Cabling & Wireless 2014 Nr. 04 lug-ago

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Rivista tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione A cura di SPRING Anno 5° n. 4 Luglio-Agosto 2014 Chiedilo a Mario ..................... 4 Come si fa ............................... 6 In copertina ........................... 18 Formazione ........................... 25 Wireless ................................ 28 L’angolo di Bicsi .................... 36 In evidenza ........................... 44 Mamma ho preso l’OTDR!-2 ..................................... 6 Tecnici certificati CCTT TM .......................................... 25 di Fluke Networks IEEE 802.11ac Survey .................................................. 28 Preparare il terreno per un nuovo livello ....... 36 di Power over Ethernet Il mondo del test di certificazione si rinnova. Rinnovate le vostre competenze!

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Rivista bimestrale tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione a cura di Spring. Anno 5° - 2014 Nr. 04 lug-ago

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Rivista tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione • A cura di SPRING Anno 5° • n. 4

Luglio-Agosto 2014

Chiedilo a Mario ..................... 4

Come si fa ............................... 6

In copertina........................... 18

Formazione ........................... 25

Wireless ................................ 28

L’angolo di Bicsi .................... 36

In evidenza ........................... 44

Mamma ho preso l’OTDR!-2 ..................................... 6

Tecnici certificati CCTTTM .......................................... 25di Fluke Networks

IEEE 802.11ac Survey .................................................. 28

Preparare il terreno per un nuovo livello ....... 36di Power over Ethernet

Il mondo del test di certificazione si rinnova. Rinnovate le vostre competenze!

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Editoriale

1Luglio-Agosto 2014 z N. 4 z

Mission: Impossible

Chi, come me, ha vissuto la storia del cablaggio strut-turato di rete fin dagli albori, non può non ricordaretutto quello che nel corso almeno degli ultimi ventianni è stato detto, affermato, previsto, annunciato suciò che ci avrebbe riservato il futuro più o meno pros-simo per quanto riguarda le tecnologie di intercon-nessione e i cavi in rame in particolare. Quello delleprevisioni tecnologiche in generale e nel settore dellacomunicazione elettronica in particolare, è un temache ho toccato in più occasioni in queste note e sem-pre sottolineando come sia impossibile e, quindi, inu-tile se non fuorviante, profetizzare scenari che superano l’orizzonte temporale di qualche anno almassimo. Pur tuttavia, devo confessare che, a propo-sito delle possibilità di utilizzare il cavo in rame acoppie ritorte per applicazioni ad alte prestazioni, soprattutto nella configurazione più “debole” U/UTP,ho sempre avuto un atteggiamento orientato ad un,seppur cauto, scetticismo. Le motivazioni non riguar-dano una particolare simpatia per le fibre ottiche (che,a torto, qualcuno considera le antagoniste del cavo inrame) o la necessità di seguire precise direttive azien-dali (il vantaggio di essere indipendenti!), il motivodeve essere ricercato piuttosto e paradossalmente aduna formazione tecnica forse troppo approfondita inmeccanismi legati alla trasmissione di segnali elettriciveloci su conduttori metallici, retaggio di un lungo,pioneristico e indimenticabile periodo trascorso piùdi trent’anni fa presso i laboratori di ricerca dell’al-lora Honeywell Information Systems Italia, quandol’integrazione dei circuiti era ancora allo stato em-brionale ed erano i collegamenti (chilometri di cavi efili solo all’interno della macchina!) che dettavanolegge sulle prestazioni e l’affidabilità dell’intero sistema. Quando si conoscono i dettagli tecnici che regolanoun certo fenomeno, inconsciamente, si è portati a farrientrare le previsioni nell’ambito di questi schemi o,meglio, per restare nel nostro settore, pur accettando ilfatto che le tecnologie evolvono ed evolvono le tecni-che di trasmissione, alcune “leggi” di base si è portatia ritenerle sacre e insuperabili (dalle equazioni di Max-well al teorema di Shannon) e da qui lo scetticismo…La storia, però, sembra aver dato torto a queste posi-zioni critiche. Vent’anni fa si parlava di Cat 5 per trasmettere segnali a 100Mb/s, oggi lo stesso cavo (Cat5e, per la precisione), può essere utilizzato in appli-cazioni non-Ethernet fino a 2,5 Gb/s e sappiamo chei lavori per la definizione della Cat 8 capace di

trasportare 40 Gb/s sono ad uno stadio molto avan-zato di sviluppo. Dunque dobbiamo rivedere tutta la teoria delle comunicazioni? Certamente no, quello che in realtà èsuccesso è che quelli che sembravano limiti invalica-bili sono stati, in un certo senso, aggirati. Non è stata rivoluzionata la tecnologia dei cavi: la struttura dibase è ancora a quattro coppie intrecciate e non èstato nemmeno rivoluzionato il connettore (il vecchio,caro modular jack!). La strada percorsa è stata quelladi sfruttare le enormi potenzialità di calcolo dei circuiti elettronici per realizzare interfacce in gradodi compensare (correggendo gli errori) tutti i limiti delcavo. Ma questo non poteva essere ragionevolmenteprevisto venti anni fa; l’idea di mettere sei milioni ditransistor in ogni porta di un apparato sarebbe stataconsiderata pura follia e invece… ora è realtà.Questo è quanto che è successo in un settore molto vicino ai nostri interessi e alle nostre competenze, main qualunque altro ambito (soprattutto tecnologico),investire nel futuro oggi significa puntare ad obiettivimolto ambiziosi anche se alla luce del mero tecnici-smo possono sembrare impossibili se non addiritturafolli; è questa la lezione che ci trasmette Larry Page,cofondatore e CEO di Google nella sua prefazione albellissimo libro di Eric Schmidt e Jonathan Rosem-berg, Come funziona Google (Rizzoli Etas): rifiutare ilconcetto che lo sviluppo si basi su piccoli cambia-menti incrementali, “questo genere di sviluppo con-duce nel corso del tempo all’irrilevanza, specialmentenel campo della tecnologia, in cui il cambiamentotende ad essere rivoluzionario e non evolutivo. Quindidovete obbligare voi stessi a fare scommesse impor-tanti sul futuro. …. se il passato può essere in qualchemodo un indicatore per il futuro, le grandi scommessedi oggi non sembreranno così pazze da qui a qualcheanno.”Siamo partiti dall’analisi di un caso particolare pergiungere all’enunciazione di una regola generale cheriflette le caratteristiche del complesso mondo in cuiviviamo, ma che vuole anche essere un messaggio disperanza, di esortazione e di stimolo per tutti coloroche vivono con disagio questi momenti difficili, perché non perdano la fiducia nel futuro e, per chiu-dere ancora con le parole di Larry, “possano realiz-zare qualcosa di impossibile”!

nGiacomo [email protected]

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Sommario

Luglio-Agosto 2014Anno 5° - N. 4

Rivista tecnica sui sistemi e le tecnologie per il trasporto dell'informazione • A cura di SPRING

Anno 5° • n. 4

Luglio-Agosto 2014Chiedilo a Mario ..................... 4

Come si fa ............................... 6In copertina........................... 18

Formazione ........................... 25Wireless ................................ 28

L’angolo di Bicsi .................... 36In evidenza ........................... 44

Mamma ho preso l’OTDR!-2 ..................................... 6

Tecnici certificati CCTTTM .......................................... 25

di Fluke Networks IEEE 802.11ac Survey .................................................. 28

Preparare il terreno per un nuovo livello ....... 36

di Power over Ethernet

Il mondo del test di certificazione si rinnova. Rinnovate le vostre competenze!

EDITORIALE Mission: Impossible ......................................... 1CHIEDILO A MARIO Rubrica di Posta Tecnica .................................. 4

L’esperto risponde ai quesiti dei lettori a beneficio di tutti. Un modo interattivo e dinamico di fare cultura attraverso ai dubbi che qualcuno esterna ma che molti vivono quotidianamente.

COME SI FA Mamma ho preso l’OTDR!-2 ............................. 6Secondo articolo sulle tecniche le precauzioni e i trucchi perutilizzare correttamente un riflettometro ottico. Ancora unavolta B. Zotti mette a disposizione la sua lunghissima espe-rienza per guidare il neofita (ma anche l’esperto) all’uso diuno strumento dalle molte sfaccettature.

IN COPERTINA Il mondo del test di certificazione si rinnova .... 18Rinnovate le vostre competenze! Il test di certificazione di un impianto in rame o in fibra otticaha subito, in questi ultimi tempi, profonde modifiche per adeguarsi alle esigenze delle più recenti tecnologie e, soprat-tutto, delle più recenti applicazioni. Le novità riguardano leconfigurazioni di misura, le procedure, gli accessori indispen-sabili e gli strumenti stessi. Aggiornare le proprie competenzeè indispensabile per gli installatori che devono eseguire i test,ma anche per i progettisti responsabili di scrivere le specifichee per tutti coloro, utenti finali compresi, che devono valutareed accettare i risultati.

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FORMAZIONE Tecnici certificati CCTT™ di Fluke Networks ..... 25Continua la pubblicazione dei nomi e dei riferimenti deitecnici che hanno ottenuto la certificazione CCTT™ (Certified CablingTest Technician) - Tecnico Certificato peril Test del Cablaggio. Ecco i certificati di Settembre 2014.

WIRELESS IEEE 802.11ac Survey .................................. 28Il Gigabit WiFi è arrivato. Grandi promesse ed elevate aspet-tative, concretizzabili soltanto se l’802.11ac è ottimizzato eimplementato correttamente.

L’ANGOLO DI BICSI Novità in Europa? ......................................... 35Preparare il terreno per un nuovo livello ......... 36di Power over Ethernet Le reti aziendali continuano ad espandersi e a diventare sempre più versatili e complesse. Dispositivi tradizionalmenteconsiderati periferici – Access Point wireless (WAP), teleca-mere di rete per la sicurezza, sistemi per l’automazione di edificio e di controllo e telefoni VoIP – sono diventati impor-tanti risorse di rete. Più dispositivi vengono aggiunti e più cresce l’infrastruttura necessaria a supportarli e la conve-nienza ad alimentarli attraverso lo stesso cablaggio.

IN EVIDENZA Novità in evidenza ....................................... 44Una vetrina dei prodotti, delle soluzioni e degli annuncipiù recenti, presentati sinteticamente dalle stesse aziendeproduttrici o distributrici.

Indice degli inserzionisti .............................. 52

Sommario

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Chiedilo a Mario

4z N. 4 z Luglio-Agosto 2014

D Sento spesso parlare della necessità di separare i cavidati da quelli elettrici. Non mi è chiaro però se si trattadi una misura di sicurezza o invece di una precauzioneper evitare i disturbi. E, in ogni caso, è obbligatorio tenere distanti i due tipi di cavi ? Quali normative lo richiedono?

R I cavi per telecomunicazioni utilizzati per le realizza-zione di impianti strutturati negli edifici e nei data cen-ter vengono necessariamente installati, molto spesso, instretta prossimità con i cavi di alimentazione elettrica,se non addirittura all’interno della stessa canalizza-zione. Le conseguenze di questa scelta, riguardano siale prestazioni dei segnali che la sicurezza dell’impianto. Infatti il posizionamento ed il grado di protezione dei differenti tipi di cavi risultano cruciali per limitare al mas-simo le potenziali interferenze elettromagnetiche (EMI– Electro-Magnetic Interference), e quindi proteggere isegnali da disturbi insidiosi ma, al tempo stesso, per evitare che livelli pericolosi di energia elettrica possanoessere indotti all’interno dei cavi di telecomunicazione,mettendo a rischio l’incolumità delle persone che entranoin contatto con il sistema di cablaggio e l’integrità delleapparecchiature con esso intercollegate. Per gestire questo tipo problemi e fornire adeguate lineeguida per i progettisti e gli installatori di infrastrutture dicablaggio, è necessario fare riferimento ai documenti nor-mativi (standard industriali), alle raccomandazioni tec-niche (best practices) ed alle norme di legge vigenti inogni Paese. È comunque indispensabile possedere unabuona comprensione delle misure di precauzione, de-finite in questo contesto, per poter essere in grado di af-frontare correttamente i problemi di integrità dei segnalie di sicurezza fisica, applicando un appropriato livellodi separazione elettrica ai fasci di cavi dell’impianto dicui ci si sta occupando. Naturalmente le norme tecniche e le regole di sicurezzadi cui stiamo parlando sono da considerarsi necessarie

quando si trovano a coesistere fasci di cavi per l’ali-mentazione elettrica e cavi di segnale in rame, schermatio non schermati, a coppie ritorte o coassiali (per lo piùin via di sparizione dagli impianti strutturati). Non è invece in generale necessario preoccuparsene per quan-to riguarda i percorsi e l’alloggiamento del cablaggio infibra ottica – a meno che non si tratti di cavi ottici conprotezione metallica, una tipologia essenzialmente co-struita per impiego all’esterno degli edifici – dal momentoche i segnali ottici risultano del tutto immuni da qual-siasi disturbo o interferenza elettromagnetica e struttu-ralmente privi di elementi conduttori, quindi elettrica-mente sicuri. Entrando più in dettaglio nel merito delle raccomanda-zioni tecniche è bene premettere che gli standard industriali concordano in generale nell’indicare lo stes-so tipo di precauzioni per ottenere il medesimo scopo.Sussistono tuttavia delle differenza quantitative, sulle di-stanze minime da rispettare fra i diversi standard: adesempio fra le normative italiane ed europee (CEI e CE-NELEC EN 50174-2) e quelle americane (ANSI/TIA/EIA569-C), come illustrato in Figura 1a e Figura 1b, la separazione raccomandata in casi sostanzialmente cor-rispondenti varia all’incirca di un fattore 3. Questo è

Chiedilo a MarioRubrica di domande e risposteRiportiamo in questa rubrica una selezione delle domande (e le risposte) ai quesitipiù interessanti che abbiamo raccolto durante i nostri corsi e dal contatto conti-nuo con gli operatori tecnici del mondo dell’ITS. Invitiamo tutti i lettori a sottoporcii loro quesiti inviando la richiesta all’indirizzo [email protected] domande di interesse più generale saranno pubblicate, in forma rigorosamenteanonima, su queste pagine.‰ A cura di Mario Vellano (*)

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Chiedilo a Mario

5Luglio-Agosto 2014 z N. 4 z

legato a vari fattori, ma principalmente dipende dal fattogli impianti di distribuzione elettrica capillare verso i singoli utenti in Europa opera alla tensione nominale di230 V in corrente alternata, mentre in Nord America è generalmente di 120 V: ciò significa che, a parità di potenzaassorbita dal carico, il circuito di alimentazione deve ero-gare una corrente all’incirca doppia, il che comporta nonsoltanto un dimensionamento proporzionato della sezionedei singoli conduttori ma anche l’obbligo di una maggiorecautela rispetto ai disturbi di natura induttiva. In ogni caso è probabile che, per i progetti di impiantosul territorio nazionale o comunitario (Comunità Europea)sia sufficiente attenersi alle specifiche delle normative EN. Mentre la tabella di Figura 1 fornisce le linee-guida gene-rali dello standard EN, per quanto riguarda le distanze darispettare in fase di progettazione e installazione dei fascidi cavi di diversa natura, è indispensabile far presente – percomprendere correttamente e completamente queste rac-comandazioni normative – come le stesse norme aggiun-gono delle importanti precisazioni che, di fatto, mitiganole condizioni di applicazione dei criteri definiti in tabella.

Per l’esattezza CEI/CENELEC EN 50174-2 prescrive che: 1. non è indispensabile alcuna separazione elettrica se il

percorso parallelo, fra cavi di alimentazione e cavi ditelecomunicazioni, non supera i 35 m di lunghezza

2. per tratte in parallelo superiori a 35 m, si possono comunque trascurare gli ultimi 15 m in prossimità dellapresa telematica utente (TO)

Questo cosa significa? Che le norme tecniche si foca-lizzano sui grandi fasci di cavi, che trasportano grandiquantità complessive di energia elettrica e perciò richiedono maggiore attenzione a proteggere i segnali nella parte iniziale delle tratte più lunghe. Man mano chei fasci di cavi procedono verso le zone di destinazione,normalmente si ripartiscono per raggiungere le singoleutenze: alla periferia del cablaggio la corrente com-plessivamente trasportata è molto inferiore se i cavi sonopochi, ecco perché la porzione terminale dei fasci di caviè meno soggetta a vincoli. Questi criteri aggiuntivi aggiungono flessibilità alle regole dettate dallo standard e permettono al progetti-sta ed all’installatore di operare più agevolmente proprionella parte terminale del cablaggio dove sovente il risi-cato spazio a disposizione nelle canaline, nelle torrette,nelle scatole ad incasso, renderebbero davvero difficileil rispetto dei normali criteri di separazione elettrica. Per completare le considerazioni riguardanti la sicurezzaelettrica, vale la pena di accennare che è bene presta-re attenzione anche al rispetto delle distanze verticali minime dai cavi di alimentazione elettrica per la prote-zione del personale di installazione o manutenzione chedeve operare sull’impianto di telecomunicazioni e sull’infrastruttura fisica di rete. Su quest’ultimo aspettopotremo eventualmente fare un approfondimento in unaprossima occasione.

n(*) Mario Vellano, RCDD

Direttore Tecnico Cabling & [email protected]

Figura 1A ‰ Raccomandazioni normative per la separazione elettrica fra fasci di cavi di ali-mentazione e di segnale nell’ambito di un’infrastruttura di cablaggio (StandardCEI e CENELEC EN 50174-2 Information technology - Cabling installation - Part2: Installation planning and practices inside buildings)

Figura 1B ‰ Raccomandazioni normative per la separa-zione elettrica fra fasci di cavi di alimentazionee di segnale nell’ambito di un’infrastruttura dicablaggio (Standard ANSI/TIA/EIA 569-C Te-lecommunications Pathways and Spaces)

Figura 2 ‰ Raccomandazioni tecniche per la disposizione di differenti fascidi cavi (in particolare alimentazione e segnali) che condividonolo stesso percorso in una direttrice principale di distribuzione

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Come si fa

6z N. 4 z Luglio-Agosto 2014

Secondo articolo sulle tecniche le precauzioni e i trucchi per utilizzare corretta-mente un riflettometro ottico. Ancora una volta B. Zotti mette a disposizione lasua lunghissima esperienza per guidare il neofita (ma anche l’esperto) all’uso diuno strumento dalle molte sfaccettature. ‰ Bruno Zotti, RCDD (*)

Mamma ho presol’OTDR! – 2

Questo primo impulso riflesso “ac-ceca” i sensori dell’OTDR per untempo che è la somma del tempo didurata dell’impulso stesso e deltempo di “recupero”, cioè il tempoperché il sensore esca dallo stato disaturazione indotto dall’elevataquantità di energia ricevuta e riac-quisti la sensibilità necessaria a rilevare il debole eco luminoso pro-dotto dalla fibra. Se calcoliamo applicando la semplice formula

Spazio = Tempo x Velocità

si ottiene la distanza di fibra chel’OTDR non riesce a analizzare cor-rettamente, questa distanza è defi-nita con il termine di “zona morta”,certo un nome non molto allegroma che rende a pieno l’idea che inquel determinato tratto di fibral’OTDR non può fornire alcun risul-tato utile per la misura.

Come si può notare dalla Figura 1 lazona morta, è composta dallasomma di due componenti, la primacomponente, variabile (ma non to-talmente a discrezione dell’utiliz-zatore), è la larghezza dell’impulsodi misura utilizzato. La parte fissa èil tempo di recupero del ricevitoredefinito recovery time; questotempo è legato alle prestazioni del-l’OTDR, indica la capacità di recu-perare nel minor tempo possibile lamassima sensibilità dopo la rice-zione di un forte impulso luminosocome quello prodotto da una rifles-sione di Fresnel in concomitanza diun giunto meccanico, una forte discontinuità dell’indice di rifra-zione nella fibra e in caso di ac-coppiamento di due connettori tra-mite una bussola o adattatore. È evidente che più è breve questotempo e migliori sono le prestazioni

n IntroduzioneDal momento che il film di cui ab-biamo parafrasato il titolo ha avutoun sequel, non potevamo esimercidal scrivere anche noi un secondoarticolo sull’utilizzo dell’OTDR, anche perché la pubblicazione dellaprima parte sul numero 2/2014 diC&W ha fatto sì che ricevessimo daparte dei lettori più attenti moltedomande, osservazioni e, ovvia-mente, anche qualche contesta-zione. Riteniamo pertanto necessa-rio approfondire l’argomento conun secondo articolo al quale, probabilmente, ne seguirà un terzo,tanti sono gli aspetti tecnici e procedurali da prendere in conside-razione per un corretto utilizzo diun moderno strumento OTDR. Gli argomenti che tratteremo inquesta occasione sono centrati so-prattutto su due aspetti: approfon-dire alcuni concetti sulle capacità ei limiti dello strumento e discuteresulle caratteristiche e sull’utilizzodelle bobine di lancio.

n La zona morta e le sue implica-zioni nell’utilizzo dello strumento

Gli impulsi che l’OTDR emettelungo la fibra sono riflessi per ef-fetto del fenomeno conosciutocome riflessione di Fresnel, ampia-mente descritto nel precedente arti-colo. La riflessione dell’impulso av-viene in concomitanza di ogniconnettore che si trova sulla tratta inesame quindi, purtroppo, anche peril primo connettore, quello postosul corpo stesso dello strumento. Figura 1 ‰ Rappresentazione della zona morta dell’OTDR. Fonte: JDSU

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dell’OTDR; per dare un’indica-zione, un OTDR di buone presta-zioni riesce a garantire zone mortedell’ordine di 1 o 2 m quando è impostato per l’impulso di durataminore tra quelli previsti nel menudi configurazione. Ci risulta, con-sultando i documenti forniti dai costruttori, che gli OTDR di ultimagenerazione riescono ad avere zonemorte anche dell’ordine di 70 cmcon l’impulso più breve. Ma perchéallora non usare sempre un impulsomolto stretto? Semplice, perché sel’impulso è troppo breve potrebbenon possiede energia sufficiente per“esplorare” correttamente tutta lalunghezza della fibra. Più la fibra èlunga, più l’impulso deve esserelargo e, di conseguenza, genera unazona morta più estesa.

z Misura dell’attenuazione del giunto di un pigtail

Per completare questa breve discus-sione sulla zona morta di uno stru-mento OTDR e chiarirne ulterior-mente le implicazioni, rispondiamoad una domanda che molti lettori cihanno posto e, cioè, come si possamisurare l’attenuazione della giun-zione eseguita nei cassetti ottici trapigtail e fibra. Purtroppo è pratica-mente impossibile o, perlomeno,non è di facile esecuzione con tuttigli OTDR; è necessario, però ag-giungere anche che l’esecuzione diquesta misura è puramente accade-mica e, in pratica, non necessariain quanto la valutazione della bontàdel giunto si può ricavare in modoindiretto anche se non molto pre-ciso. Ma procediamo con ordine,

per spiegare meglio cosa accade inquesto caso è necessario introdurreun altro concetto legato alla zonamorta, o meglio ampliare il con-cetto di zona morta che abbiamoenunciato quando questa inglobaun ulteriore evento, non riflessivo,come è per l’appunto una giunzionea fusione di un pigtail, Figura 2.

In breve, il valore di attenuazioneche lo strumento misura è la sommadi quella del connettore vero e pro-prio e di quella del giunto che, tipi-camente, si trova ad una distanza dicirca 1m o anche meno. A questopunto risulta evidente che importaveramente poco sapere quanto atte-nua il giunto del pigtail. Potrebbecapitare, però, di avere, per esem-pio, un’attenuazione di 0,48 dB peril giunto (pessima) e 0,02 dB per ilconnettore (ottimo), lo strumentomisura complessivamente 0,5 dB ela certifica avrebbe esito positivo.Per evitare di cadere in situazioni diquesto tipo, potenzialmente perico-lose, è necessario ricorrere ad altretecniche per valutare se il giuntodel pigtail è fatto bene oppure haun’attenuazione eccessiva.Purtroppo non sarà possibile misu-rare e certificare l’attenuazione (IL =Insertion Loss) del giunto tra pigtaile fibra con il solo strumento OTDRma è necessario ricorrere a proce-dure particolari. In questo caso cipuò venire in aiuto un semplice epoco costoso strumento: il VFL (Visual Fault Locator), utilizzandocongiuntamente OTDR e VFL si pos-sono ottenere preziose indicazioniche aiutano l’installatore a risolvere

problemi di attestazione dei pigtailed eliminare ogni dubbio sulla cor-retta esecuzione del lavoro. Ipotiz-ziamo il caso di connettore sottomisura evidenzi una IL di 0,75 dB;questo valore, per un connettore facente parte integrante di un pigtailcollegato con giunzione a fusione,pur rientrando nei limiti indicati da-gli standard, è certamente un po’troppo alto e dovrebbe far scattare ilsospetto di un’esecuzione poco cor-retta. Vediamo nell’ordine qualiazioni intraprendere per capirequale è il problema e, possibil-mente, risolverlo:

• Verifica di un’attenuazionetroppo elevata dovuta a macro-bending: utilizziamo il nostroprezioso OTDR insieme ad unsemplice VFL. Verificato conl’OTDR che l’IL del connettore èeccessivamente elevata proviamoa cambiare le lunghezze d’ondadi misura, ad esempio, nel casodi fibre SM, usiamo la lunghezzad’onda di 1550 nm e poi quelladi 1310 nm registrando le even-tuali differenze di attenuazione.Se a 1550 nm l’IL risulta ancorapiù alta, utilizziamo il VFL perevidenziare il punto dove, proba-bilmente, è stata introdotta unacurva eccessivamente pronun-ciata. Quando siamo in presenzadi un’attenuazione più elevataalle lunghezze d’onda più ele-vate, molto probabilmente siamoin presenza di una curva troppoaccentuata nei pressi del connet-tore (di solito nel vassoio porta-giunti o nei kit di gestione dellefibre) e la fuoriuscita della lucevisibile emessa dal VFL ci guidacon sicurezza alla risoluzione delproblema.

• Verifica di un’attenuazione troppoelevata dovuta a cattiva realizza-zione del giunto: utilizzandol’OTDR misuriamo l’attenuazioneIL ad entrambe le lunghezzed’onda, se il valore di IL è similead entrambe le lunghezze d’onda(per la precisione dovrebbe essereleggermente più alto alla lun-ghezza d’onda inferiore), si puòpresumere con buona approssi-mazione che il problema dipendadalla giunzione eseguita male (e

Come si fa

Figura 2 ‰ Rappresentazione della zona morta di attenuazione. Fonte: JDSU

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Come si fa

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che, quindi, andrà rifatta). Anchein questo caso si può utilizzare ilVFL perché, molto spesso, ungiunto male eseguito provoca dispersioni di luce nel punto difusione.

• Verifica di un’attenuazionetroppo elevata dovuta a sporciziao a difetti dei connettori: conl’OTDR si misura il valore di ILdopo aver eseguito la pulizia deiconnettori con l’apposito kit e sidovrebbe riscontrare un notevolemiglioramento (ricordiamo che,come già scritto più volte in

diversi articoli di questa rivista,nel caso di fibre ottiche SM, losporco presente sui connettori èparticolarmente dannoso). MoltiOTDR permettono il collega-mento di microtelecamere perl’analisi visiva della superficie delconnettore ed, ovviamente, dellafibra in esso terminata. Qualcheapparato di ultimissima genera-zione, Figura 6, esegue automati-camente la valutazione basatasullo standard IEC 61300-3-35,questa analisi potrebbe tra brevediventare parte integrante dei testdi certificazione obbligatori.

Molti nostri lettori (ma anche moltiallievi dei nostri corsi di forma-zione), si sono dimostrati piuttostoscettici sul tema dell’importanzadell’ispezione e della pulizia dellefibre. La considerazione tipica èsempre del tipo: “non l’abbiamomai fatto e non abbiamo mai avutoproblemi”. Come si può risponderea questa affermazione? Di sicuronegli anni passati le minori velocitàdi trasmissione hanno, per così dire, mascherato il problema o, per meglio dire, la cattiva qualità dellaconnessione causata dallo sporcoha un impatto minore a basse velo-cità di trasmissione. L’evoluzionedelle reti ottiche e il conseguenteaumento delle velocità di cifra, ren-dono il problema dello sporco suiconnettori molto più critico che inpassato, sempre che in passato dav-vero non rappresentasse un pro-blema o se, invece, l’impatto sulleprestazioni passasse inosservatosolo per mancanza di sufficiente attenzione. Il calo di prestazioni, ineffetti, se la rete non è particolar-mente performante o sovraccaricapuò essere rilevato solo tramiteun’accurata analisi e tramite verifi-che strumentali sul traffico (come le misure secondo RFC2544, ad esempio). I collegamenti a velocitàuguale o superiore al gigabit sonomolto più sensibili allo sporco suiconnettori così come lo sono le fibre SM rispetto a quelle MM e nona caso lo standard ISO/IEC tolleramaggiore presenza di sporco suiconnettori MM rispetto a quelli SM.Inoltre infine non dimentichiamoche lo sporco non solo provoca problemi di degrado dell’efficienzatrasmissiva ma nel tempo può pro-vocare perfino guasti alle interfacceottiche. La riflessione del segnaleprovocata dallo sporco verso il trasmettitore, provoca un innalza-mento della temperatura dellostesso che porta inevitabilmente adaccorciarne la vita.

n Le bobine di lancioAffrontiamo ora il secondo tema inscaletta parlando di un argomentosempre molto discusso: le bobinedi lancio. Molte domande pervenutedopo la pubblicazione del prece-dente articolo sull’utilizzo di unostrumento OTDR hanno riguardato

Figura 3 ‰ Con il VFL si può visualizzare un difetto di macrobending sul pigtail. Nell’esempio in figura,probabilmente a causa di un danno durante il trasporto o la manipolazione, si nota la per-dita di luce persino attraverso il buffer da 900 µm. Anche raddrizzato, il pigtail continua ademettere luce: è sintomo di incrinatura della fibra nel punto dove è stato piegato e poi rad-drizzato.

Figura 4 ‰ Iniettando la luce si nota una forte dispersione di luce nel punto di giunzione tra la fibra delpigtail e la fibra del cavo ottico, se la dispersione di luce è notevole e si riscontra anche unvalore di IL elevato sul connettore in misura è bene rifare la giunzione. Leggere dispersionidi luce, se accompagnate da valori contenuti di IL sul connettore, non rappresentano ne-cessariamente un sintomo di cattiva giunzione.

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questo argomento, probabilmenteperché nel precedente articolo abbiamo dedicato molto spazio adaltri importanti argomenti e le bo-bine di lancio sono rimaste un po’nell’ombra: ora vogliamo rimediare.L’argomento, come dicevamo, èmolto discusso anche se non sem-pre in termini costruttivi e corretti.Ci sono affermazioni che ci lascianomolto stupiti come quella di alcuniinstallatori che non utilizzano veree proprie bobine di lancio ma sem-plici bretelle ottiche “lunghe” rite-nendo che sia la stessa cosa. La bo-bina di lancio serve a far sì che lostrumento riacquisti la piena sensi-bilità dopo l’accecamento prodottodal connettore di uscita e possa,quindi, analizzare correttamente ilprimo connettore dell’impianto. Per-tanto, la lunghezza della bobina dilancio deve essere proporzionataalla lunghezza della fibra in esameche, a sua volta, condiziona la lun-ghezza dell’impulso di misura equindi la lunghezza effettiva dellazona morta. Detto questo possiamoconcordare che in alcuni casi una“bretella lunga” potrebbe anche essere accettata come bobina di

lancio ma, ripeto, solo in casi moltoparticolari e rispettando una seriedi condizioni ben precise affinchéla misura abbia senso.All’estremo opposto sappiamo, anche per esperienza diretta, diesplicite richieste da parte di alcuni direttori lavori che impongono lacertificazione dell’impianto conOTDR (ricordiamo ancora una voltache le certifiche obbligatorie de-vono essere effettuate con il metodoLSPM e non con l’OTDR!) e che obbligano ad utilizzare bobine dilancio caratterizzate da un lun-ghezza minima decisamente ecces-siva, in qualche caso, per eseguiremisure su una tratta MM di qualchedecine di metri, sono state impostebobine di ben 500 metri!In questi casi l’errore deriva da in-competenza sull’argomento speci-fico, inaccettabile per chi è prepostoalla compilazione di un capitolatotecnico o alla direzione dei lavori,ma molto più diffusa di quanto sipotrebbe pensare. Ci permettiamodi sollevare però anche qualche pic-cola critica a quanto sostengonospesso le stesse strutture commer-ciali dei produttori degli strumenti

quando affermano che le bobine dilancio fornite in dotazione sonosempre adeguate alla misura da effettuare in quanto questo non èsempre vero. Le bobine di lancioper le misure con OTDR possono edevono avere lunghezze diverse, infunzione della lunghezza delletratte da misurare. Come si valuta seuna bobina di lancio è idonea adeseguire una determinata misura?Esiste qualche riferimento norma-tivo in merito? La risposta arrivadalla vasta normativa ISO 14763-3che racchiude una panoramicacompleta sui test dei cablaggi in fibra ottica. Lo standard in que-stione non dà un valore univoco dilunghezza della bobina di lancio(launch cord) ma specifica chiara-mente che la sua lunghezza deveessere superiore alla zona mortadello strumento e alla lunghezzadell’impulso utilizzato. L’impulso di misura normalmenteparte da tempi dell’ordine di 2-3 nsper le fibre più corte fino a salire a100 ns per le fibre di 10/20 km mapuò arrivare anche a tempi di 1 o 2μs per le fibre più lunghe. Aumentando la durata dell’impulso,

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Figura 5 ‰ Esempio di ispezione visiva dei connettori ottici eseguita con microtelecamera collegata adOTDR

Figura 6 ‰ Esempio di strumento di ultima gene-razione per l’ispezione e la valutazio-ne automatica dello stato della su-perficie dei connettori. (Fluke Net-works)

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aumenta il tempo in cui l’OTDR resta “accecato” e lo strumento nonriesce ad analizzare il tratto di fibrapercorso in quel determinato tempo.Se consideriamo la velocità di pro-pagazione della luce nel vuoto paria circa 300.000 km/s un impulso,per esempio, di 3 ns corrisponde adun percorso di circa 1 metro, nellefibre, considerando che la velocitàdi propagazione è molto più bassa,il tratto risulta più contenuto.

In figura 7 è illustrato uno schemadi massima di un tipico OTDR.Da quanto esposto finora se ne de-duce che bisognerebbe, quindi,avere a disposizione più bobine dilancio per una corretta esecuzionedelle misure, sia per quanto ri-guarda la lunghezza sia per quantoriguarda il tipo di fibra da misuraree i connettori utilizzati sull’im-pianto. Precisiamo ulteriormente:nel caso di fibre MM sappiamo che,

trascurando ormai l’obsoleta OM1,ci si può trovare ad operare con 3diversi tipi di fibra, OM2, OM3 edOM4 e quindi occorrono tre diversikit di bobine di lancio. Analoga-mente, per le fibre SM è necessarioavere a disposizione bobine di lan-cio di tipo G.652 (SMR), G.655 eG.656 per le NZDS e G.657 per lefibre bend-insensitive. Queste ultime però sono molto simili alle fibre G.652 e di conse-guenza non si commette un graveerrore se si utilizzano bobine diquest’ultimo tipo. Un’altra variabileè rappresentata dai connettori equindi il corredo di bobine deve poter supportare tutte le tipologiedi connettori con i quali si prevededi dover lavorare. È facile, quindi, arrivare ad un con-siderevole esborso economico, aggravato dal fatto che, se usate difrequente, i connettori di queste bobine si usurano rapidamente peg-giorando le prestazioni per cui, senon vogliamo correre il rischio diavere misure falsate dalla cattivaqualità delle connessioni, occorremettere in conto anche una revi-sione periodica, o comunque tuttele volte che abbiamo la sensazioneche la bobina di lancio cominci adegradarsi.

La lunghezza della bobina di lancioè legata anche al problema dellarappresentazione grafica della trac-cia; per esempio, se stiamo analiz-zando una fibra lunga 20/25 km, seusiamo una bobina troppo corta, ri-sulta difficilmente apprezzabilesulla stampa PDF della traccia ilcomportamento del primo connet-tore, Fig. 8.

L’immagine di questa figura sem-brerebbe dare pienamente ragione achi chiede una bobina di lancio dialmeno 500 metri ma sono le con-dizioni specifiche della misura chegiustificano questa scelta. Nell’esempio, per una fibra di circa8 km, è stata usata una bobina dilancio di 150 metri che, se da unpunto di vista strettamente tecnico èsufficiente poiché è più lunga dellazona morta dello strumento, in pra-tica non permette una buona visua-lizzazione degli eventi. È semprepossibile valutare gli eventi presenti

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Figura 7 ‰ schema di principio di un OTDR

Figura 8 ‰ Esempio di traccia con bobina di lancio troppo corta

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sulla traccia intervenendo manual-mente con il programma di post- lavorazione fornito con l’OTDR, maquesto, normalmente, non è am-messo dai capitolati di collaudodove è previsto che debba essere fornita una stampa (ormai si parla comunque di stampe in PDF) chepermetta di vedere facilmente echiaramente l’intera traccia con tut-ti i suoi eventi. Nell’esempio di Figura 9 si può notare come l’utiliz-zo di una bobina di lancio da 500metri (e bobina di coda da 100 metri) permetta, invece, un’ottimarappresentazione grafica della trac-cia senza necessità di ingrandimentio altre manipolazioni.Nell’esempio successivo, Figura 10,sono rappresentate delle misure ot-tenute mettendo in loop la fibra di-spari con la fibra pari per mezzo diuna bretella di adeguata lunghezzaed inserendo una bobina di coda.Con questa tecnica è possibile ese-guire la misura delle due fibre ope-rando da un solo lato; anche in que-sto caso restano validi tutti i discorsifatti in precedenza, la bobina dicoda, molto più corta come previstodallo standard ISO/IEC 14763-3(purché sempre più lunga dellazona morta), è perfettamente ade-guata. La traccia permette di ese-guire agevolmente la misura del-l’attenuazione d’inserzione con ilmetodo dei due cursori e permettedi verificare, grazie alla forma moltonitida dell’impulso di Fresnel, laqualità delle connessioni e l’atte-nuazione di riflessione. Per que-st’ultimo parametro, il valore misu-rato nell’esempio riportato, oltre 50dB su fibra MM, è indice di un ot-timo lavoro da parte dell’installa-tore. Questi sono i parametri chedovrebbero effettivamente esserepresi in considerazione nella valu-tazione complessiva del lavoro ese-guito, piuttosto che la mera lun-ghezza della bobina utilizata..Nell’esempio appena illustrato, infatti, sarebbe stata sufficiente unabobina di lancio da 100/150 metrisenza alcuna controindicazionepoiché, come si può notare dallatraccia, la zona morta dell’OTDRutilizzato ha consentito di visualiz-zare correttamente ed in modomolto nitido e netto, gli eventi ditipo riflessivo (connettori) pur

Figura 9 ‰ Traccia OTDR con bobina di lancio da 500 metri e bobina di coda da 100 metri; si posso-no apprezzare senza fatica gli eventi che caratterizzano la tratta, si vedono benissimo i con-nettori di testa e di coda nonché gli eventuali giunti lungo la tratta

Figura 10 ‰ Esempio di traccia OTDR con esecuzione di misura contemporanea di due fibre in loop.La traccia illustrata è relativa a una fibra SM nelle seguenti condizioni: 1310 nm, impul-so 30 ns, risoluzione 32 cm, lunghezza totale 2 km, rifraction index 1,467, backscattering– 80 dB, bobina di lancio 500 m, loop 30 m, bobina di coda 100 m.

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avendo utilizzato una bretella diloop di soli 30 metri. Per megliocomprendere come è realizzata lamisura si faccia riferimento alla Figura 11 dove è riportato loschema utilizzato.Nella didascalia della Figura 10sono riportati alcuni parametri diconfigurazione dell’OTDR di cuinon abbiamo ancora parlato e cheora descriveremo in dettaglio. Èbene anche sottolineare che i mo-derni OTDR dispongono anchedella funzione di autoconfigura-zione, molto utile per chi è alleprime armi ma utilizzata anche perchi è più esperto. Infatti può essereutile lanciare una prima misura inmodalità di autoconfigurazione epoi ottimizzare l’impostazione di alcuni parametri per migliorare ulteriormente la risposta dello stru-mento. I principali parametri da impostaremanualmente o in modalità auto-matica sono qui riassunti:

• Impulso: espresso in ns o μs è ladurata di ogni singolo impulso

emesso dall’OTDR che genera leriflessioni di Fresnel il backscat-tering di Raylegh (i due fenomenialla base del funzionamento dell’OTDR) che permettono allostrumento di “disegnare” la traccia. L’impulso deve essere dimensionato in funzione dellalunghezza della fibra ed dellaprecisione richiesta nell’identifi-cazione di ogni singolo evento.Purtroppo le due esigenze sonoantitetiche: fibre lunghe richie-dono impulsi di durata maggiorea scapito della precisione di rile-vamento degli eventi. Ricor-diamo anche che impulsi moltolunghi richiedono bobine di lancio proporzionalmente piùlunghe. Sul versante opposto, tenere presenti che impulsitroppo brevi, oltre a limitare lalunghezza totale della fibra sottoesame, peggiorano il rapporto se-gnale/rumore dello strumento,che si traduce in una tracciapoco nitida (assume l’aspetto tipico di un segnale cui si sommaun rumore di fondo).

• Risoluzione: si misura in cm,parte da 4 cm fino a 128 o 256cm, dipende dal modello diOTDR. Attenzione a non confon-derla con la precisione dello stru-mento nel posizionamento deglieventi anche se concorre a que-sta. La risoluzione indica la distanza tra i punti che l’OTDRmette sullo schermo e poi rac-corda per disegnare la traccia.Impostando una risoluzione di 4cm si obbliga l’OTDR ad un lavoro molto gravoso se la lun-ghezza della fibra è notevole; solitamente nei menu di imposta-zione degli OTDR non è possi-bile scegliere alte risoluzioni (po-chi cm) se si imposta un’elevatalunghezza di fibra. In alcuniOTDR la scelta della risoluzioneottimale è automatica, l’utentepuò solo scegliere se si preferisceavere alta risoluzione oppure altadinamica (fibre molto lunghe conattenuazioni di tratta notevoli)

• Lunghezza: si misura in metri e/o chilometri, normalmente gli

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Figura 11 ‰ Schema di misura con OTDR per fibre in loop

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OTDR partono da un “fondoscala” di 500 metri (misure ditratte brevi multimodali) fino adarrivare anche a fondo scala dicirca 400 km (tratte a lunghissimadistanza SM). Non è buona regolaimpostare i valori di fondo scalamolto vicini alla lunghezza effettiva della fibra in misura (ricordatevi di tener conto nellalunghezza totale anche della bo-bina di lancio, di coda e di even-tuali loop). Normalmente è consi-gliabile impostare la lunghezzacon valori di circa il doppio dellafibra in esame o almeno del 30%superiore. Anche per questo para-metro possono esistere opzioni diautoconfigurazione.

• Indice di rifrazione: parametromolto importante, definisce il co-efficiente di velocità del segnaleluminoso nel vetro di cui è com-posta la fibra rispetto alla velocitàdi propagazione nel vuoto. Inpratica equivale al parametroNVP che si deve impostare per lemisure sui cavi in rame. Se non siimposta l’indice di rifrazione cor-retto si corre il rischio di sba-gliare la posizione reale deglieventi lungo la fibra. Lo stru-mento, infatti, è in grado solo dimisurare il tempo che intercorretra il lancio dell’impulso e il suoeco, e trasforma questi tempi indistanza utilizzando il coeffi-ciente di velocità rappresentatodall’indice di rifrazione da noiforniamo all’OTDR. L’indice di

rifrazione ci deve essere fornitodal costruttore della fibra altri-menti ci si deve attenere ai valoridi riferimento medi indicati nellostandard ISO/IEC 14763-3 e riportati nella Tabella 1.

• Coefficiente di backscattering:anche questo parametro deve es-sere fornito dal fabbricante dellafibra, è piuttosto importante e unsuo errore di impostazione puòdare valori di attenuazione fal-sati. Nel caso non fosse noto, ci sideve attenere ai valori di riferi-mento medi indicati nello stan-dard ISO/IEC 14763-3 e riportatinella Tabella 2.

Questi che abbiamo elencato sono ivalori più importanti da impostareper un corretto funzionamento del-l’OTDR, non sempre ci sono delleregole precise e talvolta si deve pro-vare più volte prima di trovare quelcompromesso che può soddisfare almeglio le esigenze di precisione enitidezza della traccia e la capacitàdi misurare correttamente anche adistanze elevate. Prima di eseguirele misure, è necessario impostare unultimo parametro altrettanto impor-tante: la durata complessiva del pro-cesso di acquisizione della traccia(acquisition time) che, in quasi tuttigli OTDR, si imposta in secondi eminuti. Questo parametro, che in al-cuni strumenti è indicato come “ave-rage”, indica quanti impulsi vengonolanciati per costruire la traccia finale(tipicamente 30 secondi di misura

corrispondono a qualche decina dimigliaia di impulsi). Come si impostaquesto parametro? Di certo chi deveeseguire tante misure vorrà impo-starlo sul più breve tempo possibilema, come in molte altre occasioni, lafretta difficilmente permette di svol-gere bene il proprio compito. In pra-tica l’OTDR acquisisce una tracciaper ogni impulso lanciato e poi pre-senta la media di tutte le tracce rac-colte. Facendo la media di molte mi-sure si elimina statisticamente ilrumore e il grafico sarà ben definitoe leggibile, ma se si imposta untempo di misura troppo breve la trac-cia non sarà sufficientemente precisae dettagliata. Nell’esempio di Figura10 il tempo impostato è di 30 se-condi che, considerato l’aspetto dellatraccia con qualche picco di rumoredi troppo, appare insufficiente, pro-babilmente bisognerebbe portarlo adalmeno 45 secondi. Questo, ovvia-mente, vuol dire aumentare sensibil-mente il tempo di misura, ma se sivuole ottenere una traccia di buonaqualità non ci sono alternative. Se occorre eseguire solo una veloceverifica del link, non è necessarioimpostare un tempo di acquisizioneelevato anzi, potrebbe essere suffi-ciente utilizzare l’OTDR in modalità“tempo reale” bloccando il test appena si ritiene soddisfacente l’in-formazione ricevuta dallo strumento.Attenzione! Ricordatevi che le mi-sure si devono eseguire ad entrambele finestre di funzionamento (850 e1300 nm per le fibre MM, 1310 e1550 per le fibre SM) quindi abbiatepazienza, il tempo necessario perl’acquisizione di una singola tracciaè da moltiplicare per due… e ricor-datevi anche di salvarle entrambe,altrimenti avrete fatto un sacco di lavoro per nulla.Terminiamo con la promessa di for-nirvi ancora ulteriori dettagli e sug-gerimenti per l’utilizzo dell’OTDR infuturi articoli così che non dobbiatemai lamentarvi con una frase del tipo“Mamma, perché ho preso l’OTDR?”

n(*) Bruno Zotti, RCDD

Senior [email protected]

Tabella 1 ‰ Valori medi di riferimento dell’indice di rifrazione

Tabella 2 ‰ Valori medi di riferimento del coefficiente di backscattering

Commenti / Informazioni

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Il test di certificazione di un impianto in rame o in fibra ottica ha subito, inquesti ultimi tempi, profonde modifiche per adeguarsi alle esigenze delle piùrecenti tecnologie e, soprattutto, delle più recenti applicazioni. Le novità riguardano le configurazioni di misura, le procedure, gli accessori indispen-sabili e gli strumenti stessi. Aggiornare le proprie competenze è indispensabileper gli installatori che devono eseguire i test, ma anche per i progettisti responsabili di scrivere le specifiche e per tutti coloro, utenti finali compresi,che devono valutare ed accettare i risultati.‰ Giacomo Scalzo (*)

Il mondo del test di certificazione si rinnova.Rinnovate le vostrecompetenze!

n Evolvono gli standard, gli stru-menti e le competenze richiesteai tecnici

Il mondo del test di certificazione de-gli impianti di cablaggio è, da sem-pre, caratterizzato da una stranaforma di apparente immobilismonon giustificata né da considerazio-ni tecniche né, tanto meno, dai con-tenuti delle normative del settore. Èun argomento del quale si parla e sidiscute relativamente poco come senessuno desse alla certificazionedell’impianto il valore e l’impor-tanza che, al contrario, merita. Interessarsi alle problematiche legateal test di certificazione, seguirne leevoluzioni sul piano tecnico e nor-mativo, è da molti, purtroppo, con-siderata un’attività, se non inutile,certamente di secondo piano rispet-to ad altre per cui assistiamo moltospesso ad un pericoloso fenomeno di“delega” da una funzione all’altranella catena di attività che porta

all’impianto finito. Pur senza voler generalizzare (esi-stono anche in Italia esempi di società ed organizzazioni che ope-rano in modo altamente professio-nale), dall’esame di molti capitola-ti tecnici e dal contatto diretto concentinaia di operatori di questo set-tore, possiamo affermare che, in ge-nerale, il progettista e/o chi emettele specifiche per la realizzazione edil collaudo dell’impianto, dimostra diavere una conoscenza molto ap-prossimativa delle problematiche legate al controllo qualitativo finale;per specificare le operazioni di cer-tificazione si ricorre spesso adespressioni “standard” o riciclateda altri documenti, oppure appros-simative, incomplete, obsolete, senon, addirittura, tecnicamente erra-te (quanti capitolati chiedono lacertificazione di base di un link ottico con OTDR!!). In sintesi, il pro-gettista si limita a richiedere, in

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modo generico, che la certificazionevenga effettuata e scarica la respon-sabilità della corretta esecuzione delle misure sull’installatore. L’in-stallatore, a sua volta, si affida inte-ramente allo strumento che, se di ot-tima qualità e di ultima generazione,può, in effetti, aiutare molto ma… èsolo uno strumento, e come accadecon tutti gli strumenti, il risultato dipende in modo determinate dacome lo si utilizza. In estrema sintesi è un problema diconoscenza. Ma più che conoscenzaintesa come informazione tecnicasu strumenti, tecniche e procedure,sembra mancare la coscienza del-l’importanza della fase di verificaqualitativa del lavoro eseguito e diquanto sia importante che le misurevengano eseguire nel rigoroso rispettodi regole ben precise perché abbianosignificato e validità come momentodi certificazione finale; se ci fossequesta coscienza, l’acquisizione e ilmantenimento delle competenze tec-niche specifiche sarebbe una conse-guenza automatica.Chiunque sia impegnato, a qualsiasititolo, nelle fasi di pianificazione erealizzazione di un impianto per latrasmissione di dati, deve conoscerele caratteristiche, le procedure, le tec-niche, i limiti, le difficoltà e le nor-mative legate al processo di misura ecertificazione e deve tenerne contonello svolgimento del proprio ruolo.Il progettista, in primis. L’attività dicertificazione verifica la rispondenzadell’infrastruttura ai requisiti di un do-cumento di riferimento (lo standard),quindi il progetto deve essere redat-to in ottemperanza quello stessostandard, e ogni deroga potrebbeavere influenza sul risultato del test.

Facciamo un esempio: se in fase pro-gettuale vengono utilizzati valori diattenuazione dei componenti unlink ottico (fibra, connettori, giun-zioni) diversi da quelli indicati daglistandard (pratica che dovrebbe essere utilizzata molto attentamen-te e sotto una serie di condizioni par-ticolari, ma, oggi, molto diffusa), è indispensabile dare indicazioni mol-to precise e dettagliate a chi eseguiràla misura su come modificare leimpostazioni dello strumento affin-ché il risultato (Passato/Fallito) sia effettivamente rappresentativo delcomportamento di quel link.

Se, come succede praticamente sem-pre, viene solo richiesto il test di attenuazione secondo lo standard,cadiamo nella situazione paradossalein cui il test viene effettuato con parametri più rilassati rispetto aquelli utilizzati nel progetto e, quin-di, assolutamente inutile! Ma anchela definizione e la realizzazione fisica dell’infrastruttura vera e propriarichiede la conoscenza delle tecni-che di test: quanti sanno che la cablatura dell’armadio e la strutturadei percorsi dei cavi influenza pe-santemente il tempo di test in unarete a 10Gb/s? Un impianto proget-tato e realizzato seguendo sempli-cissime regole (ma devono essere conosciute!) può rendere la misuradi AXTALK (Figura 1) semplice e veloce, un’ora o poco più per im-pianti di qualsivoglia dimensione!Ci siamo limitati ad un paio di esem-pi ma ne potremmo citare molti al-tri. In definitiva l’attività di test e cer-tificazione non è qualcosa che si faquando richiesta e “on top” a tuttoil processo che porta alla consegnadell’impianto, è, al contrario, un’at-tività che deve essere tenuta in con-siderazione durante tutte le fasi disviluppo del progetto e della sua rea-lizzazione, la fase finale è solo lamera misura strumentale, ma la “pre-parazione” di questa misura nasce damolto lontano.

Un’altra convinzione errata e, pur-troppo, molto diffusa è che il test dicertificazione si esegua sempre nellostesso modo. Nella mia lunga car-riera di istruttore ho incontrato decine di installatori che per annihanno utilizzato sempre le stesseprocedure e sempre la stessa confi-gurazione di misura (molto spesso

errata), indipendentemente dalle caratteristiche dell’impianto da cer-tificare. Ma come può la procedura ditest rimanere immutata nel tempo sele prestazioni, le caratteristiche e leapplicazioni degli impianti evolvonocosì rapidamente? Non dimentichia-mo che le prestazioni di un link inrame si stanno avvicinando rapida-mente ai 40 Gb/s (Cat. 8), che quan-do misuriamo un link ottico ci vienechiesto di valutare attenuazioni del-l’ordine di 1,5 dB, che sui cavi di retesempre più spesso viaggia anchel’energia elettrica che alimenta i di-spositivi periferici (PoE) e che lo sce-nario applicativo dei cablaggi, con laconvergenza di molti servizi sullapiattaforma IP, è quanto di più varioci si possa aspettare. Tutto questo hae non può non avere, importanti ri-percussioni sulle metodologie e sul-le procedure di misura che devonoessere conosciute ed applicate se sivuole effettivamente certificare la ri-spondenza dell’impianto, non solo aidettami degli standard di riferimento,ma anche e soprattutto, alle attese delcliente finale.

n Nuove esigenze, nuovi standard,nuovi parametri… e nuovi strumenti!

Le prestazioni ottenibili da un ca-blaggio in rame hanno raggiunto limiti che solo qualche anno fa nonsarebbero stati considerati realisti-camente raggiungibili e neanchelontanamente immaginabili quandoil “sistema” cablaggio strutturato èstato ideato. Il risultato è che oggi ènecessario convivere con tecnologiedi interconnessione la cui struttura dibase è una scomoda eredità dalmondo della telefonia e, pertanto,non particolarmente adatte per

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Figura 1 ‰ Alien Crosstalk è il disturbo tra cavi che appartengono allo stesso fascio

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trasportare segnali digitali ad alta velocità e dobbiamo operare conprocedure e tecniche di installazionein campo che non risolvono il pro-blema della forte dipendenza delleprestazioni finali dalla qualità dellamanodopera.Senza scendere in dettagli che esu-lano dagli scopi di queste note, pos-siamo far risalire il problema prin-cipale alla (sempre più) ridotta ampiezza dei segnali trasmessi e ricevuti e, quindi, alla sensibilità delsistema ai disturbi.

Poter trasmettere segnali Ethernetfino a 10Gb/s su cavi in rame è stata

una sfida estremamente impegnativavinta grazie alla disponibilità di cir-cuiti di interfaccia molto sofisticatima anche grazie all’impegno deicostruttori di cavi e connettori chehanno realizzato strutture in grado disupportare carichi (in termini di fre-quenza) molto gravosi. Questo risultato è stato ottenuto grazie a delicati equilibri tecnologici e geo-metrici dove la qualità, in sensoglobale, gioca un ruolo determi-nante. Qualità senza compromessiper quanto riguarda il materiale,ma anche qualità di progetto e del-la manodopera. Il test è il “momentodella verità”, è l’attività con cui si

controlla e si verifica che tutto siastato fatto a regola d’arte e che i risultati siano congruenti con le at-tese e pertanto anche i documenti diriferimento, gli standard, si son dovuti adeguare alle nuove esigenze.

Ecco quindi che ai parametri tradi-zionali e oramai familiari del test perun impianto in rame (IL, Return Loss,NEXT, PSNEXT, ACR-N, PSACR-N,ACR-F, PSACR-F, …, ecc.) si affian-cano nuove sigle, certamente menofamiliari, ma altrettanto importanti:PSANEXT, PSAACR-F, per quanto riguarda la diafonia proveniente daaltri cavi; TCL, ELTCTL, per misurareil grado di bilanciamento delle cop-pie e controllare la capacità del cablaggio a rigettare il contributo dialtre sorgenti di rumore eventual-mente presenti nell’ambiente, Figura3; la misura dello Sbilanciamentodella Resistenza per garantire chel’impianto sia compatibile con applicazioni che prevedono la telealimentazione in PoE delle unitàperiferiche, e l’elenco è destinato adallungarsi. Tutti questi parametrisono descritti e specificati, ne sonodefiniti i limiti e, in qualche caso, anche le metodologie e le strategiedi misura. Per la verità, per alcuni diquesti parametri, per ora, non ne èrichiesta obbligatoriamente la misurama non perché la misura non sia importante (se viene stabilito un li-mite massimo è necessario verifica-re che non sia stato superato!) masoltanto perché, almeno fin’ora, nes-sun tester era in grado di eseguirnela misura in campo. La recente disponibilità di strumenti certificatoriin grado di misurare tutti questi parametri (per es. Fluke DSX 5000,Figura 4) e nuovi standard in via dicompletamento e approvazione (peres. IEEE 802.3bt) che imporrannol’esecuzione di queste misure, sonoelementi che portano ad affermareche molto presto questi parametririentreranno tutti nell’elenco dellemisure obbligatorie.

Un processo simile sta avvenendoanche per quanto riguarda il test de-gli impianti in fibra ottica. In questocaso l’evoluzione delle prestazioninon ha generato nuovi parametrida sottoporre a misura, ma ha ridottoprogressivamente i limiti massimi

Figura 2 ‰ Le tecnologie di rete più recenti utilizzano segnali elettrici di ampiezza estremamente ridotta,quindi molto più vulnerabili nei confronti dei disturbi

Figura 3 ‰ Il grado di bilanciamento della coppia è fondamentale per il rigetto dei disturbi provenientida fonti esterne

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di accettazione del praticamenteunico parametro sotto analisi: l’at-tenuazione del link ed, eventual-mente, dei singoli componenti illink stesso. Al crescere delle presta-zioni, il bilancio energetico della linea è in gran parte destinato a garantire il corretto funzionamentodei circuiti di decodifica del segnalee la quota disponibile per compen-sare l’attenuazione del collegamentofisico si è progressivamente ridotta.Se per realizzare un collegamento ot-tico a 100Mb/s (100Base-FX) si ave-vano a disposizione ben 11 dB peril cablaggio, in un link a 40 o 100Gb/s il limite da non superare perl’intero collegamento è di soli 1,5 dBe il test deve garantire che effettiva-mente il complesso dei cavi ottici e(tutti) i suoi connettori non attenuioltre questo valore. Per poter effet-tuare misure di attenuazione su valori così piccoli che siano ragio-nevolmente rappresentativi della realtà e che siano, soprattutto, stabilie ripetitive e che non dipendano dalla particolare sorgente luminosache un determinato strumento utilizza, gli standard han dovuto ricorrere all’introduzione sia di con-figurazioni di misura ben precise (impostazione del riferimento aduna bretella o a tre bretelle) sia dell’utilizzo di ben precisi ed indi-spensabili accessori per eseguire lemisure (bretelle di riferimento econdizionatori Encircled Flux).Quando è necessario garantire valoricosì ridotti di attenuazione occorreprestare molta attenzione al grado dipulizia dei connettori ottici. La polvere, le impronte digitali e

altre impurità che possono deposi-tarsi sulla superficie terminale delleferule, possono introdurre livelli diattenuazione assolutamente compa-rabili con l’attenuazione massimaammessa per l’intero collegamento.Se la pulizia meticolosa dei connet-tori è sempre stata raccomandatacome pratica da eseguire con rego-larità, sempre e comunque, per i collegamenti destinati a supportarele applicazioni più recenti deve raggiungere livelli che definirei maniacali perché non abbia impat-ti pesanti sul funzionamento stessodella rete. Ancora una volta gli stan-dard si sono adeguati per rifletterequeste esigenze, infatti IEC 61300-3-35 specifica esattamente la dimen-sione massima delle impurità tolle-rabili sul connettore in funzionedella zona (ferula, cladding, core) sucui sono rilevate. Anche questi aspetti sono soggetti a verifica stru-mentale che oggi può essere eseguitain modo completamente automatico.Lo strumento della serie Versiv® di Fluke Networks, identifica le impu-rità e la loro collocazione, ne misurale dimensioni ed emette un giudiziodi Passato/Fallito in ottemperanzaallo standard, Figura 5.

n Le competenze di chi certifica larete

In un contesto che evolve così rapi-damente, non è obiettivamente facilerestare sempre perfettamente ag-giornati. Da parte nostra dedichiamoa questi argomenti molti articolidella rivista, ma ci rendiamo perfet-tamente conto che un articolo puòdiscutere e/o chiarire gli aspetti più

critici di un argomento particolarema, in generale, prevede la cono-scenza propedeutica almeno delleconoscenze di base se non di tuttoquello che ha preceduto quella par-ticolare soluzione. L’articolo di aggiornamento, in altre parole, è interessante ed utile solo per chi ègià “allineato” dal punto di vista del-le conoscenze, altrimenti si rischianon solo di non comprenderne i contenuti ma anche di non saperneapprezzare l’importanza. Dal nostro punto di osservazionecome società di formazione, il livellodi cultura tecnica in generale e, inparticolare per quanto riguarda il testè, generalmente piuttosto basso. Ovviamente questo discorso, comeho già detto, non può e non deve essere generalizzato, ma avendo incontrato diverse centinaia di tec-nici e di società di installazionegrandi e piccole, qualche valuta-zione statistica possiamo azzardar-la e il quadro che ne viene fuori nonè certamente dei più incoraggianti. Come si fa a parlare di aggiornamentie di argomenti avanzati ad installatoriche impostano sempre lo strumentoper il test secondo gli standard TIA(americano) perché nell’elenco deglistandard ISO (internazionali) o inquelli EN (europei) non trovano le categorie del cablaggio? Come si faa spiegare perché è necessario testare

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Figura 4 ‰ Esempio di schermate relativa alle misure dei nuovi parametri (Fluke Networks, sistema Versiv®)

Figura 5 ‰Misura automatica del grado di puli-zia di un connettore multimodale se-condo lo standard IEC 61300-3-35MM (Fluke Networks, sistema Versiv®)

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le fibre in regime di Encircled Flux sechi ti ascolta ha sempre utilizzatobretelle standard (e sempre le stesse!)e non conosce e non ha mai visto unmandrel (Figura 6)? Per non parlare,poi, dell’uso e della manutenzionedello strumento! Quanti sono i tec-nici che eseguono regolarmente lacalibrazione periodica dello stru-mento? E l’aggiornamento del soft-ware? E quanti conoscono le carat-teristiche e le potenzialità del tester?È incredibile, ma esiste una larga fascia di utenti che utilizzano (e,spesso, male) solo una piccolissimapercentuale delle funzionalità mes-se a loro disposizione dagli strumentimoderni, funzionalità che permet-terebbero, se conosciute, non solo dieseguire il lavoro “a regola d’arte”ma di far risparmiare loro moltissimotempo (e quindi denaro) sia in fasedi test che di ricerca guasti.Sul web è possibile rintracciare mol-ta documentazione tecnica sull’ar-gomento ma, purtroppo, questo metodo di acculturamento e aggior-namento non sembra molto seguitodalla grande maggioranza degli in-stallatori coinvolti con le attività dicertificazione. I motivi principalisono da ricercarsi nella frammenta-zione delle informazioni, che impe-disce una progressione lineare del-l’apprendimento a partire dal baga-glio di conoscenze posseduto, dalladifficoltà nella selezione dei docu-menti realmente interessanti e aggiornati e, soprattutto, dalla barrierarappresentata dalla lingua inglese. Il metodo migliore per accrescere leproprie competenze resta ancora ilcorso in aula, in cui, l’interazione discente/docente permette di risolvereogni problema di comprensione epermette di colmare rapidamente ed

efficacemente anche eventuali lacu-ne nelle conoscenze di base. Un altro aspetto molto importanteper il tecnico che partecipa ad uncorso di formazione è la certifica-zione delle competenze acquisite. La preparazione tecnica è un patri-monio per l’installatore, ma soprat-tutto per il cliente finale, per chi,cioè, in ultima analisi coglie i fruttidella preparazione di chi ha eseguitoil lavoro. Le competenze acquisitedevono, pertanto, essere facilmentedimostrabili e supportate da oppor-tune garanzie in modo che possanorappresentare, per l’utente finale oper chi si avvale di quella figura professionale, un valido elemento divalutazione e di scelta.Un corso di formazione su questi argomenti dovrebbe, pertanto, pos-sedere queste caratteristiche:1. Essere completo. Non dovrebbedare niente per scontato di quel-la che è la materia specifica delcorso e coprire tutti gli argomentiper portare il discente ad un livello di preparazione che lometta in grado di affrontare qualunque problema legato al testdi un impianto moderno.

2. Essere flessibile. Non dare per scon-tata la piena conoscenza delle in-formazioni più elementari da partedi tutti gli allievi; se necessario,l’istruttore deve, nei limiti di tempoa disposizione, chiarire ogni dubbioe colmare ogni lacuna anche al difuori di quelli che sono i contenu-ti specifici del corso.

3. Insegni ad utilizzare lo strumento.Tutte le regole da seguire per ottenere una misura tecnicamen-te valida e come utilizzare le funzioni a supporto dell’attività dicertificazione e di debugging.

4. Essere ricco di esercitazioni e diesempi pratici. In modo da conso-lidare con la pratica tutte le nozioniapprese ed acquisire autonomiaoperativa.

5. Rilasciare un attestato che certifi-chi le competenze raggiunte sullabase di un rigoroso esame tecnicofinale.

n La certificazione CCTT™ diFluke Networks

Fluke Networks, società leader nelsettore della strumentazione perl’analisi delle reti, risponde a questeesigenze con un corso specificoorientato a rilasciare la certificazio-ne internazionale CCTT™ (CertifiedCabling Test Technician), TecnicoCertificato per il Test del Cablaggio. Questo corso, istituito già da alcunianni, si svolge con le stesse modalitàe gli stessi contenuti in tutto il mon-do e ha raccolto migliaia di tecnicisotto una designazione, CCTT™,che è diventata sinonimo di altacompetenza nel settore e garanzia dicertificazioni di impianti di rete ese-guite nel rispetto delle normative edelle procedure più corrette.In ogni nazione, Fluke Networks haselezionato società di formazione ofigure tecniche indipendenti ai qualiaffidare la traduzione nella lingua locale e l’erogazione del corso (Figura 7). Tutte queste figure pro-fessionali devono seguire, a lorovolta, un severo programma di formazione e aggiornamento perpoter mantenere lo status di istruttoriautorizzati (Figura 8).Il corso si rivolge, naturalmente, agliinstallatori che eseguono material-mente i test, ma anche ai progettistiche mettono a specifica le condizionie le metodologie di misura e agliutenti finali che così ricevono tutte leinformazioni per poter valutare la correttezza del processo di certifica-zione del proprio impianto e posso-no interpretare nei dettagli il rapportodi certificazione che la società installatrice rilascia loro. Per l’Italia lasocietà selezionata è Spring che ha giàcertificato CCTT™ oltre 500 profes-sionisti tra installatori, progettisti eutenti finali. La certificazione CCTT™(Figura 9) ha validità triennale, alla scadenza del triennio deve essere rinnovata frequentando un corso di aggiornamento e sostenendo

Figura 6 ‰ Accessori per il controllo delle condizioni di lancio. Mandrel e bretelle Encircled Flux

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nuovamente l’esame. La scadenza temporale della certificazione èun’ulteriore garanzia che il tecnicoin possesso del titolo CCTT™ è alpasso con l’evoluzione di un setto-re dell’impiantistica caratterizzato dagrande dinamicità.

n I contenuti del corso CCTT™ diFluke Networks

Il corso per ottenere la certificazio-ne CCTT™ erogato in Italia da Springrisponde a tutte le caratteristiche diun corso ideale che abbiano enun-ciato. Il programma formativo prevede unaprima sezione propedeutica che fornisce le basi essenziali di cono-scenza sull’architettura, la topologia,la tecnologia dei componenti e lecriticità di un sistema di cablaggiostrutturato, con particolare atten-zione a tutti gli aspetti che, in qualche modo, sono correlati alleprocedure e alle tecniche di misura, ovvero gli elementi fondamentaliper poter apprendere ed eseguirecorrettamente le attività di test e trou-bleshooting. Successivamente vengono affrontati

dettagliatamente – in modo pro-gressivo e sistematico – tutti gliaspetti tecnici e procedurali legati siaalla certificazione di base che aquella secondo tecniche e modalitàavanzate, alternando la spiegazioneteorica con esempi ed esercitazionipratiche. Per i sistemi in rame, la certificazionedi base comprende l’esecuzione deltest dei parametri fondamentali secondo l’indicazione degli stan-dard per ogni tipologia di cablaggiofino alla Classe FA (componenti diCat.7A), mentre la certificazioneavanzata riguarda principalmente itest aggiuntivi per l’accettazionedelle reti che prevedono l’utilizzo diapplicazioni a 10Gb/s e includel’analisi dei fenomeni di Alien CrossTalk. La certificazione degliimpianti di cablaggio in funzionedell’applicazione Ethernet 10GBase-T, infatti, rappresenta oggi la sfida piùimpegnativa non solo per gli strumenti, ma anche per i tecnici chedevono eseguirla. Ethernet 10G, infatti, non solo richiede un test dibase esteso fino alla frequenza di500 MHz, ma impone anche la verifica del parametro di AXT, cioèla diafonia tra cavi adiacenti. Le pro-cedure di test tradizionali, fino adoggi si sono limitate ad analizzaretutta una serie di parametri elettricifacenti parte dello stesso canale ditrasmissione (misure in-channel),una verifica impegnativa per lo stru-mento, ma relativamente semplice daeseguirsi. Il test esteso all’interazio-ne tra canali diversi impone, al con-trario, la conoscenza e il rispetto diprocedure non banali sia per la scelta corretta dei circuiti distur-banti e del cavo-vittima che per laconduzione del test (Figura 10). Per i sistemi in fibra ottica, la certi-ficazione di base prevede la misu-razione del parametro di attenua-zione secondo il metodo identifica-to con le sigle LSPM o OLTS. Il metodo viene descritto seguendorigorosamente le raccomandazionifornite dagli standard internazionalipiù recenti, un requisito essenzialeper ottenere una misura corretta,stabile e invariante rispetto a fattorialeatori – soprattutto quanto i valoridi perdita sono molto piccoli comerichiesto dalle attuali e future applicazioni di rete.

Figura 8 ‰ Anche gli istruttori devono superare un rigoroso esame

Figura 7 ‰ La squadra europea di istruttori certificati per il programma CCTT di Fluke Networks (Ein-dhoven - NL, 28/3/2014)

Figura 9 ‰ Il diploma che attesta la competenzadell’installatore nell’attività di test ecertificazione

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La sezione dedicata alla certifica-zione avanzata prepara i tecnici adservirsi dello strumento OTDR. GliOptical Time Domain Reflectometerrappresentano quanto di più versatilee potente la tecnologia mette a disposizione per l’analisi delle reti infibra ottica. Con l’utilizzo di unOTDR è possibile esaminare il com-portamento di ogni singolo elemen-to che compone il collegamento: lafibra ottica, i connettori, le giunzioni,ecc. Un tracciato OTDR, associato alrapporto di certificazione, rappre-senta la prova inconfutabile chel’installazione è stata fatta “a rego-la d’arte” in ogni singolo dettaglio einoltre, se correttamente interpretato,costituisce uno strumento potentis-simo di diagnosi in caso di malfun-zionamento e di ricerca guasti perché permette di identificare conimmediatezza e sicurezza l’esatto

punto della tratta dove è presente uneventuale problema. La conoscenzadello strumento e delle tecniche diinterpretazione del grafico risultanteè fondamentale per una corretta lettura dei risultati e per poter sfrut-tare le enormi potenzialità di questacategoria di analisi. Il corso Fluke Networks CCTT™erogato da Spring in Italia, com-prende una nutrita serie di esercita-zioni mirate a prendere confidenzacon gli strumenti di ultima genera-zione e con tutte le tecniche e procedure descritte nelle sessioniteoriche. Una parte significativa delle esercitazioni è dedicata al-l’uso delle funzioni diagnostiche ecomprende una nutrita serie di casipratici in cui l’allievo deve, auto-nomamente e con il solo ausiliodello strumento certificatore, dia-gnosticare il problema presente sul

link e identificare con precisione ilpunto esatto del collegamento dove intervenire per risolvere il malfunzionamento. La certificazione CCTT™ di FlukeNetworks, ed il corso che permette-re di accedere all’esame, è stato storicamente proposto sulla basedelle diverse piattaforme di stru-menti certificatori Fluke Networksche si sono succedui nel tempo:DSP 4000, DTX 1800 e ora è pro-posto anche sulla nuovissima piat-taforma Versiv™.

n

(*) Giacomo ScalzoSpring [email protected]

Per tutti coloro che volessero maggiori informazioni sul corsoSPRING/Fluke Networks per otte-nere la certificazioni internazionaleCCTT™ e conoscere le date e le sedidi effettuazione nei prossimi mesi:

consultare il sito www.spring-italy.it,

mandare una mail all’indirizzo [email protected]

o telefonare al N. 02 620 227 218.

Figura 10 ‰ Configurazioni di test per la misura di PSANEXT e PSAACR-F Figura 11 ‰ Un moderno strumento OTDR(Fluke Networks, sistema Versiv®)

Figura 12 ‰ Le funzioni di analisi HDTDX e HDTDR, danno un’indicazione molto precisa del tipo dimalfunzionamento e criticità presente nel cablaggio e permettono di localizzarne il puntocon precisione.

Commenti / Informazioni

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Continua la pubblicazione dei professionisti che hanno recentemente ottenuto la certificazione CCTT™ di Fluke Networks (*)

L’elenco completo dei professionisti e delle società certificate sarà quanto prima disponibile in una sezione dedicata del sito www.spring-italy.it* Sia sul sito che sulla rivista vengono pubblicati solo i nomi delle società che hanno concesso espressa autorizzazione scritta.

Le prossime sessioni del corso SPRING SPCCRG

che permette di ottenere la certificazione CCTTTM di Fluke Networks

si svolgeranno con il seguente calendario:

MILANO: 3, 4, 5 Novembre 20141, 2, 3 Dicembre 2014

ROMA: 10, 11, 12 Novembre 2014 10, 11, 12 Dicembre 2014

á Michele RizzoRedder Telco S.r.l.Via Pio La Torre, 9136043 – Camisano Vicentino (VC)Tel. 04441783651 e-mail: [email protected]

á Gianni VecchiatoRedder Telco S.r.l.Via Pio La Torre, 9136043 – Camisano Vicentino (VC)Tel. 04441783651 e-mail: [email protected]

á Luigi CardellinoRedder Telco S.r.l.Via Pio La Torre, 9136043 – Camisano Vicentino (VC)Tel. 04441783651 e-mail: [email protected]

á Romolo Cristian CampanellaMediacom S.r.l.Via F. Angileri, 2491025 – Marsala (TP)Tel. 0923 714668e-mail: [email protected]

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Il Gigabit WiFi è arrivato. Grandi promesse ed elevate aspettative, concretizzabilisoltanto se l’802.11ac è ottimizzato e implementato correttamente. ‰ A cura di FLUKE NETWORK - AIRMAGNET (*)

Tabella 1 ‰ Data rate massimali corrispondenti alle diverse possibili confi-gurazioni a livello fisico (PHY)

IEEE 802.11ac Survey

ambiente richiede qualcosa di piùdel semplice acquisto e collega-mento di qualche nuovo accesspoint e della disponibilità di inter-facce radio dal lato utente. Otte-nere la necessaria copertura e la piùalta velocità dei flussi dati che ci siattende, impone una chiara com-prensione del modo in cui funzional’802.11ac rispetto ad a/b/g/n cosìcome una preparazione allo statodell’arte per migrare verso le nuove tecnologie.

z Migliorare la tecnologia WiFi –802.11ac

Gli standard per il wireless ai qualiormai ci siamo abituati presentanonumerose limitazioni nel fornire ap-plicazioni ad elevata larghezza dibanda. Come mostrato nel pro-spetto di Tabella  1, 802.11n offreun flusso dati fisico (PHY) che puòraggiungere al massimo 600 Mb/s,con flussi dati per gli utenti realisti-camente posizionati intorno a 200Mb/s. Questo data rate è ottenibilesoltanto quando l’ambiente di uti-lizzo è ideale e solo con uno o dueclient connessi. In ambienti WiFi

reali, ibridi, dove i client condivi-dono lo spazio disponibile, le pre-stazioni del 802.11n possonocalare al disotto del livello dei 10MB/s, il che non è in grado di sup-portare le attuali o future richiestedi prestazioni degli utenti.

L’802.11ac è una tecnologia retro-compatibile che permette una mi-grazione senza soluzione di con ti-nuità a partire dagli attuali ambienti802.11a/n. Esso opera esclusiva-mente nella banda dei 5 GHz e sup-porta flussi dati potenziali al disopradi 1 Gb/s. La gamma dei 5 GHz tipicamente soffre meno dei pro-blemi di conflitti e interferenze edoffre un maggior numero di canali rispetto a quella dei 2,4 GHz, con-sentendo le più alte prestazioni offerte da 802.11ac. L’introduzionedel 802.11ac sul mercato è statapianificata in due fasi:

• Fase 1 – in grado di distribuireflussi dati a livello fisico (PHY)fino a 1,3 Gb/s

• Fase 2 – con prestazioni fino a6,9 Gb/s

n IntroduzioneL’802.11ac è stato sviluppato ed èattualmente sempre più disponibilesul mercato, sulla spinta delle cre-scenti esigenze nei confronti delleinfrastrutture WiFi. L’esplosione delBYOD (Bring Your Own Device) hanon solo incrementato il numerodei dispositivi per utente che siconnettono all’ambiente, ma haanche portato con sé un nuovo tipodi utilizzo, che include la voce, ilvideo HD ed altre applicazioni adalto consumo di banda bi-direzio-nale come Microsoft Lync, Face-Time, WebEx ed altre. La fornitura di queste applicazioniad alta capacità e bassa latenza èulteriormente complicata dal fattoche possono esserci più dispositiviper utente che vi accedono. Una recente indagine di Cisco Systemsstima che questo numero crescerà a3,5 dispositivi per utente entro il2015. Questi dispositivi ad elevatamobilità non sono i soli ad aggiun-gere pressione sul WiFi. La connet-tività dei laptop, il livello di utilizzoe il throughput delle applicazionisulle reti wireless sono costante-mente in crescita. I carrier (fornitoridi accesso a Internet - N.d.T.)stanno incominciando ad adottareil WiFi come metodo di allaccia-mento per i clienti nell’ultimo miglio. Queste linee di tendenzaspingono i dipartimenti IT a fornirelivelli di qualità del segnale, coper-tura e capacità di traffico bi-dire-zionale senza precedenti. Per soddisfare questi requisiti laIEEE (Institute of Electrical and Elec-tronics Engineers) si è messa al lavoro ed ha rilasciato lo standard802.11ac, probabilmente la più significativa evoluzione delle pre-stazioni wireless da quando esiste ilwireless. Implementare l’802.11accon successo in un determinato

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Le velocità operative degli utilizza-tori misurate attualmente per laprima fase possono raggiungere gli800 Mb/s, il che rende possibili applicazioni ad alta velocità come ilvideo HD e UHD su WiFi verso piùutilizzatori simultanei. Con questolivello di prestazioni è possibilesupportare un maggior numero diutenti, di dispositivi e complessiva-mente una superiore capacità, assi-curando al tempo stesso la retro-compatibilità con le precedentitecnologie.

Gli apparati esistenti 802.11a/n nonpossono effettuare l’aggiornamentoverso 802.11ac: sono necessarienuove apparecchiature per suppor-tare tutti i cambiamenti introdottidalla nuova tecnologia e richiestiper raggiungere gli elevati flussi datierogati da 802.11ac.

Come l’11n, l’802.11ac fa uso delloschema d’antenna MIMO (MultipleInput/Multiple Output) e di flussi spaziali multipli (Multiple Spatial Streams) per rendere disponibile l’alta capacità: è possibile adottare unoschema con un massimo di 8x8 an-tenne, sebbene la maggior parte delleinstallazioni iniziali utilizzerà dispo-sizioni 3x3, esattamente come faceval’802.11n. Nel caso dell’802.11ac sipossono creare canali da 80 MHzraggruppando fino a quattro canalisingoli da 20 MHz ciascuno, il chesi riflette in una maggiore velocitàdi flusso dati disponibile per gli utilizzatori. Ciò è dovuto al fatto

che più è largo il canale più sotto-portanti si rendono disponibili per iltrasporto dei bit: ne risulta quindiun maggiore throughput. Il rovesciodella medaglia, quando si usano canali più larghi, è che restano di-sponibili meno canali ‘accorpati’,riducendo la possibilità di scelta acinque canali da 80 MHz a disposi-zione. Soltanto due di questi sonoeffettivamente disponibili se devonoessere evitati i canali DFS (Dyna-mic Frequency Selection).

La copertura ininterrotta con bassasovrapposizione dei canali sembre-rebbe impossibile con due soli canali a disposizione. Tuttavia latecnologia 802.11ac incorpora lacapacità di far coesistere due accesspoint adiacenti impostati sullostesso canale a 80 MHz, facendoliregredire su differenti canali a 40MHz o a 20 MHz, quando si mani-festa interferenza da co-channel.

L’implementazione della fase due,che inizierà nel corso del 2014, introdurrà canali da 160 MHz, cheincrementeranno ulteriormente ilpotenziale di throughput fino a raggiungere teoricamente i 6,9Gb/s: questo ci dà un’idea di cosasia in grado di offrire l’802.11ac, se ne realizziamo correttamente l’infrastruttura partendo dalle fon-damenta.

z Metodologie raccomandate perl’implementazione dell’802.11ac

Comprendere a fondo la tecnologia

che sta dietro lo standard 802.11acè fondamentale quando si ha inten-zione di implementarla. A frontedei formidabili benefici che può of-frire, anche 802.11ac resta sempresuscettibile a tutti i soliti problemiche ‘ammazzano’ le prestazioni inqualsiasi ambiente WiFi:

• Interferenze non-WiFi• Interferenze di co-channel• Scarsa qualità del segnale• Rumore• Condivisione del canale con vec-

chi dispositivi più lenti

Questi inconvenienti pongono unasfida che può essere vinta soltantose si attua un valido piano di perl’installazione di questa innovativatecnologia. Occorre resistere allatentazione di comprare qualche AP802.11ac, accenderlo e lasciare chegli utenti provino ad usarli. È beneinvece provvedere prima a:

1. Una esaustiva pianificazione evalutazione del sito

2. Una verifica dell’installazione

3. Una completa risoluzione dei pro-blemi e ottimizzazione dell’im- pianto

Descriveremo le considerazioni ne-cessarie e le metodologie raccoman-date (Best Practices) per ciascunafase, fornendo anche i nostri consigliper ottenere le migliori prestazioni equalità del segnale.

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Figura 1 ‰ Struttura della banda dei 5 GHz

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n Pianificazione e valutazione delsito

Ci si attende che le implementa-zioni del nuovo 802.11ac venganorealizzate in parallelo con i sistemia/b/g/n già esistenti. Dal momentoche 802.11ac è retro-compatibilecon installazioni a/n che fanno usodella banda a 5 GHz, non vi è ne-cessità di rimuovere completamentequesti vecchi access point. In ognicaso è importante avere ben chiaroin mente quali siano i dispositiviche già adesso si contendono labanda RF e in che modo l’802.11acpossa completare l’ambiente esi-stente per raggiungere gli obiettividi prestazioni stabiliti dal progetto.La fase di pianificazione include unsopralluogo (Survey) pre-installa-zione per determinare l’attuale con-figurazione dei dispositivi, i livellidi rumore, le sorgenti di interfe-renza, la copertura del segnale e lacapacità.

z Sopralluogo iniziale del sitoPrima di acquistare e installare gliapparati 802.11ac o di rimuovere ivecchi access point, è necessariodefinire lo stato attuale dell’am-biente WiFi. Identificare le cause diinterferenza, valutare la coperturadel segnale, rilevare la disponibilitàdi canali nella gamma dei 5 GHz ela configurazione di tutti i disposi-tivi 802.11a/n in funzione. A questodeve seguire l’esecuzione di un sopralluogo con un access pointmontato su palo (AP-on-a-stick sur-vey) in cui un AP 802.11ac vienemesso in funzione e trasportato in tutti gli ambienti per valutare l’impatto in termini di copertura edi throughput.

z Requisiti di throughputCome secondo passo si prendono inconsiderazione gli obiettivi di pro-getto. Ciò include il calcolo del livello di prestazioni richiesto dalleapplicazioni degli utenti tenendoconto del numero di utilizzatori perciascuna applicazione. Gli utentipotranno connettersi attraverso unosmartphone, un tablet, un PC porta-tile o qualche altro dispositivoclient WiFi, il che crea la necessitàdi fornire adeguata copertura per leinterfacce radio con differenti pre-stazioni.

Per esempio, se in una determinatazona ci aspettiamo che cinqueutenti si connettano con un mas-simo di 15 dispositivi (tre perutente), a seconda di quanti di essinecessitano di servizi voce, videopiuttosto che soltanto di accesso alweb, possiamo stimare la necessitàdi banda intorno a qualcosa come

30 Mb/s. questo, naturalmente, dipende dalle applicazioni in uso eda quanti utilizzatori si colleganosimultaneamente.

Per pianificare la densità di utenti,in genere si considerano non più di20 utilizzatori attivi per ogni accesspoint.

Figura 2 ‰ Andamento del rapporto segnale/rumore per una rete 802.11ac

Figura 3 ‰ Throughput 802.11ac in ambiente reale

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z Considerazioni sull’allocazionedei canali

Lo standard 802.11ac consente canali da 80 MHz nella banda a 5GHz, in pratica ottenuti aggregandofra di loro quattro canali da 20MHz. Ciascun access point verràconfigurato su un singolo canaleprimario a 20 MHz, per esempio il36, che agirà come canale di bea-con2 e di fallback3. Se una radio divecchio tipo desidera connettersicon il nostro access point può usareil canale primario a 20 MHz percollegarsi e funzionare. Tuttavia,poiché il singolo canale ricade all’interno di un canale composito(bonded) a 80 MHz, questo a suavolta bloccherà la trasmissione diun client 802.11ac nativo, fintantoche il canale primario a 20 MHz resterà impegnato.

La prassi raccomandata (Best Prac-tices) per l’installazione di accesspoint 802.11ac è quella di configu-rarli alternativamente sui canali –da 2 a 5 – da 80 MHz disponibili,con un AP che raggruppa i canali36 48 e l’altro i canali 52 64. Se sirende necessaria la sovrapposizionefra questi canali in una determinatazona, basta configurarli su canaliprimari differenti, 36, 44, 52 e 60rispettivamente. Ciò permette un intervallo fra i canali sufficiente peril supporto dei vecchi dispositivi(legacy) che richiedono la connes-sione ad un canale da 20 MHz,senza introdurre interferenza da co-channel.

n Installazione e verificaDopo aver attentamente definito lenecessità in termini di capacità e diarea di copertura, si procede all’in-stallazione degli access point802.11ac in accordo con il pianoprogettuale. Questo non significasemplicemente rimuovere i vecchiAP e il collegamento dei nuovi AP802.11ac nelle stesse posizioni. Cisono infatti parecchie considera-zioni da fare nel momento in cui sipredispone la configurazione e ilposizionamento degli access point:

• Infrastruttura switchingIl link che collega l’access pointcon la rete potrebbe aver bisogno diun aggiornamento rispetto a quantoserviva per il precedente utilizzo.Siccome sarà possibile raggiungerethroughput che si avvicinano a 1GB/s, diventa indispensabile chel’access point sia connesso comeminimo a 1 GB/s con lo switch diaccesso alla rete, il quale a suavolta dovrà connettersi in uplink a10 Gb/s verso lo switch di centrostella. Gli access point 802.11acavranno bisogno di alimentazionemediante 802.3at (PoE+) piuttostoche 802.3af, a causa della maggiorerichiesta di potenza da parte delleantenne. Ciò potrebbe richiedereun aggiornamento degli switch o

degli iniettori di alimentazione inlinea.

• Ampiezza del canaleA seconda delle esigenze del-l’utenza, gli access point 802.11acpossono essere configurati per unalarghezza del canale di 20 MHz, 40MHz o 80 MHz. Con canali da 80MHz è disponibile una maggiorelarghezza di banda, ma in moltiambienti possono essercene sol-tanto due disponibili. In condizionidi alta densità, con centinaia di po-tenziali utilizzatori, saranno neces-sari più access point per fornire unaconnettività adeguata e questo potrebbe forzare l’utilizzo dei 22canali non sovrapposti da 20 MHz.Occorre calcolare attentamente ladensità degli utenti e il throughputche ci si attende dalle applicazioniperché questa informazione è cri-tica per stabilire quanti access pointsaranno necessari e quanti canaliverranno utilizzati. La coesistenzadi client 802.11ac con vecchi client11a e 11n è un’altra importanteconsiderazione. Se la maggior partedei client sono di tipo 11 a/n po-trebbe avere senso usare canali da20 o 40 MHz in quanto la restantebanda di un canale da 80 MHz resterebbe comunque inutilizzataquanto i dispositivi di tecnologiameno recente sono attivi in ricetra-smissione.

• Copertura degli access pointNon tutte le zone necessiterannodella capacità di supportare videoHD verso utenti multipli. A secondadella densità degli utilizzatori edelle applicazioni potrebbe darsiche solo alcune zone selezionate richiedano un elevato throughput,mentre aree come gli atrii e i corri-doi vengano riservate per il solo accesso ai dati. Informazioni dettagliate da parte delcostruttore degli AP potrebbero essere necessarie per determinare lapotenza e la direzionalità dell’an-tenna, le dimensioni della cella e lemodalità di installazione ideali.

Wireless

Tabella 2 ‰ Requisiti di banda per applicazione1

Applicazione per tipo di utente Throughput nominale

Web - utilizzo occasionale 500 kb/s

Web - uso didattico 1 Mb/s

Audio - uso occasionale 100 kb/s

Audio - uso didattico 1 Mb/s

Video streaming / on-demand – occasionale 1 Mb/s

Video streaming / on-demand – didattico 2 - 4 Mb/s

Stampa 1 Mb/s

Condivisione file - occasionale 1 Mb/s

Condivisione file - didattico 2 - 8 Mb/s

Test online 2 - 4 Mb/s

Backup dei dispositivi 10 - 50 Mb/s

1 Jim Florwick, Jim Whiteaker, Alan Cuellar Amrod, Jake Woodhams, Wireless LAN Design Guide forHigh Density Client Environments in Higher Education (Cisco Design Guide, 2013), pp. 8

2 dedicato al controllo della comunicazione – N.d.T.

3 il canale di destinazione in caso di fall-back a seguito di conflitti co-channel – N.d.T.

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Dopo aver calcolato i requisiti pergli utenti, si può utilizzare il soft-ware AirMagnet Planner per creareun ambiente WiFi virtuale prima diprocedere all’installazione fisicadegli access point. Il numero degliAP e la loro disposizione possonoessere simulati per modellizzareun’adeguata copertura e capacità

nell’ambiente di destinazione, te-nendo conto dei materiali che costituiscono le pareti e delle sor-genti di interferenza. Usando que-ste informazioni gli access pointpossono essere fisicamente instal-lati nelle aree prestabilite.

Un sopralluogo di verifica post-

installazione è cruciale per accer-tare che l’ambiente operativo forni-sca effettivamente la copertura e la capacità previste, come stabilito dalprogetto. Per effettuare questo tipodi verifica è raccomandata l’esecu-zione sia di un survey attivo che mi-suri il throughput degli utilizzatoriche di un controllo passivo per mi-surare il segnale, il rumore, l’inter-ferenza, la sovrapposizione fra icanali ed altri importanti parametridell’ambiente WLAN complessivo.Il rilevamento attivo dovrebbe in-cludere entrambi i test di throu-ghput, condotti con un appositostrumento 802.11ac, in modalitàupstream e downstream. Questotipo di test dovrebbe essere con-dotto durante gli orari di picco deltraffico per essere certi che tutti inormali parametri siano coinvoltidurante l’esecuzione delle prove.

Questo rilevamento attivo può essere effettuato utilizzando l’Air-Magnet Survey Pro iPerf che eseguele misure e traccia una mappa delreale throughput utente nell’am-biente, evidenziando le aree chepresentano un basso throughput. È consigliabile effettuare il surveycon un adattatore multiplo per condurre simultaneamente il rileva-mento attivo e passivo, il che per-mette allo strumento di misuraretutti in punti-dati necessari in unasola passata.

n Risoluzione dei problemi e ottimizzazione

Nel caso il survey evidenziasse chequalche requisito riguardante leprestazioni degli utenti non risul-tasse soddisfatto, potranno essereeffettuati degli aggiustamenti perassicurare che gli obiettivi di pre-stazione vengano raggiunti. Nell’ambito di AirMagnet SurveyPro, la funzionalità AirWise per ilcontrollo delle policy può essereutilizzata per determinare quali fat-tori nell’ambiente wireless hannocontribuito a ridurre le prestazioni.Viene fornito un procedimento gui-dato per aiutare ad effettuare le modifiche corrette nei punti giustiper ottenere gli obiettivi desiderati.

Tali aggiustamenti possono inclu-dere la variazione della posizione

Wireless

Figura 4 ‰ Visualizzazione dei canali con larghezza 20/40/80/160 MHz in AirMagnet Survey

Figura 5 ‰ Validazione dei requisiti di progetto 802.11ac

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Wireless

34z N. 4 z Luglio-Agosto 2014

di access point, l’installazione diAP aggiuntivi, la modifica del pianodi utilizzo dei canali, l’elimina-zione di sorgenti di interferenza o l’aggiustamento della potenza di trasmissione per influire sulla dimensione delle celle. Dopo avereffettuato tutti gli aggiustamentiraccomandati da AirWise, eseguirenuovamente un sopralluogo di verifica in modalità multi-adapter, attiva e passiva, per accertarsi chegli obiettivi di performance sianostati raggiunti.

Infine un ultima passata con la fun-zione iPerf di Survey Pro fornirà laprova che la rete è stata realizzatacon successo e soddisfa i criteri e leesigente degli utenti.

z Implementare con successo802.11ac

AirMagnet Survey Pro rende facilesperimentare i benefici dell’imple-mentazione del 802.11ac: se nonvengono considerate attentamentele fasi di pianificazione, verifica eottimizzazione, i potenziali van-taggi del 802.11ac vengono persi acausa dell’impatto dell’ambienteoperativo precedente, dell’eccessodi rumore, di una carente pianifica-zione dei canali o del posiziona-mento poco efficace degli accesspoint. Si può ottenere il meglio dal802.11ac usando la suite di stru-menti wireless AirMagnet di FlukeNetworks.

n

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35Luglio-Agosto 2014 z N. 4 z

L’angolo di BICSI

La struttura operativa di BICSI nel mondo è ampia e ramificata. La sua presenza in circa 100 paesi di cin-que continenti è organizzata in regioni (che contanopiù di 500 soci membri) e in distretti (con almeno 100soci membri). Da quando è nata, nel 1977, BICSI haposto fra i suoi obiettivi fondamentali il supporto deiprogettisti e degli installatori di infrastrutture fisiche direte attraverso una serie di strumenti – primo fra iquali lo sviluppo e l’aggiornamento delle conoscenzetecniche di settore – che ne consentissero la crescitae l’avanzamento professionale. In quasi quarant’anni di attività, sempre più diversifi-cata, BICSI ha progressivamente introdotto una serie dipercorsi di formazione e di certificazioni delle com-petenze professionali (RCDD, RITP, RTPM, DCDC,ESS, OSP, ITS Technician e Installer) che – insieme airispettivi libri di testo, verie propri manuali tecnici –per autorevolezza e com-pletezza, non hanno egualial mondo. Organizza le più impor-tanti conferenze al mondodedicate ai temi delle infrastrutture fisiche e deisistemi di rete: un’occa-sione per stimolare attra-ver so p resen taz ion i e seminari, incontri con i costruttori ed un contattodiretto con prodotti e solu-zioni innovative. E un’opportunità per avviare contattie collaborazioni professionali fra professionisti delsettore. Ha pubblicato e continua a pubblicare la rivista ICTToday (in precedenza BICSI News), ricca di interes-santi spunti su argomenti tecnici di stringente attualitào su tematiche emergenti. Dal 1999 BICSI è diventata anche un vero e proprioente normativo – ufficialmente riconosciuto in ambitoANSI (American National Standards Institute) – ed hapubblicato diversi standard di grande rilievo per ilsettore ITS, fra i quali quelli dedicati alla progettazionee gestione di data center, ai sistemi di sicurezza elettronica (ESS – Electronic Safety and Security), al Building Information Modeling (BIM) ed alla progetta-zione di sistemi ITS nell’ambito di strutture sanitarie. Tutto questo è particolarmente importante ed utile peril settore ITS, ma resterebbe qualcosa di astratto elontano per la maggior parte dei tecnici, dei profes-sionisti e delle imprese se la presenza attiva di BICSI

in Italia e in Europa, non si manifestasse in modoconcreto e continuo. Ebbene la notizia di stretta attualità è che voci, ‘rumours’ in ambito BICSI, parlanodi un’imminente riorganizzazione della struttura sulterritorio europeo con uno sdoppiamento della pre-senza sul nostro continente. Stando a fonti bene informate l’idea sarebbe quella di creare due distretti,uno comprendente la Gran Bretagna e l’Irlanda e l’altroche coprirebbe tutto il resto d’Europa, dal Portogalloalla Russia e del quale farebbe parte anche l’Italia. Le ragioni di questo radicale cambiamento dell’orga-nizzazione BICSI sono da ricercarsi nella forte diso-mogeneità di queste due macro-aree, per motivi lin-guistici e per numero e densità di soci membri: mentrenelle isole britanniche la lingua inglese, la culturaanglosassone e quindi una maggiore affinità con gli

Stati Uniti hanno favoritola diffusione della parteci-pazione a BICSI, nel restodel continente la densità disoci-membri è molto infe-riore e soltanto in Italia hasuperato la ventina diunità. Ciò non toglie chenon ci sia un forte interessee, ancora di più, la neces-sità di accedere alla mi-gliore cultura tecnica ed aipercorsi professionali cheBICSI propone. Auspichiamo quindi che,

se le indiscrezioni sono vere, si concretizzi al piùpresto lo sforzo di riorganizzazione dell’assetto sul territorio europeo di BICSI, perché solo attraverso lafocalizzazione sulle specifiche esigenze di Paesi comeil nostro, con problemi linguistici e di tradizione nellapratica professionale di settore, sarà possibile perBICSI apportare un reale contributo allo sviluppo di unsettore sempre più nevralgico per l’economia. Sarà un piccolo passo avanti, ne siamo certi, in dire-zione di una migliore valorizzazione del compartoITS, delle competenze specifiche dei suoi tecnici eprofessionisti, del ruolo centrale che le infrastruttureed i sistemi per il trasporto delle informazioni rive-stono nell’industria e nella società del XXI secolo.

La società dell’informazione, appunto … n

Giacomo Scalzo Bicsi Italy Country [email protected]

Novità in Europa?

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L’angolo di BICSI

36z N. 4 z Luglio-Agosto 2014

Preparare il terreno per un nuovo livello diPower over Ethernet

versione dello standard. Il nuovo stan-dard, che si chiamerà IEEE802.2bt,punta a distribuire fino a 49W verso idispositivi abilitati all’alimentazioneda remoto. Come ci si può aspettare inquesti casi, i costruttori di dispositivi edi fonti di alimentazione sono moltopiù avanti nel processo di sviluppo

della tecnologia e sono già in grado difornire gli apparati pur se non con-formi ad alcun standard. L’evoluzione storica del PoE è illustratain Figura 1.

Questo articolo rappresenta una panoramica della tecnologia PoE,

n IntroduzioneNel decennio scorso, Power overEthernet (PoE) si è consolidata comeuna strategia fondamentale, per-mettendo ai gestori di rete, agli in-stallatori e integratori di utilizzare ilcablaggio strutturato per distribuiresia i dati che l’alimentazione elet-trica a molti dei dispositivi di rete.Lo standard PoE originale – IEEE802.3af, approvato dalla Task ForceIEEE PoE nel 2003 – limita questatecnologia a dispositivi che assor-bono meno di 19,95 W di potenzaelettrica. Meno di tre anni dopo lapubblicazione del primo standard,la crescente richiesta di applica-zioni PoE che potessero superare labarriera di 12,95 W ha dato luogo aiprimi tentativi per un aggiorna-mento delle specifiche.La revisione dello standard PoE,IEEE802.3at – anche conosciutocome PoE Plus o anche PoE+, èstato approvato nel 2009 e ha por-tato il limite di energia erogabile a25,5 W. Da quel momento è conti-nuato a crescere l’interesse delmondo industriale e, conseguente-mente, la richiesta, per soluzioniPoE di ancora maggiore potenza. La Task Force IEEE PoE è già in fasedi avanzato sviluppo della prossima

Le reti aziendali continuano ad espandersi e a diventare sempre più versatilie complesse. Dispositivi tradizionalmente considerati periferici – Access Pointwireless (WAP), telecamere di rete per la sicurezza, sistemi per l’automazionedi edificio e di controllo e telefoni VoIP – sono diventati importanti risorse direte. Più dispositivi vengono aggiunti e più cresce l’infrastruttura necessaria asupportarli e la convenienza ad alimentarli attraverso lo stesso cablaggio.‰ Masood Shariff (*)

Figura 1 ‰ Evoluzione della tecnologia Power over Ethernet

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37Luglio-Agosto 2014 z N. 4 z

dello stato delle attività di standar-dizzazione e fornisce le linee guidae le raccomandazioni più impor-tanti per far sì che l’infrastruttura dicablaggio sia adeguata a supportarel’evoluzione della tecnologia PoE.

n Informazioni di base sulla tecno-logia PoE

PoE descrive un sistema per tra-smettere in sicurezza energia elet-trica, contemporaneamente ai dati,verso dispositivi remoti su di un cablaggio standard di Categoria 3,5, 5e, 6 e 6A. PoE è progettato inmodo che i dati Ethernet e l’ali-mentazione elettrica non interferi-scano tra di loro, permettendo latrasmissione dell’energia senza ladistruzione del segnale. PoE fun-ziona convertendo l’energia prove-niente dalla rete elettrica in bassatensione e inviandola, così conver-tita, sul cablaggio strutturato versoun dispositivo periferico abilitatoPoE. Nel processo di trasmissione,la dissipazione di una certa quantitàdi energia è, purtroppo, inevitabile.Per esempio, i sistemi secondo lostandard PoE 802.3at-2003 possonointrodurre sul cablaggio fino a15,4W di energia ma solo 12,95Wsono garantiti al ricevitore.Il sistema PoE consiste in un appa-rato che contiene la sorgente di ener-gia (PSE = Power Sourcing Equip-ment) e che fornisce l’alimentazionee di un dispositivo da alimentare (PD= Powered Device) che la riceve. Gli apparati PSE sono tipicamenteprogettati per funzionare come ali-mentatori end-span o mid-span. Il PSEend-span è, generalmente, integratonelle porte di uno switch Ethernet; èstato stimato che, ogni anno, vengonoprodotte circa 100 milioni di porteabilitate PoE. Come suggerisce ilnome, il PSE end-span, illustrato in Figura 2, risiede all’estremità dellaLAN opposta rispetto al PD.

Un PSE mid-span, posizionato tralo switch Ethernet e il PD, inseriscesui cavi l’energia da inviare al PDsenza compromettere l’integrità deisegnali. Per questa ragione, i mid-span sono anche indicati come“iniettori PoE”. Un PSE mid-spanpuò essere utilizzato come sorgentedi alimentazione autonomo, comemostrato in Figura 3.I PD sono localizzati all’estremità diricezione del sistema di distribu-zione PoE e funzionano in correntecontinua a bassa tensione. Molti PDpossiedono anche uno splitter PoEintegrato che separa l’alimentazionedai dati per permetterne la ri-distri-buzione verso altri dispositivi.Un sistema PoE, quando usato inapplicazioni VoIP, LAN wireless esicurezza IP, può far risparmiarefino al 50% dei costi globali di installazione eliminando la neces-sità del cablaggio elettrico e dellerelative prese. Con gli alimentatoriUPS (Uninterruptables Power Sup-plies), integrati nella maggior partedelle LAN, i sistemi PoE che utiliz-zano PSE end-span, garantiscono,inoltre, continuità di funzionamentodella periferica anche in caso diguasti sulla rete elettrica principale.

n Lo sviluppo degli Standard PoELo standard originale IEEE 802.3af-2003, approvato nel 2003, permettedi fornire fino a 15,4W di potenzaelettrica in corrente continua a livello di PSE e utilizza due dellequattro coppie ritorte del cablaggio.Poiché parte dell’energia è dissipatanei cavi, solo 12,95W sono garantitidisponibili al PD. Questo valore èsufficiente per alimentare un ampiospettro di dispositivi di rete, com-presi i telefoni VoIP, semplici videocamere di sicurezza, WAP edorologi digitali, ma anche i disposi-tivi di gestione degli edifici e dicontrollo degli accessi.Lo standard PoE+ - IEEE802.3at, ratificato nel 2009 – permette al PSEdi erogare fino a 30W di potenzamedia in continua e al PD di rice-vere fino a 25,5W su due coppie,Figura 4.La vastità dei dispositivi esistentiutilizzanti PoE ha indotto i fornitoriad esigere di più dall’infrastrutturadi supporto in modo da poter esten-dere questa funzionalità a nuovi apparati PoE.La nuova infrastruttura deve esserein grado di erogare più energia e,nello stesso tempo, incrementare

L’angolo di BICSI

Figura 2 ‰ Alimntazione fornita da un apparato LAN con end-span PSE

Figura 3 ‰ Alimentazione fornita tramite un mid-span PSE attraverso una bretella speciale

Figura 4 ‰ Confronto tra standard PoE esistenti e in sviluppo

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L’angolo di BICSI

38z N. 4 z Luglio-Agosto 2014

l’efficienza di trasferimento. Con alcuni dispositivi, come i WAP802.11ac, le cui prestazioni pos-sono superare il gigabit Ethernet, lostandard dovrà anche poter permet-tere PoE su collegamenti a largabanda come 10GBASE-T.Le esigenze del mercato spessoevolvono più rapidamente deglistandard; oggi è disponibile unanuova generazione di dispositiviabilitati alla tele-alimentazione eche richiedono una potenza supe-riore ai 25,5W che può fornirePoE+. La Figura 5 elenca alcuni deisettori industriali e delle applica-zioni che potrebbero immediata-mente trarre beneficio da uno stan-dard PoE a maggiore capacità.In risposta a questa esigenza, nelMaggio 2013 è stato istituito ungruppo di studio nell’ambito di IEEE802.3 per valutare la standardizza-zione di una versione di PoE che uti-lizzasse tutte le quattro coppie di uncablaggio bilanciato coppie ritorte.Il gruppo di studio ha recentementecompletato il lavoro ed è stata con-vertito in task force durante il mee-ting plenario IEEE di Novembre2013. La nuova Task Force IEEE802.3bt ha il compito di generareuno standard PoE basato su quattrocoppie che dovrà fornire almeno49W verso il dispositivo alimentatoe, nello stesso tempo, dovrà incre-mentare l’efficienza del trasferi-mento di energia. Il nuovo stan-dard, probabilmente, specificheràil valore massimo ammesso per losbilanciamento della resistenza cop-pia su coppia ad, approssimativa-mente, il 5% e, pertanto, dovrebbepermettere l’utilizzo della maggior

parte dei cablaggi installati di Cat 6o superiore.Lo standard farà confluire le solu-zioni già commercialmente dispo-nibili da parte di diversi produttorinell’ambito di un’implementazionestandardizzata. Questi produttori,infatti, stanno già offrendo soluzionicon capacità di alimentazione superiore per supportare le applica-zioni emergenti che richiedono maggiore potenza elettrica. Peresempio possiamo citare la solu-zione Universal PoE (UPoE) di Ciscoche estende le capacità dello stan-dard PoE+ fino a 60W per porta.

n Le funzioni e l’alimentazione deidispositivi HDBaseT

HDBaseT è una tecnologia di inter-connessione per la trasmissione divideo ad alta definizione (HD) noncompresso, audio, alimentazione,rete dati domestica e altri segnali dicontrollo su di un cavo comune conconnettori standard. Oltre ad utiliz-zare un connettore standard RJ-45 eun cablaggio a coppie ritorte di Cat6 o superiore, lo standard HDBaseTcomprende parecchie altre funzioniper estendere le funzionalità dei cavetti standard HDMI (interfacciamultimediale ad alta definizione) attualmente utilizzati per HDTV:

• Video HD non compresso• Gli stessi formati audio supportatida HDMI

• Diverse opzioni per il controllodel dispositivo

• Supporto della trasmissione datiEthernet 100BaseT

• Aggiunta dell’alimentazione incontinua sullo stesso cavo

HDBaseT si pone l’obiettivo di for-nire fino a 100W di potenza in cor-rente continua, inviando l’energiasullo stesso cavo utilizzato per ero-gare gli altri servizi. La tensione saràal di sotto dei 60V (SELV = SafetyExtra Low Voltage) simile a quellautilizzata dalle applicazioni IEEE802.3 PoE. Sulla base delle esigenzedi applicazioni come HDBaseT, latask force di recente costituzioneIEEE 802.3bt, sta prendendo in con-siderazione di estendere gli obiettiviiniziali per garantire fino a 1000 mAper coppia su tutte le quattro coppiein modo da poter erogare 90-100Wsu 100m di cablaggio di Cat 5e osuperiore. IEEE 802.3bt sta ancheprendendo accordi con i comitatiper il cablaggio ISO/IEC JTC 1/SC25/WG 3 e TIA TR-42 perché ven-gano estesi i documenti ISO/IEC TR29125 e TIA TSB-184 fino a suppor-tare la corrente di 1000mA per coppia sulle quattro coppie.In virtù del maggior diametro deiconduttori e della maggiore area superficiale, i cavi di Cat 6A hannouna maggiore capacità di trasportodi energia rispetto a quelli apparte-nenti alle categorie inferiori, per-tanto sono fortemente raccomandatiper le nuove installazioni.

n La capacita attuale dello stan-dard BAS (Building AutomationSystems) TIA-862-A

TIA-862-A permette 1,5A per cop-pia alla temperature di 25 °C perun cavo da 24 AWG (American WireGauge) ma limita la massima cor-rente totale, quando tutte le quattrocoppie sono utilizzate, a 3,36A.Questo valore è inferiore ai 4A che

Figura 5 ‰ Applicazioni nuove ed emergenti per PoE ad alta potenza

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si stimano necessari per un grandeTV HDBaseT. La limitazione a 3,6Aè basata su considerazioni di sicu-rezza ed è attualmente in valuta-zione nei comitati sul cablaggio siain ambito TIA che ISO. Fin tanto chequeste valutazioni non saranno portate a termine, la raccomanda-zione temporanea è di non legare infasci i cavi utilizzati per HDBaseT.

n ISO/IEC TR 29125 e TIA TSB-184TIA TSB-184 è stato pubblicato nelLuglio 2009 e comprende le lineeguida per supportare l’alimentazioneremota su un cablaggio a coppie ritorte. Queste linee guida indicanoun valore di 25 ohm per la resistenzadi anello in continua sull’intero ca-nale, uno sbilanciamento massimodella resistenza di anello pari al 3%o a 200 megaohm (il più grande deidue) e vincoli sull’installazione tenendo conto dell’innalzamentodella temperatura in un fascio di 100cavi. Il documento comprende anche con-siderazioni utili per contenere la generazione di calore e migliorare ladissipazione termica qui sintetizzate:

1. Utilizzare cablaggio di categoriasuperiore

2. Preferire conduttori di maggioresezione, che riduce il valore dellaresistenza dc (in continua) perunità di lunghezza

3. Migliorare la dissipazione ter-mica selezionando cavi con:a. Migliore conduttività termicab. Migliore coefficiente di trasfe-rimento termico tra i materiali

c. Migliore coefficiente di trasfe-rimento termico tra la guainaesterna e l’aria

d. Presenza di elementi metallici(per es. schermi)

e. Un diametro maggiore4. Ridurre il numero di coppie uti-lizzate per il trasferimento dienergia

5. Ridurre il numero di cavi per fascio ed evitare di legarli troppostrettamente

6. Scegliere applicazioni e disposi-tivi che necessitano di minorecorrente

Anche ISO/IEC TR 29125 è statopubblicato nel 2009 ed è similenelle indicazioni a TIA TSB-184.

Entrambi i documenti sono ora sog-getti a revisione per supportare finoa 1000mA per coppia su quattrocoppie. I task group che lavoranosu questi documenti hanno anchedeterminato come le condizioni diinstallazione (in aria libera, in con-dotte o su vassoi porta-cavi) e il rag-gruppamento in fasci dei cordoniusati per collegare le apparecchia-ture PoE ai pannelli di permutazionecostituiscano nuove ed importantiaree da investigare.

n PoE su quattro coppie: unosguardo più da vicino

Il nuovo standard IEEE 802.3bt per-metterà ai costruttori delle apparec-chiature di creare soluzioni ingrado di erogare maggiore potenzacon maggiore efficienza e suppor-tare collegamenti a 10 Gb/s. La Fi-gura 6 mostra un sistema PoE comeriportato nello standard IEEE802.3at-2009. Per le applicazioniPoE+, possono essere utilizzate sial’Alternativa A che l’Alternativa Bper erogare l’energia elettrica si due

coppie di fili. Lo standard IEEE802.3bt, però, permetterà l’usocontemporaneo dell’Alternativa A edell’Alternativa B, in pratica rad-doppiando la quantità di energia di-sponibile.

PoE su quattro coppie, inoltre, riducela potenza dissipata lungo il cablag-gio, permettendo agli operatori direte di ridurre le perdite di energiafino al 50% se confrontate con le soluzioni PoE a due coppie, indipen-dentemente dal tipo di cablaggio uti-lizzato.

Per determinare se una soluzionePoE su quattro coppie può essereimplementata su una determinatainstallazione, i responsabili di retedovrebbero prendere in considera-zione un ampio spettro di variabili,tra queste, le esigenze della rete nelsuo complesso e del singolo canale,gli effetti nei confronti delle limita-zioni di capacità e di temperatura ele strategie relative al cablaggio ealla sua realizzazione.

L’angolo di BICSI

Figura 6 ‰ I due schemi alternativi per l’uso con un end-span PSE secondo IEEE 802.3at-2009

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L’angolo di BICSI

40z N. 4 z Luglio-Agosto 2014

n Progetto del canale e della reteLe considerazioni di progetto per ilcanale e per la rete, in caso di PoEsu quattro coppie, non saranno diverse da quelle che oggi si appli-cano al progetto dei sistemi in PoE ein PoE+. Per quanto riguarda la to-pologia di canale, lo standard PoEsu quattro coppie fa riferimento alladistribuzione della potenza di ali-mentazione verso il PD attraversole tipologie di cablaggio esistentiche abbiano fino a quattro coppieritorte e una lunghezza complessivache può raggiungere i 100m. Per in-formazioni dettagliate sulle varie to-pologie idonee a supportare PoE suquattro coppie, fare riferimento aldocumento ISO/IEC IS 11801, Ge-neric Cabling for Customer Premisese ANSI/TIA-568-C.2, Balanced Twi-sted-Pair Telecommunications Ca-bling and Component Standard.In base agli scopi attuali dei lavorisu PoE a quattro coppie, tutti i cablaggi devono, come minimo, essere conformi con le prestazionirichieste per la Cat 5e su 100m,nello scenario di caso pessimo cheprevede quattro connessioni lungolo sviluppo del canale. Si tenga pre-sente, comunque, che un cablaggiodi Cat 5e fornisce solamente il livello minimo delle prestazioni richieste, pertanto si raccomanda diutilizzare cablaggi di Cat 6 o di Cat6A che siano stati testati per quantoriguarda la conformità verso la corrispondente categoria o classesecondo ANSI-TIA-568 o ISO/IEC IS11801.

n Punti terminali oltre la scrivaniaIn un tipico ambiente ufficio, lamaggior parte dei punti terminali(TO) del cablaggio sono localizzatinelle aree di lavoro e vicino allascrivania dell’utente finale. Al cre-scere della capacità di erogare potenza elettrica, i dispositivi PoEnon solamente sono diventati piùdiffusi, ma si sono molto diversifi-cati per quanto riguarda le funzionie le applicazioni.Oggi i dispositivi abilitati alla tele-alimentazione PoE comprendono videocamere di sorveglianza moto-rizzate, videotelefoni, monitor HD edispositivi a basso consumo perl’edificio intelligente come apparatidi controllo, sensori ed attuatori.

Si consideri l’installazione di alcunidelle seguenti applicazioni PoE:

• Servizio al punto vendita• Video conferenza e postazione diaccoglienza

• Videocamere di sicurezza IP peril controllo delle aree protette

• Controlli industriali e sensori• Segnaletica digitale• WAP multicanaleQuesti dispositivi non sempre pos-sono essere collegati alla tradizio-nale presa telematica (TO) a muropresente a lato delle scrivanie. Sempre più spesso i punti di con-nessione di questi dispositivi si tro-vano nel soffitto vicino alle porte oagli ingressi, sul muro ben in vista,all’esterno e/o in angoli remoti dell’edificio. Queste posizioni nonconvenzionali per la presa telema-tica presentano nuove problemati-che come la necessità di ulterioreestensione del cablaggio, la possibi-lità di accedere al percorso di instal-lazione e la disponibilità compo-nenti con caratteristiche speciali perquanto riguarda, per eempio, la resistenza al fuoco e/o le compatibi-lità ambientali (cavi plenum-rated).Per affrontare queste problematicheè necessaria una accurata pianifi-cazione di pre-installazione che ga-rantisca la disponibilità del cablag-gio in tutti i punti destinati adospitare apparati PoE.

n Distribuzione del cablaggio “azona”

Secondo la topologia tradizione delcablaggio di rete, le prese telemati-che (TO) utilizzate in ambito PoE,sono direttamente collegate attra-verso il cablaggio orizzontale aipannelli di permutazione nei vanitecnici di piano. Per molte installa-zioni che coinvolgono PoE a quattrocoppie, specialmente se si tratta dinuove installazioni, un sistema dicablaggio “a zona” può significareuna stesura dei cavi più semplice emaggiore flessibilità. Con il cablag-gio di zona la capacità di gestirespostamenti, estensioni e modifichesemplicemente collegando il PD aldistributore di zona permette di risparmiare manodopera e materiali,riducendo gli investimenti per i costi di installazione iniziali e perquelli di gestione a regime.

Il modello di distribuzione di zonaillustrato in Figura 7, utilizza trattedi cavo tra il vano tecnico che con-tiene gli apparati verso le specifi-che zone dell’edificio. Un consoli-dation point (CP) per ogni zonapermette l’installazione di un ca-blaggio permanente fino al CP; unsecondo tratto di cablaggio corredal CP verso una TO per ogni PD.Questo approccio garantisce un ulteriore grado di flessibilità nel cablaggio dal CP alla prima TO in

Figura 7 ‰ Cablaggio di zona utilizzante un Consolidation Point

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41Luglio-Agosto 2014 z N. 4 z

ogni cella e capacità di riserva sedovesse essere necessario installarealtre TO.Questa strategia è ideale in caso dinuove installazioni ma può rivelarsimolto utile anche in caso di aggior-namento e ammodernamento di installazioni esistenti, dove, CP opportunamente posizionati pos-sono permettere a lunghe tratte difasci di cavi provenienti di vani tec-nici di essere alloggiati definitiva-mente nei percorsi più difficili. Dopo aver installato in modo per-manente questo cablaggio, gli in-stallatori possono sfruttare tutta leflessibilità che deriva dalla facilitàdi stesura e di modifica dell’esten-sione di cavo che va dal CP alle TOche alimentano i PD per i dati e pergli apparati per il controllo del-l’edificio.

Per rendere minimi i costi di raf-freddamento e massimizzare la vitautile dell’infrastruttura di cablaggio,è importante tenere in considera-zione il carico termico sui cavi.

Quando si applica l’alimentazioneda remoto sul cablaggio bilanciato,la temperatura dei cavi aumenta pereffetto della generazione di calorenei conduttori in rame. La Figura 8illustra la relazione di caso pessimotra corrente, espressa in mA, e il carico termico per varie categorie dicoppie entro un fascio composto da100 cavi.

n Carico TermicoIn funzione delle condizioni di in-stallazione, il calore generato saràdissipato nell’ambiente circostantefino al raggiungimento di una con-dizione di equilibrio dove la tem-peratura del fascio di cavi è più altadi quella dell’ambiente circostanteLa temperatura di ogni singolo cavonel fascio, non deve eccedere latemperatura massima di specificaper quel cavo, la Figura 9 mostra lacapacità di condurre corrente perdifferenti incrementi di temperaturain un fascio di 100 cavi di Cat 5econ tutte le quattro coppie utiliz-zate.

Lo standard IEEE 802.3bt per PoE suquattro coppie, ci si aspetta che ammetta un incremento massimo ditemperatura di 10°C con quattrocoppie percorse da corrente. Per cablaggi con un campo di tempera-tura di funzionamento da -20°C a60°C, la temperatura ambiente nondovrebbe essere quindi superiore a50°C. Utilizzare cavi di categoriasuperiore con una resistenza in continua più bassa e una miglioredissipazione del calore, può ridurrel’incremento di temperatura. È rac-comandato, pertanto, l’utilizzo dicablaggio di Cat 6A per applica-zioni PoE su quattro coppie. Poichél’aumento del carico termico puòaumentare il valore di attenuazione,la lunghezza massima del cavo, incaso di temperature superiori aquanto specificato, dovrebbe esserelimitata secondo quanto riportato inANSI/TIA-568-C.2.Altre considerazioni devono ancheessere fatte a proposito della capa-cità di gestire un flusso di correntecontinua da parte dei componentidi interconnessione e delle prese.La massima corrente continua inuscita da PSE in modalità normale –su una coppia o 300mA per con-duttore – è 600mA. Questo valorerappresenta la massima corrente accettabile sia secondo lo standardesistente IEEE 802.3at che il futuroIEEE 802.3bt. I connettori e le presedovrebbero essere in grado di operare in sicurezza con questo va-lore di corrente.

n Sviluppi di IEEE 802.3bt Sulla scia di molte manifestazionidi interesse, il gruppo di studio IEEE802.3bt è stato approvato e convo-cato nel Maggio 2013. Uno deiprimi compiti è stato quello di sviluppare gli obiettivi generali nel rispetto del gruppo di lavoro prima-rio IEEE 802.3. Gli obiettivi sono

L’angolo di BICSI

Figura 8 ‰ Innalzamento di temperatura nei cavi per effetto della corrente

Figura 9 ‰ Capacità di trasporto di corrente in funzione dell’innalzamento di temperatura in un fascio di 100 cavi di Cat 5e

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L’angolo di BICSI

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stati orientati a massimizzare l’uti-lizzo della base di cablaggio instal-lata e minimizzare le variazioni rispetto allo standard PoE esistenteper poter mantenere la retro-com-patibilità. Questi obiettivi com-prendono:• Utilizzo di tutte le quattro coppiedel cablaggio bilanciato a coppieritorte

• Funzionamento compatibile con10GBase-T

• Erogazione di almeno 49W versoil PD

• Conformità con ISO/IEC 60950per quanto riguarda i circuiti separati o SELV

• Supporto del cablaggio di Cat 5eo superiore

Per far sì che il gruppo di studio diventasse una task force IEEE uffi-ciale, i membri del gruppo hannoanche affrontato il problema di definire come lo standard PoE aquattro coppie possa confrontarsicon i cinque criteri chiave definitida IEEE:1. Potenzialità del mercato – I rap-porti prevedono 125 milioni diporte PoE entro il 2017, inclusi idispositivi che superano l’assor-bimento massimo attuale di25,5W e le soluzioni PSE pro-prietarie.

2. Compatibilità – Tutti i migliora-menti rispetto agli standard PoEesistenti, devono essere compa-tibili con 10BASE-T, 100BASE-TX,1000BASE-T e 10GBASE-T senzaintrodurre alcuna modifica a queste interfacce.

3. Identità distinta – IEEE 802.3btprevede l’uso di tutte le quattrocoppie. L’informazione scambiata

tra PSE e PD permetterà funzioniavanzate di gestione energetica.Come conseguenza, il nuovostandard soddisferà i requisiti dimaggiore potenza erogata e dimaggiore efficienza del sistemadi trasmissione dell’energia.

4. Fattibilità tecnica – La soluzionePoE su quattro coppie è stata testata con successo ed utilizzataaffidabilmente per anni. Molti sistemi e molti produttori di com-ponentistica stanno usando tec-nologie proprietarie per realiz-zare prodotti PoE che vanno oltreil limite attuale di 25,5W.

5. Convenienza economica – Uti-lizzare le coppie del cavo finoralasciate inattive per trasportareenergia aumenta l’efficienza e lapotenza elettrica trasferita senzacosti aggiuntivi. È stato provatoche i costi di installazione di unsistema PoE sono, tipicamente,molto inferiori a quelli di un sistema tradizionale che prevedeun cablaggio separato per la di-stribuzione dell’energia elettrica.

Al momento in cui questo articolo èstato scritto, le raccomandazioni delgruppo di studio riguardo gli obiet-tivi ed i criteri generali sono statiaccettati dal gruppo di lavoro IEEE802.3; pertanto il gruppo di studioIEEE per il sistema PoE su quattrocoppie è stato ufficialmente pro-mosso allo stato di Task Force IEEE802.3bt ed è iniziato lo sviluppodello standard.

n RiassumendoSi consiglia di seguire le seguentiraccomandazioni per ottenere mar-gini più ampi e maggiore flessibilità

in un sistema PoE a quattro coppie:• Cablaggio di Cat 6A – Aiuta arendere minimo il carico termicoe i costi associati, installare uncablaggio di Cat 6A verso ognidispositivo tele-alimentato, pre-feribilmente utilizzando un’ar-chitettura di cablaggio a zona.

• Diversificazione dell’erogazionedell’energia – Per tener conto dieventuali future variazioni delleesigenze e anche per garantire ladiversificazione nell’erogazionedell’energia; è consigliabile che iresponsabili della rete pianifi-chino l’installazione almeno duecablaggi di Cat 6A per ogni dispositivo alimentato per ognidistributore di zona. Questo per-metterà al dispositivo terminaledi poter essere alimentato da duedistributori.

• Test di affidabilità – Se i connet-tori presenti nel cablaggio ven-gono scollegati mentre è in corsol’erogazione di energia, all’in-terno del connettore si generauna corrente induttiva che puògenerare scintille su una o più superfici di contatto causandonela corrosione. È raccomandabileche i componenti di interconnes-sione siano qualificati per sup-portare applicazioni PoE e PoE suquattro coppie secondo la proce-dura di test IEC 60512-99-001.

n

(*) Masood ShariffEngineer Senior Principal - CommScope

Commenti / Informazioni

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Novità in evidenzaUna vetrina dei prodotti, soluzioni e annunci più recenti, presentati sinteticamente dalle stesse aziende produttrici o distributrici.

n Rittal cura la realizzazione del Data Centre della Biblioteca ApostolicaVaticana - Un’eccellenza al servizio della Cultura

Sei secoli di storia, 180.000 volumi tra manoscritti e opere d’archivio,1.600.000 libri stampati, più di 8.600 incunaboli, 300.000 tra monete e medaglie, 150.000 fra stampe, disegni e matrici, e oltre 150.000 fotografie:bastano questi numeri a dare l’idea dell’unicità della Biblioteca ApostolicaVaticana. Al suo interno è raccolto e conservato un patrimonio umanisticodi straordinaria ricchezza, testimone della storia e del pensiero dell’uma-nità dai primi secoli dopo Cristo ad oggi. Un patrimonio da conservare concura, anche attraverso un ampio progetto di digitalizzazione che ha richiestolo sviluppo di un Data Centre dalle caratteristiche fuori del comune, realizzato da Rittal.

Tra le priorità della Biblioteca Apostolica Vaticana vi è sempre stata la protezione del suo immenso patrimonio culturale dai rischi di deterioramentoe di usura, anche derivanti dalla consultazione e dal tempo. Per questo, adesempio, nel corso degli anni Cinquanta venne realizzata la micro-filma-tura della maggior parte dei manoscritti, mentre gli anni ’80 hanno visto lacostruzione di un nuovo deposito dei manoscritti e la realizzazione dellacatalogazione elettronica al posto di quella cartacea. Sempre in quest’otticadi conservazione, negli ultimi anni, la Biblioteca Apostolica Vaticana haintrapreso un ambizioso progetto di digitalizzazione dei suoi manoscritti. Attualmente la Biblioteca Vaticana possiede circa 80.000 manoscritti, ognivolume ha circa 500 pagine e ogni pagina pesa, nell’ambito informatico,più o meno 200 MB. Si arriva così ad un posseduto dal punto di vista deglistorage intorno ai 40 PB. Si tratta dunque di un’impresa molto consisten-te che verrà affrontata in un periodo di circa dieci anni.La sfida tecnologica è stata raccolta e brillantemente vinta dotandosi di infrastrutture informatiche all’avanguardia che hanno contribuito a rende-re questo progetto innovativo e un’eccellenza per il nostro paese.Lo scopo di conservazione nel tempo dei materiali ha influito pesantementesui requisiti posti al nuovo sistema di digitalizzazione: trattandosi di un progetto di lunga durata, la Biblioteca Apostolica Vaticana ha dovuto confrontarsi con l’esigenza di individuare ed adottare sistemi sempre aggiornati sul piano tecnologico, esigenza a cui le soluzioni Rittal per DataCentre hanno risposto in modo efficace. Anche il formato di conservazione dei documenti è stato accuratamente selezionato per assicurare non solo che il patrimonio di conoscenza in essicontenuto sia preservato anche per le generazioni future ma che gli studiosie i ricercatori di tutto il mondo vi possano accedere con semplicità, in qua-lunque momento e da qualunque parte. È stato così deciso di utilizzare ilformato Flexible Image Transport System (FITS), oggi già utilizzato in ambientiscientifici e dalla NASA. Di fondamentale importanza poi il tema dell’efficienza e del risparmio ener-getico, ormai fattore primario nella scelta dei sistemi informativi. Il contenimento dei costi operativi di esercizio, la massima flessibilità delle soluzioni ed un investimento pianificato e correlato alle fasi di sviluppo,sono stati la chiave del successo per la realizzazione, garantendo così lostato dell’arte tecnologico per tutta la pluriennale durata del progetto.Il Data Centre è stato realizzato all’interno di un’area esistente, limitrofaagli uffici, che è stata bonificata ed adattata allo scopo. Al fine di favorire

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la scalabilità e modularità nella crescita, a partire dal fabbisogno di capa-cità di archiviazione necessaria, l’architettura ed il layout del Data Centresono stati accuratamente concepiti con la massima attenzione all’ottimiz-zazione. La computer room è stata infatti progettata e predisposta ad accogliere 4isole modulari composte da 8 rack e 4 LCP ciascuna. Mentre un UPS modulare ed un sistema di distribuzione della corrente garantiscono unaalimentazione ridondata a tutti gli apparati, è stato realizzato un sistemadi raffreddamento di precisione Inline per ciascuna isola modulare, ognunacompartimentata in modo estremamente preciso per garantire la massimaefficienza energetica.L’acqua, refrigerata da sistemi speciali, raggiunge gli LCP (Liquid CoolingPackage) di Rittal attraverso i quali viene introdotta aria fredda direttamenteall’interno dell’isola di contenimento in maniera omogenea. Il volume dell’aria da raffreddare viene così minimizzato e si evita lo spreco di ciclidi compressione, amplificando quindi l’efficienza del sistema ed assicurandoil massimo risparmio energetico possibile. In questo modo è stato possibileridurre del 30% i consumi di energia destinati alla gestione del clima, conun notevole impatto economico ed ecologico, soprattutto in un’ottica a lungotermine. Inoltre, l’utilizzo dei sistemi LCP, capaci di raffreddare una densità di potenzasuperiore a quella dei sistemi tradizionali, ha consentito di alloggiare unelevato numero di server in ogni rack, ottimizzando lo spazio.I sistemi di sicurezza, di videosorveglianza, di controllo degli accessi e gliimpianti speciali come quello antincendio, completano questa opera, monitorata dai sistemi CMC e dal software DCIM RiZone di Rittal, che fornisce al Data Centre una vera e propria intelligenza artificiale, capacenon solo di notificare eventuali malfunzionamenti ma soprattutto di reagireautomaticamente a qualsiasi evento, garantendo il miglior livello di affidabilità e sicurezza.

Quest’opera rappresenta un fiore all’occhiello per Rittal che ha realizzatoquesta infrastruttura chiavi in mano e che ne garantirà la manutenzione edil funzionamento fino al 2017, affinché in tutto il mondo sia fruibile l’accessoe la consultazione di questo magnifico patrimonio che sono i testi conservatidalla Biblioteca Apostolica Vaticana.

Rittal S.p.A. è la filiale italiana del Gruppo Internazionale tedesco Rittal,leader mondiale nel settore degli armadi per quadri di comando, della loroclimatizzazione e dei componenti per la distribuzione di corrente elettrica.L’ ampia gamma di prodotti offre anche soluzioni complete per Data Centread alta efficienza energetica. Fondata nel 1961 Rittal è presente nel mondocon 11 impianti produttivi e 64 filiali. Con circa 10.000 collaboratori in tuttoil mondo è la più grande azienda del Friedhelm Loh Group che ha sede aHaiger in Germania. In Italia Rittal ha sede a Vignate (Milano) e impiegacirca 100 collaboratori.Rittal S.p.A. si occupa inoltre della commercializzazione sul territorio italianodei prodotti di Kiesling Maschinentechnik, società del Friedhelm Loh Groupspecializzata nella produzione di macchine e attrezzature ad elevato contenuto tecnologico, dedicate agli integratori elettrici.

Per maggiori informazioni: Paola Morganti - Coordinamento Marketing Rittal S.p.A.Tel. 02 95930.1 - e-mail: [email protected] - www.rittal.it

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n Connettori per cavi ottici multi fibra PanMPO™: migrazione da 10>40>100 G Ethernet ...secondo la visione Panduit

Panduit presenta il rivoluzionario connettore PanMPO™, studiato per proteggere i vostri investimenti nelle infrastrutture di rete in fibra ottica emigliorare l’efficienza operativa del vostro Data Center.Questo connettore unico e brevettato vi aiuterà nella migrazione da 10 a40, fino a 100G Ethernet, mantenendo l’installazione in conformità agli standard di settore.• Facile conversione del genere, da maschio a femmina e rapido cambio

di polarità key-up/key-down per installazioni 10/40/100G Ethernet conforme agli standard di settore

• Le modifiche ai connettori possono essere effettuate sul campo, in funzionedelle necessità

• Consentono di avere la migliore configurazione, sempre pronta all’utilizzopiù idoneo

• Cavi pre-terminati in diverse metrature, per interconnessioni PanMPO™<>PanMPO™ e PanMPO™<> break out LC/SC/ST, ecc.

Installazioni preesistentiNelle infrastrutture 10G Ethernet in fibra ottica esistenti, le cassette LC-MPOvengono sostituite con pannelli precaricati MPO con adattatori ottici, mentrele patch cord LC-LC sostituite da patch cord MPO.Nell’esempio riprodotto al lato, sono necessarie tre diverse tipologie di bretelle di connessione:Tipologia A/Femmina-Maschio, Tipologia A/Maschio-Maschio e TipologiaB/Femmina-Maschio.Utilizzando bretelle terminate con connettori Panduit PanMPO™, è sufficiente solo un tipo di bretella per una veloce sostituzione, installazionee configurazione delle tre patch cord necessarie.

Nuove installazioniUtilizzando la connettività PanMPO™ nelle nuove installazioni, si può implementare una dorsale di Tipologia A in fibra ottica con connettori femminaper migrazioni oltre i 10G. Per consentire la migrazione di questi channel verso40G e oltre, il connettore PanMPO™ cambia nella dorsale dalla polarità ditipo A preferibilmente alla polarità di tipo B - maschio. Il risultato è che avremoun solo tipo di bretella MPO per entrambe le apparecchiature o per la connettività. Il connettore Panduit PanMPO™ è infatti l’unico prodotto in gradodi cambiare la polarità ed il proprio genere direttamente in campo, preservando le vostre installazioni e gli investimenti già effettuati.Con PanMPO avrete sempre a disposizione la soluzione di connettività piùidonea: una sola bretellaPanMPO <> PanMPO, sostituisce sei configurazioni MPO standard!Le bretelle di connessione terminate con connettore Panduit PanMPO™ eliminano la necessità di stock aggiuntivi e riducono sensibilmente la necessità di riordini successivi. Il connettore PanMPO™ può essere utiliz-zato in ogni infrastruttura basata su tecnologia MPO che usa connessionidi tipo interconnect e patch cord MPO, consentendo sei diverse configu-

razioni con un solo tipo di bretel-la.Misure di attenuazione sul linkestremamente accurate. Indipen-dentemente dal fatto che lo stru-mento abbia un’interfaccia maschioo femmina, il connettore PanMPO™può essere collegato direttamentesenza dover ricorrere all’utilizzo diun cavo/adattatore aggiuntivo. Questo permette di ridurre gli errorie migliora l’accuratezza complessivadel test eseguito.Per maggiori informazioni: www.panduit.com

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n Efficienza, trasparenza e ROI, con Riello UPS Master High Efficiency Efficienza al 99,4% potenza effettiva pari alla potenza nominale e rapidità diROI per i nuovi Master HE di Riello UPS a fattore di potenza 1 Riello UPS, società del gruppo Riello Elettronica, leader italiano nella produ-zione di gruppi statici di continuità e tra le prime quattro aziende al mondodel settore, lancia la nuova gamma di UPS MHE - Master High Energy, carat-terizzati da un’altissima efficienza e un fattore di potenza pari a 1 (kW = kVA)senza declassamento, a prescindere dalla temperatura, da 10 a 40°C. Ancheil nome scelto, High Efficiency, è un richiamo diretto alla potenza attiva disponibile, molto maggiore rispetto a quella degli UPS tradizionali di pari potenza nominale, grazie al p.f. unitario in uscita, risultando quindi ideali perl’impiego in data center con fattore di potenza unitario o capacitivo (i serverdi nuova generazione generalmente operano con PF tra 1 e 0,95). Maestri di efficienza. I modelli della gamma Master HE, con potenze da 100a 800 kVA ed efficienza pari al 99,4% in modalità offline e 95,5% online, implementano una nuova tecnologia on-line a doppia conversione realizzatacompletamente a IGBT e controllo DSP (Digital Signal Processor) garantendola massima protezione, qualità dell’alimentazione ed energia green per qual-siasi campo di applicazione (datacenter, disaster recovery, telecomunicazioni,processi industriali, sistemi di sicurezza). In particolare, il mercato dei data centerrichiede rendimenti del 95% sino ad oggi soddisfatti solo da UPS trasformerless (T-L) di livello 3. I Master HE di Riello UPS, pur essendo UPS trasformerbased (T-B), garantiscono rendimenti del 95,5% (fino a 95,7%) risultando addirittura più performanti di UPS T-L di livello 2 e di applicazioni con UPST-L di livello 3 con trasformatore di isolamento in uscita. Impatto zero sulla sorgente di energia. Grazie alla tecnologia utilizzata, i MasterHe sono ideali anche per impianti con reti di alimentazione di limitata potenza,dove l’ups è alimentato anche da un gruppo elettrogeno o comunque dove esistono problemi di compatibilità con carichi che generano armoniche di corrente; infatti i Master HE sono neutri rispetto alla sorgente di alimentazione,sia essa la rete oppure un gruppo elettrogeno, con una distorsione della correntedi ingresso pari o inferiore al 3%, un fattore di potenza di ingresso pari a 0,99,alla funzione Power walk-in per un avvio progressivo del raddrizzatore e unafunzione di ritardo di accensione dei raddrizzatori al ritorno rete, utile qualoraci sia più di un UPS connesso all’impianto. Sempre riguardo all’energia, questiUPS possono essere alimentati da due sorgenti indipendenti e possono accu-mulare l’energia in batterie tradizionali ma anche in sistemi flywheel o supercaps. Smart Grid Ready. Gli UPS della serie Master HE sono stati progettati per essereadottati anche in sistemi Smart Grid, permettono l’implementazione di solu-zioni di accumulo energetico e sono in grado di selezionare autonomamen-te la modalità di funzionamento più efficiente in base allo stato della rete. Sonoinoltre in grado di interfacciarsi elettronicamente con l’Energy Manager, attraverso la rete di comunicazione delle Smart Grid. Supervisione evoluta. La serie Master HE è equipaggiata con un sinottico graficoa LCD che offre informazioni, misure, aggiornamenti di stato e allarmi, in formatotestuale e grafico (oscilloscopio). Il Master HP HE visualizza la misura in kWhdel carico IT utile per calcolare il PUE del Data Center (PUEasy). Cura delle batterie. La serie Master HE implementa un sofisticato sistema diBattery Care che si prende cura dello stato di funzionamento delle batterie ene preserva il più a lungo possibile le condizioni. Maestri di economia. La scelta dei Master HE è economicamente premianteperché in condizioni normali di impiego, 24/365, al costo attuale dell’energiae con i TEE odierni, bastano circa due anni (ma spesso anche meno) perché ilrisparmio assicurato rispetto a UPS standard di pari potenza effettiva (confrontofatto sui requisiti dei capitolati di acquisto di primarie aziende multinazionali)permetta di recuperare il costo di acquisto, senza tener conto degli ulterioririsparmi generati dal minor consumo energetico da condizionamento (dissipazione di calore media -23 %) e dai 3 anni di TEE ulteriori potenzial-mente incassabili in un’unica soluzione.Per maggiori informazioni: www.riello-ups.com

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n Da FIORE la nuova gamma di cavi ottici TE ConnectivityDedicati all’utilizzo nell’ambiente d’edificio la nuova gamma ha potenzialitàda 8 a 144 fibre ed è disponibile in versione multimodali OM2, OM3 e OM4,e monomodali.Da Fiore arriva la nuova gamma di cavi ottici per l’utilizzo nell’ambiented’edificio di TE Connectivity. Progettati per offrire flessibilità, resistenza ecostruzione compatta, i cavi ottici micro-tube sono ideali per applicazioniall’interno di edifici. Sviluppati su un design innovativo di tubetto a dimensioni ridotte che permette di realizzare cavi ottici con alto numero di fibre e diametro esternocontenuto, i nuovi cavi ottici TE Connectivity hanno potenzialità da 8 a 144fibre e sono disponibili in versione multimodali OM2, OM3 e OM4, e monomodali. Le fibre ottiche che equipaggiano questa tipologia di cavo fannoparte della famiglia denominata “bend insensitive”, regolamentata dalle norme IEC 60793-2-50 (monomodali) e IEC 60793-2-10 (multimodali).Le fibre bend-insensitive sono contenute in tubetti sottili in polimero plastico,non tamponati. I cavi con potenzialità fino a 48 fibre sono realizzati senzaelemento centrale di supporto (CSM), mentre per le costruzioni da 60 a 144fibre hanno questo componente. Questi cavi, rinforzati con filati aramidiciche offrono elevata resistenza alla trazione, hanno la guaina esterna ritardantela fiamma ULSZH.

Caratteristiche:• Equipaggiati con fibre bend-insensitive da 250μm per minimizzare

i raggi di curvatura durante l’installazione e il servizio

• Costruzione compatta per ottimizzare gli spazi

• Totalmente dielettrici, leggeri e facili da installare

• Guaina esterna flame retardant ULSZH

• Colorazione dei tubetti e delle fibre in accordo con TIA/EIA-569

• Range di Temperatura:- transporto / immagazzinamento -40°C to 70°C- installazione / immagazzinamento -5°C to 60°C- in servizio -20°C to 70°C

• Resistenza alla schiacciamento 1000 N

• Resistenza all’impatto 2J

Standard:• Caratteristiche dei cavi IEC 60794

• Infiammabilità IEC 60332 parts 1 &3

• Emissione fumi IEC 61034 parts 1 & 2

• Emissione gas acidi IEC 60754 parts 1 & 2

• Tossicità NES 713

Applicazioni:Ideali per l’utilizzo all’interno di edifici dove sono richieste flessibilità e diametri ridotti. Adatti per i sistemi di cablaggio e strutture di dorsale.

Per maggiori informazioni: www.fioresrl.com

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49Luglio-Agosto 2014 z N. 4 z

n EDSlan è ora distributore diretto delle soluzioni 2N Telekomunikace a.s.Con questo nuovo accordo, EDSlan intende garantire ai clienti 2N Teleko-munikace un’alta disponibilità a magazzino e un supporto tecnico e commerciale altamente professionale, su tutta la gamma del vendor dellarepubblica ceca

EDSlan, dopo tre anni di distribuzione indiretta, annuncia la distribuzionediretta delle soluzioni 2N Telekomunikace sull’intero territorio nazionale,forte della presenza capillare su tutta Italia garantita dalle sue filiali. ED-Slan diventa in questo modo parte del nuovo canale di distribuzione di 2NTelekomunikace in Italia, in seguito alla chiusura dei rapporti commercialidella società ceca con il precedente distributore (2N Italia S.r.l.).Con headquarters a Praga, 2N Telekomunikace è una società europea impegnata nello sviluppo e nella fabbricazione di prodotti nel campo dell’ICTe della sicurezza. Il portafoglio prodotti dell’azienda comprende sistemi dicitofonia avanzata (citofoni e videocitofoni VoIP e analogici), sistemi di sicurezza per ascensori, sistemi di comunicazione fisso-mobile (gatewayGSM, UMTS e VoIP), sistemi di mobility extension, soluzioni M2M e unavasta gamma di PBX con porte PSTN, GSM e VOIP integrate, oltre a tuttauna serie di software applicativi.

Le soluzioni 2N sono in grado di coprire le esigenze di realtà e organizzazionidi qualsiasi dimensione: dalle PMI alle grandi aziende, da progettisti a systemintegrator, fino agli operatori.2N offre anche uno strumento innovativo e intuitivo, chiamato IP IntercomCity, dedicato esclusivamente ai dispositivi e alle comunicazioni citofonicheVoIP. Si tratta di un sito web interattivo (www.ip-intercoms.com/) che offreinformazioni sui citofoni VoIP dal punto di vista dell’applicazione e del loroutilizzo: è pensato per i Rivenditori e gli Installatori che possono trovaresuggerimenti e spunti sui vari campi di applicazione.

EDSlan conosce le potenzialità del vendor ceco, per quanto riguarda sia lastruttura aziendale che il portaglio prodotti distribuito. La distribuzione direttadei prodotti 2N garantirà a EDSlan tempi di consegna rapidissimi e la possibilità di fornire il migliore supporto tecnico e commerciale sui prodottidel vendor.2N ha scelto EDSlan in seguito alla collaborazione indiretta, attiva già daalmeno tre anni sul territorio; con la nuova partnership 2N intende migliorareancora la propria presenza sul mercato nazionale e diventare leader assolutonelle soluzioni intercom IP.

Per maggiori informazioni: www.edslan.com

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50z N. 4 z Luglio-Agosto 2014

n Da FIORE l’ultima novità di NETGEAR®. Qualità di streaming mai vistaprima con il nuovo smart router wifi Nighthawk x4

Architettura Quad-stream, 4 antenne, processore Dual Core 1.4 GHz, velocitàdi 2.33 Gbps, zero interferenze. Sono alcune delle novità del nuovo smartrouter Netgear che potenzia il Wi-fi.

Arriva in casa Fiore l’ultima novità NETGEAR® (www.netgear.it), aziendadi networking a livello mondiale di prodotti innovativi per utenti, aziendee service provider: il Nighthawk X4 AC2350 Smart WiFi Router (R7500), cheamplia la famiglia dei router AC.

Questo nuovo router offre la massima velocità di 802.11ac dual-band e prestazioni elevate per il gaming, lo streaming e la connettività mobile eraggiunge una velocità di 2.33 Gbps (fino a 1733 Mbps sulla banda da 5.0GHz + 600 Mbps sulla banda 2.4 GHz). È dotato di un potente processoredual core 1.4 GHz, basato sul processore Qualcomm® Internet, che fornisceuna potenza di elaborazione senza precedenti che permette migliori prestazioni anche nelle applicazioni più complesse. Il router X4 è dotatodi 4 antenne esterne per massimizzare le performance del wireless.

Il nuovo Quad-steam Architecture garantisce una qualità di streaming maivista prima, senza interruzioni e con maggior nitidezza, anche per conte-nuti full HD. Queste caratteristiche e l’architettura a quattro antenne garantiscono la necessaria copertura WiFi in tutta l’ambiente domestico. Il router è dotato della funzione QoS che permette di assegnare priorità alleapplicazioni più esigenti, distinguendo quelle in uso e i vari dispositivi adesso collegato (gaming, streaming, trasferimento file, navigazione etc.). Il nuovo Nighthawk distingue le console di gioco dalle SmartTV, gli smartphone dai PC, in moda da garantire che la larghezza di banda sia allocata appropriatamente tra i singoli dispositivi connessi. Grazie al QoS,il gaming online sarà senza interferenze e lo streaming HD sarà più stabi-le e senza interruzioni.

Il router offre capacità superiori nello sharing, nell’archiviazione dei datie nella sicurezza dei file e dei contenuti multimediali. È possibile aggiun-gere facilmente uno storage collegandolo alla porta USB 3.0 o a quella SATA.Nel router è incluso un software gratuito per il backup automatico di tuttii PC collegati alla rete domestica: NETGEAR ReadyShare Vault™.

Per maggiori informazioni: www.fioresrl.com

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n Sicurezza & OltreLa sicurezza delle infrastrutture critiche dipende anche dalle reti di trasportodelle informazioni.

Sistemi di fornitura dell’energia, ospedali e strutture sanitarie, sistema deitrasporti e sistema bancario sono alcune delle cosiddette infrastrutture critiche, ovvero servizi di base il cui corretto funzionamento è dato per scon-tato e determina la qualità di vita dei cittadini.

Quando si parla di infrastrutture critiche o grandi eventi, è fondamentalepoter prevedere le problematiche, prevenire le crisi o intervenire in casodi emergenza. Questo compito spetta spesso ai security manager che l’8 ottobre scorso, nel corso dell’incontro dal titolo “Sicurezza & Oltre -Proteggere le infrastrutture critiche: Risk analysis, integrazione, innova-zione”, si sono confrontati in un vivace talk show richiamando l’attenzio-ne del comparto sulla necessità di sensibilizzare tutto il territorio sulle strategie per la sicurezza e la business continuity, su una maggiore inte-grazione fra pubblico e privato, sull’esigenza di definire precise catene dicomando e controllo sia in situazioni di emergenza, sia a scopo preventivoma anche, e soprattutto, sulla necessità di sviluppare una cultura della responsabilità condivisa.

Questi temi saranno ripresi e approfonditi nel corso nel convegno inauguraledi SICUREZZA 2014 che si terrà alla Fiera di Milano il 12 novembre p.v.,sala Giove, Pad. 1, ore 10 e 30. Interdipendenza, resilienza, cultura dellabusiness continuity, saranno infatti le tematiche da cui partire per confrontarsisulla corretta gestione di pubblico, privato e infrastrutture critiche, in mododa garantire una positiva ricaduta non solo sulla efficienza del Paese, maanche sul benessere di ogni singolo cittadino. Il talk show sarà occasionedi confronto e di riflessione sul futuro della Sicurezza in Italia e avrà comefocus principale il nuovo concetto di sicurezza integrata, che proviene direttamente dal mondo della business continuity e del crisis management.

Il convegno sarà organizzato dalle principali associazioni del mondo Security& Fire Safety (AIPS, ANIE Sicurezza, ASSISTAL, ASSOTEL, ASSIV, ASSOSI-CUREZZA, AIIC) con il supporto di Fiera Milano e di numerosi editori tradetra i quali la rivista Cabling & Wireless.

ASSOTELmette a disposizione dei lettori

di Cabling & Wireless alcuni codici invito per l’ingresso gratuito a Sicurezza 2014.

Salvo disponibilità scrivere a:[email protected]

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RedazioneSPRING S.a.s.

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È vietata la riproduzione di articoli e illustra-zioni di Cabling & Wireless senza autorizza-zione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della redazione.Le idee espresse dagli autori non impegnanola rivista e la responsabilità di quanto pub-blicato rimane degli autori stessi.

INSERZIONISTIATP .................................... 32COMPASS.......................... 10DAETWYLER ............. III COP.DYMO ............................... 43FIORE .................... 16, 17, 43

FLUKE NET. .......16, 17, 26, 27GFO............................III COP.ORCA..................................10RIELLO UPS.................IV COP.SPRING. .................15, II COP.

A chi si rivolgeLa rivista si indirizza tanto agli utilizzatori finaliquanto agli operatori professionali nel mondodelle infrastrutture di rete (installatori, proget-tisti, system integrator, distributori e produt-tori) interessando l’intera catena del valore coninformazione puntuale e approfondimenti sem-pre improntati al rigore tecnico e normativo, all’indipendenza da singoli operatori com-merciali e dalla chiarezza espositiva, per coin-volgere ciascun elemento del mercato sulletematiche di maggiore rilievo per il suo ruolo.

RedazioneLa redazione di Cabling & Wireless si avvale diprofessionisti con profonda competenza edesperienza internazionale nel settore, e da lungotempo espressa in termini di consulenza, formazione, pubblicazione di articoli, manualitecnici, e interventi nelle principali conferenzenazionali ed internazionali.

PeriodicitàBimestrale (6 numeri all’anno)

L’informazione autorevole

ed aggiornata nel campo dei Sistemi

di Trasporto dell’Informazione (ITS)

cablati e wireless.

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