Notiziario Meeting giugno 2011

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RIVISTA DELLA FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ANNO XXXI GIUGNO 2011 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00 NOTIZIARIO 2 eeting m Oltre le certezze per guadagnare ciò che il cuore desidera

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La rivista trimestrale della Fondazione Meeting

Transcript of Notiziario Meeting giugno 2011

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R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ AM I C I Z I A F R A I P O P O L I

ANNO XXXIGIUGNO2 0 1 1

Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

NOTIZIARIO

2eetingmOltre le certezzeper guadagnareciò che il cuoredesidera

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Vivere sicuri non è solo un desiderio.È un diritto.

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EDITORIALE

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Come editoriale proponiamo l’articolo di Emilia Guarnieri pubblicato da Il-Sussidiario.net il 16 giugno 2011.Due grandi evidenze vediamo sempre più drammaticamente presenti at-torno a noi, ma soprattutto dentro di noi. La prima è la paura di fronteall’incertezza della vita, il disagio e la sofferenza che implica qualunqueprecarietà, qualunque mancanza di sicurezza, qualunque rischio che la re-altà propone. Questa percezione, questo dato dell'esperienza, ci costringea riconoscere che l'uomo invece è fatto per la certezza, la desidera, la cercae soffre quando non la trova oppure quando scopre di avere affidata la spe-ranza a qualcosa che poi rivela la sua illusione.

Non bastasse questo, c'è la seconda evidenza, dettata daldogma del pensiero relativista che afferma che è impossibilepervenire alla certezza. L'uomo non sarebbe in grado di rag-giungere certezze. Questo equivale a dire che l’uomo non è ingrado di raggiungere la realtà, non è in grado di conoscere ve-ramente se stesso e quello che ha attorno.Il Meeting di quest’anno si colloca nel contesto della sfida co-stituita da queste due evidenze, per scoprire se veramente il no-stro destino è l'affermazione di Sartre: “Cosa sono le mie mani?La distanza incommensurabile che mi divide dal mondo degli og-getti e mi separa da essi per sempre” e quindi l’impossibilità di un

rapporto con le cose che toglie il senso e il gusto del vivere. Oppure se esi-ste la possibilità di affermare un senso e una utilità della vita, poiché, comedice Pavese: “Non c’è cosa più amara dell’alba di un giorno in cui nulla acca-drà, non c’è cosa più amara dell'inutilità”.Se desideriamo una certezza, questo desiderio è la prova che una certezzadeve pur esserci. Non ci si può esimere dal tentativo di guadagnarla, nonsi può evitare il rischio di lanciare la spada oltre le cose già note per tro-vare ciò che il cuore desidera, come dice il guerriero della Ballata del Ca-vallo bianco di Chesterton, che sarà rappresentata al Meeting. Ma, appunto,la spada va lanciata, la certezza va conquistata in un percorso, non arrivaal di fuori di un cammino e di una responsabilità, implica un percorso dellaragione e dell’esperienza umana.Occorre qualcosa che sfidi la paura di lanciarsi nell’avventura della vita. Hascritto il poeta Carlo Betocchi: “Ciò che occorre è un uomo/ non occorre la sag-gezza,/ ciò che occorre è un uomo/ in spirito e verità;/ non un paese, non le cose/ciò che occorre è un uomo/ un passo sicuro e tanto salda/ la mano che porge, chetutti/ possano afferrarla e camminare/ liberi e salvarsi”.

LA SPADAVA LANCIATA,LA CERTEZZAVA CONQUISTATAIN UN PERCORSO

Lanciamo la spadaoltre le cose già note

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Anno XXXI - N. 2, Giugno 2011Questo numero è stato chiuso il 29/06/2011

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE:Matteo LessiREDAZIONE: Filomena Armentano, Vanni Casadei, ErikaElleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna MenghiFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a dire-zione e coordinamento di Fondazione Meeting):Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

NOTIZIARIO

In copertina:Il Meeting in costruzione,volontari all’opera

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SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

«O GIOIA, TU SAI BENE CHE SE SOFFRO TANTO, È A CAUSA TUA, PERCHÉ NONTI HO RINNEGATA. O GIOIA, TU SAI BENE CHE SE GRIDO COSÌ FORTE, È A CAUSATUA, PERCHÉ SENTO ANCORA LA TUA CHIAMATA». (FABRICE HADJADJ - JOBOU LA TOURTURE PAR LES AMIS)

EDITORIALELanciamo la spada oltre le cose già note 3

IN-MOSTRA 2011

Cafarnao Oggi con gli occhi di 2000 anni fa 21di Filomena Armentano

L’avventura della conoscenzatra domande e certezze 25di Mario Gargantini

Ante gradus La carità si fece bellezza 29di Mariella Carlotti

Amleto, Faust, Zivago 31di Giovanna Parravicini

Borromeo, pioniere dei tempi moderni 33di Danilo Zardin

SPECIALE UNITÀ D’ITALIAÈ Festa 17di Erika Elleri

SPETTACOLI 2011Unmondo di spettacoli 36La ballata del cavallo bianco 41di Edoardo Rialti

Il grido di Giobbe l’uomo fatto per la gioia 45Di Flora Crescini

SPECIALE ONUNazioni unite Popoli uniti 6di Matteo Lessi

SPECIALE UNITÀ D’ITALIA150 ANNI DI SUSSIDIARIETÀ 14di Gianluigi Da Rold e Giorgio Vittadini

IN-MOSTRA 2011La sapienza risplendetra Medioevo e Rinascimento 18

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SPECIALE ONU

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Bisogna cercare un po’, trai corridoi degli ufficiprovvisori delle Nazioni

Unite, per trovare la famosa ve-trata di Chagall, spostata dalla suasede originaria causa i lavori di ri-strutturazione del Palazzo di Ve-tro. Anche lì mantiene tutto il suoeffetto e la sua bellezza. Gli uffici,le sale, i corridoi della sede del-l’istituzione mondiale per eccel-lenza non aiutano a immaginareun luogo in cui si promuova laconvivenza fra i popoli. Fermarsiinvece, anche solo un attimo, difronte alla vetrata di Chagall,densa di simboli di pace e amore,aiuta il cuore a ricordare che il de-siderio dell’amore e della pace fragli uomini non è qualcosa di uto-pico. Come ha detto Chagall:“L’amore per tutto il mondo è lacosa più importante, come pure lalibertà. Quando perdi la libertà,perdi l’amore”.

Il 19 maggio a New York, ilMeeting è per la prima volta alleNazioni Unite, a raccontarsi comeesempio di un’esperienza di libertà

e amicizia reale, come luogo di li-bertà, in cui è possibile confron-tarsi, guardare con serietà al pros-simo imparando di più su noistessi e sugli altri. Presenti unaventina di rappresentanti di paesi,funzionari dell’organizzazione,personaggi del mondo americano,in totale oltre cento persone nellaconference room n.6 per ascoltarela storia di un evento che è quasil’incarnazione dell’opera di Cha-gall.

A raccontare questa storia unprofessore ebreo americano, undocente egiziano e una professo-ressa riminese per documentarecome la pace e l’amore fra gentediversa sia qualcosa di possibile.

Ed il Meeting, pur in un luogoin cui di cose strane se ne vedono,tra scolaresche in visita, persone diogni parte del mondo, sale dove sisvolgono riunioni sui temi più di-sparati, suscita curiosità.

Come ricorda l’ambasciatoreAntonio Bernardini della Rappre-sentanza Permanente d’Italia in-troducendo l’incontro: “Alcuni

tratti del Meeting sono partico-larmente rilevanti per il nostro la-voro alle Nazioni Unite: la curio-sità, il dialogo e l’amicizia. Insecondo luogo sottolineo il cuoredel Meeting, centinaia di personeche lavorano gratis all’organizza-zione di questo evento. La loropartecipazione prova che il Mee-ting ha basi solide”. Scorrononella sala le immagini del Meetinge sono i volontari stessi a raccon-

Nazioni unitePopoli uniti

In alto, al tavolo Joseph Weiler, Emilia Guarnieri, Antoni

Per la prima volta nella sua storia il Meetingè stato nell’istituzione mondiale per eccellenza.Il riconoscimento di un’esperienza e di un’amiciziache ha i confini del mondo, luogo di incontro per chiunque.

di Matteo Lessi

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tare in alcune interviste quello cheè possibile vivere a Rimini: “Ma setanta gente viene qua, ci sarà qual-cosa di grande da scoprire”, diceun volontario nel’intervista finale.In questa sala, una delle tante deigrandi uffici dell’Onu, ci sono de-gli uomini.

E sono gli uomini che dannovoce alle grandi aspirazioni e aigrandi desideri: Chagall attraversoquella splendida opera d’arte, al-

cuni amici riminesi attraverso ilMeeting. “Ci sentivamo un po’come le prime comunità cristianeche non avevano una ideologia odei principi astratti da difendere –racconta Emilia Guarnieri – masoltanto un’esperienza umana davivere e con la quale incontraretutto e tutti. Avevamo una innatasimpatia verso tutte le espressionidell’uomo, certi che tutti gli uo-mini hanno lo stesso cuore e lo

stesso desiderio di felicità e dibene. Eravamo certi che questodesiderio può unire gli uomini erenderli amici”. E a testimoniarequesta esperienza di amicizia cisono Joseph Weiler e FarouqWael. Weiler, ebreo, professore difama mondiale, giurista, si pre-senta con spille sulla kippah verdi-bianco-rosse, guarda in faccia ipresenti ed è come se rispondesseancora una volta allo scettici- >

io Bernardini e Wael Farouq presentano il Meeting per l’amicizia fra i popoli ai delegati delle Nazioni Unite

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SPECIALE ONU

smo che alcuni suoi amici ave-vamo espresso la prima volta chevenne al Meeting: “Cosa ci fa unebreo ad un raduno di cattolici?”.E la risposta sono gli aggettivi cheWeiler usa per definire i caratteridel Meeting: “Unicità, aperturaintellettuale, vita, gioventù, fami-glia, gravitas, gratuità – affermaWeiler – queste sono le caratteri-stiche del Meeting, un fenomenoche esce dall’esperienza solitadella Nazioni Unite o di politicainternazionale. Non è un’organiz-zazione politica, non è un orga-nizzazione per attività di lob-bying. È un’esperienza umana, è larealizzazione a livello privato deipiù profondi ideali delle NazioniUnite: Nazioni Unite, PopoliUniti”.

Popoli che si incontrano dovenon si sarebbe mai immaginato.È la storia di Wael Farouq, cheracconta dell’incontro con il Mee-ting e della nascita del MeetingCairo, di un gruppo di personeche hanno incarnato lo spirito delMeeting in Egitto (cfr. NotiziarioMeeting di Dicembre 2010): “Ciòche questo gruppo – commentaWael Farouq - ha fatto e l’esi-stenza stessa di questo gruppo nonè altro che il risultato dell’espe-

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In alto, i delegati ascoltano gli interventi del relatori. Sopra, un momento della presentazione

>

Dal discorso di Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra ipopoli, alle Nazioni Unite, NY 19 maggio 2011

Spesso per definire il Meeting diciamo che“abbiamo investito sul cuore dell’uomo”.“Non dobbiamo avere paura dell’uomo” dicevaGiovanni Paolo II proprio in occasione dellaSua visita qui all’Onu nel ‘95. E poco prima,in quel suo discorso, aveva invitato ad “unosforzo comune per costruire la civiltà del-l’amore”, sottolineando che “l’anima della ci-viltà dell’amore è la cultura della libertà”.Ed era stato proprio Giovanni Paolo II al Mee-ting nel ‘82 ad usare le stesse parole “co-struite la civiltà della verità e dell’amore”.

Non credo che queste consonanze, questi ri-mandi siano casuali.Il Meeting è indubbiamente una piccola realtà,ma ci sentiamo anche noi descritti da questocompito di costruzione della civiltà dell’amore,

proprio in quanto ci sentiamo definiti daquella fiducia nell’uomo, che non si identificacon l’irragionevole ottimismo di chi non si ac-corge della violenza, delle guerre, del male chec’è attorno a noi e dentro di noi.Ma nella vita quotidiana e anche in questitrent’anni di Meeting abbiamo visto tantiesempi di bellezza, di solidarietà, di gran-dezza, di speranza, di costruzione, di lavoro.Abbiamo visto musulmani abbracciarsi conebrei e cantare insieme alla cena dello Sha-bat, carcerati venuti al Meeting da carceri dimassima sicurezza a raccontare in una mo-stra il proprio percorso di cambiamento.E sono proprio questi esempi che documen-tano che il cuore dell’uomo è capace di desi-derare il bene e il bello ed è altrettanto capacedi spendere la vita per costruirlo.

“ABBIAMO INVESTITO SUL CUORE DELL’UOMO”

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SPECIALE ONU

rienza che abbiamo vissuto alMeeting di Rimini: un’esperienzadi liberazione da stereotipi e pre-giudizi. Abbiamo riscoperto e re-cuperato la fede nella nostra ca-pacità di fare e di cambiare. Il verodialogo è solo una esperienza co-mune che non può essere vissutasenza gli altri. Il vero dialogo èuna costante per la costruzione disé e del mondo. La più impor-tante, forse, è che la base del dia-logo è la differenza. Il dialogo, in-fatti, dovrebbe essere basato su unincontro, poiché è nell’incontroche la persona fa posto, nella suavita, a un’altra persona e cominciaa scoprirla”.

Si conclude la presentazione,nascono subito domande e richie-ste: il vice della rappresentanzaegiziana chiede il discorso diWael, la rappresentanza russa do-manda come si fa a partecipare alMeeting perché vorrebbe invitaredelle persone, altre fondazionichiedono informazioni e oppor-tunità di collaborazione.

È sera, il palazzo di vetro si il-lumina. L’occasione era unica: oneshot, one kill. Sarà la vetrata diChagall, sarà il fatto che tra i tantimeeting per un’ora e un quartoc’era anche “il Meeting”, sarà cheproprio Giovanni Paolo II invitò irappresentanti delle Nazioni unitea dare fiducia all’uomo, adessoquel palazzo sembra più umano esmosso da qualcosa.

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“La realizzazione a livello privato degli ideali delle Nazioni Unite”

Il Meeting è un evento dove a regnare è la ra-gione. Il luogo dove non si persegue un’ade-sione frutto della mera fedeltà, perché ilmetodo preferito è quello della “persuasioneragionata”, un’adesione cui non si approdachiudendo la mente né i padiglioni del Mee-ting. Tale apertura non deve essere confusacon il relativismo o lo scetticismo epistemico.Qui la divergenza è accolta con cortesia, ri-spetto e, tuttavia, proponendo con ragione ledovute argomentazioni. Qui vedono la luce igiudizi morali; trova chiarezza la vaghezza

epistemica. Questo è il luogo dove regnal’emozionante intensità che si origina dallaseria ricerca della verità.Il Meeting è un fenomeno al di fuori del-l’esperienza abituale delle Nazioni Unite o daimeccanismi della politica internazionale. Nonè una ong, non ha un’agenda politica, non èuna lobby nata per perseguire un risultato. Sitratta di una esperienza umana. Eppure è larealizzazione, a livello privato, dei più pro-fondi ideali delle Nazioni Unite. Nazioni Unite,Popoli Uniti.

“L’incontro con l’altro”

È significativo per me essere qui alle Na-zioni Unite – in questo luogo che incarnail sogno dell’umanità di unità e di pace -per parlare di un altro luogo che realizzaquesto sogno per una settimana ognianno, per parlare di questa specie di Na-zioni unite che si svolge a livello più po-polare, in un luogo libero dal fardello deiconflitti, dalle tentazioni di interessi pri-vati e dalle ideologie fuorvianti.Difficile cogliere con le parole questoevento. Non ci sono parole che possanoesprimere gli innumerevoli momenti disorpresa, di curiosità e di speranza, cosìcome i milioni di cuori che battono alritmo di gioia, armonia e amore, e i milionidi occhi che il Meeting di Rimini ha apertoa un diverso mondo, permettendo loro divedere che la riflessione di sé è realizzata

attraverso l’incontro con "l’altro".Forse Emilia e le sue amiche che si sonoincontrate in pizzeria più di trent’anni faimmaginavano che la parola "meeting"che hanno scelto come titolo per il loro fe-stival estivo sarebbe diventata un per-corso di conoscenza e un nuovo mezzo perscoprire se stessi e il mondo? Erano sem-plicemente un gruppo di giovani deside-rosi di celebrare e conoscere gli altri e cosìhanno scelto la forma più semplice e pro-fonda. La parola meeting non esclude l’in-terazione umana di stampo tradizionale, opregiudizi, non è un forum, una confe-renza, un seminario, un festival o unafesta. Una riunione è uno stato di aperturaa qualsiasi evento che unisce le persone,uno stato che non è determinato solo dopoil Meeting.

DAGLI INTERVENTI DI WAEL FAROUQ E JOSEPH WEILER, ALLE NAZIONI UNITENY 19 MAGGIO 2011

Sopra, Francis A. Chullikatt, nunzio aposto-lico presso le Nazioni UniteA lato, Joseph Weiler

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BREVI

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Come andrà a finire è prestodirlo. È intanto certo che i 10cortometraggi scelti dalla giuriadel Meeting Rimini Film Festi-val tra quelli arrivati anche daIran, Cina, Brasile, Stati Uniti,Gran Bretagna, Spagna, ver-ranno presentati nelle due pre-view di Roma (24 giugno, ore 20,alla Casa del Cinema), appunta-mento che si fregerà della pre-senza del presidente della giuriaKrzysztof Zanussi e del registaAlessandro D’Alatri (che ha gui-dato la commissione nel corsodella passata edizione), e NewYork (17 giugno).Ovviamente, la proiezione e lapremiazione dei corti vincitoridel festival è fissata per il 24 ago-sto alle 21,45 nella Sala Neridella Fiera di Rimini. Intanto, ègià all’opera la giuria capitanatada Zanussi e che vanta tra le fileVito Sinopoli (direttore e re-sponsabile della rivista BestMovie), Salvatore Petrosino (di-rettore della facoltà di “Film Ani-mazione e Produzione” alla Schoolof Visual Art di New York), An-drea Piersanti (giornalista e do-cente di “teorie e tecniche degliaudiovisivi” all’Università La Sa-pienza), Pietro Sarubbi (attore edocente della Civica Scuola

d’Arte drammatica Paolo Grassidi Milano), Pina Traini (giorna-lista della sala stampa della SantaSede), Alessando Casanova (re-sponsabile del progetto RadioCinema), Vittorio Giacci (presi-dente dell’ACT Multimedia) eMonica Maggioni (giornalistaRai). Giurati d’onore, vaglie-ranno solo i 10 selezionati, sonolo sceneggiatore Vincenzo Ce-rami e D’Alatri.

A ROMA EA SANMARINOLE PRESENTAZIONIUFFICIALI

Il cardinal Jean Louis Tauran e ilministro Franco Frattini testimo-nial del Meeting a Roma. I due,infatti, hanno partecipato alla pre-sentazione del 15 giugno 2011nella cornice dell’Ambasciatad’Italia presso la Santa Sede cheha svelato in via definitiva l’attesoprogramma del festival culturalepiù frequentato d’Europa. Insiemea loro anche Emilia Guarnieri eGiorgio Vittadini.Anche quest’anno inoltre si terràla tradizionale presentazione delMeeting nella Repubblica di SanMarino, storico partner del-l’evento riminese. La data è fissataper l’8 luglio. Sul palco del Kur-saal in anteprima Ambrogio Spa-ragna che offrirà un assaggio dellospettacolo inaugurale della XXXIIedizione.

In un incontro presso il ministero degliesteri italiano del 5 aprile, a cui era pre-sente anche l’ambasciatore giapponese inItalia Hiroyasu Ando, il ministro Frattini,insieme all’ambasciatore Petrone, ha illu-strato le iniziative di “Italia in Giappone2011”. Tra queste è previsto anche un in-contro promosso dal Meeting con a temail dialogo tra cristianesimo e buddhismo.

DIECI CORTI A ROMA E A NEW YORK

ITALIA-GIAPPONE 2011:UN INCONTROSUL DIALOGO INTERRELIGIOSO

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SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

14NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2011m

Perché celebrare il centocin-quantesimo anniversario del-l’unità di Italia? Potrebbe esse-

re un’occasione per riscoprire una veraidentità nazionale, garantire una mag-giore coesione al Paese, spiegare sen-za alcuna retorica quale fu il vero pro-cesso di unificazione politica italia-na. La giornata del 17 marzo ha datosegnali moderatamente percepibili,ma il dibattito tra storici, politici esui mass media sembra ancora lon-tano da un reale approfondimento suche cosa accadde nel 1861 e su quel-lo che è avvenuto dopo. Difficilmenteè emersa l’autentica realtà del popo-lo italiano che è passato attraverso ilRisorgimento. Si punta in genere piùsui protagonisti politici dell’unifica-zione, anche dei dissidenti e degliavversari di quel complesso processopolitico, piuttosto che sull’impattoche quello stesso processo ebbe sul-le popolazioni italiane separate in Sta-ti differenti.Senza alcuna presunzione, la Fonda-zione per la Sussidiarietà intende par-tecipare a questo anniversario pro-ponendo un’originale riflessione: unamostra, che sarà inaugurata al Mee-ting di Rimini di quest’anno, dal tito-lo "Centocinquanta anni di sussidia-rietà". L’iniziativa è stata inserita nelcalendario ufficiale delle ricorrenzepreviste dallo Stato e sarà inaugura-ta dal Presidente della Repubblica,

Giorgio Napolitano.Con il contributo di storici, esperti esoprattutto di studenti universitari,la mostra di Rimini cercherà di illu-strare proprio quello che è avvenutodal 1861 a oggi nel corpo vivo delpopolo italiano. I protagonisti dellamostra saranno proprio gli italianiche, in diversi modi, hanno contri-buito con il loro lavoro, le loro mil-lenarie tradizioni, il loro impegnosociale e politico a costruire un gran-de Paese, un cardine dell’Europa e unindiscusso punto di riferimento del-la cultura e della civiltà occidentale.La considerazione di fondo, che almomento nessuno pare confutare, èche l’Italia, prima ancora di diventa-re uno Stato unitario è stata una gran-

de civiltà, ricca di diversità unifican-ti, come ha ricordato Benedetto XVInei suoi messaggi al Presidente del-la Repubblica e all’Anci. Il Paese del-le cento "splendide capitali", delle suecattedrali e delle sue centinaia e miglia-ia di botteghe di grande artigianato,ha avuto un credo comune, una lin-gua comune, una radicata tradizionecomune, una diffusa cultura comu-ne, prima ancora di avere leggi uni-tarie, un unico Parlamento, una solapolitica estera e una sola moneta.L’Italia, con l’innata creatività dei suoitanti piccoli imprenditori, con l’amo-re per il lavoro "fatto da Dio", con lacapacità del suo popolo di leggere larealtà e di introiettare la lezione del-l’esperienza, è un fulcro della civiltàoccidentale ed europea.È la premessa di questa realtà incon-futabile, il retroterra di questa civil-tà italiana che è riuscita ad assorbireanche quello che, a tanti scettici, èapparso come uno "strappo" politi-co, il Risorgimento. Si può ancheaggiungere che qualsiasi "strappo"politico, qualsiasi follia o caduta nel-la più assurda irrazionalità non abbiamai cancellato o inquinato la faldaprofonda della civiltà italiana.In questo modo, con queste conside-razioni di fondo, la mostra di Rimi-ni sui "Centocinquanta anni di sus-sidiarietà", affronta quattro periodicruciali dal 1861 a oggi, aggiungen-

150annidi sussidiarietàLa storia del nostro paese è sempre stata caratterizzata da grandi cambiamentia cui il popolo non si èmai sottratto. Unamostra al Meeting racconterà la storia di questo popolo,al di là delle interpretazioni tradizionalistiche del Risorgimento, offrendo spunti per affrontare il presente.

di Gianluigi Da Rold e Giorgio Vittadini

Il logo ufficiale delle celebrazioni

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SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

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Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante il discorso alle Camere il 17 marzo scorso

do una quinta parte di giudizio suuna storia che è relativamente breve,ma che affonda in un profondo "poz-zo del passato". Ecco l’Italia che appa-re come Stato nel 1861, con con-traddizioni e problemi sociali seco-lari, ma che è già dotata di una retedi solidarietà e di carità cristiana sco-nosciuta in altri Paesi. È l’Italia cheaffronta il primo sviluppo industria-le, creando associazioni dal basso,mutue ed embrioni di welfare azien-dali e proto-sindacali. È l’Italia che,divisa da rancori politici e da una bar-riera tra Nord e Sud, riesce a unifi-carsi nell’azione del movimento cat-tolico e operaio per migliori condi-zioni di vita nelle fabbriche. È l’Ita-lia che rispetta la persona, che è sem-pre attenta ai più deboli, e che esal-ta l’azione dei suoi santi sociali. Ècerto l’Italia del trasformismo poli-tico, ma nello stesso tempo della nasci-ta delle sue banche cooperative, popo-lari, delle casse di risparmio.Nella seconda parte della mostra ilsipario si apre sulla duplice tragedia,la prima grande guerra mondiale epoi del fascismo, la notte politica che

mortifica le iniziative, che comprimele libertà, che innalza a statolatrial’azione dello Stato. Ma anche in que-sto, la passività degli italiani nonrinuncia alle sue tradizioni più pro-fonde. Conclusa la nuova tragediadella seconda guerra mondiale, l’Ita-lia vive due momenti esaltanti, checostituiscono altre due sezioni dellamostra. Il primo è costituito da unrinnovato patto unitario di convi-venza civile. Tra mille difficoltà, tragiochi internazionali ad alto rischio,tra contrasti ideologici duri e pro-fondi, la nuova classe politica italia-na riesce a varare una carta costitu-zionale che unifica il Paese nuova-mente. Tra luci e ombre, tra contra-sti e contraddizioni, di fatto, l’Italiaritorna a essere un Paese democrati-co.Seguirà un secondo momento esal-tante: la ricostruzione e il boom eco-nomico. Inspiegabile per ogni dot-trina o teoria macro-economica, l’Ita-lia tra il 1951 e il 1963 realizzerà ilcompleto sviluppo industriale, conuna collaborazione insperata tra impre-sa pubblica, impresa privata e lavo-

ratori che, prima delle loro scelte eco-nomiche, hanno a cuore il loro lavo-ro e lo sviluppo delle loro aziende. Ilmiracolo, pur tra le inevitabili con-traddizioni e distorsioni, non sarà soloquello della promozione dell’Italia agrande potenza industriale, ma anchequello antropologico di una collabo-razione tra vari ceti sociali e tra i rap-presentanti di istituzioni pubblicheche raramente si era vista prima. Lastessa scelta atlantica dell’Italia favo-rirà un nuovo ruolo internazionaleimportante e favorirà lo stesso svi-luppo economico europeo.Anche in questo caso, si vedono isegni dell’antica civiltà italiana, le suetradizioni millenarie: la tenuta dellafamiglia, la vocazione al risparmio, lapassione per il lavoro, l’attaccamen-to alla propria comunità locale inse-rita in una comunità più grande chediventa nazione a tutti i titoli.In questo percorso, la mostra del Mee-ting non vuole affatto proporre veri-tà ultimative, ma vuole solo offrireuna riflessione sull’originalità del-l’identità italiana. Solo un giudizio,che è sempre doveroso.

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SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

“Nel mezzo del cammin di no-stra vita...”. Prenderà le mossedal verso più famoso, anzi popo-

lare, della storia della poesia italianalo spettacolo inaugurale del Mee-ting, quello dedicato ai 150 anni diunità nazionale, dal titolo “È festa”,che vedrà in scena Ambrogio Spara-gna, con alcune letture curate dalpoeta Davide Rondoni. Tutto acca-drà in piazza Cavour a Rimini, il 21agosto, con un ritorno del Meetingcon il suo spettacolo inaugurale nelcuore della città.

L’incipit della Commedia sarà into-nato non come si sente distratta-mente a scuola e neanche comehanno fatto Gassman, per un verso,e Benigni, per l’altro, a teatro.“Inizieremo lo spettacolo – spiega ilmaestro Sparagna - con le note diDante, sommo poeta che preferival’endecasillabo, il metro del cantopopolare italiano. Noi intoneremoquei versi alla maniera degli stornel-latori. È impressionante immaginarecome ogni festa popolare, questoviene fuori da anni di studio appro-fondito, iniziasse proprio con questiversi”.Quello di Sparagna è un ritorno alfestival di fine agosto. “Ho avuto lasensazione che da voi esiste questosegno di appartenenza e questo c’en-tra col motivo della nostra festa.Paese vuol dire non essere soli ecredo che questo sia un segno fortis-simo che al Meeting si esprime conforte appartenenza dettata dal le-game di fede”Il maestro ha legato la sua vita, sin daquando era adolescente, allo studiodella musica popolare. Perché?“Vengo da un paese piccolo e da unafamiglia dove mio padre e miononno sono stati musicisti popolari.Il canto popolare per me era avere unrapporto con la mia storia, con lamia identità, soprattutto quandosono andato a Roma a studiare.Oggi, dopo aver fondato numerosescuole e orchestre, la musica popolaremi serve ancora perché io non voglio

vivere da solo ma in comunione congli altri e in questo cercare un rap-porto con la fede e con la speranza, lamusica è il più grande degli stru-menti di misericordia”.La musica popolare piace molto allagente riscuotendo un successo dipubblico sempre più ampio. “Perchéquello è il luogo dove la gente è pro-tagonista. Io, poi, negli spettacolicerco di rompere quel segno di di-stacco che in genere esiste tra l’arti-sta e il fruitore dell’arte: la musica sideve declinare con gli altri, non è unfatto creativo assoluto, vive in rap-porto con le persone. Io ricordo l’ul-tima volta che sono stato al Meeting,le migliaia di ragazzi che ballavanodurante il nostro concerto, il segno diuna partecipazione sincera”.E sarà ancora una volta una grandefesta, questa volta in piazza Cavour,parola di Ambrogio Sparagna. “Unagrande festa popolare, di gioia e diarmonia per raccontare la bellezzadello stare insieme, la comunionedello stare insieme e la forza che conla musica uno possiede per affrontarei momenti difficili. La musica deicanti popolari della tradizione ita-liana, che dal nord al sud è protesa acostituire questa identità molteplicema vera. Così come, inoltre, solo ilcanto popolare religioso sa fare”.Accanto a Sparagna, come in unajam session degna dei più ecletticijazzisti, in scena sarà Davide Ron-doni. “Il valore dello spettacolo?L’Italia è un’aspirazione, è un desi-derio più che una cosa realizzata. Bi-sogna continuare a desiderarla que-sta Italia patria dell’arte, ispiratricedella pulsione dell’uomo verso ilbello e il giusto. Ogni volta che cisembra fatta ci accorgiamo che qual-cosa non funziona e dobbiamo co-minciare a desiderarla di nuovo. Lapoesia e la musica, quando sonobelle, non hanno bisogno di grandicostruzioni. Questo spettacolo saràun incontro un po’ selvatico, conqualche mia incursione poetica af-finché non smettiamo mai di desi-derarla, questa Italia”.Ambrogio Sparagna

È Festa“Nelmezzo del cammin di nostra vita...” ci ritroveremo il 21 di agosto inPiazza Cavour a Rimini per cantare e ballare con Ambrogio Sparagna,Davide Rondoni e Gianni Aversano. Perché lamusica è il più grandestrumento dimisericordia e per non smetteremai di desiderare l’Italiadel bello e del vero, per una notte della taranta tutta nazional-riminese.

di Erika Elleri

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Da un’epigrafe che leggiamoin calce alla superba Ma-donna duecentesca di Sivi-

gnano, “Nel grembo della Madrerisplende la sapienza del Padre”,trae ispirazione il titolo della mo-stra, curata da Lucia Arbace e daun folto comitato scientifico, nellaquale verrà presentato un insiemeassolutamente eccezionale di di-pinti e sculture lignee di areaabruzzese che coprono l’arco cro-nologico tra la fine del XII e gliinizi del XVI secolo.È la certezza che proviene dalla sa-pienza a stringere un nesso con-cettuale fra queste superbe raffigu-razioni mariane, che fondono ilcarattere popolare con l’intona-zione aulica della regalità di Maria“sedes Sapientiae” e Madre.Alcune di queste opere non furonoindenni dai terribili effetti del ter-remoto del 2009. Il loro restauro èla prova di come le Soprintendenzed’Abruzzo si siano date da fare perrestituire all’antico splendore e allafruizione del pubblico, un patri-monio d’arte straordinariamenteimportante e amato, benché ancoratroppo poco conosciuto, testimonedi una sintesi di influssi di variaorigine culturale e di una devozioneprofondissima, che si manifesta

tuttora nelle processioni e nellapresenza, in Abruzzo, di una fittaserie di santuari.

La mostra di Rimini comprenderàuna ventina di esemplari di note-voli dimensioni, fra i quali nonmancano alcune Maestà più grandidel naturale, che nell’imponenzadella rappresentazione e nella sma-gliante veste cromatica esercitanosu qualunque osservatore un in-dubbio fascino, ed è caratterizzatadal forte accento sul quale si fondail titolo.Rispetto alle due edizioni prece-denti, del Castello di Celano e delBuonconsiglio, questa riuniràesemplari medievali e rinascimen-tali, in una continuità sancita in-nanzitutto dal tema mariano e poidalla connotazione geografica, che,sul piano stilistico, si riveste di unapeculiare intensità; le Madonnecon Gesù Bambino ostentano in-fatti una intensa vivacità di affetti,sia quando sono atteggiate allapensosa severità degli sguardi, siaquando entrano in affabile rap-porto con chi le osserva.Per questa ragione non sono mai“distanti”, perché sono concepitein un dialogo; affermano in talmodo sia la loro umanità, ma nelcontempo la loro divinità, segnoeloquente di come l’arte popolaresia innanzitutto “arte per il popolo”,intesa per essere capita da una re-

Madonna in trono con il Bambino, inizio delXIV secolo, Penne

La sapienza risplendeMadonned’AbruzzotraMedioevoeRinascimentoA Rimini, presso i Musei comunali, dal 20 agosto al 1 novembre, l’imperdibile esposizione delle prezioseimmagini sacre dedicate aMaria e salvate dalla distruzione del sisma che nel 2009 ha colpito l’Aquila.Inmostra una ventina di esemplari, di notevoli dimensioni, conservati nelle abbazie abruzzesi.Alcune delle immagini sono utilizzate ancora oggi nelle processioni devozionali.

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altà più varia possibile di persone.In tal senso, la rassegna, allestitanelle sale del Museo della Città, èin perfetta sintonia con gli inte-ressi culturali di Rimini e del Mee-ting per l’Amicizia fra i popoli, inconcomitanza con il quale aprirà ibattenti il giorno 20 agosto.L’articolato capitolo della sculturalignea e della pittura abruzzese me-dievale e rinascimentale rappre-senta un fatto d’arte autonomo, purnelle relazioni che le arti abruzzesistringono con la cultura figurativaumbra e laziale.In età medievale sopravvive, al-meno sino alla fine del XIII secolo,il substrato bizantino, così influentenell’arte italiana. L’autonomia del-l’arte abruzzese viene poi riconfer-mata nel Rinascimento, momentoche assiste alla presenza di artistidel calibro del pittore SaturninoGatti e dello scultore Silvestro del-l’Aquila.Fra le opere esposte spiccano per laclassica severità la Madonna colBambino di Castelli, che in anticosi conservava nella distrutta abba-zia di San Salvatore, e la Madonnadi Ambro, proveniente in origineda San Pio di Fontecchio, nei pressidell’Aquila.La prima è intagliata in due bloc-chi cavi di legno di noce che con-feriscono una consistenza monu-mentale al compatto gruppo diMaria e di Gesù, ideato per esserecollocato su un trono non più esi-stente. Qui la Vergine sfuma il suoruolo di regina, descritto dallasplendida corona un tempo ornatadi borchie di vetro, in un’espres-sione confidenziale, mentre ilBambino, a sua volta incoronato,punta verso l’osservatore unosguardo fermo, leggermente assortoe giudice.La Madonna di Ambro, così deno-minata forse da un santuario neipressi di Ascoli Piceno dipendenteda Farfa, fin dalla prima occhiatatradisce un ascendente bizantino.Lo vediamo in ogni dettaglio: dalla

sontuosa acconciatura di Maria, aipendilia, i fili di perle che ricadonocome quelli di un’imperatrice diCostantinopoli. Anche qui la iera-tica regalità di Maria si addolciscenella sua maternità, perché questaregina in trono è anche lactans, dellatte, e deriva da un’iconografia diradici orientali.Saranno in mostra, eccezional-mente, anche la Madonna del lattedi Montereale nel suo smagliante

cromatismo, e la Madonna di Sivi-gnano, riscoperta e “salvata” da Fe-derico Zeri negli anni sessanta delNovecento da un increscioso epi-sodio di vendita clandestina, sven-tato dagli abitanti di Sivignano chefecero di tutto per nascondere la“loro” Madonna, impedendone cosìl’alienazione.Tra i capolavori del Rinascimentonon si può dimenticare la Ma-donna in trono con angeli di Sa-turnino Gatti, pittore che si inne-sta nel solco della tradizione delcentro Italia, simile nella finezza alPinturicchio e nell’eleganza aimaestri umbri e laziali del Quat-trocento.

Sabato 20 agosto - martedì 1 novembre

LA SAPIENZA RISPLENDE. MADONNED’ABRUZZO TRA MEDIOEVO E RINA-SCIMENTO.Rimini, Musei Comunali.Orari fino al 15 settembre: da martedìa sabato dalle 9,30 alle 12,30 e dalle16,30 alle 19,30; domenica e festividalle 16,30 alle 19,30; martedì e vener-dì di luglio e agosto apertura seraledalle 21 alle 23. Orari dal 16 settem-bre al 1 novembre: da martedì a saba-to dalle 8,30 alle 13,00 e dalle 16,00alle 19,00; domenica e festivi dalle10,00 alle 12,30 e dalle 15,00 alle 19,00.Chiuso i lunedì non festivi.Ingresso libero.Catalogo Allemandi.Mostra promossa daMeeting per l’ami-cizia fra i popoli, con la Direzione regio-nale per i beni culturali e paesaggisti-ci dell’Abruzzo e la Soprintendenza peri beni storici, artistici ed etnoantropo-logici dell’Abruzzo.In collaborazione conMuseo della Cit-tà di Rimini, Arcidiocesi di L’Aquila sedemetropolitana, Diocesi Teramo-Atri.A cura di Lucia Arbace.Informazioni: tel. 0541.783100,www.meetingrimini.org

Madonna del latte, seconda metà del XIIIsecolo, L’Aquila Museo nazionale d’Abruzzo.

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“L’interesse di Cafarnao non nascedalla bellezza naturale o artistica delposto, che certamente c’è, ma dal

suo legame con Gesù e la sua pretesa.Se Gesù si è posto nel mondo comerisposta al mio dilemma umano, allamia domanda di significato, mi inte-ressa capire di più quello che Lui ha fat-to e detto, quello che è accaduto a Cafar-nao, nel territorio della Galilea, e nellacittà di Gerusalemme”, racconta JoséMiguel García, teologo e biblista, ele-mento di spicco della Scuola teologicadi Madrid, nonchè curatore della mostra“Con gli occhi degli apostoli” che sarà

presentata al Meeting insieme al custo-de di Terra Santa padre Pierbattista Piz-zaballa.Il Meeting ritornerà su uno dei temiche da sempre gli è stato caro: la stori-cità della persona di Cristo e l’avveni-mento della sua Risurrezione. Qualeè il contributo che questa esposizionevuole dare in questo senso?La mostra ruota attorno alla città diCafarnao, il luogo in cui ha vissuto Gesùdurante il suo ministero pubblico. Quel-lo che ci interessa scoprire è cosa acca-de con il suo arrivo, cosa hanno vistoin lui gli abitanti di quella città, ponen-

do il visitatore nelle condizioni di guar-dare quegli avvenimenti con gli occhidei testimoni.La mostra sicuramente aiuterà a capi-re di più i racconti evangelici e la loroaffidabilità storica, ma soprattutto lapretesa di Gesù. Perché, certamente,la verità storica dei racconti evange-lici si fa più palese contemplando ilpaesaggio, gli oggetti antichi trovati,i reperti, ecc. Come faceva notare padreLagrange, gli scavi, la conoscenza deiluoghi, le notizie provenienti da altre fon-ti, lo studio delle lingue non contraddi-cono la testimonianza evangelica.

CafarnaoOggi congli occhidi 2000anni faJoséMiguel García, teologo e biblista, racconta lamostra che ricostruirà il percorsoche alcuni abitanti ebrei di Cafarnao hanno fatto a partire dal primo incontro con Gesù di Nazareth.La sfida per i visitatori: guardare quell’avenimento con gli occhi degli apostoli.

di Filomena Armentano

I resti della casa di Pietro a Cafarnao

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VI ABBIAMO ALLUNGATOLA VITA.

SAATCHI & SAATCHI

www.autostrade.it

IL NOSTRO LAVORO È FARVI VIAGGIARE PIÙ SICURI. Da quando la Società è stata privatizzata nel 2000 ci siamo impegnati peraumentare la sicurezza sulla rete, in linea con l'obiettivo della Comunità Europea di dimezzare i morti sulla strada. Per arrivarci, assieme allaConsulta per la Sicurezza da noi costituita con alcune tra le principali Associazioni dei Consumatori, la Polizia Stradale ed altri interlocutoriistituzionali impegnati sul fronte della sicurezza, abbiamo messo in campo tantissime iniziative, tra le quali: oltre 1.500 interventi di segnaleticae pavimentazioni speciali nei tratti a maggiore incidentalità, la riqualificazione di oltre 2.600 km di barriere spartitraffico anche conl’installazione di barriere di “nuova generazione”, la chiusura di tutti i 1.900 varchi aperti sullo spartitraffico con strutture mobili, le campagnedi educazione contro i rischi della velocità, dell'alcool e del colpo di sonno (due milioni di caffé gratis distribuiti di notte).

Ma c'è un'iniziativa che ci differenzia da tutti gli altri gestori di reti viarie nel mondo: il Tutor, ovvero il sistema di controllo dellavelocità media che abbiamo ideato, finanziato e installato in oltre 2500 km di rete. La gestione di questa tecnologia è affidata alla PoliziaStradale e pertanto, le relative sanzioni sono emesse e incassate direttamente dallo Stato.

Grazie al Tutor abbiamo dimezzato la mortalità anno su anno e possiamo oggi annunciare di essere andati ben oltre gli obiettivi checi eravamo posti. Dal 1999 ad oggi il tasso di mortalità si è abbassato da 11,4 a 3,2 (-72%). Il che vuol dire circa 300 morti in meno sullastrada all’anno. Ma non ci saremmo riusciti senza il vostro contributo. È per questo che vi chiediamo di continuare a guidare conresponsabilità e prudenza, sempre.

TASSO DI MORTALITÀ AUTOSTRADE PER L’ITALIAE LE SUE CONTROLLATE(numero di morti per miliardo di Km percorsi)

11,4

3,2

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

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“Può veramente esserci solo ciò che èesistito da sempre? Non può esserci lacosa inaspettata, inimmaginabile, la cosanuova? Se Dio esiste, non può Egli crea-re anche una dimensione nuova dellarealtà umana? Della realtà in generale?Non è, in fondo, la creazione in attesadi questa ultima e più alta ‘mutazione’,di questo definitivo salto di qualità?Non attende forse l’unificazione delfinito con l’infinito, l’unificazione tral’uomo e Dio, il superamento della mor-te?”. Una ragione aperta alla possibili-tà di quello che desidera e anela è piùumana, più ragionevole.Il percorso che idiscepoli fecerodi cer-tezza e conoscenza può essere para-digmaticopergli uominid’oggi? Inchemodo?Il percorso di conoscenza raccontato neiVangeli e testimoniato nella mostra cifa comprendere che c’è qualcosa cheentra nell’interesse umano, cioè suscitala curiosità dell’uomo per la sua impo-nenza di verità, di bellezza, di bene. L’uo-mo Gesù di Nazaret ha provocato lacuriosità dei discepoli per la sua ecce-zionalità, per quello che lasciava intra-vedere nel suo dire e fare. Un uomodotato di un’intelligenza sorprendente,una bontà straordinaria, un potere sul-la natura inesplicabile. Loro gli sonoandati dietro attratti dalla sua eccezio-nalità. Vivendo con Lui hanno speri-mentato un’intensità di vita mai cono-sciuta prima, certi della convenienzadell’amicizia con Gesù”.Anche oggi il cammino per diventarecerti, saldi nella fede, è gustare il cam-biamento che introduce Gesù nella nostravita, fare esperienza della verità del-l’umano che genera la sua Presenza, lasua capacità di destare il nostro io e por-tarlo a compimento.Recentemente JulianCarrón ha detto ai membri della Fra-ternità di Comunione e Liberazione:“Un Cristianesimo che non è in gradodi muovere la persona, di suscitare l’uma-no, ha portato a un disinteresse verso ilCristianesimo stesso. Il Cristianesimodiventa irrilevante”.D’altro canto, la verità del Cristianesi-mo si mostra nell’umanità che è capa-ce di generare, così dice il cardinaleJoseph Ratzinger nel suo libro auto-biografico: “Non saprei dare una provapiù convincente della verità della fede

cristiana che la sincera e bella umanitàche genera”.Nella mostra sarà documentato comela vita della città di Cafarnao cambiòcon la presenza diGesù e rimase cam-biata anche dopo la sua morte, ci puòfare degli esempi in questo senso?Sicuramente Cafarnao sarebbe sparitadalla conoscenza storica se Gesù nonfosse vissuto lì. È stato l’amore a Gesùche ha spinto i francescani a individua-re i segni di questa città e iniziare gliscavi che portarono alla scoperta di quan-to oggi noi possiamo visitare. Senza lapresenza di Gesù, questa città sarebberimasta nell’oblio.Prima dell’arrivo di Gesù i discepoliosservavano la Legge e il loro compor-tamento era quello di tutti. Dal puntodi vista socio-religioso, per esempio, tragli ebrei erano diffusi odio e rifiuto neiconfronti di esattori delle tasse e pec-catori. I gruppi religiosi erano chiusi e,soprattutto quelli più radicali, evitava-no il contatto con ciò che era loro estra-neo. Proprio in questo tessuto religio-so e sociale, allora, accadde che intornoa Gesù, per via della verità che comu-nicava la sua umanità, si generò un’uni-tà inaudita nonostante tra i discepoli cifossero esattori delle tasse (come Mat-teo), probabilmente alcuni di loro era-no appartenuti o erano entrati in rap-porto con il gruppo degli zeloti (comeSimone, il Cananeo e Giuda Iscariota),altri erano ebrei profondamente reli-giosi (come Natanaele).Tutto ciò è sta-to possibile perché con Lui si è fattapresente un’umanità nuova. Quel grup-petto di uomini non soltanto Gli va die-tro, ma comincia a fare quello che Luifa: vanno nel mondo intero per far par-tecipi altri uomini della vita nuova chenasce da Gesù di Nazaret.

Domenica 21 agosto – sabato 27 agostoCON GLI OCCHI DEGLI APOSTOLI. UNAPRESENZA CHE TRAVOLGE LA VITAA cura di: José Miguel Garcia. Con la col-laborazione di padre Eugenio Alliata,padre Stefano De Luca, Maria DurbanoDesi, Erasmo Figini, Daniela Massara,Roberta Meriano, Ettore Soranzo.Fotografie di Stefano Ciol. Riprese videodi Paolo Lipari.Con il Patrocinio di Custodia di TerraSanta.

I Vangeli sono testimonianza di qual-cosa accaduta: “Gesù non è un mito, èun uomo fatto di carne e sangue, unapresenza tutta reale nella storia. Possia-mo visitare i luoghi e seguire le vie cheegli ha percorso. Possiamo, per il tra-mite dei testimoni, udire le Sue parole”(Benedetto XVI).Perché anoiuominidelTerzoMillen-niodovrebbero interessare le“pietrediCafarnao”?Ricordo che Evelyn Waugh, nel roman-zo “Elena, la madre dell’Imperatore”,per far capire che il Cristianesimo è unfatto, un avvenimento accaduto in untempo preciso e in uno spazio concre-to (e non un mito) mette sulla boccadella protagonista queste domande:“Quando è successo? Dov’è successo?”Poter rispondere con precisione, poteridentificare “le pietre”, è prova della veri-tà storica del Cristianesimo.LostessoBenedettoXVIconi suoi librisuGesù si è dato come scopo quello diriunire ilGesùdella fede e ilGesù sto-rico. La mostra si inserisce in questadirezione?Certamente. Non c’è un altro Gesù fuor-ché quello testimoniato dai Vangeli.Tutto ciò che noi sappiamo su Gesù ègrazie alla testimonianza degli uominiche lo hanno seguito nel suo girovaga-re per le sinagoghe e i campi della Pale-stina. Come afferma Benedetto XVInel suo libro “Gesù di Nazaret”, il Gesùreale è il Gesù dei Vangeli, con la suapretesa di divinità, con la sua eccezio-nale umanità, con la sua capacità di faremiracoli.Durante qualche secolo si è tentato dipresentare un “Gesù storico” che c’en-trava nulla o poco con la testimonian-za dei Vangeli. La ragione che leggevae studiava questi racconti era una ragio-ne ridotta e presuntuosa; non si lascia-va provocare dal testimone, ma lo ascol-tava con il dubbio che nasceva del pre-giudizio razionalista, avendo deciso pre-viamente quello che poteva essere omeno.In questo senso, nel libro del Papa c’èun ragionamento molto interessanterispetto alla resurrezione di Gesù. Rico-noscendo che le testimonianze evan-geliche sulla resurrezione parlano diqualcosa di cui noi non abbiamo espe-rienza, Benedetto XVI si domanda:

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NELLA PARTITA CONTRO LA DEFORESTAZIONEFACCIAMO IL TIFO PER GLI ALBERI.

Abbiamo cercato di limitare al massimo l’utilizzo di carta per questa nostra iniziativa; ti invitiamo quindi a consultare e scaricare direttamente il folder e il dossier scientifico dal nostro sito www.coopambiente.it

Coop lancia il progetto Boschi e Foreste: una serie di iniziative concrete per contrastare la deforestazione e favorire l’aumento di produzioni ecosostenibili entro il 2015.

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uando qualcuno vuole dar-vi l’idea di qualcosa di cer-to, di una conoscenza affi-

dabile e solida, è abbastanza frequen-te che ricorra alla scientificità comesuprema garanzia. Poi capitano episo-di drammatici come quello giappone-se e di colpo, insieme alle città distrut-te dallo tsunami, crollano anche le sicu-rezze riposte nella scienza. Così la gen-te è sempre più confusa e in balìa del-le reazioni emotive o dell’abilità dia-

lettica di chi sa imporre la propria pro-spettiva ideologica.Ma allora la scienza è il luogo delle cer-tezze incrollabili o lo spazio del dub-bio sistematico che non consente difare affermazioni su “come stanno lecose in realtà”? Né l’una né l’altra del-le posizioni rispecchia l’effettiva espe-rienza degli scienziati in azione e lamostra “Atomo: indivisibile? Doman-de e certezze nella scienza”, curata daEuresis, offrirà l’occasione per esplo-

rare questi temi. Lo farà ripercorren-do alcuni passi di una storia che ha sol-lecitato da sempre la curiosità dell’uo-mo, spingendolo a interrogarsi sullanatura più intima della materia, quel-la che non è visibile immediatamentema che, in base a una serie di indizi,sembra essere articolata e complessa.È una storia che ha avuto proprio cen-to anni fa un suo momento culminan-te con la scoperta, ad opera del fisiconeozelandese Ernest Rutherford, del-l’esistenza del nucleo internamenteall’atomo. Un punto di non ritorno nel-la conoscenza della materia, un datodel quale non è ragionevole dubitare eche d’altra parte non ha bloccato laricerca; anzi, come quasi sempre acca-de nella scienza, la certezza raggiuntasu un particolare aspetto della realtà èstata un moltiplicatore di domande chehanno innescato ulteriori indagini, oltrea un gran numero di conseguenze appli-cative.La mostra porterà a galla questa dina-mica di apertura, che ci farà attraver-sare gli anni ruggenti della fisica delNovecento: con le grandi applicazioninel campo dell’energia e l’esuberanteavventura della fisica delle particelle,portandoci nel bel mezzo della big scien-ce dei nostri giorni. L’ultima parte delpercorso espositivo ci farà scendere neitunnel del grande acceleratore del Cerndi Ginevra, il Large Hadron Collider(LHC) e sarà inevitabile avvicinarci aimodelli e alle simulazioni presentate infiera con un orecchio teso verso le

L’avventuradella conoscenzatradomandeecertezzeCapitano episodi drammatici come quello giapponese e di colpo, insieme alle città distrutte dallo tsunami,crollano anche le sicurezze riposte nella scienza. Quando la conoscenza è frutto dell’incontro tra due tensioni:un desiderio umano che non èmai pago e una realtà che si rivela sempre più grande delle aspettative.

di Mario Gargantini

LA CERTEZZA SCIENTIFICA NON È SEMPRE UN’EVIDENZA ASSOLUTA

Intervista a Lucio Rossi, fisico del Cern, su Tracce di maggio

La scoperta dell’atomo come esempio dicome la certezza scientifica non sia un’evi-denza immediata, ma “un insieme di indi-zi che convergono verso qualcosa. Versouna realtà che magari non sempre ‘vedia-mo’, ma di cui possiamo essere ragione-volmente certi”. Parola di Lucio Rossi, fisi-co del Cern di Ginevra, che in una intervi-sta nel numero di Tracce di maggio si rac-conta, approfondendo il tema del Meetingdal punto di visto scientifico e introducen-do alla mostra sull’atomo che Rossi pre-senterà in un incontro ad agosto a Rimini.Il super acceleratore LHC di Ginevra nasceper trovare la cosiddetta Particella di Dio,l’elemento primordiale che darebbe for-ma alla materia. E anche di fronte allapossibilità di arrivare a scoprire una del-le questioni più misteriose del mondo, ilfisico del Cern è certo che nemmeno que-sta sarà una certezza definitiva: “La rispo-sta a una data questione non è mai con-clusiva. Per esempio, se e quando trove-remo la Particella di Dio, questa scoper-ta aprirà più domande di quante saranno

le risposte che ci darà. È sempre così. Quan-do tu arrivi a spiegare un certo livello del-la natura, e la spiegazione è soddisfacen-te e razionale, c’è sempre l’indicazione diun livello ulteriore, ancora più profondo, diconoscenza. È la stessa cosa che speri-mentiamo nel voler bene a una persona. Nonsmettiamo mai di conoscerla, non la esau-riamo. Così, nel nostro spingere nella cono-scenza della realtà, non finiamo mai. Eppu-re il mondo è finito! E questo è per me ilsegno più evidente che esiste un infinitodentro il finito”.E molto spesso nella ricerca, si parte, cer-ti di cose mai viste: “Con l’esperimento chel’ha consegnato alla storia, Rutherford haformulato il ‘modello planetario’ del nucleoatomico. Ma la struttura dell’atomo l’ha solodedotta: in base agli indizi che aveva adisposizione, è stato certo. Tutta la storiadella scienza poggia su ragionevoli certez-ze. Raggiunte verificando solo ipotesi posi-tive, non dubbi. La scienza va avanti per-ché ci sono uomini convinti di alcune cosesenza averne tutti gli elementi in mano”. >

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Costruire è parte dell’originaria tensione dell’uomo. Dietro ogni grande opera ci sono uomini al lavoro. Le opere lasciano radici quando il lavoro è attraversato da un’amicizia.

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notizie di attualità, per sapere in diret-ta se le collisioni tra protoni e antipro-toni riveleranno le fantomatiche par-ticelle che mancano all’appello del cosid-detto “modello standard”.Ci verrà svelato un volto della scienzaforse un po’ diverso da quello veicola-to dagli stereotipi comunicativi: quel-lo un po’ magico di uno scienziato cheripone tutta la sua certezza nella pre-cisione e coerenza dei risultati di unesperimento cruciale. Nella maggiorparte dei casi invece la certezza accadecome convergenza di indizi e di con-ferme che si verificano in ambiti diver-si e sono distribuiti nel tempo. Più cheil singolo dato che sancisce l’esattezzadi una legge, è un insieme di dati, difenomeni, di situazioni che, a partireda un’ipotesi teorica, acquistano via viauna loro spiegazione convincente e por-tano a disegnare un quadro generalesempre più chiaro e consistente. È sta-to così per Rutherford, che dopo l’espe-rimento decisivo del 1909 ha riflettu-

to due anni prima di pubblicarne l’an-nuncio su una rivista scientifica; ed èancora così per le migliaia di scienzia-ti che partecipano agli esperimenti diLHC o ai test per la fusione nucleare.Vedere come si raggiungono le certez-ze nelle teorie scientifiche è interes-sante non solo per gli addetti ai lavori,in quanto tocca motivi legati al piùgenerale processo di conoscenza e alrapporto uomo-realtà. Si potrà scopri-re, ad esempio, che per molti scienzia-ti c’è un livello di certezza che vieneancor prima della prova e risiede inun’intima convinzione che quella sial’unica ragionevole spiegazione per quelparticolare comportamento della natu-ra. È in base a questa certezza,più intui-ta che provata, che lo scienziato accet-ta il rischio di esporre la sua teoria,dichiarando peraltro la propria dispo-nibilità a tornare sui suoi passi se la real-tà dovesse dare risposte differenti.Ancorpiù interessante sarà accorgersi di unlivello più profondo di certezza, quel-

la che si pone come fondamento dellesingole conoscenze e che sostiene i pas-si della ricerca: è la certezza che la real-tà può essere compresa e che si posso-no affinare sempre più i metodi di inda-gine e i modelli che gli scienziati usa-no come sonde per scandagliare la natu-ra e trovare risposte.Sono i tratti di un’avventura incessan-te e inesauribile, frutto dell’incontro tradue tensioni: un desiderio umano chenon è mai pago, che si sporge sempre“oltre” il conosciuto; e una realtà che sirivela sempre più grande delle aspet-tative e ricca di segni che invitano afissare dei punti stabili per poter anda-re “oltre”.

Domenica 21 agosto – sabato 27 agostoATOMO: INDIVISIBILE? DOMANDE E CER-TEZZE NELLA SCIENZAA cura di: Associazione Euresis.

Interno di una struttura del JET presso il Cern di Ginevra, EFDA JET

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29NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2011 m

IN-MOSTRA 2011

Mille anni fa iniziava l’av-ventura di una delle piùprestigiose e feconde

opere di carità della storia europea:l’Ospedale di Santa Maria dellaScala a Siena. Se secondo la tradi-zione a fondare l’opera fu il ciabat-tino Sorore, la storia racconta che adarle vita furono i canonici dellaCattedrale: in tutti i modi l’operanacque dalla novità che Cristo avevaintrodotto nel mondo: “Ama il pros-simo tuo, come te stesso”. E infattil’ospedale nacque ante gradus eccle-

siae, davanti alla scala della chiesa,collocazione geografica e ideale:dalla Chiesa viene generato questofiume di carità che attraversa tutta lavita di Siena.L’ospedale nacque come xenodo-chium, cioè come luogo di acco-glienza dei pellegrini, degli stranieriche arrivavano a Siena da tutta Eu-ropa, percorrendo la Francigena. Di-ventò poi hospitale per i poveri e ma-lati, asilo per i gettatelli, ricovero peri vecchi. La struttura crebbe, maiprogettata, inglobando nel tempo,case e strade, una città nella città. Trale sue mura, uomini e donne si con-sacrarono a Dio, nel servizio dei po-veri: erano gli oblati del Santa Ma-ria, ai quali si aggiunsero tanti senesi– peccatori e grandi santi come Ca-terina o Bernardino - che sosten-nero l’opera, regalando ad essa unpo’ delle loro energie, del loro tempoo dei loro beni.Le imponenti proprietà agricole, itanti immobili, i continui lasciti te-stamentari resero il Santa Mariaun’istituzione ricca. E l’antico ospe-dale divenne persino banca, assicu-rando prestiti ai privati, ma anchealla Repubblica di Siena, salvandolapiù volte dalla bancarotta.La carità si fece bellezza: gli artistisenesi decorarono le volte, le pareti,perfino le copertine dei registri del-l’Ospedale e le ampie sale si riempi-rono di musica e di poesia.Quando l’esistenza poggia su unacertezza diventa creativa: il deside-

rio, motore del cuore umano, dàforma ideale al reale, rispondendoal bisogno che incontra. Ne nasceuna compagnia di uomini che pla-sma un’opera poliedrica, utile, dura-tura.A questa medievale “compagnia diopere”, è dedicata la mostra che neripercorre la storia e l’opera, attra-verso la riproduzione degli affreschidel Pellegrinaio dell’Ospedale, neiquali il Santa Maria volle fissare inotto grandi “fotogrammi”, la sua ori-gine e il suo scopo. Saranno in mo-stra 4 registri originali dell’Ospe-dale nelle cui copertine eranodipinte scene della vita dell’opera.Il quarto registro chiude la mostra:sarà in una teca aperto alle paginedel testamento del Vecchietta, il pit-tor dell ’Ospedale, uno dei grandimaestri del Rinascimento senese,autore del primo affresco del Pelle-grinaio. Il pittore destina tutti i suoiaveri al Santa Maria e sigla il suo te-stamento con l’immagine, in laminad’oro e china, di Cristo risorto. Lacreatività nasce da uomini come ilVecchietta che sentono Cristo ri-sorto come il loro nome: è questacertezza che genera opere.

Domenica 21 agosto – sabato 27 agostoANTE GRADUS. QUANDO LA CERTEZZA DI-VENTA CREATIVA. GLI AFFRESCHI DEL PEL-LEGRINAIO DI SANTA MARIA DELLA SCALA ASIENAA cura di: Compagnia delle Opere, conMarco Barbone e Mariella Carlotti.

AntegradusLacaritàsi fecebellezzaPellegrini, “gettatelli”, poveri e malati nella Siena di mille anni fa erano accolti in una delle più prestigiose efeconde opere di carità della storia: l’Ospedale SantaMaria della Scala. Negli anni l’opera diventò semprepiùriccaepotente.Alloragliartistisenesinedecoraronovolteeparetiaffinchéilsignificatooriginariononandasseperduto. Agli affreschi del Pellegrinaio è dedicata lamostra a cura della Compagnia delle Opere.

Di Mariella Carlotti

Un particolare dagli affreschi del Pellegrinaio, Siena

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IN-MOSTRA 2011

31NOTIZIARIO

eetingGIUGNO2011 m

Lavorando al libro su Marija Ju-dina, mi aveva colpito un episodiodi cui fu protagonista Boris Pa-

sternak, che agli occhi della pianista eral’incarnazione stessa della bellezza, dellapoesia, e con cui mantenne per tutta lavita un’intensa amicizia. A pochi mesidalla morte, sottoposto a una violentacampagna denigratoria per il suo ro-manzo Il dottor Živago, umiliato edescluso dalla vita culturale e quotidiana-mente in pericolo di arresto insieme aisuoi familiari, Pasternak rispondeva aLeonid Bernstein, direttore d’orchestradella Filarmonica di New York, pubbli-camente insultato dal ministro della cul-tura sovietico e sdegnato da questo com-portamento: «Ma che dice? Che cosac’entrano qui i ministri? Che importanzavuole che abbia! L’artista dialoga con Dio,e Questi gli offre svariati soggetti perchéabbia di che scrivere. Può essere unacommedia o una farsa, come nel suo caso.O anche una tragedia. Ma tutto è mate-riale che l’artista può impiegare nel suolavoro».Così, pensando al titolo del prossimo

Meeting, abbiamo voluto proporre que-sta figura, attraverso una mostra checoinvolgerà esperti, studenti universitarie giovani attori sia in Russia che in Ita-lia. Infatti, se la vita è, al fondo, un dia-logo ininterrotto con Dio, tutto ciò cheaccade assume il segno di una certezza, diuna positività che fa di Pasternak un sim-bolo per intere generazioni in Russia. Alfunerale di Pasternak, nel maggio 1960,a portare il feretro saranno giovani scrit-tori tra cui Sinjavskij e Daniel’, segno diuna staffetta ideale che continua ancoroggi. Ol’ga Sedakova, una delle voci piùsuggestive della poesia russa dei nostrigiorni, ricorda che per lei e la sua gene-razione gli scritti di Pasternak «suona-vano come lettere apostoliche»; eranoscritti temuti e vietati dal regime, circo-lavano esclusivamente attraverso i canaliclandestini del samizdat...Poeta, traduttore, scrittore, lungo tutto ilsuo itinerario esistenziale e artistico Pa-sternak sviluppa un unico grande tema, laVita. Una Vita che può assumere anchealtri nomi. Il primo di essi è Verità. Maanche Eternità, Immortalità e così via.LaVita, intesa non come l’oggetto, bensìcome l’interlocutore del pensiero. Il titolodella mostra – che vuole appunto sotto-lineare questo aspetto – è tratto da unapoesia dello stesso Pasternak, che dà an-che il titolo a una delle sue più famoseraccolte di versi.La mostra – in cui pannelli di testo e difoto si alterneranno a momenti di recita-zione, proiezione e dialogo – ripercorre lavicenda di Pasternak ruotando intorno adalcuni personaggi emblematici: Amleto,Faust e il dottor Živago. Ai primi due Pa-sternak lavorò a lungo come traduttore diShakespaere e di Goethe, e l’ultimo èprotagonista del grande romanzo che glivalse nel 1957 l’assegnazione del Nobel

(che fu costretto a rifutare per timore digravi ritorsioni da parte del regime so-vietico).Amleto (cui è dedicata anche la primapoesia del ciclo «Il dottor Živago»), èl’emblema dell’uomo che fa ingresso nellavita, consapevole della responsabilità cheimplica l’essere «mandato» («Amo il tuoostinato disegno, / e reciterò, d’accordo,questa parte»), ma anche del sacrificio edella sofferenza che una posizione real-mente umana richiede («Sono solo, tuttoaffonda nel farisaismo. / Vivere la vitanon è attraversare un campo»).Faust è l’uomo che cerca di «strappare»un brandello di felicità con le proprieforze. Pasternak aveva una percezioneestremamente viva di questo personaggioe delle forze oscure che lo agitano, tantoda averne paura, come di un pericolo in-combente per la sua vita.Il dottor Živago (il nome in russo ha lastessa radice di «vita»), è il superamentodella tentazione faustiana e il compi-mento dell’attesa di Amleto. Il miracolodella vita, che ad ogni istante si fa im-provvisamente incontro all’uomo – inuna luminosa mattina di primavera, nelgusto dell’amicizia, nell’ebbrezza del-l’amore – si incarna in un Volto, il voltodi Colui che ha attraversato il pelagooscuro del dolore e del male dell’uomo,fino alla morte, per restituirgli la vitanella sua pienezza: «Scenderò nella barae il terzo giorno risorgerò, / e, come lezattere discendono i fiumi, / per il giudi-zio, a me, come chiatte in carovana, / af-fluiranno i secoli dall’oscurità»).

Domenica 21 agosto – sabato 27 agosto«MIA SORELLA LA VITA». BORISPASTERNAKA cura di: Adriano Dell’Asta e GiovannaParravicini.

Amleto, Faust, ZivagoLe tre anime dello scrittore che fu per la pianista Judina incarnazione di bellezza e poesia,i cui scritti temuti dal regime “suonavano - ha scritto Ol’ga Sedakova - come lettere apostoliche”.

di Giovanna Parravicini

Boris Pasternak

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Carlo Borromeo è una delle fi-gure universalmente più notedella vita della Chiesa degli

ultimi secoli. Non c’è parrocchia oistituto religioso più o meno di tuttoil mondo, dalla nostra vecchia Italia aipiù lontani paesi di missione, che siaprivo di almeno un altare a lui dedi-cato, di una immagine o un ricordoche ne esaltino l’importanza comepatrono e dispensatore di grazie,come esempio da inseguire e idealeda ricalcare. Fu un cardinale di primopiano al tempo del Concilio diTrento e nel groviglio delle lotte perla riforma della cristianità nel pienoCinquecento. Divenne poi arcive-

scovo di Milano e si dedicò conenorme vigore al suo ruolo di pa-store, spendendosi senza riserve per ilpopolo affidato alle sue cure, fino allamorte precoce che lo colpì nel 1584.Prima di tutto, però, Carlo Borromeoè stato uno dei grandi maestri chehanno plasmato il volto della civiltàcristiana dei tempi moderni. Insiemead altri pionieri di un nuovo modo dimettere in rapporto l’intelligenzadella fede e le sfide della realtà, sta al-l’inizio di una storia che ancora ci ri-guarda da vicino. I suoi contempora-nei hanno subito riconosciuto in luiun modello, che indicava a tutti unastrada da percorrere. Si sono appog-giati alla memoria della sua intensaesperienza di vita e già a breve di-stanza dalla morte la Chiesa lo hariconosciuto santo, proponendolo al-l’ammirazione del mondo intero.A quattro secoli dalla solenne cano-nizzazione romana, con questa mo-stra vogliamo rimetterci sulle traccedel cammino che portò il Borromeoa dare una forma inconfondibile allasua identità di uomo immerso neifermenti della sua epoca, bisognosadi ritrovare le sue certezze e il suo de-stino autentico. Quello che colpisce èla forza di uno spirito capace di vin-cere la pigrizia delle consuetudini e lastanchezza delle comodità acquisite.È il suo coraggio, la sua baldanza ar-dente il vero contenuto della sfidache interpella noi uomini di oggi.Ma questa dedizione all’ideale, spintafino al limite di un amore senza ri-sparmio, non è esplosa magicamenteda sé. È stata il frutto di una catenadi incontri, di scoperte graduali, di

una decisione per l’esistenza che lo haintrodotto, al culmine del percorsodi conversione della giovinezza, inuna prospettiva profondamente cam-biata. La sua sorgente era il sì pro-nunciato davanti a una chiamata pro-gressivamente spalancata comeipotesi sicura per il proprio bene.Aderendo al fascino del mistero diCristo che si imponeva invadendo lasua esistenza, san Carlo si è imme-desimato nella carne viva della sua re-altà e si è lasciato conquistare dal de-siderio di identificarsi con la stessalogica che aveva dominato la vita diCristo. Si è immerso nel flusso dellacarità che da Dio si espande fino araggiungere noi uomini, piegandosisul bisogno sconfinato che ci costi-tuisce, e si è fatto moltiplicatore in-stancabile della sua efficacia conta-giosa in mezzo al mondo. Da questofuoco segreto della pietà del cuore disan Carlo è fiorita una certezza che èdiventata dinamismo, capacità di co-struzione, energia di sapersi porrecome guida e punto di riferimentoper tutti. Dall’amore senza condi-zioni per Cristo è scaturito il fiume diuna carità umile e appassionata, chelo ha trascinato fino al dono totale disé per la “riforma del mondo a veravita cristiana”.

Domenica 21 agosto – sabato 21 agostoSAN CARLO BORROMEO. LA CASA CO-STRUITA SULLA ROCCIAA cura di: Davide Milani, Marco Navoni,Alberto Rocca, Domenico Sguaitamatti,Danilo Zardin.Coordinamento generale di GiuseppeBolis.

Borromeo,pionieredei tempimoderniMise in rapporto l’intelligenza della fede e le sfide della realtà. Cardinale di primo piano al tempodel Concilio di Trento e nel groviglio delle lotte per la riforma della cristianità. A quattro secoli dallacanonizzazione romana, il Meeting e la Diocesi di Milano ne raccontano la figura in una mostra.

di Danilo Zardin

San Carlo visita gli appestati, 1602 G.B. Crespi dettoil Cerano, Duomo di Milano

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Il Gioco del Lotto per lo Sport

21-27 agosto 2011 Meeting di Rimini padiglione A7-C7 ingresso ovest

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IL NUOVO SITO

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SPETTACOLI 2011

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Dai leggendari Chieftains a Niccolò Fabi, passando per Chesterton e l’opera lirica.E poi teatro,musica classica, rock e tango. Biglietti in prevendita on line fino al 17 agosto 2011.

Unmondo di spettacoli

> 23 AGOSTO 2011Scolpire le paroleEugenio Corti: la milizia del vero, il canto della bellezzaProgetto teatrale di Paola Scaglione con Andrea Soffiantiniinterventi musicali di Flavio Pioppelli su musiche di ClaudioChieffo

Un percorso teatrale in cui si intrecciano armonicamente illivello del racconto biografico e la lettura drammatizzata dialcuni testi dello scrittore, con l’obiettivo di avvicinare lo spet-tatore all’uomo e alla sua opera letteraria.

TEATRO D2 ore 19.45

‘> 22 AGOSTO 2011Kim Dong Kyu in concerto

Il giovane e virtuoso pianista coreano, Primo Premio della IV edizione del-l’International Piano Competition “Repubblica di San Marino”, per l’oc-casione eseguirà un programma musicale d’eccellenza con brani diSchumann, Prokofiev, Beethoven e Stravinsky.

> 24-25 AGOSTO 2011Job, ou la tourture par les amisTesto di Fabrice Hadjad con Roberto Trifirò, Andrea Maria Carabelli (regia) e la cantan-te lirica Dina Perekodko

Un semplice letto d’ospedale è la scenografia che accoglie il dolore di Job (Giobbe), unuomo che dopo aver perso tutti i favori della vita, un tempo agiata e piena di meritatosuccesso, si trova a difendere il dramma della malattia. Il male che egli vive è solo ilsegno più evidente che esiste la Gioia, che l’uomo è fatto per essa

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SPETTACOLI 2011

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> 26 AGOSTO 2011La Penultima Cenadi e con Paolo Cevoli

Monologo storico-comico-gastronomico. Paolo Cevoli, nei panni del cuoco romano Pau-lus Simplicius Marone (il catering della cena più importante della storia dell’umanità,l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli), racconta la sua vita avventurosa, che, quandosi incrocerà con quella del Maestro, non sarà più la stessa.

> 22 AGOSTO 2011La ballata del cavallo biancoMassimo Popolizio legge Chesterton

La storia del leggendario re Alfred chesconfisse gli invasori danesi nel IX secolo,interpretata da uno dei migliori artisti delteatro e del cinema italiano. Un testoepico, sulla certezza e la speranza, che il-lumina il presente in modo profetico, de-scrivendo l’arrivo dei nuovi barbari.

> 24 AGOSTO 2011The ChieftainsLa leggenda della musica irlandese

Loro sono gli Ambasciatori dellamusica Ir-landese e Celtica. Ogni loro concerto è unhappening, un evento che coinvolge il pub-blico e i musicisti ospiti che, di volta involta, i Chieftains portano con loro sulpalco, scoprendo talenti sempre nuovi.Cinque ‘condottieri’ per una serata all’in-segna dell’Irlanda.

ARENA D3 ore 21.45

‘> 23 AGOSTO 2011Che più cercando io vo’L’Orchestra da camera del Teatro Regiodi Parma interpreta le più belle arie d’ope-ra italianeCon l’Orchestra da camera Teatro Regiodi Parma, soprano Silvia della Benetta,tenore Gianluca Pasolini, baritono LucaSalsi, direttore Sergio Pellegrini

Serata dedicata alla grande Opera. DaRossini a Puccini, da Donizetti a Verdi, inprogramma alcune delle più famose eimmortali sinfonie d’opera insieme ad ariee duetti eseguiti da nomi di spicco dellalirica italiana che si esibiranno offrendomomenti di grande poesia.

> 25 AGOSTO 2011Niccolò Fabi in concertoIl cantautore romano sarà al Meeting per unconcerto, affiancato dalla sua storica band,dopo il successo del suo “Solo tour”. Il musi-cista e paroliere, con 6 album all’attivo, dasempre colpisce per la ricerca dei suoi testi ela bellezza dellamusica, parole e note che rac-contano la vita.

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San Pietroburgo

Mosca

Amsterdam

Copenhagen

Bucarest

PragaKiev

Berlino

Catania

Palermo

RIMINIRepublic

of San MarinoRoma

Olbia

Cagliari

Tirana

Vienna

Spalato

Helsinki

Zante

Corfù

Cefalonia

Napoli

Basilea/Mulhouse

Stoccarda

Karlsruhe/Baden-Baden

Monacodi Baviera

Norimberga

Hannover

Stoccolma

Liverpool

Londra Francoforte/Hahn

LussemburgoColonia

Bruxelles

Sharm El Sheikh

Marsa Alam

Ekaterinburg

Cheliabinsk

Ufa

Alma Ata

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Rostov

Krasnodar

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SPETTACOLI 2011

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> 22 AGOSTO 2011Zero Assolutoin concertoDuo musicale di pop ita-liano formato da Thomas DeGasperi e Matteo Maffucci.Testimonial di ANIA, Fonda-zione per la sicurezza stra-dale, hanno contribuito asensibilizzare migliaia digiovani verso corretti com-portamenti alla guida. In-troduzione al concerto delgruppo musicale ‘Bunarma’(di animo buono).

> 24 AGOSTO 2011Pontedera Big Banddella Premiata Filarmonica “Volere è potere”di Pontedera

Composta da 20 elementi, è dal 1835 un’importante associazione no profit che pro-muove la cultura musicale e costituisce un punto di aggregazione sociale per chi vo-glia avvicinarsi alla musica.

> 23 AGOSTO 2011Tangaruah“Historia, mùsica, baile, poesia”

Uno spettacolo di musica, danza e poesia. Ilsuggestivo viaggio lungo le vie del tango,dalla milonga campera di fine Ottocento,solo voce e chitarra, al tango nuevo dei no-stri giorni, che non disdegna qualche inne-sto elettronico.

> 25 AGOSTO 2011Spring Rolls

Soul, Blues, Rock con cinque musicisti riminesi per rivivere le hit degli anni ‘80 e ‘90.Gli SR sono un complesso vocale-strumentale capace di parlare tanto ai giovanissimiquanto agli amanti del rock classico.

MUISLAND SPAZIO PISCINA OVEST ore 22.00

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SPETTACOLI 2011

[...] Come attestano tutti i suoibiografi, ciò che in vita egli conservòcome il tributo maggiore alla suaopera fu la lettera di una giovane ve-dova sconosciuta, che lo ringraziavaperché suo marito, un marinaio de-ceduto durante la prima guerra mon-diale, non si era mai separato da unlungo poema che Chesterton avevascritto nel 1911, e che aveva accom-pagnato il giovane militare anchenella morte in battaglia. Il poema sichiamava “La ballata del cavallobianco”.[...]

Vi si racconta la resistenza di reAlfredo il Grande, che oltre a essere

un condottiero fu anche uomo coltoe traduttore di Boezio, alle invasionidei Vichinghi pagani nell’Inghilterradel X secolo, e soprattutto la sangui-nosa battaglia di Ethandune, tut-t’oggi difficile da individuare geo-graficamente, e che Chestertonimmaginò svolgersi nei pressi delCavallo Bianco, l’enorme monu-mento preistorico che si stende suuna collina, descrivendo un grandecavallo su campo verde. Per Che-sterton quell’immagine divenne sim-bolo dell’Inghilterra stessa e della cri-stianità europea, e della sua capacitàdi fronteggiare ogni minaccia delpassato, del presente e del futuro per-ché, come scrisse l’autore stesso, “ilvalore fondamentale della leggenda èdi fondere i secoli preservando ilsenso, quasi per osservare tutte leepoche in uno scorcio d’effetto. Cosìsi usa la tradizione: per proiettare lavisione della storia come in un tele-scopio”.[...]

Per Chesterton quella di Alfredo fuuna vera e propria crociata combat-tuta “per la difesa della società cri-stiana contro l’annichilimento por-tato dai barbari”. E in effetti si trattòdavvero di “anni ferrei, infuocati, san-guigni”, come li descrisse FrancoCardini.[...]

E così si apre la “Ballata”, come ilracconto della “fine di un mondo”,perché, contro ogni millenarismo,

per Chesterton il mondo ha cono-sciuto più volte la fine, e una di que-ste fu con l’avvento di uomini “dallebarbe scarlatte come il sangue”. [...]

Il re ha combattuto e ha resistito,ma ormai giace piangente su un’iso-letta, senza sapere più cosa fare con ipochi uomini fedeli rimasti. All’im-provviso “Si schiusero piano i fiori,/come il libro che si legge al bimbo,come un volto amico riflesso nel ve-tro; lui guardò ed ecco Nostra Si-gnora, stava alta e passava sicura sul-l’erba come un cavaliere sul suodestriero”. Re Alfredo s’inginocchia esolleva a Maria una domanda chebrucia nel cuore di chi si trovi a fron-teggiare una minaccia che sembrainghiottire tutto. [...] E la risposta diMaria giunge sulla musica di una“voce umana, ma più alta, come unacasetta abbarbicata tra le nuvole”, incui si esprime tutta la scandalosa in-timità tra l’uomo e Dio propria delcristianesimo: “Le porte del cielosono solo socchiuse, noi non sorve-gliamo il nostro premio [...]”. Altripopoli altre civiltà “scrutano le stelle estudiano le pergamene per conoscerei destini e la fama, invece gli uominisegnati dalla croce di Cristo vannolieti nel buio [...]. Siete ignoranti e co-raggiosi, e avete guerre che a stentovincete e anime che a stento salvate[...]”. I nemici stanno arrivando, incompagnia di quella che parrebbe

Laballatadel cavallobiancoL’attoreMassimo Popolizio interpreterà al Meeting, a cento anni dalla pubblicazione, “Il cavallo bianco” diG.K. Chesterton, l’epopea di re Alfredo il Grande e della sanguinosa battaglia di Ethandune. Un testo epico eprofetico, scritto per il popolo inglese, la storia di un re che fronteggia l’invasione dei barbari. Proponiamoalcuni stralci di un articolo di Edoardo Rialti su Il Foglio del 15 dicembre 2010 che ne racconta il valore.

di Edoardo Rialti

Gilbert Keith Chesterton>

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SPETTACOLI 2011

luminava e aggiungeva: “Che robameravigliosa, non è così?”. All’iniziodello scontro, con i vichinghi che ri-dono e si limitano a incoccare lefrecce per abbattere quel manipolodi cristiani stanchi e logori, Colanscaglia la propria spada e quella mi-racolosamente vola per tutto il campoabbattendo uno dei capitani paganitra lo sgomento degli invasori. An-cora una volta ecco esposta la con-trapposizione tra calcolo e fiducia, trapotere e offerta di sé, e l’inimmagi-nabile rovesciamento dei risultati.[…]

Ma i pagani hanno dalla loro anchele stregonerie dei demoni e delle ma-ghe, e uno dei loro signori si è fattoincantare la lancia dalle potenzeoscure, e col suo bagliore sinistro de-vasta gli avversari. Uno solo gli resi-ste: “‘State fissi come un’aquila!’ gridòMarco,/ ‘State saldi come le mura diRoma!’”. Ma tra gli inglesi si anno-verano tanti neoconvertiti, che an-cora “mescolavano Dio con la magia”,e la superstizione prevale e romponole righe. Ed è qui che Chesterton de-dica a Roma e all’Italia il suo tributopiù commosso: “Invece Marco pro-veniva dalle città splendenti/ dovesempre nuovi dettagli si mostrano,/dove l’uomo può raccontare e discu-tere/ e la sua fede crebbe su un ter-

reno difficile,/ fatto di dubbio, di ra-gione e di menzogne scoperte dovenessun’altra fede può crescere”. Que-sto perché “un credo che cresce tramille credenze/ si disperde da un mo-mento all’altro,/ ma un credo chesorge tra lo scetticismo/ si fortificacome il ferro e si distingue”. […]

Marco affronta e spezza la lanciastregata, chiamando tutti gli altri a se-guirlo. […] L’esercito si rianima innome del Dio di tutte le cose buonesulla terra, mentre Marco non cede egrida a squarciagola i Salmi di guerradi re Davide […]. Per Chestertonquesta era la parte decisiva del perchéegli stesso si fosse convertito allachiesa cattolica: vi aveva trovatoquelle sole parole che davvero pote-vano sostenere la sua battaglia innome di quanto egli avesse già caro aquesto mondo. […] Chesterton videil proprio poema accompagnare e so-stenere gli uomini del suo paese nelfango delle trincee della prima guerramondiale, e il poema si chiude con laprofezia di un’età: “Non con lo spiritodei cacciatori / o con la feroce de-strezza del guerriero, / ma mettendoa posto ogni cosa con parole morte,/ridurrano le bestie ed uccelli a bu-rattini/ ed il vento e le stelle ad unaruota che gira”. I nemici “avrannol’aspetto mite di monaci, /pieni di fo-gli e penne/[…] e avranno l’aspettoserio e pulito dei chierici”.

Chesterton come Alfredo e Marcoaveva dato le parole al suo popoloper resistere, al Cavallo Bianco persvettare ancora, e quelle stesse parolesono sulla sua tomba, perché tra tuttii suoi scritti e aforismi, sua mogliescelse di incidervi quei primi versiche gli erano comparsi in sogno, lapreghiera di Alfredo prima dellabattaglia: “Gente se avete qualchepreghiera,/ pregate per me:/ e depo-netemi sotto una pietra cristiana,/in quella terra sperduta che pensavofosse mia/ e lì attenderò, finchésuoni la tromba del giudizio,/quando tutti gli uomini poveri sa-ranno liberi”.

una sfida a tutti i calcoli e le misure.“Sai provar gioia senza un motivo,dimmi, hai fede senza una spe-ranza?”. Ed ecco che Alfred si armae chiama a raccolta i principi fedeli,tra cui spiccano tre personaggi cheper Chesterton incarnano i tre trattifondamentali della civiltà in-glese[…]: Eldred, l’anglosassonedalla gran barba, circondato dai canida caccia, dalle belle donne e dai ba-rili di birra, e il cui “cuore grande e in-genuo stava spalancato come la suaporta”; Marco, “l’uomo italiano”, di-scendente dei Romani che arriva-rono su “vascelli splendenti, col bustodi Cesare sulla prua”, l’unico che“mentre tutti i re della terra beve-vano birra/ lui solo beveva vino […].E poi l’irlandese Colan, dai capellifulvi e lo sguardo roso dal “tarlo na-scosto di quella risata,/ che divora ilcuore degli irlandesi”.

I versi che seguono sono ancoranoti a memoria a molti irlandesi, per-sino emigrati in altri paesi, basta at-taccare il primo per sentirsi rispon-dere con il secondo: “Perché il grandepopolo d’Irlanda,/ è quello che Dioha creato pazzo,/ perché le loro guerresono inni di gioia/ e tutte le loro can-zoni sono tristi”. Uno di loro era ap-punto C.S. Lewis, che a sentirli s’il-

La tapisserie de Bayeux, conservata nell’omonimo museo in Normandia, Francia

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SPETTACOLI 2011

uando si parla di Giob-be, si parla necessaria-mente del mistero del-

la sofferenza. Molti lo hanno fat-to: basti pensare al beato GiovanniPaolo II; il suo bellissimo testo tea-trale è stato rappresentato al Mee-ting, qualche anno fa. Certamen-te Giobbe affascina perché, attra-verso la sua vicenda, viene messaa nudo la condizione umana, pie-na di contraddizioni e appesanti-ta dal male che, molte volte, devesubire. Troppi autori, tuttavia - eanche cattolici - al male si ferma-no, trovandovi, in assenza di altreilluminazioni, un segreto piacere,quasi un gusto per il torbido e ildeprimente. Nell’impossibilità dispiegazioni, il male e la sofferen-za che ne deriva vengono visticome una spiegazione del bene,che arriverà quando saremo mor-ti. Ma, non ci sembra inutile ri-cordarlo, il male fa male. Unadelle caratteristiche del male e del-la sofferenza è che non spieganoproprio nulla; anzi rendono lavita insopportabile.

Fabrice Hadjadj, in Job, la suapièce su Giobbe, ha il grande me-rito spingere sino in fondo il gri-do terribile della sofferenza; Giob-be subisce la sofferenza, ma urla enon si accontenta di una qualsia-si spiegazione: come scrive Simo-ne Weil “L’anima sa con certezza

... che ha fame. L’importante è chegridi questa sua fame. Un bambi-no non smette di gridare se gli sidice che forse non c’è pane: con-tinua a gridare”. (Attesa di Dio,Rusconi 1984, p. 164). Giobbe gri-da perché sa di essere fatto per la

gioia, perché non ha rinnegato lagioia: “O gioia, sai bene che se gri-do così forte, è a causa tua, perchésento ancora la tua chiamata”.Tanto più la ferita sanguina, tan-to più forte è l’appello che la gio-ia fa; lei che non viene a ridurre lafrattura, ma a ingrandirla.

Questa è l’idea forte del dram-ma di Hadjadj; altrettanto fortisono le figure degli amici di Giob-be, letti in chiave moderna. Da chiconsiglia a Giobbe di regolarizzareil respiro, di vedere positivo o difare la meditazione trascendenta-le, a chi, come la moglie, gli sug-gerisce una separazione indolore,mediante una semplice pillola.Ed è grazie a ciò che Hadjadj hail grande merito di rendere attualela storia sacra, altrimenti lettacome reperto archeologico. A tut-ti gli amici e ai parenti Giobbedice “sei qui e questo mi tocca”,ma, nessuno di loro pensa chequesta semplice condivisione siamolto; ciascuno vuole dare la pro-pria spiegazione della sofferenza;nessuno con lui sa attendere quel-lo che Dio ha da dire sulla que-stione. L’unico che da Dio siaspetta tutto, soprattutto la gioiache ha promesso, che non si ac-contenta di una spiegazione qual-siasi o di una soddisfazione abuon mercato, è Giobbe: l’uomofatto per la gioia.

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Il gridodi Giobbel’uomo fattoper lagioia“L’anima sa con certezza ... che ha fame. L’importante è che gridi questa sua fame(SimoneWeil)”,senza stancarsi. Nella pièce di Hadjadj, per la prima volta al Meeting nelle vesti di drammaturgo,il mistero della sofferenzama soprattutto l’irriducibilità del desiderio dell’uomo, anche quando il malefamale e gli amici preferiscono dare consigli piuttosto che limitarsi a condividere il dolore.

Di Flora Crescini

Andrea Maria Carabelli, con Roberto Trifiròsarà per Job sul palco dell’arena D2

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TTI 6/8 11ª Edizione del Workshop Dedicatoal Prodotto Turistico Italianowww.ttiworkshop.it

IBE 6/8International Bus Expo – 4ª Edizionewww.ttgincontri.it/it/bus-turismo/international-bus-expo

ENADA ROMA 12/14 39ª Mostra Internazionale degli Apparecchi da Intrattenimento e da Gioco.Roma – Nuovo Quartiere Fieristicowww.enada.it

SUN 20/22 29° Salone Internazionale dell’Esterno.Progettazione, Arredamento, Accessoriwww.sungiosun.it

GIOSUN 20/22 26° Salone Internazionale del Giocattoloe dei Giochi all’Aria Apertawww.sungiosun.it

T&T – TENDE & TECNICA 20/22 6ª Biennale Internazionale dei Prodottie Soluzioni per la Protezione, l’Oscuramento,il Risparmio Energetico, la Sicurezza, l’Arredamentowww.tendeetecnica.it

NOVEMBREECOMONDO 9/12 15ª Fiera Internazionale del Recupero di Materiaed Energia e dello Sviluppo Sostenibilewww.ecomondo.com

KEY ENERGY 9/125ª Fiera Internazionale per l’Energiae la Mobilità Sostenibiliwww.keyenergy.it

COOPERAMBIENTE 9/12Fiera dell’Offerta Cooperativa di Energiae Servizi per l’Ambiente − 4ª Edizionewww.cooperambiente.it

SIA GUEST 26/2961° Salone Internazionale dell’Accoglienzawww.siarimini.it

(Giugno – Novembre)

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Fin da quando è nata, eni ha unito l’Italia. E non stiamo parlando solamente di sviluppo economico e industriale, ma anche di tutte quelle iniziative di valore sociale e culturale che eni ha lanciato nel corso degli anni e che hanno contribuito a creare un’identità nazionale. È per questo che al meeting di Rimini, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, eni vuole raccontare il nostro comune passato per parlare del nostro comune futuro. Vieni a trovarci al padiglione D5. Lo immagineremo insieme, quel futuro.