Il Sommelier n. 4/2009 luglio-agosto
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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVII - Numero 4 - Luglio-Agosto 2009
Bolgheri: il nuovo disciplinare ribadisce il terroir
IN QUESTO NUMERO
•Unturismoa24carati
•ViniedaltregolositàdellaLiguriadiPonente
•Laculturainunaetichetta
•Vinexpo2009: ilsalottodelvinointernazionale
•NellostatodiSantaCatarinainBrasileilvinosichiamaPericò
•ProgrammaAssemblea diLoano
L’altra faccia del Sauvignon - Enza Bettelli Pag. 8
Vini ed altre golosità della Liguria di Ponente - Virgilio Pronzati 10
Il vino del futuro - Lorenzo Tablino 13
La cultura in una etichetta - Gladys Torres 15
Una vigna in città - Silvana Delfuoco 16
Bolgheri: il nuovo disciplinare ribadisce il terroir Valentina Niccolai 18
Vinexpo 2009: il salotto del vino internazionale Roberto Rabachino 22
Lungo la Via della Seta - Carlo Ravanello 24
Nello stato di Santa Catarina in Brasile il vino si chiama Pericò - Roberto Rabachino 30
Sai bere - Alla Fattoria del Cerro si vinifica con arte - a cura della redazione di Quality ADV 34
Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV 38
Il Re del gusto a Lampedusa - Giancarlo Roversi Pag. 40
Alla scoperta di una piccola doc friulana: la Doc Carso Luca Iacopini e Massimo Bracci 44
L’opinione del Presidente Pag. 2
La sociologia nell’alimentazione - Roberto Rabachino 4
L’opinione di Marcello Masi - Marcello Masi 6
News dal Mondo 48
News dall’Italia 49
In famiglia 51
La segreteria comunica: programma Assemblea Elettiva di Loano 62
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Infatti, e di questo ne sono fermamente convinto, il Sommelier, quello serio, è certamente una delle figure più importanti, quando si parla
di comunicazione; l’anello che congiunge produttore e consumatore, ma bisogna fare attenzione, perché spesso i “comunicatori” usano un linguaggio troppo tecnico, quasi un gergo, correndo il rischio che invece di trasmettere delle informazioni corrette, di trasferire conoscenza al consumatore ed aiutarlo nelle sue scelte si finisce per disorientarlo. Comunicare oggi è piuttosto difficoltoso, in tutti i campi; nel nostro caso poi bisogna capire esattamente cosa e a chi comunicare. Alla massaia o comunque al consumatore che bada sostanzialmente al rapporto quantità/prezzo bisognerà porgere un certo tipo di messaggio con un vocabolario adeguato; al professionista o all’appassionato, invece ci si potrà rivolgere usando un lessico mirato possibilmente alle sue esigenze e calibrato al proprio grado di cultura. Per un Sommelier informare, e rendere più sensibile il consumatore, deve essere come un “apostolato”.Per questo motivo, sin dalle prime lezioni ai nostri corsi, così come sulla carta stampata, bisognerebbe portare avanti il concetto di Qualità senza mezzi termini e senza interessi precostituiti; voglio dire che spesso, sotto le mentite spoglie della comunicazione, vengono propinate informazioni che altro non sono che occulta pubblicità. Insegniamo alla gente ad andare in enoteca o al
supermercato, a conoscere le numerose aziende che lavorano bene ma non hanno prezzi esagerati. Oggi forse sono in tanti a credere che essere in grado di degustare un vino o abbinarlo ad un cibo è come appartenere ad una classe aristocratica che, probabilmente ha degli aspetti positivi da un punto di vista delle strategie di vendita, ma dare origine ad un sogno, a un desiderio, ad uno status symbol è compito di chi deve promuovere, non di chi deve informare come il giornalista, così come il sommelier che hanno proprio il compito di informare, non quello di promuovere. Dal Sommelier mi aspetto umiltà, professionalità a vera competenza, evitando protagonismi da palcoscenico ed esaltazione di vini inarrivabili. E’ di estrema importanza avere una cultura di base, cioè possedere quelle competenze utili per potere riconoscere le caratteristiche organolettiche, che devono prescindere comunque dal proprio gusto personale, al fine di dare un corretto giudizio; conoscere la tradizione, capire la provenienza, sapere perché un vino o un alimento viene prodotto in un determinato modo vuol dire essere in grado di sviluppare e far progredire le proprie conoscenze, senza trascurare tutti quegli elementi fondamentali che sono passione, piacere e soddisfazione che si provano quando ci si trova davanti ad un calice di vino o ad una prelibatezza; sono questi i fattori che ci portano ad andare oltre, a cercare di imparare sempre di più. Mi piace citare un pezzo tratto dal film Sideways,
La comunicazione: strumento per conoscere,
per crescere, per proporre
Il consueto appuntamento della Giornata del Sommelier quest’anno ha visto impegnate in conferenze e dibattiti
le nostre Delegazioni in tutta Italia sul tema della comunicazione legata al cibo e al vino
“”
Presidente Vittorio Cardaci Ama
Il Sommelier Marzo-Aprile 2009 • n. 22
per comunicare con il Presidente:[email protected]
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 3
la sequenza in cui Miles e Maya, due protagonisti del film, seduti sotto un portico, danno vita ad una delle più emozionanti dichiarazioni d’amore cinematografiche di tutti i tempi, rivolte al vino: “… amo pensare alla vita di un vino. Il vino è un essere vivente. Amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c’era un bel sole o se pioveva. Le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. E se è un vino di annata, penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continua ad evolversi: che se apro una bottiglia oggi avrà un gusto diverso di quello che avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Ogni bottiglia di vino è come se vivesse: ha una nascita, una sua evoluzione, una fase in cui raggiunge l’apice e da cui subito dopo inizia un lento ed inevitabile declino...”. È chiaro che la realtà è ben altra cosa, come è ben altra cosa dovere svolgere, nel quotidiano, l’attività di Sommelier, che in Italia come ben sapete è una
figura professionale non prevista dal contratto nazionale collettivo di lavoro ne, tanto meno, da norme che possano disciplinare l’esercizio abusivo della professione. A tal proposito lo scorso mese di giugno è stato presentato un disegno di legge che dovrebbe regolare la disciplina della professione di sommelier, e da una prima lettura mi sembra di capire che qualcosa nel testo andrebbe rivista, oltre che interpretata; sappiamo di certo che la nostra Federazione non è stata interpellata preventivamente, così come sembrerebbe neanche l’Associazione Italiana Sommelier, le uniche titolate alla formazione, almeno fino ad oggi. Auspico che la nostra Federazione possa contribuire proficuamente a migliorare il disegno di legge proposto e in attesa di ulteriori sviluppi, auguro a tutti i nostri lettori che possano trascorrere delle piacevoli vacanze con serenità e spensieratezza.
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LocaLe associato FisaRSmoking di servizio
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Spedizioni in tutta Italia
Chi tratta di questi argomenti sono
i nutrizionisti ed i sociobiologi che
considerano il cibo una sorta di
“medicina”, utile a prevenire e curare le malattie le
disfunzioni organiche nonché il benessere fisico
e sensoriale, mentre gli antropologi ed i sociologi
sono invece interessati alle pratiche e ai discorsi
intorno al cibo, e si pongono i quesiti di quanto e
cosa esso rappresenti all’interno di una cultura.
Oggi si ritiene che il cibo oltre a svolgere le funzioni
nutritive sia un fatto sociale, un mezzo per leggere
i profondi ed incessanti cambiamenti del mondo
d’oggi, un mezzo per comprendere l’umana
evoluzione; è da qui che nasce allora la scienza
La sociologia nell’alimentazione
La sociologia dell’alimentazione è un settore delle discipline sociologiche che si occupa delle dimensioni sociali legate ai processi di produzione, preparazione
e consumo del cibo nelle diverse culture umane“
”
di Roberto Rabachino
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 44
di Roberto Rabachinoper comunicare con il Direttore:
Fotografia di Nevio Doz
chiamata “antropologia dell’alimentazione” che
si presenta come uno dei mezzi per leggere e
interpretare l’evoluzione umana, attraverso le
categorie di cibo, cucina, alimentazione, nelle
differenti società, passate e presenti. Infatti,
procurarsi, preparare e consumare il cibo é
un’attività comune a tutte le civiltà ma gusti,
preferenze e possibilità alimentari variano
notevolmente da cultura a cultura.
La rapida evoluzione dei nostri tempi ha prodotto
numerose e profonde trasformazioni che stanno
modificando il nostro rapporto col cibo, le regole,
gli orari e i luoghi della sua assunzione; persino
il senso del gusto si è modificato sensibilmente
soprattutto a causa della produzione di massa
degli alimenti, delle influenze della moda e dei
mass media nelle scelte alimentari, che hanno
determinato la nascita di nuovi stili alimentari.
Sembra configurarsi un nuovo scenario rispetto al
passato che vedrà contrapposti da un lato l’arte
e l’artigianato agro-alimentare, dall’altro l’industria
ovvero la filosofia del “locale” contro quella della
globalizzazione.
Da tutto questo nasce una profonda rivisitazione
sull’alimentazione e sul cibo.
Il consiglio è una attenta riflessione su come la
natura interculturale del cibo abbia influito sui
nostri canoni alimentari modificandoli a tal punto
da farci perdere il “ricordo” dei sapori e dei profumi
autoctoni, nostrani.
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 5
Il SommelierRivista di Enologia,
Gastronomia e TurismoRegistr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983
Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier
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Marcello Masi, Giancarlo Roversi,Enza Bettelli, Gudrun Dalla Via, Virgilio Pronzati,Luca Iacopini, Massimo Bracci, Silvana Delfuoco,
Cinzia Tosetti, Attilio L. Vinci
Oliviero Toscani, Saverio Scarpino,Roberto Rabachino, Enza Bettelli, Alberto Doria
e immagini di Redazione
Non a caso per decenni il turismo è stato
considerato una sorta di comparto
economico riserva di albergatori e
commercianti di souvenir. Un’economia importante
certo ma molto meno importante dell’industria
o del commercio tout court. L’abolizione del
Ministero del Turismo ha rappresentato negli
anni scorsi l’apice di
questa strana teoria. E
pure oggi, nonostante
l’evidenza e i numeri
dell’economia turistica,
c’è ancora chi sostiene
che solo l’industria
pesante e la finanza
garantirebbero al Paese
ricchezza e prospettive.
Vivaddio però queste
bislacche teorie
hanno sempre meno
sostenitori. L’industria turistica infatti rappresenta
un’evidente, enorme, opportunità per l’Italia. Non
solo economia reale, ma soprattutto investimento
sul futuro. Il turismo è un volano formidabile di
centinaia di attività imprenditoriali ed in particolare
per il settore enogastronomico rappresenta un
fenomenale strumento di crescita.
Prima di approfondire il mio pensiero sulle cose
che andrebbero fatte o migliorate mettiamo
qualche cifra nero su bianco.
Innanzitutto il numero
dei turisti che ogni anno
scelgono l’Italia per le
loro vacanze. Sono più
di 96.000.000. Di questi
almeno 43.000.000
sono stranieri. Questo
esercito “consuma”
dai dati Unioncamere
circa 60 miliardi di
euro in spese. Dico
60 miliardi. E c’è un
turismo internazionale
che ad oggi spende per l’acquisto di prodotti
agroalimentari circa 2 miliardi di euro ogni anno.
Da sommare ai 3 miliardi e ottocento mila euro
Un turismo a 24 carati
Il turismo è una risorsa importante dell’Italia. Un’ovvietà? Sì, ma molto meno ovvia
di quanto si possa pensare “”
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 46
di Marcello Masi
Vice Direttore TG2 RAI e responsabile rubrica Eat Parade
Fotografia diNathalie Biet
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 7
spesi per mangiare al ristorante. E non è tutto.
Da un’indagine di Assocamerestero il 96 per
cento dei turisti di affari in Italia sostiene che un
viaggio nel Bel Paese influisce positivamente
sull’acquisto/consumo di Made in Italy, e circa
un terzo incrementa il proprio consumo a casa
propria di prodotti italiani a seguito del viaggio.
Per cominciare ad avere un quadro più
definito del fenomeno economico del turismo
possiamo fermarci qua. Non possiamo fermarci
invece sulle cose che dobbiamo migliorare. A
cominciare dalle proposte legate alla conoscenza
e commercializzazione dei nostri prodotti
agroalimentari e del vino in particolare. Come è
noto ormai a tutti il nostro territorio rappresenta
un universo unico nel panorama dell’offerta
mondiale. Abbiamo una tale ricchezza che la
mera catalogazione rappresenta un’opera titanica.
Per delimitare il concetto alle sole eccellenze
dobbiamo per forza di cose ricorrere alle Regioni
che sono il bacino naturale di percorsi del gusto,
unici ed inimitabili. Su questo dobbiamo lavorare
tutti insieme e di più. Le strade del vino, per fare un
esempio, rappresentano già un’importante realtà
in molte Regioni. Ma sono potenzialmente ancora
poco sfruttate. Per rimanere ancorati al concreto e
al realizzabile mancano troppo spesso di sinergie
tra i singoli produttori e di un più efficace sostegno
da parte delle Istituzioni centrali e locali. Sono
realtà molto spesso slegate dal territorio, mosche
bianche che faticano ad essere valorizzate anche
dalla segnaletica stradale. È tempo di muoversi
in maniera coordinata ed incisiva. Il tempo degli
eroismi, ma anche dell’improvvisazione è finito.
L’Italia è cresciuta nonostante molte contraddizioni
e scelte scellerate. Dobbiamo cominciare a
sfruttare le immense miniere di diamanti a
cielo aperto che abbiamo. Non farlo sarebbe
imperdonabile e un regalo troppo caro per i nostri
agguerriti competitor internazionali.
Cultura, passione, tradizione
premiato alChallenge International du vin
Bordeaux 2009Luca Maroni “Annuario dei migliori vini Italiani” 97 punti.
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In Alto Adige si coltivava la vite già prima che i
Romani vi arrivassero e i vini che vi si producono
oggi sono tutti di ottima qualità, grazie anche
alle caratteristiche del suolo e a quelle climatiche
che arrivano a creare microclimi differenti nelle
varie zone di produzione. I vitigni autoctoni
sono Schiava, Gewürztraminer e Lagrein ai
quali si sono man mano aggiunti Pinot grigio,
Pinot bianco, Chardonnay, Sauvignon, Silvaner,
Müller-Thurgau, Riesling, Veltliner, Kerner, Pinot
nero, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet
Franc, tutti perfettamente acclimatati. Le aziende
altoatesine sono circa 5 mila, distribuite in 52
dei 116 comuni della provincia di Bolzano e la
produzione media annua è di 350 mila ettolitri di
cui il 55% di vini rossi. Interessante la crescita
dei vini dolci, tra cui i classici Moscato Rosa e
Moscato giallo, e quella degli spumanti, per ora
circa 150 mila bottiglie con base Chardonnay,
Pinot bianco e Pinot nero con fermentazione in
bottiglia. I rossi sono in genere decisi e vigorosi
mentre la Schiava ha un aroma fruttato e una
vivace freschezza, caratteristiche comuni anche
alla maggior parte dei vini bianchi della regione.
Tra questi, il Sauvignon (fine, leggermente
aromatico, di colore giallo verdognolo, dal profumo
erbaceo) durante la stagione degli asparagi
diventa la star della primavera poiché è il vino
che meglio si sposa con il gusto delicato
dell’asparago bianco di Terlano.
È infatti un abbinamento
perfetto che per
l’occasione vede
una apposita
p r o d u z i o n e
di Sauvignon
imbo t t i g l i a t o
con una speciale
etichetta dalla
Cantina Vini di Terlano
L’altra facciadel Sauvignon
L’Alto Adige offre una ricca varietà di vitigni, su una superficie vinicola che per il 98,8% è sotto la tutela
del marchio DOC, e in tempo di asparagiuno dei suoi vini più caratteristici cambia gusto ed etichetta“
”
di Enza Bettelli
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 48
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 9
che per l’appunto
raffigura gli asparagi
locali. La Cantina, una
delle prime cantine
sociali fondata da 24
produttori e oggi con
oltre un centinaio di
soci, è nata nel 1893
e custodisce anche migliaia di bottiglie provenienti
da tutte le annate a partire dal 1955 ai giorni nostri
oltre ad alcune dell’anno di fondazione che, già
allora, erano da 0,75 litri. Questa collezione di
vini è unica in tutta Italia e testimonia la tradizione
di Terlano in materia di vini maturi, longevi,
eleganti e armonici che hanno meritato numerosi
riconoscimenti anche internazionali. Terlano,
situata alle pendici del Monte Tschöggel, è infatti
favorita da un clima mite e un terreno perfetto
per la viticoltura per la presenza di porfido che
immagazzina calore e di pietra arenaria che invece
lascia defluire l’acqua nel terreno, mantenendo
asciutto quello a contatto con le radici delle viti.
Gli agricoltori conferiscono alla Cantina i circa
60 mila kg di deliziosi turioni provenienti dai 10
ettari di asparagiaie del circondario che verranno
selezionati, elaborati e venduti dalla Cantina con
il marchio Marlene, dal nome dall’ultima reggente
del vecchio Tirolo, Margarete Maultasch. La
tradizione degli asparagi bianchi in questa zona
è ormai centenaria ed è famosa per la qualità dei
turioni. E la qualità viene mantenuta anche dalla
tempestività con cui vengono elaborati e venduti
dalla Cantina, vale a dire entro 2-3 giorni al
massimo dalla raccolta quando gli asparagi sono
sani, puliti e freschi; privi di odori e sapori estranei
e di eccessiva umidità; sempre con un taglio
perfetto e fresco, e questo indipendentemente
della categoria (gourmet, mini, classico, ecc.).
Da aprile a tutto maggio a Terlano e nelle vicine
Vilpiano e Settequerce tutti i ristoranti propongono
piatti a base di asparagi mentre presso l’Ufficio
Turistico e gli alberghi è possibile prenotare
passeggiate gastronomiche-naturalistiche con
visita alle asparagiaie, menu con gli asparagi e
sosta alla Cantina per una degustazione guidata
di vini.
se ci fossero le stelle per gli agroturismi
... sicuramente l’Oberlegar di Meltina,
frazione di Terlano, ne avrebbe almeno una.
In cucina Helene Schwarz prepara piatti tipici
altoatesini con prodotti di qualità e quasi tutti
di produzione propria. In stagione gli asparagi
bianchi vengono serviti secondo tradizione
con la salsa bolzanina (uovo sodo tritato
fine e amalgamato con olio, sale, pepe e, a
piacere, una spruzzatina di aceto) e con lo
straordinario prosciutto cotto preparato dal
marito Franz. Interessanti i vini della casa: un
Sauvignon fresco ed equilibrato, una Schiava
dal particolare sentore di ciliegie e un Lagrein
profumato e delicato.
alta Gastronomia e Bio vanno a
braccetto
In Italia esistono solo 3 strutture completamente
bio, tutte in Alto Adige, tra cui il nuovissimo
Theiner’s Garten Bio Vitalhotel a Gargazzone, nei
pressi di Merano, sorto su un terreno coltivato
biologicamente da 25 anni, con camere
realizzate con un sistema in legno massiccio
senza chiodi e colla. A disposizione degli ospiti
un centro benessere e un frutteto biologico.
A tavola il bio è ottimamente coniugato dal
giovane chef austriaco André Kassin con piatti
dai sapori freschi e accattivanti, presentati in
modo impeccabile. In cantina un centinaio di
etichette di vini biologici, in prevalenza Alto
Adige e Italia.
Tutto questo per la mitezza del clima, spiag-
ge da bandiera blu, borghi medievali da
bandiera arancione, contornati da verdi
colline, suggestive località montane che sembra-
no presepi e per esclusive golosità, di cui non
poche derivate da vere e proprie biodiversità. Il
Ponente ligure per la sua particolare conforma-
zione fisica che dà origine a moltissimi microclimi
e per la composizione ed esposizione dei terreni,
fa sì che sia una terra vocata alla coltura della vite
e dell’ulivo. Non solo. Erbe aromatiche, freschis-
simo pescato, ortaggi, frutta e, addirittura tartufi,
ne fanno un paradiso per i golosi intelligenti. Basi
alimentari che danno origine a piatti tipici e rivisitati
dei non pochi ristoranti stellati, di questo lembo
occidentale.
Facendo una carrellata sui vini liguri del Ponente
ligure, attraverso un itinerario che va dall’Impe-
riese al Savonese, troviamo vini con insospetta-
te - o poco conosciute - qualità. Dalla provincia
d’Imperia, tre Doc comprendenti i vini tra i più
caratteristici dell’intera regione. La prima, anche
in ordine d’acquisizione, Rossese di Dolceac-
qua o Dolceacqua dal vitigno Rossese nero di
Ventimiglia, impiantato in posizione collinare di 14
comuni con epicentro Dolceacqua. Due vini, di
cui un Superiore (per alcol e invecchiamento). Si
può definire il vino italiano più “francese”, poiché
i sentori fruttati e speziati ricordano i migliori ros-
si di Bandol e della Cotes du Rhone. Ideali per
piatti di semplice e raffinata matrice, ottenuti da
capretto ed agnello, carni bianche per eccellen-
za. Poi, sempre nella stessa provincia, quelli della
Doc Ormeasco di Pornassio o Pornassio: cinque
vini (tre facevano parte della Doc Riviera Ligure
di Ponente), nelle tipologie Pornassio, Pornassio
Sciac-tra, Pornassio Superiore, Pornassio Pas-
sito e Pornassio Liquoroso. Tutti ottenuti da un
clone di dolcetto, coltivato sin dal 1303 a Pornas-
sio, su imposizione dell’allora Podestà locale. Una
cinquina enoica che spazia dal cerasuolo ai rossi
(per antipasti, primi piatti e secondi piatti), di cui
un ottimo Superiore, ai passiti, per dessert decisi
e col cioccolato. Insieme alla provincia di Savo-
na, la Doc Riviera Ligure di Ponente con Pigato,
Vermentino e Rossese. Il primo, profumato pieno
La Riviera Ligure di Ponente vanta un indiscutibile e particolare fascino, richiamando sin dal passato,
illustri personaggi della cultura e, da qualche decennio, esigenti gourmet e turisti d’ogni Paese
VIRGILIO PRONZATI PRESENTA I LUOGHI DELL'ASSEMBLEA
“”
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 410
Vini ed altre golosità della Liguria
di Ponente di Virgilio Pronzati
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 11
e polputo, ideale con funghi e piatti di pesce con
salvia, il secondo più sapido e fresco, congeniale
col pesce e, il terzo, di minor struttura e comples-
sità del Dolceacqua ma di grande versatilità, si
sposa a piatti di stoccafisso e a quelli di coniglio e
pollame. Dall’oliva taggiasca oli DOP Riviera Ligu-
re Riviera dei Fiori, delicatamente fruttati ma per-
sistenti, dolci e mandorlati, insostituibili per piatti
di pesce, perché condiscono senza coprirne gli
umori salsi. Mentre dagli scoscesi pendii dell’Alta
Val d’Arroscia, il famoso Aglio di Vessalico che
dal 1760 se ne tiene in loco, una mostra merca-
to. Una biodiversità nel suo genere, che origina e
caratterizza la tipica Sals d’Aglio e tutte le storiche
salse di mortaio.
Dalla cucina, la cinquecentesca Sardenaira, fo-
caccia e non pizza, farcita con sardine, olive, ci-
polle irrorate d’extravergine (oggi con acciughe
e l’aggiunta di pomodoro), l’antico e succulento
Stufato di capra con fagioli di Pigna, il Branda-
cujun, sorta di stoccafisso non mantecato ma
amalgamato scuotendolo nella pentola e dulcis in
fundo, tre dolci: la Stroscia, l’unica torta di pasta
frolla fatta col l’olio e non col burro, l’ultra secolare
Cubaita di Isolabona (nocciole con miele tra cial-
de) e la Michetta di Dolceacqua, entrambi a De-
Castello di Dolceacqua
Agliata
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 412
nominazione Comunale. Passando al Savonese,
altri oli DOP Riviera del Ponente Savonese, dolci
ma con lieve percezione amara, che riequilibrano
piatti di pesce e di ortaggi con paciosa nota dolce
e grassa. Per i vini, dallo stesso disciplinare del-
la Doc Riviera Ligure di Ponente, dalle sottozone
Albenganese e Finalese, stesse tipologie di vini,
ma con caratteristiche in parte diverse, per ov-
vie condizioni pedoclimatiche. Fruttati, morbidi e
pieni Pigato dall’Albenganese (ideale per piatti col
Pesto di mortaio), profumati, sapidi e persistenti
Vermentino dal Finalese. Fruttati ed invitanti Ros-
sese (in prevalenza dal Finalese) per secondi piat-
ti di pollame e di coniglio in casseruola. Dall’IGT
Colline Savonesi, una gradita sorpresa: il Gra-
naccia. Un grande rosso dal bouquet speziato,
sapido, pieno e di molta persistenza, prodotto nel
comune di Quiliano, derivato dal vitigno Alicante,
importato nell’Ottocento dai cartai quilianesi dal-
la Spagna. Nello stesso comune e in altri della
provincia, l’IGT Lumassina. Un bianco nervoso e
molto sapido, che si accoppia a farinata e frittura
di piccoli pesci di scoglio. Dalle serre e dagli orti
due silvestri bontà: il Carciofo (il fiore più buono
al mondo) e l’Asparago violetto d’Albenga. A Mil-
lesimo, addirittura il profumato Tartufo bianco di
Millesimo (Magnatum Pico), di cui se ne tiene da
molto tempo una rassegna. Dagli orti di Ortovero
e Valleggia, rispettivamente, succulente pesche
e albicocche. Dalle cucine piatti ghiotti come la
Farinata di ceci e bianca (unica, fatta con farina di
frumento), l’antica Zeaia (parti della testa di maiale
in gelatina) che si può gustare solo ad Alpicella,
frazione collinare della solare Varazze. E ancora
la Buridda di pesce (ricca zuppa di pesce) e di
stoccafisso, il Coniglio al Pigato e, tra i dolci, la
storica ed ormai desueta Torta di zucca di Loano
preparata per il Santo Natale, il Chinotto candito
di Finale Ligure e gli irrinunciabili Amaretti di Sas-
sello, giustamente conosciuti anche all’estero.
Un breve compendio, non certamente completo,
delle ghiottonerie del Ponente ligure, che vuol es-
sere un invito per una piacevole sosta nei luoghi
descritti per conoscerne la storia, le tradizioni, i
saperi e sapori.
Cubaita
Farinata bianca
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 13
Organizzato, in aprile, all’Expo di Piacenza,
da Sive (Società Italiana Viticoltura
Enologia) e da soc.Vinidea, ha ben
evidenziato, a circa ottocento partecipanti, le varie
problematiche e opportunità delle biotecnologie
nel settore vitivinicolo. Si tratta di tecniche di cantina
ormai diffuse in tutto il mondo, Italia compresa.
Ma istituzioni, produttori e consumatori sono al
corrente di cosa rappresentano esattamente
per la qualità e tipicità dei vini? In alcuni paesi la
tendenza ormai è questa: usare le biotecnologie
per togliere, sostituire, modificare, rimettere,
ampliare nel vino i suoi costituenti, al fine di
modificarne sensibilmente i caratteri organolettici,
costruirlo in cantina insomma.
In un contesto simile mi chiedo che ruolo ha
ancora il terrior, ma soprattutto vorrei conoscere,
quali saranno i caratteri predominanti dei vini? Se
si opera in assenza o quasi
di limiti e regole mi chiedo se prevarrà il vigneto
o la cantina.
Soffermiamoci un attimo sulle tecniche sottrattive
d’acqua. L’osmosi inversa, consiste nel far passare
del mosto attraverso un’apposita membrana
selettiva, in tal modo si eliminano in parte i suoi
composti. Con la crioconcentrazione si porta il
mosto o il vino sino al punto di congelamento,
in tal modo si formano aghi di ghiaccio che, in
seguito, si separano con opportune tecniche.
Con l’evaporazione sotto vuoto invece si elimina
semplicemente acqua rendendo il mosto più
concentrato. Qualsiasi tecnica sottrattiva modifica
sensibilmente i caratteri organolettici del vino
trattato. Sul piano concettuale - con la cosiddetta
Il vino del futuro
La chiusura della sesta edizione di ENOFORUM 2009, il più importante convegno tecnico
per enologi e ricercatori, incentrata su tema di forte interesse e attualità
“”
di Lorenzo Tablino
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 414
distillazione frazionata in colonna circolare - si
potrebbero fare molte altre cose; di tutto potrei
dire: togliere o aggiungere ovviamente alcol
etilico, acidi e sali, aromi e colori, tannini e altro.
D’altronde in California - Usa è ammessa l’aggiunta
di acqua ai vini, le tecniche di dealcolazione sono,
da qualche tempo, utilizzate all’estero.
Facciamo un esempio pratico applicativo in
cantina: in vendemmia ho un mosto normalissimo
di uva a bacca nera: tolgo acqua per arrivare a 14
gradi alcolici, con osmosi elimino in parte gli acidi
organici, aggiungo mannoproteine e polisaccaridi
per dare struttura e morbidezza e infine correggo-
aumento il profumo e il colore con derivati dei
fenoli estratti in precedenza dalla buccia.
Un vino del genere cosa rappresenta? Una
gradevolissima bevanda, oppure una igt-doc in
grado di esprimere una precisa identità culturale
e territoriale?
Sul piano politico- istituzionale, tra pochi mesi, si
dovrebbero prendere, in merito alle biotecnologie,
importanti decisioni in sede OIV. Il rischio che
vengano ammesse anche per i paesi della UE.
Gli interessi economico-scientifici in campo sono
enormi.
Torniamo alla domanda iniziale. Prevarrà il vigneto
o la cantina? Difficile rispondere. Vorrei che
prevalesse un’etica antica, correlata alla saggezza
di quei patriarchi del vino che ho avuto la fortuna
di conoscere. Dapprima dunque prevalga il
vigneto con tutta la somma di impegni, fatiche e
soddisfazioni che crea. Ma se l’annata è scarsa,
se l’uva non è di eccellente qualità, se non basta
la cernita in vendemmia, in cantina non si può
stravolgere tutto, neppure far miracoli.
L’enologo dovrà sempre valorizzare sul piano
professionale al massimo la qualità dell’uva, chi
mai non può essere d’accordo? Ma la ricchezza
sensoriale del vino si deve ottenere nel rispetto
della materia prima, delle tradizioni di cantina
e del territorio, ma soprattutto con un’etica
professionale, che significa anche e soprattutto
rispetto onestà verso il consumatore.
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 15
Pucci Giuffrida è il titolare dell’Azienda Al-
Cantàra di Catania.
Alcantara è il nome di un fiume che
lambisce la sua proprietà ed in arabo significa
“ponte”, strumento d’unione tra tre fattori
indiscindibili: poesia, arte e vino.
Da questa sensibilità, veicolata e coordinata dalla
Prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà, ordinaria di
Letteratura Italiana nell’Università di
Catania che ha creato le stampe
anastatiche delle poesia e ad
Alfredo Guglielmino che ha creato le
etichette, ecco a seguire le immagini
di vere opere d’arte che rivestono
con assoluta eleganza le bottiglie di
vino che, come canta Omero, sono
“il nettare degli dei”.
La cultura in una etichetta
Tutto nasce dall’incontro tra il produttore siciliano di vino Pucci Giuffrida
e l’amore per la poesia e la cultura“”
di Gladys Torres
La prima a venire in Villa fu Ludovica
di Savoia, sposa quattordicenne del
committente dell’opera, suo zio il cardinal
Maurizio, figlio di Carlo Emanuele I, che per
lei aveva lasciato la tonaca. Poi ci furono Anna
d’Orlèans, Polissena d’Assia, Elisabetta Teresa di
Lorena, Maria Antonia Ferdinanda di Spagna…
Tutte Regine di Casa Savoia molto diverse tra
loro visto che diversi erano i loro paesi d’origine,
approdate in Piemonte grazie a quei matrimoni
“per ragion di stato” allora voluti dalla Storia.
Eppure, non appena ambientate a Palazzo Reale,
tutte sceglievano subito la Villa come luogo
prediletto di villeggiatura. Dove, infatti, se non qui,
ci si poteva rifugiare, lontano dalla
noiosa vita di corte e dai tormenti
dell’etichetta?
E della Villa la Vigna era parte
assolutamente integrante, al punto
da venire spesso identificata con
essa. Oggi come allora, infatti,
da queste parti c’è l’abitudine di
chiamare “vigna”, appunto dal
nome della coltura più diffusa, gli
edifici della collina con annesso
podere.
Quasi sparita alla vista col passare
del tempo, soffocata sotto il
groviglio di arbusti, rovi ed erbacce
Una vigna in città
Torino come Parigi: c’è persino la “vigna di Montmartre”… o meglio, c’è anche una piccola Versailles!“
”
di Silvana Delfuoco
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 416
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 17
che impedivano persino di distinguere la sagoma
della casa a chi, appena voltate le spalle alla città,
si incamminava verso la collina, oggi la “Vigna”
della Villa della Regina è stata finalmente restituita
al suo antico splendore.
Un piccolo tuffo nel passato è la visita agli
appartamenti reali, oggetto di un intelligente
lavoro di recupero, che ha dovuto sopperire
anche alla quasi totale assenza di arredi, trasferiti
qua e là per l’Italia negli ultimi anni di vita della
dinastia. E dal bellissimo giardino, che la Vigna
racchiude come in un abbraccio protettivo, è
divertente immaginare il panorama di una piccola
Torino, quadrilatero regolare ed elegante, senza la
sagoma della Mole Antonelliana!
Diventata ora il cuore della “Strada Reale dei
Vini torinesi”, ultima nata dei percorsi dedicati al
vino in Piemonte, la Vigna della Villa della Regina
si è riappropriata anche di quel ruolo centrale
che rivestiva già nel seicentesco progetto
iniziale di costruzione dell’intero complesso,
ponendo innanzitutto il problema del vitigno da
reimpiantare.
“Sugli antichi vitigni del passato non ci sono notizie
attendibili a cui sia stato possibile rifarsi, quindi
abbiamo deciso per un vino che fosse tipico delle
nostre zone” – così ci ha detto il Presidente della
Strada Reale dei Vini Torinesi Franco Balbiano,
titolare della nota azienda vitivinicola di Andezeno,
che della gestione della Vigna si sta occupando
in prima persona- La scelta è caduta sul Freisa,
che è una D.O.C. ormai storica della collina
torinese. Per maggior sicurezza, il vino della
prima vendemmia, quella del settembre 2008, è
attualmente in analisi presso la Facoltà di Agraria,
sotto il controllo del prof. Gerbi”.
E per tracciare il disegno della Vigna, quale
modello a cui ispirarsi migliore della reggia di
Versailles? Il Merlot di Maria de’ Medici è diventato
così la Freisa D.O.C. delle Regine italiane!
“Ancora una volta i francesi hanno avuto qualcosa
da insegnarci! – ha scherzosamente commentato
Balbiano- E tra poco arriverà anche la risposta
che attendiamo con ansia: ne faremo una Freisa
ferma, vivace o da invecchiamento?“.
D.O.C. Freisa di Chieri“Villa della Regina”
30 filari, con 2725 barbatelle di vitigni vari,
impiantati nel 2006.
Prima vendemmia: settembre 2008.
Previste circa 6000 bottiglie,
non commercializzate.
A cura del Ministero dei Beni Culturali,
della Regione Piemonte
e della Provincia di Torino.
Bolgheri, terra prossima al mare dell’alta
maremma toscana. Terra di vini di
prestigio famosi in tutto il mondo grazie
ad aziende vinicole di gran pregio. I grandi nomi
si sprecano: Ornellaia, Guado al Tasso, Tenuta
San Guido (quella del Sassicaia), Michele Satta,
Grattamacco ecc. E tante altre belle aziende che
si posizionano sui mercati di nicchia, con prodotti
di nicchia: il sogno di tutte le vinicole.
Il Sommelier è stato invitato all’anteprima del
Consorzio per la tutela dei vini Bolgheri Doc
svoltasi venerdì 29 maggio con degustazione dei
vini che escono in commercio nel 2009.
Ci sono molte novità oltre ai vini in anteprima tra
cui la nuova proposta di disciplinare approvata lo
scorso ottobre e che riguarda soprattutto la base
ampelografia dei vigneti. Nel nuovo disciplinare
si parlerà solo di Bolgheri Rosso e Bolgheri
Superiore senza menzionare l’uva impiegata, con
una predilezione per cabernet sauvignon, franc e
merlot. I nuovi bolgheresi, poi, potranno essere
in commercio solo a partire dal primo settembre
dell’anno successivo a quello di produzione con
Bolgheri: il nuovo disciplinare
ribadisce il terroirLa rivista Il Sommelier è stato invitata
all’anteprima del Consorzio per la tuteladei vini Bolgheri Doc.
Intervista al Direttore del Consorzio
“”
di Valentina Niccolai
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 418
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 19
l’obbligo di affinamento, minimo dei 24 mesi dal
primo gennaio successivo alla vendemmia, per il
superiore.
Per l’occasione ci facciamo guidare ed
intervistiamo il Direttore del Consorzio Bolgheri
Doc l’Ing. Paolo VALDASTRI.
Già socio fondatore del Movimento Turismo del
Vino e unico promotore per anni della Strada del
vino Costa degli Etruschi, Valdastr sfrutta la sua
profonda conoscenza del mondo enologico ed
enoturistico, soprattutto francese e californiano
per le pubbliche relazioni di realtà importanti.
Direttore Valdastri, com’è andata
l’anteprima e quali le impressioni della
numerosa stampa ospite?
Valutazione positiva. Le annate in degustazione
erano entrambe di grande livello. I Bolgheri
Superiore sono usciti con il 2006, annata calda
ma regolare per merlot e cabernet franc, con una
breve pioggia che ha provveduto a regolarizzare
la fine maturazione del cabernet sauvignon.
Struttura ed eleganza le caratteristiche principali
dei Bolgheri Superiore 2006. Accanto ai
tradizionali si affacciano numerose nuove aziende
con prodotti d’eccellenza. I Bolgheri Rosso 2007
costituiscono un universo più sfaccettato. Vi
sono molte vigne ancora giovani, alcuni vini sono
ancora da mettere a punto, ma la strada della
qualità è seguita con grande impegno da tutti e
non mancano anche qui le grandi bottiglie.
Tra i bianchi il vermentino continua a costituire
una certezza, mentre si fa strada un profumato ed
interessante viognier. Piacevoli e molto richiesti i
rosati.
Quali sono le principali modifiche al
disciplinare e la filosofia delle modifiche.
Sarà permesso produrre cabernet e merlot in
purezza accanto ai blend tradizionali. I grandi
merlot e cabernet affermatisi in questi ultimi anni
sul mercato mondiale hanno dimostrato che in
questo particolare terroir è possibile seguire anche
questa strada. I vini non avranno la denominazione
varietale, ma saranno semplicemente Bolgheri,
perché è sempre il terroir che prevale.
Per i Bolgheri rosso è inoltre previsto un
invecchiamento minimo.
il censimento generale dei vitigni è
terminato: quali i principali commenti.
il censimento ha guidato le scelte del nuovo
disciplinare. I vitigni più impiantati sono cabernet
sauvignon, merlot e cabernet franc. Nella
“classifica” seguiva a distanza il petit verdot,
sul quale però gli entusiasmi iniziali si stanno
ridimensionando ed il syrah. Il sangiovese è al
sesto posto, ma solo con l’1,4% del totale dei
vigneti degli associati.
annata 2009 dei vini:
impressione generale.
Troppo presto per fare previsioni. Per ora bene.
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 420
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 21
Per entrare nel merito dei vini degustati ho scelto di assaggiare anche una selezione (19) di bianchi; oltre a 3 rosati ed a 55 rossi (tra Bolgheri rosso 07; 06 e superiore 06). L’impressione generale sui bianchi degustati è stata decisamente positiva con alcune preferenze. Ho trovato un ottimo Bolgheri bianco 2008 di Michele Satta con belle note olfattive, intense e complesse, ed un palato fresco e salino di lunghezza e buon frutto centrale. Interessante anche il bianco di Campo al Noce di buon corpo ma vivace e fresco e l’Arioso di Campo alla Sughera piacevole e con un finale discretamente lungo. Tra i rosati si conferma il Bolgheri rosato di Tringali sia nella piacevolezza olfattiva che in una bocca decisa. Interessante anche il Rosato di Satta. Tra i Bolgheri rossi 2008, un bel naso fruttoso e pieno, corposo e terroso di minerale con un bel centro bocca ed una bella potenza che non deborda ma mantiene vibranza, è quello che mi
accogli con il Moreccio di Casa di terra. Nei 2007, interessante anche l’Adeo di Campo alla Sughera. Decisamente di buon livello con eleganza olfattiva e piacevolezza gustativa il “base” di Grattamacco. Sorpresa in assoluto, poiché era la prima volta che mi accostavo a questa azienda, il Donne Fittipaldi dell’azienda La Pineta: uno dei migliori assaggi della giornata. Decisamente un vino nelle mie corde per eleganza olfattiva e gustativa che ne fa un prodotto di lunga beva e di vibranza, senza tralasciare il giusto corpo e la fruttuosità. Piacevole e con ottima spinta anche il rosso di Satta. Conferme arrivano dal Volpolo di Sapaio e da Le Serre Nuove di Ornellaia.Tra i Bolgheri superiore 2006, ancora in una fase scontrosa una buona parte dei vini assaggiati con alcune eccezioni che mi hanno convinto maggiormente come Arnione di Campo alla Sughera, ben fatto, Guado al tasso e Ornellaia.
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rima di esibirsi nei migliori locali è tenuto a riposo per almeno 48 mesi. Sa stare al mondo e tutto il mondo lo apprezza. Notevole e pregiato se gustato da solo, è particolarmente apprezzato in compagnia. È il complice ideale di tutta una cena e si esalta con le proposte più insolite e raffi nate. Tutto il menù ha un perfetto alleato, anzi due: Altemasi Riserva Graal e Altemasi Brut Millesimato. Un piacere dalla A alla Z.
P
alla Z.
rima di esibirsi nei migliori locali è tenuto a riposo per almeno 48 mesi. Sa stare al mondo e tutto il mondo lo apprezza. Notevole e pregiato se gustato da solo, è particolarmente apprezzato in compagnia.
il complice ideale di tutta una cena e si esalta con le proposte più insolite e raffi nate. Tutto il menù ha un perfetto alleato, anzi due: Altemasi
Alt masi Graal Alt masi Mill simato. Piac r a tutto pasto.
Dall ’ ragosta all ’arancia... A...allo ampone al ribes.Z
Resoconto della degustazionedel giornalista Riccardo Gabriele.
Nel 2007 sono state consumate 2.621
milioni di casse di vino nel mondo,
ossia più di 31 miliardi di bottiglie. Il vino
rappresenta da solo un fatturato di 152 miliardi di
dollari, più del doppio del fatturato della Boeing!
Questi sono i dati forniti da Vinexpo (indagine
condotta dall’agenzia inglese The IWSR).
Interessante anche la previsione di vendita: nei
prossimi 5 anni la crescita è stimata con un + 6%
con sempre più evidente il legame legato ad un
costante aumento degli scambi internazionali.
Questo è stato Bordeaux - Vinexpo 2009: una
iniezione di fiducia per i 2.400 espositori venuti
da 48 paesi al mondo e un’opportunità unica con
la presenza qualificata di 45.000 professionisti tra
buyer, distributori, operatori e giornalisti francesi
ed internazionali.
Per la sua 15a edizione, Vinexpo si presenta con
41.000 mq di stand in una cornice spettacolare,
dove niente è casuale. Tutto è organizzato al
meglio e gli spazi espositivi sono realmente a
misura d’uomo.
Questa edizione ha visto per la prima volta la
presenza della Polonia, Svezia, Bielorussia, Egitto
e Brasile.
L’Italia era rappresentata da molte aziende e dai
consorzi di tutela e valorizzazione di quasi tutte le
Vinexpo 2009: il salotto del vino
internazionale
Vinexpo 2009 (Bordeaux 21-25 giugno 2009) è stato inaugurato dal Ministro dell’Agricoltura francese Michel Barnier
e dal Sindaco di Bordeaux Alain Juppè“”
di Roberto Rabachino
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 422
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 23
regioni d’Italia. Anche le istituzioni erano presenti.
Una su tutte Buonitalia con il “Ristorante italiano”
dove sono stati proposti piatti della tradizione
italiana utilizzando principalmente prodotti Dop e
Igp, tutti accompagnati dai vini già presenti in fiera
per trasmettere agli operatori e ai consumatori,
soprattutto stranieri, il corretto abbinamento di
queste due eccellenze.
Importante anche la presente dell’ICE - Istituto per
il commercio Estero con uno spazio dedicato alle
aziende italiane. Altro elegante padiglione targato
Italia era ITALISSIMA dove oltre 30 aziende
offrivano in degustazione i loro vini avvalendosi
della collaborazione qualificata dei sommelier
della FISAR, ancora una volta protagonisti nel
mondo del vino. I nostri professionisti presenti a
Bordeaux erano: Luca Iacopini - Capo Servizio
della Delegazione di Versilia, Andrea Sibaldi
della Delegazione di Pistoia, Anna Paola Coppi,
Leonardo Finetti e Barbara Jakusconek della
Delegazione di Firenze.
i numeri di Vinexpo 2009
Area espositiva di 41.000 mq (su 95.000 mq
di area complessiva) con la Francia protagonista
con 25.800 mq di stand. Al secondo posto
l’Italia con 4.050, al terzo la Spagna con 3.800
mq. Seguono il Portogallo, il Cile, l’Argentina, gli
Stati Uniti, il Sudafrica e il Brasile, rappresentato
dall’Instituto Brasileiro do Vinho - Wine from
Brasil.
79 sono stati gli eventi distribuiti in 5 giorni, 54 le
degustazioni e 25 le conferenze.
18.000 sono stati i bicchieri utilizzati al giorno.
1.200 i giornalisti accreditati provenienti da 32
paesi.
160 hostess all’accoglienza e 25 autisti a
disposizione per i transfert, 120 persone addette
alla vigilanza interna e 220 addetti alla pulizia.
i numeri di Vinexpo 2009
Da oltre 3000 anni vi è un tracciato
che unisce le sponde orientali del
Mediterraneo con il Mar della Cina,
nell’Oceano Pacifico: è la Via della Seta. Lungo
questo tracciato si sono mosse nei millenni le
carovane che trasportavano nei due sensi ogni
genere di merci e, con esse, trasferivano ogni tipo
di cultura, talchè si può dire come non vi sia civiltà,
europea od asiatica, che si sia sviluppata senza
l’apporto delle numerose nozioni germogliate
lungo il percorso che si snoda ancor oggi per
oltre 10.000 chilometri fra la Turchia e la Cina,
attraverso l’Iran, il Turkmenistan, l’Uzbekistan, il
Kyrgyzstan, il Tajikistan e la Mongolia. Quasi tutti
questi paesi, almeno per la parte attraversata dalla
Via, sono di civiltà pastorale e la loro economia si
basa in gran parte sull’allevamento delle pecore,
delle capre, delle vacche e dei cavalli. Uno solo,
l’Uzbekistan, situato fra i due grandi fiumi – l’Amu
Darya e il Syr Darya - che riversano le loro acque
dalle montagne del Pamir al Lago Aral, è a civiltà
contadina (o per lo meno lo è nella sua parte più
orientale compresa fra Samarcanda e la Valle di
Ferghana) ed ha suscitato nei secoli ogni sorta di
appetiti proprio per la sua caratteristica di “fornitore”
ufficiale delle carovane di quelle preziose derrate
alimentari che erano indispensabili ai viaggiatori.
Achemenidi, Greci, Sasanidi, Unni, Arabi, Turchi
Selgiuchidi, Mongoli, Timuridi e Zungariani si sono
succeduti nel controllo della regione fino all’arrivo
dei Russi che, giunti nella seconda parte del XIX
secolo, vi si sono insediati pressoché stabilmente
- in stretto antagonismo con l’Impero Inglese che
controllava la parte meridionale del Continente e
manteneva il controllo degli sbocchi sull’Oceano
Indiano - fino al 1991, data di nascita del moderno
stato uzbeko.
Gli Uzbeki e la loro cultura
Con le premesse di cui sopra potrebbe sembrare
che una vera e propria cultura autonoma uzbeka
non vi sia mai stata, ma invece non è così.
Scarsamente nomadi, ma piuttosto tenacemente
legati al loro territorio, gli uzbeki hanno sviluppato
Lungo la Viadella Seta
Un viaggio nel tempo nell’incantevole Paese
di Tamerlano “”
di Carlo Ravanello
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 424
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 25
molti secoli fa un’agricoltura di prim’ordine, cui
non erano certo estranee le esperienze della “non
distante” Mesopotamia. Quando Alessandro
Magno giunse nel 329 a.C. sulle rive dell’Oxus
(l’odierno Amu Darya) e si affacciò sull’ubertosa
valle di Marakanda (Samarcanda) decise che
non vi era posto più stimolante e, spintosi fino
alle rive dello Iassarte (Syr Darya) decise di
fondarvi una città “ai confini del mondo”, a pochi
passi dalla Cina, che chiamò Alessandria Escate
(Alessandria la lontana). Poi la sua smisurata
ambizione e il convincimento di essere il padrone
del globo terracqueo lo misero in contrasto con
i suoi generali e questo lo portò alla perdizione
definitiva con la prematura morte avvenuta a
Babilonia solo 6 anni dopo. Della stessa fiorente
agricoltura furono grandissimi estimatori anche
gli Arabi, il cui massimo rappresentante, il
matematico, astronomo, poeta e filosofo Omar
Khayyam, trasferitosi a Samarcanda nel 1070,
ebbe parole di somma lode, specialmente nei
confronti dell’uva, la cui coltivazione doveva
essere fiorentissima, e del vino.
O Khayyâm, se sei ebbro di vino, sta’ lieto,
se te la spassi con belle dal volto di luna,
sta’ lieto.
Poi ch’ogni cosa del mondo nel nulla finisce,
pensa che tu sei nulla, e già che sei, sta’ lieto.
L’arrivo di Gengis Khan e delle sue orde (XII-
XIII secolo) portò a un temporaneo abbandono
delle campagne - il mongolo ha per casa il suo
cavallo e disprezza tutto ciò che rappresenta la
stanzialità - ma la successiva dinastia timuride,
fondata dal grande Amir Timur, l’Emiro di Ferro
chiamato in Europa Tamerlano (XIV secolo),
che non era mongolo, restituì agli Uzbeki tutta
la loro dignità portandoli a dominare gran parte
dell’Asia, dalla Turchia all’India. Con Tamerlano
l’agricoltura uzbeka conobbe un nuovo evo che si
mantenne da allora ai massimi livelli anche sotto
La Moschea Kalon a Bukhara
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 426
i conquistatori russi che fecero dell’Uzbekistan,
per oltre centovent’anni, “il granaio dell’Impero”.
L’agricoltura e la cucina uzbeka
In Uzbekistan, dal punto di vista agricolo, c’è
praticamente tutto. Distendendosi da nord a
sud fra il 46° e il 38° Parallelo (più o meno come
l’Italia) ma godendo di un clima sostanzialmente
continentale – con inverni rigidi ed estati caldissime
– non potrebbe assolutamente essere produttivo,
dal punto di vita agricolo, se non fosse compreso,
come abbiamo già detto, fra due grandi fiumi:
l’Amu-Darya e il Syr-Darya. L’intercettazione delle
loro acque e la loro distribuzione capillare sul
territorio con una fittissima rete di canali (con la
sola eccezione del grande deserto del Kyzylkum)
rende possibili coltivazioni intensive di cereali,
cotone e gelso per l’allevamento dei bachi da
seta. Unico neo di questo sistematico prelievo
d’acqua, è il progressivo prosciugamento del
Lago Aral, dove finiscono le poche acque
residuali, le cui dimensioni si sono drasticamente
ridotte nell’ultimo secolo: si sta parlando di un
vero e proprio disastro ecologico ma i giovani
uzbeki – indipendenti dal 1991 – hanno già allo
studio alcune pratiche innovative per evitare da
qui in avanti la dispersione del prezioso liquido.
La frutta e la verdura uzbeke non hanno l’eguale
in tutta l’Asia Centrale e la cucina nazionale non
può quindi far altro che avvalersi di questa grande
risorsa, cui si aggiunge, ma con parsimonia,
l’utilizzo di carni di vacca, di pecora e di capra.
Il maiale è pressoché sconosciuto (il Paese è
ufficialmente musulmano, seppur praticamente
laico) e di grandissimo consumo è la birra che
viene prodotta direttamente in loco.
Piatto nazionale, che si mangia anche a partire
dal mattino presto, è il riso plov, che ha una
funzione sociale e benaugurante: non è inusuale
infatti che gli uzbeki, in occasione dei grandi
momenti familiari, circoncisioni, fidanzamenti,
matrimoni e anche funerali, facciano colossali
mangiate di riso plov, rigorosamente preparato
dai maschi di famiglia, che iniziano la preparativa
fin dal giorno prima dell’evento. Il riso viene
cotto in grandi pentoloni - i kazan - insieme alle
verdure, prevalentemente carote e peperoni, con
l’aggiunta di piccoli pezzi di carne ovina, mentre il
tutto viene condito con il grasso dell’agnello e/o
del montone. Naturalmente, secondo gli uzbeki,
il plov è fortemente afrodisiaco, ma noi riteniamo
che questa proprietà sia piuttosto dovuto alla
presenza della vodka di cui la popolazione fa
largamente uso proprio in accompagnamento
al piatto. Ovviamente, oltre alla vodka, gli uzbeki
non disdegnano un buon bicchiere di vino della
loro terra, che può essere bianco o rosso. Il primo
prodotto con uve autoctone di Bayan Scirey miste
a uve di Riesling renano, provenienti dalla regione
di Bukhara e il secondo prodotto con uve nere di
origine georgiana (Saperavi), vinificate insieme a
uve di Cabernet Sauvignon e Franc coltivate sulle
colline intorno a Samarcanda. Resta inteso che la
stragrande parte delle uve uzbeke vengono fatte
appassire al sole, o per produrre vini passiti dolci
e fortemente alcolici, o per sgranarne i chicchi e
servirli come gustosissimi appetizers in tutte le
ore della giornata.
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 428
Cortile di Madrassa di Sher Dor
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Organo Uffi ciale della FISARFederazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori
Nello stato di Santa Catarina in Brasile
il vino si chiama Pericòdi Roberto Rabachino
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 430
Il Brasile esprime qualità e si offre ai consumatori internazionali senza nessun timore referenziale“ ”
L'Ing. Jefferson Sancineto Nunes di ENOLAB
A 1300 metri di altitudine, in una zona ben
soleggiata ma con escursioni termiche
importanti esiste un’azienda di vino
brasiliano che ha come obiettivo quello di essere
di esempio nella produzione di vino di qualità.
La zona è quella di São Joaquim nello stato di
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 432
Santa Catarina nel centro sud del Brasile.
Il proprietario di questo piccolo paradiso terrestre
è Wandér Weege, amministratore della Malwee
Malhas, azienda leader del comparto tessile
brasiliano.
La proprietà si estende su 500 ettari di cui 15
impiantati a vite con varietà importate direttamente
dalla Francia come Cabernet Sauvignon, Pinot
Noir, Merlot, Chardonnay, Sauvignon Blanc.
Gli impianti producono una quantità massima di
1,5 kg/pianta (40 ql/ha) che ne certifica l’assoluta
ricerca della qualità.
La prima vendemmia è stata effettuata nel 2007
e nel 2008 è nato il primo spumante brut Cave
Pericò bianco e rosè che precede il Taipa rosè,
vino tranquillo a base Cabernet e Merlot.
A consigliare e seguire l’azienda il brasiliano di
scuola italiana Jefferson Sancineto Nunes che,
con il suo socio Vanderlei Gazzi, è il titolare del
più importante e famoso laboratorio di analisi e di
ricerca sul vino del Brasile, ENOLAB di Flores da
Cunha – RS.
Ho avuto l’occasione di visitare l’azienda e di
assaggiare i loro vini che segnalo alla vostra
attenzione nel caso le prossime vacanze estive vi
portino in Brasile.
L’indirizzo è Vinícola Pericó Ltda - Rua Vladimiro
Pereira da Cruz - São Joaquim - SC - Brasil.
La famiglia di Wandér Weege
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 33
Vendemmia: 2008
alcool: 13%
Varietà: Cabernet Sauvignon
e Merlot
Luogo di produzione:
Pericó Valley, São Joaquim/SC - Serra
Catarinense da vigneti propri su impianti a
spalliera con una produzione di 1,5 kg/pianta
ad una altitudine di 1.300 metri sul livello del
mare.
Il suo colore è un rosa salmone
brillante.
Al naso si offre con note di frutta
rossa rosa con una lieve nota di
vaniglia generata dal suo breve
passaggio in barrique francesi di
primo passaggio.
In bocca è fresco ed equilibrato
e persistente.
Vino Rosè taipa
spumante Brut bianco cave Pericó
Vendemmia: 2008
alcool: 12%
Varietà: Cabernet Sauvignon 60%, Merlot 40%
Luogo di produzione: Pericó Valley, São
Joaquim/SC - Serra Catarinense da
vigneti propri su impianti a spalliera
con una produzione di 1,5 kg/pianta
ad una altitudine di 1.300 metri sul
livello del mare.
elaborazione:
rifermentazione del vino base
in autoclave con temperatura
controllata con una permanenza
per due mesi sui lieviti.
Il suo colore è un giallo pallido con
un perlage fine e persistente.
Al naso si offre con note di frutta
bianca dove la pera e la mela
verde si distinguono nettamente.
Ottima la sua acidità, equilibrata
e persistente con una piacevola
nota fruttata finale.
spumante Brut rosè cave Pericó
Vendemmia: 2008
alcool: 12,5%
Varietà: Cabernet Sauvignon 60%,
Merlot 40%
Luogo di produzione: Pericó
Valley, São Joaquim/SC - Serra
Catarinense
elaborazione: rifermentazione
del vino base in autoclave con
temperatura controllata con una
permanenza per due mesi sui
lieviti.
Il suo colore è un rosa salmone
chiaro con un perlage fine,
molto intenso e persistente.
Al naso si offre con note di
frutta rossa di bosco e un
inconfondibile profumo di
rosa. La piacevole sensazione
di fresco è esaltata da una equilibrata
nota di acidezza e da una intenso fruttato
nell’abalisi retro olfattiva.
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 434
Tra le colline di Montepulciano in località
Acquaviva troviamo la Fattoria del Cerro,
acquistata dalla Saiagricola nel 1978. È la
più grande azienda privata di Montepulciano con
600 ettari di cui 170 coltivati a vite.
93 ettari sono iscritti all’Albo dei vini Nobile di
Montepulciano. Il vitigno Prugnolo Gentile alla
base del Nobile di Montepulciano docg è una
varietà di Sangiovese tipico della zona che da
origine a tre importanti prodotti:
“antica chiusina” Vino Nobile
di Montepulciano Docg
Uve utilizzate:
Prugnolo Gentile 90%
colorino 10%
Prodotto solo in annate rese
straordinarie, oltre che dalla naturale
vocazione del territorio, anche dalla
maturazione delle uve. Grande
piacevolezza, colore rubino intenso,
profumi eleganti con note di frutta
rossa, ciliegia, amarena, ribes e lampone. Il legno
della barrique non copre, ma esalta il frutto.
Viene affinato per 12 mesi in barrique di rovere
francese e 12 mesi in bottiglia.
Possibilità di invecchiamento: 15/20 anni.
Vino Nobile di Montepulciano
Riserva docg
Uve utilizzate:
Prugnolo Gentile (sangiovese)
90%, colorino 5%,
Mammolo 5%
colore rubino intenso e concentrato.
I profumi risultano ampi, caratterizzati
da sentori di amarena, mammola e
da toni speziati. Il sapore è pieno,
persistente, con una presenza
tannica ancora avvertibile e un’acidità
che ne percorre il corpo sostenendo
la notevole struttura generale del
vino. Va servito in ampi calici a una temperatura
non inferiore ai 18°C. Può essere abbinato ad
Alla Fattoria del Cerro
si vinifica con arte
a cura della redazione di Quality ADV
Sai bere
arrosti di carni rosse e a formaggi stagionati.
Il 50% della massa viene affinato in barrique per
12 mesi e in botte grande per 6 mesi; il restante
per 18 mesi in botte grande di rovere di Slavonia.
Seguono 12 mesi in acciaio inox e 6 mesi di
affinamento in bottiglia.
Possibilità di invecchiamento: 15/20 anni
Vino Nobile
di Montepulciano Docg
Uve utilizzate:
Prugnolo Gentile (sangiovese) 90%,
colorino 5%, Mammolo 5%
Si presenta con un colore rubino
vivo di buona concentrazione. I
profumi sono intensi, fragranti, con
evidenti note fruttate fra le quali
spiccano amarena, viola mammola
e vaniglia. Il sapore è pieno,
equilibrato, con un’avvertibile, ma
discreta componente tannica. Va
servito in calici di media grandezza fra i 16 e i
18°C. Può accompagnare primi piatti saporiti con
sughi di carne e di funghi, grigliate e arrosti di
carni bianche, formaggi a media stagionatura.
Il 30% della massa viene affinato in barrique per
12 mesi ed in botte grande per 6 mesi. Il restante
70% in botte grande di rovere di Slavonia per 18
mesi. Dopo un breve passaggio in acciaio inox,
seguono 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Possibilità di invecchiamento: 10 anni.
Rosso di Montalcino doc
Vitigni utilizzati:
Prugnolo Gentile 90%, Mammolo 10%
Proviene dai 36 ettari iscritti all’Albo del Rosso di
Montepulciano, è più giovane del Vino Nobile,
con colore rubino intenso e vivo, di buona
concentrazione. I profumi sono fruttati, piuttosto
intensi e decisamente fini, con sentori netti di
amarena, viola mammola e un leggero sottofondo
di vaniglia. Il sapore è equilibrato, elegante, con
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 35
Dalle Guide 2009“antica chiusina” Vino Nobiledi Montepulciano docg annata 2005
L’Espresso: 16,5/20Gambero Rosso: 2 bicchieri vino in finaleLuca Maroni: 91 puntiVini Buoni d’Italia: 4 stelle Duemilavini Ais: 4 grappoli
Veronelli: 91/100
Vino Nobile di MontepulcianoRiserva docg annata 2005
L’Espresso: 16/20Gambero Rosso: 2 bicchieri Luca Maroni: 87 puntiVini Buoni d’Italia: 3 stelle Duemilavini Ais: 4 grappoliVeronelli: 86/100
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 436
una delicata nota tannica iniziale. Va servito a
18°C in calici di media ampiezza ed è ottimo con
i primi piatti saporiti ai sughi di carne, paste ripiene
e al forno e grigliate di carni rosse in genere.
Il 30% della massa viena affinato in barrique di
rovere francese per 6 mesi ed il 70% in grandi
botti di rovere di Slavonia per 6 mesi. Seguono 3
mesi in bottiglia.
Possibilità di invecchiamento: 5 anni.
Le altre produzioni vitivinicole riguardano: “Caggio al
Vescovo” Rosso Toscano igt, “Manero” Sangiovese
di Toscana igt, “Poggio Golo” Merlot di Toscana,
Chianti Colli senesi docg, ‘Brescello” Novello di
Toscana igt, “Poggio a tramontana” Chardonnay
di Toscana igt, “Braviolo” Bianco di Toscana igt,
“Sangallo” Vinsanto di Montepulciano
doc, “Corte d’oro” Vendemmia tardiva
igt. La proprietà comprende 13 ettari di
oliveto da cui nasce un interessante olio
extravergine di olive “Terre di Siena” dop.
Al centro dei vigneti, il relais Villa
Grazianella, una dimora della
Curia Vescovile di Montepulciano,
recentemente ristrutturata con 11
camere elegantemente arredate
che offrono una splendida vista sulla
tenuta. Una zona Ristorante con
70 coperti, una ampia sala riunioni,
attrezzata per meeting, la piscina
completano l’offerta dell’agriturismo
alimentato al 100% con energia verde.
Il Gruppo Saiagricola
5000 ettari di proprietà in 3 regioni300 ettari di vigneOltre 1 milione di bottiglieCertificazione ISO 14000 per tecniche ecocompatibiliCertificazione ISO 9001 per la qualità
Il management
Amministratore delegato:Domenico TerzanoDirettore generale: Guido SodanoEnologo: Lorenzo LandiAgronomo: Franco Fierli
Fattoria del CerroVia Grazianella, 5 - Fraz. Acquaviva53040 - Montepulciano (Si) Tel. 0578 767722 - Fax 0578 768040E-mail: [email protected] Web: www.saiagricola.it
NUOVO LOOK PER LO CHAMPAGNE JACQUARTCambia il look la linea “Mosaïque” dello Champagne Jacquart, che lancia sul mercato italiano le sue nuove bottiglie. La presentazione diviene ora più moderna ed elegante, e ogni cuvée viene caratterizzata da un colore distintivo: il giallo paglierino per il Brut Tradition - il grigio perla per l’Extra Brut - il blu per il Brut Mosaïque s.a. - il verde pastello per il Blanc de Blancs Millésimé - il rosa, naturalmente, per Brut Mosaïque Rosé. Coordinati con i nuovi abbigliaggi sono anche i rinnovati astucci singoli delle diverse cuvée, così da impreziosire ulteriormente la gamma. Creata nel 1962 da una trentina di vigneron, la Jacquart è oggi una delle principali Maison della Champagne, forte di un migliaio
di ettari appartenenti a 800 viticoltori e suddivisi in 160 villaggi. La sua sede è a Reims, in uno splendido palazzo di fine Ottocento con la facciata decorata dai mosaici degli artisti Blanc e Guillonnet – da cui il nome “Mosaïque” della linea di prodotti di maggior successo. Rispetto della migliore tradizione champenois,
interpretata con concretezza e piacevolezza: ecco in due parole la personalità Jacquart, facilmente apprezzabile nei Brut sans année come nelle cuvée millesimate o di prestigio. Esempio lampante della cura di tutti gli Champagne sono le vinificazioni separate per parcella, il periodo di permanenza sui lieviti, mai inferiore ai 3 anni, e i ben 9 mesi di riposo dopo il dosage.www.rinaldi.biz - [email protected]
SELEZIONE DEL SINDACO 2009 PREMIA CANTINE PELLEGRINODoppio riconoscimento per le Cantine Doppio riconoscimento per le Cantine Pellegrino in occasione dell'ottava edizione della Selezione del Sindaco, unico concorso enologico internazionale itinerante svoltosi quest'anno a San Michele all'Adige (TN) dal 22 al 24 Maggio. Medaglia d'Oro al "Nes" Passito di Pantelleria naturale DOC Duca di Castelmonte, vino che continua a mietere consensi nazionali e internazionali e ad inebriare i palati con il suo profumo intenso e persistente dai sentori di frutta esotica, fichi secchi, uva passa, miele e dal gusto intenso ed equilibrato; Medaglia d'Argento al "Gibelè" Zibibbo Secco IGT Sicilia Duca di Castelmonte vino bianco dal gusto secco, fresco, con lunga persistenza aromatica di agrumi, pesca bianca, glicine e gelsomino che si è rivelato ottimo in abbinamento con antipasti di pesce e crostacei e piatti di cucina marinara. Il concorso Selezione del Sindaco, che vede presenti i più preparati enologi, enotecnici, assaggiatori, sommeliers e giornalisti del settore enogastronomico, deve la sua notorietà al rigore organizzativo che sottopone ciascuno dei vini presentati
le notizie di enogastronomia e turismo
DECANTER WORLD WINE AWARDS 2009 PREMI PER DUCA DI SALAPARUTAIl più grande concorso dedicato al vino ha pubblicato i risultati dell'edizione 2009 e anche quest'anno i brand Corvo, Duca di Salaparuta e Florio sono stati premiati dalla rigida giuria del concorso. Primavera di successi, quindi, per l'azienda Duca di Salaparuta a cui fanno capo i brand premiati che si è aggiudicata importanti riconoscimenti dalla giuria del Decanter World Wine Awards che ha assegnato una medaglia d’argento a Donna Franca del marchio Florio, la medaglia di Bronzo a Triskelè 2005, Làvico 2005, Kados 2007 del marchio Duca di Salaparuta, ed ancora lo storico Nero d’Avola in purezza Duca Enrico vendemmia 2004, Passo delle Mule 2006 anche questi del marchio Duca di Salaparuta, così come Corvo Rosso 2007 hanno avuto il riconoscimento “commended”, categoria che raggruppa i vini consigliati dalla rivista. www.cantineflorio.it
QUARTA EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO SANTA MARGHERITAPAROLE AL VIA!Ai nastri di partenza la quarta edizione del Premio Letterario Santa Margherita. Una manifestazione di successo, tra le più prestigiose nel panorama nazionale dei premi letterari. Lo dicono i numeri, oltre 10.000 “autori” che hanno inviato i loro racconti inediti nelle edizioni precedenti, e la qualità degli scrittori DOC che annovera alcune delle “grandi” firme della letteratura contemporanea. Protagonista: il vino. Da raccontare… in 4000 battute, spazi compresi, l’unico vincolo imposto ai partecipanti. Il Premio Letterario, partito quasi come una sfida quattro anni fa, ha oggi un posto di rilievo tra le manifestazioni italiane, grazie anche alla collaborazione con le Librerie Feltrinelli, che danno un rilevante supporto culturale ad ogni edizione. Anche quest’anno Santa Margherita pubblicherà i tre migliori racconti, selezionati dalla Giuria presieduta da Inge Feltrinelli, con tirature da best seller, sulle retro etichette dei classici bianchi di Santa Margherita: Pinot Grigio, Chardonnay Trentino e Müller Thurgau Frizzante. Per i tre vincitori anche buoni acquisto di libri Feltrinelli, del valore di 1.500, 1.000 e 500 euro, per il primo, secondo e terzo classificato, assieme ad una selezione di Magnum Santa Margherita. www.santamargherita.com
a cura della redazione di
al vaglio di reiterati esami tecnici, premiando il lavoro di tante persone, soprattutto quello dello staff tecnico dell'azienda.
Carlo Pellegrino & C. S.p.a. - www.carlopellegrino.it
IL RUCHé L’ACCENTO PREMIATO A BORDEAUXIl Ruchè l’Accento Montalbera premiato all’importante fiera internazionale di Bordeaux - Vinexpo. Reduce dalla Medaglia d’oro conquistata al concorso enologico maggiormente rappresentativo a livello internazionale (Challenge International du Vin - Bordeaux - 2009) il giovane Winemaker piemontese Franco Morando ha presentato durante la kermesse francese la Sua selezione di Ruchè all’esigente pubblico. Interessanti i riscontri, molte persone e importatori curiosi di degustare questo
autoctono piemontese dalle misteriose ed uniche armonie. Già aperti un paio di distributori nel sud della Francia e nella romantica Parigi che “fuoreggia” per questo autoctono. “Stiamo creando la storia di un vino. Passione… cultura… tradizione e affetto per il proprio territorio sono le parole chiave che porto in giro per il mondo” parola di Franco Morando.
Società Agricola Montalbera S.r.l. - www.montalbera.it
LAMBRUSCO MODIFICHE AI DISCIPLINARI E NUOVA D.O.C.Approvata dal Comitato Nazionale Vini la modifica dei disciplinari di produzione dei vini DOC “Lambrusco di Sorbara”, “Lambrusco Salamino di Santa Croce”, “Lambrusco Grasparossa di Castelvetro” e il riconoscimento della nuova DOC “Modena” o “di Modena”. Come ha sottolineato lo stesso Ministro Zaia, è un importante risultato ottenuto grazie all’impegno ed all’unità di intenti dei viticoltori, delle cantine sociali cooperative e delle aziende di imbottigliamento aderenti al Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena che ha coordinato tutte le attività tecniche e amministrative. La revisione dei disciplinari ha l’obiettivo di valorizzare con le DOC anche la tipologia spumante storicamente legata al territorio. La nuova impostazione apre quindi a scenari più ambiziosi e consente ai viticoltori di esercitare un’ampia scelta vendemmiale con aspettative economiche migliori grazie all’utilizzo delle DOC storiche, della nuova DOC “Modena”, e dell’IGT “Emilia”. L’auspicio è che si determini una sinergia positiva con il nome Modena, molto conosciuto sui mercati internazionali, e le DOC storiche i cui territori posti all’interno di quello della DOC Modena rappresentano delle zone di eccellenza. Cons. Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi [email protected]
le notizie di enogastronomia e turismo
DICIOTTO + DICIOTTO…TRENTASEI - IL BRACHETTO DI BORGO ISOLABELLAOscar della Douja d'Or 2009Nato dall'idea di esaltare e valorizzare al massimo le delicate peculiarità aromatiche e gustative dello specifico vitigno, questo Brachetto in purezza rappresenta l'estrema sintesi fra eleganza e la finezza degli aromi e la struttura intrinseca del vino. Purpureo, con forti richiami al cerasuolo, si presenta al naso in maniera delicata, quasi timida, per poi prorompere in note di rosa appassita, litchi e ricordi di muschio. Di acidità marcata, si contrappone in maniera egregia al contenuto in zuccheri rendendolo decisamente serbevole e garantendogli grande versatilità di abbinamenti. Molto lungo è il suo finale ed ancor più apprezzabile il grande equilibrio e la grande armonia che riesce a profondere in bocca. Un vino inusuale, che esprime con tutta la sua forza ed il suo grande impatto emozionale le ammalianti caratteristiche di un vitigno ancora poco capito e valorizzato. Ottimo se servito alla temperatura di 12° in accompagnamento ad un gorgonzola giovane e cremoso, a delicati paté o, ancora, con terrine di carne poco strutturate dal punto di vista aromatico. Mantiene intatto tutto il suo fascino con la tradizionale pasticceria secca o con diversi tipi di torrone e mandorlato.www.borgoisolabella.com - [email protected]
CAVIT, NUOVO DIRETTORE GENERALE È Enrico Zanoni il nuovo direttore generale di Ca-vit, la cantina cooperativa trentina, terzo produttore in Italia, che raduna 11 canti-ne associate con un totale di 4.500 viticoltori e che rappresenta il 65% della produzione trentina, con oltre 5.700 ettari di coltivazione. 49 anni, d’origine cremonese, Zanoni vanta una lunga esperienza di direzione di business nei settori food e beverage maturata prevalentemente all’interno del Gruppo multinazionale Nestlè e, successivamen-te, come Direttore Generale dell’Illva S.p.A. Wine & Spirits dove ha affinato le sue competenze in riferimento all’apertura e allo sviluppo dei mercati esteri. In virtù delle sue specifiche capacità, oltre che di una attitudine e un interesse personali nel mondo del vino, dopo una lunga e attenta selezione, il Consiglio di Ammi-nistrazione di Cavit ha voluto l’esperienza e la professionalità di Zanoni per dirigere la cantina verso nuovi obiettivi di crescita ed espansione, sui mercati storici e sui nuovi mercati di riferimento. www.cavit.it - [email protected]
a cura della redazione di
Ci sono dei personaggi che se non
esistessero bisognerebbe inventarli.
La frase è scontata, è vero, ma per
Pasqualino Famularo di Lampedusa si può fare
un eccezione. Perchè è uno di quegl’ingegni
purissimi che si pongono interamente a servizio
dell’eccellenza, della qualità, per soddisfare quel
nume vanitoso e capriccioso che è il nostro
palato. E per raggiungere meglio questo nobile
fine ha mobilitato la moglie Maria e tutta la sua
famiglia, amici e parenti compresi. Solo così, lui
che ha il sapore del mare nel sangue per antiche
radici isolane e che racchiude nei suoi cromosomi
un’antica vocazione ittica, riesce a ottenere i
prodotti inimitabili nel settore conserviero. Prodotti
che hanno per protagonisti il tonno, il pesce spada,
lo sgombro, la ricciola, le acciughe, i calamari, i
polpi, le orate, le spigole, le lampuche e altri pesci
di pregio catturati nelle acque incontaminate che
incorniciano Lampedusa, l’isola nell’isola.
Il tutto impreziosito da altre tipiche specialità
locali, come la bottarga, i sughi e i patè a base
di finocchietto selvatico, olive, peperoncino, uova
di ricciola o di tonno, fegato di pesce spada,
lattume, salsiccia di tonno...e un repertorio di
altre straordinarie ghiottonerie che fa strabuzzare
gli occhi e mette appetito.
Il Re del gustoa Lampedusa
Alla corte di Pasqualino Famularo“ ”
di Giancarlo Roversi
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 440
Pasqualino Famularo e moglie
Se fossero ancora sul trono quegli straordinari
sovrani che furono i Borboni del Regno delle
Due Sicilie, ingiustamente calunniati da storici
miopi, nessuno meglio di Pasqualino Famularo
meriterebbe il titolo di Principe di Lampedusa e
di Gran Maestro del Sovrano Ordine del Tonno
con l’aggiunta del Baronato della Ricciola. Anche
perchè i Borboni amavano molto il pesce di
queste parti.
Ma Pasqualino può fare a meno di questi titoli
altisonanti perchè le sue medaglie e i suoi trofei
se li è conquistati sul campo grazie alla sua
indomabile passione per l’arte della lavorazione
del pesce, ma esclusivamente quello senza rivali
di Lampedusa. È un autentico artigiano del mare
che delizia la gola di chi ha la fortuna di venire
alla sua corte oppure di assaggiare i suoi prodotti
ormai conosciuti dai palati più esigenti di mezzo
mondo.
A iniziarlo ai segreti delle conserve ittiche è stato
il padre Gaetano che, facendo tesoro di un
antico patrimonio di esperienze, nel 1942 fondò
a Lampedusa uno stabilimento ittico destinato
alla trasformazione artigiana del pescato in modo
da conservarne tutta la genuinità. Nacque così
un’impresa dal carattere assolutamente familiare,
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 41
in cui uomini, donne e ragazzi della Lampedusa
povera e aspra di quei tempi trovavano lavoro.
Alla sua morte, nel 1981, il figlio Pasqualino, che
fin da bambino aveva affiancato il padre, prese in
mano le redini della gestione, mantenendo intatto
il procedimento di genuinità che costituisce il
segno distintivo dell’azienda. Grazie al suo estro e
al suo entusiasmo la produzione si è diversificata
e arricchita per soddisfare le nuove esigenze
dei buongustai, nel rispetto più severo della
tradizione artigiana e col rifiuto altrettanto severo
di ogni compromesso coi conservanti, come atto
di riguardo verso i consumatori.
Col passare degli anni alla tradizionale lavorazione
dello sgombro si sono affiancati via a via quella di
acciughe, tonno, pesce spada, ricciola, cernia,
dentice, orata, spigola, calamari, polpi… senza
dimenticare un’inimitabile produzione di bottarghe,
paté e diversi affumicati che rappresentano vere
e proprie irresistibili tentazioni per i più raffinati
gastrofili.
Qualità, passione, amore per il proprio lavoro.
Questo è il segreto ma anche il motto di Pasqualino
Famularo che gli consente di portare ogni giorno
sulla grande tavola dei gourmet prodotti che
conservano immutato il sapore del mare. Il mare
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 442
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 43
è quello caldo e limpido di Lampedusa, che la
generosità di madre natura ha reso pescoso e
che la tenacia degli isolani ha saputo sfruttare per
secoli, tramandando di padre in figlio le tradizionali
tecniche di trasformazione e conservazione.
In questi 60 anni nulla è cambiato nei sistemi di
lavorazione del pescato locale. Così, oggi come
ieri, l’azienda lavora il pesce con immutata cura e
maestria per proporre prodotti esclusivi dal sapore
unico. Perchè Famularo riesce a quintessenziare
dai pesci tutte le più delicate e nascoste sfumature
gustative. Questo è il suo segreto...
Nella pittura ci sono dei quadri
belli e dei capolavori, così – si
parva licet componere magnis!
- anche nel tonno in vasetto ci
sono buoni prodotti e alcune
vere opere d’arte. Un esempio?
La “Cipollata di tonno” messa a
punto da Pasqualino Famularo
Non si tratta, è bene intendersi,
di un buon tonno condito con
la cipolla, no, questa cipollata
è preparata con tonno di prima
scelta, bello e sodo come quello
del mare di Sicilia, dove anche
i giapponesi, amanti del pesce
fresco e di assoluta qualità
vengono a fare incetta, non
badando a spese. La cipolla gli
dona un’armonia, una fragranza
di gusto tutta particolare,
sposandosi soavemente il
tonno senza prevaricarlo. A fare
da catalizzatore lo splendido
olio d’oliva siciliano. Detta così
sembrerebbe una specialità di
facile preparazione. E invece no.
Per raggiungere l’amalgama,
l’equilibrio perfetto di sapori, ci
vuole l’estro e il talento di Maria,
la moglie di Pasqualino, che
ha messo a punto questa sua
creatura attraverso lunghe e
amorose sperimentazioni. Così
oggi tutti possono goderne
la squisitezza. Anzi, una volta
assaggiata la cipollata di tonno
di Famularo, il normale tonno
con cipolla preparato da altri
produttori oppure a casa o
al ristorante sembrerà la figlia
di un dio minore. Provare per
credere. È una specialità che
si presta bene per un pasto
veloce, ma può essere anche
inserita in un pranzo ricercato.
Basta soltanto saperla
convenientemente presentare
in un bel piatto con contorno
di verdure verdi crude o anche
con un po’ di carota tagliata a
julienne oppure accompagnata
da legumi bolliti come ceci
o fagiolini. Il più recente
capolavoro di Pasqualino
Famularo, che viene ad
aggiungersi alla preziosa collana
di specialità ittiche conservate,
è il “Tonno al finocchietto”. Ma
chi pensa a un buon tonno
insaporito col finocchietto
selvatico prende un grosso
abbaglio. Il finocchietto gli dona
una fragranza e una raffinatezza
senza uguali, amalgamandosi
in punta di piedi col tonno
e con l’impareggiabile olio
d’oliva siciliano. Anche questa
sciccheria si deve alla creatività
e alla passione di Maria, la
moglie di Pasqualino. A chi
assapora il tonno al finocchietto
il tonno normale sembrerà
gareggiare nel campionato
dilettanti e non nella serie A. E’
una vera ghiottoneria.
Il finocchietto, come già la
cipolla, è entrato anche in
un’altra creazione di Pasqualino
Famularo il Polpo di scoglio,
conservato in olio d’oliva. Si
tratta di un’altra piccola chicca
che può dare un tocco di novità
e di piacere per spezzare il solito
copione del vitto quotidiano.
Pasqualino Famularo abita e
opare in Via Terranova, 53 -
92010 Lampedusa (Ag)
Cipolla e finocchietto per dare al tonno nuove fragranze
Il Friuli Venezia Giulia è diventato nel moderno
panorama enologico mondiale uno dei
maggiori produttori di bianchi di altissima
qualità. Il suo stile è ben noto sia in Italia che
all’estero e in questo contesto il Carso con la
sua doc ne è un degno rappresentante. La
“terra rossa” tipica di questa zona al confine
con la Slovenia, delinea un territorio molto
particolare che dà una caratteristica unica
e inconfondibile ai propri vini. Qui esiste un
microclima ricchissimo di varietà vegetali che
prolifera fra rocce calcaree ed il mare, spazzato
dalla bora, con pendii rivolti a mezzogiorno,
particolarmente adatti ad una viticoltura
pregiata. La presenza della coltivazione della
vite in questi luoghi è comprovata fin dal primo
secolo dopo Cristo e nei secoli successivi il
vino è sempre stato estremamente importante
per la zona Triestina, un fattore talmente
importante per l’economia da far capire ad
esempio ai dignitari Ausburgo, nella metà del
‘500, che il vino era il principale sostentamento
Alla scoperta di una piccola doc friulana:
la Doc CarsoIl Carso con la sua terra rossa,
i minerali, il sole, la bora e la pietra è uno dei luoghi dove nascono grandi bianchi prodotti con un vitigno unico: la Vitovska“
”
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 444
di Luca Iacopini e Massimo Bracci
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di questo popolo e quindi molti provvedimenti
legislativi riguardavano e regolamentavano questo
settore vitale. Un attenzione imperiale non solo
legislativa ma anche di preferenza sui vini da bere
a corte, ad esempio la tipologia rossa Terrano
(terant) era spesso preferita ad altri vini dell’Alsazia
o del Reno. A parte però questa eccezione rossa
è il bianco a fare da padrone nella produzione
vinicola in tutti questi secoli con un crescente
aumento di percentuale fino ad arrivare ai giorni
nostri con circa il 60% della produzione totale. La
doc Carso nasce nel 1985 con una sostanziale
revisione del disciplinare nel 1996. È la più piccola
doc del Friuli Venezia Giulia con circa 100 ettari di
territorio e 9.000 hl prodotti pari a circa l’1% della
produzione totale di tutto il Friuli. Ma una zona
molto dinamica e attiva in quanto è la tipologia
che in rapporto alla esiguità della produzione ha
ricevuto il più alto numero di apprezzamenti e di
riconoscimenti da parte della critica specializzata
e il tutto avvenuto negli ultimi quindici anni, quindi
in tempi molto brevi. Per la tipologia rossa le
denominazioni Cabernet Sauvignon, Cabernet
Franc e Terrano sono le maggiormente utilizzate
con una predominanza del vitigno autoctono
Terrano che nel passato ha dato tanto lustro e
fama a questo territorio. Ma la nostra attenzione si
è rivolta soprattutto ai bianchi e in particolare a una
denominazione che utilizza un vitigno autoctono
dal nome che ricorda chiaramente che siamo al
confine con la Slovenia: la Vitovska. Ricordiamo
che la doc Carso versione bianca può essere
prodotta anche con Sauvignon, Chardonnay,
Ribolla gialla, Riesling, Pinot, Malvasia, etc. Le
origini di questo vitigno sono ovviamente slovene
e dove in parte viene coltivato con il nome di
Vitovska Garganja e l’etimologia sembra che derivi
con ogni probabilità da un piccolo paese situato
in Slovenia. Questo vitigno si adatta a forme di
allevamento a tralcio come il Guyot e la pergola.
Generalmente presenta una buona resistenza alle
principali malattie quali la peronospora e la botrite.
Questa varietà si è ben adattata alle particolari
condizioni di siccità e ventosità degli ambienti
carsici. Originariamente questo vitigno era
utilizzato in assemblaggio con altri vitigni a bacca
bianca ma recentemente alcuni viticultori hanno
deciso la strada della vinificazione in purezza e
questa sembra essere stata la scelta vincente,
i dati della produzione totale di vino negli ultimi
anni ne danno conferma, con la Vitovska che ha
superato la storica Malvasia Istriana diventando
il vitigno a bacca bianca più coltivato nel Carso.
La vicinanza del mare, la bora, porta al formarsi
di un microclima molto particolare e unico che
influisce in maniera determinante sul vitigno e
sul vino, non solo su questo ma su tutti i prodotti
di questa terra di confine come i formaggi, il
miele. Abbiamo degustato molti produttori e tutti
di alta qualità da Zidarich, Lupinic, Kante, Milic,
tutte piccole aziende a conduzione familiare.
L’annata è 2006 una grande annata per questa
zona. Nel bicchiere questi vini si mostrano con
un giallo paglierino chiaro ma non tutti fanno
i filtraggi, e alcuni di loro, sono velati a volte
anche impenetrabili. Questo permette al vino di
avere più profumi e più aromi. Al naso è un vino
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 47
intenso, elegante, molto schietto e molto fine,
la caratteristica che predomina è la nota iodata
dovuta all’influenza del mare e il minerale, note
nette che piacevolmente si fondono con gli altri
profumi fruttati come la pera williams, mandorle e
talvolta la salvia. In bocca ritroviamo questa forte
matrice sapida caratteristica dei terreni carsici. È
leggermente acidulo e minerale, presenta sempre
un buon corpo e un retrogusto amarognolo, il tutto
segnato da una alcolicità abbastanza moderata.
Una costante di tutti questi vini: lasciano la bocca
asciutta dovuta proprio alla pietra bianca del Carso
dove si allevano queste piante. Se possiamo
sintetizzare questo vino in poche parole potremmo
dire: sapidità, mineralità, acidità, freschezza ed
eleganza. Il vitigno è molto plasmabile e malleabile
anche alla mano delle interpretazioni del singolo
produttore, la personalità dell’enologo qui trova
molto spazio con la Vitovska che gli permette di
creare sensazioni anche abbastanza diverse le
une con le altre. Il Carso è una terra stupenda ma
dura da lavorare, poco generosa, tuttavia questi
grandi personaggi con grande fatica e grande
umiltà hanno prodotto dei bianchi sicuramente da
paragonare ai grandi vini internazionali.
Un vitigno che in passato sembrava destinato
quasi all’estinzione si è poi rivelato un purosangue
di prim’ordine, e questo grazie ai produttori che ci
hanno creduto fermamente. Complimenti!
diVinandoAutunno 2009Torna la sfida tra le Delegazioni
FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4
news dal mondo
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Viaggio in Champagne per tutta la classe il
prossimo novembre per celebrare con un corso
di formazione sullo Champagne e degustazioni
presso le cantine più prestigiose.
Sono stati i giovani chef della IV B dell’Istituto Giorgio Vasari di Figline Valdarno (Fi) ad aggiudicarsi il primo premio della sesta edizione del « Concorso Champagne e cucina regionale italiana » rivolto alle scuole alberghiere di tutta Italia e indetto dal Centro Informazioni Champagne per l’Italia. Una commissione di esperti, chiamata a giudicare le decine di proposte giunte al Centro Informazioni Champagne, ha scelto di premiare il progetto dal titolo Un itinerario del gusto dal Valdarno alla regione dello Champagne presentato dall’istituto alberghiero fiorentino. I venti studenti vincitori saranno invitati a partecipare a un viaggio di formazione in Champagne in novembre. Sarà l’occasione per conoscere da vicino il più celebre dei vini, grazie a un itinerario didattico che prevede visite alle Maison e ai viticoltori della regione, incontri formativi e cene nei raffinati ristoranti di Reims ed Epernay. La commissione esaminatrice, composta quest’anno da Egidio Fusco (Segretario della Sezione Lombardia dell’organizzazione ONAV), Barbara Amati (Editore della rivista specializzata Food&Beverage), Davide Oltolini (giornalista enogastronomico) e Domenico Avolio (Direttore del Centro Informazioni Champagne), ha premiato l’elaborato della scuola di Firenze
per l’ampiezza della proposta delle ricette, per la sapienza e la cura degli abbinamenti, per l’approfondimento dei piatti tipici regionali e per l’ottima veste grafica. Il lavoro, presentato in forma di brochure di 40 pagine e corredato di immagini di alta qualità, propone un panorama della storia e delle caratteristiche dello Champagne e della Toscana per procedere poi alla presentazione delle ricette regionali e a un’accurata motivazione degli abbinamenti con diversi tipi di Champagne.Al secondo e al terzo posto si sono classificati
rispettivamente l’IPSAR “Artusi” di Casale Monferrato e l’IPSAR di Arzachena (OT).“Siamo molto soddisfatti dell’interesse che mostrano gli istituti alberghieri nei confronti del concorso e del mondo dello Champagne - ha commentato Domenico Avolio, Direttore del Centro
Informazioni Champagne in Italia. I lavori che riceviamo si contraddistinguono sempre di più per l’originalità degli abbinamenti tra il più celebre dei vini e i piatti tipici della tradizione italiana e per la creatività con cui sono presentati, a dimostrazione della versatilità che contraddistingue questo vino”.Il Centro Informazioni Champagne rappresenta in Italia il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC). Con sede a Epernay, il CIVC riunisce tutte le maison e i viticoltori della Champagne. La missione fondamentale del Centro in Italia, si focalizza su alcuni temi fondamentali: la protezione e la promozione della denominazione Champagne sul mercato italiano.
Champagne e cucina regionale italiana: dai giovani chef di Firenzele proposte più creative
Notizia inviata dal Centro Informazioni Champagne
news dall'ItaliaLa Valle del Gigante Bianco 2009
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 49
La valorizzazione del prodotto tipico attraverso un percorso promozionale e conoscitivo della mate-ria, è stato questo il filo conduttore della 5a edizio-ne della “Valle del gigante bianco” manifestazione sulla razza chianina nella sua zona di origine: la Valdichiana svoltasi a Bettolle - Siena. Durante la manifestazione si sono alternati convegni sul-la classificazione e tracciabilità della carne, sotto l’aspetto legislativo e normativo, sulle denomina-zioni e sulla funzione del consorzio di tutela del vitellone bianco dell’appennino centrale e mo-menti legati all’aspetto pratico del taglio, della la-vorazione e presentazione del prodotto destinato alla vendita curata dall’Asso-ciazione dei macellai del-le provincie di Siena e di Arezzo. Altri momenti im-portanti sono quelli riferiti al concorso di cucina, orga-nizzato dall’Associazione Cuochi Senesi e riservato a Chef professionisti del-la Regione Toscana dove naturalmente l’ingrediente base è stata la carne di chianina del quarto anteriore, con l’olio extraver-gine Terre di Siena dop ed il fagiolo Zolfino del Valdarno; per la cronaca il premio Ezio Marchi è andato allo Chef aretino Leonardo De Candia con il piatto: Trilogia di Chianina, mentre il trofeo Con-fcommercio per il miglior abbinamento cibo-vino è andato allo chef Umberto Pinto di Chianciano con il piatto: Gnocchetti di fagioli zolfino su ragù di chianina abbinato a Luteraia 2006 Toscana rosso igt. Le tre serate di Chianina in tavola dove sempre in collaborazione con i cuochi Senesi e la Fisar Valdichiana sono stati presentati i piatti poveri della tradizione Toscana in abbinamento ai vini del territorio: dal Chianti al Nobile di Monte-pulciano al Brunello di Montalcino. Il Sangiovese protagonista anche dell’iniziativa tutta Fisariana di “Itinerari di...vini”, una vetrina dell’eccellenza a disposizione di tutti, dove è stato possibile degu-
stare con il contributo tecnico dei Sommelier i vini prodotti nelle zone vitivinicole che gravitano sul-la Valdichiana, messi a disposizione dei rispettivi consorzi di tutela: Rosso e Brunello di Montalci-no, Rosso e Nobile di Montepulciano, Vini Valdi-chiana doc, Vini Cortona doc, Vini Orcia doc. A corredo della manifestazione ci sono state altre iniziative che hanno rivalutato e rivisitato il mondo contadino con le sue tradizioni e le sue storie rac-contate in diretta da vecchi contadini e mezzadri per offrire uno spaccato di vita rurale lontano da noi soltanto trent’anni, la mostra fotografica de-
dicata alla chianina ed al territorio a cura del circolo culturale Ezio Marchi con la partecipazione straordinaria di Daniele Duca fotografo professionista, che è riu-scito attraverso alcuni flash a dar vita a questo nobile animale. Il premio giorna-listico Ezio Marchi per la comunicazione è stato un altro appuntamento impor-tante per fare il punto sulla qualità certificata e sui ca-
nali di promozione da individuare per fare comuni-cazione costruttiva 180 gradi di qualsiasi prodotto dell’agroalimentare; il premio è stato consegnato al giornalista Dott. Claudio Zeni quale profondo conoscitore dei prodotti di eccellenza, con parti-colare attenzione a quelli della Valdichiana e per il suo impegno quotidiano nella valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti quale appunto la chia-nina.Il Dott. Giovanni Corti presidente dell’associazio-ne “Amici della chianina” promotrice della ma-nifestazione ha tenuto a sottolineare come con l’impegno della comunità Bettollina e delle varie Associazioni sia stato possibile organizzare que-sto evento che stà crescendo in modo esponen-ziale ed è diventato un appuntamento fisso per gli amanti delle tradizioni e della buona tavola, rinno-vando l’appuntamento per l’anno prossimo...
Notizia inviata dal Vice Presidente Nicola Masiello
La giuria del concorso
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4
news dall'Italia
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Il Podere “La Regola” di Riparbella (provincia di
Pisa) dei fratelli Luca e Flavio Nuti è un terreno
che è stato calpestato dagli Etruschi e dei quali,
ancora oggi sembra di scorgerne la presenza.
È vicinissimo a Volterra, la cittadina etrusca
(Velathri) dove è stata fondata la Fisar nel lontano
1972. Di questo toponimo se ne ha traccia in
un documento del 1600. Era stato acquistato ai
primi del 1900 dal bisnonno. Poi il nonno negli
anni 30 iniziò i primi servizi per l’agricoltura, con
trattori e trebbie.
I Nuti (con il babbo Rolando che segue da
vicino tutte le loro attività) hanno festeggiato i
“primi dieci anni” de “La Regola” (enologo Luca
D‘Attoma), il vino di punta della giovane azienda:
un grande rosso che ha riportato importantissimi
riconoscimenti non solo in Italia. “I nostri sono
principi semplici, di persone semplici che hanno
sempre vissuto in campagna”, ha detto Luca
Nuti.
Per capire l’evoluzione di questi vini, per valutarne
le potenzialità nel tempo e verificarne il grado
di affinamento, il bouquet, il giusto equilibrio
aromatico e tannico, le tecniche di vinificazione
applicate e le modalità di affinamento sia in
barrique che in bottiglia, è stato organizzato un
evento per presentare in degustazione agli esperti
ed alla stampa specializzata le dieci annate de
“La Regola” (85% Cabernet Franc, 10% Merlot e
5% Petit Verdot).
“La Regola” un terreno calpestato dagli Etruschi
Notizia inviata da Gianfranco Grossi
in famiglia
La delegazione di Brescia in visita nel Chianti Classico
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 51
Sabato 14 marzo la delegazione FISAR di Brescia
ha organizzato una visita enogastronomica nel
territorio senese
del Chianti. I soci
e simpatizzanti, ai
quali si è aggiunto
un gruppo di soci
del territorio di Arco
(TN),hanno visitato
nella mattinata la
cantina del Castello
di Fonterutoli, a
Castellina in Chianti.
La visita alla cantina,
di proprietà della
famiglia Mazzei fin
dal 1435, ha raccolto i commenti entusiastici dei
visitatori per la capacità di coniugare tradizione e
innovazione tecnologica, all’interno di un territorio
da sempre vocato alla viticoltura di qualità.
La parte centrale delle giornata è stata
giustamente dedicata alla sosta gastronomica
con un pranzo di notevole interesse al ristorante
del Castello di Fulignano a San Gimignano.
Durante la degustazione dei piatti tipici riproposti
dallo chef Francesco Materozzi, sono stati serviti
con la consueta professionalità,da un sommelier
della delegazione Val d’Elsa, i vini dell’Azienda
Monterotondo,di Gaiole in Chianti, che ben
rappresentano il territorio d’origine. Alla fine del
pranzo, le delegazioni
di Brescia e Val
d’Elsa hanno posto
le basi per un
futuro gemellaggio
attraverso lo scambio
dei gagliardetti, a
suggellare l’amicizia
tra due delegazioni
che, seppur
distanti, condividono
interessi, entusiasmi
e genuina passione.
Il pomeriggio è stato
dedicato alla visita delle cantine storiche del
Castello della Paneretta,a Barberino Val D’Elsa;
qui,all’interno di una struttura architettonica senza
uguali, sono state degustate le selezioni di alcuni
dei migliori vini dell’azienda, da sempre attenta alla
valorizzazione della tradizione vinicola locale. La
giornata si conclusa tra l’unanime soddisfazione
e con la consapevolezza che attraverso la
cultura enogastronomica si possono trascorrere
momenti di amicizia e di vera conoscenza, nei
quali il rapporto umano rappresenta tutt’oggi la
base dell’associazionismo FISAR.
Notizia inviata dalla Delegazione di Brescia
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4
in famiglia
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Nella splendida cornice del porto di Varazze
presso il ristorante “Il Boma”.
Sono stati consegnati gli attestati di sommelier ai
partecipanti della terza sessione.
Hanno conseguito l'attestato i seguenti soci:
Amato Domenico, Benzi Enrico, Bozzano
Corrado, Caratti Laura, Caruso Giuseppe,
Cecere Gabriella, Cervetto Anna, Genovese
Lucio, Graziano Giovanni, Maggiorelli Daniela,
Manzino Mauro, Palmieri Aurelio, Piaggesi Luigi,
Pignone Ivano, Russo Anna, Salemi Pietro, Sanna
Giuseppe.
L’attestato di partecipazione
è stato consegnato ai seguenti soci:
Canepa Giovanni, Cerruti Vania, Mazzocchi
Rosario, Vendemmiati Guido.
Un ringraziamento particolare alla commissione
di esame, altamente qualificata e professionale
composta da Pietro Galleano, Omero Ceccardi,
Flavio Malaspina.
Un plauso particolare a quattro soci che hanno
ottenuto un risultato oltre la media, gratificando
così anche tutti i docenti che durante i tre livelli
hanno contribuito alla loro preparazione: Cecere
Gabriella, Caratti Laura, Cervetto Anna, Piaggesi
Luigi.
Il 25 marzo si è tenuta all’ Hotel Westin Palace
di Milano la presentazione della guida di GoWine
“Cantine d’Italia 2009” che invita il lettore al
viaggio e conduce ai vini attraverso l’incontro con
il territorio e il luogo di produzione. Le cantine
che hanno ricevuto “l’impronta”, ossia il giudizio
ottimo attribuito sia al sito, che all’accoglienza,
che al profilo produttivo, erano presenti con i
loro migliori prodotti in degustazione. I vini sono
stati presentati e serviti al numeroso pubblico
presente dai sommelier FISAR di Milano che
hanno ricevuto un riconoscimento unanime per la
loro professionalità e cordialità.
Consegna Attestati Qualifica di Sommelier Delegazione di Varazze
La FISAR di Milano alla presentazione di “Cantine d’Italia”
Notizia inviata da Brunello De Belath della Delagazione di Varazze
Notizia inviata da Gianni Longoni della Delegazione di Milano
in famigliaIn Giappone la FISAR si presenta
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 53
L’IWSS (Italian Wine Sommelier Seminar) e il
JETCUP, unico concorso nazionale per il miglior
sommelier giapponese di vino italiano, nascono
dalla volontà di Japan Europe Trading (JET)
di promuovere il vino italiano in Giappone e di
diffondere la conoscenza del vino italiano tra i
professionisti del settore.
L’IWSS, che consiste in una intera giornata
dedicata al vino
italiano, è stato
organizzato in 5
città: Tokyo, Osaka,
Nagoya, Fukuoka e
Sapporo, coprendo
così tutto il territorio
nazionale.
Uno straordinario
successo di
pubblico ha visto
la partecipazione di
oltre 500 sommelier
p r o f e s s i o n i s t i
diplomati JSA
(Japan Sommelier
Association) e FISAR (Federazione Italiana
Sommelier Albergatori Ristoratori).
A tutti i partecipanti è stato distribuito, tra gli altri
materiali didattici, “Il vino italiano: manuale per
professionisti”, testo realizzato da Japan Europe
Trading con la collaborazione di FISAR.
Come per l’IWSS, anche il JETCUP, arrivato
quest’anno alla terza edizione, ha avuto un largo
seguito, con la partecipazione alle selezioni
territoriali di oltre 120 sommelier professionisti
(diplomati JSA e FISAR) da tutto il territorio
nazionale.
La finale, che ha avuto luogo mercoledì 13
maggio 2009, presso la prestigiosa sede
dell’Istituto Italiano
di Cultura di Tokyo,
ha visto l’intervento
del l ’Ambasciatore
Italiano in Giappone,
Vincenzo Petrone,
e l’intervento di
Sandro Boscaini,
presidente di Masi,
sponsor dell’evento
insieme a Planeta,
Badia a Coltibuono e
Spumante Ferrari.
Sandro Boscaini
ha così salutato
i partecipanti alla
finale: “È una fortuna per l’Italia che professionisti
come voi diffondano la conoscenza del vino
italiano. Voi siete di fatto da oggi Ambasciatori del
Vino Italiano in Giappone”.
È risultato vincitore Yasushi Honda, sommelier del
Ristorante Faro Shiseido.
Notizia inviata da Giuseppe Garassino delegato Giappone
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4
in famiglia
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Enogastronomia di
ottimo livello a “Le
Logge” di Orzignano a
San Giuliano Terme. La
delegazione fisariana
pisana ha organizzato
una eccellente serata
di gala per la consegna
dei diplomi di 2° livello.
Alla presenza del consiglio di delegazione,
il direttore del corso Barbara Poli, il tesoriere
Emanuela Rossi, il vice-delegato Cristina Messina
e la responsabile dei Sommelier Liana Benini
hanno provveduto alla cerimonia della consegna
degli attestati fra gli applausi dei convenuti.
Questi i corsisti che hanno conseguito l’attestato:
Silvia Acciaresi, Laura Alfarano, Serena Armetta,
Simone Bartola, Leandra Cerrai, Riccardo
Dal Monte, Francesca De Gottardo, Samia El
Mahayrì, Stefano Faucci, Natale Filippino, Dario
Fracasso, Fabrizio Gammarota, Margherita
Giunta, Arianna Giuntini, Francesco Giuntini, Silvia
Mellini, Alessandra Nucci, Nicola Orsini, Cosimo
Parlangeli, Alessandro Pieracci, Davide Poli,
Massimo Puccini, Sonia Salvato, Fabio Santerini,
Selene Scaramelli, Kinzica Sorrenti, Maria Tognini,
Letizia Vannucci. A tutti loro, il delegato Flavio
Romboli, ha espresso, tramite il segretario Vittorio
De Santis, i migliori auspici per un proseguimento
ricco di soddisfazioni enoiche.
Il nuovo consiglio direttivo, dopo le elezioni
tenutesi negli ultimi giorni del mese di aprile
2009, è composto dal delegato Roberto Pace,
dal segretario Carlo Barbati e dal tesoriere Paola
Quaroni. Completano il direttivo Maurizio Barone
e Marco Caccia. A tre anni dalla sua istituzione
la delegazione pavese è diventata ormai una
realtà importante nel mondo della sommellerie
provinciale. I numeri parlano chiaro: 14 corsi
di abilitazione professionale, 200 soci e 50
sommelier. Consapevole di essere situata in uno
dei migliori territori per la produzione vitivinicola
italiana, la Delegazione di Pavia si propone di
promuovere l’Oltrepo e i suoi vini, cercando di
migliorare sempre più i rapporti tra produttori
locali e il consumatore finale con lo strumento
della partecipazione attiva a tutte le manifestazioni
provinciali e proponendosi nelle varie degustazioni
guidate.
La FISAR di Pisa consegna gli attestatidi 2° livello
La Delegazione di Paviasi presenta rinnovata
Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale
Notizia inviata da Michele Verda della Delegazione di Pavia
in famigliaDelegazione Volterra rinnova il Consiglio direttivo
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 55
Nei rinnovati locali dell’accogliente ristorante
“Molino d’Era” di Volterra, lo scorso 22 aprile
si è tenuta l’assemblea annuale dei soci della
delegazione storica della F.I.S.A.R. di Volterra,
nonché, a seguire, le elezioni per il rinnovo delle
cariche sociali del Consiglio direttivo giunto ormai
alla sua scadenza naturale dei tre anni.
Al termine dello scrutinio (presenziato
nell’occasione dal responsabile del C.T.N. della
federazione, Alberto Giustarini), sono risultati eletti
i signori: Flavio Nuti,già delegato uscente, Enrico
Del Testa,già segretario uscente, Azzurra Mazzara
Toce, Antonio Senes e Fausto Bacci.
L’avvocato Flavio Nuti, presidente dell’assemblea,
ha poi dato lettura della relazione al bilancio 2008
(che è stata approvata all’unanimità) nonché del
programma e dei numerosi impegni: dal corso di
sommelier I° livello,alle “cene galeotte” al carcere
di Volterra edizione 2009, e ad altre attività
enogastronomiche locali, che vedrà il consiglio
neo eletto principale protagonista nella gestione,
nell’ambito della valorizzazione dei prodotti eno-
gastronomici d’eccellenza del territorio, anche
in collaborazione alle altre associazioni ed ai
ristoratori della Val di Cecina.
La serata è terminata poi con un ricco ed
appetitoso menù a base di prodotti locali che il
gestore, la giovane Irma, nuovo socio, ed il suo
collaudato staff di collaboratori, hanno servito
in abbinamento a interessanti vini offerti dal
Consorzio Doc Montescudaio. Infatti dopo gli
antipasti a base di formaggi salumi ed affettati
locali, hanno seguito una tagliatella alle verdure
di stagione seguita da squisiti ravioli alle noci
e tartufi (rigorosamente locali, provenienti dai
boschi volterrani). Come seconda portata un
arrosto di agnello al forno con contorni di spinaci
saltati e patate arrosto; come dessert una ottima
torta della “nonna”,anch’essa rigorosamente
casalinga. L’assegnazione delle cariche previste
dallo statuto F.I.S.A.R. ai soggetti eletti è avvenuta
martedì 28 u.s. presso il ristorante “Da Beppino”,
di proprietà di uno dei neo eletti consiglieri Senes
Antonio. Il Nuovo consiglio nel riconfermare
Renzo Bartolini capo servizio dei sommelier, ha
assegnato le nuove cariche:l’avv. Flavio Nuti,
delegato; Azzurra Mazzara Toce segretario; Enrico
Del Testa tesoriere; Fausto Bacci e Antonio Senes
consiglieri con delega aperta all’organizzazione di
manifestazioni ed alla valorizzazione dei prodotti
tipici attraverso nuove iniziative da effettuare
in collaborazione con i ristoratori e gli enti della
zona.
Solo per notizia di cronaca riportiamo che il
consiglio appena presentato è senz’altro il
più giovane consiglio F.I.S.A.R. della nostra
delegazione, con un’età media dei suoi consiglieri
di poco più di trent’anni.
Notizia inviata da Enrico Del Testa della Delegazione di Volterra
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4
in famiglia
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La delegazione pisana festeggia il sospirato ar-rivo della Primavera con una cena al ristorante “La Lanterna Blu” di Vicopisano in via Provinciale Francesca Nord, ricavato con buona ristruttura-zione da un casolare di campagna e con vista sulla Torre del Brunelleschi, che domina dall’alto del vico tutta la vallata. Si è iniziato, nella calda ed accogliente atmosfera, con salatini ed un aperiti-vo di benvenuto: spumante Gancia Prose Blan di Vitigni. Il successivo ventaglio di antipasti di cecì-na fritta con ricotta pecorina, patè di fegatini e flan di spinaci ha predisposto il palato all’Aprilante To-scana Igt 2007 dell’Az. Pieve de’ Pitti, Chardon-nay di colore bianco paglierino,che, servito alla giusta temperatura, ha espresso una buona aci-dità e sentori di vaniglia. Quindi lo chef e titolare del locale Roberto Borghi ha proposto delle La-sagnette morbide alla paprika con crema di ceci e Cannoli di Cinta senese con ragù di guanciale e carciofi che hanno deliziato i convenuti in un crescendo di sapori e profumi. Il bravissimo ed esperto sommelier Luca Barsanti, che ha condot-to tutta la conviviale con sapienti ed apprezzate spiegazioni, ha abbinato, in ordine, un Montescu-daio Rosso Doc dell’Az. Poggio Gagliardo 2006,
passato in barriques di rovere dell’Allier per 6 mesi e dai tannini setosi ed un Montaleo Montescuda-io Rosso Doc 2007 dell’Az. Pagani De Marchi la-sciato in acciaio per 4 mesi ed affinato in bottiglia, rosso carico e dagli aromi di bacche rosse di bo-sco. A seguire gustose Coscette d’anatra al gine-pro cui si accompagnava bene l’Olmata Toscana Rosso igt 2004 sempre dell’Az. Pagani, 40% di Sangiovese, 30% Cabernet-Sauvignon e restan-te Merlot, messo in barriques per 10 mesi, tannini marcati ma mai aggressivi e dai sentori intensi di frutta rossa. Per chiudere è stata servita una deli-cata mousse di pera al caramello bagnata da un eccezionale Soandre delle Venezie Igt Verduzzo 2005 dell’Az. Agr. Paladin, ottenuto dall’unione di uva colta in vendemmia tardiva ed unita a uva della stessa vigna ma appassita, dal colore giallo oro che ha liberato in bocca ricche e persistenti note di agrume. La serata si è conclusa con gli applausi alla Brigata di cucina e al Rango di servi-zio e con la consegna del tradizionale gagliardetto FISAR allo chef ed a sua moglie Silvia Caruso, direttrice di sala, da parte dell’organizzatrice della serata Cristina Messina.
Il giorno 17 Aprile presso la nostra sede - Hotel
Ristorante alla Botte - a Portogruaro, durante una
cena di gala, sono stati consegnati gli attestati
di frequenza ai partecipanti al corso di primo
livello tenutosi nei mesi di Febbraio e Marzo a
Portogruaro c/o la nostra sede.
Alla cerimonia ha partecipato, gradito ospite, il
Sindaco di Portogruaro Sig. Antonio Bertoncello (al
centro nella foto, dietro al gagliardetto più piccolo)
il quale oltre ad onorarci della sua presenza ha
anche provveduto alla consegna degli attestati.
La FISAR di Pisa saluta la primavera a “La Lanterna Blu”
La Delegazione di PortogruaroLison Pramaggiore consegna gli attestati
Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale
Notizia inviata dal Delegato Celio Sartori
in famiglia
La Delegazione di Venezia e il Presidente della Repubblica
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 57
Venerdì 5 giugno, circa le 11,30, sono in ufficio e
squilla il cellulare, guardo: è Franco Jurassich, il
Responsabile Sommelier della nostra Delegazione,
gli rispondo.
Franco mi dice che ci sarebbe un servizio per
il giorno dopo, sabato, di cui dovrei occuparmi
io, sto per dirgli che la settimana è stata
Fisarianamente onerosa e che passo la mano,
quando lo sento dire: “sarà presente il Presidente
della Repubblica”, rimango là sospeso e gli
chiedo conferma di quello che ho sentito, Franco
conferma, ovviamente gli dico di sì.
Chiamo il collega Lorenzo De Rossi che si rende
disponibile, ovviamente.
Mi informo sulla serata, si tratta di una Cena per
l’inaugurazione della nuova sede della Biennale
di Venezia dove sono previsti 40/50 invitati, i
due sommelier richiesti, con rango 20/25, sono
adeguati.
Il giorno dopo Lorenzo ed io arriviamo a Ca’
Giustinian, sede della Biennale, palazzo storico
veneziano che si affaccia sul Canal Grande
proprio dove inizia il Bacino di San Marco e dalla
cui terrazza al quinto piano, lo scopriremo in
seguito, si può godere di una vista mozzafiato:
Venezia e la sua laguna.
Le due ore che ci dividono dall’inizio della Cena
sono dedicate ai preparativi, dapprima ci aspetta
una sorpresa: il numero dei presenti non è di
40/50 ma bensì 80, Lorenzo ed io ci guardiamo
perplessi sapendo che il servizio ne risentirà
ma ormai siamo qui e dobbiamo organizzarci;
decidiamo come dividerci i compiti mentre
prepariamo le bottiglie, per fortuna il vino è a
temperatura ottimale, come spesso non accade.
Veniamo informati che si tratterà di una Cena non
ufficiale cui saranno presenti il Presidente della
Repubblica e Signora, il Presidente della Biennale,
ing. Baratta e Signora, il Sindaco di Venezia
Massimo Cacciari, il Presidente della Provincia di
Venezia Davide Zoggia oltre a numerosi artisti, tra
cui Yoko Ono.
Cominciano ad arrivare gli ospiti ed alle 21 circa,
come da programma, arriva il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano accompagnato
dalla consorte, Signora Clio.
Senza alcun cerimoniale inizia la Cena, e con la
cena inizia il nostro servizio che si svolge in modo
tranquillo, senza intoppi, verso le 23, come da
previsione, la Cena termina e gli ospiti passano
in terrazza dove si trattengono per breve tempo,
vediamo quindi il Presidente allontanarsi.
Si spengono i riflettori e Lorenzo ed io, terminato il
servizio, ce ne torniamo a casa soddisfatti e con
la speranza che ad altri colleghi F.I.S.A.R. possa
capitare quello che è capitato a noi, così quasi
per caso.
Notizia inviata dalla Delegazione di Venezia Città
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4
in famiglia
58
Al termine di una stagione che ha visto la nostra
delegazione attiva sotto il profilo dei corsi di
formazione ed eventi per i soci, si è svolta
Venerdì 22 Maggio presso il ristorante “Il Vigneto”
di Gattinara la cena sociale con la consegna
degli attestati ai nuovi sommelier e gli attestati
di partecipazione di primo e secondo livello, per
un totale di 85 corsisti suddivisi tra la provincia di
Biella e Vercelli.
Questi i nominativi dei nuovi sommelier in forza
alla delegazione:
Viazzo Rodolfo, Basso Ornella, Bonino Alessandra,
Bel Fiore Giuseppe, Giardino Patrizia, Liberti
Umberto, Lorenzo Donatello, Palomba, Antonio,
Casotti Valentina, Marezzato Roberto, Marangon
Marta, Campolo Giovanni, Dal masso Chiara,
Cinelli Emiliano.
Nel corso della serata, abbinati al menù del
ristorante, si sono potuti apprezzare i vini
dell’azienda “Poderi Colla” di Alba ed in particolar
modo: Metodo Classico Extra Brut “Pietro Colla”
(dedicato al nonno fondatore dell’azienda),
Langhe Doc “San Rocco” composto da Pinot
nero, Chardonnay e Riesling Renano, Langhe Doc
“Bricco del Drago” a base di Dolcetto e Nebbiolo
e per finire “Bonmè” Moscato aromatizzato
all’essenzio.
Alla manifestazione erano presenti, oltre al
Delegato Claudio Valenza e tutto il consiglio
di delegazione, il Consigliere Nazionale Luigi
Terzago, il responsabile del CTN per il Piemonte
Corrado Pasqualin e il signor Pietro Colla figlio
del titolare che ha presentato la storia della sua
azienda e commentato i vini in degustazione.
Al termine della cena brevi interventi del Delegato
Claudio Valenza e del Consigliere Nazionale Luigi
Terzago a sottolineare la soddisfazione per il
lavoro fatto in delegazione nel corso dell’anno.
La Delegazione di Vercelli festeggiai nuovi sommelier
Notizia inviata da Corrado Pasqualin della Delegazione di Vercelli
in famigliaSuccesso al Concorso del Miglior Sommelier del Piemonte 2009 a Vercelli
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 59
Davanti al una platea di molti associati ed
enoappasionati e alla presenza del Presidente
Nazionale Vittorio Cardaci Ama, del Segreterio
Nazionale Mario Del Debbio, del Componente la
Giunta Nazionale Luigi Terzago, del Responsabile
il CNT Alberto Giustarini, dei Delegati di
Alessandria, Asti, Torino, Vercelli Biella, Piacenza
e Milano si è svolto Domenica 14 Giugno 2009
a Vercelli il 6° Concorso per il Miglior Sommelier
Piemontese 2009.
Il Concorso era inserito all’interno della Giornata
Nazionale del Sommelier Fisar del Piemonte
organizzata quest’anno da Claudio Valenza,
delegato di Vercelli Biella. Durante la Giornata
anche un convegno sulla “Comunicazione di
settore” moderata dal giornalista piemontese
Roberto Rabachino, direttore delle rivista Il
Sommelier.
Dopo una prova scritta e una prova pratica - a cui
hanno partecipato 9 sommelier rappresentanti
le Delegazioni del Piemonte - si è ottenuto la
seguente classifica:
Miglior sommelier del Piemonte 2009:
Gori Maria Pia - Delegazione di alessandria
2° classificato:
Antonietti Simone - Delegazione di Vercelli
3° classificato:
Santo Giuseppe - Delegazione di Torino
I primi tre classificati parteciparenno di diritto al
Concorso per il Miglior Sommelier Nazionale
FISAR 2009 del prossimo ottobre a Loano, sede
dell’Assemblea annuale elettiva 2009.
Notizia inviata dalle Delegazioni del Piemonte
Maria Pia Gori, Delegazione di Alessandria
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4
in famiglia
60
Un ottimo incontro enogastronomico si è rivelata la serata di gala del 10 Giugno 2009, durante la quale sono stati consegnati gli attestati di secondo e terzo livello, in uno scenario incantevole, qual’è la collina di Artimino, davanti alla monumentale villa Medicea, nei pressi di Carmignano, in provincia di Prato, nel rinomato Ristorante Biagio Pignatta nel quale collaborano maestranze di alto livello.Ad introdurre la serata è stata la nuova Delegata, Vanda Ingarozza, che ha ringraziato gli intervenuti e si è complimentata con i soci corsisti che con impegno hanno superato la prova d’esame. Si è rivolta, in particolare, ai soci del III livello che, avendo concluso il corso formativo e ricevendo l’attestato di qualifica di Sommelier, sono entrati a far parte della grande famiglia FISAR; ha sottolineato che per tutti l’acquisizione di un attestato non rappresenta il punto di arrivo, ma il punto di partenza di quel lungo percorso che porta il sommelier ad affinare la personale sensibilità quando egli si viene a trovare di fronte a quel nettare che è il vino!Ha rivolto l’invito a collaborare per cercare nuovi spunti per iniziative future che mirino alla qualificazione della delegazione pratese.Ha salutato il nuovo Consiglio, augurando un lavoro proficuo e collaborativo per il raggiungimento di tutti gli obiettivi che la Delegazione si è posti. Gli chef Luca Marin e Michela Bottasso hanno proposto un menù molto ricercato ed apprezzato. Comprendeva: un originale Cappuccino (non di caffè!, ma) al nero di seppia; e ancora fra gli antipasti: fiori di zucca farciti con ricotta in una delicata salsa d’asparagi; a seguire una tartara imbevuta in un’emulsione all’olio extravergine d’oliva della tenuta di Artimino; accompagnata da una fantasia di verdure stagionali. Un primo di tutto rispetto sono stati gli straccetti al
battuto d’anatra, un piatto forte della cucina toscana e, a seguire, un nodino di vitello cotto nel lardo, piatto succulento, accompagnato da indivia belga e mangetout…Un aspic di pesche, infine, con sorbetto al brachetto ha rappresentato un dessert bello a vedersi nella sua presentazione e dal finissimo gusto…Tutto quanto sopra ha deliziato il palato dei numerosi soci e amici, esaltato dai vini che hanno via via accompagnato le varie pietanze.Ricordiamo: uno Spumante Brut lato B Servetti; Pigato d’Albenga doc Cascina Feipu dei Masseretti del 2008; Pinot Nero Alto Adige doc Tramin 2007; e, dulcis in fundo, un Brachetto d’Acqui doc Servetti 2008…
I vini sono stati serviti dai Sommelier della FISAR, Fabrizio Fabbri e Luigi Bozza, che con la loro professionalità hanno reso ancora più importante la serata.
Gli attestati di II livello sono stati assegnati a:Bacarelli Maurizio, Cappellini Paola, Dolfi
Alfredo, Gaiffi Simona, Lucchesi Isabella, Orlandi Simona, Pecchioli Stefano, Perri Roberto, Ponzuoli Fulvio, Rosati Andrea, Scarpellini Luigi, Vitiello Carmine.Sono stati consegnati gli attestati di frequenza al corso di III livello a: Astorino Luigi, Attisano Giuseppe, Falcini Francesca, Morini Franca, e Vannini Mauro.Dieci sono i nuovi Sommelier Fche hanno ritirato l’attestato di qualifica, avendo superato positivamente l’esame: Bocciolini Luigi, Ciapini Riccardo, Dainelli Daniela, Di Paola Emanuele, Ferraro Domenico, Le Pera Rita, Massari Carmelino, Paolieri Giuliana, Pieri Antonio, Pini Alessandra.La serata si è conclusa in una sana generale allegria, beneaugurante al nuovo anno sociale, dopo la meritata pausa estiva.
La Delegazione di Prato consegna gli attestati
Notizia inviata dalla Delegata di Prato Vanda Ingarozza
in famigliaGiornata del sommelier Fisar 2009
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 4 61
Si è svolta Sabato 6 Giugno la giornata del somme-lier Fisar, la manifestazione svoltasi presso la Tenuta La fratta di Sinalunga, ha visto la partecipazione di molti soci, che hanno partecipato interessati alla tavola ro-tonda.Il tema della giornata è stato introdotto dal delegato Dott.ssa Emma Lami, che dopo una breve esposizione sui principi ispiratori della manifestazione, ha presenta-to la tavola dei relatori:
Dott.sa Donatella Colombini Cinelli - Produttrice di vini pregiati, nonché fondatrice del movimento turismo del vino e di città del vino, che ha relazionato sul Marketing aziendale, i risultati di uno studio sulle percentuali di investimento per pubblicizzare un brand. Quanto incide la voce comunicazione sul prodotto finito, quali sono al momento i canali privilegiati dalle aziende per comu-nicare, prendendo in esame la nuova opportunità del web, delle vendite on-line e tutto il complesso mecca-nismo della rete.Dott. Amedeo Esposito - Enologo, Presidente del Con-sorzio Vini Valdichiana, ha illustrato le strategie di inter-vento delle istituzioni per la promozione del territorio a 360°, con riscontri oggettivi sul ritorno di immagine, il rapporto delle figure professionali quali appunto il som-melier, l’enologo, l’enotecario ed il ristoratore con la comunicazione del marchio aziendale ed i suoi aspetti sotto il profilo commerciale.Dott.sa Luciana Palmerini - psicologa, responsabile Sommelier delegazione Valdichiana, che ha elabo-rato il sistema di comunicazione e di presentazione del prodotto vino, attraverso un percorso di fiducia nel
rapporto sommelier-cliente, fatto di professionalità, ca-pacità di fidelizzazione e gestualità. Molto interessante è risultato l’aspetto riguardante la figura del sommelier come veicolo di un prodotto commerciale “il vino” e la capacità di proporre un marchio, per creare valore aggiunto e quindi in definitiva un guadagno.Sig. Nicola Masiello - Vice-presidente Fisar ha esposto le problematiche riferite alla formazione del sommelier, come esperto del settore, capace di operare in strutture ricettive, in cantine, presso le commissioni di assaggio e nella grande distribuzione. Tutte queste possibilità di impiego comportano a monte una formazione capillare che non può essere raggiunta con i tre livelli di corso di formazione,ma và integrata attraverso i master sul servizio avanzato, le degustazioni, i corsi di aggiorna-mento e di comunicazione, ecc. Tutte operazioni a cui il Centro Tecnico Nazionale della Fisar dedica periodica-mente delle giornate di approfondimento. La capacità di formare un sommelier dipende da più fattori quali il gruppo, il senso di appartenenza, la voglia di crescere del sommelier in un percorso conoscitivo e formativo che in definitiva si può chiamare impegno ed umiltà nel mettere in atto quanto le nozioni ed il bagaglio culturale. Dopo queste esposizioni, c’è stato un dibattito interes-sante sui risvolti della comunicazione con interventi di enotecari, ristoratori e sommelier che hanno scambiato anche esperienze personali sul modo di comunicare il vino per creare valore aggiunto presso le proprie strut-ture. La serata si è conclusa con una conviviale a base di prodotti tipici a cui sono stati abbinati “liberamente” i vini del territorio. Nel saluto di commiato il Delegato ha ribatito l’impegno della delegazione nel portare avanti tutti i progetti programmati, cercando nel contributo di tutti i soci gli stimoli giusti, ha voluto ringraziare la pro-prietà della Tenuta la Fratta per l’ospitalità, i Consiglieri Nazionali Masiello e Rossi, i relatori della tavola rotonda e tutti i soci partecipanti.
Notizia inviata dalla delegazione Valdichiana
Da sinistra i relatori: Esposito, Lami, Palmerini,Cinelli Colombini, Masiello.
VeNeRDì 16 ottoBReOre 15.00 Arrivo dei partecipanti e sistemazione in HotelOre 20.00 Ristorante Rosmarino - Hotel Loano2 Village - Cena di benvenuto
saBato 17 ottoBRe Ore 9.30 Dopo la prima colazione, partenza per la visita al Museo dell’Olivo ad Imperia.
A seguire, pranzo a buffet presso l’Azienda dei Fratelli Carli e incontro con i produttori con degustazione dei vini della provincia di Imperia. Rientro in Hotel.
Ore 15.30 Sala Portofino Hotel Loano2 Village: XXXiX assemblea Nazionale FisaROre 16.00 Per gli accompagnatori non partecipanti ai lavori dell’Assemblea,
shopping ad Alassio la famosa “Città del Muretto.”Ore 19.00 Rientro in Hotel Ore 20.30 Ristorante Luna Rossa - Hotel Loano2 Village:
Cena di Gala alla presenza delle Autorità Locali.
DoMeNica 18 ottoBRe Ore 08.30 Sala Amalfi - Hotel Loano2 Village - Apertura dei seggi elettorali ed inizio operazioni di voto. Ore 09.30 Partenza per visita alle grotte di Borgio Verezzi. Al termine dello spettacolare percorso,
incontro con i produttori con degustazione dei vini della provincia di Savona. Rientro in Hotel. Ore 13.30 Pranzo in Hotel Ore 15.00 sala capri - Hotel Loano2 Village - Concorso Sommelier dell’Anno.Ore 15.00 Per gli accompagnatori, possibilità di escursioni e visite nelle cantine del territorio.Ore 16.30 Chiusura dei seggi elettorali e termine delle operazioni di voto.Ore 20.30 sala Rosmarino - Hotel Loano2 Village - Cena in Hotel. Premiazione del vincitore del concorso Sommelier dell’Anno.
Comunicazione dei risultati elettorali e proclamazione degli eletti.
LUNeDì 19 ottoBRe Dopo la prima colazione, partenza per le rispettive destinazioni.
XXXIX Assemblea Nazionale F.I.S.A.R. - Elettiva
LOANO, 16-19 Ottobre 2009
Programma
Speciale AssembleaLa segreteria comunica
• Ci saranno, a disposizione degli Ospiti, Bus per il transfert da e per l’Aeroporto di Genova, in orari da definire il venerdì in arrivo e il lunedì in partenza. Possibilità di transfert anche dalla stazione ferroviaria di Loano.
• Sarà a disposizione degli Ospiti un Bus navetta (a orari definiti) da e per il centro di Loano (distante circa 1500 mt dalla struttura), per chi volesse approfittare dei momenti lasciati liberi dal programma durante la giornata.
A integrazione del programma sopra esposto, si specifica che:
Il Sommelier Luglio-Agosto 2009 • n. 462
Il programma ed il modulo prenotazione sono disponibili anche sul sito www.fisar.com
Costi del pacchetto proposto
Un giorno: euro 180,00 Arrivo: sabato 17 ottobre, nel pomeriggio. Cena di Gala, pernottamento, prima colazione e pranzo della domenica.Sono incluse le escursioni e tutto quanto specifi-cato nel programma e nella nota integrativa.
Due giorni: euro 290,00 Arrivo: venerdì 16 ottobre, nel pomeriggio. Partenza: domenica prima di cena. Sono incluse le escursioni e tutto quanto spe-cificato nel programma e nella nota integrativa. Questo pacchetto è applicabile anche con arrivo al sabato 17 ottobre nel pomeriggio e partenza il lunedì dopo la colazione.
Sono incluse le escursioni e tutto quanto specifi-cato nel programma e nella nota integrativa.
tre giorni: euro 350,00 Arrivo: venerdì 16 ottobre, nel pomeriggio. Partenza: lunedì mattina, dopo la prima colazione. Sono incluse le escursioni e tutto quanto spe-cificato nel programma e nella nota integrativa. I prezzi si intendono a persona in camera doppia. Supplemento camera singola: Euro 20,00 a notte.
Eventuali pranzi a buffet aggiuntivi o per esterni:
Euro 30,00. Eventuali cene a tavolo aggiuntive o
per esterni: Euro 35,00. Cena di Gala per esterni:
Euro 65,00.
Le variazioni ai pacchetti proposti verranno quotate a richiesta.
Speciale Assemblea
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La segreteria comunica
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