Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno
description
Transcript of Il Sommelier n.3/2009 maggio-giugno
Org
ano
uffic
iale
del
la F
ISA
R -
Tar
iffa
R.O
.C.:
”Pos
te It
alia
ne S
.p.A
. - S
ped.
Abb
. Pos
t. D
.L. 3
53/2
003
(con
v. in
L. 2
7/02
/200
4) v
46, a
rt. 1
com
ma
1, D
CB
Po”
5,30
ww
w.il
so
mm
elie
r.c
om
Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVII - Numero 3 - Maggio-Giugno 2009
IN QUESTO NUMERO
•LaFisaresempiodisolidarietàeprofessionalità
•Verona2009,ladegustazionediGajaeventoclou
•UnaFisarprotagonistaalVinitaly2009
•Birradanese,leggeramadigusto•Lamagiadelvetro
La Regione Toscanapremia i Sommelier
Speciale:ilPestodiVirgilioPronzati
L’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana ha il piacere di invitarvi alla:
ANTEPRIMA VINI DELLA COSTA TOSCANA
sabato 30 Maggio 2009 dalle 15 alle 18domenica 31 Maggio 2009 dalle 10 alle 18
Lucca, Real Collegio
I soci Fisar, previa esibizione della propria tessera sociale, avranno diritto ad uno sconto sul biglietto d’ingresso (15 euro) e con 5 euro avranno libero accesso ai banchi di degustazione dei vini in uscita sul mercato nel 2009.
www.grandicru.it
Verona 2009, la degustazione di Gaja evento clou Luciano Pignataro Pag. 16
Il futuro ha un cuore antico… anzi, biodinamico! Enza Bettelli 20
Una FISAR protagonista al Vinitaly 2009 - Roberto Rabachino 24
Birra danese, leggera ma di gusto - Enza Bettelli 28
Catania: debutto del Distretto Culturale - Attilio L. Vinci 32
Sai bere - Colpetrone ambasciatore dello stile di vita umbro a cura della redazione di Quality ADV 34
Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV 38
Quelli che… la mia mensa è meglio del ristorante Francesco Oriolo Pag. 42
Asti docg: dinamismo a tutti i livelli - Lorenzo Tablino 46
La magia del vetro - Giancarlo Roversi 48
Una delle regioni più verdi d'Italia: l'Umbria Luca Iacopini e Massimo Bracci 54
L’opinione del Presidente Pag. 2
Essere testimoni di un evento - Roberto Rabachino 4
L’opinione di Marcello Masi - Marcello Masi 6
Il Pesto - Virgilio Pronzati 8
In libreria 58
News dal Mondo 60
News dall’Italia 61
In famiglia 65
La segreteria comunica 73Co
mu
niC
az
ion
e i
sti
tuz
ion
ale
EN
OG
AS
TRO
NO
MIA
• T
UR
ISM
O •
CU
RIO
SIT
àS
CIE
NZA
• T
ECN
ICA
• A
PP
RO
FON
DIM
ENTI
so
mm
ario
E mentre l’Italia seguiva con sgomento
l’interminabile elenco delle vittime e dei
danni agli immobili, è cominciata, ancora
una volta, per l’ennesima volta, la carrellata dei
programmi televisivi dove tutti, nessuno escluso,
si sono posti la domanda su chi fossero i
responsabili di crolli, specie degli edifici costruiti
con cemento armato e quindi a ritroso a sfogliare
il macabro album degli altri disastri del passato:
abbiamo visto come esistono le baracche, ancora
abitate da generazioni, del terremoto del 1908 a
Messina; lo stato delle ricostruzioni dal 1968 nella
Valle del Belice sempre in Sicilia; in Friuli nel 1976
e in Irpinia, nel 1980, solo per citare i più disastrosi.
Una sequenza di immagini, l’elenco abnorme
di fondi stanziati per le ricostruzioni, moltiplicati
per 10 rispetto ai preventivi stimati. La domanda
che mi pongo allora è questa: perché aspettare
una catastrofe per parlare di un problema che
affligge tutta la penisola? Perché non effettuare
i controlli agli edifici in tempi normali, e qualora
si riscontrassero delle anomalie strutturali o sulla
qualità dei materiali di costruzione intervenire con
severità sui responsabili? Non è possibile dover
sentire “l’esperto” di turno affermare “l’avevo
detto io che prima o poi sarebbe successo”!
Superati i primi momenti, scanditi dal numero
sempre crescente delle vittime, anche la
comunità fisariana si è attivata con una raccolta
di fondi da destinare alle sfortunate popolazioni;
confidiamo molto nella generosità e sensibilità
dei nostri soci (c/c Intestazione F.I.S.A.R. IBAN:
:IT82 I069 1514 0000 0000 0012 480 - Banca
del Monte di Lucca succursale di Pisa- causale:
Raccolta fondi pro terremotati Abruzzo). Non
è facile continuare con altri argomenti, ma non
posso tralasciare di menzionare gli avvenimenti,
certamente secondari, che hanno visto impegnati
i nostri sommelier delle delegazioni di Catania e
Ragusa nel progetto Vino e Giovani, promosso
dall’Enoteca Italiana di Siena in collaborazione
con la facoltà di Agraria dell’Università di Catania
e la Regione Siciliana; così come a Siracusa
si sono distinti i sommelier di Ragusa per la
manifestazione Sicilia en Primeur, promossa
da Assovini Sicilia. Un grazie speciale ai nostri
associati della Delegazione di Firenze che si sono
impegnati nell’organizzazione dell’Assemblea
annuale dei soci, in seno alla quale sono stati
rinnovati i componenti il Collegio dei Probiviri e
dei Revisori dei Conti; ai neo eletti vanno le mie
più vive congratulazioni, unitamente ai Colleghi
Consiglieri. Mentre il giornale sarà in distribuzione
una nutrita squadra di sommelier presterà la
La Fisar esempiodi solidarietà
e professionalitàLe luci della più grande kermesse vitivinicola si erano spente da poche
ore sugli echi di un inaspettato quanto insperato ottimismoquando a svegliarci sono state le terribili immagini
e ancor più tragiche le notizie delle vittime del terremoto in Abruzzo“
”
Presidente Vittorio Cardaci Ama
Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 22
per comunicare con il Presidente:[email protected]
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 3
propria opera professionale a bordo della nuova
motonave COSTA LUMINOSA, della Costa
Crociere, in occasione della dodicesima edizione
del gala “LES ETOILES DE LA GASTRONOMIE “,
una cena con oltre seicento ospiti, tra i quali tutti gli
chef stellati dalla Guida Michelin: quando la Qualità
esige la Professionalità! Desidero congedarmi,
anche a nome di tutti i Soci Fisar, augurando a tutti
gli abitanti delle zone terremotate che possano
trovare presto la serenità e il sorriso.
Il SommelierRivista di Enologia,
Gastronomia e TurismoRegistr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983
Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier
Albergatori RistoratoriRic. di Pers. Giuridica PI. n° 1070/01 Sett. I del 9.5.01
EditoreFISAR
Direttore Responsabile: Roberto RabachinoC.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino
Tel. +39 011 5096123 Fax +39 011 19706172e-mail: [email protected]
Segreteria di Redazione: Gladys Torrese-mail: [email protected]
Correttore di bozze: Andrea Sibaldie-mail: [email protected]
Ufficio Stampa: Ufficio Stampa FISARe-mail: [email protected]
Amministrazione: Sede Nazionale F.I.S.A.R.Via dei Condotti, 16 - 56010 Asciano (PI)
Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700e-mail: [email protected]
Grafica e Stampa: Tipografia RossiVia Casalpiano, 28 - 53048 Sinalunga (SI)
Tel. 0577 679158 - Fax 0577 678245e-mail: [email protected]
Responsabile Comitato Scientifico:Giuseppe Sicheri
Comitato di Redazione e Controllo:Mario Del Debbio,
Alberto Giustarini, Nicola Masielloe-mail: [email protected]
Hanno collaborato a questo numero
Per la fotografia
Distribuzione della rivistaLa rivista viene inviata a tutti i soci Fisar, a tutti gli organi di informazione, atutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni,a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta
tramite spedizione gratuita in abbonamento postale.
La rivista è associata al USPIUnione Stampa Periodica Italiana
Abbonamento alla RivistaSegreteria di Redazione Il Sommelier
Via dei Condotti, 16 - 56010 ASCIANO (PI)Tel. +39 050 857105 Fax +39 050 856700
abbonamento alla rivista: 25,00 per 6 numeri
Swww.tipografiarossi.com
Per la Vostra Pubblicità
Concessionaria esclusiva di pubblicità per l’Italia10137 Torino Corso Siracusa, 152
tel. 0113119090 r.a. (8 linee) - fax [email protected]
Responsabile TrivenetoRaffaele TANTILLO
Cell. +39 [email protected]
Responsabile Emilia Romagna - Marche - UmbriaLuciano TODISCO
Tel./Fax 07324678 - Cell. +39 [email protected]
Responsabile SardegnaGiovanni CHERCHI
Cell. +39 [email protected]
Responsabile Sicilia Occidentale (AG - CL - EN - PA - TP)C. & G. COMMUNICATIONS S.R.L.
Daniele CIPOLLINATel. 091300857 - Cell. + 39 3479197939
Responsabile Sicilia Orientale (CT - ME - RG - SR)QUALITY ADV Sicilia
Tel. 0932257792 - Cell. +39 [email protected]
Responsabile Calabria, Puglia, [email protected]
Marcello Masi, Giancarlo Roversi,Enza Bettelli, Gudrun Dalla Via, Virgilio Pronzati,Luca Iacopini, Massimo Bracci, Silvana Delfuoco,
Cinzia Tosetti, Attilio L. Vinci
Oliviero Toscani, Saverio Scarpino,Roberto Rabachino, Enza Bettelli, Alberto Doria
e immagini di Redazione
La F.I.S.A.R. nell'esprimere il proprio cordoglio e solidarietà a tutta la popolazione abruzzese colpita dal terremoto ha deciso di avviare immediatamente una raccolta fondi a sostegno e aiuto delle popolazioni interessate dalla calamità. Tutte le nostre Delegazioni sul territorio nazionale sono invitate a farsi promotrici presso gli associati di questa iniziativa, i fondi raccolti andranno versati sul c/c dell'Associazione di cui comunichiamo i dati:
Intestazione F.I.S.A.R. IBAN: IT82 I069 1514 0000 0000 0012 480 Banca del Monte di Lucca succursale di PisaCausale: Raccolta fondi pro terremotati Abruzzo.Al termine della raccolta la Segreteria Nazionale provvederà a pubblicare un elenco di coloro che hanno contribuito indicandone solo il nome e cognome. Sono certo che in questa triste occasione sapremo dimostrare ancora una volta la nostra generosità, sensibilità e solidarietà tipiche della nostra Associazione. Vittorio Cardaci Ama Presidente Nazionale
RACCOLTA FONDI POPOLAZIONE COLPITA DA TERREMOTO IN ABRUZZO
Mi suona il mio personale cellulare e
leggo distrattamente solo il prefisso di
chi chiama 0173. Rispondo. Dall’altra
parte la voce inconfondibile di un grandissimo del
vino, un grande mio personale amico, che mi dice
“ciao Roberto, sono Angelo Gaja. Disturbo?”.
Quando mai “le Roi” il “portabandiera del
Rinascimento vitivinicolo Italiano” disturba!
“Certo che no, Angelo. In che cosa posso esserti
utile?” - rispondo io.
“Forse avrai sentito che la mai azienda proprio
quest’anno compie 150 anni ed è mia intenzione
festeggiare questa ricorrenza al Vinitaly con una
degustazione unica di sei grandi mie annate.
Ho tenuto per me qualche biglietto - continua
Angelo. Per essere più preciso ho comprato io
qualche biglietto per non far mancare nemmeno
un euro alla Fondazione Nuovo Oapedale Alba-
Bra onlus a cui ho voluto devolvere l’incasso di
questa degustazione. Sarei onorato di averti mio
gradito ospite, sempre se i tuoi numerosi impegni
al Vinitaly non ti vedano in altri eventi”.
Io avevo già ben compreso la portata della
degustazione celebrativa perché avevo seguito
nella mia veste di giornalista i lanci d’agenzia (che
sono quelle cose tipo comunicati stampa che
annunciano qualcosa di bello - raramente - o
qualcosa di brutto) nazionali ed internazionali che
indicavano “i 150 anni di Gaja al Vinitaly… con
una grande degustazione” l’indiscusso evento
dell’anno.
La risposta logica, impulsiva, caratterizzata da
una forte emozione a seguito di una domanda
inattesa e inconsciamente desiderata è stata,
come ben avrete immaginato, affermativa.
Tutti noi conosciamo Angelo Gaja come
grandissimo produttore di vini. I riconoscimenti a
Lui consegnati sono così tanti che nemmeno mi
ci metto ad elencarli.
Forse però non tutti conoscono Angelo Gaja
“pensiero”.
In una mia intervista esclusiva del Luglio 2004
Essere testimonidi un evento
Erano le quattro del pomeriggio, era il primo
giorno di primavera “ ”
di Roberto Rabachino
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 34
di Roberto Rabachinoper comunicare con il Direttore:
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 5
pubblicata proprio sulle pagine de Il Sommelier
ho chiesto ad Angelo Gaja perché continuiva a
definirsi un artigiano invece che un imprenditore
puro o un “guru” del comparto enoico. Questa è
stata la sua risposta.
“È vero, io ci tengo ad essere considerato un
artigiano. Vedi, l’artigiano per me è un soggetto
che ha consapevolezza di essere esperto in
niente, ma conosce un po’ di tutto. Io conosco
un po’ di viticoltura perché l’ho studiata a scuola;
conosco un po’ di processi di vinificazione perché
mi sono diplomato alla scuola enologica di Alba;
conosco un po’ di economia perché mi sono
laureato in Economia e Commercio all’Università
di Torino; conosco un po’ di finanza, ma non sono
un esperto. Non sono un esperto in viticoltura,
so qualcosa di problemi sindacali ma non sono
un esperto, di design ma non sono un esperto,
di marketing ma non sono un esperto. Allora il
compito dell’artigiano, dell’imprenditore artigiano
è quello di andare a pizzicare per ogni funzione un
esperto, cercare di metterli assieme, fare in modo
che non si ostacolino e non si facciano guerra
l’uno con l’altro, creare un’armonia e dare degli
entusiasmi, individuare una rotta, che poi può
anche essere leggermente modificata, ma che
non può essere capovolta”.
Questo è “l’altro” Angelo Gaja. Il grande Angelo
Gaja. Intelligenza, umiltà ed autorevolezza quando
serve.
La famiglia di Angelo Gaja
Verrebbe da dire così registrando il
moltiplicarsi degli investimenti fatti nei nostri
vigneti da uomini di spettacolo famosi e
famosissimi di ogni nazione europea. Depardieu,
Sting, Carol
Bouquet, solo per
citarne qualcuno
producono vino in
Italia e ne vanno
giustamente fieri.
La nostra terra
sta diventando
nel l ’ immaginar io
dei più creativi una
fonte di impegno e
di guadagno. Non
solo gli stranieri,
naturalmente, anche molti personaggi italiani di
successo nello sport e nello spettacolo hanno
scoperto il piacere di produrre proprie etichette.
Il fenomeno non è nuovo, ma in questi ultimi
anni conosce un vero e proprio boom. C’è da
esserne contenti. E sicuramente per queste star
comunicare con un nome scintillante alle spalle
un buon vino può anche rivelarsi un’operazione
commerciale intelligente e positiva. D’altra parte
la crisi economica
che ha colpito
soprattutto i prodotti
finanziari ha aperto
una seria riflessione
tra investitori ed
economisti. Oggi
si riscoprono
sicurezze antiche
che sono fatte di
materia. E cosa
c’è di più concreto
della stessa terra?
Ma non è di questo che voglio parlarvi. Vorrei
invece dire un bravo assoluto ai tanti che in questi
anni di guadagni a buon mercato e senza sudore
hanno continuato a credere nella fatica e nella
propria cantina. E nonostante il canto costante
L’erba del vicino?
Miracolo la nostra erba sta diventando più verde
di quella del vicino“ ”
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 36
di Marcello Masi
Vice Direttore TG2 RAI e responsabile rubrica Eat Parade
Fotografia diNathalie Biet
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 7
delle sirene, hanno tenuto duro investendo
testardamente sul miglioramento della vigna, sulla
qualità dell’uva e del vino. Vorrei dire bravo a quei
produttori che nonostante le cose non andassero
a gonfie vele hanno scommesso sul lavoro, hanno
mandato i figli a studiare per garantire continuità e
maggiori conoscenze. Sono loro il successo del
Made in Italy. Solo grazie a loro reggiamo botta a
livello internazionale e non solo non piangiamo,
ma possiamo anche sorridere. Aumentare il
valore delle esportazioni non è cosa da poco.
Abbiamo a che fare con eroi moderni. Gente che
si sveglia alle 4 e mezza per andare nei campi e
che se non bastasse gira il mondo a promuovere
e vendere. Molte volte in perfetta solitudine contro
tutto e contro tutti. Qualcuno è diventato ricco, la
maggioranza riesce a vivere con dignità. Tutti però
sono accomunati dall’orgoglio di fare una cosa
giusta. Questa è l’Italia che amo, questi sono
gli Italiani che ammiro e che stimo. E su questo
non esistono distinzioni tra Nord e Sud. Il lavoro
che paga è uguale dappertutto. In Piemonte
come in Sicilia, Toscana, Veneto, Lazio, come in
Lombardia e in tutte le altre Regioni. Tantissimi in
questi anni non hanno mollato e oggi ci danno
motivo di vanto mondiale.
È grazie a loro che la nostra erba è sempre più
verde.
Negli ultimi anni sta sempre più emergendo l’esigenza da parte del
consumatore di conoscere l’origine e l’autenticità dei prodotti vinicoli che acquista. La difficoltà principale, per chi vuole assicurare la tracciabilità, sta nell’individuare una proprietà del prodotto tale che lo identifichi in maniera inequivocabile lungo tutti gli step della filiera. Candidato ideale per questi scopi è il DNA in quanto l’informazione in esso contenuta contraddistingue univocamente ogni individuo. Obiettivo del lavoro è stato
quello di utilizzare il DNA come un invisibile barcode per un sistema innovativo di tracciabilità genetica dei vini. Un’esatta identificazione è particolarmente necessaria nel caso di vini monovarietali, cioè di vini prodotti esclusivamente a partire da una sola varietà di uva, come il Ruché di Castagnole Monferrato della cantina Montalbera, a tutela e valorizzazione della sua autenticità e tipicità. Parla Franco Morando giovin produttore di Castagnole Monferrato: Questo lavoro rappresenta una nuova frontiera per il controllo e
la tracciabilità degli alimenti in quanto è il risultato del primo innovativo controllo genetico effettuato sul vino Ruchè a garanzia del consumatore e a valorizzazione e tutela della tipicità del prodotto. Ci siamo semplicemente chiesti come tutelare questo prezioso autoctono del Monferrato, visto e considerato che ne siamo i primi produttori in assoluto, con più del 52% della produzione totale. Il consumatore si merita rispetto e conoscenza del prodotto che acquista!!!
Cultura, passione, tradizione
Montalbera - Terra del RuchéVia Montalbera, 1 - Castagnole Monferrato (AT) - Tel. 011 9433311 - www.mont albera.it
Patente genetica del Ruché
Tra le salse più richieste e diffuse nel mondo
occidentale, il Pesto occupa il secondo
posto, preceduto solo dalla salsa di
pomodoro. Una posizione di rilievo acquisita da
circa un ventennio, a scapito di altre, tra cui alcune
delle famose e storiche “salse madri”. Chiariamo
subito che il pesto non è antichissimo. Addirittura
pseudo esperti lo indicano come discendente
del “garum”! Lo scrittore L. A. Cervetto, autentico
cronista del gusto dell’Ottocento, nella sua opera
“Il Natale, il Capo d’Anno e l’Epifania nell’arte e
nella storia genovese”, cita molti piatti ma non il
Pesto. Lo stesso Firpo, grande poeta genovese.
Il Pesto, tipica salsa fredda genovese nata nel
primo trentennio dell’Ottocento, deriva dall’antica
Agliata (Aggiadda), la prima delle sei salse storiche
da mortaio risalente al 1200, a base d’aglio pesto,
con aceto, olio d’oliva e sale. Nel lungo cammino
durato sei secoli, dal 1200 al 1800, aggiungendo
il basilico, i formaggi, l’olio d’oliva e il sale all’aglio,
e togliendo l’aceto, è nato il Pesto. La prima
ricetta scritta del Pesto è certamente curiosa. Nel
libro “La Cuciniera genovese” edita nel 1864 in
3.000 copie dalla Tipografia Fratelli Pagano, si
cita l’impiego del formaggio olandese nel pesto
(fortunatamente poi sostituito), in quanto in quel
periodo Genova commerciava con l’Olanda. Il
nome dell’autore della Cuciniera genovese, G.
B. (Giambattista) Ratto si saprà solo nel 1867,
quando fu stampata la terza edizione. Nel 1871,
giunta alla sua quinta edizione, la Cuciniera
genovese porta anche la firma del figlio Giovanni.
A distanza di alcuni anni, Emanuele Rossi, oltre
a copiarne la ricetta, ne aggiunge molte altre,
e da alle stampe il volume “La vera cuciniera
genovese facile ed economica ossia Maniera di
preparare e cuocere ogni genere di vivande”. Ma
non basta: Emerico Romano Calvetti nel 1910
dando una sua versione, fa una sintesi delle due
cuciniere, riportando nella sua opera, la ricetta
n° 39 “ la battuta o savore d’aglio”. Infatti, come
citato in precedenza, il pesto deriva dall’aggiadda
(agliata), una salsa che serviva per conservare i
cibi cotti e per coprire gli aromi e sapori di carni
Il pesto
Da questo numero ritorna a scrivere per noi un grande esperto di gastronomia
e un cultore della ricerca sul gustoe delle sue tipicità. Bentornato Virgilio. RR
“”
di Virgilio Pronzati
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 38
Le sue origini
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 9
troppo frollate (come le frattaglie) o già con inizio
di putrefazione.
Il Pesto è nato a Genova!
Chiariamo definitivamente la querelle su Pesto
e Pistou. I provenzali, in particolare i marsigliesi,
hanno sempre rivendicato la primogenitura di
questa salsa. Niente di più sbagliato. Le prove
scritte sono state fornite proprio da un provenzale.
Infatti lo chef de Cuisine J.-B. Reboul, scrisse e
pubblicò nel 1889 “La Cuisinière Provençale”,
un’opera definita in Francia “la Bibbia” della
gastronomia della
Provenza, lodata
anche dal grande
Frédéric Mistral. Nella
terza tiratura della
ven t i c i nques ima
edizione (1991)
de “La Cuisinière
Provençale”, a
pagina 63, terza riga,
si legge: 16 (numero
della ricetta). Soupe
au Pistou. - Cette
soupe, d’origine genoise…. Che dire di più?
Bastava leggere. Per chi vuole documentarsi: La
Cuisiniere Provençale di J.-B. Reboul - Nouvelle
Edition (Troisième tirage de la 25e Edition -
Octobre 1991) - P. Tacussel Editeur - Marseille
- 90 F.
Il Regale Basilico
Chiamato in dialetto Baxaicò e Baxeicò e
comunemente basilico (dal latino basilicum), il
suo vero nome botanico è “Ocimum basilicum”,
derivato dal greco òkimon = basilico e basileus =
re: vale a dire erba regale. Anticamente in Grecia
era coltivato in vasi come pianta ornamentale,
lo stesso, ma anche per le virtù curative, dagli
Arabi. In India era considerata una pianta sacra.
Molte delle sue specie sono usate sia in medicina
che nei cosmetici. Solo in Liguria era già usato in
cucina. Le varietà di basilico coltivate in Liguria
e che appartengono alla varietà Typica sono
prevalentemente: basilico genovese gigante,
basilico genovese nano e basilico genovese
comune. Gli aromi caratteristici sono derivati
dagli oli essenziali contenuti nelle microscopiche
vescicolette della pagina superiore della foglia:
estragolo, linaiolo ed eugenolo ed altri componenti
minori (tannini, saponina acida, monoterpeni,
sesquiterpeni, fenilpropani, flavonoidi, acido
caffeico ed
esculoside). Le
zone di maggiore
produzione in
Liguria, sono in
pieno campo, nella
provincia di La
Spezia, in particolare
nel Sarzanese,
in misura minore,
ad Andora, Diano
Marina ed Albenga
nel Savonese e,
limitatamente, nell’Imperiese. In serra, le zone con
maggiori superfici, oltre la provincia di Savona
con l’Albenganese, seguono in misura minore,
l’Imperiese e il Genovesato. La zona storica ed
elettiva di produzione del basilico del Genovesato,
è la delegazione di Prà, vero e proprio “cru”
del Basilico Genovese, insignito della DOP nel
2005.
Coltivazione del basilico Nelle poesie o novelle dialettali di poeti liguri come
il Firpo e più recentemente dallo scomparso Vito
Elio Petrucci, il basilico per fare il pesto si coltivava
in una latta posta sul davanzale di una finestra, di
fronte al mare per carpire gli umori salsi e il calore
del sole. Dopo il secondo nefasto periodo bellico,
oltre la coltivazione in pieno campo, il basilico fu
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 310
coltivato razionalmente in locali protetti, vale a
dire in serre. Sistema ormai ampiamente diffuso
per avere l’aromatica piantina quasi ogni giorno
dell’anno. Ovviamente con costi diversi, siccome
d’inverno le serre sono riscaldate. Il terreno delle
serre o in pieno campo dove sarà seminato il
basilico dovrà avere un PH quasi neutro, lavorato
profondamente, integrato di concime organico,
previo analisi del terreno, e disinfestato con prodotti
chimici permessi dalle vigenti leggi. Diverse le
caratteristiche del basilico secondo il metodo
usato: in pieno campo (da aprile a settembre) la
piantina sottoposta all’azione diretta dei raggi del
sole, ha maggiore vigoria, foglie più grandi e più
verdi e, un aroma più intenso e penetrante. La
raccolta, estirpando la piantina, avviene circa a
Realizzata e registrata da Virgilio Pronzati e Luigi
Barile e proposta nei Corsi per degustatori di
pesto promossi dalla Provincia di Genova.
Dosi e ingredienti per 1 kg
30% di Basilico Genovese DOP (di Prà o d’altre
località della Liguria); 2-3% di aglio di Vessalico
(comune in provincia d’Imperia); 10% di pinoli di
Pisa prima scelta; 25% di Parmigiano Reggiano
Dop di 36 mesi grattugiato; 5% di Pecorino Sardo
Dop di 15 mesi grattugiato; 1,5-2% di sale grosso
marino; 24-26% di olio extravergine Riviera Ligure
Dop (dolce e maturo).
Preparazione
Togliere le foglie di basilico dalle piantine, lavarle
e farle asciugare su carta assorbente o nella
centrifuga, facendo attenzione a non schiacciarle.
Porre l’aglio già mondato nel mortaio, pestarlo col
pestello d’olivo o di frassino fin tanto da ridurlo
in poltiglia, unire i pinoli e pestare, amalgamando
così i due ingredienti. Unire il basilico e il sale e
schiacciare - senza più pestare - a lungo roteando
col pestello, mentre con l’altra mano si fa girare il
mortaio nel senso opposto, sino ad ottenere un
composto omogeneo. Aggiungere i formaggi e,
sempre, roteando, incorporare l’olio versato a
filo. Se il pesto fosse troppo denso, diluirlo con
un cucchiaio d’acqua calda della cottura della
pasta.
Avvertenze: le foglie, necessariamente asciutte,
non devono minimamente essere stropicciate,
perché le vescicolette contenenti gli oli essenziali
poste sulla pagina superiore della foglia,
rompendosi, provocano un’ossidazione del
colore e degli aromi, rendendo prima il pesto
verde sbiadito-marrone o verde scuro, e poi con
note verde-nero, dall’aroma solamente erbaceo.
Il pesto fatto nel frullino elettrico, a parte che
viene una salsa emulsionata simile ad una crema,
scaldandosi per l’alta velocità si ossida in parte
anch’esso e fa quintuplicare l’effetto piccante
dell’aglio conferito dall’allicina (solfuro di zolfo). Il
mortaio era e deve rimanere un attrezzo di cucina,
poiché l’aglio pestato nel mortaio non si scalda;
inoltre il sale messo assieme alle foglie di basilico,
sotto l’azione roteante del pestello, le sminuzza
finemente e, essendo il sale igroscopico, ne
rallenta l’ossidazione. I pinoli, considerandoli
un’aggiunta fatta verso la fine del 1800, possono
essere anche facoltativi, benché aggiungono
morbidezza per il contenuto di alcuni acidi grassi,
che si trovano anche nell’olio extravergine di oliva.
Obbligatorio invece l’aglio, che trova perfetta
armonia col basilico genovese. Chi lo toglie (Dio
lo punisca) abbia l’onestà di non chiamarlo più
pesto, ma semmai salsa al basilico. Infine, perché
l’olio deve essere maturo e dolce? Semplice: l’olio
oltre a far da solvente per le sostanze aromatiche,
conferisce il perfetto amalgama, esaltando l’aroma
del basilico ed attenuando il piccante dell’aglio.
La ricetta del Pesto
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 11
30 giorni. Per il prodotto destinato all’industria, le
piantine sono cimate ad un’altezza dal suolo,
dopo 60 giorni dalla semina, con intervalli
successivi di circa 20 giorni. In serra, la
raccolta del basilico estirpato, avviene
dopo circa 25-30 giorni in estate e
70-80 giorni in inverno. Le piantine,
sono più esili con foglie verde chiaro
e dall’aroma fine ma persistente.
Quindi il pesto che si otterrà dai
due tipi di basilico sarà ovviamente
diverso. Entrambi buoni, ma con
maggiore equilibrio quello ottenuto da
piantine allevate in serre, in quando non
esposto all’aumento della temperatura solare
che, spesso, avvia un processo di ossidazione
enzimatica delle sostanze coloranti ed aromatiche,
quest’ultime contenute nella parte superiore delle
foglie.
Alcune (av)versioni Dal tipico pesto descritto, ne sono nate altre versioni perlopiù casalinghe. Sia in qualche famiglia di Genova che nelle delegazioni del ponente cittadino e dell’entroterra, è ancora abbastanza diffusa l’aggiunta finale del burro, unito insieme al pesto e sciolto nella pasta appena scolata. Uno dei motivi, è quello di supplire alla carenza di pesto, e conferire una marcata morbidezza e saporosità. Mentre in diverse località sia del Levante che del Ponente ligure, c’era e c’è (oggi molto meno) l’uso di aggiungere anche le noci e, in minor misura, addirittura il prezzemolo e le bietole. Nel primo caso, le noci potevano colmare l’assenza dei pinoli, ma non certo sostituirli degnamente. I gherigli di noci, notoriamente tannici ed amari, nonché astringenti, uniti all’imperiosità dell’aglio rendono il pesto disarmonico. Lo stesso, ma per altri motivi il prezzemolo e la bietola. L’aggiunta del prezzemolo, negativa, può essere solo dovuta alla scarsa quantità di basilico, in quanto l’aroma penetrante e deciso che esprime penalizza, soffocandolo,
il grato afrore del basilico. Anche per l’uso delle bietole, vale il precedente motivo, ma al contrario: anonima ed acquosa, la bietola diluirebbe troppo l’aroma del basilico, spersonalizzandolo. Circa novanta anni fa, un noto ristoratore della riviera di levante, allungando il poco pesto con della salsa di pomodoro, lo chiamò pesto corto !! Una variante, o meglio con un ingrediente aggiunto, ci viene dal levante della provincia di Genova, in particolare dai Golfi Paradiso e del Tigullio con epicentro in Val Fontanabuona. Al Pesto aggiungono la Prescinseua (cagliata). Oltre che un’abitudine del passato, quest’aggiunta veniva ed è usata per condire le tipiche troffiette (piccole ed irregolari spirali di semola, la cui forma è ideale per trattenere il pesto ed accarezzare il palato), nate a Sori e valorizzate da Recco. Un uso che per i genovesi è deprecabile, trova invece congeniale unione per condire le troffiette e le piccagge (fettuccine) di castagne. La piacevole percezione leggermente acidula riequilibra il sapore dolce della castagna.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 312
Le paste per il Pesto
Dando un dispiacere a molti genovesi, si può
sicuramente affermare che le trenette (bavette)
non sono il meglio da sposare col pesto, perché
essendo una pasta secca, non assorbe come
dovrebbe il condimento. E, sebbene facciano
ormai parte dell’immaginario comune, trenetta
deriva dal siculo tria, che a sua volta proviene
dall’arabo itriyya. Il meglio sono i mandilli de saea
(lasagne - dal latino laganum - quadrate di circa
10 cm di lato, cui nome deriva dai fazzolettini di
seta delle nobildonne genovese dell’Ottocento),
poi di seguito, le lasagnette, i corzetti stampati (a
forma di una grossa moneta con rilievi da ambo le
parti) e le troffiette. Per le trofie, ossia gli gnocchi,
scherzando (ma non troppo), si può affermare che
il pesto è come la legge: purtroppo non è uguale
per tutti. Essendo composti per almeno l’80% di
patate e il 18-20% di farina (quindi ricchi d’amido),
anche facendoli cuocere in acqua salata, sono
sensibilmente “dolci”. Per riequilibrarne il sapore,
ci vuole un pesto con lievi aumenti nel sale, aglio
e Pecorino Sardo.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 13
Il Mortaio
Il mortaio di marmo è da considerare un vero e
proprio utensile di cucina. Due secoli fa, entrava
di diritto nei regali di nozze delle coppie genovesi.
Spesso e volentieri, lo troviamo nelle case come
sopramobile, ferma carta, porta fiori e chincaglierie
varie e, non ultimo, per fermare la porta del terrazzo
o del giardino. All’esterno è ancora peggio. Ci
troviamo chiodi arrugginiti, chiavi, vasi e vasetti e,
spesso, è utilizzato nel pollaio come abbeveratoio
per polli e galline. È ovvio che il mortaio non lo
abbiano inventato i Liguri. Era già conosciuto ed
utilizzato da Fenici, Etruschi e Romani per vari usi.
La sua forma variava in altezza e grandezza ma
era sempre tonda. Gli speziali già dal Trecento,
come per quelli di bronzo, lo usavano per estrarre
i principi attivi da bacche, fiori, semi, frutti e
cortecce di varie piante. L’originale forma tonda
del mortaio, fu modificata dai Liguri addirittura nel
1200, perché erano gli unici ad usarlo per farne
salse e schiacciare e mescolare ingredienti per
realizzarne farce e dolci. I Liguri inventarono quelle
quattro protuberanze a forma di piccoli capitelli,
in dialetto oegge, cioè orecchie, per sollevarlo e
farlo girare. Operazione quest’ultima, necessaria
per fare il pesto nel mortaio. Con gli ingredienti
posti nel mortaio, facendo roteare il pestello
di legno contro la parete conica del mortaio
e, con l’altra mano, girarlo in senso opposto,
gli ingredienti si amalgamano perfettamente.
Curioso l’uso del marmo per farne un mortaio.
I Romani oltre venti secoli fa, acquistavano
in un piccolo centro del Carrarese, il marmo,
non quello bianco e già costoso (con quello
s’immolavano in busti e bassorilievi) ma quello
meno poroso e con inclusioni di alcuni metalli,
per farne fare le colonne esterne delle loro
ricche dimore. Una consuetudine, che contribuì
all’origine di Colonnata. Dodici secoli dopo, i
Liguri, certamente non secondi a nessuno per
parsimonia e risparmio, acquistavano lo stesso
tipo di marmo per farne mortai. Quindi nasce da
un progetto, il cui disegno, dava le indicazioni per
la forma del mortaio. Quelli più comuni, avevano
il diametro di un palmo genovese, poco più di
23-25 cm. Gli artigiani di Carrara, dal disegno
di quel progetto lo realizzavano partendo da
un cubo di marmo che, tagliandone a sbieco
gli angoli, formava una specie di piramide. Da
qui, tagliandone la punta e capovolgendolo, ne
scavavano l’incavo e, all’esterno, ne scolpivano
le orecchie e lo rifinivano.
Il Pestello
Il Pestello di che materiale è fatto? Solo di legno.
Nel Carrarese usano il pestello di marmo, in
quanto nel mortaio raffinano il sale grosso. Ma
non tutti i tipi di legno vanno bene per far pestelli.
Il più frequente è di legno d’olivo stagionato.
Certamente un legno duro, carente in tannino,
dalla fibra e dal colore particolari. Essendo anche
un legno lievemente “grasso”, dopo l’uso, il
pestello deve essere lavato con sapone ed acqua
calda, per evitare sentori di rancido. Ideali i legni
di pero, melo, albicocco e frassino, stagionati
almeno 2-3 anni. Negativi il castagno e il rovere,
per l’alto contenuto di tannino, in particolare nel
castagno. Il tannino accelera l’ossidazione degli
oli essenziali contenuti nel basilico. L’altezza e
spessore del pestello, deve essere rapportata
all’incavo del mortaio. Un mortaio dall’incavo di 15
cm di diametro ed alto 9-10 cm (dal centro del
fondo a quello del diametro), richiede un pestello
dalla testa leggermente conica e lunga 8-9 cm, il
diametro di circa 7 cm. (poco meno della metà del
diametro dell’incavo) e, col manico, dalla fine della
testa, lungo almeno 12-13 cm. Le ragioni sono le
seguenti: la forma, la grandezza e la lunghezza
della testa del pestello, permettono di lavorare
gli ingredienti su quasi tutta la parete dell’incavo,
accelerando i tempi di realizzo ed evitando così
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 314
l’ossidazione. Mentre la distanza che intercorre tra
la testa del pestello ed il manico, evita il contatto
del polso col bordo del mortaio.
Altri modi per (non) fare il Pesto
Oltre il pratico ma discutibile frullatore (meglio
alcuni cutter) in uso da non molti decenni, per fare
il pesto ci sono altri due modi. Il primo, e purtroppo
ancor oggi in uso, è con la mezzaluna. La lama
dell’attrezzo e il non breve tempo di realizzazione,
fa ossidare completamente il basilico, conferendo
poi al pesto sentori solamente vegetali. Lo stesso
facendolo col coltello. Meglio decisamente il
tritacarne, ma con spirale in moplen e una griglia
con piccoli fori. Inserendo nella tramoggia del
tritacarne tutti gli ingredienti assieme, tranne l’olio
che sarà aggiunto alla fine, si avrà un pesto più
granuloso, ma di maggiore persistenza aromatica
ed armonia.
L’abbinamento col vinoI primi piatti col pesto esigono, essendo una
salsa fredda e quasi totalmente vegetale, vini
bianchi giovani, profumati, secchi ma morbidi
e freschi, delicatamente caldi, pieni e continui
come il Riviera Ligure di Ponente Pigato e il Collio
Sauvignon (se francese, un Sancerre) serviti a
10-11°c in calici medi con stelo alto. Un vero e
proprio matrimonio d’amore: l’ampio profumo e
la morbidezza del vino, esaltano e contengono
rispettivamente, l’aromaticità del basilico e
l’imperiosità dell’aglio. Se a qualcuno viene in
mente di abbinarci un vino rosso, lasci perdere.
L’allicina contenuta nell’aglio (solfuro di zolfo che
conferisce all’aglio l’aromaticità e il piccante) e gli
oli essenziali del basilico a contatto dei polifenoli
del vino, conferiscono un sapore amaro e nette
percezioni sgradevoli di metallico e rancido.
Pesto & Salute
Le allarmistiche campagne di stampa o da tv sulla
presunta tossicità del basilico che, addirittura
provochi il cancro, risalgono addirittura a 5-6
anni fa. Periodicamente sono diffuse, lasciando
impauriti o sgomenti i consumatori generici di
pesto, ma assolutamente tranquilli genovesi
e liguri. Anzi, il bailamme suscitato nella prima
settimana di novembre, lascia perplessità e
sospetti. Ora che la Regione Liguria, attraverso
il suo Assessorato per le politiche all’agricoltura,
attualmente diretto da Giancarlo Cassini, è
riuscita finalmente ad ottenere la DOP per il
Basilico genovese, scoppiano come bombe,
notizie nefaste sul basilico. Perché se tali ricerche
hanno concreto valore scientifico, non sono
state inoltrate tempestivamente al Ministero
della Sanità? È vero che il basilico nella prima
settimana di vita contiene tracce di metil-eugenolo
(lo difendono da vari parassiti), la sostanza
accusata di provocare il cancro, ma è altrettanto
vero che al momento della raccolta del basilico
non ce n’è più, siccome le piantine di basilico
sono estirpate dopo circa due settimane di vita
d’estate e quattro-cinque settimane d’inverno, e
dell’altezza nettamente superiore ai 10 centimetri.
Lo stesso prof. Veronesi, ex ministro della Sanità,
ha chiaramente detto che il pesto non solo gli
piace, ma fa anche bene.
Il Pesto nell’economia ligureA nostro parere, al di fuori delle polemiche
sterili, la questione che ha sollevato il polverone,
potrebbe essere di natura commerciale. Il miglior
pesto si sa, è prodotto con le foglie di giovani
piantine coltivate in Liguria, poiché gli oli essenziali
che caratterizzano l’afrore del basilico (in primis
estragolo, linalolo ed eugenolo) sono nella giusta
proporzione e quantità, per le particolari condizioni
pedoclimatiche e le particolari tecniche colturali.
Se raccolte più tardi, dopo 60 giorni o più (quindi
con foglie grandi), la qualità degli aromi scema,
divenendo penetrante, pungente con note
vegetali all’olfatto, e amare e coriacee all’assaggio.
Risultato: oltre a costare sensibilmente meno di
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 15
quelle di giovani piantine, daranno sicuramente un
pesto ossidato e disarmonico. Altre considerazioni
sono ancor più importanti: in Liguria la coltivazione
del basilico coltivato in pieno campo e in serra, è
di circa 30 ettari con una produzione annua dal
valore di circa 9 milioni di euro. Attualmente un
kg di foglie giovani di Basilico Genovese di Prà
va dai 15 euro d’estate ai 20-22 euro d’inverno.
Mentre il Pesto, quello buono, fresco (dura un
mese conservato a +2-4°c in frigo e col 30-35%
di basilico) ha un costo di base di almeno 18 euro
il chilo. Ma il fatto più grave, ci viene da questi
preoccupanti dati: degli oltre 500.000 milioni di
vasetti di pesto venduti nel mondo, l'83% (sic!) è
prodotto in Giappone, Danimarca e Olanda; il 17%
in Italia, e solo il 5% in Liguria! Per questo, la quasi
totalità del basilico utilizzato da grandi aziende,
proviene dall’Argentina, Cina, Tunisia, Israele, Cile
ecc. Purtroppo secondo i regolamenti dell’Unione
Europea, il pesto non può essere insignito
DOP o IGP in quanto è una salsa, genere non
contemplato nella lista dei prodotti da insignire con
le denominazioni citate. L’unica denominazione
comunitaria che può essere ottenuta per il Pesto
è l’STG: Specialità Tradizionale Garantita. Come
per la pizza. Ma il miglior modo per tutelare il
più possibile il futuro Pesto Genovese STG,
è quello di fissare obbligatoriamente, tra i sette
ingredienti che lo compongono, le due Dop liguri,
il Basilico Genovese e l’Olio extravergine di oliva
Riviera Ligure. Ovvero l’obbligo di acquistare in
Liguria i due prodotti Dop regionali. Un mezzo per
aumentare le risorse del comparto agroalimentare
regionale e far da traino ad altri prodotti tipici. In
un prossimo futuro, la terza Dop ligure potrebbe
venire dall’aglio di Vessalico. Un aglio dalle
particolari caratteristiche che aumenterebbe il
livello qualitativo del Pesto, in quanto è una vera
e propria biodiversità. E ne guadagnerebbe
anche l’immagine del prodotto, avendo l’aglio di
Vessalico un bagaglio storico che risale al 1760,
anno in cui è nata la sua prima mostra mercato
che, superando l’usura dei tempi e delle mode, è
arrivata ai nostri giorni.
Il danno economico conferito dai vari pesto
che si trovano in commercio in Italia e nel
mondo – ben lontani da quello definito
tradizionale o tipico – all’economia ligure è di
enorme rilevanza. Sfruttando il nome Pesto (alla
genovese o Genovese) molte aziende nazionali
ed estero, oltre a crearsi un mercato fiorente e,
conseguentemente notevoli guadagni, annullano
e penalizzano il grande bagaglio storico e culturale
legato al territorio d’origine. La maggior parte dei
pesto in commercio contengono ingredienti che
non hanno niente a che fare con quelli tradizionali.
Come per tutti i generi alimentari posti in
commercio, prima dell’acquisto di questi prodotti,
leggerne attentamente i componenti scritti sia sulle
etichette che nelle contro etichette. Per tutelare
la qualità e l’immagine del Pesto Genovese dei
propri associati, il Consorzio del Pesto Genovese
ha creato un marchio registrato che è stampato
in etichetta o apposto sulla confezione. Ma non
basta. Anche tra i vari pesto dei produttori aderenti
al consorzio è necessaria, maggiore chiarezza. Il
consumatore va educato e rispettato. Se il Pesto
è prodotto con dei semilavorati di basilico Dop e
non (pasta di basilico refrigerato, surgelato ecc.)
o con foglie di basilico fresco, sarebbe importante
citarlo sull’etichetta della sua confezione. Non
solo per le ovvie e differenti caratteristiche
organolettiche a vantaggio del pesto con basilico
fresco, ma anche per il prezzoli vendita: un kg di
pasta di basilico ha un costo che può aggirarsi
sui 3-4 euro (secondo la provenienza), mentre un
kg di foglie di basilico fresco va dai 15 ai 20 euro
(secondo qualità e stagione). L’esempio potrebbe
essere preso dal latte: il prodotto fresco e quello
a lunga conservazione.
È stato l’evento più importante di un Vinitaly
ben organizzato ma in cui sembra siano
mancate soprattutto le idee nuove, quasi
l’impossibilità di costruire qualcosa di comunicativo
che non siano i percorsi trionfalistici e un po’ falsi
degli anni ‘90 o, di converso, il rifiuto globale della
manifestazione. C’è da parte
dei produttori ma soprattutto
degli uffici stampa, una
difficoltà a reggere il passo con
i cambiamenti e l’impressione
generale è avvolta da una
sensazione di smarrimento,
di mancanza di stimoli mentali
davvero significativi, almeno dal
punto di vista giornalistico. Il vino
italiano è buono, gli investimenti
continuano, c’è tanta voglia di
fare, ma il navigatore collettivo
non ha individuato ancora il
nuovo percorso, è in attesa della ricerca dei satelliti.
In questo quadro la degustazione di Gaja, che
apre la celebrazione dei 150 anni dell’azienda
giunta alla quinta generazione è una granitica
certezza, come entrare in una basilica romana:
quante cantine italiane potrebbero organizzare una
degustazione per 300 persone con un vino del
1964? Penso nessuna. E in Francia? Non molte.
Questo segno di forza è stato per
me impressionante, soprattutto
quando penso che il 99% delle
aziende meridionali che hanno
iniziato la propria attività all’inizio
degli anni ‘90 non hanno avuto
la dabbenaggine di conservare
una sola bottiglia della loro prima
annata! Così, tanto per farla
vedere ai nipotini un giorno.
Voglio spendere una parola per la
conduzione di Jancis Robinson:
idealtipo anglosassone che
sembra uscita da un romanzo di
Agatha Christie. Semplicemente perfetta, nessuna
esibizione tecnica, con interventi di supporto
Verona 2009,la degustazione di
Gaja evento clouSole, mare, avventura
e cucina fragrante nel nord est del Brasile“ ”
di Luciano PignataroWineBlog www.lucianopignataro.it
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 316
Angelo Gaja
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 17
quando il tono musicale della degustazione
scendeva, ha avuto un ruolo etereo e maieutico,
capace cioé con cinque o sei domande poste al
momento giusto di far venir fuori completamente
la filosofia aziendale e il carattere dei protagonisti
di questa straordinaria manifestazione senza
occupare mai la scena.
Il carattere forte e determinato di Angelo, il ruolo
chiave della moglie Lucia, l’affiancamento al padre
della figlia Gaia, l’ingresso, avvenuto appena a
febbraio, dell’altra figlia Rossana che ha studiato
enologia, la presentazione del giovane Giovanni,
appena 16 anni, che porta il nome del papà di
Angelo (a lungo sindaco di Barbaresco).
Per me un vero proprio stage formativo a cui
cercherò di uniformarmi da subito.
Robinson: “I vini italiani non sono segnati dalla
dolcezza e dalla morbidezza, hanno un approccio
più acido e devono essere spesso accompagnati
al cibo. E’ un punto di forza o di debolezza?”
Angelo: “Non è un punto di debolezza. A me non
interessano i vini perfetti, ma quelli che sanno
esprimere un grande identità. Certo è stato più
facile farli capire in Germania, ma poi sono stati
apprezzati in tutto il mondo. La nostra tradizione
esprime sicuramente l’acidità come uno degli
elementi di fondo e crea vini originali. Ma bisogna
anche pensare che se l’originalità non piace
a nessuno impone qualche cambiamento. Al
tempo stesso se un prodotto la perde del tutto
diventa uguale agli altri. Bisogna dunque cercare
un punto di equilibrio. La nostra modernità è
costituita dall’introduzione delle barrique e dalla
fermentazione a temperatura controllata, questi
sono i due elementi che ci differenziano dal passato”.
Robinson: “La crisi cambierà la vostra politica dei
prezzi?”
Angelo: “So bene che sono considerato uno dei
responsabili dei prezzi alti del vino italiano. Ma
quando si fa artigianato vero non si può inseguire
l’industria. Noi pensiamo sia bello rimanere artigiani,
siamo da sempre sullo stesso numero di bottiglie,
circa 150.000. Abbiamo le risorse per accettare
anche di non vendere fino a quando il peggio sarà
passato. Ma io sono ottimista e credo che la gente
vorrà sempre bere bene e che la ripresa verrà
presto”.
Robinson: “In tutti questi anni, com’è cambiato il
vino italiano?”.
Angelo: “Beh, sul mercato internazionale eravamo
un po’ folcloristici, ricordate le bottiglie di anfora
del Verdicchio o i fiaschi con la paglia? L’immagine
è stata completamente rovesciata, adesso l’Italia
esprime una base produttiva molto ampia: quando
ho iniziato nel 1961 in azienda c’erano 3000
produttori, adesso sono 35.000. Questo è buono
perché rende possibile una grande e articolata
diversificazione dell’offerta. C’è poi l’arrivo in
campagna di tanti imprenditori di altri settori, anche
questo è un dato molto positivo perché aiuta ad
avere una percezione diversa, più qualificata della
viticoltura”.
La giornalista inglese J. Robinson
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 318
Il momento clou della degustazione è stato il Sorì
San Lorenzo 1988 e il Barbaresco 1964, ossia i
vini del giardino di casa.
Ero di fianco al palato piemontese e allenato dai
vini di Francia di Enzo Vizzari, il suo commento
è stato: “Ecco cosa è un Barbaresco”. Integrità,
finezza, eleganza. Nel Sorì torna la dolcezza dell’uva
regalata dal tempo e non da pratiche di cantina,
un po’ come gli anziani tornano bambini, il 1964,
fatto ancora dal padre Giovanni perché Angelo i
primi sette anni è stato in vigna e non in cantina, ha
ancora gioventù da esprimere, l’acidità in perfetto
equilibrio con le altre componenti del bicchiere,
al naso indimenticabili note tartufate e di funghi.
Persino la Robinson entra nel merito per una sola
volta durante la degustazione con un semplice ma
sentito aggettivo: “Excellent”.
Sul palco la famiglia, l’immagine della vera forza
dell’Italia. Una famiglia dai vincoli tradizionali
con una gerarchia pre-definita dei ruoli, ma
assolutamente moderna nella distribuzione delle
funzioni in una degustazione dove tutti hanno
parlato esclusivamente in inglese. In prima fila gli
amici di sempre: Edward Steinberg con la moglie
e Guido Rivella con il quale il sodalizio dura da
39 anni. E se Gaia ha ricordato le più importanti
donne del vino, Angelo ha mostrato le foto degli
autori della rinascita del vino italiano, a cominciare
da Domenico Clerico presente in sala a cui è stata
tributata una standing ovation, ai langaioli più famosi
(Altare, Bologna), dai toscani ai franciacortini,
da Gravner sino a Piero Mastroberardino. Una
conclusione politica se volete: queste sono le
persone che hanno cambiato la vigna in Italia.
Lo Chardonnay Gaia&Rey 1994 mi ha conquistato
per la freschezza e il tono giovanile, la risposta del
Nord ad un altro grande Chardonnay, il siciliano
Tasca d’Almerita, la risposta del Sud allo Chablis.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 19
Integro, colore oro brilante, intenso e persistente,
ricco, strutturato, sontuoso, l’ho usato per
chiudere la degustazione rinfrancato dalla vibrante
freschezza. La sua prima edizione è nel 1979. Un
po’ chiuso e monocorde invece il Darmagi 1997,
prima annata veramente calda, la vigna piantata
nel 1978, da uve cabernet sauvignon capace
sicuramente di esprimere aria tartufata di Langa,
fresco, ma anche il meno esaltante di questa
straordinaria batteria. Conteisa 1996 e Sperss
1989, rispettivamente La Morra e Serralunga,
esprimono un momento particolare dell’azienda,
quando Gaja riprese a fare Barolo, che già aveva
fatto il padre Giovanni, ma stavolta con uve proprie.
Conteisa vede la luce nel 1995, dunque è recente,
Sperss nel 1988. Entrambi in perfetta forma,
inutile dirlo, il primo con un tono più moderno
(cioccolato, note balsamiche, concentrato) il
secondo più vocato ai toni fini dell’eleganza.
I vini erano buoni, gli ultimi due straordinari, a me
è piaciuta l’esecuzione della presentazione dalla
musicalità perfetta, poco italiana se volete, in cui
nessuno ha debordato dal ruolo e tutto si è svolto
in perfetto stile piemontese, denso e preciso.
Entrati alle 10,30, alle 12 era già tutto finito. Anche
il Vinitaly.
Eccola qui, finalmente, davanti ai nostri
occhi, la mitica Coulée de Serrant, dove
nascono i suggestivi bianchi di Nicolas
Joly, il guru della viticoltura biodinamica: un ripido
avallamento che scende
verso la Loira, perfetto
per garantire con la sua
posizione geografica
le migliori condizioni di
impianto per un vigneto.
Intuendo che la storica
tenuta di famiglia era il
luogo ideale per applicarvi
le teorie elaborate all’inizio
del secolo scorso da
Rudolf Steiner, Joly
decise, al suo ritorno in Francia dagli Stati Uniti
negli anni ‘80, di introdurle progressivamente nei
sette ettari dello storico vigneto di famiglia, il cui
impianto risale niente meno che al XII secolo. Il
vitigno è le chenin blanc, - “un artiste sensible” per
usare le parole dello stesso Joly, di cui bisogna
saper riconoscere “la finesse” per esaltarlo al
meglio.
Ma tutto questo succedeva più di vent’anni fa.
Oggi nel mondo della biodinamica non solo non
si registrano sensibili
cambiamenti di rotta, ma
anzi un più che discreto
aumento di adesioni.
Il gruppo di vignaioli che
ha sottoscritto la “Charte
de qualité”, il documento-
base redatto dal “comité
de Direction”, è infatti
ormai arrivato a più di
centocinquanta aderenti,
sparsi in tutto il mondo. E
sono soprattutto i produttori medio-piccoli quelli
che sottoscrivono con più entusiasmo, perché in
loro è più forte l’esigenza di sottrarre il prodotto
ad una massificazione del gusto ormai tipica del
dilagante villaggio globale. Mentre in passato
non era necessario, sono parole dello stesso
Il futuro haun cuore antico…
anzi, biodinamico! Nicolas Joly ha fatto scuola: sempre più in aumento il numero dei vigneti
coltivati in biodinamica: ma non facevano già così i nostri nonni?
“”
di Silvana Delfuoco
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 320
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 21
Joly, “dans un vignoble de parler d’agriculture”,
perché dappertutto si lavorava la terra allo stesso
modo, oggi il problema della coltivazione ha
assunto un’importanza ben diversa. I numerosi
cambiamenti apportati dai metodi moderni
possono infatti influire a tal punto sul prodotto
finale, in questo caso il vino, da rischiare di
trasformarlo in uno straniero in patria, “étranger
a son origine”. Ben venga quindi la biodinamica,
se essa è perfettamente in grado di valorizzare al
massimo lo spirito di terroir anche molto diversi
tra loro, lasciando che la vigna vi possa esprimere
il proprio carattere nell’infinita sfumatura delle
differenze.
Certo i problemi da risolvere per chi vuole
convertirsi non sono sempre facili, neanche per
i più volonterosi. Va bene scegliere di essere
biologici (o biodinamici), ma che succede se
così non fa anche il tuo vicino? Esemplare il
caso di Clemens e Rita Busch, giovane coppia
di vignaioli tedeschi che lavorano sui pendii della
Mosella. Qui non solo si fatica a combattere,
con l’utilizzo unicamente di preparati organici,
i ristagni di umidità nelle vigne in pendenza, ma
ci si deve anche difendere dai vigneti contigui,
dove, proprio per ovviare agli inconvenienti di
una difficile coltivazione manuale, si effettuano
trattamenti chimici “tradizionali” dall’elicottero!
Non tutti i luoghi sono ugualmente favoriti dalla
natura, questo purtroppo è risaputo.
Questo non vale certo per Nicolas Joly, che
ha potuto far circondare i suoi sette ettari di
vigneto da terreno lasciato incolto o a prato, per
permettere il ristabilirsi dell’equilibrio naturale grazie
alla diversificazione del paesaggio. Nelle sue
vigne anche il compost è auto-prodotto, grazie
alle vacche Nantaises di proprietà, ovviamente
nutrite à l’ancienne con grano, barbabietole e
fieno; inoltre non si usano diserbanti, ma l’erba
viene brucata durante il passaggio autunnale da
un gregge di pecore d’Ouessant, che ricambia il
dono lasciando sul campo concime!
E questo sarebbe davvero un modo totalmente
nuovo e rivoluzionario di lavorare la terra? O non
è piuttosto un’intelligente adattamento alle sagge
abitudini del buon tempo antico?
E nel domaine di Nicolas Joly il rimando, continuo
e un po’ studiato, all’immagine di un passato che
qui non è mai davvero trascorso del tutto si respira
in ogni angolo. A cominciare dall’ accueil, ospitato
in un piccolo locale volutamente dimesso, dove
fanno bella mostra di sé vecchi attrezzi agricoli
che sembrano posati lì quasi per caso. Per
continuare con il romantico vialetto-belvedere da
cui si ammira un duplice spettacolo: a sinistra, lo
storico vigneto illuminato dal sole del tramonto; a
destra, la barriera dell’incolto, che separa dal resto
del mondo il piccolo paradiso incontaminato.
Solo un manager del calibro di Joly, acuto
conoscitore in anticipo delle tendenze dei
mercati mondiali, poteva prevedere per tempo
che il business del futuro sarebbe stato quello di
riscoprirne il cuore antico: salveremo così la tipicità
dei nostri vini, difendendoli dalla concorrenza,
sempre più vicina e inarrestabile, dei paesi
emergenti?
Tutto sta nelle decisioni che nei prossimi anni (ma
senza tardare troppo e fatti salvi i rapporti di buon
vicinato...) riusciranno a prendere, possibilmente
tutti insieme, i vignerons della vecchia Europa.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 322
Scheda Il vigneto produce vini con tre diverse
denominazioni:
A.O.C. Coulée de Serrant
Superficie: sette ettari, in forte pendenza verso la Loira, orientati a sud/sud-ovestEtà dei vigneti: da 30/40 anni fino a 80 anni.Vitigno: chenin blancResa: 20-25 hl/haProduzione: 20000/25000 bottiglieAgricoltura biodinamica controllata dal 1981
A.O.C. Savennierères-Roche aux Moines:
Clos de la BergerieSuperficie: circa tre ettari, in pendenza a estEtà dei vigneti: 30 anni.Vitigno: chenin blancResa: 28-30 hl/haProduzione: 80000/10000 bottiglieAgricoltura biodinamica controllata dal 1984
A.O.C. Savennières: Les Vieux ClosSuperficie: circa cinque ettari, in pendenza a estEtà dei vigneti: 18/20 anni.Vitigno: chenin blanc e altriResa: 30-35 hl/haProduzione: circa 20000 bottiglieAgricoltura biodinamica controllata dal 1984
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 23
Il pubblico delle grandi occasioni al convegno/
incontro che si è svolto presso il primo piano
del Pad. 8 del Vinitaly 2009.
L’occasione ha visto protagonista il grande
vigneron siciliano Marco De Bartoli che, dopo
ben 12 anni, ritornava al Vinitaly. L’evento è stato
fortemente voluto dal Presidente Nazionale della
FISAR Vittorio Cardaci Ama con la Segreteria
Nazionale partecipe nella organizzazione.
Affascinante il racconto e l’esposizione di Marco
De Bartoli che ha ripersorso la storia degli
ultimi della produzione enologica siciliana e nel
particolare quella del Marsala.
Marco De Bartoli è considerato il simbolo vivente
del Marsala e del vino siciliano in generale, con il
suo rispetto per il passato e la fiducia nel futuro
gravata di dubbi su contraddizioni perpetue.
Negli anni settanta subentrò alla madre Josephine
nel Baglio Samperi. Nella tenuta si era coltivata uva
da Marsala per due secoli, ma Marco, con una
laurea in agronomia e un ammirevole curriculum
come pilota di auto da corsa, non intendeva
trascinarsi con un’industria in declino. Trasformò
rustici cotti dal sole in cantine, dove perseguì la sua
personale visione del Marsala, decorando gli spazi
disponibili con una collezione di auto d’annata.
Miscelò con tale abilità nuove annate alle vecchie,
nel processo perenne detto solera, che il suo
Vecchio Samperi di 20 e 30 anni fu riconosciuto
come il non plus ultra dei Marsala. Marco però
evitò deliberatamente la denominazione, per i suoi
blend speciali, mentre scorazzava in giro per l’Italia
su auto sportive rimesse a nuovo, fidando sulla sua
parlantina e sul suo ironico senso dell’umorismo per
vendere vini che erano decisamente fuori moda.
Il blend Vecchio Samperi potrebbe qualificarsi
come Marsala Vergine Stravecchio DOC, che
può essere fortificato con alcol di vino, viene
mantenuto veramente vergine, anche se i livelli
naturali di alcol sono così alti che i vini devono
essere etichettati come “liquorosi”. Da 25 ettari di
viti, Marco e i suoi figli, producono circa 100.000
bottiglie all’anno, comprendenti il Marsala Superiore
Una FISAR protagonista al Vinitaly 2009
Marco De Bartoli ritorna dopo 12 anni al Vinitaly di Verona“
”
di Roberto Rabachino
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 324
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 25
DOC Riserva e il dolce Vigna La Miccia, oltre
che il dolce Inzolia di Samperi, non classificato.
L’azienda produce anche il Bukkuram, un
Moscato di Pantelleria Passito che ha contribuito
assai alla nuova ascesa di quel vino dolce.
De Bartoli fu per un certo tempo presidente
dell’Istituto Regionale del Vino e della Vite, ruolo
che lo costrinse al difficile compito di provare
a essere convenzionale e diplomatico. Non vi
riuscì sempre, il che spiega perché fu intentata
contro di lui un’ambigua azione legale che bloccò
parte della sua produzione per anni, sino a che,
recentemente, non fu assolto da ogni accusa.
Nel corso dell’incontro è stato presentato il libro
di Andrea Zanfi “ Marco, nipote mio” un romanzo
etereo di anime che si incontrano, si parlano e
aprono i loro cuori alle memorie e alle passioni
di una Sicilia posta a confronto fra un recente
passato e un presente, in un tempo che scorre,
ma che sembra immutabile.
Storie di uomini, di Marco che incontra Marco, di
un’isola che solo all’apparenza sembra lontana,
ma che invece contiene in sé quella folle anarchia
che appartiene a ognuno di noi.
È questo quanto Andrea Zanfi ha voluto
comunicare nel suo ultimo lavoro editoriale il
cui contenuto è stato stimolato da un’attenta
riflessione dettata dall’esperienza di un viaggio
lungo qualche anno in Sicilia dove si è trovato
a contatto con storie, aneddoti e uomini unici,
come unica è ogni sfera umana, fra cui, frugando
e rovistando, ha scoperto quella di Marco De
Bartoli che lo ha affascinato.
da sx Marzio Berrugi, Roberto Rabachino, Vittorio Cardaci Ama, Marco De Bartoli e Andrea Zanfi
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 326
Cantine Marco De Bartoli
Aziende di Marsala Contrada Fornaia Samperi
È in Sicilia, nella zona occidentale
dell’isola, nel marsalese, che Marco
De Bartoli, credendo fortemente
nelle tradizioni della viticoltura del
suo territorio, si avvia a riscoprire e
coltivare uno stretto legame tra i metodi
tradizionali e innovativi di lavorazione
della terra e di produzione del vino.
Ed è proprio la ricerca di un’eccellente
qualità, coniugata al rispetto delle
tradizioni vinicole siciliane che fanno
prediligere a Marco De Bartoli l’utilizzo
di vitigni autoctoni ed in particolare il
Grillo, presente in Sicilia dall’epoca
fenicia e base del classico Marsala,
e lo Zibibbo, da cui si ricava il celebre
moscato passito di Pantelleria. Nascono
così i vini di Marco De Bartoli, il primo
dei quali è il “Vecchio Samperi”, in
onore alle terre che ospitano l’azienda,
un vino ottenuto con l’antico metodo
Soleras che, attraverso una sequenza
di passaggi di piccole percentuali di
vino più giovane in fusti che contengono
vini più vecchi, permette di creare
un’armoniosa mescolanza di annate
diverse, dal gusto unico e inimitabile.
Nel 1982 è imbottigliato il “Vigna La
Miccia”, Marsala tipo Oro, più gentile
perché vinificato a freddo, dagli intensi
profumi primari delle uve Grillo e Inzolia.
Sulla scia del “Vecchio Samperi” nel
1983 nasce il “Marsala Superiore”, un
vino invecchiato nel rispetto dei tempi
ciclici della natura in botti di rovere ma
reso amabile dalla mistella, base alcolica
d’antica ricetta, ottenuta dalla miscela
del mosto d’uve Inzolia e acqua vite.
L’appassionato lavoro di ricerca di Marco
De Bartoli continua e negli ultimi anni si è
determinata la produzione di vini d’annata,
soprattutto monovarietali autoctoni e
rossi di carattere internazionale.
Azienda di Pantelleria Contrada Bukkuram
Bukkuram, dall’arabo “padre della
vigna”, è il nome che definisce la zona
di Pantelleria prediletta dagli Arabi
per la coltivazione dell’uva Zibibbo.
È lì che si estende l'azienda, in un
dammuso del ‘700, per circa cinque
ettari di vigneto a 200m sul livello del
mare, con esposizione sud-ovest.
È stato nel 1984 che Marco De Bartoli
ha messo in bottiglia il suo passito che,
in omaggio alle incantevoli terre in cui è
prodotto, prende il nome di “Bukkuram”,
un moscato passito che ha orgoglio
e merito di avere risvegliato da un
lungo letargo l’interesse di molte
aziende alla conquista di una fetta di
mercato in cui si colloca il prodotto.
Poi Marco De Bortoli, nel 1990,
decide di intraprendere la
produzione di un nuovo vino.
Seleziona, quindi, uve Zibibbo nelle
zone a nord e più ombreggiate
dell’isola, adatte per la produzione di
vino bianco perché in possesso di
un’acidità più alta e zuccheri più bassi.
È proprio in contrada Cufurà, azienda
di tre ettari, che nasce “Pietra Nera”,
un vino secco dall’intenso complesso
aromatico, unico nel suo genere.
A seguire una indimenticabile degustazione di
Vecchio Samperi, un vino stravecchio liquoroso
secco da meditazione di vent’anni con varietà
100% Grillo prodotto a C/da Samperi di Marsala.
Le uve vengono manualmente selezionate e
dopo una spremitura soffice vengono messe
in fermentazione in botti di rovere da 50 Hl.
L’evoluzione di questo grande vino avviene in
botti di rovere a metodo soleras. Il prodotto viene
imbottigliato con una media ventennale.
Incaricato a commentare questo importante vino,
versato in versioni di diverso formato di bottiglia
e di diversa epoca d’imbottigliamente, il nostro
Marzio Berrugi che con proprietà e trasporto ci ha
fatto emozionare.
Il servizio ai vini è stato professionalmente svolto
dai sommelier della FISAR.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 27
Le centinaia di castelli disseminati
nell’arcipelago danese, agganciato al
resto dell’Europa con l’audace architettura
del ponte e del tunnel ferroviario Copenaghen-
Øresund, contribuiscono a far rivivere la suggestiva
atmosfera che ricorda i tempi di Amleto e della
Sirenetta. Ma non c’è solo fiaba in Danimarca,
oggi un moderno Paese industriale che tra l’altro
vanta due primati in Europa: maggiore produzione
di latte e il più numeroso parco di microbirrifici pro
capite. La birra è infatti la bevanda nazionale visto
che, almeno per ora e malgrado qualche timido
tentativo di coltivare la vite, di vino danese non
si può parlare. La birra (øl) danese è conosciuta
soprattutto grazie al colosso Carlsberg, affiancato
da altri nomi famosi come Tuborg e Ceres,
e infatti è a Copenaghen che è stata isolata la
prima cultura unicellulare del lievito per la birra a
bassa fermentazione che ha poi preso il nome
di Saccharomyces carlsbergensis. La lager è
leggera, con gusto prevalentemente rotondo e
un buon tenore fruttato, e si producono anche
stout e bock in aggiunta a tutte le birre della casa
dei birrifici artigianali prodotte secondo le stagioni
e anche aromatizzate con bacche e erbe. Da una
recente indagine è emerso che su 50 migliori
rivenditori di birre nel mondo nel 2009 il primo e
il tredicesimo posto sono di locali danesi, ai posti
Birra danese, leggera ma di gusto
Per gli amanti della spumeggiante bevanda la Danimarca è una meta obbligata,
complice la sua invitante gamma di birreche va da quelle industriali ai prodotti artigianali
di una miriade di microbirrifici
“”
di Enza Bettellifotografie VisitDenmark
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 328
24 e 32 due olandesi, al 42 un belga mentre tutti
gli altri sono statunitensi. Su questa classifica
influisce senz’altro il fatto che in Danimarca la
birra viene prodotta soprattutto secondo la “legge
della purezza”, vale a dire solo luppolo, malto
e acqua, e che viene servita dando alla birra e
alla sua schiuma tutto il tempo per esprimersi in
modo perfetto, arrivando al record dei 18 minuti
di un locale fuori Copenaghen. Pasqua e Natale
vengono celebrati con birre speciali e il giorno
della loro messa in commercio è per molti Danesi
il segnale del cambiamento di stagione. Tra i
vari festival organizzati in Danimarca durante il
corso dell’anno i più importanti sono a maggio, i
Giorni della Birra a Copenaghen (quest’anno dal
15 al 17) con la possibilità di assaggiare diverse
centinaia di differenti birre, e a novembre quello
della Birra di Natale.
SMØRREBRØD, POLPETTE E DOLCI
Carni di allevamenti nazionali e pesci pescati nel
mare del Nord sono alla base della gastronomia
danese e di quelle che sono le specialità del
Paese. Primo fra tutti lo smørrebrød (pane e burro),
la distesa di tartine che compone i magnifici buffet
danesi. Però se non tutti sanno che lo smørrebrød
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 29
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 330
è nato qua, è quasi impossibile ignorare che
la grande pasticceria abbia avuto origine in
Danimarca. I dolci danesi sono infatti così famosi
che in tutto il mondo l’alta pasticceria viene
chiamata semplicemente Danish Pastry; è a
base di pasta tipo sfoglia ma lievitata e lavorata a
comporre un leggerissimo insieme di strati. Merito
anche dell’eccellente burro danese, prodotto per
centrifugazione, con un basso grado di acidità e
protetto da una confezione di carta di alluminio a
tre strati. Il burro, oggi però abbastanza spesso
sostituito dall’olio d’oliva, viene utilizzato
anche per la preparazione delle
immancabili frikadeller (polpette)
servite di solito con un contorno
di cavolo e di composte di frutta
e con l’ottimo pane, spesso
scuro, e per accompagnare le
aringhe, altro piatto nazionale,
consumate fresche o conservate
in cento modi diversi.
Catania: debutto del Distretto Culturaledi Attilio L. Vinci
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 332
Iniziativa ideata e concretizzata dal dott. Giuseppe
Finocchiaro con la collaborazione di importanti
enti ed istituzioni quale la Fondazione Cariplo e
l’Arcidiocesi etnea.
Presentato ufficialmente il 31 gennaio scorso,
il Distretto ha debuttato a fine febbraio con un
elegante e ben organizzato evento negli accoglienti
locali del Museocafè del Museo Diocesano.
Il debutto è stato concentrato sul tema “Formaggi e
vini” ovviamente del comprensorio etneo.
Alla manifestazione ha presenziato dall’Arcivescovo
metropolita di Catania Mons. Salvatore Gristina.
La relazione introduttiva è stata del Barone Mario
Ursino Recupero, che ha illustrato fonti storiche,
letterarie, religiose e folcloristiche della tradizione
casearia siciliana.
S.E. Mons. Gristina, con parole di buon pastore,
molto apprezzato qual è, ha sottolineato con
efficacia persuasiva la preziosa sinergia che ci
deve essere tra tutte le realtà, Diocesi compresa,
per valorizzare le risorse della comunità.
L’evento è parte d’un progetto ideato e coordinato
dalla società di consulenza Theorema, della quale
il dott. Finocchiaro è la figura espressiva.
Consistenti i punti di forza concentrati in un
partenariato strategico, fortemente operativo,
comprendente anche i più attivi enti locali operanti
nello sviluppo del territorio: la Curia arcivescovile
di Catania che è l’ente capofila; la Fondazione
diocesana, che opera da supporto come una holding
di servizi; l’Azienda Provinciale per l’incremento
Turistico, organo operativo della Provincia
Regionale; il GAL Terre dell’Etna e dell’Alcantara
che si adopera anche per il controllo e la tutela dei
prodotti tipici; l’Ente Parco dell’Etna che concorre
all’uso sociale e pubblico dei beni ambientali; la
Confcommercio/Fipe (Associazione generale per il
commercio ed il turismo di Catania).
“Siamo all’inizio, e considerate le adesioni ed il
successo dei primi passi debbo dire di essere
soddisfatto. E soprattutto gratificato dopo il duro
lavoro che abbiamo dovuto fare per istituire il
Distretto, ed avviarne l’attività - sottolinea il dott.
Finocchiaro - Ad oggi vantiamo ben 15 aziende
dei settori agroalimentare ed artigianali di qualità
che hanno condiviso sin dall’inizio la proposta
del progetto. Sono le aziende che riceveranno
per prime un’adeguata promozione nell’ambito
Con l’impegno di far conoscere le risorse del territorio e valorizzarne le espressioni
produttive di più alta qualità è stato istituito a Catania il Distretto Culturale
“”
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 33
delle molteplici attività previste. Considerate le già
diverse richieste di aggregazione, pensiamo che in
futuro ne avremo altre, sempre in rappresentanza
dell’alta espressione qualitativa. Il “Distretto Culturale
di Catania” nasce infatti come una proposta
culturale delle diverse risorse del territorio. Quindi,
contiamo di offrire tutte le possibili proposte dirette
a valorizzare le realtà più importanti ed autentiche
della cultura etnea”.
Il dottor Finocchiaro è egregiamente collaborato
da Maria Gabriella Guzzetta, nella qualità di
responsabile degli eventi del Distretto Culturale.
“Contiamo di presentare un evento al mese e di
coinvolgere tutte le espressioni produttive esistenti
in Provincia - dichiara la splendida signora Maria
Gabriella - prossimamente proporremo una
manifestazione che avrà quale tema principale
il pane e la sua tradizione in terra di Sicilia. Sotto
Pasqua un evento con al centro i dolci tipici pasquali.
A maggio porremo all’attenzione il pregiato suino
nero dell’Etna…e così via fino a completare un
programma di valorizzazione che interesserà tutte
le nostre risorse dell’agroalimentare”.
Considerata la scarsa conoscenza, e perciò il molto
limitato livello di apprezzamento da parte delle
nuove generazioni, dei prodotti tipici, i promotori
del progetto hanno dichiarato di voler coinvolgere,
al più presto, le scolaresche del catanese allo
scopo di avvicinarle alle diete mediterranee, a
giusta ragione, molto ben suggerite oltre che per la
loro bontà e squisitezza, anche e soprattutto per i
benefici alla salute.
Nel catanese esistono anche delle buone
scuole professionali per i servizi alberghieri e di
ristorazione.
La riuscita serata evento al Museocafè di Catania si
è conclusa con una generosa degustazione offerta
dalle Fattorie Coco di Lentini, per i formaggi (primo
sale, pepato e stagionato) e le ricotte; dall’azienda
Di Prima di Zafferana Etnea per il miele (miele di
arancio, di castagno e di eucaliptolo); dalla Biorg,
pane biologico di Raddusa per il pane; dalle aziende
vinicole Scilio, Don Saro e Camia di Linguaglossa
per i vini Etna DOC.
Gli accostamenti cibo-vino sono stati curati dalla
sommelier Agata Arancio.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 334
La più giovane delle aziende vitivinicole della
Saiagricola, acquisita dal Gruppo Fondiaria
SAI nel 1995 è situata sulle colline di Gualdo
Cattaneo, uno dei cinque comuni nei quali si
produce il Montefalco Sagrantino docg, in uno
straordinario contesto ambientale.
Colpetrone è passata dai 4,5 ettari del primo
insediamento agli attuali 140, di cui 63 a vigneto
ed oggi è una delle più grandi aziende del
comprensorio della docg di Montefalco.
Parallelamente allo sviluppo dei vigneti, nel giugno
2005 è sorto il nuovo Centro aziendale per una
Colpetrone ambasciatore
dello stile di vita umbro
a cura della redazione di Quality ADV
Sai bere
superficie totale di circa 3.200 mq nello stile dei
fabbricati tipici del luogo. La moderna cantina di
vinificazione ed affinamento è stata realizzata per
una produzione di alto profilo qualitativo di oltre
mezzo milione di bottiglie tra Montefalco rosso
doc, Sagrantino docg e Sagrantino passito
docg ed è dotata delle più innovative soluzioni
tecnologiche e logistiche.
La nuova struttura dispone di un wine bar per
degustazioni guidate e vendita diretta e di una
sala conferenze che può accogliere fino a 100
persone sedute.
È previsto il restauro della adiacente chiesa
di Santa Maria del Fico risalente al 1275, già
conosciuta dai pellegrini che percorrevano la “Via
Francigena”.
Dei 63 ettari di vigneto di proprietà, 35 sono
iscritti all’Albo del Montefalco Sagrantino, vitigno
autoctono di questa area, uno dei più antichi
d’Italia. Sulla sua origine non si hanno informazioni
attendibili, ma l’ipotesi più accreditata resta che il
Sagrantino sia stato portato a Montefalco da uno
dei tanti seguaci di San Francesco d’Assisi di
ritorno dall’Asia Minore. Questa ipotesi potrebbe
anche spiegare l’etimologia del nome che
deriverebbe dalla radice latina sacer, vino sacro.
23 ettari sono iscritti all’albo del Rosso Montefalco
e 5 all’IGT.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 35
36 Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
Ma andiamo a conoscere le diverse tipologie
di vini prodotti con la preziosa collaborazione
dell’enologo Lorenzo Landi.
Montefalco Sagrantino Docg
Uve utilizzate: Sagrantino 100%
È un grande rosso potente, concentrato e
longevo. Ha colore rubino quasi impenetrabile
e profumi intensi, ampi, con note di
frutta rossa accanto a sentori speziati e
vanigliati particolarmente fini. Il sapore è
deciso, potente, con una concentrazione
tannica evidente soprattutto nei primi
anni di vita.
Viene affinato per 12 mesi in
barrique di rovere francese seguiti
da 18 mesi in bottiglia dopo un
breve passaggio in acciaio inox.
Va servito a 18°C in ampi calici. È
tipico l’abbinamento a grandi arrosti,
cacciagione e formaggi stagionati a
pasta semicotta.
Possibilità di invecchiamento: 10-
15 anni.
Montefalco Sagrantino Passito Docg
Uve utilizzate: Sagrantino 100%
Vino da meditazione, ottenuto da una scrupolosa
selezione di uve Sagrantino lasciate appassire
per diversi mesi sui graticci.
Poche bottiglie di un vero nettare. Ha colore
rubino molto intenso con riflessi violacei. I profumi
sono avvolgenti, concentrati, con note di mora e
di ciliegia sotto spirito e un sottofondo finemente
speziato. Al sapore risulta pieno, dolce, con
una leggera componente tannica iniziale e una
persistenza lunghissima.
Viene affinato per 12 mesi in barrique di rovere
francese e tonneaux seguiti da 18 mesi
in bottiglia dopo un breve passaggio
in acciaio inox.
Va servito fresco di cantina, tra i 14 e
i 16°C, in piccoli calici a tulipano,
e abbinato a pasticceria secca,
specialità locali come il brustengolo
o dolci di marzapane.
Possibilità di invecchiamento: 15
anni.
Montefalco Rosso Doc
Uve utilizzate: Sangiovese
70%, Sagrantino 15%,
Merlot 15%
Potente ma molto bevibile
e morbido. Si presenta con
un colore rubino intenso con
lievi riflessi porpora. I profumi
sono decisamente fruttati, con
sentori di lampone accanto a
note più speziate e vanigliate. Il
sapore è pieno, la sua rotonda
avvolgenza è a tratti interrotta
da sensazioni appena tanniche,
che gli conferiscono carattere.
Il 40% del totale viene affinato per 12 mesi in
tonneaux e barrique di rovere francese; il 60%
della massa rimane in acciaio inox e 4 mesi in
bottiglia completano la maturazione.
Va servito a 18°C in calici di media ampiezza in
abbinamento con arrosti di carni bianche e rosse
e grigliate miste di carne.
Possibilità di invecchiamento: 5-6 anni.
Il Gruppo Saiagricola
5000 ettari di proprietà in 3 regioni300 ettari di vigneOltre 1 milione di bottiglieCertificazione ISO 14000 per tecniche ecocompatibiliCertificazione ISO 9001 per la qualità
Il management
Amministratore delegato:Domenico TerzanoDirettore generale: Guido SodanoEnologo: Lorenzo LandiAgronomo: Franco Fierli
Colpetrone
Via Ponte La Mandria, 8/1 - Frazione Marcellano06035 Gualdo Cattaneo (PG) Tel +39 0742 99827 Fax +39 0742 960262www.colpetrone.it e-mail: [email protected]
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 37
Dalle Guide 2009
Gold Montefalco Sagrantino Docg
Annata 2004
L’Espresso: 18/20 vino d’eccellenza
Gambero Rosso: eccellenza assoluta 3 bicchieri
Luca Maroni: 96 punti
Vini Buoni d’Italia: 4 stelle e menzione ad honorem
Duemilavini Ais: 4 grappoli
Veronelli: 96/100
Gentleman nel numero speciale di Natale incrocia i
punteggi attribuiti dalle 5 più importanti Guide enologiche
del 2009 e il Gold Montefalco Sagrantino docg annata
2004 si trova al Quarto posto nella Top 100 dei vini rossi.
Montefalco Sagrantino Docg
Annata 2005
Ha ottenuto i 3 bicchieri della Guida del Gambero Rosso
ininterrottamente dal 1996 al 2004.
L’Espresso: 16/20
Gambero Rosso: 2 bicchieri
Luca Maroni: 90 punti
Vini Buoni d’Italia: 4 stelle
Duemilavini Ais: 4 grappoli
Veronelli: 94/100
Montefalco Sagrantino Passito Docg Annata 2005
L’Espresso: 16,5/20
Gambero Rosso: 2 bicchieri
Luca Maroni: 91 punti
Vini Buoni d’Italia: 3 stelle
Duemilavini Ais: 3 grappoli
Veronelli: 94/100
Montefalco Rosso Doc Annata 2006
L’Espresso: 15/20
Gambero Rosso: 2 bicchieri
Luca Maroni: 83 punti
Vini Buoni d’Italia: 4 stelle
Duemilavini Ais: 3 grappoli
Veronelli: 92/100
L.A. Int. Wine & Spirit Fair 2008:
Silver Medal
IL VINO SANTO? NASCE A PALAZZO ROCCABRUNALa Sala de Conte di Luna, al piano nobile di Palazzo Roccabruna, tra i colori vivaci degli affreschi e le complesse geometrie delle decorazioni rinascimentali, è stata cornice di una cerimonia suggestiva: la torchiatura della Nosiola appassita, un rito laico che rievoca l’ammostatura delle uve da cui nasce il Vino Santo. La tradizione vuole che la cerimonia abbia luogo nel corso della Settimana Santa e nella Valle dei laghi, la patria del passito trentino. Quest’anno, per sottolineare il ruolo dell’Enoteca provinciale del Trentino nell’ambito della vitienologia locale e per promuovere “Passito è passione” - la manifestazione che dal 16 al 19 aprile ha portato il Vino Santo a Palazzo Roccabruna – il solenne evento ha avuto luogo fra le decorazioni araldiche e le creature mitologiche che ornano la Sala del Conte di Luna. Non ci poteva essere sede più adatta: l’atmosfera cinquecentesca dell’ambiente ha trovato una sintonia perfetta con i costumi rinascimentali dei membri del Capitolo ed è stata sottolineata dagli intermezzi musicali degli allievi del Conservatorio F. A Bonporti di Trento. Ha introdotto l’evento Mauro Leveghi, vice segretario generale della CCIAA di Trento. “È un grande onore per Palazzo Roccabruna, e un riconoscimento importante del ruolo
svolto dall’Enoteca, poter ospitare una cerimonia che è fortemente radicata nelle tradizioni del nostro territorio.”Il presidente della CCIAA, Adriano Dalpez, sottolineando “l’atmosfera magica in cui si svolge la cerimonia, quasi a rievocare le origini rinascimentali del Vino Santo” ha portato il saluto dell’Ente e ha sottolineato
lo sforzo della CCIAA di Trento nella valorizzazione di questo vino. Del ringraziamento di tutti i produttori per l’impegno con cui Camera di Commercio e Provincia promuovono il Vino Santo trentino, si è fatto interprete Alessandro Poli, presidente dell’Associazione vignaioli del Vino Santo trentino. Infine introducendo il rito della spremitura, Enzo Merz, Gran Maestro del Capitolo della Confraternita della Vite e del Vino di Trento ha descritto le caratteristiche del passito trentino sottolineando come esso sia un frutto unico dell’alleanza fra il tempo, l’uomo e il territorio. A questo punto il Gran Maestro ha dato ufficialmente inizio alla spremitura. Un antico torchio, riempito di uva appassita prelevata direttamente dai graticci, dove è rimasta per molti mesi, e manovrato a mano dai Confratelli, ha fatto lentamente sgorgare il dolcissimo, prezioso mosto.
www.palazzoroccabruna.it
le notizie di enogastronomia e turismo
SAN SEBASTIANOVINO DEL GHIACCIO E GLI ELIXIR BERNARD PRESENTATI A SESTRIEREL’incontro, organizzato dal responsabile ufficio stampa CNA Torino Dr. Alessio Stefanoni, è stato un importante momento di valorizzazione di queste eccellenti e tipiche produzioni della montagna piemontese, frutto di condizioni estreme, e presentato direttamente agli operatori del settore fin lì convenuti. Il Sindaco di Sestriere Arch. Colarelli, ha accolto favorevolmente l’iniziativa che può rappresentare, come ha sottolineato, “un ottimo connubio tra il fascino della montagna e le attività di ospitalità e ristorazione che accolgono migliaia di turisti”. Le due produzioni proposte sono infatti “veri e propri prodotti artigianali, provenienti da territori di nicchia e da condizioni climatiche
estreme e realizzati con cura manuale e costante”, come ha sottolineato il Sindaco di Chiomonte Renzo Pinard. Maria Luisa Alberico, direttore di Donna Sommelier e ideatrice della sperimentazione, giunta al terzo anno, del San Sebastiano vino del ghiaccio di Chiomonte, ha illustrato la novità del prodotto, le condizioni di vinificazione e il disciplinare di produzione che obbliga a vendemmiare quando le temperature sono inferiori agli 8 gradi sotto zero,
il grado di ghiacciatura delle uve è ideale e la concentrazione zuccherina particolarmente elevata. La produzione limitata a due sole aziende, Casa Ronsil di Chiomonte e Pelissero di Meana di Susa, ne fa un prodotto altamente ricercato. Il San Sebastiano vendemmia 2007 si presenta splendido nelle tonalità ramate, pregevole all’olfatto con sensazioni di piccoli frutti rossi e bilanciato al gusto nelle componenti di acidità, indispensabile in un ottimo icewine, e dolcezza non eccessiva che lo rende ottimo accompagnamento di dessert con pasticceria secca, ma eccellente con delicati fois gras e formaggi erborinati poco stagionati. I sei elixir artigianali presentati dall’azienda Bernard di Pomaretto (To) e ottenuti dalla macerazione in alcol di erbe e fiori di montagna, rappresentano da oltre 100 anni il must della produzione di questa famiglia che ha visto il crescente successo di un prodotto inizialmente nato solo per il consumo personale. La raccolta manuale di Serpillo, Genzianella, Genepì e altri sette fiori e piante d’alta montagna e la trasformazione in profumatissimi e gradevoli digestivi naturali sono caratteristiche che rendono unici ed ineguagliabili questi rari prodotti di eccellenza condizionati anche dalla disponibilità delle erbe e dei fiori offerti da Madre Natura.
a cura della redazione di
JANNEAU SINGLE DISTILLERy ARMAGNACS: ALLA GUASCOGNA PLATINO, DOPPIO ORO,E ORO
In una recente dimostrazione di grande talento Janneau, l’Armagnac più premiato al mondo, ha ricevuto una medaglia di Platino con il risultato di 96/100 (superlative) dal Chicago Beverage Testing Institute, ed una
Double Gold medal alla San Francisco World Spirit Competition. Questi sono in assoluto tra i pannelli di degustazione più prestigiosi e critici dell’intero settore delle bevande a livello mondiale. I premi sono stati riconosciuti all’ultima creazione della prestigiosa Maison , di proprietà del gruppo Giovinetti: JANNEAU SINGLE DISTILLERy 18 ANNI DOUBLE DISTILLATION,che grazie a
questi prestigiosi riconoscimenti entra di diritto a far parte dell’elite dei massimi distillati mondiali. Il tasting di Chicago tenutosi a Febbraio 2009 ha inoltre attribuito altre 2 medaglie d’oro a Janneau; una nella categoria VSOP (91/100 – exceptional) ed una nella categoria XO (93/100 – exceptional), mentre la competizione di San Francisco a Marzo 2009 ha sancito un ulteriore medaglia d’Oro per il Single Distillery 25 anni Double Distillation. È così che di fatto tutti gli Armagnac Janneau presentati ai tasting hanno ricevuto, come minimo, una medaglia d’oro. Questo straordinario successo riafferma ancora una volta Janneau quale produttore eccellente e punto di riferimento per la qualità dell’ Armagnac. Giovinetti Partners s.r.l. - www.janneau.net
VINITALy 2009 - VILLA SANDI PRESENTA IL CARTIZZENell’area del Prosecco DOC, la viticoltura è un’arte antica che ha modellato il paesaggio insieme allo stile di vita. La passione ha reso possibile la coltivazione anche nelle zone più impervie, come nel caso del Cartizze. (area collinare limitata a 106.8 ha nel comune di Valdobbiadene). Vigneti come giardini, lavorati a mano con tecniche e materiali senza tempo. In questa microzona, baciata da un perfetto connubio fra un dolce microclima ed una terra feconda di antichissime origini, Villa Sandi possiede un vigneto di un ettaro e mezzo, denominato “La Rivetta”. Dalla vendemmia 2008, una prima produzione di 6.000 bottiglie dalla vigna La Rivetta che diventeranno 12.000 fra tre anni, grazie ad un nuovo
le notizie di enogastronomia e turismo
vigneto di recente impianto. In considerazione delle particolari condizioni del terreno, si è deciso di produrre una versione Brut, indicata ad accompagnare l’intero pasto. Un tratto distintivo rispetto alla più classica versione dry abitualmente proposta a fine pasto. Uno specialissimo cru dalle caratteristiche uniche. Sul sommo della proprietà vi è un casale che sarà ristrutturato ed ampliato. Diventerà un piccolo relais fra le vigne composto di tre o quattro suites, destinato ad ospitare i clienti desiderosi di vivere la vita nel vigneto, scandita dall’avvicendarsi dei lavori stagionali, prendendone parte attiva. Il momento clou sarà il periodo della vendemmia. Ad ogni ospite sarà assegnato un filare e potrà così partecipare attivamente a questa pregiata e limitata produzione, di cui avrà una speciale assegnazione di bottiglie. Un’esperienza suggestiva, resa unica dall’ irripetibile magia di vigneti che si susseguono a perdita d’occhio e dove il tempo sembra essersi fermato e dove l’intervento dell’uomo è quasi impercettibile. Villa Sandi - www.villasandi.com
IL RUCHé MONTALBERA ALLA CONQUISTA DELLA GERMANIAMonaco di Baviera, 26-27 Aprile 2009 - Come vendere ghiaccio agli Esquimesi. Eppure il Ruché L’Accento, autoctono del Monferrato, riesce a furoreggiare anche in Germania.
L’occasione per la presentazione ufficiale all’esigente pubblico tedesco è stata la favolosa kermesse eno-
gastronomica di due giorni a Monaco di Baviera (organizzata dalla Gourmet’s International-Merano Wine Festival– selezionatori delle migliori produzioni enologiche italiane) in una
location d’eccezione, il palazzo Kunstlerhau. A proporre il Ruchè, il primo produttore per estensione di vigneti il piemontese Franco Morando orgoglioso del successo riscontrato
in ambito internazionale dalle sue produzioni di nicchia. Grande riscontro di successi per questo giovane ed importante autoctono piemontese dalle grandi speranze, appellato dalla critica tedesca come “il Principe rosso del Monferrato”. L’ultima impressione del produttore al nostro
inviato è stata: “è tutto merito di un rigoroso lavoro in vigna ed un’enologia attenta alle esigenze dei consumatori, vini di gran frutto dall’importante e suadente struttura”.Motalbera - Terre del Ruché - www.montalbera.it
a cura della redazione di
posti come a sigillo della storia che sta dietro la produzione di ognuno. Il sole e il calore della Sicilia, i suoi colori e profumi sono perfettamente espressi dalle caratteristiche e dall’immagine volutamente data alle bottiglie così sobrie e nello stesso tempo eleganti e seducenti. L’amore per la terra unitamente all’ impiego delle moderne tecnologie consentono di ottenere prodotti di alta qualità con caratteristiche tali da appagare le aspettative di ogni consumatore più attento ed esigente”. E Saffico, il nuovissimo bianco I.G.T. Sicilia presentato dalla Casa Vinicola Sicania, ha tutte le caratteristiche per ammaliare i palati più raffinati. Il nome nasce dall’unione in parti uguali di due profumatissimi vitigni, 50% Grillo e 50% Chardonnay, di colore giallo paglierino e con un bouquet intenso, con sentori di frutta matura, alternata a profumi floreali tipici del Mediterraneo. Il gusto è elegante, armonico, piacevole, caldo, inebriante e persistente dovuto all’affinamento in barriques di acacia per 6-8 mesi, il che darà al prodotto la pienezza e dolcezza tipica di questo legno. Servito tra i 12°C e i 14°C, è perfetto con primi piatti a base di crostacei, secondi di zuppa di pesce, con selvaggina o carne bianca, formaggi a pasta morbida. Sviluppa una gradazione alcolica di 13,50° Vol.Cummo - Casa vinicola Sicania s.r.l.www.casavinicolasicania.com
MEDAGLIA D’OROAL VINITALy PER CANTINE PELLEGRINO
Le Cantine Pellegrino vincono al 17° Concorso Enologico Internazionale del Vinitaly la Medaglia d’Oro grazie al Marsala Vergine Riserva del Centenario 1980, uno dei prodotti di punta dell’azienda che si è aggiudicato l’importante riconoscimento nella
categoria dei “Vini tranquilli a Denominazione di Origine – Vini liquorosi”. Vino da meditazione per eccellenza, di colore ambrato e dal sapore secco, asciutto e armonico, viene lasciato invecchiare per oltre venti anni in botti di rovere di Slavonia, ideale con formaggi erborinati eccellente in abbinamento a sigari toscani. Hanno ottenuto la Gran Menzione: il “NES” Passito di Pantelleria Naturale DOC uno dei vini fiori all’occhiello della produzione di Pantelleria pluripremiato in parecchi concorsi enologici. Ottimo con i dolci da forno ma sorprendente con i formaggi
e il grana stagionato oltre 20 anni e il Tripudium Rosso Sicilia IGT 2006, un blend di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Syrah che accompagna bene qualsiasi piatto a base di carne. “Siamo molto felici di ottenere questi riconoscimenti - afferma
le notizie di enogastronomia e turismo
“NIZZA È BARBERA” 2009Sabato 16 e domenica 17 maggio, si terrà la manifestazione “Nizza è Barbera”. L’Enoteca Regionale in collaborazione con la Città di Nizza Monferrato (At), proporrà, sabato 16 maggio alle ore 16, nel Foro Boario di Piazza Garibaldi la manifestazione b&b – Barbera & Bicchieri con il convegno: “SOAVE E BARBERA”
Incontro di realtà storiche tra passato, presente e futuro dedicato al vino bianco “ospite” e la premiazione dei produttori che hanno conseguito due o tre bicchieri per la Barbera sulla Guida ai Vini d’Italia 2009. Alle ore17 si apriranno le degustazioni.
Novità per quest’anno, la collocazione dei punti degustazione nel Foro Boario della centrale Piazza Garibaldi. Sabato 16 maggio dalle ore 17 alle 20 e domenica 17 maggio dalle ore 10 alle 20, in degustazione Barbera di ogni tipologia a Doc del Piemonte; 300 le etichette, comprese le nuove Docg Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato, vendemmia 2008. Con l’acquisto di un bicchiere in vetro serigrafato, a soli 5 euro, si potranno degustare liberamente ed illimitatamente tutti i vini proposti. Presenti le etichette dei produttori della prestigiosa Barbera d’Asti Superiore “Nizza”. Degustazione a cura dei produttori del Soave. In tutte le piazze centrali della città, pro-loco e gruppi ospiti proporranno al pubblico specialità gastronomiche piemontesi e liguri.www.comune.nizza.at.it - [email protected]
SAFFICO - IL NUOVO, INTRIGANTE BIANCODI DIEGO CUMMOL’azienda agricola Sicania ha la sede principale a Canicattì, nella provincia siciliana di Agrigento. È stata fondata nel 2001 da Diego Maurizio Cummo, che ha seguito le orme di suo nonno Diego e del padre Calogero. Dopo aver prodotto per anni vini per altre aziende, Diego Cummo ha deciso di iniziare a realizzare vini con una propria etichetta. Questa cantina siciliana, benché nuova, ha alle spalle una storia e una tradizione radicate nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale. “Il vino si fa con l’amore l’impegno e il cuore” – racconta il titolare – “ecco perché per produrlo bisogna amarlo. Sono questi i sentimenti che ispirano la linea di condotta della nostra azienda, ai quali si aggiungono la tenacia, la caparbietà, la costanza anche di fronte agli ostacoli. Il vino che produciamo riflette in pieno questi sentimenti. I nomi che abbiamo dato ad ogni vino” – continua Diego Cummo – “sono
a cura della redazione di
Benedetto Renda Amministratore Delegato di Cantine Pellegrino - che premiano l’impegno della nostra Azienda per la qualità dei nostri vini”.
Carlo Pellegrino & C. S.p.a. - www.carlopellegrino.it
DA FLORIO TRE NUOVI LIQUOROSI PER L’HO.RE.CA.Bellezza disarmante, paesaggio fascinoso e onirico dove il Mediterraneo si svela con tutta la sua intensità: la Sicilia. Isola di suggestioni liriche dove l’anima mediterranea rivive nella sua forma più autentica e ancestrale e custodisce ogni traccia del passaggio di antiche culture. La Sicilia e le sue isole, piccole perle fertili, sono terre generose dai toni forti, luoghi dove la terra pulsa e dove la vegetazione è rigogliosa e varia. Queste terre, grazie ad un habitat meraviglioso, sono capaci di generare grandi nettari dai profumi unici e inconfondibili. Nascono così, dalla grande sapienza Florio, Ambar, Oxydia e Zighidì i nuovi liquorosi dello storico brand. I prodotti saranno presenti in esclusiva nel canale HORECA da fine maggio. Ambar è prodotto da una selezione delle migliori uve Moscato coltivate nella zona di Noto. Un nettare dal profumo intenso e dal sapore pieno e morbido ricco di piacevoli note di miele di acacia, fichi secchi ed uva passa. Oxydia è figlio delle migliori uve Zibibbo maturate nell’isola al caldo vento africano. Intenso ed aromatico ha profumo e gusto complessi e decisi in cui dominano i sentori di albicocca e di uva passa. Zighidì da dolcissime uve Zibibbo dell’isola di Pantelleria, stese per giorni al rovente sole di fine estate, nasce Zighidì, passito liquoroso. Nel suo profumo ampio e concentrato e nel suo sapore pieno e morbido predominano l’uva passa, la frutta candita ed i fichi secchi.
www.cantineflorio.it
IN ITALIA I MALTI PIÙ TORBATI DI ISLAy: PORT CHARLOTTE PC7 E OCTOMORE REDEMPTIONPresentati al mercato italiano i Whisky di Malto più torbati e intensi dell’isola scozzese di Islay: Port Charlotte PC7 e Octomore Redemption. Port Charlotte PC7, giunto quest’anno alla sua terza release, riprende il nome e lo stile produttivo dell’antica distilleria isolana di Port Charlotte, chiusa nel 1929 e riportata negli ultimi anni alla ribalta dal grande Master Distiller Jim McEwan. Questi, con pignoleria filologica, ha inteso tributare un omaggio personale ai Malti intensissimi che venivano distillati nel piccolo villaggio di Port Charlotte: e lo ha fatto con una serie di edizioni limitate che hanno subito incontrato il favore e l’apprezzamento degli
le notizie di enogastronomia e turismo
appassionati e dei collezionisti di tutto il mondo. Octomore Redemption è invece al suo esordio assoluto: nella sua bottiglia completamente nera, “estrema” nella concezione e nel design, racchiude il Malto più torbato del mondo. Oltre 3 volte più torbato dei Malti più torbati fra quelli conosciuti fino a oggi! La sua degustazione rappresenta
un’esperienza oltre ogni limite percettivo noto, impossibile da confrontare con qualsiasi altro cimento sensoriale e, quindi, letteralmente indimenticabile. Fratelli Rinaldi Importatori - [email protected]
SANTA MARGHERITA IMPORTANTI RICONOSCIMENTIAL 14° CONCORSO INTERNAZIONALE DI PACKAGING - VINITALy 2009Nell’ambito del 14° Concorso Internazionale di Packaging, collaterale al Vinitaly 2009, Santa Margherita ottiene i primi importanti riconoscimenti: Etichetta d’Oro alla Cuvèe di Rosè – Veneto IGT – 2008 per la categoria “Confezioni di vini rosati tranquilli a denominazione di origine e a indicazione geografica” - Menzione speciale alla Cuvèe di Pinot – Veneto IGT - 2008 per la categoria “Confezioni di vini bianchi tranquilli a denominazione di origine e a indicazione geografica”. Le confezioni di vini e distillati iscritte al Concorso sono state sottoposte al vaglio di una commissione di esperti di livello internazionale, presieduta da Gilda Bojardi, direttore della rivista “Interni”. Il Panel di professionisti del design ha svolto l’impegnativo compito di esaminare un numero cospicuo di campioni, visto che sono state 224 le proposte presentate al Concorso. Le etichette premiate sono state sviluppate con la collaborazione dello Studio Idee Materia di Fossalta di Portogruaro nel quadro di un progetto di rinnovamento dell’immagine della cantina. Nel caso dell’etichetta della Cuvèe di Rosè, Santa Margherita ha utilizzato gli strumenti del web 2.0 per coinvolgere direttamente il consumatore nel processo di sviluppo creativo attraverso un sondaggio. Le preferenze espresse sono state pubblicate nel sito www.santamargherita.com e hanno visto alla pari la versione rossa e quella viola; che poi l’azienda ha scelto come la più adeguata al posizionamento del vino. Una decisione vincente alla luce del riconoscimento ottenuto. Santa Margherita s.p.a. - www.santamargherita.com
a cura della redazione di
Le indagini più recenti ci informano che
circa 4 milioni di nostri connazionali
pranzano fuori casa per studio o lavoro.
E altri sono obbligati per cause diverse come i
pazienti degli ospedali. In considerazione di ciò
come cambiano i luoghi del cibo? Da questa
domanda nasce un viaggio che riserva sorprese
e demolisce luoghi comuni. La prima tappa la
dedichiamo, come avrebbe scritto il compianto
Beppe Viola, a “Quelli che… la mia mensa è
meglio del ristorante”. In origine era il baracchino.
Così a Torino chiamavano la classica gamella di
metallo a due scomparti. Dentro si teneva il primo
e la pietanza e nel refettorio della grande fabbrica
si metteva a scaldare in enormi scaldavivande.
Per avere un’idea dell’atmosfera leggete le pagine
che vi dedica Claudio Raineri nel bel libro “Razza
Baracchina”. Si perché in ossequio al detto “dimmi
come mangi e ti dirò chi sei” nella città della Fiat,
“Barachin” è sempre stato sinonimo di operaio.
Per i colletti bianchi provvedevano le trattorie
casalinghe e i bar con cucina, precursori delle
tavole calde e dei fast food. Una nota ristoratrice
mi raccontava dei suoi inizi nel bar paterno
davanti ai cancelli di Mirafiori quando negli anni
’50 e ’60 il lavoro, dopo le colazioni, proseguiva
per le signorine in grembiule nero che uscivano
dagli uffici nella pausa pranzo. Poi vennero le
mense che, passato il tempo dei famigerati
precotti, hanno scoperto il fresco diventando
protagoniste di una vera rivoluzione. Così oggi le
aziende offrono ai dipendenti ristoranti self service
in cui l’attenzione alla varietà delle proposte si
sposa con la qualità degli ingredienti, la cura nelle
preparazioni, la gentilezza del servizio e perfino
una migliore logistica per evitare code. C’è una
riscoperta della dieta mediterranea nelle varie
declinazioni della pasta e delle minestre. I secondi
e i contorni sono gustosi e semplici e una piastra
è sempre in funzione per le carni. L’isola dedicata
alle verdure permette di creare a piacere quelle
insalate che tanto vanno di moda tra le signore
a dieta. Gestite da imprese specializzate nella
ristorazioni collettiva, i moderni ristoranti aziendali
Quelli che… la mia mensa è meglio
del ristorante
Inizia con questo numero un viaggioche ci porterà alla scoperta dei vari luoghi
dove si consuma il cibo. E non necessariamente sono i ristoranti
“”
di Francesco Oriolo
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 342
Autore di vini siciliani
www.carlopellegrino.it Ufficio vendite Tel. +39 0923 719944/47
Distributore esclusivo
Solo Pellegrino ti garantisce la più completa gammadi vini siciliani di qualità. Bianchi, rossi, raffinati blend eautentici monovitigni. Vini Marsala DOC, vini dolci di Sicilia, Vini di Pantelleria DOC e Malvasia delle Lipari DOC. Per ogni pagina di Sicilia da scrivere, c’è un vino Duca di Castelmonte, Cantine Pellegrino o Hauner da poter abbinare. Per i tuoi clienti, per la tua cantina, per te.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 344
hanno puntato sulla qualità. E non soltanto qualità
del cibo. Anche gli ambienti sono gradevoli e
personalizzati. Spesso dedicano aeree riservate
agli ospiti che permettono di trattare affari con clienti
e fornitori senza perdite di tempo in spostamenti
e parcheggi. Inoltre questi “Ristoranti Visitatori”
che condividono con le mense le cucine, sono in
grado di fornire servizi mini di catering, tramezzini,
tranci di pizza, panini, focaccine farcite, cesti
di frutta e piccola pasticceria di ottima qualità.
“Durante i meeting ci rivolgevamo ad un catering
blasonato, poi, una volta abbiamo chiesto alla
mensa interna e da allora non abbiamo più
cambiato”, mi racconta un’amica che dirige il
Marketing Strategico di un’azienda. Lo stesso
accade in Spagna e in Francia, dove ho potuto
assaggiare nei ristoranti aziendali ottimo serrano
e gustose assiette fromage. Nessuna speranza
invece per le “canteens” delle aziende del Regno
Unito dove una tristezza fatta di sandwiches
regna sovrana.
?Vuoi fare centro in pubblicità
Concessionaria esclusiva di pubblicità per l’Italia10137 Torino • Corso Siracusa, 152 • Tel. 011 3119090
Fax 011 3119548 • [email protected]
Organo Uffi ciale della FISARFederazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori
Asti: nuove tipologie in cantina
Nelle cantine da alcuni anni si stanno
sperimentando nuove tipologie di
prodotto che pur mantenendo i caratteri
originali e nel pieno rispetto delle norme del
disciplinare, cercano di valorizzare al massimo le
specificità organolettiche del vitigno moscato. Lo
scorso anno, in manifestazioni qualificate come
Vinum in Alba e Moscato Wine Festival a Torino
le tipologie sopracitate sono state presentate
al pubblico e agli addetti al settore ottenendo
vasti consensi. Lo stesso per il convegno
tecnico-scientifico sugli spumanti organizzato
della Sive (Società Italiana Viticoltura Enologia) in
Franciacorta. In detta occasione il dottor Guido
Bezzo, responsabile del laboratorio analisi del
Consorzio Tutela Asti, ha fatto il punto sulla
situazione con un’interessante relazione. Vediamo
in sintesi le varie sperimentazioni in atto da alcuni
anni, in molte cantine Piemontesi:
Asti a vendemmia tardiva, proposto dalle •
cantine Terre da Vino, sfrutta la maturazione
avanzata dell’uva moscato su pianta per avere
una forte gradazione zuccherina, evitando
di conseguenza l’aggiunta di saccarosio di
barbabietola in fase di spumantizzazione,
ottenendo pertanto un prodotto più concentrato
sul piano degli aromi e dei sapori.
La ditta Gancia, con Asti Modonovo, cerca •
un maggior sviluppo in alcol durante la
spumantizzazione, mentre il prodotto base
precedentemente è conservato anche in
fusti di legno, al fine di ottenere una diversa
Asti docg: dinamismo a tutti i livelli
Dinamismo: è la parola d’ordine che in questo periodo investe tutto il poliedrico mondo dell’Asti.A tutti i livelli e in tante situazioni. Di fatto ne sono
coinvolti produzione, mercato, promozione
“”
di Lorenzo Tablinofotografia photo.net
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 346
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 47
complessità e persistenza di sapori.
Le storiche cantine di Fontanafredda e la ditta •
Redento Dogliotti di Castiglione Tinella, con
l’Asti adatto a lunga conservazione, hanno
sperimentato un prodotto con forte presenza di
sostanze estratte dai lieviti del vino, polisaccaridi
e mannoproteine in particolare, ottenuti grazie
all’affinamento sui lieviti per due mesi. Il progetto
è stato ideato dal prof. Rocco di Stefano, ex
direttore della sezione chimica dell’Istituto per
Enologia di Asti.
Vigne Reali di Strevi propone un Asti ottenuto •
in totale stato di riduzione durante l’intero
processo produttivo, dal trasporto dell’uva,
all’imbottigliamento finale. È caratterizzato da
aromi particolari. Si utilizza neve carbonica,
acido ascorbico e soprattutto si elimina quasi
del tutto l’ossigeno quasi del tutto dal processo
di cantina.
Ci sono poi piccoli produttori che cercano di •
esprimere anche nell’Asti i caratteri specifici dei
terroir ove sono situati i vigneti. Citiamo, tra gli
altri, Dogliotti a Castagnole, Bera a Neviglie,
Marino a Santo Stefano Belbo, Marenco a
Strevi. Le diversità in fatto di composizione
del terreno, unitamente a microclimi variabili
evidenziano Asti con quadri aromatici diversi,
tutti comunque di alto profilo.
Asti metodo classico, ovvero il “Moscato •
Champagne” di ottocentesca storica memoria.
Scomparso negli anni ‘60 del secolo scorso,
oggi è tornato di moda con alcuni produttori
pronti alla sua riedizione. È un prodotto
particolare: il processo produttivo rischioso,
non si usano autoclavi dove si razionalizza
il tutto, dove si possono inserire tecnologie
che controllano il processo e bloccano la
fermentazione. La fermentazione avviene,
infatti, in bottiglia, pertanto gli interventi sono
molto limitati e sopratutto difficoltosi; gli scoppi
del vetro non sono rari. Lo producono soltanto
quattro-cinque cantine.
Asti: come di ottiene?
La qualità dell’Asti inizia nel
vigneto, l’uva è il moscato
bianco di Canelli, darà origine
in cantina, con una razionale
vinificazione, ad un eccellente
vino: il Moscato d’Asti. La zona
di produzione comprende tre
province piemontesi (Asti - Cuneo
- Alessandria) e 52 comuni con
oltre 9000 ettari di superficie
vitata. Da questo vino, con il
processo di spumantizzazione, si
ottiene l’Asti, ottimale espressione
di territorio e cantina. Il processo
di spumantizzazione prende il
nome di Martinotti - Charmat. Un
prodotto di alta classe invidiato
da tutto il mondo in quanto
“unico e irripetibile”. Il vino base,
opportunamente, chiarificato e
filtrato, è immesso in autoclave
unitamente a zucchero, lieviti,
sostanze nutrienti. L’autoclave,
oggi è un moderno recipiente di
acciaio inox, dotato di strumenti
particolari: termometri manometri,
doppie intercapedini, valvole,
agitatori. La presa di spuma dura
un genere 15-20 giorni, Seguono
la refrigerazione e stabilizzazione
del prodotto che sarà filtrato prima
dell’imbottigliamento isobarico.
Il vetro ha accompagnato in ogni momento
il cammino dell’uomo uscito dalle nebbie
della preistoria, sostenuto i suoi passi, il suo
evolversi, assumendo di volta in volta forme e
funzioni sempre in linea
col mutare dei tempi e
con le nuove esigenze
della società civile. E
ha sempre affascinato,
irretito, l’essere umano
per quel non so che
di magico che è
celato nella sua stessa
essenza.
Prodotto naturale per
eccellenza, ha emanato
fin dalle origini una sottile forza d’attrazione, un
fascino ineffabile, in parte dovuto alla sua vaga
rassomiglianza con le gemme preziose, di cui ha
rappresentato, fin dalle epoche più antiche un
surrogato quasi perfetto.
Eppure non è un materiale prezioso (salvo le sue
espressioni più sublimi, il cristallo, i vetri d’arte). È
l’uomo che lo percepisce come tale e lo avvolge
in un alone quasi d’incanto, sedotto dal suo
straordinario polimorfismo, dalla sua capacità di
rinascere e di assumere,
come un camaleonte,
vesti sempre diverse,
mantenendo una
sorprendente vitalità.
Attraverso il vetro
rivive il mito dell’eterna
giovinezza, della
purezza assoluta,
dell’incontaminatezza.
Lo dimostrano i reperti
archeologici vitrei di
civiltà remote che conservano, dopo millenni,
una freschezza sbalorditiva, quasi fossero usciti
da una fornace dei nostri giorni.
Nato dal felice incontro fra la natura e la genialità
dei primi esseri viventi evoluti, questo prodigioso
materiale ha consentito all’uomo, ieri come oggi,
La magia del vetro
Bottiglie e bicchieri in vetro e cristallo per esaltare la civiltà del bere“ ”
di Giancarlo Roversi
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 348
Organo Ufficiale della FISARFederazione ItalianaSommelier Albergatori Ristoratori
Concessionaria esclusiva�di pubblicità per l'Italia10137 Torino • Corso Siracusa, 152tel. 011.3119090 • fax 011.3119548�[email protected]
Nell'ambito del potenziamento della nostra divisione advertising selezioniamo agenti o procacciatori per lavendita di spazi pubblicitari. Il candidato ideale è una persona determinata, dinamica, abile nello stabilire egestire i contatti interpersonali. Costituisce il titolo preferenziale l'esperienza lavorativa maturata presso Agenziadi Comunicazione o Marketing e conoscenza di enologia.Ai sensi della normativa vigente l'offerta si intende estesa ad entrambi i sessi. (L.903/77)
CERCHIAMO PERSONE CHE ABBIANO TALENTO... DA VENDERE!
CONTATTACI PER UN COLLOQUIO!
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 350
di risolvere, senza rischi e con una formidabile
duttilità, una miriade di problemi, da quelli più
semplici e comuni legati alla conservazione di
alimenti, di medicinali e di mille altre sostanze
a quelli più avanzati nel campo della ricerca
scientifica e tecnologica.
Senza contare l’affascinante e quasi prodigiosa
proprietà del vetro di conservare nel tempo
alimenti e altre materie, preservandoli dalla
decomposizione e con assolute garanzie igieniche
e di affidabilità.
Galeno, il grande medico dell’antichità, consiglia
di serbare i farmaci solo in recipienti vitrei “perché
non ricevono impressione nè comunicano alcuna
cattiva qualità”. Anche Ippocrate raccomanda che
tutti i medicamenti fluidi da lui prescritti vengano
conservati in vasetti di vetro.
Proprio per questo il vetro costituisce un
termometro sensibile e sicuro per misurare i vari
stadi del progresso civile e il livello di evoluzione
di un popolo.
Proviamo a immaginare, per un istante, un mondo
senza vetro, cioè senza quei manufatti di uso
comune che pervadono tanti aspetti e momenti
della nostra esistenza, da quelli più semplici e
usuali a quelli tecnologicamente più avanzati.
Dovremmo rinunciare a un’immensità di comfort
col risultato che gli scenari quotidiani ai quali
siamo abituati e una gran parte dei nostri stili di
vita muterebbero drasticamente con un brusco
salto all’indietro nella qualità del vivere.
Pensiamo solo all’arte di imbandire la tavola,
al piacere della convivialità, alla gioia sottile di
assaporare un buon vino. In assenza del vetro il
panorama sarebbe desolante. Non più invitanti
sfilze di bottiglie di varie fogge che custodiscono
www.fisar.eu
www.fisar.com
Shopon-linetutto ciò che vuoi tu è su www.fisar.eu
®
Art. TOTEM personalizzato
cm 85 x 200
Soggetti Totem Borsa rigida per il trasporto con tracolla
Carta e Buste Istituzionali
Nuovi articoli a disposizione delle delegazioni
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 352
gelosamente inebrianti nettari e ne esaltano con
riverberi smaglianti le sfumature cromatiche. Non
più scintillanti e variegate batterie di bicchieri di vetro
o cristallo che reclamano di essere accarezzati e
portati alla bocca per concedere qualche attimo
di estasi. Non più recipienti luminosi e trasparenti
che polarizzano gli sguardi sulle stuzzicanti
ghiottonerie che tengono in serbo... Niente più di
tutto questo. Bensì contenitori di tipo comune - in
terracotta, legno, pelle animale, cartone, plastica
- oppure anche di pregio in ceramica, alabastro,
peltro o metalli preziosi. Materiali tutti che hanno
attraversato il lungo cammino della civiltà e
dell’arte del bere e di conservare i liquidi dal più
remoto passato fino ai nostri giorni.
Ma ve li immaginate in questo mondo senza
vetro come farebbero i sommelier a svolgere
con scrupolo l’esame visivo dei vini, a svelarne
tutti i segreti? Anche le visite alle cantine e alle
enoteche perderebbero un grossa fetta della loro
suggestione, dell’atmosfera di sacralità che le
ammanta.
Ma soprattutto pensate a cosa diventerebbero i
brindisi che danno calore e gioia a un incontro
festoso, a un evento importante: non più il tintinnio
gioioso dei calici che si toccano, ma un suono
sordo, poco gradevole e tutt’altro che propiziatorio.
Così l’intrigante piacere del bere perderebbe molto
del suo fascino, fatto com’è di un mix di emozioni
che coinvolge non solo il palato, ma anche la vista
e il tatto. Scrutare il vino nella sua vivezza, nelle
sue nuance di colori, centellinarlo amorevolmente
nel bicchiere, sfiorarne con le labbra l’orlo
invitante, accarezzarne la superficie ricurva con la
mano diverrebbero sensazioni non più gustabili.
Anche potendo utilizzare coppe o calici d’oro e
d’argento lo scenario non cambierebbe granché.
Il piacere gustativo offerto da un bel gotto di vetro
o cristallo è insuperabile. Anche perchè in un
contenitore di metallo prezioso non si percepisce
la tonalità del vino se non guardando la superficie
che per altro perde ogni sfolgorio. E poi, a detta
degli intenditori, il suo sapore risulterebbe falsato,
più metallico, diverso da quello autentico, mentre
solo il vetro è in grado di garantirne la fedeltà
all’originale in quanto assolutamente neutrale.
Ma allora è il vetro o il cristallo a rendere più buono
il vino che serba per l’assaggio? Certamente.
Infatti anche un vino non entusiasmante viene
esaltato se delibato in un calice elegante mentre,
al contrario, un vino con tutti i crismi dell’eccellenza
rischia di non esprimersi al meglio se bevuto in
un bicchiere dozzinale, peggio che mai se non
di vetro o cristallo. È un po’ quel che avviene per
il caffè bevuto in una tazza di ceramica rispetto a
quello sorbito da un bicchierino di plastica.
Ma lo stesso discorso, al di là dei vini e delle altre
bevande alcoliche o meno, vale per tutti i cibi
conservati. Pensiamo alla differenza di sensazioni
che si provano di fronte a luminosi vasetti di vetro
che racchiudono, non so, dei filetti di tonno o dei
carciofini o pomodori sottolio o una salsa tipica
- che catturano subito l’attenzione con i loro
invitanti colori - rispetto a una scatoletta di latta o
a un barattolo di plastica che fanno del prodotto
conservato una specie di oggetto misterioso.
Ma oltre alla sua impareggiabile trasparenza
e visibilità, condizione primaria di garanzia di
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 53
quanto racchiude al suo interno, il vetro, grazie
alla sua sorprendente polivalenza e riciclabilità,
continua portare il suo contributo per migliorare
la qualità della vita in tutti i settori, riuscendo a far
convivere armoniosamente i valori dell’ecologia
con le esigenze della tecnologia: una specie di
quadratura del cerchio!
Inoltre, essendo un prodotto naturale e recuperabile
non deturpa l’ambiente, mentre altrettanto non
si può dire dei suoi eventuali sostituti, materie
plastiche in testa, che costituiscono una delle
più preoccupanti fonti di inquinamento, sia
sotto l’aspetto produttivo che sotto quello dello
smaltimento dei rifiuti.
Oltre che per l’uomo e l’ambiente, non
mancano grossi vantaggi anche
dal punto di vista economico
data la capacità del vetro di
autorigenerarsi con un minimo
dispendio di risorse, sfruttando
quella formidabile ricchezza che
è rappresentata dal riciclaggio
degli scarti vetrosi.
Assume quindi un’eccezionale rilevanza il
problema di una maggiore sensibilizzazione e
consapevolezza dei cittadini alle tematiche del
recupero. Perchè dal vetro si crea sempre vetro.
Dall’antichità ad oggi si snoda un invisibile filo
conduttore che si proietta verso il futuro: nei nostri
oggetti vitrei si cela certamente una infinitesima
parte di quelli più antichi, così come nei manufatti
di domani si troverà una piccola traccia a di quelli
di oggi, della nostra storia, una storia infinita.
Rispetto alle altre materie usate
per il packaging, il vetro possiede
almeno tre grosse chance sotto
il profilo ecologico: non è fonte
di inquinamento perchè formato
di materiale chimicamente inerte;
è riciclabile; è riutilizzabile per
successivi reimpieghi. Una
bottiglia può servire per almeno
un centinaio di riutilizzazioni
senza generare rifiuti.
Nessuna materia è in grado di
gareggiare col vetro. I suoi rottami
tornano in fornace per essere
rifusi e produrre nuovi manufatti
che, oltre a conservare inalterate
le caratteristiche fisico-chimiche
originarie, possono alimentare
all’infinito un processo di riciclo
senza alcuno scadimento
qualitativo. Col riciclaggio del
vetro, accanto all’azione di
salvaguardia dell’ambiente, è
possibile realizzare non solo
un consistente risparmio delle
materie prime di base (sabbia
silicea, soda, carbonato di
calcio) che entrano nel processo
produttivo, ma anche un forte
alleggerimento dei consumi
energetici.
Un’aggiunta del 10% di rottame
nella fase di vetrificazione fa
ottenere, in termini di energia
totale, un risparmio medio di circa
il 5% che può raggiungere punte
del 25% se il vetro riciclato tocca
l’80%. Minori consumi di materie
prime e di energia significano
anche protezione del territorio
e aria più pulita, ma anche una
cospicua diminuzione sia della
massa di rifiuti solidi urbani, sia
dei costi necessari per il loro
smaltimento nonché minori
immissioni nell’atmosfera dei gas
sprigionati dagli inceneritori.
La risorsa vetro
Un detto di molti anni fa diceva che l’Umbria
è il cuore verde d’Italia, e a pensarci
bene un suo fondamento di verità c’è. La
natura è la padrona incontrastata, come lo sono
le dolci colline che caratterizzano tutta la regione
e sappiamo che il terreno collinare per la vite è
uno dei requisiti fondamentali. Per contro però è
l’unica regione centro meridionale non toccata dal
mare e gli influssi mitiganti di questo sul clima si
fanno sentire: estati calde e inverni abbastanza
rigidi. Piccola eccezione è la zona del lago
Trasimeno che con i suoi 128 chilometri quadrati
di estensione, il quarto lago d’Italia, bene o male
riesce a recuperare questo importante elemento
che contribuisce a una perfetta maturazione
dell’uva. Quasi tutta la zona collinare intorno al
lago rientra nella doc Trasimeno. Una doc che sta
emergendo sempre con maggior vigore proprio
in questi ultimi anni.
Ma prima di addentrarci nei particolari vediamo
un po’ di storia. L’Umbria, come del resto tutte
le regioni centrali, fa riferimento alle sue origini
vitivinicole agli Etruschi. In tutta la sua storia
l’elemento che ha caratterizzato questa regione
fino quasi ai giorni nostri, fine anni ottanta, è dato
da una coltivazione promiscua, non regolamentata
e non particolarmente sviluppata. Infatti i sistemi
di impianto erano collocati su strette file, uno o
due al massimo tra un campo e l’altro e molte
volte erano sostenute da alberi (vite maritata
o alberata). Non esistevano vere e proprie
estensioni territoriali, la viticoltura era considerata
solo un complemento alla sopravvivenza della
popolazione locale. È dagli anni novanta in poi
che si è creduto che oltre all’olio, altra risorsa
importante, il vino poteva essere un prezioso
protagonista di questa regione. Si cambia il
sistema di impianto, si abbassano le rese e si
valorizzano le zone più vocate. In questa ottica si
inserisce la doc Colli del Trasimeno o Trasimeno;
a dire il vero una doc un po’ offuscata dalle sorelle
più famose, Montefalco, Torgiano, Orvieto ma
con una sua identità abbastanza precisa, almeno
nelle intenzioni dei loro produttori.
Una delle regioni più verdi d'Italia:
l'UmbriaPiccole realtà che riservano
piacevoli sorprese all'appassionato di vino:la Doc Colli del Trasimeno“
”
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 354
di Luca Iacopini e Massimo Bracci
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 55
Nasce nel 1972 e poi ha avuto un’importante
modifica nel 1998. Attualmente comprende
ben 14 tipologie di cui diverse che prevedono il
monovitigno tipo: Trasimeno Grechetto, Merlot,
Cabernet Sauvignon, Gamay. Alcune come il
Cabernet Sauvignon e il Gamay sono previste
anche nella tipologia riserva. I comuni che
comprendono la doc sono: Castiglione del Lago,
Paciano, Panicale, Magione, Passignano sul
Trasimento, Tuoro sul Trasimeno e in parte quelli
di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro.
Nonostante si sia voluto dare con questo
disciplinare ampia scelta ai produttori nei vitigni e
nelle tipologie, ricordiamo che esistono nei Colli
del Trasimeno quasi tutte le tipologie, rosato,
vin santo, spumante, novello, ecc. , solo poche
tipologie hanno una produzione di rilievo. Da
recenti statistiche di produzione le più scelte
sono la tipologia rosso, bianco e Gamay. Il rosso
prevede l’apporto del Sangiovese per il 40% a
seguire il Ciliegiolo, Gamay, Merlot e Cabernet
Sauvignon, soli o congiuntamente per almeno
il 30%, per la parte rimanente sono previsti altri
vitigni minori autorizzati. Per il bianco abbiamo il
Trebbiamo (40%) e poi congiuntamente o soli,
il Grechetto, Chardonnay, Pinot bianco e Pinot
grigio per la rimanente percentuale.
Vogliamo evidenziare alcune identità della doc
che emergono da un disciplinare così ampio, e
sostanzialmente sono due: la tipologia Gamay
per il rosso e la tipologia Grechetto per il bianco.
Cominciando dal Gamay: le origini di questo
vitigno presente sul territorio da oltre un secolo,
sono un po’ confuse e il nome contribuisce
non poco a questo. Anzitutto il nome corretto è
Gamay del Trasimeno o Gamay Perugino e non
ha nulla a che vedere con il più famoso Gamay
francese coltivato nel Beaujolais, né tantomeno
con il Gamay coltivato in Valle d’Aosta. Sul perché
venga allora chiamato come l’omonimo francese
molto probabilmente ci dobbiamo orientare sul
fatto che i vigneti come descritto in precedenza
erano coltivati ad alberello, lo stesso sistema di
allevamento usato appunto nel sud della Francia
come il Gamay. Recenti studi hanno stabilito
che questo vitigno ha moltissime somiglianze
al Cannonau Sardo, al Tocai rosso Veneto e
alla Grenache francese. Nonostante questa più
precisa identificazione si è deciso di continuare a
chiamarlo ugualmente Gamay ma con l’aggiunta
del suffisso Trasimeno proprio per richiamare e
identificare la realtà viticola umbra. Il vino che ne
risulta una volta era utilizzato in assemblaggio con
altre uve per apportare colore e corposità, ora
la nuova tendenza in purezza ci dà sempre un
vino di buon corpo e con una buona capacità di
invecchiamento.
Per il Grechetto invece le origini toponomastiche
fanno subito pensare alla Grecia, e in parte alcuni
coloni greci hanno forse contribuito all’inserimento
in Umbria di questa vite, ma nel Medioevo con
il termine Grechetto si intendeva anche un vino
bianco assemblato con vitigni diversi tra loro.
Recenti studi hanno alla fine individuato due
cloni: il Grechetto di Orvieto e il Grechetto di Todi,
ambedue coltivati anche nella zona del Trasimeno
ma con una maggiore predominanza sul clone
di Orvieto. Il vino ha una buona struttura e una
varietà di profumi intensi e eleganti.
Per la nostra degustazione ci siamo affidati
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 356
Veduta del Lago Trasimeno
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 57
all’Azienda Duca della Corga, una delle aziende
più emergenti sul lago del Trasimeno situata
a Castiglione del Lago (Pg). Abbiamo voluto
degustare il “Trasimeno doc Gamay Divina Villa
del 2007”, vino di fascia media, 100% Gamay
perugino con una gradazione alcolica di 15°. È un
vino limpido, rosso rubino e intenso. Avvicinando
il bicchiere al naso si percepisce dei profumi
intensi e schietti di una gradevole finezza con una
amplia gamma; in un primo momento sentiamo
subito ciliegie e amarene mature quasi sotto
spirito, ma facendo ossigenare il vino all’interno
del bicchiere, i profumi si trasformano in piccole
bacche di sottobosco, come il ribes, e note
speziate eleganti, ricordiamoci la sua gradazione.
In bocca dopo una prima nota alcolica si presenta
con un buon corpo, caldo, lascia le papille
gustative molto asciutte; nel complesso un vino
mediamente equilibrato tendente alla morbidezza,
visto la sua alcolicità, ha un tannino fine e una
persistenza medio-alta anche se rimane all’interno
della bocca un residuo amarognolo. Va servito
a 16° gradi e può accompagnare selvaggina di
piume e pelo di piccola taglia, o con formaggi di
media stagionatura. Abbiamo degustato anche il
“Colle Trasimeno doc Grechetto Nuricante 2007”
sempre della stessa azienda. Si presenta con
un colore paglierino limpido molto trasparente;
i profumi sono intensi, schietti e fini. Definiamo
questo vino sottile, sentiamo note di frutta bianca
e note floreali. In bocca è caldo e rotondo, secco,
dove si confermano i profumi olfattivi. Prevale
sicuramente la morbidezza visti i suoi 14° alcolici.
È da servire a 12° e accompagna preparazioni di
pesce al forno o leggermente saporiti, formaggi
freschi o carni bianche. Sicuramente questi vini
sono stati una buona sorpresa visto il rapporto
qualità-prezzo.
Un ultimo aspetto che ci permette di completare
il quadro su questa doc riguarda i produttori
e più precisamente la loro provenienza. Infatti
abbiamo un’importante rappresentanza straniera,
soprattutto dal nord Europa, e questo è
abbastanza curioso e interessante pensare come
persone di altre nazioni innamorate del luogo e
forse per cercare una vita meno frenetica e più a
misura d’uomo, nello stabilirsi qui, abbiano scelto
come primo passo proprio quello di piantare la
vite, un gesto così antico e primordiale che ogni
civiltà nei secoli ha sempre perpetuato. È forse
nel nostro DNA a prescindere dalla nazionalità?
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 358
in l ibreriaCoccodè - Il marketing-pensiero di Oscar FarinettiAutore: Oscar farinetti Editore: Giunti
Questo libro racconta i primi due anni di storia di EATALy attraverso la sua comunicazione. A questo proposito EATALy si presenta come un’azienda anti-modello perché tutti i suoi processi, invece di sfociare nella comunicazione come sarebbe di prassi, partono proprio da questa e a ritroso vengono creati in modo da essere coerenti. Un eccezionale documento che testimonia il percorso di un originale metodologia di marketing. Piccole aziende artigianali, in larga parte della rete dei Presidi del gusto, offrono prodotti di altissimo livello, spesso introvabili, se non in alcuni negozi dove sono venduti a prezzi frequentemente inavvicinabili, quindi a disposizione solo di una cerchia di privilegiati. È il più grande super-mercato del mondo dell’enogastronomia di qualità, dove poter comprare, mangiare, bere e studiare le eccellenze della produzione alimentare italiana. EATALy è nata con l’intento di dimostrare che, in realtà, anche i prodotti di alta qualità possono essere resi disponibili per un largo numero di persone.
Il Veneto, noialtri e il vinoAutore: Andrea Zanfi. Fotografie Giò MartotanaEditore: Carlo Campi Editore
È un “corposo” volume di 360 pagine che si presta a due distinte letture: una con cui è possibile scoprire l’anima del territorio vitivinicolo veneto, descritto e interpretato dall’autore con metodologia inusuale e originale e con tocchi personali di grande vivacità e verità, l’altra, più “tecnica” dove l’appassionato potrà attingere informazioni complete sulla produzione, le fasi di vinificazione, le migliori annate dei vini selezionati e molto altro... Un libro da leggere, da consultare, da tenere in biblioteca, ma anche semplicemente da sfogliare e da gustare con gli occhi; un nuovo ed importante tassello che consente a tutti i lettori, siano essi semplici appassionati o professionisti del mondo del vino, di avere una fotografia dettagliata del movimento enologico veneto e dei suoi protagonisti.
Tra le stelle della ristorazionebrillano i tastevin della Fisar
Les Etoiles de la Gastronomie - Costa Luminosa 4 maggio 2009 - Cena di gala in onore dei Ristoranti Stella Michelin
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
news dal Mondo
60
Tutti soddisfatti al termine della prima edizione della Borsa dei vini e dei prodotti agroalimentari della provincia di Caserta. I produttori: sono state ben 21 le aziende presenti, rappresentative del comparto vitivinicolo della Provincia, che hanno visto nella Borsa l’opportunità di essere le protagoniste di un incontro tutto riservato a loro, di stare insieme per poter parlare ed esaminare la possibilità di fare sinergia per affrontare unite il mercato. Gli operatori italiani e stranieri hanno apprezzato molto il modo in cui è stato organizzato l’evento. È stato possibIle entrare in contatto, in breve tempo con una selezione interessante di prodotti, avere la completa attenzione del produttore, sottolinea l’importatore del mercato nordico che ha scoperto in questa occasione la qualità dei nostri vini, interessanti per la sua realtà.Gli organizzatori, Agrisviluppo, azienda speciale della Camera di Commercio e la delegazione provinciale della Fisar (Federazione Italiana Sommelier Ristoratori Albergatori). Sottolinea Giuseppe Falco, presidente di Agrisviluppo, adesso con questa prima esperienza è partito un messaggio forte, il vino Caserta può diventare un marchio, perché il rapporto tra qualità e prezzo è eccellente, esiste una pluralità di etichette adatte a soddisfare le esigenze del mercato. Non resta che andare avanti e crederci.Per Carlo Iacone, presidente della delegazione Fisar di Caserta, le aziende hanno colto lo spirito
della manifestazione; Vittorio Ama Cardaci, presidente nazionale Fisar, entusiasta del successo e dell’ottima qualita’ dei prodotti che ha avuto modo di degustare.
Un ruolo importante è stato svolto dalla struttura che ha ospitato la Borsa, Villa Maria Cristina, elegante dimora al centro di Caserta: ha offerto la giusta atmosfera per una tranquilla degustazione, per un incontro privato e per stare insieme godendo della tranquillità degli
ambienti. In questi giorni abbiamo lavorato per Voi, per farvi sentire in famiglia. - commenta il proprietario - Spero che questo sia l’inizio di un futuro di gruppo per andare lontano.Sono state 21 e aziende partecipanti e precisamente Alepa di Caiazzo, Fattoria Colle Sasso di Galluccio, Telaro di Galluccio, Castello Ducale di Castel Campagnano, Della Valle Jappelli di Caserta, Masseria Felici di Carano di Sessa Aurunca, Fattoria Selvanova di Castel Campagnano, Azienda Agricola S. Teodoro di Galluccio, Tenuta Adolfo Spada di Galluccio, Viticoltori del Casavecchia di Pontelatone, Fattoria Prattico di Rocca d’Evandro, Villa Matilde di Cellole, Regina Viarum di Falciano del Massico, Bianchini Rossetti di Caserta, Vinea Li Paldi di Raviano, Palummo di Salerno, Vestini Campagnano di Caiazzo, Trabucco di Carinola, Masseria Starnali di Galluccio, Crapareccia di Piana di Monteverna, Consiglio di Carano di Sessa.
Un successo alla Borsa dei Vini di Caserta
Notizia inviata dalla Delegazione di Caserta
news dall'Italia
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 61
Anteprima Bardolino 2008: quando il successo supera le previsioni
Notizia inviata da Paola Giagulli - Ufficio stampa Consorzio Tutela Vino Bardolino doc
Oltre ogni previsione: la prima edizione dell’Anteprima del Bardolino e del Chiaretto svoltasi domenica 8 marzo alla Dogana Veneta di Lazise, sul lago di Garda, ha registrato un superafflusso per tutta la giornata. I numeri sono significativi: 64 aziende espositrici, più di 2000 bicchieri distribuiti, oltre 1500 bottiglie stappate.Di scena c’era l’annata 2008 sia del Bardolino che della sua versione rosata, il Chiaretto: “Abbiamo voluto quest’Anteprima - sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giorgio Tommasi - perché siamo convinti che l’annata 2008 sia davvero di grande qualità, con una serie di vini che mettono in luce la tipicità del Bardolino, un aspetto che è stato colto dai giornalisti, dagli operatori e dai consumatori che hanno partecipato al nostro primo Banco d’Assaggio a Lazise”. Una tipicità che ha tra i suoi elementi fondamentali un bouquet che ricorda il piccolo frutto (lampone e fragolina di bosco nell’area di produzione verso nord, ciliegia soprattutto a sud) e le spezie (chiodo di garofano e cannella) ed una considerevole freschezza a tratti quasi salina al palato, tutte caratteristiche che fanno del Bardolino un vino di eclettica abbinabilità sulla tavola. “E poi i giornalisti presenti - sottolinea Tommasi - hanno rilevato come il Bardolino sia tornato a proporsi con il suo colore più classico: un rosso rubino brillante, ma non particolarmente
carico”. Quanto al Chiaretto, si conferma un rosé di grande fascino, succoso di frutto di bosco e adatto ad essere servito anche come aperitivo, oltre che in accompagnamento alla cucina primaverile ed estiva. “Il Chiaretto a distanza di anni l’ho trovato molto migliorato, molto più profumato ed anche più conservabile” ha osservato a Lazise l’attore Sergio Vastano, che sulla rete televisiva 7 Gold conduce la trasmissione “Sapori d’autore”.
Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Lazise, Renzo Franceschini: “Lazise - ha detto - è nel cuore dell’area di produzione del Bardolino, e siamo lieti di aver potuto ospitare questo evento, che ha dimostrato come il Bardolino e il Chiaretto abbiano tutti i requisiti per mettere assieme
tradizione e modernità”.A Lazise, in occasione dell’Anteprima del Bardolino 2008, ha fatto il proprio esordio anche il nuovo risotto veneto creato da Gabriele Ferron per riunire in un unico piatto le tipicità veronesi: il riso Vialone Nano Veronese igp, il formaggio Monte Veronese dop, l’olio extravergine d’oliva Garda dop, il Radicchio Rosso di Verona igp. E successo hanno riscosso anche le tre stagionature del Monte Veronese, pure in assaggio per i frequentatori della rassegna: in sala il nuovo presidente del Consorzio di tutela del Monte Veronese dop, Ezio Dalla Valentina.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
news dall'Italia
62
Si è svolta allo Sheraton Catania Hotel, a cura della locale Delegazione di Catania, una degustazione di Champagne millesimati dal 2004 al 1986 condotta dal dottor Roberto Beneventano, già Ambasciatore dello Champagne in Italia; lo scopo dell’evento era quello di testare la “tenuta” nel tempo di questi vini. Il dottor Beneventano ha presentato preliminarmente e con dovizia di dettagli, il territorio della Champagne, un terreno unico, soffermandosi a descrivere la Montagna di Reims, la valle della Marna, la Còte des Blancs e la Còte des Bars. Quindi l’assemblage dei cru e delle annate, ovvero la pratica di unire sapientemente i vini ottenuti da diversi vitigni e di vendemmie precedenti (nella ipotesi di cuvèe, ovviamente). Iniziato l’assaggio accompagnato dal racconto di ciascuna annata e della Maison, si potevano cogliere le diversità delle sensazioni: solo osservandoli con attenzione, si riescono ad apprezzare i vari aspetti che ci parlano delle diversità dei vini di Champagne, le cui famiglie sono quattro: lo Champagne di corpo, sensuale, possente, strutturato e intenso; lo Champagne di spirito, vivace delicato e leggero; lo Champagne di cuore, generoso ed equilibrato; lo Champagne d’anima, maturo, complesso e ricco. In poche parole e per dirla con i francesi: dall’arte di vivere
all’arte di fare. Man mano che la narrazione si dipanava, assaggio dopo assaggio, millesimo dopo millesimo, la platea di attenti degustatori restava affascinata dalla incredibile freschezza che riuscivano ancora a donare questi vini, fino alle bottiglie più mature, dove il liquido cominciava a cedere il passo a lievi note di ossidazione nobile, ma godibilissima, con note accattivanti di vaniglia e pasticceria. Questi sono stati i protagonistidella degustazione:1. Champagne Vieille France Cuvée Brut
Millesimé 2004 2. Champagne Paul Louis Martin Cuvée Grand
Cru Blanc de Noirs Millesimé 2004 3. Champagne Steinbrück Cuvée Brut
Millesimé 2003 4. Champagne Bricout Cuvée Brut Millesimé 2001 5. Champagne Paul Louis Martin Cuvée Grand
Cru Millesimé 2002, en magnum 6. Champagne Paul Louis Martin Cuvée Grand
Cru Millesimé 2000, en magnum 7. Champagne Vieille France Cuvée Brut
Millesimé 1998 8. Champagne Bricout Cuvée Brut
Millesimé 1997 9. Champagne Steinbrück Cuvée Anniversaire
Millesimé 1996, en magnum 10. Champagne Bricout Cuvée Brut Millesimé 1990 11. Champagne Vieille France Cuvée Vincent
Brut Millesimé 1986
La serata si è conclusa abbinando i sopraelencati vini alle squisitezze appositamente preparate da Saverio Piazza, executive chef del ristorante Il Timo.
A Catania una grande degustazione di millesimati di Champagne
Notizia inviata dalla Delegazione di Catania
news dall'ItaliaArezzowine 2009
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 63
Si è conclusa in maniera positiva la Manifesta-zione ArezzoWine 2009, una kermesse che ha visto nei tre giorni di apertura numerosi operatori del settore enogastronomico e buyers avvicinarsi ai banchi di degustazioni delle Aziende espositri-ci, ma soprattutto partecipare ai numerosi forum e degustazioni messe in calendario.La Fisar attraverso la Delegazione Valdichiana, ha organizzato l’accoglien-za allo stand Fisar e gli eventi all’interno del pro-gramma ufficiale:Sabato 28 Febbraio: “La cultura del bere per il ri-spetto della vita” tema le-gato all’uso moderato del bere. Il forum ha visto la partecipazione del Dott. Sergio Pintaudi respon-sabile reparto di rianima-zione dell’ospedale Gari-baldi di Catania, che ha illustrato i risultati di un indagine effettuata su un numero campione di aspiranti Sommelier durante la fase di degustazione in una lezione del corso di formazione. I risultati di questa indagine, sono tuttora motivo di approfondimento per cercare di superare il fattore “soggettivo” sotto l’aspetto del metabolismo, per meglio valutare i tempi di picco massimo e successivo smaltimento della percen-tuale di alcool presente nel sangue. Entro poco tempo ha annunciato Pintaudi saremo capaci di capire meglio il problema, anche aumentando il numero dei sommelier campione e confrontando la componente sesso (maschi e femmine) tra di loro.Il Dott. Claudio Galletti Presidente dell’Enoteca Italiana di Siena ed Assessore Provinciale alle Politiche Agricole di Siena, ha tracciato un profilo
del problema del “Sabato sera” legato non tanto all’abuso del vino, quanto piuttosto all’abuso di superalcolici e componenti diverse quali la stan-chezza, l’uso di droghe, stress, ecc. Tutte queste componenti fanno sì che si assista impotenti a disgrazie settimanali, criminalizzando il vino e pa-ragonandolo in senso generale allo “sballo”.Questo tema è stato ripreso dal Dott. Luca Gat-
tavecchi produttore in Montepulciano e molto legato al territorio. Ogni bicchiere di buon vino non è solo una bevan-da, ma un mix di storia, cultura e tradizione; nel bicchiere si ritrova la vita ed il piacere, quindi è impossibile che sorseg-giando e degustando un vino si arrivi per assurdo alla morte. Chi compren-de il vino non ne abusa
mai perché l’abuso è sinonimo d’ignoranza e in-sicurezza.Sull’uso e abuso è intervenuto Nicola Masiello Vice Presidente Fisar, spostando l’attenzione sui corsi di formazione per sommelier Fisar, fin dal-la prima lezione, dove si parla della figura e della storia del Sommelier, cercando di far compren-dere ai corsisti il valore del vino ma soprattutto il modo di conoscerlo, capirlo, proporlo come va-lore aggiunto della tradizione. Sono queste le fasi attraverso le quali si arriva all’uso moderato ed al piacere del vino. Il termine abuso non compare nel vocabolario fisariano e quindi non ci appar-tiene.Il Dott. Amedeo Esposito nella doppia veste di Delegato e Presidente del Consorzio Vini Valdi-chiana, ha sottolineato come i produttori associati
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
news dall'Italia
64
siano sensibili al problema che è visto come un nemico e quindi va cercato il modo per sconfig-gerlo, attuando una campagna conoscitiva dove i produttori hanno un ruolo importante in quanto ne va del loro lavoro e dei loro sacrifici. Già oggi molte aziende lavorano a questo progetto di co-noscenza, raccogliendo timidi ma significativi se-gnali in positivo.Domenica 1 Marzo:L’evoluzione del Sangiovese nelle tre doc Aretine: Pietraviva, Valdichiana, Cortona.Degustazione guidata di tre Sangiovese in purez-za e tre Sangiovese in uvaggio.La degustazione guidata dal Vice Presidente Ma-siello Nicola è stata preceduta da una piccola introduzione al sangiovese come vitigno e come vino, evidenziandone la tipicità regionale quale vitigno principale di tante ed importanti denomi-nazioni e mettendo in evidenza le caratteristiche uniche del sangiovese ritenuto croce e delizia di molti enologi e produttori. Naturalmente il vino sangiovese oltre alle caratteristiche genetiche ri-sente in modo particolari dei fattori legati al terri-torio, quali composizioni dei terreni, esposizione, clima ecc. che si riscontrano nel comprensorio delle tre denominazioni. A tale riguardo, molto interessanti sono risultate le relazioni del Dott. Amedeo Esposito quale Pre-sidente del consorzio vini Valdichiana e del Dott.
Fernando Cattani Presidente del consorzio Vini Cortona.
Vini in degustazione
Sangiovese in purezza:
Valdichiana Sangiovese doc 2008Az. Agr. Casali in val di Chio
Cortona Sangiovese doc San Dardano 2006Az. Mezzetti
Pietraviva Sangiovese doc 2005Az. Agr. Prato al sole
Sangiovese in uvaggio:
Valdichiana rosso doc Bricco del Gnicche 2007
Cantina vini tipici dell’Aretino
Cortona Sangiovese doc 2007Az. Agr. La Calonica.
Pietraviva rosso doc 2006Fattoria di Presciano
Lunedi 2 Marzo:Presentazione dell’annata 2006del Vino Nobile di Montepulciano.La degustazione riservata solo ad operatori è sta-ta guidata dal responsabile del Centro tecnico Nazionale Fisar Alberto Giustarini, ha visto oltre la parte tecnica, un'appendice di carattere storico-culturale sulla produzione del Vino Nobile per far comprendere al meglio la storia di un grande vino dell’enologia Italiana anche ai numerosi buyer pre-senti.
I vini degustati:
Azienda Agr. Dei,Azienda Agr. Gavioli, Azienda Agr. La Calonica,Azienda Agr. Poggio alla Sala
Notizia inviata dal Vice Presidente Nicola Masiello
in famigliaLa FISAR Pisana consegna gli attestatidi 2o livello
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 65
Enogastronomia di ottimo livello a “Le Logge” di Orzignano a San Giuliano Terme. La delegazione fisariana pisana ha organizzato una eccellente serata di gala per la consegna dei diplomi di 2° livello. Il titolare, Gianfranco Agostinelli, che ha rilevato la moderna struttura da meno di un anno e rinnovato il locale adeguandolo alle richieste di una clientela sempre alla ricerca di qualità innovativa ma di sapori legati al territorio, ha delegato la cucina allo chef Alessandro Salvadori, che, dopo essersi diplomato alla Scuola Alberghiera Pisana, ha maturato una grande capacità interpretativa nei più rinomati ristoranti della tradizione culinaria pisana. Si è iniziato con una profumata insalata di finocchi sottilmente tagliati e spicchi d’arancia con code di gambero piastrate insieme a gherigli di noce abbinata ad un vivace Prosecco Valdobbiadine dell’Azienda Vinicola Serena di Conegliano, che ha accompagnato anche il successivo tortino, impiattato con somma maestria, di polenta gratinata con baccalà alle patate e crema di ceci. Delicati gnocchetti di patate in salsa di mare, con cozze, capesante, pesce di scogli, polpo, orate e mormore, aromatizzata ai porri e successivi Maccheroncini, fatti al torchio, al tonno rosso,insaporiti da una eccezionale salsa alla siciliana di melanzane, uvetta, pinoli, carote, Pachini, peperoncino e spruzzata di prezzemolo, hanno deliziato i palati in un tripudio di sapori e
profumi, esaltandone le sensazioni grazie ad un Trebbiano in purezza Umbria IGT, Terre Auree 2007 della Azienda vinicola Cantina dei Colli Amerini, un bianco di corpo che ha espresso profumi intensi e grandi sentori di mela bianca. Il successivo Filetto di rombo in crosta di patate con passata di broccoli e pomodorini Pachino spaccati a metà è stato veramente apprezzato per la perfetta cottura al forno il cui velo di patata croccante donava piacevolezza alla bocca, che veniva ripulita da un superlativo Terre di Chieti IGT, Pecorino Riseis 2008 dell’azienda Agriverde di Ortona, grazie ai suoi 13 gradi in volume. Per finire, è stata servita una delicatissima Crostatina alla crema con rondelle di banana caramellate e specchio di salsa di vaniglia, la cui sublime bontà ha coronato in degna maniera il pantagruelico menu, che ha visto servire, come bicchiere della staffa, un calice di Moscato di Gianni Doglia 2008 di Castagnole Lanza dai perfetti sommeliers Nadia Lecci e Santino Dragà. Tantissimi gli applausi e congratulazioni al momento della tradizionale consegna del gagliardetto Fisar al titolare da parte del responsabile dei Sommeliers Liana Benini, che ha ringraziato lo Chef e la Brigata di cucina, il Capo sala Gabriele Spinello ed il Rango di servizio, chiudendo la bellissima serata in un partecipato clima di gioiosa soddisfazione dei commensali.
Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e litorale
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
in famiglia
66
Il Vin Santo, in Toscana, è qualcosa di unico, una tradizione tramandata oralmente: «Così faceva il mio nonno», dicono i contadini più anziani. Era il vino dell’amicizia che ha risentito poco delle innovazioni. Era anche il vino che veniva offerto in un piccolo bicchierino a conclusione di un affare.Pistoia, fino a pochi anni or sono era considerata la capitale del florovivaismo. Ora è nota anche per la produzione vinicola e, per essere più precisi, del Vin Santo del Chianti Doc (Trebbiano 80%, Malvasia 20%) prodotto dalla «Azienda Agricola Marini Giuseppe». La delegazione Fisar di Pistoia ha sempre creduto in questa tipologia che ha seguito nella sua crescita. All’ultima presentazione hanno preso parte esperti e tecnici ai quali sono state proposte in degustazione le tre migliori annate: 2003, 2000 e 1997 Riserva che si sono tutte aggiudicate la «Gran Menzione Speciale» al Concorso Enologico Internazionale di Verona. Oltre all’annata 2005 (atta a divenire) ed il mosto 2008, per poterne seguire le fasi della maturazione.Dopo l’apertura dei caratelli da parte di Giuseppe Marini e dell’enologo Alberto Bramini, è seguita una degustazione professionale con la partecipazione del dott. Giuseppe Ferroni, docente dell’Università di Pisa (Facoltà di Analisi Sensoriale) e del dott. Valdo Filippi, docente esterno della stessa Università, oltre al delegato Fisar di Pistoia, Ferruccio Donati e del sommelier Angelo Laino. La produzione varia ogni anno da 1.500 a 1.800 bottiglie da 0,50. Da 45 quintali di uva si sono ottenuti 14 quintali di mosto che deve passare tre anni in caratello. Al termine si trovano 8-9 quintali di Vin Santo, quando va bene.
Il prof. Ferroni si è detto soddisfatto di questa esperienza per il fascino e l’interesse enorme per un prodotto elegante con riflessi ambrati, frutto intatto dell’appassimento. L’enologo Bramini ha sottolineato che l’appassimento è avvenuto su castelli di cannicci. «Un prodotto sano appassisce bene. Viene fatto con uva scelta, il segreto dell’appassimento è nei primi giorni, meglio se ventilati e asciutti. Ci vuole esperienza e...
fortuna». Per il dott. Filippi bisognerebbe coniare un nuovo vocabolo: «Un prodotto di grande qualità». Il 2000 ha una armonica vocazione a l l ’ i n v e c c h i a m e n t o , la componente acida è la caratteristica del Vin Santo, vino da meditazione. Il 1997 lascia
la bocca pulita, è «lungo» e piacevole, un trionfo del bouquet con una grandissima espressione: fruttato, speziato, balsamico.Per Giuseppe Marini ci vuole esperienza e tanta passione. La cosa più importante è il tempo di raccolta. «Queste verticali servono per migliorarsi. Il produttore deve saper cogliere le osservazioni e le critiche. La degustazione con i tecnici è molto importante per la diversità delle idee».Alla fine è stato il figlio Fabio a proporre un fuori-programma: la degustazione di un nuovissimo «Occhio di Pernice» 2005 (90% Sangiovese e 10% Merlot) spillato dal caratello: si sente poco l’acidità è morbido, vellutato con un buon affinamento dei tannini. Ha una struttura robusta per un più lungo invecchiamernto.Giuseppe Marini ha ringraziato la delegazione Fisar di Pistoia “che con i suoi sommelier ha sempre seguito questo prodotto di eccellenza che fa onore al nostro territorio”.
A Pistoia il Vin santo della tradizione Toscana con la Fisar di Pistoia
Notizia inviata da Gianfranco Grossi
in famiglia“Vinum in Villa” a Stra, nella Riviera del Brenta
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 67
La Riviera del Brenta, nastro d’acqua che si snoda da Padova a Venezia, era ai tempi della Repubblica Serenissima luogo di villeggiatura dove i nobili veneziani, che qui possedevano splendide ville, amavano trascorrere l’estate.In una di queste, Villa Foscarini-Rossi a Stra, accanto alla stupenda e ben nota Villa Pisani, si è svolta domenica 22 e lunedì 23 febbraio la prima Edizione di Vinum in Villa, manifestazione dedicata ai prodotti naturali, nella quale il vino è stato la star indiscussa.Erano presenti una settantina di prestigiosi produttori provenienti da tutta Italia e in special modo dal Triveneto, con presenza anche di produttori esteri. In entrambe le giornate la Delegazione di Venezia della FISAR era presente con una propria postazione dove si sono alternati i soci sommelier Franco Jurassich, Lorenzo De Rossi, Andrea Lamponi, Lucio Chiaranda, nonché il delegato di Venezia Giorgio Pennazzato.I soci hanno avuto modo di incontrare il numeroso pubblico presente alla manifestazione che si è soffermato alla postazione FISAR per chiedere informazioni sui corsi e sulle attività istituzionali sia locali che nazionali.Nel pomeriggio di domenica Andrea Lamponi ha intrattenuto due gruppi di visitatori con due degustazioni guidate, condotte in collaborazione con un produttore presente alla manifestazione, riscotendo i consensi dei visitatori e anche di alcuni espositori che si erano avvicinati. La giornata di domenica si è chiusa con la cena cui erano presenti i produttori ed alla quale hanno svolto servizio i sommelier Jurassich, De Rossi e Chiaranda cui si è affiancata la sommelier Emiliana Rosada.Anche nella giornata di lunedì il tavolo FISAR è stato
oggetto di numerose visite anche di espositori e altri vignaioli sia del Triveneto che nazionali, che si sono soffermati a chiedere notizie sulle attività formative, per la quali erano stati realizzati appositi depliant.Nel pomeriggio ha avuto luogo un’interessante tavola rotonda dal titolo “Natura e naturalità del Vino”, cui hanno partecipato produttori e
operatori del vino attivi nelle tre Venezie, rappresentanti di varie associazioni e, per la FISAR, lo scrittore e saggista Giampiero Rorato, Consigliere Nazionale FISAR, che ha illustrato il valore simbolico e culturale del vino, già esaltato nella Bibbia, che Rorato ha definito “codice della nostra civiltà”, nonché nella storia del mondo occidentale. Alla tavola
rotonda, che ha concluso la manifestazione, hanno assistito numerosi addetti ai lavori, fra i quali importanti vignaioli, ristoratori e giornalisti che poi hanno partecipato al brindisi finale, incontrando ancora i soci FISAR di Venezia, complimentandosi per la qualificata presenza della nostra Associazione in tutti i momenti della riuscita manifestazione. Ed ora la FISAR veneziana si prepara ad un’altra importante presenza: nei giorni 24, 25 e 26 aprile è infatti organizzata dall’Ente Fiere di Venezia una manifestazione agroalimentare ed enologica in uno dei luoghi storici di Mestre, il “Forte Marghera”, famoso nel 1849, nei giorni dell’insurrezione di Venezia contro l’impero austriaco. Da luogo di guerra a luogo di pace e di incontri, situato accanto al grande Parco San Giuliano, uno dei più vasti “parchi” d’Europa, presso il Forte da un paio d’anni si tiene, in occasione della festa del patrono San Marco, una frequentatissima manifestazione per valorizzare i prodotti agroalimentari veneziani, veneti e non solo.
Notizia inviata dalla Delegazione Venezia
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
in famiglia
68
Presso la sede dell’ASIPS di Caserta Il 12 marzo sono stati consegnati gli attestati di sommelier FISAR di 2o livello, alla cerimonia hanno presenziato il presidente dell’ASIPS Maurizio Pollini, per la FISAR il presidente Vittorio Cardaci Ama, il delegato di Caserta Carlo Iacone, il direttore dei corsi Fabio Guarino, il presidente di AGRISVILUPPO Giuseppe Falco.Il presidente Pollini cui si deve l’impegno costante nei vari corsi di formazione dell’Asips, ha ribadito la ferma volontà di continuare nel percorso intrapreso nel campo enogastronomico olio, vino e formaggi, annunciando anche per il 2009 ulteriori percorsi formativi completi di sommelier nei tre livelli e corso di formaggio di secondo livello, per contribuire al rilancio dei prodotti di eccellenza di terra di lavoro. La formazione sarà di sostegno e sinergica per il rilancio del turismo culturale ed enogastronomico. Pollini ha evidenziato ancora che i corsi formativi sono anche di ausilio alle esigenze occupazionali, infatti i giovani sommelier potranno avere ottime opportunità di lavoro con la loro richiesta specializzazione. Il presidente di AGRISVILUPPO Giuseppe Falco, altra Azienda Speciale della Camera di Commercio, ha ribadito il suo impegno per lo sviluppo del comparto agroalimentare casertano, infatti con l’iniziativa del progetto “Terra di Lavoro... solo per i palati più esigenti” incontro di buyers nazionali ed internazionali con le aziende vitivinicole casertane, che si concluderà a fine marzo. Il progetto ha lo scopo di produrre un brand unico “Terra di Lavoro” per l’eccellenza del patrimonio enogastronomico, marchio che potrà essere utilizzato da tutte le aziende del settore interessate. L’iniziativa vuole
essere anche l’inizio di una serie di incontri con cadenza annuale che possono contribuire ad una crescita costante del comparto agroalimentare.Non si vuole assolutamente un evento fine a se stesso. I segnali che pervengono all’Agrisviluppo assicurano una presenza esaltante e vitale degli imprenditori casertani, segno che si è intrapresa la giusta strada.Territorio e prodotti devono crescere insieme con programmi di lavoro finalizzati che prevedono comunicazione e marketing.La FISAR con il presidente Vittorio Ama Cardaci ha espresso viva soddisfazione per il lavoro della Camera di Commercio di Caserta,con le iniziative dell’Asips ed Agrisviluppo. Ha assicurato, unitamente al delegato di Caserta Carlo Iacone, collaborazione, professionalità ed esperienze per continuare il percorso intrapreso con la convinzione che i prossimi sommelier avranno le professionalità per soddisfare le esigenze di terra di lavoro. La FISAR di Caserta ha programmato incontri, convegni e meetings da promuovere a Caserta e provincia, che si auspica possano contribuire al potenziamento dell’offerta turistica ed al rilancio globale di terra di lavoro.Da 35 anni la FISAR si impegna con professionalità a far conoscere il vino italiano, a saperlo scegliere, saperlo degustare e saperlo abbinare. Nei corsi di formazione per sommelier si impara a riconoscere la qualità di un vino, a capire quanto lavoro, storia e tradizione ci sono dentro un calice di vino, ma soprattutto si capisce la differenza tra il bere in modo indiscriminate ed il piacere e l’emozione di degustare.“La cultura del bere per il rispetto della vita” è e rimane il nostro claim per gli anni futuri.
La Delegazione di Caserta consegnagli attestati di secondo livello.
Notizia inviata dalla Delegazione di Caserta
in famigliaLa Fisar delegazione dei Comuni Vesuviani a “Vino d’Autore”
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 69
Va ben oltre ogni attesa, sia per quanto riguarda il numero di partecipanti sia per gli sviluppi concreti dell’idea progettuale, il primo appuntamento di Vino d’Autore, la rassegna itinerante in area vesuviana sul vino campano di qualità.Sono stati innanzitutto i 24 produttori, provenienti da ogni provincia della Campania, i protagonisti di questa prima tappa di martedì 14 aprile, che in poche ore ha registrato un’affluenza di oltre quattrocento persone, tra appassionati e operatori del settore, un pubblico record per Villa Savonarola, prestigiosa sede dell’evento.Nel corso della serata, inoltre, è stata presentata alla stampa la Delegazione dei Comuni Vesuviani della FISAR, Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori, una nutrita compagine di sommelier pronti a diffondere la cultura del vino nell’areale vesuviano, terreno fertile e generoso di giacimenti vitivinicoli. Grandissimo interesse hanno destato i laboratori di degustazione, nel corso dei quali gli enologi hanno potuto svelare i segreti di vini e vitigni semisconosciuti, come il Ginestra della Costiera Amalfitana, presentato dall’enologo di fama Vincenzo Mercurio, o il Grecomuscio, proveniente dall’areale taurasino e illustrato dal ricercatore Nicola Francesca assieme all’enologo Gianluca Tommaselli. Si tratta di un vitigno raro e molto diverso dal più famoso Greco di Tufo, con il quale divide parte del nome, “Greco-muscio”, da più tempo oggetto di sperimentazioni ad opera
del Dipartimento di Microbiologia degli Alimenti Enologici della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, perchè capace di produrre lieviti indigeni per fermentazione dalle caratteristiche organolettiche e chimico-fisiche straordinarie, superiori per tantissimi aspetti ai cosiddetti “lieviti selezionati”, cioè a quei lieviti derivanti da vitigni internazionali ed impiegati comunemente in vinificazione.Enorme curiosità hanno inoltre suscitato gli altri due laboratori, guidati dagli enologi Nicola Trabucco e Sergio Romano. Il primo enologo, uno dei massimi esperti dei vitigni di Terra di Lavoro e del glorioso Falerno, il vino più famoso dell’antichità, ha guidato gli appassionati presenti lungo un affascinante percorso storico in cui sono state ricostruite tecniche e mode della vinificazione, nonché l’utilizzo dei diversi vitigni, fino a quelli attualmente adoperati, l’ Aglianico, il Piedirosso e il Primitivo. Nell’ultimo laboratorio, condotto dall’enologo Sergio Romano, il pubblico presente si è divertito a scommettere sul “contenuto del bicchiere”, dal momento che sono stati serviti due vini bianchi alla cieca, senza cioè alcuna indicazione dei vitigni adoperati; per la sorpresa generale si è potuto scoprire che in realtà solo uno di due vini proveniva da uve bianche - per l’esattezza da uve Fiano del Cilento - mentre l’altro è risultato essere l’inaspettato effetto della vinificazione in bianco di uve Aglianico, uve esistenti in natura solo nella forma a bacca rossa.
Notizia inviata da Anna Mercogliano Delegato Fisar Comuni Vesuviani
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
in famiglia
70
La sera del 18 Dicembre 2008, la Delegazione di San Donà di Piave della FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) ha riunito i propri Soci presso il Ristorante “Trattoria Tonetto in occasione dell’annuale Cena degli Auguri Natalizi. Alla presenza di un folto numero di appassionati ed ospiti, il Delegato, Giannantonio Puppin, ha tracciato un breve profilo storico dell’Associazione, sorta nell’anno 2001 con lo scopo di organizzare dei Corsi didattici per la formazione di Sommelier competenti e preparati al fine di divulgare la cultura del vino e dell’enogastronomia rivolgendo particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione dei prodotti tipici locali che contribuiscono alla definizione della identità culturale e allo sviluppo sociale e produttivo dell’intero territorio Sandonatese. Nel suo discorso Giannantonio Puppin ha ringraziato tutti i Soci ed in modo particolare tutti Componenti il Consiglio di Delegazione, per il fattivo impegno e la proficua collaborazione dimostrata in questi anni ed ha annunciato ai presenti che al termine dell’attività di formazione 2007-2008, lo stesso Consiglio ha deliberato di devolvere in beneficenza la cifra di 7.000 euro a
favore di due Associazioni Sandonatesi che da anni si impegnano nel realizzare delle iniziative in favore delle categorie più deboli. Nel corso della serata il Delegato ha quindi consegnato gli assegni di 3.500 euro cadauno, alla Sig. ra Lucia Basso in rappresentanza dell’Associazione Centro Culturale Cà Tessere da molto tempo occupata in numerosi progetti umanitari soprattutto in ambito locale , e al Sig. Giorgio Fregonese, dell’Associazione V.I.S. Progetto Luce in Madagascar finalizzato alla realizzazione di una rete di energia elettrica per una comunità bisognosa in Africa, i quali commossi
hanno ringraziato tutti i Sommelier della FISAR, i Consiglieri e il Delegato, per l’importante e generoso contributo loro assegnato...Una cena deliziosa accompagnata dai vini dell’Azienda “Le Colture” di Valdobbiadene (Tv) e dell’Azienda Agricola “Vigne del Bosco di Olmè” di Ceggia (Ve )
hanno fatto da cornice alla sentita manifestazione conclusasi con l’assaggio di un particolare cioccolatino ripieno di vino passito elaborato in esclusiva per l’occasione dal Mastro Pasticcere Guido Finotto di Chiarano (Tv),storico Sommelier della Delegazione di San Donà di Piave.
La FISAR di San Donà di Piave devolve 7.000 euro in beneficenza
Notizia inviata da Giannantonio Puppin Delegato FISAR di San Donà di Piave
in famigliaLa Delegazione di Livorno incontra i vini delle Marche
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 71
Il 30 Gennaio 2009 ha dato il via al nutrito calendario di manifestazioni che la Delegazione FISAR di Livorno ha in programma per il 2009. Il primo appuntamento ha idealmente attraversato l’Italia, dall’Adriatico al Tirreno: dopo numerosi contatti avvenuti con i produttori marchigiani durante piacevoli viaggi “esplorativi”, la Delegazione è riuscita ad organizzare una giornata dedicata ai vini dei territori delle Marche.Dal più rappresentativo Verdicchio, originario dei Castelli di Jesi e della Valle di Matelica, in tutte le sue tipologie, compresi lo spumante ed il passito, al Rosso Conero, alla Lacrima di Morro d’Alba, dal Bianchello del Metauro alla Vernaccia di Serrapetrona.Il vero contatto è stato con “ASSIVIP Il Vigneto delle Marche”, Consorzio che raggruppa 53 produttori, tramite il suo Direttore Giancarlo Rossi.Nel pomeriggio si è svolta una grande degustazione nella sede della Delegazione di Livorno, dove sono stati allestiti diversi banchi d’assaggio per presentare ed offrire più di 50 vini in degustazione. I sommelier della Delegazione FISAR di Livorno hanno avuto modo di “raccontare” i vini ed i territori ad un gran numero di partecipanti accorsi interessati a questo evento di cultura enologica.In particolare, si sono potuti confrontare venti Verdicchio dei Castelli di Jesi, con la loro spiccata mineralità, ed una decina di Lacrima di Morro d’Alba, vini ben caratterizzati per le note aromatiche di fragola e rosa che li rendono riconoscibili ed unici. Durante tutto il pomeriggio, gli assaggi si sono arricchiti delle spiegazioni che i produttori marchigiani Giuseppe Bonci (Vallerosa Bonci), Gianluca Mirizzi (Montecappone), Claudio Martelli e Stefano Mancinelli, sempre presenti in sala, hanno potuto dare agli appassionati, enotecari, sommelier e ristoratori.La degustazione si è protratta fino alle 19,30 per la
presenza sempre costante di pubblico.A conclusione e coronamento della giornata si è svolta la cena al Ristorante Il Calesse di Quercianella - Livorno, dove i fratelli Federico e Leonardo Cenci, soci storici della Delegazione FISAR di Livorno, hanno allestito un convivio per circa ottanta persone, con piatti a base di pesce, abbinati sapientemente ai vini marchigiani.Spiccava l’accostamento di un opulento ed elegante Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva 2006 (“Utopia” di Montecappone) con il complesso Trancio di Tonno
al Calesse (fritto e cotto in pomodoro con capperi e profumi vari). Interessante poi, per la particolarità del vitigno autoctono, il Bianchello del Metauro, di grande freschezza e notevole struttura, di Claudio Morelli. Per il resto, Verdicchio in tutte le “salse”: dal Metodo Classico 2004 al Superiore “San Michele” 2007 di Vallerosa Bonci, al
Passito “Resio” 2006 di Montecappone. La cena non poteva che finire con le grappe: due acquaviti di vinaccia di Lacrima, una bianca e una riserva affinata per cinque anni in barriques, entrambe dell’azienda Stefano Mancinelli.La cena è stata segnata da vari momenti di cultura del vino: per ogni portata, ciascuno dei produttori presenti ha dedicato alcuni minuti di racconto del proprio vino, della propria azienda e dell’abbinamento con il piatto. Questi brevi interventi, insieme ai profumi del cibo appena servito ed alla piacevolezza dei vini, sono stati molto apprezzati e confermati dagli applausi dei commensali. Dalle degustazioni del pomeriggio e dalle parole appassionate dei quattro viticoltori, che hanno offerto le caratteristiche diverse dei propri prodotti, alla luce del territorio, del clima e della storia che la regione può vantare, è davvero emerso quello che è ben contenuto nella espressione propria degli stessi produttori: “le Marche sono una regione al plurale”!
Notizia inviata dalla Delegazione Fisar di Livorno
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3
in famiglia
72
Si è svolto in occasione del premio “Primavera in Valdichiana”, la conviviale dedicata ai 35 anni di attività della delegazione Fisar Valdichiana, stori-ca delegazione nata a Bettolle, dove mantiene la propria sede operativa.La conviviale svoltasi presso il Rist. “LA NAVE” di Castiglion Fiorentino -Arezzo- ha visto la par-tecipazione di numerosi soci della Delegazione, insieme ad autorità locali, personaggi del mondo enologico toscano e del gior-nalismo, che hanno potuto de-gustare i prodotti della regione Lazio, quest’anno invitata alla manifestazione.Il menù proposto dallo chef ALDO CATUFA del Ristorante CASAL MOLARA di Grotta-ferrata -Roma-, ha proposto il meglio della cucina tipica: dalla coratella di agnello con carciofi agli spaghetti cacio e pepe e rigatoni alla Amatriciana, coda alla vaccinara, abbacchio alla cacciatora e per finire biscotti e ciambelle dei Castelli Romani.Per i vini tre aziende: Gotto d’oro, Casale del Giglio e Cantina Cerquetta, han-no presentato i loro vini per l’abbinamento, che è stato curato ed effettuato dai nostri sommelier: Senserini Roberto, Mazzetti Sabrina, Brocchi En-rico e Svetti Edo.Durante la serata è stato assegnato il premio: PRI-MAVERA IN VALDICHIANA 2009; questo premio voluto dalla delegazione Valdichiana e giunto alla 26a edizione, premia personaggi del mondo eno-logico, giornalistico e culinario, che si siano distin-
ti nel proprio settore di competenza. Quest’anno il premio e stato assegnato al dott. Marco Pallanti enologo, amministratore delegato dell’Azienda Castello di Ama, Presidente del Consorzio dei vini del Chianti Classico con la seguente motivazione: “Per aver studiato e valorizzato il vitigno principe della Toscana: il sangiovese”.Parlando di sangiovese e della toscanità del viti-gno, Pallanti ha ricordato le qualità che rendono
unico questo vitigno, qualità che derivano dalla difficoltà di lavorare sul vitigno, dalle zone di produzione che variano sotto l’aspetto di composizione e di altitudine, dai tanti microclimi che la Toscana presenta, tutto questo fa del sangiovese un vi-tigno ed un vino che ci rappre-senta in tutto il mondo.A conclusione della Serata, la neo-eletta delegato di zona, Emma Lami ha voluto ringrazia-re tutti i presenti per la parteci-pazione, ed in particolare il Dott. Marco Pallanti, il Dott. Amedeo Esposito quale Presidente del
Consorzio Vini Valdichiana, Il Dott. Giovanni Corti Presidente dell’Associazione Amici della Chiani-na, il Dott. Gianluigi Rinaldo Direttore outlet Valdi-chiana, il vice-presidente Nicola Masiello e tutto il Consiglio direttivo della delegazione ed infine un ringraziamento particolare all’Assessore alla poli-tiche sociali del comune di Castiglion Fiorentino Dott.ssa Angela Lucini che ha avuto parole di ri-conoscimento e stima per l’operato della Fisar nel territorio della Valdichiana.
La Delegazione Fisar Valdichiana festeggia i 35 anni di attività
Notizia inviata dal Vice Presidente Nicola Masiello
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 73
Assegnazione delle stelle alla vendemmia 2008: Vendemmia a quattro stelle.
È stato il Presidente del Consorzio del vino nobile di Montepulciano Dott. Federico Carletti ad annunciare il responso della commissione nominata tra giornalisti, tecnici, produttori ed esperti per valutare l’annata 2008.L'andamento climatico non è stato molto favorevole, con piovosità consistente tra la metà di maggio e la metà di giugno; quindi la fase vegetativa della vite è stata molto pronunciata con apparato fogliare intenso; è seguito poi un periodo siccitoso fino alla metà di Agosto, con un elevato stress idrico per la pianta. Sono seguite piogge a carattere sparso, non consistenti e di breve intensità, con abbassamenti repentini della temperatura.Questa situazione ha portato ad incrementare i valori olfattivi del vino ed ad accentuare la componente acida e non per ultimo a dare uno stile tannico tipico del vitigno. La vendemmia leggermente ritardata rispetto agli ultimi due anni ha consentito di poter determinare in maniera abbastanza marcata le caratteristiche del sangiovese.Durante la degustazione dei campioni, si è riscontrato seppur in maniera marginale, la tipicizzazione del vitigno sangiovese (prugnolo gentile a Montepulciano) riferito ad alcune zone di produzione particolarmente ricche di argilla che hanno influenzato e favorito il formarsi del corredo polifenolico e del corredo aromatico.Presentazione annata 2006.La presentazione dell'annata 2006 e dell'annata
2005 riserva, è stata l'occasione per fare il punto della situazione sotto il profilo di marketing e commerciale. Dalla relazione del Presidente si evince che nonostante la crisi in cui si trova il mercato del vino, Montepulciano stà tenendo bene; la parola d'ordine è non abbassare la guardia e cercare di incrementare la qualità con investimenti mirati sia in vigna che in cantina. Le caratteristiche del vino nobile di Montepulciano ben si adattano a palati internazionali ed è quindi necessario consolidare l'export verso i paesi Europei già affezionati al vino nobile con Germania e Svizzera in testa ma con occhio benevolo verso i paesi ed i mercati emergenti della fascia Asiatica. Quindi la scommessa dei produttori Poliziani va nel senso della qualità e della promozione mirata perché ripete Carletti, anche l'aumento di produzione potrebbe avere una ricaduta negativa sulla economia di Montepulciano.
I nostri assaggi
Rosso di Montepulciano 2007:Az. Agr. Poliziano - Colore rosso rubino carico e limpido - al naso deciso ed intenso nei profumi piacevoli di floreale e frutta a bacca rossa - in bocca rotondo quasi troppo pronto per l’annata. Buona persistenza gustativa.Az. Agr. Poggio alla Sala - Colore rubino, brillante di buona intensità - al naso complesso e persistente, piacevole - al gusto caldo di corpo, manca di equilibrio per acidità in eccesso. Di sicura evoluzione.
di Nicola Masiello
Anteprima del Vino Nobiledi Montepulciano
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 374
Vino Nobile di Montepulciano 2006:Poderi Boscarelli - Grande concentrazione
cromatica sul rubino carico - al naso molto
intenso e fine, profumi decisi ed intensi - al gusto
di corpo, caldo con tannicità prevalente, buono il
finale per la componente acida.
Az. Avignonesi - Colore rosso rubino carico,
brillante - al naso è intenso con note di viola
mammola pronunciate, piacevole il fruttato di
sottobosco - al gusto risulta molto caldo, con
acidità vestita che dona piacevolezza di beva,
persistente.
Az. Canneto (campione da botte) - Colore rosso
rubino carico, poco trasparente - al naso leggera
riduzione che al momento maschera in parte le
potenzialità di fragranza e di fruttato presenti - al
gusto è caldo, di corpo leggermente spigoloso
per tannicità evidente, dopo l'affinamento in vetro
darà il meglio di sé.
Vino Nobile di Montepulciano 2006 Selezione:Az. Fassati “Gersemi” - Colore rosso rubino
carico, brillante - al naso complesso, persistente,
piacevolmente speziato e netto - al gusto caldo,
rotondo di buona sapidità, i tannini già evoluti
danno una lunghezza di bocca piacevole, vino
equilibrato.
Vino Nobile di Montepulciano 2005 Riserva:Az. Agr. Nottola “Vigna del Fattore” (campione da botte) - Colore rosso rubino carico,
poco limpido - al naso presenta una complessità
rilevante con richiami decisi a marasca e prugna,
buona speziatura con richiami a pepe e tabacco
- al gusto è caldo, di corpo abbastanza equilibrato
per una leggera dominanza tannica. Vino di
struttura.
Benvenuto BrunelloAssegnazione delle stelle alla vendemmia 2008: vendemmia a quattro stelle.È stato il Presidente del consorzio del Brunello
di Montalcino Dott. Patrizio Cencioni, a
comunicare il risultato della commissione
preposta alla degustazione dei campioni da
botte della vendemmia 2008. Anche per la zona
di Montalcino, l’andamento climatico particolare
ha favorito la formazione e lo sviluppo delle
componenti olfattive e gustative, evidenziando in
modo particolare le caratteristiche del vitigno sotto
il profilo acido e tannico. La vendemmia ritardata
rispetto agli ultimi anni, ha influenzato sicuramente
il prodotto, riportandolo alle caratteristiche di
tipicità che si possono riscontrare nelle grandi
annate. Il Presidente ha avuto sottolineare che le
quattro stelle sono un livello qualitativo alto, ma
crede che questa valutazione possa evolversi in
positivo durante la fase di affinamento e si augura
di porlo riclassificare al momento dell’immissione
in commercio con le cinque stelle.
Presentazione annata 2004.
Dopo l’annus horribilis del Brunello di Montalcino,
si punta tutto su questa annata eccezionale
per il rilancio del prodotto principe dell’enologia
Toscana e non solo. Dopo tanto parlare di
Brunello nei luoghi meno deputati i produttori sono
pronti a ripartire da qui per parlare di Brunello in
senso enoico ha detto il Presidente del consorzio
Patrizio Cencioni, da questa annata eccezionale,
che ha portato a Montalcino tantissimi addetti ai
lavori giornalisti, sommelier, e buyers forse curiosi
di capire come Montalcino ha reagito a questo
anno particolare.
Passando tra i banchi di degustazione si respira
una nota positiva e di fiducia tra produttori e
operatori. La qualità premia e l'annata 2004 ne
è la riprova, i risultati che arrivano: non sono solo
numeri positivi ma speranza che si sia chiusa una
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 75
parentesi poco gratificante e che il mercato interno
e l'export nonostante la flessione dei consumi e
la crisi internazionale hanno retto bene. Questo
grazie anche alle conclusione dell’inchiesta
giudiziaria del post-vinitaly 2008 che è ormai alle
battute finali. Tutto questo è confortato dai risultati
delle presentazioni del Brunello già effettuate
negli Stati Uniti (primo mercato per il Brunello)
e Nord America, seguiti dai paesi Europei che
hanno evidenziato un incremento degli ordini.
Anche se i numeri ci danno ragione a concluso
il Presidente, non possiamo cullarci sugli allori,
perché la crisi che attanaglia l'economia mondiale
potrebbe avere risvolti negativi per un prodotto di
alta gamma ed eccellenza come il Brunello. Da
qui la ricerca di nuovi mercati attraverso incoming
verso il mercato asiatico con Cina e Corea in
prima linea.
Considerazioni sull’annata 2004.
La vendemmia 2004 già classificata a cinque
stelle, ha mantenuto le promesse. È sicuramente
la vendemmia più tipica per Montalcino degli ultimi
cinque anni, quella che esalta la qualità del vitigno.
Considerando l'andamento climatico del 2004, i
produttori si sono accorti subito delle potenzialità
del prodotto, potenzialità riscontrabili adesso
sottotutti i parametri degustativi: caratteristiche
cromatiche elevate buona concentrazione e
fissaggio del colore; al naso i profumi floreali tipici,
con la complessità della frutta a bacca rossa
matura,legati ad una speziatura elegante, buona
persistenza.
Al gusto vini caldi, di corpo con buona acidità
vestita, in alcuni casi la componente tannica è
più percettibile a discapito della morbidezza ed
equilibrio, grande pulizia e sapidità con persistenza
lunga. Per queste caratteristiche si prospetta
una fase evolutiva interessante e longeva, si
riscontrano i caratteri del sangiovese che si erano
un po’ persi nelle ultime annate. Se vogliamo fare
riferimenti, l'annata 2004 è paragonabile all'annate
2000 e 1997.
I nostri assaggi
Rosso di Montalcino 2007;Az. Agr. Fornacina - Colore rosso rubino carico,
limpido - al naso ricchezza di profumi, fragrante,
pulito - al gusto caldo di corpo, intenso, con
buona sapidità. Beva accattivante.
Az. Agr. Lisini - Coloro rosso rubino, poco
trasparente, carico - al naso è intenso, fruttato
con piacevoli note di speziato da botte - al gusto
rotondo, caldo con leggera e piacevole tannicità,
persistente.
Brunello di Montalcino 2004:Az. Agr. Villa i Cipressi - Rosso rubino con
riflessi appena granati, limpido - al naso grande
pulizia ed intensità con richiami netti alla frutta
rossa matura - al gusto caldo, di corpo equilibrato
di beva piacevole.
Castello Banfi - Rosso rubino con riflessi
aranciati, limpido - al naso è ricco di frutta matura
e confettura bel legata a spezie dolci, intenso -
al gusto è caldo, sapido, tannini evoluti. Anche
se al momento manca di equilibrio, per leggera
dominanza acida, avrà il tempo per migliorarsi
con l'affinamento in bottiglia.
Az. La Poderina - Sai Agricola - Rosso granato,
limpido, fluido - al naso è intenso, complesso
con frutta matura, buona speziatura e richiami
balsamici - al gusto è caldo, di corpo, rotondo e
persistente; buona sapidità. Piacevole alla beva
lascia la bocca pulita.
Casato Prime Donne - Donatella Cinelli
Colombini - Rosso rubino carico con riflessi
appena granati, limpido - al naso è di grande
intensità e persistenza, si ritrovano sentori di frutta
cotta, spezie dolci ed un legno interessante -
al gusto è un vino caldo, di corpo, sapido con
tannini già legati, anche se piacevole, evidenzia le
caratteristiche per un lungo invecchiamento.
Anteprima Chianti"alla stazione Leopolda la più attesa delle anteprime"
di Marzio Berrugi
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 376
Nonostante i tempi grigi si respirava
serenità e fiducia alla Stazione Leopolda
di Firenze a metà dello scorso febbraio
tra i produttori del Consorzio del Chianti Classico
conseguenza della solidità patrimoniale e dei
risultati positivi ottenuti nei sempre più affollati e
competitivi mercati esteri. La congiuntura stessa
che ha costretto a selezionare gli acquisti, ha
favorito la ricerca di valori solidi anche nel vino
ed ha consentito ai fatturati dei produttori del
Consorzio di “tenere” anche nel 2008. Con
soddisfazione son messe in evidenza le cifre delle
esportazioni più di metà delle quali si ripartisce tra
gli USA, la Germania ed il Regno Unito,mentre
i numeri piuttosto magri verso Cina, CSI ed
emergenti non musulmani fanno intravedere quale
sarà la strategia futura anche con tavole rotonde
dedicate a questi paesi piuttosto che a mercati
in via di saturazione come quello tedesco sotto
i riflettori quest’anno. Elevati anche gli importi
destinati alla difesa del marchio, il più imitato al
mondo, perché ovunque si produce vino, si
cerca di imitare il Chianti: lo sanno i lettori on line
del Sommelier che hanno visto la bottiglia ricco
vestita del Key Auntie -la pronuncia! - che tal
Scatter Creek Winery ha messo in commercio al
ragguardevole prezzo di $ 14,50. Azioni di questo
tipo hanno costretto il Consorzio a registrare
“Chianti Classico” come marchio collettivo in
tutto il mondo. Acuta la nostalgia del tempo in
cui era il fiasco,oggi in disuso, demodè e forse
poco gestibile, a rimanere nella mente del turista
ancor più del vino. Importanti anche le cifre che
scandiscono l’evoluzione degli ultimi dieci anni
che han visto più della metà della superficie vitata
rinnovata nei ceppi e nei sistemi di allevamento
con costi intorno ai 60.000 euro/ha e che trainato
anche l’aggiornamento di cantine e di attrezzature.
Interessanti anche le dimensioni economiche del
Distretto Agroalimentare che si è costituito nelle
terre del Classico con la strategia di accorpare
in sistema le altre eccellenze del Distretto: olio -
ben più di un milione di olivi su circa 10.000 ha
di terreno - agriturismo ed enoturismo che “…
hanno nelle colline tra Firenze e Siena il luogo
di elezione” come ha spiegato il Presidente del
Consorzio Marco Pallanti. Ci sembra azzeccata
anche l’idea di definire la passerella alla Stazione
Leopolda come Chianti Classico Collection,
perché non creare un logo con i tre C? Anteprima
come fino al 2007 si definiva, era un po’ limitante,
accendeva i riflettori solo su vini da poco usciti
dalla malo lattica, sempre campioni di botte
con davanti un lungo percorso non semplice
di affinamento, di equilibrio. Cosa potevano
esprimere se non abbastanza generiche
promesse di eccellente sviluppo futuro? Per
questo abbiamo già i nostri politici. Comunque
le attese per il 2008 son decisamente buone e
molto devono all’andamento climatico di agosto
che, pur caldo e secco, ha fornito verso la sua
metà pioggia giusta e ristoratrice inducendo a
pensare che il vino ricalchi la salute e la qualità
che nel 2008 ha caratterizzato l’olio del distretto.
Scorrendo l’ottima e ricca guida dei vini in
degustazione si tira un sospiro di sollievo perché
la paventata invasione dei vitigni internazionali non
si è verificata: si ha addirittura la percezione che
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 77
questa ondata si stia gradatamente riducendo
sia in percentuale presente nei tagli sia nel
loro numero. Sporadico il Cabernet, un po’ più
presente il Merlot, rari gli altri: pochi gli assaggi
nei quali il merlot vien ben percepito in gusto-
olfattiva, per lo più se ne intuisce la presenza dal
colore insolitamente intenso. Ed è stata questa
la piacevole sorpresa: sia nei campioni da botte
che nelle bottiglie in commercio si apprezza il suo
notevole alleggerimento verso il rubino profondo,
cupo degli anni passati. Splendide, pure calde
tonalità di rosso non solo in alcuni ormai raffinati
produttori e in tanta Conca d’oro, ma anche nei
molti medio-piccoli presenti. Ci guadagna anche
il profumo che si arricchisce di sentori molto fini, si
riapprezza spesso la viola poi mentolati, macchia
odorosa, spezie e vegetali profumati. Eleganti.
All’assaggio vince l’annata 06 specialmente nelle
riserve con un frequente ed eccellente equilibrio
gusto-olfattivo, che non sembra alla portata
dell’annata 07 riserve incluse anche se solide e
con margini di perfezionamento, ma contenute
in eleganza e finezza. La 08? Come detto prima
promette bene con basi solide ed ampie, ma
c’è tempo: l’uovo va fatto depositare, prima di
mangiarlo.
In chiusura confesso lo stupore per un paio di
Riserve 05 dal lunghissimo percorso in legno e
dall’insolita borgognona che li contiene.
I nostri assaggi
Annata 2007Villa Cafaggio - Panzano 400 slm - SG 100 -
300.000 bott. campione di botte.
Manca dell’eleganza dei vini della zona anche
se ha naso ricco e fiorito di mammola, la fresca
acidità poi garantisce la tenuta. Rotondo e
caldo, sufficiente equilibrio non pare avere molta
evoluzione. Da imbottigliare.
Isole ed Olena - Barberino 400slm - SG 80 Can
15 Sy 5 - 130.000 bott. campione di botte.
Colore intenso, naso senza particolari spunti.
Bocca ricca di frutto rosso e maturo: corposo
caldo, abbastanza equilibrato e persistente.
Carpineto - Greve - 350 slm. - SG 80 Can 20
- 250.000 bott.
Colore denso, naso perticolare con legni asciutti,
note di fumo, di tabacco. Caldo e strutturato la
morbidezza in equilibrio con buona acidità.
Riserva 2007S. Giusto a Rentennano - Riserva le Baroncole
- SG 97 Can 3 - 12.000 bott.
Valgono le impressioni del 07 normale, ma
con finezza di naso e di bocca ancora più alta
più profonda. Anche in questo caso legno da
aggiustare, ma certezza di grande qualità.
Annata 2006S. Donatino - Poggio ai Mori - Castellina in Ch.
- 420 slm - SG98 Can 2 - 25.000 bott.
Colore del chianti di una volta come il naso ricco
do frutta matura. Morbido gradevole e profumato
in bocca, tessuto in apparenza semplice
ma che esprime il sangiovese. Fin di bocca
lungo, piacevole ed asciutto. Old style come il
Gambelli.
S. Fabiano a Calcinaia - 250/450 slm - SG 90
Complementari 10 - 90.000 bott.
Bel naso ricco di frutta e legni odorosi. Assai
equilibrato, corposo e asciutto come si conviene,
netta la percezione del sangiovese. Buona
lunghezza.
Rocca di Montegrossi - Monti in Chianti (Gaiole)
- 370/480 slm - SG90 Can 10 - 39.500 bott.
Olfatto articolato e complesso con belle note
di tabacco, paglie e frutto. Fine ed elegante la
gustativa con fin di bocca asciutto, armonico,
composto ed equilibrato.
Val delle Corti - Radda - 450 slm - SG 95 Mal
nera 2 Can 3 - 15.000 bott. campione di botte.
Bel colore giovane, naso snello ed elegante con
ricordi mentolati. Buono il corpo, persistente il
finale caratteristico del sangiovese.
Riserva 2006La Porta di Vertine - Gaiole - SG 100 - 5000
bottiglie. Color rosso rubino di media intensità
piacevole, naso totalmente di sangiovese. Corpo
snello gradevole che manca forse dello spessore
dei chianti attuali,ma che è esempio perfetto di
sangiovese. Molto piacevole l’insieme anche se
antico.
Annata 2005Isole ed Olena - Barberino - grande az. - SG 80
Can 15 Sy 5 - 130.000 bott.
Piccolo cedimento di colore,etereo fine con note
di legni asciutti ed odorosi. Maturo in bocca,
gentile gusto di cotto ben arginato dai tannini.
Sapido con ancora spazio di vta che il colore non
fa supporre.
Riserva 2005Cacchiano - Monti in Ch. - 400/450 slm.- SG
95 Can 5 - 13.000 bott.
Colore di piena maturazione, naso un poco
etereo, schietto con tenue speziatura frutta cotta
ed elegante fodera di legni. Netto e caldo in bocca
con tannini ed acidità integri. Lungo il tetrogusto
con vene amarognola, piacevole.
Felsina - Castelnuovo Berardenga - Riserva
Rancia - 380 slm - grande - SG 100 - 38.000
btg.
Genuina espressione del territorio di Castelnuovo
B. Odore di non gran de intensità, gusto pieno
spesso ricco di mora e di ciliegia, toni amarognoli.
Caldo, con tannino ancora pieno, non proprio
armonico nell’insieme. Solido, quadrato, senza
difetti senza spunti di eleganza. Un diesel.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 378
continua su www.ilsommelier.it
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 79
Non è stata la solita assemblea nella
quale si cerca di adempiere, e nel
modo più veloce possibile, alle pratiche
burocratiche di approvazione del bilancio. Quella
del 19 aprile scorso è stata un vero e proprio tavolo
di lavoro sul quale ognuno ha cercato di portare
il proprio contributo. Il Presidente Vittorio Cardaci
Ama ha aperto i lavori salutando e ringraziando
tutti gli intervenuti ed ha subito passato la parola
a Graziella Cescon nella sua veste di Tesoriere
Nazionale. Fin dalle prime cifre del bilancio, una
serie di numeri di per sè tutt'altro che pieni di
attrattiva, si è capito di quanta attenzione e voglia
di partecipazione ci fosse nell'aria. Chiariti alcuni
punti finanziari ed approvato il bilancio 2008
l'assemblea è entrata nel vivo del dibattito con
l'illustrazione del nuovo Regolamento. I punti più
importanti possono essere così raggruppati:
MARCHIO e DENOMINAZIONE FISAR
con l’ottenimento della Registrazione a livello di
Comunità Europea il Marchio e la Denominazione
FISAR vengono pienamente riconosciuti come
patrimonio dell’associazione e come tali vanno
quindi tutelati. L’uso del Marchio è di esclusiva
proprietà dell’Associazione e viene concesso in
uso ai Delegati che ne saranno quindi responsabili
civilmente e legalmente nell’ambito del loro
territorio di competenza e limitatamente alla durata
del loro incarico. Per la concessione del Marchio
e della Denominazione la Sede Nazionale rilascia
specifica autorizzazione riportante le condizioni
d’uso e solo con la concessione dell’autorizzazione
la Delegazione assume lo status di Delegazione
FISAR.
SOMMELIER
Il Coordinatore Unico Luigi Mastrocicco ha
sottolineato, nel suo intervento, l’importanza della
costituzione di una vera e propria brigata di servizio
per la gestione dei servizi nazionali e quanto
sia fondamentale che ogni Delegato nomini un
Responsabile dei Servizi nella Delegazione.
Nel nuovo Regolamento viene delineata anche la
figura del Sommelier Professionista.
NUOVE DELEGAZIONI
Nella costituzione di nuove delegazioni il
Commissario nominato resterà in carica almeno un
anno durante il quale gestirà la delegazione con il
controllo della Segreteria Nazionale. Dopo un anno
potrà iniziare la procedura per l’ottenimento della
identità giuridica locale con affiliazione alla FISAR
e rilascio autorizzazione all’uso del marchio.
OBBLIGO DI PRESENZA
Così come avviene per i consiglieri nazionali
chiamati a rispondere dell’impegno che si sono
assunti, anche per i Delegati scatta l’obbligo di
presenziare alle riunioni nazionali per le quali
Per crescere insieme
a Firenze l'assemblea dei soci FISARuniti per Passione, Orgoglio ed Impegno
Speciale Assemblea
“ ”
di Mario Del Debbio
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 380
ricevano una convocazione ufficiale. In caso di loro
impossibilità dovranno nominare un consigliere di
Delegazione che li rappresenti ufficialmente.
VISITE UFFICIALI
Assolutamente da non confondersi con le
ispezioni, che vengono effettuate solo in presenza
di possibili irregolarità di gestione, le Visite
Ufficiali rappresentano un forma di dialogo tra
SEDE NAZIONALE-DELEGAZIONI-ASSOCIATI.
Effettuate preavvisando il Delegato o il Direttore
del Corso, serviranno a presentare un’immagine
nuova dell’associazione, consentendo ai corsisti di
conoscere i vari aspetti
della FISAR e l’impegno
dell’associazione a
livello nazionale. La
visita ufficiale di un
Consigliere Nazionale
dovrà rappresentare un
momento di incontro
importante con gli
associati nel quale si
potranno evidenziare
suggerimenti per un
continuo miglioramento.
COORDINAMENTI TERRITORIALI
Rappresentano la vera novità nell’assetto
organizzativo FISAR. Attraverso di essi, non solo
si consolideranno i rapporti tra le varie delegazioni,
ma sarà possibile arrivare ad una corretta
organizzazione delle attività sul territorio, che eviti
il sovrapporsi di manifestazioni, eventi o corsi
ottimizzando la presenza di tutti gli associati. Nelle
varie riunioni di zona saranno raccolte proposte
e suggerimenti che il Coordinatore-Portavoce
Ufficiale porterà all’attenzione del Consiglio
Nazionale in modo da migliorare lo svolgimento
dell’attività associativa.
DIVISE E DISTINTIVI UFFICIALI
Inserito nell’allegato “E” l’elenco e le regole d’uso
dei distintivi ufficiali.Tra questi segnaliamo il nuovo
distintivo riservato unicamente ai sommelier.
Dovrà essere apposto unicamente sulla divisa
di rappresentanza in luogo dello storico spillino
a forma di scudetto. È costituito dal grappolo
d’uva con foglia verde e dal tastevin così come
sono rappresentati sullo stemma FISAR. Resta in
vigore anche lo spillino a forma di scudetto che
tutti i soci, anche i non sommelier, possono, anzi
devono, portare.
A tutti i Delegati presenti è stato consegnanto un
simpatico gadget: un’elegante penna con chiave
USB integrata precaricata con il Testo Unico
completo, le lezioni del primo livello ed il minicorso
completo in presentazione flash ed una serie di
dati utili. Il nuovo Regolamento è scaricabile
direttamente dal sito
www.fisar.com o può
essere richiesto alla
Segreteria Nazionale.
All’assemblea nazionale
erano abbinate
quest’anno le elezioni
per il rinnovo delle
cariche nel Collegio
dei Revisori e dei
Probiviri.
Le votazioni, che hanno
visto impegnato il seggio
predisposto fino al tardo pomeriggio, hanno
decretato l’elezione, per il Collegio dei Revisori
di:
STEFANIA SFORZI, ROBERTO FRATI
E ROLANDO CECCOTTI, mentre per il Collegio
dei Probiviri sono stati eletti:
NINO AMADEI, GIANCARLO BINELLI E
VINCENZO FORTUNATO.
A loro va il nostro ringraziamento per l’impegno
che si sono voluti assumere e l’augurio per un
lavoro proficuo e collaborativo. I soci hanno chiuso
i lavori dell’Assemblea dandosi appuntamento a
Loano dal 16 al 19 Ottobre prossimi per quello
che sarà l’evento più importante dell’anno con
le elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale.
Prima dell’arrivederci i soci hanno voluto salutare
un grande amico non più con noi: Bruno Ianet,
al quale l’intera sala ha tributato un grande ed
affettuoso applauso.
Torna la sfida tra le Delegazioni
Speciale Assemblea
la platea dei soci durante l’assemblea
diVinandoTorna la sfida tra le Delegazioni
2009
FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI
Il luogo dell’incontro è incantevole e quanto mai
suggestivo, nel cuore del Chianti, tra Firenze
e Siena, nel comune di Greve in Chianti. È il
Castello di Vicchiomaggio, eretto nel corso del
‘400 in cima a un colle da cui lo sguardo s’estende
su tutta la Val di Greve, mostrando i dolcissimi
panorami della terra dove nasce uno dei più famosi
e apprezzati vini del mondo. Costruito inizialmente
come fortezza, denominata “Vicchio”, solido
baluardo a difesa di Firenze, nel Rinascimento
assunse il carattere di villa signorile, scenario
delle gaie feste di Calendimaggio che vedevano
riunita gran parte della ricca nobiltà fiorentina, da
cui poi il nome di “Vicchiomaggio”, a perpetuare
la cultura e il buon gusto che caratterizzavano
la vita di signori e popolani in epoche pur
contrassegnate da ripetute scaramucce tra le
città toscane. Il Castello ha ospitato nel corso
del tempo numerose personalità e, fra i tanti, il
grande Leonardo da Vinci e Francesco Redi,
che era medico, archiatra mediceo, naturalista,
poeta e Accademico della Crusca. Si tramanda
che Leonardo vi soggiornò mentre dipingeva
il suo capolavoro, quella Monna Lisa che oggi
è ammirata al Louvre di Parigi, mentre Redi fu
ospite nel 1685, vivendo e godendo la bellezza
della vasta campagna d’attorno, disegnata a
boschi, a oliveti e a pingui filari di viti, trovando
l’ispirazione per il suo celebre ditirambo “Bacco
in Toscana”, di cui si ripete ancor oggi il celebre
verso, dove si afferma che “Montepulciano d’ogni
vino è il re”. E proprio ricordando l’opera del
grande cantore del vino toscano, la Fisar ha voluto
trascorrere in questo stesso luogo il pomeriggio e
la sera di sabato 18 aprile scorso, in occasione
dell’Assemblea nazionale di primavera.
Gli ospiti
La sera, dopo un’attenta visita alle superbe
cantine dove maturano le riserve padronali del
Chianti classico, si è svolta nel salone d’onore
del Castello, con la sapiente regia del fiorentino
Roberto Frati, la cena di gala, presente l’intero
Consiglio nazionale, alcuni ospiti illustri, numerosi
delegati e soci ed amici della Fisar, arrivati da ogni
parte d’Italia. Fra gli ospiti il dott. Stefano Barzagli,
responsabile del settore “Produzioni Agricole
Vegetali” dell’Assessorato all’Agricoltura della
Regione Toscana con la signora Marta Gabrielli e
il dott. Eugenio Giani, Assessore alla Cultura e allo
Sport della città di Firenze. Mentre i piatti sono stati
serviti dalle cucine e dal personale del Castello,
Stefano Barzagli, Sommelier Onorario
della FisarL’alto dirigente della Regione Toscana ha ricevuto l’ambito riconoscimento
in occasione dell’Assemblea nazionaleFisar di primavera tenutasi a Firenze
“”
di Giampiero Rorato
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 382
Speciale Assemblea
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 83
i vini sono stati portati in tavola dai sommelier
fiorentini, impeccabili e ammirati nel loro servizio. È
stato un momento conviviale di grande eleganza,
rallegrato da una sapiente colonna sonora, nel
corso del quale i commensali, seduti attorno a
tavole ben preparate, hanno potuto stringere
ancor più i rapporti di amicizia e solidarietà che
caratterizzano ormai numerose delegazioni della
Fisar.
Il riconoscimento
Prima del dessert finale, il vicepresidente
nazionale Nicola Masiello, ha presentato il dott.
Stefano Barzagli, amico e sostenitore della Fisar.
Ha ricordato i suoi numerosi incarichi ufficiali,
oltre a quello di dirigente della Regione Toscana.
Barzagli, personalità fra le più competenti e
autorevoli del settore, è Accademico dei Georgofili,
Amministratore dell’Azienda Agricola Regionale
di Alberese (Grosseto), componente di diverse
importanti Commissioni presso il Ministero delle
Politiche Agricole e Forestali, e, per la Regione
Toscana, cura anche la legislazione sui marchi di
origine (Doc. Dop e Igt) e i rapporti con l’Unione
Europea.
Personaggio eminente del settore vitivinicolo
toscano, Stefano Barzagli merita, ha affermato
Masiello a nome del Consiglio Nazionale, di far
parte della grande famiglia della Fisar e, assieme
a Graziella Cescon, tesoriera nazionale, gli ha
conferito il diploma e le insegne di Sommelier
d’Onore della Fisar, tra gli applausi dei presenti.
Barzagli ha ringraziato per l’onore attribuitogli,
ricordando la lunga storia vitienologica della
Toscana, una terra che produceva vini rinomati
già all’epoca degli Etruschi e che nel corso
del tempo, ancor prima dei tempi medicei, era
caratterizzata da aziende che esportavano vino
in ogni parte d’Europa. In questi ultimi tempi, ha
aggiunto, i vini toscani stanno conoscendo una
nuova felice primavera, con l’aumento del numero
delle zone a Doc, ma soprattutto con il deciso
aumento della qualità, come hanno riconosciuto
gli esperti internazionali al recente Vinitaly. Ha infine
annunciato che sta per essere approvata una
normativa che definirà l’area del Chianti classico
come zona privilegiata, riservata esclusivamente
alla produzione di Chianti così classificato.
Il Presidente nazionale Fisar Vittorio Cardaci Ama
si è unito alle parole del vicepresidente Masiello,
ringraziando il dott. Barzagli per l’attenzione
sempre avuta nei riguardi della Fisar, auspicando
che la felice collaborazione in atto possa
ulteriormente rafforzarsi, a vantaggio sia di uno dei
prodotti principi dell’agricoltura toscana che dei
consumatori e dei ristoratori italiani che trovano
nei sommelier Fisar dei preziosi consulenti e
collaboratori.
Un brindisi col Vin Santo ha concluso l’incontro
conviviale, che ha segnata una nuova tappa
importante nella storia della Fisar, che si prepara
a celebrare, nel terzo fine settimana del prossimo
ottobre, la sua Assemblea elettiva che avrà
luogo a Loano, nella celebre Riviera di Ponente
della Liguria, terra di ulivi, di fiori e di turismo
internazionale.
I Sommelier della delegazione di Firenze.
Stefano Barzagli nominato sommelier onorario
Stefano Barzagli al tavolo con il Presidente FISAR
LOANOAssemblea Nazionale ElEttivA
16-19Ottobre2009
www.loano2village.it
Riviera delle Palme • Via Degli Alpini, 6 • LOANO (SV) Tel. 019 67911 r.a. • Fax 019 671765 • [email protected]
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 85
In un Vinitaly sempre più in “overbooking”
dove trovare uno spazio adeguato appare
un'impresa impossibile, la FISAR è riuscita
a trasformare uno spazio decisamente troppo
piccolo, in un salottino accogliente nel quale si
sono succeduti amici, produttori, giornalisti e
semplici appassionati. Tanti, veramente tanti
sono stati i fisariani che sono venuti a trovarci
ed altrettanti gli amici produttori e giornalisti con i
quali abbiamo parlato di progetti e collaborazioni.
Un ringraziamento particolare va al Delegato di
Verona, Ugo Bonalberti e a sua figlia Francesca
per la preziosa e disponibile collaborazione.
Due gli appuntamenti ufficiali organizzati dalla
FISAR: la Degustazione con Marco De Bartoli
per la presentazione del libro di Andrea Zanfi,
raccontata nell'articolo di Roberto Rabachino,
e la giornata del sommelier. Ormai da 4 anni la
Carpenè Malvolti festeggia i sommelier della
FISAR ospitandoli nel loro stand per un brindisi
che quest'anno aveva più di un valido motivo.
Primo tra questi la rivincita di Divinando, gioco
Una presenza di qualità
Un salotto per accogliere gli amiciAl Vinitaly la FISAR progetta il suo futuro“ ”
di Mario Del Debbio
La rivincita di Divinando
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 386
ideato dalla FISAR la cui finale si è svolta a
Conegliano nello scorso ottobre. Presenti le
prime tre squadre classificate delle delegazioni di
Livorno, Montecarlo (Lucca) e Treviso guidate dal
Presidente Nazionale Vittorio Cardaci Ama, che si
sono sfidate nella rivincita con una degustazione
dei prodotti Carpenè. I partecipanti hanno dovuto
individuare le differenze e riconoscere i prodotti
de “L'Arte Spumantistica” e il Prosecco DOC di
Conegliano e Valdobbiadene. La delegazione di
Treviso si è riconfermata aggiudicandosi anche
la rivincita in questo appuntamento veronese,
seguita da Montecarlo e Livorno. La consegna del
“Premio Arte Spumantistica ai protagonisti della
comunicazione“ attribuito quest'anno a Marina
Mancini della trasmissione Radio Due Decanter
e ai conduttori Fede&Tinto e la presenza del
capitano della Squadra Nazionale della Pasticceria
Italiana Andrea Zanin con la sua torta da viaggio
hanno suggellato un bellissimo incontro. Il
torneo a squadre FISAR Divinando è pronto a
ripartire lasciando presagire grandi battaglie tra le
delegazioni che numerose sembrano raccogliere
la sfida dei campioni di Treviso. Lasciamo Verona
con il proposito di tornare con una grande
presenza confidando nell'assegnazione di uno
spazio che valorizzi al massimo la nostra voglia
di esserci.
La squadra vincitrice di Treviso con Rosanna Carpenè e Vittorio Cardaci Ama.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 3 87
La Fisar premiata dalla Regione Toscana di Gianfranco Grossi
“Premiando la Fisar e l’Ais toscana - ha detto il presidente della Regione Claudio Martini - abbiamo voluto
dare un riconoscimento a quella folta schiera di professionisti che da tanti anni, con grande passione, contribuiscono a far conoscere il vino e a promuoverne il corretto consumo”. A ritirare l’ambito riconoscimento il vice presidente nazionale della Fisar Nicola Masiello e il presidente dell’Ais Toscana Osvaldo Baroncelli.Il premio istituito nel 2002 per dare un riconoscimento a chi in questo settore ha un ruolo importante all’interno della cultura, dell’economia e della gestione del territorio, si distingue per capacità, impegno e amore per il vino. Il primo anno era dedicato all’informazione e alla comunicazione enologica: lo ha ritirato James Suckling, collaboratore di Wine Spectator.Nel 2003 Premio per i giovani viticoltori a: Federico Bartolomei, Elena Carmignani, Patrizia Cencioni, Aurelio Cima, Filippo Gaslini Alberti, Cinzia Merli, Marta Niccolini, Mattia Simoni e Ronald Vian. L’edizione 2004: Premio per enologi con età non superiore a 40 anni: a Barbara Tamburini, Lorenzo
Landi, Marco Cervellera e Luca D’Attoma. Il riconoscimento alla carriera era stato assegnato a Giacomo Tachis.Il 2005 era dedicato all’enogastronomia ed era andato a Mario Righi, Andrei Conti ed alla famiglia Saporito. 2006: Premio per le ricerca scientifica nel settore vitivinicolo, assegnato a Roberto Bandinelli. L’anno 2007 il Premio è stato condiviso tra il designer dei vini e delle aziende vinicole a Simonetta Doni, mentre quello per le nuove tecnologie per la diffusione del vino è andato a Riccardo Gosi Enomatic s.r.l.Il Premio assegnato alla Fisar aveva questa motivazione: “Pur essendosi diffusa su tutto il territorio nazionale, sul quale opera attraverso le sue oltrre 70 delegazioni territoriali, la Fisar è rimasta fortemente legata alla Toscana. In Toscana sono presenti ben 16 delegazioni a testimonianza della ricchezza enologica della nostra Regione. La sede nazionale è ad Asciano (Pisa) dove si trovano gli uffici di segreteria e dove si svolgono tutte le riunioni degli organi collegiali. I Sommelier, per diventare tali, seguono un percorso formativo completo con lezioni tenute da docenti esperti
La Regione Toscana ha assegnato l’edizione 2008 del “Premio Vini di Toscana” alle due federazioni di sommelier per il loro impegno
nella divulgazione del vino“
”
Il Sommelier Maggio-Giugno 2009 • n. 388
e tecnici di settore. Importantissima anche la campagna lanciata lo scorso anno: ‘La cultura del bere per il rispetto della vita’. Il Sommelier, come operatore di settore, non può restare insensibile alle esigenze sociali e culturali del nostro tempo segnate, oltre che da un’informazione di tipo scandalistico che accomuna nelle frodi alimentari metanolo e cabernet, dalle problematiche sempre più incalzanti dovute all’abuso dell’alcool”.Il Governatore Martini nel suo saluto ha voluto sottolineare che il Premio è “un r i c o n o s c i m e n t o a tutte quelle professioni e saperi che attorno al vino lavorano e ne fanno l’emblema della nostra Regione. Ma è anche l’occasione per ringraziare quanti fanno di tutto per dare il meglio al vino. La Toscana deve molto al vino. È uno dei modi per farci conoscere nel mondo. Sette rossi toscani sono nella ‘top 100’ del vino nella classifica di Wine Spectator e questo mi fa particolarmente piacere”.Nicola Masiello nel ricevere il Premio (una targa ed un ‘mezzo litro’ di cristallo con inciso il nome sul fondo), dopo parole di ringraziamento per questo importante rioconoscimento, ha fatto un po’ la storia della Fisar. “Quando nel 1972 quel piccolo gruppo di amici risrtoratori con la passione per il vino, decise di fondare una Federazione di Sommelieri, sicuramente non immaginava che stava per creare un’associazione che tanto avrebbe significato nella promozione dell’enogastronomia negli anni a venire. A Volterra dettero vita alla Fisar, Federazione Italiana Sommelieri tra Albergatori Ristoratori. Si definivano Sommelieri utilizzando un termine francese, quasi a voler sottolineare con maggiore forza lo scopo dell’associazione:
far conoscere il vino italiano partendo dai vini della terra di origine, la Toscana. Oggi siamo tornati al termine internazionale ed è sparita la parola ‘tra’ visto che la Fisar annovera nelle proporie fila, accanto ai ristoratori e agli albergatori, sommelier di ogni estrazione sociale tra cui molti appassionati cultori del vino”. E tra questi moltissimi giovani
con la presenza predominante di ragazze.Ha reso anche omaggio a quel piccolo nucleo da cui era partita l’idea: Mario Pellegrini del ristorante Romito di Livorno, Romano Franceschini di Viareggio, il comm. Tullio Venturini del Villa Kinzica, Auro Gasperini da Volterra e pochi altri. Avviandosi alla
conclusione Nicola Masiello ha sottolineato come “il sommelier non può restare insensibile alle esigenze sociali e culturali del nostro tempo. Per questo la Fisar dallo scorso anno ha lanciato una campagna dal nome ‘la cultura per del bere per il rispetto della vita’. Dentro ad ogni bicchiere c’è un concentrato di storia, cultura e lavoro che affonda le sue radici nel territorio di produzione. E quando si parla di un territorio ricco di questi ingredienti come la Toscana il lavoro del Sommelier diventa fondamentale”. Prima di consegnare al presidente Martini il gagliardetto ed un taste-vin della Fisar, Masiello ha assicurato che la campagna dello scorso anno continuerà anche per tutto questo 2009. La cerimonia che si è svolta nella “Sala del Pegaso“ della Presidenza della Regione è terminata con un signorile buffet preparato dalla Scuola Alberghiera “Buontalenti” di Firenze. Il servizio vini è stato effettuato congiuntamente dai sommelier Fisar e Ais. E questo ci ha fatto decisamente piacere.
il Presidente Regione Toscana Claudio Martini con Nicola Masiello ed Osvaldo Baroncelli (AIS-Toscana)
Progetto3:Layout 1 30-04-2009 11:33 Pagina 1