Cinematografo Nov.2012 1

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dal 1928 Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano MENSILE N.11 NOVEMBRE 2012 3,50 rivista del rivista del P R O M E S S A sposa HADAS YARON dal 1928 fondazione ente dello spettacolo Eroina d’altri tempi nel toccante Fill the Void . Da Tel Aviv, destinazione Oscar Arriva in sala l’esordio alla regia dell’israeliana Rama Burshtein ROMA SI SCOPRE CON MÜLLER. TORINO RILANCIA CON AMELIO ITALIA IN FESTIVAL

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Cinematografo Nov.2012 1

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Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano

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PROMESSAsposaHADAS YARON

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Eroina d’altri tempi nel toccante Fill the Void. Da Tel Aviv, destinazione Oscar

Arriva in salal’esordio alla regiadell’israeliana RamaBurshtein

ROMA SI SCOPRECON MÜLLER.

TORINO RILANCIACON AMELIO

ITALIA INFESTIVAL

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CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA

SEDE LOMBARDIA

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5novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Roma, Torino: anno zero. Il primo ha cambiatodirezione artistica, indirizzo, calendario. Ilsecondo ha dovuto mutare di conseguenza.Restano troppo vicini, una settimana diseparazione (Roma finisce il 17 novembre,Torino inizia il 23). Su entrambi piovonodomande: come si posizioneranno nelpanorama dei festival? Che ruolo avrannonella politica culturale? Quale impulsodaranno al rilancio del settore? Riusciranno adotarsi di un identikit riconosciuto,riconoscibile? D’altro canto, sta anche agliaddetti ai lavori – giornalisti, politici,imprenditori – portare una sensibilità nuova,capace d’intercettare quale sia la posta ingioco. Non la conta delle star, il numero dianteprime, la spartizione delle poltrone. Ma lasopravvivenza stessa di un sistema in cui film,pubblico, mercato e criticahanno pari importanza emutua responsabilità. Bastasolo che una di questearchitravi salti perché l’interoedificio inizi a tremare. Ciòsignifica che ciascuna di lorodeve rimanere perfettamenteintegrata nella struttura di cuiè una parte fondamentale.Vuol dire che i film devonoessere all’altezza (non importa se d’arte opopolari, purché abbiano un senso) , ilpubblico stimolato, il mercato messo incondizione di funzionare, la critica mostrarsiattenta, competente, in grado di farsi

ascoltare. Bisognache ciascuno siriappropri dellapropria ragiond’essere. Così ifestival. Che nonpossono essere un po’di tutto, ma differenziarsi proteggendo lapropria diversità. Un festival è grande non soloper le sue dimensioni, ma per la capacità diriempire un vuoto d’offerta, abitare un territorio,incontrare una domanda, suscitarne una. Dasedici anni organizziamo Tertio Millennio(prossimo appuntamento: 4-9 dicembre) animatida questo spirito: un quartiere e una locationstorica della capitale, un pubblico fidelizzato, uncartellone di inediti e capolavori del passatoaccostati con originalità, dentro una

suggestione, in base aun’emozione, sempre per qualità.Un progetto. Il cinema in Italia neha un disperato bisogno. E quientra in gioco la politica. Non soloquella delle sovvenzioni, ma quellache immagina e costruisce ilfuturo. Calo di presenze, chiusuradelle sale, omologazione delleproposte, estremaparcellizzazione di imprese, enti,

cineteche. L’orizzonte è pesto. Non chiediamoidee. Quelle le abbiamo già: tax credit,razionalizzazione del sistema, ridefinizione dellecompetenze, investimento nella formazione.Domandiamo solo di metterle in pratica.

Il tempo è scadutoDIRETTORE RESPONSABILEDario Edoardo Viganò

CAPOREDATTOREMarina Sanna

REDAZIONEGianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco

[email protected]

PROGETTO GRAFICOP.R.C. - Roma

ART DIRECTORAlessandro Palmieri

HANNO COLLABORATOAngela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Pietro Coccia,Silvio Danese, Karen Di Paola, Adriano Ercolani, Bruno Fornara,Antonio Fucito, Giovanni Guado, Oscar Iarussi, Giulia Iselle,Miriam Mauti, Massimo Monteleone, Franco Montini, MorandoMorandini, Marta Morgante, Peppino Ortoleva, Marco Spagnoli

REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMAN. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007

STAMPATipografia STR Press S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)Finita di stampare nel mese di ottobre 2012

MARKETING E ADVERTISINGEureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 MilanoTel. 02-83427030 Fax: 02-83427032 - Cell. 335-5428.710e-mail: [email protected]

DISTRIBUTORE ESCLUSIVOME.PE. MILANO

ABBONAMENTIABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euroABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euroC/C 80950827 - Intestato a Fondazione Ente dello Spettacolo

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PROPRIETA’ ED EDITORE

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COMUNICAZIONE E SVILUPPOFranco Conta - [email protected]

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Associato all’USPIUnione Stampa - Periodica Italiana

Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione GeneraleCinema - Ministero per i Beni e le Attività CulturaliLa testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge7 agosto 1990, n. 250

ppunti di vista

Calo presenze, chiusurasale, omologazioneculturale: l’orizzonte è pesto, il progettodov’è?

Nuova serie - Anno 81 n. 11 novembre 2012In copertina Haras Yaron in La sposa promessa (foto Karen Di Paola)

rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

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DAI CREATORI DI E

DA GIOVEDÌ 29 NOVEMBREAL CINEMA

IN 3D E IN 2D.PRESENTA “LE 5 LEGGENDE” (RISE OF THE GUARDIANS)

MUSICADI

SCENEGGIATURADI

PRODUTTORIESECUTIVI

PRODOTTODA

DIRETTODA

le5leggende-ilfilm.it

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7marzo 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

SOMMARIOn. 11 novembre 2012

ANTEPRIMA38 Poliziotti fuori

Jake Gyllenhaal e MichaelPeña colleghi/amici tra lestrade malfamate di LosAngeles. David Ayer ancora “indivisa” con End of Watch

SERVIZI14 Natale con i tuoi

Sul set di Colpi di fulmine, la nuovaera del “cinepanettone” secondoNeri Parenti. Con l’immancabileDe Sica e tante new entry: daLillo & Greg a Luisa Ranieri

23 Quanto sei bella RomaParola di Marco Müller: “Inquesta città il Festival devedurare tutto l’anno”. Al via laVII edizione: tanta Italia,cineasti da scoprire, Walter Hille Sylvester Stallone

46 Torino 30 e MoleIl direttore Gianni Amelio nonfa sconti. Tra esordi, omaggi eGran Premi

PERSONAGGI42 Ben Affleck

“Non ho ancora fatto nulla”,dice l’attore-regista. Alla terzaprova dietro la macchina dapresa, incensato dalla criticaUSA per Argo

34 Amy Adams“Eastwood? All’inizio nonriuscivo a parlarci”. L’attrice Dinuovo in gioco nei panni della figliadel “vecchio” Clint, entrambidiretti da Robert Lorenz

56 Brigitte BardotLanciata definitivamente daRoger Vadim, fenomenomediatico tra i più travolgentidi sempre. E oggi?

42ARGO

Ben Affleckin sala conil suo terzo

film

23Bérénice Bejoal Festival di Roma

46DUSTINHOFFMANa Torino conQuartet

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9novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

SOMMARIOI FILM DEL MESE58 La sposa promessa - Fill the

Void 60 Argo60 Red Lights62 Il sospetto63 End of Watch64 Ballata dell’odio e dell’amore64 Dracula 3D66 Tirannosauro68 Hotel Transylvania68 Acciaio

LE RUBRICHE10 Morandini in pillole

Ingmar Bergman e l’Italia: traritardi e divieti

12 Circolazione extracorporeaLa metamorfosi di YouTube:professionisti del video einserzioni

16 Glamorous News e tendenze: Pattinson eStewart di nuovo insieme. Aqueste “condizioni”

20 Colpo d’occhio Le “Obama’s Angels”: EvaLongoria, Scarlett Johansson eKerry Washington

72 Dvd & Satellite The Amazing Spider-Man, Blade Runner, Project Nim ePage One. In tv arrivaPerception

78 Borsa del cinema Più grande, più guadagno? No,per i multiplex non è più così:vi spieghiamo perché

80 Libri Stanley Kubrick “visto”dall’autista personale, misteriGrace Kelly e Marilyn Monroe

82 Colonne sonore La Balada triste di Roque Baños,Adele canta per James Bond

62

68HOTEL TRANSYLVANIA

64BALLATA DELL’ODIO E DELL’AMORE

80LIBRI

IL SOSPETTO

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10 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

MMorandini in pilloleQuello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOCa cura di Morando Morandini

Ignoro quanti siano gli ammiratori italiani di Ingmar Bergmannegli anni 2000. (In svedese il cognome significa pressappoco“uomo della montagna”). Rari tra i giovani che tutt’al più cono-scono la sua compatriota attrice Ingrid. (Sono della stessa gene-razione: lei 1915, lui del 1918). Non pochi tra i cinefili di mezzaetà, numerosi tra i vecchi. Sul mensile Cineforum 516 (luglio2012) consiglio di leggere le otto informatissime pagine (congrandi fotografie di Roberto Chiesi “Un autore da ‘normalizzare’- Bergman e la censura italiana”... il suo cinema è stato oggettodi alterazioni pressoché in ogni nazione del mondo, ma fusoprattutto l’Italia il Paese dove i suoi film subirono lo scempio dipesanti tagli, alterazioni del montaggio e perfino manipolazionidei dialoghi, che hanno comportato abusive modifiche dell’iden-tità dei personaggi (come nel caso eclatante di Sorrisi di unanotte d’estate). Fu nel 1957 il primo suo film (1955) distribuito inItalia. Furono vietati ai minori di 16 anni Il settimo sigillo (1956-59), Donne in attesa (1952), Lezione d’amore (1954), Alle sogliedella vita (1958), La fontana della vergine (1959), tutti distribuitinel 1960, L’occhio del diavolo (1960), Monica e il desiderio (1953-61). Vietati ai minori di 18 anni Il silenzio (1963) e Il rito (1969).Sui 34 film di Bergman, in Italia 21 furono vietati ai minori e 12riservati a un pubblico adulto.

Fanny e AlexanderForse il capolavoro di Bergman. Fugirato in doppia versione, per ilcinema (197 minuti) e per la tv(312).

DecrescitaIl cinema italiano sta attraversandola stessa grave crisi che nel primodecennio del 2000 ha danneggiatol’industria discografica, quasi azze-rando la vendita dei dischi neinegozi. Dal gennaio 2014 i film

saranno distribuiti solo in digitale, obbligando gli esercenti ainvestimenti di 20-40.000 euro. Negli ultimi 11 anni si sono chiu-se in Italia 761 sale di cinema di cui 60 nel 2012, anno in cui lepresenze in sala sono diminuite, rispetto al 2011, in tutti i primi8 mesi, escluso aprile. Si prevede che entro la fine del 2012 laperdita degli spettatori sarà tra il 10 e il 15%. Dipenderà dalsuccesso dei film natalizi.Lionello Cerri, presidente ANEC (ma anche esperto produttore inproprio), ha dichiarato: “La sala cinematografica è sempre stataun centro di aggregazione sociale e culturale e merita di esseredifesa. Se non s’interviene, si arriverà alle desertificazione deidenari storici”. Le sale che si chiudono sono quelle frequentateda un pubblico borghese adulto e di cultura medio-alta che tendea seguire il cinema d’autore e di qualità, anche quello che magariarriva dai paesi sudamericani, asiatici e africani. Ma ormai si sache in Italia, anche col governo di Mario Monti, quando occorre ri-durre le spese pubbliche, si comincia dalla cultura.

Ormai, inItalia, quando

occorreridurre le

spesepubbliche si

comincia dallacultura

Il Bergman censurato

Fine pen(n)a mai

VISIONI FORZATE E INDULTICRITICIMicrorecensioni: TEDestabile, Off theRoad, Total Recall – Occupato, Noi (Io ete), Il sole dentro (V.M. 18), Svenuto almondo, Tutti i Santi 1° novembre, RonfSky, Un incasso speciale, Stonada tristede trompeta, Resident IMU:Contribution, The Twilight Saga:Breaking Ball – Parti 2, C’è una volta inAmerica. STOP Pollice verso: Gladiatoridi Roma. STOP Gli equilibristi scivolanoal box office: 327.731 euro in seisettimane. STOP Padroni di casa, sfrattoin sala. STOP Cesare deve morire, ilbotteghino l’ha preceduto: 738mila euroin 8 mesi. Film da cassetta o da cassa?STOP Marco Müller: “Ma vogliamoparlare di Populaire?!?”. Populaire: “Mavogliamo parlare di Müller?!?”. STOPMassimiliano Bruno: “Togliamoci didosso l’Italia dei Moggi, Corona eBerlusconi”. Al suo fianco, MichelePlacido. STOP Killer Joe fa strage… dispettatori. STOP Moccia tra gliUniversitari. Tre metri fuori corso?

ALMOST (IN)FAMOUS: DALLESTALLE ALLE STARLETTEFergie: “Allora ho cominciato a parlarecon Dio. Gli ho detto: “Se esco fuori enon c’è l’FBI, allora è tutta colpa delladroga e non ne farò più uso””. Che abbiainiziato l’interlocutore? #### Michael“Papà di Lindsay” Lohan ha le ideechiare: “Sta di nuovo prendendo pilloleper stare sveglia e dormire”. ####Buone notizie: Uomini e donne, ManfrediFerlicchia e Giorgia Lucini stanno ancorainsieme. #### Lando Buzzanca, ilmerlo è sempre maschio: “Io ho 77 annie ho due donne con cui mi “alleno”, Sì,insomma, faccio sesso, ma non in casamia. Sono vedovo e non voglio nessunadove ho vissuto con mia moglie. In casaho conservato persino le sue ceneri”.#### Nasce su Fb Amici di NicoleMinetti: “Perché oltre la bellezza siamoconvinti che ci sia la sostanza, sia dalpunto di vista umano, sia di propostapolitica”. Un tanto al kilo…

Federico Pontiggia

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COPPA VOLPIMIGLIOR ATTRICE

Norma Productions Assaf Amir Presenta

LA SPOSAPROMESSA

( )

A NOVEMBRE AL CINEMA

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12 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

BROADCAST YOURSELF?

nale via cavo e gli investimenti per pub-blicità sul sito sono prossimi a passaredagli attuali 2,3 miliardi di dollari ai 7 mi-liardi nel 2015. Questo processo di cre-scita avviene tuttavia a discapito dei pro-duttori amatoriali che ne hanno fatto lafortuna, fino a rendere YouTube, nato conil motto “Trasmetti te stesso”, il sito di vi-deo sharing più diffuso. Già nell’ultimoanno, il lancio di canali legati a grandiemittenti o a star di cinema e tv ha stabi-lito una nuova gerarchia nel sempre piùcompetitivo universo dei creatori di video,situazione aggravata dalla modifica al-l’algoritmo che stabilisce quali siano i vi-

ccircolazione extracorporeaFruizioni multiple nell’era della riproducibilitàa cura di Peppino Ortoleva

Da quando esiste questa rubri-ca, YouTube è stato sicuramenteil principale fenomeno analizza-to, poiché grazie ad esso la dif-fusione di prodotti audiovisivi haconosciuto forme di circolazionee decentralizzazione primainimmaginabili. Adesso però ilsito sta cambiando forma e so-stanza. Forse il mutamento nonè ancora percepibile per gliutenti, ma sta avvenendo e nonsembra reversibile.Intervenendo al Mipcom, ilmercato internazionale dei pro-dotti audiovisivi, il vicepresiden-te di YouTube Robert Kyncl hapresentato un accordo siglatocon alcuni dei principali produt-tori e broadcaster di Germania,Gran Bretagna e Francia, tra cuiBBC Worldwide e le case di pro-duzione Freemantle ed Ende-mol, che segna una svolta nellaancora breve storia della piat-taforma, verso una professiona-lizzazione dell’offerta di conte-nuti. L’obiettivo è quello di met-tere a disposizione degli utentioltre centocinquanta canali te-matici, accomunati dall’offerta di conte-nuti creati appositamente per il web daibroadcaster internazionali. Molti di que-sti saranno attivi solo da inizio 2013, macontano già centinaia di iscritti e saran-no fruibili su ogni tipo di terminale, com-presi smartphone e tablet.Un’inchiesta dell’agenzia Reuters ha an-ticipato questa notizia sottolineando lavolontà dell’azienda di puntare sul cre-scente mercato pubblicitario legato allavisualizzazione dei video on line per at-trarre operatori professionali. Negli StatiUniti il guadagno dagli spot su YouTubein un’ora è ormai pari a quello di un ca-

deo consigliati, che ora tiene conto delladurata, favorendo i produttori professio-nali. La diffusione virale e la manipolazione(quasi mai autorizzata, ma di sicuro suc-cesso) dei contenuti, che hanno scavalca-to l’idea originale di YouTube come spazioper video personali e tanto hanno contri-buito alla creazione di veri e propri feno-meni della Rete, non sembrano più suffi-cienti per una compagnia che punta adabbandonare il ruolo di semplice piat-taforma per l’upload e a trasformarsi inun concorrente della televisione tradizio-nale. GIULIANA C. GALVAGNO

YOUTUBE CORTEGGIA I PROFESSIONISTI DEL VIDEO. MA IL PROCESSO DICRESCITA VA A DISCAPITO DEI PRODUTTORI AMATORIALI

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14 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

FULMINEA CIEL SERENOdi Miriam Mauti

ssul set di Natale

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15novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

ete esotiche, addio... Lanuova era di austerity espending review d’altrocanto impone nuove

priorità. E si adegua anche il cinepa-nettone, anzi, il film di Natale - comepotremo semplicemente chiamarlo inquesto dicembre 2012 - che Aurelio eLuigi De Laurentiis trasferiscononell’austera Trento. E’ qui che abbia-mo visitato il set di Colpi di fulmine(dal 14 dicembre in sala), “una storiad’amore comica”, come la definisceNeri Parenti, che in questo Natale so-stituisce la commedia alla farsa, manon vuole sentire parlare di romantici-smo: “Aborro! Il tentativo ambizioso èquello di fare un film comico sull’amo-re, che secondo me in Italia non si èmai fatto. Il sentimento è un innesco,per creare situazioni paradossali chesperiamo facciano divertire”. Due gli episodi, che non si intrecciano.Nel primo, “Il prete”, è Christian deSica a vestire i panni talari, ma nonper vocazione: “Il mio personaggio -dice l’attore - è uno psichiatra che siveste da prete per sfuggire ad Equita-lia... ve lo immaginate? La prima voltadice Messa seguendo le indicazionidello smartphone! E tutti lo prendonoper uno moderno e si entusiasmano...Poi arriva il colpo di fulmine, per LuisaRanieri, che interpreta una donna ca-rabiniere. Quando ho letto il copionemi sono chiesto se alla mia età sareistato credibile in una storia d’amore.Certo, il mio episodio è meno farsa,meno cinepanettone, mentre l’episo-dio più over-acting, quello che avreifatto io in un vecchio film di Natale,credo sia quello di Lillo e Greg”. Lillo eGreg, appunto, che come Luisa Ranie-ri e Anna Foglietta, gli altri interpretidel film, con Arisa chiamata nei pannidella giovane perpetua di De Sica, ar-rivano tutti per la prima volta nel filmtargato De Laurentiis. Per la Ranieri, ilfilm “è una piccola favola, per raccon-tare un incontro al di là delle uniformi,

di quello che appare. Pensavo di nonessere abbastanza comica ma questaè una commedia degli equivoci nellatradizione italiana, che rilegge in chia-ve moderna i film belli di una volta ca-paci di far ridere e riflettere”. Mentre parliamo, la facciata del Pa-lazzo della Provincia di Trento si tra-sforma con una targa - “Ambasciatapresso la Santa Sede” - diventandocosì il set anche per il secondo episo-dio, quello che per il resto è girato aRoma, dove Neri Parenti e gli sceneg-giatori (tra i quali questa volta c’è an-che Volfango De Biase), hanno imma-ginato un Greg rigido ambasciatore,che subirà un colpo di fulmine peruna pescivendola romana, interpreta-ta da Anna Foglietta: “Aurelio mi haconvinto parlandomi di un personag-gio contemporaneo che si muove inun’ambientazione un po’ anni ’50 - di-ce l’attrice - mi ha parlato della Ro-setta di Rugantino, di Giovanna Ralli.Senza scomodare quei personaggifantastici, mi sono ritrovata nel cine-ma con cui sono cresciuta. La mia piùgrande passione è quel tipo di roma-nità e Lillo e Greg sono stati una ga-ranzia, la loro comicità è unica in Ita-lia, molto elegante, senza una paroladi troppo”. Ecco allora Lillo e Greg, che molti con-siderano il vero elemento di svoltadell’ormai ex cinepanettone. Per NeriParenti, “il loro episodio è una cosa damatti”, ed è Greg a spiegarci cosa suc-cederà. “L’idea era quella di raccon-tare My Fair Lady al contrario. Io daambasciatore devo conquistare la pe-scivendola romana e ho l’autista pro-letario, Lillo, che mi fa da pigmalione.E pensare che avevo rifiutato i primidue appuntamenti con De Laurentiis.La comicità del cinepanettone è agliantipodi con la nostra, non ci interes-sava. Ma quello che ci hanno propostoè una commedia anni ‘50 e ‘60, anchese devo ammettere che l’avrei volutaun po’ più cattiva e cinica. �

Luisa Ranieri. A sinistra Lillo & Greg, poi Anna Foglietta. Sopra Parenti con Christian De Sica

M

“Romanticismo? Sia mai! Sarà un filmcomico sull’amore”, dice Neri Parenti. ATrento con De Sica, Luisa Ranieri, Lillo &Greg: la nuova era del cinepanettone

Il Christiannazionale: “Sono

uno psichiatra chesi traveste da prete

per fuggire daEquitalia”

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16 maggio 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

a cura di Gianluca ArnonegglamorousglamorousUltimissime dal pianeta cinema: news e tendenze

Pitt Stop!Ok, tendenzialmente un attore è più ascoltato di un politico. E ten-

denzialmente un divo è più ascoltato di un attore. Ma solo per questo

dobbiamo sorbirci l’opinionismo d’accatto di certe star hollywoodia-

ne? Possibile che Reagan - l’attore, il politico, tutte e due - non abbia

insegnato nulla? Dunque, Brad Pitt. Un giorno annuncia le imminenti

nozze con Angelina Jolie e e il giorno dopo vuole propinarci metodi

più efficaci di contrasto alla droga. “Continuiamo a sostenere questa

farsa chiamata guerra alla droga - dice -. Abbiamo speso un trilione

di dollari e dura da 40 anni. Molte persone hanno perso la vita a cau-

sa di questa ma ne parliamo come se fosse un grande successo”. Pa-

cifico, e quindi? Sentite quale sarebbe la soluzione: “Fra le alternati-

ve, naturalmente, ci sarebbe la legalizzazione, o quantomeno la de-

penalizzazione, delle droghe”. Tradotto: Non puoi risolvere il proble-

ma? Inizia a pensare che forse non lo è.

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17maggio 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

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18 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

gglamorousglamorous

Con l’assoluzione di Robert

Linhart dall’accusa di stalking

contro Madonna, il giudice di

New York ha stabilito che:

stazionare fuori dalla casa di

una star armato di punteruolo,

stendere un telo sul suo

vialetto e usare lo spray per

scrivere sopra messaggi come

“Ho bisogno di te”, non è

l’opera di un persecutore ma il

romantico gesto di un

inguaribile idiota.

Probabilmente esistono lettori che in questo momento si staranno piluccando i pollici in attesadelle ultime novità sull’affaire Stewart-Pattinson, dopo il di lei Fare Cornuto Lui e il di lui SbattereFuori Di Casa Lei. Ebbene: 1) Sono tornati a vivere insieme, ma in un’altra dimora 2) E’ unaconvivenza a tempo. Un mese. Trascorso il quale lui deciderà se tenerla o licenziarla. Non è unrefuso 3) Le è proibito nel modo più assoluto pronunciare il nome di ******. Sì, il cornificatore 4)Kristen sta scrivendo una montagna di poesie d’amore per Robert. Lui si diverte a fare aeroplanini.

3 milioni di dollari per

ogni figlio più 15 milioni di

dollari ogni 3 anni di unio-

ne: era la clausola del

contratto pre-matrimonia-

le firmato da Russell

Crowe e Danielle Spencer.

Cifre alla mano – 2 figli e 9

anni passati insieme -

l’attore australiano dovrà

sganciare per il divorzio

dalla moglie 51 milioni. Justin Bieber ha legami di paren-tela con Avril Lavigne, Celine Dioncon Ryan Gosling, Halle Barry“addirittura” con Sarah Palin.Sono alcune delle scopertefatte da Ancestry.com, por-tale gestito da una cricca digenealogisti che per soli9,95 euro all’anno vi dicese nel vostro albero c’èqualche rametto impor-tante. No ai rimborsi.

Divorzio dacapogiro

Innamoratopazzo

Le conseguenze del disamore

L’albero della fama

Ciao Nicole+ciao Kate+ciao

Suri = addio Scientology?

Parrebbe. D’altra parte

l’organizzazione è l’ulti-

ma cosa rimasta a Tom,

la sola che lui possa an-

cora lasciare. Un cazzotto

di dignità dopo tante pe-

date nel sedere dell’auto-

stima.

Addio lo dico io

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20 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

ccolpo d’occhio

PITIGLIANI KOLNO’AFESTIVAL

VII edizione della rassegna dicinema israeliano e di argomentoebraico, organizzata dal CentroEbraico Italiano “Il Pitigliani”. Frale sezioni: lo sguardo sul nuovocinema israeliano, PKFProfessional Labs, scuole dicinema da Israele, Percorsiebraici. Località Roma, Italia Periodo 3-7 novembreTel. (06) 5800539Web www.pitiglianikolnoafestival.itMail [email protected]. Dan Muggia, Ariela Piattelli

FESTIVAL INTERNAZIONALEDEL CINEMA DI SALERNO

LXVI edizione della storicamanifestazione dove concorrono:lungometraggi a soggetto,fiction televisive, cortometraggi,cartoni animati, audiovisiviindustriali, turistici, didattici,scientifici e sportivi. Località Salerno, ItaliaPeriodo 19-24 novembreTel. (089) 231953Web www.festivaldelcinema.itMail [email protected]. Mario De Cesare

N.I.C.E. USA 2012XXII edizione della

manifestazione organizzata dal“New Italian Cinema Events” diFirenze. A San Francisco incollaborazione con la SF FilmSociety. In concorso 7lungometraggi (opere-prime oseconde realizzate tra il 2011 e il2012). Previsti un tributo a ValeriaGolino e come evento speciale laproiezione di “Ciliegine” di LauraMorante.Località New York-SanFrancisco-Filadelfia, Stati UnitiPeriodo 7 novembre – 2 dicembreTel. (055) 290393 (riferimento aFirenze)Web www.nicefestival.orgMail [email protected]. Viviana del Bianco

FESTIVAL INTERNAZIONALEDEL FILM DI ROMA

VII edizione del festival capitolino,diretto per il primo anno da MarcoMüller. Concorso, Fuori Concorso,CinemaXXI e Prospettive Italia lesezioni, film d’aperturaAspettando il mare di BakhtiarKhudojnazarov. Al regista WalterHill il Maverick Director Award.

Località Roma, ItaliaPeriodo 9-17 novembreTel. (06) 40401900Web www.romacinemafest.itMail [email protected]. Marco Müller

FESTIVAL DEI POPOLILIII edizione del più

importante festival italiano suldocumentario (a caratteresociale, antropologico, storico,politico, artistico). Prevede dueconcorsi (lungometraggi ecortometraggi internazionali).Prevista una retrospettiva sulregista argentino Andrés Di Tella. Località Firenze, ItaliaPeriodo 10-17 novembreTel. (055) 244778Web www.festivaldeipopoli.orgMail [email protected]. Alberto Lastrucci

TORINO FILM FESTIVALXXX edizione del festival

competitivo internazionale chepromuove talenti ecinematografie emergenti. Iconcorsi sono: Torino 30 per ilungometraggi; TFFdoc(INTERNAZIONALE.DOC,ITALIANA.DOC); ITALIANA.Corti;SPAZIO TORINO. Prevista unaretrospettiva completa suJoseph Losey, inoltre omaggi epanoramiche.

Località Torino, ItaliaPeriodo 23 novembre - 1dicembreTel. (011) 8138811Web www.torinofilmfest.orgMail [email protected]. Gianni Amelio

POFF - TALLINN BLACKNIGHTS FILM FESTIVAL

XVI edizione della rassegnacompetitiva, il cui programmaprincipale include recentiproduzioni dei paesi nordici escandinavi. Lungometraggi,animazione, film per ragazzi eopere di studenti.Località Tallinn, EstoniaPeriodo 12-28 novembre Tel. (00372-6) 314640Web www.poff.ee Mail [email protected]. Tiina Lokk

EFEBO D’OROXXXIV edizione del “Premio

Internazionale Cinema eNarrativa” dedicato a film trattidalla letteratura. Previsto ancheun riconoscimento al miglior librodi cinema. Il vincitore diquest’anno è Gianni Amelio,regista del film “Il primo uomo”,tratto dal romanzo di AlbetCamus.Località Agrigento, ItaliaPeriodo 5-10 novembreTel. 3387359554Web www.efebodoro.com Mail [email protected]. Corrado Catania

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FESTIVAL DEL MESEdi Massimo Monteleone

Appuntamenti da non perdere: Roma,Torino, Popoli

Johansson, Longoria, Washington: tutte ledonne del Presidente

NEGLI STATI UNITI le hanno giàribattezzate le Obama’s Angels. SonoScarlett Johansson, Eva Longoria eKerry - Chi? - Washington (percapirci, è la futura moglie delloschiavo liberato in DjangoUnchained di Quentin Tarantino),protagoniste di una discesa a tuttocampo a favore del candidatodemocratico alle presidenziali dinovembre, nonché attuale inquilinodella Casa Bianca. Che sorride:dopo il dietrofront di Goldman Sachse lo “schiaffo” di Clint Eastwood, ilgran rifiuto di Bob Dylan e la ferocepropaganda “anti-Barack” dei duri eimpuri Arnold Schwarzenegger e

Chuck Norris, Obama si ritrova conun inedito, sensualissimobattaglione rosa di opinion leader.Un terzetto nato non sulle costoledel gran seduttore - lo charme delpresidente ha subito il medesimotrend dell’occupazione - ma sullespoglie del Planned Parenthood (lalobby in favore della legislazioneabortista, dell’educazione sessuale edell’accesso a servizi di salute aportata di tutti) promesse dallosfidante Mitt Romney. Ma c’è chisostiene che il vero asso nellamanica di Obama sia in realtà unaquarta insospettabile sostenitrice:Lindsay Lohan. Più astuta delle altre,si professa pro-Romney. Tanto bastaper screditarlo. GIANLUCA ARNONE

Gli angeli di

OBAMA

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FOTO

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WARNER BROS. PICTURES PRESENTA MAURIZIO TOTTI PRESENTA

UNA PRODUZIONE COLORADO FILM IN COLLABORAZIONE CON RTI

DAL 22 NOVEMBRE AL CINEMA

Regia diALESSANDRO

GENOVESIANDREA MINGARDI E PER LA PRIMA VOLTA SULLO SCHERMO RACHELE AMENTA CON LA PARTECIPAZIONE DI ALE E FRANZ

SOGGETTO E SCENEGGIATURA DI ALESSANDRO GENOVESI E FABIO DE LUIGI CASTING FRANCESCO VEDOVATIAIUTO REGIA MIGUEL LOMBARDI COSTUMI NICOLETTA CECCOLINI SCENOGRAFIA PAOLO SANSONI SUONO IN PRESA DIRETTA TIZIANO CROTTI

MONTAGGIO CLAUDIO DI MAURO (AMC) MUSICHE ORIGINALI PIVIO & ALDO DE SCALZI FOTOGRAFIA FEDERICO MASIERO DIRETTORE DI PRODUZIONE ANDREA GRAZZANI ORGANIZZATORE ANTONIO TACCHIA PRODUTTORI MAURIZIO TOTTI E ALESSANDRO USAI

FILM REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON FILM COMMISSION VALLÉE D’AOSTE

peggiornatale.yahoo.it

©2012 Warner Bros. Ent. All Rights Reserved

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novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo 23

Romaelemillesfumature

hanno collaborato Gianluca Arnone, Angela Bosetto,Giovanni Guado, Valerio Sammarco

Walter Hill conSylvester Stallone, l’Italia

in Concorso con Franchi,Corsicato e Giovannesi.

Poi fiabe animate, CinemaXXI e la “promessa” Django Unchained di

Quentin Tarantino: ecco comecambierà la kermesse metropolitana

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novembre 2012

FESTA A

24 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

“Una manifestazione generalista sul modello Venezianon avrebbe senso”, dice il neo direttore Marco Müller.Il sogno? “Un evento che duri tutto l’anno”di Valerio Sammarco

rinnovo capitale

a maggio, Cannes non lo selezionò, Toronto esita-va: sulla base della sorpresa generata dal film, co-sì particolare, insolito, e poi anche grazie al mer-cato del festival canadese, da quel momento è ini-ziato il cammino che l’ha portato alla vittoria degliOscar. Un Festival, insomma, deve insistere sullascoperta di nuove opere, portando in superficie an-che cineasti non già conclamati.Ma come la mettiamo con chi, invece, ritiene cheun Festival debba essere anche la vetrina inter-nazionale per star e divi di caratura internaziona-le?E chi ha detto che mancheranno? Alla fine, i gior-nalisti seri ed onesti non potranno non constatarequanto anche questo aspetto sarà stato salvaguar-dato: una cosa è far fare la passerella ad un divosolo per consegnargli un premio, un’altra è lavora-re sui film e ospitare le star e i registi di riferimen-to. Bisogna anche cominciare a ragionare diversa-mente sul concetto di divismo e chissà poi se unodei “soliti noti”, penso a Brad Pitt, Al Pacino, MerylStreep o Sean Penn, non sarà del Festival, ancheperché finora non abbiamo annunciato davvero tut-to… A parte questo, ogni giorno è previsto un gala inprima serata per avere gli attori giusti, per arriva-re anche a quei settori di pubblico non già formati,un po’ più lontani dalla conoscenza specifica difilm più ricercati o difficili. Punto molto suPopulaire, ad esempio, che già abbiamo program-mato per la serata di domenica 11 novembre: misi potrà obiettare che Romain Duris e BéréniceBejo non siano Catherine Deneuve o Alain Delon,ma sono o no tra gli attori capofila del nuovo divi-

uattro mesi e mezzo, non di più. La VIIedizione del Festival di Roma (9-17 no-vembre), la prima sotto la guida del neodirettore Marco Müller, tanto (poco) haavuto a disposizione per prendere for-

ma: la promessa fatta a suo tempo (“ci saranno 60anteprime mondiali”) è di fatto mantenuta, anchese in molti hanno storto il naso di fronte all’assen-za dei cosiddetti “divi”, assenza che potrebbe com-promettere l’aspetto glamour della manifestazio-ne. Le stesse obiezioni, a ben vedere, che qualchemese fa venivano mosse alla (nuova) Mostra diVenezia.Müller, cambiano le sedi ma le polemiche sonosempre le stesse?Non a caso mi sembra di rivivere il mio primo annoda direttore a Venezia. E ritorniamo a riflettere suquello che un Festival, secondo me, dovrebbe es-sere: uno strumento che contribuisce a fissare unprofilo ad un film e a garantire una diversa durataalla vita del film stesso, liberando in qualche modoun valore di mercato che altrimenti sarebbe assen-te. Ai tempi di Locarno, ad esempio, ricordo di es-sermi battuto con la Fox Europa per avere la primadi un film britannico, The Full Monty dell’esordien-te Peter Cattaneo: non credevano che la PiazzaGrande potesse essere il miglior luogo dove ospi-tarlo. Poi però, dopo 20 minuti di proiezione, 9000persone applaudivano e il giorno dopo la Fox rad-

doppiò il numero delle copie del film. Se vogliamo, la stessa cosa si potrebbe

dire per The Hurt Locker di KathrynBigelow, passato in concorso qualche

anno fa alla Mostra: l’avevamo prenotato

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FESTA A

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SORPRESA

25novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

SORPRESA

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26 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

smo francese degli ultimi 15 anni? Ogni sera, in-somma, ci saranno tutte le condizioni per un tap-peto rosso straordinario: tra gli interpreti dell’o-pera seconda di Roman Coppola (A Glimpse InsideThe Mind of Charles Swan III, ndr) c’è Bill Murray,chi l’ha detto che non verrà all’Auditorium?Stiamo parlando di uno dei più grandi attori del ci-nema contemporaneo, o sbaglio? Altri spernac-chiano la presenza al Festival di SylvesterStallone, senza capire magari che ospitiamo il filmdi un grande regista (Bullet to the Head di WalterHill, premiato con il Maverick Director Award, ndr)

rinnovo capitale

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27novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

interpretato in più da un grande divo. E’ megliopagare l’ospitalità ad una star che arriva senzafilm? Il poco tempo a disposizione non vi ha permessodi apportare sostanziali modifiche da un punto divista strutturale.Saranno tutti ragionamenti da fare dopo questaprima edizione: intanto bisognerà fare il punto sul-le questioni finanziarie, alle quali soltanto il tassodi successo di questa edizione potrà dare una pri-ma risposta. È naturale che bisognerà lavorare an-cora per cercare di trovare la giusta fisionomia, ri-

cordando però che in precedenza questo Festivalcostava anche 15-16 milioni di euro e ospitava filmche rimbalzavano a Roma per la seconda o terzavolta dopo esser passati in altre manifestazioni in-ternazionali. Quando a Torino bastavano 3 milionidi euro per avere un’ottima programmazione, in-sieme a retrospettive corpose e serissime.E per quanto riguarda il desiderio di trasformareil Festival in un evento “permanente”?Il primo passo, in tal senso, quello più eclatante,sarà ospitare all’Auditorium Django Unchained diQuentin Tarantino, che magari sceglierà proprioRoma per l’anteprima internazionale del film a ri-dosso dell’uscita USA prevista a dicembre. Ma nonsolo: va sempre ricordato che non è il Festival a co-stare 12 milioni di euro, ma la Fondazione Cinemaper Roma, che ha a disposizione questo budget perla rassegna, il mercato e Cinema Network. Proprioper questo, dal punto di vista finanziario, per comela vedo io sarebbe un crimine che la Fondazionenon potesse organizzare due-tre appuntamenti almese di cinema: dovremo ragionare su quale dovràessere la sede, perché l’Auditorium è fantastico peril Festival ma ogni volta si devono “trasformare” lesale per farle diventare cinematografiche. Avremobisogno di un luogo riconoscibile, popolare, perchéla prosecuzione di un dialogo vuol dire avere un ri-ferimento preciso anche per comprendere, di fatto,come può cambiare la fisionomia di un Festival.Ovvero?Che senso ha fare di Roma un Festival generalistasul modello Venezia a poco più di un mese di di-stanza dalla Mostra? Dobbiamo continuare a lavo-rare su questi nuovi orizzonti, senza per questo tra-dire le due più importanti conquiste del macroeven-to romano: da una parte la concezione di Festa, conle serate di gala che riconciliano con un certo tipodi pubblico capitolino, dall’altra la possibilità di ri-manere aperti nei confronti di chi i film li fa e di chivuole farli circolare. Una piattaforma forte, dunque,anche per nuovi registi: chi può dire quale tipo digruppo di spettatori potranno raggiungere? �

“Bisognalavorareancora pertrovare lagiusta,definitivafisionomia”

Toni Collette in Mentaldi P.J. Hogan. SottoPopulaire, a sinistra Lascoperta dell’alba diSusanna Nicchiarelli ein basso Mai morire diEnrique Rivero

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28 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

SCOMMESSEITALIANE

PSICANALISI, INTEGRAZIONE,ESTETICA POP: TRICOLORE TRAAVANGUARDIA E MEMORIA

La scoperta dell’alba (PROSPETTIVE ITALIA)Se Cosmonauta esplorava lo spazio politico e sentimentaledegli ideali di un tempo, La scoperta dell’alba ritrova untempo ideale, tornando ad un passato mai accaduto. Laprotagonista, Caterina, era una bambina alla scomparsa delpadre, vittima forse dalle Brigate Rosse. Sono passatitrent’anni da allora, la verità non è mai venuta a galla, ma leicontinua a non darsi in pace. Tanto da tornare nella casanatia, dove un misterioso telefono con la rotella permetterà aCaterina di parlare con la bimba che era allora, unasettimana prima della catastrofe. Susanna Nicchiarelli in vivavoce con la memoria. Stavolta più fedele all’immaginazioneche ai fatti. Per una chiamata alla verità ancora senzarisposta. G.A.

Alì ha gli occhi azzurri (CONCORSO)Alì ha gli occhi azzurri ma non è italiano. O meglio, non lo è del

tutto. La sua carta d’identità dice: egiziano, nato a Roma. Una

contraddizione certificata, moltiplica ambiguità. Dopo Fratelli

d’Italia (sempre presentato al festival della Capitale), Claudio

Giovannesi torna a raccontare gli imbarazzi di una nazione

aperta però chiusa, multiculturale ma non troppo, prigioniera di

un equivoco. Lo fa guardandola con gli occhi di un adolescente di

famiglia araba, natali italiani. La cittadinanza stavolta gliela

nega la famiglia di origine, ostinatamente altra. Ma il problema

resta in fondo lo stesso: siamo chi dobbiamo essere o come ci

sentiamo? G.A.

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29novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

E la chiamano estate (CONCORSO)Franchi è alla prova decisiva. Primo bel film: La spettatrice.Secondo film molto incerto (anche nel titolo misterioso):Nessuna qualità agli eroi. Terzo film: E la chiamano estate,titolo musicale alla Bruno Martino. La tonalità è la stessa deiprimi due film: storia di coppia, continui tormenti, nessunaestasi, cinema da camera (con letto), stilettate noir, sofferenzeesistenziali. Cinema che tende (e arriva) all’estenuataestetizzazione di tutto: stanze lenzuola corpi gesti nottidiscorsi. Franchi è il manierista di se stesso, insiste, carica,esagera: nella coppia, lui è Dino, lei è Anna, sui quaranta,vivono insieme, forse si amano ma non hanno mai fattol’amore: le cose si fanno complicate. L’amour fou può essereestremo sì, ma fino a un certo punto. Cinema psicanalitico,dice il regista. Di una particolare psicanalisi, rarefatta, piùimmaginaria che onirica. Sempre punitiva. G.G.

Il volto di un’altra(CONCORSO)Torna Pappi Corsicato. Vuole dimostrare diessere il regista di una volta, stravagantedanzante volante, colorato smodatocorsicato. La commedia dev’essere graffiantesobbalzante penetrante. Se la clinica esteticaè tirolese e tetesca, tra prati verdi e boschieterni, l’estetica del film è tutta pop. Lepazienti, impazienti di rifarsi il volto, giranobendate, il chirurgo è esteticamenteammaliante. La moglie del chirurgo conduce,con lui, un programma televisivo di chirurgiaestetica. Le infermierine conigliettine sonoattraenti. Le dive sono tramontanti, sfatte erifatte. Dice Corsicato che ha voluto costruireun film-specchio di un oggi in cui non è più larealtà a contare ma la finzione. Dove più seifinto e più ti credono. Divertente pungenteancheggiante? G.G.

Tutto parla di te (CINEMAXXI)“Belli i bambini quando sono in braccio agli altri”. Fraseall’apparenza banale, fondamentalmente crudele. Per AlinaMarazzi vale un film. Sull’invisibile guerra dentro ogni madre.Sul desiderio e il rifiuto del proprio figlio. Latte e veleno siconfondono nel seno delle donne. Con tre di loro – CharlotteRampling, Maria Grazia Mandruzzato ed Elena Radonicich –scopriamo i dubbi dell’amore primordiale. La maternità chenatura vuole e cultura fugge. Filmati d’archivio, animazione edocumentari dialogano tra loro per parlare a tutti noi figli. Cichiedono attenzione. Ci dicono: la mamma non è sempre lamamma. G.A.

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30 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Quando uno spirito maligno chiamato Pitch lancia

la sfida per la conquista del mondo, i leggendari

Guardiani uniscono le proprie forze per proteggere

le speranze, le credenze e l’immaginazione dei

bambini…

Le origini Da vent’anni lo scrittore e disegnatore WilliamJoyce pensava a una saga capace di ricreare lamitologia relativa alle figure più importantidell’immaginario infantile, ma solo nel 2011 hainiziato a pubblicare la serie The Guardians ofChildhood (giunta al terzo volume e ancora ineditain Italia). Ora che il regista Peter Ramsey hatramutato – via Dreamworks - l’inizio della storianel film Le 5 Leggende (Fuori Concorso al Festival

GUARDIANI Beniamini dei piccoli, paladini a Roma: scopriamo chi sono Le 5 leggende

di Roma, in sala dal 29 novembre con Universal) ètempo di conoscere meglio i Guardiani (Nord,Calmoniglio, Dentolina e Sandman), il loro nuovoalleato Jack Frost (qui protagonista, ma assente neilibri) e il grande nemico Pitch (l’uomo nero, re degliincubi), sia dal punto di vista folkloristico che daquello cinematografico.

JACK FROSTPersonificazione dell’inverno, Jack Frost è unospirito elfico noto in tutto il Nord Europa. La suagenesi risale alla tradizione vichinga, nella quale eraJokul Frosti. Possiede una doppia natura: generosose trattato in modo amichevole, vendicativo seprovocato. Successivamente la cultura americanal’ha reinventato come assistente di Babbo Natale. Ilprimo film in cui è apparso è stato il fantasy russo

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DA FAVOLAche combattono l’Uomo Nero. Sotto il vessillo della DreamWorks

31novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Morozko (1965). Dopo essere stato interpretato daMichael Keaton (Jack Frost, 1998) e da MartinShort (Santa Clause è nei guai, 2006), oggi tocca aChris Pine dargli la voce ne Le 5 Leggende. Natodal ghiaccio ed eternamente adolescente, nel filmJack è una sorta di Peter Pan alla ricerca di unoscopo che dia un senso alla sua straordinariaesistenza. Lo troverà unendosi ai Guardiani percombattere Pitch.

NORDMeglio conosciuto come Babbo Natale, nellapellicola Nord è un condottiero dall’accento russo(ricreato, nella versione originale, da AlecBaldwin), che vive al Polo. Sfoggia sulle bracciamuscolose due enormi tatuaggi con le scritte“naughty” (cattivo) e “nice” (buono) ed è circondatoda un esercito di aiutanti che realizzano ogni suaidea. Joyce lo descrive come una sorta di JamesBond: “Può fare cose meravigliose e ha dei gadgetspettacolari. Se sei Santa Claus devi per forzaavere a tua disposizione una tecnologiastraordinaria.” Da quando è apparso per la primavolta in Ida’s Christmas (1912), Babbo Natale nonsi è più fermato: in qualunque film d’ambitonatalizio, questo personaggio fantastico (derivantedalla figura di San Nicola) c’è.

CALMONIGLIOAustraliano come il suo doppiatore HughJackman, Calmoniglio (in inglese E. AsterBunnymund da “Easter Bunny”, “conigliopasquale”), citando Joyce, “sta a Nord come ilsignor Spock sta al capitano Kirk”. Questoguerriero imperturbabile ha ben poco deltradizionale coniglietto incaricato di lasciare uovadolci ai bambini buoni. Perde le staffe solo quandogli dicono che il Natale è più importante dellaPasqua. Su tale punto, purtroppo, anche il cinemagli dà contro: escludendo Hop (2011) il suopersonaggio è sempre apparso comecomprimario in pellicole dedicate a Babbo Natale.

DENTOLINAA dispetto di come viene rappresentata ne Le 5Leggende (una creaturina iridescented’ispirazione orientale, doppiata da Isla Fisher),

le origini della fata che sostituisce il dentinocaduto con una monetina sono europee. Nel film,insieme ai denti, custodisce nel suo palazzoanche i ricordi che essi contengono. Nonostanteal cinema sia stata spesso ridotta a personaggiodi contorno nelle pellicole natalizie (insieme aCalmoniglio), a volte si è tramutata pure inmostro come in Al calare delle tenebre (2003) o inHellboy: The Golden Army (2008). L’ha persinointerpretata il wrestler Dwayne Johnson nellacommedia L’acchiappadenti (2010).

SANDMANSe conosciamo questa figura tipica del folkloreanglosassone meglio della sua variante italiana(Sabbiolino) non è merito del racconto di E.T.A.Hoffmann (L’uomo della sabbia, 1815), quantodell’omonimo fumetto cult di Neil Gaiman o dellacelebre canzone dei Metallica (Enter Sandman).Tuttavia, mentre in tali casi il personaggiomantiene una valenza inquietante, sinora ilcinema ha preferito evidenziarne la componentepositiva a beneficio del pubblico infantile. Le 5Leggende non fa eccezione: Sandman è il pacificocustode dei sogni, saggio e potente. Non parla, macomunica attraverso le immagini che crea con lasua sabbia dorata. Graficamente, è stato pensatocome un incrocio fra Harpo Marx e Buddha.

PITCHIl terrore dell’uomo nero, l’entità malefica cheveglia nell’angolo più buio della camera da letto,

accompagna i bimbi da sempre. Sul grandeschermo gli vengono paragonati i cattividalle doti soprannaturali (tipo FreddyKrueger). Eppure, fino a oggi, è statoprotagonista di un solo lungometraggio(l’horror Boogeyman, 2005, i cui sequel sonousciti direttamente in dvd). Persino inNightmare Before Christmas (1993) è stato

rappresentato nella sua variante più rozza: ilBabau. Che questa scarsa considerazionecinematografica abbia contribuito ad aumentareil suo astio verso le cinque Leggende? Nel film hala voce suadente di Jude Law e vuole distruggerela fede nei Guardiani per poter dominare ibambini grazie al potere della paura.

diAngela Bosetto

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32 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

OVERTHEHILLTRA I CINEASTIMENO COMPRESIDELLA SUAGENERAZIONE: ALGUERRIERO DELLANOTTE IL MAVERICKDIRECTOR AWARD diAngela Bosetto

n occasione dell’anteprima mon-diale a Roma di Bullet to theHead, Walter Hill riceverà dalFestival il Maverick Director

Award per la sua carriera come mae-stro fuori dagli schemi e padrino del-l’action. Anche quest’ultima pellicola(sceneggiata da Alessandro Camonsulla base della graphic novel france-se Du plomb dans la tête), nella qualeun killer disilluso (Sylvester Stallone) eun giovane detective (Sung Kang) si al-leano per vendicare i rispettivi partner,promette deliri d’adrenalina.Tuttavia, Walter Hill non si consideraun virtuoso dell’azione bensì un regi-

sta western. E non perché citi spesso isuoi autori prediletti (John Ford,Howard Hawks, John Huston, RaoulWalsh, Sergio Leone e Sam Peckinpah,per il quale nel 1972 ha scrittoGetaway!) o ne abbia diretto alcuni (Icavalieri dalle lunghe ombre, 1980,Geronimo, 1993, Wild Bill, 1995, inclusiil pilot di Deadwood e la miniserieBroken Trail), ma perché contamina glialtri generi con i tratti distintivi del we-stern: estetici (revolver, fucili, giacchedi pelle, spolverini, cappelli a tesa lar-ga, nubi di polvere, la città texana di ElPaso) e tematici. Tanto per iniziare, dabravi “stranieri senza nome”, ai suoi

Stallone in Bullet to the Head. A sinistra ilregista Walter Hill, adestra ancora l’attoree, sopra, I guerrieridella notte

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33novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Dall’Eroe della strada aBullet to the Head, quando

l’azione deve tutto al western

protagonisti non piace parlare di sé:lasciano che siano le loro scelte a de-scriverli. Come dice Hill stesso, che si tratti diun pugile (L’eroe della strada, 1975),un autista (Driver l’imprendibile, 1978)o un avventuriero in fuga (Ancora vivo,1996), “i fatti definiscono i personaggimolto più dei dialoghi”. A muovere lestorie sono gli stessi sentimenti cheanimavano i racconti della frontiera:rapina e vendetta (Johnny il bello,1989), caccia ai fuorilegge (Strade difuoco, 1984, Ricercati: ufficialmentemorti, 1987), corsa all’oro (I trasgres-sori, 1992), viaggi verso il delta del fiu-

me (Mississippi Adventure, 1986), lottein penitenziari isolati nel deserto(Undisputed, 2002). Il meglio di sé, poi,Hill lo dà nell’orchestrare un momentodrammatico che, nel cinema, appartie-ne per eccellenza al western: l’assedio.Quando non si limita a usarlo in situa-zioni codificate o per vivacizzare com-medie poliziesche (48 ore, 1982, conrelativo sequel, e Danko, 1988), ma ri-sale all’origine stessa della leggendasul gruppo di soldati rimasto isolato interritorio nemico, ossia all’Anabasi diSenofonte, entra nel cult. Dalla storia greca scaturiscono così Iguerrieri della notte (1979), il suo film

eppure, mentre lui viene portato inpalma di mano, Hill rischia di rimane-re uno dei registi meno compresi dellasua generazione, amato dal pubblico,ma ricordato dagli snob più come pro-duttore della saga di Alien (l’unica pro-va fantascientifica, Supernova, 2000,meglio dimenticarla), che come cinea-sta.Quindi ben venga il Maverick, speran-do sia solo il primo di una serie di rico-noscimenti. Dal canto suo, la criticatelevisiva, premiandolo due volte conl’Emmy e il Directors Guild of America(per Deadwood e Broken Trail), si è di-mostrata lungimirante. �

più noto, e I guerrieri della palude si-lenziosa (1981), che ne viene conside-rato, a torto, il “fratello minore”. Sitratta invece di due pellicole indipen-denti, seppur analoghe: laddove la pri-ma si serve di una messa in scena vo-lutamente visionaria per creare unasorta di mitologia urbana, la seconda(nella quale il cardiopalma dura dallaprima all’ultima inquadratura) predili-ge un realismo cupo, angosciante, vio-lento e, al tempo stesso, metaforico.Forse solo Michael Mann applica all’a-zione uno stile altrettanto personale,

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34 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

intervista

“Sul set non riuscivo nemmeno a rivolgergli la parola”,rivela l’attrice. Figlia di Eastwood in una commedia sulbaseball, diretta da Robert Lorenz

nche se l’aspetto è quello di unaragazza gentile, quasi delicata,Amy Adams non è certo un’attrice

che va presa alla leggera. In carriera disfide ne ha già affrontate parecchie. Quan-te colleghe ad esempio avrebbero girato Ildubbio, confrontandosi sul terreno deldramma con la “Regina delle lacrime”Meryl Streep? Lei lo ha fatto, uscendoneaddirittura con una delle sue tre candida-ture all’Oscar. Nel prossimo Di nuovo ingioco però il confronto è ancora più terrifi-cante: di fronte a lei c’è addirittura il mitoClint Eastwood, che ha il ruolo di un padrescorbutico e assente. Come è andato il primo incontro con unatale leggenda?“La prima scena che ho girato con Clintera una cena tra Micky, il mio personag-gio, e suo padre. Ero letteralmente terro-rizzata, non riuscivo quasi a rivolgergli laparola, pensavo solo a cercare di recitarebene per renderlo soddisfatto. Poi peròdopo un paio di ciak Clint si è rivelato cosìtranquillo e pronto allo scambio che mi

sono sentita a mio agio, e abbiamo fattoun gran lavoro insieme.”C’è qualcosa nel ruolo di Mickey in cui ri-vedi te stessa?No, di solito scelgo parti che sono diffe-renti da come sono io. Non prendo ruoliche penso possano essere semplici perme. Sento di dovermi sempre mettere allaprova, tutto quello che ho fatto fino ad oraera rivolto a questo. Non so se la definireiinsicurezza, è che desidero trovarmi ognivolta nel punto in cui posso dare il meglio.Voglio sempre essere preparata e apertaalle possibilità, anche a rischio di sembra-re troppo selettiva. Sotto quale aspetto allora questo film èstato una sfida?

Di nuovo in gioco è stata un’esperienzadura perché si facevano al massimo dueciak per inquadratura, e io all’inizio mitrovavo disorientata. Robert Lorenz a uncerto punto mi ha chiesto quanti ne voles-si, ho risposto quattro: uno di prova, unomagari buono, uno in cui faccio schifo el’ultimo per capire che avevo fatto schifoin quello precedente. Clint e Robert lavo-rano in quel modo, io ho sempre girato inaltra maniera, è stato avvincente dovermiconfrontare con un metodo che all’inizionon capivo e adattarmi pian piano a queimeccanismi. Intendo questo quando parlodi sfide.In questo film però non recita solo ClintEastwood. Come ti sei confrontata col ta-

Amy AdamsIn gioco con Clint

Adi Adriano Ercolani

"Sento di dovermi sempre metterealla prova, anche a rischio di sembrare troppo selettiva"

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35novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Amy Adams, tra leattrici più richiestead Hollywood

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36 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

intervista

lento e il sex-appeal di Justin Timber-lake? Incontrarlo e parlare con lui prima di co-minciare a girare mi ha totalmente rilas-sata. E’ un ragazzo aperto alle influenze etotalmente preparato. Riesce a renderetutto facile, anche la scena in cui ci siamobaciati è stata girata senza alcun imbaraz-zo. Dovevo far finta di essere incavolatacon lui per quel bacio, e mi riusciva diffici-lissimo! Credo che Justin sia sottovaluta-to, quando vedevo le sue esibizioni al Sa-turday Night Live pensavo: “Questo è unattore nato!” C’è parecchia invidia da partedei colleghi attori nei suoi confronti. Infondo ogni attore in realtà vuole essereuna rockstar!A trentotto anni sei una delle attrici piùrichieste a Hollywood. A che punto sentidi essere nella tua carriera?Non sono ancora una grande attrice, soche devo ancora imparare molto ma nonmi prefiggo degli obiettivi. Preferiscoprendere un ruolo alla volta e poi vedrò.Non è il momento di fermarsi e specchiar-si nel proprio lavoro, adesso non possopermettermi pause: vengo da un periodoin cui il set mi è molto mancato, e speroche il futuro mi riservi un po’ di equilibriosotto questo punto di vista.Allora non hai progetti precisi per il futu-ro?Vorrei provare a produrre qualcosa, adorolavorare con altri attori. Ce ne sono di bra-vissimi che ancora non sono conosciuti,che non si sono affermati: mi piacerebbeconcedere loro una possibilità. Non so seprodurrò qualcosa per me, preferirei farloper altri, l’importante è creare buone op-portunità di lavoro. Magari un giorno diri-gerò anche un film, amo così tanto esplo-rare la lucida follia dei miei colleghi. Sa-rebbe bello creare un ambiente di lavoroin cui gli attori sentano il peso della parolafallimento. �

Un padre invincibileMai titolo fu più azzeccato: Di nuovo in gioco segna il ritorno di Clint sullescene 18 anni dopo Nel centro del mirino. Parliamo ovviamente di film nonsuoi, anche se in questo - diretto da Robert Lorenz (assistente alla regiade I ponti di Madison County e partner produttivo di Eastwood) - può avercimesso più di uno zampino. La storia è una delle sue. Gus Label è uno deimigliori scout del baseball, capace di riconoscere il tipo di battuta solo dalrumore della mazza. Anche lui però deve fare i conti con l’età che avanza(e la vista che se ne va), tanto che per la selezione di un nuovo fenomenodel baseball (Justin Timberlake) deve chiedere aiuto a sua figlia Mickey(Amy Adams), un avvocato di Atlanta, con cui Gus ha avuto sempre unrapporto difficile. Mickey è convinta che suo padre, dopo la morte dellamoglie, non è stato un genitore modello. Ciononostante accetta di stare alsuo fianco per quello che dovrebbe essere il suo ultimo incarico.

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DAL 29 NOVEMBRE AL CINEMA www.lawless.it www.kochmedia.it

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38 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

dalla parte dei buoni

Professione:POLIZIOTTOArriva da Toronto una delle primizied’autunno: Jake Gyllenhaal in divisa peril tesissimo End of Watch di Adriano Ercolani

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39novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

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dalla parte dei buoni

A GIUDICARE DALL’ACCOGLIENZA

ottenuta all’ultimo Festival di Toronto,End of Watch potrebbe essere una dellesorprese più liete di questo autunnocinematografico. Più che la doverosaovazione tributata alla fine dellaproiezione ufficiale, a sorprendere è statala partecipazione del pubblico durante laproiezione: il realismo con cui è statamessa in scena la vicenda dei duepoliziotti Brian Taylor/Jake Gyllenhaal eMike Zavala/Michael Peña impegnatinella zona di South Central - la piùpericolosa di Los Angeles - ha infatticolpito nel segno. Il regista David Ayer,cresciuto proprio nei luoghi malfamatiche fungono da setting principale perfilm, aveva già esplorato questo soggettocon la sceneggiatura dell’acclamatoTraning Day e con il suo esordio dietro lamacchina da presa, Harsh Times conChristian Bale e Freddie Rodriguez.Questa volta però il cineasta hadecisamente alzato il tiro, scegliendo unapproccio estetico e una forma discrittura differenti rispetto al passato:End of Watch infatti è girato come unasorta di instant-movie, sembra ripresoesclusivamente da camere nonprofessionali, fattore che immerge ilpubblico in un vortice di tensione da cui èdifficile rimanere distaccati. “Con Davidne abbiamo discusso a lungo – raccontaGyllenhaal, anche produttore del film – eabbiamo capito che l’unico modo perrealizzare End of Watch era calarlo il piùpossibile nella realtà di quello chevolevamo raccontare. Scegliere questotipo di ripresa così adrenalinico haaiutato tutti a capire meglio cosavolevamo realizzare: un film cheraccontava senza fronzoli cosa vuol direessere un poliziotto a Los Angeles”.Dal punto di vista squisitamente narrativoinvece End of Watch è un’opera chepossiede la notevole qualità di cambiare

radicalmente tono in pochissimi secondi:un momento Taylor e Zavala si trovano inmacchina a scherzare come amici al pub,in quello successivo stanno sfoderando lepistole d’ordinanza per compiere il lorodovere, spesso a rischio della propriavita. Il lato umano di questo lavoro,l’essere insieme coraggiosi, sbruffoni,pronti, sciovinisti, viene mostrato in tuttala sua verità. “Ci ha aiutato moltissimo ilperiodo di prove che abbiamo fatto conJake, circa sei mesi – racconta ilcoprotagonista Michael Peña -. Abbiamopattugliato le strade di Los Angelesinsieme a veri agenti, ci siamo immersi inquel mondo, ne abbiamo carpitol’atmosfera. Con Jake poi siamo stati persettimane e settimane a lavorare suidialoghi per costruire il rapporto tra

Brian e Mike, anche perché poi sul setdovevamo essere preparatissimi, avendosolo pochissimi giorni di riprese adisposizione. L’affiatamento che si vedesul grande schermo in realtà è frutto diuna preparazione molto accurata.”Oltre a Gyllenhaal e Peña nel castfigurano anche la sempre più lanciataAnna Kendrick (interpreta Janet, lafidanzata di Brian), America Ferreira(Ugly Betty in TV), un caratterista inrampa di lancio come Frank Grillo(Warrior, The Grey) e la ventiquattrennecaliforniana Cody Horn, apprezzataprotagonista del recente successo MagicMike diretto da Steven Soderbergh.Girato interamente a Los Angeles nelluglio 2011, tra l’altro con trouperidottissima per rendere le riprese piùveloci possibile, End of Watch è costatosoltanto sette milioni di dollari. Con ilsolo primo weekend di programmazionenegli Stati Uniti il film ha recuperato icosti di produzione ed è andato in attivo,grazie ai tredici incassati. Una sfida vintanon soltanto al botteghino dunque, masoprattutto sul piano del cinemarealizzato con intelligenza eprofessionalità. �

David Ayer coraggioso ad ambientare la vicendanelle vere zone malfamate di Los Angeles

Michael Peňa e JakeGyllenhaal in End of Watch-Tolleranza zero. In sala dal22 novembre

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42 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

BENFATE LARGO

La crisi iraniana, lo spionaggio, la politicae Renoir: la sua terza prova in regia è daincorniciare per la critica Usa, ma lui:“Non ho ancora fatto nulla”

intervista

on l’esordio dietro la macchina da presa diGone Baby Gone aveva sorpreso il panora-ma cinematografico internazionale. Con il

successo di The Town aveva confermato la sua so-lidità di regista. Adesso Ben Affleck torna con Argo(dall’8 novembre in Italia con Warner), storia di unagente della C.I.A. che nel 1979 riuscì a salvare seicompatrioti fuggiaschi nell’Iran antiamericano.Come? Inventando un falso film per correre in lorosoccorso. La sceneggiatura di Chris Terrio è ispi-rata all’articolo del 2007 pubblicato da JoshuahBearman su Wired, il quale racconta della segre-tissima missione di salvataggio da parte di TonyMendez. Un film che racconta una storia vera sen-za voler essere un manifesto politico, come tiene achiarire subito il suo autore: “Con George Clooneye Grant Heslov (i produttori del film, ndr) abbiamosubito intuito che Argo non era un film politico.L’uscita in sala è vicina alle elezioni, un periodo incui tutto viene politicizzato, ma non è mai stata la

nostra volontà. Quello che contava per me era rac-contare una storia vera, eventi drammatici avvenu-ti in un contesto ben preciso.”Come pensa che verrà accolto il film dal pubblico?Il risultato al botteghino è importante, ti mettepressione perché conta molto per potere realizzarealtri film. Prima mi preoccupavo di più però, ora hocambiato approccio: faccio un film in cui credo esoltanto dopo penso al risultato commerciale. Allafine più che guadagnare mi importa che la gente loveda: quello che conta è che si crei un’esperienzacollettiva, un momento condiviso. D’altro canto,pensare al botteghino ha anche un risvolto positi-vo, ti costringe a focalizzarti sul pubblico, su comedevi interessarlo, non ti lascia fare cinema solo perte stesso. Sono entusiasta dell’idea che molti spet-tatori mi considerino un cineasta onesto: significache sono riuscito a creare una connessione. Noisiamo intrattenitori e solo dopo cerchiamo di esse-re artisti: è questa la nostra missione.

di Adriano Ercolani

C

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43novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Affleck dietro la macchina dapresa sul set di

Argo, il suo terzofilm da regista dopoGone Baby Gone e

The Town

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tradizione del cinema che più mi ha influenzato, daTutti gli uomini del presidente ai film di John Cassa-vetes come L’assassinio di un allibratore cinese.E invece come ti sei confrontato con la dimensionedella spy-story?Volevo sovvertire un po’ l’idea del film con un soloprotagonista, una spia che lavora da sola ed è prontain qualsiasi momento a estrarre il pugnale e colpirealle spalle. I suoi colleghi sono una parte fondamen-tale per il successo della missione, il lavoro di squa-dra è il cuore dell’operazione. Tutti i film che ho fattosono diretti verso la ricerca della realtà, se devo op-tare tra lo spettacolo e il realismo sceglierò semprequest’ultimo. �

"Prima siamo intrattenitori, dopocerchiamo di essere artisti. E’ questa la nostra missione"

intervista

Molti parlano di te come di un possibile erede diClint Eastwood…E’ una cosa che mi imbarazza, non è assolutamentevero. Lui è una leggenda, in comune abbiamo soloche anche io sto provando a recitare e insieme diri-gere. Clint Eastwood ha diretto qualcosa come qua-ranta film, ha realizzato capolavori e vinto meritata-mente dei premi. E’ un paragone improponibile, de-vo fare ancora troppa strada per poter anche soloavvicinare una carriera come la sua. Uno dei punti di forza di Argo è quello di raccontarecon minuzia il lato umano di una vicenda cosìdrammatica. Come hai ottenuto questo risultato? Jean Renoir, il mio regista preferito, era un umani-sta e si dedicava prima di tutto ai caratteri e alle psi-cologie dei personaggi. Se sei intelligente provi a ru-bare qualcosa dai grandi, no? Altre influenze fonda-mentali per Argo sono stati i capolavori di quel pe-riodo, con grandi attori che si avvicinavano maggior-mente a persone reali. Penso ad esempio ad Al Pa-cino in Quel pomeriggio di un giorno da cani. E’ la

Ben Affleck sul set di Argo. SottoJohn Goodman eAlan Arkin in unascena del film

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DA GIOVEDÌ 29 NOVEMBRE AL CINEMAWWW.WWW.WWWWWWWWW.DINUDINUDINUDINUDINUOVOIOVOOVOOVOIOVO NGIONGIONGIONGIOCO.ICO.ICO.CO. TTTT

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46 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

30 e Mole

L’AmelioIl direttore a tutto campo: da Dustin Hoffman e Annapassando per… “la politica è da cambiare” di Federico Pontiggia

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47novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Gianni Amelio saluta ilpubblico del TFF. In

cartellone anche AnnaKarenina (foto a sinistra)

TorinoKarenina alla sua “commedia leggera” con Albanese,

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48 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

30 e Mole

Gianni Amelio, quarto anno di direzione,e Torino fa 30.Non credo ai compleanni, alla ritualità diun numero: per me 30, 29, 31 sono lastessa cosa. Ogni anno ci metto lo stessospirito e impegno, e non perché c’è unozero dopo il tre cambia qualcosa.Allora parliamo di spirito.Cercare di fare un festival appassionato,appassionante e utile: non capisco lemanifestazioni che si danno il compito dimostrare film che il giorno dopo sono giàin tutti i cinema, meglio che ci siaun’impronta di passaparola, l’impegnoper chi non ha altra possibilità che unfestival per farsi conoscere. Torino èl’unico con queste caratteristiche: inconcorso abbiamo illustri sconosciuti cheil giorno dopo hanno un distributore, lascoperta e il passaparola qui sono di casa. La selezione 2012?Molto forte, bella: non ci sono i film chetrovi all’angolo della strada, li abbiamoscovati con le nostre mani nei posti giusti,

con dei risultati, almeno, di sorpresa.Vedrete. E per gli italiani c’è un record: trein concorso, Balsamo, Gipi (Smettere difumare fumando) e Columbu, mai inpredicato per Venezia o Roma. Sonovenuti direttamente da noi, e conta molto:si sono proposti loro stessi, benriconoscendo l’identità di Torino. E glistranieri? Ci sono i Paesitradizionalmente trascurati dai festival:

l’India, che non è quella di Mira Nair, laMongolia, la Turchia. E poi gli americanialternativi, Ken Loach, l’esordio di DustinHoffman con Quartet, Anna Karenina el’Inghilterra…Arrivarci non è stato facile, almenopoliticamente: Amelio, un calvario?Un percorso golgotiano, sì, ma io mi sonosempre sentito bene. La mia è laposizione di chi non è attaccato a una

Di tutto, di più…C’è Dustin Hoffman, che apre il 30°TFF con l’esordio alla regia,Quartet. E Anna Karenina, chechiude in bellezza (KeiraKnightley) per la regia di JoeWright. In Concorso occhio a Noinon siamo come James Bond dellastrana coppia Mario Balsamo e

Dustin Hoffman faQuartet, sotto Non siamo

come James Bond, afianco Liability con Tim

Roth e La parte degliangeli di Loach

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poltrona, al potere, anche perchécaratterialmente vivo in modo sportivo lesituazioni. E poi, non dimentichiamo, sonoun regista prestato a un festival, e puòessere una trappola dolcissima. E’ moltobello far vedere film agli altri, ridiventareuno spettatore di professione, è un po’toccare il cielo con un dito. Sei quello cheindica i film belli, e io quando ne vedo unochiamo subito gli amici: “Andate avederlo!”. Vorrei essere sempre il primoa fare il passaparola, e dirigere Torino miconcede questo grande privilegio. Come l’ha pagato?Con un solo film in 5 anni, la cosa piùdelicata per un regista. Non ero libero, nel

mentre ho fatto un film complicatissimo(Il primo uomo, NdR), ma da agosto adicembre ero obbligatoriamente attaccatoalla sedia di Torino: non ho mai delegatola scelta di un film, ho sempre messo lafirma, nel bene e nel male. Ho visto tuttoa tempo strapieno, e mi sono comportatocon autolesionismo: avrei dovuto badaredi più a me stesso, avrei dovuto fare film.

Ora ne ha in cantiere uno con AntonioAlbanese.L’intrepido, e spero di farlo al più presto,appena finisce Torino, il giorno dopo. Ha itoni della commedia, ma èsostanzialmente mio: non sono cosìpresuntuoso da dire “divento Dino Risi,Monicelli, faccio sbellicare”, ma rispettoagli altri miei film ha un tono più leggeroin superficie, e soprattutto l’adesionetotale di un personaggio scritto da me edi un attore, Albanese, che ha unagamma espressiva enorme. In apparenzaè leggero, ma dentro ha una grandissimaprofondità, e così spero il film.Ritorniamo al Golgota: dopo laconcorrenza sleale di Roma, i rumors diGabriele Salvatores al suo posto.

Che dire, è una cosa molto italiana, e nonriguarda solo i festival di cinema, ancheall’Atac è la stessa cosa… Io posso direche l’ho presa come l’anno scorso,quando i nomi usciti erano quelli di WimWenders, Pedro Almodóvar… E, seancora non bastasse, Martin Scorsese: velo immaginate che viene a dirigere Torinocon la paga che prendo io, anzi,decurtata, perché ci sarànecessariamente un taglio, dato che ognianno arrivano duecentomila euro inmeno…E’ la politica, tristezza.Questa allegra gestione mentale di unfestival da parte della politica appartienea una radicata abitudine che se non fossedrammatica sarebbe folkoristica: sisghignazza, ma c’è un fondo di italioticitàche fa male… Però io dico che dovrebberocambiare altre cose, non voglio farne unaquestione di cinema: è la politica ingenerale.Che fare? Dovremmo riflettere tutti, comportarcidiversamente alle urne, scegliere megliochi ci governa. L’altra sera spiegavo allamia nipotina la differenza tra comune,provincia e regione: ha nove anni, non hamai letto dei tagli, eppure, mi ha chiesto,“ma non se ne potrebbe eliminarequalcuna, è necessario proprio tutto?”. �

Guido Gabrielli, con il cancro nellozaino e Sean Connery al telefono,per un 007 dell’anima, e attenzione aSu Re, il Vangelo sardo e post-pasoliniano di Giovanni Columbu,con la benedizione di Nanni Moretti,e Liability con Tim Roth. E, ancora, lasperimentale Onde si dedica a

Miguel Gomes (Tabu), Festa Mobilepunta sul gioiello indie Ruby Sparkse Shadow Dancer di James Marsh,mentre tra gli ospiti ci sono lamadrina Claudia Gerini e il GranPremio Torino Ken Loach, da Cannesarrivano No di Pablo Larraín e HolyMotors di Leos Carax. F. P.

“Non capisco i festival che si danno il compito di mostrare opere che il giorno dopo sono già in sala”

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50 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

XAMERICANHORROR

Sessodipendenza, serialkiller, zombi e altridisastri: gli incubi degliStates a Rapporto(confidenziale)di Angela Bosetto

È UN’AMERICA BIFRONTE, comunqueda delirio, quella che si presenta aRapporto (confidenziale) al 30° TorinoFilm Festival. Escludendo Land of Hope di Sion Sono(sulla contaminazione nucleare inGiappone) e Shopping Tour di MikhailBrashinsky (l’attacco, puntualmenteripreso col cellulare, di cannibalifinlandesi ai danni di un gruppo dituristi russi), sono gli Stati Uniti adominare la rassegna, quest’annodedicata a incubi e ossessioni del postmoderno. La pellicole selezionate sidividono a metà fra i due filoni chesembrano ormai contraddistinguere lacinematografia indipendente USA: daun lato la commedia agrodolce dairisvolti inaspettati, dall’altro il filmdisturbante che punta a mostrare i latipiù mostruosi della societàcontemporanea.Al primo gruppo appartengono Thanksfor Sharing (che sarà distribuito in Italiada Medusa come Tentazioni irresistibili)di Stuart Blumberg, dedicato allaterapia di gruppo seguita da tre

sessodipendenti (Tim Robbins, JoshGad e Mark Ruffalo, deciso a cambiareper amore di Gwyneth Paltrow), e Robot& Frank di Jake Schreier, ambientato inun futuro imminente, nel quale unanziano ex ladro con un principiod’Alzheimer (Frank Langella) vieneaffidato dai figli alle cure di un robotdomestico. L’ironia al vetriolo diChristmas with the Dead di T.L.Lankford (comedia zombie basata sulracconto di Joe R. Lansdale, quiproduttore) aiuterà a preparare glistomaci in vista dei titoli appartenentiall’altro blocco. Lì troviamo ben dueserial killer al lavoro: Vincent D’Onofrio(in Chained di Jennifer ChambersLynch) e l’ex Frodo Elijah Wood (nelremake di Maniac, diretto da FranckKhalfoun). Meno sanguinario ma assaipiù devastante è Compliance di CraigZobel, basato su uno scherzo telefonicodi dubbio gusto, molto popolare inAmerica, che consiste nel chiamare ildirettore di un fast-food fingendosi unagente di polizia, dire che qualcuno harubato qualcosa (o nasconde droga),fornirne una descrizione generica eindicare come estorcergli la verità.Incredibile cosa sia disposta a fare lagente per “obbedire e collaborare”.Così quando Sandra (Ann Dowd), lamanager del fittizio QuickChick, riceveuna telefonata che accusa di furto unadelle sue dipendenti, pensa subito chela colpevole sia la giovane Becky(Dreama Walker). Purtroppo Zobel nonha inventato nulla: come soggetto hautilizzato i verbali della polizia relativi adue incidenti avvenuti da McDonald’snel 2003 in Georgia e nel 2004 inKentucky. In entrambi i casi la burla erafinita molto male. �

La comedia zombiChristmas with theDead. Sotto Land ofHope di Sion Sono

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Tutto ha portato a questo

È PIÙ VICINO DI QUEL CHE PENSI

PARANORMALACTIVITYFILM.ITDA GIOVEDÌ 22 N OVEMBRE AL CINEMA

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52 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Losey dell’ambiguità“Forse ci sono messaggi nei miei film, ma non risposte”:il regista americano in Retrospettivadi Silvio Danese

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53novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

IN CERTI ANNI, che sono stati i nostri anni,dell’opera di Losey si punzecchiava“l’ambiguità”. Tra i ‘60 e i ‘70, ma spingiamocianche ai resistenti primi ‘80, senza parolad’ordine non si mangiava al tavolodell’intellighenzia (una volta la casta si chiamavacosì) . Nella dialettica servo-padrone di unmagnifico film di antinomie come Il servo (1963),da che parte stava Losey? E con chi, tra ildisertore non disertante condannato a morte e ilcapitano difensore costretto a eseguire unasentenza d’esemplare imbecillità, nel capolavoro(con Orizzonti di gloria) del cinema antimilitaristaPer il re e per la patria (1964)?Il suo Galileo (1973) era insieme simbolo dellanuova scienza atomica e della libertàintellettuale, infatti solo più tardi abbiamoincominciato a sentire il bisogno di districarci nelpercorso di Fermi, Oppenheimer, Teller, Einstein.Dietro il rito della cultura, L’incidente (1967)scavava in due individualità diversamentecorrotte, due modi di progettare l’opportunismoinvece che l’opportunità nella vita, e non sisapeva da che parte girarsi. E, per stare a untitolo poco noto (“Uno dei più originali e dei menocompresi film di Losey” Morandini) torna ancorala questione della psicologia forte/debole, qui inambito sessuale, in Eva (1964). Con Mr Klein(1976), ma qui bisognerebbe aprire una lungadigressione sulle proporzioni e sulla chiarezzalinguistica, sul procedere per scavo tra ipersonaggi mantenendo una seducente distanza,Losey resta in bilico costante tra la dimensionedrammatica esistenziale e quella storica,lasciandoci in ansia sul senso, con un raffinatoequilibrio teatrale della cinepresa che muove unvero stile. A un certo punto, sollecitato sullacritica, sentite che cosa disse Losey alla giovaneIrene Bignardi, ai tempi di Don Giovanni (1979):“Adesso glielo dico io che cosa intendono.Regista dell’ambiguità vuol dire semplicementeche questi signori si aspettano dai miei film unaindicazione di vita, una proposta, una parolad’ordine. Io mi limito ad analizzare i dati delproblema e non mi sogno neanche di dirgli cosadevono fare o come devono interpretarli”.Ora che l’ambiguità è diventata prima una qualità

di percezione e rappresentazione della realtà, poiun’eco, una sorta di antenato, o meglio di step,dell’attuale “liquidità” , la scelta di Losey (“forseci sono messaggi nei miei film, ma non risposte”)rivela un respiro artistico ed etico che sorvolamondi diversi, il suo, il nostro, il venturo. Ilcinema di Losey continua, è della stessa scorzadel cinema di Altman o Cassavetes. Rivisti, certisuoi film, anche quelli permeati dal genere, daGiungla di cemento (1960) a Una romanticadonna inglese (1975), da M (1951) a Messaggerod’amore (1970), di risultati discontinui,mantengono una vera influenza sull’occhio dellospettatore, prima di tutto per l’equilibrio, semprealto, del suo “sistema” (dalle prove prima digirare, al design fuori studio, all’immagineaffidata sempre a grandi fotografi), poi per lacurata, a volte formidabile, combinazione trasceneggiatura e cast. Prima di trasferirsi aLondra per evitare le fauci del maccartismo,prima di combinare il suo sguardo dell’ambiguità(eccoci qui) con il teatro della minaccia di Pinter,il giovanotto del Wisconsin laureato ad Harvardaveva lavorato con Brecht, aveva conosciutoPiscator, aveva seguito in Russia Eisenstein.Ricordando le cose fatte, vengono sempre inmente le cose non fatte. Chissà se al festival diTorino, che gli dedica la retrospettiva, ci saràtempo per parlare della Recherche, Sotto ilvulcano o La montagna incantata. �

“Non mi sogno nemmeno di dire agli spettatori che cosa debbanofare. Né di dare un’indicazione o una parola d’ordine”

Joseph Losey. In apertura

Jacqueline Sassardnell’Incidente

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54 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

ETTORE SCOLA o del comunismoironico. L’ossimoro dice tutta lasingolarità del regista, fra i maggiorieuropei del secondo Novecento, che ilTorino Film Festival celebra guardandosibene dal monumentarlo. Originario diTrevico, egli è un provinciale irpinopresto inurbatosi, aderendo a ogni pieganascosta della Roma madre matrigna eun po’ mignotta. Scola nasce nellostesso 1931 che vede l’esordio nelleedicole della rivista umoristica“Marc’Aurelio” e sulle colonne care adAttalo, Zavattini, Fellini, prende asbeffeggiare il piccolo mondo modernodell’Italia post-bellica già in odore diboom, cui seguirà il relativo sboom.Sono esercizi di stile caustico in vistadell’esordio nella commedia di costumecon Se permettete parliamo di donne,scritto con Maccari, amico di una vita alpari di Scarpelli. E’ il 1964. Da allora, perun quarantennio e oltre, Scola è unprotagonista sullo schermo e nella vitaculturale italiana grazie a un’intelligenzasarcastica che tuttavia non si compiacedel cinismo. Il suo acume balzachianoper la vita è infatti temperato dal sensocomunitario, dalla voglia di appartenerea una storia più larga e più umana delgruppetto che imbandisce calembour

folgoranti ai tavoli di “Cesaretto” o di“Otello alla Concordia”, dove cenanomolti cineasti e intellettuali “de sinistra”.Di quella cerchia Scola resta uncampione, eppure si sottrae al sottileconformismo che essa rischia diesprimere. Sarà merito del battesimoiliaco e del cognome scolastico, maanche liberatorio dei fluidi impuri.Nomen omen? Può darsi. Certo è che aEttore Scola è riuscito il prodigio diessere divertente e pugnace, nostalgicoe temerario, individualista e popolare,poetico e marxista come riuscì solo aNeruda. Commediare la lotta di classe -mica facile! “Volevamo cambiare ilmondo e invece il mondo ha cambiatonoi”: eccolo chinarsi con struggentememoria su un terzetto di ex partigianifino a cogliere l’essenza stessa delpaese in C’eravamo tanto amati. E’ unamagnifica elegia sul trasformismoorfano della grandezza del principe diSalina: “Noi fummo i gattopardi, i leoni.Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, leiene. E tutti quanti, gattopardi, leoni,sciacalli e pecore, continueremo acrederci il sale della terra”. E c’è pure loScola militante, documentario o quasi, diTrevico-Torino… Viaggio nel Fiat-Nam odell’addio collettivo a Enrico Berlinguer.

A lungo sceneggiatore principe, insodalizio con grandi registi, di pellicolecome Un americano a Roma, Ilsorpasso, I mostri, Anni ruggenti, Io laconoscevo bene, Scola deve a tale lungaesperienza di umiltà al servizio altruiuna dimensione autoriale a tutto campo,ovvero una sorveglianza nella scritturafilmica che oggi – e da tempo – èpraticamente introvabile. Non per caso, isuoi titoli diventano proverbiali,scandiscono intere stagioni dal primocentro-sinistra al crollo del Muro diBerlino, si mutano in locuzioni, fannostoria: Brutti, sporchi e cattivi, Unagiornata particolare, La terrazza,Ballando ballando… Perciò i francesi,incalliti linguaioli, impazziscono per“Scolà”, sebbene abbiano difficoltà asublimarlo in aggettivo come inveceaccade per fellinien e dinorisien. Ma adopporsi all’ambiguo premio lessicale, c’èla vena politica del Nostro che con Lafamiglia nell’86 schiude una magistralefinestra sul “secolo breve”, inveroinfinitamente lungo, per mostrarci che il“dentro” e il “fuori” delle muradomestiche si parlano, si danno del tu, sisfottono e si corteggiano. Amore estoria, passione e visione, comunismo eironia, Ettore e Scola. �

E ORAPARLIAMODI SCOLA

Ettore e i suoi fratelli: fenomenologia di un comunista ironico. Da Gran Premiodi Oscar Iarussi

30 e Mole

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55novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

A sinistra EttoreScola. Francesca

D'Aloja nella Cena eSordi in Romanzo di

un giovane povero

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56 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo ottobre 2012

ritratti

BARDOT“L’ho semplicemente aiutata a sbocciare,

non l’ho inventata io”, disse Roger Vadim.

L’esplosione di un ciclone mediatico

di Orio Caldiron

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57rivista del cinematografofondazione ente dello spettacoloottobre 2012

e si sfoglia oggi l’album di Brigitte Bardot – è nata a Parigi il 28 settembre 1934 – si fa fatica a capire il ci-clone mediatico che tra gli anni cinquanta e i sessanta

ha accompagnato la sua popolarità. Il fenomeno Bardot esplode con Et Dieu créa la femme (1956) di Roger Vadim che sforbiciato dalla censura arriva in Italia soltanto due anni dopo con il titolo Piace a troppi. Juliette, la protagonista, se ne va in giro scalza, in chemisier sbottonati o in jeans e T-shirt aderente – ma nello yacht sfoggia un abito rosso fiamma e quando si scatena nel mambo una sgargiante gonna verde aperta fino alla cintura – sullo sfondo di Saint-Tro-pez prima dell’imminente boom turisti-co. “Non ho inventato Brigitte Bardot”, sosteneva Vadim che nel ’52 l’aveva sposata. “L’ho semplicemente aiutata a sbocciare, a conoscere la sua forza, rimanendo fedele a se stessa. Aveva già interpretato sedici film, il diciassette-simo ne fece una star internazionale”. Nella sua ingenua freschezza il film co-glie l’aria del tempo – Juliette abbrac-ciata al jukebox mentre Gilbert Bécaud canta “Mon cœur éclate” è più di un’e-loquente foto d’epoca – e impone l’im-magine della donna-bambina, sfrontata e innocente, che alimenta le fantasie maschili nello stesso momento in cui prefigura la rivolta giovanile se non ad-dirittura l’emancipazione della donna.B.B. partecipa negli anni successivi a una trentina di titoli, di cui pochissimi memorabili. Più sgradevole che con-vincente, La ragazza del peccato (1958) di Claude Autant-Lara punta sul con-fronto tra due miti del cinema francese, l’avvocato Jean Gabin, così fragile nel suo solido aplomb di principe del foro, e la torbida ma seducente giovinezza di Yvette, la ragazza alla deriva che al loro primo incontro alza la gonna fino alla vita. Sotto lo sguardo implacabile di Henri-Georges Clouzot, Dominique di La verità (1960), processata per aver

ucciso il fidanzato della sorella di cui era diventata l’amante, viene sottoposta al crudele spogliarello psicologico che la porta a suicidarsi prima del verdetto. Il film scava a fondo nella dolente figura della protagonista, chiusa nell’aula giu-diziaria come in una trappola mortale.La biografia dell’attrice è alla base di Vita privata (1962) di Louis Malle che pesca senza ritegno nell’aneddotica della celebrità illuminando a colpi di flash gli amori compulsivi e i replay matrimoniali della beniamina dei roto-calchi. Fino a inquadrare il primo piano del suo volto con i capelli al vento che dall’alto della torre precipita all’infinito nell’eterno presente dell’icona. Nel-la sofisticata alchimia di Il disprezzo (1963) di Jean-Luc Godard l’immagine della sex-symbol francese è soltanto uno degli ingredienti del capzioso gio-co metacinematografico in cui la crisi coniugale dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia passa in secondo piano rispetto a Cinecittà, la moderna fabbri-

ca di miti in bilico tra arte e industria. Nella sua anarchica vivacità, Viva Maria (1965) di Malle è il sorridente omaggio al cinema-spettacolo in cui Brigitte Bardot e Jeanne Moreau si divertono a impersonare due estroverse cantanti che nell’Honduras di inizio Novecento diventano l’anima della rivoluzione dei peones, in uno svolazzare di vestiti d’e-poca e ironici scambi di battute.Negli anni settanta abbandona il cine-ma per ritirarsi alla “Madrague”, la sua villa di Saint-Tropez, dedicandosi alla battaglia per la difesa dei diritti degli animali che la vede tuttora in prima fila. Se la stampa non ha più motivo di oc-cuparsi della sua vita sentimentale, so-prattutto dopo il matrimonio con Ber-nard d’Ormale, la diva che per la sua spregiudicata trasgressività tanto ha inciso sul costume, rischia di diventare un’icona della destra francese, più volte condannata dai tribunali per istigazione all’odio razziale verso la comunità mu-sulmana. �

SLe tante Brigitte Bardot: comunicativa, spericolata, genuina (con Danny Kaye)

Negli anni ‘70 dà l’addio al cinema. Oggi rischia di essere ricordata soprattutto per i guai in tribunale

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58 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

i film del meseOTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO

Scene da un matrimoniochassidico:etnografico,emozionale

ESSENZIALE LA STORIA: una ragazzadiventa donna in circostanze particolari.Semplice il suo linguaggio: primi piani epiani medi si alternano secondo unaritmica sentimentale. Un Kammerspieldietro un vetro, per la cristallinateatralità della messa in scenaopacizzata da un effetto flou. Sospirilasciano un alone sull’evidenza dellecose. Bella scoperta veneziana, La sposapromessa (Fill the Void, riempire il vuoto)trae forza dall’ambientazione - unacomunità ortodossa di Tel Aviv - e dalladelicatezza di Rama Burshtein, capace difarci entrare in un mondo assolutamentealtro (il suo: la regista è di osservanzachassidica), come fosse l’accoglientesalotto di casa. Il vuoto che si vuolecolmare è soprattutto conoscitivo:agganciare ogni spettatore non ebreo enon ortodosso al milieu del film. Tutto si

svolge in interni, abitazioni di uominidalle trecce lunghe e donne con lo sheitelin testa, sigillo sponsale. Vi aspira ognigiovane della comunità, Shira compresa(Hadas Yaron). Quel che farebbeinorridire le sue coetanee del vecchiomondo, lei lo accetta di buon grado, feliceche sia la famiglia a trovarle marito. Ilcandidato non lo conosce, tutt’al più lo haguardato sbirciando di nascosto, una

volta. Basta un solo incontro – nella casadi lei, con genitori a vista – perché scatti ilfidanzamento, in effetti un vincolo pre-matrimoniale. Se tutto questo vi sembrapoco romantico non avete ancora visto ilfilm: l’entusiasmo di Shira per gliavvenimenti che di lì a poco segneranno ilsuo ingresso nel mondo delle donne ècontagioso. E se di fronte a femmineremissive, matrimoni combinati e ruolirigidamente definiti da regole di vitamillenarie, qualcuno pensa di poterindossare i paraocchi occidentali ilproblema è suo. La Burshstein offre allospettatore il piacere della scoperta,rivelandogli una realtà sì chiusa(eloquente il momento in cui gli uominidel clan, intenti a studiare, sbarrano lafinestra per impedire alla disco-musicche viene “da fuori” di disturbarli) manon per questo giudicabile. Ciascuno è

Rama Burshtein

Hadas Yaron, Yiftach Klein

Drammatico, Colore

Lucky Red

90’

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

in uscita

La sposa

promessaFill the Void

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59novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

invitato a superare gli n gradi diseparazione, posizionandosi senzapregiudizi sull’asse prossimità/distanzaidealmente tracciato dal film. D’altraparte anche i personaggi rivelanoemozioni e turbamenti capaci disquarciare la maschera rassicurante deicomportamenti ammessi. Piccoliterremoti sottopelle, scossoni prodotti dauna direzione precisa e da attori in statodi grazia. Hadas Sharon ha vinto la CoppaVolpi per il candore e il pudore d’altritempi, ma gli altri non meritavano dimeno: Yiftach Klein (è il cognato di Shira)ha un’intensità che scioglierebbe pure isassi, e che dire di Irit Sheleg - “lamadre”, deus ex machina di tutta lavicenda, alla faccia della comunitàpatriarcale - che fa passare tutta l’animadagli occhi? Qui tutti ostentano una facciache non si dimentica, a scongiurare la

sparizione dell’individualenell’universale. Così come l’ironia si fascudo dello strazio in cui piomberebbe ilfilm se si lasciasse andare all’inerziadella tragedia. La sposa promessa riescea mantenere un magico equilibrio

emozionale e a insegnarci, come in unracconto di Jane Austen, che da unarealtà di questo tipo non sempre si devefuggire. A volte basta trovare il modo perrimanerci, e vivere.GIANLUCA ARNONE �

E’ un documento politico-etnografico più che un racconto

La regista Burshtein a Venezia. A destra e sopra due scene del film, nell’altra pagina Hadas Yaron

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60 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Red Lights

SE MULDER E SCULLY professavano fede cieca - I Want toBelieve - negli X-Files (per una casistica dei quali non dovetefar altro che vedere Voyager di Giacobbo), Sigourney Weavere Cillian Murphy predicano scienza e razzolano scetticismo.I due – una scienziata e il suo protége - girano l’America incerca di nuovi fenomeni paranormali da smontare eriportare nell’alveo di un comprensibilissimo imbroglio. Ilplot di Red Lights, scritto e diretto dallo spagnolo RodrigoCortes (chiamato ad Hollywood dopo il successo di Buried),sarebbe di per sé un buono spunto per un serial tv - unaspecie di C.S.I applicato agli X-Files – ma mostra limiti ditenuta e vistose magagne narrative come formatcinematografico. Tolta una prima parte interessante, in cui inostri acchiappa-ciarlatani chiariscono che cosa sinasconda dietro l’evento più inspiegabile, la storia prende lapiega di un western, dove i due pistoleri che si fronteggianosono un De Niro in modalità ESP (fa molto Uri Geller) e unfisico pronto a tutto pur di smascherarlo. Peccato che nellapartita tra scienza e magia, il film si preoccupi soprattutto diprendere in contropiede lo spettatore, gettandogli fumonegli occhi piuttosto che aiutarlo a guardare. Irritante.GIANLUCA ARNONE �

Buono spunto per un serial tv. Che mostra limiti di tenuta e magagnenarrative sul grande schermo

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

in sala

Ben Affleck regista è meglio: suspense emetacinema per la crisi degli ostaggiUsa a Tehran ’79

Ben Affleck

Ben Affleck, Alan Arkin

Thriller, Colore

Warner Bros. Italia

120’

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

“DEDICATO A QUELLI che si sacrificano per il proprio

Paese, a scapito della famiglia”. Tenete a mente Argo,

perché dirà la sua ai prossimi Oscar, e Ben Affleck, che

dietro la macchina da presa è meglio. Decisamente. Per la

sua terza regia dopo il gioiellino Gone Baby Gone e il

criminale The Town, torna alla crisi degli ostaggi Usa a

Tehran ’79: 52 bloccati in ambasciata, 6 nella casa

dell’ambasciatore canadese. E’ proprio per questi ultimi

che la CIA in stretta collaborazione con Hollywood

architettò un insolito cavallo di Troia: un film di

fantascienza, Argo appunto, da girare a Tehran, e l’idea fu

dell’agente specializzato in esfiltrazioni Tony Mendez (lo

stesso Affleck, bamboccione quasi come nel malickiano To

the Wonder…), dalle cui memorie è tratto quest’altro Argo.

Coprodotto da George Clooney, nel cast Alan Arkin e John

Goodman quali spassose maestranze (off-)hollywoodiane,

questo thriller di chiara ispirazione ‘70s - a latere Affleck

cita Il braccio violento della legge - non è, appunto, inedito,

ma sebbene il finale sia già scritto dalla Storia mantiene

una buona suspense. Un po’ sacrificata l’introspezione dei

caratteri, eppure, strano ma vero, si sente echeggiare

Casablanca.

FEDERICO PONTIGGIA �

in sala

Argo

Rodrigo Cortes

Robert De Niro, Cillian Murphy

Thriller, Colore

01 Distribution

113’

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62 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

anteprima Regia Thomas Vinterberg Con M. Mikkelsen, T. B. Larsen Genere Drammatico, Colore Distr. Bim Durata 106’

QUATTORDICI ANNI DOPO

Festen, ecco il capolavoro diThomas Vinterberg. Il suoJagten (The Hunt, da noi Ilsospetto, non ci aveva giàpensato Hitchcock?...) indagagli spaventosi territori neiquali può ritrovarsi un uomo,prima stimato e benvoluto, poiosteggiato e trattato allastregua di un perfidocriminale.Divorziato, 40 anni, Lucas(Mikkelsen, premiato comemiglior attore a Cannes) ha dapoco un nuovo lavoro nell’asilonido locale. Inizia anche afrequentare una collega e staricostruendo il rapporto con il

figlio adolescente. Si avvicina ilNatale, e con le prime nevianche una piccola bugia puòdiffondersi come un virus. Lapiccola Klara, figlia dei suoi piùcari amici, accenna allamaestra di qualcosa che lavedrebbe coinvolta con Lucas.Qualcosa di osceno,irrimediabile. Basta ilsospetto, l’uomo è tagliatofuori da tutto: l’interacomunità si ritrova unita, tutti(o quasi) sono contro di lui. Lacaccia ha inizio.Scritto e diretto con precisionechirurgica, il film è astuto, manon furbo: l’assunto è quelloche da sempre accompagna le

convinzioni degli adulti (“ibambini non mentono mai”), losviluppo quello di un raccontod’assedio. La grandezza èproprio quella di non ricorrere

al trucco, al colpo basso di farcredere qualcosa che non è:Lucas è innocente, lo sa lui, locapiamo noi. E l’empatia neiconfronti del personaggio ètotale: in questo, Vinterbergcompie un miracolocinematografico, invocandoaiuto per il suo protagonista,ingiustamente accusato e fattofuori da qualsiasi attivitàsociale, sempre più solo con ilsuo dolore. Lucas perde illavoro, la sua situazione siaggrava dopo che altribambini, gli stessi che primadel racconto di Klara loadoravano aspettandolo nelcortile del kindergarten,

Il sospettoCaccia all’orco che sa di capolavoro. Eccezionale MadsMikkelsen, premiato a Cannes

La piccola Annika Wedderkopp

i film del mese

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63novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

iniziano a convergere verso lastessa versione dei fatti, alsupermercato vienemalmenato e buttato fuori: lacalunnia si è fatta cancro,Lucas è un mostro. Unpedofilo. Anche qui, il registadanese è bravo a far emergeregli aspetti contraddittori di unasituazione inaspettata,impensabile e dalla gestionedifficilissima: nei fatti è un tutticontro uno, ma c’è ancoraqualcuno disposto a nontrasformare l’uomo in unafacile preda, in primis il figlioMarcus. E non sbaglia acondurre il racconto verso unfinale (magnifico) che

solamente in apparenzasembra riportare leconvinzioni della comunità suibinari del vero. Il sensoprofondo del film è tutto lì:confermato colpevole orilasciato dalle autoritàcompetenti, “perdonato” omeno dal padre di Klara,tenuto ai margini o reintegratonel gruppo, Lucas saràconsiderato - per sempre - unmostro. Qualcuno che, in unmomento o nell’altro, propriocome i cervi che ama cacciarecon gli amici, potrebbe fare lafine che “si merita”.Strepitoso. VALERIO SAMMARCO �

Viscerale e coinvolgente: bella provad’attori nei quartieri malfamati diLos Angeles

David Ayer

Jake Gyllenhaal, Michael Peña

Poliziesco, Colore

Videa CDE

109’

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

QUANDO IL CINEMA viene realizzato con coerenza e

lucidità quasi sempre si fa centro, a prescindere dal

budget. La nuova regia di David Ayer ne è esempio più che

calzante, e vince la scommessa di raccontare in maniera

precisa la vita di strada dei poliziotti che pattugliano South

Central, la parte più pericolosa di Los Angeles. Oltre che le

gesta coraggiose e l’attaccamento al dovere, in scena viene

messa anche la parte più umana e, perché no, discutibile di

chi ogni giorno svolge questo mestiere. Ecco quindi che gli

agenti Taylor e Zavala, e tutti gli altri colleghi che lavorano

a fianco dei due protagonisti, vengono delineati in tutte le

loro sfaccettature con sorprendente umanità. In End ofWatch si sorride delle facezie maschiliste dei loro discorsi

sulle donne, e magari un minuto dopo si rimane sconvolti

dalla violenza che si scatena all’improvviso. Girato e

montato in maniera adrenalinica, il film di Ayer riesce a

cambiare registro mantenendo una freschezza e una verità

indiscutibili, grazie anche alla fantastica prova di Jake

Gyllenhaal, del sorprendente Michael Peña e degli attori di

contorno. Peccato per un finale leggermente retorico,

perché tutto il resto è cinema viscerale e coinvolgente.

ADRIANO ERCOLANI �

anteprima

End of WatchTolleranza Zero

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64 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Ballata dell’odio

e dell’amore

ALEX DE LA IGLESIA, del revisionismo. In Balada triste detrompeta, da noi Ballata dell’odio e dell’amore, sono ifantasmi del franchismo a prendere corpo, anzi, ghigno: duepagliacci, uno triste, l’altro “divertente”, per ripercorrere glianni bui della Spagna che fu – e forse è ancora. Corpi, masvuotati di umanità, viscere, psicologia: solo simboli, e purescoperti, di un pamphlet che si fa circo, di un film che si fafarsa. Sì, perché questa Ballata sarà pure triste, lo è, masoprattutto insulsa: smaccato sin dal footage storico-politicodei titoli di testa (gli unici a salvarsi), l’intenzionale ricatto èfare del circus horror la cartina di tornasole grottesca efessa del vulnus franchista. Ma non va: Leone d’argento eOsella per la sceneggiatura a Venezia 2010 (sic), la Baladadei due pagliacci bestiali intorno alla bella svampita evogliosa è stonata, cacofonica e stoltamente barocca, tantoda cancellare qualsiasi riflesso tra la Storia e questa storiadi ordinaria furbizia e mediocre cinema. Costoso, di qualchevalore nelle musiche e nel trucco e parrucco, ma colabrododavanti e dietro la camera: gli effetti speciali risibili, la regiacaciarona, gli attori credibili come una velina franchista.Stonante con brio. FEDERICO PONTIGGIA �

Tanto fracasso per nulla: Alex de laIglesia stona e non stana il Franchismo

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

in sala

Non chiedere al vampiro: trastereoscopia e cartapesta, Dario Argentofa girare la testa

Dario Argento

Asia Argento, Rutger Hauer

Horror, Colore

Bolero Film

106’

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

VUOI METTERE LA TRANSILVANIA ricostruita nel borgo

biellese di Riccetto? Vuoi mettere un treno di cartone,

come neanche i fondali espressionisti? Dracula 3D di Dario

Argento è croce – d’altronde, con i vampiri… – per molti,

delizia per qualcuno. E quel qualcuno ama i B–movies, la

gloriosa Hammer e, of course, odia l’aglio. Non nuovo, ma

inedito: “Una storia d’amore e morte lontana da Twilight,

con un conte diverso, moderno”, dice Argento. Se

smembramenti, sangue, mostri assortiti (pure una

cavalletta gigante e assassina, per strizzare l’occhio al

mercato orientale) non danno forfait, questo Dracula è

generoso anche sul fronte risate: sghignazzo libero, e tra

una stereoscopia d’antan e dialoghi per minus habens

trovare il colpevole è arduo... La storia: la sensuale Lucy

(Asia Argento) risveglia gli istinti del conte (Thomas

Kretschmann, fascinoso),e a farne le spese, tra gli altri, è

la malcapitata Mina (Marta Gastini, brava). La salvezza si

chiama Van Helsing (Rutger Hauer), i nudi arrivano per

gentile concessione di Asia e Miriam Giovanelli. Ma a nudo

è anche il regista: ok la nostalgia, il gusto citazionista e lo

splatter artigianale, ma anche il plasma ha una

denominazione d’origine controllata, o no?

FEDERICO PONTIGGIA �

anteprima

Dracula 3D

Alex de la Iglesia

Carlos Areces, Antonio de la Torre

Grottesco, Colore

Mikado

108’

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La rivoluzione in acqua fredda ti regala emozioni

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66 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

PERDE ALLE SCOMMESSE, uccide ilcane con due calci alle costole. Irascibilee attaccabrighe, Joseph (Peter Mullan,gigantesco) annega nella birra e in unavita fatta di nulla il peso di queltirannosauro da cui non riesce aliberarsi. “Quando saliva le scale di casatremava il tè sul comodino, comeall’arrivo del tirannosauro in JurassicPark”, per questo aveva soprannominatocosì la moglie, morta di diabete ormai dacinque anni, amata/odiata, rimpianta mafino ad un certo punto: “Se fosse ancoraqui continuerei a trattarla come uncane”.Sarà l’incontro con la dimessa Hannah(Olivia Colman), picchiata e violentata daun marito schifoso, ad aprire un nuovospiraglio. Per provare a lasciar andare ildinosauro che è in lui, fino alla scoperta

di un segreto sanguinoso.Già premiato al Sundance (World CinemaDramatic Directing Award e PremioSpeciale della giuria per la recitazione),l’esordio alla regia di Paddy Considine(apprezzato attore britannico, sodale diShane Meadows, diretto anche dai variSheridan, Winterbottom e Greengrass)riflette su senso di colpa e redenzione,

sull’ipocrisia e sulla frustrazione(Hannah lavora per un’associazionecaritativa cristiana, prega per gli altri,ma nasconde il dolore - anche fisico - diun matrimonio fallito): coerente nellamessa in scena e perfetto nella direzionedegli attori, Tirannosauro sfrutta sinoall’ultimo nervo il talento animale di unPeter Mullan come sempre mostruoso,sul punto di esplodere in ogni situazione,alimentato da una collera e un odio versoil mondo spaventosi, ancora capace peròdi slanci solo in apparenza imprevisti. Econsegna al cinema lo sguardo di un“nuovo” regista, capace di inquadrare giàcon un solo film le geometrie urbane edemotive di una Londra altre poche voltevista sul grande schermo: dal nulla diuna periferia buia e umida alla“tranquillità” borghese del residenzialeMarlon Estate, il passo è molto più brevedi quello che può sembrare. VALERIO SAMMARCO �

Tirannosauro

L’esordio di Considine per mettere a fuoco l’Inghilterra.Con Peter Mullan “dinosauro” di bravura

Il regista Paddy Considine

i film del mese

Paddy Considine

Peter Mullan, Olivia Colman

Drammatico, Colore

Movies Inspired

92’

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

in uscita

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68 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Hotel

Transylvania

INUTILE COMPETERE con i prodigi tecnici dell’animazionetargati Pixar, DreamWorks o Blue Sky. Meglio concentrarsisulla funzionalità della storia e sulla simpatia deipersonaggi. La trama è semplice ed efficace: tutti i mostripiù famosi della storia del cinema vengono ospitatinell’hotel del titolo, costruito dal Conte Dracula per tenerlilontani - soprattutto la sua adorata figlia Mavis - dal mondomalvagio degli umani. Ma cosa succede se nell’albergoarriva un ragazzo che s’innamora della vampira?Genndy Tartakovski ha strizzato l’occhio all’animazionevecchio stile. Se a livello puramente visivo il suo prodotto èvolutamente retrò, rimane comunque totalmentecontemporaneo nella gestione del ritmo indiavolato enell’efficacia di gag e battute. Hotel Transylvania in manierapiuttosto intelligente cerca di ritagliarsi un proprio spazio dinicchia, vagamente cinefilo e insieme diretto al pubblico deigiovanissimi. Il risultato è godibile, e quando Tartakovski sipermette anche una personale sferzata verso il cinemacontemporaneo che ha sbiadito, se non addiritturaimpoverito la figura del vampiro, la simpatia nei confronti diquesto film diventa vero e proprio apprezzamento.ADRIANO ERCOLANI �

I mostri si mettono in mostra: l’upgraderetrò fa bene all’animazione di GenndyTartakovski

Regia

Genere

Distr.

Durata

in sala

Stefano Mordini va in fabbrica: dalromanzo a due debuttanti doc, il metalloscotta

Stefano Mordini

Matilde Giannini, Anna Bellezza

Drammatico, Colore

Bolero Film

95’

Regia

Con

Genere

Distr.

Durata

DAL LIBRO AL FILM, da Silvia Avallone a Stefano Mordini:

Acciaio. Qualche modifica - meno spazio alle madri, più ad

Alessio, e qualcos’altro - ma senza tradire: la fine

dell’innocenza, l’ingresso di due bimbe già grandi

nell’orizzonte di (non) senso degli adulti. Storia di Anna

(Matilde Giannini) e Francesca (Anna Bellezza), all’ultima

estate prima del liceo o quel che sarà; storia del fratello di

Anna, Alessio (Michele Riondino), senza ambizioni, ma

attaccato ai valori operai; storia di Elena (Vittoria Puccini),

la ragazza che ha perduto, o forse no. Piombino è la

fabbrica (Lucchini), l’acciaieria-sole che non concede

movimenti di rivoluzione, solo rotazione su se stessi,

abbarbicati alla resa. La resa degli adulti, cui Anna e

Francesca non si vogliono arrendere. Mordini sta attaccato

alle due attrici esordienti, scovate benissimo dopo un

lungo casting: sono i loro corpi in shorts, stivali e toppini, i

loro volti trasparenti a guidarci nell’inesorabile, super-

ordinaria discesa verso un tracollo meccanico, metallico,

continuo come il ciclo dell’acciaio. La sfida si gioca

empatica sul quotidiano, il qui e ora cooptato dalla

fabbrica. Un discreto dramedy, e la possibilità di un’isola.

D’Elba.

FEDERICO PONTIGGIA �

in uscita

Acciaio

Genndy Tartakovski

Animazione, Colore

Warner Bros. Italia

‘91

Page 69: Cinematografo Nov.2012 1

FABRIZIO MOSCA PRESENTA

UN FILM DI

CLAUDIO GIOVANNESIACABA PRODUZIONI IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA PRESENTA ALÌ HA GLI OCCHI AZZURRI UN FILM DI CLAUDIO GIOVANNESI NADER SARHAN STEFANO RABATTI BRIGITTE APRUZZESI MARIAN VALENTI ADRIAN CESARE HOSNY SARHAN FATIMA MOUHASEB YAMINA KACEMI SALAH RAMADAN MARCO CONIDI ALESSANDRA ROCA ELISA GERONI ROBERTO D’AVENIA SOGGETTO CLAUDIO GIOVANNESI FILIPPO GRAVINO CON LA COLLABORAZIONE DI FRANCESCO APICE SCENEGGIATURA CLAUDIO GIOVANNESI FILIPPO GRAVINO FOTOGRAFIA DANIELE CIPRÌ OPERATORE DI MACCHINA GUIDO MICHELOTTI MONTAGGIO GIUSEPPE TREPICCIONE SUONO IN PRESA DIRETTA ANGELO BONANNI MICROFONISTA DAVIDE D’ONOFRIOMONTAGGIO DEL SUONO GIUSEPPE D’AMATO RICCARDO SPAGNOL FONICO DI MIX FABIO CHIOSSI COORDINAMENTO POST PRODUZIONE IRMA MISANTONI MUSICHE ORIGINALI CLAUDIO GIOVANNESI ANDREA MOSCIANESEPRODOTTE DA ALA BIANCA PUBLISHING SCENOGRAFIA DANIELE FRABETTI COSTUMI MEDILE SIAULYTYTE (ASC)

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Page 70: Cinematografo Nov.2012 1
Page 71: Cinematografo Nov.2012 1

Homevideo, musica, industria e letteratura: novità e bilanci

A cura di Valerio Sammarco

Dvd e Blu-raySpider-Man e Blade Runner da collezione

Borsa del cinemaMultiplex in crisi. L’italiano a Hollywood

LibriLeadership e grande schermo

Colonne sonoreTwilight, Alex de la Iglesia e Skyfall

Un caso umanoImperdibile: ProjectNim di James Marsh

Page 72: Cinematografo Nov.2012 1

72 ottobre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

telecomando Dvd e Blu-ray

isponibile dal 7 novembre in 3 edizioni (DVD, Blu-ray2 dischi e Blu-ray 3D) The Amazing Spider-Man diMarc Webb, reboot della saga sull’Uomo Ragno con

Andrew Garfield, Emma Stone e Rhys Ifans. Innumerevoli icontenuti speciali, ovviamente più ricchi nelle versioni Blu-ray: oltre al commento degli autori, interessante approfondi-mento sull’“Esperienza Second Screen”, “Scuola interattiva dicinema in 3D col regista”, “Gli archivi Oscorp - Galleria d’artedella produzione”, “Pose iconiche e Ambienti Digitali”, “Evo-luzione delle immagini”, scene eliminate e provini.

DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT

D

The AmazingSpider-ManIn tre edizioni il nuovo UomoRagno: contenuti speciali super

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73novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Detachment

DISTR. 01/OFFICINE UBU

Disponibile dal 21novembre in dvde Blu-ray, il filmdi Tony Kaye(American History X)è incentrato sul

degrado scolastico delle perife-rie USA. Arricchito dalla provacommovente di Adrien Brody(anche produttore esecutivo), ilfilm segue la vicenda di questosupplente abituato a tenere ilprossimo a distanza ma incapa-ce a non lasciarsi coinvolgeredalle storie dei suoi studenti.Negli extra interviste al cast.

Un film epocale,ora disponibile inBlu-ray. Dal roman-zo omonimo di S.E.Hinton al melo-dramma urbano diCoppola, che dirige

un nugolo di future star (da Dil-lon a Cruise, da Swayze a Mac-chio). Ricco di extra: oltre a in-troduzione e commento del regi-sta e di tutto il cast, le scene eli-minate o estese e i membri delcast leggono degli estratti dellastoria da cui è tratto il film.

Blade Runner - 30° Anniversario

DISTR. UNIVERSAL PICTURE H.E. DISTR. 01/BIM

er festeggiare i 30 annidi Blade Runner arriva unimperdibile cofanetto

commemorativo contenente 3dischi Blu-ray, che includeanche una copia della versio-ne Final Cut ed altre quattroversioni della pellicola: Versione CinematograficaOriginale (1982), Versione Cinematografica Inter-nazionale (1982), Versione Director’s Cut (1991),e la rara Versione Copia Lavoro. Inoltre, incluseanche foto di produzione mai viste prima, con

più di 1.000 immagini di archi-vio in alta definizione, un li-bretto con note di produzionedi 72 pagine e una replica dacollezione della “Spinner” rea-lizzata a partire da una bozzadi Syd Mead. Infine più di 10

ore di contenuti bonus già rilasciati nell’edizione2007, tra i quali il doc Dangerous Days sulla realiz-zazione del film di Ridley Scott.

P

DISTR. WARNER HOME VIDEO

La ragazzadell’acqua - La piccolafiammiferaia

La ragazza dell’acqua,

primo film di Jean Renoir, è

del 1924. La piccola

fiammiferaia è del 1928,

dura 31’ e arriva dopo Nana

e Marquitta. Del suo primo

film Renoir ha scritto che

“la trama era del tutto

secondaria, era solo un

pretesto per inquadrature

dal valore esclusivamente

visivo”. Tra i due lavori c’è

un rapporto di stretta

consanguineità in una

coppia di sequenze oniriche

che Renoir amava perché,

nel girarle, “me la sono

goduta un mondo: riprese

con la macchina che filmava

a rovescio, brusche

apparizioni di personaggi, il

cavallo montato da

Catherine Hessling

[protagonista di entrambi i

film, a quel tempo moglie di

Renoir] che galoppava in

mezzo alle nuvole e

soprattutto una caduta di

Catherine attraverso il cielo

particolarmente riuscita”.

Esperimenti visivi realizzati

con sovrimpressioni create

direttamente durante le

riprese.

Laclassedeiclassicia cura di Bruno Fornara

Regia Jean Renoir Con CatherineHessling Genere Drammatici(Francia, 1925 e 1928)Distr. D Cult, Ermitage

I ragazzi della 56a

strada Quante e quali so-no le ragioni allabase del tradimen-to? Ce lo provanoa spiegare, con ilsorriso, Michel

Hazanavicius, Jean Dujardin (gliartefici del pluripremiato The Ar-tist), Gilles Lellouche, Emma-nuelle Bercot, Fred Cavayé,Alexandre Courtes ed Eric Larti-gau: sette registi per raccontare,in più episodi, le svariate e tal-volta incredibili modalità che sinascondono dietro l’infedeltàmaschile. Senza extra.

Gli infedeli

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74 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

DISTR. 01 DISTRIBUTION

La conversazioneer la prima volta in Blu-ray, il capo-lavoro di Francis Ford Coppola, Pal-ma d’Oro al Festival di Cannes

1974. Harry Caul (Gene Hackman, tra ipiù grandi attori di sempre), agenteesperto in intercettazioni, riceve l’incaricodi registrare le conversazioni tra la mogliedi un noto uomo d’affari e il suo amante.Quello che doveva essere un lavoro co-me un altro si trasforma, ben presto, inuna pericolosa operazione di spionaggio.

Oltre al film (e all’immortale colonna so-nora di David Shire), il Blu-ray prevedeanche molti extra: il commento al film diFrancis Ford Coppola e di Walter Murch;il provino di Cindy Williams e quello diHarrison Ford; “Niente sigarette”; Intervi-sta a David Shire; “Ieri e Oggi”; Intervistaa Gene Hackman; “Scrivere il copione”;“La Conversazione in primo piano”.

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DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.

DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.

Charlize Theronregina bellissima ecattivissima, Kri-sten Stewart Bian-caneve battaglierae “rivoluzionaria”:

in mezzo a loro il cacciatore Ch-ris Hemsworth, inviato dalla pri-ma a catturare, e uccidere, la se-conda. Andrà diversamente… Indvd e Blu-ray la rilettura action-gotica firmata Rupert Sanders.Negli extra “Nasce una nuovaleggenda”, “La favola viene rein-ventata”, “Gli abitanti del regno”,“La magia di Snow White andthe Huntsman”, “In giro per ilRegno: il tour generale del Set”,Commento del regista, del su-pervisore degli effetti visivi Ce-dric Nicolas-Troyan e del co-montatore Neil Smith.

Biancaneve e ilcacciatore

telecomando Dvd e Blu-ray

Le paludi della morteDiretto da Ami Ca-naan Mann (figliadel celebre Mi-chael), è disponi-bile dal 21 novem-bre in dvd e Blu-

ray Texas Killing Fields (questo iltitolo originale), thriller ispiratoa eventi reali e incentrato sullastoria del detective Souder(Sam Worthington) e del suopartner Heigh (Jeffrey DeanMorgan), chiamati a dare lacaccia ad un serial killer chegetta i corpi delle sue vittime inaree paludose rinominate, ap-punto, “Killing Fields”. Quando scompare una ragazzi-na del posto (Chloë Grace Mo-retz), i due detective inizianouna lotta contro il tempo pertrovare l’assassino e salvarle lavita. Negli extra Interviste eMaking of.

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75novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

7 Days in Havana

DISTR. 01 DISTRIBUTION

Dopo il passaggioal Certain Regarddi Cannes 2012 el’uscita (poco feli-ce) in sala, arrivaanche in homevi-

deo il film collettivo firmato daBenicio del Toro, Juan CarlosTabio, Elia Suleiman, Julio Me-dem, Laurent Cantet, Pablo Tra-pero e Gaspar Noè: sette registiper sette episodi, ognuno dedi-cato a l’Avana, capitale cubanae contenitore di infinite luci ecolori, musica e originalità. Uninno ai luoghi simbolo dellacittà, angolo di paradiso dovetutto può accadere, anche inuna sola settimana. Con la partecipazione di EmirKusturica, Daniel Bruhl e il gio-vane Josh Hutcherson. Negliextra, purtroppo, solamente iltrailer del film.

Essential Killing

DISTR. EYE DIVISION

Due anni fa, allaMostra del Cinemadi Venezia, se neandò con il PremioSpeciale della Giu-ria e con la Coppa

Volpi alla migliore interpreta-zione maschile vinta da VincentGallo. Il film di Jerzy Skoli-mowski è ora disponibile indvd e Blu-ray: durante un’azio-ne militare, un combattente af-gano viene catturato. Riesce a fuggire prima di esserecondotto in un carcere di mas-sima sicurezza, però: e da quelmomento, oltre ai nemici che lobraccano, dovrà vedersela an-che con la natura selvaggia eostile nella quale è costretto anascondersi. Nel cast ancheEmmanuelle Seigner, negli extraintervista al regista e "studiosulle scene dell'elicottero".

DISTR. PARTHÉNOS

Disponibile anchein Blu-ray, dal 20novembre, l’ambi-zioso nuovo lavo-ro di Nuri BilgeCeylan, tra i più

talentuosi cineasti turchi dell’ul-timo decennio (Uzak, Le tre scim-mie). Vincitore a Cannes 2011del Grand Prix della Giuria, C’e-ra una volta in Anatolia è il lungo(151’) viaggio che un assassinoe una squadra di poliziotti com-piono insieme per raggiungereil luogo dove l’uomo ha seppel-lito il corpo della sua vittima.Gli elementi di quanto accadu-to realmente vengono poco apoco alla luce nel corso di que-sto cammino. Impervio e osti-co, ma al tempo stesso di enor-me suggestione.

C’era una volta inAnatolia

RESIDENT EVIL 6

Resident Evil è una delle poche saghe

videoludiche che ha visto trasposizioni

cinematografiche di un certo rilievo, che hanno

vissuto di vita propria e incassato somme di

denaro significative. Il videogioco dedicato però

è ancora più importante in termini “storici”,

perché ha inventato un genere fatto di

sopravvivenza dagli zombie,

atmosfera, tanta paura e tensione in

dosi massicce. Con Resident Evil 6,

disponibile per PlayStation 3 e Xbox

360, a breve su PC, è possibile

affrontare quattro storie differenti

con protagonisti personaggi

conosciuti della saga. Il tutto grazie

ad un misto di azione, esplosioni e

sopravvivenza incastonati in una

storia appassionante, che promette

di svelare una buona parte dei retroscena che

hanno portato alla diffusione del virus in grado

di trasformare tante  persone in zombi, fino a

dare luogo ad un’epidemia inarrestabile.

Per saperne di più visitate www.multiplayer.itANTONIO FUCITO

Azione, esplosioni e sopravvivenza su PlayStation 3, Xbox 360 e PC

VIDEOGAME INFINITAMENTE ZOMBI

Scimmie in prima paginaI doc di James Marsh e Andrew Rossi: il cucciolo discimpanzé e il NYT con Feltrinelli Real Cinema

Project Nim

1973. Separatodalla madre, ilcucciolo discimpanzé Nimviene avviato daun gruppo di

scienziati della ColumbiaUniversity ad un esperimentoper tentare di educarlo“come” un neonato umano. E’disponibile in dvd + libro -“Obblighi umani, dirittianimali” (a cura di Ilaria Ferri,direttore scientifico Enpa -Ente nazionale protezioneanimali) - il grande doc delpremio Oscar James Marsh(Man on Wire): “Un’evoluzioneè un destino”, scrisse ThomasMann, non immaginando chemolti anni dopo alcuni esseriumani avrebbero cavalcatol’utopia di riunire i binaridivergenti su cui corronouomini e animali.

Page One: Dentro ilNew York Times

La cronaca di unanno interovissutoall’interno delNYT, al fianco dicoloro che

cercano di salvare latradizione della stampa eindagano sul futuro e sulruolo del digitale. Ildocumentario di AndrewRossi arriva in dvd + libro(“Prima pagina”, a cura diEmilia Bandel): un ineditoaccesso al lavoro dellaredazione di uno dei piùimportanti quotidiani delmondo, per raccontare latrasformazione del sistemadei media nel momento delsorpasso di Internet neiconfronti della cartastampata come principalefonte di notizie.

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76 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

PERCEPTION

Person of InterestPremium Crime

Firmata J. Nolan e J.J.Abrams, la seconda stagionedal 28 novembre: tecnofobiapost 9/11, un must.

Buon Compleanno MartinPremium Crime

Scorsese fa 70 anni il 17novembre: da New York,New York a Cape Fear,cinecandeline da soffiare.

Election Days...Studio Universal

6, 13, 20, 27: Dave presidenteper un giorno, Il rapportoPelican, Cara insopportabileTess e Potere assoluto.

filminorbita a cura di Federico Pontiggia

rriva su Fox il dottor DanielPierce (Eric McCormak, Will &Grace), neuroscienziato e profes-

sore universitario che trae la suaprofonda conoscenza della psiche edei comportamenti umani da alcunidisturbi neurologici di cui lui stessosoffre: la schizofrenia e la paranoia.Queste sue capacità rimangono circo-

scritte in ambito universitario fino aquando una sua ex studentessa, dive-nuta agente dell’FBI, lo contatta chie-dendogli di aiutarla a risolvere alcunicasi particolarmente complicati.Sarà così che, attraverso le allucinazio-ni di cui soffre e con l’aiuto dellasuaamica immaginaria Natalie Vicent(Kelly Rowan, The O.C), il dottor Pierce

riuscirà ad avere intuizioni geniali perla risoluzione dei casi. Creata da Kenneth Biller e MikeSussman, la serie è stata trasmessanegli States a partire dallo scorso lugliosul canale TNT e grazie ai buoni ascol-ti ottenuti è stata già annunciata unaseconda stagione composta da 13 epi-sodi, in onda dal 2013.

A

telecomando serie tv

In anteprima assoluta per l’Italia dal 28 novembre, ogni mercoledì alle 21.00[CANALE 111 DI SKY]

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78 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

telecomando borsa del cinema

L’italiano d’America

NATO A TREVISO, dal 1998,Massimiliano Furlan lavorastabilmente negli Stati Uniti e hapreso parte a serie tv comeCriminal Minds e Terminator: LeCronache di Sarah Connor e a filmcome Il Cavaliere Oscuro – Il ritornoin cui interpreta uno dei cattivi dellaBorsa di Gotham City. Accorciato ilsuo nome in ‘Massi’, Furlan è unodei pochissimi interpreti italiani alavorare stabilmente a Hollywood inruoli diversi tra loro. “Sono riuscitoa farmi notare concentrando i mieisforzi su alcune qualità importanticome carattere, look e originalità”,spiega Furlan.Come è stato il suo approccio allavoro?Recitare mi ha sempre interessato,ma è stato in America che hocominciato a lavorare molto su mestesso: ho studiato a lungo, poi hofatto tanta gavetta con decine diprovini e audizioni, piccole

pubblicità e film minori. All’Italia ci ha mai pensato?In Italia negli anni 60-70insegnavamo al resto del mondocome fare i film, eravamobravissimi, adesso invece abbiamoraggiunto livelli preoccupanti. Ci hoprovato, ma le cose non funzionanocome in America dove, se vali, haisuccesso.Che consigli darebbe a chi vuoleseguire le sue orme? Non ci sono segreti particolari otrucchi: bisogna essere decisi econvinti di quello che si vuol fare, enon mollare mai. Penso che questosia senza dubbio il lavoro al mondocon più rifiuti. Non sapete quantiprovini bisogna fare prima diessere presi per qualcosa… AHollywood c’è una concorrenzaspietata che, però, ci rendemigliori. Se invece volete lavorarein Italia, cercatevi una bellaraccomandazione: forse è meglio.

a cura di Marco Spagnoli

A tu per tu con l’attore Massi Furlan, aHollywood con furore

Cast & Crew

ell’esercizio cinematografico gran-de non è più di moda. L’assiomapiù schermi, più capacità d’attra-

zione, più successo, sembra andato defi-nitivamente in crisi. I dati complessivi del2011 ed anche le indicazioni che emergo-no dall’anno in corso, segnalano che, ac-canto alla inarrestabile crisi delle monosa-le, nei mesi di segno positivo a cresceremaggiormente, così come a subire le mi-nori flessioni nei periodi di segno negati-vo, sono i multiplex da 5 a 7 schermi,mentre le strutture oltre gli 8 ottengonorisultati assai più modesti. Se fino ad unapaio d’anni fa la formula vincente sem-brava essere direttamente proporzionalealla grandezza delle strutture, oggi non èpiù così. Dopo essersi divorate buona parte delletradizionali monosale, i multiplex aveva-no iniziato a mangiarsi fra loro e le strut-ture con il maggior numero di schermi

N

Una scena di Il cavaliere oscuro - Il ritorno. Sopra Massi Furlan

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79novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

sembravano destinate a monopolizzare ilmercato. Da qui la tendenza a costruirecinema sempre più grandi, dotati anchedi 15/20 sale. La spiegazione teorica del-l’assunto era semplice: strutture di questotipo avrebbero potuto soddisfare ogni ti-po di richiesta da parte del pubblico, pro-grammando film per tutti i gusti. Alla pro-va dei fatti, invece, la cosa non ha funzio-nato; innanzi tutto perché un certo tipo dispettatore, al di là della programmazioneproposta, continua a non frequentare imultiplex, preferendo sale a dimensionepiù umana e più facilmente raggiungibili,perché ubicate nel centro della città. Diconseguenza tutta una fascia di prodotto,

i film d’autore e il cinema di qualità, nonriescono a trovare pubblico sufficiente inqueste strutture. A ciò si aggiunga chenon esistono nello stesso periodo 15/20film in grado di richiamare spettatori; lavelocità del consumo è sempre più esa-sperata e l’attenzione si concentra ognimese su un numero limitato di titoli. Nes-sun multiplex oltre i dieci schermi ha maiprogrammato un film diverso in ciascunadelle proprie sale. Al contrario, moltospesso accade che uno stesso titolo siaproiettato contemporaneamente fino atre/quattro schermi di una stessa struttura.Ma in questo modo non si aumentano glispettatori di un certo film, semplicemente

li si dividono per il numero delle sale.Del resto il tasso di occupazione dei po-sti, anche nelle strutture che fanno regi-strare il maggior numero di presenze, dif-ficilmente supera quota 20%. Lo sviluppo del consumo di cinema su al-tri mezzi non potrà che esasperare questatendenza: le enormi cattedrali di periferiasono destinate ad essere ulteriormente ri-dimensionate. La struttura ideale del futu-ro, come immaginato in un recente inter-vento sul Giornale dello Spettacolo da GabrieleCaveduri, illuminato esercente di Ferrara,non potrà avere più di 5 schermi. Una sa-la grande per le anteprime, senza tenitu-ra; una seconda sala di tipo theatrical do-ve proiettare grandi eventi live, dalla liri-ca, al rock, allo sport; una sala 3 dedicataai fenomeni trendy; una 4 per il cinemad’autore e una 5 per attività cinetecaria. Ilpaesaggio immaginato è apocalittico, maprobabilmente anche profetico.

L’assioma “più schermi, più successo” è entratodefinitivamente in crisi

APOCALITTICI, DISINTEGRATIPiù sale, meno profitti: i multiplex enormi non vanno più. Ecco perchédi Franco Montini

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80 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

telecomando libri

Al di qua del mitoEmilio D’Alessandro(con Filippo Ulivieri)Stanley Kubrick e meil SaggiatorePagg. 354 € 17,00

Pensate di conoscere davveroStanley Kubrick? L’uomo dietroal regista, il genio in pantofoleodiava i sindacati, amava le pen-ne stilografiche, il caffè in grani,i supermercati e i suoi gatti inmodo paranoico. E se lo diceEmilio D’Alessandro c’è da fidar-si ad occhi chiusi. Lui era l’auti-sta, il tuttofare, il deus ex machi-na che sollevava il cineasta “dal-le piccole e grandi incombenzedella vita, perché potesse sem-plicemente essere Stanley Ku-brick”. Le sue memorie offronouno sguardo privato, mai indi-screto, sulla vita del governor, co-me lo chiamavano sul set, lonta-no dai cliché e dalle confessionida maggiordomo, che smentiscela terribile fama di un mito esvela, con commovente autenti-cità, i segreti di una sorprenden-te amicizia.GIULIA ISELLE

Andrea CarloCappi Grace Kelly. Laprincipessa dighiaccioAlibertiPagg. 208€ 15,00

A trent’anni dalla morte, avve-nuta il 14 settembre del 1982,Grace Kelly resta una delleattrici più amate e imitate dellavecchia Hollywood. Eppure labellissima musa di Alfred

Hitchcock interpretò solo unadecina di film prima di sposareil principe Ranieri III di Monacoe ritirarsi dalle scene. Diviso intre parti (La donna, La diva, Laprincipessa), il libro riserveràalcune sorprese a chi ritieneche l’immagine pubblica diGrace, algida e inappuntabile inogni circostanza, rispecchiassela sua personalità. Scoprirà checol matrimonio Sua “AltesseFrigidaire” (come la chiamavaBrigitte Bardot) non disse addiosolo al cinema, ma un passatodi ribellione, amori turbinosi einsofferenza alle regole.ANGELA BOSETTO

Giovanni CoviniLe feritedell’EroeAudinoPagg. 175€ 15,00

Quasi tutti i migliori personaggi(letterari e cinematografici) na-scondono dentro di sé un traumao una lacerazione che li rendepiù forti dal punto di vista dram-maturgico, ma che, proprio come

accade nella vita reale, condizio-na il loro modo di guardare ilmondo. Questo volume non ètanto un manuale di scritturaquanto un diario di viaggio nel“cinema delle ferite” (con relativopercorso per rimarginarle), chel’autore divide in cinque catego-rie: da invasione, da abbandono,da privazione, da vergogna e datradimento. Probabilmente è ilvoler condividere le proprie ri-flessioni con un pubblico giova-ne a far sì che le pellicole portatea esempio, salvo alcune eccezio-ni, appartengano in toto agli anniNovanta e Duemila.ANGELA BOSETTO

Ghiaccio bollente Ferite di celluloide

Kubrick segretoStanley raccontato dal suo autista personale. Inquietudini GraceKelly e Marilyn Monroe

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81novembre 2012 rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

Inedito FabbriCarlo BozzaProdigio oDelirio? EdizioniScientificheItalianePagg. 198 € 22,00

Una chicca per i più sofisticati. Illavoro di Bozza è destinato ad“esperti, storici del teatro, docen-ti del Dams” e non può mancarenella bibliografia dei dottorandisu Diego Fabbri, drammaturgoforlivese e sceneggiatore per DeSica, Germi, Blasetti e Antonioni,nominato all’Oscar nel ‘62 per Ilgenerale Della Rovere, ma anche se-gretario e presidente del CentroCinematografico Cattolico e nel‘46 tra i fondatori dell’Ente delloSpettacolo. Bozza ricostruisceminuziosamente, attraverso ma-teriale d’archivio e l’attività dellaCompagnia Ricci–Magni che lomise in scena, le vicende artisti-che e letterarie del copione ine-dito del dramma di Fabbri Prodi-gio, rappresentato poi come Deli-rio, ereditato dal padre Tomma-so, dirigente delle Biblioteche diStato. GIULIA ISELLE

Keith Badman Gli ultimi giornidi MarilynMonroeRizzoliPagg. 434€ 19,00

Omicidio, suicidio o nessuno deidue? Da cinquant’anni la dinami-ca della morte di Marilyn Monroeè ancora un mistero. Per svelarlo,il giornalista Keith Badman hatrascorso gli ultimi cinque a va-gliare centinaia di documenti

(appunti privati, interviste, foto-grafie, ritagli di giornale, fascicolid’archivio, testimonianze ocularie persino fatture), per poi redige-re una cronaca accurata, tesa aseparare la leggenda hollywoo-diana dai fatti. Chi si aspetta unthriller rimarrà deluso: la soluzio-ne proposta non è così intrigan-te, ma il suo essere plausibile e“banale” rispetto alle teorie com-plottistiche non la rende menodolorosa. Perché su una cosa tut-ti concordano: la vita di Marilynfu un dramma. Fino alla fine.ANGELA BOSETTO

Mistero biondo

Guardo il Potere

Quali sono le diverse modalità con cui è stato affrontato, sulgrande schermo, il tema del potere e della leadership?Questa la domanda che ruota intorno al nuovo saggio diDario E. Viganò, che analizza, dalla commedia al filmd’autore, passando per il poliziesco e il cinema di genere, ledinamiche che intercorrono tra settima arte e potere. Il libroripercorre le vicende politiche e sociali che hanno segnato ilnostro Paese dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, conriferimenti a numerosi film, tra i quali Anni facili (1953),Prima della Rivoluzione (1964), La terrazza (1980), Ilportaborse (1991) e Il Divo (2008). Il cinema stesso vieneanalizzato in quanto forma di potere, capace di forzare iconfini tra finzione e realtà, influenzando poi icomportamenti della collettività. Viganò si sofferma inoltresu una galleria di leader, provenienti dalla cinematografiaclassica, prendendo in esame figure iconiche come iprotagonisti di Scarface (1932, vedi foto), Quarto Potere(1941) o Il grande dittatore (1940), fino al più recente Ildiscorso del Re (2010). Interessante sottolineare comel’autore, sul tema del potere, non si limiti a citare pellicoleindimenticabili e cenni di storia italiana e mondiale, maarricchisce il saggio con rimandi a canzoni come Le nuvole,

sull’incorporeità del potere stesso, DonRaffa è sulla camorra o Nuntereggaepiù, brano sulla denuncia della politica edei leader mediali, manifesto dellapoetica canora di Rino Gaetano.

Maschere, carisma e leadership sul grandeschermo: dinamiche e rappresentazionedi Marta Morgante

Dario E. ViganòLa maschera del potere - Carisma eleadership nel cinema Ed. FEdS (coll. Frames)Pagg. 168 € 12,00

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Lo sfregiato (Scarface,1932), di Howard Hawks -

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82 novembre 2012rivista del cinematografofondazione ente dello spettacolo

telecomando colonne sonore

ROQUE BAÑOS PER DE LA IGLESIALa ballata della tromba è il brano del 1961, eseguitoda Nini Rosso, che dà il titolo al film di Alex deIglesia, e il la al commento musicale di uno degliabituali collaboratori del regista spagnolo, ilmurciano Roque Baños, già messosi in luce pressola ribalta internazionale con lo score di Alatriste. Ilbrano, cantato in spagnolo, è presente in coda allavoro di Baños, contrappunto minimale e dolcemaroad un muro sonoro di pathos ed emotività che ilcompositore erige costantemente davantiall’ascoltatore. Ritmi militareschi di sottofondolasciano il posto a trionfi di archi e fiati, arrangiati econdotti con assoluta maestria (Dad Priest, CircusFreaks). La naturalezza con cui Baños attraversa igeneri più disparati di commento musicale, dalmilitaresco all’horror all’action, ha dellostupefacente. La stessa naturalezza con cuiall’interno di The Terribile Dream si alternano ottoni,voci di soprano, cambi di direzione e dissonanze, inuna fantasmagoria sonora che da sola varrebbel’intero ascolto, se solo non valesse la penacontinuare: tra echi strawinskiani e voluti quantopertinenti richiami a Bernard Herrmann, la genialitàcompositiva di Baños emerge nella complessitàtecnica negli arrangiamenti, mai compiaciuta o finea se stessa, sempre al servizio dell’ascolto.GIANLUIGI CECCARELLI

A (GREEN) DAY TO REMEMBERRoba da non crederci: che Twilight siaschizofrenico, con il video–letteralmente – a valle e l’audio,meglio, la colonna sonora in excelsisDeo? Il dubbio è legittimo, anzi,lampante: che c’azzeccano con glismortaccini Bella, Edward & Co. gentedel calibro di Green Day (TheForgotten), Feist (Fire in the Water) eSt. Vincent (The Antidote)? Quasinulla, appunto, ma a caval donato…Applausi, dunque, a meno di non darretta al gossip: Billie Joe Armstrongfan di Robert Pattinson? F.P.

PICCOLI INDIE CRESCONOIndie suona bene, anzi, meglio! Cheduro, puro e non allineato fosse, non èuna novità, ma Bouli Lanners ha purel’orecchio fino: per la sua operaseconda, Un’estate da giganti, guardaa Huck Finn e i giovani arrabbiatianglo-americani (da La rabbia giovanea Sweet Sixteen) e ci sussurra il para-country dei The Bony King ofNowhere, che - nome a parte - sannodove e come stare. Ballate empatiche,spirito libero e il mood giusto: non unmero contrappunto, ma la quintacolonna (sonora). Chapeau! F.P.

DIAL 007...“This is the end…”. Ma è

solo l’inizio, e che inizio: la

migliore Adele al servizio di

Sua Maestà britannica, e

all’orecchio di 007. Theme

song da brivido, e una

promessa: “Quando avrò 60

anni, dirò alla gente che

back in the day sono stata

una Bond girl!”. F.P.

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