Notiziario Meeting giugno 2012

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RIVISTA DELLA FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ANNO XXXII GIUGNO 2012 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - €1,00 NOTIZIARIO 2 eeting m

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La rivista trimestrale della Fondazione Meeting

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R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ AM I C I Z I A F R A I P O P O L I

ANNO XXXIIGIUGNO2 0 1 2

Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - !1,00

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Il nostro Gruppo investe l’11% dei ricavi in Ricerca e Sviluppoe crede fortemente nella cultura dell’innovazione.Giorno dopo giorno, infatti, ci dedichiamo alla formazione e valorizzazione dei nostri dipendenti, perché vediamo nel lorolavoro la nostra innovazione più importante. Da otto anni gli esiti del Premio Innovazione Finmeccanica confermano checi stiamo muovendo nella giusta direzione: 19.000 dipendenti del Gruppo coinvolti provenienti da 11 Paesi del mondo, 6.480 nuovi progetti, migliaia di domande di brevetto depositate.

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EDITORIALE

«La cultura è il mezzo più potente per fare incontrare gli uomini».L’affermazione è di Ivan Caracalla, direttore del teatro CaracallaDance Theatre, protagonista dello spettacolo inaugurale del 2012.

Ed è vero. È vero nella storia della compagnia libanese, che ha conti-nuato a realizzare spettacoli anche durante la sanguinosa guerra civile.È vero nell’esperienza del Meeting, che a inizio giugno è stato in Li-bano, e poi in Serbia, e prima ancora a nei Paesi Bassi e in Russia. In-

contrando uomini, persone con un desiderio vivo diconoscere, con una curiosità verso la tradizione e lacultura dell’altro.

Ma come mai continuano ad accadere questi av-venimenti e incontri inaspettati? Come è possibiledopo trent’anni che questa realtà possa continuarea incontrare uomini in tutto il mondo? Come èpossibile portare una mostra sulla tradizione bud-dista Shingon, preparare insieme al gruppo del Mee-ting Cairo l’edizione 2012, portare a Rimini il pre-sidente dell’assemblea generale dell’Onu, mettereinsieme allo stesso tavolo cristiani e musulmani aparlare di diritti, libertà religiosa, politica e desi-derio?

È possibile perché la cifra del Meeting non è maistata né l’egemonia in un dato ambito né una di-visione o separatezza dalle questioni e dalle urgenzedel nostro tempo. La cifra del Meeting è sempre

stata quella di documentare le proprie provocazioni con storie, espe-rienze e volti. Qualcosa che si possa toccare con mano. E allora anchequest’anno la sfida è questa: documentare, testimoniare che si può es-sere veri uomini in qualsiasi circostanza. Uomini che vivono il rapportocon l’infinito, irriducibili a qualsiasi potere, liberi, creativi e generatoridi un popolo sempre in cammino.

SI PUÒ ESSERE VERI UOMINIIN QUALSIASI CIRCOSTANZA.UOMINI CHE VIVONOIL RAPPORTO CON L’INFINITO,IRRIDUCIBILI A QUALSIASIPOTERE, LIBERI, CREATIVI EGENERATORI DI UN POPOLOSEMPRE IN CAMMINO.

L'uomoe l'infinito, oggi

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SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

«L’UOMO PORTA IN SÉ UNA SETE DI INFINITO, UNA NOSTALGIA DI ETERNITÀ, UNARICERCA DI BELLEZZA, UN DESIDERIO DI AMORE, UN BISOGNO DI LUCE E DI VERITÀ,CHE LO SPINGONO VERSO L’ASSOLUTO». (BENEDETTO XVI 11 MAGGIO 2011)

EDITORIALEL'uomo e l'infinito, oggi 5

IN–MOSTRA 2012

Jérôme Lejeune, il mio migliore amico 14di Ombretta Salvucci

Rock e desiderio infinito 18di Erika Elleri

Il popolo e la cattedrale 21Di Martina Saltamacchia e Mariella Carlotti

Utopie e significato 23di Chiaraluce Bedetti

Le radici di un popolo 26

Uno sguardo nuovo attraverso Dostoevskij 27di Erika Elleri

Che cinema al Meeting! 43di Antonio Autieri e Beppe Musicco

SITO#Meeting. Vivilo con noi! 31

ANNIVERSARI“La pittura oltre la pittura” 35di Matteo Lessi

VITA MEETINGA Varese la storia diventa attuale 39di Giulia Genestreti

SPETTACOLI 2012Che spettacolo! 40

SPECIALE PRESENTAZIONIUomini veri, la strada per il dialogo 8di Matteo Lessi

SPETTACOLIEn Ti. Un flamencomai visto 12di Erika Elleri

Anno XXXII - N. 2, Giugno 2012Questo numero è stato chiuso il 30/05/2012

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE:Matteo LessiREDAZIONE: Erika Elleri, Vanni Casadei, PiergiorgioGattei, Walter Gatti, Giulia Genestreti, RosannaMenghiFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a dire-zione e coordinamento di Fondazione Meeting):Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

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In copertina:A tempo di MeetingUn’immagine dello spettacolodi flamenco “En Ti”.

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Il 29 maggio scorso il Meeting è stato presentatoper la prima volta in Libano, un’occasione per incontrarsi eper conoscersi, poiché «l’uomo è nemico di ciò che ignora».

di Matteo Lessi

Uomini veri,la stradaper il dialogo

Le cose buone hanno bisognodi tempo», si lascia scappareIbrahim Shamseddine, duran-

te la presentazione del Meeting inLibano presso l’Ambasciata ita-liana a Beirut. Si riferisce alla stra-da del dialogo tra i popoli, ma valeanche per il rapporto tra il Mee-ting e Libano che, dopo qualcheepisodio negli anni trascorsi, que-st ’anno vive in tutta la sua ric-chezza, attraverso la presenza del-lo stesso Shamseddine al Meetingil prossimo agosto e, naturalmen-te, allo spettacolo inaugurale conla compagnia Caracalla DanceThea-tre.

Da questa concomitanza di even-ti nasce la presentazione, ma anchedall’idea avuta dall’ambasciatoreitaliano Giuseppe Morabito, che

ha riunito oltre un centinaio di per-sone ad ascoltare gli interventi diEmilia Guarnieri, di Ivan Cara-calla, direttore del Caracalla Dan-ce Theatre, di Shamseddine, musul-mano sciita, già Ministro del Gover-no libanese, e di Mohamedd Sam-mak, musulmano sunnita e Segre-tario Generale del Comitato nazio-nale del dialogo islamico–cristia-no in Libano. «Il Meeting è un even-to che testimonia e che rappresen-ta grandi valori: il dialogo tra diver-se culture e religioni è possibile sol-tanto a partire dal riconoscimen-to, dal rispetto dell’identità del-l’altro», afferma l’ambasciatore,introducendo gli interventi. Nellasala dell’ambasciata c’è il mondoaccademico, gli amici di Avsi, gior-nali, come L'Orient Le Jour, >

SPECIALE PRESENTAZIONI

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Nella foto: Scogli del Piccione a Raouche, Beirut.

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SPECIALE PRESENTAZIONI

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la tv nazionale libanese e Telelumié-re, prima ed unica emittente cattoli-ca televisiva e satellitare in MedioOriente. E inoltre numerosi compo-nenti della compagnia Caracalla Dan-ce Theatre, curiosi di capire megliocos’è il Meeting, dove arriverannoquesta estate.Tutti ad ascoltare la storia di quel-l’esperienza originata da «una pas-sione per l’incontro, da una curiositàper la bellezza e per la diversità, daldesiderio di conoscere il mondo e larealtà, di incontrare nel passato e nelpresente uomini e cose “belle”, conl’intento di far conoscere a tutti lagrandezza e il fascino che si sprigio-nano quando gli uomini costruisco-no e creano a partire dal desiderio diverità e di bellezza da cui il loro cuo-re è animato», racconta Emilia Guar-nieri.Uomini, che hanno bisogno di cono-scersi e di incontrarsi, perché, comedice un proverbio arabo, citato sem-pre da Shamseddine: «l’uomo è nemi-co di ciò che ignora». E proprio cono-scendosi possono accadere cose ina-spettate, come a Ivan Caracalla, chedall’incontro con lo scenografo Ser-gio Metalli e con il responsabile deglispettacoli del Meeting Otello Cenci,ha conosciuto e vissuto l’esperienzadi Rimini e lì ha «visto qualcosa dieccezionale, gente di fede e culturadiversa, insieme, spinta dalla diversi-tà, che è l’elemento che ci mette insie-me. Per questo, noi andiamo a Rimi-ni, perché credo che veramente gliartisti siano veramente i portatori del-la luce nell’umanità». È con orgoglioche racconta che «mentre il Libanoera diviso dalla guerra civile, Cara-calla continuava a fare spettacoli, rima-nendo unita», pur raccogliendo per-sone di cultura e fede diverse, con unascuola che ora conta 1500 studenti,dopo essere partiti, nel 1970, con quat-tro persone per il debutto in Giap-pone, e dove ci sono persone, che dopoaver fatto scuole eccellenti in tuttaEuropa vengono qua, nella zona diSin El Fi a studiare lo stile Caracal-la. Una passione per la bellezza chemuove le montagne, ma anche le case,

come aveva raccontato Ivan nel pome-riggio nella visita allo splendido tea-tro: «quando ero piccolo la mia casasi trasformava in una sala da ballo perle prove della compagnia».Oppure Ibrahim Shamseddine, impe-gnato sul fronte dell’educazione inLibano, che pur non avendo ancoraconosciuto il Meeting, ne ha sentitoi racconti e ha intuito che «Il Mee-ting è uno di quei posti dove è assi-curata un’atmosfera pacifica per per-sone provenienti da tutto il mondoper incontrarsi e conoscere l’altro» eribadisce più volte che la vera que-stione è che spesso ci si ignora a vicen-da e invece si dovrebbe imparare a“riconoscere l’altro”. Anche perché èlo stesso Mohamed Sammak a dire,con molto realismo, che «Le diffe-renze tra i popoli rimarranno fino allafine dei tempi» e che per costruire iponti di amicizia la soluzione è unasola: «Nella Bibbia i fattori di pacesono i figli di Dio». Quindi tutti gliuomini sono fattori di pace. L’ha intui-to bene uno degli ospiti, che al ter-mine dell’incontro pone una doman-da. «Magari tutti i cristiani, i sunni-ti e gli sciti fossero come voi! – Un’af-fermazione che esprime il dubbio chenella società non siano i moderati ademergere, ma chi alza di più la voce

– Qual è il vostro giudizio a riguar-do?». In un Paese dalle mille sfaccet-tature come il Libano, questa è unadomanda particolarmente scottante.È raccontato e citato per la sua voca-zione al dialogo e la convivenza trafedi e culture diverse, ma è anche unPaese dove molte cicatrici non si sonoancora rimarginate e sono pronte ariaprirsi al minimo cenno. È un Pae-se, dove quando si incontra qualcu-no la prima domanda non è “come tichiami”, ma “con chi stai?” e dove ladifferenza può tirare su muri insor-montabili, anche nei più giovani, anchetra cattolici. «Quello che ho visto inquesti anni al Meeting – rispondeEmilia Guarnieri – mi fa dire con cer-tezza che ciò che può mettere insie-me è innanzitutto trovare la stradaper la propria umanità; se uno nellafede trova una strada per il propriocuore per essere più uomo. Quandosi diventa più uomini, allora ci si met-te insieme».Essere uomini, veramente uomini,come indica il titolo del Meeting. Equesto vale per tutti, anche per lamadre di Ivan Caracalla, che alla fine,sorprendendo i presenti, dice «vorreifare la volontaria al Meeting». Peressere uomini: per meno di questonon varrebbe la pena.

Un’immagine dell’evento.

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SPETTACOLI

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Attraverso questo spettacolo – ciracconta don Emilio Pérez Núñez,direttore del progetto – ho potu-

to sperimentare come l’arte sia in gra-do di attirare gli uomini alla bellezza.Per questo, soltanto fidandovi di me evenendo al Meeting potrete verificar-lo». Stiamo parlando di “En Ti”, inprogramma per il prossimo 21 agosto,che racconterà, attraverso la danza ela musica, Annunciazione, Passione,Morte e Resurrezione.Tutto nasce dal-la passione comune per il flamenco didon Emilio e di uno dei più impor-tanti ballerini spagnoli, Luis Ortega.

Don Emilio, ci può raccontare comeè nata la sua passione per questo tipodi musica e cosa significa per la suavita?La passione per il flamenco è nata infamiglia. Poi, col tempo, mi ha affa-scinato per la bellezza e la forza deisuoi testi, per il modo in cui descri-vono le necessità fondamentali delcuore di ogni uomo e con cui raccon-tano la quotidianità, nei quali non puoinon riconoscerti immediatamente. Siritrovano lo stupore per la bellezzadella donna, del mare, del sole, il dolo-re per i propri peccati, per le ingiusti-zie, la gioia per la redenzione, o perun rapporto di amicizia. Inoltre, mi èsempre piaciuto che spesso sia accom-pagnato dal ballo e che inviti a seguir-lo con il linguaggio del corpo.

Signor Ortega, potrebbe dirci cosasignifica questo tipo di danza per lasua vita, oltre che per la sua profes-sione?Il ballo, la danza spagnola e il flamencosono entrati nella mia vita come unapassione, che si è trasformata casual-mente nella mia professione, e col tem-po si è trasformata in un regalo dellavita, di Dio. È diventata qualcosa divitale, il mio modo di vivere e di comu-nicare, ben oltre le parole, qualcosa diorganico, di cui il mio corpo e il miocervello sentono la mancanza ogniqualvolta devo fermarmi, ma anchequalcosa di spirituale che mi collocain un altro luogo-tempo-spazio e chea tratti mi fa percepire uno stato dif-ferente di mente-corpo-spirito.È anchevoler esprimere, raccontare e condi-videre sentimenti o sensazioni che arri-vano dove non arrivano le parole, oaltre forme di espressione. Credo chesia qualcosa che nemmeno io controlloo comprendo, credo che sia il nostroessere in cerca di una felicità che vuo-le condividere.

Come lei ha affermato recentemen-te, il flamenco “nasce dal popolo, cre-sce e si sviluppa attraverso il popolo”,ma qual è la sua origine? E come maila considera una musica particolar-mente versatile a fondersi con altreculture?Il flamenco, fin dalle sue origini, è una

“mescolanza” di culture, etnie e tradi-zioni. Così è andato sviluppandosi, cre-scendo ed estendendosi, sia nel tem-po, che nello spazio e anche oggi con-tinua ad essere una disciplina di arteviva, che cerca fusione e riposo.Soprat-tutto è il popolo che le dà forma, è lagente a crearla, a svilupparla, a cuocerlae a mangiarla, per questo ci risulta cosìvicina, perché siamo tutti il popolo.Così la comprendiamo senza doverlacomprendere o senza averla mai vista,né ascoltata prima e prima o poi arri-va fino a noi, perché è sempre statadentro di noi, nei nostri geni, incon-scia nella nostra coscienza, “in te”.

Don Emilio, quindi da un’amiciziacon il signor Ortega ne è scaturitouno spettacolo... Può raccontarcimeglio come è nato tutto?L’amicizia con Luis è nata perché sonorimasto affascinato vedendolo esibir-si. L’ho conosciuto quando ballava nel-

En Ti.Un flamencomaivistoIl Vangelo raccontato attraverso il flamenco?Una sfida che don Emilio Pérez e il ballerino Luis Ortega hannoaffrontato e vinto. E che tutti potranno ammirare al Meeting.

di Erika Elleri

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SPETTACOLI

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la compagnia della grande ballerinaSara Baras. E quando è finito lo spet-tacolo l’ho aspettato, l’ho ringrazia-to e gli ho detto che mi sarebbe pia-ciuto rivederlo di tanto in tanto… esi tratta ormai di parecchi anni fa.L’idea dello spettacolo è invece matu-rata lentamente e direi che ha due ori-gini: da una parte, il richiamo di alcu-ne parole del papa Benedetto XVI nelsuo discorso agli artisti, dall’altra, isegni che la realtà mi stava offrendo.Poi è successo che il cardinale di Madridmi ha chiamato a lavorare al Dipar-timento di Cultura della GMG 2011.Così, in uno degli interventi prepa-ratori ho ascoltato uno dei desideridel Papa: che in quei giorni Madride la Spagna potessero mostrare comela fede diventi cultura. Dal momen-to che la storia del canto, del ballo edella musica è connaturata all’esseredegli spagnoli, lo spettacolo vuoleessere una risposta a questa provoca-

zione. Ma ciò che ha reso possibile larealizzazione dello spettacolo è statal’amicizia con Luis Ortega.

Signor Ortega, qual è il messaggioche si desidera trasmettere con que-sto spettacolo?Credo che, di tutto il ventaglio di mes-saggi, quello principale sia la libertà,la ricerca, leggere tra le righe dellapropria opera e dentro noi stessi, perpoterci avvicinare alla figura di Cri-sto, al Suo messaggio, ma senza tra-smetterlo già masticato. Vogliamo cheogni spettatore possa incontrare Luiin modo personale e non trasferibile,che ogni spettatore rielabori inte-riormente ogni nota, ogni movimen-to, ogni scena e ogni sensazione chesperimenta.

Don Emilio, come è possibile rap-presentare in musica il Vangelo e isentimenti che vissero Maria e Gesù?

E perché proprio questa musica perrappresentare le scene di Annuncia-zione, Passione, Morte e Resurrezione?È questa la grande sfida che ho lan-ciato al mio amico Luis e, come miha detto lui stesso, è impossibile espri-mere il contenuto di tutto il Vange-lo, per questo ha pensato di ricreare,attraverso il linguaggio del corpo, cer-ti sentimenti umani provati da Gesùe da Sua Madre, la Vergine Maria.Gli ho chiesto queste tre scene per-ché sono i misteri principali dellanostra fede e perché anche noi neabbiamo fatto esperienza. Così Luisha avuto l’audacia di rappresentaretutti questi sentimenti attraverso ilballo.

Signor Ortega, può anticiparci comeverrà realizzato coreograficamentelo spettacolo?Lo spettacolo si compone di tre atti:“L’Annunciazione” comincia con unnumero corale, da cui viene scelta unafigura per immergersi nel grandemistero della vita. Con un linguag-gio fusion flamenco più contempora-neo l’interprete plasma, in un primomomento, la sua confusione e, poi,l’accettazione di un fatto così fanta-stico e la gioia del suo nuovo stato.“Passione e morte” comincia con unadanza-preghiera in cui tutti siamoLui: attraverso diversi passi e ritmici piacerebbe rappresentare sensa-zioni umane e divine simili a quelleche Lui ha potuto vivere, teatraliz-zare una goccia di sudore, un lamen-to, un chiodo, un momento di uma-na paura, un soffrire per i Suoi piùche per Se stesso, una speranza infi-nita che Lo eleva fino al Padre e Lofa giungere nelle braccia di Sua Madre.“La Resurrezione” è la celebrazionedella gioia e della vita, è un canto diringraziamento per essere, per stare,per condividere, perchè ci lascia por-tare dall’aspetto più organico e ter-reno a quello più intimo e spiritualedi ciascuno. Come parte fondamen-tale di questo atto, c’è la presenzapura dei bambini, simbolo chiarissi-mo di Resurrezione, di magia e dicontinuità.

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IN-MOSTRA 2012

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uando qualcuno recente-mentemihachiesto,guar-dando la foto di Lejeune

sulla mia scrivania che vigila sul miolavoro, «Chi è questo uomo?» la miarisposta immediata è stata: «JérômeLejeune, il mio migliore amico».Que-sto potrebbe sembrare improbabile,datoche non l’ho mai conosciuto personal-mente ed è morto 18 anni fa. Avevosentito della sua vita e delle sue scopertescientifiche solo negli anni in cui erouna studentessa di dottorato a Parigi.Come Jérôme Lejeune è diventato ilmio migliore amico? Alla fine del 2006,quando mi è stata offerta una posi-zione di lavoro invitante, ma allo stes-so tempo molto impegnativa e diffi-cile, riguardante la ricerca sui tumoripresso il National Cancer Institute diBethesda in Maryland, sono precipita-ta in un dramma professionale che miha portato ad una crisi personale e chemi rendeva difficile affrontare la vitae il lavoro con un’attitudine positiva.In questo periodo mi è venuta in men-te una frase che don Giussani ci dice-va sempre, e cioè di pregare i santi delnostro tempo o affini al nostro lavo-ro; così ho iniziato a desiderare di tro-vare uno scienziato santo, anche se misembrava impossibile! Un giorno, leg-gendo per caso una notizia pubblica-ta sull’agenzia internazionale Zenit,hoscoperto che era stata aperta la causadi beatificazione del Dr. Jérôme Lejeu-

ne. Subito sono esplosa di gioia, lui eraquello che cercavo e ho iniziato a pre-gare Lejeune per un aiuto ad ogni miobisogno. Così ho deciso di stampareda Internet una sua foto, l’ho messasulla mia scrivania e ho iniziato ad ave-re questa presenza con me tutti i gior-ni. Da quel momento, certa che miavrebbe risposto, la mia vita ha inco-minciato a cambiare. Non solo ho ini-ziato ad avere successi al lavoro, ma lamia attitudine miracolosamente è ini-ziata ad essere di speranza e promes-sa, tanto da incidere sull’ambiente lavo-rativo e su tutta la gente intorno a me.Tutti questi cambiamenti improvvisi,che mi sono trovata a vivere, erano deimiracoli, che solo più tardi ho inizia-to ad attribuire a Jérôme Lejeune.Que-st’uomo era diventato una reale com-pagnia per la mia vita. Questo perio-do di grazia mi ha portato all’idea di

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JérômeLejeune,ilmiomiglioreamicoPer conoscere meglio la figura di Jérôme Lejeune, al quale al Meetingdiquest’annosaràdedicataunamostra,viproponiamounatestimonianzadi Ombretta Salvucci, ricercatrice italiana presso il National CancerInstitute di Bethesda inMaryland.

di Ombretta Salvucci

fare una piccola mostra su di lui comeatto di ringraziamento per il NY Encoun-ter del gennaio 2011 (il festival annua-le che si tiene a New York City). Lamia proposta ha entusiasmato e catal-lizzato tutti quelli che come me vole-vano condividere la ricchezza di cono-scenza e il profondo amore, che avevacaratterizzato l’uomo e la famiglia diLejeune. Per preparare questo proget-to ho contattato la Fondazione Lejeu-ne a Parigi e questo “casualmente” miha portato a conoscere la moglie diLejeune, la signora Birthe Lejeune euna delle sue figlie, Clara Gaymard-Lejeune (Vice Presidente Internazio-nale di General Electric (GE) e Presi-dente e CEO di GE in Francia), lequali si sono rese subito disponibili avenire al NY Encounter, e a parlare diJérôme. Abbiamo scoperto anche cheClara era l’autrice di un libro su suopadre: “La vie est un bonheur”, cheperò era ormai fuori catalogo e per leg-gerlo avevo dovuto comprare una copiausata. Allora ci è venuta l’idea di far-lo ristampare e ri-lanciarlo al NY Encoun-ter, pur sapendo che il tempo a nostradisposizione non era molto. Il Natio-nal Catholic Bioethics Center ha fatto lanuova edizione del libro e i libri sonoarrivati in tempo a New York. È unafantastica biografia del padre, sia comegenialità scientifica, che come marti-re nel perseguire l’amore alla verità.Clara ha iniziato il libro dicendo: «Hoavuto come padre un uomo fuori dalcomune che, per scelta, ha deciso diavere un destino fallito in partenza, unpessimista il cui realismo era animatoda una formidabile speranza. In unmondo in cui non si parla che di sof-ferenza, miseria ed ingiustizia comepoter affermare che la vita può esserebella, molto bella?».Clara ha descritto come l’opposizio-ne di suo padre all’aborto, all’eugene-tica e alla ricerca sulle cellule embrio-nali umane non fossero motivate daragioni ideologiche, ma dall’afferma-zione della verità scientifica riguardola realtà dell’embrione umano e dallasemplice richiesta al “suo” professore,da parte di un bambino trisomico, didifendere i bambini come lui.

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In seguito a questi fatti, durante unmeeting a Parigi ho incontrato il prof.Pierluigi Strippoli, dell’Università diBologna, che lavora da parecchi anninell’ambito della ricerca sulla sindro-me di Down. Purtroppo, negli ultimianni la ricerca sulla sindrome di Down,non interessando più né al mondoscientifico – in quanto il problema èrisolto con l’aborto selettivo – né al suogruppo,di conseguenza studenti e ricer-catori lo stavano abbandonando.L’ideaera quella di chiudere questo proget-to. Inaspettatamente, la nostra amici-zia e il coinvolgimento in questa sto-ria che mi è capitata, hanno fatto rina-scere nel prof. Strippoli l’entusiasmoe l’interesse per la trisomia 21, così oggiha deciso di riprendere con il suo pic-colo gruppo gli studi originali di Lejeu-ne e di continuare il suo lavoro, cioètrovare una cura per questa malattiagenetica. Studiando i lavori di Lejeu-ne, mi ha raccontato che l’analisi del-la letteratura più moderna al riguardo,e per confronto, degli scritti di Lejeu-

ne dagli anni ‘60 ai primi anni ‘90,mostrano la straordinaria attualità del-la via intrapresa dal grande genetistafrancese. Innanzitutto, Lejeune parti-va dall’ipotesi positiva che una tale curapotesse esistere (“La troveremo”, dice-va), questione di metodo fondamen-tale, ma oggi è oscurata dallo scettici-smo, il quale di fatto apre la strada allapiù facile eliminazione del malato rispet-to alla impegnativa ricerca di una curaper la sua malattia. In secondo luogo,era convinto che la complessità deimeccanismi che fanno sì che la pre-senza di un cromosoma aggiuntivoporti ai noti disturbi della sindromepotesse essere risolta con gli strumen-ti tipici del genetista: analisi delle rela-zioni tra materiale genetico e sintomiclinici, costruzione di mappe cromo-somiche e studio sistematico delle inter-connessioni tra tutti i componenti cel-lulari. Questo approccio precedeva didecenni la disponibilità degli strumentibiotecnologici e delle banche dati chel’avrebbero potuto far fiorire. E oggi,

che tali risorse sono disponibili, nonvengono impiegate nella comunitàscientifica internazionale se non mar-ginalmente, allo scopo specifico dicomprendere e curare la trisomia 21,che rimane la più frequente causa didisabilità intellettiva di origine gene-tica. Inoltre, Lejeune ha sviluppato ilconcetto di “informazione” come chia-ve interpretativa della funzione delmateriale genetico nelle cellule, anti-cipando lo sviluppo delle idee alla basedella moderna bioinformatica. Lejeu-ne non ha smesso fino alla sua mortedi cercare di applicare questi ed altriprincipi basilari alla terapia della tri-somia 21 e si rammaricava, vedendosigravemente ammalato, della mancan-za di tempo per portare a termine lesue ricerche. È una grande opportu-nità scientifica quella di riprendere isuoi studi e le sue intuizioni per svi-lupparli con i metodi di laboratoriopiù recenti, per aiutare i suoi predilet-ti “diseredati”, come chiamava i suoipiccoli pazienti.

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Un'immagine della mappatura genetica.

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Chi eraLejeune?Viraccontiamoletappeprincipalidellavitaedellaprofessionedelgrandegenetistafrancesechehascoperto latrisomia21eper ilquale loscorsoaprile è stato chiuso il processo diocesano di beatificazione.

érôme Lejeune, nato nel 1926 aMontrouge (Francia), a 15 annientra alla Facoltà di medicina a

Parigi. Nel 1959, mentre lavora nelCentro Nazionale francese per la Ricer-ca Scientifica, con alcuni colleghi sco-pre la base genetica del “mongolismo”(sindrome di Down), che chiama tri-somia 21. La scoperta della trisomia21 apre il campo della genetica medi-ca, rivelandoci i segreti della scienzaereditaria e la sua fama inizia ad esten-

dersi in tutto il mondo. È impossibi-le descrivere gli innumerevoli onori etitoli che ha ricevuto nella sua vita.Nell’agosto 1969, l’American Societyof Human Genetics, durante un impor-tante congresso in California, conce-de al prof. Lejeune the William AllenMemorial Award, il più alto onore chepuò essere reso ad un genetista. Tut-tavia, arrivato a San Francisco, Lejeu-ne si accorge che l’aborto dei bambi-ni Down sta per essere legalizzato e

la sua scoperta potrebbe contribuireall’applicazione dell’aborto. «Attra-verso la mia scoperta – pensa – horeso possibile questo calcolo vergo-gnoso». Decide così che deve pren-dere posizione: «La tentazione di ucci-dere con l’aborto queste piccole per-sone affette da una malattia è con-traria alla legge morale e la geneticalo conferma. Questa legge morale nonè casuale». Nessun applauso, ma soloun silenzio ostile ed infastidito segueil discorso di Lejeune. In questo modo,si trova in contrasto con i suoi colle-ghi, l’élite della sua professione. Ilgiorno stesso scrive a sua moglie: «Oggiho perso il Premio Nobel», ma nono-stante ciò si sente in pace!Dopo questo giorno la sua vita diven-ta un vero e proprio martirio. Le per-secuzioni iniziano, in particolare, concontinui controlli fiscali. Nessuna pro-mozione, né un aumento di salario indiciasette anni. I suoi progetti nonvengono finanziati ed è costretto achiudere il suo laboratorio. Gli ven-gono lanciati pomodori in faccia e suimuri delle case di Parigi si può tro-vare scritto: «A morte Lejeune». L’ami-cizia con Papa Giovanni Paolo II è ilsuo unico grande sostegno. Il SantoPadre, nel 1993, nomina Lejeune pri-mo presidente della nuova AccademiaPonteficia per la Vita. Ma dal momen-to che in questo periodo a Lejeuneviene diagnosticato un tumore al pol-mone, può essere presidente solo perpoche settimane prima della sua mor-te nel 1994. Il Venerdì Santo, con-fessa al prete che gli sta dando l’estre-ma unzione: «Non ho mai tradito lamia fede». Poi, radiante di gioia affer-ma: «Ragazzi miei, se posso lasciareun messaggio, questa è la cosa piùimportante: siamo nelle mani di Dio.L’ho sperimentato tante volte nellamia vita». J. Lejeune muore la matti-na di Pasqua, il 3 aprile 1994. Nel giu-gno 2007 è stato aperto il processodiocesano per la causa di beatifica-zione, chiuso l’11 aprile scorso.

di O. S.

J

Un'immagine di Jérôme Lejeune.

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Varcare la soglia, questo è l’in-vito che vuole farci John Waters,il principale curatore della

mostra “Tre accordi e il desiderio diVerità. Rock ‘n’ roll come ricerca del-l’infinito”. Rock è desiderio infinito?Sembrerebbe una contraddizione. Maper John Waters non lo è. A patto dinon usare la parola rock come lo si fanormalmente. A lui non piace. «Misembra una riduzione – ci racconta– che allude solo ad una certa cate-goria di musica: rimbombante ed esi-bizionista. Sembra studiato proprioper l’ostentazione, il narcisismo e sem-bra escludere, a me pare così, la musi-ca dolce e sentimentale, quella vec-chia e saggia, quella gentile che sipone delle domande, tutte cose chemi hanno attratto verso questo gene-re». Perché nella mostra si usa il ter-mine rock ‘n’ roll? «Il termine ‘rock‘n’ roll’ – confida Waters – in qualchemodo è più ironico e quindi più aper-to. Anche questo però non trasmet-te la sostanza vera e rappresenta comeuna barriera per coloro che potreb-bero interessarsi ed entusiasmarsimaggiormente, se solo potessero var-carne la soglia».

Poco fa hai parlato di musica che tifa porre domande, è questo aspettoche ti ha fatto emergere la passioneper questo genere musicale?

La musica è entrata nel mio mondo,nella mia vita, quando ero un adole-scente. I musicisti che ascoltavamo eseguivamo da ragazzi sembravanocomprendere le nostre sensazioni epensieri più di ogni altra cosa. Que-sto mi ha immediatamente fatto capi-re che tutto sarebbe potuto esserediverso da come mi era stato inse-gnato fino ad allora. E allo stesso tem-po questa musica non ha risolto tut-to, non ha escluso la mia esperienza,al contrario, si è inserita in essa e l’haspalancata ed io ho subito ricono-sciuto questo come un avvenimentovero. Mi riferisco a come la musicainfluisca sulle nostre vite, a comesembri fuoriuscire dal nostro stessomondo interiore e non possa venire

riconosciuta dalle persone che ci cir-condano. La prima canzone che miha fatto fare questo percorso è stata“Ride a White Swan” della band TRex di Marc Bolan, ma anche i pez-zi di John Lennon, soprattutto dopola rottura con i Beatles, oppure quel-li di Elvis Presley, che ha creato quel-la straordinaria fusione di musicanera e di esperienza bianca, che hacoinvolto le folle come non mai. Chinon conosce questo genere di musi-ca e che ne ha un pregiudizio pensache faccia distrarre e fuorviare dalsenso umano di libertà e, certo, inteoria ha ragione. Ma questa musi-ca innanzitutto risveglia il desideriodi libertà, che è una cosa buona. Quan-do si comincia a pensare così del rock,quasi tutto nella musica assume unsignificato diverso, rispetto a quelloche ci è trasmesso dalla cultura con-venzionale. Anche la più semplicecanzone d’amore diventa l’espres-sione di un desiderio d’infinito e digrandezza.

Come è nata l’idea della mostra?Non è stata una vera e propria “deci-sione”, semmai una domanda su unadomanda: “È possibile che, nono-stante i fraintendimenti, tutto quel-lo che l’uomo fa o dice abbia la suaorigine nel desiderio d’infinito?” Ame sembra che, se possiamo dimo-

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Rockedesiderio infinitoTutto ciò che vive è sacro.E quindi lo può essere anche il rock.Il giornalista irlandese JohnWaters ci racconta come questo sia possibile.

di Erika Elleri

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strare questo con il rock ‘n’ roll, pos-siamo rendere questa asserzione piùplausibile e reale in tutto e in tutti.Vorrei che ogni visitatore avesse laconferma che una domanda esiste inlui e, non esiste ancora, ne deve pren-dere coscienza.

Quali sono gli autori che sarannopresenti in mostra?Non abbiamo definito completa-mente la lista, ma ci saranno princi-palmente i più ovvi: Elvis Presley,Bob Dylan, i Beatles, i Coldplay, gliU2, Leonard Cohen e altri.

Nella presentazione della mostraaffermi che un mezzo così modernocome il rock è comunque veicolo del-la dimensione religiosa dell’uomo.Qual è il tuo giudizio sullo statoattuale della musica rock e del mon-do che ruota attorno ad essa?Di certo questo è il “problema” e ilfenomeno che stiamo cercando didescrivere. Culturalmente parlando,il rock ‘n’ roll si sta separando dallaricerca fondamentale dell’uomo, infat-ti, l’industria discografica se ne èappropriata per la produzione didistrazione, svago e anche di quellache potrebbe essere chiamata “devia-zione”. Ma in tal modo segue di pari

passo la tendenza di molte realtàodierne. La questione allora è laseguente: quell’immaginazione reli-giosa dell’uomo che ancora esistedovrebbe semplicemente accettareche la maggior parte della realtà si èallontanata da essa e che l’unico ricor-so dell’uomo “religioso” è un decli-narsi nella devozione e nel distaccodal mondo? O stiamo semplicementefraintendendo i segnali, il linguag-gio, per cui gli stessi desideri che ave-

vano ispirato gli Apostoli vivonoancora nei cuori degli uomini e sonoanimati da cose diverse?La “sacralità” è sempre da ricono-scersi come una particolare forma didevozione? Mi viene in mente unafrase usata da Bono degli U2: “Maifidarsi di un uomo giusto, che sem-bra un giusto”. È questo lo scopo del-la mostra: far vedere che ‘tutto ciòche vive è sacro’, come disse WilliamBlake. Beh, quasi tutto.

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«Gesù, Gesù aiutamisono solo in questo mondoe un mondo così distrutto è troppo per meraccontami. Raccontami la storiaquella sull’eternitàe come andrà a finire».(“Wake up Dead Man”, U2)

«Stavo solo calcolando cifre e numeri,mettendo i tuoi problemi da parte,domande di scienza, di scienza e progresso,non parlano così forte come il mio cuore.Dimmi che mi ami, torna e assillamie corro verso l’inizio».(“The Scientist”, Coldplay)

«Gli uomini saggi dicono che solo gli stupidifanno le cose d’impulso,ma non riesco a non innamorarmi di te.Dovrei dire che è un peccato?Se non posso fare a meno di innamorarmi di te,come un fiume scorre verso il mare,tesoro va così.Alcune cose sono destinate a essere così.Prendi la mia mano,prendi anche la mia intera vita,perchè non posso fare a menodi innamorarmi di te».(“Can't Help Falling In Love”, Elvis Presley)

U2, COLDPLAY ED ELVIS PRESLEY

Vi proponiamo alcune citazioni di testi, che saranno all’interno della mostra.

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PARTE IL TOUR ENEL 5.0 50 ANNI DI STORIA, UN VIAGGIO NELLA DIREZIONE DELL’ENERGIA.

50 ANNI DI ENERGIA, MILIONI DI ATTIMI INSIEME. NON PERDERTI IL PROSSIMO.Un viaggio attraverso il nostro passato e verso il nostro futuro, un’esperienza per raccontarvi tutti quei momenti in cui la nostra energia si è sommata alla vostra.

Il tour Enel 5.0 sarà a: Napoli, Bologna, Rimini, Firenze, Milano, Genova, Catania e Roma.

enelcinquepuntozero.it

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Nell’estate del 1386, nel cen-tro di Milano ebbero inizioi lavori per la costruzione di

una nuova, gigantesca cattedrale, chemirava a divenire la più grande almondo. Al monumentale progettodette l’abbrivio un potente perso-naggio, il signore della città GianGaleazzo Visconti, che concesse allaFabbrica del Duomo l’usufrutto del-la cava di marmo di Candoglia, neipressi del Lago Maggiore, e l’esen-zione di dazi per il trasporto dei bloc-chi. Per facilitarne il riconoscimen-to, su di essi era apposta la sigla AUF:Ad Usum Fabricae. Da questa gra-

tuità, che nei secoli contraddistinsela storia della costruzione, prende lemosse la mostra proposta al Meeting2012 dalla Compagnia delle Opere,in collaborazione con la VenerandaFabbrica del Duomo di Milano che,per l’occasione darà in prestito quat-tro preziosi pezzi di sua proprietà.Da qualche anno, nello spazio dellaCdO è allestita una mostra che va arintracciare nella tradizione un esem-pio significativo dei contenuti chestanno a cuore all’associazione, neltentativo di esprimerli attraverso illinguaggio suggestivo dell’arte. Que-st’anno, la scelta dell’allestimento è

legata in maniera particolare al tito-lo del Meeting: se c’è un’opera chenella nostra storia esprime compiu-tamente la natura dell’uomo comerapporto con l’infinito, questa è lacattedrale. Abbiamo deciso di narra-re la costruzione del Duomo di Mila-no, una cattedrale per cui è possibi-le ripercorrere in maniera molto det-tagliata il nesso con il suo popolo econ la sua città, il suo cantiere e levicende degli uomini che la innalza-rono.Fin dall’inizio dei lavori, straordina-ria fu la partecipazione di migliaia dicittadini di ogni mestiere e classesociale che si accalcavano davantiall’altare maggiore della chiesa perportare il proprio obolo: una mone-ta, un diadema prezioso, una for-maggetta. Dai voluminosi registridelle donazioni spuntano storie diuomini e donne che concorrono conquel che hanno alla costruzione: ilricchissimo mercante che si spogliadi tutti i suoi averi, le prostitute cheoffrono la decima del loro lavoro not-turno, la vecchietta che dona la pel-liccetta con cui si ripara dal freddo.E, di contro, grandioso fu il contri-buto, nei secoli, del cantiere del Duo-mo alla città, innanzitutto come gigan-tesca impresa che arrivava ad impie-gare fino a 4000 persone. Le nume-rose maestranze straniere giungeva-no nella città lombarda, portandonuove idee e strumentazioni. Nel can-tiere si sviluppavano innovazioni tec-nologiche, si ardivano sperimenta-zioni architettoniche, si creavano mac-chine e strumenti. E per facilitare iltrasporto dei marmi, vennero realiz-zate infrastrutture grandiose, poten-ziando la rete dei navigli dal lagoMaggiore fino al cuore di Milano.Ci vorranno secoli prima di giunge-re alla conclusione dei lavori. Gliuomini che spendevano le loro ener-gie ed averi per la costruzione, bensapevano di darsi tutti per un’operache mai avrebbero vista ultimata. Èdi un cuore così che abbiamo biso-gno per affrontare la sfida che il dif-ficile momento che stiamo attraver-sando ci pone.

Il popoloe lacattedraleSec’èun’operachenellanostrastoriaesprimecompiutamentelanaturadell’uomo come rapporto con l’infinito, questa è la cattedrale.LastoriadellacostruzionedelDuomodiMilano,sortograziealledonazionidi migliaia di uomini e donne, dal ricco mercante alla prostituta.

di Martina Saltamacchia e Mariella Carlotti

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Dopo un lavoro di due anniarriva al Meeting la mostraper raccontare la storia del-

l’independenza dell’America ispa-nica, dal titolo“Bicentenario del-l’Indipendenza dell’America Ispa-nica. Utopie e significato: le due ban-diere dell’Indipendenza ispanoame-ricana (1808-1824)”. A curarla ungruppo di amici che, sfruttando l’oc-casione di questa ricorrenza, ha deci-so di misurarsi con la propria realtà

e di rileggere la storia del propriopopolo. «Ci siamo chiesti che novi-tà poteva emergere da questi fatti -racconta il professor Fornari - chenon fosse, nè un nuovo sguardo ideo-logico, nè una nuova interpretazio-ne, pur essendo una interpretazione“migliore” o con una migliore inten-zione di altre? A partire da questospunto, abbiamo incominciato a dia-logare con gli stessi protagonisti del-l’indipendenza (...)».

Come è nata l’idea della mostra?Direi da un’amicizia tra persone pro-venienti dalle più svariate parti del-l’America Latina, che è nata e si èapprofondita negli anni, grazie all’espe-rienza di Comunione e Liberazio-ne. Ma una tappa fondamentale èstata quella a San Paolo nel 2008,durante l’incontro dei responsabilidi Cl. In quell’occasione erano pre-senti più di quindici paesi dell’AmericaLatina e ogni nazione ispanoameri-cana si preparava a celebrare, nel-l’arco di sei anni, il “suo” bicentena-rio dell’indipendenza dalla Spagna.In quel momento, ci siamo sorpresia domandarci: “Ma non tocca a ‘noi’riconoscerci come questa specie dipopolo nuovo, fatto da tutte questenazioni, portatori di un tipo di uni-tà sostanziale, cogliere adesso la sfi-da di questa celebrazione in comu-ne?” Così è nata l’idea della mostrae la domanda su come svilupparla.

Qual è stato il percorso fatto fino adarrivare all’elaborazione finale diessa?All’inizio abbiamo costituito un teamdi lavoro con storici, professori e gra-fici e abbiamo approfondito lo stu-dio della storia delle Guerre d’Indi-pendenza ispanoamericana e anchedel soggetto che le proclama, costi-tuito attraverso i secoli della con-quista e dei viceregni. Poi è emer-

UtopieesignificatoUnamostra dedicata al Bicentenario dell’Indipendenza dell’America Latinadiventa l’occasione per una riscoperta della propria storia e tradizione,con una domanda: quali sono le fondamenta da cui partire per affrontare il presente?

di Chiaraluce Bedetti

Battaglia di Maipu, 5 aprile 1818. Decisiva vittoria dell’esercito degli Andes di José de SanMartíncon gli indipendentisti cileni. >

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eetingGIUGNO2012 m

sa la seguente domanda:“Che novità poteva emer-gere da questi fatti che nonfosse, nè un nuovo sguar-do ideologico, nè una nuo-va interpretazione, puressendo una interpreta-zione ‘migliore’ o con unamigliore intenzione dialtre?” A partire da questospunto, abbiamo inco-minciato a dialogare congli stessi protagonisti del-l’indipendenza, attraver-so la lettura delle loro let-tere, dei diari personali,delle loro confessioni, percapire cosa cercavano,cos’era quello che vera-mente li muoveva e chegiudizio loro stessi dava-no sull’avventura che ave-vano intrapreso. Questo ciha portati a capire che c’erain ognuno di loro un impul-so profondo e irrefrenabi-le per cambiare la realtà,per cambiare il mondo eche, allo stesso tempo,davanti al successo o al fallimentodi quel progetto buono, che ciascu-no di loro aveva, si poneva il pro-blema del significato. Questa sareb-be l’idea centrale della mostra, cheabbiamo tentato di riflettere nel tito-lo e che interpella oggi tutti noi: dadove partiamo per la costruzione delmondo?

Nella mostra emerge la tematicadel popolo, del rapporto con lo Sta-to e della sua liberazione finale.Come verrà trattata questa tema-tica, quali gli aspetti positivi e qua-li quelli negativi di questo rappor-to? Può farci degli esempi?La questione non è impostata neitermini “Stato sì – Stato no”. È sta-ta impostata a livello del rapportodi ogni uomo col significato. Quan-do un uomo amante e protagonistadella sua storia parte dal suo rap-porto col significato, diventa costrut-tivo. Non c’entra quali siano le con-dizione politiche o sociali in cui si

trova. Anche in una situazione dirifiuto, censura o oppressione si puòcostruire. Un esempio di questo celo offre uno dei tanti frati che arri-varono con la conquista, Bernardi-no de Sahagún. Quest’uomo, a par-tire dalla sua amicizia e dal suo lavo-ro con gli indios, è riuscito a rico-struire tutta la storia del popoloazteco prima dell’arrivo degli spa-gnoli. La sua opera e la sua perso-na sono state messe in questione etaciute per molto tempo, tanto chepoterono essere conosciute solo varisecoli più tardi. Le riduzioni gesui-tiche, i tanti ospedali e centri edu-cativi messi in piedi dagli ordinireligiosi non hanno avuto origineda un progetto politico, ma sonostati portati avanti da uomini chesfidavano le circonstanze a partiredal loro rapporto personale col Signi-ficato. Questo atteggiamento gene-ra una libertà nella persona che puòdialogare e costruire con lo Stato,ma che non dipende da esso, non

dipende dalle possibilitàche lo Stato gli offre. Èintorno a questo tipo diuomini che si genera unpopolo. Un popolo nonnasce perchè un proget-to vince su un altro. Nel-la storia che abbiamo stu-diato, la implementazio-ne o la vittoria di un deter-minato progetto su altrinon modifica la sostanzadi un popolo. Può allar-gare i suoi confini ma noncambiare la sua sostanza.Questa sarebbe l’altra fac-cia della storia: lotte inter-minabili per imporre unprogetto su un altro; uomi-ni che danno la loro vitaper un’idea di nazione odi continente e che quan-do raggiungono il loroobiettivo si domandanoperchè.

Che idea emerge nellamostra di quale dovreb-be essere il rapporto tra

popolo e stato e tra popolo e poli-tica?Le domande che lei fa sono a con-clusione della mostra e l’ipotesi dilettura che daremo prenderà le mos-se dalla citazione del Discorso al Par-lamento Tedesco di Benedetto XVIdel 22 settembre 2011. Consideria-mo la domanda del Santo Padrecome l’ipotesi di risposta alla mostra:«Come si conosce ciò che è giusto?».Per noi ha dunque valore la citazio-ne di sant’Agostino «Togli il dirit-to e allora cosa distingue lo Statoda una banda di briganti?». Infatti,nella storia del nostro popolo abbia-mo vissuto le conseguenze negati-ve della separazione del potere daldiritto, di uno Stato che si pone comestrumento del potere contro il dirit-to. In considerazione di questo, con-cordiamo con le seguenti parole delSanto Padre: «Servire il diritto ecombattere il dominio dell’ingiu-stizia è e rimane il compito fonda-mentale del politico».

MIguel Hiliago y Costilla, sacerdote cattolico, iniziatore della guerrad’indipendenza nel Messico.

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Le radicidiunpopoloAl centro tre grandi icone che hanno concorso alla formazionedell’identità albanese: il condottiero Giorgio Castriota Scanderberg,il personale religioso cattolico e madre Teresa di Calcutta.

La mostra intende documenta-re come «la libertà si identifi-ca con la dipendenza da Dio a

livello umano, cioè riconosciuta e vis-suta», come scrisse don Luigi Gius-sani, una religiosità che diventa quin-di l’unico limite che può essere oppo-sto alla dittatura dell’uomo sull’uomo,«l’unica obiezione alla schiavitù delpotere». Questo è quello che ha vis-suto drammaticamente e tragicamenteuno dei più antichi popoli d’Europa,quello albanese, che quest’anno festeg-gia il centenario dall’indipendenza(1912-2012).Partendo da una breve riflessione sul-la personale esperienza dei curatori ilpercorso si dirige verso le più grandiicone storiche dell’identità di quelpopolo, delineando la coscienza concui i protagonisti hanno vissuto nelloro tempo attraverso le loro diversevocazioni. La mostra riflette quindisulla totale censura della religiosità,compiuta in Europa dal comunismoalbanese, per concludere con un giu-dizio sull’attualità, condiviso con ilpensiero dei più grandi pensatori alba-nesi contemporanei.La mostra è un percorso multimedia-le che, dopo un iniziale premessa suidati che ne documentano i temi, rac-conta di Giorgio Castriota Scander-beg, l’athleta Christi che fermò l’avan-zata ottomana verso l’Europa. Il con-dottiero di un popolo sostanzialmen-te guerriero dà vita ad un’epopea chesegna ancor profondamente l’identi-tà degli albanesi. Identità che venne

custodita e tramandata nella sua piùpura essenza dal clero e dagli ordinireligiosi cattolici. La loro fedele pre-senza tra gli albanesi è perfettamen-te riassunta in una lettera aperta del1932, con la quale i frati francescanidi Scutari rispondono al ministro del-l’Istruzione del regno d’Albania, quan-do questi propone di limitare la lorolibertà d’insegnamento: «Signor Hil,quanti anni, o meglio quante ore diinsegnamento durante la vostra vitaavete impartito ai giovani albanesi nel-le scuole? […] Dove sono i libri cheavete scritto, le riviste, i giornali, cheVoi, di vostra iniziativa avete creatoper difendere i diritti degli albanesi edell’Albania? […] Avete mai, in qual-che luogo, pacificato vendette, svin-colato da ipoteche terre coltivabili,prati, case, oppure asciugato le lacri-me di qualcuno? […] Avete combat-tuto per la patria. Noi pure ci siamo

trovati in combattimento, passo a pas-so con il nostro popolo, più spesso diVostra Signoria. Anzi, noi abbiamoversato anche del sangue per l’Alba-nia. Mentre Vostra Signoria è ritor-nata, grazie a Dio, sana e salva!».Seconda icona della mostra sono iprincipali protagonisti del risorgimentoalbanese, che porta nel 1912 all’indi-pendenza del paese dall’impero otto-mano: i francescani, i gesuiti e il cle-ro secolare che saranno le prime vit-time del regime totalitario più atrocedella storia europea. Nel popolo cheha generato questi martiri nasce e vie-ne educata anche la grande santa delventesimo secolo, MadreTeresa. Men-tre la sua potente umanità testimoniaCristo al mondo, l’Albania precipitanelle tenebre di un ateismo impostoe propagandato con capillare ferocia.Tale regime ateo crolla perché si scon-tra con l’irriducibilità della natura uma-na che non può essere ridotta al pro-dotto di un progetto ideologico.All’alba di questa rinascita gli alba-nesi si trovano quindi a fare i conticon il senso di vuoto identitario lascia-to dal crollo dell’ateismo di stato, chesi riassume oggi nella vulgata secon-do cui la fede propria degli albanesisarebbe l’albanismo.La mostra vuole essere una risposta,fondata sull’eredità di quelle tre gran-di icone albanesi, a questa persisten-te menzogna. L’obiettivo ultimo ècostituire un punto di partenza di undibattito in Albania che tenga in prin-cipale conto il fatto che culturalmen-te gli albanesi sono, per tutto ciò, par-te della cultura europea occidentale.Allo stesso modo è anche il tentativodi dire all’Occidente che l’essenza del-la storia dell’Albania gli appartiene,proprio per il modo in cui essa inneg-gia alla libertà.

Domenica 19 agosto – sabato 25 agostoALBANIA, ATHLETA CHRISTI. ALLE RADI-CI DELLA LIBERTÀ DI UN POPOLOA cura di: Bardha Karra, Florenc Kola,Miranda Mulgeci Kola, Teodor Nasi,Denis Spahaj. Comitato Scientifico: Feli-ce Crema, Giorgio Paolucci, Gjergj Sina-ni, Maria Vismara.

Un’immagine di Madre Teresa in gioventù.

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Tat’jana Kasatkina, tra i massimi esperti al mondo dello scrittorerusso, ci racconta lamostra, che, insieme a studenti italiani e russi,sta preparando da alcuni mesi, permostrare come il quotidiano el’eterno nelle sue opere si unifichino.

di Erika Elleri

UnosguardonuovoattraversoDostoevskij

Dietro ai testi di Dostoevskijc’è un mondo fatto di imma-gini. E la mostra, che sarà

presente a Rimini, aiuterà i visitato-ri a conoscere queste immagini perrecuperare uno sguardo diverso, cri-stiano, che aiuti a comprendere laprofondità di tutta la realtà. «È Cri-sto che vive in te» Dostoevskij, l’im-magine del mondo e dell’uomo, l’ico-na e il quadro, il titolo dell’esposi-zione a cui è al lavoro da mesiTat’jana Kasatkina, professoressatra le più grandi esperte dello scrit-tore russo. Una passione nata sem-plicemente leggendolo, capendoche «conoscere e comprendere lesue opere mi conduceva a com-prendere tutto il mondo e a cono-scere il suo Creatore».

Qual è il nodo centrale della mostrae in cosa consiste la sua originalità?

L’idea centrale della mostra è direcuperare, con l’aiuto delle operedi Dostoevskij, il modo di guarda-re la realtà propriamente cristiano,uno sguardo che nell’uomo con-temporaneo si è molto indebolito.Proprio per questo la mostra comin-cia con l’immagine della guarigio-ne evangelica di un cieco.

L’immagine bi-composita è unaproprietà che i testi di Dostoevskijhanno in comune con la realtà checi circonda se noi cerchiamo di guar-

darla in modo cristiano. Le cose chesono state create da una parola han-no la capacità di diventare, a loro vol-ta, la parola con cui Dio si rivolgeagli uomini. La realtà ha la proprie-tà di creare un’immagine esteriore,visibile a tutti come luogo della pre-senza degli avvenimenti della storia

evangelica, che possiamo incontra-re qui ed ora: possiamo incontrarli erispondere alla sfida che ci lanciano.L’immagine bi-composta usata daDostoevskij cela (e svela) il volto eter-no che si trova sotto il sembiante del-la realtà attuale: anche nelle situa-zioni più taglienti e scottanti del quo-tidiano sono riconoscibili gli avve-nimenti della storia evangelica. È untipo di immagine che realizza diver-si scopi: ci aiuta ad orientarci nellacontemporaneità – perché il sensovero degli avvenimenti che accado-no qui e ora si può comprendere solose nel profondo di essi arriviamo avedere la scena evangelica – e ci per-mette di comprendere i testi fonda-mentali della cultura russa e europea– l’Antico e il Nuovo Testamento –perché li libera dalla patina che nor-malmente li ricopre, elimina quellostraniamento estetico, generatosi neiduemila anni di storia, che ci sepa-rano dagli avvenimenti originali, resti-tuendo loro l’effetto di una presen-

za qui ed ora, l’effetto di un acca-dere nel quotidiano.

Ci potrebbe fare qualche esem-pio di relazione tra i testi delloscrittore russo, le icone ortodos-se e i dipinti occidentali, in mododa comprendere meglio come ciòverrà rappresentato nella mostra?

Beh, innanzitutto occorre direche si tratta di molto di più chenon del rapporto tra alcuni testi ealcune immagini concrete. Si trat-ta piuttosto del fatto che se osser-viamo le due confessioni cristia-ne – l’ortodossia e il cattolicesimo– balza subito agli occhi la pre-senza di due princìpi di raffigura-zione opposti: le icone e i quadridella pittura sacra occidentale. Nel-le sue opere Dostoevskij riuniscequesti due princìpi. Il punto è comeDostoevskij costruisce il testo: eglidescrive delle scene tratte dallarealtà normale della nostra vitatemporale, ma in quella scena èraffigurata anche un’immagine >

Antonio Marinotti, Cristo alla porta. Olio su tavola,cm 35x50. Collezione privata di Mons Dino Gariboldi,Arciprete della Basilica di S. Giovanni Battista, Monza.

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IN-MOSTRA 2012

NOTIZIARIOeetingGIUGNO2012 m

sacra, un’icona o un quadro, che pos-siamo identificare. In questo modoil piano dell’attualità e quello del-l’eterno si unificano e il lettore puòvedere nettamente il significato verodi quello che accade. Possiamo pen-sare tante cose diverse di Raskol’ni-kov, ma quando leggiamo queste righedella lettera che riceve dalla madreproprio all’inizio del romanzo Delit-to e castigo – «Preghi Dio, Rodja, comeun tempo? E credi ancora nella bon-tà del Creatore del nostro Redento-re? Io nel mio cuore temo che tu siastato contagiato dalla nuova modadell’ateismo. Se è così, allora io pre-gherò per te. Ricordati, caro, quandoeri ancora piccolo e tuo padre era anco-ra vivo, come balbettavi le tue pre-ghiere seduto sulle mie ginocchia ecome eravamo tutti felici, allora!» –vediamo chiaramenteche Dostoevskij raffi-gura l’immagine dellaMadonna col Bambino,e non possiamo alloranon tener presente chenel disegno dell’autoreRaskol’nikov ha un com-pito, che nel mondo delromanzo Raskol’nikovè Cristo.E Delitto e casti-go parla del fatto che l’uo-mo cerca di svolgere ilcompito che gli è statoaffidato seguendo stra-de sbagliate, tradendo emaltrattando l’Immagi-ne che è stata posta inlui all’origine. È così intutti i romanzi di Dosto-evskij, tutti ci mostranol’interazione tra l’uomoe la sua essenza divina.

Cos’ha significato perlei lavorare insieme aquesto gruppo di stu-denti italiani e russi?

Probabilmente tutticapiscono che un con-to è dire che tu vedi unacerta cosa e tutt’altro il

riuscire poi, non solo a mostrarla aun altro,ma anche insegnargli a veder-la. Significa arrivare a consentire adun altro di percorrere autonomamenteil percorso di comprensione di quel-lo che Dostoevskij ha effettivamen-te rappresentato. Quando accade così,ci sono dei momenti in cui le parti siinvertono ed è l’altro a diventare perte una guida e un maestro. Se ti seiinventato tutto, se quello che dici nel-l’autore non c’è, è impossibile chequesto accada! Nelle scienze umanearrivare a vedere con lo stesso sguar-do è una modalità per stabilire la veri-tà di quello che si è scoperto. Abbia-mo fatto alcune scoperte insieme,altre sono emerse nel lavoro perso-nale e poi sono state condivise congli altri e ci siamo donati reciproca-mente quello che avevamo scoperto.

Cos’ha da dire Dostoevskij all’uo-mo di oggi ?

Sa, io direi che è più o meno lostesso tipo di attualità che possia-mo attribuire a San Francesco quan-do ha ricevuto le stigmate… Le stig-mate fanno di San Francesco un’ico-na di Cristo ma anche, e questo èfondamentale, un operatore di Cri-sto: prendendo su di sé l’immagi-ne delle piaghe di Cristo il santopermette a quel sacro mistero dicompiersi e di agire nuovamente nelmondo proseguendo la sua storia.Quelli che vedevano le sue stigma-te vedevano la dolce immagine del-le piaghe del Cristo ma allo stessotempo anche delle piaghe nuove,vive e strazianti per colui che le por-tava su di sé. Sia San Francesco cheDostoevskij ci offrono un’immagi-

ne nuova in cui èinclusa quella di par-tenza e in questomodo ci permettonodi incontrare quel-l’immagine come unarealtà viva e quoti-diana. La grande artecristiana, di cui Dosto-evskij è un esponen-te di spicco, ha inse-gnato all’uomo a vede-re nella realtà creatauno spazio in cui lastoria evangelica èsempre attuale: unospazio in cui l’uomocontemporaneo puòentrare per compiereciò che nel Vangelogli era stato proposto,ma che lui non ha rea-lizzato. Possiamoancora intervenire, adesempio, per offrireun ricovero a Mariapartoriente e dare unpo’ di calore al suobambino, in passatoscaldato solo dal buee dall’asinello in unamangiatoia…

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Arina Kouznecova, Tempio vivo.

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19-25 agosto 2012 ! Meeting di Rimini ! padiglione A7-C7 ingresso ovest

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SITO

31NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2012 m

Se per caso ancora non l’avessifatto, è ora di mettere tra i tuoipreferiti

www.meetingrimini.org, il portaleufficiale della nostra manifestazio-ne e segnarti che la parola chiave

per condividere i contenuti del Mee-ting in rete, la tua esperienza, le tueimmagini e video sarà #meeting.Continua come ormai da qualcheanno l’impegno a rendere il Mee-ting fruibile anche da chi lo segue

da casa o può venire solo qualchegiorno, e non solo. Anche in questimesi il nostro sito è il luogo privi-legiato dove scoprire anticipazionisulla prossima edizione e conosce-re personaggi, mostre, spettacoli e

#MeetingVivilo connoi!

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Page 33: Notiziario Meeting giugno 2012

SITO

tutto quello che offrirà il Meeting2012. Durante il Meeting, inoltre,notizie e foto sugli avvenimenti piùimportanti della giornata. E dallamattina alle 10 on-line il Quoti-diano Meeting e una selezione degliarticoli dalla stampa.Inoltre, come gli anni scorsi, sulnostro sito troverai 15 incontri livee ben 60 incontri on-demand, chesaranno disponibili in lingua italia-na e inglese già il giorno dopo il lorosvolgimento sul canale youtube delMeeting:www.youtube.com/meetingdirimini

Molte le novità di quest’anno.#meeting – vivilo con noi. È questolo slogan che definisce l’impegno diquest ’anno del Meeting sui socialmedia. Durante tutta la settimanagli appuntamenti principali saran-no raccontati in rete da un social mediateam formato da volontari. Direttedei convegni su Twitter, informa-zioni, foto e video della vita del Mee-ting su Facebook e inoltre ogni serala giornata del Meeting attraversole tue storie. Per questo, quando saraial Meeting, se stai per condividereuna foto, un messaggio, o un videousa la parola chiave #meeting, per

raccontare a tutto il mondo quelloche accadrà in quei sette giorni.

IlSussidiario.net – TgMeetingRitorna anche quest’anno il tg rea-lizzato insieme al quotidiano on-lineIlSussidiario.net. Un’edizione gior-naliera alle 19.30 e alcune rubricheon-line durante la giornata per appro-fondire una storia, un personaggio,una mostra o uno spettacolo. Inol-tre, grazie all’agenzia Rome NewsReport, quest’anno il TgMeeting saràin lingua inglese e spagnola sul sitodi Rome News Report, su quello delMeeting e de IlSussidiario.net

L’App del MeetingAd inizio luglio verrà rilasciato unaggiornamento importante per l’Apprealizzata l’anno scorso con Fotoni-ca: nuova grafica, la sezione multi-media del nostro sito interamentedisponibile e, come l’anno scorso, ilprogramma aggiornato in tempo rea-le, la mappa dettagliata con tutte lesale dei convegni, delle mostre e deglispettacoli in programma, news con-divisibili sui social network e il Quo-tidiano Meeting da sfogliare, tuttodisponibile per iPhone, iPod Touch oiPad.

Promuovi il MeetingDall’anno scorso sul nostro sito unasezione è dedicata a tutti gli stru-menti per promuovere il Meetingon-line ed invitare i tuoi amici.

Vai all’indirizzo:www.meetingrimini.org/promuo-vi2012per scaricare locandine, banner peril tuo sito e il tuo blog. In questi anniil ‘passaparola’ si è rivelato lo stru-mento più efficace nella comunica-zione dell’esperienza del Meeting!E allora quello che ti consigliamo èdi cliccare su mi piace nella nostrapagina Facebook, seguirci su Twitter,iscriverti al nostro canale Youtube ealla nostra newsletter:http://www.meetingrimini.org/Iscri-zionenewsletter.

Perché? Per vivere il Meeting 2012con noi!

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ANNIVERSARI

35NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2012 m

“Lapitturaoltre lapittura”Ricorrono100annidallanascitadelpittoreamericanoWilliamCongdon.E in questo testo, tratto da una sua conferenza al Meeting nel 1987,ripercorre il percorso della sua pittura e della sua vita,i viaggi nei luoghi che “mi avevano chiamato emi guidavano”.

di Matteo Lessi

Il desiderio di essere al centrodei mondo mi ha spinto - neglianni del mio cosiddetto noma-

dismo - verso i luoghi carichi distoria e di significato religioso: eraun bisogno di essere accolto, inte-grato in qualcosa di più grande (tem-pio, chiesa)? Oppure era il bisognodi confermare e dilatare il mio ego-centrismo, distruttivo, in ultimaanalisi, per la mia pittura? Non avreimai pensato di riprendere a viag-giare se non nel ‘54. Perché dove-vo lasciare il mio studio a Veneziadove dipingevo, fino al ‘53, così san-tamente? Il ‘53 mi ha messo il dub-bio, perché ho visto che piazza SanMarco, soggetto dei miei quadri diallora, calava: allora ho cominciatoa fare la valigia, con l’occhio su Istan-bul, sull’India. In qualche modo erala Chiesa che cercavo: le Moscheead Istanbul, i templi in India. Nonesiste il caso nella vita. I luoghi doveandavo mi avevano chiamato e miguidavano per la memoria di un ori-ginario disegno di Dio per la miavita, che dovevo scoprire in questiviaggi». (…)

«Abbiamo visto come io gravita-vo verso i luoghi per storia e pertradizione ricchi di significato e cosìdipingevo il carico della memoriadi questi luoghi: Grecia, Messico,India, Egitto ecc. Attratto da quei

simboli, come da una calamita io,allora, ero in cerca di una stabilitàspirituale, si può dire: di una con-versione - e per forza guardavo atutti i santuari del mondo come allamia Chiesa, con quell’amore “desta-to dalla Bellezza - come attrattivadel Vero - che è l’inizio del Cri-stianesimo”. Mi tuffai nei simboliredentivi di altri popoli, mi impa-dronivo di quei templi per posse-derli, quasi nell’illusione che, nelpossedere le religioni di altri, iopotessi essere esonerato dall’arren-

dermi ad una, e in particolare a quel-la che si era manifestata come lamia vera origine: la Chiesa Catto-lica. Quando non bastiamo a noistessi tendiamo a fare i parassiti del-le cose che incontriamo. Nella misu-ra in cui avevo ingannato quella miaorigine alla quale ero ora precisa-mente chiamato, la mia pittura,datami come strumento per trova-re questa origine e ora piegata alservizio del mio egoismo, dal ‘53aveva cominciato a perdere di auten-ticità, di realtà. Il luogo dell’arte,quello che consente all’artista lamassima fedeltà alle esigenze delsuo dono creativo, è per me dive-nuto, paradossalmente, un “non-luogo”, luogo di estraneità, di schiac-ciamento, di “squassamento” – “luo-go della croce”. L’esaurimento dime stesso, che comprendeva l’esau-rimento di tutte le cose - perchéesaurito me, si esaurivano i mieiocchi del vedere - che mi portò allaconversione alla Chiesa, era unospogliamento globale di me comedi tutta la mia vita e la mia storia.Era il 15 Agosto 1959: ero spintoal passo estremo per la dissoluzio-ne della mia vita, consumata dal-l’impurità, che aveva cancellato ogniiniziativa creativa. Presto la Chie-sa doveva rivelarsi lo stesso corpoe lo stesso sangue dei quali i glo-riosi luoghi di prima erano solosegni. Da ora in poi la mia arte nondoveva più partire dai segni ester-ni, ma dal di dentro della mia fedeancora piccola, ma che il Signoreaveva già assunto nella Sua». (…)

Ciò che distingue l’occhio del-l’artista dall’occhio dell’uomo nor-male è che quello dell’artista è muni-to di una memoria.

È questa memoria che l’artistainfonde nel luogo perché diventistoria, diventi tradizione. È per l’ar-tista che il luogo povero senza memo-ria diventa luogo ricco di memo-ria. Qual è questa memoria che l’ar-tista infonde nel luogo affinché essodiventi storia, tradizione? Il con- >

Un’immagine di William Congdon.

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ANNIVERSARI

37NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2012 m

tenuto di questa memoria non è lamemoria della normale storicità,ma memoria-mistero del dono. Eil contenuto di questa memoria è ilgiudizio di Cristo su di me. “Il donoè luogo privilegiato di giudizio sudi te”, mi è stato detto. La memo-ria del dono muove indietro, quel-la dell’artista è memoria del futu-ro. E difatti, in sostanza, era così lamia pittura nel ‘48: dipingevo in unbuco di cameretta sul Bowery, aNew York, le prime facciate deituguri. Se adesso sono tornato almio inizio dell’Action Painting, cioèad un riinizio, ho dovuto ripeterela via che mi aveva portato origi-nalmente all’Action Painting, attra-verso i luoghi carichi di memoria edi tradizione, per poi liberarmene.Ad un certo punto ho dovuto rico-noscere che l’essere al centro del-l’universo coincide con la mia tota-le sproporzione e squassamento, ilriconoscermi nulla, e dai luoghi ric-chi di storia trovarmi nel buco del-la Croce della bassa milanese, lega-to all’oggettiva obbedienza alla Chie-sa. Solo nel sapermi povero, ina-deguato, posso riconoscere l’Amo-re di Colui che mi ama. E questosuo Amore per me diventa mioAmore per le cose che vedo; è que-st’amore per l’Altro che mi ama chedipinge. Per questo che diventa perme più grande la pittura che io chia-mo “pittura oltre la pittura”. E l’Al-tro, Colui che mi prende in mano,mi diventa giudizio, mi diventaocchio. Nessun luogo come l’arte èluogo del tuo essere giudicato e que-

sto giudizio è per una sproporzio-ne, una povertà, per il tuo spogliartiin modo che il dono creativo sialibero, in modo che non sia più tuo.Tu sei al centro del mondo perchéin qualche modo non sei più nel

mondo - più centrale di così non sipuò essere! È un altro modo, para-dossale, di essere al centro. In mela vocazione all’arte nasce dall’ori-ginale squassamento e ora ritornaallo squassamento».

Il pittore statunitense durante un suo intervento al Meeting dell’ ’87 dal titolo:“L’Arte forma dell’infinito”.

Ricorrono quest’anno i 100 anni dalla nascita del pittore statunitense Wil-liam Congdon (1912-1998). Ospite del Meeting, fin dalla prima edizione– con una mostra dal titolo: “Da New York a Calcutta…e oltre” – con ilpittore americano nacque una grande amicizia e ritornò varie volte in oc-casione di mostre o conferenze. Figlio dell’Action Painting, maturò neglianni un suo stile. Dopo il periodo newyorkese, si trasferì in Italia a Vene-zia, viaggiando di continuo, ma mantenendo lì il proprio studio. Nel 1959si converte al cattolicesimo. Negli anni ‘60 e ‘70 lavora ad Assisi. Dal1979 vive a Gudo Gambaredo, alla periferia di Milano, accanto al mona-

stero benedettino della Cascinazza. Muore il 15 aprile 1998, nel giornodel suo ottantaseiesimo compleanno.Quelli che proponiamo sono alcuni stralci di un intervento che Congdonfece al Meeting nel 1987, durante un conferenza insieme a GiuseppePanza, James Turrell, Massimo Cacciari, introdotti da Rodolfo Balzarotti.

Sul sito del Meeting sono disponibili tutti gli interventi del pittore statu-nitense. Per maggiori informazioni su di lui consigliamo il sito della fon-dazione a lui dedicata: http://www.congdonfoundation.com/

CHI ERA WILLIAM CONGDON

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VITA MEETING

39NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2012 m

Fra le numerose città, che la mostrasui “150 di Sussidiarietà” ha toc-cato quest’anno, una menzione

particolare merita Varese, dove alcunistudenti di varie scuole, colpiti dallamostra, hanno deciso di portarla nellapropria città, insieme alla consulta stu-dentesca.«Grazie alla collaborazionedi alcuni noti storici locali –racconta Massimiliano Ros-signoli, il rappresentante deglistudenti coinvolti nella rea-lizzazione della mostra – abbia-mo aggiunto alcuni pannelliper raccontare gli avvenimenti,le personalità e le realtàimprenditoriali e sociali piùsignificative della nostra pro-vincia». Un’occasione perapprofondire la questione del-la sussidiarietà, analizzandoconcretamente esempi del ter-ritorio Varesino, con lo sco-po di verificare se il princi-pio di Sussidiarietà può tro-vare riscontro anche nella real-tà locale.La mostra, allestita dall’11 al16 aprile, presso la Sala del-la Camera di Commercio, hariscontrato un inaspettatosuccesso: oltre mille visita-tori nei cinque giorni e tan-tissime richieste di prorogadell’esposizione.«Questo splendido lavoro per

noi – confida Massimiliano – è statoimportante. Abbiamo rivalutato lanostra storia, comprendendo come siatestimone di desideri che accomuna-no i giovani a chi la storia la costitui-sce. Nei giorni di esposizione abbia-mo dialogato e ci siamo confrontaticon la cittadinanza, ricevendo apprez-

zamenti da studenti, professori, citta-dini e istituzioni». Insieme a loro inquesto lavoro, il giornalista Robi Ron-za, che aveva suggerito di aggiungereimmagini documentarie e testi sul tema“150 anni di Sussidiarietà a Varese”.«Ovunque ciò sia possibile ritengoopportuno – racconta il giornalista –

che le mostre del Meeting ven-gano in un certo modo radi-cate nel luogo in cui sono rial-lestite, perché siano l’occasio-ne di ritrovare in loco gli echidella medesima vicenda o situa-zione, facendoli riemergere ericonoscere». Prendere sul serioquesta sfida, ha portato a pro-durre per la mostra nuovi pan-nelli che reggevano bene il con-fronto con quelli della mostra-base.«La mostra e l’esperienza fat-ta – concludono i ragazzi - cihanno fortemente aiutato aprendere posizione di frontealla crisi che stiamo attraver-sando; una crisi finanziaria,economica ma anche cultura-le ed antropologica, che diven-ta una sfida, un’opportunitàper mettersi in gioco, muo-vendosi nella realtà, superan-do ostacoli e imparando a vive-re all’altezza dei desideri piùprofondi a cui tende il nostrocuore». Un’occasione, dunque,di crescita per tutti.

AVarese la storiadiventaattualeContinua il viaggio dellamostra dei “150 anni di Sussidiarietà”.A Varese alcuni studenti approfondiscono la storia d’Italia e quella della loro città.

di Giulia Genestreti

Un pannello della mostra allestita a Varese.

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SPETTACOLI 2012

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eetingGIUGNO2012m

Non solo il Libano, ma anche la Spagna e la Russia sono rappresentati all’interno del cartellonedegli spettacoli del Meeting, che comprende 26 appuntamenti, dal teatro al flamenco, dal rock aljazz, dalla musica classica fino agli acrobati e alle marionette.

Che spettacolo!

> 22 AGOSTO 2012Origines TrioConcerto di musica etnica, con l’interpretazione di Valentina Oria-ni, Marco Squicciarini alla chitarra classica e Stefano Dall’Ora alcontrabbasso.

TEATRO D2 ore 19.45

‘> 20 AGOSTO 2012Omaggio ad Andres Segovia.In occasione dei 25 anni dalla morte del chitarrista spagnolo,uno dei più grandi concertisti del Novecento, sul palco unodei sui più brillanti allievi, Piero Bonaguri, con alcune cele-bri pagine musicali del repertorio segoviano assieme a qual-che pezzo nuovo che il maestro ha scritto con amicicompositori, continuando la sistematica collaborazione coni contemporanei, iniziata per arricchire di nuove opere il re-pertorio della chitarra.

> 23 – 24 AGOSTO 2012Le Marionette della MisericordiaDa Milano, a cura dell’Opera Fratel Ettore, spettacolo che ungruppo di ospiti delle comunità sta allestendo sul fondato-re e che debutterà a Rimini. Insieme a loro le marionette del-la celebre famiglia Colla. Lo spettacolo sarà in replica anchevenerdì 24.

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SPETTACOLI 2012

41NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2012 m

> 22 AGOSTO 2012Concerto con corometropolitano ecclesiasticodi San PietroburgoDa San Pietroburgo un concerto eseguitoda 40 monaci. Il programma musicaleconterrà la suite dal tema dei Vespri diRachmaninov, un capolavoro della mu-sica sacra di tutti i tempi, composto nel1915 e considerata l’opera di Rachmani-nov più ispirata.

> 21 AGOSTO 2012En TiDirettamente dalla Spagna arriva lo spet-tacolo con il famoso ballerino e coreo-grafo Luis Ortega e una compagine diballerini e musicisti tra i più importantidi Madrid. Il Vangelo viene rappresentatoattraverso la musica e la danza: unasfida riuscita in questo spettacolo, chemostrerà come l’arte sia in grado di su-scitare sogni e speranze per attrarrel’uomo alla bellezza.

ARENA D3 ore 21.45

‘> 19 AGOSTO 2012The Villager’s OperaSarà lo spettacolo della compagnia liba-nese Caracalla Dance Theatre ad inau-gurare il Meeting: cinquanta ballerini, atto-ri e cantanti, atmosfere scintillanti e sce-nografie moderne e barocche, musicheinebrianti e coinvolgenti per un’opera digrande impatto emotivo e popolare, riccadi particolari e semplice nella narrazione,che desidera parlare al pubblico di ognipaese. A tema, l’amore tra due giovani eil conflitto tra le loro famiglie.

> 23 AGOSTO 2012Casa dolce casa

Uno spettacolo di teatro acrobatico cheracconta le vicissitudini di un gruppo diclochard. La voglia di vivere e l’ingegnodei personaggi in gioco riescono ad af-frontare e a cambiare di segno le avver-sità che incontrano. Otto attori, clown,acrobati, equilibristi, giocolieri prove-nienti dall’Italia e dall’Europa dell’Est:Polonia, Romania e Ungheria. E dalleesperienze più disparate: il teatro, l’artedi strada, il circo sociale e le disciplinesportive.

> 24 AGOSTO 2012È festa

Sarà un concerto con le più belle musichedel rock a chiudere il cartellone deglispettacoli. Sarà realizzato in collabora-zione con John Waters, critico musicale egiornalista, nonché curatore della mostrasul rock, esposta durante la settimana aRimini.

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> 20 AGOSTO 2012Stage di danzaLa compagnia Caracalla Dance Theatresarà protagonista con uno stage didanza per imparare a ballare nel per-fetto ‘stile Caracalla’, uno stile unicoche unisce la tradizione e il folklore li-banese al linguaggio corporeo di Mar-tha Graham.

> 22 AGOSTO 2012Stage di flamencoDalla Spagna, uno stage di flamenco per tutti ivisitatori del Meeting, con artisti della compagniadi Luis Ortega.

> 23 AGOSTO 2012Paolo Jannacci QuartetPaolo Jannacci torna al Meeting, dopo aver accompa-gnato il padre Enzo nel 2009. E ci torna con il Paolo Jan-nacci Quartet, il batterista Stefano Bagnoli, il bassistaMarco Ricci e il chitarrista Luca Meneghello per una se-rata all’insegna del jazz. “La mia sfida è un jazz pertutti”, ama ripetere.

> 21 AGOSTO 2012Shamrock bandTanta musica tradizionaleirlandese, sia nella formacantata che strumentale, inversione rigorosamente folk.

> 20 – 21 AGOSTO 2012Delitto e Castigo di Fëdor DostoevskijL’opera dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij andrà in scena in due atti gra-zie ai ragazzi della scuola superiore bergamasca “La Traccia”. Un tour iniziatodue anni fa e che ha suscitato grande attenzione, tanto da varcare i confinidell’Italia, fino a giungere in Siberia e a Mosca.

TEATRO ERMETE NOVELLI ore 21.30

‘MUISLAND SPAZIO PISCINA OVEST ore 22.00

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Il cinema è la linguafranca della nostra socie-tà. È un mezzo formi-

dabile per indagare la veritàsul mondo. Spalanca la nostraesperienza in modo assai spes-so più efficace di tanti discor-si e di tanti libri». Così dueanni fa si esprimeva il card.Angelo Scola, in un incon-tro al Meeting. Negli ultimianni non sono mancate leoccasioni per apprezzare oriscoprire film importanti aRimini, da Katyn di AndrzejWajda a Popieluszko (chi scri-ve portò, insieme ad altri ami-ci, a presentare il film il regi-sta Rafal Wieczynski), sen-za contare l’inaugurazionedel 2007 con La passione diGiovanna d’Arco di Dreyer,accompagnata dall’esecu-zione dal vivo della colonnasonora. Se il cinema non eraassente dai padiglioni fieri-stici, la novità di quest’annoè rappresentata dalla pre-senza di una vera sala cine-matografica, con una dotazione digrande rilievo tecnologico, gestita dadue esercenti di cinema in Lombar-dia (Andrea Nobile del Palestrina diMilano e Vittorio Mastrorilli del Sil-vio Pellico di Saronno), che quest’annohanno deciso di mettere al serviziodel Meeting la loro professionalità.

La sala cinematografica conterà cir-ca 800 posti e avrà due spettacoli algiorno dal lunedì al venerdì: al pome-riggio un film per le famiglie, alla seraalcuni grandi film delle recenti sta-gioni.Noi di Sentieri del Cinema ci siamooccupati di scegliere i titoli, cercan-do quelle opere che mostrassero da

un lato un’eccellenza arti-stica e allo stesso tempouomini alla ricerca – anchedrammatica – del signifi-cato della propria esisten-za. Da quando abbiamodato vita con alcuni amici(giornalisti e critici cine-matografici, gestori di cine-ma, insegnanti e studentiuniversitari) a questa asso-ciazione, il nostro deside-rio è stato sempre potercomunicare le impressionie le intuizioni sorprese incapolavori e in piccoli film,in opere a tutto tondo e insingoli frammenti da valo-rizzare in pellicole altri-menti poco interessanti. Delcinema ci affascina semprela sua capacità di raccon-tare il presente, le vite degliuomini, i desideri e le con-traddizioni con la possibi-lità di far balenare sprazzidi verità e bellezza. Non-ché le grandi possibilitàeducative: con il linguag-gio, immediato e familia-

re, delle immagini si può coinvolge-re chiunque abbia voglia di scoprirequalcosa di nuovo (uno degli ambitida noi più frequentato è quello sco-lastico). I più fortunati tra noi, perlavoro vedono tanti film ogni anno:una miniera di possibilità, che cer-chiamo di mettere a disposizione dialtre persone, senza presunzione o

ChecinemaalMeeting!Una sala cinematografica vera e propria atterrerà alla prossima edizione del Meeting,con numerosi film di successo e anteprime assolute.

di Antonio Autieri* e Beppe Musicco**

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pregiudizi, ma cercando di vagliaretutto e trattenere, giudicando, ciò chevale. Con quell’atteggiamento di aper-tura imparato da altri, non snobbia-mo nulla, ma prendiamo sul serio tut-to quello che vediamo (come faccia-mo anche con gli stessi artisti, che inqualche caso ci è capitato di cono-scere o di osservare da vicino): spraz-zi di verità possono arrivare dovun-que, anche dove meno te l’aspetti.Il cinema può parlare al cuore del-

l’uomo, usando la sua formidabilecapacità comunicativa, che può esse-re usata splendidamente o misera-mente, secondo la libertà e il talen-to di chi fa cinema. Ma tra tanto squal-lore e banalità, noi continuiamo a sor-prendere e a sorprenderci commossiper la bellezza e la verità che trape-lano tra le immagini di nuovi film, avolte appunto inattesi (da un autoresconosciuto, da un paese lontano, daun regista che finora non ci aveva mai

impressionato positivamente); tantoche impariamo continuamente unaposizione di apertura, che ci fa guar-dare con occhi aperti ogni possibilestoria o espressione creativa.Nell’ultimo anno, si sono visti tantibellissimi film e anche alcuni capo-lavori (ma stiamo cercando di avereanche qualche film non ancora vistoin Italia). Tra tutti abbiamo identifi-cato, sia per bambini e ragazzi cheper adulti, alcuni titoli significativi,cercando non un tema conduttore macome filo rosso la ricerca inesausta diverità (anche nei cartoni animati) epositività. Perfino nel film più stra-ziante, Una separazione dell’iranianoAshgar Farhadi (recente vincitoredell’Oscar per il miglior film stra-niero), si vede in controluce, nellemenzogne di alcuni adulti giudicatida una ragazzina, cosa desidera il cuo-re dell’uomo. Desideri che, magaricamuffati da ansia di vittoria, si pos-sono trovare anche in un campo dabaseball (come in L’arte di vincere conBrad Pitt) o in film per ragazzi e adul-ti che tornano bambini come il bel-lissimo Hugo Cabret di Martin Scor-sese. Desideri che neppure la violen-za spegne, come nello strepitoso TheWay Back di Peter Weir, film appenauscito in Italia dopo due anni di atte-sa, in cui un giovane tenente del-l’esercito polacco evade da un cam-po di concentramento in Siberia duran-te la Seconda guerra mondiale insie-me ad altri compagni di sventura.Quanto a The Tree of Life, capolavo-ro assoluto di Terrence Malick, nes-sun altro film recente ha proposto ildialogo drammatico tra l’uomo e ilsuo Creatore. Nessun altro film, sicu-ramente, potrebbe essere una “lettu-ra” migliore del titolo del Meeting diquest’anno: “La natura dell’uomo èrapporto con l’infinito”.

*Editor in Chief di Box Office perEditoriale Duesse

**Direttore e presidente di Sentieridel Cinema

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MAGGIO 2012SportDance25 maggio - 3 giugno5a Edizione dei Campionati Italiani di Danza Sportivawww.sportdance.it

GIUGNO 2012BTC21 - 22 giugnoLa Fiera degli Eventi 27a Edizionewww.btc.it

LUGLIO 2012Pennabilli Antiquariato 7 - 23 luglio42a Mostra Mercato Nazionale Pennabilli (RN)Palazzo Olivieriwww.pennabilliantiquariato.net

AGOSTO 2012Meeting 19 - 25 agostoFondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoliwww.meetingrimini.org

SETTEMBRE 2012Tecnargilla24 - 28 settembre23° Salone Internazionale delle Tecnologiee delle Forniture all’Industria Ceramica e del Lateriziowww.tecnargilla.itClaytechSezione dedicata alle aziende fornitrici di macchine e attrezzature per il LaterizioKromatechVetrina sulle tendenze estetiche in ceramica

OTTOBRE 2012Sun7 - 9 ottobre30° Salone Internazionale dell’EsternoProgettazione, Arredamento, Accessoriwww.sungiosun.it

Giosun 7 - 9 ottobre27° Salone Internazionale del Giocattolo e dei Giochi all’Aria Apertawww.sungiosun.it

Enada Roma17 - 19 ottobre40a Mostra Internazionale degli Apparecchi da Intrattenimento e da GiocoRoma - Nuovo Quartiere Fieristicowww.enada.it

TTG Incontri18 - 20 ottobre49a Edizione della Fiera b2b del Settore Turisticowww.ttgincontri.it

TTI Travel Trade Italia 18 - 20 ottobre 12a Edizione del Workshop Dedicato al Prodotto Turistico Italianowww.ttiworkshop.it

International Bus Expo18 - 20 ottobrewww.ttgincontri.it

Sports Days26 - 28 ottobreConoscere, Praticare, Investire nello Sportwww.sportsdays.it

NOVEMBRE 2012Ecomondo 7 - 10 novembre16a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibilewww.ecomondo.comOro BluSalone dedicato al trattamento e riuso delle acque InertechSalone sul riciclaggio nel mondo delle costruzioniCittà SostenibileLa via italiana alle Smart Grid

Key Energy7 - 10 novembre6a Fiera Internazionale per l’Energia e la Mobilità Sostenibiliwww.keyenergy.it

Cooperambiente7 - 10 novembre5a Fiera dell’Offerta Cooperativa di Energia e Servizi per l’Ambientewww.cooperambiente.it

Sia Guest 24 - 27 novembre62° Salone Internazionale dell’Accoglienzawww.siarimini.it

GENNAIO 2013Sigep19 - 23 gennaio34° Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria e Panifi cazione Artigianalewww.sigep.it

A.B. Tech expo19 - 23 gennaioSalone Internazionale delle Tecnologie e Prodotti per Panifi cazione, Pasticceria e Dolciariowww.abtechexpo.it

FEBBRAIO 2013Campionati Assoluti di Danza3 - 5 febbraiowww.federdanza.it

SAPORE 16 - 19 febbraiowww.saporerimini.it Selezione Birra Beverage & Co.Esposizione Internazionale di Birre, Bevande, Snack, AttrezzatureMiaMostra Internazionale dell’AlimentazioneMSE Mediterranean Seafood ExhibitionSalone Internazionale delle Tecnologie e dei Prodotti della PescaOro GialloSalone Internazionale dell’Olio Extravergine di OlivaDiVino LoungeWine, Food and MoreCooking PastaEsposizione e degustazione dedicataal settore pastario

FrigusRassegna specializzata dei surgelati e attrezzature per il ciclo del freddo

MARZO 2013Nightshow8 - 10 marzo1° Salone Annuale di Attività e Tecnologie connesse alla Nottewww.nightshow.eu

Internet Show8 - 10 marzo1° Salone Annuale delle Attività che operano attraverso Internetwww.internet-show-rimini.com

Enada Primavera13 - 16 marzo25a Mostra Internazionale degli Apparecchi da Intrattenimento e da Giocowww.enadaprimavera.it

MANIFESTAZIONI BIENNALI O TRIENNALI 2013 Packology11 - 14 giugno2° Salone delle Tecnologie per il Packaging e il Processingwww.packologyexpo.com

T&T - Tende & Tecnica10 - 12 ottobre7a Biennale Internazionale dei Prodotti e Soluzioni per la Protezione, l’Oscuramento, il Risparmio Energetico,la Sicurezza, l’Arredamentowww.tendeetecnica.it

SAL.VESalone dei Veicoli Ecologici

Networking Fare business in un quartiere tecnologico, funzionale, con 110mila mtq espositivi, 11mila posti auto, oltre 1,5 milioni di visitatori ogni anno. In un territorio centro dell’innovazione, accogliente, dinamico.

Real TimeRaggiungere la Fiera da ogni parte del mondo con l’aeroporto internazionale Rimini – San Marino collegato ai principali hub europei www.riminiairport.it o comodamente in treno da ogni parte d’Italia con la stazione ferroviaria di linea (Milano – Bari) interna al quartiere fi eristico www.riminifi era.it/stazione.

Multi ChannelHotel & Food Industry, Technology & Environment, Entertainment & Leisure, Travel & Tourism.Quattro distretti fi eristici e 30 manifestazioni altamente specializzate dedicate a specifi ci target e mercati.

GreenUn quartiere all’insegna del basso impatto ambientale. Un’organizzazione incentrata sulle best practices, in una città dove l’ambiente è in primo piano.

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