[NAZIONALE - 16] GIORN/INTERNI/PAG25 07/09/08 · sticciaccio brutto di Cogne. Ogni anno esegue...

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Cronache 16 il Giornale Domenica 7 settembre 2008 STEFANO LORENZETTO «D a medico io dico che Annamaria Franzoni non è un’assassina. Non ha ucciso Samuele. Però pro- vi per un attimo a mettersi nei pan- ni di una madre che s’è sempre proclamata innocente e risponda a questa domanda: condannato senza prove per aver ammazzato un figlioletto di 3 anni e rinchiuso in galera, lei si batterebbe per otte- nere un nuovo processo, col ri- schio di beccare l’ergastolo, oppu- re si rassegnerebbe a scontare 16 anni teorici, già scesi a 13 per effet- to dell’indulto e ulteriormente ri- ducibili a 6 o 7 con la buona con- dotta e gli altri sconti di pena?». Il dottor Giovanni Migliaccio, 60 anni compiuti pochi giorni fa, diri- gente dell’unità operativa di neu- rochirurgia all’ospedale Fatebene- fratelli di Milano, lascia che le pa- role svaniscano fra le volute di fu- mo della quarta sigaretta. Non si aspetta risposta. Sa già qual è la risposta che chiunque sia provvi- sto di sano realismo darebbe a questa domanda. È stato lui a ispirare il libro Co- gne. Un enigma svelato di Maria Grazia Torri, la giornalista-scrit- trice sopraffatta dal cancro dopo una solitaria battaglia a favore del- la Franzoni, ed è quindi a lui che bisogna tornare per capire il pa- sticciaccio brutto di Cogne. Ogni anno esegue personalmente dai 200 ai 250 interventi al cranio e alla colonna vertebrale. Dopo aver letto il referto dell’esame ne- croscopico compiuto dal professor Francesco Viglino e gli atti dei tre processi che hanno condannato Annamaria Franzoni, il dottor Mi- gliaccio s’è persuaso che il piccolo Samuele sia morto per cause natu- rali. «Purtroppo anche nell’ultima sentenza della Cassazione leggo soltanto che “la possibilità del- l’azione di un estraneo è stata esclusa al di là di ogni ragionevole dubbio”. I giudici perseverano nell’er- rore di fondo: quello che si dovesse co- munque ricercare un colpevole. Men- tre in questo caso il colpevole non c’era. L’ipotesi della morte naturale non è stata neppure considera- ta. Nessuno - investi- gatore, perito medi- co o magistrato che fosse - s’è preso la briga di vagliarla». Il neurochirurgo va ripetendo da anni queste cose, ma l’uni- ca che ha sposato la sua tesi è stata la Tor- ri. «Abitava a 500 metri da qui, per me- si ha frequentato ca- sa mia. Le ho messo a disposizione docu- menti clinici, carte processuali, tutto ciò che sapevo. Se ne è servita con qualche imprecisione. Ma scrivere non è il mio mestiere, né la medicina era il suo. Io spera- vo solo che un libro smuovesse le acque, ero convinto che qualcuno si sarebbe deciso a valutare la pos- sibilità di un madornale errore giu- diziario. Stiamo parlando di una presunta innocente, la quale, do- po aver perso il suo bimbo in quel modo terribile, viene strappata agli affetti che le rimangono, al marito Stefano, ai figli Davide e Gioele, e incarcerata. E invece niente, non è successo niente». La famiglia Lorenzi è stata la pri- ma a non cavalcare la sua tesi. Un po’ strano, non trova? «Qualche giorno fa ho parlato col padre di Stefano Lorenzi, marito di Annamaria, e mi sono convinto che la famiglia, già scottata da in- dagini lacunose e sentenze ingiu- ste, abbia scelto sia pure a malin- cuore il male minore per evitare alla condannata una pena ancora più pesante». La testa che «esplode» era una teoria difficile da sostenere in giudizio. «Mettiamo subito in chiaro una co- sa: non è esplosa nessuna testa. Questa semplificazione verbale na- sce dalle parole concitate che la Franzoni pronunciò la mattina del 30 gennaio 2002, quando telefonò alla dottoressa Ada Satragni, suo medico curante e vicina di casa, urlandole che Samuele perdeva sangue dalla bocca e che gli era “scoppiato il cervello”. Diciamo che con intuito materno s’era avvi- cinata alla verità». E qual è la verità? «Primo: nel cervello del bimbo si rompe un aneurisma, cioè l’ano- mala dilatazione congenita di un’arteria. Secondo: si produce un versamento ematico; il sangue finisce negli spazi subaracnoidei, cioè fra le pieghe dell’encefalo, e nei ventricoli cerebrali, che sono le cavità naturali in cui è contenu- to il liquor cerebrospinale. Terzo: l’aumento della pressione endo- cranica, provocato dal versamen- to ematico, scatena una crisi epi- lettica. Quarto: il cervello in soffe- renza si gonfia rapidamente. Quin- to: poiché la scatola cranica non è espansibile, l’aumento di volume dell’encefalo crea inevitabilmente una compressione del tronco cere- brale, ciò che irrita il centro del vomito. Sesto: la crisi epilettica dà luogo a contrazioni violente del ca- po e degli arti; la testa e le braccia subiscono brusche flessioni in avanti, all’indietro e di lato, vanno a sbattere contro la spalliera del letto e contro il comodino, il che spiega le fratture del cranio e le contusioni al secondo e terzo dito della mano sinistra». Com’è arrivato a queste conclu- sioni? «Leggendo la perizia necroscopi- ca e guardando le foto dell’autop- sia che mi sono state messe a di- sposizione dal suocero della Fran- zoni. Il professor Viglino descrive come “fortemente appiattite” le circonvoluzioni dell’encefalo, par- la di “solchi ripieni di materiale ematico per la diffusa emorragia subaracnoidea” e accerta l’inon- damento dei ventricoli cerebrali. Tutte situazioni tipiche del sangui- namento da aneurisma». Può citarmi casi simili riportati nella letteratura scientifica? «Casi così paradigmatici non ne conosco. Però questo non significa nulla. È possibile che non siano stati esaminati a fondo oppure che li abbiano archiviati erroneamen- te sotto altre cause. Esempio: un muratore precipita dall’impalcatura del- l’ottavo piano e muo- re; gli inquirenti si concentrano sulla mancanza delle mi- sure di sicurezza, nessuno va a control- lare se il poveretto ha perso l’equilibrio per la rottura di un aneurisma cerebra- le». Perché s’è preso la briga di contattare i Lorenzi? «Lo chiami impulso civico, lo chiami coin- volgimento professio- nale ed emotivo, lo chiami come vuole. Una sera, vedendo per caso Porta a por- ta, ho sentito un giu- dice che parlava dei 17 colpi con cui era stato massacrato Sa- muele e si portava la mano alla fronte per dare più forza al racconto. Ho subi- to pensato: e chi li ha contati 17 colpi sul cranio di un bimbo di 3 anni? Sul torace, sulla schiena si possono contare i colpi. Ma su un ovoide no. Faccia lei stesso la pro- va: picchi più volte con un cucchiai- no su un uovo sodo e poi conti quanti colpi ha dato. Impossibile stabilirlo». Idem su una testa fracassata. «La gente immagina che il bimbo avesse la testa ridotta in poltiglia. Sbagliato. Solo due ferite, le più ampie, erano lunghe 5 centimetri. Le altre misuravano da circa un centimetro a 5-6 millimetri, la più piccola 2-3 millimetri di larghezza e 2 di profondità. Lesioni quasi puntiformi, insomma. L’assassino avrebbe dovuto usare due diversi oggetti contundenti, tipo un mar- tello e un punteruolo. Addirittura una frattura a mappamondo nella regione parieto-occipitale, senza lesione della cute e quindi compati- bile con un violento colpo contro la testiera del letto durante la crisi epilettica, fu scoperta all’obitorio solo dopo la rasatura del cuoio ca- pelluto. Appare un po’ assurdo che la madre sia riuscita a percuo- tere una zona vicino alla nuca se la testa era adagiata sul cuscino, le pare?». Com’è possibile che il sangue sia schizzato sino al soffitto da ferite di appena 2 millimetri? «Sto ancora aspettando che qual- cuno me lo spieghi. Dal mio punto di vista è dipeso dal vomito a getto, che può arrivare fino a 6 metri di distanza. Il sangue essiccato im- brattava il volto di Samuele, lo at- testa la perizia autoptica. Quindi presumo che un potente getto di vomito abbia proiettato sul soffitto parte di quel sangue che colava dalla fronte fino a ba- gnare la bocca. Inve- ce la Cassazione attri- buisce le macchie “al brandeggio dell’ar- ma, munita di mani- co di una certa lun- ghezza”. Perbacco, avrebbe dovuto esse- re un pennello intin- to in una bacinella! Ma un pennello non sfonda la teca crani- ca. Qui non siamo nel Macbeth, non c’è alcun effetto pozzan- ghera che possa spie- gare quegli schizzi. Solo il vomito a getto può spiegarli». Come fa a esserne così sicuro? «È lo stesso profes- sor Viglino nella sua perizia a dichiarar- lo: “È ben difficile che stante la loro di- slocazione si siano potuti produrre spruzzi con proiezione di sangue a distanza se non di qualche centi- metro a seguito della lesione arte- riosa”. Più chiaro di così! E poi qualcuno mi deve anche spiegare come sia stato possibile che la ma- dre, in preda alla furia omicida de- rivante da uno stato psichico alte- rato, abbia inferto i colpi solo alla testa. Qualche fendente su altre parti del corpo le sarebbe dovuto scappare per sbaglio. Hanno soste- nuto che le lesioni alle dita di Sa- muele si sono prodotte mentre il bimbo cercava di difendersi por- tando la mano sinistra al volto. Ma, dico io, avete mai visto qualcu- no ripararsi istintivamente da una gragnuola di mazzate con una ma- no sola anziché con due?». Il pigiama indossato dalla madre era insanguinato. «È francamente arduo pensare che la Franzoni lo abbia lasciato sul letto dopo aver ucciso. Fa spari- re l’arma del delitto ma non il pi- giama che la inchioda? Andiamo! E poi, quand’anche lo avesse in- dossato, nel toglierselo le forme delle macchie di sangue si sareb- bero modificate. Ancora: possibile che neppure una goccia di quel sangue arrivato fino al soffitto l’ab- bia raggiunta al volto? Oppure ha avuto il tempo di farsi la doccia e asciugarsi i capelli perfettamente in pochi minuti? L’infallibile lumi- nol usato dai Ris non funziona sul cuoio capelluto, sul viso, sui lavan- dini, nella doccia? Ma v’è un’altra lacuna sconcertante nella perizia necroscopica». Quale? «Poiché fu ventilata l’ipotesi che il delitto fosse stato compiuto da un maniaco, mi sarei atteso che il pro- fessor Viglino ispezionasse anche la regione genitale e perianale per escludere la violenza sessuale. Con mia grande sorpresa ho inve- ce constatato che la sezione cada- verica è stata eseguita soltanto su- gli organi del collo, del tronco e del- l’addome. Hanno controllato il cuore, i polmoni, lo stomaco, i vi- sceri, ma non il resto. Basterebbe già questo a invalidare l’esame medico-legale». Ha provato a confrontarsi con Vi- glino? «Con lui no. Ho scritto al professor Carlo Torre, perito di parte della famiglia Lorenzi. Mi ha risposto con una mail laconica che diceva pressappoco: “Ho ricevuto le tue considerazioni però il bambino non è morto per cause naturali”». A quel punto la sua battaglia era già persa in partenza. Perché combatterla, allora? «Ho ritenuto mio dovere instillare il dubbio. Andai a Monteacuto Val- lese a parlare per tre ore col mari- to e col suocero di Annamaria. Era- no scettici anche loro. Li scongiu- rai di raccomandare agli avvocati di sollevare le mie obiezioni. Non lo fecero. Dopo la sentenza gli ho scritto che un po’ se l’erano volu- ta. Mi ha risposto Stefano Lorenzi, dicendo che la mia tesi era “imper- corribile”. Non sbagliata, non cer- vellotica. La strada c’era, ma non hanno voluto percorrerla. Posso capirli. Si saranno convinti che mai e poi mai la magistratura avrebbe riconosciuto l’errore giu- diziario. Sarebbe stata una sconfit- ta storica. Eppure io penso che il dubbio albergasse anche nei giudi- ci». Che cosa glielo fa credere? «In primo grado il pubblico mini- stero chiede e ottiene 30 anni di reclusione per omicidio volonta- rio. In appello l’imputata è condan- nata a 16. Che riduzione di pena! Ma il Pm non presenta ricorso, gli sta bene così: si vede che nemme- no lui era convinto fino in fondo della colpevolezza. Dopodiché si lascia che la Franzoni viva a casa propria sino al verdetto definitivo della Cassazione e alla conseguen- te carcerazione. Mi domando: la legge non prevede l’arresto per evitare la reiterazione del reato? E allora perché hanno lasciato li- bera una pazza che avrebbe potu- to ammazzare anche gli altri due figli? Ricordo che nel 2002 psichia- tri alla Crepet e criminologi alla Bruno dicevano che, tempo un me- se, sarebbe crollata, avrebbe con- fessato. Invece questa donna nel 2003 ha fatto un altro figlio, ha ac- cudito il primogenito e il fratellino per sei anni, senza mai dare un segno di cedimento o di squilibrio psichico, psicologico o comporta- mentale, nonostante la tragedia vissuta. Possibile che un’assassi- na mantenga una tale lucidità do- po aver massacrato un figlio?». Perché nessun medico ha solida- rizzato con lei? «Non è così. Ho avuto molte atte- stazioni private di solidarietà. Per esempio il professor Luigi Bruni, docente nella clinica dermosifilo- patica dell’Università di Pavia, mi ha scritto: “Concordo pienamente con l’idea che la rottura di un aneurisma fu determinante nel produrre la diffusione a distanza di sangue e di materia cerebrale. Lesioni provocate dall’esterno per il trauma inferto da corpi contun- denti di qualsiasi ti- po non possono asso- lutamente portare a una simile diffusione di frammenti”». Mi sfugge quale pos- sa essere la compe- tenza neurochirur- gica di un medico, Bruni, che si occupa di malattie sessual- mente trasmissibili. «Ha ragione. Ma, ve- de, è il luminare che nel 1989 fece scagio- nare Lanfranco Schillaci, lo stimato docente di matemati- ca residente a Lim- biate, nel Milanese, sbattuto in prima pa- gina come un mostro con l’accusa d’aver violentato la figlia Mi- riam di due anni. Il medico dimostrò in- vece che il paraceta- molo somministrato alla bimba per una febbre persistente, causata da un tumore che sarebbe stato scoper- to di lì a poco, aveva provocato nel- la zona genito-anale un eritema fisso da medicamento, la cui pecu- liarità è di assomigliare a un’ecchi- mosi e di sembrare frutto di una contusione. Di qui l’abbaglio giudi- ziario e l’accusa infamante contro l’incolpevole genitore. “Come ve- de, noi medici possiamo fare tanto bene ma anche tanto male”, ha ag- giunto il professor Bruni nella sua lettera. “Cerchiamo con le nostre possibilità di fare tanto bene, an- che smentendo il parere di colle- ghi che, forse, hanno peccato di su- perficialità e di presunzione”. È quello che ho cercato di fare». (421. Continua) [email protected] , , Annamaria Franzoni, oggi in carcere a Bologna, col marito Stefano Lorenzi. «Lui mi ha spiegato che la mia tesi è impercorribile, non sbagliata», dice Migliaccio TIPI ITALIANI Sul cranio ferite di soli 2-3 millimetri La madre avrebbe dovuto usare prima un martello, poi un punteruolo. Gli schizzi di sangue sul soffitto si spiegano o con un pennello intinto in una bacinella o col vomito a getto. Parlando col marito ho capito che... Il letto nella villetta di Cogne col materasso macchiato di sangue. Secondo Migliaccio, il bimbo avrebbe battuto il capo contro testiera e comodino Samuele è morto per cause naturali Ha sbattuto il capo per una crisi epilettica provocata dalla rottura di un aneurisma. Se c’era l’ipotesi del maniaco, perché la zona genitale non è stata esaminata? Basterebbe già questo a invalidare l’autopsia È il neurochirurgo che ha ispirato il libro «Cogne. Un enigma svelato». Non parla di testa scoppiata. Però si dice convinto che anche la Cassazione sia andata in cerca a tutti i costi di un colpevole. Che non c’è... GIOVANNI MIGLIACCIO «Annamaria Franzoni è innocente Ecco tutte le lacune della perizia» TOGHE DI MANICA LARGA Il dottor Giovanni Migliaccio, dirigente dell’unità operativa di neurochirurgia al Fatebenefratelli di Milano. «La legge prevede l’arresto per evitare la ripetizione del reato. Allora perché i giudici hanno lasciato libera per anni una pazza che poteva uccidere gli altri due figli? Si vede che non erano così sicuri»

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Cronache16 il Giornale � Domenica 7 settembre 2008

STEFANO LORENZETTO

«Da medico io dico cheAnnamaria Franzoninon è un’assassina.

Non ha ucciso Samuele. Però pro-vi perun attimo amettersi nei pan-ni di una madre che s’è sempreproclamata innocente e rispondaa questa domanda: condannatosenza prove per aver ammazzatoun figlioletto di 3 anni e rinchiusoingalera, lei si batterebbe per otte-nere un nuovo processo, col ri-schio di beccare l’ergastolo, oppu-re si rassegnerebbe a scontare 16anni teorici, già scesia 13 pereffet-to dell’indulto e ulteriormente ri-ducibili a 6 o 7 con la buona con-dotta e gli altri sconti di pena?».

Il dottor Giovanni Migliaccio, 60anni compiuti pochi giorni fa, diri-gente dell’unità operativa di neu-rochirurgia all’ospedale Fatebene-fratelli di Milano, lascia che le pa-role svaniscano fra le volute di fu-mo della quarta sigaretta. Non siaspetta risposta. Sa già qual è larisposta che chiunque sia provvi-sto di sano realismo darebbe aquesta domanda.

È stato lui a ispirare il libro Co-gne. Un enigma svelato di MariaGrazia Torri, la giornalista-scrit-trice sopraffatta dal cancro dopouna solitaria battaglia a favore del-la Franzoni, ed è quindi a lui chebisogna tornare per capire il pa-sticciaccio brutto di Cogne. Ognianno esegue personalmente dai200 ai 250 interventi al cranio ealla colonna vertebrale. Dopoaver letto il referto dell’esame ne-croscopico compiuto dal professorFrancesco Viglino e gli atti dei treprocessi che hanno condannatoAnnamaria Franzoni, il dottor Mi-gliaccio s’è persuaso che il piccoloSamuele sia morto per cause natu-rali. «Purtroppo anche nell’ultimasentenza della Cassazione leggosoltanto che “la possibilità del-l’azione di un estraneo è stataesclusa al di là di ogni ragionevoledubbio”. I giudiciperseverano nell’er-rore di fondo: quelloche si dovesse co-munque ricercareun colpevole. Men-tre in questo caso ilcolpevole non c’era.L’ipotesi della mortenaturale non è stataneppure considera-ta. Nessuno - investi-gatore, perito medi-co o magistrato chefosse - s’è preso labriga di vagliarla».

Il neurochirurgova ripetendo da anniquestecose,ma l’uni-ca che ha sposato lasuatesi è stata laTor-ri. «Abitava a 500metri da qui, per me-si ha frequentato ca-sa mia. Le ho messoa disposizione docu-menti clinici, carteprocessuali, tutto ciòche sapevo. Se ne èservita con qualche imprecisione.Ma scrivere non è il mio mestiere,né la medicina era il suo. Io spera-vo solo che un libro smuovesse leacque, ero convinto che qualcunosi sarebbe deciso a valutare la pos-sibilitàdi unmadornaleerrore giu-diziario. Stiamo parlando di unapresunta innocente, la quale, do-po aver perso il suo bimbo in quelmodo terribile, viene strappataagli affetti che le rimangono, almarito Stefano, ai figli Davide eGioele, e incarcerata. E inveceniente, non è successo niente».La famiglia Lorenzi è stata la pri-ma a non cavalcare la sua tesi.Un po’ strano, non trova?«Qualche giorno fa ho parlato colpadre di Stefano Lorenzi, maritodi Annamaria, e mi sono convinto

che la famiglia, già scottata da in-dagini lacunose e sentenze ingiu-ste, abbia scelto sia pure a malin-cuore il male minore per evitarealla condannata una pena ancorapiù pesante».La testa che «esplode» era unateoria difficile da sostenere ingiudizio.«Mettiamo subito in chiaro una co-sa: non è esplosa nessuna testa.Questasemplificazioneverbale na-sce dalle parole concitate che laFranzoni pronunciò la mattina del30 gennaio 2002, quando telefonòalla dottoressa Ada Satragni, suomedico curante e vicina di casa,urlandole che Samuele perdevasangue dalla bocca e che gli era“scoppiato il cervello”. Diciamoche con intuito materno s’era avvi-cinata alla verità».E qual è la verità?«Primo: nel cervello del bimbo sirompe un aneurisma, cioè l’ano-mala dilatazione congenita diun’arteria. Secondo: si produce

un versamento ematico; il sanguefinisce negli spazi subaracnoidei,cioè fra le pieghe dell’encefalo, enei ventricoli cerebrali, che sonole cavità naturali in cui è contenu-to il liquor cerebrospinale. Terzo:l’aumento della pressione endo-cranica, provocato dal versamen-to ematico, scatena una crisi epi-lettica. Quarto: il cervello in soffe-renza si gonfia rapidamente. Quin-to: poiché la scatola cranica non èespansibile, l’aumento di volumedell’encefalo crea inevitabilmenteuna compressione del tronco cere-brale, ciò che irrita il centro delvomito. Sesto: la crisi epilettica dàluogo a contrazioni violente del ca-po e degli arti; la testa e le bracciasubiscono brusche flessioni inavanti, all’indietro e di lato, vannoa sbattere contro la spalliera del

letto e contro il comodino, il chespiega le fratture del cranio e lecontusioni al secondo e terzo ditodella mano sinistra».Com’è arrivato a queste conclu-sioni?«Leggendo la perizia necroscopi-ca e guardando le foto dell’autop-sia che mi sono state messe a di-sposizione dal suocero della Fran-zoni. Il professor Viglino descrivecome “fortemente appiattite” lecirconvoluzioni dell’encefalo, par-la di “solchi ripieni di materialeematico per la diffusa emorragiasubaracnoidea” e accerta l’inon-damento dei ventricoli cerebrali.Tutte situazioni tipiche del sangui-namento da aneurisma».Può citarmi casi simili riportatinella letteratura scientifica?«Casi così paradigmatici non neconosco. Però questo non significanulla. È possibile che non sianostati esaminati a fondo oppure cheli abbiano archiviati erroneamen-te sotto altre cause. Esempio: un

muratore precipitadall’impalcatura del-l’ottavo piano e muo-re; gli inquirenti siconcentrano sullamancanza delle mi-sure di sicurezza,nessuno va a control-lare se il poverettoha perso l’equilibrioper la rottura di unaneurisma cerebra-le».Perché s’è preso labriga di contattare iLorenzi?«Lo chiami impulsocivico, lo chiamicoin-volgimentoprofessio-nale ed emotivo, lochiami come vuole.Una sera, vedendoper caso Porta a por-ta, ho sentito un giu-dice che parlava dei17 colpi con cui erastato massacrato Sa-muele e si portava lamano alla fronte per

dare più forza al racconto.Ho subi-to pensato: e chi li ha contati 17colpi sul cranio di un bimbo di 3anni? Sul torace, sulla schiena sipossono contare i colpi. Ma su unovoide no. Faccia lei stesso la pro-va:picchipiù volte conuncucchiai-no su un uovo sodo e poi contiquanti colpi ha dato. Impossibilestabilirlo».Idem su una testa fracassata.«La gente immagina che il bimboavesse la testa ridotta in poltiglia.Sbagliato. Solo due ferite, le piùampie, erano lunghe 5 centimetri.Le altre misuravano da circa uncentimetro a 5-6 millimetri, la piùpiccola 2-3 millimetri di larghezzae 2 di profondità. Lesioni quasipuntiformi, insomma. L’assassinoavrebbe dovuto usare due diversi

oggetti contundenti, tipo un mar-tello e un punteruolo. Addiritturauna frattura a mappamondo nellaregione parieto-occipitale, senzalesionedella cute equindi compati-bile con un violento colpo contro latestiera del letto durante la crisiepilettica, fu scoperta all’obitoriosolo dopo la rasatura del cuoio ca-pelluto. Appare un po’ assurdoche la madre sia riuscita a percuo-tere una zona vicino alla nuca sela testa era adagiata sul cuscino,le pare?».Com’è possibile che il sangue siaschizzato sino al soffitto da feritedi appena 2 millimetri?«Sto ancora aspettando che qual-cuno me lo spieghi. Dal mio puntodi vista è dipeso dal vomito a getto,che può arrivare fino a 6 metri didistanza. Il sangue essiccato im-brattava il volto di Samuele, lo at-testa la perizia autoptica. Quindipresumo che un potente getto divomito abbia proiettato sul soffittoparte di quel sangue che colavadalla fronte fino a ba-gnare la bocca. Inve-ce laCassazioneattri-buisce le macchie “albrandeggio dell’ar-ma, munita di mani-co di una certa lun-ghezza”. Perbacco,avrebbe dovuto esse-re un pennello intin-to in una bacinella!Ma un pennello nonsfonda la teca crani-ca. Qui non siamonel Macbeth, non c’èalcun effetto pozzan-gherache possaspie-gare quegli schizzi.Solo il vomito a gettopuò spiegarli».Come fa a essernecosì sicuro?«È lo stesso profes-sor Viglino nella suaperizia a dichiarar-lo: “È ben difficileche stante la loro di-slocazione si sianopotuti produrrespruzzi con proiezione di sangue adistanza se non di qualche centi-metro a seguito della lesione arte-riosa”. Più chiaro di così! E poiqualcuno mi deve anche spiegarecome sia stato possibile che la ma-dre, in preda alla furia omicida de-rivante da uno stato psichico alte-rato, abbia inferto i colpi solo allatesta. Qualche fendente su altreparti del corpo le sarebbe dovutoscappareper sbaglio.Hanno soste-nuto che le lesioni alle dita di Sa-muele si sono prodotte mentre ilbimbo cercava di difendersi por-tando la mano sinistra al volto.Ma, dico io, avete mai visto qualcu-no ripararsi istintivamente da unagragnuola di mazzate con una ma-no sola anziché con due?».Il pigiama indossato dalla madre

era insanguinato.«È francamente arduo pensareche la Franzoni lo abbia lasciatosul letto dopoaver ucciso. Fa spari-re l’arma del delitto ma non il pi-giama che la inchioda? Andiamo!E poi, quand’anche lo avesse in-dossato, nel toglierselo le formedelle macchie di sangue si sareb-bero modificate. Ancora: possibileche neppure una goccia di quelsangue arrivato finoal soffitto l’ab-bia raggiunta al volto? Oppure haavuto il tempo di farsi la doccia easciugarsi i capelli perfettamentein pochi minuti? L’infallibile lumi-nol usato dai Ris non funziona sulcuoio capelluto, sul viso, sui lavan-dini, nella doccia? Ma v’è un’altralacuna sconcertante nella perizianecroscopica».Quale?«Poiché fu ventilata l’ipotesi che ildelitto fosse stato compiuto da unmaniaco, mi sarei atteso che il pro-fessor Viglino ispezionasse anchela regione genitale e perianale per

escludere la violenza sessuale.Con mia grande sorpresa ho inve-ce constatato che la sezione cada-verica è stata eseguita soltanto su-gli organidel collo, del troncoedel-l’addome. Hanno controllato ilcuore, i polmoni, lo stomaco, i vi-sceri, ma non il resto. Basterebbegià questo a invalidare l’esamemedico-legale».Ha provato a confrontarsi con Vi-glino?«Con lui no. Ho scritto al professorCarlo Torre, perito di parte dellafamiglia Lorenzi. Mi ha rispostocon una mail laconica che dicevapressappoco: “Ho ricevuto le tueconsiderazioni però il bambinonon è morto per cause naturali”».A quel punto la sua battaglia eragià persa in partenza. Perchécombatterla, allora?

«Ho ritenuto mio dovere instillareil dubbio. Andai a Monteacuto Val-lese a parlare per tre ore col mari-toe col suocerodi Annamaria.Era-no scettici anche loro. Li scongiu-rai di raccomandare agli avvocatidi sollevare le mie obiezioni. Nonlo fecero. Dopo la sentenza gli hoscritto che un po’ se l’erano volu-ta. Mi ha risposto Stefano Lorenzi,dicendo che la mia tesi era “imper-corribile”. Non sbagliata, non cer-vellotica. La strada c’era, ma nonhanno voluto percorrerla. Possocapirli. Si saranno convinti chemai e poi mai la magistraturaavrebbe riconosciuto l’errore giu-diziario. Sarebbe stata una sconfit-ta storica. Eppure io penso che ildubbio albergasse anche neigiudi-ci».Che cosa glielo fa credere?«In primo grado il pubblico mini-stero chiede e ottiene 30 anni direclusione per omicidio volonta-rio. Inappello l’imputata è condan-nata a 16. Che riduzione di pena!Ma il Pm non presenta ricorso, glista bene così: si vede che nemme-no lui era convinto fino in fondodella colpevolezza. Dopodiché silascia che la Franzoni viva a casapropria sino al verdetto definitivodella Cassazione e alla conseguen-te carcerazione. Mi domando: lalegge non prevede l’arresto perevitare la reiterazione del reato?E allora perché hanno lasciato li-bera una pazza che avrebbe potu-to ammazzare anche gli altri duefigli?Ricordo che nel2002 psichia-tri alla Crepet e criminologi allaBruno dicevanoche, tempo un me-se, sarebbe crollata, avrebbe con-fessato. Invece questa donna nel2003 ha fatto un altro figlio, ha ac-cudito il primogenito e il fratellinoper sei anni, senza mai dare unsegno di cedimento o di squilibriopsichico, psicologico o comporta-mentale, nonostante la tragediavissuta. Possibile che un’assassi-na mantenga una tale lucidità do-po aver massacrato un figlio?».Perché nessun medico ha solida-rizzato con lei?«Non è così. Ho avuto molte atte-stazioni private di solidarietà. Peresempio il professor Luigi Bruni,docente nella clinica dermosifilo-patica dell’Università di Pavia, miha scritto: “Concordo pienamentecon l’idea che la rottura di unaneurisma fu determinante nelprodurre la diffusione a distanzadi sangue e di materia cerebrale.Lesioni provocate dall’esterno peril trauma inferto da corpi contun-

denti di qualsiasi ti-po non possono asso-lutamente portare auna simile diffusionedi frammenti”».Misfugge qualepos-sa essere la compe-tenza neurochirur-gica di un medico,Bruni, che si occupadi malattie sessual-mente trasmissibili.«Ha ragione. Ma, ve-de, è il luminare chenel 1989 fece scagio-nare LanfrancoSchillaci, lo stimatodocentedimatemati-ca residente a Lim-biate, nel Milanese,sbattuto in prima pa-gina come un mostrocon l’accusa d’averviolentato la figliaMi-riam di due anni. Ilmedico dimostrò in-vece che il paraceta-molo somministratoalla bimba per una

febbre persistente, causata da untumore che sarebbe stato scoper-to di lì a poco, aveva provocato nel-la zona genito-anale un eritemafisso da medicamento, la cui pecu-liaritàè di assomigliare aun’ecchi-mosi e di sembrare frutto di unacontusione.Di qui l’abbaglio giudi-ziario e l’accusa infamante control’incolpevole genitore. “Come ve-de, noi medici possiamo fare tantobene ma anche tanto male”, ha ag-giunto il professor Bruni nella sualettera. “Cerchiamo con le nostrepossibilità di fare tanto bene, an-che smentendo il parere di colle-ghi che, forse,hanno peccato di su-perficialità e di presunzione”. Èquello che ho cercato di fare».

(421. Continua)[email protected]

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AnnamariaFranzoni, oggiin carcerea Bologna, colmarito StefanoLorenzi. «Luimi ha spiegatoche la mia tesi èimpercorribile,non sbagliata»,dice Migliaccio

TIPI ITALIANI

Sul cranio ferite di soli 2-3 millimetriLa madre avrebbe dovuto usareprima un martello, poi un punteruolo.Gli schizzi di sangue sul soffittosi spiegano o con un pennello intintoin una bacinella o col vomito a getto.Parlando col marito ho capito che...

Il letto nellavilletta di Cognecol materassomacchiatodi sangue.SecondoMigliaccio, ilbimbo avrebbebattuto il capocontro testierae comodino

Samuele è morto per cause naturaliHa sbattuto il capo per una crisiepilettica provocata dalla rotturadi un aneurisma. Se c’era l’ipotesidel maniaco, perché la zona genitalenon è stata esaminata? Basterebbegià questo a invalidare l’autopsia

È il neurochirurgo che ha ispirato il libro«Cogne. Un enigma svelato». Non parladi testa scoppiata. Però si dice convinto cheanche la Cassazione sia andata in cercaa tutti i costi di un colpevole. Che non c’è...

GIOVANNI MIGLIACCIO

«Annamaria Franzoni è innocenteEcco tutte le lacune della perizia»

TOGHE DI MANICA LARGAIl dottor Giovanni Migliaccio,

dirigente dell’unitàoperativa di neurochirurgia

al Fatebenefratelli diMilano. «La legge prevede

l’arresto per evitare laripetizione del reato. Allora

perché i giudici hannolasciato libera per anni unapazza che poteva uccidere

gli altri due figli? Si vedeche non erano così sicuri»