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COPIA GRATUITA www.leggopassword.it l’accesso mirato all’informazione L’ INTERVISTA Parla il campione jesino ENRICO FULGENZI “Pilota, istruttore e manager. La mia vita legata al mondo dei motori”. SPETTAcoLo&TV SONIA PERONACI “Giallozafferano: la ricetta di un successo”. LIbRI GENE GNOCCHI “Quel gene tra sport e comicità” FoToGRAFIA A tu per tu con ADRIANA ARGALIA PSIcoLoGIA ROBERTA CESARONI “Quando e chi ci aiuta a formare l’autostima” n° 3 - GIUGNO 2014 PASSWORD Enrico FULGENZI “SCEGLIERE E AFFRONTARE IL CAMMINO: QUESTO È IL VERO CORAGGIO VentaSun Solarium Centro Estetico Via San Francesco, 27/a JESI (AN) Tel. 0731 213835 e-mail: [email protected]

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Password - L'accesso mirato all'informazione numero di giugno 2014

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l’accesso mirato all’informazione

L’ INTERVISTA Parla il campione jesino Enrico fulgEnzi “Pilota, istruttore e manager. La mia vita legata al mondo dei motori”.

SPETTAcoLo&TV sonia pEronaci “Giallozafferano: la ricetta di un successo”. LIbRI gEnE gnoccHi “Quel gene tra sport e comicità”

FoToGRAFIA A tu per tu con adriana argalia PSIcoLoGIA robErta cEsaroni “Quando e chi ci aiuta a formare l’autostima”

n° 3 - GIUGNO 2014

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Il COraggIOChe CI rende vIvI di Chiara Cascio

|EDITORIALE|“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper

convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio

ma incoscienza.”GioVANNi FALCoNE

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C’è il coraggio di essere se stessi. Quello di scegliere e affrontare un cammino. il coraggio di accettare i propri limiti. E allo stesso tempo, di credere nelle proprie capacità. C’è chi per coraggio intende compiere un passo avanti. E chi, invece, farne uno indietro.ognuno di noi ha vissuto la propria esperienza di coraggio, in maniera diversa. Ma per tutti, avrà richiesto lo stesso sforzo e impegno. La predisposizione salda al sacrificio. il coraggio è una virtù legata al cuore, parola a cui è etimologica-

mente e concettualmente legata.E’ prestare l’ampiezza del petto all’incerto, al pericolo, al dolore. Non un modello di violenza, un impeto incosciente verso il pericolo. il coraggio è ben lontano dalla stupidità ed è mitigato dalla paura, con cui dialoga costantemente. La paura è saggia e il coraggio un atto intelligente.ora, mi viene proprio in mente la favola di Esopo, il cerbiatto e il cervo. La storia narra di un piccolo cerbiatto che ammirava il suo papà, de-siderando diventare un giorno grande e forte come lui, con maestose e lunghissime corna. Un giorno, di fronte al ruggito di un leone, il cer-biatto vide tremare il cervo come una foglia ed invitarlo alla fuga. Solo dopo, una volta messi in salvo, il cerbiatto capì che proprio fuggire era il vero coraggio. Perché rinunciare ad affrontare l’inutile e violenta sfida con un leone, più forte e potente, aveva permesso al cervo e al suo piccolo cerbiatto di aver salva la vita.

Come bene sintetizza anche una celebre frase attribuita ad Ambrose Redmoom: “il coraggio non è l'assenza di paura, ma piuttosto il giudizio che c'è qualcosa di più importante della paura”. Diventa l'intervento umano che supera l'istinto, vessillo vero di sentimenti, quel quid che va al di là dell’essere uomo, un valore più ampio rispetto alla pura lotta, un impulso guidato dalla saggezza che non cede al timore perché qualcosa di luminoso, di sacro, di giusto lo chiede, da dentro di noi.

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|IL TEMA DEL NUMERO|

Il COraggIOSeCOndO...

gabrIele gIamPaOleTTI, sindaco di Monte Roberto:

“il coraggio, da amministratore pubblico, è saper mettere in discus-sione le scelte del passato per costruire nuovi percorsi nel futuro, non dimenticando mai le esigenze del cittadino. La gestione di alcu-ne funzioni fondamentali in forma associata con gli altri Comuni della Vallesina, ad esempio, può essere una decisione forte e radicale ma utile a migliorare l’efficienza di alcuni servizi e l’economicità, senza dissolvere le tradizioni e le identità di un territorio. i tempi - e le leggi - ci spingono a ricercare nuove strade. il coraggio è valutare insieme un percorso condiviso e procedere fiduciosi verso cambiamenti sicu-ramente positivi in termini di efficienza e democraticità”.

lUCIlla SeTTImI, promotore finanziario - Jesi:

“Responsabilità, serietà, passione, comprensione, collaborazione: sono questi gli aspetti principali del mio coraggio di vita. Vi sembrerà strano ma anche sorridere è diventato coraggioso: solo con la speran-za collettiva potremo uscire dalla palude in cui ci troviamo nella  no-stra meravigliosa italia. Con coraggio ed orgoglio amo i miei figli, il mio compagno ed il mio lavoro.”

CrISTIanO PIeTrellI, imprenditore e titolare Pedro Sport - Jesi:

“il mio coraggio è quello di un imprenditore che non si è pie-gato alla crisi e che, nonostante le difficoltà, ha continuato ad investire e a credere nella propria attività. Ho sempre tenuto duro, adottando un atteggiamento positivo in vista di una pos-sibile ripresa. il coraggio è non mollare in un momento in cui sarebbe più facile farlo”.

nella foto: Cristiano insieme alla moglie irene Alberici

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aleSSandrO CUrzI, imprenditore e decoratore d’interni - Jesi:

“La mia storia di coraggio è legata alla mia attività. Con l’av-vento della crisi ho capito che, come nella selezione naturale, occorreva evolversi per sopravvivere. E così, quando i tempi sembravano suggerire il contrario, io ho investito nella qua-lità e nell’innovazione, distinguendomi da altri. il coraggio è questo, trovare la forza di fare un passo avanti, puntando il massimo verso nuovi obiettivi.”

nOemI dUraSTanTI, barista presso Café Morazzini - Moie: “il coraggio è nei confronti degli altri o di se stessi. il coraggio non è un gesto, una parola - Non è prodezza o azzardo, qualcosa relazionato all’incoscienza. Piuttosto è il frutto di un processo di riflessione, il senso di vittoria sulle forze contrarie. è un sentimento positivo!”

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ARIETE: Novità, novità e ancora novità! Amicizie a fine mese precedute da qualche perplessità

concentrata nella prima parte di giugno. Se poi ci aggiungete il divertimento (o la soddisfazione personale) formato maxi che troverete a partire dalla seconda metà del mese, allora sarete a posto per i prossimi 3 mesi. L’estate sarà caliente e potrebbe portarvi anche una nuova storia d’amore o, per i single, avventure a raffica.

TORO: Giugno sarà un mese di recupero, di conquiste, di soddisfazioni di vario genere.

Dentro di voi si farà strada la certezza di aver scelto bene, che certe rinunce compiute in passato hanno avuto senso nei risultati che adesso inizierai a raccogliere. Se, invece, doveste accorgervi che ci sono ancora punti incerti nella tua esistenza, lavorateci su con entusiasmo: in questo periodo avrete molte possibilità di porvi rimedio.

GEMELLI: Mese sereno, scorrevole, denso di novità in ambito sociale o per lo svago, soprattutto nella

seconda parte. Se avrete in mente di iniziare le vacanze a giugno, potreste perfino trovare un’occasione eccellente. Per gli stakanovisti che invece preferiscono buttarsi sul lavoro, sappiate che è il mese giusto per rafforzare le vostre finanze: i vostri sforzi saranno lautamente ricompensati!

CANCRO: Turbati per le magagne che vi hanno contraddistinto per tutto il mese precedente, avrete l’opportunità di rifarvi, ma senza aspettare

la fine di giugno. Infatti la fine del mese si prospetta agitata da qualche dubbio o tensione, probabilmente derivanti da questioni passate non ancora chiarite. Fortunatamente in campo economico potrete dire la vostra con investimenti che portano i loro frutti dopo la prima settimana del mese.

LEONE: L’insoddisfazione farà da padrona questo mese e ci saranno giornate intense in

cui non vorrete avere a che fare con nessuno. Potrete evitare conflitti estrapolando la vostra volontà, evitando di essere frettolosi o troppo impositivi. Solo così riuscirete a “sopravvivere” fino a fine giugno, quando vi si apriranno nuove strade tutte ottime da seguire. I vostri sogni nel cassetto potranno finalmente uscire fuori!

VERGINE: Giugno generoso con voi e vi offrirà l’occasione di viaggiare e divertirvi, senza sperperare troppo denaro. Semplicemente tutto quello che

di bello arriverà sarà merito vostro, delle vostre qualità, del vostro impegno profuso nel passato. Novità anche in campo amoroso, ma non disperare se non arriveranno subito. Questo mese sarà il prequel della vostra estate perfetta!

BILANCIA: La prima parte di giugno non sarà affatto piacevole: la rabbia potrebbe prendere il sopravvento

e portarvi a numerose e accese discussioni con chi ti è vicino. Meglio viaggiare, ma solo dopo l’ultima decade del mese: è proprio in questo periodo che vi sentirete in forze per girare pagina su questo strano mese, fare nuovi incontri e, perchè no, imbastire una nuova storia d’amore.

SCORPIONE: Il classico mese standard che probabilmente non vi annoterete negli annali della vostra vita: non ti mancheranno le possibilità di

coltivare o praticare i tuoi hobby; tuttavia, soprattutto nella prima decade di giugno, un’ondata di umore cattivo potrebbe accompagnare le tue giornate come un fastidiosissimo ronzio di sottofondo. Ma tranquilli, il peggio passerà a fine mese e ritornerete alla serenità che tanto vi spetta.

SAGITTARIO: Giugno a due facce: nella prima metà vi offrirà le migliori occasioni per stringere amicizie, viaggiare o trovare la propria anima

gemella; l’altra metà, invece, vi vedrà alle prese con battibecchi continui o delusioni in ambito lavorativo. Niente panico, questo mese vi accenderà negli occhi quella scintilla del coraggio e dell’intraprendenza che vi farà dimenticare questo periodo e girare pagina in vista di luglio.

CAPRICORNO: Idee precise e sguardo di fuoco contro chi vi si oppone. Non sarete mai d’accordo...beh, pazienza. Ci si trova a metà strada! Questo

mese segna la vostra transizione in ambito lavorativo: con la vostra ambizione vi troverete di fronte ad offerte di lavoro irrinunciabili che vi porteranno a realizzare almeno un paio dei vostri sogni nel cassetto. Ma prima bisogna pazientare...nel frattempo relax!

ACQUARIO: In questo mese avrete voglia di fare tantissime cose, spostare il mondo e apportare cambiamenti nel vostro stile di vita. I risultati non

arriveranno subito, ma per questo non significa che avrete sprecato energia inutilmente...anzi! Programmate i vostri viaggi a partire dalla fine del mese, perchè sarà proprio quest’ultima decade a fornirvi il cambiamento di cui avete bisogno.

PESCI: Siete già in clima estate: viaggi, relax e molto “pinne fucile e occhiali”...non so se ci intendiamo!

Lo stress del mese precedente e la noia che il lavoro vi ha dato in passato passeranno in secondo piano. Anzi, dalla seconda metà del mese, potreste trovare il famigerato bottone di “RESET” che tanto aspettavate e che vi farà non solo guadagnare di più, ma anche programmare il viaggio che tanto desideravate!

|L’OROSCOPO di OLIMPIA|

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|L’INTERVISTA|

Coraggio e velocità hanno fatto di lui il campione della Porsche Carrera Cup italia 2013. Classe 1986, enrico fulgenzi, jesino e figlio d’arte, è un pilota inarrestabile e un manager con tanti sogni ancora da realizzare. A condurlo verso il motorsport, la stessa passione che negli anni ’90 aveva spinto il padre Fernando a diventare un pilota e a viaggiare, portando con sé il figlio in giro per gli autodromi d’italia e d’Europa. Nel mondo delle competizioni a quattro ruote, Enrico ha trascorso tutta la sua infanzia, assorbendone l’energia, l’entusiasmo, il desiderio di vincere ed emergere. “Sono stato folgorato da que-sta passione – racconta Enrico – Avevo 19 anni quando ho deciso di mettermi al volante, un’età ormai troppo “avanzata” per aspirare alle monoposto ma che pote-va aprirmi un futuro nel settore delle auto a ruote coperte”. Da allora Enrico corre e, di strada, in meno di dieci anni, ne ha già fatta parecchia. Nel 2012, diventa manager e fonda il team “heaven motorsport”, sempre legato al marchio Por-sche, affiancando alla carriera di pilota quella di giovane imprenditore. Una scelta, anche questa, coraggiosa, che lo ha messo davanti a diverse difficoltà: ma Enrico ha dimostrato di saper credere in se stesso e di trarre vantaggio da ogni situazione: “Per natura l’uomo non è mai soddisfatto e così anche io ho sentito il bisogno, nonostante le diverse vittorie da pilota, di spingermi oltre e fare ancora di più. Questo stimolo per me è diventato un motore trainante verso nuovi obiettivi – rac-conta Enrico - Sentivo che per me il successo internazionale non era il punto d’ar-rivo ma una nuova partenza. E così mi sono lanciato nel mondo dell’imprenditoria”.nei primi anni di carriera, quali sono state le difficoltà principali che hai do-vuto affrontare?“Sicuramente, il sostegno finanziario. Per praticare il motorsport è necessario il denaro e, a inizio carriera, ovviamente, nessuno ti dà credito e si fa fatica a trovare chi è disposto ad investire su di te. Per questo, occorre lavorare sodo per curare l’a-spetto economico, trovando sponsor disposti ad appoggiarti. Devi autofinanziare il

tuo percorso: solo dopo che inizi ad ottenere risultati, aumenta il seguito di investitor”.Ti sposti da un autodromo all’altro, per gareggiare in forza alla tua mOmO-megatron. Com’è vivere di pura adrenalina e coraggio?“io credo che il coraggio, legato al mondo delle auto da corsa, non vada confuso con l’abilità di effettuare manovre particolar-mente spericolate in pista. è piuttosto la capacità di saper fare scelte importanti in tempi brevi”.questo vale anche nella vita?“Compiere una scelta, piuttosto che un’altra, è un atto di co-raggio, ti mette di fronte inevitabilmente a delle sfide. Certo, nello sport contano i millesimi di secondo, nella vita la capacità di saper affrontare la sfida che ti sei messo davanti. io mi reputo una persona grintosa, non ho paura di gettar-

ENRICO FULGENZI

“FaRe UNa scelta è UN attO DI cORaGGIO, tI mette DI FRONte INevItabIlmeNte a Delle sFIDe”di Chiara Cascio

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mi in nuove avventure. è quello il coraggio, credo: affrontare il cammino con riverenza e senza timore”.molti giovani oggi sono disoccupati e il pa-norama economico non è dei migliori. Cosa ne pensi tu di questa situazione?“Tutto oggi appare radicalmente diverso, ri-spetto ad alcuni anni fa. Personalmente riten-go che sapersi gettare in nuove sfide, anche se appaiono impossibili, può essere un atteg-giamento positivo e più adatto ad affrontare i tempi che viviamo. Voglio dire…la staticità ormai non paga più. Bisogna essere dinamici e versatili, reinventarsi ogni giorno, darsi da fare. Non si può pensare di fare una sola cosa, la stessa, tutta la vita: il mondo è rapido, veloce, richiede cambiamenti”.Una piccola parentesi sul titolo acquisito da Jesi di “Città europea dello Sport”. Sei d’ac-cordo con questo riconoscimento?“Sì, di certo non è una casualità. Jesi è adat-ta ad allenare uno sportivo, in quanto è una città a misura d’uomo. Dal buon clima è un ha-bitat perfetto.è una realtà tranquilla, pratica, che offre la pos-

sibilità di rimanere concentrati sui propri obiet-tivi e di dedicare tempo alle passioni. in una città bombardata di stimoli, probabil-mente, avrei fatto più fatica ad individuare la mia strada”.Che progetti hai per il domani?“Come dicevo poco fa, bisogna essere versa-tili. Per me, vedo sicuramente un continuo del percorso che sto facendo. Magari, allargherò il raggio di azione, spostandomi verso l’Asia e gli Stati Uniti. Ad ogni modo, la mia figura sarà quella di un professionista del motorsport a 360 gradi, sia come pilota Porsche che come esper-to del mondo del Granturismo. Nel futuro immediato, mi vedo anche come istruttore in quanto alla Heaven Sport (a Jesi, in via Brodolini 38, telefono 0731 083531) stiamo per lanciare corsi di guida sia base che sportiva e racing con vetture Porsche in circuito. Che stia dietro il volante di un’auto oggi o se-duto ad una scrivania domani o – chissà! - re-sponsabile dell’intera Federazione in un futuro ancora più lontano, pur nella mia versatilità, c’è un solo fatto che non cambierà mai: la mia vita sarà sempre legata al mondo dei motori”.

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“Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni.”

Paulo Coelho

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|L’INTERVISTA|

Si può essere creativi nella propria originalità, semplicemente restando e salvaguardando se stessi. Guardare la realtà, pura e semplice agli occhi, eppure vederci qualcosa di più. Cogliere quel particolare che trasforma il tutto in altro ed esserne in grado in quanto “sono io” a farlo.è quanto racconta adriana argalia, l’autrice jesina affermata nel panorama della fotografia nazionale e non solo. Scoperta la sua passione, la Argalia dimostra sin dalle prime opere di possedere una notevole sensibilità nell’uso delle tecniche e non solo. Le sue realizzazioni in bianco e nero diventano ben presto il suo segno caratteristico e il soggetto di una ricerca raffinata e tenace. Anche quando, con l’avvento del digitale, passa al colore, Adriana non smette di ricercare, attraverso lo scatto, la bellezza delle emozioni e di trasmettere l’amore per il territorio. Alcune sue opere sono conservate nella Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi mentre altre sono pubblicate nella raccolta “Fotologia” a cura dei Fratelli Alinari di Firenze così come in “Segni di luce. Storia della fotografia italiana con-temporanea” di italo Zannier. Nel 2005 inizia una collaborazione artistica con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi per la quale l’autrice realizza un catalogo di opere raccolte sotto il nome di “Trac! Lo spettacolo cominci”.Chi era adriana argalia prima della fotografia?“Prima di incontrare la mia passione, ero solo un’insegnante di italiano. Ricordo che viaggiavo molto per l’italia”.Come ha capito che la fotografia era la sua strada?“inizialmente, utilizzavo la macchinetta a livello amatoriale. Poi a Firenze, ho seguito un corso. in camera oscura, mescolando gli acidi, all’inizio capitava anche a me di combinare dei pasticci. Un insegnante un giorno mi avvicina per emettere la sua sentenza: “Senta, lei non è portata per la foto-grafia”. Come se la tecnica fosse tutto! Era il 1981 quando scattai la “Donna e gabbiano”. Un esperto, vedendo quella foto, mi disse: “Tu devi continuare”. Un caso? Non saprei. Ma quella foto mi ha spinta verso la direzione che avrebbe poi segnato il resto della mia vita”. “donna e gabbiano” è sicuramente una fotografia che trasmette delle emozioni.“La mia prima foto importante ritrae una donna senza volto. Non si vede niente di lei, ma si intuisce che dentro nasconde qualcosa. E poi, c’è il gabbiamo, voltato dalla parte opposta, uno dei temi ricor-renti nella mia fotografia, insieme all’elemento terra. Un contrasto di luci e ombre. Una foto che coglie il qui e ora”dall’ analogico al digitale. Secondo lei, è stata un’evoluzione positiva? “Nel mio caso, ha portato ad un arricchimento. Utilizzare il negativo è più difficile. il digitale mi ha portato ad approfondire il filone tematico del movimento, quell’illusione del moto di vita. Ho scoperto e compreso questa caratteristica che ricercavo”.Come é cambiata ad oggi la fotografia? “Ho notato che si privilegia la forma rispetto al contenuto. Molti scatti ritraggono situazioni costruite ad hoc, quasi che l’importante sia portare comunque a casa il risultato. A me piace chi documenta o im-mortala una situazione reale. Non apprezzo invece l’artificialità. Questo fa di me una fotografa del‘900, un’artista che punta ancora all’essenza dell’immagine, al cogliere l’attimo. è questa la differenza con la pittura. A me le costruzioni non interessano”.grazie a smartphone, internet e social networks, è diventato estremamente facile fotografare e fotografarsi. È di tendenza scattare i cosiddetti selfie. Che ne pensa?“Penso che siamo di fronte ad una fase un po’decadente della fotografia, forse nuova ma che rasenta ancora lo stand by. ogni giorno siamo bombardati di immagini, di selfie e così via. Cosa ci resta più da immortalare ormai? ogni aspetto della realtà sembra ormai essere passata per l’obiettivo e pub-blicata su facebook. in tutto questo, vedo poca creatività. Forse, questo tipo di foto dovrebbe iniziare ad averne. Non so dire come rinascerà la fotografia. io continuerò col mio metodo di artista del ‘900”.quand’è che una foto diventa creativa?“Un’immagine, secondo me, dovrebbe essere in grado di suscitare un’ emozione, dare positività, comunicare. Sui socials, si assiste sempre più alla mancanza di emotività, al privato che diventa pubblico, al mettersi in mostra. onestamente, a me la piazza elettronica non interessa, mi spaventa, piuttosto sono diffidente”.

AdRIANA ARGALIA.

“Il veRO cORaGGIO è esseRe se stessI.”

di Chiara Cascio

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Cos’è bellezza?“La bellezza é vita, colore. Una sensazione di energia. Secondo me, una foto è bella quando comunica il movi-mento. Grazie ai giochi di luce, anche gli oggetti inanimati possono prendere vita. Ecco perché mi reputo un’artista del ‘900: perché tento di cogliere l’attimo attraverso la scrittura della luce. Fotografia, appunto”.molte sue foto - proprio come in “donna e gabbiano” - sono appunto in grado di cogliere l’attimo, di conge-larlo. qual è il trucco?“Sono una fotografa di pancia! o meglio … ho un’istinti-vità molto forte. Mi deve “scattare” qualcosa dentro. Se di fronte ad una scena provo un’emozione, la sento vibrare. il veicolo è l’istinto e la fisicità”.Come le capita di scovare situazioni così interessanti da immortalare?“La realtà descrittiva va lasciata da parte: se ne estrapo-la solo i particolari che poi diventano altro. è quello che ho fatto nelle raccolte “Cascàmi” e anche in Trac!”, dove ho tentato di cogliere l’aspetto “onirico” presente nel teatro”.C’è un momento della sua vita in cui ha dovuto tirar fuori il coraggio?“Ci vuole sempre coraggio. E andare avanti. Mai farsi demolire. Ci devi cre-dere. Perché se ci credi, quando cadi, ti rialzi. E così è stato anche per me. La foto era un divertimento, solo mio all’ini-zio e che poi ho voluto donare agli altri”.la tua più grande ricchezza.“La mia istintività. Mi ha sempre indicato la strada. L’istinto, l’essere se stessi, è qualcosa che va salvaguardato. è im-portante lasciarsi il giusto spazio e poter dire “Questo sono io!””hai mai ricevuto critiche? “Sì ma la critica a volte può essere costruttiva. Bisogna saperle accoglie-

re, ascoltare. Valutare il proprio potenziale e decidere se crescere. Nel momento in cui ti senti un re, sei finito. Ti limiti da solo”.Cosa direbbe ai giovani di oggi?“Di resistere, di tirar fuori la propria parte creativa e non mollare. Non perdersi nel caos, nella confusione. in questa marmellata generale. Curate sempre la dimensione del gioco, del divertimento. Solo così non perderete la vostra originalità”.Progetti futuri?“Una nuova raccolto di foto. Vorrei preparare nuovi la-vori, da proporre a livello nazionale e non solo. Magari esporli in una mostra. Nella mia prossima raccolta, vor-rei tornare ad essere la visionaria degli esordi, l’artista introflessa che scattava in bianco e nero. Ma allo stesso tempo, non vorrei perdere l’apertura che ho raggiunto con “Track!”, un concentrato di colore e fantasia scatenata. Non so come sarà il mio prossimo libro. Cosa uscirà da questo mix. Lo scopriremo”.

La foto: Donna e gabbiano, 1981

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cORaGGIO

|PSICOLOGIA|

La parola coraggio deriva dal latino coraticum, composta da cor, cordis (cuore) e dal verbo habere (avere): ho cuore, è la virtù umana di chi non si sbigottisce di fronte ai pericoli, affronta con serenità i rischi, non si abbatte per dolori fisici o morali e più in generale, combatte a viso aperto la sofferenza, il pericolo, l’incertezza. Come si diventa coraggiosi?Per avere coraggio è necessario conoscere se stessi, avere autostima. . Più questa è alta, più siamo fiduciosi negli altri e più questi ci dimostrano, a loro volta, stima nei nostri confronti. Se invece siamo i primi a non crede-re in noi stessi, diventiamo pessimisti, siamo molto severi e autocritici, non riusciamo ad affrontare le situazioni stressanti e non saremo mai coraggiosi. Piuttosto, ci lamentiamo senza riuscire a realizzare niente di buono, confermando concretamente le aspettative negative che si hanno nei confronti della vita.Cos’è l’autostima.L’autostima è l’idea che ognuno ha di sé. Ci appartiene fin dall’infanzia e nasce generalmente da un confronto tra il sé e il mondo circostante, influenzato dalle relazioni sociali e quindi dal giudizio degli altri.il processo di costruzione dell’identità personale avviene sostanzialmente attraversando due importanti fasi che interagiscono sul piano emotivo, cognitivo, relazionale e corporeo: - identificazione con l’altro; - Differenziazione dall’altro.Alla strutturazione dell’autostima concorrono informazioni e percezioni sia oggettive che soggettive, riferite a tre tipologie di sé: - il Sé reale ovvero la valutazione oggettiva del nostro essere e agire - il Sé percepito ovvero la valutazione soggettiva del nostro essere e agire - il Sé ideale ovvero il modello di come vorremmo essere e agireI problemi legati all’autostima nascono generalmente dal differenziale tra sé ideale e sé percepito, ma oggi sempre più dal senso d’inadeguatezza rispetto al sé ideale.Ci focalizziamo sui nostri fallimenti, errori, difetti. La mancanza di un sano senso di autoapprezzamento è considerata una condizione presente in molti disagi psicologici come ansia, paura dell’intimità e disfunzioni sessuali, problemi alimentari, scarso rendimento scolastico, depressione.Con una sana autostima si è più inclini e aperti a creare relazioni avendo rispetto e amore, poiché l’altro non sarà più considerato una minaccia.ognuno di noi ha la propria dignità e non la può perdere rimpicciolendo la propria identità di fronte a quella di un’altra persona. Si può stimare, ma non adorare o temere. Troppe persone si annullano di fronte a un superiore o presunto tale. Ricchezza, nobiltà, gerarchia, successo: nulla di tutto ciò può giustificare il sentirsi in inferiorità di fronte a qualcuno, chiunque esso sia. Ci può essere rispetto, ma non sottomissione. Chi si spersonalizza in un mito spesso non stima abbastanza se stesso. Un esempio è il fan che attende per ore il suo cantante o il suo attore preferito. oppure il tifoso che si spersonalizza nella squadra: non sarà mai lui a vincere davvero anche se con il suo sostegno crede di avere una parte nella storia di un successo sportivo. Sono i giocatori che sono ricchi e famosi: anche se la squadra vince il massimo trofeo, il tifoso resterà sempre un anonimo zero. Chi tifa dovrebbe farlo per amore dello sport che sta osservando, non per esaltare la propria personalità in una vittoria che erroneamente crede sua. Un esempio veramente preoccupante di mancanza di autostima è rappresentato dalle bande giovanili. il singolo si riunisce in gruppo per sentirsi più forte, più importante, ma così facendo non si rende conto che firma la sua nullità esistenziale.Bisogna fare attenzione anche al concetto di autostima che non ha nulla a che fare con la superba superva-lutazione della propria personalità. Chi si crede importante (la classica frase: “Lei non sa chi sono io!”) in realtà non ha stima di sé in quanto il più delle volte si rende ridicolo o, nel caso dei potenti o presunti tali, antipatico e odioso. Chi pensa di avere anche il più piccolo privilegio per la posizione sociale raggiunta, per il successo ottenuto, per il grado gerarchico in cui si trova, non ha una vera stima di sé; infatti se ragiona in questo modo dimostra di essere inferiore rispetto a chi sta sopra di lui. 

“Il coraggio è la prima delle qualità umane, perché è quella che garantisce tutte le altre”

Winston Churchill

Dott.ssa Roberta Cesaroni- Psicologia del Lavoro e delle organizzazioni- Life Mental Coach- Coach Adolescenziale

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Quando E ChI CI aIuta a formarE l’autoStImaL’autostima trova le sue radici nella prima infanzia da 0 a 9 anni e si trasforma molto nel corso della vita.inizialmente gli standard per il nostro comportamento sono sta-biliti dagli altri: sono i genitori che definiscono ciò che va bene e ciò che no. Segni di lode da parte dei genitori verso specifici comportamenti li rinforzano e inducono a ripeterli: se il bambino è trattato dagli altri in modo positivo ed è rassicurato sul fatto di essere apprezzato e amato, potrà sentirsi bene con se stesso. Durante l’età scolare, sono gli insegnanti che cercano di dare degli standard, quindi diventano importanti altre performance: dare la risposta esatta, finire subito il compito e così via. Quando i bambini cominciano a formare la loro cerchia di amici, questi influenzano le loro idee sull’adeguatezza o meno di alcu-ne performance particolari. Si incomincia a valutare se stessi anche in base al confronto con gli altri. Diventa importante non la lode o il successo, ma il non essere inferiore ad una abilità degli altri. Sottoposti a tutte queste in-fluenze esterne, i bambini interiorizzano una serie di standard. Capita quindi che un’ autostima bassa sia causata da standard molto alti, irraggiungibili. L’esperienza sarà quella di frequenti fallimenti e rari successi. Per questi casi si cerca di modificare gli standard, troppo irrealistici e del Sé ideale. Capita che dei bambini molto dotati considerino un singolo errore come un fallimento; le loro grandi capacità sembrano giustificare la convinzione che se ci si mettessero d’impegno potrebbero essere perfetti. oppure ci sono dei genitori che danno un peso eccessivo ai ri-sultati ottenuti dai bambini, così che creano in loro aspettative irrealistiche e vertiginose contribuendo a formare un Sé ideale che si discosta però troppo dal Sé reale, causando insoddisfa-zione.autoStIma dEl SuCCESSooggi purtroppo si tende a farla provenire dal fuori di sé, attra-verso la chimera del successo, visto sotto le sue innumerevoli forme: ricchezza, carriera, prestigio, vittoria ecc.Si vale se si ottiene qualcosa nel campo in cui si opera o si vive. Niente di più assurdo perché in tal modo si demanda la propria felicità a un risultato, spesso nemmeno del tutto dipendente da noi (condizioni facilitanti, fortuna ecc.). Tale risultato è sovente talmente materiale da fare a pugni con un concetto così spirituale come la felicità. Quello che si ottiene è un surrogato di autostima.lE tuE QualIta’ ImPara a SVIluPParlESpesso sono le nostre convinzioni che condizionano il nostro modo di vivere e la nostra serenità, quando sottovalutiamo le nostre qualità che ci rendono speciali e unici.Dovremmo:- trasformare un difetto in una opportunità di miglioramento,

far emergere le nostre potenzialità per evidenziare in nostri punti di forza;- considerare le difficoltà come sfide, le emozioni negative come stimoli che ci guidano verso il traguardo;- dare fiducia alle parole e alla comunicazione: non è impor-tante la forma ma il contenuto, l’idea che si vuole esprimere, il risultato che si vuole ottenere. Linguaggio e stato d’animo! il modo di parlare e di riferirsi a se stessi, tende a costruire un’immagine di sé rispondente al linguaggio utilizzato. Se ci definiamo “furibondi” invece che “stizziti” ci sono delle implica-zioni molto forti che effettivamente vanno a modificare il nostro umore. Quindi in ogni occasione della vita dobbiamo cercare di ridimen-sionare i termini negativi, di utilizzare un vocabolario positivo e delle metafore vincenti, che possano farci vivere con maggiore serenità ogni evento della vita.Quanto è ImPortantE la fISIologIa Sullo Sta-to d’anImo!E’ risaputo che lo stato mentale modifica e influisce sull’aspetto fisico. Pensiamo ad esempio a quando siamo depressi: occhi bassi, spalle curve, respirazione affannosa. Per fortuna vale an-che il contrario: quando ci si sente giù, proviamo a regolarizzare il respiro, a renderlo più profondo; proviamo ad allargare le spal-le e tenere alto lo sguardo: non possiamo non sentirci meglio, più sereni, più liberi.i genitori e gli educatori dovrebbero ricordare ai ragazzi che i fallimenti non esistono: ogni esperienza della vita contribui-sce alla crescita interiore e a creare riferimenti utili per il tuo futuro. Le difficoltà sono sfide, le emozioni negative sono solo stimoli che guidano i ragazzi verso il traguardo. E’ assoluta-mente normale che le storie passate influiscano sul presente. Anzi costituiscono le esperienze più importanti, sono quelle che fanno crescere, sono la base del carattere. insegnare ai ragazzi ad accettare le critiche! ogni giorno ci può capitare di riceve-re delle critiche e in genere non fa mai molto piacere. Tuttavia l’autostima nasce proprio dalla capacità di essere flessibili, di accettare gli altri con le loro opinioni e il loro modo di vedere il mondo.ma SoPrattutto EduCarE I gIoVanI alla fElI-CIta’“il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. in qualche modo,essi sanno cosa vogliamo diventare. Tutto il resto è secondario”.

(Steve Jobs)

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|L’INTERVISTA|

sONIa PeRONacI“GIallOZaFFeRaNO”,

la RIcetta DI UN sUccessO “SE NON hAI IL CORAGGIO, LO dEvI tROvARE!”

a cura di Chiara Cascio

è la food blogger più famosa e cliccata del web. Non c’è donna che, in preda ai dubbi sul cosa preparare da cena, non sia ricorsa ai suoi consigli, da tablet o pc di casa. è Sonia Peronaci, chef e fondatrice di GialloZafferano, portale e video blog capace di superare, nel 2013, i quattro milioni di utenti al mese. il sito, curato e quotidianamente aggiornato con nuove e invitanti ricette, fino a proporre menù diversi per ogni giorno della settimana, è consultato non solo da persone comuni ma anche da chef e cuochi di ristoranti sparsi in tutto il mondo, tanto da spingere lo staff a pubblicare video anche in inglese e spagnolo. Un vero successo schizzato velocemente alle stelle, nato da un mix di ingredienti essenziali: una geniale intuizione unita ad una forte dose di coraggio, mantecata con impegno, un tocco di costanza, e servita via rete, attraverso un mirato utilizzo dei social networks e del canale di YouTube. oltre ad essere protagonista indiscussa tra i fornelli di “GialloZafferano”, Sonia Peronaci è attualmente autrice di ben due libri pubblicati da Mondadori, conduce una trasmissione televisiva su FoxLife ed è apparsa in diversi spot pubblicitari. “La vera intuizione è stata saper cogliere il bisogno degli utenti di “vedere” il risultato finale di una ricetta, quasi ne fosse una garanzia – racconta Sonia Peronaci su Password – Non ho fatto altro che affacciarmi sul web e osservare ciò che mancava. Di siti di ricette ce ne erano molti ma nessuno mostrava le immagini del piatto. Assolutamente privi di personalizzazione”. Era il 2006 quando GialloZafferano fa la sua apparizione sul web “insieme al mio compagno e ad un grup-po di amici, volevo creare un sito di cucina come non ce n’erano mai stati prima in italia: bello, funzionale, innovativo, stimolante, utile e soprattutto pieno di immagini, con foto del piatto finale e step by step fino alla realizzazione completa della ricetta attraverso la ripresa video. in questo progetto, sarei stata comple-tamente me stessa: Sonia Peronaci, nella mia cucina”.Ci sono state difficoltà all’inizio?“indubbiamente sì. Nei primi anni di lancio, non tutti avevano un pc a casa o accesso facile alla rete. Ci sono voluti 3-4 anni di continuo lavoro, preparando di volta in volta contenuti nuovi, nella speranza che qualche azienda ci notasse e comprendesse il nostro potenziale. Poi il successo è arrivato. oggi è possibile seguirci non solo da pc ma anche da tablet, smartphone... siamo presenti in ogni social network”.giallozafferano nasce dal connubio di due talenti, il tuo Sonia e poi c’è anche quello del tuo com-pagno.“Ci eravamo promessi di spenderci per un lavoro che ci piacesse davvero. E così abbiamo unito le nostre competenze, lui di web e io di cucina, per creare qualcosa di straordinario che ha cambiato di fatto le nostre vite.”quali sono gli ingredienti che riconfermano ogni giorno il successo giallozafferano? “La semplicità, l’intuitività, la scrupolosità che mettiamo nel nostro lavoro. E poi l’interazione con gli utenti

attraverso i socials, la possibilità di scambiare opinioni e confrontarsi”.Secondo te cos’è che piace tanto ai fan di giallozafferano?“il dialogo e la disponibilità della redazione, le numerose possibilità di met-tersi in contatto con noi dello staff anche attraverso incontri, raduni organiz-zati, eventi mirati in cui invitiamo i food blogger ad assistere. Da parte nostra, interagire con gli utenti è sempre un piacere”.“benvenuti nella mia cucina”, con questa frase, generalmente, introdu-ci gli utenti in una nuova ricetta. qual è l’idea di cucina, le caratteristi-che, che vuoi trasmettere al tuo pubblico? “è un’idea legata alla tradizione, alla semplicità. Alla capacità di reinventare un piatto in maniera simpatica. Non mi ispiro affatto alla cucina d’élite, non propongo ricette ricercate e sofisticate. io parlo alle famiglie, mi rivolgo a un pubblico che può facilmente trovare gli ingredienti quando esce normalmen-te a fare la spesa al supermercato”.Sonia hai scritto anche due libri, “le mie migliori ricette” e poi l’ultimo “divertiti cucinando”. Per te cucinare dunque non è solo un lavoro ma anche un divertimento?

Foto di Gian Marco Folcolini

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“Assolutamente sì! Cucinare mi rilassa! E anche quando dal lavoro vado a casa, sono felice di cucinare per le mie tre fi-glie. Un momento in cui possiamo radunarci e parlare cinque minuti in famiglia … davanti ai miei piatti che, dicono, non siano niente male!”quali sono le caratteristiche che non devono mancare ad uno chef?“Passione e curiosità. La cucina si evolve in continuazione e occorre saper stare attenti ai cambiamenti, alle innovazioni, alle tendenze e alle contaminazioni. Per esempio, attualmen-te ci stiamo dedicando a piatti che tengano conto delle “in-tolleranze”, un problema sempre più diffuso e che sta dando vita ad una cucina specifica”.Sonia Peronaci in due aggettivi?“Curiosa e semplice. Nella semplicità c’è il segreto di Giallo Zafferano!”C’è un piatto che ti ha messo più in difficoltà?“Ehm…sì! Non ci credere ma è la pasta sfoglia! Non viene mai come vorrei…”.Un successo in rete e poi pubblichi dui libri di ricette, giri spot pubblicitari e inizi una nuova avventura su foxlife. hai ottenuto grandissimi risultati, che ti hanno cambiato la vita. ci sono stati momenti in cui ti sei dovuta far co-raggio? In cui magari hai avuto paura? “Sono del segno del Leone e di coraggio ne ho da vendere! Devo dire che ho dovuto tirarlo fuori, quando ne ho avuto bisogno e mi è stato utile per andare avanti, credendo sem-pre in me stessa. Ho avviato una start up da nuovo, in un

momento particolare dell’economia, senza contare che per una donna inserirsi nel mondo della produttività comporta notevoli difficoltà. Ma ce l’ho fatta. il mio consiglio è che il coraggio, chi non ce l’ha, lo deve trovare”.Una domanda: sei mai stata nelle marche? C’è qualche piatto marchigiano che apprezzi particolarmente?“Sono stata a Fano. Ricordo una crescia molto buona e poi il brodetto di pesce”.Progetti futuri? “Tantissimi, la creatività qui a GialloZafferano non ci manca, anzi … siamo un vulcano che a volte deve essere frenato! Al momento si prosegue con la trasmissione “in cucina con GialloZafferano” in onda su FoxLife, un progetto faticoso ma che mi piace molto. Non nascondo che mi piacerebbe avviare una web tv ma forse è presto parlarne … staremo a vedere!Sonia, salutiamoci con un piatto estivo da consigliare ai lettori. “Linguine al nero di olive, una ricetta molto semplice che ar-riva dalla Puglia, un primo piatto gustoso e dal colore nero, molto particolare, grazie al condimento di olive nere che, vo-lendo, si può arricchire con l’aggiunta dei piselli”.In ogni piatto che prepari aggiungi sempre il tuo tocco personale!“La creatività è tutto. io per lavoro viaggio molto e davvero oggi col computer puoi entrare nella cucina di tutti. è bello arricchirsi delle esperienze e ricette altrui … ma poi quando sono davanti ai fornelli sono io, Sonia nella mia cucina.”

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Il mIsteRO DeGlI

sPaGhettI alle vONGOlea cura di Roberto Longo

|SPECIALE SCIENZA|

Roberto Longo nasce a Jesi il 4 Gennaio 1978. Dopo ever ottenuto la laurea in ingegneria elettroni-ca presso l’ Università Politecni-ca delle Marche, si trasferisce in Belgio, dove consegue il Ph.D in ingegneria biomedica presso l’ Università Libera di Bruxelles. Nel Gennaio 2012 viene accettato all’ Università Montpellier 2, Francia, come ricercatore post dottorato, e nel Settembre 2013 riceve la cari-ca di professore associato presso l’ ESEo “grande école d’ingénieurs”, Angers. Autore di numerose pubbli-cazioni di livello internazionale, col-labora con diversi istituti di ricerca interessati allo studio e l’ utilizzo di ultrasuoni per la medicina e la biologia.. Per contattarlo scrivete a: [email protected]

Mettersi ai fornelli dopo una lunga giornata di lavoro richiede una gran dose di volontà, special-mente nel mio caso, vista la mia scarsa propensione per le arti culinarie. Assaggiare i miei piatti invece, richiede una bella dose di coraggio. Per difendermi dagli attacchi dei miei ospiti riguardo ai miei spaghetti alla carbonara o lasagne, dico spesso che la cucina stessa é, di per sé una questione più di chimica che di fisica e che, a causa della mia formazione più orientata verso la seconda, parto già svantaggiato. Mi rendo conto che é una giustificazione piuttosto banale. Eppure, per quanto possa sembrare strano, ad oggi non mi é venuto in mente niente di meglio. inoltre, ad onor del vero, più che una scusa é una vera e propria menzogna. in poche parole mento sapendo di mentire. La fisica, infatti, riveste un ruolo importante anche nella cucina! Per comprenderlo meglio, vi propongo di affrontare con coraggio il mistero degli spaghetti alle vongole. Questo piatto, molto conosciuto nelle zone di mare, risulta alquanto laborioso da preparare in montagna, tantoché, anche gli chef più affermati corrono il rischio di scuocere la pasta se non usano particolari accorgimenti. Perché? Per risolvere il mistero dobbiamo in-trodurre le variabili termodinamiche per eccellenza quali temperatura, pressione e volume. Queste grandezze sono piuttosto “popolari” perché, infondo, fanno parte del nostro vivere quo-tidiano. infatti, quando per esempio incidiamo le castagne prima di metterle al forno o quando mettiamo l’ antigelo nel radiatore della macchina, stiamo applicando, anche se non ne siamo consapevoli, delle equazioni che le riguardano. è chiaro che possiamo sopravvivere senza alcu-na cognizione di fisica ma, se vogliamo fare bella figura come cuochi anche in cima alle Dolo-miti, dobbiamo per forza imbatterci nell’ equazione che lega tra loro pressione, temperatura e volume, conosciuta anche con il nome di legge dei gas perfetti. Benché a rigore valga solo per i gas ideali - un composto da molecole puntiformi che non interagiscono in alcun modo tra loro -, questa legge é anche molto utile per comprendere come i valori delle variabili termodinami-che determinino i passaggi della materia da uno stato (liquido per esempio) ad un altro (solido o gassoso). Queste “trasformazioni” vengono chiamate transizioni di fase o, come avrebbero detto gli alchimisti qualche secolo fa, trasmutazioni. Seguendo la legge dei gas perfetti e esclu-dendo qualche costante che non ci interessa, possiamo dedurre che le transizioni di fase hanno luogo in corrispondenza di particolari coppie di pressione e temperatura. inoltre, se per qualche motivo la pressione diminuisce, allora anche la temperatura che regola la transizione stessa (per esempio il passaggio di una certa sostanza dallo stato liquido a quello gassoso) dovrà diminuire. Nel nostro caso é la temperatura di ebollizione dell’ acqua a diminuire, a fronte di una minore pressione atmosferica tipica delle zone di montagna. E quindi? E quindi essendo in montagna la pressione più bassa rispetto a quella sul livello del mare, l’acqua bollirà ad una temperatura inferiore ai 100 gradi. Per essere più precisi, a 3000 metri d’altitudine l’acqua bolle a circa 90 gradi. Ma la pasta che compriamo al supermercato é stata fatta per cuocere a 100 gradi; cuocendola a temperature inferiori la faremo diventare morbida fuori e cruda dentro (in poche parole: scotta). Ma allora come si fa? Tutti i ristoranti in zone di montagna sono destinati a scuocere la pasta in nome delle transizioni di fase? Non credo proprio. Anche se non mi vedrete mai vincere Master Chef mi sento di consigliare a tutti i cuochi di alta quota un piccolo stra-tagemma, ovvero aumentare la pressione atmosferica in modo da riportare la temperatura di ebollizione dell’ acqua al giusto valore. in poche parole, comprate una bella pentola a pressione!

Per approfondimenti: S. Masci, E. Peres, L. Pulone “Fisica, corso di sopravvivenza”, Ed. Ponte alle Grazie.

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bevaNDe

sOttO Il sOle:QUalI cI FaNNO

DavveRO beNe?a cura di Roberto ceci

Dottore in Scienze dell’Alimentazione

e Nutrizione UmanaNutrizionista

info: [email protected]

|NUTRIZIONE|

La bella stagione sta arrivando e con essa si sente anche una maggiore necessità di idratarsi, in particolare con bevande fresche e gustose. in estate tendenzialmente si beve di più e questa è sicuramente un’ottima abitudine. Ma quel che beviamo è sempre corretto? Punto saldo della Scienza della nutrizione è il fatto che una corretta idratazione è fondamentale per i normali processi metabolici del corpo umano. L’acqua è l’elemento più rappresentativo dei miliardi di cellule che compongono il nostro organismo, è il solvente principale all’interno del quale avven-go tantissime reazioni ogni giorno. Ha la funzione di trasporto dei materiali necessari, regola la temperatura corporea e inoltre svolge la funzione di veicolare all’esterno tossine e scorie prodotte dal corpo. Ultimamente però si sta sempre di più virando verso l’utilizzo di bevande zuccherate, colorate e sicuramente più “accattivanti”: i soft drinks. Per soft drinks si intendono quell’ampia categoria di bibite che vanno dalle acque colorate, alle bevande dolci gassate, fino alle bibite energizzanti. ovviamente queste sono più attraenti della semplice acqua e richiamano l’attenzione soprattutto dei più piccoli. Ma perché è importante tenere sotto controllo il consumo di queste bevande soprattutto nei bambini e negli adolescenti? Studi condotti in importanti università europee ed americane confermano la relazione presente tra assunzione di bevande zuccherate, aumento del peso corporeo e del rischio di obesità, ma non solo…l’eccessivo con-sumo di zucchero (incluso quello presente in bibite gassate e succhi di frutta zuccherati) è tra le cause principali per l’istaurarsi di fenomeni infiammatori. L’infiammazione silente è legata a molte patologie, anche croniche. L’alimentazione e la scelta di determinati cibi è in grado di accentuare o contrastare tale condizione. Altra relazione molto interessante che si sta studiando nelle neuroscienze è il legame tra assunzione eccessiva di zucchero e plasticità neuronale. Studi condotti su modelli animali hanno infatti evidenziato le conseguenze che si hanno con un consumo eccessivo di zucchero in età adolescenziale. Sembrerebbe infatti che, nei soggetti che abusano di tale sostanza, venga a modificarsi il sistema di ricompensa e motivazione. Un aumentato consumo di zucchero durante l’adolescenza riduce la motivazione per il consumo di bevande non dolci; in altre parole il sistema neuronale subisce un fenomeno di plasticità dovuto proprio all’over consumo di zucchero. il palato dei bambini e il loro sistema nervoso si abituano al sapore dolce innescando una vera e propria dipendenza nell’organismo. Quindi attenzione alle bevande zuccherate e ai loro componenti, che oltre all’eccessivo conte-nuto di zucchero molte volte presentano anche un’alta concentrazione di caffeina, additivi e co-loranti. il grosso problema dei soft drink è che essendo ricchi di zuccheri invogliano il soggetto a berne sempre di più senza mai sentire la sensazione di sazietà. Fortunatamente la natura, come molto spesso accade, ci aiuta a trovare soluzioni alternative e sicuramente più salutari. è possibile infatti sostituire i tanto attraenti succhi colorati con dei centrifugati di frutta fresca matura e dal sapore dolce e abbinarli, se si desidera, con diversi tipi di verdure di stagione. è possibile ottenere una bevanda più sostanziosa aggiungendo anche del latte, che arricchisce il contenuto di proteine e grassi e lo rende particolarmente adatto come spun-tino dopo la pratica sportiva. La centrifuga separa il succo o centrifugato, dalla polpa e dalla buccia di frutta e verdura. il centrifugato preparato in casa non ha paragone con i succhi acquistati in termini di pote-re nutrizionale, concentrazione di vitamine, minerali e antiossidanti. è importante nella preparazione tenere sempre in considerazione la freschezza e la stagionalità degli alimenti che utilizziamo se si vuole avere un alimento davvero salutare. Tutto questo ovviamente richiede un minimo di tempo e organizzazione in più rispetto all’acquisto dei pre-parati ma non lascia certo spazio a dubbi se si pensa al valore nutrizionale della bevanda che stiamo per gustare.

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|L’INTERVISTA|

aNFFas JesI: “Il cORaGGIO DI cammINaRe tUttI INsIeme”a cura di Talita Frezzi

Claudio ha quarant’anni anagrafici ma il cuore di un ragazzino. Emanuele è ipovedente e non vede bene che col cuore. Francesco ha ipocondrie profondis-sime, perché a lui i piccoli problemi quotidiani sembrano ostacoli insormontabili. Giacomo ha bisogno di aiuto perché non è più il ragazzo di prima dopo il terribile incidente che gli ha cambiato la vita per sempre. Ragazzi, storie, vite. E sempre accanto a ricalcare i loro passi, come ombre e angeli custodi, ci sono mamme, papà, fratelli. Le famiglie che sulle loro spalle portano il peso della disabilità, la responsabilità di dover accompagnare sempre un familiare nel percorso delle piccole cose della vita con il coraggio di sacrificare se stessi per esserci e far fronte ai bisogni di quel figlio. Ma con il timore che, come una bestia nel cuore, si sveglia sempre al pensiero sofferente di cosa accadrà poi, quando la natura farà il suo corso inevitabile del distacco tra genitori e figli. L’Anffas onlus nasce proprio da qui. Nasce dalla volontà di prendersi cura insieme, come una gran-de famiglia allargata, perché - come recita il motto dell’associazione - “ogni persona con disabilità è nostro figlio”. L’Anffas onlus, Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità intellettiva e/o Relazionale nasce a Jesi nel 1991 ed è composta prevalentemente di genitori, fratelli, parenti diretti di per-sone affette da handicap. Sulla scia della onlus nazionale, costituita a Roma nel 1958 (nel 1964 ha ottenuto la personalità giuridica), anche in città si è deciso di riunirsi e costituirsi in associazione. quaranta famiglie che condividono gli stessi obiettivi della tutela e della rappresentanza delle persone con disabilità intellettiva e relazionale. Storicamente l’associazione è guidata dal suo presi-dente, Antonio Massacci.Chi sono i figli dell’anffas?“Sono tutte quelle persone che a causa della loro disabilità intellettiva non sono in grado di rivendicare diritti, di adempiere a dei doveri ma neppure a far fronte agli eventi, alle necessità più elementari della vita quali ad esempio mangiare

o non mangiare, bere o non bere... Da qui la totale dipendenza dalla famiglia”.Possiamo dire che il vero handicap a volte è proprio nella società?“Spesso purtroppo la cittadinanza, l’autodeterminazione, l’au-toreferenzialità, l’esistenza stessa non sembrano essere ‘diritto’ delle persone caratterizzate da handicap intellettivo”.Cosa significa avere un figlio affetto da disabilità intellettiva?“Significa rinunce, sacrifici sempre. Queste persone dipendono spesso totalmente dai loro genitori o fratelli. Ma una famiglia sola non basta! Una famiglia sola non riesce a far fronte a tutte le incombenze, se non al prezzo di gravi e a volte dolorose rinunce. Una vita densa e intensa, senza ferie o malattia, in alcuni casi sacrificale. Ecco perché è nata l’Anffas, più che un’associazione una grande famiglia allargata composta da persone in grado di capire”.

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quindi l’anffas siamo un po’ tutti noi?“Dell’Anffas fanno parte 3.000 persone, per lo più genitori, famiglie in difficoltà ma che dalle proprie difficoltà sanno trarre la forza per cre-scere, per diffondere cultura e conoscenza, per dare risposte ai bisogni. Poi ci sono an-che gli amici, infatti l’associazione è integrata e sostenuta da soci amici, persone meravi-gliose, che hanno spinto la loro azione oltre la solidarietà, verso una piena e consapevole condivisione”.Cosa si propone l’anffas?“Alle persone con disabilità e ai loro familia-ri è diretto il nostro impegno, per diffondere effluvi di speranza, per la ricostruzione di ciò che è distrutto, degli animi laceri, dei sogni”.Tra gli amici illustri dell’Anffas troviamo il Pa-nathlon e il Rotary Club di Jesi. il Panathlon partner delle ultime due edizioni della storica “Camminata su pe’ Montesecco”, e il Rota-ry che ha fregiato Antonio Massacci della più alta onorificenza rotariana, il Paul Harris pro-prio per il suo impegno profuso per la società civile. Grazie al Rotary di Jesi e ai Rotary club delle Marche, sette ragazzi affetti da disabilità intellettiva hanno potuto partecipare nella set-timana dal 25 al 31 maggio al decimo ‘Cam-pus Natural Village’ a Porto Potenza Picena, una specie di vacanza con i loro familiari tra giochi, scherzi, canti e un po’ di riposo per questi genitori stanchi e sorretti solo dal loro grandissimo amore.

Un’esperienza che il sodalizio jesino ripete ogni anno con lo stesso entusiasmo con cui i soci si stanno impegnando per l’acquisto di mobili con cui arredare i sogni di indipen-denza di questi ragazzi. insieme al Comune e all’Azienda Servizi alla Persona infatti, sta per avere la luce il progetto di autonomia abitativa “Esercizi di volo” con cui cinque persone dai 30 ai 35 anni con disabilità media sostenuti da educatori potranno comunque provare l’e-sperienza di convivere e cavarsela “da soli” (l’assistenza di un educatore che ciascuno ha quotidianamente, sommato alle ore degli altri, riesce a far coprire l’intera giornata).è possibile sostenere l’Anffas anche con la dichiarazione dei redditi, destinando il 5 per mille all’Anffas onlus Jesi - codice fiscale: 02104850421. ogni piccolo contributo è un modo per camminare tutti insieme.

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|LETTERATURA PER L’INFANZIA|

Silvia Piangerelli è laureata in Lettere e ha conseguito un Master in Editoria con una tesi sulla letteratura per l’infanzia e sull’importanza delle fiabe per lo sviluppo psicologico del bambino. Lavora come redat-trice e ideatrice di testi per una casa editrice, per cui scrive articoli, racconti, testi di varia natura destinati ai bambini e alle insegnanti.

“Tutti i sogni possono diventare realtà se solo abbiamo il coraggio di inseguirli”.

Walter elias disney

Walt DisnEy: il coraggio Di crEDErE nEi sogni

il mondo della letteratura per l’infanzia è pieno di eroi coraggiosi, che lottano per i propri ideali e che, alla fine, trionfano, infondendo nei bambini la fiducia nella vita e divenendo dei modelli da seguire. il personaggio più coraggioso di tutti, però, a mio avviso, non è nato dalla penna di uno scrittore, ma è stato un eroe in carne ed ossa, un grandissimo sognatore che ha legato indissolubilmente il suo nome a quello di ogni bambino: Walt Disney! Diversamente da quanto si possa pensare, Walter Elias Disney ebbe un’infanzia molto difficile, caratterizzata da sudore e duro lavoro, prima nei campi della fattoria di famiglia, poi per le strade di Kansas City, dove, di notte, aiutava il padre a consegnare i giornali. Aveva solo 10 anni! L’infanzia dorata che Disney descriveva nelle sue opere nasceva forse più dai suoi sogni che dai suoi ricordi! Crescendo, però, Walter si allonta-nò sempre di più dalle imposizioni paterne, decidendo di dedicarsi alla sua più grande passione: il disegno. Dopo aver lavorato come disegnatore per un’agenzia pubblicitaria

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e dopo un primo tentativo fallimentare di avviare un suo studio per la realizzazione di cartoni animati, si trasferì ad Hollywood e raggiunse il successo con un personaggio che segnerà la storia dell’animazio-ne: Mickey Mouse, conosciuto in italia con il nome di Topolino. in breve tempo inventò alcuni tra i più importanti cartoni animati della storia, come Dumbo, Bambi, Pinocchio, i tre porcellini, Cenerentola, Alice nel paese delle meraviglie, la bella addormentata nel bosco... recuperando fiabe classiche e trasponendo-le sul grande schermo in maniera davvero originale. Wal Disney incarna a pieno titolo il sogno americano del “self made man”, dell’uomo che si è fatto da sé, che solo grazie alla sua tenacia e alle sue capacità è riuscito a trionfare... un po’ come gli eroi delle fiabe tanto amati dai bambini. Per Walt Disney tutto è pos-sibile, ogni sogno può essere realizzato, basta solo cominciare a piccoli passi. D’altronde il suo motto è: “se puoi sognarlo, puoi farlo”! Voglio concludere riportando le sue parole… le parole di un grande uomo che è riuscito (e riesce ancora) a far sognare adulti e bambini di tutto il mondo. “E così, dopo aver aspettato tanto, un giorno qua-lunque decisi di trionfare... Decisi di non attendere le opportunità, ma cercarle io stesso. Decisi di ve-dere ogni problema come l’opportunità per trovare una soluzione. Decisi di vedere ogni deserto come

l’opportunità di trovare un’oasi. Decisi di vedere ogni notte come un mistero da risolvere. Decisi di vedere ogni giorno come una nuova opportunità per essere felice. Quel giorno scoprii che i miei unici nemici non erano altro che le mie proprie debolezze, e che in esse risiede l’unico e il miglior modo per superare noi stessi. Quel giorno smisi di aver paura di per-dere e iniziai ad avere paura di non vincere. Scoprii che io non ero il migliore e che forse non lo ero mai stato. Non mi importò più di chi avrebbe vinto o per-so, adesso mi importa semplicemente di conoscermi meglio di ieri. Appresi che la cosa più difficile non è arrivare in cima, bensì non smettere mai di salire. Appresi che il miglior trionfo che posso avere, è il poter essere amico di qualcuno. Scoprii che l’amore è più di un semplice “Ti amo”, l’amore è una filo-sofia di vita. Quel giorno smisi di essere un riflesso dei miei scarsi trionfi del passato ed iniziai ad essere la mia propria tenue luce del presente. Appresi che non serve a niente essere una luce se non andrai ad illuminare il cammino degli altri. Quel giorno decisi di cambiare tante cose... Quel giorno appresi che i sogni esistono solo per essere realizzati. Da quel giorno non dormo più per riposare... adesso dormo semplicemente per sognare”.

(Walter Elias Disney, “Disney The Wizard”)

Per suggerimenti, domande ed altro potete scrivermi al seguente indirizzo mail: [email protected]

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Il cIPPO salvatI a cura di Riccardo ceccarelli

|CURIOSANDO|

Sono in pochi ad accorgersene, ma è al suo posto da 186 anni. è conficcato in terra proprio sull’entrata del viale che immette a Villa Salvati su via Trento a Pianello Vallesina. Vi fu messo nel 1828, come è inciso alla sua base, data che sta sgretolandosi, ma si legge ancora. è un cippo miliario in pietra che indica, da quel punto, le distanze da Ancona, da Jesi, dal Massaccio (Cupramonta-na) e da Monte Roberto. Già i Romani usavano mettere cippi miliari posti sul ciglio stradale lungo le vie consolari o quelle più importanti per scandire le distanze. in genere erano in forma di colonna o quadrangolare, in pietra o in marmo, e recavano non solo l’indicazione della distanza dal punto di partenza della strada ma anche in nome del magistrato o dell’imperatore che li aveva

fatti costruire o magari solo fatto risistemare la strada. Una dedica che spesso era celebrativa e perpetuava ai viaggiatori la memoria del munifico personaggio. Quello di Pianello Vallesina fu voluto da Serafino Salvati all’entrata della sua Villa o “Casino di campagna”, come allora si chiamava, da lui realizzata e completata nel 1828 anche dalla vicina chiesa dov’egli volle essere sepolto alla sua mor-te, avvenuta nel 1835. Consta di una pietra massiccia in calcare smussata ad angolo, dove sul lato destro sono incise rispettivamen-te la distanze da anCOna m[iglia] XXv (pari a circa 40 km), da IeSI m[iglia] v (8 km circa). Sul lato sinistro dal maSS[accio] m[iglia] vI (circa 9 km), da m. rOb[erto] m[iglia] II (3 km circa). Alla base, come già accennato, la data 1828. Sul cippo, alto quasi un metro, non v’è scritto alcun nome, ma posto non lontano dalla Villa che all’epoca era di prestigio non indifferente per la famiglia Salvati nell’intera media valle dell’Esino e oltre, esso indicava un punto di riferimento anche per la famiglia stessa. Di analoga pietra calcarea è il cippo rotondeggiante all’inizio di via Boccolina con l’indicazione Majolati, risalente probabilmente alla metà del Settecento: ambedue verosimilmente gli unici in bruna pietra calcarea rimasti nel nostro territorio. Nel corso del Novecento essi furono sostituiti da altri cippi o pietre miliari, in pietra bianca o conglomerato cementizio, in for-ma di parallelepipedo, che indicavano lo scandire dei chilometri, o più piccole e in cima arrotondate, ogni centinaio di metri. Anche di queste ne rimangono pochissime, per di più addossate a muretti di contenimento o a pareti di case. oggi la segnaletica in lamiera pla-sticata se non addirittura in materiale plastico, facilmente deterio-rabile, è lo specifico prodotto dei nostri tempi. Un cippo in materiale cementizio, quadrangolare, che risale alla prima metà del secolo scorso si può ancora vedere al bivio per Montecarotto sul ciglio della strada, ora provinciale, 76, venendo da Castelplanio: ci sono indicate anche qui le distanze, e la direzione, per Montecarotto (km 7.390), per Jesi (km 10.720) e per Fabriano (km 33.610). Testimonianze del tempo passato, ma insieme affascinanti, al solo pensare quante persone hanno visto transitare davanti a loro. Potrebbero raccontar-lo…basta chiederlo!

Nelle foto: sopra il cippo Salvati e sotto il cippo di Via boccolina

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eleZIONI cOmUNalI, eccO chI sONO I sINDacI Della vallesINa

|CITTADINO|

i risultati delle elezioni comunali confermano quelli delle europee decretando una netta vit-toria delle forze di centrosinistra in tutta la Val-lesina. Per il Comune di monte roberto, la vit-toria va alla lista “insieme per Monte Roberto” e al candidato sindaco gabriele giampaoletti con il 42,3% delle preferenze, seguito da “Al centro sempre tutti voi” con il 32,9% e “Monte Roberto cambia” con 24,7%. a San Paolo di Jesi, i cittadini riconfermano la fiducia a San-dro barcaglioni e alla sua lista “insieme per continuare” che, con oltre il 55% dei voti, batte l’avversaria Daniela Radicioni (44%). a maio-lati Spontini, il neo eletto sindaco è Umberto domizioli che raccoglie il testimone dell’u-scente Giancarlo Carbini e si insedia con la sua lista civica di Centrosinistra e il 56,8% dei voti, contro Aldo Cursi (innovazione e Responsabili-tà, 22,1%) e Leonardo Guerro (M5S, 20,9%).Le preferenze dei cittadini di Castelbellino vanno ancora al centrosinistra con l’elezione di andrea Cesaroni – erede dell’uscente Deme-trio Papadopoulos – e della lista “Uniti per Ca-stelbellino” che ha ottenuto il 52,5% dei voti. A seguire “Torre Civica” con 35,7% e “Di tutti per tutti” con 11,7%. A Castelplanio stravin-ce con il 60% Barbara Romualdi, capolista per “Rinnovato impegno”, dapprima assessore nella Giunta del compianto Pittori e adesso Sindaco, dopo aver battuto Fernando Elio Bor-gani e i suoi “obiettivi comuni” (39,9%)a Staffolo, la contesa è stata tutta al fem-minile e ad avere la meglio è anche qui è il centrosinistra con Patrizia rosini che, con “Progetto Comune per Staffolo”, ha conqui-

stato il 59,5% dei voti contro il 40% di Va-lentina Brocani. Sfida a due anche a Mergo, terminata con la vittoria di Antonio Cola (56%) contro la lista di Ferdinando Tiberini “Civica – Mergo#cambiaverso”Riconfermato il ruolo di sindaco poi per Sabri-na Sartini (Pd-it.Valori-Pri-Psi) con il 45% dei voti per il Comune di monte San vito e per Pietro rotoloni che con il 50,74% strappa la vittoria a Graziano Lapi (49,25%) e si reinsedia insieme alla lista “Continuità e Rinnovamen-to” a capo del Comune di San marcello. Di nuovo sindaco anche mirco brega per mon-tecarotto che, con il 66% delle preferenze ha strabattuto le due liste avversarie, e ar-duino Tassi per Serra de’ Conti che con il “Paese democratico” ha strappato via ai suoi due concorrenti quasi il 50% dei voti in totale. Monsano abbandona invece il centrosinistra e sceglie con il 43% dei voti la lista civica di roberto Campelli con “Progetto Monsano”. Lista civica anche a belvedere Ostrense con il rinnovo di incarico per riccardo Piccioni, così come per Tiziano Consoli, rieletto per la terza volta sindaco a Poggio San marcello con il 67% delle preferenze. filottrano sce-glie lauretta giulioni, neo sindaco sostenuto e proposto da “Vivi Filottrano”, che strappa via l’incarico all’ex – sindaco Francesco Coppari con il 57,35% de voti contro il 32,70 e il 10% di M5S. Dopo una dura lotta tra quattro liste, a Serra San quirico la spunta Tommaso borri e la lista civica “Per Serra” che, con quasi il 40% dei voti, ha la meglio su centrosinistra e Movimento 5 Stelle.

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|LE MARCHE|

Un turista coccolato dal primo all’ultimo momento della vacanza perché “…le Marche non ti abbando-nano mai”. E’ il claim del nuovo spot di promozione della regione interpretato dall’attore marchigiano Neri Marcorè che andrà in onda a partire dal 14 giugno su tutte le emittenti televisive Rai Mediaset La7 e Sky. il debutto avverrà in una fascia di assoluto prestigio ed enorme visibilità, durante la prima partita dell’italia ai mondiali. Uno spot ironico e divertente, ma anche suggestivo, che utilizza la tecnica della narrazione con 8 diversi episodi trasmessi in coppia, e usa il testimonial come interprete stesso del territorio e delle sue peculiarità. La regia è stata affidata ai giovani, ma già affermati, registi marchigiani Giacomo Cagnetti e Rovero impiglia, la produzione e post produzione a Minimum Fax Media.“Siamo molto soddisfatti – ha detto il presidente della Regione Gian Mario Spacca nel corso della conferenza stampa per la presentazione degli spot - di poter lanciare questa nuova campagna per la promozione del territorio marchigiano che presenta un alto grado di innovazione. Dopo la narrazione delle nostre bellezze con l’aiuto di Dustin Hoffman e le Winx, con orgoglio ci affidiamo a Neri Marcorè che interpreta il marchigiano doc. E’ un figlio della nostra terra così come lo sono i giovani registi dello spot: a loro è stato affidato il compito di dare una nuova chiave di lettura delle Marche esaltando, con grande ironia, una leva di marketing precisa, quella dell’accoglienza. il messaggio rivolto anche al pubblico più giovane è che siamo una terra generosa di bellezza, con una popolazione accogliente e un servizio turistico di qualità”. Un saluto video è arrivato anche dall’interprete principale Neri Marcorè, impegnato nelle riprese del suo ultimo film. “Questi spot – ha detto – sono un misto di ironia e bellezza e mi auguro che abbiano successo. Tutti hanno contribuito per facilitarci al massimo il lavoro che è stato realizzato con grande professionalità e in armonia. Un grazie speciale va a tutti i marchigiani che ci hanno sostenuto”.Entusiasti del risultato anche i due giovani registi marchigiani Cagnetti e impiglia. “Siamo molto orgo-gliosi di aver ricevuto questo incarico – ha detto impiglia -. Possiamo dire di aver realizzato il primo spot istituzionale ironico della storia e speriamo che il nostro entusiasmo emerga. Un ringraziamento va a tutti i marchigiani che al nostro arrivo sulle location, da nord a sud delle Marche ci hanno accolto, soste-nuto, aiutato come fossimo amici di vecchia data e dimostrando grande entusiasmo per l’iniziativa. Gli scenari che abbiamo ripreso sono spettacolari, noi stessi pur essendo marchigiani ci siamo meravigliati. Non abbiamo proprio nulla da invidiare e nessuno”.Marica Stocchi della produzione Minimun Fax Media ha infine voluto sottolineare un aspetto particolare: ”Quello che ci ha colpito di più – ha detto – è la volontà della Regione Marche di investire sulla creatività dei suoi giovani su loro territorio. Non accade spesso e i ragazzi sono costretti a lasciare le loro terre

d’origine. Penso che questo sia il valore più grande che questo lavoro trasmette”.Il COnCePTNeri Marcorè è stato scelto proprio perché incarna il marchigiano doc, calmo, leggero, operoso, attento all’altro, pronto a scambiare battute al volo in piazza, generoso ma non invasivo e incarna l’idea che le Marche vogliano dare di sé stesse: un luogo dove si vive bene, dove la bellezza del paesaggio e delle città è espressione tangibile anche di una straordinaria e inesauribile varietà di modi di viverle e quindi di visitarle.lO SPOTLo storyboard presenta una coppia di turisti, gli attori ines Nobili e Max Pisu, impegnati ad esplorare le Marche svolgendo tante attività diverse: si sollazzano nel mare aperto cullati dalle onde, fanno jogging sul lungomare, trekking in riva al lago, shopping visitando anche città d’arte, dolcemente innamorati in una cena al tramonto sul mare, impegnati al museo, ammaliati dal fascino di un teatro storico aperto solo per loro, curiosi visitatori delle grotte. Neri Marcorè è presente nelle storie interpretando di volta in volta un personaggio diverso. Lo spot mira infatti a coinvolgere lo spettatore attraverso 8 micro storie ambien-tate in diverse location delle Marche. il testimonial in realtà è una figura di mediazione e

interpretazione dei turismi delle Marche e, da attore/testimonial/marchigiano, diventa la figura chiave per lanciare il messaggio che nelle Marche il turista è di casa, ben accolto. Per questo entra in modo confidenziale in ognuna delle scene fino ad accogliere i due turisti anche nel loro ritorno a casa con il claim “Le Marche non ti abbandonano mai”. Uno spot ironico che pur essendo incentrato sulla figura di Marcorè così come il pubblico ha imparato ad amarlo, restituisce in pieno un’idea di Marche nuova, solare, non scontata, “virale”, accogliente.glI ObIeTTIvIobiettivo principale della campagna è quello di valorizzare la capacità di accoglienza e l’ospitalità dell’offerta turistica regionale. Si vuole inoltre rafforzare il salto di paradigma che le Marche stanno

“le maRche NON tI abbaNDONaNO maI”

DAL 14 GiUGNo LA CAMPAGNA PRoMoZioNALE DELLA REGioNE MARCHE CoN NERi MARCoRè

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compiendo verso l’affermazione come luogo dei luoghi e dell’esperienza irrinunciabile. Le location scelte per lo spot restituiscono un’immagine completa ed unitaria dell’offer-ta turistica marchigiana. Un assaggio dei diversi cluster di prodotto turistico di cui si compone la strategia d’insieme: Mare. Marche in blu; Parchi e natura attiva; Dolci colline e antichi borghi; Cultura. The Genius of Marche; Made in Marche. Gusto a Km. 0 e shopping di qualità; Spiritualità e meditazione. Gli spot con Marcorè saranno insomma un concentrato di tutto questo, delle vere e proprie storie da godersi dall’inizio alla fine e con le quali suscitare sugge-stione e curiosità nei turisti.la SCelTa delle lOCaTIOnLa messa in onda degli spot sui canali nazionali è finan-ziata con l’ASSE 5 del PoR–FESR 2007-2013, intervento 5.3.1.60.01 ”Promuovere attività di marketing e di pro-mozione del territorio”, finalizzato alla realizzazione di un progetto di marketing territoriale rivolto alla promozione dei luoghi che hanno beneficiato dei finanziamenti relativi ai progetti PiT (Progetti integrati Territoriali) dell’asse 5 del PoR-FESR. Vista la breve durata degli spot in questione, cir-ca 15” e 30” secondi, si è ritenuto opportuno promuovere alcuni luoghi regionali, in riferimento ad altrettanti PiT, con forte valenza turistica, noti e meno noti al grande pubblico per favorire la massima conoscenza del territorio e dei suoi turismi. Nello specifico si tratta di: Fermo – Teatro dell’Aquila; Gen-ga – Grotte di Frasassi; Ancona – Portonovo; Urbino – Pa-lazzo Ducale; Fiastra – Lago di Fiastra Monti Sibillini; Ascoli Piceno – Piazza del Popolo, San Benedetto – Lungomare; Senigallia – Rotonda a Mare.la PrOgrammazIOneSpot tv - Gli spot da 30’’ e 15’’ saranno messi in onda dal 14 giugno anche in occasione delle seguitissime partite dei Mondiali (spot da 15”). Prevista una settimana di messa in onda anche a fine agosto per favorire l’allungamento della stagione turistica.Spot radiofonico - Messa in onda di spot radiofonici da 30” e 15” finalizzati a promuovere i turismi della regione su

radIO raI e radio private.Campagna fotografica - Nell’ambito dello stesso format comunicativo è prevista una campagna fotografica che ver-rà declinata in pagine pubblicitarie/bannerSocial network - A supporto di questi strumenti di comu-nicazione, la “narrazione” dei turismi delle Marche conti-nuerà attraverso i social media turistici della regione per contribuire a rendere più virale e comunicativa, l’immagine delle Marche. Sono previsti 8 video con Neri Marcorè. Gra-zie ai social network ogni location dello spot potrà essere oggetto di approfondimenti sia virali che fotografici, i video virali con Marcorè potranno parlare di altri argomenti oltre quelli previsti amplificando così il messaggio sui tanti turi-smi e location delle Marche.Sito Web - Protagonista sarà il sito web multilingue isti-tuzionale di riferimento www.turismo.marche.it (dove sono descritti i cluster turistici adottati dalla Regione Marche) quale strumento primario di comunicazione e scam-bio informazioni con l’utenza in relazione a tutta la serie di strumenti informativi adottate dall’ente come: il sito eventi,turismo.marche.it, i Social Media, le Apps multilin-gue, i materiali informativi cartacei e on line.You Tube - uno spot in versione 120’’ non soggetto a pro-grammazione pubblicitaria televisivaaltri prodotti video - 6 video promoturistici della durata max di 3 minuti dove la presenza del testimonial sia assi-curata all’inizio e alla fine. i sei video sono funzionali alle politiche di promozione turistica della Regione Marche e ognuno è dedicato ai 6 cluster turistici di riferimento; sa-ranno utilizzati per attività istituzionali promozionali in ita-lia o all’estero in occasione di fiere, workshop, conferenze stampaeSTerOLa promozione delle Marche non è solo per il mercato italia-no. i due turisti e il testimonial – così come sono concepiti in italia - all’estero diventano due turisti con la figura di Neri Marcorè che garantisce, per come la sceneggiatura si è evoluta, uno spot promozionale in chiave ironica della destinazione Marche.

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|TECNOLOGIA|

in questo numero di Password Magazine si parla di coraggio. Nel mondo della tecno-logia - e non solo - abbiamo assistito alla nascita di numerosi progetti, figli di enormi investimenti poi crollati miseramente. in una situazione di crisi come quella in cui ci troviamo ora, per lanciare un prodotto nuovo o un’ idea innovativa, di coraggio ce

ne vuole sicuramente molto. Per venire incontro alle persone cariche di intuizioni ma scariche di denaro o, se vogliamo, senza quel pizzico di incoscienza, ha preso il via il fenomeno ancora poco conosciuto in italia, quello del ‘funding platform’. La più famosa tra queste “piattaforme”, Kickstarter, nata nel 2009 da un’idea di Perry Chen, Charles Adler e Yancey Stric-kler. i tre ragazzi si proponevano di risolvere con la loro idea una questione molto semplice e basilare: in una situazione economica in cui a dettare legge sono una manciata di multinazionali e colossi finanziari,

come scovare, e soprattutto finanziare, giovani e brillanti progetti? La risposta sta tutta nel ‘crowd funding’. Che si tratti di un brillante musicista, di una casalinga con la passione per la cucina o di un cineasta freelance, chiunque abbia un’idea che vorrebbe veder materializzarsi non deve fare altro che proporre il suo progetto al team di Kickstarter il quale, dopo aver valutato che questo risponda alle linee guida delineate dal sito, lo “getterà in pasto” al più terribile dei giudici: il popolo della rete. infatti, impostata la somma ritenuta necessaria a poter realizzare il progetto e una deadline temporale entro la quale raccoglierla, il futuro della nostra invenzione dipen-derà solamente dal gradimento della folla virtuale chiamata a finanziarla tramite dona-zioni. Per incentivare tali offerte è possibile impostare una serie di ricompense che gli “sponsor” riceveranno in base alla cifra che decideranno di elargire, come per esempio la possibilità di ricevere in anteprima il prodotto o partecipare alla premiere del film che intendono finanziare.Le categorie di proposte prese in considerazione da Kickstarter è ampia e variegata ed oltre ai già citati Cinema, Cibo e Musica troviamo Arte, Design, Moda, Fotografia, Libri e Videogiochi.

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|TEMPO LIBERO - LIBRI|

Nell’ambito delle celebrazioni di “Jesi città dello sport”, non poteva mancare il comico Gene Gnocchi, ex calcia-tore esperto in materia e autore del libro “il Gene dello Sport. Tutto quello che avreste voluto sapere sullo sport e avete osato chiedere”.il comico emiliano Gene Gnocchi non smentisce la sua fama di “rompi-pallone”, ironizzando sul calcio ed i suoi protagonisti. Calcio e non solo: sul palcoscenico del Tea-tro Pergolesi, il 23 maggio scorso, il popolare comico ha presentato il suo libro, non risparmio nessuno. Neanche la ballerina Alice Bellagamba, chiamata sul pal-co ad affiancarlo nella perfomance.gene, che impressione ti sei fatto di questa Jesi “Cit-tà europea dello Sport”?

“Molti campioni sono nati qui: Roberto Mancini, Luca Marchegiani e poi ovviamente le stelle del-la scherma. Non posso che pensar bene di una città che mostra interesse per l’attività sportiva”.Come nasce il “gene dello Sport”?“il libro raccoglie gli interventi e le interazioni con i lettori di Sportweek, dove curo da dieci anni una rubrica di satira. i lettori si divertivano ad interrogarmi su gli argomenti più assurdi, chiedendomi di discipline particolari come lo squash, la lotta di sumo, golf, la Parigi-Dakar…ed è finita che, per rispondere alle domande, mi ritrovavo ad indagare sugli aspetti più comici di questi sport, tanto da ricavarne materiale per farne un libro”.Come si legano sport e comicità?“ogni cosa ha un lato comico basta solo scoprirlo. Allo stesso modo, lo sport può essere rivisto sotto un’ottica divertente. Mi è bastato depurarlo dall’aspetto agonistico, sentimentale, di pas-sione, per osservarne gli aspetti più esilaranti”.Il personaggio dello sport di Jesi che più ti ha colpita.“Roberto Mancini. Lo conosco e lo apprezzo molto. Lui che, ai tempi dell’inter, mi aveva anche assicurato che avrei potuto esordire in serie A se Moratti fosse stato d’accordo”.gene gnocchi tu sei anche un ex calciatore. Il gene dello sport ce l’hai nel sangue…“Sì, ho giocato a calcio da giovane. Poi ho continuato sempre a tenermi in forma, svolgendo regolare attività fisica. Ultimamente, ho subito un intervento al ginocchio e sono in riabilitazione ma tornerò quanto prima a fare sport”.la comicità è un atto di coraggio, in questi periodi…in cui forse si è un po’ troppo seri?“La comicità è veramente l’antidoto, è la messa tra parentesi di tutte le situazioni incontrovertibili che possono essere svelate e rivelate. è l’invito a non prendersi troppo sul serio!il tempo a di-sposizione è breve, cerchiamo di viverlo serenamente”Progetti futuri?“C’è un nuovo libro, un romanzo, che uscirà a fine ottobre. E prima ancora, la preparazione della mia striscia quotidiana sui mondiali di Calcio. E poi chissà…il resto è tutto da definire”.

QUEL GENE, tRA SPORt E COmICItà

GeNe GNOcchI PReseNta Il sUO

UltImO lIbRO

a cura di chiara cascio

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|NOTIZIE DALLA VALLESINA|

Sabato 17 maggio, si è svolta la finale del Bonsai Film Festival di Acqualagna, prima inte-ressantissima edizione di un evento dedicato al cinema cortometraggio e alle arti visive. il primo premio è andato allo jesino Alessandro Tesei, con il suo “il signore di Fukushima”, un intenso documentario che dà voce ad uno degli uomini simbolo della tragedia giapponese, Masami Yoshizawa, attraverso un’intervista struggente, alternata ad immagini inedite delle città abbandonate in seguito all’evacuazione imposta dal Governo nipponico dopo l’incidente nucleare alla Centrale di Fukushima Daiichi. Secondo premio a Filippo Biagianti, residente a Pesaro, che ha presentato il documentario inchiesta “Le maschere di Eyes wide shut”, sulla bottega veneziana che creò le maschere poi utilizzate nell’ultima pellicola di Stanley Kubrick.Terzo posto per Jonathan Soverchia, altro jesino (residente a Castelplanio), con “Poco prima del caffè”, un sorprendente cortometraggio che ammicca alla videoarte, già vincitore del Fano Film Festival.Per tutto il giorno è stato possibile visitare mostre fotografiche, pittoriche e videoinstalla-zioni, negli spazi predisposti dagli organizzatori, col patrocinio della Pro Loco e del comune di Acqualagna. Presente anche la videoinstallazione “Lasciti”, sempre di Alessandro Tesei. Questo il sito ufficiale del festival, dove potrete seguire i preparativi per la prossima edizione: www.bonsaifilmfestival.it

bONsaI FIlm FestIval DI acQUalaGNa, DUe JesINI sUl PODIO

Jesi arricchisce e rinnova i suoi spazi con i dehors in città. Un ulteriore segno tangibile della volontà della Giunta comunale di rilanciare le attività commerciali attraverso una politica mirata a creare spazi di aggregazione per la cittadinanza. La liberalizzazione dei dehors – strutture mobili e smontabili poste in modo funzionale ed armonico sul suolo pubblico, esterne e collegate ad esercizi commerciali per il ri-storo all’aperto – mira alla rivitalizzazione del centro storico, favorendo l’incremento dei servizi a cittadini e turisti e consentendo di vivere appieno le bellezze storiche e architettoniche della città attraverso un nuovo modo di progettare e arredare gli spazi urbani. Un intervento che conformerà la città agli standard nazionali e europei, ispiran-dosi ai boulevard e alle piazze dei grandi centri, e una manovra che porterà giovamento alle attività del centro grazie ad una maggiore frequentazione da parte di visitatori delle zone interessate.

Molte le richieste arrivate dagli esercenti per l’installazione delle strutture: an-che a seguito di quanto previsto nel regolamento, recentemente rivisto, aggior-nato e deliberato in sede di Consiglio comunale . è il caso della parte superiore di Corso Matteotti, nei pressi dell’Arco Clementi-no, dove sono già stati approvati tre dehors. Al fine di conciliare le strutture con la richiesta di posti auto e pista ciclabile, e definiti ultimi passaggi “tecnici”, a breve dovrebbero partire i lavori per la realizzazione di un nuovo parcheggio nelle immediate vicinanze del Corso, così da poter favorire la fruizione del centro, in previsione dell’ampliamento dei dehors e la riduzione per i veicoli delle aree di posteggio. i cambiamenti in programma saranno dunque positivi e funzionali alla mo-dernizzazione della città, modificando certo dapprima le abitudini e i luoghi di incontro ma rendendo sicuramente più piacevole e versatile la vita negli spazi urbani.

DehORs, a bReve UN NUOvO PaRcheGGIO IN cORsO matteOttI

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Tipografia - Litografia - StampaVia Gorgolungo, 5 - Jesi (An)

Tel. 0731 254141 / Fax 0731 [email protected] - www.tipografiatj.it

Password – mensile di informazione. n° 3 - Giugno 2014 Direttore responsabile: Chiara Cascio Editore e Progetto Grafico: Studio Gamma Coordinamento generale: Gianna Scortechini Collaboratori:

Avv. Monica Checchini - Roberto Longo Francesco Cascio - Catiuscia Ceccarelli - Riccardo Ceccarelli Silvia Piangerelli - Roberto Ceci - Talita Frezzi - Matteo Baleani Registrato al Tribunale di Ancona n. 5/09 del 23.03.2009 Reg. Periodici Stampa: Tipografia TJ - Jesi

Sede, Direzione, Redazione: via Risorgimento 189/a Moie di Maiolati Spontini (An), tel. 0731 701404, fax. 0731 706476

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investire nella qualità dell’ambiente, mostrando rispetto per la città e per la salute di chi vi abita. è la scelta effettuata da quattro aziende della ristorazione jesina – Pepito 66, l’Angolo dello Sfizio, la Trattoria della Fortuna e il ristorante Mago Merlino – che, sensibili all’ambiente, sono state pionieri nell’installazione del dispositivo “Smoki” o Smoke Zapper per l’abbattimento delle polveri sottili. Grazie ad un contributo del Comune di Jesi, questo imprenditori jesini hanno

installato un sistema di filtrazione che elimina completamente dal 95 al 97% di fuliggine e grasso particolato che passa attraverso il condotto di scarico del forno a legna o a carbone – prevenendo contro l’inquinamento atmosferico e riducendo notevolmente il ri-schio di incendio della canna fumaria. Un fiore all’occhiello per il ristorante Pepito 66 che adesso “arriva in città” o, più precisamente in centro. Si chiama infatti “Pepito in città” il nuovo Bed&Breakfast, nato dal coraggio e genialità dell’imprenditore Lamberto Vignaroli che ha deciso di investire nel turismo e di credere nelle attrazioni e bellezze della sua città. Sopra “La Saccaria”, lungo Corso Matteotti,

a 50 metri da piazza della Repubblica e quindi dal Teatro Pergolesi. Disponibili diverse camere: la doppia “New York” e la camera tripla “Las Vegas” arredate nello stile Route66 per vivere appieno il cuore della città a prezzi contenuti.

ImPReNDItORI ecOlOGIstI GRaZIe allO smOKe ZaPPeR

|NOTIZIE DALLA VALLESINA|

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