newsletter ANRA n.20

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ari lettori ben ritrovati, ultimo appuntamento dell’anno con Risk Management News. Un numero che, come abitudine, segue il nostro Convegno Nazionale tenutosi a Milano lo scorso 9 novembre e intitolato “Back to Insurance. Quali soluzioni in un mondo meno sicuro”. Un tema di notevole interesse, visto il riscontro in sala, e che è stato trattato, almeno così è parso a molti, con rigore e professionalità. Questo grazie al fondamentale apporto di tutti coloro che si sono succeduti sul palco dei relatori, voci autorevoli e qualificate del mondo delle compagnie assicurative e del brokeraggio, ma non solo, che si sono confrontati su di un argomento molto sentito da quanti operano nel mondo del rischio e che, inutile nasconderlo, porta alla luce anche degli aspetti particolarmente spinosi; infatti, la richiesta dei Risk Manager all’underwriter di maggiore apertura ai suoi nuovi scenari di rischiosità è emersa come legittima, ma richiede come contropartita una rinnovata trasparenza e la disponibilità a rafforzare la partnership con il mercato assicurativo. Si è trattato di un confronto schietto, a tratti anche spigoloso ma, riteniamo, necessario, visto il contesto nel quale ci troviamo ad agire. Nelle pagine seguenti troverete un breve report che ripercorre i lavori della mattinata e gli interventi dei partecipanti. Segnalo che abbiamo riservato uno spazio separato all’intervento di Enrico Finzi e al suo decalogo per i Risk Manager, particolarmente apprezzato da tutti coloro che erano presenti. Colgo questa occasione per ringraziare quanti, oltre ai relatori, hanno contribuito anche quest’anno alla riuscita dell’evento, confermando lo standing ormai raggiunto dalla nostra Associazione; mi riferisco a sponsor, soci e collaboratori. Questo ultimo numero della newsletter è anche l’occasione per tirare un poco le somme di questo 2011 che va concludendosi, e per rivolgere lo sguardo al 2012. Un anno particolarmente complicato per noi Risk Manager, per cause ben note a tutti. La mia personale speranza, da Presidente di ANRA, è che la nostra Associazione abbia contribuito, attraverso la serie di iniziative sviluppate durante l’anno, alla crescita professionale degli associati. E il 2012? In attesa di sapere se i Maya abbiano ragione o meno (a proposito, se qualche Compagnia avesse una polizza a riguardo, si faccia pure avanti), l’impegno che L’Associazione si prende è quello di garantire ai propri soci un supporto professionale ancora maggiore. Vi consiglio in questa stessa ottica di monitorare il nostro sito, oltre che la newsletter, per essere informati sulle nostre attività. Non mi resta che porgere a tutti quanti voi i più sentiti auguri di buone feste, con la speranza che il nuovo anno porti soddisfazioni in ambito personale e professionale. Buona lettura e arrivederci al 2012 Periodico d’informazione a cura di Numero 20 – Dicembre 2011 Il punto di Rubini C

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ari lettori ben ritrovati,ultimo appuntamento dell’anno con Risk Management News. Un numero

che, come abitudine, segue il nostro Convegno Nazionale tenutosi a Milano lo scorso 9 novembre e intitolato “Back to Insurance. Quali soluzioni in un mondo meno sicuro”.

Un tema di notevole interesse, visto il riscontro in sala, e che è stato trattato, almeno così è parso a molti, con rigore e professionalità. Questo grazie al fondamentale apporto di tutti coloro che si sono succeduti sul palco dei relatori, voci autorevoli e qualificate del mondo delle compagnie assicurative e del brokeraggio, ma non solo, che si sono confrontati su di un argomento molto sentito da quanti operano nel mondo del rischio e che, inutile nasconderlo, porta alla luce anche degli aspetti particolarmente spinosi; infatti, la richiesta dei Risk Manager all’underwriter di maggiore apertura ai suoi nuovi scenari di rischiosità è emersa come legittima, ma richiede come contropartita una rinnovata trasparenza e la disponibilità a rafforzare la partnership con il mercato assicurativo. Si è trattato di un confronto schietto, a tratti anche spigoloso ma, riteniamo, necessario, visto il contesto nel quale ci troviamo ad agire.

Nelle pagine seguenti troverete un breve report che ripercorre i lavori della mattinata e gli interventi dei partecipanti. Segnalo che abbiamo riservato uno spazio separato all’ intervento di Enrico Finzi e al suo decalogo per i Risk Manager, particolarmente apprezzato da tutti coloro che erano presenti.

Colgo questa occasione per ringraziare quanti, oltre ai relatori, hanno contribuito anche quest’anno alla riuscita dell’evento, confermando lo standing ormai raggiunto

dalla nostra Associazione; mi riferisco a sponsor, soci e collaboratori.

Questo ultimo numero della newsletter è anche l’occasione per tirare un poco le somme di questo 2011 che va concludendosi, e per rivolgere lo sguardo al 2012.

Un anno particolarmente complicato per noi Risk Manager, per cause ben note a tutti. La mia personale speranza, da Presidente di ANRA, è che la nostra Associazione abbia contribuito, attraverso la serie di iniziative sviluppate durante l’anno, alla crescita professionale degli associati.

E il 2012? In attesa di sapere se i Maya abbiano ragione o meno (a proposito, se qualche Compagnia avesse una polizza a riguardo, si faccia pure avanti), l ’ impegno che L’Associazione si prende è quello di garantire ai propri soci un supporto professionale ancora maggiore. Vi consiglio in questa stessa ottica di monitorare il nostro sito, oltre che la newsletter, per essere informati sulle nostre attività.

Non mi resta che porgere a tutti quanti voi i più sentiti auguri di buone feste, con la speranza che il nuovo anno porti soddisfazioni in ambito personale e professionale.

Buona lettura e arrivederci al 2012

Periodico d’informazione a cura diNumero 20 – Dicembre 2011

Il punto di Rubini

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Chi è ANRAANRA è l’associazione che dal 1972 raggruppa i Risk Manager e i Responsabili delle Assicurazioni Aziendali. Ad oggi l’associazione conta oltre 150 soci e svolge un importante ruolo per la creazione in Italia di una cultura della gestione dei rischi e delle forme più adeguate per assicurarli. In ANRA sono rappresentati i Risk Manager e i Responsabili Assicurativi Aziendali: i primi monitorano ed esaminano tutti i rischi, ordinari e straordinari, correlati all’attività aziendale, li condividono con il top management e formulano, con il loro accordo, un piano operativo per la gestione dei rischi; i secondi, invece, impostano, realizzano e gestiscono il piano assicurativo dell’azienda.

Redazione

Paolo Rubini - ANRA

Annita Pappagallo - [email protected]

Ecomunicare

Marco [email protected] [email protected]

link consigliati:

www.aiba.itwww.ania.itwww.andaf.itwww.cineas.itwww.ferma.euwww.rims.org/ifrima

iFRiMA

ANRA fa parte dell’IFRIMA (International Federation of Risk and Insurance Management Associations), l’organizzazione, la cui attività può essere fatta risalire al 1930, che raccoglie sotto di sé le associazioni internazionali di gestione del rischio, in rappresentanza di 23 organizzazioni e 30 Paesi di tutto il mondo. L’obiettivo primario di IFRIMA, è quello di fornire un forum per l’interazione e il confronto tra le varie associazioni di categoria e i membri che ne fanno parte.

FERMA

ANRA è iscritta a FERMA (Federation of European Risk Management Associations), l’organizzazione che attualmente riunisce le associazioni nazionali di risk management di 20 nazioni europee. Essa rappresenta oltre 4800 professionisti che operano nei più svariati campi, dall’industria alla finanza passando per la sanità, presso organismi statali, privati o enti benefici.Scopo del FERMA è promuovere la cultura della prevenzione rischio e favorire il networking tra i propri associati.

ANRA LiNKPer maggiori informazioni:

Anra, Via del Gonfalone 3 - 20123 Milano T +39 02.58.10.33.00 F +39 02.58.10.32.33 - www.anra.it

www.isvap.itwww.generali.itwww.ugari.itwww.zurich.itwww.chartisinsurance.it

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R isk Management News

In questo numero1 Il punto

di Paolo Rubini - Presidente ANRA

4 Back to Insurance - Quali soluzioni in un mondo meno sicuro Convegno Nazionale ANRA 2011

10 Il decalogo per il Risk Manager che affronta il cambiamento di Enrico Finzi - sociologo, saggista, Presidente di AstraRicerche

12 ‘BI-modelling’ – approccio strutturato all’analisi delle interdipendenze complesse di Lucio Silvio Casati - Head of Zurich Risk Engineering Italy

13 ANRA informa

15 Post-it

16 Apotropaico

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Il decalogo per il Risk Manager che affronta il cambiamento

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Rimettere al centro della professione le compagnie di assicura-zione. Back to Insurance. Dopo un decennio di sconvolgimen-ti epocali dal punto di vista economico, climatico e sociologico il nono Convegno nazionale ANRA di mercoledì 9 novem-bre scorso ha voluto riportare sotto la luce dei riflettori il cuore dell’attività del Risk Management: l’assicurazione e il suo rap-porto con la professione di chi i rischi li deve programmare, ge-stire e trasferire. Come si sono mosse le compagnie assicurative? Che vie hanno intrapreso mentre lo scenario dei rischi cambiava rapidamente e secondo dire-zioni forse imprevedibili? Come si ripar-tiscono in questo nuovo contesto le fun-zioni così importanti per il mondo delle imprese e degli equilibri sociali? Che dialogo c’è tra il settore privato e quel-lo pubblico, e all’interno del privato tra i vari soggetti coinvolti nella gestione del rischio? Sono i principali quesiti emersi nell’ambito di un dibattito acceso, a trat-ti pungente, che ha messo sotto gli oc-chi dei tanti partecipanti che hanno af-follato Palazzo Mezzanotte la necessità di confrontarsi per superare una serie di scogli che rischiano di generare una im-passe negli equilibri dei ruoli.

Come da consolidata tradizione, la prima parte di questa no-na giornata di lavori è stata dedicata al fare il punto della si-tuazione. I dieci anni che hanno cambiato il mondo dei rischi era il titolo della tavola rotonda organizzata in collaborazione con Chartis, Generali e Zurich. «Abbiamo parlato a lungo di gover-nance negli ultimi anni. Ci siamo allargati alle problematiche del ruolo dei Risk Manager nelle aziende, ma ora è il momen-

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to di tornare a quel particolare argomento che sono le assicurazioni», ha esordito il pre-sidente di ANRA, Paolo Rubini, per entra-re subito nel cuore della questione. Parlare di assicurazioni significa in questo momento parlare soprattutto di rischi e sicurezza. Un equilibrio fragile, a maggior ragione alla lu-ce della grande instabilità economica e poli-tica che si è manifestata in questi ultimi an-ni, accentuatasi negli ultimi mesi. Una serie di interrogativi sul ruolo che gli attori pub-blici e quelli privati hanno nei meccanismi di assunzione dei rischi in favore della sicu-rezza sociale, in primo luogo, sono arrivati dall’apprezzato intervento dell’assessore al-le Politiche del lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca del Comune di Milano, Cristina Tajani. L’assessore ha portato il sa-luto del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, alla platea di Palazzo Mezzanotte. «Quali so-luzioni in un mondo meno sicuro?, ci chie-diamo oggi. Ma forse dovremmo parlare di un mondo diversa-mente sicuro. La sicurezza era data in passato da un combinato fra ruolo dello Stato e del privato. Le trasformazioni di questo mondo, che non sono solo politiche e naturali, ma anche interne al nostro capitalismo, hanno reso meno capace l’attore pubblico di farsi assicuratore nei confronti dei rischi sociali», ha sottoline-ato Tajani. «Queste trasformazioni obbligano anche il privato a cambiare strategia. Consapevole della difficoltà del pubblico di assumersi rischi, la mia domanda diventa: quanto ha voglia l’at-tore privato di assumersi sfide, che hanno a che fare anche con l’innovazione tecnologica? E quanto le compagnie assicurative e gli operatori hanno voglia di stare sulla frontiera del rischio?».Che il momento storico sia importante, «perché da una parte le vicende economiche sono tribolate e dall’altra parte perché il te-ma del rischio è centrale dal punto di vista operativo e di siste-ma» è una convinzione anche di Enrico Guarnerio, presidente del Comitato tecnico scientifico di ANRA. Guarnerio ha illu-strato i punti salienti del nuovo position paper dell’Associazione, dedicato agli Standard del Risk Management e l’Iso 31000, «un punto di riferimento importante al quale ispirarsi per definire regole comportamentali e di attuazione del piano di Risk Ma-nagement». La novità principale del documento è la definizione «del contesto di riferimento dal quale partire nella costruzione del piano di gestione del rischio per poi permearlo all’intera orga-nizzazione aziendale. Definire il contesto entro il quale si opera aiuta a delineare i fattori interni ed esterni all’impresa (tra i qua-li il collocamento socioeconomico o quello dei rischi), la perce-zione del rischio e dei suoi criteri per attuare al meglio il proget-to di gestione» (Il documento sarà presto disponibile sul sito dell’Associazione www.anra.it).

Un passaggio fondamentale alla luce dei cambiamenti repen-tini degli ultimi dieci anni, sottolineati anche dal Vicesegreta-rio Generale e Chief Economist dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, che si è collegato con Palazzo Mezzanotte per partecipare ai la-vori dell’Associazione. «Veniamo da un vertice, quello di Can-nes, dove sono stati fatti passi avanti importanti, ma dal quale rimane comunque la preoccupazione per la possibilità di una fa-se recessiva nell’area dell’euro», ha detto l’economista, che non ha escluso l’eventualità che «la situazione possa anche sfuggire di mano». Rivolgendosi direttamente alla platea di Risk Manager, Padoan ha sottolineato che «negli ultimi dieci anni abbiamo ap-preso che l’instabilità non è qualcosa che piove dal cielo, ma che gli stessi mercati possono generare se non si dotano di sistemi di sorveglianza adeguati». Quale la strategia da seguire allora, ha domandato il moderatore e direttore di Class Cnbc, Andrea Cabrini. «Accanto alle politiche monetarie e fiscali, uno spazio crescente dovranno avere le politiche macroprudenziali, che cer-cano di fermare le bolle speculative. Dobbiamo ancora impara-re a usarle, ma è una scatola degli attrezzi aggiuntiva importan-te per i policy maker. Il sistema assicurativo deve aggiungere ai suoi strumenti tradizionali i modi per controbattere l’instabili-tà endogena, difficile da valutare, ma che deve essere incorpo-rata nelle analisi. Serve un po’ di analisi macroeconomica oltre a quella che gli istituti già fanno», è l’analisi di Padoan. Che ha lanciato due fronti d’azione: «In primo luogo bisogna costruire strumenti di gestione per i rischi sistemici. Bisogna poi affron-tare i nuovi rischi e le nuove opportunità con risposte di poli-tica economica. Viene in mente il cambiamento climatico e la crescita verde: c’è la consapevolezza del mondo economico sul-la centralità di questi temi, bisogna favorire lo sviluppo in que-

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Il decalogo per il Risk Manager

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sto settore. Senza le scelte di politica economica questi temi an-dranno incontro a inevitabili strozzature».Strozzature che potrebbero riguardare anche la professione dei Risk Manager, se non si riuscisse a «coinvolgere l’industria as-sicurativa in un percorso innovativo», come ha ricordato Rubi-ni. «Ne abbiamo bisogno, perché quando dobbiamo affrontare rischi di sistema e rischi interni dobbiamo rafforzare la funzio-ne di controllo. Innovare significa anche assumersi responsabili-tà verso il mercato assicurativo. Non vogliamo sostenere l’atteg-giamento piagnucoloso di chi pretende coperture senza dare in cambio trasparenza e idee, per poi chie-dere al mercato assicurativo di fare la sua parte». La consapevolezza di «non po-ter mettere la testa sotto la sabbia, ma di dover scommettere per ottenere risulta-ti, senza fare tutto da soli» è arrivata da Axel Theis, Ceo di Allianz Global Cor-porate & Specialty. Theis ha ripercor-so l’insieme di interferenze tra il merca-to globale e quello assicurativo. Le crisi greca e italiana, il numero di eventi ca-tastrofici che porteranno il 2011 a livel-li record di danni (la tendenza ha porta-to i danni nel settore dai 5 miliardi del 1970 ai 40 del 2010, ma la fine di que-sto esercizio sarà a livelli ancora supe-riori), la stretta normativa di Solvency 2 sono eventi epocali. «Sul mercato c’è ca-pitale a sufficienza per gestire l’aumento del rischio? Abbiamo la capacità di rea-gire a questi eventi?» si è chiesto Theis.

Di fronte a queste domande anche l’atteggiamento dei Risk Manager deve cambiare: «La copertura assi-curativa non deve essere considerata come un bene qualunque, da tratta-re all’interno dell’azienda nell’am-bito dei compiti dell’ufficio acqui-sti. Bisogna fare formazione, stare con gli occhi aperti. Questo vale per i Risk Manager, per le aziende e per le compagnie». Sulla disponi-bilità di capitale all’interno del mer-cato assicurativo ha insistito Paolo Vagnone, Country Manager di As-sicurazioni Generali. «La situazione finanziaria degli ultimi tre-sei me-si è unica», ha sottolineato Vagno-ne. «La volatilità è senza preceden-ti, non ci sono asset completamente risk free. I safe assets ormai han-no costi elevati (si pensi al bund o ai tassi sulle assicurazioni svizzere). Il rating di banche e assicurazioni è

sempre più influenzato dal rischio del Paese in cui si opera». Una serie di elementi che portano alla diminuzione del capitale disponibile, proprio nel momento in cui la regolamentazione ne chiede di più. Elementi che implicano per un gruppo assicura-tivo la «revisione dell’appetito per il rischio, il concentramento e l’aumento del costo della capacità ad alto rating, la difficoltà di diversificare i rischi e la limitazione delle offerte su alcune linee. In questo modo ci saranno sempre maggiori difficoltà nel capi-re i rischi e prezzarli, mentre ci saranno capacità di coprire rischi particolari e di nicchia, ma mai particolarmente abbondanti».

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Un’industria assicurativa con le mani in parte legate, dunque, che nella seconda parte del convegno si è confrontata con il ruo-lo dei Risk Manager e dei broker. Rubini ha aperto i lavori lan-ciando una provocazione: «Il Risk Manager sta ampliando lo spettro di attività in azienda. È più un problema per l’industria assicurativa, che vede il suo peso ridotto, o un’opportunità per-ché aggiunge elementi di compartecipazione e rende più facile l’assicurabilità?»Concordi su questo aspetto Nazareno Cerni, Corporate Ma-nager di Assicurazioni Generali, e Saverio Longo, Ceo di Zurich Global Corporate Italia. «Il Risk Manager deve trova-re i rischi che devono essere gestiti, trasferiti o supportati. La sua capacità dà stabilità alle operazioni dell’azienda e alla sua salute finanziaria», ha ricordato Cerni. Secondo Longo, «ne-gli enti pubblici e nelle industrie ci sono ancora pochi soggetti qualificati con i quali intrattenersi per capire le problematiche reali. Ci sono una serie di metodologie ancora sbagliate e ap-prossimative. In questo momento economico la necessità non è più conoscere l’industria nel suo complesso, ma il singolo cliente in maniera dettagliata». «Sarebbe un grande risultato

se ogni azienda avesse un Risk Manager», ha rincarato Marco Delle Vacche, Country Manager di Chartis Italia. A maggior ragione perché, stando a una ricerca di Aon del 2011, «i rischi che le aziende percepiscono maggiormente sono quelli legati alla crisi economica, alla regolamentazione e alla concorren-za», come ha sottolineato il Presidente di Aon Italia, Enrico

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Boglione. «Questo significa che la percezione dei rischi è cambiata profondamente: gli infortuni, l’interruzione del business e altre problematiche tradizionali hanno lasciato il posto a una nuova serie di ri-schi». Un cambiamento epo-cale è avvenuto anche sul ver-sante dei broker, come hanno sottolineato Guido De Spirt, Amministratore delegato di Willis Italia, e Flavio Picco-lomini, Ceo Southern Euo-rope di Marsh. «Il ruolo del broker sta cambiando», ha esordito De Spirt. «Per anni è stato visto come quello che piazza i rischi e fa i servizi correlati. Ora sta diventando un risk advisor, si devono efficientare i servizi». È stato Piccolomi-ni, concorde con De Spirt sul cambiamento di ruolo dei bro-ker, a lanciare la provocazione al mondo assicurativo, sottoli-neando «la profonda e grave carenza di capacità assicurativa e riassicurativa». La «necessità di remunerare il capitale» è però un vincolo fondamentale al quale hanno fatto riferimento sia Cerni che Longo, che ha ribadito la necessità di una «maggio-re professionalità, di dati certi sui quali operare. Le compagnie non devono essere approcciate come una materia prima ma come un operatore che ha un ruolo importante perché di fatto garantisce una linea di credito all’azienda». Su questo aspetto ha mosso un appunto De Spirt: «Una compagnia non può la-mentarsi di essere considerata una commodity e poi mettere

davanti a tutto la remunerazione del capitale». Una via media-na è stata indicata da Boglione, che ha visto come «legittima la scelta delle assicurazioni di tirarsi indietro di fronte all’opzione di assicurare certi rischi mal gestiti. Ma è in quella fase che de-ve intervenire allora il broker-consulente, che deve aiutare l’a-zienda a determinare il rischio, quantificarlo e creare strumen-ti di gestione diversi da quelli tipici dell’assicurazione».«Non credo che le assicurazioni possano tirarsi indietro, il mer-cato sta chiedendo loro di mettere capitali a disposizione. La domanda c’è già, soprattutto sul fronte dei prodotti innovativi. Certo ci sono errori nei modelli di tariffazione, dobbiamo esse-re disposti a pagare il prezzo dell’incertezza del rischio. Ma ve-do che spesso sul mercato queste offerte non si trovano», ha sot-tolineato Rubini.

Il cambiamento, dunque, del rischio e dei rappor-ti nell’industria della ge-stione del rischio ha aper-to nuovi fronti, che devono portare alla ridefinizione dei ruoli all’interno del-la catena Risk Manager-broker-assicuratori. Ma un punto di partenza fonda-mentale è stato richiama-to in chiusura di conve-gno da Jorge Luzzi, socio di ANRA da poco eletto presidente di FERMA: «Il problema del mercato è che nei rapporti tra tutti e tre i soggetti a volte hanno pre-valso delle falsità. La base per costruire l’innovazio-ne sarà quindi l’eliminazio-ne delle “bugie” tra di noi».

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Il mio intervento è quello non di un esperto di risk management ma di un sociologo che ha svolto ricerche di marketing e consulenze nel mondo assicurativo e che Vi ha ascoltato ‘da fuori’, capendo una co-sa e cioè che il Vostro è un mondo ove stanno emergendo numero-si nuovi rischi: dal nucleare al clima, dal web ai problemi finanziari (specie quelli connessi ai debiti sovrani). Tali rischi non solo sono spes-so inediti e si stanno moltiplicando ma si intensificano a seguito della contrazione temporale che li connota. Inoltre, va considerato l’emer-gere di nuovi players nello scacchiere economico globale, il cui pendo-lo si sta spostando verso aree geografiche in precedenza secondarie.Se tutto ciò è vero, Voi avete un problema: quello di affrontare un cambiamento inconsueto, ossia nuove sfide in una condizione di crescente incertezza, anche perché i nuovi rischi non hanno una sufficiente storia, per cui mancate di adeguati track records e dun-que di tabelle attuariali consolidate e affidabili. Insomma, se avete – come mi pare – un forte problema di risk management (e qui il rischio è quello Vostro…), forse un sociologo ha qualcosa da dire partendo dalle esperienze (e dalle teorie) del change management.Nelle fasi di cambiamento inedito noi umani tendiamo sponta-neamente a chiuderci in difesa, dando da una a tre delle seguen-ti ‘cattive risposte’.La prima è quella della denegazione della novità o addirittura, nei casi più gravi, del non vederla neppure (è il processo – per lo più psicologico – che si chiama scotomizzazione). Qui siamo nell’ambito del ‘non ci sono novità’, col rifiuto di riconoscere la radicale innovazione che il mondo propone.La seconda consiste nel conservatorismo: si vedono e si accetta-no i fenomeni e si riconosce che sono inediti ma non si aggior-nano i propri atteggiamenti e comportamenti, il che compor-ta, banalmente, l’incapacità di cogliere specificità e opportunità di mercato.La terza risposta, umanissima, è data dall’ansia, emozionale e paralizzante, che si traduce nel ‘non ci riesco, non ce la pos-so fare’. Essa è ben diversa dalla paura, assai più utile in quan-to riflesso automatico di allarme con la conseguente messa a punto (anche fisiologica) di risposte adeguate a sfide inconsue-te: l’ansia è puro disagio personale, che inibisce adeguate reazio-ni e si trasforma spesso in depressione oppure in aggressività ri-volta all’esterno. La letteratura scientifica e la semplice pratica di buon senso se-gnalano che esistono altri tre approcci, stavolta positivi. Il primo si basa sulla curiosità: di fronte a qualcosa d’ignoto si va a vedere ‘cosa c’è dietro l’angolo’, accettando il nuovo, cercando-lo, tentando di capirlo.

Il secondo ha a che fare con lo studio: se un fenomeno è par-zialmente ignoto bisogna approfondirlo, sviluppando gli inve-stimenti in ricerca (specie se non si dispone di adeguate serie storiche).Il terzo rimette in campo l’aggressività, ma quella utile perché connessa alla sfida, alla scommessa del ‘I’ ll be able to’, propria di chi si rimbocca le maniche per affrontare il cambiamento.Non ho dubbi: nel quadro che si sta delineando anche l’homo as-sicurativus dovrà mutare, pur mantenendo alcune costanti (l’e-tica della professione, la cultura del servizio al cliente, la compe-tenza tecnica, la prudenza, ecc.) poiché nelle fasi di mutamento bisogna sempre mantenere saldi alcuni principi, quelli che per-mettono di tener dritta la barra nell’affrontare l’innovazione.A questo punto può valer la pena ricordare i principali risultati della vastissima indagine che – alcuni decenni fa – il grande psi-co-sociologo statunitense Abraham Maslow, in Italia conosciuto quasi solo per la ‘piramide delle motivazioni’, realizzò sulle carat-teristiche che hanno coloro che sono contemporaneamente capaci di gestire il cambiamento in modo efficiente e di essere autorealiz-zati (Maslow parlava di ‘auto-attualizzazione’). Ebbene, secondo quella ricerca, che abbiamo ripetuto in Italia ottenendo risultati pressoché identici, le donne e gli uomini più validi sono, da questo punto di vista, coloro che privilegiano un orientamento assai re-alistico, non ideologico. Quelli che hanno spontaneità e creativi-tà, ossia freschezza nell’affrontare le novità. Coloro che sanno fo-calizzarsi sul problema più che su di sé. Quelli che giudicano volta per volta e di caso in caso, evitando i pregiudizi, le valutazioni ste-reotipiche, le generalizzazioni ‘razzistiche’. Coloro che sono capaci di autonomia e d’indipendenza di giudizio e di azione, evitando anche di confondere i mezzi con gli scopi. Quelli che si identifica-no con l’umanità ma che sono capaci di vere esperienze intime so-lo con alcune persone. Coloro che hanno un’intensa vita spiritua-le (non necessariamente religiosa) e che dunque s’interrogano sul senso della vita. Quelli, infine, capaci di mettere in campo un sa-no mix di ironia bonaria e di autoironia: segni a un tempo d’intel-ligenza e di distacco critico.

Il decalogo per il Risk Managerche affronta il cambiamento

di Enrico Finzi, sociologo, saggista,

Presidente di AstraRicerche

��Back to Insurance

➜�Il decalogo per il Risk Manager

Zurich

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Al di là delle caratteristiche perso-nali come quelle indicate (che do-vremmo sviluppare in noi e ben valutare nella scelta delle risorse umane), è possibile delineare una sorta di decalogo, che sintetizza alcuni dei principali risultati delle teorie di change management. Ec-co i ‘dieci comandamenti’: per af-frontare le novità è utile…

1. conoscere, ossia investire in ricerca con razionalità illuministica2. riconoscere e dunque accettare il cambiamento, ‘guardandolo in faccia’ (anche per

non perdere opportunità di mercato)3. provare simpatia per i mutamenti, sviluppando in sé e negli altri un approccio change

friendly4. provare e riprovare per ‘aggiustare il tiro’ apprendendo dagli errori (inevitabili nelle fa-

si di mutamento accelerato)5. mantenere elevati i prezzi poiché le novità comportano maggiori rischi, che i prezzi

devono ‘inglobare’6. condividere, dal momento che è pericoloso scalare una montagna ignota da soli, men-

tre è meglio farlo in cordata, con-dividendo lo sforzo con i collaboratori, i clienti, i concorrenti (il che – tra l’altro – esalta il ruolo delle associazioni professionali e/o di categoria)

7. innovare prodotti, gamma, comunicazioni, risorse umane e (a volte) anche le regole del gioco, le norme

8. essere consapevoli che qui parliamo del cambiamento non come faticoso passaggio da una situazione di stabilità a un’altra situazione stabile ma come transizione perma-nente senza un approdo definitivo, come ‘cambiamento del cambiamento’ (con la fi-ne dell’era delle certezze)

9. investire in formazione all’interno della propria organizzazione e anche a favore dei clienti (da informare e appunto da educare prima ancora di vendere loro prodotti/servizi)

10. avere fiducia nella propria capacità di farcela, seppur ‘lasciandoci qualche penna’: espri-mere serenità, anche per rassicurare i clienti, evitando sia l’ottimismo beota degli scioc-chi, sia il pessimismo catastrofale degli ansiosi, in un mondo – come il Vostro – ove la fiducia è tutto o almeno è moltissimo, essendo key-factor, fattore-chiave di successo.

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La corretta e completa conoscenza del profilo di rischio Bu-siness Interruption è di fondamentale importanza per orga-nizzazioni complesse, di grandi dimensioni e di respiro inter-nazionale. La continua necessità di ottimizzazione dei pro-cessi produttivi, nella logica lean thinking (pensiero snello) porta a filiere verticali estremamente snelle, ma fragili, senza o con poche ridondanze. La ricerca della “snellezza sostenibi-le”, senza scivolare in un’anoressia organizzativa, passa dalla profonda conoscenza della catena del valore, delle sue ramifi-cazioni, esposizioni, interdipendenze e relative vulnerabilità. Non è qualcosa che può emergere dalla prospettiva di sito, dalla quale dopo pochi passaggi si perde la tracciabilità dei flussi, né col-to con un superficiale esame del vertice organizzativo. Tanto più è complessa e articolata l’organizzazione della produzione, tanto più risulta essenziale una strutturata analisi delle interdipendenze, delle vulnerabilità più nascoste, delle esposizioni meno evidenti.

L’approccio BI-modelling permette una semplice, ma significativa, modellizzazione del business e della ca-tena del valore, efficace sia che si vogliano analizzare le interdipendenze, la supply chain o una più contestua-lizzata Business Impact Analysis. Con l’impiego di un software dedicato – Evidence - la modellizzazione parte dalla rappresentazione grafica del processo, identifican-do gli “attori” principali e i flussi in ingresso ed uscita. Lo strumento è estremamente flessibile: tali attori possono essere linee produttive, servizi tecnologici o depositi interni, nel caso si voglia analizzare la continuità operativa di una realtà produttiva. Altrimenti, allargando il panorama e ri-ducendo la granularità della rappresentazione, si possono disegnare i collegamenti tra stabilimenti e/o reparti degli stessi, se si sta procedendo a una analisi delle interdipen-denze infragruppo o estendendo il modello alle relazioni con la rete di fornitori in caso di analisi della supply chain.

La rappresentazione grafica del software BI-modelling Evi-dence permette di delineare la traiettoria della struttura di

interdipendenze, capire “dove”, e “come”, reagisce la filiera a fronte di determinati input. Abbinare ai flussi i dati finanziari permette la quantificazione, stabilire il “quanto” ovvero la ma-gnitudo degli effetti. La combinazione consente di padroneg-giare la situazione, evidenziare la ramificazione geografica del-la filiera e le possibili esposizioni correlate, estrapolare e quan-tificare i flussi di maggior impatto sulla catena del valore. Gli scenari ipotizzabili possono essere analizzati e quantificati sot-to diverse prospettive, che possono essere di sito, di fornitura, di linea di prodotto, di business unit, di cliente. Consolidato il modello e definiti i valori finanziari correlati, l’impatto degli scenari viene immediatamente calcolato e aggregato nella ma-niera più funzionale allo scopo dell’analisi. Il sistema permette anche di stimare in tempo reale i benefici di eventuali azioni di mitigazione (sito alternativo, doppio fornitore, stoccaggio di back-up etc), valutando la riduzione dello scenario di interesse a fronte dei costi correlati alle azioni stesse.

L’approccio BI-modelling è squisitamente top down: osserva l’intera struttura del business e non il singolo sito, la priorità degli interventi di mitigazione del rischio è dettata dal ruo-lo degli asset nella catena del valore, e non dal valore degli asset stessi. La migliore fotografia del business, la consapevo-lezza delle sue dinamiche, contribuisce a una più efficiente identificazione delle priorità, una migliore allocazione delle risorse, e, grazie alla stima finanziaria delle conseguenze, un meglio calibrato trasferimento assicurativo dei rischi legati alla continuità operativa.

‘BI-modelling’ approccio strutturato all’analisi delle interdipendenze complesse

ing. Lucio Silvio Casati, Head of Zurich Risk Engineering Italy

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Primo “Risk Management Advisory Board”Il consiglio dei Risk Manager di alcune fra le più importanti aziende italiane tenutosi a Roma

Il primo “Risk Management Advisory Board”, consiglio dei Risk Manager di alcune fra le più importanti aziende italiane,

promosso da Marsh, si è tenuto a Roma il 7 e 8 luglio. Marsh ha voluto creare un tavolo permanente di confronto con i pro-tagonisti del Risk Management in Italia, per comprendere le tendenze evolutive del settore e le reali esigenze dei Risk Ma-nager. ANRA era presente con il suo presidente e numerosi so-ci. Tale iniziativa ha evidenziato alcuni aspetti: - la gestione del rischio, che va oltre al mero trasferimento al mercato assicurativo, è sempre più spesso al centro della vi-ta aziendale, e di conseguenza il Risk Manager, quale che sia la sua posizione nell’organigramma aziendale, dovrà risponde-re – seppure spesso indirettamente - ad una pluralità di inter-locutori/stakeholders: consiglio di amministrazione, comitati aziendali (di Risk Management, di controllo interno, ecc…), investitori, agenzie di rating; - il futuro del broker è quello di un consulente in grado innan-zitutto di conoscere l’impresa e i suoi rischi, per poi dialogare in maniera proattiva con il Risk Manager e tutti i suoi interlo-cutori, interni ed esterni;- il broker avrà anche un ruolo nel processo di sviluppo di nuo-vi prodotti, nella duplice ottica della standardizzazione, per in-contrare le necessità della gran parte del mercato, e della perso-nalizzazione, per raccogliere le esigenze specifiche delle grandi corporation.

Il “Risk Management Advisory Board”, che si è anche rivelato un interessante momento di confronto tra soggetti che gesti-scono rischi spesso interrelati (grazie a rapporti di clientela, for-nitura e partnership far le aziende rappresentate), ha nominato presidente Maria Emilia Marsaglia di H3G S.p.A. e sei mem-bri permanenti; la prossima edizione è prevista per il 2012.

Nuova nomina per il Professor Avvocato Alberto Monti

Il Prof. Avv. Albert Monti – che da sempre cura la rubri-ca “Diritto alla questione” per Risk Management News - è stato chiamato in ruolo accademico nella Scuola Supe-riore IUSS di Pavia (www.iusspavia.it). IUSS Pavia è una delle quattro prestigiose scuole superiori universitarie ad ordinamento speciale esistenti in Italia, insieme con la Scuola Normale Superiore di Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e la SISSA di Trieste. Allo stesso tempo, Alberto Monti è stato nominato membro dell’OCSE/OECD High-Level Advisory Bo-ard on the Financial Management of Large-Scale Ca-tastrophes (www.oecd.org/daf/fin/catrisks). Il Board, composto da alti esperti dei governi, del settore privato

e dell’accademia, svolge un ruolo chiave nell’identifica-zione delle più rilevanti questioni di policy correlate al-la gestione finanziaria dei grandi rischi e nella redazio-ne di linee guida, buone pratiche, raccomandazioni e principi internazionali. In tale veste, il Professor Monti fornirà consulenza al Segretario Generale dell’OCSE/OECD sulle più importanti questioni giuridiche e di policy in materia di assicurazione e finanziamento dei rischi catastrofali.

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Corsi ANRA – CINEASMilano, Politecnico – Campus LeonardoRisk Management I° livello 20-21 marzo 2012Risk Management II° livello 17-19 aprile 2012Gestione sinistri in azienda 22-23 maggio 2012

Da anni ANRA realizza corsi sui temi legati al Risk Ma-nagement ed assicurazioni, destinati alle aziende, privile-giando gli aspetti di gestione dei rischi nell’ambito di una corretta gestione aziendale e del ruolo del responsabile assi-curativo o del risk manager all’interno e all’esterno dell’or-ganizzazione aziendale.

I nuovi corsi ANRA, realizzati in collaborazione con il CI-NEAS, Consorzio specializzato sulle tematiche relative al-la cultura del rischio, sono destinati a chi ha necessità di disporre di nozioni di assicurazione, di loss prevention, di business continuity e di Enterprise Risk Management.- A chi si rivolge: i corsi son rivolti a tutti coloro che af-frontano per la prima volta tematiche di risk management. Ed inoltre:• Alle imprese: Risk Manager ed altri ruoli con funzioni ri-

volte al controllo e alla riduzione dei rischi aziendali.• Al mondo assicurativo: ispettori tecnici, underwriter,

claim handler, ruoli con funzioni di risk engineering e surveyor, intermediari assicurativi.

• Alle società di consulenza operanti nell’area dei rischi aziendali.

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Per tutti gli aggiornamenti sulle iniziative ANRA vi rimandiamo al sito dell’Associazione www.anra.it

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(dal Greco “apotrépein”=“allontanare”) è un aggettivo che viene attribuito ad una persona o oggetto atto a scongiurare o annullare gli influssi maligni. Letteralmente ha il significato di una azione di allontanamento, ma nel mondo letterario ha assunto il carattere di rito che allontana il male, dunque esorcizzante.E l’Italia, come ben noto, è la terra degli scongiuri e delle scaramanzie. In questa pagina andiamo quindi a scoprire le diverse storie di scaramanzie, riti e scongiuri atti a evitare ogni tipo di malasorte.

Il Matrimonio (3a puntata)

Le superstizioni e le credenze popolari Di Venere e di Marte né si sposa né si parte perché, secondo la tradizione, il martedì appartiene a Marte che è il Dio della guerra, mentre il venerdì secondo la cabala è il giorno in cui furono creati gli spiriti maligni. Ma in Norvegia il maggior numero di matrimoni si celebra proprio di venerdì, giorno ro-mantico per eccellenza perché sotto la protezione di Venere, dea dell’amore e dell’ armonia.Tutti i mesi sono favorevoli al matrimonio eccetto maggio. Se proprio siete costretti a sposarvi a maggio, i giorni meno ma-lefici sono il 2, 4, 13, 23. Per favorire la sorte, il matrimonio deve essere sempre celebra-to prima del tramonto. Se mentre vi recate in chiesa incontrate un poli-ziotto, un medico, un giudice, un prete o una suora, un cieco, sono presagi poco favorevoli, fa-te gli scongiuri incrociando le dita: il medio so-pra l’indice, non viceversa, di entrambe le mani. Ogni invitato deve sempre accettare e mangiare una fetta di torta nuziale. Non farlo porterebbe sfortuna agli sposi e allo stesso invitato.

Uno degli amuleti più adatti al giorno del sì è l’acquamarina che assicura fedeltà ed un felice Matrimonio.

Sposa bagnata sposa fortunata. Anche se può sembrare un mo-do gentile per consolare gli sposi per non aver scelto una gior-nata di sole, in realtà la pioggia simboleggia la fortuna e l’ab-bondanza che cade generosa sugli sposi. Il diamante, se portato all’anulare o al polso sinistro, conserva l’affetto coniugale, l’importante è che sia stato un regalo. L’usanza di suonare il clacson delle auto del “corteo nuziale” deriva dalla convinzione che cosi facendo si mettono in fuga gli spiriti cattivi. Il lancio del riso all’uscita degli sposi dalla chiesa è considera-to un augurio di ricchezza e di gioia. In alcuni paesi è accom-pagnato da monete e confetti.

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