[NAZIONALE - 23] GIORN/INTERNI/PAG25 24/08/08 · non gli bastavano la cappella con altare,...

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Cronache il Giornale Domenica 24 agosto 2008 23 (...) semplicemente che di qui nel maggio 1221 passò Sant’Antonio da Padova diretto verso l’eremo di Montepaolo. Un secondo cartel- lo indica «Croce gloriosa»: è quel- lo giusto, ma ancora non rende l’idea. Impossibilitato a tornare nella Palestina, dov’è stato una mezza dozzina di volte in pellegri- naggio di fede e di studio, questo pensionato di 66 anni originario di Cesenatico, già tecnico della Te- lecom, ha deciso di ricostruirsi in casa propria la Terra Santa dei tempi di Gesù. In scala ridotta, si capisce. Ha lavorato quasi per un decennio con cemento, resine, vernici acriliche, cristalli, pannel- li esplicativi, investendo non me- no di 30.000 euro e avendo sem- pre a modello le planimetrie dise- gnate dai frati archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum che da oltre un secolo scavano nel sottosuolo del Medio Oriente. A prima vista gli edifici sembra- no fatti di cartoncino. Li tocchi: marmo. In una stanza ecco la rico- struzione del Tempio di Gerusa- lemme, quello di cui fu detto: «Non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». In un’altra ecco la grotta di Betlemme. In un’altra ancora ecco il Golgota. In un’altra la casa di Maria dove avvenne l’Annunciazione. In un’altra il perimetro della dimo- ra di Pietro a Cafarnao. In un’al- tra il plastico completo della Ter- ra Santa dalle alture del Golan fi- no al Mar Rosso. Qui una boccet- ta riempita con l’acqua del fiume Giordano in cui Giovanni battez- zò Gesù. Là un’ampolla di liquido salato raccolto nel Mar Morto. E poi tre piccole croci piantate su tre pezzi di roccia, con tanto di scala metrica scolpita nel mar- mo. Non tre sassi qualsiasi: «Li ho scalpellati via di nascosto, in barba a cattolici, musulmani, or- todossi e armeni, dalla roccia del Calvario custodita nella chiesa del Santo Sepolcro che l’imperato- re Costantino fece costruire nell’anno 325. Due diversi viaggi mi ci sono vo- luti. Andavo alle 5 di mattina, appena aperta la chiesa. Non è stato facile la- vorare con una sola mano infilata in una stretta fessura del cristallo protettivo». Nota il mio stupore. «Non dovevo? Da quando li ha toccati Cristo, sono sassi universali, di tutti. E comunque meglio sorvegliati da me che in mano ai mao- mettani». Ma queste impre- se ancora non gli ba- stavano. Come pure non gli bastavano la cappella con altare, tabernacolo e ingi- nocchiatoi che fino al 1986 ha ospitato la messa do- menicale per le famiglie del cir- condario, le cinque statue della Madonna (del Presepio, di Lour- des, di Fatima, di Medjugorje, del Rosario) e quelle di Gesù, di pa- dre Pio, di San Michele arcangelo e di altri cinque angeli. Albertelli ha voluto impreziosire la sua pri- vatissima Terra Santa con qualco- sa che andasse ben oltre l’intimi- tà domestica, qualcosa che fosse visibile stando giù in paese e che magari costringesse a volgere lo sguardo verso il cielo tanto i villeg- gianti che di giorno frequentano le Terme quanto le voci nuove che nelle sere d’estate si esibisco- no sul palco del Festival di Castro- caro. Ed ecco allora la «Croce glo- riosa» - 7 metri e 38 centimetri di lamiera e plexiglas, illuminata dall’interno - che si erge al termi- ne delle 15 stazioni di una via cru- cis eretta nel verde del pendio. Nonostante le autorizzazioni co- munali, mal gliene incolse. Per- ché, a parte gli altri 50.000 euro di spesa, stavolta a finire dritto sul calvario è stato lui. Con l’ag- gravante di non avere, ossuto e mingherlino com’è, le spalle di Si- mone, l’uomo di Cirene. Accusato di abuso edilizio, abuso della cre- dulità popolare, disturbo delle oc- cupazioni e del riposo delle perso- ne, in una parola di rappresenta- re con la sua stravagante iniziati- va nientemeno che «un pericolo per la salute e l’incolumità fisica» dei vicini, Albertelli è finito sotto processo ed è stato crocifisso dal- la magistratura, al pari della con- sorte, per il reato continuato di cui all’articolo 81 del codice pena- le. Con la magra consolazione di ritrovarsi ai lati del patibolo, in veste di buoni cristiani anziché di buoni ladroni, gli amici Ortensio Sassi e Maria Grazia Zaccaria, marito e moglie, tanto spericolati da averlo affiancato nella pratica devozionale. «Dopo aver ispezionato i luoghi del delitto, mi sono trovato di fron- te a una splendida sorpresa», mi aveva raccontato lo scrittore Ro- berto Corsi, che ha dedicato alla vicenda un capitolo del suo libro Anoressia della memoria. «Non mi pare scoperta da poco indivi- duare uno che costruisce tutto ciò di tasca propria, senza ricer- ca di sponsor, senza chiedere l’obolo al ministero dei Beni cultu- rali. Anche nel cosiddetto mondo cattolico mi sono imbattuto spes- so in personaggi che, ritenendo di aver fatto qualcosa di buono, non si accontentano della pro- messa del regno di Dio, ma para- no la mano come faceva Mattley, il cane di Dick Dastardly nel carto- ne animato Lo squadrone avvol- toi di Hanna & Barbera, che ansi- mava: “La medaglia, la meda- glia”». Adesso però il mite pensionato e i suoi fratelli di fede hanno avu- to la resurrezione in atti giudizia- ri: assolti con formula piena dal tribunale di Forlì perché il fatto, cioè la preghiera collettiva, non costituisce reato. Al Nazareno ba- starono tre giorni. Ad Albertelli quattro anni di carte bollate, 25.000 euro buttati in avvocati e un mezzo esaurimento nervoso. È sicuro che questo sia il posto più adatto per una via crucis? «Sicurissimo. Ho progettato que- sta casa nel 1970, con le mie ma- ni, su un terreno che storicamen- te è sempre stato chiamato l’Orto di Sant’Antonio, proprio perché di qui passò il taumaturgo. Avrei voluto costruirne un’altra per ospitarci dopo quasi 800 anni i francescani, ma il Comune mi ha boc- ciato il progetto. Lei pensi che solo per poter mettere il car- tello “Croce glorio- sa” sono dovuto ri- correre prima al di- fensore civico, che mi ha dato ragione, e poi minacciare di rivolgermi al Tar. C’è voluto un anno prima che il sindaco dell’epoca, Maurizio Fussi, diessino, si de- cidesse a rilasciarmi la licenza per la via crucis. E comunque l’idea è stata dei no- stri amici Ortensio e Maria Grazia, non mia. Una riproduzio- ne della croce di Dozulé». Dozulé? «È una località fran- cese della Norman- dia, dove tra il 1970 e il 1978 Ge- sù apparve per 49 volte a Madelei- ne Aumont, moglie di un operaio, madre di cinque figli. Cristo Re le chiese che fosse eretta la più gran- de croce esistente al mondo, 738 metri, cioè l’altitudine del Golgo- ta sul livello del mare, illuminata di bianco e di azzurro. Siccome il desiderio del Redentore non s’è potuto realizzare, i fedeli di tutto il mondo stanno costruendo croci gloriose in scala, alte 7,38 metri. Ne sono sorte a migliaia, ovun- que: da Losanna a Quito, da Va- lencia a Fatima, persino a Nou- méa, in Nuova Caledonia. Una quarantina soltanto in Romania. Un’infinità in Italia: a Novara, Forlì, Cesena, Manduria, Raven- na, sette in Sardegna, una delle quali sul Gennargentu. E la vuol sapere una cosa straordinaria?». Dica. «Solo al termine dei lavori mi so- no accorto che la mia via crucis era venuta esattamente della stes- sa lunghezza, 520 metri, di quel- la originale di Gerusalemme. Al- tra incredibile coincidenza: è ri- sultata identica, 10 metri, anche la differenza altimetrica fra il Cal- vario e il Litostroto, il lastricato su cui Gesù fu processato da Pila- to e flagellato dalla guarnigione del pretorio. Lei sa bene che il Gol- gota, il “luogo del cranio” raffigu- rato nell’iconografia tradizionale e dai registi come una montagna, in realtà era una collinetta di po- chi metri, tanto da essere oggi in- globata all’interno della chiesa del Santo Sepolcro. Quando l’ho fatto notare a un sacerdote vene- to che passava le acque a Castro- caro ed era voluto salire fin quas- sù, s’è messo a ridere». Ma non era un oratorio privato? Aperto al pubblico? «Certo, se qualcuno bussa, non posso cacciarlo. Ci trovia- mo sulla via crucis in una ventina d’ami- ci tutti i venerdì dal- le 21 alle 22.15, con qualsiasi tempo, an- che con la neve. A mezzanotte la croce illuminata si spe- gne». Se era tutto in rego- la, com’è che siete finiti sotto proces- so? «Tre famiglie hanno presentato un espo- sto alla Procura, ai carabinieri e alla diocesi, sostenendo che la collina aveva subìto “profondi e in- naturali mutamenti destinati a incidere pesantemente sulla vita quotidiana dei residenti” e accusan- doci d’averla trasformata in zona di culto senza aver chiesto il per- messo al questore. Ma questa è una proprietà privata e i permes- si vanno chiesti solo quando le funzioni religiose si svolgono sul suolo pubblico». Non è che pregate e cantate a squarciagola? «Sempre a voce bassa. E poi, guardi, una delle persone che ci ha denunciato abita a Bologna. Le pare che avrebbe potuto sentir- ci stando a 80 chilometri da qui? La cosa buffa è che la prima a di- fenderci è stata la famiglia Abdou- laye Khoudia, senegalesi di reli- gione musulmana che custodiva- no la villa di due dei nostri accusa- tori. Hanno testimoniato per iscritto che la pratica della via crucis non ha mai procurato alcu- na molestia alle loro occupazioni e al loro riposo. In quelle case so- no subentrati nigeriani, maroc- chini, tunisini e ogni volta che ci sentivano pregare erano gli isla- mici a smettere di parlare o di ri- dere per il timore di disturbare la nostra funzione religiosa». Quanti processi ha subìto? «Prima il Comune mi ha portato davanti al giudice di pace per far- mi spostare la croce. Poi ho avuto due procedimenti penali. Nel pri- mo le accuse di abuso edilizio e abuso della credulità popolare so- no state archiviate. Nel secondo mi hanno condannato a 1.000 eu- ro di ammenda per il disturbo del- la quiete pubblica e il mancato av- viso al questore. Potevo estingue- re la pena ricorrendo all’indulto. Ho rifiutato, mi sono fatto proces- sare dal tribunale di Forlì e ho vin- to». Ha perdonato i suoi accusatori? «Ho perdonato. Ma, vede, quan- do vado a confessarmi, prima di darmi l’assoluzione il prete mi or- dina di riparare i danni arrecati al prossimo. Quindi chiederò un risarcimento». Si fida ancora della magistratu- ra? «Assolutamente no. Lo dico da ex arbitro. Ho diretto partite di cal- cio per sette anni, fino alla Promo- zione, e un “cornuto” in campo poteva starci. Però questo è stato un accanimento persecutorio an- tireligioso mai visto al mondo. In un rapporto i carabinieri sono ar- rivati a scrivere che a casa mia ospitavo degli “incantatori”, te- stuale, solo perché venne a tro- varmi Gianni Varini, un veggente di Carpi, oggi defunto, che, pur protagonista di eventi prodigiosi, ha sempre rifiutato il ruolo di gua- ritore. “Perché mi toccate?”, al- lontanava da sé i superstiziosi. “Non sapete che state toccando carne d’asino?”. Se questo è un incantatore...». Vittorio Messori sostiene da tem- po che i cattolici, ridotti ormai a minoranza, almeno sul piano culturale, dovrebbero seguire l’esempio di un’altra minoran- za, quella ebraica, e difendersi con ogni mezzo. «Ha ragione. Ed è quello che ho fatto. Parlo sempre da ex arbitro: passi un fallo di rigore, ma quat- tro diventano troppi. Del resto i primi a gettare la spugna sono i preti. “Ma perché ha voluto co- struire una via crucis così gran- de?”, mi hanno rimproverato al- cuni parroci». Non ha avuto solidarietà dalla Chiesa? «Zero. Anzi, appena i miei vicini hanno presentato l’esposto, l’or- dinario diocesano mi ha revocato il permesso che consentiva ai sa- cerdoti di celebrare messa in ca- sa mia. Sono andato a parlare col vescovo di Forlì, Lino Pizzi, e an- che col suo predecessore, Vincen- zo Zarri. Il loro ragionamento è molto semplice: la cosa che hai fatto è in sé buona, io però non la incoraggio, allo stesso tempo non posso oppormi. Forse mi manca l’astuzia del gesuita. Conosce la storiella? Durante gli esercizi spi- rituali il gesuita legge il breviario e fuma una sigaretta. “Beato te che puoi fumare! A me non lo han- no concesso”, sospira il domeni- cano. “Ma tu che cosa avevi chie- sto?”, gli domanda il gesuita. “Di fumare mentre pregavo”, rispon- de il domenicano. “Sbagliato. Io ho chiesto ai miei superiori se po- tevo pregare mentre fumavo. Ma certamente!, mi hanno detto”». Se poi i vescovi avessero saputo che è andato a fregare le pietre del Calvario nella chiesa del San- to Sepolcro... «Ah, mica solo quelle». (Scompa- re e torna dopo qualche istante con due teche di cristallo). «An- che questo pezzo di pietra stacca- to dalla grotta dell’Annunciazio- ne della basilica di Nazaret. Vede com’è liscio? È stato lustrato dal- le mani di milioni di pellegrini. E poi queste quattro rocce scalpel- late via dalla grotta di Betlemme che si trova dentro la basilica del- la Natività. Ma il cuore è il Calva- rio, è il Sepolcro. Lì si sono spalan- cate le porte della salvezza. Se Lui non fosse risorto, sarebbe sta- to un uomo qualsiasi. Come dice San Paolo, se i morti non risorgono, nean- che Cristo è risorto; ma se Cristo non è ri- sorto, è vana la no- stra fede». E che cosa le dà la certezza che Gesù di Nazaret non fos- se uno dei tanti rab- bi che circolavano da quelle parti due- mila anni fa? «Proprio i miracoli, a cominciare dalla resurrezione. E i mi- racoli continuano anche oggi, come Lui aveva promes- so: “Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. Basti pensare alle guarigioni scientifi- camente inspiegabi- li di Lourdes». Ma di resurrezioni se ne sono viste poche. «Dovrebbe visitare la Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze e sof- fermarsi sull’affresco che raffigu- ra Pietro nell’atto di resuscitare Tabità, la generosa sarta di Giaf- fa». Non ha voglia di tornare nella Terra Santa vera? «Molta. Ma come faccio? Quelli là sparano». Pensa che israeliani e palestine- si faranno la pace, un giorno? «No. Secondo me, mai. Ha presen- te il caso del giudice Clementina Forleo? Incompatibilità ambien- tale. Non sono proprio in grado di stare insieme». (420. Continua) Stefano Lorenzetto [email protected]t , , La mia via crucis non piace ai vicini Dopo averla completata, mi sono accorto che è lunga come l’originale: 520 metri. Dinanzi ai giudici tre volte ho rifiutato l’indulto, alla fine è arrivata l’assoluzione. Mi hanno difeso i musulmani, ma non i vescovi CI PASSÒ SANT’ANTONIO Roberto Albertelli mostra il plastico di Gerusalemme. Sulla destra, in fondo, si nota il Tempio; a sinistra la collina del Calvario. Tutti gli edifici miniaturizzati sono in marmo. Albertelli abita a Castrocaro Terme, su un sentiero che Sant’Antonio da Padova percorse nel 1221 [FOTOSERVIZIO: MAURIZIO DON] Albertelli accanto alla teca in cui ha ricostruito la distanza fra il Calvario e il Sepolcro. Le croci sono piantate su tre rocce prelevate dal Golgota La croce alta 7,38 metri alla fine della via crucis che ha procurato i guai giudiziari al pensionato. Un’iniziativa partita da una veggente di Dozulé (Francia) A Gerusalemme lavoravo di scalpello Ho prelevato rocce dal Golgota, dalla grotta di Betlemme e da quella dell’Annunciazione. Bastava andare alle 5 di mattina... Dopo che Cristo li ha toccati, quei sassi sono di tutti. Il Sepolcro è il cuore del mondo TIPI ITALIANI ROBERTO ALBERTELLI P ensionato della Telecom lavora 10 anni con cemento e resine per rifare in scala la Palestina dei tempi di Gesù. Due terzi dell’abitazione sono ora un museo privato. Con le pietre vere su cui poggiò la croce Si costruisce la Terra Santa in casa «Ma che calvario con i magistrati»

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Cronacheil Giornale � Domenica 24 agosto 2008 23

(...) semplicemente che di qui nelmaggio 1221 passò Sant’Antonioda Padova diretto verso l’eremodiMontepaolo. Unsecondo cartel-lo indica «Croce gloriosa»: è quel-lo giusto, ma ancora non rendel’idea. Impossibilitato a tornarenella Palestina, dov’è stato unamezzadozzina di volte in pellegri-naggio di fede e di studio, questopensionato di 66 anni originariodiCesenatico, già tecnicodella Te-lecom, ha deciso di ricostruirsi incasa propria la Terra Santa deitempi di Gesù. In scala ridotta, sicapisce. Ha lavorato quasi per undecennio con cemento, resine,vernici acriliche, cristalli, pannel-li esplicativi, investendo non me-no di 30.000 euro e avendo sem-pre a modello le planimetrie dise-gnate dai frati archeologi delloStudium Biblicum Franciscanumche da oltre un secolo scavanonel sottosuolo del Medio Oriente.

A prima vista gli edifici sembra-no fatti di cartoncino. Li tocchi:marmo. Inuna stanzaecco larico-struzione del Tempio di Gerusa-lemme, quello di cui fu detto:«Non resterà pietra su pietra chenon venga distrutta». In un’altraecco la grotta di Betlemme. Inun’altra ancora ecco il Golgota.In un’altra la casa di Maria doveavvenne l’Annunciazione. Inun’altra il perimetro della dimo-ra di Pietro a Cafarnao. In un’al-tra il plastico completo della Ter-ra Santa dalle alture del Golan fi-no al Mar Rosso. Qui una boccet-ta riempita con l’acqua del fiumeGiordano in cui Giovanni battez-zò Gesù. Là un’ampolla di liquidosalato raccolto nel Mar Morto.

E poi tre piccole croci piantatesu tre pezzi di roccia, con tanto discala metrica scolpita nel mar-mo. Non tre sassi qualsiasi: «Liho scalpellati via di nascosto, inbarba a cattolici, musulmani, or-todossi e armeni, dalla roccia delCalvario custodita nella chiesadelSantoSepolcroche l’imperato-re Costantino fececostruire nell’anno325. Due diversiviaggi mi ci sono vo-luti. Andavo alle 5 dimattina, appenaaperta la chiesa.Non è stato facile la-vorare con una solamano infilata in unastretta fessura delcristallo protettivo».Nota il mio stupore.«Non dovevo? Daquando li ha toccatiCristo, sono sassiuniversali, di tutti. Ecomunque megliosorvegliati da meche in mano ai mao-mettani».

Ma queste impre-seancoranon gli ba-stavano. Come purenon gli bastavano lacappella con altare,tabernacolo e ingi-nocchiatoi che finoal 1986 ha ospitato la messa do-menicale per le famiglie del cir-condario, le cinque statue dellaMadonna (del Presepio, di Lour-des, di Fatima, di Medjugorje, delRosario) e quelle di Gesù, di pa-dre Pio, di San Michele arcangeloe di altri cinque angeli. Albertelliha voluto impreziosire la sua pri-vatissimaTerraSantacon qualco-sa che andasse ben oltre l’intimi-tà domestica, qualcosa che fossevisibile stando giù in paese e chemagari costringesse a volgere losguardoverso il cielo tanto i villeg-gianti che di giorno frequentanole Terme quanto le voci nuoveche nelle sere d’estate si esibisco-nosul palcodel Festival di Castro-caro.Ed ecco allora la «Croceglo-riosa» - 7 metri e 38 centimetri dilamiera e plexiglas, illuminata

dall’interno - che si erge al termi-nedelle 15 stazionidi una via cru-cis eretta nel verde del pendio.

Nonostante leautorizzazioni co-munali, mal gliene incolse. Per-ché, a parte gli altri 50.000 eurodi spesa, stavolta a finire drittosul calvario è stato lui. Con l’ag-gravante di non avere, ossuto emingherlino com’è, le spalle di Si-mone, l’uomo di Cirene. Accusatodi abuso edilizio, abuso della cre-dulitàpopolare, disturbodelle oc-cupazionie del riposo delle perso-ne, in una parola di rappresenta-re con la sua stravagante iniziati-va nientemeno che «un pericoloper la salute e l’incolumità fisica»dei vicini, Albertelli è finito sottoprocesso ed è stato crocifisso dal-la magistratura, al pari della con-sorte, per il reato continuato dicuiall’articolo 81del codice pena-le. Con la magra consolazione diritrovarsi ai lati del patibolo, investe di buoni cristiani anziché dibuoni ladroni, gli amici Ortensio

Sassi e Maria Grazia Zaccaria,marito e moglie, tanto spericolatida averlo affiancato nella praticadevozionale.

«Dopo aver ispezionato i luoghideldelitto, misono trovatodi fron-te a una splendida sorpresa», miaveva raccontato lo scrittore Ro-berto Corsi, che ha dedicato allavicenda un capitolo del suo libroAnoressia della memoria. «Nonmi pare scoperta da poco indivi-duare uno che costruisce tuttociò di tasca propria, senza ricer-ca di sponsor, senza chiederel’oboloalministerodeiBeni cultu-rali. Anche nel cosiddetto mondocattolico mi sono imbattuto spes-so in personaggi che, ritenendodi aver fatto qualcosa di buono,non si accontentano della pro-messa del regno di Dio, ma para-

no la mano come faceva Mattley,il canediDick Dastardlynel carto-ne animato Lo squadrone avvol-toi di Hanna & Barbera, che ansi-mava: “La medaglia, la meda-glia”».

Adesso però il mite pensionatoe i suoi fratelli di fede hanno avu-to la resurrezione in atti giudizia-ri: assolti con formula piena daltribunale di Forlì perché il fatto,cioè la preghiera collettiva, noncostituisce reato. AlNazareno ba-starono tre giorni. Ad Albertelliquattro anni di carte bollate,25.000 euro buttati in avvocati eun mezzo esaurimento nervoso.È sicuro che questo sia il postopiù adatto per una via crucis?«Sicurissimo. Ho progettato que-sta casa nel 1970, con le mie ma-ni, su un terreno che storicamen-te è sempre stato chiamato l’Ortodi Sant’Antonio, proprio perchédi qui passò il taumaturgo. Avreivoluto costruirne un’altra perospitarci dopo quasi 800 anni i

francescani, ma ilComune mi ha boc-ciato il progetto. Leipensi che solo perpoter mettere il car-tello “Croce glorio-sa” sono dovuto ri-correre prima al di-fensore civico, chemi ha dato ragione,e poi minacciare dirivolgermi al Tar.C’è voluto un annoprima che il sindacodell’epoca, MaurizioFussi,diessino, side-cidesse a rilasciarmila licenza per la viacrucis. E comunquel’idea è stata dei no-stri amici Ortensio eMaria Grazia, nonmia.Unariproduzio-ne della croce diDozulé».Dozulé?«È una località fran-cese della Norman-

dia, dove tra il 1970 e il 1978 Ge-sùapparveper 49volteaMadelei-ne Aumont, moglie di un operaio,madre di cinque figli. Cristo Re lechieseche fosseeretta lapiùgran-de croce esistente al mondo, 738metri, cioè l’altitudine del Golgo-ta sul livello del mare, illuminatadi bianco e di azzurro. Siccome ildesiderio del Redentore non s’èpotuto realizzare, i fedeli di tuttoil mondo stanno costruendo crocigloriose in scala, alte 7,38 metri.Ne sono sorte a migliaia, ovun-que: da Losanna a Quito, da Va-lencia a Fatima, persino a Nou-méa, in Nuova Caledonia. Unaquarantina soltanto in Romania.Un’infinità in Italia: a Novara,Forlì, Cesena, Manduria, Raven-na, sette in Sardegna, una dellequali sul Gennargentu. E la vuol

sapere una cosa straordinaria?».Dica.«Solo al termine dei lavori mi so-no accorto che la mia via cruciseravenutaesattamentedella stes-sa lunghezza, 520 metri, di quel-la originale di Gerusalemme. Al-tra incredibile coincidenza: è ri-sultata identica, 10 metri, anchela differenza altimetrica fra ilCal-vario e il Litostroto, il lastricatosu cui Gesù fu processato da Pila-to e flagellato dalla guarnigionedelpretorio.Lei sabeneche ilGol-gota, il “luogo del cranio” raffigu-rato nell’iconografia tradizionalee dai registi come una montagna,in realtà era una collinetta di po-chi metri, tanto da essere oggi in-globata all’interno della chiesadel Santo Sepolcro. Quando l’hofatto notare a un sacerdote vene-to che passava le acque a Castro-caro ed era voluto salire fin quas-sù, s’è messo a ridere».Ma non era un oratorio privato?Aperto al pubblico?«Certo, se qualcunobussa, non possocacciarlo. Ci trovia-mo sulla via crucisinunaventinad’ami-ci tutti i venerdì dal-le 21 alle 22.15, conqualsiasi tempo, an-che con la neve. Amezzanotte la croceilluminata si spe-gne».Se era tutto in rego-la, com’è che sietefiniti sotto proces-so?«Tre famiglie hannopresentato un espo-sto alla Procura, aicarabinieri e alladiocesi, sostenendoche la collina avevasubìto“profondie in-naturali mutamentidestinati a inciderepesantemente sullavita quotidiana deiresidenti”eaccusan-doci d’averla trasformata in zonadi culto senza aver chiesto il per-messo al questore. Ma questa èuna proprietà privata e i permes-si vanno chiesti solo quando lefunzioni religiose si svolgono sulsuolo pubblico».Non è che pregate e cantate asquarciagola?«Sempre a voce bassa. E poi,guardi, una delle persone che ciha denunciato abita a Bologna.Leparecheavrebbepotuto sentir-ci stando a 80 chilometri da qui?La cosa buffa è che la prima a di-fenderciè stata la famigliaAbdou-laye Khoudia, senegalesi di reli-gione musulmana che custodiva-no la villadidue deinostri accusa-tori. Hanno testimoniato periscritto che la pratica della viacrucisnon hamai procurato alcu-

na molestia alle loro occupazionie al loro riposo. In quelle case so-no subentrati nigeriani, maroc-chini, tunisini e ogni volta che cisentivano pregare erano gli isla-mici a smettere di parlare o di ri-dere per il timore di disturbare lanostra funzione religiosa».Quanti processi ha subìto?«Prima il Comune mi ha portatodavanti al giudice di pace per far-mi spostare la croce. Poi ho avutodue procedimenti penali. Nel pri-mo le accuse di abuso edilizio eabusodella credulitàpopolare so-no state archiviate. Nel secondomihanno condannato a 1.000 eu-rodiammenda per il disturbodel-laquietepubblica e il mancato av-viso al questore. Potevo estingue-re la pena ricorrendo all’indulto.Ho rifiutato, mi sono fatto proces-saredal tribunalediForlì eho vin-to».Ha perdonato i suoi accusatori?«Ho perdonato. Ma, vede, quan-do vado a confessarmi, prima di

darmi l’assoluzione il prete mi or-dina di riparare i danni arrecatial prossimo. Quindi chiederò unrisarcimento».Si fida ancora della magistratu-ra?«Assolutamente no. Lo dico da exarbitro. Ho diretto partite di cal-ciopersetteanni, finoalla Promo-zione, e un “cornuto” in campopoteva starci. Però questo è statoun accanimento persecutorio an-tireligioso mai visto al mondo. Inun rapporto i carabinieri sono ar-rivati a scrivere che a casa miaospitavo degli “incantatori”, te-stuale, solo perché venne a tro-varmi Gianni Varini, un veggentedi Carpi, oggi defunto, che, purprotagonista di eventi prodigiosi,hasemprerifiutato il ruolodigua-ritore. “Perché mi toccate?”, al-

lontanava da sé i superstiziosi.“Non sapete che state toccandocarne d’asino?”. Se questo è unincantatore...».VittorioMessori sostienedatem-po che i cattolici, ridotti ormai aminoranza, almeno sul pianoculturale, dovrebbero seguirel’esempio di un’altra minoran-za, quella ebraica, e difendersicon ogni mezzo.«Ha ragione. Ed è quello che hofatto. Parlo sempre da ex arbitro:passi un fallo di rigore, ma quat-tro diventano troppi. Del resto iprimi a gettare la spugna sono ipreti. “Ma perché ha voluto co-struire una via crucis così gran-de?”, mi hanno rimproverato al-cuni parroci».Non ha avuto solidarietà dallaChiesa?«Zero. Anzi, appena i miei vicinihanno presentato l’esposto, l’or-dinario diocesano mi ha revocatoil permesso che consentiva ai sa-cerdoti di celebrare messa in ca-sa mia. Sono andato a parlare colvescovo di Forlì, Lino Pizzi, e an-checol suo predecessore, Vincen-zo Zarri. Il loro ragionamento èmolto semplice: la cosa che haifatto è in sé buona, io però non laincoraggio, allo stesso tempo nonposso oppormi. Forse mi mancal’astuzia del gesuita. Conosce lastoriella? Durante gli esercizi spi-rituali il gesuita legge il breviarioe fuma una sigaretta. “Beato techepuoi fumare!Amenon lohan-no concesso”, sospira il domeni-cano. “Ma tu che cosa avevi chie-sto?”, gli domanda il gesuita. “Difumare mentre pregavo”, rispon-de il domenicano. “Sbagliato. Ioho chiesto ai miei superiori se po-tevo pregare mentre fumavo. Macertamente!, mi hanno detto”».Se poi i vescovi avessero saputoche è andato a fregare le pietredelCalvario nellachiesadel San-to Sepolcro...«Ah, mica solo quelle». (Scompa-re e torna dopo qualche istantecon due teche di cristallo). «An-che questo pezzo di pietra stacca-to dalla grotta dell’Annunciazio-ne della basilica di Nazaret. Vedecom’è liscio? È stato lustrato dal-le mani di milioni di pellegrini. Epoi queste quattro rocce scalpel-late via dalla grotta di Betlemmeche si trova dentro la basilica del-la Natività. Ma il cuore è il Calva-rio,è il Sepolcro.Lì si sonospalan-cate le porte della salvezza. SeLui non fosse risorto, sarebbe sta-to un uomo qualsiasi. Come dice

San Paolo, se i mortinonrisorgono,nean-che Cristo è risorto;maseCristononèri-sorto, è vana la no-stra fede».E che cosa le dà lacertezza che Gesùdi Nazaret non fos-seunodei tanti rab-bi che circolavanoda quelle parti due-mila anni fa?«Proprio i miracoli,a cominciare dallaresurrezione.E i mi-racoli continuanoanche oggi, comeLui aveva promes-so: “Chi crede in me,compirà le opereche io compio e nefarà di più grandi”.Basti pensare alleguarigioni scientifi-camente inspiegabi-li di Lourdes».Ma di resurrezioni

se ne sono viste poche.«Dovrebbe visitare la CappellaBrancacci nella chiesa di SantaMariadelCarmineaFirenzee sof-fermarsi sull’affresco cheraffigu-ra Pietro nell’atto di resuscitareTabità, la generosa sarta di Giaf-fa».Non ha voglia di tornare nellaTerra Santa vera?«Molta. Ma come faccio? Quelli làsparano».Pensa che israeliani e palestine-si faranno la pace, un giorno?«No.Secondome,mai. Hapresen-te il caso del giudice ClementinaForleo? Incompatibilità ambien-tale. Non sono proprio in grado distare insieme».

(420. Continua)Stefano Lorenzetto

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,, ‘‘ La mia via crucis non piace ai viciniDopo averla completata, mi sonoaccorto che è lunga come l’originale:520 metri. Dinanzi ai giudici trevolte ho rifiutato l’indulto, alla fine èarrivata l’assoluzione. Mi hannodifeso i musulmani, ma non i vescovi

CI PASSÒ SANT’ANTONIORoberto Albertelli mostra

il plastico di Gerusalemme.Sulla destra, in fondo, sinota il Tempio; a sinistra

la collina del Calvario. Tuttigli edifici miniaturizzati

sono in marmo. Albertelliabita a Castrocaro Terme,

su un sentiero cheSant’Antonio da Padova

percorse nel 1221[FOTOSERVIZIO: MAURIZIO DON]

Albertelliaccantoalla teca in cuiha ricostruitola distanzafra il Calvarioe il Sepolcro.Le croci sonopiantate su trerocce prelevatedal Golgota

La croce alta7,38 metrialla fine dellavia crucis cheha procuratoi guai giudiziarial pensionato.Un’iniziativapartita da unaveggente diDozulé (Francia)

A Gerusalemme lavoravo di scalpelloHo prelevato rocce dal Golgota,dalla grotta di Betlemme e da quelladell’Annunciazione. Bastava andarealle 5 di mattina... Dopo che Cristoli ha toccati, quei sassi sono di tutti.Il Sepolcro è il cuore del mondo

TIPI ITALIANIROBERTO ALBERTELLIPensionato della Telecom lavora 10 annicon cemento e resine per rifare in scalala Palestina dei tempi di Gesù. Due terzidell’abitazione sono ora un museo privato.Con le pietre vere su cui poggiò la croce

Si costruisce la Terra Santa in casa«Ma che calvario con i magistrati»