francesco. Tolleranza zero per una

chiesa senza misericordia, senza accoglienza, senza servizio, senza morale.E così si alzano defi nitivamente i veli che per secoli ne hanno occultato i “peccati” più orribi-li. A cominciare dalla questione pedofi lia. Con l’arresto del nunzio polacco Józef Wesołowski, la sua riduzione allo stato laicale e l’istituzio-ne di un processo penale per abusi su minori, Papa Francesco indica il cammino della Chiesa che vuole ricostruire. Quello del nunzio Weso-lowski era stato uno dei casi di pedofi lia su cui il Comitato Onu Contro la Tortura aveva stilato un Rapporto fi nale molto duro nei confronti del Vaticano.Le normative e prassi adottate, infatti non erano state considerate adeguate per il con-trasto agli abusi. Nel documento fi nale del Comitato si legge: . «Quanto al caso dell’ar-civescovo Joseph Wesolowski, ex nunzio nella Repubblica domenicana egli dovrà o essere estradato a Porto Rico oppure dovrà essere sottoposto a processo penale in Vaticano, poi-

ché non gli può essere riconosciuta l’immuni-tà» , dovuta al suo status diplomatico. Così Il Papa, in meno di un anno lo ha richiamato a Roma e condannato. Anche se poi, il giorno della prima udienza del processo penale l’ex prelato è morto, sembra per un infarto, questo nuovo corso attua il pensiero di Francesco che ha defi nito l’abuso sui minori «un reato orren-do, brutto. Un sacerdote che fa questo, tradisce il Corpo del Signore, perché questo sacerdote deve portare questo bambino, questa bambi-na, questo ragazzo, questa ragazza alla san-

tità; e invece di portarli alla santità, abusa di loro. E questo è gravissimo! È come fare una messa nera. Tu devi portarlo alla santità e lo porti a un problema che durerà tutta la vita. Su questo si deve andare avanti, avanti , con tolleranza zero». Ma non basta: Francesco vuole accogliere, ab-bracciare, ospitare tutti nella Casa cattolica. Così con i gay: “chi sono io per giudicare?”, così con i divorziati: “ non chiamiamoli coppie irregolari. In alcuni casi la separazione è moral-mente inevitabile. sappiamo ancora che cos’è una ferita dell’anima? Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fi no a spezzare il legame della fedeltà coniugale? Quale peso ha nelle nostre scelte, scelte spesso sbagliate, l’anima dei bambini?”. Questo è Francesco. Che fosse una persona fuori dalle secolari con-suetudini che hanno sempre caratterizzato la Chiesa cattolica si poteva intuire dal saluto che rivolse alla piazza, romana e mondiale , la sera della sua elezione.Folla che gremiva la Città eterna e le televisio-ni del pianeta. Un saluto che nella sua estrema semplicità e universalità era al tempo stesso pura originalità: Buonasera!

NON CHIAMIAMOLI COPPIE IRREGOLARI. IN ALCUNI CASI LA SEPARAZIONE È MORALMENTE INEVITABILE. SAPPIAMO ANCORA CHE COS’È UNA FERITA DELL’ANIMA?

La “Regola” di

di Angela Fosco

«Un sacerdote deve portare questo bambino, questa bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla santità; e invece di portarli alla santità, abusa di loro. E questo è gravissimo! È come fare una messa nera. Tu devi portarlo alla santità e lo porti a un problema che durerà tutta la vita. Su questo si deve andare avanti, avanti , con tolleranza zero»

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i Francesco

LE INTOLLERANZE DI FRANCESCO

Pedofi lia:Il nunzio polacco Jozef Wesolowski accusato di pedofi lia è stato trovato morto nella sua abitazione in Vaticano il giorno in cui avrebbe avuto inizio il processo penale a suo carico per una serie di abusi legati alla sua permanenza nella Repubblica Dominicana.A stroncarlo sembra sia stato un infarto. Era la prima volta che in Vaticano veniva processato penalmente un ex arcivescovo per reati di pedofi lia. Nel 2014, il vescovo era stato sorpreso a Santo Domingo in una zona di prostituzione minorile e tra le dichiarazioni contro l’ex nunzio, quelle di un diacono suo collaboratore che ha riferito di avergli procurato giovani per rapporti sessuali.

Accoglienza:“la Chiesa deve accogliere. Ogni parrocchia deve accogliere una famiglia di profughi o migranti”.Questo è un altro tema caro a Papa Francesco.

L’intolleranza in questo caso è diretta alle chiese – museo, chiuse e non accessibili che non svolgono la loro funzione di accoglienza e protezione del povero e del rifugiato.

Le banche:Il denaro della chiesa deve servire alla comunità. Anche in questo ambito, tra i più inviolabili del Vaticano, la missione della Chiesa deve venire prima di tutto.E la missione della Chiesa è il servizio. Quindi si parte dallo IOR per fare un po’ di luce sulle fi nanze della Santa Sede.

Uomini e donne:dai gay ai divorziati, dalle famiglie di fatto a quelle che fi niscono, l’intolleranza di Papa Francesco è il pregiudizio.“Chi sono io per giudicare?”. Ogni essere umano e la sua realtà deve essere vista “con gli occhi di Dio”.Pur tenendo fede al Credo cattolico e ai suoi principi sulla famiglia, i fi gli, la coppia, ogni persona ha una storia unica, che non va giudicata, ma aiutata a superare l’infelicità. Ancora una volta con l’accoglienza e la misericordia.

SENTIAMO IL PESO DELLA MONTAGNA CHE SCHIACCIA L’ANIMA DI UN BAMBINO, NELLE FAMIGLIE IN CUI CI SI TRATTA MALE E CI SI FA DEL MALE, FINO A SPEZZARE IL LEGAME DELLA FEDELTÀ CONIUGALE? QUALE PESO HA NELLE NOSTRE SCELTE, SCELTE SPESSO SBAGLIATE, L’ANIMA DEI BAMBINI?

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a Legge 7 agosto 2015, n. 124 recan-te “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle ammini-strazioni pubbliche” è entrata in vigore il 28 agosto ed è costituita da 23 articoli suddivisi in 4 Capi; il

Capo III in particolare è dedicato ai dirigenti della P.A., ivi compreso quelli degli Enti locali. Il Governo e’ delegato ad adottare, entro i prossimi dodici mesi, uno o piu’ decreti le-gislativi in materia di dirigenza pubblica e di valutazione dei rendimenti dei pubblici uffi ci. I Comuni non dovranno più bandire concorsi per l’assunzione di un dirigente perché è pre-vista l’istituzione di un ruolo unico dei dirigenti degli enti locali. In sede di prima applicazio-

ne, nel suddetto ruolo confl uiranno i dirigenti di ruolo negli enti locali e per la gestione del ruolo unico è prevista una Commissione per la dirigenza locale. Occorre comunque sottolineare che la stra-grande maggioranza dei Comuni italiani (nella provincia di Teramo circa il 75 % dei Comuni) è priva di fi gure dirigenziali. La legge 127/97 sta-biliva, in prima battuta, che negli enti privi di dirigenza, le funzioni dirigenziali fossero eser-citate dai responsabili degli uffi ci e dei servizi di qualsiasi livello purché apicali. Attualmente nei Comuni privi di dirigenza le funzioni dirigenziali possono essere esercitate anche da dipendenti non apicali dell’Ente me-diante scelta discrezionale del Sindaco e senza tener conto del curriculum, delle esperienze e delle capacità professionali ed organizzative. L’assenza di una valutazione dei requisiti ri-chiesti per dirigere un Settore o un Servizio, determina di fatto che possa assumere una funzione dirigenziale anche un dipendente condannato dalla Corte dei Conti. Sempre in maniera discrezionale il Sindaco fi -

nisce per confermare o revocare le funzioni di-rigenziali al soggetto indicato nel precedente provvedimento ed è completamente libero di affi dare la funzione dirigenziale ad un dipen-dente con contratto a tempo indeterminato purchè di categoria “D” (ovvero di categoria “C” nei comuni in cui non è prevista nella dota-zione organica il funzionario di categoria “D”), ma anche ad un nuovo soggetto, per l’occasio-ne assunto a tempo determinato. Se la nuova norma prevedesse un albo spe-ciale costituito da tutti i professionisti, facenti parte dell’albo unico dei dirigenti, disponibili ad accettare incarichi con funzioni dirigenzia-li anche nei Comuni privi di dirigenza e con il

contratto per dipendenti di categoria “D”, la riforma risulterebbe chiaramente più compiu-ta e più credibile sotto l’aspetto del raggiungi-mento pieno degli obiettivi di trasparenza ed effi cienza dell’azione amministrativa locale. E’ vero che la legge prevede l’obbligo per gli enti locali di nominare comunque un dirigente apicale con compiti di attuazione dell’indirizzo politico, coordinamento dell’attivita’ ammini-strativa e controllo della legalita’ dell’azione amministrativa, ma questo ruolo dovrebbe es-sere affi dato ai segretari comunali la cui fi gu-

ra è stata abolita defi nitivamente dalla legge delega.Un allineamento del ruolo dei dirigenti con quello dei funzionari con incarichi dirigenziali (questi ultimi nei Comuni privi di dirigenza) è auspicabile in sede di approvazione dei decre-ti attuativi. Chiaramente sarebbe inspiegabile che la riforma prevedesse la revoca dell’inca-rico dirigenziale ad un dirigente condannato dalla Corte dei Conti e continuerebbe invece a consentire di affi dare la funzione dirigenziale ad un funzionario anch’esso condannato per danno erariale.

di Raff aele Raiola

Dirigenti P.A.

Una riforma a metà?LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI COMUNI ITALIANI (NELLA PROVINCIA DI TERAMO CIRCA IL 75 % DEI COMUNI) È PRIVA DI FIGURE DIRIGENZIALI

CHIARAMENTE SAREBBE INSPIEGABILE CHE LA RIFORMA PREVEDESSE LA REVOCA DELL’INCARICO DIRIGENZIALE...

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21PrimaPagina 60 - Set. 2015

n “patetico accordo b-patizan”, secondo la consigliera Cardelli, ciò che è scaturito dal Consi-glio Comunale del 27 Agosto scorso, sulla “maleodorante” questione della TEAM. Un ar-

gomento “giulivamente archiviato all’una-nimità” che ha visto un’opposizione prati-camente assente o compiacente, quando “ avrebbe meritato ostruzionismo e barricate”. Il rientro dalle vacanze è stato scioccante per la consigliera Cardelli, che sull’argomento TEAM ha presentato innumerevoli interro-gazioni consiliari, emendamenti e richieste di accesso agli atti, quasi sempre ignorati o faticosamente ottenuti. La delibera approva-ta, in pratica, rimanda per l’ennesima volta, ogni decisione o adeguamento normativo delle procedure, che invece avrebbero dovu-to essere recepite già da tempo. Mentre i servizi vengono percepiti sempre peggio dalla cittadinanza. Per non parlare dello spinoso argomento tasse. Secondo la

Cardelli: “ in cambio di risibili e fumose con-cessioni volte solo a blandire ipertrofici ego politici, la minoranza ha rinunciato a qualsia-si tangibile garanzia di trasparenza, di un cre-dibile incremento della raccolta differenziata e di un durevole risparmio. La stessa validità della seduta è stata consentita solo grazie

alla presenza in aula della minoranza. La tariffa puntuale è diventata una chimera: l’ingiustificato rinvio, di almeno due anni, persino della mera  valutazione  di un pro-gramma di sperimentazione, accolto dalla minoranza come “apertura”, implica di fatto un affossamento del progetto, perché l’Am-

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. Vietare i l subappalto dei servizi

. Non procedere ad aggiudicazione nel caso di una sola offerta valida.. Escludere dalla partecipazione al la gara le imprese che, direttamente o indirettamente, a qualsiasi t itolo, ge-stiscano  impianti di smaltimento (come inceneritori e/o discariche), poiché tra i gestori della raccolta e i gestori degli impianti gl i interessi possono confl ig-gere.. Richiedere al concorrente di individua-re l ’obiettivo minimo in percentuale di raccolta differenziata riferita a ciascun anno solare, che per i l primo anno, deve essere almeno del 65%,obbligatorio già dal dicembre 2012,  e per i l decimo anno di almeno i l   75%.  (attualmente è pre-visto i l raggiungimento del  65%  entro i l  terzo anno e del 70% entro i l  decimo!). Ist ituire una penale per i l mancato raggiungimento degli obiettivi di rac-colta differenziata f issati in sede di aggiudicazione, i l cui importo (decur-tato dalla Tariffa) equivalga al costo complessivo di smaltimento dell ’ indif-ferenziato eccedente ( tariffa di smalti-mento, ecotassa, addizionale ecotassa, tassa provinciale).. Richiedere al concorrente di presenta-

re un programma di sperimentazione di un sistema di tariffazione puntuale, l ’u-nico che, a l ivel lo nazionale e non solo, si sia dimostrato efficace per contenere la produzione dei r if iuti ed assicurare una maggiore equità contributiva sod-disfacendo così i l principio comunitario del “chi inquina paga” e garantendo una maggiore trasparenza dell ’ intero ciclo dei r if iuti .. Disporre che sul sito web dell ‘Azien-da sia realizzata l ’anagrafe pubblica dei r if iuti che riporti a scadenze regola-ri e aggiornate tutti i dati relativi al la produzione, raccolta, smaltimento, differenziazione e riciclo dei r if iuti , ove descrivere, in modo intel l igibi le e trasparente, i l f lusso delle r isorse eco-nomiche con indicazione analit ica dei costi del servizio e dei r icavi derivanti dalla vendita dei r if iuti differenziati .. Ist ituire delle penali in presenza di  dif-formità del Sito Web aziendale rispetto al la normativa vigente e al le disposizio-ni contrattuali nonché per la r itardata consegna degli atti e dei documenti r i-chiesti dai Consigl ieri comunali .. Richiedere espressamente che la Carta dei servizi sia redatta in conformità al le disposizioni di legge vigenti in materia e sottoposta preventivamente al l ’ap-provazione dell ’Ente.

TEAM:gli emendamenti presentati dall’opposizione

LA DELIBERA APPROVATA, IN PRATICA, RIMANDA PER L’ENNESIMA VOLTA, OGNI DECISIONE O ADEGUAMENTO NORMATIVO DELLE PROCEDURE, CHE INVECE AVREBBERO DOVUTO ESSERE RECEPITE GIÀ DA TEMPO

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ministrazione aveva già assunto l’impegno, in Consiglio, di iniziare la sperimentazione dal gennaio 2015 e dunque non è più plau-sibile dare credito   a quelle che sono solo tecniche dilatorie- insiste la Consigliera - Nessuna preclusione, dalla gara, ai gesto-ri regionali di discariche e affini  che hanno tutto l’interesse a tenere alto il quantitativo di indifferenziato (a marzo la Deco, azienda di Di Zio, ha dovuto licenziare 30 dipendenti perché il conferimento in discarica ha subito una “eccessiva” diminuzione e gli impianti non lavorano a pieno regime). Per gli obiet-tivi di raccolta differenziata è consentito, per i primi tre anni, violare i limiti di legge (sotto il 65%), ed è fissato come obiettivo finale, e dunque senza tappe intermedie, il raggiun-gimento del 70%. Neppure una   sanzione è prevista per il mancato conseguimento di questi patetici risultati – conclude Cardelli. E per non mancare di precisione, va ricor-dato che il Consiglio Comunale continua sardonicamente a dribblare sulle richieste di accesso agli atti e ai documenti della Socie-tà, mentre la TEAM, da parte sua, continua a “scivolare” anche sulla “trasparenza” di un sito web, inadeguato e insufficiente in base alla normativa.

HANNO TUTTO L’INTERESSE A TENERE ALTO IL QUANTITATIVO DI INDIFFERENZIATO...

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

A CURA DI Angela Fosco e Antonella Lorenzi

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

ettembre andiamo, cantava il Vate. È tempo di scuola. Ma quest’anno la sindrome del rientro dalle vacanze ha colpito molto più gli insegnati che gli studenti. Il debutto della Buona Scuola ha avuto il suo battesimo di polemiche, contestazioni, ricorsi e annunci di guerra. Sempre da parte degli insegnanti. Quei famosi “oltre centomila” precari la cui assunzione era stata promessa e più volte annunciata da governo. In realtà quel numero era comprensivo di due contingenti: i docenti precari che, anche

senza riforma, sarebbero comunque entrati in ruolo quest’anno andando a sostituire i colleghi che andavano in pensione ( 29mila, un po’ meno rispetto all’anno scorso), e quelli che rientrano per il “piano straordinario” previsto dalla riforma La Buona Scuola. Il Piano era riservato agli iscritti alle graduatorie a esaurimento (GAE)- con l’esclusione degli insegnanti della scuola materna- per il quale hanno presentato domanda in 71.643. Sempre secondo i calcoli diff usi dal ministero, uno su cinque, tra gli iscritti alle GAE, non ha presentato la domanda per essere assunto, mentre i giovani laureati e specializzati con i tirocini formativi sono rimasti esclusi. Le assunzioni infatti sono state limitate alla più vecchia e datata delle graduatorie, quell’enorme calderone nel quale sono rima-ste iscritte anche persone che non lavorano da anni, o hanno altri lavori, o facevano pochissime supplenze poiché, non potendo o volendo muoversi, accettavano solo quel che si trovava vicino casa. Un esercito di diversamente giovani con un’età media sui 50. Ma quanti dovranno spostarsi, dei settantamila? Secondo il sindacato Anief, specializzato in ricorsi del personale scolastico, “un docente su cinque sarà assunto in una regione diversa da quella scelta”, e dovranno trasferirsi dal sud al nord 15mila persone. Lo stesso sindacato ha calcolato la diff erenza, regione per regione, tra le domande presentate e i “posti” disponibili . Le regioni a più alto tasso di “esodo” sono Campa-nia e Sicilia, ma avranno un saldo negativo (più precari che posti) anche Lazio, Puglia, Calabria, Abruzzo, Molise, Basilicata. Mentre sono importatori netti di precari la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, la Liguria e il Friuli. Ma questi numeri potrebbero non corrispondere alla realtà, alla fi ne dei conti, dato che pare che tra le settantamila domande ce ne siano molte irricevibili, perché provenienti dalla scuola dell’infanzia. Secondo le stime sul sito Tuttoscuola, in realtà le domande valide sono circa 61mila, dalle quali andranno poi detratti molti precari che nel frattempo vanno a occupare posti vacanti che si liberano. Inoltre c’è anche chi ha appena ricevuto un incarico di supplenza annuale, magari più vicino e dunque, per decisione dello stesso ministero, potrà com-pletare il suo anno prima di prendere servizio. E nel frattempo farà ricorso per restare dov’è. Così, mentre si litiga sul “dove”, non è aff atto chiaro il “cosa” andranno a fare i settantamila (o meno) assunti Su questo dettaglio il ministero non ha dato alcun numero uffi ciale su dove servono i posti di potenziamento, e per fare cosa. La considerazione fi nale è che l’immissione delle nuove forze avviene anche stavolta con i soliti antichi consolidati criteri: elenchi infi niti, tra province e graduatorie, punti da contare e ricontare, trasferimenti, ricorsi. Perché tutto il “nuovo” della riforma è in realtà rinviato all’anno prossimo, per impossibilità di procedere nei tempi strettissimi che il governo ha imposto per far passare tutto il pacchetto.

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

a cosiddetta “buona scuola”, tanto sbandierata come una sorta di “ri-voluzione copernicana” o di “svolta epocale”, attraverso un effi cace quanto artifi cioso uso della comu-nicazione, ha trovato la sua espres-

sione nella legge n.107 del 13 luglio 2015, che reca il seguente titolo: “Riforma del sistema di istruzione e formazione e delega per il riordi-no delle disposizioni legislative vigenti”. Da un’ attenta verifi ca di alcune parti fondamentali si può evincere che il testo non è alla prova dei fatti così innovativo, come si è fatto credere, e che, peraltro, insorgono molte criticità che ne rendono problematica la riuscita.1. L’ autonomia scolastica: una conquista del-la legge?Il comma 1 recita che la legge intende dare “pie-na attuazione all’ autonomia”, prefi ggendosi l’ obiettivo di “innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studen-ti”, prevenendo l’ abbandono e la dispersione scolastica, realizzando “una scuola aperta, quale laboratorio di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica”, e garantendo il diritto allo studio. Al di là dell’ innovazione lessicale, nella sostanza è ripreso per intero il D.P.R. n.275

dell’ 8 marzo 1999, recante il regolamento dell’ autonomia scolastica, le cui disposizioni sono riportate quasi alla lettera in ben 21 commi dell’ articolo unico, dal 5 al 26. Come si può allora as-serire che la legge attua pienamente l’ autono-mia scolastica, se essa è stata stabilita dal pun-to di vista didattico, organizzativo e fi nanziario diciassette anni orsono dal richiamato decreto ed è stata in varia misura posta in essere dalle istituzioni scolastiche? Non pare, dunque, che la legge, sotto questo profi lo, introduca nulla di nuovo.2. L’ off erta formativa a costo zero e l’ appor-to dell’ organico potenziatoIl comma 7 recita che le scuole individuano il fabbisogno dei posti in organico con il pia-no triennale dell’ off erta formativa, al fi ne di raggiungere i 17 obiettivi formativi individuati come prioritari, tra cui il potenziamento delle competenze linguistiche, delle competenze logico-matematiche, la valorizzazione dei per-corsi formativi individualizzati, l’ alfabetizza-zione e il perfezionamento della lingua italiana come seconda lingua ecc. Questi obiettivi, già in gran parte contenuti nelle “Indicazioni na-zionali” della riforma Gelmini, possono essere raggiunti - come sottolinea il testo- nei limiti

delle risorse umane, strumentali e fi nanziarie disponibili e, comunque, “senza nuovi o mag-giori oneri per la fi nanza pubblica”. Ciò signi-fi ca che la scuola o si affi da ai docenti interni o utilizza docenti appositamente assegnati alle scuole per lo svolgimento delle attività fi naliz-zate ai predetti obiettivi. Ora la prima ipotesi è da scartare, atteso che il “ fondo di istituto”, già di per sé esiguo per i tagli operati nell’ ultimo triennio, è quasi per intero assorbito dai cor-si di recupero, dagli straordinari del personale A.T.A., dai progetti formativi e da altre attività connesse con il POF. Una soluzione, in verità, è off erta dal comma 97, il quale prevede la nomi-na di docenti che sono assegnati alle scuole per il potenziamento dell’ organico. Si tratta di do-centi senza cattedra, che potranno essere uti-lizzati per le attività formative programmate. Il comma 72 stabilisce che questi docenti saranno assegnati agli “ambiti territoriali”, da defi nire a livello provinciale, dall’ anno scolastico 2016-17. Il MIUR prevede, intanto, di inviarli negli ambiti provinciali entro dicembre 2015 per consenti-re alle scuole di utilizzarli da sùbito. In questo caso, pur positivo per le scuole, il ritardo nell’ assegnazione dei docenti provoca due incon-venienti di non poco conto: 1. molti docenti che

Dal decreto del 1999 ai costi zero per l’attuazione

POCA INNOVAZIOdi Giovanni Di Giannatale

LA QUOTA DELL’AUTONOMIA È DI PER SÉ DANNOSA, PERCHÉ PER INTRODURRE ALTRE MATERIE OCCORRE ATTINGERE NEL LIMITE DEL 20% DEL MONTE ORE ANNUALE ALLE ALTRE MATERIE, CHE COSÌ VENGONO PENALIZZATE. QUANTO POI ALL’UTILIZZO DEI DOCENTI ASSEGNATI ALLE SCUOLE, BISOGNA...

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

entro settembre ottengono supplenze annuali o fi no al termine delle attività didattiche, pur es-sendo nominati a dicembre saranno assegnati alle loro sedi territoriali dal 1° settembre 2016; 2. sarà assai problematico a dicembre o gennaio utilizzare nelle attività formative gli eventuali docenti assegnati, avendo già le scuole defi nito il piano triennale da approvare entro ottobre 2015. Occorrerà poi verifi care,quando verranno programmate le attività formative, se i docenti dell’ organico potenziato sono delle stesse aree disciplinari nelle quali rientrano tali attività, perché in caso contrario il loro apporto sarebbe scarso o inutile. 3. Nuovi insegnamenti opzionali a costo zeroIl comma 28 consente di introdurre nuovi inse-gnamenti nel II biennio e nel V anno a scelta degli studenti, insegnamenti che sono parte del percorso di studi e sono inseriti nel curriculum. Ma con quali fondi? Anche in questo caso il legi-slatore dichiara che ciò deve avvenire sulla base delle risorse disponibili a legislazione vigente e dei docenti dell’ organico potenziato. Poiché di queste risorse non si fa menzione nel testo, è lecito pensare che sono destinate a restare nel piano della virtualità. Il fatto che il testo indi-chi come alternativa l’ utilizzo della quota dell’

autonomia e degli spazi di fl essibilità, sta a si-gnifi care che le scuole dovranno arrangiarsi. La quota dell’ autonomia è di per sé dannosa, per-ché per introdurre altre materie occorre attin-gere nel limite del 20% del monte ore annuale alle altre materie, che così vengono penalizzate. Quanto poi all’ utilizzo dei docenti assegnati alle scuole, bisogna verifi care se hanno competenza nelle materie da attivare. In caso contrario il loro apporto è nullo.4. L’ alternanza scuola-lavoro a costo zeroIl comma 33 introduce come obbligatori i percorsi di alternanza scuola -lavoro, “al fi ne di incrementare le opportunità di lavoro”. Si prevedono 200 ore nel triennio dei licei. Tra-lasciando di discutere sugli utopici eff etti dell’ alternanza sull’ occupazione giovanile, anche in questo caso si dichiara che i percorsi predetti non debbono creare maggiori oneri alla fi nanza pubblica. Allora come sopperire alle spese ne-cessarie a realizzare tali attività, fi no all’ anno scorso fi nanziate dal MIUR sulla base di appo-siti progetti? Il comma 41 parla di imprese ed Enti pubblici “disponibili” a svolgere i percorsi, riportati in un registro nazionale per l’ alternan-za scuola-lavoro istituito presso le Camere di commercio dall’ anno scolastico 2015-16. Sor-

gono due interrogativi: 1. saranno suffi cienti le imprese e gli Enti esistenti nelle province a sod-disfare le esigenze di tutti gli istituti superiori?; 2. presteranno la loro collaborazione senza costi per le scuole? Le risposte inducono allo scetti-cismo, perché i fondi fi nora concessi alle scuole dal MIUR sono serviti in parte a compensare i tutor e i formatori delle aziende. 5. Il dirigente scolastico ancora “sindaco” o “sceriff o”?Al termine di queste considerazioni diciamo qualcosa sulla funzione del dirigente scolastico, al quale qualcuno continua ad attribuire poteri assoluti. Sgombriamo il campo dalla disinfor-mazione. Il dirigente scolastico era stato de-lineato con questi poteri nel primo testo della legge.Nel maxiemendamento approvato dal par-lamento e confl uito nella legge n. 107/2015 è stato spogliato di tali poteri, sia perchè il piano triennale è stabilito non dal dirigente scolastico, ma dagli organi collegiali, sia perché non è più lui a valutare i docenti, ma un comitato misto, sia perché infi ne non sceglie direttamente i do-centi dell’ organico potenziato, ma sulla base di elenchi territoriali forniti dagli uffi ci scolastici (il che signifi ca che la sua scelta è limitata).

ONE e MOLTA CONFUSIONE

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LA LEGGE

Il 9 luglio del 2015 la Camera dei Deputati ita-liana ha approvato in via defi nitiva il disegno di legge sulla riforma della scuola italiana, noto con il nome di  La buona scuola. Una riforma fortemente voluta dal presidente del consiglio Matteo Renzi e dal ministro dell’Istruzione Gian-nini, ma che al tempo stesso ha creato numero-se polemiche e divisioni, soprattutto all’interno del Partito Democratico, il partito del premier.Cosa prevede, esattamente, questa riforma?

L’ASSUNZIONE DI 100MILA PRECARI

Secondo la legge, entro l’inizio del prossimo anno accademico - settembre 2015 - 100mila insegnanti precari verranno assunti tra quelli già iscritti alle graduatorie.Tale massiccio reclutamento dovrebbe avvenire in due fasi. In un primo momento, dovrebbero essere 45mila i docenti che inizieranno a inse-gnare con il posto fi sso, già da settembre del 2015 con l’inizio del nuovo anno scolastico, in sostituzione dei loro colleghi che andranno in pensione. Gli altri 55mila precari, invece, do-vrebbero intanto ottenere la nomina formale per poi assicurarsi eff ettivamente la cattedra all’inizio del successivo anno accademico, nel settembre 2016.

LA CATTEDRA SOLO CON IL CONCORSO

A partire dal 2016 si potrà diventare insegnanti di ruolo solamente attraverso l’apposito con-corso.Oggi, infatti, è possibile essere assunti come insegnanti iscrivendosi a una graduatoria o attraverso i concorsi, l’ultimo dei quali è sta-to convocato nel 2012. Il prossimo concorso si terrà, secondo la legge di riforma della scuola, entro il primo dicembre 2015 e i posti disponibili saranno 60mila.Per eliminare lo strumento delle graduatorie, il governo ha stanziato con la legge di stabilità un miliardo di euro.

VALUTAZIONI E SCATTI DI CARRIERA

Secondo quanto scritto nel testo della riforma, gli insegnanti di ogni scuola saranno valutati da un ispettore esterno. Stessa cosa avverrà anche

per i presidi, per la cui valutazione sono stati introdotti nuovi criteri.Questo meccanismo servirà per poter stabilire gli scatti di carriera, ovvero gli aumenti dello stipendio degli insegnanti, che non avverranno più solamente in base all’anzianità - come av-venuto fi no a oggi - ma attraverso un sistema misto che prenderà in esame solo per il 30 per cento l’anzianità e per il restante 70 per cento il merito, in base alle valutazioni.

I POTERI DEI PRESIDI E LE SUPPLENZE

Secondo la riforma della scuola, il preside avrà una grande autorità nella gestione dell’autono-mia scolastica. Avrà infatti compiti di coordina-mento, organizzazione e direzione dell’istituto scolastico e ne potrà gestire le risorse econo-miche. Il preside potrà scegliere personalmente, attraverso una chiamata diretta, gli insegnanti della propria scuola. Non potrà scegliere di as-sumerne di nuovi, ma potrà scegliere chi chia-mare nel proprio istituto tra quelli assunti attra-verso il concorso dal ministero dell’Istruzione nel proprio territorio, assegnando loro incarichi fi no a 3 anni a loro volta rinnovabili.Tutto questo dovrà avvenire nel modo più tra-sparente possibile, anche attraverso la pubbli-cazione dei curricula degli insegnanti sul sito in-ternet dell’istituto. Il preside, inoltre, non potrà assegnare ai propri parenti incarichi nella scuola che dirige. Starà poi al preside gestire i ruoli dei diversi insegnanti, in particolare quelli che fanno parte del cosiddetto organico funzionale, destinati a supplenze e progetti particolari soprattutto di ampliamento dell’off erta formativa di ciascun istituto scolastico.Questo rinnovamento dell’organico funzionale porterà, tra le altre cose, alla fi ne dell’esistenza dei supplenti. Più limitato sarà invece il potere dei presidi sui premi agli insegnanti. Di questo dovrà occuparsi un comitato formato da sette membri composto anche da insegnan-ti, genitori, un rappresentante esterno e - solo alle superiori - anche un  rappresentante de-gli studenti.L’aumento dei poteri dei presidi corrisponde anche a un aumento del controllo della loro attività: per questa ragione, sono stati aggiunti nuovi e più stringenti criteri per il controllo e la valutazione del lavoro dei presidi da parte degli ispettori scolastici.

LE MATERIE

Diversi cambiamenti sono previsti anche per le

materie. Saranno infatti potenziati lo studio del-le lingue straniere, dell’educazione fi sica, della musica, dell’arte, del diritto e dell’economia.Sono inoltre previsti insegnamenti per miglio-rare gli strumenti digitali degli istituti scolastici.

LA FORMAZIONE DEI DOCENTI

Ruolo importante nella riforma è quello della formazione del personale docente. Per il 2015, infatti, sono stati stanziati 90 milioni di euro per la formazione in materia digitale del persona-le scolastico. Inoltre, è stato introdotto per gli insegnanti un percorso di formazione obbliga-toria con grande attenzione verso l’informatica.Per ciascun insegnante, inoltre, verrà istituita una card elettronica del valore di 500 euro da investire in attività culturali e legate alla forma-zione.

I FINANZIAMENTI PRIVATI ALLE SCUOLE

I privati e le associazioni potranno elargire fondi agli istituti scolastici - il cosiddetto school bo-nus - fi no a 100mila euro. Su queste donazioni sono previsti sgravi fi scali compresi tra il 50 e il 65 per cento. Il 10 per cento di queste dona-zioni entrerà a far parte di un fondo i cui ricavi saranno distribuiti tra le scuole che otterranno meno contributi.Sempre riguardo l’attività economica delle scuole, i bilanci degli istituti così come i fondi per i progetti fi nanziati e in funzione in ciascun istituto dovranno essere online e accessibili a tutti.Per quanto riguarda le scuole paritarie sarà invece possibile detrarre dalle tasse fi no a 400 euro l’anno per ogni studente.

L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Per gli studenti degli ultimi tre anni di superiori sarà obbligatorio fare almeno 400 ore di stage presso aziende o enti pubblici, per potersi pre-parare all’inserimento nel mondo del lavoro.

L’INTEGRAZIONE

Nella riforma sono inoltre previsti alcuni piani personalizzati per alcune categorie di studen-ti con particolari necessità. Si tratta in primo luogo dei disabili, ma anche degli stranieri, per i quali sono previsti piani di integrazione e labo-ratori linguistici specifi ci.

FONTE ilSole24ore

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na premessa: una riforma che si autodefi nisce “buona” di per sè ingenera perplessità cir-ca l’intento propagandistico di un governo che, su un tema così importante come quello della scuola, sceglie un linguaggio pubblicitario, quasi dovesse lanciare sul mercato un prodotto commerciale.Presentata come la riforma del cambiamento, moderna e innovativa, in grado di assicu-rare l’effi cienza, di dare le risposte più adeguate ai bisogni del nostro tempo, di premiare

il merito e di risolvere il problema del precariato, la legge sulla scuola è stata in realtà immediatamente avversata da tutto il mondo della scuola, dove ha prodotto una mobilitazione massiccia e duratura e scioperi con percentuali altissime di adesione mai raggiunte fi no ad ora. È stata avversata anche in Parlamento, dove è passata a colpi di fi ducia e con discutibili forzature procedurali. La sedicente “buona scuola” non dispone di un solido impianto culturale, nè di una profonda visione pedagogica e didattica. Non fa riferimento alcuno ai valori della Costituzione: non si pone il fi ne dell’ educazione alla cittadinanza, alla partecipazione e all’autonomia, ignora il problema della formazione del libero pensiero critico e della capacità di autorealizzazione. Propone obbiettivi legati ad un concetto di sapere “utile”, laddove l’utilità coincide con quella dell’azienda, l’effi cienza con il mero addestramento al lavoro, la fl essibilità con la capacità di adattarsi alle esigenze del mercato, non con l’apertura mentale e la capacità del soggetto di reinventarsi in modo autonomo e consapevole.La riforma potenzia le prerogative dei Dirigenti, cui spetta il compito di individuare un indirizzo politico in accordo con le risorse del territorio e con le imprese private e quello di attribuire crediti ai docenti, di chiamarli direttamente dal registro nazionale, con la conseguenza di annullare di fatto la libertà d’inse-gnamento prevista dalla Costituzione. All’interno di una logica decisamente privatistica, fa pagare i costi della scuola pubblica ai privati, alle famiglie, alle imprese –che orienteranno inevitabilmente le scelte educative e determineranno inaccettabili diff erenze tra scuole- mentre prevede risorse per la scuola privata, contro l’art. 33 della nostra Costituzione.Secondo la riforma, lo sbandierato “merito” dei docenti non farà riferimento a standard comuni, nè sarà valutato da esperti, ma da discutibili Comitati il cui giudizio rischierà inevitabilmente di essere condi-zionato da elementi soggettivi e da interessi privati. La riforma renziana della scuola fa dei docenti il capro espiatorio. Anticipata da una sommaria campagna denigratoria nei confronti degli insegnanti, che vengono presentati tutti –bravi e meno bravi- come incapaci ad educare ad un mondo globalizzato, la riforma però nel contempo priva il corpo docente di un serio e sistematico intervento di aggiornamento e ne scredita la professionalità e la dignità. Gli insegnanti, ai quali viene tolta la titolarità della cattedra, sa-ranno inseriti in una rete di scuole ove, per chiamata diretta di Dirigenti, andranno ad insegnare materie affi ni o secondarie, o saranno impiegati in attività extra curriculari senza alcun riguardo per la continuità didattica e per la tanto decantata “qualità”. Il problema del precariato, che l’Europa impone di risolvere -visto che lo Stato italiano e’ stato condannato per aver mantenuto nel precariato docenti per 15-20 anni quando si e’ invece obbligati ad assumere con 36 mesi di servizio- viene aff rontato con un piano che, dimenticata l’iniziale promessa di 150.000 assunzioni, di fatto ne prevede 81-89.000, con pesanti condi-zioni e stipendi ben lontani da quelli europei. Ai docenti precari sarà off erto un incarico triennale rinno-vabile. Ma essi non sanno dove andranno ad insegnare, cosa andranno ad insegnare (visto che andranno a fare da tappabuchi per assenze brevi), rischiano spostamenti anche di mille chilometri, abbandonando famiglie, fi gli, genitori (i precari sono prevalentemente tra i 40”e i 50 anni). Qual è la logica sottesa a queste scelte? Quali obiettivi si vogliono perseguire? Quale messaggio si vuole trasmettere?Se nella scuola non valgono più le regole oggettive, ma quelle del Preside, se il docente precario deve accettare ogni condizione, compreso il demansionamento, se viene aff ermata un’idea di “fl essibilizzazio-ne” che non riconosce alcun diritto acquisito, l’intento del governo e’ evidentemente quello di giungere alla decontrattazione e di rimettere in discussione il diritto al lavoro anche nella scuola, così come sta avvenendo in tutto mondo del lavoro. Se l’assunzione viene condizionata all’imposizione di una mobilità selvaggia, ad un trasferimento forzato dal Sud al Nord, nonostante i posti vacanti siano anche al Sud, dove da anni lavorano precari con supplenze annuali, il sospetto è che si voglia costringere molti precari, in particolare le donne con famiglie da accudire, a rinunciare al lavoro e a liberare posti.Se non si da’ alcun riconoscimento alla continuità didattica, se si fanno insegnare discipline diverse da quelle per le quali sono state accertate le competenze, se non si liberano risorse per la scuola pubblica, la sedicente “buona scuola” e’ solo uno slogan propagandistico e la logica privatistica, che ne costituisce il fondamento, contraddice nettamente i principi della nostra Costituzione, costantemente svuotata anche dalle altre “riforme” del governo Renzi.

di Ernestina Di Felice gia’docente di Storia e Filosofia nei LiceiSO

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

1-Assunzioni, stabilizzazioni, graduatorie a esaurimento, deportazioni

Tra i vincitori e gli idonei del concorso vo-luto dall’ex ministro Profumo ( che a norma di legge avrebbero già dovuto essere assun-ti grazie al bando di concorso, di validità biennale) nella scuola statale ci sono sia laureati non ancora abilitati e senza espe-rienza lavorativa, ma anche docenti già di-pendenti di istituti paritari. Tutti questi sono stati tecnicamente “assunti”, o lo saranno nei prossimi mesi. Una parte consistente dei vincitori di concorso era comunque già iscritta nelle graduatorie a esaurimento provinciali (Gae) in quanto insegnanti già attivi da diversi anni nelle nostre scuole, con incarichi annuali interrotti a fine  giugno e rinnovati a settembre. Per questi, e per i cosiddetti precari storici (*), si può parlare di “stabilizzazioni”.Se un’assunzione, di questi tempi , può es-sere associata all’offerta di un’opportunità, di un posto di lavoro, di cui essere almeno grati, a occhi esterni diventa incomprensi-bile il rifiuto di certe destinazioni lavorative molto lontane dal proprio territorio. Come se rispondessero no a caval dona-to, addirittura parlando di  “deportazioni”. Un’espressione in effetti, molto forte, anche perché il ministero sta tentando di ovviare al problema offrendo delle soluzioni tam-pone e annunciando un piano di mobilità straordinaria.Tuttavia il disagio è reale e molto diffuso. Una ferita da sanare per in-segnanti con anni di lunghissimo precariato alle spalle.(*) Con una recente sentenza, la corte di giustizia europea ha evidenziato l’illegitti-mità del sistema fin qui adottato dai gover-ni che si sono succeduti negli scorsi anni in merito all’utilizzo del personale precario.

2-Le fasi zero, a, b, c, organico dell’autonomia, chiamata diretta da parte dei dirigenti

Il piano di immissioni in ruolo predisposto dal governo è stato articolato in quattro fasi, tra le quali non è proprio semplicissimo di-stricarsi…Fase zero e A : copertura dei pensionamentiSi tratta in realtà di una copertura del nor-male ricambio su cattedre lasciate da pro-fessori che vanno in pensione.

Sono coinvolti per metà i vincitori di concor-so del 2012 (ma anche addirittura quelli an-cora da smaltire dei concorsi 1990 e 1999), e per altra metà i precari storici collocati in cima alle graduatorie a esaurimento. Con una prima convocazione, sono stati così as-segnati i primi “ruoli” seguendo il sistema tradizionale. Poi è seguita la cosiddetta fase A, in cui si assegnavano le cattedre rimaste dalla fase zero, seguendo il medesimo crite-rio utilizzato in precedenza , ma escludendo, questa volta, i vincitori dei vecchi concorsi . Fatta salva questa differenza, le prime due fasi possono essere concettualmente accor-pate come normale amministrazione. Fase B: stabilizzazioniPassata l’estate, è partita la fase B, molto più complessa, che costituisce l’avvio del piano straordinario di assunzioni/stabiliz-zazioni. Anche qui i posti a disposizione sono quelli rimasti dalle fasi precedenti con l’aggiunta di alcune cattedre complete, cioè quelle che negli anni passati si assegnava-no tradizionalmente ai precari, con durata dell’intero anno scolastico. In questa fase cambia completamente il meccanismo di convocazione. Stavolta sono i lavoratori a presentare una domanda di assunzione, elaborata da un algoritmo informatico che ha destinato ciascuno nelle sedi individuate dal MIUR, con possibile destinazione in qualunque provincia italiana.Questa è stata la fase più critica della riforma, perché oltrepassa la dimensione provinciale delle graduatorie a esaurimento e quella regionale del concor-so, proponendo a lavoratori anche di 40/50 anni di cambiare vita, oppure di rinunciare per sempre a tutte le posizioni precedente-mente maturate in graduatoria.La fase C: organico dell’autonomiaE’ la vera novità della riforma Renzi. Quelli che saranno assunti con questa procedura, non copriranno cattedre tradizionali, ma andranno a comporre il cosiddetto organi-co potenziato o “dell’autonomia”, restando cioè a disposizione di reti di scuole per un periodo indeterminato. Non si sa con quali funzioni e con quale efficacia. Sembrerebbe una buona opportunità per stabilizzare i precari, ma solleva dei dubbi l’introduzione di alcuni meccanismi molto criticati, come l’autonomia dei dirigenti nel chiamare i docenti e l’impiego di insegnanti su discipline nelle quali non sono specializ-zati o addirittura in funzioni non legate alla didattica tradizionale.Pe

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

3-Autonomia, privatizzazione, albi territoriali

Il rafforzamento dell’autonomia scolastica è uno degli obiettivi principali previsti dalla legge, che si attuerebbe nelle possibilità di gestione da parte dei  dirigenti scolastici: i capi d’istituto dovranno decidere il monte ore complessivo da assegnare a ciascuna disciplina, potendo così aumentarne o di-minuirne l’impatto formativo. Non è ancora chiaro il ruolo e il livello di condivisione collegiale su questo punto, perché anche gli organi decisionali o consultivi attual-mente previsti nella scuola italiana, saran-no oggetto di revisione. Rimane il fatto di voler assegnare ai dirigenti una maggiore responsabilità decisionale, che riguarda per esempio l’aumento del tempo-scuola, solle-citando aperture pomeridiane o anche esti-ve, magari con il coinvolgimento di associa-zioni o altre realtà presenti sul territorio. Qualcuno ha paventato su questo la possi-bilità di privatizzazione degli spazi scola-stici dati in prestito a strutture esterne con finalità culturali o ricreative, ma anche di lucro. Tra le responsabilità a carico dei di-rigenti ci sarebbe anche la valutazione del cosiddetto organico dell’autonomia che, oltre ai docenti inseriti negli albi territoriali (reclutati con un sistema di chiamata anco-ra da definire), include il personale di diritto dell’istituzione scolastica, i collaboratori del dirigente, e altre figure impegnate in attivi-tà di progettazione e coordinamento. Come potrà il dirigente esercitare un controllo sul-la qualità del lavoro svolto dal suo organico? Con l’aiuto del cosiddetto comitato di valu-tazione, nel quale entrano a far parte anche rappresentanze di genitori e studenti, che tra i loro compiti avranno anche quello di decidere se assegnare premi di stipendio. Al Collegio dei Docenti è affidato il compito di individuare i criteri e scegliere i docenti da inserire nei comitati di valutazione, co-mitati che saranno composti da tre docenti, due rappresentanti dei genitori ( 1 genitore e 1 studente nella secondaria superiore) un componente esterno individuato dall’ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici. Cosa dovranno valutare questi comitati?La qualità dell’in-segnamento, il successo formativo e sco-lastico degli studenti; le performances dei docenti, riguardanti l’innovazione didattica, la ricerca, la diffusione di buone pratiche.

ono partite le assunzioni,

ma secondo l’Anief si tratta

di una decisione estrema-

mente sofferta per i precari

della scuola: “Finora solo

uno su nove ha detto sì” e

l’Anief avverte che : “Cresce il nume-

ro delle rinunce obbligate. Ai 40mila

aventi diritto che hanno rinunciato a

presentare domanda, si stanno ag-

giungendo i tanti casi di docenti che

l’algoritmo ministeriale ha spedito a

centinaia di chilometri da casa: il siste-

ma automatico predisposto dal Miur

non ha considerato che i 40-50enni

hanno legami troppo vincolanti al pro-

prio territorio d’origine per via delle

incombenze familiari, che pesano più

della possibilità di conquistare final-

mente il posto fisso anche se lontano.

E se è vero che il numero di assunzioni,

rispetto alle 150mila iniziali , scende

di giorno in giorno, è altrettanto vero

che sale quello dei supplenti che sa-

ranno chiamati ancora una volta fino

al 30 giugno come tali (oltre 100mila

secondo le previsioni).Sarà la rispo-

sta più chiara a chi si ostina da mesi

a dire che la riforma si sarebbe vinto

il precariato”, ha sottolineato Marcello

Pacifico, presidente Anief, che aggiun-

ge: “ sono già 9mila quelli che hanno

fatto ricorso al Tar per la mancata in-

clusione nel piano di assunzioni”. Non

è una decisione facile - ha sottoline-

ato l’Anief - quella che hanno dovuto

prendere 7mila dei 9mila docenti pre-

cari, a cui il Miur ha inviato, nella notte

tra l’1 e il 2 settembre, la proposta di

assunzione della fase B, da attuare in

una regione diversa da quella di ap-

partenenza. Una scelta sofferta che il

Miur forse avrebbe potuto rendere più

leggera se avesse provveduto a censi-

re correttamente anche quelle sedi e

quelle cattedre che anche per questo

anno saranno coperte da supplenze.

FONTE Anief

Vittime di un crudele Algoritmo

Solo un precario su noveaccetta l’assunzione

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

ABRUZZOBASILICATACALABRIACAMPANIAEMILIA ROMAGNAFRIULILAZIOLIGURIALOMBARDIAMARCHEMOLISEPIEMONTEPUGLIASARDEGNASICILIATOSCANAUMBRIAVENETO

1,4148172,0926,0053,8081,2055,2001,4848,0311,6025693,6604,0371,6765,0433,2911,0564,268

1,9251,2074,31411,1423,6969807,1257836,6301,8067112,6236,0401,74711,8644,2831,0733,694

-511-390-2,222-5,137112225-1,9257011,401-204-1421,037-2,003-71-6,824-99217574

Regioni Posti vacanti Domande inoltrate Diff erenza

La maggior parte dei precari da assumere sta al sud, mentre gli insegnanti servono di più al nord. Già monta una guerriglia retorica fatta di opposte assurdità: quella nordista contro l’arrivo dei professori del sud nei posti lombardi, veneti, liguri, piemontesi (quasi settemila solo dalla Sicilia, più di cinquemila dalla Campania), e quella sindacale contro la “deportazione” dei precari.

CATTEDRE DISPONIBILI E INSEGNANTI PRECARI

* Il valore della “diff erenza” in negativo esprime gli esuberi sulle domande e quindi i posti non assegnabili rispetto alle domande ricevute

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FOCUS ON MA QUANTO È BUONA QUESTA SCUOLA?

ono una docente di scuo-la primaria e sono qui a raccontare la mia storia riguardo la proposta di assunzione dalla fase b, che probabilmente, a due

giorni dalla scadenza, sarò costretta a rifi utare.Dagli inizi di agosto, giorni in cui si doveva de-cidere se fare o no la domanda, ero molto dub-biosa, perché non sapevo se darmi una possibi-lità migliore per il mio futuro, oppure rimanere dove ero, nella 4 fascia aggiuntiva dal 2012 (sta-gna da 4 anni) sperando in un posto di ruolo fra 10-12 anni; cosi mi sono confrontata con i miei colleghi e ho chiamato i sindacati, che mi hanno quasi assicurata che sarei rientrata nella fase C o forse non sarei rientrata per niente, visto il mio punteggio basso.Decido di rischiare, dopo tante notti insonni, facendo tante ipotesi sul responso e arrivando alla conclusione che,nella peggiore delle ipotesi ( vista anche il “rispetto” delle preferenze) sarei fi nita a 200km, svegliandomi alle 5 del mattino, prendendo treni, ma ritornando a casa la sera

da mio marito e dalla mia bimba di 20 mesi. Qualche giorno dopo aver inoltrato la doman-da, leggo sul vostro sito che tutti gli insegnanti della scuola primaria, con titolo di sostegno, sarebbero stati assunti. A questo punto rimango pietrifi cata! Sarei rien-trata nella fase B. Ricominciano di nuovo le notti insonni, pregan-do Dio di rientrare almeno nella regione Emilia Romagna, che arrivava fi no la mia 16esima pre-ferenza (Parma, circa 200 km), ma il giorno 2 settembre leggo sulla mail REGIONE LOMBAR-DIA: PROVINCIA DI MILANO. Qui non bastano le notti insonni, arrivano le ansie, le paure, i nervosismi...Provo a trovare una soluzione, che sembra essere l’incarico annuale, ma non rien-tro nemmeno in quello. A questo punto mi reco nuovamente dai sinda-cati, mi dicono che l’unica soluzione è intrapren-dere la strada dell’aspettativa, oppure certifi cati su certifi cati di malattia mia e di mia fi glia fi no gennaio, e poi aspettativa fi no giugno. A questo punto mi chiedo: potrò intraprendere questa strada cosi immorale corrompendo me-

dici e pediatri? Non fa parte di me! E inoltre, come posso stare senza stipendio per un anno, con un marito che già lavora a 140 km e una bimba di 20 mesi da mantenere? Questo è il prezzo che devo pagare? Anche se volessi andare a Milano, non potrei, perché non ho aiuto con la bambina, né possi-bilità economiche di stare su 3 gg, (richiedendo al massimo un part-time) poiché il dimezzato stipendio non mi consentirebbe di vivere. Concludendo, la mia unica possibilità non resta che scegliere di esser buttata fuori da tutte le graduatorie, come dice ingiustamente la legge e provare la strada del concorso, rischiando an-che di dover cambiare lavoro, cosa più proba-bile di tutte. Ringrazio sentitamente il governo Renzi, che ha attuato questo piano di assunzioni, giocando con la mia vita e quella di altre persone nella situazione analoga alla mia. In più, consentitemi la battuta, sicuramente andrà meglio alla cate-goria psicologi, che avranno un considerevole aumento delle proprie parcelle per risanare gli scompensi di noi insegnanti!!!!grazie”.

STORIE DI ORDINARIA DOCENZA

Chiara e

gli altri

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Dal cuoredella notiziaalla coscienzadel lettore

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on queste parole il frate, stu-dioso e poeta Giulio Di Nicola, Padre Teotimo, presenta in una sua celebre poesia il paesino di Tozzanella. Adagiata ai piedi di Colle Pelato, monte della catena

del Gran Sasso, caratterizzato da abeti bianchi, Tozzanella è una piccola frazione del comune di Tossicia. Anticamente chiamata Tuscanella, Riccanella, Cedella, questo piccolo paese conta oggi pochissimi abitanti, anche se d’estate si riempie di persone che trascorrono le vacanze nelle case ristrutturate dei loro nonni. Immer-sa nel verde dei boschi che la circondano, il centro del paese è la chiesetta di San Michele, recentemente ristrutturata dopo i danni subiti in seguito al sisma del 2009. Dalla piazzet-ta antistante la Chiesa, si diramano le rue, le viuzze, un tempo luogo di incontro e di giochi. Passeggiando per il paese è possibile ammira-

re, addossate le une alle altre, le antiche case caratterizzate da una scalinata esterna e dalla loggetta e chi ha vissuto gli anni della gioven-tù in questo borgo, ha come l’impressione di risentire l’eco delle chiacchiere e dei canti delle donne più anziane, e le urla di entusiasmo dei giovani che giocano a morra e a bocce. Attual-mente il cuore pulsante di Tozzanella è l’area verde situata all’ingresso del paese, luogo di ritrovo di grandi e piccini. Tenuta in gestione dalla neonata Pro Loco di Tozzanella, l’area verde ha all’ interno un ampio parcheggio, servizi igienici pubblici, uno spazio attrezzato al consumo di prodotti gastronomici, una fon-tana con acqua potabile, un campo da bocce e un parco-giochi. La tradizione della Sagra della Bruschetta si svolge, dal 1978, in occasione della festa patronale in onore di San Michele Arcangelo il secondo fi ne settimana del mese di Agosto. La bruschetta è un cibo di semplice

I sapori antichi della“solinga” Tozzanella

di Antonella Lorenzi

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“Tutta solinga siede Tozzanella sulla collina che l’innalza a Dioe tra le piante che la fanno bella quasi s’asconde in un pensiero pio…”

preparazione ma ottimo da gustare, prodotto con ingredienti genuini e autoctoni (pane con lievito madre, olio extra vergine d’oliva, po-modoro, ventricina, salsiccia di maiale, tartufo, formaggio, peperoni, alici e prosciutto) inseriti nell’Atlante dei Prodotti tradizionali d’Abruzzo.Quest’anno la 23° Sagra della Bruschetta che attira un numero sempre maggiore di parte-cipanti, è stata ammessa a concorrere per il premio Italive 2015, un’iniziativa proposta dal Codacons con la partecipazione di Autostrade per l’Italia e la Coldiretti, che presenta i mi-gliori eventi organizzati in Italia alla scoperta di eccellenze enogastronomiche. Ospite d’onore nei giorni di festa è stata l’artista teramana Fa-bienne Di Girolamo. Nel mese di Gennaio inol-tre viene acceso il fuoco di Sant’Antonio, occa-sione per stare ancora insieme e per divertirsi attorno al falò, mangiando polenta, salsicce e bevendo un buon bicchiere di vino rosso.

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iovane musicista e compositore, l’abruzzese Nicola Di Camillo si è esibito in cinque continenti e calcato palcoscenici importanti spaziando dal jazz al pop, pas-sando per il blues, il folk, il tango.

Un cosmopolita un po’ nomade, ma legato alle sue origini e alla sue terra. Dopo aver studiato il contrabbasso al conservatorio “D’Annunzio “ di Pescara, ottenendo il massimo dei voti, la sua carriera ha avuto un’escalation che lo ha portato a suonare con numerose formazioni, come El Cuarteto Del Angel, con artisti na-zionali e internazionali come Fernando Suarez Paz, Antonella Ruggiero, Drupi, Mimmo Loca-sciulli, Kelly Joice, Fabio Concato, Nykerson e i più grandi jazzisti come Fabrizio Bosso, Luca Ciarla, Chris Jarret, per citarne alcuni. La vera consacrazione è arrivata con la partecipazione ai grandi festivals jazz del mondo, in Canada, negli Usa, in Australia, In Indonesia. Ha parte-

cipato a vari progetti discografi ci e ora ha un sua formazione “ Nicola Di Camillo trio” con un disco in cantiere e con la collaborazione stabile di Fabrizio Bosso al sassofono, Bruno Marcozzi alla batteria e Angelo Trabucco al piano. Bas-so e contrabbasso sono i suoi strumenti. Così diversi, ma così intimamente simili. Il primo casual e dall’anima rock, il secondo nobile e dall’anima sofi sticata. Nicola Di Camillo, rac-chiude in sè questo binomio che lo rende unico. Maestro Di Camillo come si è avvicinato al mondo della musica e a quello del contrab-basso?Il primo approccio al mondo della musica è avvenuto da piccolo con degli strumenti gio-cattolo, prima una batteria e poi una chitarra dalla quale non mi separavo mai. Quando, poi, mi hanno regalato una chitarra vera tutto ha avuto inizio. Ma nella prima band nella quale ho suonato da adolescente, i “ The Nice” ho dovuto adattarmi a fare il bassista e lì ho ca-

pito che le basse frequenze mi appartenevano. Così ho deciso di iscrivermi al Conservatorio per studiare il contrabbasso ed è stato amore a primo tocco! Quando suona il contrabbasso, uno strumen-to imponente e maestoso, che sensazioni prova? Direi che il nostro è un rapporto alla pari, così come due persone che si incontrano nella pro-pria intimità. Io e il contrabbasso ci lasciamo trasportare l’uno dall’altro, strizzandoci l’oc-chio, lasciando alla musica lo spazio per dan-zare tra di noi.Lei si è esibito nei più importanti palcosce-nici internazionali. Come si sente a essere ambasciatore del genio italiano e soprattutto abruzzese? Il talento supera confi ni e i pre-giudizi?Calcare palchi come “Montreal Jazz Festival” (Canada) o “Java Jazz Festival” (Jakarta) per citarne alcuni, è stato come realizzare un so-

L’ANIMA JAZZ CON LA MAJELLA NEGLI OCCHI

NICOLA DI CAMILLO musicista e compositore frentano

«Mi ritengo molto fortunato di essere figlio di questa terra e di far conoscere, per quanto possibile, il suo nome nel mondo. Credo non ci sia una “ricetta” per essere migliori e più fortunati degli altri.»

di Adele Di Feliciantonio

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gno e per questo sento di dover dare merito alla collaborazione con Luca Ciarla, un grande violinista molisano. In Abruzzo il talento non manca. Mi ritengo molto fortunato di essere fi glio di questa terra e di far conoscere, per quanto possibile, il suo nome nel mondo. Cre-do non ci sia una “ricetta” per essere migliori e più fortunati degli altri.A volte basta essere affi dabili, preparati e ave-re quella caratteristica giusta che stanno cer-cando. E comunque il talento può superare i pregiudizi e la musica i confi ni.Nonostante giri il mondo torna sempre a Ca-stelfrentano, il suo paese natale in provincia di Lanciano. La sua casa e i luoghi delle sue origini possono defi nirsi la principale fonte di ispirazione della sua arte?Come potrei svegliarmi la mattina e non vede-re la Majella? Nella sua carriera ha avuto collaborazioni con numerosi musicisti, alcuni di grande ca-

ratura. Quanto essi hanno infl uenzato la sua carriera e chi le ha suscitato qualcosa di indi-menticabile?La collaborazione con Fernando Suarez Paz è una di quelle che ricordo con maggiore gioia e orgoglio. Oltre a essere un musicista infi nito è stato un maestro per me. La collaborazione con Fabrizio Bosso, ospite del progetto “Nicola Di Camillo trio” , ha decisamente arricchito di umiltà e di spessore il mio bagaglio musicale ed etico, concerto dopo concerto; Bosso è uno straordinario interprete che fa onore al nostro paese in tutto il mondo. Egli ha decisamente suscitato qualcosa di indimenticabile in me!La sua elasticità e versatilità musicale le per-mettono di spaziare tra vari generi. Il jazz, tra questi, è il suo preferito? Vivo di jazz, ma non sono un jazzista! Non amo particolarmente le etichette di genere, ma di certo il jazz è il mondo che più mi rappresenta in questo momento.

Dove nasce il suo desiderio di esplorare ge-neri diff erenti e a volte lontani? Dalla curiosità e dalle esperienza che mi hanno portato a essere quello che sono oggi musical-mente parlando.Lei è molto impegnato nel sociale e tramite la musica e insieme a suoi colleghi riesce a por-tare avanti delle battaglie importanti come quella del “ No a Ombrina”. Come defi ni-rebbe la deturpazione della natura, una nota stonata o una composizione mal riuscita?Come un “Cluster” nel periodo barocco.Lei è anche un compositore, i suoi brani ri-fl ettono lo stato d’animo del momento in cui nascono? Quanto della sua personalità c’è in ognuno di essi?L’arte è sempre espressione dell’anima, della sua parte più intima e nascosta; essa rivela la verità, che lo vogliamo oppure no. Non si può mentire. In ogni brano c’è una parte di me, che sia una composizione impulsiva o razionale.

IL PRIMO APPROCCIO AL MONDO DELLA MUSICA È AVVENUTO DA PICCOLO CON DEGLI STRUMENTI GIOCATTOLO, PRIMA UNA BATTERIA E POI UNA CHITARRA DALLA QUALE NON MI SEPARAVO MAI. QUANDO, POI, MI HANNO REGALATO UNA CHITARRA VERA TUTTO HA AVUTO INIZIO.

Nicola Di CamilloContrabbassista nato a Lanciano nel 1978, inizia gli studi presso il conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara concludendoli con voti altissimi.

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“I miei migliori sforzi in tutti i libri che ho scritto sono stati diretti verso mio padre, i suoi problemi, i suoi fallimenti e i suoi successi…”

a decima edizione del Festival “Il Dio di mio padre” è anche una ce-lebrazione del legame di John Fante con il padre, un legame che include il rapporto con l’Abruzzo, la sua terra natia, tanto che Torricella Peligna,

paese natale del genitore, lo ricorda da 10 anni con il Festival “Il Dio di mio padre”. La presen-tazione del Festival e l’annuncio dei tre fi nalisti

per l’edizione 2015 del premio John Fante Ope-ra prima, si sono tenuti alla Casa delle Lettera-ture di Roma, il 22 giugno, con la partecipazio-ne di Maria Ida Gaeta, responsabile della Casa delle letterature di Roma e membro della giuria tecnica del Premio, Giovanna Di Lello, direttrice artistica del Festival “Il Dio di mio padre”, e Ti-ziano Teti, Sindaco di Torricella Peligna, che dal 21 al 23 agosto ha ospitato la decima edizione del Festival. In questa speciale edizione del de-cennale, hanno partecipato Eugenio Finardi e Giancarlo De Cataldo, Teresa De Sio e Wanda Marasco. Mentre Nino Germano con Biagio Pro-ietti, sceneggiatore, e Maurizio Gianotti, autore RAI, hanno presentato “Il segno del telecoman-do”, il libro che ripercorre 60 anni di sceneggiati della RAI-TV.Il 23 agosto, in chiusura del festival una tavola rotonda, su “emigrazione abruzzese tra ‘800 e ‘900” (tema quanto mai attuale) moderata da Fabrizio Masciangioli con il rettore dell’Universi-tà di Teramo, Luciano D’Amico. Il Premio “John Fante Opera prima” è andato a Enrico Ianniello con “La vita prodigiosa di Isido-ro Siffl otin” (Ed.Feltrinelli).La direttrice artistica Giovanna Di Lello: “sono trascorsi dieci anni dalla prima edizione e il Fe-stival è cresciuto e si è arricchito di nuove idee, coinvolgendo un pubblico sempre maggiore e stabilendo importanti rapporti con apprezzati professionisti nel mondo della letteratura, della musica, del giornalismo e del cinema. La pre-

senza della fi glia Victoria, ha ribadito il legame della famiglia Fante con la nostra terra e una cultura che <aiuta ad attraversare la vita> come ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “. La passione e dedizione della di-rettrice artistica del Festival Giovanna Di Lello e dei ragazzi dello staff che da anni condivi-dono con entusiasmo questo progetto culturale hanno permesso la lunga vita e il successo della manifestazione che celebra la memoria di que-sto grande scrittore di origine abruzzese.

A Torricella Pelignala X edizionedel Festivaldedicato a John Fante

di Angela Fosco

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Enrico IannielloCasertano di origine, si è formato artisticamente presso la Bottega Teatrale di Firenze di Vittorio Gassmann. Molto attivo a teatro, nel 2011 Ianniello conquista la popolarità presso il grande pubblico interpretando il commissario Vincenzo Nappi, nella serie TV di Raiuno Un passo dal cielo a fi anco di Terence Hill. Ianniello lavora anche al cinema nel fi lm Habemus Papam di Nanni Moretti, e in un cortometraggio per il sociale L’agnellino con le trecce. Nel 2012 è attivo in diverse fi ction Rai tra le quali la seconda stagione di Un passo dal cielo. Nel gennaio 2015 esce in libreria il suo primo libro “La vita prodigiosa di Isidoro Siffl otin” edito da Feltrinelli.

Gli otto scrittori selezionati erano Stefano Crupi con  CAZZIMMA - Mondadori, Paolo Marino con  STRATEGIE PER ARREDARE IL VUOTO – Mondadori, Enrico Ianniello con  LA VITA PRODIGIOSA DI ISIDORO SIFFLOTIN – Feltrinelli, Nadia Terranova con  GLI ANNI AL CONTRARIO – Einaudi, Lorenza Gentile con TEO – Einaudi, Giorgio Specioso con DINOSAURI - Baldini & Castoldi, Giorgio Diritti con  NOI DUE – Rizzoli e Mario Pistacchio e Laura Toff anello con  L’ESTATE DEL CANE BAMBINO - 66thand2nd.

In nome del Padre edella (Terra) Madre

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l breve dialogo immaginario tra un buon maestro e il suo allievo sorprende il lettore al termine di Diario di Scuola, il saggio che Da-niel Pennac pubblicò in Italia nel 2008 e che fu subito considerato un’opera pedagogica al passo con lo spirito innovatore del tempo.

Vediamo perché. Protagonista principale è il cosiddetto asino: il bambino che, per i moti-vi più disparati, non capisce ciò che il docente gli spiega. Egli trascorre la mattinata in classe, inerte, colleziona insuffi cienze in tutte le materie e si nasconde all’ultimo banco nel tentativo di essere invisibile; durante il pomeriggio vorrebbe svolgere compiti che gli paiono lettere e nume-ri disposti senza alcun senso sulle pagine del quaderno. Teme il professore fi no a odiarlo, o cerca invano di ammansirlo. Soff re terribilmen-te, perché sa di non sapere e percepisce che i suoi insuccessi lo rendono inviso agli insegnanti, ai genitori e ai compagni; tuttavia, non è capa-ce di porre rimedio al suo stato. Ecco, il dolore dell’alunno che va male è il sentimento sul quale Pennac costruisce la narrazione: un sentimento cui gli adulti guardano spesso dall’alto in basso e che diviene oggetto di rifl essione attraver-so l’analisi delle cause che lo generano e delle conseguenze che ne derivano. L’asino vede di sé solo la parte peggiore, che, nutrita da continui fallimenti e pesanti rimproveri, cresce a dismi-

sura e distrugge il suo desiderio di migliorare. Indebolito nella personalità ed incattivito, il giovane diventa un pericolo per gli altri: bullo, violento, delinquente, assassino in certi casi. Pennac scuote le coscienze dei professori per i quali i pessimi alunni sono un peso da cui li-berarsi, perché rappresentano l’evidenza di una sconfi tta professionale. Meglio bocciarli; e non importa se, così facendo, la responsabilità verrà

lasciata ad un collega che forse creerà ulteriori danni. L’essenziale sarà non averli tra i piedi. È possibile salvare un allievo diffi cile? Non sem-pre, ma talvolta sì: o meglio, sì in molti casi, se tutti gli attori in scena lo vogliono. Pennac ha un passato speciale alle spalle: da incapace e privo di futuro ad amante dello studio, insegnante ed infi ne scrittore, egli ha conosciuto bene le dif-fi coltà della condizione di “somaro” ed è stato guarito da tre maestri che lo hanno educato al piacere della scoperta e della conoscenza. Essi, come Giulia, eroina del recente saggio di Massi-mo Recalcati, L’Ora di Lezione, hanno compiuto un miracolo intellettuale, ma in primis hanno assunto con pazienza, fi ducia, costanza e ne-cessaria severità la cura dell’anima del giovane Daniel. Costoro entravano in relazione positiva con i ragazzi, certi del fatto che mostrare l’a-more fosse il canale privilegiato attraverso cui creare la passione per una disciplina. Il profes-sore pennacchiano non è dunque il buonista che promuove chiunque; non è colui che la scrittrice Paola Mastrocola, nel suo Togliamo il Disturbo, vede come un individuo che perde tempo inva-no dietro a casi disperati; è piuttosto colui che sa anche arrendersi, nella piena consapevolezza, ma soltanto dopo aver doverosamente portato a termine ogni serio tentativo di condurre cia-scuno studente al suo massimo potenziale.

IL DOLORE “DELL’ASINO”

di Simona Cascetti

PENNAC SCUOTE LE COSCIENZE DEI PROFESSORI PER I QUALI I PESSIMI ALUNNI SONO UN PESO DA CUI LIBERARSI, PERCHÉ RAPPRESENTANO L’EVIDENZA DI UNA SCONFITTA PROFESSIONALE

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“ - I professorici prendono la testa, signore! - Ti sbagli!La tua testa è già presa.Gli insegnanti cercanosolo di restituirtela.” DIARIO DI SCUOLA

di Daniel PennacMilano, Feltrinelli, 2008da Feltrinelli.

Daniel PennacPseudonimo di Daniel Pennacchioni (Casablanca, 1º dicembre 1944), è uno scrittore francese. Nato nel 1944 in una famiglia di militari, passa la sua infanzia in Africa, nel sud-est asiatico, in Europa e nella Francia meridionale. Pessimo allievo, solo verso la fi ne del liceo ottiene buoni voti, quando un suo insegnante, nonostante la sua dislessia, comprende la sua passione per la scrittura e, al posto dei temi tradizionali, gli chiede di scrivere un romanzo a puntate, con cadenza settimanale. La scelta di insegnare, professione svolta per ventotto anni, a partire dal 1970, gli serviva inizialmente per avere più tempo per scrivere, durante le lunghe vacanze estive. Pennac, però, si appassiona subito a questo suo ruolo

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ul fatto che i tedeschi sappia-no far di conto, non ci piove. Salta all’occhio anche di chi della politica economica euro-pea non gliene cale né tanto né poco: basta e avanza il “per

sentito dire”. Tolto questo però, che non è poco d’accordo, ma non è tutto, posso as-sicurare che ci ho provato. Giuro. Ce l’ho messa tutta per capire il perché della to-tale assenza di fantasia e versatilità della tivù tedesca. In questo periodo di ferie dei programmi canonici, sia Mediaset che Rai sfornano a ripetizione, con una copiosità che manco la premiata fornerìa Banderas & Rosita con i loro biscotti, serie televisive, soap e film tutti made in Germany. La Rai in mattinata alterna ben tre diversi telefilm che già solo i titoli darebbero problemi di comprensibilità anche al genio più equili-brato dell’universo: il nostro amico Charly, la nostra amica Robbie e il nostro amico Kalle. Tutti amici. Alè. Ho le prove di quello che affermo. Da Wikipedia: “in Italia su Rai2 da lunedì 1º giugno alle 11:20 con il titolo Il nostro amico Kalle  (come riferimento alle serie  Il nostro amico HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Il_nostro_amico_Charly”Charly e  La nostra amica Robbie)”. Ecco, appunto, casomai fosse stato difficile arrivarci. E’ andata così insomma: almeno uno dei tre titoli all’inizio era diverso (“Fi-nalmente arriva Kalle”) e invece, pensa che ti ripensa, spremiti le meningi, arrovèllati pure di notte, hanno partorito l’idea genia-le e originale per un titolo, ohibò, preciso, identico, spiccicato agli altri due telefilm. Ora, delle due l’una: o in Germania c’è ca-renza di vocabolari di sinonimi e contrari, oppure la loro assenza di estro, genialità e fantasia, non è una leggenda metropoli-

tana, ma la pura realtà. Chiaramente opto per la seconda che ho detto, anche perché la permanenza di alcuni mesi ad Amburgo anni fa, me ne ha dato prove e conferme. Quanto poi ai film, tipo quelli targati Rosa-munda come diavolo si chiama, la musica non cambia. L’interpretazione degli attori tedeschi è sempre quella, inconfutabilmen-te statica. Si punta molto ai primi piani dei volti (perché sono quasi tutti begli attori ed attrici) ma le espressioni recitative sono sempre le stesse: o crucciati o felici, non esistono vie di mezzo. Nelle scene, ogni tanto (ma poco eh?) si sfiora il dramma, magari una decisione irrevocabile (così la presentano) di finire una storia d’amore con un suicidio o con una partenza defini-tiva, alla addio per sempre per intenderci, un animale in procinto di morire o che è scappato, un castello secolare che rischia

LA CALDA Edi Mafalda Bruno

QUANTO POI AI FILM, TIPO QUELLI TARGATI ROSAMUNDA COME DIAVOLO SI CHIAMA, LA MUSICA NON CAMBIA. L’INTERPRETAZIONE DEGLI ATTORI TEDESCHI È SEMPRE QUELLA, INCONFUTABILMENTE STATICA

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di essere demolito per fare posto ad un centro commerciale, insomma un colpo di scena che ti fa drizzare le antenne e tu sei lì che pensi “evvai, ora arriva la suspence: vediamo come va a finire…” Pluff. Non suc-cede niente. Nella scena successiva (quindi neanche verso la fine che almeno staresti, come dire, col fiato sospeso, in pizzo in piz-zo sul divano) l’aspirante suicida non ha più intenzione di acquistare un biglietto di sola andata per il Regno dei Giusti, anzi, è felice di tornare insieme al fedifrago che voleva lasciare (ma se solo un attimo fa ti volevi ammazzare per quel bastardo…. bah) disfa le valigie perché è stata solo una finta par-tenza, l’animale smarrito è vivo e vegeto e ritorna a casa sano e salvo, il castello tro-va miracolosamente i fondi, e in quattro e quattr’otto , viene riportato al suo antico splendore, tutti ridono, tutti si amano e al-leluja. Fine. Ma dimmi tu....

Una menzione speciale però la merita si-curamente il film “La nave dei sogni”: que-sta serie è talmente avvincente (!!??) che come premio, bontà loro, ce la rifilano solo il sabato. Nave da crociera extra lusso, con tanto di nome scritto a caratteri cubitali sul muso della medesima, sul citofono insom-ma: “DEUTSCHLAND”, casomai avessimo dubbi sulla nazione di provenienza del film. E’ una nave tedesca, chiaro? Aperta paren-tesi: ad onor del vero, viaggiando la nave veramente per posti incantevoli nel mondo, come dire, uno almeno quei luoghi da so-gno se li vede in televisione, senza dover ricorrere solo a Kilimangiaro che è in ferie, tra l’altro.Chiusa parentesi. Ma quanto alle storie e ai protagonisti, e aridaje…. si tratta di coppie prossime alle nozze che si sposano sulla nave: anche qui, drammi di segreti tenuti celati con relativi matrimoni a rischio. Ri-lassatevi, scoprirete presto (fin troppo pre-sto) che non è successo niente di niente. E vissero sposati e contenti. Un capitano bonaccione che mai una volta, dico una, avesse almeno tentato un approccio galan-te con una passeggera, un medico di bordo dalla voce monocorde, tipo frate francesca-no nella omelia domenicale, mai alle prese con le sue funzioni mediche che lo mostrino in azione, e una direttrice di crociera, cotal Beatrice, un donnone dall’aria benevola, scapola impenitente, che gongola tra il ca-pitano e il medico senza nessun approdo a niente di niente, a qualcosa che crei, boh, un poco di verve, di vivacità. Mi si dirà: ma se questi inciuciassero tra loro, addio se-rie tv. Ho capito: esigenze di copione. (ma quale copione???) Per pietà: aridatece (al-meno) Jessica Fletcher!

ESTATE 2015della TV tedesca

UNA MENZIONE SPECIALE PERÒ LA MERITA SICURAMENTE IL FILM “LA NAVE DEI SOGNI”: QUESTA SERIE È TALMENTE AVVINCENTE (!!??) CHE COME PREMIO, BONTÀ LORO, CE LA RIFILANO SOLO IL SABATO

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Nel paese siciliano, poco distante dalla villa in cui Anna vive con il fedele inserviente Pietro, si è appe-na tenuto un funerale e la donna è stravolta dal dolore. Piero Messina al suo primo lungometraggio ha cen-

trato l’obiettivo. Non è così, se si esclude la sequen-za peraltro signifi cante dei titoli di testa. L’attesa di chi non c’è (o non c’è più), grazie all’in-terpretazione della Binoche ma anche a quella per nulla intimidita di Lou De Läage, diventa così uno scavo nelle dinamiche di un’elaborazione di un lutto da un lato e di una ipotetica presa di consapevo-lezza di una separazione da qualcuno che è ancora vivo dall’altro. Una delle domande a cui spetta allo spettatore fornire una risposta personale è quale sia la più diffi cile da superare.

DATA USCITA: 17 settembre 2015GENERE: DrammaticoANNO: 2015REGIA: Piero Messina

i cresce sullo schermo, letteralmente. E in certi casi si invecchia, ma si matura.Molto più che una magia data da qualche trucco miracoloso del cine-ma, Richard Linklater è riuscito dove nessuno mai ha osato: girare un fi lm

nell’arco di dodici anni, un pezzetto ogni anno, con gli stessi attori e la stessa troupe. Una vera e pro-pria scommessa, un duello col tempo che il regista texano ha vinto, riuscendo a cristallizzare l’attimo in tante scene diluite del nostro recente passato. La storia è quella di Mason (Ellar Coltrane), il pro-tagonista. Lo vediamo crescere sotto i nostri occhi, passare dalle elementari alle medie, poi dalle su-periori al college. Ma la storia è anche quella della sua famiglia: di sua sorella Sam (Lorelei Linklater), di sua madre Olivia (Patricia Arquette, premio

Oscar per questo ruolo) e di suo padre Mason Sr. (Ethan Hawke). E tutti loro evolvono, ricordandoci che forse esistono molti tipi di giovinezza, una per ogni fase di vita. Perché evolve la madre, che passa da un matrimonio fallito all’altro; evolve il padre, da musicista squattrinato e attivista a uomo più stan-co e posato. E’ questo il vero incantesimo, puro e semplice, senza che debba accadere chissà quale svolta fracassona all’interno della trama.Trama riassumibile con un’u-nica parola: il titolo del fi lm.Pluripremiato e salutato con giudizi assolutamente positivi, Boyhood è sicuramente un’opera che, sen-za aver fatto molto (magari inutile) rumore, ha già un posto nella storia della cinematografi a.

di MikiMoz Capuano

VISIONI &LETTURE

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rotagonista di Inside Out è la giova-ne Riley che, costretta a trasferirsi con la famiglia in una nuova città, deve fare i conti anche con le emo-zioni che convivono nel centro di controllo della sua mente e guidano

la sua quotidianità, e che non sono d’accordo su come aff rontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola. Gioia è il moto-re del gruppo e mantiene tutti attivi e felici; cerca sempre di vedere il lato positivo delle cose. Paura è una sorta d’impiegato perennemente stressa-to: ha sempre paura di perdere il suo lavoro ma, poiché lui è il suo lavoro, questo non accadrà mai. Rabbia è arrabbiato: sa che i membri del gruppo hanno buone intenzioni e fanno del loro meglio ma, a diff erenza sua, non sanno come funzionano le cose. Quando è troppo esasperato, la sua testa prende fuoco. Disgusto è molto protettiva nei confronti di Riley; ha delle aspettative alte verso il prossimo ed è poco paziente. Tristezza è diver-tente, anche nel suo essere triste: è intelligente e sempre previdente ma rappresenta una vera e propria sfi da per Gioia.Diretto da Pete Docter, Inside Out impersona le voci di dentro con un radicalismo che impressio-na e commuove. Con Inside Out Docter installa di nuovo l’immaginario al comando e ingaggia cinque creature brillanti per animare un racconto di formazione che mette in relazione emozioni e coscienza. Perché senza il sentimento di un’emo-zione non c’è apprendimento.

DATA USCITA: 16 settembre 2015GENERE: Animazione, CommediaANNO: 2015REGIA: Pete Docter

mozioni. Allo stato puro. Nel regno del fantasy. Emanuela Rocca in termini cal-cistici si direbbe una scrittrice capace di svariare sulla fascia. Libera e autoritaria nel passare dal romanzo erotico che regala brividi al distillato di azioni e fatti

favolistici. Con l’immutata capacità di farsi leggere e addirittura divorare. Già, perché il suo lettore è in-variabilmente vorace nello sviluppo di situazioni che costituiscono le trama connettiva del libro. Un dono naturale che l’autrice mostra di maneggiare con cura e cautela, senza esagerare, senza farsi pren-dere la mano, dalla piacevolezza della narrazione ma puntato dritto sul bersaglio grosso del risultato e della sintesi fi nale. Scrittrice non precoce ma ma-gnifi camente maturata e ora in grado probabilmen-te di aff rontare nuovi generi alla ricerca di novità. In questo senso, nel suo interessante percorso “Ofl e- tra i due mondi” è una prova d’autrice. Un libro sulla natura, uomo e animali, sullo svilup-po del futuro, letteratura e sviluppo interno. Solido artigianato e trama dal forte scheletro e impatto, sviluppata con linguaggio semplice e senza pose. In defi nitiva un libro che avvince, serenamente da consigliare.

AUTORE: Emanuela RoccaGENERE: FANTASYANNO: 2015

Nato a Boston Jimmy Bulger è un criminale di zona, ha una gang, è rispettato e amato dai locali, specialmente da John Connolly, ora diventato agente dell’FBI che con i Bulger (Jim-

my e suo fratello Bill, il senatore) è cresciu-to. Proprio John Connolly propone a Jimmy di diventare suo informatore, così da poter fare carriera e in cambio gli consentirà di agire indisturbato. L’idea che a metà degli anni ‘70 e per tutti gli anni ‘80 la polizia fede-rale si sia associata e abbia lasciato prosperare un criminale è un aff are di famiglia, una sto-ria interna ai quartieri di Boston, a due esseri umani che si devono favori e si aiutano a vi-cenda. Tenendosi ben lontano dalla grandezza dinastica del Padrino o dall’ordinaria malvagi-tà dei Soprano, e anche a distanza di sicurezza dal terrore e dalla follia di quartiere di Quei bravi ragazzi, Scott Cooper si muove evitando i paletti del cinema già visto e già passato. Il suo Jimmy Bulger, capomafi a, padre, marito e fratello è una personalità sfuggente, i cui tratti somatici sono più chiari e memorabili del suo carattere, un mafi oso come tanti che, nell’economia della storia rischia addirittura di essere oscurato dal viscido pesce piccolo John Connolly.

DATA USCITA: 08 ottobre 2015GENERE: Azione, DrammaticoANNO: 2015REGIA: Scott Cooper

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Benessere - Salute - Cucina - Consumatori- Legale -AnimaliPiccoli consigli utili per tutta la famiglia dai migliori esperti

Tutte le rubriche

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Mariti nel Panico

Prigi si nasce

G.I.U.S.T.Oè sbagliato

Spamming

Prelievo forzoso

La strategiadel Trader

Numerologia

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Mariti nel Panico

L’estate sta fi nendo… e per i ma-riti nel panico tornano i problemi! Dovrete ricominciare a destreg-giarvi tra i fornelli per far contenta vostra moglie. Niente paura! Ho pensato di proporvi due ricette in

genere diffi cilissime, o perlomeno lunghissime da preparare… in chiave “mariti nel panico”: la lasagna e la millefoglie! Veloci da realizzare.. belle a vedersi… buonissime da mangiare! Ap-puntamento sul prossimo numero e, se volete, su www.oggicucinamirco.it.

INGREDIENTIFogli di pasta all’uovo per cannelloni (10cmx10cm)1 litro di passata di pomodoro1 mozzarella grandeCarota, cipolla, sedano (preparato per soff ritto)Soya da cucina o besciamella (opzionale)PrezzemoloSale e pepeParmigiano Reggiano grattugiato2 salsicceOlio

LasagnaCupcakes

PROCEDIMENTOScaldiamo un pugno di preparato per sof-fritto (carota, cipolla, sedano) e un po’ d’olio;Uniamo la salsiccia sbriciolata e lasciamola soffriggere fin quando non prenderà colore;Versiamo la passata di pomodoro e, a fuoco basso, lasciamo andare mescolando di tanto in tanto;Salate e pepate a vostro gusto;Fate ritirare il sugo, in modo che risulti bello polposo e non rilasci acqua poi all’interno della mini lasagna;Tagliamo a dadini la mozzarella;Bollire dell’acqua con un po’ di sale e immer-gete una sfoglia alla volta per pochi secondi (5/10) e disponetele su uno strofinaccio a distanza tra loro (per evitare che si attac-chino);Prendiamo uno stampo per cupcakes o muf-

fin e ungiamolo con olio o burro fuso;Modelliamo la sfoglia lessata all’interno del-lo stampo;Iniziamo a farcire mettendo alla base un po’ di soya da cucina (o besciamella) o sempli-cemente mozzarella;Formiamo ora il secondo strato con il sugo di pomodoro usando un cucchiaino o una paletta da gelato per evitare di sporcare la sfoglia esterna di sugo;Proseguiamo con uno strato di parmigiano reggiano grattugiato e poi ancora mozza-rella;Andiamo avanti fino a quando non avremo raggiunto il livello dello stampo;L’ultimo strato lo lasciamo con mozzarella e parmigiano con un po’ di pepe e prezzemolo tritati;Inforniamo a 160° per 40/45 minuti.

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Mariti nel Panico

Mini Millefogliealla crema

INGREDIENTI

Mille FoglieUn rotolo di pasta sfoglia pronta (le trovi nel banco frigo)1 uovo per spennellareZucchero a veloFarcituraCrema pasticcera, da fare o acquistabile già prontaPanna montata (Panna Spray per i più dispe-rati!)NutellaDecorazioneFrutti di boscoFragoleScaglie di mandorleZucchero a veloGranella di noccioleTop di vari gusti (Frutti di bosco, fragola, noc-ciola, cioccolato)

PROCEDIMENTO

Ricavate con l’aiuto di un coppapasta tanti di-schi di pasta sfoglia;Metteteli su un testo foderato di carta forno:Bucherellate con una forchetta i dischi, spen-nellateli con l’uovo e spolverateli con lo zuc-chero a velo;Infornate 10 minuti a 180°;Una volta freddati dividete i dischi a metà con un coltello (ricaverete 2 dischi);Mettete la crema o panna in una sac a poche;Iniziate ad impilare con un punto di crema per fi ssare e il primo disco di sfoglia;Sopra di esso fate un giro di crema e coprite con un’altro disco;Proseguite fi no ad avere massimo 3 / 4 dischi per ciascuna mini millefoglie;Guarnite a piacere con frutti di bosco e zuc-chero a velo, top, nocciole etc a seconda della farcitura;

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Salute & Benessere

na brutta notizia per coloro che dedicano molto tempo alla pa-lestra: il sistema nervoso non gradisce affatto questa abitu-dine. Il nostro cervello è pro-grammato per usare il minimo

di energia possibile e, pur di risparmiare, è in grado di modificare e ottimizzare i nostri movimenti istante dopo istante, anche quan-do siamo impegnati in un’attività fisica come camminare. Per comprendere il meccanismo biologico alla base della pigrizia, è bastato, ai ricerca-tori, chiedere ad alcuni volontari di cammi-nare con indosso un esoscheletro robotico che rende difficoltoso il normale movimento, aumentando la resistenza a livello del ginoc-chio. “Abbiamo rilevato che hanno subito trasfor-mato il loro modo di camminare, incluse ca-

Pigri(E INTELLIGEN

“La stessa pigriz ia, la stessa necessità di risparmiare le proprie forz e, spiega la predilez ione, da parte degli esseri umani, di fare le cos e nel modo meno faticos o”

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Salute & Benessere

NTI) si nasce

Uno studio pubblicato su Current Biology dai ricercatori canadesi della Simon Fraser University ha evidenz iato che pigri si nasce e soprattutto che il nos tro cervello è programmato per risparmiare energia.

ratteristiche della loro andatura ben salde.E tutto questo per risparmiare un po’ di energia”- si legge nello studio - “La stessa pigrizia, la stessa necessità di risparmiare le proprie forze, spiega la predilezione, da parte degli esseri umani, di fare le cose nel modo meno faticoso. Come quando scegliamo il percorso più breve o decidiamo di sederci in-vece di stare in piedi”. Questa scoperta è una buona notizia per gli atleti perché “se il corpo riesce a ‘risparmiarsi’, – spiegano i ricercatori – c’è una probabilità maggiore di vincere una corsa” ma se si desidera dimagrire “la notizia non è delle migliori. Monitorare e ottimizzare il consumo di ener-gia in modo rapido e accurato è una caratteri-stica chiave del nostro sistema nervoso”.In conclusione “bisogna essere intelligenti per essere pigri” affermano ironicamente i ricercatori.

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sempre di più mentre parliamo. Ogni vol-ta che riusciremo a evitare parole e frasi che innescano emozioni e comportamen-ti negativi, ogni volta che sceglieremo la parola giusta, avremo preso ancor più padronanza della nostra comunicazione e ci saremo avvicinati ancor di più a nostro figlio, a un nostro alunno, ecc.Oggi ci sono tante possibilità per ap-prendere modi e regole che aumentino la nostra consapevolezza e rendano più efficace la nostra comunicazione con i bambini: libri, blog, corsi di formazio-

e parole sono uno strumen-to straordinario per esprimere l’amore che si prova verso un bambino, un figlio, un allievo. Ogni parola che scegliamo di usare con i nostri bambini, oltre

a essere un mezzo espressivo, è un tramite di insegnamenti ed emozioni, in grado di motivare o demotivare, rassicurare o feri-re, aiutare a crescere o limitare.Dal momento che parlare e ascoltare sono cose che ci vengono naturali, la maggior parte delle persone non pensa assolu-tamente che si possa far qualcosa per migliorare l’ascolto e la comprensione dell’altro, migliorare quello che diciamo e come lo diciamo. Il risultato di questa convinzione è che molti parlano, ma pochi riescono davvero a comunicare, molti sen-tono ma non ascoltano. Un genitore o un

insegnante, per il naturale ruolo di guida che svolge, e quindi certo non per cattive intenzioni, ha molte occasioni per cadere nella trappola della “presunzione” che ciò che lui dice e come lo dice sia sempre più giusto, corretto, vero, di quello che dice e come lo dice un bimbo. È importante prendere coscienza del peso delle nostre parole, iniziando ad ascoltarci

di Pierluigi Troilo

Quando parliamo a un bambino:

“G.I.U.S.TO.è sbagliato!”

Salute & Benessere

È IMPORTANTE PRENDERE COSCIENZA DEL PESO DELLE NOSTRE PAROLE, INIZIANDO AD ASCOLTARCI SEMPRE DI PIÙ MENTRE PARLIAMO

OGGI CI SONO TANTE POSSIBILITÀ PER APPRENDERE MODI E REGOLE CHE AUMENTINO LA NOSTRA CONSAPEVOLEZZA E RENDANO PIÙ EFFICACE LA NOSTRA COMUNICAZIONE CON I BAMBINI: LIBRI, BLOG, CORSI DI FORMAZIONE, VIDEO-TUTORIAL...

ne, video-tutorial, ecc. Nei miei workshop sulla comunicazione genitori-figli, insie-me ai partecipanti, analizziamo situazio-ni, contesti, frasi e comportamenti che, spesso, mettono in difficoltà un genitore, e per ognuno analizziamo le possibili so-luzioni, regole, frasi e azioni che ognuno potrà poi mettere in campo, nel rispetto della propria personalità, dei propri valo-ri e delle proprie convinzioni, lavorando non sul “cosa” bisogna dire a un bambino ma, piuttosto, “come” possiamo dirlo per essere più efficaci. In questo articolo, illu-strerò uno straordinario modello linguisti-co che ho creato e denominato “G.I.U.S.TO. è sbagliato!”.

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Salute & Benessere

G di Giudicare.Evitare il giudizio, o anche solo sospenderlo, sull’identità del bambino lo fa sentire accetta-to incondizionatamente, senza se e senza ma. Con tutti i suoi sentimenti tanto quelli negativi, “cattivi”, pieni di paura e di dolore, difensivi o anormali, quanto quelli “buoni”, positivi, ma-turi, fi duciosi, sociali. Ciò non vuol dire accetta-re tutti i comportamenti del bambino, ma pro-prio fare una distinzione fra questi e l’identità. << Sei così…lento, pigro, disordinato, distratto, …>> sono tutti giudizi sull’identità e non sul comportamento. L’abitudine a giudicare tutto e tutti, purtroppo, ce la passiamo di genera-zione in generazione. Troppo spesso i bimbi sono allevati in un clima di continuo giudizio, se non peggio di condanna, critica, svalutazio-ne. A volte, giudicare diventa un inconsapevole atto di sminuire chiunque, rispetto a noi stessi e quando critichiamo qualcosa, quando giudi-chiamo qualcuno, ci sei già messi più in alto di lui. Anche eccedere in giudizi positivi – sempre sull’identità – può essere controproducente, perché il bambino può pensare che la sua ac-cettazione è, comunque, subordinata all’essere bravo, intelligente, bello, il primo della classe, e così via.I di Investigare.«Mamma, Luca oggi a scuola mi ha fatto ar-rabbiare. Mi ha preso l’astuccio e lo ha lanciato in aria e poi la maestra mi ha ripreso perché c’ho litigato!>> E il genitore investigatore: <<E dov’era la maestra?! Chi sono i genitori di Luca? Quanti anni ha Luca? Ma i tuoi compagni non sono intervenuti?>> La ricerca “investigativa” di informazioni da “estorcere” al nostro bam-bino, appagano la nostra curiosità o la nostra necessità di formulare un giudizio, una soluzio-ne, una rivalsa, ecc. ma la domanda è: è utile al bambino? È ciò di cui in quel momento lui ha bisogno? Una serie di domande di questo tipo non trasmettono aff atto curiosità e motivazio-ne a conoscere ciò che pensa o prova il bambi-no, né interesse genuino per l’altro, attenzione al suo modo di guardare la vita, o fi ducia nelle possibilità di autorealizzazione del bimbo. Ciò che è importante è capire di quali parole ha bisogno in quel momento il bambino, magari rimandando ad un altro momento la ricerca di informazioni, sempre che siano funzionali al nostro ruolo di guida e agevolatore della cre-scita del bambino.U di Unico.Ogni essere umano ha la sua mappa del mon-do (ricordi, valori, interessi, convinzioni, sen-timenti, esperienze passate, atteggiamenti, aspettative, pregiudizi) e questo signifi ca che

i bambini vedono il mondo con occhi diversi rispetto ai nostri. Il bambino è unico e in quel momento ciò che dice, fa e sa è l’unico modo che ha per realizzare se stesso a quella età. Le sue priorità sono diverse rispetto alle no-stre, così come lo è la percezione che ha del tempo. Avendo una mappa del mondo diversa dalla nostra anche il suo modo di comunicare è molto distante dal nostro. Ed è compito di noi adulti entrare nel suo mondo per ascolta-re, capire e interpretare la sua mappa. Non ci sono due sole persone al mondo che abbiano la stessa esperienza di vita, quindi un consiglio si addice di più a chi lo fornisce che a chi lo ri-ceve. I consigli tendono a considerare soltanto gli aspetti più superfi ciali di un problema, ag-girando o ignorando le questioni più profonde che spesso sono quelle nodali.S di Soluzionare.<<Ti insegno io come si fa!>> <<Non ne sei ca-pace, lascia fare a me, ti insegno io>> <<Ecco, fai come ti dico io.>> I bambini apprendono sperimentando il mondo. Hanno bisogno di apprendere dagli errori che inevitabilmente nella vita faranno. I bambini ci “spiano” nel senso che apprendono molto dai nostri com-portamenti abituali, al di là di ciò che vogliamo insegnare loro con le parole. E ciò è ancor più vero se si pensa a quando un genitore dice una cosa ma ne fa un’altra.Osservano i comportamenti degli adulti e le conseguenze delle loro azioni; come trattano le altre persone, come raggiungono il succes-so e come gestiscono momenti di stress o di dolore. Molto spesso i bimbi non desiderano le nostre soluzioni o consigli, vogliono piuttosto essere ascoltati, visti e compresi. È necessario che i bambini sentano che le loro abilità ed esperienze siano ritenute e trattate come vali-de. Dare la propria ricetta, la propria soluzione è un sistema di comunicazione a una sola via e ciò non aiuta lo sviluppo del bambino.T di Tifare.Non dico che un genitore non debba emozio-narsi nel vedere il proprio fi glio emozionarsi anche lui, ottenere i suoi successi e accrescere le sue abilità nell’arte, nello sport, nelle compe-tizioni in genere. Ma ricordarsi primariamente cosa gli sto trasmettendo col mio comporta-mento, chiedendoti quale tuo comportamen-to oggi, aiuterà di più tuo fi glio domani: con la metafora sportiva, se “tifi ” per lui anche quando per vincere ha degli atteggiamenti di prevaricazione, di egoismo se non di violenza, avrete vinto una partita oggi ma forse perde-rete il campionato della vita. Se l’ obbiettivo formativo è quello di passargli

valori come giustizia, altruismo, benevolenza, amicizia, allora possono capitare momenti in cui si può fare a meno di tifare per lui ma fargli capire il senso della partecipazione, dell’impe-gno e, perché no, della sconfi tta.O di Opinione.Tornando all’esempio di prima: «Mamma, Luca oggi a scuola mi ha fatto arrabbiare. Mi ha preso l’astuccio e lo ha lanciato in aria e poi la maestra mi ha ripreso perché c’ho litigato!>> E il genitore che giudica <<non è giusto né provocarsi e né litigare>>, quello che interroga <<e dov’era la maestra?! Chi sono i genitori di Luca?>>, quello che soluziona << la prossima volta non sederti vicino a Luca.>>, quello che consiglia <<avresti dovuto spiegare i fatti alla maestra.>>, quello che consola <<dai lascia stare, giochiamo un po’?!>>.Che possibilità ha avuto il bambino di espri-mersi? Quale emozione ha provato e sta ora provando nel raccontarlo? Quale idea ha della scuola, della maestra, delle regole, dei valori, …? Le parole “magiche” che possono tanto far bene all’autostima di un bimbo che sta crescen-do sono: <<E TU, COSA NE PENSI?>>, <<SEI D’ACCORDO?>>, <<COS’E’ IMPORTANTE PER TE?>>, <<COM’È PER TE QUESTA COSA?>>, <<COM’È PER TE RACCONTARMELO?>>.I bambini sono molto infl uenzati dal giudizio dei loro coetanei e degli adulti. Il modo in cui gli altri li vedono, giudicandoli, valutandoli, sminuendoli, ecc, spesso diventa il modo in cui si vedranno. Questo può portare a un basso livello di autostima, perché la fi ducia che nu-trono in loro stessi è legata a doppio fi lo al giu-dizio di altre persone, su cui di fatto non hanno nessun controllo.Come puoi aiutarli a ragionare con la propria testa? Dando maggior valore alle loro opinioni e ai loro punti di vista. Ti abbassi, li guardi ne-gli occhi, ti metti in ascolto, un ascolto pieno, attento e concentrato, e col giusto tono chiedi la sua opinione. <<E TU, COSA NE PENSI?>>, <<SEI D’ACCORDO?>>, <<COS’E’ IMPOR-TANTE PER TE?>>, <<COM’È PER TE QUESTA COSA?>>, <<COM’È PER TE RACCONTARME-LO?>> Dunque, per concludere, prima di dire ai tuoi bambini se una cosa sia giusta o se sia sbaglia-ta, ricordati di G.I.U.S.T.O è sbagliato, rifl etten-do sul signifi cato del momento e sul bisogno prevalente che hanno, lasciando loro la pos-sibilità di conoscere, più che il tuo giudizio, la tua capacità di creare l’ambiente che consente a ognuno di sviluppare i propri talenti ed espri-mere al meglio il proprio potenziale.

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per quanto riguarda la prova dell’eff ettivo danno soff erto.Il comma 1 dell’articolo 15 della fonte legislativa sopra richiamata prevede che “chiunque cagiona danno ad altri per eff etto del trattamento di dati personali è tenuto al risarcimento ai sensi dell’arti-colo 2050 del codice civile”; il trattamento dei dati personali, quindi, viene ritenuto attività pericolo-sa. Tuttavia, da quanto emerso da recenti senten-ze sull’argomento, per ottenere il risarcimento dei danni patiti non sembra bastare la violazione della privacy e l’invio di messaggi senza aver ottenuto previamente l’autorizzazione dell’interessato, né la prova da parte di quest’ultimo di aver impiegato il proprio tempo ad eliminare la posta indesidera-ta. Ciò che è necessario è allegare la dimostrazione di aver soff erto un danno patrimoniale e, quindi, provare di aver subito un pregiudizio economi-camente valutabile ed apprezzabile e connesso all’illecito in termini di certezza o comunque con un grado di elevata probabilità. Quindi, pur essen-do pacifi camente riconosciuta dai nostri Tribunali l’illiceità della pratica dello spamming, attraverso il

ome noto la casella di posta elet-tronica rappresenta oggi uno strumento essenziale nella vita di relazione.Tuttavia essa è anche il mezzo at-traverso cui veniamo regolarmente

subissati di messaggi pubblicitari, sondaggi, ten-tativi di truff a e altro: il cosiddetto spam.È possibile difendersi da queste fastidiose ed in-vadenti intrusioni informatiche e magari ottenere un risarcimento del danno?Anzitutto occorre partire dal presupposto che, se-condo quanto disposto dal Garante della Privacy, l’invio di pubblicità, comunicazioni, informazioni ecc., a mezzo e-mail, sms o telefax, è ammesso solo previo consenso del destinatario. Non è ne-anche consentito l’invio di materiale pubblicitario e simili in cui venga richiesto al destinatario di co-municare il proprio disinteresse a ricevere quelle e-mail e a chiedere la propria cancellazione dalla banca dati. Questo perché tutte queste attività presuppongono il trattamento dei dati dell’utente che, se non accordato, è illecito.Infatti, l’articolo 130 del D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196 (codice in materia di protezione dei dati per-sonali), rubricato “comunicazioni indesiderate”, ai commi 1 e 2, è chiarissimo nello stabilire che “Fermo restando quanto stabilito dagli articoli 8 e 21 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, l’uso di sistemi automatizzati di chiamata o di co-municazione di chiamata senza l’intervento di un operatore per l’invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale è con-sentito con il consenso del contraente o utente. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche alle comunicazioni elettroniche, eff ettuate per le fi nalità ivi indicate, mediante posta elettronica, telefax, messaggi del tipo Mms (Multimedia Mes-saging Service) o Sms (Short Message Service) o di altro tipo”.Ora, se la dimostrazione dell’illegittimità per mancato consenso del messaggio vessatorio ap-pare abbastanza agevole, al contrario non è così

Il Legale

SPAMMING :quando il danno è risarcibile

OCCORRE PARTIRE DAL PRESUPPOSTO CHE, SECONDO QUANTO DISPOSTO DAL GARANTE DELLA PRIVACY, L’INVIO DI PUBBLICITÀ, COMUNICAZIONI, INFORMAZIONI ECC., A MEZZO E-MAIL, SMS O TELEFAX, È AMMESSO SOLO PREVIO CONSENSO DEL DESTINATARIO

di Nicola Paolo Rosetti

recepimento delle pronunce rese dal Garante della Privacy nel rispetto delle leggi poste a tutela dei dati personali, la tutela in favore dei danneggiati spesso non è sempre completa, attesa la diffi coltà di dimostrare un reale danno subito ed ottenere, dunque, il ristoro di quanto soff erto.

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off ensive per la moglie, anche se non dirette direttamente alla stessa ma alla di lei madre. La sentenza di condanna viene appellata dal marito ma confermata dal Tribunale; il marito sceglie di ricorrere in Cassazione, chieden-do l’annullamento della sentenza. Il marito, dinanzi alla Suprema Corte, sostiene la man-canza di legittimazione, ai senso dell’art. 120 del codice penale, della moglie di presentare una querela per ingiurie rivolte alla di lei ma-dre, in quanto, secondo il marito, la suocera

era stata il soggetto off eso e, come tale, era l’unico in grado di presentare una querela. La Cassazione ha respinto per manifesta infon-datezza il motivo prospettato dal ricorrente/marito, in quanto ha riconosciuto alla moglie la qualità di persona off esa dal reato poiché << ... per quanto gli epiteti e le volgari espres-sioni  di disprezzo  pronunciate  dall’imputa-to nel rivolgersi alla moglie si riferissero ad al-tro soggetto, e cioè alla madre di costei, non vi è dubbio che ne sia  derivata  una lesione del decoro della stessa  interlocutrice: il che inevitabilmente accade quando sussiste uno stretto legale parentale fra la persona alla quale le espressioni sono state comunicate e quella destinataria delle off ese, traducendosi tale condotta in una mancanza, nei confronti del percettore di tali espressioni, del rispetto che, quale componente della dignità umana, è dovuto a ciascuno dei consociati.>>. In al-tri termini proprio in base allo stretto legale parentale di madre e fi glia esistente tra chi ha ascoltato gli insulti (la fi glia) e il sogget-to al quale erano diretti gli insulti (la madre) tali parole costituiscono una mancanza di rispetto ed una lesione al decoro della mo-glie, legittimata quindi a querelare il marito e richiedere i danni. La Cassazione, quindi, con la sentenza 35874/2009 della sezione penale, ha rigettato il ricorso e confermato la condanna al marito al risarcimento dei danni per la “testata” e le “belle parole” rivolte alla mamma della moglie, condannandolo anche al pagamento delle spese legali del giudizio. Se, quindi, dobbiamo esprimere un parere negativo sulla suocera, desistiamo e ricor-diamo che, come disse il grande Totò, “Non tutti i mali vengono per suocere!” (cit.: Totò a Parigi).

a suocera è la madre di uno dei due coniugi, rispetto all’altro coniuge; purtroppo (non sappiamo se a torto o a ragione) con il tempo alla parola suocera si è associato il signifi ca-to di donna bisbetica e petulante,

che cerca di imporre la propria volontà; molti ricorderanno un fi lm del 2005 (Monster-in-Law, Quel mostro di mia suocera, con Jennifer Lopez e Jane Fonda) che certamente non ha contribuito a migliorare la “reputazione” della suocera. Ma il marito (e, di converso, anche la moglie) deve evitare sempre di off enderla, anche in sua assenza, altrimenti rischia di ri-sarcire i danni morali … alla moglie; una storia di qualche anno fa, portata sino all’attenzione della Corte di Cassazione, ha ben chiarito tale concetto. Nel corso di un litigio tra moglie e marito quest’ultimo insulta pesantemente la suocera, oltre a colpire con una testata in bocca la moglie; passato il litigio (e fi nito il matrimonio) la moglie ottiene dal Giudice di Pace un risarcimento per il reato di lesioni (la testata) ed anche ingiuria, per le frasi rivolte dall’ex marito alla di lei madre, cioè alla suoce-ra. Il principio aff ermato dal Giudice è chiaro: le espressioni pronunciate contro la suocera (che omettiamo di trascrivere ma possiamo purtroppo immaginare) sono state ritenute

CHI OFFENDE LA SUOCERA…

di Gianfranco Puca

Il Legale

… paga i danni alla figlia ! Ovvero, il marito che offende la suocera deve pagare i danni morali alla moglie.

NEL CORSO DI UN LITIGIO TRA MOGLIE E MARITO QUEST’ULTIMO INSULTA PESANTEMENTE LA SUOCERA, OLTRE A COLPIRE CON UNA TESTATA IN BOCCA LA MOGLIE; PASSATO IL LITIGIO (E FINITO IL MATRIMONIO) LA MOGLIE OTTIENE DAL GIUDICE DI PACE UN RISARCIMENTO PER IL REATO DI LESIONI (LA TESTATA) ED ANCHE INGIURIA, PER LE FRASI RIVOLTE DALL’EX MARITO ALLA DI LEI MADRE

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a Direttiva Europea 2014/59/UE dà il via libera in Italia al Bail-in. Un meccanismo di prelievo forzo-so sui conti correnti e sulla sva-lutazione dei titoli. Dal 1 gennaio 2016 se il sistema bancario va in

crisi, potranno essere coinvolti i privati con i loro conti correnti, azioni e obbligazioni. Ad oggi il limite superiore è a 100 mila euro, ma si potrebbe finire a 30 mila come già in Germania. Successe a Cipro, qualche tempo fa, per evitare il fallimento delle banche si raccolsero i soldi dei risparmiatori con un bail-in, È un meccanismo grazie al quale il salvataggio di un Paese o del suo sistema bancario proviene dall’interno. È il contrario di bail-out, cioè il salvataggio dall’esterno. Nella crisi dell’area euro i primi interventi sono stati all’insegna del bail-out. Con l’ag-gravarsi della crisi Greca però alcuni Paesi hanno iniziato a ventilare l’idea di coinvol-gere i privati nei salvataggi, con l’obiettivo di evitare il riversarsi delle conseguenze a

BAIL-IN:

PRELIEVO FORZOBANCHE ANCHE I

carico dei Paesi creditori. Ne è esempio il caso Greco, nel quale sono stati operati ta-gli al valore dei titoli di Stato, e in prima linea per risolvere i problemi del settore bancario saranno chiamati gli azionisti e gli obbligazionisti delle banche, non i con-tribuenti. Primo caso in Italia in cui è stato applicato il Bail- in, che seppur applica-

bile dal 01/01/2016, può essere anticipata come chiarito dalla Banca D’Italia, è nella liquidazione che ha interessato la Banca Romagna Cooperativa (BRC). È una proce-dura avviata da poco, ma con l’applicazio-ne di salvataggio a carico degli azionisti e dei risparmiatori del nostro Paese. La Ban-ca Romagna nasce dalla fusione, avvenuta

Consumatori

CON L’AGGRAVARSI DELLA CRISI GRECA PERÒ ALCUNI PAESI HANNO INIZIATO A VENTILARE L’IDEA DI COINVOLGERE I PRIVATI NEI SALVATAGGI, CON L’OBIETTIVO DI EVITARE IL RIVERSARSI DELLE CONSEGUENZE A CARICO DEI PAESI CREDITORI

IL BAIL-INÈ UN MECCANISMO GRAZIE AL QUALE IL SALVATAGGIO DI UN PAESE O DEL SUO SISTEMA BANCARIO PROVIENE DALL’INTERNO.È IL CONTRARIO DIBAIL-OUT, CIOÈ IL SALVATAGGIO DALL’ESTERNO

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nel 2008, di due Bcc più piccole: Romagna Centro e Macerone. Nel corso del tempo ha accumulato perdite per 40 milioni. In altri tempi con molte probabilità tale perdita sa-rebbe state coperta dall’intervento pubbli-co. Ma oggi qualcosa cambia, c’è un limite dettato dall’attuale situazione del sistema creditizio europeo. Nel caso della piccola banca romagnola il bail-in ha riguardato i creditori subordinati, ossia i clienti-soci che hanno sottoscritto le obbligazioni del-la banca. In riferimento ad una clausola di subordinazione il rimborso di questi prestiti sarebbe avvenuto solo dopo il rimborso di tutti gli altri creditori. Ma come in ogni sto-ria italiana non finisce qui. Infatti è interve-nuto il Fondo di Garanzia istituzionale delle Bcc, che ha deciso, «in via volontaria e in assenza di qualsiasi obbligo», come si evin-ce dalla nota del commissario liquidatore, di rimborsare integralmente e immediata-mente i sottoscrittori dei bond. Pertanto i sottoscrittori delle obbligazioni di Banca Romagna Cooperativa non dovranno farsi carico delle perdite. Il piccolo caso di pro-vincia, la cui risonanza si è avuta non solo a livello nazionale, non è sfuggito a Fitch (agenzia nazionale di valutazione del cre-dito) che lo ha segnalato in una nota critica verso le banche italiane. L’agenzia evidenza che l’operazione da un lato, porterà ad un aumento delle probabilità che le perdite delle banche saranno sostenute dai credito-ri e, dall’altro, sottolinea il comportamento carente delle banche nella raccolta attra-verso i subordinati e gli strumenti ibridi presso la clientela. L’agenzia Fitch ha ricor-dato che il Governatore Visco ha di recente richiamato l’obbligo di informare bene la clientela dei rischi che comporta la nuova procedura di risoluzione.

Consumatori

OSO DELLE IN ITALIA

di Laura Di Paolantonio

NEL CASO DELLA PICCOLA BANCA ROMAGNOLA IL BAIL-IN HA RIGUARDATO I CREDITORI SUBORDINATI, OSSIA I CLIENTI-SOCI CHE HANNO SOTTOSCRITTO LE OBBLIGAZIONI DELLA BANCA

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e strategie che si possono mette-re in pratica per investire in borsa sono riconducibili a due grandi categorie: A)Quella del ‘cassetti-sta’, che abbiamo già visto e che è scelta da coloro che decidono di

mantenere i titoli comprati in portafoglio per un lungo periodo di tempo.

B)Quella del trader o speculatore che invece è completamente diversa. Questa strategia è diventata molto diff usa a livello mondiale ne-gli ultimi 20 anni, per la precisione dal 1996, anno nel quale iniziarono ad aff acciarsi sul mercato internazionale banche specializzate nella compravendita di titoli(broker) tramite la nascente rete Internet. La strategia del trader a diff erenza di quella del ‘cassettista’ non richiede conoscenze di analisi di bilancio, ma si basa prevalentemente sullo studio di una disciplina, detta ‘analisi tecnica’ che stu-dia i prezzi tramite l’osservazione di grafi ci e

indicatori statistici. Secondo l’analisi tecnica il movimento del prezzo, rappresentato dal grafi co, forma delle tendenze ben defi nite, le quali contengono in sé tutti gli elementi necessari per fare previsioni affi dabili sulla evoluzione futura delle quotazioni e quindi decidere se è il caso o meno di procedere all’acquisto di quella azione o strumen-to fi nanziario. Il trader studiando l’analisi tecnica,disciplina sicuramente più semplice rispetto alla analisi di bilancio, riesce quindi a valutare il momento giusto per l’ingresso sul mercato: ma non è solo questa la diff erenza con il cassettista. Il trader infatti, se i prezzi si muovono in senso contrario a quello da lui previsto e quindi scendono dopo l’acquisto, non mantiene a lungo il titolo in portafoglio in attesa di un ‘recupero’, ma fi ssa un valore (perdita massima che è disposto a sopporta-re) sotto il quale chiude l’operazione in perdi-ta. Questo valore è detto ‘stop-loss’, cioè stop alle perdite.Si potrebbe pensare che in questo modo si fi niscono per accumulare perdite e che quindi alla lunga è meglio la strategia del cassettista, e invece è proprio l’esatto contrario. Usando lo stop-loss si protegge il capitale complessi-vo e ci si prepara per una nuova operazione. In genere lo stop-loss che si usa per opera-zioni classiche è il 5%. Facciamo quindi un esempio: supponiamo che una persona abbia

30.000 euro da investire. Seguendo le più diff use regole di analisi tecnica egli divide il capitale in almeno 10 parti e investe al mas-simo 3000 euro su ogni azione(o strumento). Su ogni operazione egli può perdere al mas-simo il 5% cioè 150 euro, usando lo stop-loss. Siccome si presume che con lo studio grafi co non tutte le operazioni vadano male, ma anzi, generalmente un buon trader riesca a fare 7 operazioni positive su 10 in quel caso avremo 3 perdite del 5%, cioè 450 euro, e 7 operazio-ni positive che possono teoricamente anche rendere il 10 o 20% o anche più, perchè con

l’analisi tecnica si segue la tendenza e fi no a che il titolo sale si tiene in portafoglio. Per il nostro esempio assumiamo di ottenere un guadagno medio del 10% su ognuna delle 7 operazioni positive. Avremo quindi 7 guada-gni di 300 euro(cioè il +10% di ogni operazio-ne da 3000), e come detto 3 perdite del 5%. Quindi 300*7= 2100 euro di guadagno meno i 450 euro persi, pertanto 1650 euro di gua-dagno, che rappresentano un utile del +5,5% su tutto il capitale di 30000 euro. Una volta tolte le tasse di borsa che tra minusvalenze e guadagni corrispondono a circa 312 euro nell’esempio appena visto,e le commissio-ni della banca, avremo un capitale di circa 31300 euro, pronto per altre 10 operazioni, che saranno attuabili adesso con 3130 euro circa(1/10 del capitale totale). Come si può capire con la strategia del trader il rischio è molto più controllato che con quella del cas-settista. Il trader probabilmente diffi cilmente guadagnerà su alcune operazioni percentuali elevatissime, come il 70 o il 100% che il cas-settista può conseguire, ma allo stesso tempo il trader non rischierà mai di perdere tutto il capitale investito, perchè lo stop-loss lo pro-teggerà sempre anche dai peggiori crolli di borsa , eventi che invece potrebbero ‘rovina-re’ irrimediabilmente il cassettista.

Consumatori

di Bruno FerociAnalista finanziario

L’investimento in azioni:

la strategia del trader

IL TRADER STUDIANDO L’ANALISI TECNICA,DISCIPLINA SICURAMENTE PIÙ SEMPLICE RISPETTO ALLA ANALISI DI BILANCIO, RIESCE QUINDI A VALUTARE IL MOMENTO GIUSTO PER L’INGRESSO SUL MERCATO: MA NON È SOLO QUESTA LA DIFFERENZA CON IL CASSETTISTA

IL TRADER PROBABILMENTE DIFFICILMENTE GUADAGNERÀ SU ALCUNE OPERAZIONI PERCENTUALI ELEVATISSIME, COME IL 70 O IL 100% CHE IL CASSETTISTA PUÒ CONSEGUIRE, MA ALLO STESSO TEMPO...

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Curiosità

bbiamo visto la volta scor-sa come la numerologia, antica disciplina risalente a Pitagora e al popolo dei Caldei abitanti della Meso-potamia, permetta tramite il

calcolo del numero del Karma, di ottene-re informazioni sulle ‘prove’ che il nostro destino ci metterà di fronte, derivanti dal nostro comportamento nelle esistenze passate(elemento legato al concetto di ‘reincarnazione’ dell’anima). Possiamo calcolare il nostro numero del Karma togliendo il valore 1 dal nostro gior-no di nascita ridotto a una cifra. Esempio: i nati nel giorno 12 riducono il 12 a 3(1+2) e poi tolgono 1 ottenendo 3-1=2 cioè un nu-mero del Karma 2 . Vediamo oggi il signifi-cato dei numeri 2 e 3. Numero del Karma 2: riguarda tutte le persone nate nei giorni 3,12,21,30 (quando

presente) di ogni mese.Chi vive in questo Karma con alta proba-bilità non ha imparato ad utilizzare la sua

intuizione nella vita precedente, e quindi è caduto in grossi errori di valutazione. Seb-bene non si riesca ad avere memoria delle

vite passate (se non tramite particolari se-dute di ipnosi regressiva) fin dalla nascita le persone con questo numero del Karma possono ,in seguito a ciò che hanno speri-mentato nelle passate esistenze, aver avuto poca fiducia nel proprio istinto. Questo le ha inizialmente limitate , tuttavia devono imparare ad essere meno scettiche e ad aver consapevolezza nelle proprie capaci-tà. Se riusciranno a fare questo e quindi ad elaborare il proprio karma in maniera cor-retta riusciranno a diventare degli ottimi leader dopo i 30/35 anni. La vita metterà loro di fronte eventi che richiederanno l’uso dell’istinto. Numero del Karma 3: riguarda le persone nate nei giorni 4,13,22 e 31(se presente) di ogni mese.Il messaggio di questo Karma è netto. Chi nasce in questi giorni è stato troppo super-ficiale nella sua esistenza passata, e non ha preso la vita abbastanza ‘sul serio’. Cioè ha finito per comportarsi in modo troppo scherzoso o burlesco anche quando non era il caso.E’ necessario quindi ‘evolversi’ : il messag-gio che il Karma invia a queste persone è che devono imparare ad essere ‘seri’ quan-do le circostanze lo richiedono e devono impegnarsi per lavorare duramente , in quanto hanno sottovalutato l’importanza del lavoro nella vita passata, mettendo al primo posto il divertimento. Occorre quindi che queste persone imparino ad essere ef-ficienti e la vita potrebbe mettere di fronte a loro dure prove nel quale questa carat-teristica è richiesta. Non solo: grazie alla loro capacità di essere scherzosi e amici, è molto probabile che nella vita precedente queste persone siano riuscite ad arrivare a posti di potere o di comando senza grandi sforzi o per meglio dire senza ‘fare la ga-vetta’. Per questo nella vita attuale è molto probabile che dovranno fare notevoli fati-che per riuscire a realizzare i loro progetti.

Il numero del Karma

i numeri 2 e 3

di Bruno Feroci

La numerologia è una chiave interpretativa interessante e permette di ottenere informazioni sul tipo di Karma che ci

troviamo a vivere.

CHI VIVE IN QUESTO KARMA CON ALTA PROBABILITÀ NON HA IMPARATO AD UTILIZZARE LA SUA INTUIZIONE NELLA VITA PRECEDENTE, E QUINDI È CADUTO IN GROSSI ERRORI DI VALUTAZIONE.

CHI NASCE IN QUESTI GIORNI È STATO TROPPO SUPERFICIALE NELLA SUA ESISTENZA PASSATA, E NON HA PRESO LA VITA ABBASTANZA ‘SUL SERIO’

Possiamo calcolare il nostro numero del Karma togliendo il valore 1 dal nostro giorno di nascita ridotto a una cifra. Esempio: i nati nel giorno 12

riducono il 12 a 3(1+2) e poi tolgono 1 ottenendo 3-1=2 cioè un numero del Karma 2 .

Vediamo oggi il signifi cato dei numeri 2 e 3.