Il Giornale di Rionero - 26 Agosto 2010

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Il giornale di RIONERO ANNO XXIV n. 37 DOMENICA 26 AGOSTO 2010 - SETTIMANALE DI SATURAZIONE POLITICA, CULTURA & SPORT Ritorna il singhiozzo nel traffico cittadi- no, infatti ha ripreso a funzionare quel- lo che dovrebbe essere il regolatore del traffico, quel semaforo che ammic- ca a via Galliano e che certamente non è il massimo della goduria per gli auto- mobilisti. Stranamente (qualcuno potrebbe spie- garlo????) la domenica si riposa, come se anche il traffico a Rionero andasse in ferie il giorno festivo. Non riusciamo ancora a capire effetti- vamente la sua reale utilità, visto che da quando è in funzione il blocco del traffico diventa qualcosa di irreale, in- fatti colonne di macchine, più di quante erano prima, fanno da collana allʼintera arteria e diventano un vero e proprio Ritorna il singhiozzo nel traffico cittadino Sono giorni che si parla insistentemente degli zingari che il Pre- sidente francese intende allontanare dalle proprie città, dai propri confini. Una quasi deportazione, ammonisce qualcuno. Giudizi fa- vorevoli, contrastanti, carità cristiane e ordine pubblico. Diversi- ficate e mai unanimi sono le posizioni. Il pensiero va a Maria, giovane mamma macedone; se ne sta lì da anni ogni domenica, davanti ad una chiesa di Rionero, a farci Maria davanti alla mia chiesa continua a pagina 3 by Franco Loriso Non puoi acquistare giornale, sintoniz- zare canale televisivo o leggere anche fumetti, senza imbatterti in qualche arti- colo, per lo più catastrofico, che parla di Nostradamus e delle sue quartine. Per i due o tre lettori (dei circa tredici che leggono Nuova Città) che ancora non co- noscono Nostradamus, spiego che, que- sti, è considerato lʼindovino per eccel- lenza giacché, diversi secoli fa, avrebbe previsto pressoché tutto quanto è avve- nuto, fino ai giorni nostri, scrivendone nelle sue brevi ed ermetiche “quartine”. Peccato, però, che tali quartine siano de- cifrabili solo dopo che, un dato avveni- mento, è ormai accaduto. Ai giorni nostri, invece, abbiamo un nuo- vo castigatore che non si chiama Nostra- damus e non scrive quartine. Chi è? Ignoranti! Stiamo parlando di Giovanni Alfredo Chi- eppa e delle sue “centine”, poiché, se Nostradamus annunciava la seconda guerra mondiale in una semplice quarti- na, il nostro Chieppa, invece, se solo parla del fontanino di Barile impiega qualcosa come centoventicinque fogli protocollo. Non cʼè argomento sul quale non abbia scritto, dal piano colore (inesistente) del Comune di Rionero fino alla biancheria intima dellʼAssessore Campanella (pare usi solo perizomi leopardati), dal rego- lamento urbanistico (manco se, a Rio- nero, ci fossero regole rispettate!) alle crisi epatiche che colgono il Sindaco o- gni qualvolta Giansanti prende la parola in Consiglio Comunale. Le sue centine, Chieppa, le ha inviate a tutti i giornali, dal New York Times alla Gazzetta di Frusci, dal Frankfurter Alge- main (chi sa se si scrive così!) al Cor- riere di Monteverde. (continua a pagina 2 Francesco Ramunno è un Signore d’altri tempi. Mi legano a lui sentimenti di autentica gratitudine per la sua grande umanità e sensibilità dimostrata ad una nostra amica in comune. Motivi personali, che non sto qua a spiattellare... ma credetemi, “zio Franco” come amo chiamarlo è un vero Signore. Francamente non sapevo che si dilettasse nelle poesie dialettali, e me lo ritrovo come autore di un libro di Poesie, filastrocche, dialoghi e proverbi in dialetto rionerese... e nel leggere la copia che mi ha donato ne sono rimasto affascinato. Anche perché da qualche tempo a questa parte ho aperto un mu- seo privato della Civiltà Contadina e quindi, in qualche modo sono divenuto, mio malgrado un esti- matore delle poesie scritte nella lingua a me più ca- ra: il rionerese. Il libro si intitola: “Cumbàre e Cumbaridde”. Chiaramente, mi astengo dallo scri- vere recensione perché, al solito ciarlatano di turno potrebbe venirgli il prurito sulla lingua e strumen- talizzare ogni mia eventuale lode. Certamente non priverò i lettori del mio settimanale della critica letteraria. E quindi mi limito a trascrivere la recensione del professor Michele Pinto, dirigente scolastico pubblicata sul libro di “zio Franco” a mo’ di presentazione. La poesia dialettale - scrive il Professor Michele Pinto -, diversamente dal passato, rappresenta un filone di particolare interesse nel panorama della cultura in generale e della produzione letteraria in particolare. (continua a pagina 2) CANE CHE ABBAIA NON MORDE??? Un incentivo per le farmacie rioneresi Joannes Fredus Dipietrinus, il Nostradamus del Vulture continua a pagina 2 di GERARDO BRIENZA Zona industriale di Vitalba - 85020 ATELLA Tel. 0972.716252 - Fx 0972.716261 Turismo & enogastronomia: Rionero non pervenuta di ANTONIO PETRINO Questione di mentalità e saperci fare, ma a quanto pare sviluppare lʼarea in questione e le sue ricchezze non rientra assoluta- mente nelle idee e nei piani di chi di com- petenza. Spesso si accontenta della mediocrità, si vive per tirare a campare, gli orizzonti sono continua a pagina 3 di ARMANDO LOSTAGLIO Francesco Ramunno: Cumbare e cumbaridde DOTTORE QUELLE DI LORISO SONO SOLTANTO SUPPOS...IZIONI... QUAS’, QUAS’ MO’ N’G’ LA METT’’ MOCCH’ NA SUPPOS...TA! Un libro che ti fa assaporare la civiltà di un tempo ormai lontano

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Settimanale di Saturazione

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Il giornale di

RIONEROANNO XXIV n. 37 DOMENICA 26 AGOSTO 2010 - SETTIMANALE DI SATURAZIONE POLITICA, CULTURA & SPORT

Ritorna il singhiozzo nel traffico cittadi-no, infatti ha ripreso a funzionare quel-lo che dovrebbe essere il regolatore del traffico, quel semaforo che ammic-ca a via Galliano e che certamente non è il massimo della goduria per gli auto-mobilisti.Stranamente (qualcuno potrebbe spie-garlo????) la domenica si riposa, come se anche il traffico a Rionero andasse in ferie il giorno festivo.Non riusciamo ancora a capire effetti-vamente la sua reale utilità, visto che da quando è in funzione il blocco del traffico diventa qualcosa di irreale, in-fatti colonne di macchine, più di quante erano prima, fanno da collana allʼintera arteria e diventano un vero e proprio

Ritorna il singhiozzo nel

traffico cittadino

Sono giorni che si parla insistentemente degli zingari che il Pre-sidente francese intende allontanare dalle proprie città, dai propri confini. Una quasi deportazione, ammonisce qualcuno. Giudizi fa-vorevoli, contrastanti, carità cristiane e ordine pubblico. Diversi-ficate e mai unanimi sono le posizioni. Il pensiero va a Maria, giovane mamma macedone; se ne sta lì da anni ogni domenica, davanti ad una chiesa di Rionero, a farci

Maria davanti alla mia chiesacontinua a pagina 3

by Franco Loriso

Non puoi acquistare giornale, sintoniz-zare canale televisivo o leggere anche fumetti, senza imbatterti in qualche arti-colo, per lo più catastrofico, che parla di Nostradamus e delle sue quartine.Per i due o tre lettori (dei circa tredici che leggono Nuova Città) che ancora non co-noscono Nostradamus, spiego che, que-sti, è considerato lʼindovino per eccel-lenza giacché, diversi secoli fa, avrebbe previsto pressoché tutto quanto è avve-nuto, fino ai giorni nostri, scrivendone nelle sue brevi ed ermetiche “quartine”.Peccato, però, che tali quartine siano de-cifrabili solo dopo che, un dato avveni-mento, è ormai accaduto.Ai giorni nostri, invece, abbiamo un nuo-vo castigatore che non si chiama Nostra-damus e non scrive quartine.Chi è? Ignoranti!Stiamo parlando di Giovanni Alfredo Chi-eppa e delle sue “centine”, poiché, se Nostradamus annunciava la seconda guerra mondiale in una semplice quarti-na, il nostro Chieppa, invece, se solo parla del fontanino di Barile impiega qualcosa come centoventicinque fogli protocollo.Non cʼè argomento sul quale non abbia scritto, dal piano colore (inesistente) del Comune di Rionero fino alla biancheria intima dellʼAssessore Campanella (pare usi solo perizomi leopardati), dal rego-lamento urbanistico (manco se, a Rio-nero, ci fossero regole rispettate!) alle crisi epatiche che colgono il Sindaco o-gni qualvolta Giansanti prende la parola in Consiglio Comunale.Le sue centine, Chieppa, le ha inviate a tutti i giornali, dal New York Times alla Gazzetta di Frusci, dal Frankfurter Alge-main (chi sa se si scrive così!) al Cor-riere di Monteverde. (continua a pagina 2

Francesco Ramunno è un Signore d’altri tempi. Mi legano a lui sentimenti di autentica gratitudine per la sua grande umanità e sensibilità dimostrata ad una nostra amica in comune. Motivi personali, che non sto qua a spiattellare... ma credetemi, “zio Franco” come amo chiamarlo è un vero Signore. Francamente non sapevo che si dilettasse nelle poesie dialettali, e me lo ritrovo come autore di un libro di Poesie, filastrocche, dialoghi e proverbi in dialetto rionerese... e nel leggere la copia che mi ha donato ne sono rimasto affascinato. Anche perché da qualche tempo a questa parte ho aperto un mu-seo privato della Civiltà Contadina e quindi, in qualche modo sono divenuto, mio malgrado un esti-matore delle poesie scritte nella lingua a me più ca-

ra: il rionerese. Il libro si intitola: “Cumbàre e Cumbaridde”. Chiaramente, mi astengo dallo scri-vere recensione perché, al solito ciarlatano di turno potrebbe venirgli il prurito sulla lingua e strumen-talizzare ogni mia eventuale lode. Certamente non priverò i lettori del mio settimanale della critica letteraria. E quindi mi limito a trascrivere la recensione del professor Michele Pinto, dirigente scolastico pubblicata sul libro di “zio Franco” a mo’ di presentazione. La poesia dialettale - scrive il Professor Michele Pinto -, diversamente dal passato, rappresenta un filone di particolare interesse nel panorama della cultura in generale e della produzione letteraria in particolare. (continua a pagina 2)

CANE CHE ABBAIA NON MORDE???

Un incentivo per le farmacie rioneresiJoannes Fredus Dipietrinus, il Nostradamus del Vulture

continua a pagina 2

di GERARDO BRIENZA

Zona industriale di Vitalba - 85020 ATELLATel. 0972.716252 - Fx 0972.716261

Turismo & enogastronomia: Rionero

non pervenuta

di ANTONIO PETRINO

Questione di mentalità e saperci fare, ma a quanto pare sviluppare lʼarea in questione e le sue ricchezze non rientra assoluta-mente nelle idee e nei piani di chi di com-petenza.Spesso si accontenta della mediocrità, si vive per tirare a campare, gli orizzonti sono

continua a pagina 3

di ARMANDO LOSTAGLIO

Francesco Ramunno: Cumbare e cumbaridde

DOTTORE QUELLE DI LORISO SONO SOLTANTO

SUPPOS...IZIONI...QUAS’, QUAS’ MO’ N’G’ LA

METT’’ MOCCH’ NA SUPPOS...TA!

Un libro che ti fa assaporare la civiltà di un tempo ormai lontano

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Un incentivo alle farmacie rioneresi

Il giornale di RIONERO

Anno XXIV numero 37 - DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010 - pagina 2 e-mail: [email protected]

Ogni tanto, quando un giornale ha quindici o sedici pagine da riempire, le sue centine pure vengono pubblicate e, io, non me ne perdo una!Oddio, ad onore del vero, non ci ho mai capito un… accidente, però continuo sempre a leggerle.Che cosa ci trovate da ridere non lo so, come se a voi, poi, fosse facile capire. E, allora, vediamo quanto siete bravi.Nella sua ultima enciclica, pardon, centina, dal titolo “bisogna uscire dallʼideologia”, Chieppa, testualmente, dice: “dopo quasi cinque anni di go-verno abbiamo il dovere di cambiare lʼimpalcatura della coalizione ed impostazione politico culturale della medesima e di fare nel contempo un bilancio ricognitivo rigoroso al fine di elaborare una nuova

proposta di governo…” e, solo poche righe oltre, “Occorrerà attivare un processo di autocritica in-terno ed insieme costruire un orizzonte di governo credibile per la città, restando uniti, ma in modo diverso, rispetto allʼattuale contesto sia per quanto riguarda gli equilibri politici futuri che organigram-matici”.Dopo averci perso tre giorni su, mi sono arreso ed ho chiesto aiuto al docente di “Anamnesi ed Ese-gesi della Politica Primordiale rapportata alla So-cietà Post Moderna in una Realtà agli Albori di Messaggi Subliminali da Elezioni Comunali” del-lʼUniversità di Harvard e, questi, dopo aver studia-to la centina, mi ha, testualmente, scritto: “trattasi di elaborato di persona che, in vista di una pros-

sima consultazione, chiede maggiori postazioni di gestione”.Nemmeno due righe, e pure facili da capire.E come dicono ad Oxford, “che tu possa lanciare lontano la tua sostanza ematica!” (puzza scittà u sang, parla chiar!n.d.a,).E poi dice che era Nostradamus ad essere erme-tico!Avvocato Chieppa, posso chiederti un favore? La prossima centina, ti prego, scrivila in modo che possa capire anchʼio.Sono stanco di spendere soldi, dopo ogni lettura dei tuoi scritti, in Novalgina e Momendol!Mi viene un dubbio: ma non è che ti sei messo a società con Papa e Cervone?

sentire il senso di colpa di essere nati in una nazione che loro, nonostante tutto, invidiano. Siamo agiati noi, sebbene trasciniamo addosso tutti i problemi atavici che la storia ci ha destinati. Se ne sta lì Maria, spesso col suo giovane marito e un bambino. Il parroco offre loro sollievo, vivande e vestiario provenienti da parrocchiani di buona volontà. Loro parenti presidiano altre chiese e il cimitero, più affollato di domenica. Con la mano tesa. Proprio non riescono a mettersi in “regola” per un lavo-ro. Per questo, devono andar via da noi. E poi lʼaccat-tonaggio mette a nudo la nostra (presunta) civiltà. Infine, rubano.“Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire - non l'ho mai visto scritto da nessuna parte - che gli zingari abbiano rubato tramite banca. Questo è un dato di fatto.” Eʼ lʼasserzione che Fabrizio De André lanciava provocatoriamente una ventina di anni fa, lui che ai Rom in particolare dedicava canzoni struggenti. Nel suo ulti-mo album Anime Salve dedica agli zingari una delle liriche più ricche di valori: Khorakhané. Eʼ vivo e solidale lʼinteresse del poeta verso il mondo dei diseredati, degli ultimi, degli zingari. Il pezzo è fondato sulla vita nomade dei Khorakhané, nome di una tribù Rom di provenienza serbo-montenegrina. De André, durante un concerto af-fermò persino che “i Rom sarebbe un popolo da insi-gnire con il Nobel per la pace per il solo fatto di girare per il mondo senza armi da oltre 2000 anni.”Parole coraggiose, dure verso la nostra modernità, ep-pure loro sono lì, da prima del Muro di Berlino, oggi per-sino comunitari, come i Rumeni. In quella canzone i Rom vengono rappresentati come individui senza una vera casa e per questo assolutamente liberi e privi di condizionamenti economici e sociali.Il viaggio degli zingari non ha una meta, anzi, gli zingari non si preoccupano neanche di averne una. Il loro eter-

no peregrinare non ha uno scopo, ma fa parte da mil-lenni del loro Dna.Nel film di alcuni lustri fa, presentato a Venezia da Mario Soldini Unʼanima divisa in due, si evidenzia la impos-sibilità di una integrazione sociale nonostante lʼamore fra un giovane italiano ed una zingara. Vige il disagio di non saper lavorare o di rispettare un impegno di lavoro, ovvero sentire più dignitoso quellʼallungare la mano e chiedere un aiuto, soldi magari. Tutto questo ci rende impotenti e forse a disagio con quella cultura del pren-dere senza dare. In quelle realtà urbane dove maggior-mente si avverte la presenza di nomadi, ogni discorso pretestuosamente umanitario non attecchirebbe affatto, perché la sicurezza sociale è un valore ed una conqui-sta che non andrebbero mai sminuiti, né patteggiati.Eppure Berthold Brecht ci ricorda questi versi, scritti nel 1938: ogni commento è superfluo.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Maria davanti alla mia chiesa

Nei temi che affronta, nei valori peculiari di cui si fa portatrice, essa esprime l’anima di un mondo, di cui si conserva la voce più autentica: il colorito spontaneo, immediato e vitale del dialetto. Tale genere costituisce perciò uno strumento di salva-guardia del patrimonio identitario delle comunità regio-nali e della cultura popolare del nostro Paese.Il poeta, ispirandosi alla sua terra, alla sua gente, al suo contenuto di vita, ritrova le proprie radici e racconta, con l’espressività del dialetto, di una quotidianità fatta di cose semplici, ma vissuta con straordinaria vitalità.E’ il caso di Francesco Ramunno che, con la sua pub-blicazione “Cumbàre e Cumbaridde”, non ricono-scendosi nella lingua italiana né nel dialetto consunto dell’uso quotidiano, cerca una propria lingua letteraria nel dialetto, nella forma più pura, plasmandolo, rein-ventandolo, inserendolo in un tessuto linguistico nazio-nale.Nella sua raccolta di poesie, filastrocche, dialoghi e proverbi dialettali, l’autore di “Cumbare e Cumbarid-de”, riscopre il dialetto rionerese, non quello in qualche misura oggi “italianizzato”, ma delle parlate verginali dei nostri antenati, prive di antecedenti letterari, recu-perandone il “senso” più intimo ed antico.Si tratta di un recupero che nasce probabilmente dalla crescente consapevolezza, per effetto della progressiva diffusione dell’italiano standard, della loro “fine” im-minente.Ma il dialetto, come lingua della poesia, avverte molto opportunamente Francesco Ramunno con il suo lavoro, non può e non deve morire.Per questa ragione, prima ancora di altre di non secon-daria importanza, il presente lavoro ha un indubbio merito di veicolare in una lingua “parziale”, ma certo non marginale, nei loro contenuti essenziali, l’umanità, gli usi, i costumi, le credenze, i modi di dire, dei rione-resi di un tempo, dei quali è bene conservare la memo-ria. C’è un’altra ragione, secondo me, che conferisce valo-re e spessore a questa pubblicazione. La poesia dialet-tale di Francesco Ramunno ha, fra l’altro, il pregio di porsi come strumento di salvaguardia del dialetto rio-nerese, di quella lingua che esprime la nostra cultura la nostra storia, la lingua della tradizione, della nostra i-dentità che, come molto opportunamente ci ricorda l’autore di questa bella raccolta nella sua introduzione, vale la pena “tramandare alle nuove generazioni, per contribuire al mantenimento di un patrimonio in via di estinzione”.

Cumbàre e cumbaridde di Francesco Ramunno

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Ritorna il singhiozzo nel traffico cittadino

Il giornale di RIONERO

Anno XXIV numero 37- DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010 - pagina 3e-mail: [email protected]

serpente che si agita in maniera spas-modica.Ovviamente, nessuno si azzarda a par-lare di aumento dellʼinquinamento dovuto ai gas di scarico, amici ambien-talisti dove siete? Va tutto bene? Mi ricordo tanti anni fa una bella mani-festazione di genitori che protestavano contro il traffico di Via Nazario Sauro per la salvaguardia dei bambini che e-rano in villa Catena, e che non pote-vano certo respirare tutto il gas di sca-rico… Be non vedo perché ora nessu-no si metta in allarme, nessuno porti a galla questo che diventa un problema legato a blocchi di traffico che non risparmiano il tratto che va dalla sta-zione fino allʼincrocio delle scuole del piano regolatore.

Il gas credo sia sempre lo stesso, forse è cambiato chi ha proposto il sema-foro?Nessuna polemica di colore politico, me ne guarderei bene, solamente una constatazione.Del resto poi cʼè anche chi afferma che quel semaforo andrebbe quantomeno ampliato, nel senso di segnaletica e frecce direzionali, ma su questo non entro nel merito perché credo che toc-chi ad altri dare spiegazioni, ma una domanda corre lʼobbligo fare: “Quando si metterà mano in maniera concreta ad un piano traffico che non si speri-mentale e pieni di buchi?” O forse quei buchi servono per stare in sintonia con le nostre strade cittadine?

Di certo possiamo solo affermare che molte cose non ci sembrano girare nel verso giusto, avvertiamo un senso di abbandono di alcune cose che rendono grigio e triste il vivere quotidiano.Speriamo solo che si inizi a fare sul serio e a cercare di risolvere qualche problema prima che si dia inizio alle danze elettorali che come sappiamo bene saranno dettate dalla solita mu-sica delle promesse “del faremo” del “tutto sarà risolto” per poi trovarci di nuovo a chiederci ma cosa sta suc-cedendo?E poi per chiudere che ne dite? Eʼ sem-pre più bello vivere a Rionero, ora an-cora di più che ci sono, anche che cʼè il Semaforo!!!

NUOVA CITTA’

fondato nel 1985

è Il giornale di RIONERO

direttore: Franco Lorisoregistrazione Tribunale di Melfi al numero 2 dell’agosto 1987

Sede: Associazione Culturale Solaris Rionero in Vulture: via Mazzini 109 -

email: [email protected] pubblicitaria:

Alice Multimediale srl 85100 Potenza,

via della Chimica, 61 Tel. 0971.594293 - fax 0971.903114e-mail: [email protected]

stampa: in abbinamento con La Nuova del Sud e il Mattino

annebbiati e indefiniti, si mira come sp-esso accade a generalizzare.Intanto le altre realtà della zona pro-grediscono, fanno passi da gigante, si evolvono e si sforzano di creare quel-lʼauspicato meccanismo auto propulsivo di marketing territoriale che se studiato e programmato opportunamente può a-vere le carte in regola per alimentare business e incrementare presenze e benessere.Ma a Rionero sembra che il tempo si si-a fermato, con scarsi risultati e tenden-za ad accontentarsi o a pensare di aver fatto cose eclatanti da “sapienti strate-ghi” in ragionamenti o modi di agire pre-

suntuosi o privi di senso logico, e chi ne subisce le conseguenze sono i cittadini, sempre più scoraggiati e indifferenti nel voler accettare o sostenere qualsivoglia iniziativa, tenendo presente la mancan-za di originalità in quel che si fa e la ba-nalità delle proposte.Sarebbe il caso di inventarsi qualcosa di innovativo, di efficace, di stravolgente che possa rappresentare una novità e un qualcosa di unico nel suo genere per attirare e offrire un raro esempio di evento singolare da scomodare curiosi e visitatori, mirando alla riscoperta e al-la valorizzazione del passato (la Gran-cia con il cinespettacolo è stato caso e-loquente della stupidità di chi di com-petenza di perdere unʼoccasione unica di sviluppo per una location più logica da attivare qual è lo scenario del Vultu-re!), alle tradizioni storiche che andreb-bero rievocate e rivitalizzate, oppure lavorare decisamente sul vino e sulle acque minerali del luogo (famosi e ap-prezzati dovunque) con iniziative di por-tata nazionale che porterebbero indub-bi benefici in termini di presenze.Ma niente di tutto questo, si parla sem-pre delle stesse cose, di mancanza di fondi, di difficoltà di bilancio (e meno male che il governo cittadino è dello

stesso schieramento di Regione e Pro-vincia e stranamente ci si chiede come mai non cʼè “rispetto” e “disponibilità” nel voler sostenere e sovvenzionare lʼo-perato dei compagni di partito, figu-riamoci il contrario!).Soprattutto attorno al vino si potrebbe investire copiosamente, considerando lʼappeal che ha sempre generato (vedi “Aglianica”), ma purtroppo ad oggi non abbiamo un evento che possa far par-lare di se e che dia unʼimmagine di Rio-nero che vada ricordata per un motivo legato a unʼiniziativa di richiamo in Italia (o perlomeno nel Sud).Siamo incapaci di partorire lʼidea vin-cente o vogliamo continuare a coltivarci il nostro orticello divagando in mani-festazioni sterili ed improduttive che la-sciano il tempo che trovano?Nel frattempo gli altri, più bravi e inge-gnosi, si fanno strada e lanciano in orbi-ta territori, turismo inventato, prodotti tipici e riescono a imporsi. Complimenti!

Rionero: Turismo & Enogastronomia non pervenuta

NOVITA’ EDITORIALE

E' il nuovo lavoro del Direttore Didattico Bocchetti Alfredo dopo “ Perché non va il maestro unico” sempre edito dalla prestigiosa Casa Editrice ARMANDO di Roma. Un libro di metodologia di lavoro didattico su due aspetti caratteristici del Territorio: “ La manifestazione della falconeria” di Melfi e “ Il patrimonio archeologico romano” di Venosa.Nessuna trattazione teorica ma una descrizione delle procedure organizzative e metodologiche per una utilizzazione formativa dei contenuti ambientali. Un esempio pratico per gli insegnanti che vogliono utilizzare i Beni culturali del Territorio ai fini di un apprendimento interessato, impegnato e organico da parte degli alunni.

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