Newsletter n.36

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Anno II - numero 36 |10 giugno 2010 |Supplemento al Periodico di approfondimento politico Agorà - Registro Stampa del Tribunale di Latina n.877 del 9/3/2007 Armando Cusani NEWSLETTER Cusani spiega il Piano del Parco davanti alle telecamere di Raitre Comunicazione politica e attività amministrativa del Presidente alla Provincia di Latina continua a pagina 2 I l presidente del Parco Nazionale del Cir- ceo, Gaetano Benedetto, nel proporre il suo documento “Preliminare del Piano del Parco”, incalza da vicino per una più coin- volgente collaborazione gli enti territoriali Pontini. Nello specifico tallona la provincia di Latina, il Comune di San Felice Circeo e quello di Sabaudia. Rincorrono l’indispensabile cooperazione anche tutte le principali associazioni am- bientaliste in attività sul territorio provincia- le, regionale e nazionale. Auspica la decisiva convergenza finanche la ministra Prestigiacomo, che nel frattempo firma protocolli d’intesa ad iosa per l’utilizzo intelligente del Parco Nazionale del Circeo. Il tutto però deve estrinsecarsi (recita il testo dell’ultimo protocollo sottoscritto dalla mini- stra con la Camera di Commercio di Latina del presidentissimo Zottola) attraverso la va- lorizzazione dei sistemi produttivi legati alla sostenibilità ambientale e all’introduzione di politiche di sviluppo economico connesse alla green economy. IL CONTRO-PIANO DI CUSANI Parco Nazionale del Circeo Un convegno sulla gestione dei rischi ambientali nel Mar Mediterraneo: il master plan dell’area del Golfo di Gaeta NIZZA a pagina 3

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Comunicazione politica e attività amministrativa del Presidente della Provincia di Latina

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Anno II - numero 36 |10 giugno 2010 |Supplemento al Periodico di approfondimento politicoAgorà - Registro Stampa del Tribunale di Latina n.877 del 9/3/2007

Armando Cusani NEWSLETTER

Cusani spiega il Piano del Parco davanti alle telecamere di Raitre

Comunicazione politica e attività amministrativa del Presidente alla Provincia di Latina

continua a pagina 2

I l presidente del Parco Nazionale del Cir-ceo, Gaetano Benedetto, nel proporre il

suo documento “Preliminare del Piano del Parco”, incalza da vicino per una più coin-volgente collaborazione gli enti territoriali Pontini.Nello specifico tallona la provincia di Latina, il Comune di San Felice Circeo e quello di Sabaudia.Rincorrono l’indispensabile cooperazione anche tutte le principali associazioni am-bientaliste in attività sul territorio provincia-le, regionale e nazionale.

Auspica la decisiva convergenza finanche la ministra Prestigiacomo, che nel frattempo firma protocolli d’intesa ad iosa per l’utilizzo intelligente del Parco Nazionale del Circeo.Il tutto però deve estrinsecarsi (recita il testo dell’ultimo protocollo sottoscritto dalla mini-stra con la Camera di Commercio di Latina del presidentissimo Zottola) attraverso la va-lorizzazione dei sistemi produttivi legati alla sostenibilità ambientale e all’introduzione di politiche di sviluppo economico connesse alla green economy.

IL CONTRO-PIANO DI CUSANIParco Nazionale del Circeo

Un convegno sulla gestionedei rischi ambientali

nel Mar Mediterraneo: il master plan dell’area

del Golfo di Gaeta

NIZZA

a pagina 3

2 10 giugno 2010Armando Cusani NEWSLETTER

Tracce che ci sembrano di

pari passo ripro-poste all’interno del “Preliminare del Piano del Parco”, lavoro commissio-nato secondo i suoi desiderata ad una celebre università. Dopo mesi di os-servazione del personaggio Be-nedetto possiamo affermare che la reclamata collabo-razione, espressa ad alta voce e a colpi di comunicati stampa, altro non è che un tratturo che il presidente del parco percorre os-sessivamente e che termina contro il muro della sua intransi-genza ideologica nel momento in cui il pre-sidente della provincia di Latina e i sindaci di San Felice e Sabaudia hanno l’ardire di proporre idee e progetti diversi. Descritta la scena del teatrino allestito in questi anni da Benedetto, con la preziosa quinta dalla ministra al ramo e ultimamente con i contrappesi di alcuni nuovi compagni di rappresentazione, la scorsa settimana Cusani e i sindaci della riserva verde del Circeo hanno organizzato una riunione pubblica dove hanno spiegato le ragioni per le quali il “Preliminare del Piano del Parco”, così come proposto da Benedetto, invece di risolvere i problemi li aggrava ul-teriormente. Un documento che basa la sua filosofia su due direttrici importanti e utopistiche: il rapporto ecologico tra il sistema Parco e le aree agricole esterne, il che porta a valuta-re l’opportunità di pensare “allo strumento delle Aree Contigue”; “l’eventuale amplia-mento del Parco ad aree esterne”.«In entrambi i casi - spiega il presidente Cusani - ciò non può prescindere da una prioritaria analisi degli ecosistemi e degli habitat delle diverse specie e delle loro possibili alterazioni per effetto dell’azione antropica intercorrenti tra essi e l’ambiente che li contiene.

Più contraddittori appaiono gli obiettivi per gli aspetti socioeconomici, anche se si sotto-linea che l’attenzione deve essere incentra-ta sulla ricerca di “modelli di compatibilità ambientale” dei diversi usi, privilegiando, rispetto ad essi, “la conservazione degli elementi naturali”. Di qui la contraddittorietà nell’indicare azioni concrete senza farle discendere da un’analisi del loro rapporto con gli aspetti della naturalità e, quindi, della loro reale sostenibilità. La proposta contiene indirizzi e azioni come, ad esempio, contenere il carico an-tropico urbanistico, promuovere il progetto di una riserva marina nell’area del promon-torio del Circeo con una zona di protezione paesaggistica che include il divieto di navi-gazione a 500 metri dalla costa. Prescrizioni senza una base scientifica del-l’ambiente naturale antropico del Parco e delle sue interazioni con l’ambiente esterno che non consentono una verifica della loro sostenibilità e rischiano di tradursi in un ulteriore e ingiustificato condizionamento delle attività economiche e della trasforma-bilità del territorio.Nessun cenno viene poi fatto sugli aspetti economici connessi all’eventuale acqui-sizione di aree e immobili e l’indennizzo dovuto per l’apposizione di vincoli derivanti

dal piano, in parti-colare alle attività agricole e silvo-pa-storali e sulla valu-tazione, a questo fine, dei vantaggi e degli svantaggi de-rivanti dall’attività del parco.In generale - pro-segue Cusani - gli studi proposti ap-paiono poco fina-lizzati alla redazio-ne di un piano di un Parco e più diretti alla redazione di un piano territoriale o urbanistico, che è una competenza di provincia e comuni e non del Parco.Si può afferma-re che mancano i

presupposti per la redazione del Piano del Parco mentre si specificano accuratamente le competenze pianificatorie di altri a cui sembra si vogliano imporre vincoli e limita-zioni. Siamo dell’avviso che sia opportuno - termina il presidente Cusani - partire dalla specificità del Parco, istituito nel 1924 dal-l’allora Amministrazione Forestale, al fine di tutelare gli ultimi resti delle paludi pon-tine, che proprio in quegli anni venivano bonificate e di Sabaudia, città simbolo del razionalismo italiano in architettura. Il parco del Circeo rimane ancora oggi l’unico in Italia e in Europa ad estendersi completamente in pianura, in ambiente ma-rino e ad avere una nascita e un rapporto biunivoci con un’area urbana di grande va-lore. Ed è proprio di questa biunivocità, nel rispetto dei ruoli e nell’affermazione della rispettiva indipendenza e della necessità di cooperare, che deve partire l’atto di avvio del Piano del Parco e quello di ridisegno del territorio urbanizzato.Compresa la parte interessata all’abusivi-smo edilizio, la cui responsabilità è quan-tomeno comune se non soprattutto del mancato controllo esercitato dal parco, trattandosi di un territorio fin’ora ricadente nel suo perimetro».

Everardo LongariniPortavoce del Presidente Armando Cusani

Cusani spiega il Piano del Parco davanti alle telecamere di Raitre

IL CONTRO-PIANO DI CUSANIParco Nazionale del Circeo

310 giugno 2010 Armando Cusani NEWSLETTER

Ha destato interesse l’intervento che il presidente della provincia di Latina Armando Cusani ha

sostenuto nella Conferenza internazionale che si è svolta a Nizza sul tema “Prevenzione, organizza-zione e gestione territoriale dei rischi ambientali”.Quella del presidente Cusani è stata una relazione che entrando nel merito delle “Dinamiche tra gli attori locali per lo sviluppo integrato sostenibile del territorio” ha avuto il pubblico plauso di Margareta Wahlstrom, segreteria generale delle Nazioni Unite. Il rapporto del presidente della provincia di Latina svolto davanti al presidente della sessione Jacques Barrot, ex vice presidente della Commissione Euro-pea, a differenza degli altri pur qualificanti contributi ha ripercorso nel concreto la proposta operativa del Master Plan territoriale dell’area del Golfo di Gae-ta.«I Comuni del Golfo di Gaeta e delle Isole Pontine, coordinati dalla Provincia di Latina, - esordiva Cu-sani - hanno costituito un’aggregazione territoriale finalizzata all’elaborazione integrata di un Master Plan territoriale teso all’individuazione di un piano sovracomunale di interventi volto a gestire, in ottica di network, le problematiche organizzative e gestio-nali dei rischi ambientali del territorio. La zona presa in esame in cui i sistemi insediativi sono stati fortemente condizionati dalla morfologia dei luoghi e caratterizzato, per conformazione terri-toriale, da innumerevoli criticità ambientali.Va anche evidenziato che l’area del golfo unita-mente ai bacini drenanti ad essa afferente è stata designata dalla Giunta regionale del Lazio, con de-liberazione n. 116 del 19 febbraio 2010, area sen-sibile ai sensi 91/271/CEE del 21 maggio 1991 e del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152. Le principali situazioni di rischio ambientale che il Ma-sterplan si propone di affrontare in termini di moni-toraggio, prevenzione ed intervento sono: il dissesto idrogeologico che investe gran parte del territorio analizzato (Ponza, Ventotene, Parco degli Aurun-ci); rischio di esondazione dei corsi d’acqua (Fiume Garigliano); processi di erosione delle coste (Ponza, Ventotene, Minturno, Formia, Gaeta); inquinamen-to ed eutrofizzazione delle acque marine del Golfo (evidenziati dalla richiamata deliberazione regiona-le che individua l’area del Golfo quale area sensibi-le); rischio di inquinamento atmosferico e industriale; rischi di incidenti rilevanti (l’area in questione è collo-cata tra le centrali del Garigliano e Borgo Sabotino); rischio nella gestione rifiuti urbani ed industriali; abu-sivismo e deforestazione del territorio; inquinamento chimico per le aree agricole; presenza di rilevanti risorse naturalistiche che necessitano di adeguati piani di salvaguardia e prevenzione ambienta-

le; bonifica degli edifici con presenza di amianto; inadeguatezza delle infrastrutture di trasporto e in particolare della viabilità principale che, localizzata nella prima fascia costiera, attraversa con il traffico di lunga percorrenza i centri abitati. Si tratta dunque di tenere sotto controllo le diverse criticità evidenzia-te attraverso il monitoraggio dei parametri naturali più significativi (aria, acque superficiali, mare) e di organizzare una riprogrammazione degli insedia-menti produttivi con delocalizzazioni, incentivazioni e disincentivazioni.Prescindendo dalle specifiche opzioni proposte nel

Masterplan, i cui contenuti sono oggi in un’avanza-ta fase di verifica e confronto tra i diversi enti interes-sati, è la logica che è stata posta alla base di questa iniziativa.Sono convinto che per salvaguardare il patrimonio ambientale occorra essere all’altezza del ruolo, ri-lanciare, piuttosto che rinunciare allo spazio che la riforma costituzionale ha riconosciuto soprattutto alle Province italiane quali enti di area vasta e scegliere riconoscendo ai nostri territori ed ai nostri cittadini l’opportunità di dare sostanza all’autonomia e alla governance.Lo sviluppo sostenibile è stato definito come “lo svi-luppo che soddisfa i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità per le generazioni fu-ture di soddisfare i propri”.L’importanza della dimensione territoriale nell’at-

tuazione di politiche di sviluppo sostenibile è, infatti, largamente riconosciuta: per poter essere efficace-mente “applicato” deve essere ridefinito in rapporto a un determinato contesto geografico, che diviene il focus di politiche locali in grado di mobilitare le risorse, le energie e gli attori che possono contribuire ad attuarlo con le proprie scelte e i propri compor-tamenti. In particolare, la dimensione locale e territoriale as-sume rilevanza cruciale nell’analisi degli scenari del-la sostenibilità per le cosiddette “aree omogenee”. In tale contesto risulta fondamentale, ai fini della sostenibilità, attuare delle strategie di prevenzione dei rischi ambientali connessi alle aggregazioni ter-ritoriali individuate nella consapevolezza che la non conoscenza delle problematiche del territorio, con mappatura dei relativi rischi, è causa di gravi dise-conomie per gli enti territoriali e per cittadini, nonché causa di perdita di vite umane.L’evento ambientale, (smottamenti, frane, alluvioni, terremoti, inquinamenti, incidenti rilevanti ad impianti industriali, centrali elettriche), in assenza di adeguati strumenti di prevenzione e di specifica conoscenza del territorio, provoca danni e costi sociali spesso non prevedibili e quantificabili anche alla luce, a nostro avviso, che nessun risarcimento può ripaga-re la perdita di una vita umana o la distruzione di habitat naturali. Pertanto, risulta strategico e fonda-mentale per gli Enti Locali Territoriali dotarsi di validi strumenti di prevenzione dei rischi ambientali, non-ché di piani di sviluppo territoriali integrati in grado di creare e potenziare le infrastrutture e gli strumenti di prevenzione e tutela dei territori, un esempio è il Piano operativo di Protezione Civile approvato dal-la Giunta Provinciale di Latina. Come non concor-dare che, nel contesto competitivo dei nostri giorni, il territorio e la sua dimensione assumono rilevanza crescente nella dinamica evolutiva della gestione dei rischi ambientali per il perseguimento dello sviluppo integrato sostenibile del territorio? Come non osservare - terminava Cusani - quanto la globalizzazione dei mercati e delle economie stimo-li i protagonisti del territorio ad unirsi, cercando di rafforzare lo spirito di coesione e l’identità comune e tutelando la propria posizione nell’agone compe-titivo odierno?Pertanto, le aree territoriali, in questo scenario, di-ventano il luogo ove sorgono e crescono fertili mo-vimenti di coesione centripeta di interessi promossi dagli attori del territorio, che dunque divengono protagonisti non solo della tutela dei propri inte-ressi, ma contribuiscono allo sviluppo di sistemi di gestione dei rischi ambientali integrati finalizzati allo sviluppo sostenibile del territorio».

IL MASTER PLAN DELL’AREA DEL GOLFO DI GAETA

Nizza: Convegno internazionale sulla gestione dei rischi ambientali

4 10 giugno 2010Armando Cusani NEWSLETTER

COMPLETATI I LAVORIPER LA MESSA IN SICUREZZA

Gallerie della strada provinciale Ponza-Le Forna

Sono stati portati a compimento da parte della provincia di Latina gli urgenti lavori

di adeguamento e messa in sicurezza delle gallerie di collegamento sulla strada provin-ciale Ponza-Le Forna. Dopo l’acquisizione dei favorevoli pareri della Soprintendenza dei Beni Archeologici e della Soprintendenza dei Beni Architetto-nici, i lavori hanno interessato i punti critici all’interno delle gallerie, preli-minarmente ripulite dalla vegetazione infestante, che ha posto in luce ulterio-ri criticità celate ad un primo esame dei luoghi.Gli interventi di messa in sicurezza sono stati effettuati sul portale di im-bocco della secon-da galleria che ver-sava in condizioni di notevole degra-do, completamente invaso dalla vege-tazione infestante che ha contribuito al distacco dei con-ci in muratura. Il degrado veniva poi aggravato dalla presenza di cavi, tubazioni e staffe di ancoraggio, diversi istallati provvisoria-mente e poi abban-donati definitiva-mente dopo l’uso. Le murature di tufo erano quasi com-pletamente erose dal vento, dai mez-zi di transito (la strada è troppo stretta per un doppio senso di marcia) e dalle acque meteoriche. La concomitanza di queste azio-ni avevano poi lasciato privi di sostegno gli archi in mattoni con pericolo di dissesto della volta. Gli interventi hanno quindi interessato la pulizia e la rimozione delle parti perico-

lanti delle murature che rappresentavano un pericolo anche per le maestranze che opera-vano nella fase di ricostruzione e la ristruttu-razione completa dell’ingresso. «La galleria che collega la contrada Giancos con la contrada Santa Maria - afferma il pre-sidente Armando Cusani - è stata svuotata

dal materiale di dilavamento della montagna accumulato nel tempo a causa della pioggia entrata nella galleria provocando il crollo del muro di contenimento. L’asportazione del materiale detritico ha riportato inoltre alla luce dei canali di adduzione idrica romani per i quali il dott. Christiano Mencarelli, ar-

cheologo nominato per la sorveglianza dei lavori, ha dato disposizioni per la pulizia e la catalogazione. Per la messa in sicurezza del luogo è stata necessaria l’asportazione del materiale depositato nel cratere della bocca di lupo provvedendo contestualmen-te alla ricostruzione e consolidamento delle

murature presen-ti. Per contenere eventuali frane, è stato poi effettua-to un intervento di contenimento per rallentare e pilo-tare la caduta dei massi attraverso la messa in opera di due barriere pa-ramassi. Sempre all’interno della terza galleria in direzione della lo-calità Santa Maria il lucernario verti-cale è stato trovato con le pareti invase da erbe infestanti con conseguente pericolo di cadu-ta dei materiali sospesi. Anche in questo contesto i lavori hanno inte-ressato la pulizia del lucernario dalle erbe infestanti e il ripristino delle reti paramassi.È stato un primo intervento impor-tante - termina Cu-sani - che pone le zone interessate in piena sicurezza e, contestualmente ai lavori già eseguiti,

ho dato mandato agli uffici provinciali com-petenti di progettare un intervento sistemati-co e di più largo respiro sia per le gallerie sia per la strada provinciale. Progetto che una volta redatto dovrà essere approvato in sede di Conferenza di Servizi da tutti gli enti interessati».

510 giugno 2010 Armando Cusani NEWSLETTER

LE OSSERVAZIONIDELLA PROVINCIA DI LATINA

Piano regionale del trasporto merci e logistica

La Giunta Regionale del Lazio con delibe-ra n° 991 del 23.12.2009 ha adottato lo

schema del “Piano Regionale del Trasporto Merci e della Logistica”. Tale atto, valutando lo stato complessivo del sistema ferroviario, portuale, aeroportuale, il traffico merci stra-dale, il sistema delle piattaforme logistiche e l’analisi dell’accessibilità delle aree produt-tive, fotografa, a livello regionale, l’assetto complessivo del Trasporto Merci e della lo-gistica.«In un’ottica di leale collaborazione tra enti - afferma l’assessore Fabio Martellucci - ma soprattutto al fine di evitare che atti di piani-ficazione calino dall’alto introducendo nuove programmazioni avulse dalle esigenze e dalle specificità del nostro territorio, la Giunta Provinciale la scorsa settimana ha approvato alcune osservazioni al Piano Regionale. Prima tra le quali, appunto, l’in-vito rivolto alla Regione Lazio di attivare la fase partecipativa e di consultazione, prevista dal-l’art. 13 della L. R. 30/1998, che consentirebbe alle Pro-vince, da un lato di condi-videre tale pianificazione regionale con le municipalità e le organizza-zioni sociali e sindacali del proprio territorio, dall’altro valutare l’integrazione e la com-plementarietà della pianificazione regiona-le con quella provinciale (Piano territoriale Provinciale Generale, e Piano di Bacino del

Trasporto Pubblico Locale). Pur condividendo diversi degli obiettivi di fondo di tale pianifi-cazione regionale, si evidenzia che a fronte di un quadro conoscitivo approfondito, non corrisponde un quadro di proposte altrettan-to circostanziato ed innovativo. Vanno senza

dubbio approfondite nel merito alcune scelte

sul versante del-l’accessibilità delle aree produttive e delle piattaforme logistiche. Sul versante del tra-sporto stradale

delle merci

pericolose - prosegue Martellucci - il Piano regionale al fine di ridurre i rischi connessi alla circolazione di mezzi pesanti, propone di utilizzare il porto di Gaeta per il traffico del GPL che oggi avviene su strada. Non siamo aprioristicamente contrari a tale

proposta, a patto si approfondisca meglio l’aspetto logistico di tale soluzione e se ne verifichi la coerenza e la compatibilità con lo sviluppo turistico e crocieristico del porto stesso, da noi considerato strategico.Infine, ma non per ultimo, particolare rile-vanza assume l’aspetto del trasporto merci su ferro. Pur condividendo la necessità di implementare tale forma di trasporto, a van-taggio del sistema economico e produttivo, si ritiene tuttavia fondamentale ribadire che vanno trovate soluzioni e programmi che garantiscano comunque la piena funziona-lità del traffico passeggeri. Laddove, infatti, l’aumento del traffico merci su ferro doves-se implicare una diminuzione della velocità delle vetture ferroviarie, e quindi significativi disagi per il traffico dei passeggeri, ci trove-remmo in totale dissenso.Uno degli obiettivi strategici che ci siamo posti nel predisporre il Piano di bacino del Trasporto Pubblico Locale, infatti, è quello di incentivare l’uso del sistema ferroviario da parte dei cittadini, con conseguente diminu-zione dell’utilizzo dell’autovettura privata, al fine di migliorare la sicurezza stradale e ridurre l’inquinamento atmosferico dovuto ai trasporti. Fiduciosi - conclude Martellucci - che il nuovo Governo della Regione Lazio voglia interagire in maniera più significativa con il territorio, di quanto abbia fatto l’Am-ministrazione Marrazzo, ci dichiariamo sin da subito disponibili ad un confronto su tali problematiche».

Nel prosieguo del patto d’amicizia e con l’impegno a collaborare nel

tempo è questo il motivo dell’incontro tra i componenti la Commissione Cultura del-la Provincia di Latina e la delegazione di Pecs, la città ungherese gemellata con Terracina. Ad accogliere la delegazione guidata dal sindaco Zsolt Pàva è stata la commissione cultura al completo guidata dal presidente Carturan. Negli interventi è stato sottolineato la ne-cessità di uno scambio culturale oltre che

economico, “un percorso di conoscenza” come ha tenuto a ribadire il consigliere Carturan. Questa strada di collaborazio-ne è già in atto da anni, come ha ricordato il consigliere Rossano Alla, con il Comune di Terracina. Quindi, Provincia di Latina, Comune di Terracina, Comune e Provincia di Pecs si sono dati appuntamento a metà ottobre per la settimana culturale italiana perché questo patto d’amicizia si rafforzi sempre di più.

L’assessore ai Trasporti Fabio Martellucci

PÈCS, IL PATTO DI AMICIZIA CHE SI RAFFORZA

6 10 giugno 2010Armando Cusani NEWSLETTER

IN RICORDO DEGLI EROI DI MINTURNO«Percorso della Memoria»

Il «Percorso della Memoria» iniziato dalla Provincia di Latina quattro anni fa, dopo il

conferimento della Medaglia d’oro al Merito Civile al proprio Gonfalone, è un impegno che il presidente Armando Cusani ha intra-preso per motivare i giovani Pontini ad una rinnovata promessa affinchè pace, demo-crazia e libertà si radichino nella coscienza collettiva come beni e diritti irrinunciabili dell’esistenza di ciascun essere umano. Con l’appuntamento di Minturno il «Percor-so della Memoria» ha raggiunto la sua undi-cesima tappa, rendendo onore alla cittadi-na della linea Gustav insignita di Medaglia d’oro al Merito Civile per gli 800 morti (tra civili e militari) patiti nel secondo conflitto mondiale, insieme a bombardamenti aereo-navali e terrestri devastanti: l’abitato di San-ta Maria Infante fu conquistato dagli Alleati e ripreso dai Tedeschi ben 17 volte. Minturno e di conseguenza l’intera Provincia di Latina hanno ricordato anche: Domenico De Filippis, Angelo De Meo, Pasquale Con-te, Augusto di Costanzo, Giovanni Fedele, Mario La Serra, Antonio Mauro, Giuseppe Pensiero, Nicola Rotelli, Antonio Stella, Pa-squale Zenobio, Mario Vittorio Tartaglia.I dodici soldati di Minturno in forza al primo Corpo di Spedizione (poi inquadrati nel-

l’Armir), caduti e dispersi in Russia nel corso dell’ultimo immane conflitto mondiale. «Soldati italiani - affermava Cusani nel suo discorso ufficiale - che fecero il proprio do-vere fino in fondo: oltre il ragionevole, oltre l’impossibile, oltre l’umano, oltre tutto. Osa-rono l’inosabile! Per dovere e per onore! Per molto tempo il silenzio delle autorità so-vietiche ha impedito di ricostruire la sorte dei nostri militari in Russia. Solo dal 1992 si è manifestata una certa apertura che ha permesso alla divisione Albo d’Oro del Mi-nistero della Difesa di confrontare i 95 mila fascicoli di militari che non fecero più ritorno da quel fronte con i tabulati forniti da Mo-sca e che appaiono incompleti. Nei tabulati, figurano 64.500 nominativi di prigionieri di guerra; di questi, 38.000 si riferiscono a prigionieri morti nei lager di cui 20.650 identificati; 22 mila a rimpatriati fino al 1954; per altri nomi, 2.000, non è precisata la sorte; infine, vi sono 2.500, fra frequenti ripetizioni, nomi di stranieri, civili e altoate-sini. Ma in quei tabulati non ci sono i morti nelle marce del davaj o nei trasferimenti in treno ammassati come bestie. Dovrebbero essere 22 mila uomini. Da parte sua lo stato Italiano è riuscito ad esumare dal territorio dell’ex Unione Sovietica 11.601 caduti, dei

quali 8.518 riposano nel Tempio Ossario di Cargnacco in provincia di Udine, dedicato alla Madonna del Conforto. La fredda in-certezza dei dati, la crudeltà della guerra, per i caduti e dispersi in Russia di Minturno e degli altri comuni della Provincia e del ter-ritorio nazionale una «croce di ghiaccio». Per tutti loro il calore del nostro ricordo e della testimonianza di questa giornata del-la memoria per dire semplicemente che non abbiamo dimenticato e mai lo faremo. La libertà, la democrazia che viviamo è frutto di quel sacrificio che mai nessuno potrà ren-dere vano». Dei dodici soldati caduti minturnesi si co-nosce soltanto il mese e l’anno della morte del fante Pasquale Conte, maggio del 1945, prigioniero in Germania. L’unica salma riportata in Italia è invece quella del fuciliere Giovanni Fedele. Tutti gli altri sono dispersi o morti e probabilmente sepolti in fosse comuni nei terrificanti gulag russi come Tambov, Suzdal, Gubaka. In memoria di “Quelle 12 gavette di ghiac-cio” la città di Minturno e la Provincia di La-tina hanno intitolato Largo Monte d’Argento “Piazza Divisioni di fanteria Pasubio e Tori-no”. I due gruppi militari a cui apparteneva-no gli eroi scomparsi.

710 giugno 2010 Armando Cusani NEWSLETTER

Signor Sottosegretario,esprimo a Lei il benvenuto della Provincia

e mio personale, unendo ad esso quello dei Sindaci dei Comuni del territorio.Analogo saluto e ringraziamento esprimo nei confronti delle Autorità religiose, civili e mili-tari, agli studenti e ai cittadini presenti oggi a Marina di Minturno per condividere valori, messaggi, speranze che accompagnano il «Percorso della Memoria» intrapreso dalla Provincia di Latina quattro anni fa, dopo il conferimento della Medaglia d’oro al Me-rito Civile al proprio Gonfalo-ne. E attraverso il quale aspi-riamo a motivare nei nostri giovani un impegno profon-do perché Pace, Democrazia e Libertà si radichino nella coscienza collettiva come beni e diritti irrinunciabili del-l’esistenza di ciascun essere umano ovunque nel mondo e, nell’insieme, costituiscano l’antidoto contro quella pau-ra, quel dolore, quel lutto, che le nostre famiglie patiro-no quasi settant’anni fa per un figlio caduto o disperso su un fronte di guerra, o, ancora, quando eserciti contrap-posti devastarono la nostra terra e l’esisten-za di gente inerme che, poi, seppe resistere civilmente alla brutalità di Caino e ricostrui-re case, paesi, economie, ricomponendo con altrettanta dignità uno straccio di vita. Per la Provincia, Minturno è l’undicesima tappa di questo Percorso. Ed è soprattutto il momento in cui l’intera popolazione della Provincia rappresentata dal nostro Gonfalone fregiato di Medaglia d’Oro rende omaggio alle sofferenze e alle distruzioni che questo paese subì ad opera dei tedeschi e degli alleati in quegli otto mesi di guerra che dal settembre 1943 al maggio 1944 trasfor-mano questi luoghi in una terra di nessuno di difficile sopravvivenza per soldati e civili. Rastrellamenti, fucilazioni sommarie, bom-bardamenti aereonavali, cannoneggiamenti terrestri fecero scempio del centro di Mintur-no, di Scauri, Tufo, Tremensuoli, Solacciano, Pulcherini, Colle San Martino, Tame, Spero-ne, Colle Bracchi e di quella frazione di Santa Maria Infante conquistata e persa dagli Al-leati per diciassette volte con combattimenti di indicibile ferocia. Come a Castelforte e Santi Cosma e Damiano, punti nevralgici al pari di Minturno di quella Linea Gustav che la storia

contemporanea ha fermato nell’altrui cono-scenza come braciere in cui arsero migliaia e migliaia di giovani vite. Non è un caso che il Gonfalone di questa città sia fregiato di Me-daglia d’Oro al Merito Civile perché altissimo è stato il tributo di sangue pagato alla guerra e ai suoi Signori: 580 civili morti; 126 civili mutilati o comunque resi invalidi da bombe o granate: 125 militari deceduti o dispersi su vari fronti. Di loro, dodici erano dislocati

in Russia con il primo Corpo di Spedizione e poi con l’Armir. Vorrei ricordane i nomi: - Domenico De Filippis;- Angelo De Meo;- Pasquale Conte;- Augusto di Costanzo:- Giovanni Fedele;- Mario La Serra;- Antonio Mauro;- Giuseppe Pensiero;- Nicola Rotelli;- Antonio Stella;- Pasquale Zenobio;- Mario Vittorio Tartaglia.Dei dodici, sappiamo che:- il fante Pasquale Conte, morì prigioniero in Germania nel maggio del 1945;- l’unica salma riportata in Italia è quella del fuciliere Giovanni Fedele.Tutti gli altri dispersi o morti e probabilmente sepolti in fosse comuni nei terrificanti gulag-lager russi come Tambov, Suzdal, Gubaka. Dei dodici sappiamo ancora che con Giovan-ni Fedele, almeno altri quattro militari appar-tenevano alle Divisioni di fanteria «Pasubio» e «Torino», componenti il primo Corpo di Spe-dizione in Russia comandato dal Generale Giovanni Messe e che in quelle due divisioni era inquadrati tanti giovani di altri comuni

della Provincia di Latina, ieri Littoria che ne hanno condiviso la sorte più orrenda: dispersi o morti nei lager per malattie terribili come tifo petecchiale, polmoniti, denutrizione, fred-do. Avevano le mostrine giallorosse come questi allievi sottufficiali dell’80° Reggimento «Roma» o giallo-celesti come la rappresen-tanza dell’82° Reggimento Fanteria Torino. Da qui, muove il dovere di riservare, nel ri-cordo complessivo di tutti i nostri militari che

non fecero più ritorno dalla Russia, uno spaccato parti-colare a queste due Divisioni di fanteria che si coprirono di gloria non meno di quel-le costituenti il Corpo Alpino o delle altre che composero l’ARMIR, ma delle quali poco si parla perché la memoria-listica su quella sfortunata epopea proviene soprattutto dalle «penne nere» che riu-scirono a tornare e a raccon-tare, come Giulio Bedeschi e Mario Rigoni Stern, cosa vis-sero e patirono gli italiani in quelle steppe lontane, cosa vissero e patirono quelle no-

stre gavette di ghiaccio nei gulag-lager sovie-tici. I soldati italiani fecero il proprio dovere fino in fondo: oltre il ragionevole, oltre l’im-possibile, oltre l’umano, oltre tutto. Osarono l’inosabile! Per dovere e per onore! Ma nulla avrebbero potuto dinanzi a quel Generale Inverno che ancora prima aveva messo in gi-nocchio Napoleone e le sue Armate. Proprio la rigidità del clima mise presto in evidenzia l’inadeguatezza dell’equipaggiamento delle nostre truppe. Era quello della prima guer-ra mondiale, una guerra di posizione. Solo chi era di guardia era dotato di stivali di tela con suole di legno chiodate che rendevano impossibili i movimenti. Le scarpe dei fanti erano di pelle di vitello ed adatte alle marce in Italia, non a quelle sulla neve con quaranta gradi sotto zero. Gli stessi cappotti di pelliccia rendevano i nostri soldati così impacciati che essi preferivano non indossarlo. Mancavano muli, cucine da campo ippotrainate per una minestra calda, le armi spesso si inceppavano per il freddo, le tute mimetiche bianche erano in dotazione solo ai comandi superiori e agli incursori del battaglione alpino, i passamon-tagna si coprivano di una patina di ghiaccio creata dal vapore della respirazione e per copricapo una bustina e, in combattimento, l’elmetto.

IL DISCORSO DEL PRESIDENTE CUSANI«Quelle dodici gavette di ghiaccio»

8 10 giugno 2010Armando Cusani NEWSLETTER

I sovietici, invece, avevano in dotazione i famo-si valenki, stivali in feltro robustissimo riempiti di paglia che si usano ancora oggi e ben isolanti, la fufajka, un giubbotto trapuntato che teneva cal-di ma non impacciava i movimenti, il colbacco come copricapo, moschetti automatici con cari-catori da 71 facili da costruire in qualsiasi offi-cina meccanica contro i nostri fucili a ripetizione manuale modello 91 a sei colpi, carri armati T34 di straordinaria potenza e velocità, le terribili ka-tyusha in grado di sparare contemporaneamente sedici razzi ad una distanza di otto chilometri. Impossibile sostenere qualsiasi tipo di confronto. E, infatti, l’Armata italiana dopo varie battaglie, fu completamente annientata con un attacco massiccio che ebbe inizio l’undici dicembre 1942: l’operazione «Piccolo Saturno». La supe-riorità russa risultò schiacciante: il rapporto era di sei ad uno per uomini e artiglierie. In 45 giorni gli italiani persero 95 mila uomini, lasciati morti o vivi in mano ai russi, riportandone a casa trentamila, feriti e congelati compresi. Durante la ritirata, il gelo, la fame, la spossatezza per la lunga marcia trasformarono gli uomini in belve al punto che non sem-brava disumano, come in realtà è, che si contendessero la vita per una buccia di patata, un pezzo di pane indurito dal freddo e dai giorni, conteso, baionette alla mano, o divorato di nascosto dagli altri. Don Gnocchi, cappellano militare, ha reso crudamente il ritorno agli istinti primordiali dei nostri soldati descriven-do nelle sue memorie quel momento tragico e devastante quando vide un soldato sparare nelle testa di un commi-litone che, in una capanna, non gli ce-deva una spanna di terra per stendersi a dormire. Durante questa marcia fanti ed alpini furono protagonisti di sortite e battaglie spesso all’arma bianca che permisero di tornare. Ma ogni passo pa-reva un chilometro e ogni attimo un’ora; non si arrivava mai e non si finiva mai. Per gli altri caduti in mano ai russi, una sorte terribile. L’Armata rossa fu inizialmente impreparata ad accogliere così tanti prigionieri e non solo italiani. L’organizzazione dei campi fu frettolosa e concentrata in luoghi molto lontani dalle retrovie, raggiunti dopo le lunghe e terribili marce del davaj. In russo, questa parola significa avanti. Le guardie di scorta la urlavano sulla te-sta dei nostri fanti, artiglierei ed alpini incolonnati nella neve ed esposti a sofferenze di ogni genere per percorrere fino a 600 chilometri prima di fini-re internati in un gulag. Chi non aveva più forza per proseguire il cammino, era finito con un col-po di mitragliatore. Se erano in tanti, venivano legati in burroni e sottoposti a lanci di bombe a mano. Negli intervalli delle esplosioni, le grida dei condannati coprivano il sibilo del vento geli-do e pungente che sferzava i visi e la steppa. Poi, terminate le bombe, ecco i soldati russi scende-re nel fondo del burrone per finire con un colpo

di baionetta chi non era ancora morto. Poi, di nuovo in marcia. Per i corpi senza vita rimasti nei burroni, il candore della neve caduta nella not-te avrebbe fatto da pietosa sepoltura e coperto la nefandezza dei massacri e l’altrui crudeltà. E crudeltà conobbero i nostri militari nei campi di internamento. Sono consapevole di acuire nel-l’animo dei famigliari del Sottonente della Divi-sione alpina «Julia», Mario Vittorio Tartaglia e di quelli dei militari di Minturno che non tornarono più dai lager russi un dolore profondo mai lenìto dal tempo. Ma sono sicuro di incontrarne la com-prensione nel momento in cui il calore del nostro ricordo aspira a coniugarsi con il fine di far com-prendere agli studenti e ai giovani oggi presenti cosa sia stata la guerra per i nostri genitori e come loro - più di noi, meglio di noi - possano costruire, migliorandola, una società priva di paura, immu-

ne da nuove tragedie planetarie, ricca di pace, uguaglianza, libertà ed uguali opportunità per tutti. Mario Vittorio Tartaglia venne internato a Tam-bov, più noto alla burocrazia militare sovietica con il numero 188. Era composto di una qua-rantina di bunker ricavati da uno scavo sotterra-neo a cui si accedeva da uno scivolo tanto ripido da richiedere equilibrio nello scendere e forza per poterlo risalire. L’interno non aveva pareti, ma rami incastellati per contenere il terreno, dal corridoio si diramavano a destra e sinistra due terrapieni in forte pendenza e su ciascuno di essi una manciata di paglia a far da giaciglio ai militari italiani. Niente luce, niente acqua, nien-te latrine, niente assistenza medica, un pezzo di pane nero per tutto il giorno insieme al tè, del-le specie di semolino a pranzo, una brodaglia senza alcun nutrimento la sera, fenomeni di can-nibalismo, igiene inesistente, pidocchi ovunque.

Tante persone inizialmente, la morte a far spazio in un contesto in cui l’accesso al campo avveniva completamente nudi. Non c’era filo spinato in-torno al campo, ma nessuno poteva scappare. Morivano di tifo petecchiale in seicento, sette-cento al giorno. Nudi, completamente nudi e a bordo di slitte, i morti venivano portati nei boschi e sepolti in fosse comuni. Così, se peggio negli altri campi di internamento: Ecco perché i resti di Mario Vittorio Tartaglia, degli altri soldati di Minturno e dei centri pontini insieme a quelli di tanti altri non potranno essere più recuperati. Per molto tempo il silenzio delle autorità sovietiche ha impedito di ricostruire la sorte dei nostri militari in Russia. Solo dal 1992 si è manifestata una cer-ta apertura che ha permesso alla divisione Albo d’Oro del Ministero della Difesa di confrontare i 95 mila fascicoli di militari che non fecero più ritor-

no da quel fronte con i tabulati forniti da Mosca e che appaiono incompleti. Nei tabulati, figurano 64.500 nominativi di prigionieri di guerra; di questi, 38.000 si riferiscono a prigionieri morti nei la-ger di cui 20.650 identificati; 22 mila a rimpatriati fino al 1954; per altri nomi, 2.000, non è precisata la sorte; infine, vi sono 2.500, fra frequenti ripetizio-ni, nomi di stranieri, civili e altoatesini. Ma in quei tabulati non ci sono i morti nella marce del davaj o nei trasferi-menti in treno ammassati come bestie. Dovrebbero essere 22 mila uomini. Da parte sua lo stato Italiano è riuscito ad esumare dai territorio dell’ex Unio-ne Sovietica 11.601 caduti, dei quali 8.518 riposano nel Tempio Ossario di Cargnacco in provincia di Udine, dedicato alla Madonna del Conforto. La fredda incertezza dei dati; La crudel-tà della guerra; per i caduti e dispersi in Russia di Minturno e degli altri comuni della Provincia e del territorio nazionale una «croce di ghiaccio». Per tutti loro il calore del nostro ricordo e della testi-monianza di questa giornata della me-moria per dire semplicemente che non

abbiamo dimenticato e mai lo faremo. La libertà, la democrazia che viviamo è frutto di quel sacri-ficio che mai nessuno potrà rendere vano. E voi studenti, classe dirigente del futuro, non dovrete mai dimenticare le parole che Giovanni Paolo II ha lasciato a ciascuno di noi: «Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nel-l’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo».E il cuore dell’uomo, pochi giorni fa in Afghani-stan, è tornato ad uccidere due nostri Alpini della Brigata «Taurinense»: il Sergente Maggiore Mas-similiano Ramadù e il caporal maggiore scelto Luigi Pascazio. Per loro, unisco le mie alle vostre mani in un lungo, caloroso applauso: non vi di-menticheremo ragazzi così come non abbiamo dimenticato quanti 70 anni fa servirono il Paese e la sua bandiera risorgimentale in un’avventura senza ritorno.

910 giugno 2010 Armando Cusani NEWSLETTER

LE PREOCCUPAZIONI DEL QUESTORED’ANGELO CONDIVISE DA STEFANELLI

Discarica di Borgo Montello

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IL BLOGDEL PRESIDENTE

DELLA PROVINCIA

ARMANDOCUSANI

«Condivido le preoccupazioni del questore dott. Nicolò D’Angelo per

quanto riguarda la situazione della discari-ca S0 di Borgo Montello. Ma è credo che vi sia la necessità di fare alcune precisazioni». È l’assessore all’Ambiente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli a parlare della dubbia presenza di rifiuti tossici nella disca-rica di Borgo Montello.«C’è la necessità di procedere secondo quanto stabilito nell’ultima Conferenza dei servizi, a riguardo in tale occasione, - evi-denzia sempre Stefanelli - sia la Provincia di

Latina sia il Comune di Latina si erano di-chiarati favorevoli a proceder agli scavi, ciò per fugare ogni dubbio circa la presenza di fusti tossici nella vecchia discarica. Questa posizione fu assunta perchè il rappresentan-te dell’Istituto di Vulcanologia e Geofisica di Roma aveva rilevato la presenza di masse metalliche nella discarica». «Ma era usuale che nella vecchia discarica - continua sempre Stefanelli - ciò accadesse e come avveniva prima in tutte le altre discari-che. Proprio per evitare ulteriori allarmismi nella popolazione, la quale va difesa e tute-

lata, in virtù che ancora stiamo aspettando i finanziamenti da parte della Regione, il mio timore è che diventi argomento strumentale per la prossima tornata elettorale, senza in realtà venire a una effettiva soluzione». «La città e i suoi cittadini hanno bisogno di risposte certe - conclude Stefanelli. Io sto aspettando che il Comune e Regione mantengano i loro impegni. La discarica di Borgo Montello è uno dei tanti problemi che vanno risolti con senza polemica. Per questo condivido pienamente le preoccupazioni del questore D’Angelo che sono anche le mie».

La discarica di Borgo Montello L’assessore all’Ambiente Gerardo Stefanelli

10 10 maggio 2010Armando Cusani NEWSLETTER

ATTIVITÀ DELLA PROVINCIA DI LATINA

PROGETTO SOCIALE NELLA IV COMMISSIONE

BANDI: INCLUSIONE SOCIALE DISABILI E FASCE DEBOLIDELLA POPOLAZIONE DI CUI AL P.E.T. FSE 2008-10

Il Settore Formazione Professionale infor-ma che sono stati emanati due nuovi av-

visi pubblici per il reclutamento di allievi occupati, disoccupati o inoccupati, di età non inferiore ai 18 anni, che intendono partecipare a percorsi formativi relativi al Progetto Obiettivo “Inclusione Sociale” e rientranti nella programmazione provincia-le FSE P.E.T. 2008-2010:- “Operatore addetto ai servizi agli immi-grati n° 4 edizioni”: riguarda l’ammissione di n° 6 allievi ed è riservato ad occupati, in possesso di uno dei seguenti titoli di studio: diploma di scuola media inferiore, diploma

di scuola media triennale, diploma di scuo-la media quinquennale;- “Mediatore Interculturale”: riguarda l’am-missione di n° 15 allievi, disoccupati o inoc-cupati, in possesso di uno dei seguenti titoli di studio: diploma di scuola media inferiore o titolo equipollente rilasciato dal loro Stato di origine regolarmente riconosciuto.Per entrambi i percorsi formativi, il 50% dei posti è riservato alle donne.Soggetto attuatore: Scuola Media Statale “A. Volta”- Via Botticelli, 33 - Latina - tel. 0773/693372.Gli interessati possono consultare gli avvisi

pubblici sul sito della Provincia di Latina, www.provincia.latina.it, nella pagina de-dicata al P.E.T. 2008-2010 nell’ambito del Settore Formazione Professionale nonché sul sito www.volta.latina.it.Tutte le informazioni e i chiarimenti sui Progetti possono essere, inoltre, richie-sti o direttamente al soggetto attuato-re del progetto oppure presso gli uffici: - dei Centri per l’Impiego della Provincia di Latina;- del Settore Formazione Professionale del-la Provincia a Latina in Viale Umberto I, 37 - tel. 0773/401403 - 0773/401461.

BANDO PER 5 ALLIEVI DIPLOMATI E/O LAUREATIDISOCCUPATI/INOCCUPATI

Il Settore Formazione Professionale informa che è stato emanato un nuovo avviso pub-

blico per il reclutamento di allievi da avviare a tirocini formativi in azienda, retribuiti con una borsa lavoro, nell’ambito del Progetto Obiettivo “Cultura dell’Accoglienza, Risto-razione e Promozione Turistica” rientrante nella programmazione provinciale FSE P.E.T. 2008-2010. Il Bando, riservato a giovani di-soccupati/inoccupati che abbiano compiuto il 18° anno di età, in possesso almeno di

diploma di scuola media superiore o di qua-lifica professionale, riguarda l’ammissione di n° 5 allievi al percorso formativo “Work Esperience con borse lavoro”.Soggetti attuatore: O.E.S.C.M.I.”- Via Mon-tegrappa, 57 - Gaeta. Tel. 0771/464654 - 0771/030039.Gli interessati possono consultare l’avviso pubblico sul sito della Provincia di Latina, www.provincia.latina.it, nella pagina de-dicata al P.E.T. 2008-2010 nell’ambito del

Settore Formazione Professionale nonché sul sito www.progetto-svago.it.Tutte le informazioni e i chiarimenti sui Pro-getti possono essere, inoltre, richiesti o diret-tamente al soggetto attuatore del progetto oppure presso gli uffici:· dei Centri per l’Impiego della Provincia di Latina;· del Settore Formazione Professionale della Provincia a Latina in Viale Umberto I, 37 - tel. 0773/401403-0773/401461.

La IV Commissione consigliare della Provincia di Latina (Tutela della Salu-

te, Servizi Socio Sanitari, Qualità della Vita, Associazionismo e Volontariato, Sicurezza Sociale, Tutela della Fami-glia, Terza Età e Infanzia, Tutela dei Diritti dei Cittadini con Abilità Differen-ziata), in data odierna ha esaminato il progetto presentato dall’Associazione Onlus Ce.Ri.P.A. (Centro Ricerche e In-terventi in Psicologia Applicata) di inte-resse sociale.Il progetto consta di tre interventi: 1. intervento sugli adolescenti; 2 formazione degli insegnanti; inter-

vento sulla genitorialità quindi valuta-zione finale. Le tematiche afferenti il progetto sono prettamente legate al-l’adolescenza e alle crisi adolescenziali (dal punto di vista fisico, legale, cultura-le, giuridico e legale). Le patologie da analizzare riguardano i disturbi psico-somatici (nevrosi di inibizione e nevrosi di insuccesso). I membri della Commissione dopo aver ascoltato la presentazione hanno espresso le proprie valutazioni e inter-venti. L’orientamento generale è stato quello di acquisire il progetto presentato per valutarlo più approfonditamente. Il Presidente della IV Commissione Carmine Cosentino

1110 giugno 2010 Armando Cusani NEWSLETTER

ATTIVITÀ DELLA PROVINCIA DI LATINA

LA CITTA DELLE FIABE “INCANTA” CARTURAN E CARDOGNA

Mauro Carturan, presidente dell’VIII Commissione (Promozione Culturale,

Valorizzazione Beni Artistici, Archeologici e Monumentali, Musei, Centri Storici, Sport e Tempo Libero, Gemellaggi) della Provin-cia di Latina e il Consigliere provinciale Claudio Cardogna, esprimono un vivo apprezzamento per la “seconda edizione del festival delle fiabe popolari nel Lazio” promossa dal Comune di Campodimele. La manifestazione gode del patrocinio del-la Provincia di Latina, dell’alto patronato della Presidenza della Repubblica e del ministero dei Beni Culturali.«Davvero un’iniziativa notevole per lo

spessore culturale e di qualità messa in piedi dall’organizzazione. Siamo lieti - commentano Carturan e Cardogna - di aver partecipato a questa seconda edizio-ne con teatrini, artisti internazionali, mo-stre, maschere, racconti nelle stradine, nel-le piazze, per le vie di Campodimele e in tutti quegli spazi che sono stati trasformati in un palcoscenico del fantastico.Siamo rimasti incantati, è proprio il caso di dirlo, dall’entusiasmo dei bambini, ce n’erano circa 300 provenienti dai Comu-ni del sud pontino e da Napoli, e dalla spettacolarità dell’evento. L’augurio a tutti i bambini è che la loro fiaba inizi quando

sono grandi».«Sono felice che questa seconda edizione abbia raccolto un grande successo - com-menta il sindaco di Campodimele Roberto Zannella - noi abbiamo il castello medie-vale, con le cinte murarie che prestano naturalmente ad una rappresentazione fiabesca. La città delle fiabe coinvolge ed entusiasma. Potremmo trasformarla in una iniziativa itinerante nei Comuni, localiz-zandola in quei luoghi dove lo scenario lo consente. È in piedi anche l’idea di creare un museo delle fiabe con i burattini oppure un parco verde con un percorso fiabesco all’interno».

Anche nel 2010, come per le annualità dal 2005 al 2009, la Provincia di Latina,per contribuire alla diminuzione delle tasse e agevolare il rilancio dell’economia del nostro territorio,

ha eliminato il pagamento del tributo (COSAP) relativo ai passi carrabili.

Il Presidente dell’VIII Commissione Mauro Carturan durante la seconda edizione del Festival delle fiabe popolari nel Lazio

12 10 giugno 2010Armando Cusani NEWSLETTER