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2 Agro Notizie

Dir. ResponsabileSegret. Redazione Dir. RedazioneRedazione

Editrice S. I. A. S.r.l. Tel. 3292095739 [email protected] - 3Ciemme - SabaudiaAbb.Annuale Euro 20,00 (c/c.14343024)Registr. N.636 del 03/02/97 Trib. di Latina

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Luca Vallario Annalisa Marigliani

Giuseppe La RoccaBruno Baldanzini, Maurizio Bedin, Marco Gaito,

Alessandro Cinelli, Marilena Dapit, Federico Demin, Valentina Giulivo,Antonio Pelizzo, Emanuele Tosti, Enrico Cava, Alessandro Barberi,Giorgio Piasentin, Valerio Raponi

di Marco Gaito

La superficie coltivata a kiwi nel mondo è attualmente

pari a circa 130mila ettari, di cui la maggior parte si

trova in Cina. Qui viene stimata per il 2007 un'area di

65.000 ha. Seguono per ordine di importanza, in

termini di superficie, prima fra tutti l'Italia con circa

21mila ettari, e a distanza la Nuova Zelanda con circa la

metà della superficie italiana, il Cile e la Turchia (Fig.

1). Come si può vedere dai dati riportati in figura, gli

altri Paesi hanno una superficie a kiwi nettamente

inferiore. Tuttavia, per poter valutare correttamente il

ruolo di ciascun produttore occorre osservare che la

maggior superficie investita a kiwi non trova esatta

corrispondenza in termini di quantità prodotta a causa

di livelli di produttività molto differenziati.

Fig. 1 - Superficie a kiwi nel mondo ad esclusione della Cina (ha)

Osservando il trend della superficie mondiale coltivata a kiwi a partire dagli anni '90 fino ad oggi, appare evidente il ruolo di primo piano avuto dalla Cina in questo arco di tempo. Infatti a fronte di una superficie che nel resto del mondo è stata piuttosto stagnante per tutti gli anni novanta e che solo negli ultimi anni ha ripreso a crescere, la Cina evidenzia un incremento notevole e costante per tutto il periodo osservato (Fig. 2).

Fig. 2 - Andamento della superficie mondiale di kiwi (ha)

Passando ad osservare l'andamento produttivo, si rileva che la produzione mondiale di kiwi è quasi raddoppiata nell'arco di dieci anni, passando da una media di circa 993 mila tonnellate del triennio 1995-97 a poco meno di 1,7 milioni di tonnellate nel triennio 2005-07. Naturalmente, il contributo principale all'aumento di produzione si deve alla performance della Cina. A metà anni '90, la Cina era il quinto produttore mondiale del kiwi, mentre oggi l'incremento della sua produzione l'ha portata ad essere il leader mondiale scavalcando l'Italia. Tuttavia, come si vede chiaramente dal grafico della Fig.3, a partire dal 2001 vi è una chiara tendenza positiva anche nel resto del mondo. Questa performance produttiva, contemporanea ad una fase che si può definire di stagnazione della produzione frutticola mondiale, ha portato il Kiwi a raddoppiare la sua quota sulla produzione mondiale di frutta che è passata dallo 0,11% del 1983-85 allo 0,24% del triennio 2004-2006.

Fig. 3 - Andamento della produzione mondiale di kiwi (.000 t)

I PROTAGONISTI MONDIALI DELLA PRODUZIONE DEL KIWI

0

3.000

6.000

9.000

12.000

15.000

18.000

21.000

Superficie in produzione -2005

0

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

Mondo esclusa Cina Cina

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1.600

1.800

2.000

Mondo esclusa Cina Cina

Agro Notizie 3

Il grafico di Fig. 4 mostra più in dettaglio la dinamica produttiva dei principali paesi coinvolti, evidenziando come anche Italia e Nuova Zelanda abbiano intrapreso un notevole sviluppo della coltura mentre il Cile e la Francia siano rimasti piuttosto stabili. Dunque, nonostante l'entrata della Cina nel gruppo dei principali produttori quella del kiwi resta una coltura fortemente concentrata in pochi paesi. Difatti, nel 2005-07 i primi cinque paesi detenevano l'87,4% della produzione mondiale, ed i primi 10 il 97,7%.

Fig. 4 - Produzione mondiale di kiwi (.000 t).

Come si è accennato poco sopra, tra i maggiori paesi produttori di kiwi si rileva una notevole differenza nelle rese produttive. Con la Nuova Zelanda in vetta alla classifica e la Cina che occupa il ruolo di fanalino di coda. Inoltre, nell'arco dell'ultimo decennio, tra i paesi che tradizionalmente producono kiwi, la Nuova Zelanda ha aumentato considerevolmente la propria già elevata produttività ad ettaro. La Cina, che come visto, è il paese che presenta tuttora le minori rese ad ettaro, è però riuscita a migliorare nettamente la propria produttività nell'ultimo decennio anche se in termini assoluti questo incremento è inferiore ai risultati neozelandesi (Fig. 5)

Fig. 5 - Rese ad ettaro - (t/ha)

Tab. 1 - Propensione all'esportazione dei principali produttori

La tabella 1 mostra, con riferimento ai principali paesi produttori, la quota di produzione destinata ai mercati esteri, nonché la sua evoluzione nel corso degli anni '90 e del decennio ancora in corso. Con l'eccezione della Cina, il cui mercato interno assorbe la totalità della produzione, gli altri grandi paesi produttori di kiwi evidenziano una spiccata propensione all'export. Questa è rimasta stabile a livelli altissimi in Nuova Zelanda paese che esporta all'incirca il 90% del prodotto- mentre è cresciuta sensibilmente nell'arco di tempo osservato sia in Italia che in Cile. Paesi che mostrano, tuttavia, una propensione all'export profondamente diversa in quanto il Cile esporta praticamente la totalità della produzione mentre l'Italia, essendo passata da circa il 42% a circa il 72% della produzione destinata ai mercati esteri, ancora vede il mercato interno come uno sbocco di primaria importanza, benché non prevalente.

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

500

Italia Nuova Zelanda

Cile Francia Cina Grecia Giappone Altri

1995-97 2005-07

0

5

10

15

20

25

30

35

1995-98 2005-08

P ae s i 1 9 8 9 -9 2 1 9 9 7 -0 0 2 0 0 5 -0 8

I talia 41,7% 75,8% 71,8%

F ranc ia 32,5% 34,2% 34,7%

G re c ia 50,5% 47,6% 49,2%

Sp ag na 16,7% 114,4% 79,3%

P o rto g allo 7,7% 11,3% 23,7%

G iappo ne 0,0% 0,0% 0,0%

U SA 12,9% 20,5% 35,0%

N . Ze landa 87,2% 87,1% 90,9%

C ile 66,0% 88,0% 97,5%

A us tralia 16,9% 28,9% 50,0%

C ina 0,0% 0,0% 1,8%

Prope ns ione a ll'e xport

4 Agro Notizie

LE OP DEL LAZIOdi Annalisa Marigliani

A partire dal 2001 il numero delle O.P. nel Lazio è andato via via ad aumentare. Sul nostro territorio nel 2001 erano presenti solo 11 OP ora a distanza di quasi dieci anni si è arrivati a 31 organizzazioni di produttori riconosciute; con un considerevole aumento del valore della produzione commercializzata che è passata da 91.899.439,73 € del 2001 a 217.618.788,65 € del 2010. Facendo uno studio per provincia abbiamo 11 O.P. nel viterbese, 22 a Latina e 2 a Roma. Si può notare inoltre che le O.P. si differenziano a seconda della provincia. A Latina abbiamo 22 O.P. ma solo 20 hanno programmi operativi propri in quanto 3 OP si sono costituite in un'Associazione di Organizzazioni di Produttori (A.O.P.) inoltre la produzione è prevalentemente costituita da ortaggi; due O.P. producono prodotti di IV gamma ed infine un'ultima si occupa di contratti con industrie del pomodoro. A Viterbo ci sono 7 O.P.: 4 sono produttrici di frutta in guscio localizzate nella zona dei Monti Cimini mentre tre sono riunite in una AOP per un VPC totale di 46.204.391,10 € la cui produzione prevalente è il pomodoro da industria. Le aziende sono dislocate nell'Area dei comuni di Tarquinia, Montalto di Castro e Tuscanica, più 1 che aderisce ad una AOP dell'Emilia Romagna per un totale di 22.000.000,00 €. Troviamo anche un differenziazione per tipologia di spesa: i programmi operativi delle O.P. della provincia di Latina prevedono spese soprattutto per: telo per copertura serre, telo per pacciamatura, plastica per solarizzazione, ali gocciolanti per microirrigazione, personale per miglioramento qualità, cimatura del palco fiorale, potatura e sfogliatura, insetti pronubi ed impianti fruttiferi. A Viterbo gli investimenti riguardano soprattutto interventi per la doppia raccolta, acquisto macchinari, potatura di risanamento su castagno e nocciolo, personale per

miglioramento qualità. In ultima analisi diamo un occhiata a quelli che potrebbero essere i punti di debolezza e cioè: Op troppo piccole, troppo frammentate che non incidono sul prezzo né riescono ad aggregare tendendo a ripiegare su aiuti legati alla produzione ed investendo zero euro per la ricerca. Naturalmente il rovescio della medaglia potrebbe essere la costituzione di Associazioni di Organizzazioni di Produttori (una già ricostituita a Fondi (LT) e una anche a Ronciglione (VT) in modo tale da raggiungere un certo peso nella contrattazione).È evidente che il livello più alto di organizzazione da parte del mondo agricolo è rappresentato dalle AOP, e regioni come ad esempio l'Emilia Romagna o in misura ancora maggiore la provincia autonoma di Bolzano (con solo due OP in tutta la provincia, e immaginate quanti produttori e che fatturato!!!) che hanno raggiunto questo livello di organizzazione possano avere un notevole potere sul mercato. Evidentemente in queste strutture invidie e gelosie e ignoranza sono state accantonate per raggiungere uno scopo comune: la possibilità di guadagnare un giusto prezzo a fronte di investimenti e energie spese per conseguire quel risultato. Mi pare si chiami logica imprenditoriale questa, no?

Programma di Sviluppo Rurale Programma di Sviluppo Rurale

PROSSIMA SCADENZA __15 SETTEMBRE 2010

Contributo a fondo perduto per:

> Insediamento di giovani agricoltori

> Ammodernamento delle aziende agricole

> Pagamenti agroambientali

> Corsi di formazione per agricoltori

Per maggiori informazioni rivolgersi presso la redazione al numero 0773 756385

Agro Notizie 5

LO STRESS DA LAVOROdi Valerio Raponi

Dal 1° Agosto diventerà operativo l'obbligo di valutare i rischi da stress-correlato ed i datori di lavoro devono prepararsi a questa scadenza.

Lo stress lavorativo si inserisce nel quadro del

decreto sulla sicurezza (Dlgs 81/2008), precisamente

all'articolo 28 comma 2, dove si impone una specifica

valutazione dei rischi.

Un problema però riscontrato è che non ci sono

ulteriori informazioni ed indicazioni tecniche

soddisfacenti.

Questa norma fa riferimento ad un accordo europeo

del 2004, firmato da varie associazioni europee di

datori ed organizzazioni sindacali di lavoratori

seguendo un ragionamento giuridico composto da un

diagramma:

Lo stress da lavoro-correlato è una condizione che

può essere accompagnata da disturbi di natura

fisica, psicologica e sociale ed alcuni individui

possono non sentirsi in grado di raggiungere le loro

aspettative lavorative.

Il documento relativo allo stress lavorativo, secondo

l'articolo 28 comma 2, dovrà contenere:

· il programma delle misure di miglioramento

della condizione individuale rispetto allo stress;

· i ruoli dell'organizzazione aziendale che

debbono provvedere;

· l'individuazione delle procedure organizzative

per l'attivazione delle misure da realizzare.

E' da sottolineare che i datori che impiegano fino a

10 lavoratori, fino al 30 Giugno 2012, potranno

utilizzare l'autocertificazione sulla valutazione

avvalendosi della modalità generale prevista

dall'articolo 29 comma 5 del Dlgs 81/2008.

Le figure che dovranno formare il gruppo di lavoro

per la valutazione sono il datore di lavoro, l'RSPP, il

medico competente e l'RLS che avranno l'obiettivo di

individuare una possibile procedura valutativa

efficace in relazione alla dimensione o complessità

dell'azienda.

Per chiarire un po' le idee sulla stesura di questo

documento, il “coordinamento tecnico interregionale

della prevenzione nei luoghi di lavoro” (presieduto

dalla Regione Lazio) ha realizzato una guida

operativa in cui si analizzano una serie di temi tra i

quali si evidenzia il significato di stress-correlato, i

profili tecnici riguardanti la valutazione del rischio, il

percorso di valutazione e gestione del rischio, i

metodi di valutazione, il ruolo della sorveglianza

sanitaria ed i compiti dei servizi di prevenzione di

vigilanza delle ASL ed in conclusione alcune ipotesi di

procedura valutativa.

Il ragionamento consigliato è riassunto in un

diagramma molto semplice:

La guida segnala l'importanza del datore di lavoro

nella conduzione del processo valutativo e la

necessità di coinvolgere i lavoratori attraverso

l'informazione, la formazione e la consultazione

seguendo un modello valutativo composto da 4 fasi:

Fase preliminare: comunicazione, analisi documenti,

azioni formative

Fase oggettiva: osservazione diretta

Fase soggettiva: rilevazione della percezione dei

lavoratori

Fase conclusiva: report di dati che definiscano il

livello di rischio rilevato

Di conseguenza la finalità di questo documento non

è la semplice rilevazione al

rischio, ma deve essere la

base per il continuo

miglioramento dell'azienda

e delle sue attività

lavorative. In questo modo

si cercherà di evidenziare

sempre l'informazione e la

formazione.

La salute sul lavoro come stato di completo benessere

fisico, mentale e sociale

Valutazione di tutti i rischi rispetto a tale idea di salute

Valutazione dei rischi da stress-correlato

Valutazione dei rischi

Prevenzione

Aggiornamento della valutazione

6 Agro Notizie

a cura di Certis

L'uso intensivo del suolo e la limitata rotazione delle colture provocano “stanchezza” del terreno nonché un rischio maggiore di attacco da parte di alcuni patogeni. Non solo. Altrettanto pericolosa si dimostra la carica microbica presente sulle strutture e/o attrezzature lungo le filiere agro-alimentari. In questi casi le perdite in termini di quantitá e qualità del prodotto in fase di raccolta/post-raccolta possono diventare ingenti, specialmente per le colture ad alto reddito quali ortaggi, piante da frutta e piante ornamentali. Prima di avviare qualsiasi ciclo colturale si rende quindi necessario intervenire preventivamente con appropriati trattamenti di riduzione della carica di inoculo. Una difesa di tipo “preventivo” consente di ridurre al minimo il rischio di insorgenza di nuove malattie e, quindi, il numero di interventi post-semina/trapianto. Ció è tanto piú importante se si considera che gli interventi di difesa con coltura in atto non sempre si dimostrano risolutivi. È questo il concetto base che sottende la Linea di prodotti CleanStart di Certis: una gamma di soluzioni integrate atte a prevenire l'insorgere di attacchi patogeni su coltura in atto come in fase conservazione e post-raccolta.

SOLUZIONILa linea CleanStart di Certis offre una gamma di soluzioni integrate per la sanità delle colture. Fanno parte della

® ® ®Linea CleanStart: JetFive ®, Basamid Granulat, D-D Soil e Radix .

è un disinfettante a base di acido peracetico e perossido di idrogeno formulato specificamente con un surfattante che permette una penetrante azione disinfettante. Unico prodotto autorizzato oggi in Italia per l'utilizzo nelle filiere agroalimentari, JetFive® agisce rapidamente abbattendo la carica microbica presente su strutture e attrezzature quali: serre, magazzini,

linee di lavorazione, celle di stoccaggio, contenitori, utensili, impianti di irrigazione, mezzi di trasporto. Dal fortissimo potere abbattente, agisce per ossidazione delle membrane cellulari di batteri, virus, funghi ed alghe, siano essi nello stadio di sviluppo che di spore. JetFive® risulta efficace anche contro i piú importanti patogeni dell'uomo trasmissibili lungo le catene agroalimentari. Esplica la sua azione biocida immediatamente e si degrada entro un`ora dall`applicazione. Le colture che crescono nei locali ove è avvenuto il trattamento possono iniziare ad essere coltivate immediatamente. Non persistono infatti residui che influenzino le colture o che inquinino l'ambiente e gli alimenti.

é il geodisinfestante a più ampio spettro fra quelli disponibili in commercio essendo efficace nei confronti di funghi, batteri, erbe infestanti (da seme e da rizoma), batteri e nematodi (forme libere). Basamid®, impiegato in serra e pieno campo incorporandolo al terreno in assenza di coltura, è registrato su orticole, floricole, ornamentali e reimpianti di

fruttiferi. Dopo aver esplicato la propria efficacia, i gas che si sviluppano si trasformano in acqua, anidride carbonica e composti solfati e azotati, normalmente presenti nel terreno. Ció garantisce assenza di residui nel raccolto, una migliore disponibilità dei minerali nel terreno nonché un importante effetto “starter” sulle colture. Basamid® inoltre è più sicuro per l'operatore rispetto ad altri fumiganti in quanto, essendo microgranulare e non liquido, la gassificazione non è immediata e avviene solo a contatto con l'umidità presente nel terreno. Le modalità di impiego del Basamid® sono flessibili sulla base del target da controllare.

è un fungicida biologico contenente due ceppi di specie diverse di funghi antagonisti: Trichoderma harzianum (ceppo ICC 012) e Trichoderma viride (ceppo ICC 080). Radix® è attivo per via preventiva contro diverse specie di funghi terricoli parassiti dell'apparato radicale e del colletto, quali Rhizoctonia solani, Sclerotinia sclerotiorum, Verticillium dahliae, Thielaviopsis basicola, Phytophthora capsici. Radix® è registrato per

impiego su colture orticole (comprese insalate IV gamma), floricole, ornamentali ed aromatiche in serra, pieno campo o in vaso. Radix® è un utile strumento per attuare strategie di difesa integrata, come richiesto da diversi standard internazionali di certificazione, in particolare GlobalGAP.

La linea CleanStart comprende inoltre DD® Soil, fumigante liquido da impiegare su terreno nudo attivo contro nematodi siano essi in forma libera, cisticoli o galligeni.

Agro Notizie 7

ATTACCO DEI FUNGHI SULLE SOLANACEEdi Giorgio Piasentin

L'impiego di materiale vivaistico sano e certificato è il presupposto indispensabile per il trapianto in ambiente protetto di piantine di pomodoro, peperone e melanzana per produzione fuori stagione.

Dopo il trapianto è comunque necessario adottare

adeguati interventi di profilassi nei confronti dei

parassiti che trovano nell'ambiente protetto le

condizioni ottimali per svilupparsi.

In questa rubrica descriviamo gli aspetti epidemiologi

dei principali patogeni fungini. Gli attacchi della

peronospora su pomodoro si verificano in presenza di

umidità relativa elevata,prolungata bagnatura della

vegetazione e temperatura fra i 10 ed i 25 °C.

Alcune pratiche agronomiche come l'arieggiamento

dell'ambiente protetto, un' adeguata spaziatura delle

piante, concimazioni equilibrate, un oculato impiego

dell'acqua irrigua ostacolano lo sviluppo della malattia,

contro la quale è anche opportuno intervenire

mediante l'uso di idonei fungicidi rameici.

La septoriosi colpisce esclusivamente le piante di

pomodoro e si evidenzia principalmente sulle foglie con

elevata umidità relativa e temperature fra i 20 e i 25 °C.

La difesa deve essere condotta con interventi di difesa,

ampie rotazioni, devastazioni delle piante che

m o s t r a n o

s i n t o m i ,

arieggiamento

dell'ambiente

protetto e

mediante l'uso

di fungicidi di

copertura a

base di rame.

La temperatura prossima ai 25°C e l'umidità relativa

elevata sono fattori favorevoli anche allo sviluppo

dell'alternariosi. La malattia attacca foglie, fusto e frutti

del pomodoro e solo saltuariamente di melanzana e

peperone. La difesa delle piante trae beneficio dalle

pratiche preventive volte a limitare la presenza della

malattia nell'ambiente di coltivazione mediante

l'eliminazion

e dei residui

colturali.

E ' i n o l t r e

consigliabile

prevenire la

c o m p a r s a

d e l l a

m a l a t t i a

effettuando, dopo l'allegagione del primo palco fiorale,

dosi a base di Rame.

La muffa grigia colpisce prevalentemente le piante di

pomodoro e di peperone sulle quali si sviluppa a spese

delle foglie, dei fiori e dei frutti in condizioni di elevata

umidità relativa e con temperatura fra i 20 e 25 °C. La

malattia si può prevenire arieggiando opportunamente

l'ambiente protetto ed effettuando concimazioni

bilanciate. L'impiego di un fungicida antibotritico

consigliato e registarto è il Fenhexamid (un giorno di

carenza su Pomodoro, Melanzana, Peperone) o anche

Cyprodonil-Fludioxonil (7 giorni di carenza su tutte e

tre le colture).

La cladosporiosi del pomodoro colpisce l'apparato

vegetale quando si è in serra e si instaurano le seguenti

condizioni ambientali: assenza di correnti d'aria,

u m i d i t à r e l a t i v a

elevata, persistente

bagnatura delle foglie

e t e m p e r a t u r a

prossima ai 20 °C. Per

la difesa delle piante è

consigliabile adottare

le seguenti misure di

profilassi: distruzione

dei residui colturali,

arrangiamento della

serra e riscaldamento

dell'ambiente protetto durante le ore notturne. Contro

questa avversità crittogamica risultano efficaci i

preparati a base di difenconazolo.

8 Agro Notizie

LE FISIOPATIE DELLE COLTURE ORTIVEdi Federico Demin

Le fisiopatie sono tutte quelle alterazioni che colpiscono tutte le piante e che non sono imputabili all'effetto di funghi o parassiti animali vengono comunemente chiamate fisiopatie. Molte volte e' difficile riuscire a capire quale agente possa aver causato dei disturbi, ma conoscere quali situazioni possono creare sofferenza alle piante può essere di aiuto per arrivare ad una diagnosi il più soddisfacente possibile, escludendo o contemplando questa o quella condizione.

In questo raggruppamento quindi rientrano tutte

quelle alterazioni causate da eccessi o difetti di

nutrienti e da condizioni ambientali sfavorevoli.

Fisiopatie causate da squilibri ambientali

Acqua, luce e temperatura rappresentano i tre fattori

ambientali

fondamentali

per la vita delle

piante,

eventuali

alterazioni di

uno o piu' di

questi fattori

puo' essere

causa di seri

danni ai

vegetali (questi danni variano molto in base alle

caratteristiche di ogni vegetale).

= Acqua

fondamentale per la vita di ogni essere vivente puo'

rappresentare un pericolo alla sopravvivenza delle

piante se presente in eccesso o se carente. Stati di

carenza se di breve durata e intensita' sono

solitamente reversibili, se perdurano o sono eccessivi

portano all'avvizzimento e alla morte della piante.

Comunque stati di carenza anche se temporanea

tendono ad indebolire e far crescere stentatamente i

vegetali.

L'eccesso di acqua e' altrettanto dannoso per lo piu'

per il favorimento di patologie e per l'asfissia radicale

che puo' portare anche alla morte.

= Luce

i processi fotosintetici avvengono grazie alla luce, ma

ogni pianta ha esigenze diverse a seconda del suo

ambiente di origine. Piante ombrofile se esposte al

sole per troppe ore possono presentare bruciature,

scarsa o nulla fioritura colorazioni alterate delle

foglie, nel caso di scarsa illuminazione per piante

esigenti molta luce invece si notano allungamenti dei

fusti (le piante vanno alla ricerca di piu' luce),

crescita stentata, fioriture anticipate ma stentate,

nonche' una minore resistenza alle malattie.

= Temperatura

temperature troppo basse sono causa di avvizzimenti

delle foglie, necrosi dei tessuti, spaccature di fusti o

frutti. In senso opposto temperature troppo elevate

portano ad un maggior consumo d'acqua, una

diminuzione delle attivita' fisiologiche fino al

rallentamento della crescita, fino a bruciature o

necrosi dei tessuti.

Fisiopatie causate da squilibri nutrizionali

Tutte le piante necessitano della presenza nel

terreno di alcuni elementi minerali per lo svolgimento

ottimale di tutte le loro funzioni vitali. Questi

elementi sono tutti essenziali ma necessitano alle

piante in misura molto diversa tanto da suddividerli

in macroelementi e microelementi.

Azoto, fosforo e potassio sono macrolelementi, alcuni

vi aggiungono anche altri elementi come ferro,

calcio, zolfo, magnesio, che assieme a rame, boro,

zinco, manganese vengono comunemente indicati

come microelementi.

Non tutte le piante reagiscono allo stesso modo in

caso di carenze, ne tutte necessitano delle stesse

quantita' di elementi fertilizzanti, e queste esigenze

possono variare anche in base allo stadio di sviluppo

di una pianta o al periodo stagionale. E' importante

comunque riconoscerle ed intervenire in tempo

affiche' le piante si sviluppino al meglio. Si tenga

anche conto che le piante coltivate in vaso possono

piu' facilmente andare incontro a carenza o in certi

casi a danni per eccessiva presenza di minerali.

In linea generale si notano dei rallentamenti nello

sviluppo, pochi fiori, disseccamenti degli apici

vegetativi, ingiallimenti e imbrunimenti delle foglie.

La più comune fisiopatia è il marciume apicale del

pomodoro che datermina una drastica riduzione nella

produzione di

bacche; i fattori

che influiscono

in questa

fisiopatia è la

scarsa

mobilitazione

del Calcio

all'interno della

pianta.

Agro Notizie 9

di Alessandro Barberi

La coltura del susino trae origini alquanto antiche, sebbene non se ne conosca con esattezza l'inizio ed il percorso geografico che ha portato alla sua attuale diffusione nel mondo. Di fatto le specie di susino di interesse agronomico sono circa una decina, ma quelle di maggior importanza colturale sono essenzialmente quattro: Prunus domestica L. ( susino europeo), Prunus trifora Roxbgh. = Prunus salicina Lindl. ( susino cino- giapponese), Prunus insititia L. ( susino siriaco) e Prunus cerasifera Ehrh. (mirabolano), e si avanzano supposizioni diverse sull'origine e diffusione di ognuna di esse. L'inizio della coltivazione del susino in Europa non sembra oltrepassare i 2000 anni. Attualmente la sua diffusione si estende in diversa misura in tutti i continenti : l'Europa è la più interessata a questa coltura. In Italia le regioni maggiormente coinvolte sono l'Emilia-Romagna, la Campania, il Piemonte ed il Trentino-Alto Adige che insieme superano l'80 % della produzione nazionale. Nel Lazio una importante realtà produttiva si ha nella provincia di Latina. Le diverse specie di susino appartengono alla famiglia delle Rosacee, alla sottofamiglia Prunoideae, al genere e subgenere Prunus e alla sezione Prunophora. Le classificazioni fino ad oggi studiate e proposte da diversi autori tendono a raggruppare il complesso delle forme di susino secondo un criterio essenzialmente geografico. Ancora oggi la classificazione considerata più valida, è quella che raccoglie le specie e le cultivar in gruppi sulla base delle rispettive zone di provenienza e cioè: 1) specie asiatico-europee; 2) specie cino-giapponesi; 3) specie americane. I susini europei sono alberi non spinescenti, mole elevata con chioma a portamento globoso e aperto. Quasi tutte le cultivar sono autocompatibili. I susini cino-giapponesi puri sono alberi di media grandezza e di rapido accrescimento. La maggior parte di queste cultivar è autocompatibili, alcune autosterili e poche risultano androsterili. I susini americani sono di origine americana e comprendono numerose specie e ibridi. I frutti di alcune sono utilizzati per il consumo fresco o per usi culinari; altre specie e ibridi sono impiegati in programmi d'incrocio e come materiale genetico di riserva. Le epoche di fioritura delle diverse cultivar possono variare notevolmente, in relazione all'andamento stagionale ed alle condizioni climatiche della zona. La durata della fioritura dipende dalle cultivar e dall'andamento stagionale. Ci sono cultivar a breve periodo di fioritura ( 7-10 gg.), a lungo periodo (15-20 gg.), e medio periodo (intermedio tra i due). Indicativamente l'epoca di fioritura copre tutto il

mese di marzo. L'epoca di maturazione dei frutti copre un periodo di oltre 4 mesi, iniziando ai primi di giugno con le cultivar precocissime e terminando agli inizi di ottobre con quelle molto tardive. Le cultivar di susino possono essere auto ed etero impollinate, sia per via entomofila, sia per via anemofila. L'elevato numero di cultivar di susino comporta l'utilizzo di appropriati metodi di classificazione e descrizione, al fine di consentire la loro identificazione per le diverse scelte ed utilizzazioni. Per la messa a punto di tali metodi si presuppone una profonda conoscenza delle molteplici caratteristiche biologiche, morfologiche, agronomiche, pomologiche, tecnologiche e mercantili di ciascuna cultivar. Così si fa ricorso alle “schede pomologiche” che servono da guida per il rilevamento dei vari caratteri da esaminare. Per quanto riguarda le cultivar cino-giapponesi tra le più diffuse in Italia vi è l'Angeleno e la T. C. Sun. Tra le cv europee per il consumo fresco si cita la Stanley. Il susino è pianta tipica delle zone temperate. Le cv di susino vengono propagate per innesto. Il più utilizzato in Italia è il “Mirabolano da seme”. E' essenziale l'uso di piante virus-esenti quali: “ Mirabolano B”, “ S. Giuliano A”, “ Marianna GF8/1”. L'epoca migliore per l'impianto è l'autunno negli ambienti caldi e la fine dell'inverno in quelli più freddi. Il susino è esigente in azoto e potassio, meno per quanto riguarda il fosforo. L'irrigazione è essenziale in periodi quali: fioritura, allegagione e accrescimento dei frutti. Il sistema irriguo da adottare è quello localizzato a goccia (microirrigazione). Il susino risulta essere molto sensibile alla salinità. La forma di allevamento più frequente è quella in parete come la palmetta. L'operazione di raccolta dei frutti utilizzati per il consumo fresco generalmente è manuale. Per i frutti da destinare all'essiccazione è preferibile ritardare il più possibile la raccolta, allo scopo da raggiungere il massimo accumulo di zuccheri (20-25%). In questo caso si adotterà la raccolta meccanizzata, impiegando macchine scuotitrici ed intercettatrici dei frutti, i quali verranno convogliati in cassoni o direttamente in carrelli trasportatori. I frutti in frigoconservazione si conservano per brevi periodi (circa 2 mesi). Tra le avversità di origine animale ricordiamo: afidi, tripidi, cidia e mosca; tra le crittogame la monilia, ed infine la batteriosi.

IL SUSINO

10 Agro Notizie

Bollettino Fitosanitario

Bollettino Fitosanitario

A cura di Antonio Pelizzo

con la collaborazione dello staff tecnico S.I.A.

A cura di Antonio Pelizzo

con la collaborazione dello staff tecnico S.I.A. dal 01/08 al 31/08/2010dal 01/08 al 31/08/2010

ZUCCHINO FASE FENOLOGICA: diverse (campo aperto)

POMODORO FASE FENOLOGICA: diverse

O i d i o : S i segnalano lievi a t t a c c h i d e l p a t o g e n o ; e f f e t t u a r e in te rvent i con prodotti a base di Te t r a c o n a z o l o (7gg), Miclobutanil ( 3 g g ) ,

Azoxystrobin (3 gg), Meptyldinocap (3gg), Bupirimate (3 gg) e formulati a base di Zolfo (5gg). Si consiglia di usare sempre principi attivi con diverso meccanismo di azione. In caso di forti attacchi in coltivazioni avanzate effettuare interventi irrigui per aspersione, allo scopo di dilavare le spore del fungo presenti sulla pianta.Peronospora delle cucurbitacee: In questo periodo si sono verificati attacchi del fungo. Intervenire con formulati a base di Cimoxanil (10gg), Cimoxanil + Rame (20gg), Cimoxanil + Famoxadone (10gg), Mandipropamid + Rame (3gg), Azoxystrobin (3gg), Ciazofamid (3gg), Ossicloruro di rame (3-20gg). Aleurodidi: Si segnalano attacchi di tali insetti. Pertanto, alla comparsa dei primi adulti intervenire con formulati a base di Imidacloprid (7gg), Thiametoxam (3gg), Flonicamid (3gg), Pymetrozine (3gg) o Azadiractina (3gg). Afidi: Per il controllo degli afidi utilizzare gli stessi formulati indicati per il contenimento degli aleurodidi.Virus: Contro tali patogeni gli unici mezzi di lotta sono quelli a carattere agronomico. Si consiglia, quindi, di adottare i seguenti accorgimenti: utilizzare cultivar tolleranti, eliminare le piante infette, controllare gli insetti vettori di virus (afidi, tripidi), effettuare raccolta manuale dei frutti, evitare di seminare in prossimità di campi già infettati.

Peronospora: Si sono riscontrati attacchi di tale patogeno nelle coltivazioni avanzate. Intervenire con fo rmu la t i con tenent i C imoxany l (10gg) , Mandipropamid + Rame (3gg), Azoxystrobin (3gg), Iprovalicarb + Rame (20gg), Zoxamide + Mancozeb (3gg), Dimetomorf + Rame (20gg), formulati rameici (3-20gg). Tripide: Si segnala la presenza di tripidi nei fiori di pomodoro; tali insetti sono alquanto dannosi in quanto vettori del virus (TSWV). Intervenire alla

presenza di 3/4 adulti per fiore. Utilizzare formulati contenenti Spinosad (3gg), Acrinatrina (7gg), Lufenuron (7gg), Abamectina (7gg) ecc. Intervenire preferibilmente nelle ore serali. Si consiglia, inoltre, di differenziare i principi attivi utilizzati.

Nottue fogliari: Si segnalano elevati attacchi di nottue fogliari su coltivazione di pomodoro. Intervenire alle prime deposizioni di uova con

prodotti a base di Spinosad (3gg), Indoxacarb(3gg), Metaflumizone (3gg), Ciflutrin (3gg), Deltametrina (3gg), Bacillus Th. (3gg). Afidi ed aleurodidi: Si segnalano attacchi di tali insetti. Alla comparsa dei primi adulti intervenire con prodotti a base di Flonicamid (3gg), Imidacloprid (7gg), Thiametoxam (3gg), Pymetrozine (3gg), Acetamiprid (3gg).

Tripide: Contro tale insetto intervenire alla presenza di 3/4 adulti per fiore onde evitare resistenze incrociate agli insetticidi. Utilizzare formulati contenenti Spinosad (3gg), Acrinatrina (7gg), Lufenuron (7gg), Azadiractina (3gg), ecc. Intervenire preferibilmente nelle ore serali.Acari: In seguito alle temperature elevate si sono manifestati attacchi di tali organismi. Alla comparsa dei primi sintomi intervenire con Abamectina (7gg), in miscela con Exitiazox (7gg). Preventivamente utilizzare Zolfo bagnabile a cadenza settimanale.Afidi: Alla presenza dei primi adulti intervenire con formulati a base di Pymetrozine (3gg), Azadiractina (3gg), Acetamiprid (3gg), Imidacloprid (7gg) o Thiametoxam (3gg). Nottue fogliari: Gli attacchi di nottue su melanzana sono abbastanza frequenti. Intervenire con formulati a base di Bacillus Thurigensis (3gg), Spinosad (3gg), Indoxacarb (3gg), Metaflumizone (3gg), Lambda cialotrina (3gg), Lufenuron (7gg). Importante utilizzare sempre prodotti a diverso meccanismo d'azione per evitare fenomeni di

MELANZANAFASE FENOLOGICA: diverse (serra, campo aperto)

Agro Notizie 11

resistenza.

Tripide: Contro tale insetto intervenire alla presenza di 3/4 adulti per fiore. Utilizzare formulati contenenti Spinosad (3gg), Acrinatrina (7gg), Azadiractina (3gg), ecc. Intervenire preferibilmente nelle ore serali.Acari: Alla comparsa dei primi sintomi effettuare un intervento con Abamectina (3gg), Tebufenpirad (14gg) in miscela con Exitiazox (7gg). Preventivamente utilizzare Zolfo Bagnabile a cadenza settimanale.Oidio: Si segnalano attacchi nelle coltivazioni in serra. Alla comparsa dei primi sintomi intervenire con formulati contenenti Penconazolo (14gg), Miclobutanil (3gg), Bupirimate (3gg), Tetraconazolo (7gg) o Zolfo Bagnabile (5gg).Nottue fogliari (piralide): in seguito alle elevate temperature gli attacchi di larve di lepidotteri sono abbastanza frequenti. Intervenire periodicamente con formulati a base di Bacillus Thurigensis (3gg),

PEPERONEFASE FENOLOGICA: diverse (serra, campo aperto)

Spinosad (3gg), Indoxacarb (3gg), Metaflumizone (3gg), Lambda cialotrina (3gg), Teflubenzuron (10gg). Importante utilizzare sempre prodotti a diverso meccanismo d'azione per evitare fenomeni di resistenza.

Afidi: alla presenza dei primi adulti intervenire con Pymetrozine (3gg),Thiametoxam (3gg), Flonicamid (3gg), Imidacloprid (3gg), Acetamiprid (3gg).Peronospora delle cucurbitacee: In questo periodo si sono verificati attacchi del fungo nelle coltivazioni di cetriolo. Intervenire con formulati a base di Cimoxanil + Famoxadone (10gg), Azoxystrobin (3gg), Ossicloruro di rame (3-20gg). Oidio: Si segnalano attacchi del patogeno; effettuare interventi con prodotti a base di Tetraconazolo (7gg), Miclobutanil (3 gg), Tebuconazolo (3gg), Azoxystrobin (3 gg), Meptyldinocap (3 gg), Bupirimate (3 gg) e formulati a base di Zolfo (5gg). Si consiglia di usare sempre principi attivi con diverso meccanismo di azione.

CETRIOLOFASE FENOLOGICA: diverse