[NAZIONALE - 10] GIORN/INTERNI/PAG30 23/01/11 · na, non la luna. Ci sono libri che cambiano il...

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10 INTERNI il Giornale Domenica 23 gennaio 2011 L a rappre- sentazione plastica di come sia impossibi- le mettere d’accordo polentoni e terroni l’ho avuta davanti al- lavetrinadiunalibre- ria di Verona. Sicco- me per la copertina delsuo Terroni,editodaPiemme,PinoApri- lehasceltounasilhouettecapovoltadelloSti- vale,conlaSiciliaanordelaCampaniaasud, una zelante commessa ha pensato bene di correggerglielaesponendoilvolumecoltito- lo a rovescio. In un solo colpo la libraia ha così ristabilito il primato del planisfero, con- fermatoilsottotitolodell’opera(Tuttoquello che è stato fatto perché gli italiani del Sud di- ventassero «meridionali») e ribadito senza volerlo la battuta di Marco Paolini riportata nelle pagine interne: «Quando non si vuole capire la storia, la si trasforma in geografia». Uscito dalla tipografia Mondadori prin- ting di Cles, Trento, Val di Non (a dimostra- zionechel’Italiaunitaalmenoperglieditori è cosa fatta), Terroni è diventato nel giro di diecimesibestseller,oggettodiscontro,ma- nifesto dell’orgoglio sudista, testo sacro per i revisionisti del Mezzogiorno, strumento di lottapoliticaeorapersinobranodelFestival diSanremo:AlBano,67anni,pugliesediCel- lino San Marco, inserirà nel suo Cd l’inno Gloria, gloria scritto da Mimmo Cavallo e ispirato al saggio di Aprile, 60 anni, pugliese di Gioia del Colle. Non basta. Terroni è l’edizione multime- dialeperiPad,confoto,intervisteespezzoni dalfilm Elichiamaronobriganti diPasquale Squitieri, in uscita a febbraio. Terroni è lo spettacolo teatrale che andrà in scena il 21 marzoalQuirinodiRoma,«perrisponderea UmbertoBossieallasuaarroganza,perdire bastaaquestomassacrochedurada150an- ni», proclama dalle pagine di Facebook l’at- tore-regista Roberto D’Alessandro, cresciu- toallascuoladiGigiProietti. Terroni,insom- ma, è tifo da stadio: non a caso l’autore, pur avendo ormai perso il conto delle ristampe («almenounaventina»),rivelad’averneven- duto150.000copie,mentresuWikipediaun biografoinfervoratoglieneattribuisceaddi- rittura mezzo milione, il che, anche a voler considerarelebrossure veicolate da Mondoli- brieglie-bookscaricati da Internet, appare piuttosto esagerato. Pino Aprile è stato vi- cedirettore di Oggi e poi direttore di Gente. Primad’averecometar- getfissoCarolinadiMo- naco («ho scoperto che era calva: scoop mon- diale»),s’erasempreoc- cupato di terrorismo e politica.Dapensionato pensavadidedicarsial- lapassionedellasuavi- ta: il mare. Ha diretto il mensile Fare vela e ha scritto tre libri dai titoli sanamentemonomani- acali: Il mare minore, A mariestremi e Mare,uo- mini, passioni. Poi gli è scappato Terroni edèfi- nitonell’oceanointem- pesta: «Ho accettato fi- nora quasi 200 presen- tazioni. Nel frattempo sono giunti all’editore altri 500 inviti. In teoria avrei l’agenda piena di appuntamentisinoalla primavera del 2012, se non ricevessi altre ri- chieste. Invece conti- nuano ad arrivarne. Mi chiamano anche al- l’estero. La prima tra- sferta è stata in Svezia, quindi Londra, Zuri- go, Manchester, New York... Sono distrutto». Ma la invitano solo i circoli dei calabresi o anche quelli degli emigrati veneti? «Università, centri di cultura, associazioni italiane, come la Dante Alighieri». È il libro di saggistica che resiste da più mesi in classifica o sbaglio? «Vero. Spero che mi venga perdonato». Com’è nata l’idea di Terroni? «Avevo delle domande, cercavo delle rispo- ste.SedavveroafineOttocentoimeridiona- li erano poveri, arretrati e oppressi, perché mai reagirono contro i “liberatori” venuti dal Nord con una guerra civile durata a lun- go e successivamente con la fuga, emigran- do? Solo dopo molti anni ho pensato di far- ne un libro». Ha ricevuto offese o minacce? «Offese tante. Qualcuno mi chiede se non ho paura. E di che? Su Facebook un tale mi hascritto:“FarailafinediD’Antona”.Hocer- cato di rintracciarlo, ma risultava inesisten- te. Del resto quella è una lavagna collettiva sucuicompareditutto:unestimatoremiha dedicato lo slogan pubblicitario “Terroni, non ci sono paragoni”. È seccante la suppo- nenzadichicrededisaperegiàtuttoenonè nemmeno sfiorato dal dubbio». Alla presentazione di Torino s’è quasi sfiorata la rissa. «Eravamo nella Sala dei Cinquecento, gli al- trisonorimastiinpiedi...Unapersonahain- veito contro Roberto Calderoli, che non era presente,pergliinsultirivoltidalministrole- ghistaainapoletani.GliinterventidiMarcel- lo Sorgi, Massimo Nava e Pietrangelo Butta- fuoco sono filati via lisci. Quando ha comin- ciato a parlare Giordano Bruno Guerri, che hascrittounlibrosulbrigantaggiopostunita- rio,lastessapersonalohaoffeso.Lostoricoè scesodalpalcoperregolareicontieilconte- statores’èzittito.Menomale:Guerridiscen- de dai pirati etruschi, ha profilo da pugile e mani da cavatore di ciocco». Si può dire che Terro- ni abbia fatto venire al Sud la voglia di se- cessionechefinoaie- ri serpeggiava solo al Nord? «No. È stato detto che Terroni incitaimeridio- naliallasollevazione.Fi- guriamoci!IlMezzogior- no non ha voce: tutti i giornali nazionali, ec- cetto La Repubblica, si pubblicano al Nord e le treretitelevisiveprivate sono di un editore lom- bardo che, da capo del governo,havoceincapi- tolo pure in quelle pub- bliche. Per la legge di prossimità, la stampa trova più interessante il miagoliodelgattodica- sa rispetto al ruggito del leone nella savana. Il Nord scopre che cosa staaccadendodallemie parti solo quando s’in- terroga sul successo di Terroni odelfilm Benve- nuti al Sud. Ma Terroni è il dito che indica la lu- na, non la luna. Ci sono libri che cambiano il cuore degli uomini. Mi spiace, il mio non è fra questi:sononatodifeb- braioenonhoavutoper padre putativo un mite falegname. La voglia di secessione del Sud ger- moglia come reazione agli insulti dei mini- stri del Nord. È meno forte e diffusa che in Lombardia o nel Veneto, ma cresce». Qualisentimentisuscitanoinleii150an- ni dell’Unità d’Italia? «Di delusione, talvolta di disgusto. In quale Paese può restare in carica un ministro che hatrattatolabandieranazionalecomecarta igienica? O un sindaco che ha marchiato consimbolidipartitolascuoladeibambini? L’Italia unita era da fare, perché ogni volta checadeunafrontieragliuominidiventano piùliberi,piùricchi,piùsicuri,piùfelici.Ma noneradafareconunapartedelPaeseschie- ratacontrol’altra.Laricorrenzadei150anni potevadiventarel’occasioneperfareonesta- mente una volta per tutte i conti con la sto- ria. Così non è». Che cosa pensa dei Savoia? «Sisonotrovatialpostogiustonelmomento giusto. Mentre un’esigua minoranza, non piùdell’1-2percentodellapopolazione,era animata dal pio desiderio di unificare l’Ita- lia, loro ne avevano l’impellente necessità: strozzati dai debiti, potevano salvarsi solo con l’invasione e il saccheggio del Sud. Lo scrisse nel 1859 il deputato Pier Carlo Bog- gio, braccio destro di Cavour: “O la guerra o labancarotta”.Finoal1860,perben126an- ni,iBorbonemaiaumentaronoletasse.Nel RegnodiNapolieranolepiùbassedituttigli Stati preunitari». BrunoVespamihaconfessatolasuasor- presa nello scoprire solo di recente che nel regno borbonico le imposte erano soltanto cinque, contro le 22 introdotte dai Savoia. «IsoldidelSudripianaronoilbucodelNord. Altesorocircolantedell’Italiaunita,ilRegno delleDueSiciliecontribuìperil60percento, la Lombardia per l’1 virgola qualcosa, il Pie- monteperil4.NegliSta- ti via via annessi all’Ita- lianascente,appenaar- rivavano i piemontesi spariva la cassa». EdiGiuseppeGaribal- di che cosa pensa? «Romanticoavventurie- ro, di idee forti, sempli- ci, a volte confuse, ma piùonestodialtrinelde- nunciare,soloacosefat- teperò,lestragielerapi- necompiutenelMezzo- giorno.Qualcheproble- madisalute,perl’artro- si che gli rendeva dolo- rosocavalcare:aNapoli arrivòintreno.Qualche disavventura familiare: lagiovanesposaincinta di un altro. Qualche pa- ginaoscuranelsuopas- sato sudamericano: la tratta degli schiavi dalla Cina al Perù. Ne hanno fatto un santino. Ma va bene così, ogni nazione ha bisogno dei suoi miti fondanti. Basta sapere chi erano veramente». E di Camillo Benso conte di Cavour che cosa pensa? «Grandegiocatore,spe- cienell’imprevisto.Non voleva la conquista del Regno delle Due Sicilie: glibastavanoilLombar- do-Veneto e i Ducati. Già la Toscana gli pare- va in più. Ma quando l’avventura meridiona- le ebbe inizio, in breve lafecepropria,persuaseilre,neutralizzòGa- ribaldi, ammansì chi si opponeva. Qualche suo vizietto sarebbe stato da galera. Come molti padri del Risorgimento, non mise mai piede al Sud: lo conosceva per sentito dire». La peggiore figura del Risorgimento? «Il generale Enrico Cialdini, poi deputato e senatoredelRegno.Unmacellaiochemena- va vanto del numero di meridionali fucilati, delle centinaia di case incendiate, dei paesi rasialsuolo.Primadidiventareeroepluride- coratodelRisorgimento,fumercenarionel- la Legione straniera in Portogallo e Spagna. Uccideva i suoi simili a pagamento». Qualisonogliepisodirisorgimentalipiù rivoltanti,chel’hannofattaricrederesul- la sua italianità? «Non si può smettere di essere italiani. Però mi sono dovuto ricredere circa il racconto bello e glorioso sulla nascita del mio Paese cheavevoimparatoascuola.Daadolescente fremi d’indignazione per gli indiani stermi- nati sul Sand Creek e da grande scopri che i fratelli d’Italia nel Meridione fecero di peg- gio. La mitologia risorgimentale cominciò a vacillare quando lessi La conquista del Sud di Carlo Alianello. Vi si narrava la storia di una donna violentata e lasciata morire da 18 bersaglieri, che già le avevano ammazzato il marito. Il figlioletto che assistette alla scena, divenutoadolescente,sivantavad’averucci- sopervendetta18soldatidireVittorioEma- nueleaCustoza.PoiilmassacrodiPontelan- dolfo e Casalduni, 5.000 abitanti il primo, 3.000ilsecondo,duedelledecinedipaesidi- strutti, con libertà di stupro e di saccheggio lasciatadalCialdiniaisuoisoldati,fucilazio- ni di massa, torture, le abitazioni date alle fiammeconlagenteall’interno.Elemigliaia dimeridionalisquagliatinellacalcevivaaFe- nestrelle,unafortezza-lageraunasettantina di chilometri da Torino, a 1.200 metri di quota, battuta da venti gelidi, dove la vita media degli internati non superava i tre mesi. Per garantire ulterioretormentoaipri- gionieri, erano state di- velte le finestre dei dor- mitori. Viva l’Italia!». Gianfranco Miglio, ideologo della Lega, miconfidòcheeraan- cora terrorizzato da certestorieatrociudi- tedabambino,quan- do il nonno gli rac- contava che, giovane bersagliere in Cala- bria, aveva trovato un suo commilitone crocifisso su un ter- mitaio dai briganti. «Le ha anche racconta- to che cos’aveva fatto quel bersagliere? Era in un Paese invaso senza mancoladichiarazione di guerra. Maria Izzo, la più bella di Pontelan- dolfo, fu legata nuda a unalbero,conlegambe divaricate, stuprata a turno dai bersaglieri e poi finita con una baio- nettata nella pancia. A Palermo uccisero sotto tortura un muto dalla nascitaperchésirifiuta- vadiparlare.Riferirono in Parlamento d’aver fucilato, in un anno, 15.600meridionali:uno ogni 14 minuti, per die- ciorealgiorno,365giornisu365.Mailconto delle vittime viene prudentemente stimato inalmeno100.000daGiordanoBrunoGuer- ri. Altri calcoli arrivano a diverse centinaia di migliaia. La Civiltà Cattolica, rivista dei gesuiti, nel 1861 scrisse che furono oltre un milione. La cifra vera non si saprà mai». Da Terroni:«“Ottentotti”,“irochesi”,“be- duini”, “peggio che Affrica”, “degenera- ti”, “ritardati”, “selvaggi”, “degradati”: così i meridionali vennero definiti, e de- scritti con tratti animaleschi, dai fratelli del Nord scesi a liberarli». Io sono vene- to. Ha idea di quante ce ne hanno dette e ce ne dicono? Razzisti, analfabeti, beoti, ubriaconi, bestemmiatori, evasori fisca- li, sfruttatori di clandestini. Non crede chesecominciamoatenerequestogene- re di contabilità, non la finiamo più? «DevonofinirlaiBossi,iCalderoli,iBorghe- zio, i Salvini, i Brunetta. Quella degradazio- nedeimeridionaliadanimalipreparòegiu- stificò il genocidio. Ricordo le parole di un intellettuale di Sarajevo: “Non è stato il fra- cassodeicannoniaucciderelaJugoslavia.È statoilsilenzio.Ilsilenziosullinguaggiodel- laviolenza,primachesullaviolenza”.Unmi- nistro della Repubblica ha minacciato il ri- corso ai fucili. In Italia, adesso. Non a Sa- rajevo, allora». Lei scrive che Luigi Federico Menabrea, presidente del Consiglio dei ministri del Regno,nel1868volevadeportareinPata- gonia i meridionali sospettati di brigan- taggio.Checosadovrebberodireiveneti deportatiperdavverodaBenitoMussoli- ninellemalarichepaludipontineperbo- nificarle? «Menabrea voleva deportare i meridionali persterminarli.Ivenetinellepaludipontine non furono deportati: ebbero lavoro, casa, terrarisanataconisoldidituttieadannodi quelli che vi morivano di malaria da secoli pertrarnepane.Mavediamoillatopositivo: frapoveris’incontrarono.Edoveilsanguesi mischia,nascelabellezza.Laprovinciaoggi chiamata Latina ha dato all’Italia la più alta concentrazione di miss da calendario per chilometro quadrato. E pure Santa Maria Goretti,chesifeceuccidereperdifenderela propria femminilità». Scriveanche:«LaCalabrianonappartie- ne,geologicamente,alMezzogiorno,ma alsistemaalpino:sistaccòconlaCorsica dallaregioneligure-provenzaleemigrò, sino a incastrarsi fra Sicilia e Pollino». Recrimina persino sull’orografia? «O è un modo per dire che a Sud vogliono venirci tutti?». Si dilunga sul caso di Mongiana, che in effetti è impressionante. Però che cosa dimostra? Da Nord a Sud, ogni distretto industriale piange i suoi dinosauri. «Mongiana, in Calabria, era la capitale side- rurgicad’Italiaeoggicontendeallaconfinan- te Nardodipace lo scomodo primato di Co- mune più povero d’Italia. I mongianesi, sra- dicatidalloropaese,sisonotrovatialavora- renellefonderiedelBresciano:150famiglie, circa 500 persone, solo a Lumezzane, che è ormai la vera Mongiana. Dove prima 1.500 operaietecnicisiderurgicispecializzatiren- devano autosufficiente l’industria pesante del Regno delle Due Sicilie, adesso non è ri- mastoneppureunfabbro.Ilpiùriccodistret- to minerario della penisola fu soppresso dal governounitarioperungravedifettostruttu- rale: si trovava nel posto sbagliato, nel Meri- dione. Il Sud non doveva far concorrenza al Nord nella produzione di merci. E questo fu impostoconlearmieunalegislazionesquili- brata a danno del Mezzogiorno. La vicenda diMongianaèesemplare,nell’impossibilità diraccontaretutto.Maaccaddelastessaco- sa con la cantieristica navale, l’industria fer- roviaria, l’agricoltura». IL GENERALE CIALDINI LE CIFRE DEL MASSACRO «Questa Unità d’Italia da 150 anni gronda di sangue dei terroni» tipi italiani Già 200 incontri, dalla Svezia agli Usa. E ho altri 500 inviti. Sono distrutto. Da dieci mesi «Terroni» resiste in classifica: spero che mi venga perdonato Il peggiore del Risorgimento. Un macellaio, poi deputato e senatore del Regno. Era stato mercenario nella Legione straniera: uccideva per soldi Contribuì per il 60% al tesoro circolante dopo l’annessione. La Lombardia con l’1 virgola qualcosa. Il Piemonte non ebbe scelta: «O guerra o bancarotta» Si parlò di 15.600 meridionali uccisi: uno ogni 14 minuti, per 10 ore al giorno, 365 giorni l’anno. «La Civiltà Cattolica» nel 1861 scrisse: «Un milione» PINO APRILE UN RECORD DI COPIE IL REGNO DELLE DUE SICILIE di Stefano Lorenzetto Cavour. «Non mise mai piede al Sud...» LA SUA PATRIA Pino Aprile, 60 anni, autore di «Terroni». «Che cos’è per me la patria? Là dove vuoi vivere senza subire né infliggere umiliazione» [Paolo Altamura] Enrico Cialdini, generale, poi senatore Da direttore di «Gente» a paladino del Mezzogiorno col libro sui misfatti dei Savoia Al Bano gli dedica un inno al Festival di Sanremo. Ma c’è chi lo minaccia di morte

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10 INTERNI il Giornale Domenica 23 gennaio 2011

La rappre-sentazioneplastica dicome siaimpossibi-

le mettere d’accordopolentoni e terronil’ho avuta davanti al-lavetrinadiunalibre-ria di Verona. Sicco-me per la copertina

del suo Terroni, edito da Piemme, Pino Apri-lehasceltounasilhouettecapovoltadelloSti-vale,conlaSiciliaanordelaCampaniaasud,una zelante commessa ha pensato bene dicorreggerglielaesponendoilvolumecoltito-lo a rovescio. In un solo colpo la libraia hacosì ristabilito il primato del planisfero, con-fermato il sottotitolo dell’opera (Tutto quelloche è stato fatto perché gli italiani del Sud di-ventassero «meridionali») e ribadito senzavolerlo la battuta di Marco Paolini riportatanelle pagine interne: «Quando non si vuolecapire la storia, la si trasforma in geografia».

Uscito dalla tipografia Mondadori prin-ting di Cles, Trento, Val di Non (a dimostra-zione che l’Italia unita almeno per gli editoriè cosa fatta), Terroni è diventato nel giro didiecimesibestseller,oggetto discontro,ma-nifesto dell’orgoglio sudista, testo sacro peri revisionisti del Mezzogiorno, strumento dilottapolitica e orapersino branodel FestivaldiSanremo:AlBano,67anni,pugliesediCel-lino San Marco, inserirà nel suo Cd l’innoGloria, gloria scritto da Mimmo Cavallo eispirato al saggio di Aprile, 60 anni, pugliesedi Gioia del Colle.

Non basta. Terroni è l’edizione multime-dialeper iPad, con foto, interviste e spezzonidal film Elichiamarono briganti di PasqualeSquitieri, in uscita a febbraio. Terroni è lospettacolo teatrale che andrà in scena il 21marzoal QuirinodiRoma, «per rispondereaUmberto Bossi e alla sua arroganza, per direbasta a questo massacro che dura da 150 an-ni», proclama dalle pagine di Facebook l’at-tore-regista Roberto D’Alessandro, cresciu-toallascuola diGigiProietti.Terroni, insom-ma, è tifo da stadio: non a caso l’autore, puravendo ormai perso il conto delle ristampe(«almenounaventina»),rivelad’averneven-duto 150.000 copie, mentre su Wikipedia unbiografo infervorato gliene attribuisce addi-rittura mezzo milione, il che, anche a volerconsiderarele brossureveicolate da Mondoli-bri e glie-book scaricatida Internet, apparepiuttosto esagerato.

Pino Aprile è stato vi-cedirettore di Oggi epoi direttore di Gente.Primad’averecometar-getfissoCarolinadiMo-naco («ho scoperto cheera calva: scoop mon-diale»),s’erasempreoc-cupato di terrorismo epolitica. Da pensionatopensavadi dedicarsial-la passione della sua vi-ta: il mare. Ha diretto ilmensile Fare vela e hascritto tre libri dai titolisanamentemonomani-acali: Il mare minore, AmariestremieMare,uo-mini, passioni. Poi gli èscappatoTerroniedèfi-nitonell’oceanointem-pesta: «Ho accettato fi-nora quasi 200 presen-tazioni. Nel frattemposono giunti all’editorealtri 500 inviti. In teoriaavrei l’agenda piena diappuntamenti sino allaprimavera del 2012, senon ricevessi altre ri-chieste. Invece conti-nuano ad arrivarne. Michiamano anche al-l’estero. La prima tra-sferta è stata in Svezia,quindi Londra, Zuri-go, Manchester, NewYork... Sono distrutto».

Ma la invitano solo icircoli dei calabresi o anche quelli degliemigrati veneti?

«Università, centri di cultura, associazioniitaliane, come la Dante Alighieri».

È il libro di saggistica che resiste da piùmesi in classifica o sbaglio?

«Vero. Spero che mi venga perdonato».Com’è nata l’idea di Terroni?

«Avevo delle domande, cercavo delle rispo-ste.Se davvero a fine Ottocento i meridiona-li erano poveri, arretrati e oppressi, perchémai reagirono contro i “liberatori” venutidal Nord con una guerra civile durata a lun-

go e successivamente con la fuga, emigran-do? Solo dopo molti anni ho pensato di far-ne un libro».

Ha ricevuto offese o minacce?«Offese tante. Qualcuno mi chiede se nonho paura. E di che? Su Facebook un tale mihascritto:“FarailafinediD’Antona”.Hocer-cato di rintracciarlo, ma risultava inesisten-te. Del resto quella è una lavagna collettivasu cui compare di tutto: un estimatore mi hadedicato lo slogan pubblicitario “Terroni,non ci sono paragoni”. È seccante la suppo-nenza di chi crede di sapere già tutto e non ènemmeno sfiorato dal dubbio».

Alla presentazione di Torino s’è quasisfiorata la rissa.

«Eravamo nella Sala dei Cinquecento, gli al-tri sono rimasti in piedi... Una persona ha in-veito contro Roberto Calderoli, che non erapresente,pergli insultirivoltidalministrole-ghistaainapoletani.Gli interventidiMarcel-lo Sorgi, Massimo Nava e Pietrangelo Butta-fuoco sono filati via lisci. Quando ha comin-ciato a parlare Giordano Bruno Guerri, chehascrittounlibrosulbrigantaggiopostunita-rio, la stessa persona lo ha offeso. Lo storicoèsceso dal palco per regolare i conti e il conte-statore s’è zittito. Meno male: Guerri discen-

de dai pirati etruschi, haprofilo da pugile e manida cavatore di ciocco».

Si può dire che Terro-ni abbia fatto venireal Sud la voglia di se-cessione che fino a ie-ri serpeggiava solo alNord?

«No. È stato detto cheTerroni incita i meridio-naliallasollevazione.Fi-guriamoci!IlMezzogior-no non ha voce: tutti igiornali nazionali, ec-cetto La Repubblica, sipubblicano al Nord e letre reti televisive privatesono di un editore lom-bardo che, da capo delgoverno,havoceincapi-tolo pure in quelle pub-bliche. Per la legge diprossimità, la stampatrova più interessante ilmiagolio del gatto di ca-sa rispetto al ruggito delleone nella savana. IlNord scopre che cosastaaccadendo dallemieparti solo quando s’in-terroga sul successo diTerroniodelfilmBenve-nuti al Sud. Ma Terroniè il dito che indica la lu-na, non la luna. Ci sonolibri che cambiano ilcuore degli uomini. Mispiace, il mio non è fraquesti: sono nato di feb-braioe nonho avuto perpadre putativo un mitefalegname. La voglia disecessione del Sud ger-

moglia come reazione agli insulti dei mini-stri del Nord. È meno forte e diffusa che inLombardia o nel Veneto, ma cresce».

Qualisentimentisuscitanoinlei i150 an-ni dell’Unità d’Italia?

«Di delusione, talvolta di disgusto. In qualePaese può restare in carica un ministro chehatrattatola bandiera nazionale comecartaigienica? O un sindaco che ha marchiatocon simboli di partito la scuola dei bambini?L’Italia unita era da fare, perché ogni voltache cade una frontiera gli uomini diventanopiù liberi, più ricchi, più sicuri, più felici. Ma

noneradafareconunapartedelPaeseschie-ratacontro l’altra.Laricorrenza dei 150 annipotevadiventarel’occasioneperfareonesta-mente una volta per tutte i conti con la sto-ria. Così non è».

Che cosa pensa dei Savoia?«Si sono trovati al posto giusto nel momentogiusto. Mentre un’esigua minoranza, nonpiù dell’1-2 per cento della popolazione, eraanimata dal pio desiderio di unificare l’Ita-lia, loro ne avevano l’impellente necessità:strozzati dai debiti, potevano salvarsi solocon l’invasione e il saccheggio del Sud. Loscrisse nel 1859 il deputato Pier Carlo Bog-gio, braccio destro di Cavour: “O la guerra ola bancarotta”. Fino al 1860, per ben 126 an-ni, i Borbone mai aumentarono le tasse. NelRegno di Napoli erano le più basse di tutti gliStati preunitari».

Bruno Vespa mi ha confessato la sua sor-presa nello scoprire solo di recente chenel regno borbonico le imposte eranosoltanto cinque, contro le 22 introdottedai Savoia.

«Isoldi del Sudripianaronoil bucodel Nord.Altesorocircolantedell’Italia unita, il RegnodelleDueSiciliecontribuìperil60percento,la Lombardia per l’1 virgola qualcosa, il Pie-monteperil4.NegliSta-ti via via annessi all’Ita-lianascente,appenaar-rivavano i piemontesispariva la cassa».

EdiGiuseppeGaribal-di che cosa pensa?

«Romanticoavventurie-ro, di idee forti, sempli-ci, a volte confuse, mapiùonestodialtrinelde-nunciare,soloacosefat-teperò,lestragielerapi-necompiutenelMezzo-giorno.Qualcheproble-ma di salute, per l’artro-si che gli rendeva dolo-roso cavalcare: a Napoliarrivò in treno. Qualchedisavventura familiare:la giovane sposa incintadi un altro. Qualche pa-gina oscura nel suo pas-sato sudamericano: latratta degli schiavi dallaCina al Perù. Ne hannofatto un santino. Ma vabene così, ogni nazioneha bisogno dei suoi mitifondanti. Basta saperechi erano veramente».

E di Camillo Bensoconte di Cavour checosa pensa?

«Grande giocatore, spe-cienell’imprevisto.Nonvoleva la conquista delRegno delle Due Sicilie:glibastavanoilLombar-do-Veneto e i Ducati.Già la Toscana gli pare-va in più. Ma quandol’avventura meridiona-le ebbe inizio, in brevelafece propria,persuaseilre,neutralizzòGa-ribaldi, ammansì chi si opponeva. Qualchesuo vizietto sarebbe stato da galera. Comemolti padri del Risorgimento, non mise maipiede al Sud: lo conosceva per sentito dire».

La peggiore figura del Risorgimento?«Il generale Enrico Cialdini, poi deputato esenatoredelRegno.Unmacellaiochemena-va vanto del numero di meridionali fucilati,delle centinaia di case incendiate, dei paesirasialsuolo.Primadidiventareeroepluride-corato del Risorgimento, fu mercenario nel-la Legione straniera in Portogallo e Spagna.

Uccideva i suoi simili a pagamento».Quali sono gli episodi risorgimentali piùrivoltanti,chel’hannofattaricrederesul-la sua italianità?

«Non si può smettere di essere italiani. Peròmi sono dovuto ricredere circa il raccontobello e glorioso sulla nascita del mio Paesecheavevoimparatoascuola.Daadolescentefremi d’indignazione per gli indiani stermi-nati sul Sand Creek e da grande scopri che ifratelli d’Italia nel Meridione fecero di peg-gio. La mitologia risorgimentale cominciò avacillare quando lessi La conquista del Suddi Carlo Alianello. Vi si narrava la storia diuna donna violentata e lasciata morire da 18bersaglieri, che già le avevano ammazzato ilmarito. Il figlioletto che assistette alla scena,divenutoadolescente,sivantavad’averucci-so per vendetta 18 soldati di re Vittorio Ema-nueleaCustoza.PoiilmassacrodiPontelan-dolfo e Casalduni, 5.000 abitanti il primo,3.000il secondo,due delle decinedi paesidi-strutti, con libertà di stupro e di saccheggiolasciata dal Cialdini ai suoi soldati, fucilazio-ni di massa, torture, le abitazioni date allefiamme con la gente all’interno. E le migliaiadimeridionalisquagliatinellacalcevivaaFe-nestrelle,unafortezza-lagera unasettantina

di chilometri da Torino,a 1.200 metri di quota,battuta da venti gelidi,dove la vita media degliinternati non superava itre mesi. Per garantireulterioretormentoaipri-gionieri, erano state di-velte le finestre dei dor-mitori. Viva l’Italia!».

Gianfranco Miglio,ideologo della Lega,miconfidòcheeraan-cora terrorizzato dacertestorieatrociudi-teda bambino,quan-do il nonno gli rac-contava che, giovanebersagliere in Cala-bria, aveva trovatoun suo commilitonecrocifisso su un ter-mitaio dai briganti.

«Le ha anche racconta-to che cos’aveva fattoquel bersagliere? Era inun Paese invaso senzamanco la dichiarazionedi guerra. Maria Izzo, lapiù bella di Pontelan-dolfo, fu legata nuda aun albero, con le gambedivaricate, stuprata aturno dai bersaglieri epoi finita con una baio-nettata nella pancia. APalermo uccisero sottotortura un muto dallanascitaperchésirifiuta-vadiparlare. Riferironoin Parlamento d’averfucilato, in un anno,15.600meridionali:unoogni 14 minuti, per die-

ciore algiorno, 365 giornisu 365. Ma ilcontodelle vittime viene prudentemente stimatoinalmeno100.000da GiordanoBrunoGuer-ri. Altri calcoli arrivano a diverse centinaiadi migliaia. La Civiltà Cattolica, rivista deigesuiti, nel 1861 scrisse che furono oltre unmilione. La cifra vera non si saprà mai».

DaTerroni:«“Ottentotti”,“irochesi”,“be-duini”, “peggio che Affrica”, “degenera-ti”, “ritardati”, “selvaggi”, “degradati”:così i meridionali vennero definiti, e de-scritti con tratti animaleschi, dai fratellidel Nord scesi a liberarli». Io sono vene-

to. Ha idea di quante ce ne hanno dette ece ne dicono? Razzisti, analfabeti, beoti,ubriaconi, bestemmiatori, evasori fisca-li, sfruttatori di clandestini. Non credechesecominciamoatenerequestogene-re di contabilità, non la finiamo più?

«Devono finirla i Bossi, i Calderoli, i Borghe-zio, i Salvini, i Brunetta. Quella degradazio-ne dei meridionali ad animali preparò e giu-stificò il genocidio. Ricordo le parole di unintellettuale di Sarajevo: “Non è stato il fra-casso dei cannoni a uccidere la Jugoslavia. Èstatoilsilenzio.Il silenziosul linguaggiodel-laviolenza,primachesullaviolenza”.Unmi-nistro della Repubblica ha minacciato il ri-corso ai fucili. In Italia, adesso. Non a Sa-rajevo, allora».

Lei scrive che Luigi Federico Menabrea,presidente del Consiglio dei ministri delRegno,nel1868volevadeportareinPata-gonia i meridionali sospettati di brigan-taggio. Che cosa dovrebbero dire i venetideportatiper davveroda BenitoMussoli-ninellemalarichepaludipontineperbo-nificarle?

«Menabrea voleva deportare i meridionalipersterminarli. I venetinelle paludipontinenon furono deportati: ebbero lavoro, casa,terra risanata con i soldi di tutti e a danno diquelli che vi morivano di malaria da secoliper trarne pane. Ma vediamo il lato positivo:fra poveri s’incontrarono. E dove il sangue simischia, nasce la bellezza. La provincia oggichiamata Latina ha dato all’Italia la più altaconcentrazione di miss da calendario perchilometro quadrato. E pure Santa MariaGoretti, che si fece uccidere per difendere lapropria femminilità».

Scriveanche:«La Calabrianonappartie-ne, geologicamente, al Mezzogiorno, maal sistema alpino: si staccò con la Corsicadalla regione ligure-provenzale e migrò,sino a incastrarsi fra Sicilia e Pollino».Recrimina persino sull’orografia?

«O è un modo per dire che a Sud voglionovenirci tutti?».

Si dilunga sul caso di Mongiana, che ineffetti è impressionante. Però che cosadimostra? Da Nord a Sud, ogni distrettoindustriale piange i suoi dinosauri.

«Mongiana, in Calabria, era la capitale side-rurgicad’Italiaeoggicontendeallaconfinan-te Nardodipace lo scomodo primato di Co-mune più povero d’Italia. I mongianesi, sra-dicati dal loro paese, si sono trovati a lavora-re nelle fonderie del Bresciano: 150 famiglie,circa 500 persone, solo a Lumezzane, che èormai la vera Mongiana. Dove prima 1.500operai e tecnici siderurgici specializzati ren-devano autosufficiente l’industria pesantedel Regno delle Due Sicilie, adesso non è ri-mastoneppureunfabbro.Ilpiùriccodistret-to minerario della penisola fu soppresso dalgovernounitarioperungravedifettostruttu-rale: si trovava nel posto sbagliato, nel Meri-dione. Il Sud non doveva far concorrenza alNord nella produzione di merci. E questo fuimpostoconlearmieunalegislazionesquili-brata a danno del Mezzogiorno. La vicendadi Mongiana è esemplare, nell’impossibilitàdi raccontare tutto. Ma accadde la stessa co-sa con la cantieristica navale, l’industria fer-roviaria, l’agricoltura».

In occasione dei 150 anni dell’Unitàd’Italia,la città di Gaetavuol chiedere unrisarcimento per l’assedio savoiardo del1861: 500 milioni di euro. Mi ricorda ilVeneto, che pretende i danni di guerradalla Francia per il saccheggio napoleo-nico del 1797: 1.033 miliardi di euro.

«C’è una differenza: al risarcimento di Gae-tas’impegnòil luogotenente,principediCa-rignano,innomedelqualeilgeneraleCialdi-ni, responsabile di quelle macerie, garantìper iscritto: “Il Governo di Sua Maestà prov-vederàall’equoemaggiore possibilerisarci-mento”. Quando gli amministratori comu-naliandaronoperriscuotere, ilnuovoluogo-tenente, Luigi Farini, già distintosi con mo-glie e figlia nel patriottico furto dell’argente-riadei duchidiParma,consigliòlorodirivol-gersi “alla carità nazionale”».

Lei è arrivato al punto da dichiarare cheGiulio Tremonti ruba al Sud per dare alNord. Forse dimentica che il Veneto hasolo 225 dirigenti regionali mentre la Si-cilia ne ha 2.150. L’855 per cento in più.Che si aggiungono ai 100.000 dipendentiordinari. Allora le chiedo: chi ruba a chi,se non altro lo stipendio?

«I fondi per le aree sottoutilizzate sono, perlegge, all’85 per cento del Sud, e invece sonostati abbondantemente spesi al Nord. I 3,5miliardi di euro con cui è stata abbuonatal’Ici a tutt’Italia erano quelli destinati allestrade dissestate di Calabria e Sicilia. I citta-dinidella Val d’Aosta spendono il10.195 percento in più della Lombardia, pro capite,per i dipendenti regionali. Ma è una ragionea statuto speciale, si obietta. Giusto. Pure laSicilia lo è. Il che non assolve né l’una né l’al-tra. Ma il paragone si fa sempre con l’altra».

Il sociologo Luca Ricolfi in Il sacco delNorddocumentacheognianno50miliar-didieurolascianoleregionisettentriona-li diretti al Sud. E lei me lo chiama furto?

«Intanto i conti andrebbero fatti sui 150 an-ni.Epoi lostesso Ricolfispiega chequeidati,valutati diversamente, portano a conclusio-ni diametralmente opposte. Non tutti sonod’accordo sul metodo scelto da Ricolfi. Va-daafarsiduechiacchierecolprofessorGian-francoViesti,bocconianocheinsegnapoliti-ca economica all’Università di Bari».

S’odeadestra uno squilloditromba: Ter-roni. A sinistra risponde uno squillo: Vi-va l’Italia! di Aldo Cazzullo. Che l’ha ac-cusata d’aver paragonato i piemontesi ainazisti solo per vendere più copie.

«Incapaceditantaeleganza, aCazzullocon-fesso che scrivo nella speranza di essere let-to. E non capisco perché il suo editore spen-da tanti soldi per pubblicizzare Viva l’Italia!se lo scopo è quello di non vendere copie. Ilmio libro s’è imposto col passaparola».

Non nominare il nome di Marzabotto in-vano, le ha ricordato Cazzullo.«Che differenza c’è fra Pontelandolfo eMarzabotto?Mettiamola così: il mioedito-re ha nascosto l’esistenza di Terroni, l’edi-torediCazzullohafattoilcontrario.Nessu-nodei due haottenuto ilrisultato sperato».Anche Ernesto Galli della Loggia e Fran-cesco Merlo hanno maltrattato il suopamphlet.

«LiberacriticainliberoStato: non sipuòpia-

cere a tutti. A me piace non piacere a Gallidella Loggia, per esempio. Prima ha parlatodi “fantasiose ricostruzioni”. Poi, al pari diMerlo e di qualche altro, ha obiettato che lestragi risorgimentali nel Sud erano note e daconsiderarsi “normali” in tempo di guerra.Apartecheascuolatuttoranonvengonostu-diate,allora scusiamoci coni criminalinazi-sti Herbert Kappler e Walter Reder per l’in-giusta detenzione; critichiamo gli Stati Unitiche hanno inflitto l’ergastolo all’ufficialeamericano responsabile dell’eccidio di MyLai in Vietnam; chiediamoci perché si con-danni il massacro dei curdi a opera di Sad-dam Hussein. Insomma, solo l’uccisione inmassa dei meridionali è “normale”?».

Sergio Romano sulCorriere della Seras’è dichiarato infasti-ditodai«lettori meri-dionali che deplora-no i soprusi dei pie-montesi, l’arroganzadel Nord, il sacco delSud, e rimpiangonouna specie di età del-l’oro durante la qua-lei Borbonedi Napoliavrebberofattodello-ro regno un modellodiequitàsocialeesvi-luppo economico». Evi ha ricordato che,perunanimeconsen-sodell’Europad’allo-ra, «il Regno delleDue Sicilie era unodegli Stati peggio go-vernatidauna aristo-crazia retriva, pater-nalista e bigotta».

«Senta, foss’anche tuttovero, e non lo è, questogiustificainvasione,sac-cheggio e strage? Mi pa-re la tipica autoassolu-zionedelcolonizzatore:ti distruggo e ti derubo,però lo faccio per il tuobene, neh? Infatti, l’Ita-lia riconoscente depo-ne ogni anno una coro-na d’alloro dinanzi allalapide che ricorda il co-lonnello vicentino PierEleonoroNegri,ilcarne-fice di Pontelandolfo eCasalduni,enegaaipae-si ridotti in cenere - ri-masero in piedi solo trecase - persino il rispetto per la memoria».

Lei ha fatto il servizio militare?«Arruolato, C4 rosso, se non ricordo male:mi dissero che, se fosse scoppiata la guerra,sarei finito in ufficio. I miei polmoni non da-vano affidamento: postumi di Tbc e quattropacchetti di Gauloises al giorno».

Se scoppiasse una guerra, difenderebbel’Italia o no?

«Oh,machedomandesono?LochiedaaBos-sieaCalderoli!Iosonounitalianochepreten-delaveritàcriticasucom’ènatoilsuoPaeseela fine della sperequazione e degli insulti a

danno del Sud. La questione meridionalenonesisteva150annifa,ilConsiglionaziona-le delle ricerche ha dimostrato che prodottolordo e pro capite erano uguali al Nord e alSud.Imeridionali,conunterzodellapopola-zione, diedero circa la metà dei caduti nelletrincee della prima guerra mondiale».

Silvius Magnago, lo storico leader dellaSvp, mi disse: «La patria è quella cui sisente di appartenere con il cuore. La miaHeimat è il Tirolo. Heimat, terra natia.Voiitalianinonpossedetequestoconcet-to. Non potete capire». Che cosa signifi-ca patria per lei? E qual è la sua Heimat?

«Lo dico nell’esergo del mio libro, con paro-le rubate allo scrittore francese Emmanuel

Roblès: patria è “là do-ve vuoi vivere senza su-bire né infliggere umi-liazione”».

Sarebbe favorevole aun’Italia divisa incantoni,comelaSviz-zera?

«No. Una frontiera nonmigliora gli uomini. Alpiù, può peggiorarli.Ma se la Lega, dopovent’anni di strappi, re-cidesse l’ultimo filo chetieneancora unito il Pa-ese, un attimo prima ilSud dovrebbe andarse-ne, contrattando l’usci-ta, per evitare di esserederubato di nuovo».

Su quali basi andreb-berifattal’Unitàd’Ita-lia?

«Eque.Laformagaranti-scepocolasostanza:va-da a spiegare ai giovaniche la nostra è una Re-pubblica fondata sul la-voro. O che la legge èugualepertutti.Oche leFerroviedelloStatoassi-curano il servizio in tut-toilPaese:Matera,ame-na località europea, èignota alle Fs, lì il trenonon è mai arrivato».

Fosse lei il presiden-te del Consiglio, chefarebbe per ripulireNapoli dai rifiuti?

«Nominereicommissa-rio Vincenzo Cenname,il sindaco che ha fatto diCamigliano, provincia

diCaserta,unesempiovirtuosonellosmalti-mento, grazie alla raccolta differenziata checopre il 65 per cento del totale. Cenname s’èrifiutatodiaffidarnelagestioneaunentepro-vinciale, la cui inefficienza è testimoniatadalle immondizie che vengono lasciate nel-lestrade perscoraggiare laraccolta differen-ziata a favore degli inceneritori. Per questoCenname è stato rimosso dal prefetto, quasifosse a capo d’una Giunta camorrista».

Siamo alla domanda delle cento pistole:i terroni hanno voglia di lavorare sì o no?

«Capiscochela domandalei deveporlae im-

magino che le costi dar voce agli imbecilli. Sefossi maleducato, risponderei: ma mi facciail piacere! Non lo sono e quindi rispondo:quei 5 milioni di meridionali che stanno nel-le fabbriche del Nord, dall’abruzzese SergioMarchionne in giù, come li vede? Sfaticati?Quei 20 milioni di emigrati nel mondo, cheper la prima volta nella loro storia millenariapresero la via dell’esilio volontario dopo i di-sastri dell’Unità d’Italia, sono andati altrovea far nulla? La mia regione fu l’unica in cuiper l’aridità della terra fallì il sistema di pro-duzione dell’impero romano, imperniatosullavilla.EbbenediqueidesertaApuliae,de-sertidiPuglia, lamiagentenelcorsodeiseco-li, col sudore della fronte, ha fatto un giardi-no, rubando l’umiditàalla notte con i murettidi pietra e piantando 60milionidiulivi.Micaco-meBossi,chenonhala-vorato un giorno in vitasua. Anzi, sa che le dico,senza offesa, eh? Ma mifaccia il piacere!».

Il 52 per cento dellapopolazionediTerzi-gno, provincia di Na-poli, campa a caricodell’Inps. Sarà micacolpa dell’Inps?

«Se mi togli tutto, mi at-tacco a quello che c’è.Assistenza? Assistenza!Non mi piace, ma nonhoaltrascelta.AParma,170.000abitanti,ilmini-sterohadecisodieroga-re lo stesso i soldi per lametropolitanaprogetta-taper24milionidiuten-ti, poi ridotti a 8, infineabbandonata, per ver-gogna,spero,nonostan-te lo studio costato 30milionidieuro.Èlacittàdella Parmalat, la peg-gior truffa di tutti i tem-pi. Però la truffa del fal-so invalido scandalizzamaggiormente. Be’, ame le truffe danno fasti-dio tutte. Quella del po-vero la capisco di più».

La metà delle causecontro l’Inps si con-centra in sei città delSud: Foggia, Napoli,Bari, Roma, Lecce eTaranto. A Foggia èpendente circa il 15 per cento dell’interocontenzioso nazionale dell’istituto. Tut-ti i 46.000 braccianti iscritti alle liste diFoggiahannofattocausa all’Inps.Dipen-derà mica dai Savoia.

«Per quanto possa sborsare l’Inps da Terzi-gno a Lecce, non si arriverà mai ai miliardi dieuro che ci costano le multe pagate per colpadegliallevatoripadani disonesti,grandi elet-tori della Lega. O assolviamo tutti, ed è sba-gliato, o condanniamo quelli che lo merita-no. Con una differenza: la truffa delle quotelatteègiàaccertata.Aspettiamodivedereco-

me finiscono i procedimenti contro l’Inps».C’è poco da aspettare: a Foggia, su122.000 cause presentate, 25.000 sonostatespontaneamenteritiratedagliavvo-cati. Erano state avviate per lo più a no-me di persone morte o inesistenti.

«Ma non è detto che tutte le altre siano im-motivate. Ripeto: aspettiamo».

Non sarà che lei mi diventa il Bossi delSud?

«Già l’accostamento è offensivo. Io non giu-dico il mio prossimo dalla latitudine e hosempre lavorato; né ho festeggiato tre voltela laurea, senza mai prenderla. Mi hannoof-ferto candidature, ma ho ringraziato e rifiu-tato, perché inadatto: sono incensurato, hopagato la casa con i miei soldi e voglio mori-re giornalista».

Eppure Giordano Bruno Guerri ha scrit-to che Terroni è sostenuto da piccoli macombattivi gruppi neoborbonici e dalPartitodelSuddiAntonioCiano,assesso-re a Gaeta, e potrebbe diventare il testosacro di una futura Lega meridionale,contrapposta a quella di Bossi.

«Il libro, una volta uscito, va per la sua stra-da,comeifigli.Nonpuoidirgli tudoveanda-re. Terroni non è sostenuto: è letto. E chi lolegge ne fa l’uso che vuole, a patto di nonattribuirlo a me. Stimo Ciano e seguo conattenzione il Partito del Sud, i Neoborboni-ci, l’Mpa del governatore siciliano RaffaeleLombardo, l’associazione Io resto in Cala-bria di Pippo Callipo, il movimento Io Sud diAdrianaPoliBortone.Marestounosservato-re interessato ed esterno. Ero anche amicodi Angelo Vassallo, ilsindaco di Pollica ucci-so dalla camorra con nove colpi di pistola.Ricordo i suoi funerali, con quei fogli tuttiuguali attaccati alle saracinesche dei negozichiusie aiportonidellecase: “Angelo, ilpae-se muore con te”. Oggi per fortuna Pollica vaavanti nel suo nome. In una ventina d’annida sindaco, Angelo aveva arricchito tutti,senza distruggere niente del territorio, verocapitale del paese. Ammiravo il suo corag-gio, la sua fantasia, la sua capacità di trasfor-mare le idee in fatti. Ho pianto accompa-gnandolo al cimitero. Se avesse potuto ve-dermi, si sarebbe messo a ridere».

Per chi vota?«La prima volta votai Dc per ingenuità, suconsiglio d’un amico. Delusione feroce. Poia sinistra, senza mai avere un partito, cosache ritengo incompatibile col giornalismo.Infine quasi stabilmente per i repubblicani

di La Malfa, padre, ov-viamente. Alle prossi-meelezioniforsenonvo-terò, anche se so di fareun regalo ai peggiori».

Non mi pare che la si-nistra, con l’unicopresidente del Consi-glio originario di Gal-lipoli,abbiamigliora-to la condizione delSud.

«Massimo D’Alema hail collegio elettorale aGallipoli e la moglie pu-gliese. Ma è romano. Epoi, ripeto, l’essere diqui o di là non significanulla. Il meridionali-smo è una dottrina soloitaliana, nel mondo. Èstata praticata da uomi-ni eccelsi per cultura emoralità,maèun’inven-zione di italiani delNord, specie lombardi.Solo dopo una genera-zione sono sorti i meri-dionalisti meridionali.Che mi frega di dovesei? Fammi vedere cosafai!».

Leilamental’invasio-ne burocratica pie-montesedel Meridio-ne, però Mario Cervileharicordatocheog-gi il Sud amministracol proprio persona-le la macchina buro-cratica e giudiziariadello Stato nell’Italiaintera. E i risultatinon sono brillanti.

«Tutti, ma proprio tutti gli enti, le banche, leaziende pubbliche o parapubbliche d’Italiasono in mano a settentrionali, in particolarelombardi, a parte un napoletano e tre roma-ni. Vuol dire che se cotanti capi non riesco-no a raggiungere buoni risultati la colpa èdei sottoposti? Se si vince è bravo il generalee se si perde sono cattivi i soldati? Quandodirigevo un giornale, la mia regola era:chiunque abbia sbagliato, la colpa è mia».

(527. Continua)

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“ “ “ “IL GENERALE CIALDINI

LE CIFRE DEL MASSACRO

«Questa Unità d’Italiada 150 anni grondadi sangue dei terroni»

tipi italiani

Già 200 incontri, dalla Svezia

agli Usa. E ho altri 500 inviti.

Sono distrutto. Da dieci mesi

«Terroni» resiste in classifica:

spero che mi venga perdonato

Il peggiore del Risorgimento.

Un macellaio, poi deputato

e senatore del Regno. Era

stato mercenario nella Legione

straniera: uccideva per soldi

Contribuì per il 60% al tesoro

circolante dopo l’annessione.

La Lombardia con l’1 virgola

qualcosa. Il Piemonte non ebbe

scelta: «O guerra o bancarotta»

Migliaia di prigionieri rinchiusi

a Fenestrelle, vicino a Torino,

1.200 metri, senza serramenti.

Morivano di freddo in tre mesi

e finivano squagliati nella calce

Era la capitale siderurgica

del Paese, oggi è il più povero

Comune italiano. Non ci trovi

manco un fabbro: sono stati

tutti deportati a Lumezzane

Se dopo tanti strappi la Lega

reciderà l’ultimo filo che tiene

unito il Paese, un attimo prima

il Sud deve contrattare l’uscita

per non farsi derubare di nuovo

Da Marchionne in giù, al Nord

siamo 5 milioni: tutti sfaticati?

La mia Puglia in epoca romana

era un deserto. Chi ha piantato

col sudore 60 milioni di ulivi?

Si parlò di 15.600 meridionali

uccisi: uno ogni 14 minuti,

per 10 ore al giorno, 365 giorni

l’anno. «La Civiltà Cattolica»

nel 1861 scrisse: «Un milione»

PINO APRILE

UN RECORD DI COPIE

IL REGNO DELLE DUE SICILIE

LA FORTEZZA LAGER

Giuseppe Garibaldi. «Più onesto di altri»

L’AGONIA DI MONGIANA

LE SPINTE SECESSIONISTE

Angelo Vassallo. «Al funerale ho pianto»

LA VOGLIA DI LAVORARE

di Stefano Lorenzetto

Cavour. «Non mise mai piede al Sud...»

LA SUA PATRIAPino Aprile, 60anni, autore di«Terroni». «Checos’è per me lapatria? Là dove

vuoi viveresenza subirené infliggereumiliazione»

[Paolo Altamura]

Enrico Cialdini, generale, poi senatore

Da direttore di «Gente» a paladino del Mezzogiorno col libro sui misfatti dei SavoiaAl Bano gli dedica un inno al Festival di Sanremo. Ma c’è chi lo minaccia di morte

Page 2: [NAZIONALE - 10] GIORN/INTERNI/PAG30 23/01/11 · na, non la luna. Ci sono libri che cambiano il cuore degli uomini. Mi spiace, il mio non è fra questi:sononatodifeb-braioenonhoavutoper

GIORN - NAZIONALE - 11 - 23/01/11- Plate AFFIANCATEDX - Autore: PROTO Stampa: 22/01/11 19.53 - Composite

11 INTERNIil GiornaleDomenica 23 gennaio 2011

La rappre-sentazioneplastica dicome siaimpossibi-

le mettere d’accordopolentoni e terronil’ho avuta davanti al-lavetrinadiunalibre-ria di Verona. Sicco-me per la copertina

del suo Terroni, edito da Piemme, Pino Apri-lehasceltounasilhouettecapovoltadelloSti-vale,conlaSiciliaanordelaCampaniaasud,una zelante commessa ha pensato bene dicorreggerglielaesponendoilvolumecoltito-lo a rovescio. In un solo colpo la libraia hacosì ristabilito il primato del planisfero, con-fermato il sottotitolo dell’opera (Tutto quelloche è stato fatto perché gli italiani del Sud di-ventassero «meridionali») e ribadito senzavolerlo la battuta di Marco Paolini riportatanelle pagine interne: «Quando non si vuolecapire la storia, la si trasforma in geografia».

Uscito dalla tipografia Mondadori prin-ting di Cles, Trento, Val di Non (a dimostra-zione che l’Italia unita almeno per gli editoriè cosa fatta), Terroni è diventato nel giro didiecimesibestseller,oggetto discontro,ma-nifesto dell’orgoglio sudista, testo sacro peri revisionisti del Mezzogiorno, strumento dilottapolitica e orapersino branodel FestivaldiSanremo:AlBano,67anni,pugliesediCel-lino San Marco, inserirà nel suo Cd l’innoGloria, gloria scritto da Mimmo Cavallo eispirato al saggio di Aprile, 60 anni, pugliesedi Gioia del Colle.

Non basta. Terroni è l’edizione multime-dialeper iPad, con foto, interviste e spezzonidal film Elichiamarono briganti di PasqualeSquitieri, in uscita a febbraio. Terroni è lospettacolo teatrale che andrà in scena il 21marzoal QuirinodiRoma, «per rispondere aUmberto Bossi e alla sua arroganza, per direbasta a questo massacro che dura da 150 an-ni», proclama dalle pagine di Facebook l’at-tore-regista Roberto D’Alessandro, cresciu-toallascuola diGigiProietti.Terroni, insom-ma, è tifo da stadio: non a caso l’autore, puravendo ormai perso il conto delle ristampe(«almenounaventina»),rivelad’averneven-duto 150.000 copie, mentre su Wikipedia unbiografo infervorato gliene attribuisce addi-rittura mezzo milione, il che, anche a volerconsiderarele brossureveicolate da Mondoli-bri e glie-book scaricatida Internet, apparepiuttosto esagerato.

Pino Aprile è stato vi-cedirettore di Oggi epoi direttore di Gente.Primad’averecometar-getfissoCarolinadiMo-naco («ho scoperto cheera calva: scoop mon-diale»),s’erasempreoc-cupato di terrorismo epolitica. Da pensionatopensavadi dedicarsial-la passione della sua vi-ta: il mare. Ha diretto ilmensile Fare vela e hascritto tre libri dai titolisanamentemonomani-acali: Il mare minore, AmariestremieMare,uo-mini, passioni. Poi gli èscappatoTerroniedèfi-nitonell’oceanointem-pesta: «Ho accettato fi-nora quasi 200 presen-tazioni. Nel frattemposono giunti all’editorealtri 500 inviti. In teoriaavrei l’agenda piena diappuntamenti sino allaprimavera del 2012, senon ricevessi altre ri-chieste. Invece conti-nuano ad arrivarne. Michiamano anche al-l’estero. La prima tra-sferta è stata in Svezia,quindi Londra, Zuri-go, Manchester, NewYork... Sono distrutto».

Ma la invitano solo icircoli dei calabresi o anche quelli degliemigrati veneti?

«Università, centri di cultura, associazioniitaliane, come la Dante Alighieri».

È il libro di saggistica che resiste da piùmesi in classifica o sbaglio?

«Vero. Spero che mi venga perdonato».Com’è nata l’idea di Terroni?

«Avevo delle domande, cercavo delle rispo-ste.Se davvero a fine Ottocento i meridiona-li erano poveri, arretrati e oppressi, perchémai reagirono contro i “liberatori” venutidal Nord con una guerra civile durata a lun-

go e successivamente con la fuga, emigran-do? Solo dopo molti anni ho pensato di far-ne un libro».

Ha ricevuto offese o minacce?«Offese tante. Qualcuno mi chiede se nonho paura. E di che? Su Facebook un tale mihascritto:“FarailafinediD’Antona”.Hocer-cato di rintracciarlo, ma risultava inesisten-te. Del resto quella è una lavagna collettivasu cui compare di tutto: un estimatore mi hadedicato lo slogan pubblicitario “Terroni,non ci sono paragoni”. È seccante la suppo-nenza di chi crede di sapere già tutto e non ènemmeno sfiorato dal dubbio».

Alla presentazione di Torino s’è quasisfiorata la rissa.

«Eravamo nella Sala dei Cinquecento, gli al-tri sono rimasti in piedi... Una persona ha in-veito contro Roberto Calderoli, che non erapresente,pergli insultirivoltidalministrole-ghistaainapoletani.Gli interventidiMarcel-lo Sorgi, Massimo Nava e Pietrangelo Butta-fuoco sono filati via lisci. Quando ha comin-ciato a parlare Giordano Bruno Guerri, chehascrittounlibrosulbrigantaggiopostunita-rio, la stessa persona lo ha offeso. Lo storicoèsceso dal palco per regolare i conti e il conte-statore s’è zittito. Meno male: Guerri discen-

de dai pirati etruschi, haprofilo da pugile e manida cavatore di ciocco».

Si può dire che Terro-ni abbia fatto venireal Sud la voglia di se-cessione che fino a ie-ri serpeggiava solo alNord?

«No. È stato detto cheTerroni incita i meridio-naliallasollevazione.Fi-guriamoci!IlMezzogior-no non ha voce: tutti igiornali nazionali, ec-cetto La Repubblica, sipubblicano al Nord e letre reti televisive privatesono di un editore lom-bardo che, da capo delgoverno,havoceincapi-tolo pure in quelle pub-bliche. Per la legge diprossimità, la stampatrova più interessante ilmiagolio del gatto di ca-sa rispetto al ruggito delleone nella savana. IlNord scopre che cosastaaccadendo dallemieparti solo quando s’in-terroga sul successo diTerroniodelfilmBenve-nuti al Sud. Ma Terroniè il dito che indica la lu-na, non la luna. Ci sonolibri che cambiano ilcuore degli uomini. Mispiace, il mio non è fraquesti: sono nato di feb-braioe nonho avuto perpadre putativo un mitefalegname. La voglia disecessione del Sud ger-

moglia come reazione agli insulti dei mini-stri del Nord. È meno forte e diffusa che inLombardia o nel Veneto, ma cresce».

Qualisentimentisuscitanoinlei i150 an-ni dell’Unità d’Italia?

«Di delusione, talvolta di disgusto. In qualePaese può restare in carica un ministro chehatrattatola bandiera nazionale comecartaigienica? O un sindaco che ha marchiatocon simboli di partito la scuola dei bambini?L’Italia unita era da fare, perché ogni voltache cade una frontiera gli uomini diventanopiù liberi, più ricchi, più sicuri, più felici. Ma

noneradafareconunapartedelPaeseschie-ratacontro l’altra.Laricorrenza dei 150 annipotevadiventarel’occasioneperfareonesta-mente una volta per tutte i conti con la sto-ria. Così non è».

Che cosa pensa dei Savoia?«Si sono trovati al posto giusto nel momentogiusto. Mentre un’esigua minoranza, nonpiù dell’1-2 per cento della popolazione, eraanimata dal pio desiderio di unificare l’Ita-lia, loro ne avevano l’impellente necessità:strozzati dai debiti, potevano salvarsi solocon l’invasione e il saccheggio del Sud. Loscrisse nel 1859 il deputato Pier Carlo Bog-gio, braccio destro di Cavour: “O la guerra ola bancarotta”. Fino al 1860, per ben 126 an-ni, i Borbone mai aumentarono le tasse. NelRegno di Napoli erano le più basse di tutti gliStati preunitari».

Bruno Vespa mi ha confessato la sua sor-presa nello scoprire solo di recente chenel regno borbonico le imposte eranosoltanto cinque, contro le 22 introdottedai Savoia.

«Isoldi del Sudripianaronoil bucodel Nord.Altesorocircolantedell’Italia unita, il RegnodelleDueSiciliecontribuìperil60percento,la Lombardia per l’1 virgola qualcosa, il Pie-monteperil4.NegliSta-ti via via annessi all’Ita-lianascente,appenaar-rivavano i piemontesispariva la cassa».

EdiGiuseppeGaribal-di che cosa pensa?

«Romanticoavventurie-ro, di idee forti, sempli-ci, a volte confuse, mapiùonestodialtrinelde-nunciare,soloacosefat-teperò,lestragielerapi-necompiutenelMezzo-giorno.Qualcheproble-ma di salute, per l’artro-si che gli rendeva dolo-roso cavalcare: a Napoliarrivò in treno. Qualchedisavventura familiare:la giovane sposa incintadi un altro. Qualche pa-gina oscura nel suo pas-sato sudamericano: latratta degli schiavi dallaCina al Perù. Ne hannofatto un santino. Ma vabene così, ogni nazioneha bisogno dei suoi mitifondanti. Basta saperechi erano veramente».

E di Camillo Bensoconte di Cavour checosa pensa?

«Grande giocatore, spe-cienell’imprevisto.Nonvoleva la conquista delRegno delle Due Sicilie:glibastavanoilLombar-do-Veneto e i Ducati.Già la Toscana gli pare-va in più. Ma quandol’avventura meridiona-le ebbe inizio, in brevelafece propria,persuaseilre,neutralizzòGa-ribaldi, ammansì chi si opponeva. Qualchesuo vizietto sarebbe stato da galera. Comemolti padri del Risorgimento, non mise maipiede al Sud: lo conosceva per sentito dire».

La peggiore figura del Risorgimento?«Il generale Enrico Cialdini, poi deputato esenatoredelRegno.Unmacellaiochemena-va vanto del numero di meridionali fucilati,delle centinaia di case incendiate, dei paesirasialsuolo.Primadidiventareeroepluride-corato del Risorgimento, fu mercenario nel-la Legione straniera in Portogallo e Spagna.

Uccideva i suoi simili a pagamento».Quali sono gli episodi risorgimentali piùrivoltanti,chel’hannofattaricrederesul-la sua italianità?

«Non si può smettere di essere italiani. Peròmi sono dovuto ricredere circa il raccontobello e glorioso sulla nascita del mio Paesecheavevoimparatoascuola.Daadolescentefremi d’indignazione per gli indiani stermi-nati sul Sand Creek e da grande scopri che ifratelli d’Italia nel Meridione fecero di peg-gio. La mitologia risorgimentale cominciò avacillare quando lessi La conquista del Suddi Carlo Alianello. Vi si narrava la storia diuna donna violentata e lasciata morire da 18bersaglieri, che già le avevano ammazzato ilmarito. Il figlioletto che assistette alla scena,divenutoadolescente,sivantavad’averucci-so per vendetta 18 soldati di re Vittorio Ema-nueleaCustoza.PoiilmassacrodiPontelan-dolfo e Casalduni, 5.000 abitanti il primo,3.000il secondo,due delle decinedi paesidi-strutti, con libertà di stupro e di saccheggiolasciata dal Cialdini ai suoi soldati, fucilazio-ni di massa, torture, le abitazioni date allefiamme con la gente all’interno. E le migliaiadimeridionalisquagliatinellacalcevivaaFe-nestrelle,unafortezza-lagera unasettantina

di chilometri da Torino,a 1.200 metri di quota,battuta da venti gelidi,dove la vita media degliinternati non superava itre mesi. Per garantireulterioretormentoaipri-gionieri, erano state di-velte le finestre dei dor-mitori. Viva l’Italia!».

Gianfranco Miglio,ideologo della Lega,miconfidòcheeraan-cora terrorizzato dacertestorieatrociudi-teda bambino,quan-do il nonno gli rac-contava che, giovanebersagliere in Cala-bria, aveva trovatoun suo commilitonecrocifisso su un ter-mitaio dai briganti.

«Le ha anche racconta-to che cos’aveva fattoquel bersagliere? Era inun Paese invaso senzamanco la dichiarazionedi guerra. Maria Izzo, lapiù bella di Pontelan-dolfo, fu legata nuda aun albero, con le gambedivaricate, stuprata aturno dai bersaglieri epoi finita con una baio-nettata nella pancia. APalermo uccisero sottotortura un muto dallanascitaperchésirifiuta-vadiparlare. Riferironoin Parlamento d’averfucilato, in un anno,15.600meridionali:unoogni 14 minuti, per die-

ciore algiorno, 365 giornisu 365. Ma ilcontodelle vittime viene prudentemente stimatoinalmeno100.000da GiordanoBrunoGuer-ri. Altri calcoli arrivano a diverse centinaiadi migliaia. La Civiltà Cattolica, rivista deigesuiti, nel 1861 scrisse che furono oltre unmilione. La cifra vera non si saprà mai».

DaTerroni:«“Ottentotti”,“irochesi”,“be-duini”, “peggio che Affrica”, “degenera-ti”, “ritardati”, “selvaggi”, “degradati”:così i meridionali vennero definiti, e de-scritti con tratti animaleschi, dai fratellidel Nord scesi a liberarli». Io sono vene-

to. Ha idea di quante ce ne hanno dette ece ne dicono? Razzisti, analfabeti, beoti,ubriaconi, bestemmiatori, evasori fisca-li, sfruttatori di clandestini. Non credechesecominciamoatenerequestogene-re di contabilità, non la finiamo più?

«Devono finirla i Bossi, i Calderoli, i Borghe-zio, i Salvini, i Brunetta. Quella degradazio-ne dei meridionali ad animali preparò e giu-stificò il genocidio. Ricordo le parole di unintellettuale di Sarajevo: “Non è stato il fra-casso dei cannoni a uccidere la Jugoslavia. Èstatoilsilenzio.Il silenziosul linguaggiodel-laviolenza,primachesullaviolenza”.Unmi-nistro della Repubblica ha minacciato il ri-corso ai fucili. In Italia, adesso. Non a Sa-rajevo, allora».

Lei scrive che Luigi Federico Menabrea,presidente del Consiglio dei ministri delRegno,nel1868volevadeportareinPata-gonia i meridionali sospettati di brigan-taggio. Che cosa dovrebbero dire i venetideportatiper davveroda BenitoMussoli-ninellemalarichepaludipontineperbo-nificarle?

«Menabrea voleva deportare i meridionalipersterminarli. I venetinelle paludipontinenon furono deportati: ebbero lavoro, casa,terra risanata con i soldi di tutti e a danno diquelli che vi morivano di malaria da secoliper trarne pane. Ma vediamo il lato positivo:fra poveri s’incontrarono. E dove il sangue simischia, nasce la bellezza. La provincia oggichiamata Latina ha dato all’Italia la più altaconcentrazione di miss da calendario perchilometro quadrato. E pure Santa MariaGoretti, che si fece uccidere per difendere lapropria femminilità».

Scriveanche:«La Calabrianonappartie-ne, geologicamente, al Mezzogiorno, maal sistema alpino: si staccò con la Corsicadalla regione ligure-provenzale e migrò,sino a incastrarsi fra Sicilia e Pollino».Recrimina persino sull’orografia?

«O è un modo per dire che a Sud voglionovenirci tutti?».

Si dilunga sul caso di Mongiana, che ineffetti è impressionante. Però che cosadimostra? Da Nord a Sud, ogni distrettoindustriale piange i suoi dinosauri.

«Mongiana, in Calabria, era la capitale side-rurgicad’Italiaeoggicontendeallaconfinan-te Nardodipace lo scomodo primato di Co-mune più povero d’Italia. I mongianesi, sra-dicati dal loro paese, si sono trovati a lavora-re nelle fonderie del Bresciano: 150 famiglie,circa 500 persone, solo a Lumezzane, che èormai la vera Mongiana. Dove prima 1.500operai e tecnici siderurgici specializzati ren-devano autosufficiente l’industria pesantedel Regno delle Due Sicilie, adesso non è ri-mastoneppureunfabbro.Ilpiùriccodistret-to minerario della penisola fu soppresso dalgovernounitarioperungravedifettostruttu-rale: si trovava nel posto sbagliato, nel Meri-dione. Il Sud non doveva far concorrenza alNord nella produzione di merci. E questo fuimpostoconlearmieunalegislazionesquili-brata a danno del Mezzogiorno. La vicendadi Mongiana è esemplare, nell’impossibilitàdi raccontare tutto. Ma accadde la stessa co-sa con la cantieristica navale, l’industria fer-roviaria, l’agricoltura».

In occasione dei 150 anni dell’Unitàd’Italia,la città di Gaetavuol chiedere unrisarcimento per l’assedio savoiardo del1861: 500 milioni di euro. Mi ricorda ilVeneto, che pretende i danni di guerradalla Francia per il saccheggio napoleo-nico del 1797: 1.033 miliardi di euro.

«C’è una differenza: al risarcimento di Gae-tas’impegnòil luogotenente,principediCa-rignano,innomedelqualeilgeneraleCialdi-ni, responsabile di quelle macerie, garantìper iscritto: “Il Governo di Sua Maestà prov-vederàall’equoemaggiore possibilerisarci-mento”. Quando gli amministratori comu-naliandaronoperriscuotere, ilnuovoluogo-tenente, Luigi Farini, già distintosi con mo-glie e figlia nel patriottico furto dell’argente-riadei duchidiParma,consigliòlorodirivol-gersi “alla carità nazionale”».

Lei è arrivato al punto da dichiarare cheGiulio Tremonti ruba al Sud per dare alNord. Forse dimentica che il Veneto hasolo 225 dirigenti regionali mentre la Si-cilia ne ha 2.150. L’855 per cento in più.Che si aggiungono ai 100.000 dipendentiordinari. Allora le chiedo: chi ruba a chi,se non altro lo stipendio?

«I fondi per le aree sottoutilizzate sono, perlegge, all’85 per cento del Sud, e invece sonostati abbondantemente spesi al Nord. I 3,5miliardi di euro con cui è stata abbuonatal’Ici a tutt’Italia erano quelli destinati allestrade dissestate di Calabria e Sicilia. I citta-dinidella Val d’Aosta spendono il10.195 percento in più della Lombardia, pro capite,per i dipendenti regionali. Ma è una ragionea statuto speciale, si obietta. Giusto. Pure laSicilia lo è. Il che non assolve né l’una né l’al-tra. Ma il paragone si fa sempre con l’altra».

Il sociologo Luca Ricolfi in Il sacco delNorddocumentacheognianno50miliar-didieurolascianoleregionisettentriona-li diretti al Sud. E lei me lo chiama furto?

«Intanto i conti andrebbero fatti sui 150 an-ni.Epoi lostesso Ricolfispiega chequeidati,valutati diversamente, portano a conclusio-ni diametralmente opposte. Non tutti sonod’accordo sul metodo scelto da Ricolfi. Va-daafarsiduechiacchierecolprofessorGian-francoViesti,bocconianocheinsegnapoliti-ca economica all’Università di Bari».

S’odeadestra uno squilloditromba: Ter-roni. A sinistra risponde uno squillo: Vi-va l’Italia! di Aldo Cazzullo. Che l’ha ac-cusata d’aver paragonato i piemontesi ainazisti solo per vendere più copie.

«Incapaceditantaeleganza, aCazzullocon-fesso che scrivo nella speranza di essere let-to. E non capisco perché il suo editore spen-da tanti soldi per pubblicizzare Viva l’Italia!se lo scopo è quello di non vendere copie. Ilmio libro s’è imposto col passaparola».

Non nominare il nome di Marzabotto in-vano, le ha ricordato Cazzullo.«Che differenza c’è fra Pontelandolfo eMarzabotto?Mettiamola così: il mioedito-re ha nascosto l’esistenza di Terroni, l’edi-torediCazzullohafattoilcontrario.Nessu-nodei due haottenuto ilrisultato sperato».Anche Ernesto Galli della Loggia e Fran-cesco Merlo hanno maltrattato il suopamphlet.

«LiberacriticainliberoStato: non sipuòpia-

cere a tutti. A me piace non piacere a Gallidella Loggia, per esempio. Prima ha parlatodi “fantasiose ricostruzioni”. Poi, al pari diMerlo e di qualche altro, ha obiettato che lestragi risorgimentali nel Sud erano note e daconsiderarsi “normali” in tempo di guerra.Apartecheascuolatuttoranonvengonostu-diate,allora scusiamoci coni criminalinazi-sti Herbert Kappler e Walter Reder per l’in-giusta detenzione; critichiamo gli Stati Unitiche hanno inflitto l’ergastolo all’ufficialeamericano responsabile dell’eccidio di MyLai in Vietnam; chiediamoci perché si con-danni il massacro dei curdi a opera di Sad-dam Hussein. Insomma, solo l’uccisione inmassa dei meridionali è “normale”?».

Sergio Romano sulCorriere della Seras’è dichiarato infasti-ditodai«lettori meri-dionali che deplora-no i soprusi dei pie-montesi, l’arroganzadel Nord, il sacco delSud, e rimpiangonouna specie di età del-l’oro durante la qua-lei Borbonedi Napoliavrebberofattodello-ro regno un modellodiequitàsocialeesvi-luppo economico». Evi ha ricordato che,perunanimeconsen-sodell’Europad’allo-ra, «il Regno delleDue Sicilie era unodegli Stati peggio go-vernatidauna aristo-crazia retriva, pater-nalista e bigotta».

«Senta, foss’anche tuttovero, e non lo è, questogiustificainvasione,sac-cheggio e strage? Mi pa-re la tipica autoassolu-zionedelcolonizzatore:ti distruggo e ti derubo,però lo faccio per il tuobene, neh? Infatti, l’Ita-lia riconoscente depo-ne ogni anno una coro-na d’alloro dinanzi allalapide che ricorda il co-lonnello vicentino PierEleonoroNegri,ilcarne-fice di Pontelandolfo eCasalduni,enegaaipae-si ridotti in cenere - ri-masero in piedi solo trecase - persino il rispetto per la memoria».

Lei ha fatto il servizio militare?«Arruolato, C4 rosso, se non ricordo male:mi dissero che, se fosse scoppiata la guerra,sarei finito in ufficio. I miei polmoni non da-vano affidamento: postumi di Tbc e quattropacchetti di Gauloises al giorno».

Se scoppiasse una guerra, difenderebbel’Italia o no?

«Oh,machedomandesono?LochiedaaBos-sieaCalderoli!Iosonounitalianochepreten-delaveritàcriticasucom’ènatoilsuoPaeseela fine della sperequazione e degli insulti a

danno del Sud. La questione meridionalenonesisteva150annifa,ilConsiglionaziona-le delle ricerche ha dimostrato che prodottolordo e pro capite erano uguali al Nord e alSud.Imeridionali,conunterzodellapopola-zione, diedero circa la metà dei caduti nelletrincee della prima guerra mondiale».

Silvius Magnago, lo storico leader dellaSvp, mi disse: «La patria è quella cui sisente di appartenere con il cuore. La miaHeimat è il Tirolo. Heimat, terra natia.Voiitalianinonpossedetequestoconcet-to. Non potete capire». Che cosa signifi-ca patria per lei? E qual è la sua Heimat?

«Lo dico nell’esergo del mio libro, con paro-le rubate allo scrittore francese Emmanuel

Roblès: patria è “là do-ve vuoi vivere senza su-bire né infliggere umi-liazione”».

Sarebbe favorevole aun’Italia divisa incantoni,comelaSviz-zera?

«No. Una frontiera nonmigliora gli uomini. Alpiù, può peggiorarli.Ma se la Lega, dopovent’anni di strappi, re-cidesse l’ultimo filo chetieneancora unito il Pa-ese, un attimo prima ilSud dovrebbe andarse-ne, contrattando l’usci-ta, per evitare di esserederubato di nuovo».

Su quali basi andreb-berifattal’Unitàd’Ita-lia?

«Eque.Laformagaranti-scepocolasostanza:va-da a spiegare ai giovaniche la nostra è una Re-pubblica fondata sul la-voro. O che la legge èugualepertutti.Oche leFerroviedelloStatoassi-curano il servizio in tut-toilPaese:Matera,ame-na località europea, èignota alle Fs, lì il trenonon è mai arrivato».

Fosse lei il presiden-te del Consiglio, chefarebbe per ripulireNapoli dai rifiuti?

«Nominereicommissa-rio Vincenzo Cenname,il sindaco che ha fatto diCamigliano, provincia

diCaserta,unesempiovirtuosonellosmalti-mento, grazie alla raccolta differenziata checopre il 65 per cento del totale. Cenname s’èrifiutatodiaffidarnelagestioneaunentepro-vinciale, la cui inefficienza è testimoniatadalle immondizie che vengono lasciate nel-lestrade perscoraggiare laraccolta differen-ziata a favore degli inceneritori. Per questoCenname è stato rimosso dal prefetto, quasifosse a capo d’una Giunta camorrista».

Siamo alla domanda delle cento pistole:i terroni hanno voglia di lavorare sì o no?

«Capiscochela domandalei deveporlae im-

magino che le costi dar voce agli imbecilli. Sefossi maleducato, risponderei: ma mi facciail piacere! Non lo sono e quindi rispondo:quei 5 milioni di meridionali che stanno nel-le fabbriche del Nord, dall’abruzzese SergioMarchionne in giù, come li vede? Sfaticati?Quei 20 milioni di emigrati nel mondo, cheper la prima volta nella loro storia millenariapresero la via dell’esilio volontario dopo i di-sastri dell’Unità d’Italia, sono andati altrovea far nulla? La mia regione fu l’unica in cuiper l’aridità della terra fallì il sistema di pro-duzione dell’impero romano, imperniatosullavilla.EbbenediqueidesertaApuliae,de-sertidiPuglia, lamiagentenelcorsodeiseco-li, col sudore della fronte, ha fatto un giardi-no, rubando l’umiditàalla notte con i murettidi pietra e piantando 60milionidiulivi.Micaco-meBossi,chenonhala-vorato un giorno in vitasua. Anzi, sa che le dico,senza offesa, eh? Ma mifaccia il piacere!».

Il 52 per cento dellapopolazionediTerzi-gno, provincia di Na-poli, campa a caricodell’Inps. Sarà micacolpa dell’Inps?

«Se mi togli tutto, mi at-tacco a quello che c’è.Assistenza? Assistenza!Non mi piace, ma nonhoaltrascelta.AParma,170.000abitanti,ilmini-sterohadecisodieroga-re lo stesso i soldi per lametropolitanaprogetta-taper24milionidiuten-ti, poi ridotti a 8, infineabbandonata, per ver-gogna,spero,nonostan-te lo studio costato 30milionidieuro.Èlacittàdella Parmalat, la peg-gior truffa di tutti i tem-pi. Però la truffa del fal-so invalido scandalizzamaggiormente. Be’, ame le truffe danno fasti-dio tutte. Quella del po-vero la capisco di più».

La metà delle causecontro l’Inps si con-centra in sei città delSud: Foggia, Napoli,Bari, Roma, Lecce eTaranto. A Foggia èpendente circa il 15 per cento dell’interocontenzioso nazionale dell’istituto. Tut-ti i 46.000 braccianti iscritti alle liste diFoggiahannofattocausa all’Inps.Dipen-derà mica dai Savoia.

«Per quanto possa sborsare l’Inps da Terzi-gno a Lecce, non si arriverà mai ai miliardi dieuro che ci costano le multe pagate per colpadegli allevatoripadani disonesti, grandi elet-tori della Lega. O assolviamo tutti, ed è sba-gliato, o condanniamo quelli che lo merita-no. Con una differenza: la truffa delle quotelatteègiàaccertata.Aspettiamodivedereco-

me finiscono i procedimenti contro l’Inps».C’è poco da aspettare: a Foggia, su122.000 cause presentate, 25.000 sonostatespontaneamenteritiratedagliavvo-cati. Erano state avviate per lo più a no-me di persone morte o inesistenti.

«Ma non è detto che tutte le altre siano im-motivate. Ripeto: aspettiamo».

Non sarà che lei mi diventa il Bossi delSud?

«Già l’accostamento è offensivo. Io non giu-dico il mio prossimo dalla latitudine e hosempre lavorato; né ho festeggiato tre voltela laurea, senza mai prenderla. Mi hannoof-ferto candidature, ma ho ringraziato e rifiu-tato, perché inadatto: sono incensurato, hopagato la casa con i miei soldi e voglio mori-re giornalista».

Eppure Giordano Bruno Guerri ha scrit-to che Terroni è sostenuto da piccoli macombattivi gruppi neoborbonici e dalPartitodelSuddiAntonioCiano,assesso-re a Gaeta, e potrebbe diventare il testosacro di una futura Lega meridionale,contrapposta a quella di Bossi.

«Il libro, una volta uscito, va per la sua stra-da,comeifigli.Nonpuoidirgli tudoveanda-re. Terroni non è sostenuto: è letto. E chi lolegge ne fa l’uso che vuole, a patto di nonattribuirlo a me. Stimo Ciano e seguo conattenzione il Partito del Sud, i Neoborboni-ci, l’Mpa del governatore siciliano RaffaeleLombardo, l’associazione Io resto in Cala-bria di Pippo Callipo, il movimento Io Sud diAdrianaPoliBortone.Marestounosservato-re interessato ed esterno. Ero anche amicodi Angelo Vassallo, ilsindaco di Pollica ucci-so dalla camorra con nove colpi di pistola.Ricordo i suoi funerali, con quei fogli tuttiuguali attaccati alle saracinesche dei negozichiusie aiportonidellecase: “Angelo, ilpae-se muore con te”. Oggi per fortuna Pollica vaavanti nel suo nome. In una ventina d’annida sindaco, Angelo aveva arricchito tutti,senza distruggere niente del territorio, verocapitale del paese. Ammiravo il suo corag-gio, la sua fantasia, la sua capacità di trasfor-mare le idee in fatti. Ho pianto accompa-gnandolo al cimitero. Se avesse potuto ve-dermi, si sarebbe messo a ridere».

Per chi vota?«La prima volta votai Dc per ingenuità, suconsiglio d’un amico. Delusione feroce. Poia sinistra, senza mai avere un partito, cosache ritengo incompatibile col giornalismo.Infine quasi stabilmente per i repubblicani

di La Malfa, padre, ov-viamente. Alle prossi-meelezioniforsenonvo-terò, anche se so di fareun regalo ai peggiori».

Non mi pare che la si-nistra, con l’unicopresidente del Consi-glio originario di Gal-lipoli,abbiamigliora-to la condizione delSud.

«Massimo D’Alema hail collegio elettorale aGallipoli e la moglie pu-gliese. Ma è romano. Epoi, ripeto, l’essere diqui o di là non significanulla. Il meridionali-smo è una dottrina soloitaliana, nel mondo. Èstata praticata da uomi-ni eccelsi per cultura emoralità,maèun’inven-zione di italiani delNord, specie lombardi.Solo dopo una genera-zione sono sorti i meri-dionalisti meridionali.Che mi frega di dovesei? Fammi vedere cosafai!».

Leilamental’invasio-ne burocratica pie-montesedel Meridio-ne, però Mario Cervileharicordatocheog-gi il Sud amministracol proprio persona-le la macchina buro-cratica e giudiziariadello Stato nell’Italiaintera. E i risultatinon sono brillanti.

«Tutti, ma proprio tutti gli enti, le banche, leaziende pubbliche o parapubbliche d’Italiasono in mano a settentrionali, in particolarelombardi, a parte un napoletano e tre roma-ni. Vuol dire che se cotanti capi non riesco-no a raggiungere buoni risultati la colpa èdei sottoposti? Se si vince è bravo il generalee se si perde sono cattivi i soldati? Quandodirigevo un giornale, la mia regola era:chiunque abbia sbagliato, la colpa è mia».

(527. Continua)

[email protected]

“ “ “ “IL GENERALE CIALDINI

LE CIFRE DEL MASSACRO

«Questa Unità d’Italiada 150 anni grondadi sangue dei terroni»

tipi italiani

Già 200 incontri, dalla Svezia

agli Usa. E ho altri 500 inviti.

Sono distrutto. Da dieci mesi

«Terroni» resiste in classifica:

spero che mi venga perdonato

Il peggiore del Risorgimento.

Un macellaio, poi deputato

e senatore del Regno. Era

stato mercenario nella Legione

straniera: uccideva per soldi

Contribuì per il 60% al tesoro

circolante dopo l’annessione.

La Lombardia con l’1 virgola

qualcosa. Il Piemonte non ebbe

scelta: «O guerra o bancarotta»

Migliaia di prigionieri rinchiusi

a Fenestrelle, vicino a Torino,

1.200 metri, senza serramenti.

Morivano di freddo in tre mesi

e finivano squagliati nella calce

Era la capitale siderurgica

del Paese, oggi è il più povero

Comune italiano. Non ci trovi

manco un fabbro: sono stati

tutti deportati a Lumezzane

Se dopo tanti strappi la Lega

reciderà l’ultimo filo che tiene

unito il Paese, un attimo prima

il Sud deve contrattare l’uscita

per non farsi derubare di nuovo

Da Marchionne in giù, al Nord

siamo 5 milioni: tutti sfaticati?

La mia Puglia in epoca romana

era un deserto. Chi ha piantato

col sudore 60 milioni di ulivi?

Si parlò di 15.600 meridionali

uccisi: uno ogni 14 minuti,

per 10 ore al giorno, 365 giorni

l’anno. «La Civiltà Cattolica»

nel 1861 scrisse: «Un milione»

PINO APRILE

UN RECORD DI COPIE

IL REGNO DELLE DUE SICILIE

LA FORTEZZA LAGER

Giuseppe Garibaldi. «Più onesto di altri»

L’AGONIA DI MONGIANA

LE SPINTE SECESSIONISTE

Angelo Vassallo. «Al funerale ho pianto»

LA VOGLIA DI LAVORARE

di Stefano Lorenzetto

Cavour. «Non mise mai piede al Sud...»

LA SUA PATRIAPino Aprile, 60anni, autore di«Terroni». «Checos’è per me lapatria? Là dove

vuoi viveresenza subirené infliggereumiliazione»

[Paolo Altamura]

Enrico Cialdini, generale, poi senatore

Da direttore di «Gente» a paladino del Mezzogiorno col libro sui misfatti dei SavoiaAl Bano gli dedica un inno al Festival di Sanremo. Ma c’è chi lo minaccia di morte