Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

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Organo ufficiale della FISAR - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) v46, art. 1 comma 1, DCB Po” 5, 30 www.ilsommelier.com Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVII - Numero 3 - Maggio-Giugno 2009 IN QUESTO NUMERO • La Fisar esempio di solidarietà e professionalità • Verona 2009, la degustazione di Gaja evento clou • Una Fisar protagonista al Vinitaly 2009 • Birra danese, leggera ma di gusto • La magia del vetro La Regione Toscana premia i Sommelier Speciale: il Pesto di Virgilio Pronzati

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Il Sommelier - la rivista bimestrale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVII - Numero 3 - Maggio-Giugno 2009

IN QUESTO NUMERO

•LaFisaresempiodisolidarietàeprofessionalità

•Verona2009,ladegustazionediGajaeventoclou

•UnaFisarprotagonistaalVinitaly2009

•Birradanese,leggeramadigusto•Lamagiadelvetro

La Regione Toscanapremia i Sommelier

Speciale:ilPestodiVirgilioPronzati

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L’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana ha il piacere di invitarvi alla:

ANTEPRIMA VINI DELLA COSTA TOSCANA

sabato 30 Maggio 2009 dalle 15 alle 18domenica 31 Maggio 2009 dalle 10 alle 18

Lucca, Real Collegio

I soci Fisar, previa esibizione della propria tessera sociale, avranno diritto ad uno sconto sul biglietto d’ingresso (15 euro) e con 5 euro avranno libero accesso ai banchi di degustazione dei vini in uscita sul mercato nel 2009.

www.grandicru.it

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Verona 2009, la degustazione di Gaja evento clou Luciano Pignataro Pag. 16

Il futuro ha un cuore antico… anzi, biodinamico! Enza Bettelli 20

Una FISAR protagonista al Vinitaly 2009 - Roberto Rabachino 24

Birra danese, leggera ma di gusto - Enza Bettelli 28

Catania: debutto del Distretto Culturale - Attilio L. Vinci 32

Sai bere - Colpetrone ambasciatore dello stile di vita umbro a cura della redazione di Quality ADV 34

Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV 38

Quelli che… la mia mensa è meglio del ristorante Francesco Oriolo Pag. 42

Asti docg: dinamismo a tutti i livelli - Lorenzo Tablino 46

La magia del vetro - Giancarlo Roversi 48

Una delle regioni più verdi d'Italia: l'Umbria Luca Iacopini e Massimo Bracci 54

L’opinione del Presidente Pag. 2

Essere testimoni di un evento - Roberto Rabachino 4

L’opinione di Marcello Masi - Marcello Masi 6

Il Pesto - Virgilio Pronzati 8

In libreria 58

News dal Mondo 60

News dall’Italia 61

In famiglia 65

La segreteria comunica 73Co

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Page 4: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

E mentre l’Italia seguiva con sgomento

l’interminabile elenco delle vittime e dei

danni agli immobili, è cominciata, ancora

una volta, per l’ennesima volta, la carrellata dei

programmi televisivi dove tutti, nessuno escluso,

si sono posti la domanda su chi fossero i

responsabili di crolli, specie degli edifici costruiti

con cemento armato e quindi a ritroso a sfogliare

il macabro album degli altri disastri del passato:

abbiamo visto come esistono le baracche, ancora

abitate da generazioni, del terremoto del 1908 a

Messina; lo stato delle ricostruzioni dal 1968 nella

Valle del Belice sempre in Sicilia; in Friuli nel 1976

e in Irpinia, nel 1980, solo per citare i più disastrosi.

Una sequenza di immagini, l’elenco abnorme

di fondi stanziati per le ricostruzioni, moltiplicati

per 10 rispetto ai preventivi stimati. La domanda

che mi pongo allora è questa: perché aspettare

una catastrofe per parlare di un problema che

affligge tutta la penisola? Perché non effettuare

i controlli agli edifici in tempi normali, e qualora

si riscontrassero delle anomalie strutturali o sulla

qualità dei materiali di costruzione intervenire con

severità sui responsabili? Non è possibile dover

sentire “l’esperto” di turno affermare “l’avevo

detto io che prima o poi sarebbe successo”!

Superati i primi momenti, scanditi dal numero

sempre crescente delle vittime, anche la

comunità fisariana si è attivata con una raccolta

di fondi da destinare alle sfortunate popolazioni;

confidiamo molto nella generosità e sensibilità

dei nostri soci (c/c Intestazione F.I.S.A.R. IBAN:

:IT82 I069 1514 0000 0000 0012 480 - Banca

del Monte di Lucca succursale di Pisa- causale:

Raccolta fondi pro terremotati Abruzzo). Non

è facile continuare con altri argomenti, ma non

posso tralasciare di menzionare gli avvenimenti,

certamente secondari, che hanno visto impegnati

i nostri sommelier delle delegazioni di Catania e

Ragusa nel progetto Vino e Giovani, promosso

dall’Enoteca Italiana di Siena in collaborazione

con la facoltà di Agraria dell’Università di Catania

e la Regione Siciliana; così come a Siracusa

si sono distinti i sommelier di Ragusa per la

manifestazione Sicilia en Primeur, promossa

da Assovini Sicilia. Un grazie speciale ai nostri

associati della Delegazione di Firenze che si sono

impegnati nell’organizzazione dell’Assemblea

annuale dei soci, in seno alla quale sono stati

rinnovati i componenti il Collegio dei Probiviri e

dei Revisori dei Conti; ai neo eletti vanno le mie

più vive congratulazioni, unitamente ai Colleghi

Consiglieri. Mentre il giornale sarà in distribuzione

una nutrita squadra di sommelier presterà la

La Fisar esempiodi solidarietà

e professionalitàLe luci della più grande kermesse vitivinicola si erano spente da poche

ore sugli echi di un inaspettato quanto insperato ottimismoquando a svegliarci sono state le terribili immagini

e ancor più tragiche le notizie delle vittime del terremoto in Abruzzo“

Presidente Vittorio Cardaci Ama

Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 22

per comunicare con il Presidente:[email protected]

Page 5: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 3

propria opera professionale a bordo della nuova

motonave COSTA LUMINOSA, della Costa

Crociere, in occasione della dodicesima edizione

del gala “LES ETOILES DE LA GASTRONOMIE “,

una cena con oltre seicento ospiti, tra i quali tutti gli

chef stellati dalla Guida Michelin: quando la Qualità

esige la Professionalità! Desidero congedarmi,

anche a nome di tutti i Soci Fisar, augurando a tutti

gli abitanti delle zone terremotate che possano

trovare presto la serenità e il sorriso.

Il SommelierRivista di Enologia,

Gastronomia e TurismoRegistr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983

Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier

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Hanno collaborato a questo numero

Per la fotografia

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Responsabile Sicilia Orientale (CT - ME - RG - SR)QUALITY ADV Sicilia

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Responsabile Calabria, Puglia, [email protected]

Marcello Masi, Giancarlo Roversi,Enza Bettelli, Gudrun Dalla Via, Virgilio Pronzati,Luca Iacopini, Massimo Bracci, Silvana Delfuoco,

Cinzia Tosetti, Attilio L. Vinci

Oliviero Toscani, Saverio Scarpino,Roberto Rabachino, Enza Bettelli, Alberto Doria

e immagini di Redazione

La F.I.S.A.R. nell'esprimere il proprio cordoglio e solidarietà a tutta la popolazione abruzzese colpita dal terremoto ha deciso di avviare immediatamente una raccolta fondi a sostegno e aiuto delle popolazioni interessate dalla calamità. Tutte le nostre Delegazioni sul territorio nazionale sono invitate a farsi promotrici presso gli associati di questa iniziativa, i fondi raccolti andranno versati sul c/c dell'Associazione di cui comunichiamo i dati:

Intestazione F.I.S.A.R. IBAN: IT82 I069 1514 0000 0000 0012 480 Banca del Monte di Lucca succursale di PisaCausale: Raccolta fondi pro terremotati Abruzzo.Al termine della raccolta la Segreteria Nazionale provvederà a pubblicare un elenco di coloro che hanno contribuito indicandone solo il nome e cognome. Sono certo che in questa triste occasione sapremo dimostrare ancora una volta la nostra generosità, sensibilità e solidarietà tipiche della nostra Associazione. Vittorio Cardaci Ama Presidente Nazionale

RACCOLTA FONDI POPOLAZIONE COLPITA DA TERREMOTO IN ABRUZZO

Page 6: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Mi suona il mio personale cellulare e

leggo distrattamente solo il prefisso di

chi chiama 0173. Rispondo. Dall’altra

parte la voce inconfondibile di un grandissimo del

vino, un grande mio personale amico, che mi dice

“ciao Roberto, sono Angelo Gaja. Disturbo?”.

Quando mai “le Roi” il “portabandiera del

Rinascimento vitivinicolo Italiano” disturba!

“Certo che no, Angelo. In che cosa posso esserti

utile?” - rispondo io.

“Forse avrai sentito che la mai azienda proprio

quest’anno compie 150 anni ed è mia intenzione

festeggiare questa ricorrenza al Vinitaly con una

degustazione unica di sei grandi mie annate.

Ho tenuto per me qualche biglietto - continua

Angelo. Per essere più preciso ho comprato io

qualche biglietto per non far mancare nemmeno

un euro alla Fondazione Nuovo Oapedale Alba-

Bra onlus a cui ho voluto devolvere l’incasso di

questa degustazione. Sarei onorato di averti mio

gradito ospite, sempre se i tuoi numerosi impegni

al Vinitaly non ti vedano in altri eventi”.

Io avevo già ben compreso la portata della

degustazione celebrativa perché avevo seguito

nella mia veste di giornalista i lanci d’agenzia (che

sono quelle cose tipo comunicati stampa che

annunciano qualcosa di bello - raramente - o

qualcosa di brutto) nazionali ed internazionali che

indicavano “i 150 anni di Gaja al Vinitaly… con

una grande degustazione” l’indiscusso evento

dell’anno.

La risposta logica, impulsiva, caratterizzata da

una forte emozione a seguito di una domanda

inattesa e inconsciamente desiderata è stata,

come ben avrete immaginato, affermativa.

Tutti noi conosciamo Angelo Gaja come

grandissimo produttore di vini. I riconoscimenti a

Lui consegnati sono così tanti che nemmeno mi

ci metto ad elencarli.

Forse però non tutti conoscono Angelo Gaja

“pensiero”.

In una mia intervista esclusiva del Luglio 2004

Essere testimonidi un evento

Erano le quattro del pomeriggio, era il primo

giorno di primavera “ ”

di Roberto Rabachino

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 34

di Roberto Rabachinoper comunicare con il Direttore:

[email protected]

Page 7: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 5

pubblicata proprio sulle pagine de Il Sommelier

ho chiesto ad Angelo Gaja perché continuiva a

definirsi un artigiano invece che un imprenditore

puro o un “guru” del comparto enoico. Questa è

stata la sua risposta.

“È vero, io ci tengo ad essere considerato un

artigiano. Vedi, l’artigiano per me è un soggetto

che ha consapevolezza di essere esperto in

niente, ma conosce un po’ di tutto. Io conosco

un po’ di viticoltura perché l’ho studiata a scuola;

conosco un po’ di processi di vinificazione perché

mi sono diplomato alla scuola enologica di Alba;

conosco un po’ di economia perché mi sono

laureato in Economia e Commercio all’Università

di Torino; conosco un po’ di finanza, ma non sono

un esperto. Non sono un esperto in viticoltura,

so qualcosa di problemi sindacali ma non sono

un esperto, di design ma non sono un esperto,

di marketing ma non sono un esperto. Allora il

compito dell’artigiano, dell’imprenditore artigiano

è quello di andare a pizzicare per ogni funzione un

esperto, cercare di metterli assieme, fare in modo

che non si ostacolino e non si facciano guerra

l’uno con l’altro, creare un’armonia e dare degli

entusiasmi, individuare una rotta, che poi può

anche essere leggermente modificata, ma che

non può essere capovolta”.

Questo è “l’altro” Angelo Gaja. Il grande Angelo

Gaja. Intelligenza, umiltà ed autorevolezza quando

serve.

La famiglia di Angelo Gaja

Page 8: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Verrebbe da dire così registrando il

moltiplicarsi degli investimenti fatti nei nostri

vigneti da uomini di spettacolo famosi e

famosissimi di ogni nazione europea. Depardieu,

Sting, Carol

Bouquet, solo per

citarne qualcuno

producono vino in

Italia e ne vanno

giustamente fieri.

La nostra terra

sta diventando

nel l ’ immaginar io

dei più creativi una

fonte di impegno e

di guadagno. Non

solo gli stranieri,

naturalmente, anche molti personaggi italiani di

successo nello sport e nello spettacolo hanno

scoperto il piacere di produrre proprie etichette.

Il fenomeno non è nuovo, ma in questi ultimi

anni conosce un vero e proprio boom. C’è da

esserne contenti. E sicuramente per queste star

comunicare con un nome scintillante alle spalle

un buon vino può anche rivelarsi un’operazione

commerciale intelligente e positiva. D’altra parte

la crisi economica

che ha colpito

soprattutto i prodotti

finanziari ha aperto

una seria riflessione

tra investitori ed

economisti. Oggi

si riscoprono

sicurezze antiche

che sono fatte di

materia. E cosa

c’è di più concreto

della stessa terra?

Ma non è di questo che voglio parlarvi. Vorrei

invece dire un bravo assoluto ai tanti che in questi

anni di guadagni a buon mercato e senza sudore

hanno continuato a credere nella fatica e nella

propria cantina. E nonostante il canto costante

L’erba del vicino?

Miracolo la nostra erba sta diventando più verde

di quella del vicino“ ”

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 36

di Marcello Masi

Vice Direttore TG2 RAI e responsabile rubrica Eat Parade

Fotografia diNathalie Biet

Page 9: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 7

delle sirene, hanno tenuto duro investendo

testardamente sul miglioramento della vigna, sulla

qualità dell’uva e del vino. Vorrei dire bravo a quei

produttori che nonostante le cose non andassero

a gonfie vele hanno scommesso sul lavoro, hanno

mandato i figli a studiare per garantire continuità e

maggiori conoscenze. Sono loro il successo del

Made in Italy. Solo grazie a loro reggiamo botta a

livello internazionale e non solo non piangiamo,

ma possiamo anche sorridere. Aumentare il

valore delle esportazioni non è cosa da poco.

Abbiamo a che fare con eroi moderni. Gente che

si sveglia alle 4 e mezza per andare nei campi e

che se non bastasse gira il mondo a promuovere

e vendere. Molte volte in perfetta solitudine contro

tutto e contro tutti. Qualcuno è diventato ricco, la

maggioranza riesce a vivere con dignità. Tutti però

sono accomunati dall’orgoglio di fare una cosa

giusta. Questa è l’Italia che amo, questi sono

gli Italiani che ammiro e che stimo. E su questo

non esistono distinzioni tra Nord e Sud. Il lavoro

che paga è uguale dappertutto. In Piemonte

come in Sicilia, Toscana, Veneto, Lazio, come in

Lombardia e in tutte le altre Regioni. Tantissimi in

questi anni non hanno mollato e oggi ci danno

motivo di vanto mondiale.

È grazie a loro che la nostra erba è sempre più

verde.

Negli ultimi anni sta sempre più emergendo l’esigenza da parte del

consumatore di conoscere l’origine e l’autenticità dei prodotti vinicoli che acquista. La difficoltà principale, per chi vuole assicurare la tracciabilità, sta nell’individuare una proprietà del prodotto tale che lo identifichi in maniera inequivocabile lungo tutti gli step della filiera. Candidato ideale per questi scopi è il DNA in quanto l’informazione in esso contenuta contraddistingue univocamente ogni individuo. Obiettivo del lavoro è stato

quello di utilizzare il DNA come un invisibile barcode per un sistema innovativo di tracciabilità genetica dei vini. Un’esatta identificazione è particolarmente necessaria nel caso di vini monovarietali, cioè di vini prodotti esclusivamente a partire da una sola varietà di uva, come il Ruché di Castagnole Monferrato della cantina Montalbera, a tutela e valorizzazione della sua autenticità e tipicità. Parla Franco Morando giovin produttore di Castagnole Monferrato: Questo lavoro rappresenta una nuova frontiera per il controllo e

la tracciabilità degli alimenti in quanto è il risultato del primo innovativo controllo genetico effettuato sul vino Ruchè a garanzia del consumatore e a valorizzazione e tutela della tipicità del prodotto. Ci siamo semplicemente chiesti come tutelare questo prezioso autoctono del Monferrato, visto e considerato che ne siamo i primi produttori in assoluto, con più del 52% della produzione totale. Il consumatore si merita rispetto e conoscenza del prodotto che acquista!!!

Cultura, passione, tradizione

Montalbera - Terra del RuchéVia Montalbera, 1 - Castagnole Monferrato (AT) - Tel. 011 9433311 - www.mont albera.it

Patente genetica del Ruché

Page 10: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Tra le salse più richieste e diffuse nel mondo

occidentale, il Pesto occupa il secondo

posto, preceduto solo dalla salsa di

pomodoro. Una posizione di rilievo acquisita da

circa un ventennio, a scapito di altre, tra cui alcune

delle famose e storiche “salse madri”. Chiariamo

subito che il pesto non è antichissimo. Addirittura

pseudo esperti lo indicano come discendente

del “garum”! Lo scrittore L. A. Cervetto, autentico

cronista del gusto dell’Ottocento, nella sua opera

“Il Natale, il Capo d’Anno e l’Epifania nell’arte e

nella storia genovese”, cita molti piatti ma non il

Pesto. Lo stesso Firpo, grande poeta genovese.

Il Pesto, tipica salsa fredda genovese nata nel

primo trentennio dell’Ottocento, deriva dall’antica

Agliata (Aggiadda), la prima delle sei salse storiche

da mortaio risalente al 1200, a base d’aglio pesto,

con aceto, olio d’oliva e sale. Nel lungo cammino

durato sei secoli, dal 1200 al 1800, aggiungendo

il basilico, i formaggi, l’olio d’oliva e il sale all’aglio,

e togliendo l’aceto, è nato il Pesto. La prima

ricetta scritta del Pesto è certamente curiosa. Nel

libro “La Cuciniera genovese” edita nel 1864 in

3.000 copie dalla Tipografia Fratelli Pagano, si

cita l’impiego del formaggio olandese nel pesto

(fortunatamente poi sostituito), in quanto in quel

periodo Genova commerciava con l’Olanda. Il

nome dell’autore della Cuciniera genovese, G.

B. (Giambattista) Ratto si saprà solo nel 1867,

quando fu stampata la terza edizione. Nel 1871,

giunta alla sua quinta edizione, la Cuciniera

genovese porta anche la firma del figlio Giovanni.

A distanza di alcuni anni, Emanuele Rossi, oltre

a copiarne la ricetta, ne aggiunge molte altre,

e da alle stampe il volume “La vera cuciniera

genovese facile ed economica ossia Maniera di

preparare e cuocere ogni genere di vivande”. Ma

non basta: Emerico Romano Calvetti nel 1910

dando una sua versione, fa una sintesi delle due

cuciniere, riportando nella sua opera, la ricetta

n° 39 “ la battuta o savore d’aglio”. Infatti, come

citato in precedenza, il pesto deriva dall’aggiadda

(agliata), una salsa che serviva per conservare i

cibi cotti e per coprire gli aromi e sapori di carni

Il pesto

Da questo numero ritorna a scrivere per noi un grande esperto di gastronomia

e un cultore della ricerca sul gustoe delle sue tipicità. Bentornato Virgilio. RR

“”

di Virgilio Pronzati

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 38

Le sue origini

Page 11: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 9

troppo frollate (come le frattaglie) o già con inizio

di putrefazione.

Il Pesto è nato a Genova!

Chiariamo definitivamente la querelle su Pesto

e Pistou. I provenzali, in particolare i marsigliesi,

hanno sempre rivendicato la primogenitura di

questa salsa. Niente di più sbagliato. Le prove

scritte sono state fornite proprio da un provenzale.

Infatti lo chef de Cuisine J.-B. Reboul, scrisse e

pubblicò nel 1889 “La Cuisinière Provençale”,

un’opera definita in Francia “la Bibbia” della

gastronomia della

Provenza, lodata

anche dal grande

Frédéric Mistral. Nella

terza tiratura della

ven t i c i nques ima

edizione (1991)

de “La Cuisinière

Provençale”, a

pagina 63, terza riga,

si legge: 16 (numero

della ricetta). Soupe

au Pistou. - Cette

soupe, d’origine genoise…. Che dire di più?

Bastava leggere. Per chi vuole documentarsi: La

Cuisiniere Provençale di J.-B. Reboul - Nouvelle

Edition (Troisième tirage de la 25e Edition -

Octobre 1991) - P. Tacussel Editeur - Marseille

- 90 F.

Il Regale Basilico

Chiamato in dialetto Baxaicò e Baxeicò e

comunemente basilico (dal latino basilicum), il

suo vero nome botanico è “Ocimum basilicum”,

derivato dal greco òkimon = basilico e basileus =

re: vale a dire erba regale. Anticamente in Grecia

era coltivato in vasi come pianta ornamentale,

lo stesso, ma anche per le virtù curative, dagli

Arabi. In India era considerata una pianta sacra.

Molte delle sue specie sono usate sia in medicina

che nei cosmetici. Solo in Liguria era già usato in

cucina. Le varietà di basilico coltivate in Liguria

e che appartengono alla varietà Typica sono

prevalentemente: basilico genovese gigante,

basilico genovese nano e basilico genovese

comune. Gli aromi caratteristici sono derivati

dagli oli essenziali contenuti nelle microscopiche

vescicolette della pagina superiore della foglia:

estragolo, linaiolo ed eugenolo ed altri componenti

minori (tannini, saponina acida, monoterpeni,

sesquiterpeni, fenilpropani, flavonoidi, acido

caffeico ed

esculoside). Le

zone di maggiore

produzione in

Liguria, sono in

pieno campo, nella

provincia di La

Spezia, in particolare

nel Sarzanese,

in misura minore,

ad Andora, Diano

Marina ed Albenga

nel Savonese e,

limitatamente, nell’Imperiese. In serra, le zone con

maggiori superfici, oltre la provincia di Savona

con l’Albenganese, seguono in misura minore,

l’Imperiese e il Genovesato. La zona storica ed

elettiva di produzione del basilico del Genovesato,

è la delegazione di Prà, vero e proprio “cru”

del Basilico Genovese, insignito della DOP nel

2005.

Coltivazione del basilico Nelle poesie o novelle dialettali di poeti liguri come

il Firpo e più recentemente dallo scomparso Vito

Elio Petrucci, il basilico per fare il pesto si coltivava

in una latta posta sul davanzale di una finestra, di

fronte al mare per carpire gli umori salsi e il calore

del sole. Dopo il secondo nefasto periodo bellico,

oltre la coltivazione in pieno campo, il basilico fu

Page 12: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 310

coltivato razionalmente in locali protetti, vale a

dire in serre. Sistema ormai ampiamente diffuso

per avere l’aromatica piantina quasi ogni giorno

dell’anno. Ovviamente con costi diversi, siccome

d’inverno le serre sono riscaldate. Il terreno delle

serre o in pieno campo dove sarà seminato il

basilico dovrà avere un PH quasi neutro, lavorato

profondamente, integrato di concime organico,

previo analisi del terreno, e disinfestato con prodotti

chimici permessi dalle vigenti leggi. Diverse le

caratteristiche del basilico secondo il metodo

usato: in pieno campo (da aprile a settembre) la

piantina sottoposta all’azione diretta dei raggi del

sole, ha maggiore vigoria, foglie più grandi e più

verdi e, un aroma più intenso e penetrante. La

raccolta, estirpando la piantina, avviene circa a

Realizzata e registrata da Virgilio Pronzati e Luigi

Barile e proposta nei Corsi per degustatori di

pesto promossi dalla Provincia di Genova.

Dosi e ingredienti per 1 kg

30% di Basilico Genovese DOP (di Prà o d’altre

località della Liguria); 2-3% di aglio di Vessalico

(comune in provincia d’Imperia); 10% di pinoli di

Pisa prima scelta; 25% di Parmigiano Reggiano

Dop di 36 mesi grattugiato; 5% di Pecorino Sardo

Dop di 15 mesi grattugiato; 1,5-2% di sale grosso

marino; 24-26% di olio extravergine Riviera Ligure

Dop (dolce e maturo).

Preparazione

Togliere le foglie di basilico dalle piantine, lavarle

e farle asciugare su carta assorbente o nella

centrifuga, facendo attenzione a non schiacciarle.

Porre l’aglio già mondato nel mortaio, pestarlo col

pestello d’olivo o di frassino fin tanto da ridurlo

in poltiglia, unire i pinoli e pestare, amalgamando

così i due ingredienti. Unire il basilico e il sale e

schiacciare - senza più pestare - a lungo roteando

col pestello, mentre con l’altra mano si fa girare il

mortaio nel senso opposto, sino ad ottenere un

composto omogeneo. Aggiungere i formaggi e,

sempre, roteando, incorporare l’olio versato a

filo. Se il pesto fosse troppo denso, diluirlo con

un cucchiaio d’acqua calda della cottura della

pasta.

Avvertenze: le foglie, necessariamente asciutte,

non devono minimamente essere stropicciate,

perché le vescicolette contenenti gli oli essenziali

poste sulla pagina superiore della foglia,

rompendosi, provocano un’ossidazione del

colore e degli aromi, rendendo prima il pesto

verde sbiadito-marrone o verde scuro, e poi con

note verde-nero, dall’aroma solamente erbaceo.

Il pesto fatto nel frullino elettrico, a parte che

viene una salsa emulsionata simile ad una crema,

scaldandosi per l’alta velocità si ossida in parte

anch’esso e fa quintuplicare l’effetto piccante

dell’aglio conferito dall’allicina (solfuro di zolfo). Il

mortaio era e deve rimanere un attrezzo di cucina,

poiché l’aglio pestato nel mortaio non si scalda;

inoltre il sale messo assieme alle foglie di basilico,

sotto l’azione roteante del pestello, le sminuzza

finemente e, essendo il sale igroscopico, ne

rallenta l’ossidazione. I pinoli, considerandoli

un’aggiunta fatta verso la fine del 1800, possono

essere anche facoltativi, benché aggiungono

morbidezza per il contenuto di alcuni acidi grassi,

che si trovano anche nell’olio extravergine di oliva.

Obbligatorio invece l’aglio, che trova perfetta

armonia col basilico genovese. Chi lo toglie (Dio

lo punisca) abbia l’onestà di non chiamarlo più

pesto, ma semmai salsa al basilico. Infine, perché

l’olio deve essere maturo e dolce? Semplice: l’olio

oltre a far da solvente per le sostanze aromatiche,

conferisce il perfetto amalgama, esaltando l’aroma

del basilico ed attenuando il piccante dell’aglio.

La ricetta del Pesto

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 11

30 giorni. Per il prodotto destinato all’industria, le

piantine sono cimate ad un’altezza dal suolo,

dopo 60 giorni dalla semina, con intervalli

successivi di circa 20 giorni. In serra, la

raccolta del basilico estirpato, avviene

dopo circa 25-30 giorni in estate e

70-80 giorni in inverno. Le piantine,

sono più esili con foglie verde chiaro

e dall’aroma fine ma persistente.

Quindi il pesto che si otterrà dai

due tipi di basilico sarà ovviamente

diverso. Entrambi buoni, ma con

maggiore equilibrio quello ottenuto da

piantine allevate in serre, in quando non

esposto all’aumento della temperatura solare

che, spesso, avvia un processo di ossidazione

enzimatica delle sostanze coloranti ed aromatiche,

quest’ultime contenute nella parte superiore delle

foglie.

Alcune (av)versioni Dal tipico pesto descritto, ne sono nate altre versioni perlopiù casalinghe. Sia in qualche famiglia di Genova che nelle delegazioni del ponente cittadino e dell’entroterra, è ancora abbastanza diffusa l’aggiunta finale del burro, unito insieme al pesto e sciolto nella pasta appena scolata. Uno dei motivi, è quello di supplire alla carenza di pesto, e conferire una marcata morbidezza e saporosità. Mentre in diverse località sia del Levante che del Ponente ligure, c’era e c’è (oggi molto meno) l’uso di aggiungere anche le noci e, in minor misura, addirittura il prezzemolo e le bietole. Nel primo caso, le noci potevano colmare l’assenza dei pinoli, ma non certo sostituirli degnamente. I gherigli di noci, notoriamente tannici ed amari, nonché astringenti, uniti all’imperiosità dell’aglio rendono il pesto disarmonico. Lo stesso, ma per altri motivi il prezzemolo e la bietola. L’aggiunta del prezzemolo, negativa, può essere solo dovuta alla scarsa quantità di basilico, in quanto l’aroma penetrante e deciso che esprime penalizza, soffocandolo,

il grato afrore del basilico. Anche per l’uso delle bietole, vale il precedente motivo, ma al contrario: anonima ed acquosa, la bietola diluirebbe troppo l’aroma del basilico, spersonalizzandolo. Circa novanta anni fa, un noto ristoratore della riviera di levante, allungando il poco pesto con della salsa di pomodoro, lo chiamò pesto corto !! Una variante, o meglio con un ingrediente aggiunto, ci viene dal levante della provincia di Genova, in particolare dai Golfi Paradiso e del Tigullio con epicentro in Val Fontanabuona. Al Pesto aggiungono la Prescinseua (cagliata). Oltre che un’abitudine del passato, quest’aggiunta veniva ed è usata per condire le tipiche troffiette (piccole ed irregolari spirali di semola, la cui forma è ideale per trattenere il pesto ed accarezzare il palato), nate a Sori e valorizzate da Recco. Un uso che per i genovesi è deprecabile, trova invece congeniale unione per condire le troffiette e le piccagge (fettuccine) di castagne. La piacevole percezione leggermente acidula riequilibra il sapore dolce della castagna.

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 312

Le paste per il Pesto

Dando un dispiacere a molti genovesi, si può

sicuramente affermare che le trenette (bavette)

non sono il meglio da sposare col pesto, perché

essendo una pasta secca, non assorbe come

dovrebbe il condimento. E, sebbene facciano

ormai parte dell’immaginario comune, trenetta

deriva dal siculo tria, che a sua volta proviene

dall’arabo itriyya. Il meglio sono i mandilli de saea

(lasagne - dal latino laganum - quadrate di circa

10 cm di lato, cui nome deriva dai fazzolettini di

seta delle nobildonne genovese dell’Ottocento),

poi di seguito, le lasagnette, i corzetti stampati (a

forma di una grossa moneta con rilievi da ambo le

parti) e le troffiette. Per le trofie, ossia gli gnocchi,

scherzando (ma non troppo), si può affermare che

il pesto è come la legge: purtroppo non è uguale

per tutti. Essendo composti per almeno l’80% di

patate e il 18-20% di farina (quindi ricchi d’amido),

anche facendoli cuocere in acqua salata, sono

sensibilmente “dolci”. Per riequilibrarne il sapore,

ci vuole un pesto con lievi aumenti nel sale, aglio

e Pecorino Sardo.

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 13

Il Mortaio

Il mortaio di marmo è da considerare un vero e

proprio utensile di cucina. Due secoli fa, entrava

di diritto nei regali di nozze delle coppie genovesi.

Spesso e volentieri, lo troviamo nelle case come

sopramobile, ferma carta, porta fiori e chincaglierie

varie e, non ultimo, per fermare la porta del terrazzo

o del giardino. All’esterno è ancora peggio. Ci

troviamo chiodi arrugginiti, chiavi, vasi e vasetti e,

spesso, è utilizzato nel pollaio come abbeveratoio

per polli e galline. È ovvio che il mortaio non lo

abbiano inventato i Liguri. Era già conosciuto ed

utilizzato da Fenici, Etruschi e Romani per vari usi.

La sua forma variava in altezza e grandezza ma

era sempre tonda. Gli speziali già dal Trecento,

come per quelli di bronzo, lo usavano per estrarre

i principi attivi da bacche, fiori, semi, frutti e

cortecce di varie piante. L’originale forma tonda

del mortaio, fu modificata dai Liguri addirittura nel

1200, perché erano gli unici ad usarlo per farne

salse e schiacciare e mescolare ingredienti per

realizzarne farce e dolci. I Liguri inventarono quelle

quattro protuberanze a forma di piccoli capitelli,

in dialetto oegge, cioè orecchie, per sollevarlo e

farlo girare. Operazione quest’ultima, necessaria

per fare il pesto nel mortaio. Con gli ingredienti

posti nel mortaio, facendo roteare il pestello

di legno contro la parete conica del mortaio

e, con l’altra mano, girarlo in senso opposto,

gli ingredienti si amalgamano perfettamente.

Curioso l’uso del marmo per farne un mortaio.

I Romani oltre venti secoli fa, acquistavano

in un piccolo centro del Carrarese, il marmo,

non quello bianco e già costoso (con quello

s’immolavano in busti e bassorilievi) ma quello

meno poroso e con inclusioni di alcuni metalli,

per farne fare le colonne esterne delle loro

ricche dimore. Una consuetudine, che contribuì

all’origine di Colonnata. Dodici secoli dopo, i

Liguri, certamente non secondi a nessuno per

parsimonia e risparmio, acquistavano lo stesso

tipo di marmo per farne mortai. Quindi nasce da

un progetto, il cui disegno, dava le indicazioni per

la forma del mortaio. Quelli più comuni, avevano

il diametro di un palmo genovese, poco più di

23-25 cm. Gli artigiani di Carrara, dal disegno

di quel progetto lo realizzavano partendo da

un cubo di marmo che, tagliandone a sbieco

gli angoli, formava una specie di piramide. Da

qui, tagliandone la punta e capovolgendolo, ne

scavavano l’incavo e, all’esterno, ne scolpivano

le orecchie e lo rifinivano.

Il Pestello

Il Pestello di che materiale è fatto? Solo di legno.

Nel Carrarese usano il pestello di marmo, in

quanto nel mortaio raffinano il sale grosso. Ma

non tutti i tipi di legno vanno bene per far pestelli.

Il più frequente è di legno d’olivo stagionato.

Certamente un legno duro, carente in tannino,

dalla fibra e dal colore particolari. Essendo anche

un legno lievemente “grasso”, dopo l’uso, il

pestello deve essere lavato con sapone ed acqua

calda, per evitare sentori di rancido. Ideali i legni

di pero, melo, albicocco e frassino, stagionati

almeno 2-3 anni. Negativi il castagno e il rovere,

per l’alto contenuto di tannino, in particolare nel

castagno. Il tannino accelera l’ossidazione degli

oli essenziali contenuti nel basilico. L’altezza e

spessore del pestello, deve essere rapportata

all’incavo del mortaio. Un mortaio dall’incavo di 15

cm di diametro ed alto 9-10 cm (dal centro del

fondo a quello del diametro), richiede un pestello

dalla testa leggermente conica e lunga 8-9 cm, il

diametro di circa 7 cm. (poco meno della metà del

diametro dell’incavo) e, col manico, dalla fine della

testa, lungo almeno 12-13 cm. Le ragioni sono le

seguenti: la forma, la grandezza e la lunghezza

della testa del pestello, permettono di lavorare

gli ingredienti su quasi tutta la parete dell’incavo,

accelerando i tempi di realizzo ed evitando così

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 314

l’ossidazione. Mentre la distanza che intercorre tra

la testa del pestello ed il manico, evita il contatto

del polso col bordo del mortaio.

Altri modi per (non) fare il Pesto

Oltre il pratico ma discutibile frullatore (meglio

alcuni cutter) in uso da non molti decenni, per fare

il pesto ci sono altri due modi. Il primo, e purtroppo

ancor oggi in uso, è con la mezzaluna. La lama

dell’attrezzo e il non breve tempo di realizzazione,

fa ossidare completamente il basilico, conferendo

poi al pesto sentori solamente vegetali. Lo stesso

facendolo col coltello. Meglio decisamente il

tritacarne, ma con spirale in moplen e una griglia

con piccoli fori. Inserendo nella tramoggia del

tritacarne tutti gli ingredienti assieme, tranne l’olio

che sarà aggiunto alla fine, si avrà un pesto più

granuloso, ma di maggiore persistenza aromatica

ed armonia.

L’abbinamento col vinoI primi piatti col pesto esigono, essendo una

salsa fredda e quasi totalmente vegetale, vini

bianchi giovani, profumati, secchi ma morbidi

e freschi, delicatamente caldi, pieni e continui

come il Riviera Ligure di Ponente Pigato e il Collio

Sauvignon (se francese, un Sancerre) serviti a

10-11°c in calici medi con stelo alto. Un vero e

proprio matrimonio d’amore: l’ampio profumo e

la morbidezza del vino, esaltano e contengono

rispettivamente, l’aromaticità del basilico e

l’imperiosità dell’aglio. Se a qualcuno viene in

mente di abbinarci un vino rosso, lasci perdere.

L’allicina contenuta nell’aglio (solfuro di zolfo che

conferisce all’aglio l’aromaticità e il piccante) e gli

oli essenziali del basilico a contatto dei polifenoli

del vino, conferiscono un sapore amaro e nette

percezioni sgradevoli di metallico e rancido.

Pesto & Salute

Le allarmistiche campagne di stampa o da tv sulla

presunta tossicità del basilico che, addirittura

provochi il cancro, risalgono addirittura a 5-6

anni fa. Periodicamente sono diffuse, lasciando

impauriti o sgomenti i consumatori generici di

pesto, ma assolutamente tranquilli genovesi

e liguri. Anzi, il bailamme suscitato nella prima

settimana di novembre, lascia perplessità e

sospetti. Ora che la Regione Liguria, attraverso

il suo Assessorato per le politiche all’agricoltura,

attualmente diretto da Giancarlo Cassini, è

riuscita finalmente ad ottenere la DOP per il

Basilico genovese, scoppiano come bombe,

notizie nefaste sul basilico. Perché se tali ricerche

hanno concreto valore scientifico, non sono

state inoltrate tempestivamente al Ministero

della Sanità? È vero che il basilico nella prima

settimana di vita contiene tracce di metil-eugenolo

(lo difendono da vari parassiti), la sostanza

accusata di provocare il cancro, ma è altrettanto

vero che al momento della raccolta del basilico

non ce n’è più, siccome le piantine di basilico

sono estirpate dopo circa due settimane di vita

d’estate e quattro-cinque settimane d’inverno, e

dell’altezza nettamente superiore ai 10 centimetri.

Lo stesso prof. Veronesi, ex ministro della Sanità,

ha chiaramente detto che il pesto non solo gli

piace, ma fa anche bene.

Il Pesto nell’economia ligureA nostro parere, al di fuori delle polemiche

sterili, la questione che ha sollevato il polverone,

potrebbe essere di natura commerciale. Il miglior

pesto si sa, è prodotto con le foglie di giovani

piantine coltivate in Liguria, poiché gli oli essenziali

che caratterizzano l’afrore del basilico (in primis

estragolo, linalolo ed eugenolo) sono nella giusta

proporzione e quantità, per le particolari condizioni

pedoclimatiche e le particolari tecniche colturali.

Se raccolte più tardi, dopo 60 giorni o più (quindi

con foglie grandi), la qualità degli aromi scema,

divenendo penetrante, pungente con note

vegetali all’olfatto, e amare e coriacee all’assaggio.

Risultato: oltre a costare sensibilmente meno di

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 15

quelle di giovani piantine, daranno sicuramente un

pesto ossidato e disarmonico. Altre considerazioni

sono ancor più importanti: in Liguria la coltivazione

del basilico coltivato in pieno campo e in serra, è

di circa 30 ettari con una produzione annua dal

valore di circa 9 milioni di euro. Attualmente un

kg di foglie giovani di Basilico Genovese di Prà

va dai 15 euro d’estate ai 20-22 euro d’inverno.

Mentre il Pesto, quello buono, fresco (dura un

mese conservato a +2-4°c in frigo e col 30-35%

di basilico) ha un costo di base di almeno 18 euro

il chilo. Ma il fatto più grave, ci viene da questi

preoccupanti dati: degli oltre 500.000 milioni di

vasetti di pesto venduti nel mondo, l'83% (sic!) è

prodotto in Giappone, Danimarca e Olanda; il 17%

in Italia, e solo il 5% in Liguria! Per questo, la quasi

totalità del basilico utilizzato da grandi aziende,

proviene dall’Argentina, Cina, Tunisia, Israele, Cile

ecc. Purtroppo secondo i regolamenti dell’Unione

Europea, il pesto non può essere insignito

DOP o IGP in quanto è una salsa, genere non

contemplato nella lista dei prodotti da insignire con

le denominazioni citate. L’unica denominazione

comunitaria che può essere ottenuta per il Pesto

è l’STG: Specialità Tradizionale Garantita. Come

per la pizza. Ma il miglior modo per tutelare il

più possibile il futuro Pesto Genovese STG,

è quello di fissare obbligatoriamente, tra i sette

ingredienti che lo compongono, le due Dop liguri,

il Basilico Genovese e l’Olio extravergine di oliva

Riviera Ligure. Ovvero l’obbligo di acquistare in

Liguria i due prodotti Dop regionali. Un mezzo per

aumentare le risorse del comparto agroalimentare

regionale e far da traino ad altri prodotti tipici. In

un prossimo futuro, la terza Dop ligure potrebbe

venire dall’aglio di Vessalico. Un aglio dalle

particolari caratteristiche che aumenterebbe il

livello qualitativo del Pesto, in quanto è una vera

e propria biodiversità. E ne guadagnerebbe

anche l’immagine del prodotto, avendo l’aglio di

Vessalico un bagaglio storico che risale al 1760,

anno in cui è nata la sua prima mostra mercato

che, superando l’usura dei tempi e delle mode, è

arrivata ai nostri giorni.

Il danno economico conferito dai vari pesto

che si trovano in commercio in Italia e nel

mondo – ben lontani da quello definito

tradizionale o tipico – all’economia ligure è di

enorme rilevanza. Sfruttando il nome Pesto (alla

genovese o Genovese) molte aziende nazionali

ed estero, oltre a crearsi un mercato fiorente e,

conseguentemente notevoli guadagni, annullano

e penalizzano il grande bagaglio storico e culturale

legato al territorio d’origine. La maggior parte dei

pesto in commercio contengono ingredienti che

non hanno niente a che fare con quelli tradizionali.

Come per tutti i generi alimentari posti in

commercio, prima dell’acquisto di questi prodotti,

leggerne attentamente i componenti scritti sia sulle

etichette che nelle contro etichette. Per tutelare

la qualità e l’immagine del Pesto Genovese dei

propri associati, il Consorzio del Pesto Genovese

ha creato un marchio registrato che è stampato

in etichetta o apposto sulla confezione. Ma non

basta. Anche tra i vari pesto dei produttori aderenti

al consorzio è necessaria, maggiore chiarezza. Il

consumatore va educato e rispettato. Se il Pesto

è prodotto con dei semilavorati di basilico Dop e

non (pasta di basilico refrigerato, surgelato ecc.)

o con foglie di basilico fresco, sarebbe importante

citarlo sull’etichetta della sua confezione. Non

solo per le ovvie e differenti caratteristiche

organolettiche a vantaggio del pesto con basilico

fresco, ma anche per il prezzoli vendita: un kg di

pasta di basilico ha un costo che può aggirarsi

sui 3-4 euro (secondo la provenienza), mentre un

kg di foglie di basilico fresco va dai 15 ai 20 euro

(secondo qualità e stagione). L’esempio potrebbe

essere preso dal latte: il prodotto fresco e quello

a lunga conservazione.

Page 18: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

È stato l’evento più importante di un Vinitaly

ben organizzato ma in cui sembra siano

mancate soprattutto le idee nuove, quasi

l’impossibilità di costruire qualcosa di comunicativo

che non siano i percorsi trionfalistici e un po’ falsi

degli anni ‘90 o, di converso, il rifiuto globale della

manifestazione. C’è da parte

dei produttori ma soprattutto

degli uffici stampa, una

difficoltà a reggere il passo con

i cambiamenti e l’impressione

generale è avvolta da una

sensazione di smarrimento,

di mancanza di stimoli mentali

davvero significativi, almeno dal

punto di vista giornalistico. Il vino

italiano è buono, gli investimenti

continuano, c’è tanta voglia di

fare, ma il navigatore collettivo

non ha individuato ancora il

nuovo percorso, è in attesa della ricerca dei satelliti.

In questo quadro la degustazione di Gaja, che

apre la celebrazione dei 150 anni dell’azienda

giunta alla quinta generazione è una granitica

certezza, come entrare in una basilica romana:

quante cantine italiane potrebbero organizzare una

degustazione per 300 persone con un vino del

1964? Penso nessuna. E in Francia? Non molte.

Questo segno di forza è stato per

me impressionante, soprattutto

quando penso che il 99% delle

aziende meridionali che hanno

iniziato la propria attività all’inizio

degli anni ‘90 non hanno avuto

la dabbenaggine di conservare

una sola bottiglia della loro prima

annata! Così, tanto per farla

vedere ai nipotini un giorno.

Voglio spendere una parola per la

conduzione di Jancis Robinson:

idealtipo anglosassone che

sembra uscita da un romanzo di

Agatha Christie. Semplicemente perfetta, nessuna

esibizione tecnica, con interventi di supporto

Verona 2009,la degustazione di

Gaja evento clouSole, mare, avventura

e cucina fragrante nel nord est del Brasile“ ”

di Luciano PignataroWineBlog www.lucianopignataro.it

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 316

Angelo Gaja

Page 19: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 17

quando il tono musicale della degustazione

scendeva, ha avuto un ruolo etereo e maieutico,

capace cioé con cinque o sei domande poste al

momento giusto di far venir fuori completamente

la filosofia aziendale e il carattere dei protagonisti

di questa straordinaria manifestazione senza

occupare mai la scena.

Il carattere forte e determinato di Angelo, il ruolo

chiave della moglie Lucia, l’affiancamento al padre

della figlia Gaia, l’ingresso, avvenuto appena a

febbraio, dell’altra figlia Rossana che ha studiato

enologia, la presentazione del giovane Giovanni,

appena 16 anni, che porta il nome del papà di

Angelo (a lungo sindaco di Barbaresco).

Per me un vero proprio stage formativo a cui

cercherò di uniformarmi da subito.

Robinson: “I vini italiani non sono segnati dalla

dolcezza e dalla morbidezza, hanno un approccio

più acido e devono essere spesso accompagnati

al cibo. E’ un punto di forza o di debolezza?”

Angelo: “Non è un punto di debolezza. A me non

interessano i vini perfetti, ma quelli che sanno

esprimere un grande identità. Certo è stato più

facile farli capire in Germania, ma poi sono stati

apprezzati in tutto il mondo. La nostra tradizione

esprime sicuramente l’acidità come uno degli

elementi di fondo e crea vini originali. Ma bisogna

anche pensare che se l’originalità non piace

a nessuno impone qualche cambiamento. Al

tempo stesso se un prodotto la perde del tutto

diventa uguale agli altri. Bisogna dunque cercare

un punto di equilibrio. La nostra modernità è

costituita dall’introduzione delle barrique e dalla

fermentazione a temperatura controllata, questi

sono i due elementi che ci differenziano dal passato”.

Robinson: “La crisi cambierà la vostra politica dei

prezzi?”

Angelo: “So bene che sono considerato uno dei

responsabili dei prezzi alti del vino italiano. Ma

quando si fa artigianato vero non si può inseguire

l’industria. Noi pensiamo sia bello rimanere artigiani,

siamo da sempre sullo stesso numero di bottiglie,

circa 150.000. Abbiamo le risorse per accettare

anche di non vendere fino a quando il peggio sarà

passato. Ma io sono ottimista e credo che la gente

vorrà sempre bere bene e che la ripresa verrà

presto”.

Robinson: “In tutti questi anni, com’è cambiato il

vino italiano?”.

Angelo: “Beh, sul mercato internazionale eravamo

un po’ folcloristici, ricordate le bottiglie di anfora

del Verdicchio o i fiaschi con la paglia? L’immagine

è stata completamente rovesciata, adesso l’Italia

esprime una base produttiva molto ampia: quando

ho iniziato nel 1961 in azienda c’erano 3000

produttori, adesso sono 35.000. Questo è buono

perché rende possibile una grande e articolata

diversificazione dell’offerta. C’è poi l’arrivo in

campagna di tanti imprenditori di altri settori, anche

questo è un dato molto positivo perché aiuta ad

avere una percezione diversa, più qualificata della

viticoltura”.

La giornalista inglese J. Robinson

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 318

Il momento clou della degustazione è stato il Sorì

San Lorenzo 1988 e il Barbaresco 1964, ossia i

vini del giardino di casa.

Ero di fianco al palato piemontese e allenato dai

vini di Francia di Enzo Vizzari, il suo commento

è stato: “Ecco cosa è un Barbaresco”. Integrità,

finezza, eleganza. Nel Sorì torna la dolcezza dell’uva

regalata dal tempo e non da pratiche di cantina,

un po’ come gli anziani tornano bambini, il 1964,

fatto ancora dal padre Giovanni perché Angelo i

primi sette anni è stato in vigna e non in cantina, ha

ancora gioventù da esprimere, l’acidità in perfetto

equilibrio con le altre componenti del bicchiere,

al naso indimenticabili note tartufate e di funghi.

Persino la Robinson entra nel merito per una sola

volta durante la degustazione con un semplice ma

sentito aggettivo: “Excellent”.

Sul palco la famiglia, l’immagine della vera forza

dell’Italia. Una famiglia dai vincoli tradizionali

con una gerarchia pre-definita dei ruoli, ma

assolutamente moderna nella distribuzione delle

funzioni in una degustazione dove tutti hanno

parlato esclusivamente in inglese. In prima fila gli

amici di sempre: Edward Steinberg con la moglie

e Guido Rivella con il quale il sodalizio dura da

39 anni. E se Gaia ha ricordato le più importanti

donne del vino, Angelo ha mostrato le foto degli

autori della rinascita del vino italiano, a cominciare

da Domenico Clerico presente in sala a cui è stata

tributata una standing ovation, ai langaioli più famosi

(Altare, Bologna), dai toscani ai franciacortini,

da Gravner sino a Piero Mastroberardino. Una

conclusione politica se volete: queste sono le

persone che hanno cambiato la vigna in Italia.

Lo Chardonnay Gaia&Rey 1994 mi ha conquistato

per la freschezza e il tono giovanile, la risposta del

Nord ad un altro grande Chardonnay, il siciliano

Tasca d’Almerita, la risposta del Sud allo Chablis.

Page 21: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 19

Integro, colore oro brilante, intenso e persistente,

ricco, strutturato, sontuoso, l’ho usato per

chiudere la degustazione rinfrancato dalla vibrante

freschezza. La sua prima edizione è nel 1979. Un

po’ chiuso e monocorde invece il Darmagi 1997,

prima annata veramente calda, la vigna piantata

nel 1978, da uve cabernet sauvignon capace

sicuramente di esprimere aria tartufata di Langa,

fresco, ma anche il meno esaltante di questa

straordinaria batteria. Conteisa 1996 e Sperss

1989, rispettivamente La Morra e Serralunga,

esprimono un momento particolare dell’azienda,

quando Gaja riprese a fare Barolo, che già aveva

fatto il padre Giovanni, ma stavolta con uve proprie.

Conteisa vede la luce nel 1995, dunque è recente,

Sperss nel 1988. Entrambi in perfetta forma,

inutile dirlo, il primo con un tono più moderno

(cioccolato, note balsamiche, concentrato) il

secondo più vocato ai toni fini dell’eleganza.

I vini erano buoni, gli ultimi due straordinari, a me

è piaciuta l’esecuzione della presentazione dalla

musicalità perfetta, poco italiana se volete, in cui

nessuno ha debordato dal ruolo e tutto si è svolto

in perfetto stile piemontese, denso e preciso.

Entrati alle 10,30, alle 12 era già tutto finito. Anche

il Vinitaly.

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Eccola qui, finalmente, davanti ai nostri

occhi, la mitica Coulée de Serrant, dove

nascono i suggestivi bianchi di Nicolas

Joly, il guru della viticoltura biodinamica: un ripido

avallamento che scende

verso la Loira, perfetto

per garantire con la sua

posizione geografica

le migliori condizioni di

impianto per un vigneto.

Intuendo che la storica

tenuta di famiglia era il

luogo ideale per applicarvi

le teorie elaborate all’inizio

del secolo scorso da

Rudolf Steiner, Joly

decise, al suo ritorno in Francia dagli Stati Uniti

negli anni ‘80, di introdurle progressivamente nei

sette ettari dello storico vigneto di famiglia, il cui

impianto risale niente meno che al XII secolo. Il

vitigno è le chenin blanc, - “un artiste sensible” per

usare le parole dello stesso Joly, di cui bisogna

saper riconoscere “la finesse” per esaltarlo al

meglio.

Ma tutto questo succedeva più di vent’anni fa.

Oggi nel mondo della biodinamica non solo non

si registrano sensibili

cambiamenti di rotta, ma

anzi un più che discreto

aumento di adesioni.

Il gruppo di vignaioli che

ha sottoscritto la “Charte

de qualité”, il documento-

base redatto dal “comité

de Direction”, è infatti

ormai arrivato a più di

centocinquanta aderenti,

sparsi in tutto il mondo. E

sono soprattutto i produttori medio-piccoli quelli

che sottoscrivono con più entusiasmo, perché in

loro è più forte l’esigenza di sottrarre il prodotto

ad una massificazione del gusto ormai tipica del

dilagante villaggio globale. Mentre in passato

non era necessario, sono parole dello stesso

Il futuro haun cuore antico…

anzi, biodinamico! Nicolas Joly ha fatto scuola: sempre più in aumento il numero dei vigneti

coltivati in biodinamica: ma non facevano già così i nostri nonni?

“”

di Silvana Delfuoco

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 320

Page 23: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 21

Joly, “dans un vignoble de parler d’agriculture”,

perché dappertutto si lavorava la terra allo stesso

modo, oggi il problema della coltivazione ha

assunto un’importanza ben diversa. I numerosi

cambiamenti apportati dai metodi moderni

possono infatti influire a tal punto sul prodotto

finale, in questo caso il vino, da rischiare di

trasformarlo in uno straniero in patria, “étranger

a son origine”. Ben venga quindi la biodinamica,

se essa è perfettamente in grado di valorizzare al

massimo lo spirito di terroir anche molto diversi

tra loro, lasciando che la vigna vi possa esprimere

il proprio carattere nell’infinita sfumatura delle

differenze.

Certo i problemi da risolvere per chi vuole

convertirsi non sono sempre facili, neanche per

i più volonterosi. Va bene scegliere di essere

biologici (o biodinamici), ma che succede se

così non fa anche il tuo vicino? Esemplare il

caso di Clemens e Rita Busch, giovane coppia

di vignaioli tedeschi che lavorano sui pendii della

Mosella. Qui non solo si fatica a combattere,

con l’utilizzo unicamente di preparati organici,

i ristagni di umidità nelle vigne in pendenza, ma

ci si deve anche difendere dai vigneti contigui,

dove, proprio per ovviare agli inconvenienti di

una difficile coltivazione manuale, si effettuano

trattamenti chimici “tradizionali” dall’elicottero!

Page 24: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Non tutti i luoghi sono ugualmente favoriti dalla

natura, questo purtroppo è risaputo.

Questo non vale certo per Nicolas Joly, che

ha potuto far circondare i suoi sette ettari di

vigneto da terreno lasciato incolto o a prato, per

permettere il ristabilirsi dell’equilibrio naturale grazie

alla diversificazione del paesaggio. Nelle sue

vigne anche il compost è auto-prodotto, grazie

alle vacche Nantaises di proprietà, ovviamente

nutrite à l’ancienne con grano, barbabietole e

fieno; inoltre non si usano diserbanti, ma l’erba

viene brucata durante il passaggio autunnale da

un gregge di pecore d’Ouessant, che ricambia il

dono lasciando sul campo concime!

E questo sarebbe davvero un modo totalmente

nuovo e rivoluzionario di lavorare la terra? O non

è piuttosto un’intelligente adattamento alle sagge

abitudini del buon tempo antico?

E nel domaine di Nicolas Joly il rimando, continuo

e un po’ studiato, all’immagine di un passato che

qui non è mai davvero trascorso del tutto si respira

in ogni angolo. A cominciare dall’ accueil, ospitato

in un piccolo locale volutamente dimesso, dove

fanno bella mostra di sé vecchi attrezzi agricoli

che sembrano posati lì quasi per caso. Per

continuare con il romantico vialetto-belvedere da

cui si ammira un duplice spettacolo: a sinistra, lo

storico vigneto illuminato dal sole del tramonto; a

destra, la barriera dell’incolto, che separa dal resto

del mondo il piccolo paradiso incontaminato.

Solo un manager del calibro di Joly, acuto

conoscitore in anticipo delle tendenze dei

mercati mondiali, poteva prevedere per tempo

che il business del futuro sarebbe stato quello di

riscoprirne il cuore antico: salveremo così la tipicità

dei nostri vini, difendendoli dalla concorrenza,

sempre più vicina e inarrestabile, dei paesi

emergenti?

Tutto sta nelle decisioni che nei prossimi anni (ma

senza tardare troppo e fatti salvi i rapporti di buon

vicinato...) riusciranno a prendere, possibilmente

tutti insieme, i vignerons della vecchia Europa.

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 322

Scheda Il vigneto produce vini con tre diverse

denominazioni:

A.O.C. Coulée de Serrant

Superficie: sette ettari, in forte pendenza verso la Loira, orientati a sud/sud-ovestEtà dei vigneti: da 30/40 anni fino a 80 anni.Vitigno: chenin blancResa: 20-25 hl/haProduzione: 20000/25000 bottiglieAgricoltura biodinamica controllata dal 1981

A.O.C. Savennierères-Roche aux Moines:

Clos de la BergerieSuperficie: circa tre ettari, in pendenza a estEtà dei vigneti: 30 anni.Vitigno: chenin blancResa: 28-30 hl/haProduzione: 80000/10000 bottiglieAgricoltura biodinamica controllata dal 1984

A.O.C. Savennières: Les Vieux ClosSuperficie: circa cinque ettari, in pendenza a estEtà dei vigneti: 18/20 anni.Vitigno: chenin blanc e altriResa: 30-35 hl/haProduzione: circa 20000 bottiglieAgricoltura biodinamica controllata dal 1984

Page 25: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 23

Page 26: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il pubblico delle grandi occasioni al convegno/

incontro che si è svolto presso il primo piano

del Pad. 8 del Vinitaly 2009.

L’occasione ha visto protagonista il grande

vigneron siciliano Marco De Bartoli che, dopo

ben 12 anni, ritornava al Vinitaly. L’evento è stato

fortemente voluto dal Presidente Nazionale della

FISAR Vittorio Cardaci Ama con la Segreteria

Nazionale partecipe nella organizzazione.

Affascinante il racconto e l’esposizione di Marco

De Bartoli che ha ripersorso la storia degli

ultimi della produzione enologica siciliana e nel

particolare quella del Marsala.

Marco De Bartoli è considerato il simbolo vivente

del Marsala e del vino siciliano in generale, con il

suo rispetto per il passato e la fiducia nel futuro

gravata di dubbi su contraddizioni perpetue.

Negli anni settanta subentrò alla madre Josephine

nel Baglio Samperi. Nella tenuta si era coltivata uva

da Marsala per due secoli, ma Marco, con una

laurea in agronomia e un ammirevole curriculum

come pilota di auto da corsa, non intendeva

trascinarsi con un’industria in declino. Trasformò

rustici cotti dal sole in cantine, dove perseguì la sua

personale visione del Marsala, decorando gli spazi

disponibili con una collezione di auto d’annata.

Miscelò con tale abilità nuove annate alle vecchie,

nel processo perenne detto solera, che il suo

Vecchio Samperi di 20 e 30 anni fu riconosciuto

come il non plus ultra dei Marsala. Marco però

evitò deliberatamente la denominazione, per i suoi

blend speciali, mentre scorazzava in giro per l’Italia

su auto sportive rimesse a nuovo, fidando sulla sua

parlantina e sul suo ironico senso dell’umorismo per

vendere vini che erano decisamente fuori moda.

Il blend Vecchio Samperi potrebbe qualificarsi

come Marsala Vergine Stravecchio DOC, che

può essere fortificato con alcol di vino, viene

mantenuto veramente vergine, anche se i livelli

naturali di alcol sono così alti che i vini devono

essere etichettati come “liquorosi”. Da 25 ettari di

viti, Marco e i suoi figli, producono circa 100.000

bottiglie all’anno, comprendenti il Marsala Superiore

Una FISAR protagonista al Vinitaly 2009

Marco De Bartoli ritorna dopo 12 anni al Vinitaly di Verona“

di Roberto Rabachino

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 324

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 25

DOC Riserva e il dolce Vigna La Miccia, oltre

che il dolce Inzolia di Samperi, non classificato.

L’azienda produce anche il Bukkuram, un

Moscato di Pantelleria Passito che ha contribuito

assai alla nuova ascesa di quel vino dolce.

De Bartoli fu per un certo tempo presidente

dell’Istituto Regionale del Vino e della Vite, ruolo

che lo costrinse al difficile compito di provare

a essere convenzionale e diplomatico. Non vi

riuscì sempre, il che spiega perché fu intentata

contro di lui un’ambigua azione legale che bloccò

parte della sua produzione per anni, sino a che,

recentemente, non fu assolto da ogni accusa.

Nel corso dell’incontro è stato presentato il libro

di Andrea Zanfi “ Marco, nipote mio” un romanzo

etereo di anime che si incontrano, si parlano e

aprono i loro cuori alle memorie e alle passioni

di una Sicilia posta a confronto fra un recente

passato e un presente, in un tempo che scorre,

ma che sembra immutabile.

Storie di uomini, di Marco che incontra Marco, di

un’isola che solo all’apparenza sembra lontana,

ma che invece contiene in sé quella folle anarchia

che appartiene a ognuno di noi.

È questo quanto Andrea Zanfi ha voluto

comunicare nel suo ultimo lavoro editoriale il

cui contenuto è stato stimolato da un’attenta

riflessione dettata dall’esperienza di un viaggio

lungo qualche anno in Sicilia dove si è trovato

a contatto con storie, aneddoti e uomini unici,

come unica è ogni sfera umana, fra cui, frugando

e rovistando, ha scoperto quella di Marco De

Bartoli che lo ha affascinato.

da sx Marzio Berrugi, Roberto Rabachino, Vittorio Cardaci Ama, Marco De Bartoli e Andrea Zanfi

Page 28: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 326

Cantine Marco De Bartoli

Aziende di Marsala Contrada Fornaia Samperi

È in Sicilia, nella zona occidentale

dell’isola, nel marsalese, che Marco

De Bartoli, credendo fortemente

nelle tradizioni della viticoltura del

suo territorio, si avvia a riscoprire e

coltivare uno stretto legame tra i metodi

tradizionali e innovativi di lavorazione

della terra e di produzione del vino.

Ed è proprio la ricerca di un’eccellente

qualità, coniugata al rispetto delle

tradizioni vinicole siciliane che fanno

prediligere a Marco De Bartoli l’utilizzo

di vitigni autoctoni ed in particolare il

Grillo, presente in Sicilia dall’epoca

fenicia e base del classico Marsala,

e lo Zibibbo, da cui si ricava il celebre

moscato passito di Pantelleria. Nascono

così i vini di Marco De Bartoli, il primo

dei quali è il “Vecchio Samperi”, in

onore alle terre che ospitano l’azienda,

un vino ottenuto con l’antico metodo

Soleras che, attraverso una sequenza

di passaggi di piccole percentuali di

vino più giovane in fusti che contengono

vini più vecchi, permette di creare

un’armoniosa mescolanza di annate

diverse, dal gusto unico e inimitabile.

Nel 1982 è imbottigliato il “Vigna La

Miccia”, Marsala tipo Oro, più gentile

perché vinificato a freddo, dagli intensi

profumi primari delle uve Grillo e Inzolia.

Sulla scia del “Vecchio Samperi” nel

1983 nasce il “Marsala Superiore”, un

vino invecchiato nel rispetto dei tempi

ciclici della natura in botti di rovere ma

reso amabile dalla mistella, base alcolica

d’antica ricetta, ottenuta dalla miscela

del mosto d’uve Inzolia e acqua vite.

L’appassionato lavoro di ricerca di Marco

De Bartoli continua e negli ultimi anni si è

determinata la produzione di vini d’annata,

soprattutto monovarietali autoctoni e

rossi di carattere internazionale.

Azienda di Pantelleria Contrada Bukkuram

Bukkuram, dall’arabo “padre della

vigna”, è il nome che definisce la zona

di Pantelleria prediletta dagli Arabi

per la coltivazione dell’uva Zibibbo.

È lì che si estende l'azienda, in un

dammuso del ‘700, per circa cinque

ettari di vigneto a 200m sul livello del

mare, con esposizione sud-ovest.

È stato nel 1984 che Marco De Bartoli

ha messo in bottiglia il suo passito che,

in omaggio alle incantevoli terre in cui è

prodotto, prende il nome di “Bukkuram”,

un moscato passito che ha orgoglio

e merito di avere risvegliato da un

lungo letargo l’interesse di molte

aziende alla conquista di una fetta di

mercato in cui si colloca il prodotto.

Poi Marco De Bortoli, nel 1990,

decide di intraprendere la

produzione di un nuovo vino.

Seleziona, quindi, uve Zibibbo nelle

zone a nord e più ombreggiate

dell’isola, adatte per la produzione di

vino bianco perché in possesso di

un’acidità più alta e zuccheri più bassi.

È proprio in contrada Cufurà, azienda

di tre ettari, che nasce “Pietra Nera”,

un vino secco dall’intenso complesso

aromatico, unico nel suo genere.

A seguire una indimenticabile degustazione di

Vecchio Samperi, un vino stravecchio liquoroso

secco da meditazione di vent’anni con varietà

100% Grillo prodotto a C/da Samperi di Marsala.

Le uve vengono manualmente selezionate e

dopo una spremitura soffice vengono messe

in fermentazione in botti di rovere da 50 Hl.

L’evoluzione di questo grande vino avviene in

botti di rovere a metodo soleras. Il prodotto viene

imbottigliato con una media ventennale.

Incaricato a commentare questo importante vino,

versato in versioni di diverso formato di bottiglia

e di diversa epoca d’imbottigliamente, il nostro

Marzio Berrugi che con proprietà e trasporto ci ha

fatto emozionare.

Il servizio ai vini è stato professionalmente svolto

dai sommelier della FISAR.

Page 29: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 27

Page 30: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Le centinaia di castelli disseminati

nell’arcipelago danese, agganciato al

resto dell’Europa con l’audace architettura

del ponte e del tunnel ferroviario Copenaghen-

Øresund, contribuiscono a far rivivere la suggestiva

atmosfera che ricorda i tempi di Amleto e della

Sirenetta. Ma non c’è solo fiaba in Danimarca,

oggi un moderno Paese industriale che tra l’altro

vanta due primati in Europa: maggiore produzione

di latte e il più numeroso parco di microbirrifici pro

capite. La birra è infatti la bevanda nazionale visto

che, almeno per ora e malgrado qualche timido

tentativo di coltivare la vite, di vino danese non

si può parlare. La birra (øl) danese è conosciuta

soprattutto grazie al colosso Carlsberg, affiancato

da altri nomi famosi come Tuborg e Ceres,

e infatti è a Copenaghen che è stata isolata la

prima cultura unicellulare del lievito per la birra a

bassa fermentazione che ha poi preso il nome

di Saccharomyces carlsbergensis. La lager è

leggera, con gusto prevalentemente rotondo e

un buon tenore fruttato, e si producono anche

stout e bock in aggiunta a tutte le birre della casa

dei birrifici artigianali prodotte secondo le stagioni

e anche aromatizzate con bacche e erbe. Da una

recente indagine è emerso che su 50 migliori

rivenditori di birre nel mondo nel 2009 il primo e

il tredicesimo posto sono di locali danesi, ai posti

Birra danese, leggera ma di gusto

Per gli amanti della spumeggiante bevanda la Danimarca è una meta obbligata,

complice la sua invitante gamma di birreche va da quelle industriali ai prodotti artigianali

di una miriade di microbirrifici

“”

di Enza Bettellifotografie VisitDenmark

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 328

Page 31: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

24 e 32 due olandesi, al 42 un belga mentre tutti

gli altri sono statunitensi. Su questa classifica

influisce senz’altro il fatto che in Danimarca la

birra viene prodotta soprattutto secondo la “legge

della purezza”, vale a dire solo luppolo, malto

e acqua, e che viene servita dando alla birra e

alla sua schiuma tutto il tempo per esprimersi in

modo perfetto, arrivando al record dei 18 minuti

di un locale fuori Copenaghen. Pasqua e Natale

vengono celebrati con birre speciali e il giorno

della loro messa in commercio è per molti Danesi

il segnale del cambiamento di stagione. Tra i

vari festival organizzati in Danimarca durante il

corso dell’anno i più importanti sono a maggio, i

Giorni della Birra a Copenaghen (quest’anno dal

15 al 17) con la possibilità di assaggiare diverse

centinaia di differenti birre, e a novembre quello

della Birra di Natale.

SMØRREBRØD, POLPETTE E DOLCI

Carni di allevamenti nazionali e pesci pescati nel

mare del Nord sono alla base della gastronomia

danese e di quelle che sono le specialità del

Paese. Primo fra tutti lo smørrebrød (pane e burro),

la distesa di tartine che compone i magnifici buffet

danesi. Però se non tutti sanno che lo smørrebrød

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 29

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 330

è nato qua, è quasi impossibile ignorare che

la grande pasticceria abbia avuto origine in

Danimarca. I dolci danesi sono infatti così famosi

che in tutto il mondo l’alta pasticceria viene

chiamata semplicemente Danish Pastry; è a

base di pasta tipo sfoglia ma lievitata e lavorata a

comporre un leggerissimo insieme di strati. Merito

anche dell’eccellente burro danese, prodotto per

centrifugazione, con un basso grado di acidità e

protetto da una confezione di carta di alluminio a

tre strati. Il burro, oggi però abbastanza spesso

sostituito dall’olio d’oliva, viene utilizzato

anche per la preparazione delle

immancabili frikadeller (polpette)

servite di solito con un contorno

di cavolo e di composte di frutta

e con l’ottimo pane, spesso

scuro, e per accompagnare le

aringhe, altro piatto nazionale,

consumate fresche o conservate

in cento modi diversi.

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Page 34: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Catania: debutto del Distretto Culturaledi Attilio L. Vinci

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 332

Iniziativa ideata e concretizzata dal dott. Giuseppe

Finocchiaro con la collaborazione di importanti

enti ed istituzioni quale la Fondazione Cariplo e

l’Arcidiocesi etnea.

Presentato ufficialmente il 31 gennaio scorso,

il Distretto ha debuttato a fine febbraio con un

elegante e ben organizzato evento negli accoglienti

locali del Museocafè del Museo Diocesano.

Il debutto è stato concentrato sul tema “Formaggi e

vini” ovviamente del comprensorio etneo.

Alla manifestazione ha presenziato dall’Arcivescovo

metropolita di Catania Mons. Salvatore Gristina.

La relazione introduttiva è stata del Barone Mario

Ursino Recupero, che ha illustrato fonti storiche,

letterarie, religiose e folcloristiche della tradizione

casearia siciliana.

S.E. Mons. Gristina, con parole di buon pastore,

molto apprezzato qual è, ha sottolineato con

efficacia persuasiva la preziosa sinergia che ci

deve essere tra tutte le realtà, Diocesi compresa,

per valorizzare le risorse della comunità.

L’evento è parte d’un progetto ideato e coordinato

dalla società di consulenza Theorema, della quale

il dott. Finocchiaro è la figura espressiva.

Consistenti i punti di forza concentrati in un

partenariato strategico, fortemente operativo,

comprendente anche i più attivi enti locali operanti

nello sviluppo del territorio: la Curia arcivescovile

di Catania che è l’ente capofila; la Fondazione

diocesana, che opera da supporto come una holding

di servizi; l’Azienda Provinciale per l’incremento

Turistico, organo operativo della Provincia

Regionale; il GAL Terre dell’Etna e dell’Alcantara

che si adopera anche per il controllo e la tutela dei

prodotti tipici; l’Ente Parco dell’Etna che concorre

all’uso sociale e pubblico dei beni ambientali; la

Confcommercio/Fipe (Associazione generale per il

commercio ed il turismo di Catania).

“Siamo all’inizio, e considerate le adesioni ed il

successo dei primi passi debbo dire di essere

soddisfatto. E soprattutto gratificato dopo il duro

lavoro che abbiamo dovuto fare per istituire il

Distretto, ed avviarne l’attività - sottolinea il dott.

Finocchiaro - Ad oggi vantiamo ben 15 aziende

dei settori agroalimentare ed artigianali di qualità

che hanno condiviso sin dall’inizio la proposta

del progetto. Sono le aziende che riceveranno

per prime un’adeguata promozione nell’ambito

Con l’impegno di far conoscere le risorse del territorio e valorizzarne le espressioni

produttive di più alta qualità è stato istituito a Catania il Distretto Culturale

“”

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 33

delle molteplici attività previste. Considerate le già

diverse richieste di aggregazione, pensiamo che in

futuro ne avremo altre, sempre in rappresentanza

dell’alta espressione qualitativa. Il “Distretto Culturale

di Catania” nasce infatti come una proposta

culturale delle diverse risorse del territorio. Quindi,

contiamo di offrire tutte le possibili proposte dirette

a valorizzare le realtà più importanti ed autentiche

della cultura etnea”.

Il dottor Finocchiaro è egregiamente collaborato

da Maria Gabriella Guzzetta, nella qualità di

responsabile degli eventi del Distretto Culturale.

“Contiamo di presentare un evento al mese e di

coinvolgere tutte le espressioni produttive esistenti

in Provincia - dichiara la splendida signora Maria

Gabriella - prossimamente proporremo una

manifestazione che avrà quale tema principale

il pane e la sua tradizione in terra di Sicilia. Sotto

Pasqua un evento con al centro i dolci tipici pasquali.

A maggio porremo all’attenzione il pregiato suino

nero dell’Etna…e così via fino a completare un

programma di valorizzazione che interesserà tutte

le nostre risorse dell’agroalimentare”.

Considerata la scarsa conoscenza, e perciò il molto

limitato livello di apprezzamento da parte delle

nuove generazioni, dei prodotti tipici, i promotori

del progetto hanno dichiarato di voler coinvolgere,

al più presto, le scolaresche del catanese allo

scopo di avvicinarle alle diete mediterranee, a

giusta ragione, molto ben suggerite oltre che per la

loro bontà e squisitezza, anche e soprattutto per i

benefici alla salute.

Nel catanese esistono anche delle buone

scuole professionali per i servizi alberghieri e di

ristorazione.

La riuscita serata evento al Museocafè di Catania si

è conclusa con una generosa degustazione offerta

dalle Fattorie Coco di Lentini, per i formaggi (primo

sale, pepato e stagionato) e le ricotte; dall’azienda

Di Prima di Zafferana Etnea per il miele (miele di

arancio, di castagno e di eucaliptolo); dalla Biorg,

pane biologico di Raddusa per il pane; dalle aziende

vinicole Scilio, Don Saro e Camia di Linguaglossa

per i vini Etna DOC.

Gli accostamenti cibo-vino sono stati curati dalla

sommelier Agata Arancio.

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 334

La più giovane delle aziende vitivinicole della

Saiagricola, acquisita dal Gruppo Fondiaria

SAI nel 1995 è situata sulle colline di Gualdo

Cattaneo, uno dei cinque comuni nei quali si

produce il Montefalco Sagrantino docg, in uno

straordinario contesto ambientale.

Colpetrone è passata dai 4,5 ettari del primo

insediamento agli attuali 140, di cui 63 a vigneto

ed oggi è una delle più grandi aziende del

comprensorio della docg di Montefalco.

Parallelamente allo sviluppo dei vigneti, nel giugno

2005 è sorto il nuovo Centro aziendale per una

Colpetrone ambasciatore

dello stile di vita umbro

a cura della redazione di Quality ADV

Sai bere

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superficie totale di circa 3.200 mq nello stile dei

fabbricati tipici del luogo. La moderna cantina di

vinificazione ed affinamento è stata realizzata per

una produzione di alto profilo qualitativo di oltre

mezzo milione di bottiglie tra Montefalco rosso

doc, Sagrantino docg e Sagrantino passito

docg ed è dotata delle più innovative soluzioni

tecnologiche e logistiche.

La nuova struttura dispone di un wine bar per

degustazioni guidate e vendita diretta e di una

sala conferenze che può accogliere fino a 100

persone sedute.

È previsto il restauro della adiacente chiesa

di Santa Maria del Fico risalente al 1275, già

conosciuta dai pellegrini che percorrevano la “Via

Francigena”.

Dei 63 ettari di vigneto di proprietà, 35 sono

iscritti all’Albo del Montefalco Sagrantino, vitigno

autoctono di questa area, uno dei più antichi

d’Italia. Sulla sua origine non si hanno informazioni

attendibili, ma l’ipotesi più accreditata resta che il

Sagrantino sia stato portato a Montefalco da uno

dei tanti seguaci di San Francesco d’Assisi di

ritorno dall’Asia Minore. Questa ipotesi potrebbe

anche spiegare l’etimologia del nome che

deriverebbe dalla radice latina sacer, vino sacro.

23 ettari sono iscritti all’albo del Rosso Montefalco

e 5 all’IGT.

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 35

Page 38: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

36 Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3

Ma andiamo a conoscere le diverse tipologie

di vini prodotti con la preziosa collaborazione

dell’enologo Lorenzo Landi.

Montefalco Sagrantino Docg

Uve utilizzate: Sagrantino 100%

È un grande rosso potente, concentrato e

longevo. Ha colore rubino quasi impenetrabile

e profumi intensi, ampi, con note di

frutta rossa accanto a sentori speziati e

vanigliati particolarmente fini. Il sapore è

deciso, potente, con una concentrazione

tannica evidente soprattutto nei primi

anni di vita.

Viene affinato per 12 mesi in

barrique di rovere francese seguiti

da 18 mesi in bottiglia dopo un

breve passaggio in acciaio inox.

Va servito a 18°C in ampi calici. È

tipico l’abbinamento a grandi arrosti,

cacciagione e formaggi stagionati a

pasta semicotta.

Possibilità di invecchiamento: 10-

15 anni.

Montefalco Sagrantino Passito Docg

Uve utilizzate: Sagrantino 100%

Vino da meditazione, ottenuto da una scrupolosa

selezione di uve Sagrantino lasciate appassire

per diversi mesi sui graticci.

Poche bottiglie di un vero nettare. Ha colore

rubino molto intenso con riflessi violacei. I profumi

sono avvolgenti, concentrati, con note di mora e

di ciliegia sotto spirito e un sottofondo finemente

speziato. Al sapore risulta pieno, dolce, con

una leggera componente tannica iniziale e una

persistenza lunghissima.

Viene affinato per 12 mesi in barrique di rovere

francese e tonneaux seguiti da 18 mesi

in bottiglia dopo un breve passaggio

in acciaio inox.

Va servito fresco di cantina, tra i 14 e

i 16°C, in piccoli calici a tulipano,

e abbinato a pasticceria secca,

specialità locali come il brustengolo

o dolci di marzapane.

Possibilità di invecchiamento: 15

anni.

Montefalco Rosso Doc

Uve utilizzate: Sangiovese

70%, Sagrantino 15%,

Merlot 15%

Potente ma molto bevibile

e morbido. Si presenta con

un colore rubino intenso con

lievi riflessi porpora. I profumi

sono decisamente fruttati, con

sentori di lampone accanto a

note più speziate e vanigliate. Il

sapore è pieno, la sua rotonda

avvolgenza è a tratti interrotta

da sensazioni appena tanniche,

che gli conferiscono carattere.

Il 40% del totale viene affinato per 12 mesi in

tonneaux e barrique di rovere francese; il 60%

della massa rimane in acciaio inox e 4 mesi in

bottiglia completano la maturazione.

Va servito a 18°C in calici di media ampiezza in

abbinamento con arrosti di carni bianche e rosse

e grigliate miste di carne.

Possibilità di invecchiamento: 5-6 anni.

Page 39: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Gruppo Saiagricola

5000 ettari di proprietà in 3 regioni300 ettari di vigneOltre 1 milione di bottiglieCertificazione ISO 14000 per tecniche ecocompatibiliCertificazione ISO 9001 per la qualità

Il management

Amministratore delegato:Domenico TerzanoDirettore generale: Guido SodanoEnologo: Lorenzo LandiAgronomo: Franco Fierli

Colpetrone

Via Ponte La Mandria, 8/1 - Frazione Marcellano06035 Gualdo Cattaneo (PG) Tel +39 0742 99827 Fax +39 0742 960262www.colpetrone.it e-mail: [email protected]

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 37

Dalle Guide 2009

Gold Montefalco Sagrantino Docg

Annata 2004

L’Espresso: 18/20 vino d’eccellenza

Gambero Rosso: eccellenza assoluta 3 bicchieri

Luca Maroni: 96 punti

Vini Buoni d’Italia: 4 stelle e menzione ad honorem

Duemilavini Ais: 4 grappoli

Veronelli: 96/100

Gentleman nel numero speciale di Natale incrocia i

punteggi attribuiti dalle 5 più importanti Guide enologiche

del 2009 e il Gold Montefalco Sagrantino docg annata

2004 si trova al Quarto posto nella Top 100 dei vini rossi.

Montefalco Sagrantino Docg

Annata 2005

Ha ottenuto i 3 bicchieri della Guida del Gambero Rosso

ininterrottamente dal 1996 al 2004.

L’Espresso: 16/20

Gambero Rosso: 2 bicchieri

Luca Maroni: 90 punti

Vini Buoni d’Italia: 4 stelle

Duemilavini Ais: 4 grappoli

Veronelli: 94/100

Montefalco Sagrantino Passito Docg Annata 2005

L’Espresso: 16,5/20

Gambero Rosso: 2 bicchieri

Luca Maroni: 91 punti

Vini Buoni d’Italia: 3 stelle

Duemilavini Ais: 3 grappoli

Veronelli: 94/100

Montefalco Rosso Doc Annata 2006

L’Espresso: 15/20

Gambero Rosso: 2 bicchieri

Luca Maroni: 83 punti

Vini Buoni d’Italia: 4 stelle

Duemilavini Ais: 3 grappoli

Veronelli: 92/100

L.A. Int. Wine & Spirit Fair 2008:

Silver Medal

Page 40: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

IL VINO SANTO? NASCE A PALAZZO ROCCABRUNALa Sala de Conte di Luna, al piano nobile di Palazzo Roccabruna, tra i colori vivaci degli affreschi e le complesse geometrie delle decorazioni rinascimentali, è stata cornice di una cerimonia suggestiva: la torchiatura della Nosiola appassita, un rito laico che rievoca l’ammostatura delle uve da cui nasce il Vino Santo. La tradizione vuole che la cerimonia abbia luogo nel corso della Settimana Santa e nella Valle dei laghi, la patria del passito trentino. Quest’anno, per sottolineare il ruolo dell’Enoteca provinciale del Trentino nell’ambito della vitienologia locale e per promuovere “Passito è passione” - la manifestazione che dal 16 al 19 aprile ha portato il Vino Santo a Palazzo Roccabruna – il solenne evento ha avuto luogo fra le decorazioni araldiche e le creature mitologiche che ornano la Sala del Conte di Luna. Non ci poteva essere sede più adatta: l’atmosfera cinquecentesca dell’ambiente ha trovato una sintonia perfetta con i costumi rinascimentali dei membri del Capitolo ed è stata sottolineata dagli intermezzi musicali degli allievi del Conservatorio F. A Bonporti di Trento. Ha introdotto l’evento Mauro Leveghi, vice segretario generale della CCIAA di Trento. “È un grande onore per Palazzo Roccabruna, e un riconoscimento importante del ruolo

svolto dall’Enoteca, poter ospitare una cerimonia che è fortemente radicata nelle tradizioni del nostro territorio.”Il presidente della CCIAA, Adriano Dalpez, sottolineando “l’atmosfera magica in cui si svolge la cerimonia, quasi a rievocare le origini rinascimentali del Vino Santo” ha portato il saluto dell’Ente e ha sottolineato

lo sforzo della CCIAA di Trento nella valorizzazione di questo vino. Del ringraziamento di tutti i produttori per l’impegno con cui Camera di Commercio e Provincia promuovono il Vino Santo trentino, si è fatto interprete Alessandro Poli, presidente dell’Associazione vignaioli del Vino Santo trentino. Infine introducendo il rito della spremitura, Enzo Merz, Gran Maestro del Capitolo della Confraternita della Vite e del Vino di Trento ha descritto le caratteristiche del passito trentino sottolineando come esso sia un frutto unico dell’alleanza fra il tempo, l’uomo e il territorio. A questo punto il Gran Maestro ha dato ufficialmente inizio alla spremitura. Un antico torchio, riempito di uva appassita prelevata direttamente dai graticci, dove è rimasta per molti mesi, e manovrato a mano dai Confratelli, ha fatto lentamente sgorgare il dolcissimo, prezioso mosto.

www.palazzoroccabruna.it

le notizie di enogastronomia e turismo

SAN SEBASTIANOVINO DEL GHIACCIO E GLI ELIXIR BERNARD PRESENTATI A SESTRIEREL’incontro, organizzato dal responsabile ufficio stampa CNA Torino Dr. Alessio Stefanoni, è stato un importante momento di valorizzazione di queste eccellenti e tipiche produzioni della montagna piemontese, frutto di condizioni estreme, e presentato direttamente agli operatori del settore fin lì convenuti. Il Sindaco di Sestriere Arch. Colarelli, ha accolto favorevolmente l’iniziativa che può rappresentare, come ha sottolineato, “un ottimo connubio tra il fascino della montagna e le attività di ospitalità e ristorazione che accolgono migliaia di turisti”. Le due produzioni proposte sono infatti “veri e propri prodotti artigianali, provenienti da territori di nicchia e da condizioni climatiche

estreme e realizzati con cura manuale e costante”, come ha sottolineato il Sindaco di Chiomonte Renzo Pinard. Maria Luisa Alberico, direttore di Donna Sommelier e ideatrice della sperimentazione, giunta al terzo anno, del San Sebastiano vino del ghiaccio di Chiomonte, ha illustrato la novità del prodotto, le condizioni di vinificazione e il disciplinare di produzione che obbliga a vendemmiare quando le temperature sono inferiori agli 8 gradi sotto zero,

il grado di ghiacciatura delle uve è ideale e la concentrazione zuccherina particolarmente elevata. La produzione limitata a due sole aziende, Casa Ronsil di Chiomonte e Pelissero di Meana di Susa, ne fa un prodotto altamente ricercato. Il San Sebastiano vendemmia 2007 si presenta splendido nelle tonalità ramate, pregevole all’olfatto con sensazioni di piccoli frutti rossi e bilanciato al gusto nelle componenti di acidità, indispensabile in un ottimo icewine, e dolcezza non eccessiva che lo rende ottimo accompagnamento di dessert con pasticceria secca, ma eccellente con delicati fois gras e formaggi erborinati poco stagionati. I sei elixir artigianali presentati dall’azienda Bernard di Pomaretto (To) e ottenuti dalla macerazione in alcol di erbe e fiori di montagna, rappresentano da oltre 100 anni il must della produzione di questa famiglia che ha visto il crescente successo di un prodotto inizialmente nato solo per il consumo personale. La raccolta manuale di Serpillo, Genzianella, Genepì e altri sette fiori e piante d’alta montagna e la trasformazione in profumatissimi e gradevoli digestivi naturali sono caratteristiche che rendono unici ed ineguagliabili questi rari prodotti di eccellenza condizionati anche dalla disponibilità delle erbe e dei fiori offerti da Madre Natura.

a cura della redazione di

Page 41: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

JANNEAU SINGLE DISTILLERy ARMAGNACS: ALLA GUASCOGNA PLATINO, DOPPIO ORO,E ORO

In una recente dimostrazione di grande talento Janneau, l’Armagnac più premiato al mondo, ha ricevuto una medaglia di Platino con il risultato di 96/100 (superlative) dal Chicago Beverage Testing Institute, ed una

Double Gold medal alla San Francisco World Spirit Competition. Questi sono in assoluto tra i pannelli di degustazione più prestigiosi e critici dell’intero settore delle bevande a livello mondiale. I premi sono stati riconosciuti all’ultima creazione della prestigiosa Maison , di proprietà del gruppo Giovinetti: JANNEAU SINGLE DISTILLERy 18 ANNI DOUBLE DISTILLATION,che grazie a

questi prestigiosi riconoscimenti entra di diritto a far parte dell’elite dei massimi distillati mondiali. Il tasting di Chicago tenutosi a Febbraio 2009 ha inoltre attribuito altre 2 medaglie d’oro a Janneau; una nella categoria VSOP (91/100 – exceptional) ed una nella categoria XO (93/100 – exceptional), mentre la competizione di San Francisco a Marzo 2009 ha sancito un ulteriore medaglia d’Oro per il Single Distillery 25 anni Double Distillation. È così che di fatto tutti gli Armagnac Janneau presentati ai tasting hanno ricevuto, come minimo, una medaglia d’oro. Questo straordinario successo riafferma ancora una volta Janneau quale produttore eccellente e punto di riferimento per la qualità dell’ Armagnac. Giovinetti Partners s.r.l. - www.janneau.net

VINITALy 2009 - VILLA SANDI PRESENTA IL CARTIZZENell’area del Prosecco DOC, la viticoltura è un’arte antica che ha modellato il paesaggio insieme allo stile di vita. La passione ha reso possibile la coltivazione anche nelle zone più impervie, come nel caso del Cartizze. (area collinare limitata a 106.8 ha nel comune di Valdobbiadene). Vigneti come giardini, lavorati a mano con tecniche e materiali senza tempo. In questa microzona, baciata da un perfetto connubio fra un dolce microclima ed una terra feconda di antichissime origini, Villa Sandi possiede un vigneto di un ettaro e mezzo, denominato “La Rivetta”. Dalla vendemmia 2008, una prima produzione di 6.000 bottiglie dalla vigna La Rivetta che diventeranno 12.000 fra tre anni, grazie ad un nuovo

le notizie di enogastronomia e turismo

vigneto di recente impianto. In considerazione delle particolari condizioni del terreno, si è deciso di produrre una versione Brut, indicata ad accompagnare l’intero pasto. Un tratto distintivo rispetto alla più classica versione dry abitualmente proposta a fine pasto. Uno specialissimo cru dalle caratteristiche uniche. Sul sommo della proprietà vi è un casale che sarà ristrutturato ed ampliato. Diventerà un piccolo relais fra le vigne composto di tre o quattro suites, destinato ad ospitare i clienti desiderosi di vivere la vita nel vigneto, scandita dall’avvicendarsi dei lavori stagionali, prendendone parte attiva. Il momento clou sarà il periodo della vendemmia. Ad ogni ospite sarà assegnato un filare e potrà così partecipare attivamente a questa pregiata e limitata produzione, di cui avrà una speciale assegnazione di bottiglie. Un’esperienza suggestiva, resa unica dall’ irripetibile magia di vigneti che si susseguono a perdita d’occhio e dove il tempo sembra essersi fermato e dove l’intervento dell’uomo è quasi impercettibile. Villa Sandi - www.villasandi.com

IL RUCHé MONTALBERA ALLA CONQUISTA DELLA GERMANIAMonaco di Baviera, 26-27 Aprile 2009 - Come vendere ghiaccio agli Esquimesi. Eppure il Ruché L’Accento, autoctono del Monferrato, riesce a furoreggiare anche in Germania.

L’occasione per la presentazione ufficiale all’esigente pubblico tedesco è stata la favolosa kermesse eno-

gastronomica di due giorni a Monaco di Baviera (organizzata dalla Gourmet’s International-Merano Wine Festival– selezionatori delle migliori produzioni enologiche italiane) in una

location d’eccezione, il palazzo Kunstlerhau. A proporre il Ruchè, il primo produttore per estensione di vigneti il piemontese Franco Morando orgoglioso del successo riscontrato

in ambito internazionale dalle sue produzioni di nicchia. Grande riscontro di successi per questo giovane ed importante autoctono piemontese dalle grandi speranze, appellato dalla critica tedesca come “il Principe rosso del Monferrato”. L’ultima impressione del produttore al nostro

inviato è stata: “è tutto merito di un rigoroso lavoro in vigna ed un’enologia attenta alle esigenze dei consumatori, vini di gran frutto dall’importante e suadente struttura”.Motalbera - Terre del Ruché - www.montalbera.it

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Page 42: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

posti come a sigillo della storia che sta dietro la produzione di ognuno. Il sole e il calore della Sicilia, i suoi colori e profumi sono perfettamente espressi dalle caratteristiche e dall’immagine volutamente data alle bottiglie così sobrie e nello stesso tempo eleganti e seducenti. L’amore per la terra unitamente all’ impiego delle moderne tecnologie consentono di ottenere prodotti di alta qualità con caratteristiche tali da appagare le aspettative di ogni consumatore più attento ed esigente”. E Saffico, il nuovissimo bianco I.G.T. Sicilia presentato dalla Casa Vinicola Sicania, ha tutte le caratteristiche per ammaliare i palati più raffinati. Il nome nasce dall’unione in parti uguali di due profumatissimi vitigni, 50% Grillo e 50% Chardonnay, di colore giallo paglierino e con un bouquet intenso, con sentori di frutta matura, alternata a profumi floreali tipici del Mediterraneo. Il gusto è elegante, armonico, piacevole, caldo, inebriante e persistente dovuto all’affinamento in barriques di acacia per 6-8 mesi, il che darà al prodotto la pienezza e dolcezza tipica di questo legno. Servito tra i 12°C e i 14°C, è perfetto con primi piatti a base di crostacei, secondi di zuppa di pesce, con selvaggina o carne bianca, formaggi a pasta morbida. Sviluppa una gradazione alcolica di 13,50° Vol.Cummo - Casa vinicola Sicania s.r.l.www.casavinicolasicania.com

MEDAGLIA D’OROAL VINITALy PER CANTINE PELLEGRINO

Le Cantine Pellegrino vincono al 17° Concorso Enologico Internazionale del Vinitaly la Medaglia d’Oro grazie al Marsala Vergine Riserva del Centenario 1980, uno dei prodotti di punta dell’azienda che si è aggiudicato l’importante riconoscimento nella

categoria dei “Vini tranquilli a Denominazione di Origine – Vini liquorosi”. Vino da meditazione per eccellenza, di colore ambrato e dal sapore secco, asciutto e armonico, viene lasciato invecchiare per oltre venti anni in botti di rovere di Slavonia, ideale con formaggi erborinati eccellente in abbinamento a sigari toscani. Hanno ottenuto la Gran Menzione: il “NES” Passito di Pantelleria Naturale DOC uno dei vini fiori all’occhiello della produzione di Pantelleria pluripremiato in parecchi concorsi enologici. Ottimo con i dolci da forno ma sorprendente con i formaggi

e il grana stagionato oltre 20 anni e il Tripudium Rosso Sicilia IGT 2006, un blend di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Syrah che accompagna bene qualsiasi piatto a base di carne. “Siamo molto felici di ottenere questi riconoscimenti - afferma

le notizie di enogastronomia e turismo

“NIZZA È BARBERA” 2009Sabato 16 e domenica 17 maggio, si terrà la manifestazione “Nizza è Barbera”. L’Enoteca Regionale in collaborazione con la Città di Nizza Monferrato (At), proporrà, sabato 16 maggio alle ore 16, nel Foro Boario di Piazza Garibaldi la manifestazione b&b – Barbera & Bicchieri con il convegno: “SOAVE E BARBERA”

Incontro di realtà storiche tra passato, presente e futuro dedicato al vino bianco “ospite” e la premiazione dei produttori che hanno conseguito due o tre bicchieri per la Barbera sulla Guida ai Vini d’Italia 2009. Alle ore17 si apriranno le degustazioni.

Novità per quest’anno, la collocazione dei punti degustazione nel Foro Boario della centrale Piazza Garibaldi. Sabato 16 maggio dalle ore 17 alle 20 e domenica 17 maggio dalle ore 10 alle 20, in degustazione Barbera di ogni tipologia a Doc del Piemonte; 300 le etichette, comprese le nuove Docg Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato, vendemmia 2008. Con l’acquisto di un bicchiere in vetro serigrafato, a soli 5 euro, si potranno degustare liberamente ed illimitatamente tutti i vini proposti. Presenti le etichette dei produttori della prestigiosa Barbera d’Asti Superiore “Nizza”. Degustazione a cura dei produttori del Soave. In tutte le piazze centrali della città, pro-loco e gruppi ospiti proporranno al pubblico specialità gastronomiche piemontesi e liguri.www.comune.nizza.at.it - [email protected]

SAFFICO - IL NUOVO, INTRIGANTE BIANCODI DIEGO CUMMOL’azienda agricola Sicania ha la sede principale a Canicattì, nella provincia siciliana di Agrigento. È stata fondata nel 2001 da Diego Maurizio Cummo, che ha seguito le orme di suo nonno Diego e del padre Calogero. Dopo aver prodotto per anni vini per altre aziende, Diego Cummo ha deciso di iniziare a realizzare vini con una propria etichetta. Questa cantina siciliana, benché nuova, ha alle spalle una storia e una tradizione radicate nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale. “Il vino si fa con l’amore l’impegno e il cuore” – racconta il titolare – “ecco perché per produrlo bisogna amarlo. Sono questi i sentimenti che ispirano la linea di condotta della nostra azienda, ai quali si aggiungono la tenacia, la caparbietà, la costanza anche di fronte agli ostacoli. Il vino che produciamo riflette in pieno questi sentimenti. I nomi che abbiamo dato ad ogni vino” – continua Diego Cummo – “sono

a cura della redazione di

Page 43: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Benedetto Renda Amministratore Delegato di Cantine Pellegrino - che premiano l’impegno della nostra Azienda per la qualità dei nostri vini”.

Carlo Pellegrino & C. S.p.a. - www.carlopellegrino.it

DA FLORIO TRE NUOVI LIQUOROSI PER L’HO.RE.CA.Bellezza disarmante, paesaggio fascinoso e onirico dove il Mediterraneo si svela con tutta la sua intensità: la Sicilia. Isola di suggestioni liriche dove l’anima mediterranea rivive nella sua forma più autentica e ancestrale e custodisce ogni traccia del passaggio di antiche culture. La Sicilia e le sue isole, piccole perle fertili, sono terre generose dai toni forti, luoghi dove la terra pulsa e dove la vegetazione è rigogliosa e varia. Queste terre, grazie ad un habitat meraviglioso, sono capaci di generare grandi nettari dai profumi unici e inconfondibili. Nascono così, dalla grande sapienza Florio, Ambar, Oxydia e Zighidì i nuovi liquorosi dello storico brand. I prodotti saranno presenti in esclusiva nel canale HORECA da fine maggio. Ambar è prodotto da una selezione delle migliori uve Moscato coltivate nella zona di Noto. Un nettare dal profumo intenso e dal sapore pieno e morbido ricco di piacevoli note di miele di acacia, fichi secchi ed uva passa. Oxydia è figlio delle migliori uve Zibibbo maturate nell’isola al caldo vento africano. Intenso ed aromatico ha profumo e gusto complessi e decisi in cui dominano i sentori di albicocca e di uva passa. Zighidì da dolcissime uve Zibibbo dell’isola di Pantelleria, stese per giorni al rovente sole di fine estate, nasce Zighidì, passito liquoroso. Nel suo profumo ampio e concentrato e nel suo sapore pieno e morbido predominano l’uva passa, la frutta candita ed i fichi secchi.

www.cantineflorio.it

IN ITALIA I MALTI PIÙ TORBATI DI ISLAy: PORT CHARLOTTE PC7 E OCTOMORE REDEMPTIONPresentati al mercato italiano i Whisky di Malto più torbati e intensi dell’isola scozzese di Islay: Port Charlotte PC7 e Octomore Redemption. Port Charlotte PC7, giunto quest’anno alla sua terza release, riprende il nome e lo stile produttivo dell’antica distilleria isolana di Port Charlotte, chiusa nel 1929 e riportata negli ultimi anni alla ribalta dal grande Master Distiller Jim McEwan. Questi, con pignoleria filologica, ha inteso tributare un omaggio personale ai Malti intensissimi che venivano distillati nel piccolo villaggio di Port Charlotte: e lo ha fatto con una serie di edizioni limitate che hanno subito incontrato il favore e l’apprezzamento degli

le notizie di enogastronomia e turismo

appassionati e dei collezionisti di tutto il mondo. Octomore Redemption è invece al suo esordio assoluto: nella sua bottiglia completamente nera, “estrema” nella concezione e nel design, racchiude il Malto più torbato del mondo. Oltre 3 volte più torbato dei Malti più torbati fra quelli conosciuti fino a oggi! La sua degustazione rappresenta

un’esperienza oltre ogni limite percettivo noto, impossibile da confrontare con qualsiasi altro cimento sensoriale e, quindi, letteralmente indimenticabile. Fratelli Rinaldi Importatori - [email protected]

SANTA MARGHERITA IMPORTANTI RICONOSCIMENTIAL 14° CONCORSO INTERNAZIONALE DI PACKAGING - VINITALy 2009Nell’ambito del 14° Concorso Internazionale di Packaging, collaterale al Vinitaly 2009, Santa Margherita ottiene i primi importanti riconoscimenti: Etichetta d’Oro alla Cuvèe di Rosè – Veneto IGT – 2008 per la categoria “Confezioni di vini rosati tranquilli a denominazione di origine e a indicazione geografica” - Menzione speciale alla Cuvèe di Pinot – Veneto IGT - 2008 per la categoria “Confezioni di vini bianchi tranquilli a denominazione di origine e a indicazione geografica”. Le confezioni di vini e distillati iscritte al Concorso sono state sottoposte al vaglio di una commissione di esperti di livello internazionale, presieduta da Gilda Bojardi, direttore della rivista “Interni”. Il Panel di professionisti del design ha svolto l’impegnativo compito di esaminare un numero cospicuo di campioni, visto che sono state 224 le proposte presentate al Concorso. Le etichette premiate sono state sviluppate con la collaborazione dello Studio Idee Materia di Fossalta di Portogruaro nel quadro di un progetto di rinnovamento dell’immagine della cantina. Nel caso dell’etichetta della Cuvèe di Rosè, Santa Margherita ha utilizzato gli strumenti del web 2.0 per coinvolgere direttamente il consumatore nel processo di sviluppo creativo attraverso un sondaggio. Le preferenze espresse sono state pubblicate nel sito www.santamargherita.com e hanno visto alla pari la versione rossa e quella viola; che poi l’azienda ha scelto come la più adeguata al posizionamento del vino. Una decisione vincente alla luce del riconoscimento ottenuto. Santa Margherita s.p.a. - www.santamargherita.com

a cura della redazione di

Page 44: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Le indagini più recenti ci informano che

circa 4 milioni di nostri connazionali

pranzano fuori casa per studio o lavoro.

E altri sono obbligati per cause diverse come i

pazienti degli ospedali. In considerazione di ciò

come cambiano i luoghi del cibo? Da questa

domanda nasce un viaggio che riserva sorprese

e demolisce luoghi comuni. La prima tappa la

dedichiamo, come avrebbe scritto il compianto

Beppe Viola, a “Quelli che… la mia mensa è

meglio del ristorante”. In origine era il baracchino.

Così a Torino chiamavano la classica gamella di

metallo a due scomparti. Dentro si teneva il primo

e la pietanza e nel refettorio della grande fabbrica

si metteva a scaldare in enormi scaldavivande.

Per avere un’idea dell’atmosfera leggete le pagine

che vi dedica Claudio Raineri nel bel libro “Razza

Baracchina”. Si perché in ossequio al detto “dimmi

come mangi e ti dirò chi sei” nella città della Fiat,

“Barachin” è sempre stato sinonimo di operaio.

Per i colletti bianchi provvedevano le trattorie

casalinghe e i bar con cucina, precursori delle

tavole calde e dei fast food. Una nota ristoratrice

mi raccontava dei suoi inizi nel bar paterno

davanti ai cancelli di Mirafiori quando negli anni

’50 e ’60 il lavoro, dopo le colazioni, proseguiva

per le signorine in grembiule nero che uscivano

dagli uffici nella pausa pranzo. Poi vennero le

mense che, passato il tempo dei famigerati

precotti, hanno scoperto il fresco diventando

protagoniste di una vera rivoluzione. Così oggi le

aziende offrono ai dipendenti ristoranti self service

in cui l’attenzione alla varietà delle proposte si

sposa con la qualità degli ingredienti, la cura nelle

preparazioni, la gentilezza del servizio e perfino

una migliore logistica per evitare code. C’è una

riscoperta della dieta mediterranea nelle varie

declinazioni della pasta e delle minestre. I secondi

e i contorni sono gustosi e semplici e una piastra

è sempre in funzione per le carni. L’isola dedicata

alle verdure permette di creare a piacere quelle

insalate che tanto vanno di moda tra le signore

a dieta. Gestite da imprese specializzate nella

ristorazioni collettiva, i moderni ristoranti aziendali

Quelli che… la mia mensa è meglio

del ristorante

Inizia con questo numero un viaggioche ci porterà alla scoperta dei vari luoghi

dove si consuma il cibo. E non necessariamente sono i ristoranti

“”

di Francesco Oriolo

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 342

Page 45: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

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Page 46: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 344

hanno puntato sulla qualità. E non soltanto qualità

del cibo. Anche gli ambienti sono gradevoli e

personalizzati. Spesso dedicano aeree riservate

agli ospiti che permettono di trattare affari con clienti

e fornitori senza perdite di tempo in spostamenti

e parcheggi. Inoltre questi “Ristoranti Visitatori”

che condividono con le mense le cucine, sono in

grado di fornire servizi mini di catering, tramezzini,

tranci di pizza, panini, focaccine farcite, cesti

di frutta e piccola pasticceria di ottima qualità.

“Durante i meeting ci rivolgevamo ad un catering

blasonato, poi, una volta abbiamo chiesto alla

mensa interna e da allora non abbiamo più

cambiato”, mi racconta un’amica che dirige il

Marketing Strategico di un’azienda. Lo stesso

accade in Spagna e in Francia, dove ho potuto

assaggiare nei ristoranti aziendali ottimo serrano

e gustose assiette fromage. Nessuna speranza

invece per le “canteens” delle aziende del Regno

Unito dove una tristezza fatta di sandwiches

regna sovrana.

Page 47: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

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Page 48: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Asti: nuove tipologie in cantina

Nelle cantine da alcuni anni si stanno

sperimentando nuove tipologie di

prodotto che pur mantenendo i caratteri

originali e nel pieno rispetto delle norme del

disciplinare, cercano di valorizzare al massimo le

specificità organolettiche del vitigno moscato. Lo

scorso anno, in manifestazioni qualificate come

Vinum in Alba e Moscato Wine Festival a Torino

le tipologie sopracitate sono state presentate

al pubblico e agli addetti al settore ottenendo

vasti consensi. Lo stesso per il convegno

tecnico-scientifico sugli spumanti organizzato

della Sive (Società Italiana Viticoltura Enologia) in

Franciacorta. In detta occasione il dottor Guido

Bezzo, responsabile del laboratorio analisi del

Consorzio Tutela Asti, ha fatto il punto sulla

situazione con un’interessante relazione. Vediamo

in sintesi le varie sperimentazioni in atto da alcuni

anni, in molte cantine Piemontesi:

Asti a vendemmia tardiva, proposto dalle •

cantine Terre da Vino, sfrutta la maturazione

avanzata dell’uva moscato su pianta per avere

una forte gradazione zuccherina, evitando

di conseguenza l’aggiunta di saccarosio di

barbabietola in fase di spumantizzazione,

ottenendo pertanto un prodotto più concentrato

sul piano degli aromi e dei sapori.

La ditta Gancia, con Asti Modonovo, cerca •

un maggior sviluppo in alcol durante la

spumantizzazione, mentre il prodotto base

precedentemente è conservato anche in

fusti di legno, al fine di ottenere una diversa

Asti docg: dinamismo a tutti i livelli

Dinamismo: è la parola d’ordine che in questo periodo investe tutto il poliedrico mondo dell’Asti.A tutti i livelli e in tante situazioni. Di fatto ne sono

coinvolti produzione, mercato, promozione

“”

di Lorenzo Tablinofotografia photo.net

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 346

Page 49: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 47

complessità e persistenza di sapori.

Le storiche cantine di Fontanafredda e la ditta •

Redento Dogliotti di Castiglione Tinella, con

l’Asti adatto a lunga conservazione, hanno

sperimentato un prodotto con forte presenza di

sostanze estratte dai lieviti del vino, polisaccaridi

e mannoproteine in particolare, ottenuti grazie

all’affinamento sui lieviti per due mesi. Il progetto

è stato ideato dal prof. Rocco di Stefano, ex

direttore della sezione chimica dell’Istituto per

Enologia di Asti.

Vigne Reali di Strevi propone un Asti ottenuto •

in totale stato di riduzione durante l’intero

processo produttivo, dal trasporto dell’uva,

all’imbottigliamento finale. È caratterizzato da

aromi particolari. Si utilizza neve carbonica,

acido ascorbico e soprattutto si elimina quasi

del tutto l’ossigeno quasi del tutto dal processo

di cantina.

Ci sono poi piccoli produttori che cercano di •

esprimere anche nell’Asti i caratteri specifici dei

terroir ove sono situati i vigneti. Citiamo, tra gli

altri, Dogliotti a Castagnole, Bera a Neviglie,

Marino a Santo Stefano Belbo, Marenco a

Strevi. Le diversità in fatto di composizione

del terreno, unitamente a microclimi variabili

evidenziano Asti con quadri aromatici diversi,

tutti comunque di alto profilo.

Asti metodo classico, ovvero il “Moscato •

Champagne” di ottocentesca storica memoria.

Scomparso negli anni ‘60 del secolo scorso,

oggi è tornato di moda con alcuni produttori

pronti alla sua riedizione. È un prodotto

particolare: il processo produttivo rischioso,

non si usano autoclavi dove si razionalizza

il tutto, dove si possono inserire tecnologie

che controllano il processo e bloccano la

fermentazione. La fermentazione avviene,

infatti, in bottiglia, pertanto gli interventi sono

molto limitati e sopratutto difficoltosi; gli scoppi

del vetro non sono rari. Lo producono soltanto

quattro-cinque cantine.

Asti: come di ottiene?

La qualità dell’Asti inizia nel

vigneto, l’uva è il moscato

bianco di Canelli, darà origine

in cantina, con una razionale

vinificazione, ad un eccellente

vino: il Moscato d’Asti. La zona

di produzione comprende tre

province piemontesi (Asti - Cuneo

- Alessandria) e 52 comuni con

oltre 9000 ettari di superficie

vitata. Da questo vino, con il

processo di spumantizzazione, si

ottiene l’Asti, ottimale espressione

di territorio e cantina. Il processo

di spumantizzazione prende il

nome di Martinotti - Charmat. Un

prodotto di alta classe invidiato

da tutto il mondo in quanto

“unico e irripetibile”. Il vino base,

opportunamente, chiarificato e

filtrato, è immesso in autoclave

unitamente a zucchero, lieviti,

sostanze nutrienti. L’autoclave,

oggi è un moderno recipiente di

acciaio inox, dotato di strumenti

particolari: termometri manometri,

doppie intercapedini, valvole,

agitatori. La presa di spuma dura

un genere 15-20 giorni, Seguono

la refrigerazione e stabilizzazione

del prodotto che sarà filtrato prima

dell’imbottigliamento isobarico.

Page 50: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il vetro ha accompagnato in ogni momento

il cammino dell’uomo uscito dalle nebbie

della preistoria, sostenuto i suoi passi, il suo

evolversi, assumendo di volta in volta forme e

funzioni sempre in linea

col mutare dei tempi e

con le nuove esigenze

della società civile. E

ha sempre affascinato,

irretito, l’essere umano

per quel non so che

di magico che è

celato nella sua stessa

essenza.

Prodotto naturale per

eccellenza, ha emanato

fin dalle origini una sottile forza d’attrazione, un

fascino ineffabile, in parte dovuto alla sua vaga

rassomiglianza con le gemme preziose, di cui ha

rappresentato, fin dalle epoche più antiche un

surrogato quasi perfetto.

Eppure non è un materiale prezioso (salvo le sue

espressioni più sublimi, il cristallo, i vetri d’arte). È

l’uomo che lo percepisce come tale e lo avvolge

in un alone quasi d’incanto, sedotto dal suo

straordinario polimorfismo, dalla sua capacità di

rinascere e di assumere,

come un camaleonte,

vesti sempre diverse,

mantenendo una

sorprendente vitalità.

Attraverso il vetro

rivive il mito dell’eterna

giovinezza, della

purezza assoluta,

dell’incontaminatezza.

Lo dimostrano i reperti

archeologici vitrei di

civiltà remote che conservano, dopo millenni,

una freschezza sbalorditiva, quasi fossero usciti

da una fornace dei nostri giorni.

Nato dal felice incontro fra la natura e la genialità

dei primi esseri viventi evoluti, questo prodigioso

materiale ha consentito all’uomo, ieri come oggi,

La magia del vetro

Bottiglie e bicchieri in vetro e cristallo per esaltare la civiltà del bere“ ”

di Giancarlo Roversi

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 348

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Page 52: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 350

di risolvere, senza rischi e con una formidabile

duttilità, una miriade di problemi, da quelli più

semplici e comuni legati alla conservazione di

alimenti, di medicinali e di mille altre sostanze

a quelli più avanzati nel campo della ricerca

scientifica e tecnologica.

Senza contare l’affascinante e quasi prodigiosa

proprietà del vetro di conservare nel tempo

alimenti e altre materie, preservandoli dalla

decomposizione e con assolute garanzie igieniche

e di affidabilità.

Galeno, il grande medico dell’antichità, consiglia

di serbare i farmaci solo in recipienti vitrei “perché

non ricevono impressione nè comunicano alcuna

cattiva qualità”. Anche Ippocrate raccomanda che

tutti i medicamenti fluidi da lui prescritti vengano

conservati in vasetti di vetro.

Proprio per questo il vetro costituisce un

termometro sensibile e sicuro per misurare i vari

stadi del progresso civile e il livello di evoluzione

di un popolo.

Proviamo a immaginare, per un istante, un mondo

senza vetro, cioè senza quei manufatti di uso

comune che pervadono tanti aspetti e momenti

della nostra esistenza, da quelli più semplici e

usuali a quelli tecnologicamente più avanzati.

Dovremmo rinunciare a un’immensità di comfort

col risultato che gli scenari quotidiani ai quali

siamo abituati e una gran parte dei nostri stili di

vita muterebbero drasticamente con un brusco

salto all’indietro nella qualità del vivere.

Pensiamo solo all’arte di imbandire la tavola,

al piacere della convivialità, alla gioia sottile di

assaporare un buon vino. In assenza del vetro il

panorama sarebbe desolante. Non più invitanti

sfilze di bottiglie di varie fogge che custodiscono

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Page 54: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 352

gelosamente inebrianti nettari e ne esaltano con

riverberi smaglianti le sfumature cromatiche. Non

più scintillanti e variegate batterie di bicchieri di vetro

o cristallo che reclamano di essere accarezzati e

portati alla bocca per concedere qualche attimo

di estasi. Non più recipienti luminosi e trasparenti

che polarizzano gli sguardi sulle stuzzicanti

ghiottonerie che tengono in serbo... Niente più di

tutto questo. Bensì contenitori di tipo comune - in

terracotta, legno, pelle animale, cartone, plastica

- oppure anche di pregio in ceramica, alabastro,

peltro o metalli preziosi. Materiali tutti che hanno

attraversato il lungo cammino della civiltà e

dell’arte del bere e di conservare i liquidi dal più

remoto passato fino ai nostri giorni.

Ma ve li immaginate in questo mondo senza

vetro come farebbero i sommelier a svolgere

con scrupolo l’esame visivo dei vini, a svelarne

tutti i segreti? Anche le visite alle cantine e alle

enoteche perderebbero un grossa fetta della loro

suggestione, dell’atmosfera di sacralità che le

ammanta.

Ma soprattutto pensate a cosa diventerebbero i

brindisi che danno calore e gioia a un incontro

festoso, a un evento importante: non più il tintinnio

gioioso dei calici che si toccano, ma un suono

sordo, poco gradevole e tutt’altro che propiziatorio.

Così l’intrigante piacere del bere perderebbe molto

del suo fascino, fatto com’è di un mix di emozioni

che coinvolge non solo il palato, ma anche la vista

e il tatto. Scrutare il vino nella sua vivezza, nelle

sue nuance di colori, centellinarlo amorevolmente

nel bicchiere, sfiorarne con le labbra l’orlo

invitante, accarezzarne la superficie ricurva con la

mano diverrebbero sensazioni non più gustabili.

Anche potendo utilizzare coppe o calici d’oro e

d’argento lo scenario non cambierebbe granché.

Il piacere gustativo offerto da un bel gotto di vetro

o cristallo è insuperabile. Anche perchè in un

contenitore di metallo prezioso non si percepisce

la tonalità del vino se non guardando la superficie

che per altro perde ogni sfolgorio. E poi, a detta

degli intenditori, il suo sapore risulterebbe falsato,

più metallico, diverso da quello autentico, mentre

solo il vetro è in grado di garantirne la fedeltà

all’originale in quanto assolutamente neutrale.

Ma allora è il vetro o il cristallo a rendere più buono

il vino che serba per l’assaggio? Certamente.

Infatti anche un vino non entusiasmante viene

esaltato se delibato in un calice elegante mentre,

al contrario, un vino con tutti i crismi dell’eccellenza

rischia di non esprimersi al meglio se bevuto in

un bicchiere dozzinale, peggio che mai se non

di vetro o cristallo. È un po’ quel che avviene per

il caffè bevuto in una tazza di ceramica rispetto a

quello sorbito da un bicchierino di plastica.

Ma lo stesso discorso, al di là dei vini e delle altre

bevande alcoliche o meno, vale per tutti i cibi

conservati. Pensiamo alla differenza di sensazioni

che si provano di fronte a luminosi vasetti di vetro

che racchiudono, non so, dei filetti di tonno o dei

carciofini o pomodori sottolio o una salsa tipica

- che catturano subito l’attenzione con i loro

invitanti colori - rispetto a una scatoletta di latta o

a un barattolo di plastica che fanno del prodotto

conservato una specie di oggetto misterioso.

Ma oltre alla sua impareggiabile trasparenza

e visibilità, condizione primaria di garanzia di

Page 55: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 53

quanto racchiude al suo interno, il vetro, grazie

alla sua sorprendente polivalenza e riciclabilità,

continua portare il suo contributo per migliorare

la qualità della vita in tutti i settori, riuscendo a far

convivere armoniosamente i valori dell’ecologia

con le esigenze della tecnologia: una specie di

quadratura del cerchio!

Inoltre, essendo un prodotto naturale e recuperabile

non deturpa l’ambiente, mentre altrettanto non

si può dire dei suoi eventuali sostituti, materie

plastiche in testa, che costituiscono una delle

più preoccupanti fonti di inquinamento, sia

sotto l’aspetto produttivo che sotto quello dello

smaltimento dei rifiuti.

Oltre che per l’uomo e l’ambiente, non

mancano grossi vantaggi anche

dal punto di vista economico

data la capacità del vetro di

autorigenerarsi con un minimo

dispendio di risorse, sfruttando

quella formidabile ricchezza che

è rappresentata dal riciclaggio

degli scarti vetrosi.

Assume quindi un’eccezionale rilevanza il

problema di una maggiore sensibilizzazione e

consapevolezza dei cittadini alle tematiche del

recupero. Perchè dal vetro si crea sempre vetro.

Dall’antichità ad oggi si snoda un invisibile filo

conduttore che si proietta verso il futuro: nei nostri

oggetti vitrei si cela certamente una infinitesima

parte di quelli più antichi, così come nei manufatti

di domani si troverà una piccola traccia a di quelli

di oggi, della nostra storia, una storia infinita.

Rispetto alle altre materie usate

per il packaging, il vetro possiede

almeno tre grosse chance sotto

il profilo ecologico: non è fonte

di inquinamento perchè formato

di materiale chimicamente inerte;

è riciclabile; è riutilizzabile per

successivi reimpieghi. Una

bottiglia può servire per almeno

un centinaio di riutilizzazioni

senza generare rifiuti.

Nessuna materia è in grado di

gareggiare col vetro. I suoi rottami

tornano in fornace per essere

rifusi e produrre nuovi manufatti

che, oltre a conservare inalterate

le caratteristiche fisico-chimiche

originarie, possono alimentare

all’infinito un processo di riciclo

senza alcuno scadimento

qualitativo. Col riciclaggio del

vetro, accanto all’azione di

salvaguardia dell’ambiente, è

possibile realizzare non solo

un consistente risparmio delle

materie prime di base (sabbia

silicea, soda, carbonato di

calcio) che entrano nel processo

produttivo, ma anche un forte

alleggerimento dei consumi

energetici.

Un’aggiunta del 10% di rottame

nella fase di vetrificazione fa

ottenere, in termini di energia

totale, un risparmio medio di circa

il 5% che può raggiungere punte

del 25% se il vetro riciclato tocca

l’80%. Minori consumi di materie

prime e di energia significano

anche protezione del territorio

e aria più pulita, ma anche una

cospicua diminuzione sia della

massa di rifiuti solidi urbani, sia

dei costi necessari per il loro

smaltimento nonché minori

immissioni nell’atmosfera dei gas

sprigionati dagli inceneritori.

La risorsa vetro

Page 56: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Un detto di molti anni fa diceva che l’Umbria

è il cuore verde d’Italia, e a pensarci

bene un suo fondamento di verità c’è. La

natura è la padrona incontrastata, come lo sono

le dolci colline che caratterizzano tutta la regione

e sappiamo che il terreno collinare per la vite è

uno dei requisiti fondamentali. Per contro però è

l’unica regione centro meridionale non toccata dal

mare e gli influssi mitiganti di questo sul clima si

fanno sentire: estati calde e inverni abbastanza

rigidi. Piccola eccezione è la zona del lago

Trasimeno che con i suoi 128 chilometri quadrati

di estensione, il quarto lago d’Italia, bene o male

riesce a recuperare questo importante elemento

che contribuisce a una perfetta maturazione

dell’uva. Quasi tutta la zona collinare intorno al

lago rientra nella doc Trasimeno. Una doc che sta

emergendo sempre con maggior vigore proprio

in questi ultimi anni.

Ma prima di addentrarci nei particolari vediamo

un po’ di storia. L’Umbria, come del resto tutte

le regioni centrali, fa riferimento alle sue origini

vitivinicole agli Etruschi. In tutta la sua storia

l’elemento che ha caratterizzato questa regione

fino quasi ai giorni nostri, fine anni ottanta, è dato

da una coltivazione promiscua, non regolamentata

e non particolarmente sviluppata. Infatti i sistemi

di impianto erano collocati su strette file, uno o

due al massimo tra un campo e l’altro e molte

volte erano sostenute da alberi (vite maritata

o alberata). Non esistevano vere e proprie

estensioni territoriali, la viticoltura era considerata

solo un complemento alla sopravvivenza della

popolazione locale. È dagli anni novanta in poi

che si è creduto che oltre all’olio, altra risorsa

importante, il vino poteva essere un prezioso

protagonista di questa regione. Si cambia il

sistema di impianto, si abbassano le rese e si

valorizzano le zone più vocate. In questa ottica si

inserisce la doc Colli del Trasimeno o Trasimeno;

a dire il vero una doc un po’ offuscata dalle sorelle

più famose, Montefalco, Torgiano, Orvieto ma

con una sua identità abbastanza precisa, almeno

nelle intenzioni dei loro produttori.

Una delle regioni più verdi d'Italia:

l'UmbriaPiccole realtà che riservano

piacevoli sorprese all'appassionato di vino:la Doc Colli del Trasimeno“

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 354

di Luca Iacopini e Massimo Bracci

Page 57: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 55

Nasce nel 1972 e poi ha avuto un’importante

modifica nel 1998. Attualmente comprende

ben 14 tipologie di cui diverse che prevedono il

monovitigno tipo: Trasimeno Grechetto, Merlot,

Cabernet Sauvignon, Gamay. Alcune come il

Cabernet Sauvignon e il Gamay sono previste

anche nella tipologia riserva. I comuni che

comprendono la doc sono: Castiglione del Lago,

Paciano, Panicale, Magione, Passignano sul

Trasimento, Tuoro sul Trasimeno e in parte quelli

di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro.

Nonostante si sia voluto dare con questo

disciplinare ampia scelta ai produttori nei vitigni e

nelle tipologie, ricordiamo che esistono nei Colli

del Trasimeno quasi tutte le tipologie, rosato,

vin santo, spumante, novello, ecc. , solo poche

tipologie hanno una produzione di rilievo. Da

recenti statistiche di produzione le più scelte

sono la tipologia rosso, bianco e Gamay. Il rosso

prevede l’apporto del Sangiovese per il 40% a

seguire il Ciliegiolo, Gamay, Merlot e Cabernet

Sauvignon, soli o congiuntamente per almeno

il 30%, per la parte rimanente sono previsti altri

vitigni minori autorizzati. Per il bianco abbiamo il

Trebbiamo (40%) e poi congiuntamente o soli,

il Grechetto, Chardonnay, Pinot bianco e Pinot

grigio per la rimanente percentuale.

Vogliamo evidenziare alcune identità della doc

che emergono da un disciplinare così ampio, e

sostanzialmente sono due: la tipologia Gamay

per il rosso e la tipologia Grechetto per il bianco.

Cominciando dal Gamay: le origini di questo

vitigno presente sul territorio da oltre un secolo,

sono un po’ confuse e il nome contribuisce

non poco a questo. Anzitutto il nome corretto è

Gamay del Trasimeno o Gamay Perugino e non

ha nulla a che vedere con il più famoso Gamay

francese coltivato nel Beaujolais, né tantomeno

con il Gamay coltivato in Valle d’Aosta. Sul perché

venga allora chiamato come l’omonimo francese

molto probabilmente ci dobbiamo orientare sul

fatto che i vigneti come descritto in precedenza

erano coltivati ad alberello, lo stesso sistema di

allevamento usato appunto nel sud della Francia

Page 58: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

come il Gamay. Recenti studi hanno stabilito

che questo vitigno ha moltissime somiglianze

al Cannonau Sardo, al Tocai rosso Veneto e

alla Grenache francese. Nonostante questa più

precisa identificazione si è deciso di continuare a

chiamarlo ugualmente Gamay ma con l’aggiunta

del suffisso Trasimeno proprio per richiamare e

identificare la realtà viticola umbra. Il vino che ne

risulta una volta era utilizzato in assemblaggio con

altre uve per apportare colore e corposità, ora

la nuova tendenza in purezza ci dà sempre un

vino di buon corpo e con una buona capacità di

invecchiamento.

Per il Grechetto invece le origini toponomastiche

fanno subito pensare alla Grecia, e in parte alcuni

coloni greci hanno forse contribuito all’inserimento

in Umbria di questa vite, ma nel Medioevo con

il termine Grechetto si intendeva anche un vino

bianco assemblato con vitigni diversi tra loro.

Recenti studi hanno alla fine individuato due

cloni: il Grechetto di Orvieto e il Grechetto di Todi,

ambedue coltivati anche nella zona del Trasimeno

ma con una maggiore predominanza sul clone

di Orvieto. Il vino ha una buona struttura e una

varietà di profumi intensi e eleganti.

Per la nostra degustazione ci siamo affidati

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 356

Veduta del Lago Trasimeno

Page 59: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 57

all’Azienda Duca della Corga, una delle aziende

più emergenti sul lago del Trasimeno situata

a Castiglione del Lago (Pg). Abbiamo voluto

degustare il “Trasimeno doc Gamay Divina Villa

del 2007”, vino di fascia media, 100% Gamay

perugino con una gradazione alcolica di 15°. È un

vino limpido, rosso rubino e intenso. Avvicinando

il bicchiere al naso si percepisce dei profumi

intensi e schietti di una gradevole finezza con una

amplia gamma; in un primo momento sentiamo

subito ciliegie e amarene mature quasi sotto

spirito, ma facendo ossigenare il vino all’interno

del bicchiere, i profumi si trasformano in piccole

bacche di sottobosco, come il ribes, e note

speziate eleganti, ricordiamoci la sua gradazione.

In bocca dopo una prima nota alcolica si presenta

con un buon corpo, caldo, lascia le papille

gustative molto asciutte; nel complesso un vino

mediamente equilibrato tendente alla morbidezza,

visto la sua alcolicità, ha un tannino fine e una

persistenza medio-alta anche se rimane all’interno

della bocca un residuo amarognolo. Va servito

a 16° gradi e può accompagnare selvaggina di

piume e pelo di piccola taglia, o con formaggi di

media stagionatura. Abbiamo degustato anche il

“Colle Trasimeno doc Grechetto Nuricante 2007”

sempre della stessa azienda. Si presenta con

un colore paglierino limpido molto trasparente;

i profumi sono intensi, schietti e fini. Definiamo

questo vino sottile, sentiamo note di frutta bianca

e note floreali. In bocca è caldo e rotondo, secco,

dove si confermano i profumi olfattivi. Prevale

sicuramente la morbidezza visti i suoi 14° alcolici.

È da servire a 12° e accompagna preparazioni di

pesce al forno o leggermente saporiti, formaggi

freschi o carni bianche. Sicuramente questi vini

sono stati una buona sorpresa visto il rapporto

qualità-prezzo.

Un ultimo aspetto che ci permette di completare

il quadro su questa doc riguarda i produttori

e più precisamente la loro provenienza. Infatti

abbiamo un’importante rappresentanza straniera,

soprattutto dal nord Europa, e questo è

abbastanza curioso e interessante pensare come

persone di altre nazioni innamorate del luogo e

forse per cercare una vita meno frenetica e più a

misura d’uomo, nello stabilirsi qui, abbiano scelto

come primo passo proprio quello di piantare la

vite, un gesto così antico e primordiale che ogni

civiltà nei secoli ha sempre perpetuato. È forse

nel nostro DNA a prescindere dalla nazionalità?

Page 60: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 358

in l ibreriaCoccodè - Il marketing-pensiero di Oscar FarinettiAutore: Oscar farinetti Editore: Giunti

Questo libro racconta i primi due anni di storia di EATALy attraverso la sua comunicazione. A questo proposito EATALy si presenta come un’azienda anti-modello perché tutti i suoi processi, invece di sfociare nella comunicazione come sarebbe di prassi, partono proprio da questa e a ritroso vengono creati in modo da essere coerenti. Un eccezionale documento che testimonia il percorso di un originale metodologia di marketing. Piccole aziende artigianali, in larga parte della rete dei Presidi del gusto, offrono prodotti di altissimo livello, spesso introvabili, se non in alcuni negozi dove sono venduti a prezzi frequentemente inavvicinabili, quindi a disposizione solo di una cerchia di privilegiati. È il più grande super-mercato del mondo dell’enogastronomia di qualità, dove poter comprare, mangiare, bere e studiare le eccellenze della produzione alimentare italiana. EATALy è nata con l’intento di dimostrare che, in realtà, anche i prodotti di alta qualità possono essere resi disponibili per un largo numero di persone.

Il Veneto, noialtri e il vinoAutore: Andrea Zanfi. Fotografie Giò MartotanaEditore: Carlo Campi Editore

È un “corposo” volume di 360 pagine che si presta a due distinte letture: una con cui è possibile scoprire l’anima del territorio vitivinicolo veneto, descritto e interpretato dall’autore con metodologia inusuale e originale e con tocchi personali di grande vivacità e verità, l’altra, più “tecnica” dove l’appassionato potrà attingere informazioni complete sulla produzione, le fasi di vinificazione, le migliori annate dei vini selezionati e molto altro... Un libro da leggere, da consultare, da tenere in biblioteca, ma anche semplicemente da sfogliare e da gustare con gli occhi; un nuovo ed importante tassello che consente a tutti i lettori, siano essi semplici appassionati o professionisti del mondo del vino, di avere una fotografia dettagliata del movimento enologico veneto e dei suoi protagonisti.

Page 61: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Tra le stelle della ristorazionebrillano i tastevin della Fisar

Les Etoiles de la Gastronomie - Costa Luminosa 4 maggio 2009 - Cena di gala in onore dei Ristoranti Stella Michelin

Page 62: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3

news dal Mondo

60

Tutti soddisfatti al termine della prima edizione della Borsa dei vini e dei prodotti agroalimentari della provincia di Caserta. I produttori: sono state ben 21 le aziende presenti, rappresentative del comparto vitivinicolo della Provincia, che hanno visto nella Borsa l’opportunità di essere le protagoniste di un incontro tutto riservato a loro, di stare insieme per poter parlare ed esaminare la possibilità di fare sinergia per affrontare unite il mercato. Gli operatori italiani e stranieri hanno apprezzato molto il modo in cui è stato organizzato l’evento. È stato possibIle entrare in contatto, in breve tempo con una selezione interessante di prodotti, avere la completa attenzione del produttore, sottolinea l’importatore del mercato nordico che ha scoperto in questa occasione la qualità dei nostri vini, interessanti per la sua realtà.Gli organizzatori, Agrisviluppo, azienda speciale della Camera di Commercio e la delegazione provinciale della Fisar (Federazione Italiana Sommelier Ristoratori Albergatori). Sottolinea Giuseppe Falco, presidente di Agrisviluppo, adesso con questa prima esperienza è partito un messaggio forte, il vino Caserta può diventare un marchio, perché il rapporto tra qualità e prezzo è eccellente, esiste una pluralità di etichette adatte a soddisfare le esigenze del mercato. Non resta che andare avanti e crederci.Per Carlo Iacone, presidente della delegazione Fisar di Caserta, le aziende hanno colto lo spirito

della manifestazione; Vittorio Ama Cardaci, presidente nazionale Fisar, entusiasta del successo e dell’ottima qualita’ dei prodotti che ha avuto modo di degustare.

Un ruolo importante è stato svolto dalla struttura che ha ospitato la Borsa, Villa Maria Cristina, elegante dimora al centro di Caserta: ha offerto la giusta atmosfera per una tranquilla degustazione, per un incontro privato e per stare insieme godendo della tranquillità degli

ambienti. In questi giorni abbiamo lavorato per Voi, per farvi sentire in famiglia. - commenta il proprietario - Spero che questo sia l’inizio di un futuro di gruppo per andare lontano.Sono state 21 e aziende partecipanti e precisamente Alepa di Caiazzo, Fattoria Colle Sasso di Galluccio, Telaro di Galluccio, Castello Ducale di Castel Campagnano, Della Valle Jappelli di Caserta, Masseria Felici di Carano di Sessa Aurunca, Fattoria Selvanova di Castel Campagnano, Azienda Agricola S. Teodoro di Galluccio, Tenuta Adolfo Spada di Galluccio, Viticoltori del Casavecchia di Pontelatone, Fattoria Prattico di Rocca d’Evandro, Villa Matilde di Cellole, Regina Viarum di Falciano del Massico, Bianchini Rossetti di Caserta, Vinea Li Paldi di Raviano, Palummo di Salerno, Vestini Campagnano di Caiazzo, Trabucco di Carinola, Masseria Starnali di Galluccio, Crapareccia di Piana di Monteverna, Consiglio di Carano di Sessa.

Un successo alla Borsa dei Vini di Caserta

Notizia inviata dalla Delegazione di Caserta

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news dall'Italia

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 61

Anteprima Bardolino 2008: quando il successo supera le previsioni

Notizia inviata da Paola Giagulli - Ufficio stampa Consorzio Tutela Vino Bardolino doc

Oltre ogni previsione: la prima edizione dell’Anteprima del Bardolino e del Chiaretto svoltasi domenica 8 marzo alla Dogana Veneta di Lazise, sul lago di Garda, ha registrato un superafflusso per tutta la giornata. I numeri sono significativi: 64 aziende espositrici, più di 2000 bicchieri distribuiti, oltre 1500 bottiglie stappate.Di scena c’era l’annata 2008 sia del Bardolino che della sua versione rosata, il Chiaretto: “Abbiamo voluto quest’Anteprima - sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giorgio Tommasi - perché siamo convinti che l’annata 2008 sia davvero di grande qualità, con una serie di vini che mettono in luce la tipicità del Bardolino, un aspetto che è stato colto dai giornalisti, dagli operatori e dai consumatori che hanno partecipato al nostro primo Banco d’Assaggio a Lazise”. Una tipicità che ha tra i suoi elementi fondamentali un bouquet che ricorda il piccolo frutto (lampone e fragolina di bosco nell’area di produzione verso nord, ciliegia soprattutto a sud) e le spezie (chiodo di garofano e cannella) ed una considerevole freschezza a tratti quasi salina al palato, tutte caratteristiche che fanno del Bardolino un vino di eclettica abbinabilità sulla tavola. “E poi i giornalisti presenti - sottolinea Tommasi - hanno rilevato come il Bardolino sia tornato a proporsi con il suo colore più classico: un rosso rubino brillante, ma non particolarmente

carico”. Quanto al Chiaretto, si conferma un rosé di grande fascino, succoso di frutto di bosco e adatto ad essere servito anche come aperitivo, oltre che in accompagnamento alla cucina primaverile ed estiva. “Il Chiaretto a distanza di anni l’ho trovato molto migliorato, molto più profumato ed anche più conservabile” ha osservato a Lazise l’attore Sergio Vastano, che sulla rete televisiva 7 Gold conduce la trasmissione “Sapori d’autore”.

Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Lazise, Renzo Franceschini: “Lazise - ha detto - è nel cuore dell’area di produzione del Bardolino, e siamo lieti di aver potuto ospitare questo evento, che ha dimostrato come il Bardolino e il Chiaretto abbiano tutti i requisiti per mettere assieme

tradizione e modernità”.A Lazise, in occasione dell’Anteprima del Bardolino 2008, ha fatto il proprio esordio anche il nuovo risotto veneto creato da Gabriele Ferron per riunire in un unico piatto le tipicità veronesi: il riso Vialone Nano Veronese igp, il formaggio Monte Veronese dop, l’olio extravergine d’oliva Garda dop, il Radicchio Rosso di Verona igp. E successo hanno riscosso anche le tre stagionature del Monte Veronese, pure in assaggio per i frequentatori della rassegna: in sala il nuovo presidente del Consorzio di tutela del Monte Veronese dop, Ezio Dalla Valentina.

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3

news dall'Italia

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Si è svolta allo Sheraton Catania Hotel, a cura della locale Delegazione di Catania, una degustazione di Champagne millesimati dal 2004 al 1986 condotta dal dottor Roberto Beneventano, già Ambasciatore dello Champagne in Italia; lo scopo dell’evento era quello di testare la “tenuta” nel tempo di questi vini. Il dottor Beneventano ha presentato preliminarmente e con dovizia di dettagli, il territorio della Champagne, un terreno unico, soffermandosi a descrivere la Montagna di Reims, la valle della Marna, la Còte des Blancs e la Còte des Bars. Quindi l’assemblage dei cru e delle annate, ovvero la pratica di unire sapientemente i vini ottenuti da diversi vitigni e di vendemmie precedenti (nella ipotesi di cuvèe, ovviamente). Iniziato l’assaggio accompagnato dal racconto di ciascuna annata e della Maison, si potevano cogliere le diversità delle sensazioni: solo osservandoli con attenzione, si riescono ad apprezzare i vari aspetti che ci parlano delle diversità dei vini di Champagne, le cui famiglie sono quattro: lo Champagne di corpo, sensuale, possente, strutturato e intenso; lo Champagne di spirito, vivace delicato e leggero; lo Champagne di cuore, generoso ed equilibrato; lo Champagne d’anima, maturo, complesso e ricco. In poche parole e per dirla con i francesi: dall’arte di vivere

all’arte di fare. Man mano che la narrazione si dipanava, assaggio dopo assaggio, millesimo dopo millesimo, la platea di attenti degustatori restava affascinata dalla incredibile freschezza che riuscivano ancora a donare questi vini, fino alle bottiglie più mature, dove il liquido cominciava a cedere il passo a lievi note di ossidazione nobile, ma godibilissima, con note accattivanti di vaniglia e pasticceria. Questi sono stati i protagonistidella degustazione:1. Champagne Vieille France Cuvée Brut

Millesimé 2004 2. Champagne Paul Louis Martin Cuvée Grand

Cru Blanc de Noirs Millesimé 2004 3. Champagne Steinbrück Cuvée Brut

Millesimé 2003 4. Champagne Bricout Cuvée Brut Millesimé 2001 5. Champagne Paul Louis Martin Cuvée Grand

Cru Millesimé 2002, en magnum 6. Champagne Paul Louis Martin Cuvée Grand

Cru Millesimé 2000, en magnum 7. Champagne Vieille France Cuvée Brut

Millesimé 1998 8. Champagne Bricout Cuvée Brut

Millesimé 1997 9. Champagne Steinbrück Cuvée Anniversaire

Millesimé 1996, en magnum 10. Champagne Bricout Cuvée Brut Millesimé 1990 11. Champagne Vieille France Cuvée Vincent

Brut Millesimé 1986

La serata si è conclusa abbinando i sopraelencati vini alle squisitezze appositamente preparate da Saverio Piazza, executive chef del ristorante Il Timo.

A Catania una grande degustazione di millesimati di Champagne

Notizia inviata dalla Delegazione di Catania

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news dall'ItaliaArezzowine 2009

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Si è conclusa in maniera positiva la Manifesta-zione ArezzoWine 2009, una kermesse che ha visto nei tre giorni di apertura numerosi operatori del settore enogastronomico e buyers avvicinarsi ai banchi di degustazioni delle Aziende espositri-ci, ma soprattutto partecipare ai numerosi forum e degustazioni messe in calendario.La Fisar attraverso la Delegazione Valdichiana, ha organizzato l’accoglien-za allo stand Fisar e gli eventi all’interno del pro-gramma ufficiale:Sabato 28 Febbraio: “La cultura del bere per il ri-spetto della vita” tema le-gato all’uso moderato del bere. Il forum ha visto la partecipazione del Dott. Sergio Pintaudi respon-sabile reparto di rianima-zione dell’ospedale Gari-baldi di Catania, che ha illustrato i risultati di un indagine effettuata su un numero campione di aspiranti Sommelier durante la fase di degustazione in una lezione del corso di formazione. I risultati di questa indagine, sono tuttora motivo di approfondimento per cercare di superare il fattore “soggettivo” sotto l’aspetto del metabolismo, per meglio valutare i tempi di picco massimo e successivo smaltimento della percen-tuale di alcool presente nel sangue. Entro poco tempo ha annunciato Pintaudi saremo capaci di capire meglio il problema, anche aumentando il numero dei sommelier campione e confrontando la componente sesso (maschi e femmine) tra di loro.Il Dott. Claudio Galletti Presidente dell’Enoteca Italiana di Siena ed Assessore Provinciale alle Politiche Agricole di Siena, ha tracciato un profilo

del problema del “Sabato sera” legato non tanto all’abuso del vino, quanto piuttosto all’abuso di superalcolici e componenti diverse quali la stan-chezza, l’uso di droghe, stress, ecc. Tutte queste componenti fanno sì che si assista impotenti a disgrazie settimanali, criminalizzando il vino e pa-ragonandolo in senso generale allo “sballo”.Questo tema è stato ripreso dal Dott. Luca Gat-

tavecchi produttore in Montepulciano e molto legato al territorio. Ogni bicchiere di buon vino non è solo una bevan-da, ma un mix di storia, cultura e tradizione; nel bicchiere si ritrova la vita ed il piacere, quindi è impossibile che sorseg-giando e degustando un vino si arrivi per assurdo alla morte. Chi compren-de il vino non ne abusa

mai perché l’abuso è sinonimo d’ignoranza e in-sicurezza.Sull’uso e abuso è intervenuto Nicola Masiello Vice Presidente Fisar, spostando l’attenzione sui corsi di formazione per sommelier Fisar, fin dal-la prima lezione, dove si parla della figura e della storia del Sommelier, cercando di far compren-dere ai corsisti il valore del vino ma soprattutto il modo di conoscerlo, capirlo, proporlo come va-lore aggiunto della tradizione. Sono queste le fasi attraverso le quali si arriva all’uso moderato ed al piacere del vino. Il termine abuso non compare nel vocabolario fisariano e quindi non ci appar-tiene.Il Dott. Amedeo Esposito nella doppia veste di Delegato e Presidente del Consorzio Vini Valdi-chiana, ha sottolineato come i produttori associati

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news dall'Italia

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siano sensibili al problema che è visto come un nemico e quindi va cercato il modo per sconfig-gerlo, attuando una campagna conoscitiva dove i produttori hanno un ruolo importante in quanto ne va del loro lavoro e dei loro sacrifici. Già oggi molte aziende lavorano a questo progetto di co-noscenza, raccogliendo timidi ma significativi se-gnali in positivo.Domenica 1 Marzo:L’evoluzione del Sangiovese nelle tre doc Aretine: Pietraviva, Valdichiana, Cortona.Degustazione guidata di tre Sangiovese in purez-za e tre Sangiovese in uvaggio.La degustazione guidata dal Vice Presidente Ma-siello Nicola è stata preceduta da una piccola introduzione al sangiovese come vitigno e come vino, evidenziandone la tipicità regionale quale vitigno principale di tante ed importanti denomi-nazioni e mettendo in evidenza le caratteristiche uniche del sangiovese ritenuto croce e delizia di molti enologi e produttori. Naturalmente il vino sangiovese oltre alle caratteristiche genetiche ri-sente in modo particolari dei fattori legati al terri-torio, quali composizioni dei terreni, esposizione, clima ecc. che si riscontrano nel comprensorio delle tre denominazioni. A tale riguardo, molto interessanti sono risultate le relazioni del Dott. Amedeo Esposito quale Pre-sidente del consorzio vini Valdichiana e del Dott.

Fernando Cattani Presidente del consorzio Vini Cortona.

Vini in degustazione

Sangiovese in purezza:

Valdichiana Sangiovese doc 2008Az. Agr. Casali in val di Chio

Cortona Sangiovese doc San Dardano 2006Az. Mezzetti

Pietraviva Sangiovese doc 2005Az. Agr. Prato al sole

Sangiovese in uvaggio:

Valdichiana rosso doc Bricco del Gnicche 2007

Cantina vini tipici dell’Aretino

Cortona Sangiovese doc 2007Az. Agr. La Calonica.

Pietraviva rosso doc 2006Fattoria di Presciano

Lunedi 2 Marzo:Presentazione dell’annata 2006del Vino Nobile di Montepulciano.La degustazione riservata solo ad operatori è sta-ta guidata dal responsabile del Centro tecnico Nazionale Fisar Alberto Giustarini, ha visto oltre la parte tecnica, un'appendice di carattere storico-culturale sulla produzione del Vino Nobile per far comprendere al meglio la storia di un grande vino dell’enologia Italiana anche ai numerosi buyer pre-senti.

I vini degustati:

Azienda Agr. Dei,Azienda Agr. Gavioli, Azienda Agr. La Calonica,Azienda Agr. Poggio alla Sala

Notizia inviata dal Vice Presidente Nicola Masiello

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in famigliaLa FISAR Pisana consegna gli attestatidi 2o livello

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 65

Enogastronomia di ottimo livello a “Le Logge” di Orzignano a San Giuliano Terme. La delegazione fisariana pisana ha organizzato una eccellente serata di gala per la consegna dei diplomi di 2° livello. Il titolare, Gianfranco Agostinelli, che ha rilevato la moderna struttura da meno di un anno e rinnovato il locale adeguandolo alle richieste di una clientela sempre alla ricerca di qualità innovativa ma di sapori legati al territorio, ha delegato la cucina allo chef Alessandro Salvadori, che, dopo essersi diplomato alla Scuola Alberghiera Pisana, ha maturato una grande capacità interpretativa nei più rinomati ristoranti della tradizione culinaria pisana. Si è iniziato con una profumata insalata di finocchi sottilmente tagliati e spicchi d’arancia con code di gambero piastrate insieme a gherigli di noce abbinata ad un vivace Prosecco Valdobbiadine dell’Azienda Vinicola Serena di Conegliano, che ha accompagnato anche il successivo tortino, impiattato con somma maestria, di polenta gratinata con baccalà alle patate e crema di ceci. Delicati gnocchetti di patate in salsa di mare, con cozze, capesante, pesce di scogli, polpo, orate e mormore, aromatizzata ai porri e successivi Maccheroncini, fatti al torchio, al tonno rosso,insaporiti da una eccezionale salsa alla siciliana di melanzane, uvetta, pinoli, carote, Pachini, peperoncino e spruzzata di prezzemolo, hanno deliziato i palati in un tripudio di sapori e

profumi, esaltandone le sensazioni grazie ad un Trebbiano in purezza Umbria IGT, Terre Auree 2007 della Azienda vinicola Cantina dei Colli Amerini, un bianco di corpo che ha espresso profumi intensi e grandi sentori di mela bianca. Il successivo Filetto di rombo in crosta di patate con passata di broccoli e pomodorini Pachino spaccati a metà è stato veramente apprezzato per la perfetta cottura al forno il cui velo di patata croccante donava piacevolezza alla bocca, che veniva ripulita da un superlativo Terre di Chieti IGT, Pecorino Riseis 2008 dell’azienda Agriverde di Ortona, grazie ai suoi 13 gradi in volume. Per finire, è stata servita una delicatissima Crostatina alla crema con rondelle di banana caramellate e specchio di salsa di vaniglia, la cui sublime bontà ha coronato in degna maniera il pantagruelico menu, che ha visto servire, come bicchiere della staffa, un calice di Moscato di Gianni Doglia 2008 di Castagnole Lanza dai perfetti sommeliers Nadia Lecci e Santino Dragà. Tantissimi gli applausi e congratulazioni al momento della tradizionale consegna del gagliardetto Fisar al titolare da parte del responsabile dei Sommeliers Liana Benini, che ha ringraziato lo Chef e la Brigata di cucina, il Capo sala Gabriele Spinello ed il Rango di servizio, chiudendo la bellissima serata in un partecipato clima di gioiosa soddisfazione dei commensali.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e litorale

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3

in famiglia

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Il Vin Santo, in Toscana, è qualcosa di unico, una tradizione tramandata oralmente: «Così faceva il mio nonno», dicono i contadini più anziani. Era il vino dell’amicizia che ha risentito poco delle innovazioni. Era anche il vino che veniva offerto in un piccolo bicchierino a conclusione di un affare.Pistoia, fino a pochi anni or sono era considerata la capitale del florovivaismo. Ora è nota anche per la produzione vinicola e, per essere più precisi, del Vin Santo del Chianti Doc (Trebbiano 80%, Malvasia 20%) prodotto dalla «Azienda Agricola Marini Giuseppe». La delegazione Fisar di Pistoia ha sempre creduto in questa tipologia che ha seguito nella sua crescita. All’ultima presentazione hanno preso parte esperti e tecnici ai quali sono state proposte in degustazione le tre migliori annate: 2003, 2000 e 1997 Riserva che si sono tutte aggiudicate la «Gran Menzione Speciale» al Concorso Enologico Internazionale di Verona. Oltre all’annata 2005 (atta a divenire) ed il mosto 2008, per poterne seguire le fasi della maturazione.Dopo l’apertura dei caratelli da parte di Giuseppe Marini e dell’enologo Alberto Bramini, è seguita una degustazione professionale con la partecipazione del dott. Giuseppe Ferroni, docente dell’Università di Pisa (Facoltà di Analisi Sensoriale) e del dott. Valdo Filippi, docente esterno della stessa Università, oltre al delegato Fisar di Pistoia, Ferruccio Donati e del sommelier Angelo Laino. La produzione varia ogni anno da 1.500 a 1.800 bottiglie da 0,50. Da 45 quintali di uva si sono ottenuti 14 quintali di mosto che deve passare tre anni in caratello. Al termine si trovano 8-9 quintali di Vin Santo, quando va bene.

Il prof. Ferroni si è detto soddisfatto di questa esperienza per il fascino e l’interesse enorme per un prodotto elegante con riflessi ambrati, frutto intatto dell’appassimento. L’enologo Bramini ha sottolineato che l’appassimento è avvenuto su castelli di cannicci. «Un prodotto sano appassisce bene. Viene fatto con uva scelta, il segreto dell’appassimento è nei primi giorni, meglio se ventilati e asciutti. Ci vuole esperienza e...

fortuna». Per il dott. Filippi bisognerebbe coniare un nuovo vocabolo: «Un prodotto di grande qualità». Il 2000 ha una armonica vocazione a l l ’ i n v e c c h i a m e n t o , la componente acida è la caratteristica del Vin Santo, vino da meditazione. Il 1997 lascia

la bocca pulita, è «lungo» e piacevole, un trionfo del bouquet con una grandissima espressione: fruttato, speziato, balsamico.Per Giuseppe Marini ci vuole esperienza e tanta passione. La cosa più importante è il tempo di raccolta. «Queste verticali servono per migliorarsi. Il produttore deve saper cogliere le osservazioni e le critiche. La degustazione con i tecnici è molto importante per la diversità delle idee».Alla fine è stato il figlio Fabio a proporre un fuori-programma: la degustazione di un nuovissimo «Occhio di Pernice» 2005 (90% Sangiovese e 10% Merlot) spillato dal caratello: si sente poco l’acidità è morbido, vellutato con un buon affinamento dei tannini. Ha una struttura robusta per un più lungo invecchiamernto.Giuseppe Marini ha ringraziato la delegazione Fisar di Pistoia “che con i suoi sommelier ha sempre seguito questo prodotto di eccellenza che fa onore al nostro territorio”.

A Pistoia il Vin santo della tradizione Toscana con la Fisar di Pistoia

Notizia inviata da Gianfranco Grossi

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in famiglia“Vinum in Villa” a Stra, nella Riviera del Brenta

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La Riviera del Brenta, nastro d’acqua che si snoda da Padova a Venezia, era ai tempi della Repubblica Serenissima luogo di villeggiatura dove i nobili veneziani, che qui possedevano splendide ville, amavano trascorrere l’estate.In una di queste, Villa Foscarini-Rossi a Stra, accanto alla stupenda e ben nota Villa Pisani, si è svolta domenica 22 e lunedì 23 febbraio la prima Edizione di Vinum in Villa, manifestazione dedicata ai prodotti naturali, nella quale il vino è stato la star indiscussa.Erano presenti una settantina di prestigiosi produttori provenienti da tutta Italia e in special modo dal Triveneto, con presenza anche di produttori esteri. In entrambe le giornate la Delegazione di Venezia della FISAR era presente con una propria postazione dove si sono alternati i soci sommelier Franco Jurassich, Lorenzo De Rossi, Andrea Lamponi, Lucio Chiaranda, nonché il delegato di Venezia Giorgio Pennazzato.I soci hanno avuto modo di incontrare il numeroso pubblico presente alla manifestazione che si è soffermato alla postazione FISAR per chiedere informazioni sui corsi e sulle attività istituzionali sia locali che nazionali.Nel pomeriggio di domenica Andrea Lamponi ha intrattenuto due gruppi di visitatori con due degustazioni guidate, condotte in collaborazione con un produttore presente alla manifestazione, riscotendo i consensi dei visitatori e anche di alcuni espositori che si erano avvicinati. La giornata di domenica si è chiusa con la cena cui erano presenti i produttori ed alla quale hanno svolto servizio i sommelier Jurassich, De Rossi e Chiaranda cui si è affiancata la sommelier Emiliana Rosada.Anche nella giornata di lunedì il tavolo FISAR è stato

oggetto di numerose visite anche di espositori e altri vignaioli sia del Triveneto che nazionali, che si sono soffermati a chiedere notizie sulle attività formative, per la quali erano stati realizzati appositi depliant.Nel pomeriggio ha avuto luogo un’interessante tavola rotonda dal titolo “Natura e naturalità del Vino”, cui hanno partecipato produttori e

operatori del vino attivi nelle tre Venezie, rappresentanti di varie associazioni e, per la FISAR, lo scrittore e saggista Giampiero Rorato, Consigliere Nazionale FISAR, che ha illustrato il valore simbolico e culturale del vino, già esaltato nella Bibbia, che Rorato ha definito “codice della nostra civiltà”, nonché nella storia del mondo occidentale. Alla tavola

rotonda, che ha concluso la manifestazione, hanno assistito numerosi addetti ai lavori, fra i quali importanti vignaioli, ristoratori e giornalisti che poi hanno partecipato al brindisi finale, incontrando ancora i soci FISAR di Venezia, complimentandosi per la qualificata presenza della nostra Associazione in tutti i momenti della riuscita manifestazione. Ed ora la FISAR veneziana si prepara ad un’altra importante presenza: nei giorni 24, 25 e 26 aprile è infatti organizzata dall’Ente Fiere di Venezia una manifestazione agroalimentare ed enologica in uno dei luoghi storici di Mestre, il “Forte Marghera”, famoso nel 1849, nei giorni dell’insurrezione di Venezia contro l’impero austriaco. Da luogo di guerra a luogo di pace e di incontri, situato accanto al grande Parco San Giuliano, uno dei più vasti “parchi” d’Europa, presso il Forte da un paio d’anni si tiene, in occasione della festa del patrono San Marco, una frequentatissima manifestazione per valorizzare i prodotti agroalimentari veneziani, veneti e non solo.

Notizia inviata dalla Delegazione Venezia

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Presso la sede dell’ASIPS di Caserta Il 12 marzo sono stati consegnati gli attestati di sommelier FISAR di 2o livello, alla cerimonia hanno presenziato il presidente dell’ASIPS Maurizio Pollini, per la FISAR il presidente Vittorio Cardaci Ama, il delegato di Caserta Carlo Iacone, il direttore dei corsi Fabio Guarino, il presidente di AGRISVILUPPO Giuseppe Falco.Il presidente Pollini cui si deve l’impegno costante nei vari corsi di formazione dell’Asips, ha ribadito la ferma volontà di continuare nel percorso intrapreso nel campo enogastronomico olio, vino e formaggi, annunciando anche per il 2009 ulteriori percorsi formativi completi di sommelier nei tre livelli e corso di formaggio di secondo livello, per contribuire al rilancio dei prodotti di eccellenza di terra di lavoro. La formazione sarà di sostegno e sinergica per il rilancio del turismo culturale ed enogastronomico. Pollini ha evidenziato ancora che i corsi formativi sono anche di ausilio alle esigenze occupazionali, infatti i giovani sommelier potranno avere ottime opportunità di lavoro con la loro richiesta specializzazione. Il presidente di AGRISVILUPPO Giuseppe Falco, altra Azienda Speciale della Camera di Commercio, ha ribadito il suo impegno per lo sviluppo del comparto agroalimentare casertano, infatti con l’iniziativa del progetto “Terra di Lavoro... solo per i palati più esigenti” incontro di buyers nazionali ed internazionali con le aziende vitivinicole casertane, che si concluderà a fine marzo. Il progetto ha lo scopo di produrre un brand unico “Terra di Lavoro” per l’eccellenza del patrimonio enogastronomico, marchio che potrà essere utilizzato da tutte le aziende del settore interessate. L’iniziativa vuole

essere anche l’inizio di una serie di incontri con cadenza annuale che possono contribuire ad una crescita costante del comparto agroalimentare.Non si vuole assolutamente un evento fine a se stesso. I segnali che pervengono all’Agrisviluppo assicurano una presenza esaltante e vitale degli imprenditori casertani, segno che si è intrapresa la giusta strada.Territorio e prodotti devono crescere insieme con programmi di lavoro finalizzati che prevedono comunicazione e marketing.La FISAR con il presidente Vittorio Ama Cardaci ha espresso viva soddisfazione per il lavoro della Camera di Commercio di Caserta,con le iniziative dell’Asips ed Agrisviluppo. Ha assicurato, unitamente al delegato di Caserta Carlo Iacone, collaborazione, professionalità ed esperienze per continuare il percorso intrapreso con la convinzione che i prossimi sommelier avranno le professionalità per soddisfare le esigenze di terra di lavoro. La FISAR di Caserta ha programmato incontri, convegni e meetings da promuovere a Caserta e provincia, che si auspica possano contribuire al potenziamento dell’offerta turistica ed al rilancio globale di terra di lavoro.Da 35 anni la FISAR si impegna con professionalità a far conoscere il vino italiano, a saperlo scegliere, saperlo degustare e saperlo abbinare. Nei corsi di formazione per sommelier si impara a riconoscere la qualità di un vino, a capire quanto lavoro, storia e tradizione ci sono dentro un calice di vino, ma soprattutto si capisce la differenza tra il bere in modo indiscriminate ed il piacere e l’emozione di degustare.“La cultura del bere per il rispetto della vita” è e rimane il nostro claim per gli anni futuri.

La Delegazione di Caserta consegnagli attestati di secondo livello.

Notizia inviata dalla Delegazione di Caserta

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in famigliaLa Fisar delegazione dei Comuni Vesuviani a “Vino d’Autore”

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Va ben oltre ogni attesa, sia per quanto riguarda il numero di partecipanti sia per gli sviluppi concreti dell’idea progettuale, il primo appuntamento di Vino d’Autore, la rassegna itinerante in area vesuviana sul vino campano di qualità.Sono stati innanzitutto i 24 produttori, provenienti da ogni provincia della Campania, i protagonisti di questa prima tappa di martedì 14 aprile, che in poche ore ha registrato un’affluenza di oltre quattrocento persone, tra appassionati e operatori del settore, un pubblico record per Villa Savonarola, prestigiosa sede dell’evento.Nel corso della serata, inoltre, è stata presentata alla stampa la Delegazione dei Comuni Vesuviani della FISAR, Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori, una nutrita compagine di sommelier pronti a diffondere la cultura del vino nell’areale vesuviano, terreno fertile e generoso di giacimenti vitivinicoli. Grandissimo interesse hanno destato i laboratori di degustazione, nel corso dei quali gli enologi hanno potuto svelare i segreti di vini e vitigni semisconosciuti, come il Ginestra della Costiera Amalfitana, presentato dall’enologo di fama Vincenzo Mercurio, o il Grecomuscio, proveniente dall’areale taurasino e illustrato dal ricercatore Nicola Francesca assieme all’enologo Gianluca Tommaselli. Si tratta di un vitigno raro e molto diverso dal più famoso Greco di Tufo, con il quale divide parte del nome, “Greco-muscio”, da più tempo oggetto di sperimentazioni ad opera

del Dipartimento di Microbiologia degli Alimenti Enologici della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, perchè capace di produrre lieviti indigeni per fermentazione dalle caratteristiche organolettiche e chimico-fisiche straordinarie, superiori per tantissimi aspetti ai cosiddetti “lieviti selezionati”, cioè a quei lieviti derivanti da vitigni internazionali ed impiegati comunemente in vinificazione.Enorme curiosità hanno inoltre suscitato gli altri due laboratori, guidati dagli enologi Nicola Trabucco e Sergio Romano. Il primo enologo, uno dei massimi esperti dei vitigni di Terra di Lavoro e del glorioso Falerno, il vino più famoso dell’antichità, ha guidato gli appassionati presenti lungo un affascinante percorso storico in cui sono state ricostruite tecniche e mode della vinificazione, nonché l’utilizzo dei diversi vitigni, fino a quelli attualmente adoperati, l’ Aglianico, il Piedirosso e il Primitivo. Nell’ultimo laboratorio, condotto dall’enologo Sergio Romano, il pubblico presente si è divertito a scommettere sul “contenuto del bicchiere”, dal momento che sono stati serviti due vini bianchi alla cieca, senza cioè alcuna indicazione dei vitigni adoperati; per la sorpresa generale si è potuto scoprire che in realtà solo uno di due vini proveniva da uve bianche - per l’esattezza da uve Fiano del Cilento - mentre l’altro è risultato essere l’inaspettato effetto della vinificazione in bianco di uve Aglianico, uve esistenti in natura solo nella forma a bacca rossa.

Notizia inviata da Anna Mercogliano Delegato Fisar Comuni Vesuviani

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La sera del 18 Dicembre 2008, la Delegazione di San Donà di Piave della FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) ha riunito i propri Soci presso il Ristorante “Trattoria Tonetto in occasione dell’annuale Cena degli Auguri Natalizi. Alla presenza di un folto numero di appassionati ed ospiti, il Delegato, Giannantonio Puppin, ha tracciato un breve profilo storico dell’Associazione, sorta nell’anno 2001 con lo scopo di organizzare dei Corsi didattici per la formazione di Sommelier competenti e preparati al fine di divulgare la cultura del vino e dell’enogastronomia rivolgendo particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione dei prodotti tipici locali che contribuiscono alla definizione della identità culturale e allo sviluppo sociale e produttivo dell’intero territorio Sandonatese. Nel suo discorso Giannantonio Puppin ha ringraziato tutti i Soci ed in modo particolare tutti Componenti il Consiglio di Delegazione, per il fattivo impegno e la proficua collaborazione dimostrata in questi anni ed ha annunciato ai presenti che al termine dell’attività di formazione 2007-2008, lo stesso Consiglio ha deliberato di devolvere in beneficenza la cifra di 7.000 euro a

favore di due Associazioni Sandonatesi che da anni si impegnano nel realizzare delle iniziative in favore delle categorie più deboli. Nel corso della serata il Delegato ha quindi consegnato gli assegni di 3.500 euro cadauno, alla Sig. ra Lucia Basso in rappresentanza dell’Associazione Centro Culturale Cà Tessere da molto tempo occupata in numerosi progetti umanitari soprattutto in ambito locale , e al Sig. Giorgio Fregonese, dell’Associazione V.I.S. Progetto Luce in Madagascar finalizzato alla realizzazione di una rete di energia elettrica per una comunità bisognosa in Africa, i quali commossi

hanno ringraziato tutti i Sommelier della FISAR, i Consiglieri e il Delegato, per l’importante e generoso contributo loro assegnato...Una cena deliziosa accompagnata dai vini dell’Azienda “Le Colture” di Valdobbiadene (Tv) e dell’Azienda Agricola “Vigne del Bosco di Olmè” di Ceggia (Ve )

hanno fatto da cornice alla sentita manifestazione conclusasi con l’assaggio di un particolare cioccolatino ripieno di vino passito elaborato in esclusiva per l’occasione dal Mastro Pasticcere Guido Finotto di Chiarano (Tv),storico Sommelier della Delegazione di San Donà di Piave.

La FISAR di San Donà di Piave devolve 7.000 euro in beneficenza

Notizia inviata da Giannantonio Puppin Delegato FISAR di San Donà di Piave

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in famigliaLa Delegazione di Livorno incontra i vini delle Marche

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Il 30 Gennaio 2009 ha dato il via al nutrito calendario di manifestazioni che la Delegazione FISAR di Livorno ha in programma per il 2009. Il primo appuntamento ha idealmente attraversato l’Italia, dall’Adriatico al Tirreno: dopo numerosi contatti avvenuti con i produttori marchigiani durante piacevoli viaggi “esplorativi”, la Delegazione è riuscita ad organizzare una giornata dedicata ai vini dei territori delle Marche.Dal più rappresentativo Verdicchio, originario dei Castelli di Jesi e della Valle di Matelica, in tutte le sue tipologie, compresi lo spumante ed il passito, al Rosso Conero, alla Lacrima di Morro d’Alba, dal Bianchello del Metauro alla Vernaccia di Serrapetrona.Il vero contatto è stato con “ASSIVIP Il Vigneto delle Marche”, Consorzio che raggruppa 53 produttori, tramite il suo Direttore Giancarlo Rossi.Nel pomeriggio si è svolta una grande degustazione nella sede della Delegazione di Livorno, dove sono stati allestiti diversi banchi d’assaggio per presentare ed offrire più di 50 vini in degustazione. I sommelier della Delegazione FISAR di Livorno hanno avuto modo di “raccontare” i vini ed i territori ad un gran numero di partecipanti accorsi interessati a questo evento di cultura enologica.In particolare, si sono potuti confrontare venti Verdicchio dei Castelli di Jesi, con la loro spiccata mineralità, ed una decina di Lacrima di Morro d’Alba, vini ben caratterizzati per le note aromatiche di fragola e rosa che li rendono riconoscibili ed unici. Durante tutto il pomeriggio, gli assaggi si sono arricchiti delle spiegazioni che i produttori marchigiani Giuseppe Bonci (Vallerosa Bonci), Gianluca Mirizzi (Montecappone), Claudio Martelli e Stefano Mancinelli, sempre presenti in sala, hanno potuto dare agli appassionati, enotecari, sommelier e ristoratori.La degustazione si è protratta fino alle 19,30 per la

presenza sempre costante di pubblico.A conclusione e coronamento della giornata si è svolta la cena al Ristorante Il Calesse di Quercianella - Livorno, dove i fratelli Federico e Leonardo Cenci, soci storici della Delegazione FISAR di Livorno, hanno allestito un convivio per circa ottanta persone, con piatti a base di pesce, abbinati sapientemente ai vini marchigiani.Spiccava l’accostamento di un opulento ed elegante Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva 2006 (“Utopia” di Montecappone) con il complesso Trancio di Tonno

al Calesse (fritto e cotto in pomodoro con capperi e profumi vari). Interessante poi, per la particolarità del vitigno autoctono, il Bianchello del Metauro, di grande freschezza e notevole struttura, di Claudio Morelli. Per il resto, Verdicchio in tutte le “salse”: dal Metodo Classico 2004 al Superiore “San Michele” 2007 di Vallerosa Bonci, al

Passito “Resio” 2006 di Montecappone. La cena non poteva che finire con le grappe: due acquaviti di vinaccia di Lacrima, una bianca e una riserva affinata per cinque anni in barriques, entrambe dell’azienda Stefano Mancinelli.La cena è stata segnata da vari momenti di cultura del vino: per ogni portata, ciascuno dei produttori presenti ha dedicato alcuni minuti di racconto del proprio vino, della propria azienda e dell’abbinamento con il piatto. Questi brevi interventi, insieme ai profumi del cibo appena servito ed alla piacevolezza dei vini, sono stati molto apprezzati e confermati dagli applausi dei commensali. Dalle degustazioni del pomeriggio e dalle parole appassionate dei quattro viticoltori, che hanno offerto le caratteristiche diverse dei propri prodotti, alla luce del territorio, del clima e della storia che la regione può vantare, è davvero emerso quello che è ben contenuto nella espressione propria degli stessi produttori: “le Marche sono una regione al plurale”!

Notizia inviata dalla Delegazione Fisar di Livorno

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in famiglia

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Si è svolto in occasione del premio “Primavera in Valdichiana”, la conviviale dedicata ai 35 anni di attività della delegazione Fisar Valdichiana, stori-ca delegazione nata a Bettolle, dove mantiene la propria sede operativa.La conviviale svoltasi presso il Rist. “LA NAVE” di Castiglion Fiorentino -Arezzo- ha visto la par-tecipazione di numerosi soci della Delegazione, insieme ad autorità locali, personaggi del mondo enologico toscano e del gior-nalismo, che hanno potuto de-gustare i prodotti della regione Lazio, quest’anno invitata alla manifestazione.Il menù proposto dallo chef ALDO CATUFA del Ristorante CASAL MOLARA di Grotta-ferrata -Roma-, ha proposto il meglio della cucina tipica: dalla coratella di agnello con carciofi agli spaghetti cacio e pepe e rigatoni alla Amatriciana, coda alla vaccinara, abbacchio alla cacciatora e per finire biscotti e ciambelle dei Castelli Romani.Per i vini tre aziende: Gotto d’oro, Casale del Giglio e Cantina Cerquetta, han-no presentato i loro vini per l’abbinamento, che è stato curato ed effettuato dai nostri sommelier: Senserini Roberto, Mazzetti Sabrina, Brocchi En-rico e Svetti Edo.Durante la serata è stato assegnato il premio: PRI-MAVERA IN VALDICHIANA 2009; questo premio voluto dalla delegazione Valdichiana e giunto alla 26a edizione, premia personaggi del mondo eno-logico, giornalistico e culinario, che si siano distin-

ti nel proprio settore di competenza. Quest’anno il premio e stato assegnato al dott. Marco Pallanti enologo, amministratore delegato dell’Azienda Castello di Ama, Presidente del Consorzio dei vini del Chianti Classico con la seguente motivazione: “Per aver studiato e valorizzato il vitigno principe della Toscana: il sangiovese”.Parlando di sangiovese e della toscanità del viti-gno, Pallanti ha ricordato le qualità che rendono

unico questo vitigno, qualità che derivano dalla difficoltà di lavorare sul vitigno, dalle zone di produzione che variano sotto l’aspetto di composizione e di altitudine, dai tanti microclimi che la Toscana presenta, tutto questo fa del sangiovese un vi-tigno ed un vino che ci rappre-senta in tutto il mondo.A conclusione della Serata, la neo-eletta delegato di zona, Emma Lami ha voluto ringrazia-re tutti i presenti per la parteci-pazione, ed in particolare il Dott. Marco Pallanti, il Dott. Amedeo Esposito quale Presidente del

Consorzio Vini Valdichiana, Il Dott. Giovanni Corti Presidente dell’Associazione Amici della Chiani-na, il Dott. Gianluigi Rinaldo Direttore outlet Valdi-chiana, il vice-presidente Nicola Masiello e tutto il Consiglio direttivo della delegazione ed infine un ringraziamento particolare all’Assessore alla poli-tiche sociali del comune di Castiglion Fiorentino Dott.ssa Angela Lucini che ha avuto parole di ri-conoscimento e stima per l’operato della Fisar nel territorio della Valdichiana.

La Delegazione Fisar Valdichiana festeggia i 35 anni di attività

Notizia inviata dal Vice Presidente Nicola Masiello

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 73

Assegnazione delle stelle alla vendemmia 2008: Vendemmia a quattro stelle.

È stato il Presidente del Consorzio del vino nobile di Montepulciano Dott. Federico Carletti ad annunciare il responso della commissione nominata tra giornalisti, tecnici, produttori ed esperti per valutare l’annata 2008.L'andamento climatico non è stato molto favorevole, con piovosità consistente tra la metà di maggio e la metà di giugno; quindi la fase vegetativa della vite è stata molto pronunciata con apparato fogliare intenso; è seguito poi un periodo siccitoso fino alla metà di Agosto, con un elevato stress idrico per la pianta. Sono seguite piogge a carattere sparso, non consistenti e di breve intensità, con abbassamenti repentini della temperatura.Questa situazione ha portato ad incrementare i valori olfattivi del vino ed ad accentuare la componente acida e non per ultimo a dare uno stile tannico tipico del vitigno. La vendemmia leggermente ritardata rispetto agli ultimi due anni ha consentito di poter determinare in maniera abbastanza marcata le caratteristiche del sangiovese.Durante la degustazione dei campioni, si è riscontrato seppur in maniera marginale, la tipicizzazione del vitigno sangiovese (prugnolo gentile a Montepulciano) riferito ad alcune zone di produzione particolarmente ricche di argilla che hanno influenzato e favorito il formarsi del corredo polifenolico e del corredo aromatico.Presentazione annata 2006.La presentazione dell'annata 2006 e dell'annata

2005 riserva, è stata l'occasione per fare il punto della situazione sotto il profilo di marketing e commerciale. Dalla relazione del Presidente si evince che nonostante la crisi in cui si trova il mercato del vino, Montepulciano stà tenendo bene; la parola d'ordine è non abbassare la guardia e cercare di incrementare la qualità con investimenti mirati sia in vigna che in cantina. Le caratteristiche del vino nobile di Montepulciano ben si adattano a palati internazionali ed è quindi necessario consolidare l'export verso i paesi Europei già affezionati al vino nobile con Germania e Svizzera in testa ma con occhio benevolo verso i paesi ed i mercati emergenti della fascia Asiatica. Quindi la scommessa dei produttori Poliziani va nel senso della qualità e della promozione mirata perché ripete Carletti, anche l'aumento di produzione potrebbe avere una ricaduta negativa sulla economia di Montepulciano.

I nostri assaggi

Rosso di Montepulciano 2007:Az. Agr. Poliziano - Colore rosso rubino carico e limpido - al naso deciso ed intenso nei profumi piacevoli di floreale e frutta a bacca rossa - in bocca rotondo quasi troppo pronto per l’annata. Buona persistenza gustativa.Az. Agr. Poggio alla Sala - Colore rubino, brillante di buona intensità - al naso complesso e persistente, piacevole - al gusto caldo di corpo, manca di equilibrio per acidità in eccesso. Di sicura evoluzione.

di Nicola Masiello

Anteprima del Vino Nobiledi Montepulciano

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 374

Vino Nobile di Montepulciano 2006:Poderi Boscarelli - Grande concentrazione

cromatica sul rubino carico - al naso molto

intenso e fine, profumi decisi ed intensi - al gusto

di corpo, caldo con tannicità prevalente, buono il

finale per la componente acida.

Az. Avignonesi - Colore rosso rubino carico,

brillante - al naso è intenso con note di viola

mammola pronunciate, piacevole il fruttato di

sottobosco - al gusto risulta molto caldo, con

acidità vestita che dona piacevolezza di beva,

persistente.

Az. Canneto (campione da botte) - Colore rosso

rubino carico, poco trasparente - al naso leggera

riduzione che al momento maschera in parte le

potenzialità di fragranza e di fruttato presenti - al

gusto è caldo, di corpo leggermente spigoloso

per tannicità evidente, dopo l'affinamento in vetro

darà il meglio di sé.

Vino Nobile di Montepulciano 2006 Selezione:Az. Fassati “Gersemi” - Colore rosso rubino

carico, brillante - al naso complesso, persistente,

piacevolmente speziato e netto - al gusto caldo,

rotondo di buona sapidità, i tannini già evoluti

danno una lunghezza di bocca piacevole, vino

equilibrato.

Vino Nobile di Montepulciano 2005 Riserva:Az. Agr. Nottola “Vigna del Fattore” (campione da botte) - Colore rosso rubino carico,

poco limpido - al naso presenta una complessità

rilevante con richiami decisi a marasca e prugna,

buona speziatura con richiami a pepe e tabacco

- al gusto è caldo, di corpo abbastanza equilibrato

per una leggera dominanza tannica. Vino di

struttura.

Benvenuto BrunelloAssegnazione delle stelle alla vendemmia 2008: vendemmia a quattro stelle.È stato il Presidente del consorzio del Brunello

di Montalcino Dott. Patrizio Cencioni, a

comunicare il risultato della commissione

preposta alla degustazione dei campioni da

botte della vendemmia 2008. Anche per la zona

di Montalcino, l’andamento climatico particolare

ha favorito la formazione e lo sviluppo delle

componenti olfattive e gustative, evidenziando in

modo particolare le caratteristiche del vitigno sotto

il profilo acido e tannico. La vendemmia ritardata

rispetto agli ultimi anni, ha influenzato sicuramente

il prodotto, riportandolo alle caratteristiche di

tipicità che si possono riscontrare nelle grandi

annate. Il Presidente ha avuto sottolineare che le

quattro stelle sono un livello qualitativo alto, ma

crede che questa valutazione possa evolversi in

positivo durante la fase di affinamento e si augura

di porlo riclassificare al momento dell’immissione

in commercio con le cinque stelle.

Presentazione annata 2004.

Dopo l’annus horribilis del Brunello di Montalcino,

si punta tutto su questa annata eccezionale

per il rilancio del prodotto principe dell’enologia

Toscana e non solo. Dopo tanto parlare di

Brunello nei luoghi meno deputati i produttori sono

pronti a ripartire da qui per parlare di Brunello in

senso enoico ha detto il Presidente del consorzio

Patrizio Cencioni, da questa annata eccezionale,

che ha portato a Montalcino tantissimi addetti ai

lavori giornalisti, sommelier, e buyers forse curiosi

di capire come Montalcino ha reagito a questo

anno particolare.

Passando tra i banchi di degustazione si respira

una nota positiva e di fiducia tra produttori e

operatori. La qualità premia e l'annata 2004 ne

è la riprova, i risultati che arrivano: non sono solo

numeri positivi ma speranza che si sia chiusa una

Page 77: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 75

parentesi poco gratificante e che il mercato interno

e l'export nonostante la flessione dei consumi e

la crisi internazionale hanno retto bene. Questo

grazie anche alle conclusione dell’inchiesta

giudiziaria del post-vinitaly 2008 che è ormai alle

battute finali. Tutto questo è confortato dai risultati

delle presentazioni del Brunello già effettuate

negli Stati Uniti (primo mercato per il Brunello)

e Nord America, seguiti dai paesi Europei che

hanno evidenziato un incremento degli ordini.

Anche se i numeri ci danno ragione a concluso

il Presidente, non possiamo cullarci sugli allori,

perché la crisi che attanaglia l'economia mondiale

potrebbe avere risvolti negativi per un prodotto di

alta gamma ed eccellenza come il Brunello. Da

qui la ricerca di nuovi mercati attraverso incoming

verso il mercato asiatico con Cina e Corea in

prima linea.

Considerazioni sull’annata 2004.

La vendemmia 2004 già classificata a cinque

stelle, ha mantenuto le promesse. È sicuramente

la vendemmia più tipica per Montalcino degli ultimi

cinque anni, quella che esalta la qualità del vitigno.

Considerando l'andamento climatico del 2004, i

produttori si sono accorti subito delle potenzialità

del prodotto, potenzialità riscontrabili adesso

sottotutti i parametri degustativi: caratteristiche

cromatiche elevate buona concentrazione e

fissaggio del colore; al naso i profumi floreali tipici,

con la complessità della frutta a bacca rossa

matura,legati ad una speziatura elegante, buona

persistenza.

Al gusto vini caldi, di corpo con buona acidità

vestita, in alcuni casi la componente tannica è

più percettibile a discapito della morbidezza ed

equilibrio, grande pulizia e sapidità con persistenza

lunga. Per queste caratteristiche si prospetta

una fase evolutiva interessante e longeva, si

riscontrano i caratteri del sangiovese che si erano

un po’ persi nelle ultime annate. Se vogliamo fare

riferimenti, l'annata 2004 è paragonabile all'annate

2000 e 1997.

I nostri assaggi

Rosso di Montalcino 2007;Az. Agr. Fornacina - Colore rosso rubino carico,

limpido - al naso ricchezza di profumi, fragrante,

pulito - al gusto caldo di corpo, intenso, con

buona sapidità. Beva accattivante.

Az. Agr. Lisini - Coloro rosso rubino, poco

trasparente, carico - al naso è intenso, fruttato

con piacevoli note di speziato da botte - al gusto

rotondo, caldo con leggera e piacevole tannicità,

persistente.

Brunello di Montalcino 2004:Az. Agr. Villa i Cipressi - Rosso rubino con

riflessi appena granati, limpido - al naso grande

pulizia ed intensità con richiami netti alla frutta

rossa matura - al gusto caldo, di corpo equilibrato

di beva piacevole.

Castello Banfi - Rosso rubino con riflessi

aranciati, limpido - al naso è ricco di frutta matura

e confettura bel legata a spezie dolci, intenso -

al gusto è caldo, sapido, tannini evoluti. Anche

se al momento manca di equilibrio, per leggera

dominanza acida, avrà il tempo per migliorarsi

con l'affinamento in bottiglia.

Az. La Poderina - Sai Agricola - Rosso granato,

limpido, fluido - al naso è intenso, complesso

con frutta matura, buona speziatura e richiami

balsamici - al gusto è caldo, di corpo, rotondo e

persistente; buona sapidità. Piacevole alla beva

lascia la bocca pulita.

Casato Prime Donne - Donatella Cinelli

Colombini - Rosso rubino carico con riflessi

appena granati, limpido - al naso è di grande

intensità e persistenza, si ritrovano sentori di frutta

cotta, spezie dolci ed un legno interessante -

al gusto è un vino caldo, di corpo, sapido con

tannini già legati, anche se piacevole, evidenzia le

caratteristiche per un lungo invecchiamento.

Page 78: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Anteprima Chianti"alla stazione Leopolda la più attesa delle anteprime"

di Marzio Berrugi

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 376

Nonostante i tempi grigi si respirava

serenità e fiducia alla Stazione Leopolda

di Firenze a metà dello scorso febbraio

tra i produttori del Consorzio del Chianti Classico

conseguenza della solidità patrimoniale e dei

risultati positivi ottenuti nei sempre più affollati e

competitivi mercati esteri. La congiuntura stessa

che ha costretto a selezionare gli acquisti, ha

favorito la ricerca di valori solidi anche nel vino

ed ha consentito ai fatturati dei produttori del

Consorzio di “tenere” anche nel 2008. Con

soddisfazione son messe in evidenza le cifre delle

esportazioni più di metà delle quali si ripartisce tra

gli USA, la Germania ed il Regno Unito,mentre

i numeri piuttosto magri verso Cina, CSI ed

emergenti non musulmani fanno intravedere quale

sarà la strategia futura anche con tavole rotonde

dedicate a questi paesi piuttosto che a mercati

in via di saturazione come quello tedesco sotto

i riflettori quest’anno. Elevati anche gli importi

destinati alla difesa del marchio, il più imitato al

mondo, perché ovunque si produce vino, si

cerca di imitare il Chianti: lo sanno i lettori on line

del Sommelier che hanno visto la bottiglia ricco

vestita del Key Auntie -la pronuncia! - che tal

Scatter Creek Winery ha messo in commercio al

ragguardevole prezzo di $ 14,50. Azioni di questo

tipo hanno costretto il Consorzio a registrare

“Chianti Classico” come marchio collettivo in

tutto il mondo. Acuta la nostalgia del tempo in

cui era il fiasco,oggi in disuso, demodè e forse

poco gestibile, a rimanere nella mente del turista

ancor più del vino. Importanti anche le cifre che

scandiscono l’evoluzione degli ultimi dieci anni

che han visto più della metà della superficie vitata

rinnovata nei ceppi e nei sistemi di allevamento

con costi intorno ai 60.000 euro/ha e che trainato

anche l’aggiornamento di cantine e di attrezzature.

Interessanti anche le dimensioni economiche del

Distretto Agroalimentare che si è costituito nelle

terre del Classico con la strategia di accorpare

in sistema le altre eccellenze del Distretto: olio -

ben più di un milione di olivi su circa 10.000 ha

di terreno - agriturismo ed enoturismo che “…

hanno nelle colline tra Firenze e Siena il luogo

di elezione” come ha spiegato il Presidente del

Consorzio Marco Pallanti. Ci sembra azzeccata

anche l’idea di definire la passerella alla Stazione

Leopolda come Chianti Classico Collection,

perché non creare un logo con i tre C? Anteprima

come fino al 2007 si definiva, era un po’ limitante,

accendeva i riflettori solo su vini da poco usciti

dalla malo lattica, sempre campioni di botte

con davanti un lungo percorso non semplice

di affinamento, di equilibrio. Cosa potevano

esprimere se non abbastanza generiche

promesse di eccellente sviluppo futuro? Per

questo abbiamo già i nostri politici. Comunque

le attese per il 2008 son decisamente buone e

molto devono all’andamento climatico di agosto

che, pur caldo e secco, ha fornito verso la sua

metà pioggia giusta e ristoratrice inducendo a

pensare che il vino ricalchi la salute e la qualità

che nel 2008 ha caratterizzato l’olio del distretto.

Scorrendo l’ottima e ricca guida dei vini in

degustazione si tira un sospiro di sollievo perché

la paventata invasione dei vitigni internazionali non

si è verificata: si ha addirittura la percezione che

Page 79: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 77

questa ondata si stia gradatamente riducendo

sia in percentuale presente nei tagli sia nel

loro numero. Sporadico il Cabernet, un po’ più

presente il Merlot, rari gli altri: pochi gli assaggi

nei quali il merlot vien ben percepito in gusto-

olfattiva, per lo più se ne intuisce la presenza dal

colore insolitamente intenso. Ed è stata questa

la piacevole sorpresa: sia nei campioni da botte

che nelle bottiglie in commercio si apprezza il suo

notevole alleggerimento verso il rubino profondo,

cupo degli anni passati. Splendide, pure calde

tonalità di rosso non solo in alcuni ormai raffinati

produttori e in tanta Conca d’oro, ma anche nei

molti medio-piccoli presenti. Ci guadagna anche

il profumo che si arricchisce di sentori molto fini, si

riapprezza spesso la viola poi mentolati, macchia

odorosa, spezie e vegetali profumati. Eleganti.

All’assaggio vince l’annata 06 specialmente nelle

riserve con un frequente ed eccellente equilibrio

gusto-olfattivo, che non sembra alla portata

dell’annata 07 riserve incluse anche se solide e

con margini di perfezionamento, ma contenute

in eleganza e finezza. La 08? Come detto prima

promette bene con basi solide ed ampie, ma

c’è tempo: l’uovo va fatto depositare, prima di

mangiarlo.

In chiusura confesso lo stupore per un paio di

Riserve 05 dal lunghissimo percorso in legno e

dall’insolita borgognona che li contiene.

I nostri assaggi

Annata 2007Villa Cafaggio - Panzano 400 slm - SG 100 -

300.000 bott. campione di botte.

Manca dell’eleganza dei vini della zona anche

se ha naso ricco e fiorito di mammola, la fresca

acidità poi garantisce la tenuta. Rotondo e

caldo, sufficiente equilibrio non pare avere molta

Page 80: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

evoluzione. Da imbottigliare.

Isole ed Olena - Barberino 400slm - SG 80 Can

15 Sy 5 - 130.000 bott. campione di botte.

Colore intenso, naso senza particolari spunti.

Bocca ricca di frutto rosso e maturo: corposo

caldo, abbastanza equilibrato e persistente.

Carpineto - Greve - 350 slm. - SG 80 Can 20

- 250.000 bott.

Colore denso, naso perticolare con legni asciutti,

note di fumo, di tabacco. Caldo e strutturato la

morbidezza in equilibrio con buona acidità.

Riserva 2007S. Giusto a Rentennano - Riserva le Baroncole

- SG 97 Can 3 - 12.000 bott.

Valgono le impressioni del 07 normale, ma

con finezza di naso e di bocca ancora più alta

più profonda. Anche in questo caso legno da

aggiustare, ma certezza di grande qualità.

Annata 2006S. Donatino - Poggio ai Mori - Castellina in Ch.

- 420 slm - SG98 Can 2 - 25.000 bott.

Colore del chianti di una volta come il naso ricco

do frutta matura. Morbido gradevole e profumato

in bocca, tessuto in apparenza semplice

ma che esprime il sangiovese. Fin di bocca

lungo, piacevole ed asciutto. Old style come il

Gambelli.

S. Fabiano a Calcinaia - 250/450 slm - SG 90

Complementari 10 - 90.000 bott.

Bel naso ricco di frutta e legni odorosi. Assai

equilibrato, corposo e asciutto come si conviene,

netta la percezione del sangiovese. Buona

lunghezza.

Rocca di Montegrossi - Monti in Chianti (Gaiole)

- 370/480 slm - SG90 Can 10 - 39.500 bott.

Olfatto articolato e complesso con belle note

di tabacco, paglie e frutto. Fine ed elegante la

gustativa con fin di bocca asciutto, armonico,

composto ed equilibrato.

Val delle Corti - Radda - 450 slm - SG 95 Mal

nera 2 Can 3 - 15.000 bott. campione di botte.

Bel colore giovane, naso snello ed elegante con

ricordi mentolati. Buono il corpo, persistente il

finale caratteristico del sangiovese.

Riserva 2006La Porta di Vertine - Gaiole - SG 100 - 5000

bottiglie. Color rosso rubino di media intensità

piacevole, naso totalmente di sangiovese. Corpo

snello gradevole che manca forse dello spessore

dei chianti attuali,ma che è esempio perfetto di

sangiovese. Molto piacevole l’insieme anche se

antico.

Annata 2005Isole ed Olena - Barberino - grande az. - SG 80

Can 15 Sy 5 - 130.000 bott.

Piccolo cedimento di colore,etereo fine con note

di legni asciutti ed odorosi. Maturo in bocca,

gentile gusto di cotto ben arginato dai tannini.

Sapido con ancora spazio di vta che il colore non

fa supporre.

Riserva 2005Cacchiano - Monti in Ch. - 400/450 slm.- SG

95 Can 5 - 13.000 bott.

Colore di piena maturazione, naso un poco

etereo, schietto con tenue speziatura frutta cotta

ed elegante fodera di legni. Netto e caldo in bocca

con tannini ed acidità integri. Lungo il tetrogusto

con vene amarognola, piacevole.

Felsina - Castelnuovo Berardenga - Riserva

Rancia - 380 slm - grande - SG 100 - 38.000

btg.

Genuina espressione del territorio di Castelnuovo

B. Odore di non gran de intensità, gusto pieno

spesso ricco di mora e di ciliegia, toni amarognoli.

Caldo, con tannino ancora pieno, non proprio

armonico nell’insieme. Solido, quadrato, senza

difetti senza spunti di eleganza. Un diesel.

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 378

continua su www.ilsommelier.it

Page 81: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 79

Non è stata la solita assemblea nella

quale si cerca di adempiere, e nel

modo più veloce possibile, alle pratiche

burocratiche di approvazione del bilancio. Quella

del 19 aprile scorso è stata un vero e proprio tavolo

di lavoro sul quale ognuno ha cercato di portare

il proprio contributo. Il Presidente Vittorio Cardaci

Ama ha aperto i lavori salutando e ringraziando

tutti gli intervenuti ed ha subito passato la parola

a Graziella Cescon nella sua veste di Tesoriere

Nazionale. Fin dalle prime cifre del bilancio, una

serie di numeri di per sè tutt'altro che pieni di

attrattiva, si è capito di quanta attenzione e voglia

di partecipazione ci fosse nell'aria. Chiariti alcuni

punti finanziari ed approvato il bilancio 2008

l'assemblea è entrata nel vivo del dibattito con

l'illustrazione del nuovo Regolamento. I punti più

importanti possono essere così raggruppati:

MARCHIO e DENOMINAZIONE FISAR

con l’ottenimento della Registrazione a livello di

Comunità Europea il Marchio e la Denominazione

FISAR vengono pienamente riconosciuti come

patrimonio dell’associazione e come tali vanno

quindi tutelati. L’uso del Marchio è di esclusiva

proprietà dell’Associazione e viene concesso in

uso ai Delegati che ne saranno quindi responsabili

civilmente e legalmente nell’ambito del loro

territorio di competenza e limitatamente alla durata

del loro incarico. Per la concessione del Marchio

e della Denominazione la Sede Nazionale rilascia

specifica autorizzazione riportante le condizioni

d’uso e solo con la concessione dell’autorizzazione

la Delegazione assume lo status di Delegazione

FISAR.

SOMMELIER

Il Coordinatore Unico Luigi Mastrocicco ha

sottolineato, nel suo intervento, l’importanza della

costituzione di una vera e propria brigata di servizio

per la gestione dei servizi nazionali e quanto

sia fondamentale che ogni Delegato nomini un

Responsabile dei Servizi nella Delegazione.

Nel nuovo Regolamento viene delineata anche la

figura del Sommelier Professionista.

NUOVE DELEGAZIONI

Nella costituzione di nuove delegazioni il

Commissario nominato resterà in carica almeno un

anno durante il quale gestirà la delegazione con il

controllo della Segreteria Nazionale. Dopo un anno

potrà iniziare la procedura per l’ottenimento della

identità giuridica locale con affiliazione alla FISAR

e rilascio autorizzazione all’uso del marchio.

OBBLIGO DI PRESENZA

Così come avviene per i consiglieri nazionali

chiamati a rispondere dell’impegno che si sono

assunti, anche per i Delegati scatta l’obbligo di

presenziare alle riunioni nazionali per le quali

Per crescere insieme

a Firenze l'assemblea dei soci FISARuniti per Passione, Orgoglio ed Impegno

Speciale Assemblea

“ ”

di Mario Del Debbio

Page 82: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 380

ricevano una convocazione ufficiale. In caso di loro

impossibilità dovranno nominare un consigliere di

Delegazione che li rappresenti ufficialmente.

VISITE UFFICIALI

Assolutamente da non confondersi con le

ispezioni, che vengono effettuate solo in presenza

di possibili irregolarità di gestione, le Visite

Ufficiali rappresentano un forma di dialogo tra

SEDE NAZIONALE-DELEGAZIONI-ASSOCIATI.

Effettuate preavvisando il Delegato o il Direttore

del Corso, serviranno a presentare un’immagine

nuova dell’associazione, consentendo ai corsisti di

conoscere i vari aspetti

della FISAR e l’impegno

dell’associazione a

livello nazionale. La

visita ufficiale di un

Consigliere Nazionale

dovrà rappresentare un

momento di incontro

importante con gli

associati nel quale si

potranno evidenziare

suggerimenti per un

continuo miglioramento.

COORDINAMENTI TERRITORIALI

Rappresentano la vera novità nell’assetto

organizzativo FISAR. Attraverso di essi, non solo

si consolideranno i rapporti tra le varie delegazioni,

ma sarà possibile arrivare ad una corretta

organizzazione delle attività sul territorio, che eviti

il sovrapporsi di manifestazioni, eventi o corsi

ottimizzando la presenza di tutti gli associati. Nelle

varie riunioni di zona saranno raccolte proposte

e suggerimenti che il Coordinatore-Portavoce

Ufficiale porterà all’attenzione del Consiglio

Nazionale in modo da migliorare lo svolgimento

dell’attività associativa.

DIVISE E DISTINTIVI UFFICIALI

Inserito nell’allegato “E” l’elenco e le regole d’uso

dei distintivi ufficiali.Tra questi segnaliamo il nuovo

distintivo riservato unicamente ai sommelier.

Dovrà essere apposto unicamente sulla divisa

di rappresentanza in luogo dello storico spillino

a forma di scudetto. È costituito dal grappolo

d’uva con foglia verde e dal tastevin così come

sono rappresentati sullo stemma FISAR. Resta in

vigore anche lo spillino a forma di scudetto che

tutti i soci, anche i non sommelier, possono, anzi

devono, portare.

A tutti i Delegati presenti è stato consegnanto un

simpatico gadget: un’elegante penna con chiave

USB integrata precaricata con il Testo Unico

completo, le lezioni del primo livello ed il minicorso

completo in presentazione flash ed una serie di

dati utili. Il nuovo Regolamento è scaricabile

direttamente dal sito

www.fisar.com o può

essere richiesto alla

Segreteria Nazionale.

All’assemblea nazionale

erano abbinate

quest’anno le elezioni

per il rinnovo delle

cariche nel Collegio

dei Revisori e dei

Probiviri.

Le votazioni, che hanno

visto impegnato il seggio

predisposto fino al tardo pomeriggio, hanno

decretato l’elezione, per il Collegio dei Revisori

di:

STEFANIA SFORZI, ROBERTO FRATI

E ROLANDO CECCOTTI, mentre per il Collegio

dei Probiviri sono stati eletti:

NINO AMADEI, GIANCARLO BINELLI E

VINCENZO FORTUNATO.

A loro va il nostro ringraziamento per l’impegno

che si sono voluti assumere e l’augurio per un

lavoro proficuo e collaborativo. I soci hanno chiuso

i lavori dell’Assemblea dandosi appuntamento a

Loano dal 16 al 19 Ottobre prossimi per quello

che sarà l’evento più importante dell’anno con

le elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale.

Prima dell’arrivederci i soci hanno voluto salutare

un grande amico non più con noi: Bruno Ianet,

al quale l’intera sala ha tributato un grande ed

affettuoso applauso.

Torna la sfida tra le Delegazioni

Speciale Assemblea

la platea dei soci durante l’assemblea

Page 83: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

diVinandoTorna la sfida tra le Delegazioni

2009

FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI

Page 84: Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno

Il luogo dell’incontro è incantevole e quanto mai

suggestivo, nel cuore del Chianti, tra Firenze

e Siena, nel comune di Greve in Chianti. È il

Castello di Vicchiomaggio, eretto nel corso del

‘400 in cima a un colle da cui lo sguardo s’estende

su tutta la Val di Greve, mostrando i dolcissimi

panorami della terra dove nasce uno dei più famosi

e apprezzati vini del mondo. Costruito inizialmente

come fortezza, denominata “Vicchio”, solido

baluardo a difesa di Firenze, nel Rinascimento

assunse il carattere di villa signorile, scenario

delle gaie feste di Calendimaggio che vedevano

riunita gran parte della ricca nobiltà fiorentina, da

cui poi il nome di “Vicchiomaggio”, a perpetuare

la cultura e il buon gusto che caratterizzavano

la vita di signori e popolani in epoche pur

contrassegnate da ripetute scaramucce tra le

città toscane. Il Castello ha ospitato nel corso

del tempo numerose personalità e, fra i tanti, il

grande Leonardo da Vinci e Francesco Redi,

che era medico, archiatra mediceo, naturalista,

poeta e Accademico della Crusca. Si tramanda

che Leonardo vi soggiornò mentre dipingeva

il suo capolavoro, quella Monna Lisa che oggi

è ammirata al Louvre di Parigi, mentre Redi fu

ospite nel 1685, vivendo e godendo la bellezza

della vasta campagna d’attorno, disegnata a

boschi, a oliveti e a pingui filari di viti, trovando

l’ispirazione per il suo celebre ditirambo “Bacco

in Toscana”, di cui si ripete ancor oggi il celebre

verso, dove si afferma che “Montepulciano d’ogni

vino è il re”. E proprio ricordando l’opera del

grande cantore del vino toscano, la Fisar ha voluto

trascorrere in questo stesso luogo il pomeriggio e

la sera di sabato 18 aprile scorso, in occasione

dell’Assemblea nazionale di primavera.

Gli ospiti

La sera, dopo un’attenta visita alle superbe

cantine dove maturano le riserve padronali del

Chianti classico, si è svolta nel salone d’onore

del Castello, con la sapiente regia del fiorentino

Roberto Frati, la cena di gala, presente l’intero

Consiglio nazionale, alcuni ospiti illustri, numerosi

delegati e soci ed amici della Fisar, arrivati da ogni

parte d’Italia. Fra gli ospiti il dott. Stefano Barzagli,

responsabile del settore “Produzioni Agricole

Vegetali” dell’Assessorato all’Agricoltura della

Regione Toscana con la signora Marta Gabrielli e

il dott. Eugenio Giani, Assessore alla Cultura e allo

Sport della città di Firenze. Mentre i piatti sono stati

serviti dalle cucine e dal personale del Castello,

Stefano Barzagli, Sommelier Onorario

della FisarL’alto dirigente della Regione Toscana ha ricevuto l’ambito riconoscimento

in occasione dell’Assemblea nazionaleFisar di primavera tenutasi a Firenze

“”

di Giampiero Rorato

Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 382

Speciale Assemblea

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 83

i vini sono stati portati in tavola dai sommelier

fiorentini, impeccabili e ammirati nel loro servizio. È

stato un momento conviviale di grande eleganza,

rallegrato da una sapiente colonna sonora, nel

corso del quale i commensali, seduti attorno a

tavole ben preparate, hanno potuto stringere

ancor più i rapporti di amicizia e solidarietà che

caratterizzano ormai numerose delegazioni della

Fisar.

Il riconoscimento

Prima del dessert finale, il vicepresidente

nazionale Nicola Masiello, ha presentato il dott.

Stefano Barzagli, amico e sostenitore della Fisar.

Ha ricordato i suoi numerosi incarichi ufficiali,

oltre a quello di dirigente della Regione Toscana.

Barzagli, personalità fra le più competenti e

autorevoli del settore, è Accademico dei Georgofili,

Amministratore dell’Azienda Agricola Regionale

di Alberese (Grosseto), componente di diverse

importanti Commissioni presso il Ministero delle

Politiche Agricole e Forestali, e, per la Regione

Toscana, cura anche la legislazione sui marchi di

origine (Doc. Dop e Igt) e i rapporti con l’Unione

Europea.

Personaggio eminente del settore vitivinicolo

toscano, Stefano Barzagli merita, ha affermato

Masiello a nome del Consiglio Nazionale, di far

parte della grande famiglia della Fisar e, assieme

a Graziella Cescon, tesoriera nazionale, gli ha

conferito il diploma e le insegne di Sommelier

d’Onore della Fisar, tra gli applausi dei presenti.

Barzagli ha ringraziato per l’onore attribuitogli,

ricordando la lunga storia vitienologica della

Toscana, una terra che produceva vini rinomati

già all’epoca degli Etruschi e che nel corso

del tempo, ancor prima dei tempi medicei, era

caratterizzata da aziende che esportavano vino

in ogni parte d’Europa. In questi ultimi tempi, ha

aggiunto, i vini toscani stanno conoscendo una

nuova felice primavera, con l’aumento del numero

delle zone a Doc, ma soprattutto con il deciso

aumento della qualità, come hanno riconosciuto

gli esperti internazionali al recente Vinitaly. Ha infine

annunciato che sta per essere approvata una

normativa che definirà l’area del Chianti classico

come zona privilegiata, riservata esclusivamente

alla produzione di Chianti così classificato.

Il Presidente nazionale Fisar Vittorio Cardaci Ama

si è unito alle parole del vicepresidente Masiello,

ringraziando il dott. Barzagli per l’attenzione

sempre avuta nei riguardi della Fisar, auspicando

che la felice collaborazione in atto possa

ulteriormente rafforzarsi, a vantaggio sia di uno dei

prodotti principi dell’agricoltura toscana che dei

consumatori e dei ristoratori italiani che trovano

nei sommelier Fisar dei preziosi consulenti e

collaboratori.

Un brindisi col Vin Santo ha concluso l’incontro

conviviale, che ha segnata una nuova tappa

importante nella storia della Fisar, che si prepara

a celebrare, nel terzo fine settimana del prossimo

ottobre, la sua Assemblea elettiva che avrà

luogo a Loano, nella celebre Riviera di Ponente

della Liguria, terra di ulivi, di fiori e di turismo

internazionale.

I Sommelier della delegazione di Firenze.

Stefano Barzagli nominato sommelier onorario

Stefano Barzagli al tavolo con il Presidente FISAR

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LOANOAssemblea Nazionale ElEttivA

16-19Ottobre2009

www.loano2village.it

Riviera delle Palme • Via Degli Alpini, 6 • LOANO (SV) Tel. 019 67911 r.a. • Fax 019 671765 • [email protected]

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 85

In un Vinitaly sempre più in “overbooking”

dove trovare uno spazio adeguato appare

un'impresa impossibile, la FISAR è riuscita

a trasformare uno spazio decisamente troppo

piccolo, in un salottino accogliente nel quale si

sono succeduti amici, produttori, giornalisti e

semplici appassionati. Tanti, veramente tanti

sono stati i fisariani che sono venuti a trovarci

ed altrettanti gli amici produttori e giornalisti con i

quali abbiamo parlato di progetti e collaborazioni.

Un ringraziamento particolare va al Delegato di

Verona, Ugo Bonalberti e a sua figlia Francesca

per la preziosa e disponibile collaborazione.

Due gli appuntamenti ufficiali organizzati dalla

FISAR: la Degustazione con Marco De Bartoli

per la presentazione del libro di Andrea Zanfi,

raccontata nell'articolo di Roberto Rabachino,

e la giornata del sommelier. Ormai da 4 anni la

Carpenè Malvolti festeggia i sommelier della

FISAR ospitandoli nel loro stand per un brindisi

che quest'anno aveva più di un valido motivo.

Primo tra questi la rivincita di Divinando, gioco

Una presenza di qualità

Un salotto per accogliere gli amiciAl Vinitaly la FISAR progetta il suo futuro“ ”

di Mario Del Debbio

La rivincita di Divinando

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 386

ideato dalla FISAR la cui finale si è svolta a

Conegliano nello scorso ottobre. Presenti le

prime tre squadre classificate delle delegazioni di

Livorno, Montecarlo (Lucca) e Treviso guidate dal

Presidente Nazionale Vittorio Cardaci Ama, che si

sono sfidate nella rivincita con una degustazione

dei prodotti Carpenè. I partecipanti hanno dovuto

individuare le differenze e riconoscere i prodotti

de “L'Arte Spumantistica” e il Prosecco DOC di

Conegliano e Valdobbiadene. La delegazione di

Treviso si è riconfermata aggiudicandosi anche

la rivincita in questo appuntamento veronese,

seguita da Montecarlo e Livorno. La consegna del

“Premio Arte Spumantistica ai protagonisti della

comunicazione“ attribuito quest'anno a Marina

Mancini della trasmissione Radio Due Decanter

e ai conduttori Fede&Tinto e la presenza del

capitano della Squadra Nazionale della Pasticceria

Italiana Andrea Zanin con la sua torta da viaggio

hanno suggellato un bellissimo incontro. Il

torneo a squadre FISAR Divinando è pronto a

ripartire lasciando presagire grandi battaglie tra le

delegazioni che numerose sembrano raccogliere

la sfida dei campioni di Treviso. Lasciamo Verona

con il proposito di tornare con una grande

presenza confidando nell'assegnazione di uno

spazio che valorizzi al massimo la nostra voglia

di esserci.

La squadra vincitrice di Treviso con Rosanna Carpenè e Vittorio Cardaci Ama.

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Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 87

La Fisar premiata dalla Regione Toscana di Gianfranco Grossi

“Premiando la Fisar e l’Ais toscana - ha detto il presidente della Regione Claudio Martini - abbiamo voluto

dare un riconoscimento a quella folta schiera di professionisti che da tanti anni, con grande passione, contribuiscono a far conoscere il vino e a promuoverne il corretto consumo”. A ritirare l’ambito riconoscimento il vice presidente nazionale della Fisar Nicola Masiello e il presidente dell’Ais Toscana Osvaldo Baroncelli.Il premio istituito nel 2002 per dare un riconoscimento a chi in questo settore ha un ruolo importante all’interno della cultura, dell’economia e della gestione del territorio, si distingue per capacità, impegno e amore per il vino. Il primo anno era dedicato all’informazione e alla comunicazione enologica: lo ha ritirato James Suckling, collaboratore di Wine Spectator.Nel 2003 Premio per i giovani viticoltori a: Federico Bartolomei, Elena Carmignani, Patrizia Cencioni, Aurelio Cima, Filippo Gaslini Alberti, Cinzia Merli, Marta Niccolini, Mattia Simoni e Ronald Vian. L’edizione 2004: Premio per enologi con età non superiore a 40 anni: a Barbara Tamburini, Lorenzo

Landi, Marco Cervellera e Luca D’Attoma. Il riconoscimento alla carriera era stato assegnato a Giacomo Tachis.Il 2005 era dedicato all’enogastronomia ed era andato a Mario Righi, Andrei Conti ed alla famiglia Saporito. 2006: Premio per le ricerca scientifica nel settore vitivinicolo, assegnato a Roberto Bandinelli. L’anno 2007 il Premio è stato condiviso tra il designer dei vini e delle aziende vinicole a Simonetta Doni, mentre quello per le nuove tecnologie per la diffusione del vino è andato a Riccardo Gosi Enomatic s.r.l.Il Premio assegnato alla Fisar aveva questa motivazione: “Pur essendosi diffusa su tutto il territorio nazionale, sul quale opera attraverso le sue oltrre 70 delegazioni territoriali, la Fisar è rimasta fortemente legata alla Toscana. In Toscana sono presenti ben 16 delegazioni a testimonianza della ricchezza enologica della nostra Regione. La sede nazionale è ad Asciano (Pisa) dove si trovano gli uffici di segreteria e dove si svolgono tutte le riunioni degli organi collegiali. I Sommelier, per diventare tali, seguono un percorso formativo completo con lezioni tenute da docenti esperti

La Regione Toscana ha assegnato l’edizione 2008 del “Premio Vini di Toscana” alle due federazioni di sommelier per il loro impegno

nella divulgazione del vino“

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e tecnici di settore. Importantissima anche la campagna lanciata lo scorso anno: ‘La cultura del bere per il rispetto della vita’. Il Sommelier, come operatore di settore, non può restare insensibile alle esigenze sociali e culturali del nostro tempo segnate, oltre che da un’informazione di tipo scandalistico che accomuna nelle frodi alimentari metanolo e cabernet, dalle problematiche sempre più incalzanti dovute all’abuso dell’alcool”.Il Governatore Martini nel suo saluto ha voluto sottolineare che il Premio è “un r i c o n o s c i m e n t o a tutte quelle professioni e saperi che attorno al vino lavorano e ne fanno l’emblema della nostra Regione. Ma è anche l’occasione per ringraziare quanti fanno di tutto per dare il meglio al vino. La Toscana deve molto al vino. È uno dei modi per farci conoscere nel mondo. Sette rossi toscani sono nella ‘top 100’ del vino nella classifica di Wine Spectator e questo mi fa particolarmente piacere”.Nicola Masiello nel ricevere il Premio (una targa ed un ‘mezzo litro’ di cristallo con inciso il nome sul fondo), dopo parole di ringraziamento per questo importante rioconoscimento, ha fatto un po’ la storia della Fisar. “Quando nel 1972 quel piccolo gruppo di amici risrtoratori con la passione per il vino, decise di fondare una Federazione di Sommelieri, sicuramente non immaginava che stava per creare un’associazione che tanto avrebbe significato nella promozione dell’enogastronomia negli anni a venire. A Volterra dettero vita alla Fisar, Federazione Italiana Sommelieri tra Albergatori Ristoratori. Si definivano Sommelieri utilizzando un termine francese, quasi a voler sottolineare con maggiore forza lo scopo dell’associazione:

far conoscere il vino italiano partendo dai vini della terra di origine, la Toscana. Oggi siamo tornati al termine internazionale ed è sparita la parola ‘tra’ visto che la Fisar annovera nelle proporie fila, accanto ai ristoratori e agli albergatori, sommelier di ogni estrazione sociale tra cui molti appassionati cultori del vino”. E tra questi moltissimi giovani

con la presenza predominante di ragazze.Ha reso anche omaggio a quel piccolo nucleo da cui era partita l’idea: Mario Pellegrini del ristorante Romito di Livorno, Romano Franceschini di Viareggio, il comm. Tullio Venturini del Villa Kinzica, Auro Gasperini da Volterra e pochi altri. Avviandosi alla

conclusione Nicola Masiello ha sottolineato come “il sommelier non può restare insensibile alle esigenze sociali e culturali del nostro tempo. Per questo la Fisar dallo scorso anno ha lanciato una campagna dal nome ‘la cultura per del bere per il rispetto della vita’. Dentro ad ogni bicchiere c’è un concentrato di storia, cultura e lavoro che affonda le sue radici nel territorio di produzione. E quando si parla di un territorio ricco di questi ingredienti come la Toscana il lavoro del Sommelier diventa fondamentale”. Prima di consegnare al presidente Martini il gagliardetto ed un taste-vin della Fisar, Masiello ha assicurato che la campagna dello scorso anno continuerà anche per tutto questo 2009. La cerimonia che si è svolta nella “Sala del Pegaso“ della Presidenza della Regione è terminata con un signorile buffet preparato dalla Scuola Alberghiera “Buontalenti” di Firenze. Il servizio vini è stato effettuato congiuntamente dai sommelier Fisar e Ais. E questo ci ha fatto decisamente piacere.

il Presidente Regione Toscana Claudio Martini con Nicola Masiello ed Osvaldo Baroncelli (AIS-Toscana)

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