Notiziario Meeting novembre 2012

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RIVISTA DELLA FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ANNO XXXII NOVEMBRE 2012 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00 NOTIZIARIO 4 eeting m

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La rivistra trimestrale della Fondazione Meeting

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R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ AM I C I Z I A F R A I P O P O L I

ANNO XXXIINOVEMBRE

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Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

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ti fa mangiare sano,garantisce la qualitàe fa crescere l’economia.

Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale:l’Europa investe nelle zone rurali

PSR 2007-2013 Direzione Generale Agricoltura

Campagna fi nanziata da:

REGIONE LOMBARDIA E UNIONE EUROPEA, CON IL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE,

SOSTENGONO L’AGRICOLTURA PER MIGLIORARE LA TUA VITA

FACCIAGIOVANE.IT

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A poco più di due mesi dalla fine, in queste pagine del nostro Notiziario proviamo araccontarvi quello che è stato il Meeting 2012, i momenti salienti e i contenuti emer-si. Dagli articoli d’apertura, dove riportiamo il dibattito che è scaturito riguardo altitolo “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito” sulle pagine di alcuni quotidia-ni, al messaggio di Benedetto XVI, che ci ha indicato la strada per liberarsi dai ‘fal-si infiniti’, fino agli incontri scientifici, occasione per andare alla scoperta della veranatura dell’uomo. Vi segnaliamo anche l’uscita del libro del Meeting, occasione perapprofondire un’intensa settimana di appuntamenti. Una parte è dedicata ai giova-ni, che quest’anno, attraverso la mostra “L’imprevedibile istante”, e non solo (pen-

siamo ai volontari per esempio), hanno insegnato qualcosa a tut-ti quanti: che è possibile, dentro la crisi, intraprendere, avere unasperanza e costruire qualcosa. Prova di questo, i tanti impren-ditori, per esempio, che li hanno incontrati, rimanendone affa-scinati, qualcuno si è perfino commosso.Il Meeting di quest’anno è stato anche il palcoscenico, dove, inun confronto reale tra uomini e culture diverse, si è parlato delrapporto con l’islam, della persecuzione dei cristiani e della liber-tà religiosa. Un lavoro vero, magari non da prima pagina, illu-minato dalle parole, che vi proponiamo, di Benedetto XVI inLibano, il quale ha indicato la vera strada per l’amicizia fra ipopoli. Il Meeting come luogo di incontro, come luogo in cuiun ospite può dire “ho idee diverse, ma mi sento come a casa”,un luogo dove una giovane studentessa di letteratura può lavo-

rare insieme ad una delle più grandi esperte di Dostoevskij oppure, e questa è unadelle storie più entusiasmanti di questo Meeting, una giovane volontaria arriva dalCanada per completare uno stage scolastico.Questo e tanto altro troverete in queste pagine.Tra gli ultimi servizi di questo nume-ro, vi segnaliamo la proposta che facciamo per approfondire l’anno della fede. All’in-terno troverete una parte dell’intervista rilasciata da Benedetto XVI, in cui spiega leragioni della sua speranza per l’Europa. “La verità non invecchia” ha detto il Papa,quella verità che il Cristianesimo annuncia da 2000 anni: «In tutti i periodi della sto-ria appaiono sue nuove dimensioni, appare tutta la sua novità, nel rispondere alle esi-genze del cuore e della ragione umana, che può camminare in questa verità e trovar-visi. E perciò, proprio per questo motivo, sono convinto che ci sia anche una nuovaprimavera del cristianesimo». “Emergenza uomo” sarà il titolo del prossimo Meeting,emergenza non solo come allarme, come urgenza, ma anche come documentazionedi uomini risvegliati, di uomini che emergono, certi della loro identità, incontrandouna realtà umana viva, una realtà umana che non invecchia.

La veritànon invecchia

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EDITORIALE

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L’INFINITO E I GIOVANI,LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANIE LA LIBERTÀ RELIGIOSA;ALCUNI DEGLI ARGOMENTIDEL MEETING DI QUEST’ANNO,INDICANDO UN CAMMINOCOSTRUTTIVO E UNA SPERANZA,DENTRO LA CRISI, PER TUTTI.

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Anno XXXII - N. 4, Novembre 2012Questo numero è stato chiuso il 12/11/2012

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE:Matteo LessiREDAZIONE: Erika Elleri, Vanni Casadei, PiergiorgioGattei, Walter Gatti, Giulia Genestreti, RosannaMenghiFOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a dire-zione e coordinamento di Fondazione Meeting):Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

NOTIZIARIO

In copertina:Un particolare della mostra del rock.

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4“EMERGENZAUOMO”(IL TEMADELLAXXXIVEDIZIONEDELMEETINGCHESI TERRÀDAL18AL24AGOSTO2013).

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SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

EDITORIALELa verità non invecchia 5

LA NATURA DELL’UOMO

L’infinito più concreto che ci sia 8L’uomo come creatura 11Fatti per l’infinito 15L’uomo? Irriducibile 17L’infinitamente piccolo 21

GIOVANI PER LA CRESCITAOgni istante, imprevedibile 24Costruire il futuro 27

MESSAGGI DAL WEBCi hanno scritto 30

APPROFONDIMENTII fondamenti dell’essere umano 36

INCONTRIUn’amicizia contro la violenza 32

SPETTACOLIDanza e musica: protagoniste 38

VOLONTARIVolontari senza frontiere 42

MEETING ON–LINENaviga con noi 45

PROGETTIUn greenMeeting 56

RUSSIAVerso Mosca 57

IN–MOSTRAAnno della fede 59

BREVI62

UN LUOGO D’INCONTRO

Incontrando i “Rimini people” 48Uno sguardo nuovo 51La casa degli stranieri 54

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LA NATURA DELL’UOMO

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Un tema astratto? Assolutamente no. La settimana del Meeting hadocumentato come questo infinito, al quale ogni uomo anela, nonsia questione spiritualistica per addetti ai lavori o per persone ‘pie’,ma un fattore essenziale per vivere ogni aspetto della vita con veri-tà, innescando riflessioni sui media che vi raccontiamo in questepagine. Vi riproponiamoanche ilmessaggio scritto daBenedetto XVI,attraverso il quale ha invitato tutti a purificarci dai “falsi infiniti”, ealcuni articoli che raccontano quello che è emerso negli incontriscientifici in cui si è andati alla scoperta di che cosa è veramentel’uomo.

Alla scopertadella naturadell’uomo

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Tutte le immagini – dice unapoesia di Montale – portanoscritto:“Più in là”.È questo oltre,

questo ‘più in là’ che dà senso a ogniconcreta realtà infinita». È l’attaccodell’articolo a pagina 2 del Corrieredella Sera a firma dello scrittore Clau-dio Magris; una riflessione sul temadel Meeting, con la quale non si sot-trae a un argomento scomodo, il temadel Meeting, l’infinito. Quel tema, difronte a cui in tanti si sono chiesti ilperché di un tema apparentementecosì astratto, in tempi così burrasco-si. Ed è lo stesso Magris a risponde-re a questa obiezione nel pezzo inti-tolato “L’infinito, Qui e Ora, nellecose della vita”: «Senza questo sensoconcreto dell’oltre, non esiste vera-mente niente e niente può essere vis-suto, patito, goduto.Basta uno sguar-do, in cui nell’amore si accende improv-visamente qualcosa d’altro, per farcicapire che la nostra esistenza non fini-sce ai confini del nostro corpo, deinostri interessi, delle nostre paure.Anche l’aprirsi a un altro nell’amici-zia varca e trascende le misere fron-tiere dell’io. Viviamo, anche senzasaperlo e senza volerlo, in quest’oltre,come i pesci nel mare.Non avere que-sta consapevolezza impoverisce la vita,l’ Eros, l’avventura».

Niente di più concreto quindi,nien-te di più decisivo per la vita di ogni

uomo. E i lettori del Corriere il gior-no dopo saranno rimasti sorpresi neltrovare come ‘risposta’ a Magris l’an-ticipazione della relazione fonda-mentale sul titolo del Meeting tenu-ta dal teologo Javier Prades il giornostesso. Il titolo è “L’uomo e la possi-bilità di incontrare l’infinito”, perchéo questo infinito è incontrabile oppu-re è facile che l’uomo cerchi di nascon-dere o dimenticare questo oltre, comeha scritto Luca Doninelli su ilsussi-diario.net commentando e rispon-dendo a Magris: «Tu parli dell’Infi-nito come di quell’“oltre”, o per dirlacon Montale quel “più in là” senza cuile cose finite - che sono poi quelle dicui in realtà ci occupiamo da matti-na a sera - non avrebbero nessun sen-so. Aggiungi però che l’Infinito, puressendo quanto di più reale esista,diventa astratto nel momento in cuicerchiamo di farne l’oggetto di unnostro discorso, definendolo fino afarne, per così dire, un nostro posses-so. Perciò alla fine suggerisci come ilsolo modo di amare l’Infinito senzacadere nella vuota astrazione sia quel-lo di amarlo “dentro” le cose finite,dentro il “qui e ora” delle cose di ognigiorno, senza la pretesa di definirLoné tantomeno di parlare in Suo nome.Nel tuo discorso manca però qualco-sa di essenziale: il fatto cioè che l’uo-mo non è assolutamente in grado di

realizzare il programma che dici tu.C’è in noi una ferita enorme, pauro-sa: vorremmo essere virtuosi e siamomeschini, vorremmo essere magna-nimi e siamo pieni di perfidia, cer-chiamo di innalzare il nostro spiritoe siamo prigionieri delle nostre pas-sioni più inconfessabili».

Quel titolo sottende una certezzaAnche Marcello Veneziani riflet-

tendo sul tema del Meeting sulle pagi-ne de Il Giornale il 25 agosto non puòche partire da un dato: «quel titolosottende una certezza: nella finitudi-ne umana c’è una congenita, radica-ta, tensione all’infinito (…)». A nul-la valgono le spiegazioni scientiste e

L’infinitopiù concreto checi siaNon solo la relazione del teologo Prades, ma anche il dibattito scaturitosui giornali nelle giornate del Meeting ha documentato come l’infinito èuna questione per tutti gli uomini.

di Matteo Lessi

Il teologo Javier Prades al Meeting.

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materialiste dell’uomo: «Se la condi-zione umana perde il suo caratterespirituale, si riduce a un puro factum,a un dato neurobiologico, al modo diun sofisticato meccanismo ciberneti-co, o a un puro fatto sociologico, risul-tato dell’autoregolazione impersona-le delle strutture sociali. In questo caso,partendo da se stesso, l’uomo non puòassicurarsi un senso. La mera contin-genza sperimentale non può dare fon-damento alla ragione. A mio giudi-zio, questa è la diagnosi decisiva: laragione scientista che riduce indebi-tamente l’uomo a pura materia, nonriesce più a dar ragione del suo stes-so senso e dell’agire razionale, a par-tire dalle premesse che essa stessa ha

stabilito. L’attività razionale dell’uo-mo, inclusa quella dello scienziato chepostula il materialismo, non sarebbenient’altro che lo sguardo immobiledi una cosa, di un “soggetto” o piut-tosto di un “oggetto” che ignora sestesso».

L’infinito è incontrabileDove incontrare questo infinito,

come è possibile viverlo adesso sullaterra nel mondo materiale? La rispo-sta arriva da Prades: «Nell’ambito del-la cultura plurale dell’Occidente,doveconvivono diverse espressioni del rap-porto con l’infinito, anche contra-stanti, si può ascoltare l’esperienza diun rapporto singolare con l’infinito:

la storia dei primi uomini che hannoincontrato Gesù che l’hanno ricono-sciuto come il Cristo, il Messia diIsraele, il Figlio di Dio». E il rettoredell’Università San Dàmaso di Madridnella sua relazione è andato ancorapiù in profondità: «Tenendo presen-te il titolo del Meeting, potremmodire che quando quegli uomini han-no conosciuto Gesù hanno fattoun’esperienza singolare di rapportocon l’infinito, lo faceva – per così dire– sentire, vedere e udire, e in tal modoavvertivano che la loro vita trovava uncompimento sovrabbondante in quelrapporto».C’è qualcuno, entrato nel-la storia dell’uomo, che rende possi-bile l’esperienza dell’infinito nelle >

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DIBATTITO SUL TEMA

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LA NATURA DELL’UOMO

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piccole cose, in ogni attimo della vita,proprio “nelle cose concrete di ognigiorno”, come ha scritto Magris.

Dall’intervento di Javier Prades alMeeting

Questi fatti e queste parole che cul-minano nel grande fatto della risurre-zione, portano ad una trasformazioneradicale di quell’esperienza dell’oriz-zonte irraggiungibile che Chillida con-sidera la patria comune di tutti gli uomi-ni. Don Giussani ci aiuta a compren-dere questo nucleo della fede cristia-na: «Cristo risorto è il primo e fonda-mentale avvenimento in cui il punto difuga è diventato esperienza dell’uo-mo.(...) Siccome in una realtà il pun-to di fuga è l’indice di un oltre, di quelche sta oltre, questo oltre è diventatodi carne e ossa, perciò Cristo risorto èproprio la prima esperienza di Dio fat-to carne e ossa. (...) Il contenuto del

punto di fuga è diventato esperienzadell’uomo perché il contenuto del pun-to di fuga è il mistero di Dio, e Cristorisorto è Dio fatto uomo che entra nel-la tua esperienza». Ecco la chiave divolta del nostro percorso di oggi.Quel-lo che i cristiani testimoniano nei lororacconti non è la soppressione delledomande umane, o la scomparsa del-l’enigma dell’esistenza, ma un modosorprendente di vivere il contenuto diquell’oltre che è inscritto in ogni cosa.Don Giussani l’ha spiegato una volta,immedesimandosi con l’immagine del-la Sevillana del adiós: «Il cristiano,dun-que, è un uomo (...) appoggiato allasbarra del porto, che è là e guarda ilmare nel quale non c’è niente, salvoquell’ultimo filo che si chiama oriz-zonte. Ma mentre per l’uomo solitoquel filo d’orizzonte è il punto dovetutto scompare - il barquiño della can-zone era un punto, e poi è scomparso

- per il cristiano quella linea d’orizzonteè come l’enigma, il mistero da cui devearrivare a lui qualcosa: è una terra igno-ta, da cui deve arrivare a lui uno cheporta una ricchezza inimmaginabi-le....E, infatti, a un certo momento,appare un punto sulla linea dell’oriz-zonte: è questa barca che è un punto ediventa sempre più grande finché sidelinea anche nei suoi fattori interni esi vede un uomo, il barcaiolo, sedutodentro. La barca si avvicina alla riva,attracca, e l’uomo che stava aspettan-do abbraccia l’uomo che arriva. Il cri-stianesimo nasce così, come l’uomo cheaspetta, che abbraccia l’uomo che arrivadall’altrimenti enigmatico e prima igno-to orizzonte.Se togliete questa imma-gine non ci resta che una confusionepresente, un nulla presente».

Il testo integrale dell’intervento è dispo-nibile su www.meetingrimini.org

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IL MESSAGGIO DEL PAPA

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Al Venerato Fratello, Monsignor Fran-cesco Lambiasi, Vescovo di Rimini.

Desidero rivolgere il mio cor-diale saluto a Lei, agli orga-nizzatori e a tutti i parteci-

panti al Meeting per l’Amicizia fra iPopoli, giunto ormai alla XXXIII edi-zione. Il tema scelto quest’anno - «Lanatura dell’uomo è rapporto con l’in-finito» - risulta particolarmente signi-ficativo in vista dell’ormai imminen-te inizio dell’«Anno della fede», cheho voluto indire in occasione del Cin-

quantesimo anniversario dell’apertu-ra del Concilio Ecumenico VaticanoII.Parlare dell’uomo e del suo anelitoall’infinito significa innanzitutto rico-noscere il suo rapporto costitutivocon il Creatore. L’uomo è una crea-tura di Dio. Oggi questa parola – crea-tura – sembra quasi passata di moda:si preferisce pensare all’uomo comead un essere compiuto in se stesso eartefice assoluto del proprio destino.La considerazione dell’uomo comecreatura appare «scomoda» poiché

implica un riferimento essenziale aqualcosa d’altro o meglio, a Qualcunaltro – non gestibile dall’uomo – cheentra a definire in modo essenzialela sua identità; un’identità relaziona-le, il cui primo dato è la dipendenzaoriginaria e ontologica da Colui checi ha voluti e ci ha creati. Eppure que-sta dipendenza, da cui l’uomo moder-no e contemporaneo tenta di affran-carsi, non solo non nasconde o dimi-nuisce, ma rivela in modo luminosola grandezza e la dignità suprema del-l’uomo, chiamato alla vita per entra-re in rapporto con la Vita stessa, conDio.

Dire che «la natura dell’uomo è rap-porto con l’infinito» significa alloradire che ogni persona è stata creataperché possa entrare in dialogo conDio, con l’Infinito. All’inizio dellastoria del mondo, Adamo ed Eva sonofrutto di un atto di amore di Dio, fat-ti a sua immagine e somiglianza, e laloro vita e il loro rapporto con il Crea-tore coincidevano: «Dio creò l’uomoa sua immagine; a immagine di Diolo creò: maschio e femmina li creò»

Il vescovo di Rimini mons. Lambiasi durante la celebrazione della Santa Messa.

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L’uomocomecreaturaIl messaggio autografo di Benedetto XVI,per una cammino di purificazione dai “falsi infiniti”.

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(Gen, 1,27). E il peccato originale hala sua radice ultima proprio nel sot-trarsi dei nostri progenitori a questorapporto costitutivo, nel voler met-tersi al posto di Dio, nel credere dipoter fare senza di Lui. Anche dopoil peccato, però, rimane nell’uomo ildesiderio struggente di questo dialo-go, quasi una firma impressa col fuo-co nella sua anima e nella sua carnedal Creatore stesso. Il Salmo 63 [62]ci aiuta a entrare nel cuore di questodiscorso: «O Dio, tu sei il mio Dio,dall’aurora io ti cerco, ha sete di tel’anima mia, desidera te la mia carne,in terra arida, assetata, senz’acqua» (v.2). Non solo la mia anima, ma ognifibra della mia carne è fatta per tro-vare la sua pace, la sua realizzazionein Dio. E questa tensione è incancel-labile nel cuore dell’uomo: anche quan-do si rifiuta o si nega Dio, non scom-pare la sete di infinito che abita l’uo-mo. Inizia invece una ricerca affan-nosa e sterile, di «falsi infiniti» chepossano soddisfare almeno per unmomento. La sete dell’anima e l’ane-lito della carne di cui parla il Salmi-sta non si possono eliminare, così l’uo-mo, senza saperlo, si protende allaricerca dell’Infinito, ma in direzionisbagliate: nella droga, in una sessua-lità vissuta in modo disordinato, nel-le tecnologie totalizzanti, nel succes-so ad ogni costo, persino in formeingannatrici di religiosità. Anche lecose buone, che Dio ha creato comestrade che conducono a Lui, non dirado corrono il rischio di essere asso-lutizzate e divenire così idoli che sisostituiscono al Creatore.

Riconoscere di essere fatti per l’in-finito significa percorrere un cammi-no di purificazione da quelli che abbia-mo chiamato «falsi infiniti», un cam-mino di conversione del cuore e dellamente. Occorre sradicare tutte le fal-se promesse di infinito che seduconol’uomo e lo rendono schiavo. Per ritro-vare veramente se stesso e la propriaidentità, per vivere all’altezza del pro-prio essere, l’uomo deve tornare a rico-noscersi creatura, dipendente da Dio.Al riconoscimento di questa dipen-

denza – che nel profondo è la gioiosascoperta di essere figli di Dio – è lega-ta la possibilità di una vita veramentelibera e piena. È interessante notarecome san Paolo, nella Lettera ai Roma-ni, veda il contrario della schiavitù nontanto nella libertà, ma nella figliolan-za, nell’aver ricevuto lo Spirito Santoche rende figli adottivi e che ci per-mette di gridare a Dio: «Abbà! Padre!»(cfr 8,15). L’Apostolo delle genti par-la di una schiavitù «cattiva»: quella delpeccato, della legge, delle passioni del-la carne. A questa, però, non contrap-pone l’autonomia, ma la «schiavitù diCristo» (cfr 6,16-22), anzi egli stessosi definisce: «Paolo, servo di CristoGesù» (1,1). Il punto fondamentale,quindi, non è eliminare la dipenden-

za, che è costitutiva dell’uomo,ma indi-rizzarla verso Colui che solo può ren-dere veramente liberi.

A questo punto però sorge unadomanda. Non è forse strutturalmenteimpossibile all’uomo vivere all’altez-za della propria natura? E non è for-se una condanna questo anelito versol’infinito che egli avverte senza maipoterlo soddisfare totalmente? Que-sto interrogativo ci porta direttamen-te al cuore del cristianesimo. L’Infini-to stesso, infatti, per farsi risposta chel’uomo possa sperimentare, ha assun-to una forma finita. Dall’Incarnazio-ne, dal momento in cui in Verbo si èfatto carne, è cancellata l’incolmabiledistanza tra finito e infinito: il Dioeterno e infinito ha lasciato il suo Cie-

L’Auditorium gremito di gente.

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LA NATURA DELL’UOMO

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lo ed è entrato nel tempo, si è immer-so nella finitezza umana. Nulla allo-ra è banale o insignificante nel cam-mino della vita e del mondo. L’uomoè fatto per un Dio infinito che è diven-tato carne, che ha assunto la nostraumanità per attirarla alle altezze delsuo essere divino.

Scopriamo così la dimensione piùvera dell’esistenza umana, quella a cuiil Servo di Dio Luigi Giussani conti-nuamente richiamava: la vita comevocazione. Ogni cosa, ogni rapporto,ogni gioia, come anche ogni difficol-tà, trova la sua ragione ultima nell’es-sere occasione di rapporto con l’Infi-nito, voce di Dio che continuamenteci chiama e ci invita ad alzare lo sguar-do, a scoprire nell’adesione a Lui la

realizzazione piena della nostra uma-nità. «Ci hai fatti per te – scrivevaAgostino – e il nostro cuore è inquie-to finché non riposa in te» (Confessio-ni I, 1,1). Non dobbiamo avere pau-ra di quello che Dio ci chiede attra-verso le circostanze della vita, fosseanche la dedizione di tutto noi stessiin una forma particolare di seguire eimitare Cristo nel sacerdozio o nellavita religiosa. Il Signore, chiamandoalcuni a vivere totalmente di Lui, richia-ma tutti a riconoscere l’essenza dellapropria natura di essere umani: fattiper l’infinito. E Dio ha a cuore la nostrafelicità, la nostra piena realizzazioneumana. Chiediamo, allora, di entraree rimanere nello sguardo della fedeche ha caratterizzato i Santi, per poter

scoprire i semi di bene che il Signoresparge lungo il cammino della nostravita e aderire con gioia alla nostra voca-zione.

Nell’auspicare che questi brevi pen-sieri possano essere di aiuto per colo-ro che prendono parte al Meeting, assi-curo la mia vicinanza nella preghieraed auguro che la riflessione di questigiorni possa introdurre tutti nella cer-tezza e nella gioia della fede.

A Lei, Venerato Fratello, ai respon-sabili e agli organizzatori della mani-festazione, come pure a tutti i pre-senti, ben volentieri imparto una par-ticolare Benedizione Apostolica.

Benedetto XVIDa Castel Gandolfo, 10 agosto 2012

IL MESSAGGIO DEL PAPA

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LIBRO MEETING

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Fattiper l’infinito

Vivere il titolo diquest ’anno noncome slogan, macome autocoscien-

za” aveva affermato, in unaintervista, don Carrón, invisita per un giorno alMeeting 2012.La manifestazione eraappena alla sua terza gior-nata e queste parole suo-navano come un invito.Un invito già autorevol-mente riecheggiato nellaconsapevolezza cui il mes-saggio autografo di Benedetto XVI,inviato all’inizio del Meeting, avevarichiamato. «Dire che “la natura del-l’uomo è rapporto con l’infinito” signi-fica allora dire che ogni persona è sta-ta creata perché possa entrare in dia-logo con Dio, con l’Infinito».Questa consapevolezza è stata comel’ipotesi di lavoro con la quale tutti gliinterventi si sono confrontati, docu-mentando, seppure in modi e formediverse, la profonda ragionevolezza diun’ipotesi “religiosa” di fronte alle sfi-de della realtà. Così è stato nell’af-fronto delle tematiche economiche,sociali, scientifiche, filosofiche, comenella rilettura di esperienze artistiche,letterarie,musicali.Così è stato di fron-

te ai grandi temi dell’edu-cazione, della politica, del-la libertà religiosa.Questo libro è come unesempio, significativo manecessariamente limitato,della grande ricchezza diinterventi culturali che han-no intessuto e costruito la33a edizione del Meeting.Tantissimi sono stati colo-ro (tra relatori,artisti e cura-tori di mostre si possonocontare più di 300 perso-ne) che hanno condiviso

con il pubblico del Meeting il conte-nuto della propria esperienza cultura-le, accettando di confrontarsi e di dia-logare in un contesto dominato dalgusto per la diversità dell’altro, dallastima al cammino di ciascuno, dallapassione a scoprire quella scintilla didesiderio umano che tutti abbiamo incomune.Le scuole e le università sono natecome luoghi di convivenza tra mae-stri e discepoli, a dimostrare che all’ori-gine della cultura c’è sempre l’avveni-mento di un rapporto. Con stupore egratitudine possiamo dire che spessoal Meeting capita di assistere allo stes-so fenomeno.E capita di accorgersi che c’è un popo-

lo di giovani e adulti desiderosi diimparare e di conoscere.Questo libro è la documentazione del-la traccia che il Meeting ha lasciato,un contributo offerto a chi abbia desi-derio di confrontarsi non soltanto condiscorsi e ideologie, ma con parole chesono innanzitutto “testimonianze edesperienze”, come acutamente indi-cava il messaggio che il presidenteNapolitano ha inviato per l’inaugura-zione della manifestazione.Una delle mostre del Meeting 2012aveva un titolo forse non immediato,ma intrigante, “L’imprevedibile istan-te”: era paradossalmente la mostra piùvicina all’attualità, dedicata alla crisi eai giovani. È stata la Mostra inaugu-rata dal presidente del Consiglio MarioMonti che a partire da essa ha inizia-to il suo intervento al Meeting.Ma tutta la settimana del Meeting èstata l’avvenimento di istanti impre-vedibili , di momenti in cui il deside-rio si riaccende, in cui la speranza tor-na a balenare come possibilità con-creta, in cui il fascino del bello e delbene riacquista tutta la sua forza attrat-tiva. Questa è stata l’esperienza docu-mentata da tanti (pubblico e relatori)ed è il calore vivo di questa esperien-za che ci auguriamo trasudi anche daitesti che questo libro ripropone.Perché l’avventura continua, la batta-glia ingaggiata per la verità dell’uma-no, per affermare e documentare che“la natura dell’uomo è rapporto conl’infinito” non si ferma.Viviamo in un tempo in cui, compli-ce anche la generale situazione di cri-si, ci troviamo di fronte ad una sortadi “anoressia dell’umano”, come dice-va don Giussani all’inizio del 1988,“all’ uomo di oggi non viene più vogliadi vivere”. Ma proseguiva indicandouna strada «il nostro compito è quel-lo di ridestare l’identità dell’uomo inquesta dissociazione universale, pro-duttiva del potere e quindi necessariaal potere».“Emergenza uomo” è infatti il titolodel Meeting 2013.

«La battaglia ingaggiata per la verità dell’umano, per affermare edocumentare che la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito non siferma», scrive Emilia Guarnieri nella prefazione al libro delMeeting 2012.

di Emilia Guarnieri

a cura diEmanuela Belloni eAlberto Savorana

“Fatti per l’infinito”BUR Rizzoli Saggipp. 352 - € 11,00

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L’incontro sul tema del Meeting 2012.

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LA NATURA DELL’UOMO

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A partire dal 21 novembre nelle principali librerie italiane sarà di-sponibile il volume “Fatti per l’infinito” a cura di Emanuela Belloni eAlberto Savorana, edito da Bur Saggi Rizzoli, di 352 pagine e al costo€11,00. Il volume sarà disponibile anche in versione ebook e nelleprincipali librerie digitali. Nel testo sono raccolti alcuni degli inter-venti principali della scorsa edizione, con il desiderio di riproporre leprincipali tematiche affrontate.

“La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito.” È questa la frase didon Luigi Giussani che ha ispirato l’edizione 2012 del Meeting di Ri-mini: se non si rispetta la struttura originale dell’uomo, lo si rendeschiavo del potere. Denaro, successo ed egemonia diventano così i“falsi infiniti” che non soddisfano, perché tutto è piccolo di fronte allasete del cuore. Questa è l’origine antropologica della crisi che sta sa-crificando la dignità delle persone.Grazie al contributo di leader religiosi, scienziati, economisti, politicie intellettuali, il Meeting ha approfondito questioni cruciali per il no-stro Paese e non solo, dal contributo della fede nel definire l’identitàdell’io al tema del diritto e dei nuovi diritti, dalle questioni etiche postedalla ricerca scientifica fino ai fattori di una società libera e dignitosa.I saggi qui raccolti vogliono essere un’occasione per proseguire le ri-

flessioni iniziate nei giorni del Meeting, permettendo così al lettore diriscoprire e approfondire il significato del proprio rapporto con l’infi-nito, con se stesso e con gli altri.

Il tema della crisi con l’intervento del presidente del consiglio MarioMonti e di Giorgio Vittadini, l’incontro centrale sul tema dell’edizionecon il teologo Javier Prades, il seminario di filosofia con i filosofi Eu-genio Mazzarella, Costantino Esposito e Carmine Di Martino. E ancorasull’educazione del cuore dell’uomo le relazioni di Carlo Wolfsgrubere di Franco Moscone, oppure l’incontro sull’Homo Religiosus con il mo-naco buddista Shodo Habukawa, il cardinale Julien Ries e don Ste-fano Alberto. Sulla positività della realtà verteranno i testi di donIgnacio Carbajosa e Giorgio Buccellati, mentre sulle mostre di Dosto-evskij e sul rock i testi rispettivamente di Tat’jana Kasatkina e di JohnWaters. Le relazioni degli scienziati William E. Carroll, Ian Tattersall eMarco Bersanelli con a tema l’evoluzione biologica dell’uomo e la suanatura. E non mancheranno le testimonianze della dottoressa ElviraParravicini, di Carter Snead o del vescovo della Nigeria Ignatius Kai-gama. Si troveranno anche tematiche di respiro internazionale con gliinterventi di Mary Ann Glendon e Wael Farouq, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, Giulio Terzi di Sant’Agata e di S.Em. Card. Jean-Louis Tauran.

IL LIBRO DEL MEETING 2012

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L’uomo?Irriducibile

Antropologi, biologi, neuroscienziati: numerosi gli appuntamentiscientifici del Meeting 2012, per scoprire, conoscere e rispondere alladomanda su chi è l’uomo.

di Mario Gargantini

La domanda sull’uomo è stato unfilo conduttore degli appunta-menti scientifici di questo Mee-

ting 2012: una domanda che campeg-giava espressamente nel titolo dellamostra curata dall’Associazione Eure-sis e dalla Fondation Jérôme Lejeune“Cos’è l’uomo perché te ne ricordi?”; eche ha guidato le riflessioni di antro-pologi, biologi, neuroscienziati e filo-sofi. E ha fatto capolino tra le spetta-

colari immagini della “dimora dell’uo-mo” fotografata dall’astronauta PaoloNespoli a 400 km di distanza dagli oblòdella Stazione Spaziale Internaziona-le e proposte a una ammirata e incon-tenibile platea. Come pure è stata unadomanda presente e non troppo impli-cita nelle esaltanti descrizioni, offerteda Sergio Bertolucci e Lucio Rossi,delfunzionamento dell’acceleratore LHCche al Cern di Ginevra ha stanato il

tanto ricercato bosone di Higgs.Un filo rosso che è uscito dal perime-tro fieristico per spingersi fino a SanMarino, dove un gruppo di studiosi,non solo scienziati, convocati da Eure-sis in collaborazione con lo stesso Mee-ting, con la Fondazione Ceur e con laRepubblica di San Marino, hannodiscusso per tre intense giornate di “Bio-logicalEvolutionandtheNatureof HumanBeings”, portando nelle discussioniappassionate e approfondite l’eco diquanto avevano visto e stava ancoraaccadendo nei padiglioni della Fiera.Ma vediamo più da vicino qualchespunto emerso nella settimana rimi-nese e che vale la pena rilanciare e fareoggetto di ulteriore lavoro di appro-fondimento.

L’uomo supera l’uomoC’è un termine che si presta bene asintetizzare i dati che emergono datante ricerche in settori diversi: irri-ducibilità. Sempre più l’uomo apparenon riducibile a qualsiasi schema, omodello, o teoria che si illuda di spie-garne tutte le declinazioni, di confi-nare in un territorio ben presidiato

Da sinistra lo scienziato William E. Carroll, l’astrofisico Marco Bersanelli e l’antropologo Ian Tattersall.

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INCONTRI

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dalle leggi scientifiche l’enorme ric-chezza e varietà di espressioni che carat-terizzano l’umano.Sia che lo si affron-ti dalla prospettiva paleoantropologi-ca, che da quella genetica, che da quel-la neurologica “l’uomo supera infini-tamente l’uomo”, secondo la parados-sale provocazione di Pascal.Da un paleoantropologo come IanTat-tersall abbiamo sentito raccontare leprime mosse dell’uomo, che è diven-tato tale quando ha iniziato, circa100mila anni fa, a costruire oggetti“simbolici”, ad “attribuire a un ogget-to lo status di simbolo, cioè a rivestir-lo di un altro significato”.È stato l’ini-zio di un rapporto speciale con la real-tà, che si rivelava progressivamentecome segno e suscitava un desiderio dirapporto ancor più profondo, in unsusseguirsi illimitato di rimandi e disignificati. Questo stesso desiderioinnesca ancora oggi, più o meno con-sapevolmente, la curiosità e la tensio-ne alla conoscenza della natura e sti-mola gli scienziati ad escogitare meto-di via via più adeguati a cogliere trac-ce di verità.

L’io tra genetica e neuroscienzeLa genetica è certamente una delle stra-de della scienza dove ci si imbatte conpiù intensitàedrammaticitànelladoman-da sull’uomo. I primi passi della gene-tica moderna sono dominati dall’en-trata in scena della struttura a doppiaelica del Dna ma anche, pochi annidopo (1959), da scoperte come quelladi Lejeune che rivelava in una malfor-mazione a livello cromosomico (la tri-somia 21) la causa di una malattia (lasindrome di Down) fino ad allora nonspiegata. Le conseguenze indesidera-te della scoperta, fino al prospettarsi dinuove forme di eugenetica – contro lequali lo stesso Lejeune si è battuto finoall’ultimo – hanno reso subito eviden-te che non solo c’erano notevoli e pre-occupanti implicazioni di tipo socialeed etico, ma che la genetica sollevavainterrogativi ben oltre il puro livellomedico e applicativo; fino a mettere inquestione – ed è cronaca dei nostri gior-

ni - la natura stessa dell’uomo.Le scien-ze biomediche hanno registrato note-voli avanzamenti, come conoscenze ecome possibilità applicative; ma que-sto successo spinge molti a prefigura-re una sorta di totalitarismo genetico ea diffondere una certa visione ridutti-va che porta a fare dei geni il fattoreprimario se non esclusivo dello svilup-po dei viventi e dell’uomo stesso. Alpunto da far pensare che tutto nell’uo-mo sia determinato a livello genetico,che il nostro destino sia in qualche modoscritto nei nostri geni.È ancora la scien-za però, laddove procede con la cor-rettezza metodologica e senza cederea tentazioni ideologiche, che suggeri-sce una prospettiva più aperta: a parti-re dallo stesso concetto di “geni”, inte-si non come entità monolitiche e indi-pendenti, ma piuttosto come nodi diuna rete di rapporti, come “strumenti”che cooperano con altri per svilupparee far crescere la vita.Se poi ci spostiamo nel mondo delleneuroscienze, troviamo un settore ingrande fermento, anche per la pro-gressiva disponibilità di strumenti emetodi di indagine sofisticati e poten-ti. Non si può quindi non tenerne con-to o sottovalutare tutto quello che si stascoprendo circa la componente neuro-biologica dei nostri comportamenti,delle diverse espressioni della personanelle differenti condizioni dell’esisten-za. Tuttavia, come è risultato dal dia-logo tra Andrea Moro, Michele DiFrancesco e Giancarlo Cesana, biso-gnerebbe chiudere gli occhi per nonriconoscere che l’«io» è ben più dei suoifattori cerebrali; e che il rapporto conl’infinito è un elemento che affiora nonappena si spinga l’analisi dell’uomo unpo’ in profondità, come mostrano benegli studi sul linguaggio.

Dono e gratuitàC’è un’ultima osservazione. Confron-ti ed esperienze come quelli del Mee-tingedel SanMarinoSymposium mostra-no l’efficacia e l’utilità del dialogo e dellavoro comune tra discipline e formedi conoscenza diverse. Ci sono tante

strade e tanti percorsi di conoscenzama l’importante è la direzione, la meta:cioè la verità dell’uomo e della realtà.La tensione a questa meta aiuta sia aguardare la realtà con più attenzione(e quindi con maggior possibilità di“risultato” scientifico) sia a considera-re i diversi approcci come una ricchezza,evitando un generico accostamento deisaperi, contrabbandato come interdi-sciplinarità, ed evitando di fare confu-sione di piani.

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LA NATURA DELL’UOMO

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Le strade delle scienze nel loro cam-mino di scoperta aiutano a vedere lacontinua “novità” che emerge nelpanorama della “vita” e soprattuttonel “fenomeno umano”; si scoprononumerosi “meccanismi” che regola-no i vari processi vitali e comporta-mentali e si vede anche il manife-starsi della apparente casualità, delgioco delle circostanze, dell’impre-visto. Soprattutto si vedono i limitidella riduzione estrema di tutto sia

a meccanismi necessari e automati-ci sia all’azione impazzita del casocieco. La stessa celebre combinazio-ne di “caso e necessità” non basta araccontare l’evoluzione cosmica esoprattutto l’esperienza umana: vaintrodotto un altro fattore, riassu-mibile nelle parole dono o gratuità;un fattore che la scienza non può cer-to “dimostrare” ma che può sicura-mente apprezzare e percepire perchélo intravvede sporgere continuamente

nelle sue indagini dalla sovrabbon-danza e inesauribilità del reale.La domanda sulla natura umana vie-ne così riproposta al livello adegua-to. La scienza infatti, come ha osser-vato il biologo Jeffrey Schloss, e ripor-tato nel video che chiude la mostrasu Lejeune, «non può dare risposteesaurienti sulla natura umana, maaiuta a porsi la domanda su cos’è l’uo-mo in maniera molto più profondae drammatica».

Un particolare della mostra sul genetista francese Lejeune.

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INCONTRI

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Elicotteri, Elettronica per la Difesa e Sicurezza, Aeronautica, Spazio, Sistemi di Difesa, Energia, Trasporti.Finmeccanica da oltre 60 anni è il portabandiera dell’eccellenza tecnologica italiana nel mondo.Finmeccanica è tra i leader globali in tutti i settori in cui opera, campione dell’industria italiana nella ricerca e nello sviluppo delle più avanzate tecnologie.

La nostra tecnologia fa volare alto la nostra bandiera.

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L’infinitamentepiccolo

La conoscenza è inesauribile ein un certo senso questo è ilsegno dell’infinito già presen-

te nel finito». Queste sono le parole diLucio Rossi del Cern al termine del-l’incontro sul bosone di Higgs, tenu-tosi nell’ultima giornata del Meeting.Con lui un’altra eccellenza della scien-za italiana, protagonista di unadelle scoperte più importantidegli ultimi tempi ,Sergio Ber-tolucci, direttore per la ricer-ca al Cern.Il Cern è il loro laboratorio:Bertolucci, punto di riferi-mento dell’attività scientificadel Cern,e Lucio Rossi, respon-sabile dei magneti supercon-duttori che sono gli elementifondamentali di LHC (Lar-ge Hadron Collider, in italia-no Grande Collisore di adro-ni), gioielli costati 1200 milio-ni di euro, pari al 50 per cento del bud-get globale del progetto. «Vogliamovedere l’infinitamente piccolo. Il nostroacceleratore è un nano-nanoscopio,possiamo vedere a picosecondi dalloscoppio del Big bang», ha raccontatoRossi ai presenti, facendo scorrere sul-lo schermo dell’auditorium del Mee-ting le foto dell’acceleratore in tutti isuoi 27 chilometri di diametro, un tun-nel scavato a cento metri di profondi-tà nei pressi di Ginevra, una vera e pro-pria “cattedrale”. Sergio Bertolucci haribadito lo scopo del Cern: «L’obiet-tivo primario del Cern è certamente

l’avanzamento della conoscenza delmondo fisico, ma, nell’attuare questoscopo, il risultato immediatamenteconseguente è lo sviluppo di nuova tec-nologia, che spesso ha ricadute pesan-ti anche al di fuori del nostro ambito.Inoltre il Cern ha come obiettivo fon-damentale anche la formazione di nuo-

vi ricercatori, la scienza ha bisogno diocchi vergini. C’è molto bisogno dicervelli giovani, di individui che entri-no nella stanza e guardino il proble-ma da un punto di vista nuovo. Perquesto per il Cern è assolutamente fon-damentale crescere e formare i giova-ni scienziati».

Qual è l’obiettivo scientifico dellericerche condotte al Cern? Capire comeè nato l’universo, e quindi come è fat-to. «Ci sono due modi per andare indie-tro nel tempo e studiare l’origine del-l’universo – ha spiegato Bertolucci –il primo è guardare oggetti molto lon-

tani: l’immagine che arriva a noi risa-le a molto tempo fa, e quindi possia-mo vedere come erano svariati miliar-di di anni fa. Questo è quello che stan-no facendo, ad esempio, gli scienziatiimpiegati sul progetto Planck, di cuiMarco Bersanelli è uno dei coordina-tori. Il secondo metodo è quello diricreare, per brevissimi istanti e in unpiccolissimo spazio, le condizioni ori-ginali dell’universo, ovvero condizio-ni di altissima densità di energia. Perfare questo acceleriamo le particelle aduna velocità prossima a quella dellaluce e le facciamo collidere: in quelpunto la materia è nelle particolaris-sime condizioni in cui si trovava pochiistanti dopo il Big Bang. L’energia allaquale possiamo accelerare le particel-le con Lhc (14 TeV) consente di risa-lire fino a meno di un picosecondo(milionesimo di milionesimo di secon-do) dopo lo scoppio. In verità, devo

dire che a quel punto il bel-lo era già successo!».

Bertolucci nella conferen-za stampa finale è stato ancheprotagonista di un appelloper la scienza italiana. «L’Eu-ropa ed il mondo stannofacendo shopping tra i ricer-catori italiani. Formare unapersona alla nostra comuni-tà nazionale costa tra i 500ed i 700 mila euro. Consi-derando che regaliamo ognianno 10mila ‘cervelli’ a Pae-si ben più ricchi di noi è faci-

le considerare che diamo via miliardidi euro di soldi già spesi da noi e chepotrebbero produrre, se quei ricerca-tori restassero in Italia, ricchezza e svi-luppo. E invece la fuga continua ine-sorabile: i tagli lineari ci permettonodi assumere un ricercatore ogni cin-que che vanno in pensione, il che è unsegnale pessimo per i nostri giovani, iquali a un certo punto decidono diguardare direttamente all’estero inve-ce di sacrificarsi in Italia». Per questo,secondo il direttore del Cern “preser-vare i nostri cervelli deve essere unapriorità della politica italiana”.

La conferenza sul bosone di Higgs.

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Sabato protagonista al Meeting il Cern con il bosone di Higgs e unappello per la ricerca scientifica in Italia.

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Altro che generazione sperduta. Al Meeting un popolo di giovani halasciato a bocca aperta tutti quanti: personalità istituzionali e non,giornalisti e visitatori, raccontando che la crisi non è l’ultima paro-la, mostrando un nuovo modo di affrontare studio e lavoro. Nessu-na ricetta, ma esperienze di persone come uscite da una prigione(pensiamo ai Prigioni di Michelangelo nella mostra L’imprevedibileistante): storie con un’energia, una ricchezza che a tanti hanno fat-to dire che c’è ancora un futuro e una speranza per il nostro Pae-se.

Ci hannoinsegnatoqualcosa

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GIOVANI PER LA CRESCITA

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Dal presidente Monti, ai mi-nistri Passera e Fornero, dal-l’imprenditore Benetton al

Presidente dell’Assemblea Generaledell’ONU Al-Nasser: durante la lorovisita al Meeting sono davvero pochigli ospiti che non hanno fatto tappaalla mostra “L’imprevedibile istante –Giovani per la crescita”, curata dallaFondazione per la Sussidiarietà, conla collaborazione di un gruppo di stu-denti e di docenti universitari. Le nu-vole che avvolgono l’orizzonte tem-pestoso. I titoli dei telegiornali cheannunciano l’ennesimo crollo dellaborsa. La confusione domina lascena: così, da una breve descrizionedella crisi economica e sociale partivail percorso della mostra. Eppure eccoche dentro questa situazione di disa-gio e di smarrimento (nella primastanza non si sapeva davvero dovefermare lo sguardo in quel video “di-namico e avvolgente”) i visitatorihanno potuto incontrare esperienzein atto che raccontavano un modonuovo di stare dentro le circostanze.Scuola, università, impresa e mondodel lavoro: tre ambiti differenti dovec’è in gioco il destino di tanti giovani(e quindi il presente e il futuro delnostro Paese).

Un percorso innovativoIl percorso proposto dalla mostra

non è stato solo innovativo dal puntodi vista della realizzazione tecnicadell’esposizione, ma anche nel suocontenuto: per rispondere alla crisinon si è partiti dal formulare delle ri-cette che facessero scomparire la dif-ficile congiuntura economica quasiper magia. No, si è partiti da quelloche già c’è. Si è posta l’attenzione sualcune esperienze di persone che nonhanno aspettato che le difficoltà sidissolvessero da sole o che arrivassequalcun altro a risolverle, ma si sonomessi in gioco loro stessi in primapersona. Per questo uno dei fili rossiche accompagnava tutta la mostra(ben rappresentato dalla ricorrenteimmagine dei Prigioni di Michelan-gelo) era: che cosa accadrebbe se tuttequeste energie, tutta questa ricchezza,questa creatività non fosse ostacolatama fosse guardata e, magari, soste-nuta e valorizzata? Anche le proposteche alla fine di ogni sezione veni-vano enunciate, nascevano proprioda quei volti, da quelle storie. Tant’èche alla fine della mostra la crisi nonera risolta, scomparsa (nel video fi-nale sullo sfondo le nuvole ci sonoancora) ma si apriva una prospettivadi positività, un percorso possibileper ciascuno di noi: come recita lafrase di don Giussani che conclude lamostra: «aspettatevi un cammino,non un miracolo che eluda le vostre

responsabilità, che elida la vostra fa-tica, renda meccanica la vostra li-bertà».

Monti, Al Nasser e CeciliaPenso che sia innanzitutto per que-

sti elementi e queste provocazioniche tanti visitatori siano rimasti col-piti, a cominciare dal Presidente delConsiglio Mario Monti che, nellasua breve visita riminese, dopo avervisto queste esperienze virtuose e po-sitive ha deciso di modificare l’inter-vento, senza leggere il testo predi-sposto in precedenza. (Fattoabbastanza peculiare, forse addirit-tura “inedito”, per un personaggiocosì preciso e attento ad ogni suamossa come il professore della Boc-coni). Come lui anche tanti giornali-

Ogni istante,imprevedibileFrancesco Magni, coordinatore della mostra sui giovani, raccontale giornate al Meeting: dalla visita del presidente Monti agli studentiche escono dicendo “ci è tornata voglia di tornare a scuola”.

di Francesco Magni

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IN-MOSTRA

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sti che, inizialmente incuriositi dallagran folla che, ad ogni ora della gior-nata, aspettava in fila per moltotempo prima di entrare, sono rimastiin qualche modo provocati dalle sto-rie che hanno visto: tra queste quelladi Cecilia che partendo dall’Italia du-rante gli studi universitari, va in Cinaper una passione per lo studio dellalingua e finisce, come lei stessa af-ferma con un sorriso che da solo con-quista, “per vendere pannelli solaricinesi agli italiani”. La storia di Ce-cilia, così semplice, essenziale e ge-nuina, non lascia davvero indifferenti,tanto che anche il Corriere della Seraha deciso di intervistarla (via Skype,ovviamente...) (cfr. M. Cremonesi,"A ventisei anni per un lavoro (chenon avevo) a Shanghai", Corriere

della Sera, 21 agosto 2012). OppureLuciano Guelfi del Tg2 che su Twit-ter dopo aver realizzato un servizioha scritto “ci ho messo il cuore”. Op-pure la direttrice di ‘A’ Maria Latellaarrivata al Meeting, perché aveva sa-puto che quella mostra era assoluta-mente da vedere.

Una prospettiva ed un respiro in-ternazionale che si è avvertita inmodo eclatante con la visita alla mo-stra del presidente dell’AssembleaGenerale delle Nazioni Unite, Al-Nasser, sorpreso subito dal fatto cheChiara, la giovane guida che lo ha ac-compagnato nella mostra, lo ha salu-tato in arabo. Ma è stato solo il primo"colpo". Racconta infatti Chiara: «al-l’inizio pensavo di dovergli fare unaspiegazione molto sintetica, tagliando

qua e là e di non dovermi sbilanciarepiù di tanto, dato che era una perso-nalità importante e che probabil-mente aveva altro per la testa... E in-vece ho dato il massimo, mettendo ingioco tutta me stessa, a cominciaredal saluto in arabo, lingua che daqualche tempo ho iniziato a studiare.E così anche quella visita così specialeè diventata l’incontro con un uomo:lui è rimasto molto colpito dalle te-stimonianze dei ragazzi del liceo edegli istituti tecnici e dell’università.Alla fine della mostra si è commossodavanti al racconto di Ciaula, perso-naggio di Pirandello di cui si parlavanel video finale e che “riscopre laluna”. Finita la spiegazione siamo ri-masti a lungo a parlare io e lui e tra lemolte cose, mi ha detto che lo col-

Il presidente Monti insieme a Giorgio Vittadini in visita alla mostra sui giovani.

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piva molto il mio modo di pensare eche tutto quello che succede é peruna riforma (cioè un cambiamento).Anche lui di fronte alla storia di Ce-cilia, che raccontava della sua pas-sione per questa lingua come di uninnamoramento, lui mi ha detto: “Sì!È vero!”. Quello che più mi ha stu-pito è che lui stesso fosse stupito».

Qualcosa di buono in questomondo

A rimanere scossi dalla mostra nonsono stati solamente gli ospiti ma an-che la gente comune, come ungruppo di studenti di un istituto tec-nico che appena usciti hanno escla-mato “ci è tornata voglia di andare ascuola” oppure un importante avvo-cato d’affari che, dopo la visita, hadetto: «ero arrivato qui con millepensieri e preoccupazioni. Vederequesta mostra è stato come prendereuna boccata d’aria». Oppure ancora lareazione di un’insegnante, arrivata aRimini convinta che non ci fosse piùnessuna speranza per il futuro deisuoi alunni che si trova drammatica-

mente rimessa in discussione daquelle testimonianze, tanto da com-muoversi e da domandarsi: “ma per-ché se è tutto così negativo io stopiangendo di commozione per unacosa così bella?”.

Così è stato per una giovane donna,in dolce attesa, che trovandosi al cen-tro di festeggiamenti e congratula-zioni per il futuro lieto evento, ri-sponde malinconica che “sono tutticontenti, tranne me…”. È con questostato d’animo che si avvia a visitare lamostra. All’uscita incontra di nuovoquella stessa studentessa che all’iniziol’aveva fermata e le dice: «Sai, ti devoringraziare. Dopo quello che ho visto,ora sono contenta di dare al mondoun figlio. Perché ho visto che c’èqualcosa di buono anche per lui inquesto mondo. Spero che anche luiabbia sentito…».

Così l’imprevedibile istante che lamostra raccontava e provava a docu-mentare, è accaduto in continuazioneancora una volta lì nei padiglionidella fiera di Rimini. È stata una con-tinua sorpresa vedere gente com-

mossa, grata, rinata, ciascuno a par-tire dalle proprie difficoltà e dai pro-pri drammi. Segnando la riscossa pertante persone.

Due versioni: una completa e una dedicataalle scuole

Versione per le scuoleComposta da 15 manifesti formato 50x70cm, 1 DVD con una selezione dei filmati pro-posti nella versione esposta al Meeting2012. Il costo di acquisto di questa mostraè di € 75,00 compresa IVA e spedizione tra-mite corriere.

Versione completaComposta da 11 video e 17 pannelli.

VideoIntroduzione - Scuola: contesto - Scuola: te-stimonianze - Scuola: pareri autorevoli epunto di fuga - Università: contesto - Uni-versità: testimonianze - Università: pareriautorevoli e punto di fuga - Lavoro: contesto- Lavoro: testimonianze - Lavoro: pareri au-torevoli -Video conclusivo

Per ulteriori informazioni:Meeting Mostre,tel. 0541/728565,[email protected]

LA MOSTRA SUI GIOVANI ITINERANTE

La sala dedicata all’Università all’interno della mostra sui giovani.

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Costruireil futuro

Il Meeting di quest’anno è stato anche una grande occasione disperanza, soprattutto per gli imprenditori, storie e volti, che diconocome la crisi non abbia l’ultima parola.

di Erika Elleri

Sono stati tanti gli imprenditorie le personalità passate dal Mee-ting. In molti sono rimasti col-

piti dal suo popolo,dallo sguardo curio-so e attento dei giovani. Ne abbiamoparlato con due rappresentati di spic-co di Federlegno, il presidente Rober-to Snaidero e Giovanni Anzani, vice-presidente di Federlegno e presidentedi Assarredo. Al loro stand in B5 di

giovani ne sono passati, incuriositidagli artigiani che intagliavano in diret-ta pezzi di legno, per farne modellinidi macchine o figure di pregio, piut-tosto che dall’esposizione dei mac-chinari dell’Scm o di altre aziende coin-volte, oppure partecipando ad incon-tri di formazione o anche ai workshopquotidiani con 24 imprenditori di spic-co.

«Questo è il secondo anno consecu-tivo che veniamo e il nostro obiettivo– ha affermato Snaidero – era mostra-re come il mondo del legno sia aper-to al futuro, mantenendo il know howtramandatoci dai nostri padri, ma cer-cando di stare al passo coi tempi». Esicuramente la piazza del Meeting siè rivelata una vetrina interessante eun’occasione di incontro. «Mi ha col-pito molto la marea di giovani cheabbiamo incontrato, – ha continuato– tutti con delle belle facce. Un segnodi speranza per il presente e per il futu-ro». Storie particolari? «Una famigliasiciliana che ha un’azienda di frutta.Avevano preso per tempo i bigliettiaerei della Windjet, ma per quello cheè successo alla compagnia sono rima-sti a piedi. Questo non li ha fermati,hanno deciso di venire in macchina!».(Vedi l’articolo a p.50).Giovanni Anzani parla del Meetingcome di: «un evento straordinario incui c’è passato il mondo, sia politicoche di pensiero,un luogo ricco di testi-

Un artigiano allo stand di Federlegno.

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QUANTA ENERGIA C’È IN UN ATTIMO?

50.enel.com

50 ANNI DI ENERGIA, MILIONI DI ATTIMI INSIEME. E MOLTI ALTRI ANCORA DA CONDIVIDERE.

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monianze anche di persone semplici,per non parlare poi dei 3000 volonta-ri. L’anno prossimo mi ripropongo difermarmi qualche giorno in più perpoterlo vivere meglio!».Anzani è rima-sto affascinato dalla mostra sul duo-mo di Milano. «Questa mostra fattaal Meeting mi ha colpito particolar-mente, la ritengo straordinaria e daesempio per questi tempi di globaliz-zazione». Un’opera che ha inciso pro-

fondamente sull’economia milanese.«Il duomo è una grande opera perl’economia milanese: più di 4000 lepersone coinvolte nella costruzione diquest’opera, provenienti da svariateparti d’Italia e dall’estero. Questi inparticolare han portato con sé la cul-tura del fare, arricchendo le maestranzeitaliane.Opere di questo tipo sono unatestimonianza del fatto che non biso-gna aver paura di affrontare grandiimprese, che possono apparire impos-sibili da realizzare, dei sogni». Ciò chefa crescere sono obiettivi condivisi, unmonito per la cultura di oggi. «Ognu-no – ha continuato – nel piccolo, comenel grande è accomunato da obiettivicomuni che fanno crescere. Oggi c’èuna cultura egoista, niente ci lega estiamo perdendo i valori dello stareinsieme. È evidente, invece, comel’unione di forze concentrate in unobiettivo comune abbiano portato aun’opera straordinaria. Tale coinvol-gimento ha portato a scoprire nuovetecnologie e innovazioni, compren-dendo persone anche dall’estero».E al Meeting può succedere che un

giovane imprenditore come MichelePizzarotti, classe ’75, abbia la grandeoccasione di potere raccontare di sé edella sua impresa, impegnata nel cam-po delle infrastrutture, di fronte a unviceministro e al capo di Autostradeper l’Italia: «Mi ha colpito molto – haaffermato – l’incontro a cui ho parte-cipato al Meeting. Per me è stata unavera occasione, ho potuto non soloraccontare di quello che facciamo edella nostra mission,ma mettere meglioa fuoco le problematiche relative alnostro settore, soggetto in particola-re alla crisi attuale». Stupito anche delclima del Meeting e soprattutto deivolontari, si è lasciato scappare un «nonme l’aspettavo, questi ragazzi eranopieni di energia positiva». Giovani checommuovono come è successo all’im-prenditore bolognese Luigi Marche-si, che dopo aver visitato la mostra deigiovani ha dichiarato al mensile Trac-ce: «Ero letteralmente commosso.Piangevo. Qualcuno che in un qua-dro grigio come quello del nostro Pae-se oggi pensa a costruire il futuro. IlMeeting? Una vera rivoluzione».L’imprenditore Michele Pizzarotti.

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MESSAGGI DAL WEB

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Ci hanno scritto:

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MESSAGGI DAL WEB

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INCONTRI

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Il rapporto con l’islam, la persecuzione dei cristiani e la libertàreligiosa. Tanti i temi affrontanti in un dialogo reale tra religioni eculture, a partire dal gusto per il vero e il bello insito in ogni uomo.

di Mariacqua Simi

Ci avevamo fatto quasi l’abitu-dine alla parola dialogo. Ripe-tuta, quasi abusata nei tavoli

internazionali e negli sforzi più o menodiplomatici per risolvere le grosse cri-si mondiali. Eppure c’è chi ha prova-to a darle un significato diverso, cheandasse oltre al semplice “io, tu, strin-giamoci la mano”. Lo ha fatto Bene-detto XVI in Libano a settembre,quando di fronte a una folla di 500milapersone (in un fazzoletto di terra pocopiù grande della Lombardia che diabitanti ne conta solo 3 milioni) haricordato a cristiani e musulmani cheil dialogo è l’unica via possibile perritrovare “ordine, giustizia, pace e bel-lezza”. E proprio in quella terra il Papaha indicato la strada di un lavoro comu-ne, di fronte a 20.000 giovani libane-si, cristiani e anche musulmani. Rivol-gendosi a loro ha detto: «È tempo chemusulmani e cristiani si uniscano permettere fine alla violenza e alle guer-re», scommettendo non sulla politi-ca ma prima di tutto sugli uomini e“sullo spirito umano” che “ha il gustoinnato del bello, del bene e del vero”,richiamando tutti a una “conversionedel cuore” senza la quale «le “libera-zioni” umane tanto desiderate delu-dono, perché si muovono nello spa-zio ridotto concesso dalla ristrettez-za di spirito dell’uomo,dalla sua durez-

za, dalle sue intolleranze,dai suoi favo-ritismi, dai suoi desideri di rivincitae dalle sue pulsioni di morte. (…)Questa conversione richiesta è esal-tante perché apre delle possibilitàfacendo appello alle innumerevolirisorse che abitano il cuore di tantiuomini e donne desiderosi di viverein pace e pronti ad impegnarsi per lapace». (Discorso del 15 settembre,Palazzo Presidenziale di Baabda, 15settembre 2012).

L’unica via l’educazioneUn desiderio che è risuonato anchenelle giornate del Meeting, ricche diconfronti reali tra uomini di diversereligioni e culture, che hanno testi-moniano un’instancabile ricerca e lavo-ro per l’amicizia fra gli uomini. Unesempio? L’incontro a Rimini tra WaelFarouq, professore e vice-presidentedel Meeting Cairo,Abdel Fattah Has-san, docente all’Università del Cairoed esponente dei Fratelli musulmanie lo statunitense Robert Reilly, SeniorFellow for Strategic Communicationall’American Foreign Policy Council diWashington. É quest’ultimo che haricordato il discorso del Papa a Rati-sbona nel 2006, quando Ratzinger siappellò al “coraggio di aprirsi all’am-piezza della ragione”, sia nel mondooccidentale, sia in quello musulma-

no. Eppure ci fu un’epoca, in cui ancheil mondo arabo fu investito dall’on-data di ellenizzazione: un’epoca, haricordato Reilly, in cui i musulmani«dicevano che Dio aveva dato all’uo-mo la ragione come dono della suaGrazia per permettergli di riconoscerel’ordine della creazione». Tutto que-sto oggi andrebbe riscoperto, è il mes-saggio lanciato dal palco del Meetinge dal Papa in Libano. Come? “Theonly way out is education”, ha detto

Un’amiciziacontro laviolenza

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Wael Farouq, l’unica via è l’educa-zione. Un tema che sarà centrale ancheal prossimo Meeting del Cairo.

Costruire un’amicizia veraDialogo, ragione,educazione.Ci voglio-no solidità di argomenti e una fedecerta per pronunciare queste parolein un momento storico in cui le rivol-te in Medio Oriente sono all’ordinedel giorno, i massacri dei cristiani inmolti Paesi islamici pure e la crisi siria-

na tiene occupata la comunità inter-nazionale da oltre un anno.Prendiamo l’intervento di MonsignorIgnatius Ayau Kaigama, che di mestie-re fa l’arcivescovo cattolico di Jos edè presidente della Conferenza epi-scopale nigeriana.Ha scelto i padiglioni del Meetingper lanciare un appello sulla situazio-ne difficilissima dei cristiani nel suoPaese. Dallo scorso Natale sono oltremille i morti in seguito agli attentati

dei fondamentalisti islamici della set-ta Boko Haram.Ma Kaigama ha opta-to per la via meno semplice: dialoga-re. Costruire rapporti, non cedere allatentazione di puntare l’indice o ven-dicarsi. Che pure verrebbe, quandosai che rischi la vita anche solo andan-do alla messa. Come muoversi allo-ra?«Costruendo un’amicizia vera - hadichiarato l’arcivescovo nigeriano - Èquello che vedo anche qui al Mee- >

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Il presidente della Conferenza Episcopale nigeriana Ignatius Kaigama.

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ting di Rimini, un’amicizia che gene-ra un grande evento culturale. Soloun’amicizia che è il reciproco ricono-scersi nelle stesse esigenze di uomi-ni, che diventa stima reciproca, puòessere un baluardo contro chi semi-na odio, contro la facile tentazione dirispondere alla violenza con la vio-lenza. Certo, non è facile consolarepersone a cui sono stati appena ucci-si due o tre familiari, ma la vendettaè una scorciatoia che peggiora solo iproblemi. A volte mi accusano di cer-care compromessi, ma io cerco solodi costruire un dialogo con i musul-mani». E l’intervento di Kaigama èstato solo uno tra i tanti, da parte cri-stiana, che hanno conquistato il popo-lo di Rimini.E che il dialogo e l’incontro con l’al-tro sia una via praticabile per la ricon-ciliazione, lo ha dimostrato anche l’in-

tervento di Salman Shaik, direttoredella Brookings Institution di Doha,in Qatar. Musulmano nativo del Paki-stan ma formatosi a Londra, Shaikha due figli ed è sposato con una don-na cristiana. Ed è da questo che par-te quando in una gremita sala del Mee-ting dialoga con l’arcivescovo di Nuo-va Giustiniana e di tutta Cipro, Chry-sostomos II. Non sceglie di partire daun’analisi geo-politica, che pure sareb-be il suo mestiere. Ma dalla sua vita.«In quattordici anni di matrimonio –racconta – ho visto la situazione del-le minoranze religiose in Medio Orien-te e nei Paesi musulmani attraversogli occhi di mia moglie. Senza i cri-stiani quest’area perderebbe la suaidentità». Racconta degli Stati chestanno vivendo il cambiamento ini-ziato nel 2011 con la primavera ara-ba. Manifestazioni che hanno mostra-

to il desiderio di dignità e libertà del-le popolazioni arabe, ma hanno anchefatto emergere i gruppi islamisti (Fra-telli musulmani e salafiti), un tempooppressi dai dittatori.Per Shaik una delle strade per otte-nere il rispetto della libertà religiosaè “l’inclusione delle minoranze nellacreazione dei nuovi governi”. Perché,come accaduto nel rapporto fra suamoglie e la madre musulmana osser-vante, la strada è “andare a fondo del-la propria fede e cultura per capirsi econfrontarsi”.

Un mondo senza Dio è un mondodisumanoE se il dialogo è la via privilegiata perla pace, questo non può che tradursipoliticamente nella via diplomatica.Una via che sia il ministro degli Este-ri italiano, Giulio Maria Terzi di San-

Un’immagine dei relatori durante l’incontro sul Meeting Cairo.

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t’Agata, sia il cardinale Jean-LouisTauran,presidente del Pontificio Con-siglio per il Dialogo Interreligioso eil direttore delle Nazioni Unite Nas-sir Abdulaziz Al-Nasser hanno caval-cato. A colpire è l’intervento del car-dinale: «Nella consapevolezza che unmondo senza Dio è un mondo disu-mano, è grave che la libertà di reli-gione sia il diritto più violato». E unodei nodi più difficili da affrontare èquello del ruolo degli Stati, dei Gover-ni, nei confronti della libertà religio-sa. Basti pensare a quei Paesi dove alleminoranze religiose (siano esse cri-stiane, musulmane, ebraiche) non èconcesso di ricoprire ruoli politici. Oai popoli che ancora vivono sotto ilgiogo del comunismo.Tauran ne par-la. Dice che «i pubblici poteri nonpossono imporre né impedire un’ade-sione religiosa, né propagandare ladistribuzione del fenomeno religio-so. Devono proclamare la libertà reli-giosa quale diritto civile. È in giocola tutela del bene comune». E anco-ra: «Se lo Stato non può decidere deidiritti dell’uomo, ma solo riconoscer-li, non può neppure decidere dellalibertà religiosa». Poi affonda «Il dirit-to all’esistenza di società religiose in

uno Stato è un diritto fondamentaleche lo Stato è tenuto a rispettare nelsuo stesso interesse».«Certo, le Chiese operano in primoluogo per la religione, e lo Stato puòessere indifferente a questo riguar-do. Ma esse operano anche per laciviltà e questo non può non inte-ressare lo Stato. Cittadini più coscien-

ziosi, più inclini a partecipare allavita sociale e culturale, più colti piùpreoccupati della cosa pubblica, rap-presentano innegabilmente una risor-sa». Musulmani, cristiani, buddisti,ebrei: c’è spazio per tutti al Meeting.Nella certezza che l’altro, “che è altroe diverso da te”, sia un bene da cuiripartire.

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Esprimo il mio vivo apprezzamento a lei, gen-tile professoressa, e a tutti gli organizzatoridella XXXIII edizione del Meeting per l'Amici-zia fra i Popoli, che nel tema prescelto La na-tura dell'uomo è rapporto con l'Infinito rivelacon immediatezza l'aspirazione ad interpre-tare e a promuovere l'impegno nella societàalla luce dei più alti riferimenti spirituali e deivalori fondamentali della giustizia, della tol-leranza e della partecipazione.L'ampio spettro degli argomenti propostiesprime infatti in modo incisivo la consape-volezza della comune responsabilità nell'in-dividuare modelli di sviluppo e parametrinuovi di benessere attenti a quei principi diequità e di solidarietà dai quali non può pre-scindere la tutela dell'interesse generale diuna collettività e il rilancio di una crescita so-

stenibile e duratura.Le testimonianze e le esperienze che verrannopresentate sottolineano giustamente la ne-cessità di dare fiducia allo spirito di inizia-tiva, alle competenze e all'impegno deigiovani: essi costituiscono un patrimonio dirisorse e di energie indispensabile per man-tenere viva la capacità progettuale e di inno-vazione che ha accompagnato le fasi di piùintenso sviluppo economico, culturale e so-ciale del paese.In questo spirito rivolgo a lei, gentile profes-soressa, al Presidente Monti, agli illustri re-latori e a tutti gli intervenuti il mio caloroso epartecipe saluto, insieme a un sentito augu-rio per il successo della manifestazione.

Giorgio Napolitano17 agosto 2012

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO IN OCCASIONEDELL'APERTURA DELLA XXXIII EDIZIONE DEL MEETING PER L'AMICIZIA FRA I POPOLI.

Da sinistra a destra Salman Shaikh, direttore del Brookings Doha Center; Gianni Alemanno, sindaco di Roma; S.B. Chrysostomos II, arcivesco-vo della Chiesa di Cipro; Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione e Franco Frattini, presidente dellaFondazione Alcide de Gasperi.

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APPROFONDIMENTI

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Un paese è ricco anzitutto del-le persone che vivono al suointerno. Da ciascuna di esse

e da tutte insieme dipende il suo futu-ro e la sua capacità di impegnarsi perla pace. Un tale impegno non saràpossibile che in una società unita.Tuttavia, l’unità non è l’uniformità.La coesione della società è assicura-ta dal rispetto costante della dignitàdi ogni persona e dalla partecipa-zione responsabile di ciascuna secon-do le sue capacità, impegnando ciòche di meglio vi è in essa. Al fine diassicurare il dinamismo necessarioper costruire e consolidare la pace,occorre instancabilmente tornare aifondamenti dell’essere umano. Ladignità dell’uomo è inseparabile dalcarattere sacro della vita donata dalCreatore. Nel disegno di Dio, ognipersona è unica e insostituibile. Essaviene al mondo in una famiglia, cheè il suo primo luogo di umanizza-zione, e soprattutto la prima educa-trice alla pace. Per costruire la pace,la nostra attenzione deve dunque por-tarsi verso la famiglia, al fine di faci-litare il suo compito, per sostenerlacosì e dunque promuovere dapper-tutto una cultura di vita. L’efficaciadell’impegno per la pace dipende dal-la concezione che il mondo può ave-re della vita umana. Se vogliamo la

pace, difendiamo la vita! Questa logi-ca squalifica non solo la guerra e gliatti terroristici, ma anche ogni atten-tato alla vita dell’essere umano, crea-tura voluta da Dio. L’indifferenza ola negazione di ciò che costituisce lavera natura dell’uomo impedisconoil rispetto di questa grammatica cheè la legge naturale inscritta nel cuo-re umano (cfr Messaggio per la Gior-nata mondiale della pace 2007, 3). Lagrandezza e la ragion d’essere di ognipersona non si trovano che in Dio.Così, il riconoscimento incondizio-nato della dignità di ogni essere uma-no, di ciascuno di noi, e quella delcarattere sacro della vita implicanola responsabilità di tutti davanti aDio. Dobbiamo dunque unire i nostrisforzi per sviluppare una sana antro-pologia che comprenda l’unità dellapersona. Senza di essa, non è possi-bile costruire l’autentica pace. (…)

Per aprire alle generazioni di doma-ni un futuro di pace, il primo com-pito è dunque quello di educare allapace per costruire una cultura di pace.L’educazione, nella famiglia o a scuo-la, dev’essere anzitutto educazioneai valori spirituali che conferisconoalla trasmissione del sapere e delletradizioni di una cultura il loro sen-so e la loro forza. Lo spirito umanoha il gusto innato del bello, del bene

e del vero. È il sigillo del divino, l’im-pronta di Dio in esso! Da questa aspi-razione universale deriva una conce-zione morale ferma e giusta, che ponesempre la persona al centro. (…)

Solo allora può crescere la buonaintesa tra le culture e le religioni, lastima delle une per le altre senza sen-si di superiorità e nel rispetto dei dirit-ti di ciascuna. In Libano, la Cristia-nità e l’Islam abitano lo stesso spa-zio da secoli. Non è raro vedere nel-la stessa famiglia entrambe le reli-gioni. Se in una stessa famiglia que-sto è possibile, perché non dovrebbeesserlo a livello dell’intera società? Laspecificità del Medio Oriente consi-ste nella mescolanza secolare di com-ponenti diverse. Certo, ahimè, esse sisono anche combattute! Una società

I fondamentidell’essere umanoPubblichiamo qui stralci del discorso tenuto da Benedetto XVIil 15 settembre in Libano di fronte a i membri del governo,delle istituzioni della Repubblica, con il corpo diplomatico,i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura libanese.

di Benedetto XVI

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APPROFONDIMENTI

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plurale esiste soltanto per effetto delrispetto reciproco, del desiderio diconoscere l’altro e del dialogo conti-nuo. Questo dialogo tra gli uominiè possibile solamente nella consape-volezza che esistono valori comunia tutte le grandi culture, perché sonoradicate nella natura della personaumana. Questi valori, che sono comeun substrato, esprimono i tratti auten-tici e caratteristici dell’umanità. Essiappartengono ai diritti di ogni esse-re umano. Nell’affermazione dellaloro esistenza, le diverse religionirecano un contributo decisivo. Nondimentichiamo che la libertà reli-giosa è il diritto fondamentale da cuimolti altri dipendono. Professare evivere liberamente la propria reli-gione senza mettere in pericolo la

propria vita e la propria libertà deveessere possibile a chiunque. La per-dita o l’indebolimento di questa liber-tà priva la persona del sacro dirittoad una vita integra sul piano spiri-tuale. La sedicente tolleranza nonelimina le discriminazioni, talvoltainvece le rinforza. E senza l’apertu-ra al trascendente, che permette ditrovare risposte agli interrogativi delcuore sul senso della vita e sulla manie-ra di vivere in modo morale, l’uomodiventa incapace di agire secondogiustizia e di impegnarsi per la pace.La libertà religiosa ha una dimen-sione sociale e politica indispensa-bile alla pace! Essa promuove unacoesistenza ed una vita armonioseattraverso l’impegno comune al ser-vizio di nobili cause e la ricerca del-

la verità, che non si impone con laviolenza ma con «la forza stessa del-la verità» (Dignitatis humanae, 1),quella Verità che è in Dio. Perché lafede vissuta conduce inevitabilmen-te all’amore. La fede autentica nonpuò condurre alla morte. L’artigianodi pace è umile e giusto. I credentihanno dunque oggi un ruolo essen-ziale, quello di testimoniare la paceche viene da Dio e che è un dono fat-to a tutti nella vita personale, fami-liare, sociale, politica ed economica(cfr Mt 5,9;Eb 12,14). L’inoperositàdegli uomini dabbene non deve per-mettere al male di trionfare. E il nonfar nulla è ancora peggio.

© Copyright 2012Libreria Editrice Vaticana

Papa Benedetto XVI in Libano (© Servizio Fotografico – L’Osservatore Romano 2012).

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SPETTACOLI

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SPETTACOLI

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Una ricca programmazione con trenta spettacoli eduecentocinquanta artisti, che ha visto al centro la danza,una riscoperta del ritmo e del corpo, del gesto e del movimentoumano.

di Walter Gatti

Danzaemusica:protagoniste

Èstato il Meeting dell’infinitoanche in quella miriade dispettacoli, concerti, rappre-

sentazioni, interpretazioni, perfor-mance ed esecuzioni, che sono ormaicosì parte integrante della settimanariminese. I monaci russi e AndrésSegovia, i ballerini-cantanti di Bei-rut e i clochard di fratel Ettore, il gran-de rock e la musica irlandese, il jazzdi Paolo Jannacci e il flamenco di LuisOrtega. Se c’è una cosa che anno dopoanno si conferma negli immensi spa-zi della fiera di Rimini è il filo di con-tinuità che sempre più si respira trale grandi testimonianze umane e cul-turali e lo spessore di anelito porta-to in scena dagli artisti che da tutto

il mondo arrivano al Meeting a por-tare le loro performance.

Trenta spettacoli, duecentocinquantaartisti da tutto il mondo, oltre 70milaspettatori: certo anche quest’anno,come nelle ultime edizioni, anche i“numeri” hanno premiato la pro-grammazione artistica, ma i bigliet-ti e il nome degli artisti, come natu-rale, non possono mai dare il sensodella partecipazione, dare fisicità alleemozioni, restituire quel senso inten-so di memoria di cui parlano gli spet-tatori anche giorni e giorni dopo lospettacolo cui hanno partecipato. Inquesto senso, momenti unici e capa-ci di permanere nel tempo, le seratedi maggior successo ed emozione >

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SPETTACOLI

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sono state quelle dedicate al flamenco,alla tradizione corale russo-ortodossainterpretata dai monaci di San Pie-troburgo. Tra gli eventi di maggior

impatto emotivo c’è da sottolinearepoi la potenza poetica e visionariadi una rappresentazione come Etto-re dei Poveri, spettacolo realizzatodai clochard milanesi dell’Opera diFratel Ettore con le marionette del-la celebre compagnia Colla: uno spet-tacolo così poeticamente estremo daaver commosso e coinvolto oltre ogniaspettativa la platea riminese. Enor-me il successo della programmazio-ne cinematografica, che grazie allapartnership tra Meeting, Sentieri delCinema e l’Acec (Associazione Cat-tolica Esercenti Cinema) ha porta-to in Fiera alcune prime visioni comeRibelle-The Brave e Tatarak (delpolacco Andrzey Wajda: film maiproiettato sugli schermi del nostroPaese), registrando un’affluenza recorddi oltre settemila spettatori.

Non si può poi evitare di sottoli-neare l’attenzione che il popolo delMeeting ha riservato quest’anno alla

musica rock. Attenzione che si èespressa nell’eccezionale affluenzache quotidianamente si è registratanel percorso della mostra ideata erealizzata da John Waters, comeanche nella caldissima serata di chiu-sura, durante la quale la Rock cultu-re all star band ha portato in scenaproprio alcune delle grandi canzo-ni, che durante l’esposizione eranostate presentate e commentate.

La serata conclusiva ha rivaleg-giato per intensità ed entusiasmocon la fantasmagoria multietnica del-lo spettacolo di apertura del Mee-ting, The Villager’s Opera, straordi-nario cocktail di danza, lirica e tea-tralità multietnica portata in rivieradalla Caracalla dance company diAbdel, Ivan e Alissar Caracalla. Lastoria, quella degli innamorati Lei-la e Faidlou, è stata presentata conun così eccezionale gusto cromati-co da lasciare strascichi emozionali

Paolo Jannacci durante il suo concerto al Meeting.

“Casa dolce casa”.

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SPETTACOLI

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duraturi: storia, messa in scena, poten-za emozionale della danza, dellevicende, del canto, dell’intreccio han-no condotto il pubblico in luoghivicini, eppur non convenzionali, ricor-dando sempre che l’amore si trova afare i conti con equilibri sociali edinteressi di casta, di tradizione, dietnia. Perché abbiamo lasciato perultima la rappresentazione iniziale?Perche la grande serata d’aperturaci permette forse di focalizzare untrait d ’union che ci fa dire che forsela forma di espressione artistica chequest’anno ha attratto ed affascina-to di più è stata la danza. «Con voi– ha affermato Ivan Caracalla – con-dividiamo la certezza che l’unitàattraverso le diversità è un ideale daabbracciare, non qualcosa da teme-re. Non abbiamo mai visto uno spet-tacolo come il Meeting, capace dimettere assieme le persone con sin-cerità. Ciascuna delle persone incon-

trate qui ci hanno lasciato un segno».Lei è stata la regina dell’opening

show, lei ha stupito il pubblico di EnTi, insolito viaggio nelle pagine delVangelo, proposto dalla compagniadi flamenco di Luis Ortega, lei havisto centinaia di iscritti agli stage diballo proposti proprio dai protago-nisti degli spettacoli appena citati.«Il flamenco – ha affermato il gran-de coreografo Luis Ortega – credoche sia qualcosa che nemmeno iocontrollo o comprendo, credo chesia il nostro essere in cerca di unafelicità che si vuole condividere».

Certo la danza non è una novitàal Meeting: negli anni erano passa-ti di qui Martha Graham e KazuoOhnu, due mostri sacri. Ma oggipare che l’abbinata “vedere e poi pro-vare” sia nuovo motore, fulcro del-l’attenzione, spinta al coinvolgi-mento.

Il seguito registrato quest ’anno

conferma ciò che già si era registra-to lo scorso anno, quando CarlottaSant’Andrea aveva dato vita a dueappuntamenti “introduttivi e for-mativi” dedicati al tango, cosi comedue anni fa era stata accolta con entu-siasmo la rilettura umanissima offer-ta della samba, linguaggio musica-le-artistico nato nelle favelas comecanto di dignità e bellezza anche inmezzo alla povertà più profonda. NelMeeting dell’infinito si conferma-no dunque le grandi proposte, leinterpretazioni commoventi, l’at-tenzione a generi che per gusto ecultura consideriamo “ovviamenteimportanti”, ma forse la riscopertadel ritmo e del corpo, del gesto e delmovimento umano, nel senso in cuil’intendeva Matisse, questa è unapiccola novità che in questa edizio-ne 2012 s’è fatta forte ed evidente.Vedremo se si confermerà nell’edi-zione 2013.

Una scena di “The Villager’s Opera”.

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VOLONTARI

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Galja, Francesca, Franco Da-vid, Maria Paula, Lucas, Idil,Teodor, Rene e William.

Sono alcuni dei nomi dei 150 volon-tari provenienti dall’estero. Albania,America, Argentina, Camerun, Ca-nada, Colombia, Francia, Irlanda, Ka-zakistan, Lituania, Messico, Olanda,Perù, Polonia, Portogallo, RepubblicaCeca, Romania, Russia, Spagna eSvizzera. Sono i paesi da cui sono ar-rivati, affrontando ore di viaggio egrossi sacrifici per essere anche loro,insieme agli altri 3000 a lavorare den-tro la grande cattedrale del Meeting.

Sacrifici, sì. Come quelli che ha fattoGalja, 38 anni proveniente da Kara-ganda (Kazakistan), importante cittàdell’Asia Centrale, ex Unione Sovie-tica. Per venire a Rimini a fare la vo-lontaria nel ristorante “Il Chicco e ilGrano” ha lavorato giorno e notte,come ci ha raccontato: “Quest’annoho vissuto un brutto momento di crisi,sia personale che economica. Nonavevo soldi e lavoro e non pensavo diriuscire ad essere qui con voi. A mag-gio la situazione è migliorata e ho la-vorato per raccogliere il denaro e es-sere qua”. Rinuncia a tutto, anche alcibo e i soldi messi da parte li lascia aun’amica per non rischiare di spen-derli. Galja è una ragazza forte, cre-sciuta senza famiglia in un orfanotro-fio, ha iniziato a lavorare presto, a nove

anni; da quel momento studio e lavoroe basta. Poi l’incontro con il movi-mento di Comunione e Liberazione eil desiderio di venire a Rimini, dove haimparato “la pazienza e l’attenzionenel lavoro. In Kazakistan – ha rac-contato – fai la tua parte e ti fermi lì.Invece al Meeting ho visto un’altracosa: lavorare insieme. Ti riguardatutto e tutti quelli che sono con te”.

La volontaria più giovaneLa storia di Francesca è molto di-

versa ma è un’altra delle storie che hasegnato il Meeting di quest’anno. E’arrivata da Ottawa, una cittadina ca-nadese, 14 anni, ma idee molto chiare:“So che da grande voglio essere mestessa” e “voglio seguire don Giussaniperché in Cl sto facendo l’incontrocon Cristo e questa è la cosa più im-portante della mia vita”. Cosi ha ac-cettato di lavorare come volontaria al-l’International Meeting Point, dandoinformazioni e un supporto interna-zionale. “Noi viviamo il Meeting incasa” ha raccontato la mamma, che halavorato gomito a gomito con la figlia,vista la sua giovane età. Infatti, la ma-dre è italiana e cattolica, mentre il pa-dre protestante e di origini olandesi.Ma è stato proprio il padre a far sì cheFrancesca arrivasse al Meeting. Nellasua scuola sono previste 120 ore divolontariato all’anno e 40 di queste

vanno fatte d’estate. Per questo, l’ideadel padre di spenderle al Meeting,che aveva visitato qualche hanno fa,spiegando insieme alla figlia le ra-gioni di questa scelta al preside dellascuola. E alla fine, a soli 14 anni, èstato uno dei motori dell’InternationalMeeting Point, stupendo anche i più

Volontarisenza frontiereDei 4000 volontari che hanno collaborato al Meeting di quest’anno150 sono arrivati dall’estero. Dal Kazakistan all’Albania, dalCanada alla Colombia. Ecco alcune delle loro storie.

di Erika Elleri

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grandi per l’energia e l’attenzione nellavoro.

C’è poi chi ha affrontato ore e ore divolo per ritrovarsi a fare le pulizie.Franco David Zulàn, studente diastronomia e i fratelli Maria Paula,aspirante geologa, e Lucas Toledo,studente di psicologia, sono arrivati

direttamente dall’Argentina, incurio-siti dal fatto che gli hanno raccontatoche “al Meeting si lavora in modo di-verso” e questo lo desideravano veri-ficare». Lucas durante i giorni di la-voro ha detto che “grazie agli amicidel Meeting riesci a stare all’altezzadelle tue esigenze”, e tutto questo

condividendo scope e ramazze, in giroper i padiglioni felici e contenti, men-tre i loro connazionali spiegavano lamostra sull’America Latina.

La storia di IdilIdil è di origine turca anche se è

nata e cresciuta in Italia. La madre

Galja con alcune amiche del Kazakistan al Meeting.

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VOLONTARI

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è cattolica e il padre musulmano, an-che se entrambi non praticanti. Poi ilsuo incontro con il movimento al gin-nasio le cambia la vita e incomincia ad

avvicinarsi alla chiesa. Quest’annoprende la decisione di venire al Mee-ting e si trova a lavorare all’UfficioMostre. Una bella esperienza finché

non si imbatte in un curatore dellamostra dell’Albania. In considera-zione delle difficoltà tra i due popoli,un giorno le fa una battuta ironicasulle sue origini e lei scoppia in la-crime. “È arrivato il momento che tudica io”, le dice un suo amico che leichiama in Turchia per raccontargli lasua difficoltà. Così Idil si trova a do-ver rispondere alla domanda: “Ci puòessere qualcosa che vi unisce?” El’unica risposta vera, per lei, è Cristo.Con questa chiarezza trova il coraggiodi andare da quel curatore e dirglitutto, perfino quella risposta che puòsembrare un po’ estrema. E con stu-pore ne nasce una bella amicizia. Sco-pre infatti lo stesso desiderio in quelragazzo albanese e da quel momentonulla è più come prima.

Dalla Colombia con ferie non pa-gate

Dalla Colombia all’Osteria veneta,un viaggio che Rene e Willian hannofatto con grande entusiasmo, anchese questo ha significato dover pren-dere delle ferie non retribuite, comeper Rene che è arrivato nei padiglionidella fiera avendo cambiato lavoro dapoco. Entrambi hanno conosciuto al-cuni amici in università a Bogotà,dove hanno studiato rispettivamenteingegneria ambientale e tecnologiadi gestione, e dopo qualche anno fi-nalmente sono riusciti a realizzare unloro desiderio: venire al Meeting.“Stare al Meeting – ha confidatoWillian – è la risposta che io do allavocazione al servizio: sono tre anniche desidero venire qui, ma nonavevo trovato nessuno che venisse afare il volontario con me dalla Co-lombia. Quest’anno questo bisogno èstato condiviso con altri e siamo ve-nuti in sei”. E come il Meeting nonc’è nient’altro: “Ho visto altre mani-festazioni a Bogotà – ha confidatoRene – ma erano economiche o com-merciali. Questa fiera guarda alla per-sona, che è la cosa più importante eche molto spesso il mondo dimen-tica”.

Da sinistra Maria Paula Toledo, Lucas Toledo e Franco David Zulàn dall’Argentina.

Cari amici,che conforto mi ha invaso questa mattina,pensando a ciascuno di voi impegnati nellafrenetica attività del Meeting, nel leggere ilcommovente messaggio autografo del Papa!Benedetto XVI ha compiuto ancora una voltaun gesto pieno di tenerezza nei nostri con-fronti, indicandoci il punto fondamentale a cuiguardare per non perdere la bussola in questasettimana piena di impegni: siamo «fatti perl’infinito». Avete in esso il calore e la luce peraffrontarli.Che gratitudine sconfinata potersi guardareogni mattina con la consapevolezza che «lagrandezza e la dignità suprema dell’uomo»consistono nel rapporto con l’infinito, chequella sete che investe «ogni fibra della miacarne» e che nessun peccato può eliminaretrova risposta nella «gioiosa scoperta di es-sere figli di Dio»! Solo con questa autoco-scienza possiamo vivere «la vita comevocazione». E tutte le sfide che dovremo af-frontare lungo le giornate (dal caldo del par-cheggio o in cucina all’umile impegno dellepulizie fino a quelle più appariscenti sulpalco) ci sono date proprio per incrementarequesta autocoscienza. «Nulla allora è banaleo insignificante nel cammino della vita e del

mondo», ci ha ricordato il Papa. Anzi, «ognicosa, ogni rapporto, ogni gioia, come ancheogni difficoltà, trova la sua ragione ultimanell’essere occasione di rapporto con l’Infi-nito, voce di Dio che continuamente ci chiamae ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire nel-l’adesione a Lui la realizzazione piena dellanostra umanità».Mostriamoci amici gli uni agli altri, sostenen-doci in questo cammino di purificazione daqualsiasi «falso infinito», per poter testimo-niare a tutti quanti ci incontreranno durantequesta settimana che cosa rende «la vita ve-ramente libera e piena», che «il punto fonda-mentale, quindi, non è eliminare ladipendenza, che è costitutiva dell’uomo, maindirizzarla verso Colui che solo può rendereveramente liberi».Grato della testimonianza che mi date con ilvostro sacrificio per gridare a tutti la speranzache portiamo nella nostra fragilità, vi auguroun felice Meeting.

VostroJulián Carrón

19 agosto 2012

SALUTO DI DON JULIÁN CARRÓN AGLI ORGANIZZATORI EAI PARTECIPANTI AL MEETING DI RIMINI 2012

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MEETING ON–LINE

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Naviga connoi

Ti sei perso qualcosa del Mee-ting 2012? Ecco tutto quelloche puoi trovare sul nostro sito

riguardo a convegni, spettacoli, mostree gli eventi principali di quest’anno.

Video e fotoInnanzitutto i video dei convegni:sul nostro canale Youtube(www.youtube.com/meetingdirimini)o nella sezione Multimedia del nostrosito (raggiungibile dalla home page)puoi trovare la playlist completa con

tutti i convegni del 2012. Ti consi-gliamo anche la sezione archivio doveè possibile fare ricerche più specifi-che per titolo o nome del relatoredell’incontro, nel caso tu sia interes-sato a un personaggio particolare.Sempre nella sezione multimedia puoitrovare le foto relative ai convegni, lemostre e gli spettacoli.

TgMeetingIl TgMeeting è un altro strumentoche non puoi perdere: giorno per gior-

no il racconto del Meeting, con inter-viste, approfondimenti e curiosità.Inoltre quest’anno abbiamo realizza-to alcuni focus sulle mostre e i perso-naggi. Tutto questo lo puoi trovaresempre sul sito nella sezione Multi-media e sul canale Youtube. Inoltreper interviste e approfondimenti c’èil Quotidiano Meeting, sempre nellastessa sezione, comodamente scarica-bile in pdf.

Storify e i canali socialInfine un Meeting tutto particolarelo puoi trovare negli Storify(www.storify.com/MeetingRimini)realizzati dal nostro social media team.I migliori Tweet, foto e post raccoltiper giornate, per rivivere il Meetingdal loro punto di vista.I nostri canali social Twitter, Facebo-ok, Youtube, Instagram vivono anchedurante l’anno. Vieni a trovarci e rima-niamo in contatto.

L’edizione 2012 la puoi rivivere insieme a noi sul nostro sito eattraverso i canali social

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UN LUOGO D’INCONTRO

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Altro che passerella. In questa immagine ci sono unmusulmano, uncattolico e un ebreo. Questa forse è l’essenza più vera del Meeting,dove è possibile incontrarsi e guardarsi, dove chi viene a volte dicecose che magari in altri luoghi non avrebbe mai detto. Uno spaziodi libertà che vi raccontiamo in queste pagine, attraverso alcuni degliincontri accaduti a fine agosto, le impressioni dei tanti ospiti che sisono lasciati interrogare dal Meeting fino a quello che è successocon alcuni degli stranieri venuti a Rimini, dove chi viene arriva anchea dire che trova una nuova passione per la vita.

Un luogo in cuièpossibileincontrarsi

UN LUOGO D’INCONTRO

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UN LUOGO D’INCONTRO

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Dall’ambasciatore in Giap-pone Vincenzo Petrone alnunzio in Gran Bretagna

Antonio Mennini, fino a manager,direttori di grandi aziende, impren-ditori, intellettuali e docenti. Sonotanti i personaggi che magari soloper qualche giorno o per qualche orahanno visitato il Meeting e chehanno lasciato impressioni e com-menti a chi li accompagnava. “IlMeeting è una scuola”, forse il com-mento più bello di uno degli ospitiprovenienti dal Medio Oriente. Esentendo i racconti fatti da hostess estewart, in tanti vivono il Meetingproprio come un luogo dove impa-rare e conoscere qualcosa di nuovo.Come quel professore arrivato dal-l’America Latina che, dopo aver vi-sto quasi 10 convegni, 7 mostre, haesclamato “è meraviglioso. Ho tantispunti per articoli e libri”. Tanti an-che coloro che se ne sono andati di-cendo “tornerò l’anno prossimo contutta la famiglia”, perché come haaffermato un altro personaggio: “alMeeting l’uomo torna a pensare aiproblemi che nella vita quotidianadimentica spesso”.

Un luogo di incontroAnche quest’anno, insomma, Ri-

mini è stato un luogo di incontro eun luogo in cui è possibile parlarsi,

perché c’è anche chi riconosce che“ho idee diverse ma mi sento come acasa”. Il Meeting una passerella?Chiedetelo per esempio all’ospiteche in 4 ore ha visitato tre mostre.Forse più un viaggio nella cono-scenza.

In tanti sono rimasti colpiti daigiovani, dalla gente, da quelli checome li ha definiti Marco Marinucci,fondatore di Mind the bridge, incu-batore di startup nella Silicon Valley,sono i “Rimini People”, tant’è chel’ha raccontato a tutti, sul suo blog suCorriere.it: «Il giorno in cui fui invi-tato a presenziare come relatore alMeeting di Rimini, spostandomidalla parte opposta della Terra, ri-masi perplesso. Come può la miaesperienza essere rilevante in unakermesse del genere?(…) Esco dalMeeting con delle certezze: è finita lagenerazione dei bamboccioni. O me-glio, la generazione di chi ha vogliadi mettersi in gioco, rischiando tuttoma con uno spirito forte di autoder-minazione, grida più forte degli altri,e non si può non udire (…) Decisa-mente è valsa la pena avere attraver-sato mezzo mondo pur di incontrarei “Rimini People”».

L’energia dei “Rimini People” cheha fatto dire a un ospite americano:«Sono arrivato qui un po’ depressoper la situazione americana e mon-

diale in generale, ma dopo quello cheho visto, riparto con speranza, perchéqualcuno si muove e si può ripartireda qui».

Tant’è che ormai anche i perso-naggi tornando al Meeting, portanocon sé amici, invitandoli a venire avedere.

Incontrando i“Rimini People”

Viaggio tra i commenti e le impressioni lasciate dagli ospitiquest’anno: come hanno visto il Meeting e che cosa si sonoportati a casa.

di Matteo Lessi

Alcuni volontari del Meeting.

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UN LUOGO D’INCONTRO

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Senza citare poi le delegazioni pro-venienti dall’estero: dalla Serbia op-pure dalla sezione di “Aiuto allachiesa che soffre” di Monaco di Ba-viera, che dopo aver sentito parlareper dieci anni del Meeting, ha decisoquest’anno di venire a vedere. C’èanche chi ci arriva per caso, perché

attirata da un particolare: è il caso diuna importante giornalista albanese,conduttrice di Missing People, il “Chil’ha visto” albanese, che ha dichia-rato: «qui ho trovato una passioneper la vita, una nuova filosofia che miinteressa anche per il mio lavoro».Tanti capitano al Meeting per la-

voro, ma come ha detto qualcheospite, “ho trovato molto di più”.Oppure c’è la responsabile diun’azienda sponsor della manifesta-zione che ha confidato: «Fino a qual-che anno fa la sponsorizzazione alMeeting era un aiuto, ora per noi èproprio un investimento». >

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UN LUOGO D’INCONTRO

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Bisogna venire a vedere“Il primo evento mondiale dove si

incontra e si tocca con mano la spe-ranza”, ha detto un personaggio. Perla prima volta al Meeting è arrivatoanche padre Vladimir Vorobiev, fon-datore dell’Università San Tichon diMosca, la più importante istituzione

culturale del Patriarcato Ortodossorusso, stupito dal confronto che sivede al Meeting tra fede e scienza. Alquotidiano Avvenire ha dichiarato:«Anche da noi in Russia, si organiz-zano mostre e conferenze su temiteologici, ma un dibattito così ap-profondito non è ancora possibile».

Perché è proprio vero quello che haconfidato Mary Ann Glendon: “percapire che cosa è il Meeting bisognavenire a vedere”. Come ha fatto peresempio Ciro Messina, siciliano, im-prenditore che si è fatto 24 ore diauto in tre giorni per venire a Riminia raccontare della sua azienda. Il bi-glietto era già fatto, da Catania a Ri-mini con la Windjet, ma i problemidella compagnia aerea fanno saltare ilviaggio e lui si è detto “Echissene-frega, ci vado in macchina”. Cosìmercoledì si è messo in auto con il fi-glio e il nipote. “Per cena sono arri-vato in fiera, poi in albergo, il giornodopo, finito l’incontro siamo ripar-titi”. Oppure come ha fatto Claudio,16 anni, mai uscito dalla Puglia cheraccoglie l’invito di alcuni ragazzi diPerugia; dopo essersi conosciuti invacanza lo hanno invitato a Rimini,pur sapendo che avrebbero fatto i vo-lontari e che avrebbero avuto pocotempo da dedicargli. Claudio è par-tito, per due giorni ha visitato il Mee-ting da solo. Cosa è successo? Leg-gete il box a fianco…

I relatori dell’incontro “Le nuove tecnologie. Innovazione e formazione all’imprenditorialità” allo spazio del Social Media Team.

Sarebbe molto limitativo chiamarvi ‘amicimiei’, perché, nonostante i soli due giorni cheho passato con voi, sono stato spettatore diqualcosa di davvero meraviglioso, e, pure nonricordando tutti i vostri nomi, o avendo biso-gno del cartellino per riconoscervi (scusate lamemoria corta), mi sono legato a voi come amai nessun altro nella mia vita.Ho riscoperto in me qualcosa che avevo per-duto da molto tempo, o forse qualcosa chestava solo aspettando di essere ritrovato. Quile nostre strade si dividono, o si intrecciano, esi rincontreranno.Spero di potere condividere con voi l’annoprossimo ciò che, fortunatamente dal punto

umano, sfortunatamente dal lato fisico (ca-spita! 188 tavoli), state vivendo.Quindi, «o costruttori di cattedrali, non smet-tete di alzare pietre, una dopo l’altra, nonsmettete di ricercare in voi stessi il motivodella vostra fede. Continuate a costruireanche quando i dolori alle braccia non vi per-mettono di sollevarle, anche quando le vostregambe sembrano voler cedere. Costruite,amici, costruite, perché, come dice Young“Fabbrica troppo in basso chi fabbrica al disotto delle stelle”».

24 agosto 2012,Quotidiano Meeting

SOLO DUE GIORNI CON VOI. MA ORA NON VI LASCIO PIÙLETTERA DI CLAUDIO, 16 ANNI, AGLI AMICI.

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IN-MOSTRA

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Unosguardonuovo

Già solo l’ingresso diceva che cidoveva essere qualcosa di spe-ciale: quell’immagine, che, a

seconda del punto da cui la si guarda-va, mostrava o il volto di Cristo o quel-lo dello scrittore russo. Una grande sfi-da la mostra su Dostoevskij, curata dauna delle massime esperte dello scrit-tore russo, una sfida per tutti, guide e

visitatori, per imparare uno sguardonuovo, più profondo, sulle cose di tut-ti i giorni. «Effettivamente, – ha scrit-to Dostoevskij nel Diario di uno scrit-tore – prendete un qualsiasi fatto del-la vita reale, anche non così evidente aprima vista, e se soltanto avete forza eocchi, vi riconoscerete una profonditàche non c’è neanche in Shakespeare.

Ma la questione è proprio questa: agliocchi di chi, chi ha questa forza?». Unagrande sfida, testimoniata anche in unpassaggio della professoressa Kasatki-na durante il suo incontro: «Ogni discor-so sulla profondità esige che nell’im-magine vi sia l’esistenza di un secon-do piano, qualcosa che è necessarioosservare attentamente e che occorreintuire; esige la presenza di qualchecosa che non ci viene dato apertamente,ma che esiste tuttavia in maniera chia-ra e distinta e presente, si cela e nelcontempo viene svelato dal primo pia-no dell’immagine». Alla scoperta quin-di di un’immagine che si svela.Caterina Rovetta è stata una delle gui-de della mostra, un lungo studio diDostoevskij insieme a Tat’jana Kasat-kina e ad altri studenti come lei, entran-do in un mondo nuovo, in un modo diguardare e leggere lo scrittore russototalmente originale. E con la fortunadi potere stare a contatto con un veromaestro. «È stato due anni fa che

Caterina è stata una delle guide dellamostra di Dostoevskij eracconta come ogni giornata sia stata l’occasione per approfondirela conoscenza dello scrittore russo, guardando tutto inmodo nuovo.

di Erika Elleri

Caterina Rovetta mentre spiega la mostra su Dostoevskij.

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TRENO REGIONALE CORADIA PER UN TRASPORTO PASSEGGERI

ECONOMICO ED ECOLOGICO

Il treno regionale Coradia permette un collegamento strategico verso il cuore delle regioni,

con un contributo ecologico al dinamismo regionale e alla qualità di vita della popolazione.

Altamente riciclabile, il Coradia offre numerose opzioni per migliorare il comfort dei

passeggeri. Tra queste: convogli articolati, design interno modulare e accesso a pianale

ribassato, senza gradini o scale per agevolare il movimento a bordo.

www.transport.alstom.com

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IN-MOSTRA

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abbiamo cominciato a lavorare allamostra. Io studio lettere alla cattolica,ho deciso di seguire anche un corso dirusso e questo è stato il primo colle-gamento con lo studio dello scrittorerusso».

L’incontro con la KasatkinaDa una passione personale al primoincontro con la Kasatkina: «Il metododella Kasatkina era totalmente diver-so dall’approccio normale di studio:voleva metterci nell’ottica di una nuo-va concezione, di come Dostoevskijguardava la realtà. Per questo ad ognu-no di noi è stato affidato un suo roman-zo. A me “L’idiota”. La lettura del testocon questa domanda è stata per me unagrande possibilità per comprenderecosa questo romanzo c’entrasse conme, con la mia vita». Un nuovo meto-do: «Ci ha insegnato a guardare unacosa e cercare di capire fino in fondocosa voglia dire, soffermandosi su unparticolare. E questo mi è stato dav-vero d’aiuto quando è finita la mostrae ho iniziato a studiare gli ultimi esa-mi che mi mancano alla tesi! Avevoproprio bisogno di continuare a guar-dare tutto con lo stesso sguardo, impa-rato giorno per giorno alla mostra, per-ché, una volta che hai imparato, che,per esempio, un autore può diventareveramente tuo e incidere, c’entrare conla tua vita, non puoi più far finta diniente e scorrere semplicemente unlibro; cominci a lavorare in un modocento volte più interessante». Soprat-tutto nel rapporto con la professores-sa Kasatkina, che, lo ricordiamo, diri-ge il dipartimento di Teoria della let-teratura presso l’Istituto di letteraturamondiale dell’Accademia delle scien-ze russa. «Il rapporto con la Kasatki-na è stato una scoperta continua: siponeva con noi con una libertà che tispiazzava, per lei il rapporto con noiera una possibilità di scoperta dell’uo-mo Dostoevskij. La cosa più interes-sante era che lei, la maggiore espertadi Dostoevskij al mondo, fosse cosìinteressata al nostro lavoro personale.In questi due anni di gestazione della

mostra lei ci ha lasciato fare, ha mes-so in primo piano prima di tutto noi equello che noi avevamo capito nellostudio. Anche durante la mostra eraun lavoro continuo. Ogni sera alle 22o alle 23 ci voleva vedere per chieder-ci come era andata la giornata, cosaavevamo capito e se c’erano doman-de». Un percorso vero e proprio: «Adesempio, una ragazza russa, Zina, unasera ha esposto un dubbio grande suuna parte de “L’idiota”. Il giorno dopola Kasatkina ha esordito dicendo “hopensato molto alla tua domanda”, segnoche era infaticabile, neanche lei si sen-tiva arrivata e si lasciava mettere indiscussione da quello che noi gli dice-vamo o chiedevamo».

Una scoperta continuaUna mostra che paradossalmente anchele guide stesse hanno scoperto sem-pre di più, passo dopo passo, giornodopo giorno, come se la realtà nonfinisse mai di mettere in luce una pos-sibilità in più verso la sua conoscenzapiù profonda. «Un giorno ho accom-pagnato un vescovo albanese france-scano. In un pannello c’era una cita-zione de “L’Idiota”, un romanzo chegravita attorno alla figura di San Fran-cesco (per approfondimenti È Cristoche vive in te (Ed. Itaca), pg.64-65 ndr.).Io questa citazione non l’avevo capi-ta, soprattutto per il suo riferimentoa San Francesco. Il protagonista sof-fre di crisi epilettiche e la prima voltache prende pienamente coscienza disé dopo una crisi, a risvegliarlo dal-l’annebbiamento è il raglio di un asi-no, un grido che risveglia l’anima nelcorpo. A questo bisogna legare il fat-to che Dostoevskij dà pari dignità eimportanza alle due nature dell’uomo,quella più bassa legata al corpo e la piùelevata legata invece alla dimensionedell’anima. Questo raglio risveglia lacoscienza, dunque le due nature si uni-scono. Quello che a me non convin-ceva era il fatto che pensavo che SanFrancesco chiamasse il proprio corpo‘frate asino’ con un’accezione negati-va, come una mamma che dice “sei un

asino” a suo figlio. E allora il vescovomi ha detto che San Francesco addi-rittura si scusa per come ha trattato suofrate asino quando, volendo imitareGesù, si era privato del cibo. Poi midice che anche Gesù entra in Gerusa-lemme con l’asino e sempre un asinoraglia quando nasce Gesù. Questi ulti-mi due esempi li aveva detti anche laKasatkina due pannelli più avanti, maio non gliene avevo ancora parlato».Un percorso di conoscenza che haimplicato anche i visitatori: «La mostraha suscitato molte domande e nellamaggior parte dei casi non ha lascia-to indifferenti. Per esempio un gior-no ho accompagnato un gruppo dipolacchi che erano rimasti molto col-piti dalla penultima sezione su “I Fra-telli Karamàzov” e in particolare nelmomento in cui lo starec dice ad Alëšadi essere stato accolto in Paradiso peraver dato semplicemente una cipolli-na. Loro alla fine mi raccontano unabarzelletta di una cipollina che comin-cia a volare e tutti gli uomini si aggrap-pano a lei per salire in cielo e alla finemi dicono: «vedi, tu e questa mostraper noi oggi siete state questa cipolli-na».

Le mostre Meeting 2012 sono già disponibiliin versione itinerante:

L'imprevedibile istante. Giovani per la cre-scita.

“Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?”. Ge-netica e natura umana nello sguardo di Jé-rôme Lejeune.

È Cristo che vive in te. Dostoevskij. L’imma-gine del mondo e dell’uomo: l’icona e il qua-dro.

Tre accordi e il desiderio di Verità. Rock ‘n’roll come ricerca dell’infinito.

Utopie e significato: due bandiere dell’Indi-pendenza dell’America Ispanica. 1808-1824.

Albania, Athleta Christi. Alle radici della li-bertà di un popolo.

Ad Usum Fabricae. L’infinito plasma l’opera:la costruzione del Duomo di Milano.

Meeting Mostre offre un supporto per l’alle-stimento. Per info: tel. 0541/[email protected]

MOSTRE ITINERANTI

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UN LUOGO D’INCONTRO

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Post-it gialli su una grande ba-checa, scritte in tutte le linguee le richieste più strane, in alto

le bandiere di tutto il mondo. È l’In-ternational Meeting Point (IMP),dove durante la settimana del Mee-ting ventitré volontari italiani e non(Irlanda, Spagna, Svizzera, Francia,Russia e Canada, alcuni dei Paesi dacui provengono) si preoccupano diincontrare e accogliere gli stranieri,aiutandoli ad orientarsi, facendoguide in lingua, accompagnandolinella grande città del Meeting. «Lacosa che più mi ha colpito di tutto illavoro fatto quest’anno – ci raccontaMonica Bianchini, responsabile del-l’IMP – è stato che, anche se nontutti quelli che lavoravano con mesapevano cosa fosse il Meeting, lohanno semplicemente scoperto incorso d’opera. È stata una grande av-ventura».

Non solo aiuto agli stranieri, maanche occasione di incontro perscambiarsi esperienze e allargare ilproprio orizzonte: «Molti italiani cichiedevano anche di poter parlarecon gli egiziani presenti per sapere dipiù sul Meeting Cairo».

L’imprevisto quotidianoOgni giorno l’IMP è stato il teatro

di un imprevisto, di un incontro o diun’amicizia nuova, come è stato peresempio con Luz: «Ad un certopunto ha iniziato a venire da noi unavenezuelana. Si chiamava Luz, eraarrivata al Meeting per accompa-gnare un suo amico che faceva laguida alla mostra dell’America La-tina. Ogni giorno ci veniva a chie-dere se qualcuno di noi poteva ac-compagnarla in giro per la fiera, farleuna guida ad una mostra, piuttostoche tradurle un convegno». Oppureun gruppo di tedeschi, circa una ses-santina, o di olandesi… «Sì, mi sonomolto affezionata in particolare algruppo di olandesi, accompagnatidal prete della fraternità sacerdotaleSan Carlo Michele Peeters. Veni-vano sempre a salutarci e a raccon-tarci quello che vedevano o vivevanoin quelle intense giornate. Poi, salu-tandoci, don Michele ci ha confi-dato che quest’anno per loro siamostati un vero punto di riferimento».Amicizie che poi continuano: «Lacosa che mi rimarrà sempre impressanella mente è stata Sandra, la porto-ricana che è arrivata il giovedì sera,verso le 22.30. Abbiamo poi sco-perto che lei era la vice rettrice del-l’Università Cattolica di Puerto Rico.È arrivata al nostro stand non sa-

pendo dove andare e noi l’abbiamosemplicemente aiutata a trovare unalbergo per le due notti, in cui sa-rebbe rimasta a Rimini e l’abbiamoaccompagnata con la macchina delMeeting. Il venerdì e il sabato poi èvenuta da noi per chiederci comestava andando e se volevamo andareun po’ in giro con lei per la fiera. Siè affezionata moltissimo a tutti noi,io stessa la sento ancora via mail».

Grati di quella faticaMonica, inoltre, ci ha raccontato

di chi ha lavorato con lei: di France-sca, ragazza canadese di quattordicianni, che per come lavorava “faceva

La casadegli stranieri

Sette giorni tra le lingue di tutto il mondo e le richieste più strane,per accogliere chi da lontano arriva a Rimini

di Erika Elleri

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INTERNATIONAL MEETING POINT

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eetingNOVEMBRE2012 m

stupire anche gente che di anni neavevano molti più di lei”, ma anchedelle ragazze che andavano sempre incabina per tradurre gli incontri infrancese, facendo pochissime pause e«arrivando a fine settimana stremate,ma stracontente, ringraziavano tuttinoi per la compagnia che gli abbiamofatto, anche se durante il giorno nonci vedevano quasi mai». Oppure didue ortodossi, Elena e il figlio Ro-mano Corallo, moglie e figlio delcapo della comunità ortodossa di Ri-mini. «Pur essendo ortodossi eranostupiti da qualsiasi cosa vedessero lì infiera, senza pregiudizi e con una li-bertà enorme. Tanto è vero che tor-

navano sempre dalle loro traduzionidi mostre e incontri, raccontandomitutto per filo e per segno, grati diaver fatto quella fatica».

Un mappamondo di amicizieUn grande mappamondo di ami-

cizie, ritrovatosi durante la festa, chetutti gli stranieri hanno fatto unasera durante la settimana del Mee-ting, per far conoscere un pezzo dellapropria cultura a tutti gli altri, attra-verso una danza o una canzone: «Iprimi ad esprimersi sono stati gliegiziani, capitanati dal professor Ab-del Fattah, che hanno proposto unbrano egiziano su cui poi hanno bal-

lato, invitando gli altri ospiti a farealtrettanto». E lo stesso hanno fattogli olandesi, poi i messicani, gli spa-gnoli, gli argentini, i cechi, i porto-ghesi, i canadesi e i polacchi. Lasamba insegnata dai brasiliani, lepoesia dei ragazzi di Haiti, i cantitradizionali degli italiani o unabimba russa di quattro anni, che hacantato una canzone del suo Paese.“Sono molto contento di essere ve-nuto. Fantastico!!! Sicuramentevengo di nuovo!”, ha lasciato scrittoun ragazzo serbo. Ecco, questa è lapiù grande soddisfazione per i ra-gazzi dell’International MeetingPoint.

Alcune volontarie dell’International Meeting Point.

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PROGETTI

NOTIZIARIOeetingNOVEMBRE2012m

UngreenMeeting

Tra le tante novità del Mee-ting 2012, ce n’era una dalcuore verde. Infatti, il Mee-

ting ha intrapreso un nuovo percor-so, accettando la sfida dell’ecoso-stenibilità, che prima o poi potreb-be anche incidere sull’organizzazio-ne degli spazi e dei materiali.In particolare è nato il “Progetto Par-CO2”, grazie alla collaborazione delMeeting con Serint Group, Desita el’associazione Umana Dimora, conl’intento di contribuire a diminuiregli impatti ambientali, tramite un’ope-ra di compensazione e pianificazio-ne nell’entroterra romagnolo e nonin Amazzonia o in altre parti delmondo. Nello specifico riguarda unparco della Valmarecchia. «Ma nonci limiteremo al rimboschimento –racconta Franco Boarelli, responsa-bile dell’area “green” della fiera –desideriamo anche riqualificare edi-fici e manufatti inutilizzati secondoi criteri della “green building”, crea-re un laboratorio permanente dellasostenibilità che sia luogo espositi-vo di progetti e prodotti innovativie attivare un punto di eco-ristora-zione». Persino il ministro del-l’Ambiente Corrado Clini, in visitain fiera lunedì 20 agosto, si è dettoentusiasta del progetto: «Molto bel-

lo! – ha detto – Dobbiamo collabo-rare!».Inoltre, grazie al contributo di Edi-son, il Meeting anche quest’anno èstata una manifestazione a emissio-ni zero. Il fabbisogno energetico vie-ne cioè compensato con la produ-zione di energia rinnovabile: titoliRecs (Renewable Energy Certifica-tion System) derivanti dalla produ-

zione di energia elettrica delle pro-prie centrali idroelettriche sul fiu-me Adda che compensano i consu-mi elettrici della fiera (stimati in 400Mw).Varcando la soglia del padiglione C3non si poteva non notare un immen-so globo trasparente, raffigurante laTerra e al centro una sfera color sme-raldo, che si illuminava al ritmo deibattiti del cuore. Un’intera area alle-stita con materiali eco–compatibili,pavimentazione in tetrapack ricicla-to, vernici e tempere ecologiche eutilizzo di fonti rinnovabili. Qua-l’era il motore di tale energia? Nonsolo la presenza dei visitatori, maanche il contributo delle aziendesponsor, soggetti attivi nell’organiz-zare iniziative nel corso di tutta lasettimana. E lo scopo per 1000mqaperti al pubblico, spazi interattivi,workshop tematici e attività ludico–educative per i visitatori? Mostrarel’importanza dell’impegno di tuttinell’attuazione di comportamentiresponsabili e rispettosi nei confrontidell’ambiente. Questo concetto è sta-to sviluppato in tre aree differenticon lo scopo di mostrare, informa-re e intrattenere. Una decina di azien-de, ognuna con le sue iniziative, tracui per esempio Conai, che ha orga-nizzato un workshop sul recupero degliimballaggi, ma anche un gioco inte-rattivo su Xbox Kinect rivolto ai bam-bini per insegnare la raccolta diffe-renziata; Alstom Energia, che ha orga-nizzato ogni pomeriggio incontri suiviaggi in treno e sulla produzione etrasmissione di energia. Infine, ExpoMilano 2015 con percorsi ludo-didat-tici di educazione alimentare ed edu-cazione al gusto, con esperti agrono-mi, chef e pasticceri, con la parteci-pazione di Paolo Massobrio e l’ani-mazione delle 17 di Carlo Pastori. Ese qualcuno avesse visto le automo-bili elettriche in giro per i padiglio-ni della fiera, facevano parte del pro-getto di promozione delle nuove viedi risparmio energetico, in prova peri visitatori.

Tanti i progetti intrapresi dallamanifestazione per diminuire gliimpatti ambientali, tra questi il ParCO2 eMeeting (H)earth, un’area“green”, un’arteria pulsante al padiglione C3, per sensibilizzare ivisitatori alla sostenibilità.

di Erika Elleri

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NOVEMBRE2012 meetingNOTIZIARIO

RUSSIA

VersoMosca

Il Meeting vola in Russia. Il 20 novem-bre presso l’Ambasciata d’Italia, lastorica Villa Berg, si terrà la primapresentazione dell’edizione 2013 del-la kermesse riminese, a cui partecipe-ranno insieme all’ambasciatore Zanar-di Landi e al presidente del MeetingEmilia Guarnieri, il Rettore del-l’Università S.Tikhon Vorobiev – unodei più importanti ospiti del Meeting2012 – e il direttore dell’istituto ita-liano di cultura a Mosca Adriano Del-l’Asta. E non solo questo, perché pro-prio in quei giorni si terrà, sempre

nella capitale moscovita, la secondaparte del convegno internazionalepromosso dalla Fondazione RussiaCristiana dal titolo “EST-OVEST: lacrisi come prova e provocazione”, rea-lizzato in collaborazione con presti-giose istituzioni italiane e russe. «Sipuò parlare della nascita di nuoveidentità sociali, di una nuova coscien-za civile e religiosa in Russia e in Ita-lia? Quali elementi costituirebberoqueste novità? Esiste un legame diret-to con l’esperienza del passato? Cheruolo, che missione possono avere il

cristianesimo e la Chiesa in questacongiuntura?». Queste sono le doman-de a cui il convegno ha iniziato a darerisposta prendendo in esame, da unaparte, il clima in Russia, notevolmentecambiato dopo i brogli elettorali deldicembre scorso: proteste, manife-stazioni, che hanno rivelato una nuo-va sorprendente componente mora-le. In Europa, invece, di fronte ad unacrisi non solo economica, ma antro-pologica, sembra rimanere un popo-lo che protesta contro tutto e non spe-ra in niente.In questa crisi si vedono tentativi dirisposta tanto a est quanto ad ovest ea queste tentativi il convegno cercadi dare luce.La prima parte del convegno si è svol-ta a Milano il 19 e 20 ottobre e sonointervenuti, tra gli altri, padre Roma-no Scalfi, fondatore di Russia Cri-stiana, lo storico Arsenij Roginskij ela poetessa Ol’ga Sedakova. Nellaseconda parte, che si svolgerà a Mosca,ci sarà anche la presentazione dellamostra sui 150 di sussidiarietà pres-so il museo di storia contemporanea,tradotta per l’occasione in russo e acui sono state aggiunte alcune parti.Tra i numerosi eventi da segnalare lapresentazione dei primi due volumidell’edizione in lingua russa dell’Operaomnia di Sant’Ambrogio, a cura del-la Biblioteca Ambrosiana e dell’Uni-versità ortodossa San Tichon di Mosca.Il programma completo è disponibi-le sul sito www.russiacristiana.org/Con-vegno2012

Il 20 novembre il Meeting volerà aMosca, dove verrà presentata inanteprima l’edizione 2013 presso l’Ambasciata d’Italia.

di Matteo Lessi

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m o s t r e

È itinerante la mostra:

“L’IMPREVEDIBILE ISTANTE” Giovani per la crescita

realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà

Con testimonianze di imprenditori, insegnanti e personaggi istituzionali della società italiana

Informazioni e prenotazioni:

0541.728565 - Fax 0541/765206International Exhibition Service srl | Via Flaminia, 18/20 | 47923 Rimini (RN)[email protected] | www.meetingmostre.com

Anche nella versione

speciale per le

SCUOLE

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NOVEMBRE2012 meetingNOTIZIARIO

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Annodelle fede

L’11 ottobre è iniziato l’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI.Proponiamo alcunemostre per approfondirne i contenuti.

L’11 ottobre, nel giorno in cui50 anni fa veniva inaugurato ilConcilio Vaticano II, Bene-

detto XVI, in una piazza San Pietroaffollata da circa 20mila persone, hadato il via all’Anno della Fede, che dure-rà fino al 24 novembre 2013. «Neldeserto c’è bisogno soprattutto di per-

sone di fede, che, con la loro stessavita, indicano la via verso la Terra pro-messa e così tengono desta la speran-za. La fede vissuta apre il cuore allaGrazia di Dio che libera dal pessimi-smo. Oggi più che mai evangelizzarevuol dire testimoniare una vita nuo-va, trasformata da Dio, e così indica-

re la strada».Come occasione di approfondire i con-tenuti dell’Anno della Fede il Meetingha deciso di proporre nove mostre traquelle esposte nelle passate edizioni,suddividendole in tre percorsi e pro-muovendo su di esse un prezzo spe-ciale per il noleggio. Contatti e infor-mazioni sono disponibili all’indirizzowww.meetingrimini.org/annodellafe-de. Qui vogliamo descrivervi i percorsie le mostre scelte, testimonianza chela “verità non invecchia” come ha det-to Benedetto XVI in un’intervista (vedibox a pag. 61) e risposta alla dram-matica domanda di Fëdor Dostoev-ski: «Un uomo colto, un europeo deinostri giorni, può credere, credere pro-prio alla divinità del figlio di Dio GesùCristo?».

Anno della fedeIl primo percorso è relativo all’Annodella fede secondo le indicazioni diBenedetto XVI: incremento del-

Un particolare della mostra su Cafarnao.

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l’esperienza della fede sul piano indi-viduale e sociale, rilancio della mis-sione evangelizzatrice della Chiesa,riscoperta del dialogo tra fede e scien-za nella comune tensione alla verità.La prima proposta è quindi la mostrasu Cafarnao dal titolo “Con gli occhidegli apostoli. Una presenza che tra-volge la vita”, cuore del percorso espo-sitivo sono le testimonianze di comel’incontro degli apostoli con Gesù èun fatto reale accaduto nella storia.Le altre esposizioni proposte in que-sto percorso sono “Dalla terra alle gen-ti”, sulla diffusione del cristianesimonei primi secoli, che nella sua versio-ne itinerante ha toccato i cinque con-tinenti, e “Cercatori della verità.Momenti del dialogo tra Chiesa escienziati”, che descrive come la Chie-sa abbia favorito lo sviluppo delle

scienze, educato gente disponibile allaricerca, sostenuto l’impegno e vigila-to sulla fedeltà al vero. All’internotestimonianze di scienziati (cattolicie non) che hanno vissuto l’attività diricerca come manifestazione della pas-sione per la verità del reale: noti ancheal grande pubblico (Galileo, Pascal,Mendel, Einstein, Planck), altri menonoti ma non meno significativi (comeStoppani, Florenskj, Duhem, Secchi,Lemaitre, De Giorgi…), accanto aquelli di coloro che la Chiesa ha ele-vato all’onore degli altari (AlbertoMagno, Stenone, Faà di Bruno).

Luoghi della fedeIl secondo percorso è un’occasioneinvece per conoscere più approfon-ditamente alcuni luoghi della fede.La prima mostra è quella dedicata

alla Fabbrica di San Pietro in Vati-cano, che racconta le fasi salienti del-la costruzione della Basilica di SanPietro a Roma, come proposta di let-tura di un’opera che tutti conoscono,ma di cui difficilmente si compren-de la complessità dei fattori storici edartistici.La seconda mostra riguarda quellache è una delle più imponenti catte-drali dei nostri tempi: la Sagrada Fami-lia, consacrata da Benedetto XVI il7 novembre 2010, come «segno visi-bile del Dio invisibile, alla cui gloriasvettano queste torri, frecce che indi-cano l’assoluto della luce e di coluiche è la Luce, l’Altezza e la Bellezzamedesime» e il suo architetto Gaudìcome esempio di una personalità cri-stiana, in cui la fede è diventata un’af-fascinante architettura.

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Testimoni della fedeInfine il terzo percorso è per scopri-re alcuni testimoni della fede e del-la carità.Il primo è Newman con la mostra“Cor ad cor loquitur”: La vita di New-man testimonia che la fede non siesaurisce in un dialogo intimisticocon Dio ma diventa intelligenza del-la realtà. Una fede che non è radica-ta nel reale, che non cambia i crite-ri con cui l’uomo si rapporta con ilmondo, è in fondo un’illusione e nonè all’altezza di rispondere ai deside-ri profondi dell’uomo.La seconda è quella su GiuseppeMoscati “Laico cioè cristiano. SanGiuseppe Moscati, medico”: la suafigura riassume in sé un’eccezionalecapacità di impegno professionale,scientifico e civile, unita ad uno spi-

rito profondamente cristiano.C’è poi la mostra dedicata a SuorTeresa Benedetta della Croce, piùnota con il nome di origine: EdithStein. Dopo dieci anni di intensoapostolato, l’avvento del nazismo laportò nel Carmelo, compimento del-l’offerta totale di sé, fino all’ultimosacrificio, accettato e offerto, nel-l’orrore del lager.Infine, quella su uno dei più grandi

testimoni della fede russi. In unaUnione Sovietica, retta da leggi infles-sibili, il sacerdote ortodosso PadreAleksandr Men ha seguito un’altraLegge che lo ha liberato da ogni con-dizionamento esteriore: seguire Cri-sto in tutto, e in ogni cosa coglierela Sua presenza. Per questo è statoucciso nel 1990, uno dei protagoni-sti della resistenza spirituale cristia-na all’ateismo sovietico.

D. – Santità, nelle sue encicliche Lei sta pro-ponendo un’antropologia forte, un uomo abi-tato dalla carità di Dio, un uomo dallarazionalità allargata dall’esperienza di fede,un uomo che ha una responsabilità socialegrazie alla dinamica della carità, ricevuta edonata nella verità. Santità, proprio in que-sto orizzonte antropologico in cui il messaggioevangelico esalta tutti gli elementi degnidella persona umana, purificando le scorieche offuscano l’autentico volto dell’uomocreato a immagine e somiglianza di Dio, Leiha più volte ribadito che questa riscoperta delvolto umano, dei valori evangelici, delle pro-fonde radici dell’Europa è motivo di grandesperanza per il continente europeo e nonsolo… Può spiegarci le ragioni della sua spe-ranza?

Santo Padre – Il primo motivo della mia spe-ranza consiste nel fatto che il desiderio di Dio,la ricerca di Dio è profondamente scritta inogni anima umana e non può scomparire.Certamente, per un certo tempo, si può di-menticare Dio, accantonarlo, occuparsi dialtre cose, ma Dio non scompare mai. È sem-plicemente vero quanto dice sant’Agostino,che noi uomini siamo inquieti finché non ab-biamo trovato Dio. Questa inquietudine ancheoggi esiste. È la speranza che l’uomo sempredi nuovo, anche oggi, si ponga in camminoverso questo Dio.

Il secondo motivo della mia speranza consi-ste nel fatto che il Vangelo di Gesù Cristo, lafede in Cristo è semplicemente vera. E la ve-rità non invecchia. Anch’essa si può dimenti-

care per un certo tempo, si possono trovarealtre cose, la si può accantonare, ma la ve-rità come tale non scompare. Le ideologiehanno un tempo contato. Sembrano forti, ir-resistibili, ma dopo un certo periodo si consu-mano, non hanno più la forza in loro, perchémanca loro una verità profonda. Sono parti-celle di verità, ma alla fine si sono consumate.Invece il Vangelo è vero, e perciò non si con-suma mai. In tutti i periodi della storia appa-iono sue nuove dimensioni, appare tutta lasua novità, nel rispondere alle esigenze delcuore e della ragione umana che può cammi-nare in questa verità e trovarvisi. E perciò,proprio per questo motivo, sono convinto checi sia anche una nuova primavera del cristia-nesimo.

Un terzo motivo empirico lo vediamo nel fattoche questa inquietudine oggi lavora nella gio-ventù. I giovani hanno visto tante cose – leofferte delle ideologie e del consumismo –, macolgono il vuoto in tutto questo, la sua insuf-ficienza. L’uomo è creato per l’infinito. Tutto ilfinito è troppo poco. E perciò vediamo come,proprio nelle nuove generazioni, questa in-quietudine si risveglia di nuovo ed essi si met-tono in cammino, e così ci sono nuovescoperte della bellezza del cristianesimo; uncristianesimo non a prezzo moderato, non ri-dotto, ma nella sua radicalità e profondità.Quindi, mi sembra che l’antropologia cometale ci indichi che ci saranno sempre nuovi ri-svegli del cristianesimo e i fatti lo confermanocon una parola: fondamento profondo. È il cri-stianesimo. È vero, e la verità ha sempre unfuturo.

LA VERITÀ NON INVECCHIAPubblichiamo uno stralcio dell’intervista a Benedetto XVI contenuta nel film “Bells ofEurope – Campane d’Europa” sul tema dei rapporti fra il cristianesimo, la cultura eu-ropea e il futuro del Continente, presentato in anteprima al Sinodo. L’intervista inte-grale è disponibile sul sito www.vatican.va

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BREVI

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Anche quest’anno dal 18 al 20 gen-naio nella grande mela si svolgerà ilNew York Encounter: la tre giorni diincontri, mostre, spettacoli che arri-va quest’anno alla sua 4a edizione,dal titolo: “Experiencing freedom”.“Noi tutti parliamo della libertà. Mache cos’è la libertà e qual è la suaorigine?”, si chiedono gli organiz-zatori. In America, nella città chesaluta il mondo con la statua dellalibertà, il New York Encounter si pro-pone come possibilità di essere unavera e propria esperienza di libertà.Due mostre, una su Chesterton el’altra sui Cristeros. Ospiti tra glialtri, il ministro del Pakistan PaulBhatti, il teologo Stanley Hauerwas,il presidente del Chesterton Insitu-te Fr. Ian Boyd. E inoltre omaggimusicali all’America e al suo amo-re per la libertà e uno spettacolo daltitolo “The Katrina letters”. Il pro-gramma completo è all ’indirizzowww.newyorkencounter.com.

NEW YORKENCOUNTER 2013

MEETING CAIRO 2013

Una frase di Cicerone sarà il temadell’annuale conferenza del Centerfor Ethics and Culture’s dell’Uni-versità di Notre Dame che si terràl’8 e il 9 novembre, in Indiana.“The Crowning Glory of the Vir-tues: Exploring the Many Facetsof Justice”, una due giorni con atema la giustizia a 360 gradi, dalleimplicazioni democratiche e inter-nazionali fino a quelle sociali,scientifiche e artistiche. Tra coloroche interverranno numerosi ospitidel Meeting quali i costituzionali-sti Andrea Simoncini, LorenzaViolini, Brad Gregory, intellettualee storico, il giurista Robert Ge-orge. Il centro è diretto da CarterSnead, già segretario generale delConsiglio per la Bioetica durantela presidenza di George Bush. Si èoccupato del caso Terri Schiavo edei complicati rapporti tra lascienza e il diritto con pubblica-zioni sulle più prestigiose rivistegiuridiche nord americane.

Diversamente da quanto annunciato la seconda edizione del Meeting Cairo si svolgerà il 21-22 settembre 2013.Informazioni sul sito del Meeting.

SNEAD

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Presenta il tuo cortometraggio, della durata massima di 10 minuti, entro il 10 Maggio 2013 e potrai vincere un soggiorno studio di 10 settimane presso la School of Visual Arts di N.Y., oppure una borsa di studio di un anno presso l’Accademia di cinema e televisione di Cinecittà a Roma o ancora un premio di 1.500 euro!

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Orari 9.30-13.00/15.00-18.00

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Fondazione Meeting

per l’amicizia fra i popoli

In collaborazione con

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Il mensile di Cinema Best Movie

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ACT Multimedia

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HAI UN CORTO NEL CASSETTO?

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